INTRODUZIONE E SINTESI.fm - banca dati Italia Lavoro

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INTRODUZIONE E SINTESI.fm - banca dati Italia Lavoro
ISTITUTO DI STUDI E
ANALISI ECONOMICA
Rapporto ISAE
Le previsioni
per l’economia italiana
Luglio 2006
Il Rapporto è frutto del lavoro collettivo di un gruppo di ricercatori dell’ISAE coordinati da
Sergio de Nardis. La redazione dei capitoli è stata curata da Roberto Basile, Maurizio
Bovi, Cristina Brandimarte, Sandro Calabresi, Tatiana Cesaroni, Davide Ciferri, Mariella
Cozzolino, Roberta De Santis, Marco Fioramanti, Alessandro Girardi, Andrea Imperia,
Marco Malgarini, Massimo Mancini, Marianna Mantuano, Patrizia Margani, Maria Cristina
Mercuri, Chiara Oldani, Carmine Pappalardo, Giovanni Principe, Daniela Rossi, Franco
Sartori, Luisa Sciandra e Claudio Vicarelli.
Si ringraziano per l’assistenza Emma De Angelis e Paolo Fanfoni.
La composizione editoriale è stata curata da Maurizio Brioni e Fernanda Turella della
Funzione “Gestione di Servizi Tecnici” dell’Istituto, diretta da Silvia Fanfoni.
Il Rapporto è stato chiuso con le informazioni disponibili al 19 luglio 2006.
“ RAPPORTO ISAE ” - Registrazione del Tribunale di Roma n° 136/2005 dell’11 aprile 2005
Direttore Responsabile: prof. Alberto Majocchi
ISTITUTO DI STUDI E ANALISI ECONOMICA
ISAE - Roma - Piazza dell’Indipendenza, 4 - 00185
STAMPATO PRESSO LA SEDE DELL’ISTITUTO - luglio 2006
INDICE
Introduzione e sintesi .....................................................................................................v
Economia internazionale:
evoluzione recente e previsioni 2006-07
Crescita, cambi, prezzi delle materie prime e commercio mondiale .......................... 1
Maggiori economie avanzate ...................................................................................... 9
Economie emergenti ................................................................................................. 23
Area dell’euro:
evoluzione recente e previsioni 2006-07
Crescita, occupazione, inflazione ............................................................................. 37
Politica monetaria e mercati finanziari ..................................................................... 43
Economia italiana: evoluzione recente
Offerta ....................................................................................................................... 57
Domanda nazionale ................................................................................................... 82
Scambi con l’estero ................................................................................................... 89
Occupazione e retribuzioni .................................................................................... 111
Prezzi ..................................................................................................................... 136
Economia italiana: previsioni 2006-07
Crescita, inflazione, mercato del lavoro ................................................................. 149
Finanza pubblica .................................................................................................... 165
Economia territoriale:
evoluzione recente e previsioni 2006-07
Introduzione ............................................................................................................ 185
Congiuntura e previsioni per area geografica ......................................................... 187
INDICE DEI RIQUADRI
Stati Uniti: il motore della crescita ................................................................................ 12
L’indice di stabilità monetaria in India ......................................................................... 30
Riserve ufficiali dei paesi asiatici .................................................................................. 34
La strategia commerciale dell'Unione Europea: una valutazione empirica
dell'impatto degli accordi commerciali preferenziali sulle
importazioni degli UE15 ............................................................................................... 52
L’economia italiana negli anni duemila: un complesso ciclo economico ..................... 60
La ripresa della fiducia nell’industria italiana: un’analisi settoriale ............................. 70
Inattivi e mercato del lavoro: i processi di inclusione nella recente
esperienza italiana secondo la rilevazione sulle Forze di lavoro ................................. 119
Come si formano le aspettative dei consumatori sulla disoccupazione?
Un’analisi dei dati delle inchieste ISAE ...................................................................... 132
Effetti di un rialzo permanente del prezzo del petrolio ............................................... 163
Spesa sanitaria: una previsione per gli anni 2006-07 .................................................. 172
Manovra di finanza pubblica per il 2006 ..................................................................... 178
La concentrazione territoriale dei settori produttivi in Italia:
un’analisi per sistemi locali del lavoro ....................................................................... 206
Introduzione e sintesi
Tra la fine del 2005 e l’inizio del 2006 la fase espansiva internazionale si è gradualmente ampliata; ne hanno infine beneficiato anche
Giappone ed Europa che negli anni recenti avevano sperimentato inerzie congiunturali e strutturali di vario tipo, con una conseguente marcata difficoltà a stare dietro alla marcia più che spedita delle locomotive
americana e cinese. I divari di crescita sono rimasti pur sempre significativi - soprattutto tra le due sponde dell’Atlantico - risentendo dei diversi potenziali di sviluppo che hanno continuato a contraddistinguere i
vari sistemi produttivi; tuttavia, dall’avvio del ciclo positivo dell’economia mondiale, nel 2003, il processo di ripresa non era mai apparso
geograficamente diffuso - dall’Asia all’America, all’Europa, finanche
a diverse realtà africane - come nel corso della prima metà del 2006.
Un ulteriore elemento di novità, concernente più da vicino la situazione italiana, è stato costituito dal fatto che la più favorevole evoluzione
europea ha tratto beneficio, oltre che dagli impulsi provenienti dalle
esportazioni, da un irrobustimento della domanda interna, rimasta a
lungo latitante nello scenario economico dell’Area Euro.
La forte accelerazione dello sviluppo globale, registrata negli ultimi anni, ha trovato uno stimolo nell’abbondante liquidità disponibile
nei mercati internazionali (originata, soprattutto, dalle economie asiatiche), in un quadro di politiche monetarie che, per un non breve periodo
di tempo, hanno seguito un’impostazione generalmente espansiva nei
principali sistemi produttivi. Accanto a ciò, un ulteriore fattore che ha
contraddistinto la congiuntura di questi anni è stata la relativa impermeabilità - grazie a cambiamenti nelle tecnologie dei paesi industriali e
agli effetti benefici della globalizzazione in termini di contenimento
dei processi inflazionistici - dell’espansione mondiale ai ripetuti strappi al rialzo dei corsi petroliferi (quasi triplicati negli ultimi quattro anni), alimentati da una condizione strutturalmente squilibrata nei
fondamentali di mercato e dalle persistenti tensioni geo-politiche nelle
aree produttrici di materie prime energetiche.
-v-
Economia
mondiale ancora
in espansione
nella prima metà
del 2006
Perturbazioni
nel quadro
globale: timori
per la crescita?
Rapporto ISAE - luglio 2006
Scenario
internazionale
ISAE
Su entrambi questi fronti, il quadro internazionale ha subito modifiche e perturbazioni negli sviluppi recenti. Il timore di effetti di
second-round sui prezzi finali legati agli aumenti del petrolio e il rafforzamento ciclico nella zona euro e in Giappone hanno condotto a
mutamenti nell’impostazione delle politiche monetarie di queste economie che hanno preso così a orientarsi nella direzione di un graduale
innalzamento dei tassi si interesse, strada già intrapresa dalla Federal
Reserve a partire dal 2004. L’elemento di maggiore novità in questo
quadro è il rialzo deciso la scorsa settimana dalla banca centrale nipponica che sancisce l’abbandono, ampiamente annunciato, della politica
di “tassi d’interesse zero” seguita nei lunghi anni della deflazione (senza soluzioni di continuità dal 2000); esso si è innestato nel processo di
rapido drenaggio dell’eccesso di liquidità del sistema creditizio avviato
da alcuni mesi.
La perturbazione più importante riguarda, invece, il fronte petrolifero, con l’esplodere del conflitto in Medio Oriente che ha portato ad
amplificare le già forti incertezze nello scacchiere mediorientale, innalzando nuovamente il premio al rischio e spingendo il greggio verso
ulteriori massimi. L’accensione delle ostilità si è immediatamente
riflessa nei mercati finanziari, già alle prese con mutamenti di comportamento degli operatori, volti ad aggiustare i portafogli alle nuove condizioni di rischio/rendimento indotte dalle modifiche del contesto
monetario.
La domanda è se questi cambiamenti possano incidere sulla tenuta
della congiuntura mondiale in prospettiva, considerando anche che essi
intervengono in una situazione in cui la maggiore economia industriale
continua a essere affetta da ampi squilibri interni ed esterni (finanziati
dagli ingenti surplus di parte corrente asiatici) e comincia ad evidenziare qualche sintomo di rallentamento, anche in conseguenza dell’avvio di una correzione dei prezzi delle abitazioni.
Nello scenario previsivo dell’ISAE per i prossimi diciotto mesi,
tali elementi di rischio continuano ad avere una probabilità di realizzazione relativamente contenuta. Per quanto riguarda le politiche monetarie, le azioni delle banche centrali dovrebbero essere improntate a
una certa cautela nel perseguire le decisioni di restringimento, accompagnando l’evoluzione delle economie e verificando, strada facendo, la
rispondenza delle politiche agli sviluppi congiunturali. In particolare,
si suppone che il recente cambio di impostazione giapponese dia luogo
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Introduzione e sintesi
a una risalita solo molto graduale, talché i tassi nipponici, pur positivi,
si manterranno, per un certo periodo, su livelli modesti. Nel contempo,
la stretta monetaria degli Stati Uniti potrebbe essere vicina ad esaurimento, in considerazione dei segnali di decelerazione provenienti dal
sistema produttivo e in particolare dal settore immobiliare e dalle spese
delle famiglie. Nelle nostre ipotesi si sconta un ulteriore, ultimo ritocco
di un quarto di punto (al 5,5%) entro la fine del 2006; esso potrebbe essere anche “sospeso” qualora si intensificassero le indicazioni di raffreddamento. Per l’Area Euro, si prevedono altri due rialzi di
venticinque punti base quest’anno (per giungere al 3,25%) e una politica sostanzialmente invariata nel 2007, anno di relativo rallentamento
(con un output gap che rimarrebbe quindi negativo), in cui si dovrebbero, peraltro, concentrare gli sforzi di risanamento delle finanze pubbliche delle tre principali economie. Questi movimenti nei rendimenti
tra le principali aree economiche, interagendo con le incertezze del
quadro geo-politico, si accompagnerebbero nel mercato dei cambi a
un’oscillazione del dollaro entro una banda di fluttuazione compresa
tra 1,28 e 1,30 sull’euro.
Per quel che concerne il petrolio, le ipotesi su cui si fonda lo scenario macroeconomico (greggio sopra i 70 dollari negli ultimi due trimestri dell’anno e leggera riduzione nel corso del 2007, con una quotazione di circa 68 dollari nella media dell’anno, per un certo
indebolimento della domanda dei paesi consumatori) sono state formulate prima dell’inizio della crisi miliare medio-orientale. Tenuto conto
dell’ampia volatilità che caratterizza i rialzi indotti da improvvisi ampliamenti dei premi al rischio e dai movimenti speculativi dei capitali,
si è preferito non modificare la previsione di base. Il mutamento avrebbe comportato l’innalzamento della quotazione del greggio di qualche
dollaro (per incorporare la possibilità che i picchi di questi giorni non
siano del tutto episodici) lungo, però, il profilo di riferimento del quadro di base che continuiamo a ritenere come quello maggiormente
plausibile, con modesti effetti differenziali rispetto allo scenario macroeconomico qui presentato. Si è quindi scelto di affidare a una simulazione alternativa (descritta più oltre) la quantificazione delle ripercussioni di un’ipotesi sostanzialmente diversa da quella della baseline,
assumendo la possibilità che si verifichi uno shock più duraturo sui
corsi petroliferi (che implicherebbe un coinvolgimento nel conflitto di
- vii -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Previsioni sulle
principale aree
economiche
paesi produttori di greggio o, comunque, l’uso della materia prima
come strumento di pressione internazionale).
Nelle ipotesi della previsione di base, l’economia globale dovrebbe espandersi, nella media del 2006, marginalmente più che nell’anno
precedente, riportandosi, come già avvenuto nel 2004, su ritmi di incremento (4,8%) tra i più elevati dell’ultimo trentennio. Tale evoluzione sottenderebbe, però, un’attenuazione della dinamica nel corso della
seconda metà dell’anno che diverrebbe visibile nei risultati medi del
2007, quando il tasso di crescita si situerebbe al 4,3%. Il commercio internazionale aumenterebbe di circa il 9% nel 2006 (in rafforzamento rispetto al 2005), per poi incrementarsi di quasi il 7% nel 2007. In
conseguenza di queste dinamiche, l’elasticità (apparente) degli scambi
al prodotto lordo mondiale si attesterebbe sui valori relativamente contenuti (compresi tra 1,5 e 2) su cui si è portata lo scorso anno.
La moderazione della crescita rifletterebbe una minore velocità di
espansione nelle principali aree. In particolare, negli Stati Uniti il ritmo
di aumento del PIL, pur rimanendo robusto, scenderebbe dal 3,5% di
quest’anno al 2,8% nel 2007, risentendo delle conseguenze dei rialzi
dei tassi di interesse perseguiti nel triennio precedente e del progressivo inaridimento del meccanismo di estrazione di ricchezza dai valori
immobiliari che aveva contribuito ad alimentare i consumi privati per
gran parte degli anni duemila. L’Asia continuerebbe a costituire il principale polmone dell’economia mondiale, sospinta dallo sviluppo sempre molto rapido (superiore al 9%) della Cina. Nella regione, il Giappone non dovrebbe essere oltremodo frenato da un policy mix (monetario e fiscale) gradualmente più restrittivo, registrando rialzi dell’attività
economica del 2,9 e del 2,3% rispettivamente nel 2006 e 2007.
Per quanto riguarda l’UEM, le indicazioni congiunturali più
recenti, relative alla produzione industriale e al clima di opinione degli
imprenditori, mostrano andamenti sostanzialmente positivi, con un
parziale decoupling rispetto alla decelerazione americana. Sulla base
dell’esperienza degli ultimi anni, sembra arduo immaginare che lo
sganciamento della congiuntura europea da quella mondiale (e, in particolare, da quella dell’altro gigante industriale) possa andare molto al
di là di qualche trimestre. Tuttavia, la prima metà del 2006 ha evidenziato che la domanda interna, tanto nella componente dei consumi
quanto in quella degli investimenti, ha finalmente cominciato a fornire
un contributo alla crescita dell’area. Il miglioramento delle condizioni
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Introduzione e sintesi
del mercato del lavoro, la buona situazione di profittabilità e la forte
ripresa di fiducia nel settore industriale favoriscono le decisioni di
spesa di famiglie e imprese. In virtù di questi andamenti, secondo
l’Eurozone Economic Outlook elaborato dall’ISAE, lo scorso 12
luglio, in collaborazione con IFO e INSEE, il PIL della zona euro
dovrebbe aumentare nel corso dell’anno a ritmi trimestrali simili a
quelli dei primi tre mesi, con un rialzo medio nel 2006 del 2,1%.
Anche l’area della moneta unica andrebbe, però, incontro a una certa
decelerazione nel 2007 (+1,8%), risentendo, oltre che del minore stimolo proveniente dall’economia mondiale, degli effetti di contenimento sulla domanda interna dovuti alle politiche di risanamento delle
finanze pubbliche; in particolare, un’incidenza di qualche rilievo
dovrebbe venire dal rallentamento dei consumi tedeschi, a seguito
dell’aumento dell’IVA a inizio anno.
I rischi che gravano su questo scenario sono soprattutto di tipo
geo-politico. L’aumento dell’incertezza derivante da un prolungato
conflitto in Medio Oriente potrebbe far detonare le varie fonti potenziali di instabilità già insite nell’economia globale. D’altro canto, è pur
vero che i paesi occidentali, dopo il settembre 2001, hanno mostrato di
essersi abituati a vivere (e di continuare a crescere) anche in condizioni
di rischio molto elevato. Nel caso dell’azione militare israeliana in
risposta agli attacchi portati dalla guerriglia islamica dalla frontiera
libanese, i timori sono di uno shock petrolifero duraturo, in analogia
con quanto verificatosi nel passato in altre occasioni di crisi nella
regione, per il coinvolgimento diretto o indiretto di paesi produttori di
greggio. Per tenere conto di questa eventualità, si è proceduto a simulare le ripercussioni di una quotazione del greggio stabilmente a 80
dollari al barile nell’anno e mezzo coperto dalla previsione. Questa
ipotesi implica un incremento dei prezzi petroliferi del 7% e del 18%
rispetto alle assunzioni dello scenario di base nella media del 2006 e
del 2007. L’entità della riduzione della crescita sarebbe simile in tutte e
tre le principali aree industrializzate: Stati Uniti, Giappone e Area Euro
sperimenterebbero una minore espansione tra i 3 e i 4 decimi di punto
nel biennio 2006-07; un quadro di chiaro rallentamento, ma ancora
distante da una caduta recessiva. Una flessione della dinamica del prodotto globale più consistente potrebbe verificarsi in corrispondenza di
prezzi molto più elevati, stabilmente in prossimità dei 90-100 dollari al
barile per tutto il periodo di previsione.
- ix -
Effetti di un
petrolio
durevolmente
più alto
Rapporto ISAE - luglio 2006
Miglioramento
congiunturale
anche in Italia
Minimo ciclico
alle spalle?
Diversi indizi,
non ancora
certezze
La dinamica economica dell’Italia nella prima parte dell’anno è risultata sostanzialmente in linea con il percorso di recupero produttivo
descritto nel Rapporto ISAE di febbraio, poi confermato nell’aggiornamento della previsione effettuato a maggio. L’incremento del PIL nel
primo trimestre (+0,6% sui precedenti tre mesi, +1,5% su un anno prima) e ancor più l’aumento della domanda finale (nazionale ed estera)
al netto dello scorte (+1% circa rispetto al quarto trimestre 2005, +2%
circa sul corrispondente periodo dell’anno precedente), unitamente alle
indicazioni complessivamente favorevoli per il resto dell’anno, segnalano un’evoluzione più solida delle componenti di offerta e di domanda
del nostro sistema economico.
Alla luce di questi andamenti nel Rapporto ci si domanda se finalmente si può tornare a effettuare una datazione del ciclo italiano che risulta praticamente sospesa dall’ultimo punto di massimo toccato
nell’ormai lontano dicembre 2000. Adottando in modo rigoroso i criteri classici di determinazione dei punti di svolta, non si è ancora in
grado, con le informazioni disponibili, di chiudere il ciclo di recessione/stagnazione e di fissare, quindi, con ragionevole certezza il minimo che ha fatto seguito al picco di fine 2000. Tuttavia, diffusi indizi
congiunturali porterebbero a indicare che, se gli sviluppi futuri saranno
in linea con la previsione di una prosecuzione degli andamenti favorevoli, l’avvio della ripresa italiana - pur divenendo visibile solo nei dati
medi del 2006 - potrebbe essere situato più indietro nel tempo e, in particolare, all’inizio del 2005; in quel periodo dovrebbe essere iniziata
l’evoluzione positiva dell’economia che avrebbe avuto il suo elemento
di traino soprattutto nell’industria, tornata, pur nell’alternarsi frequente
di frenate e accelerazioni, su un sentiero sostanzialmente più favorevole di quello attraversato nei quattro anni precedenti.
La fase negativa che ha fatto seguito al massimo ciclico del
dicembre 2000 non si configura certamente come un fenomeno omogeneo di recessione “classica” (contrassegnato da indicatori di attività
economica monotonicamente discendenti); essa ha rappresentato piuttosto un lungo periodo di stasi (dopo la caduta del 2001), in cui si sono
verificati alcuni tentativi di ripresa (le cosiddette “false partenze” identificabili nella seconda metà del 2002 e nella prima parte del 2004),
rivelatisi, però, troppo episodici e parziali per tradursi in vere espansioni. Si tratta quindi, per caratteristiche e lunghezza, di una fase molto
anomala della nostra economia: se l’inizio 2005 verrà confermato
-x-
Introduzione e sintesi
come un punto di minimo, si computano circa 50 mesi sfavorevoli,
contro una durata media dei cicli recessivi italiani nell’ultimo trentennio di 17 mesi. Essa non è, però, completamente senza precedenti;
anche nei primi anni ottanta si verificò una lunga fase sfavorevole di
sostanziale stagnazione (36 mesi “negativi” tra il marzo del 1980 e il
marzo del 1983). L’analogia, a ben vedere, va al di là di una semplice
comparazione statistica di indicatori congiunturali: allora, come oggi,
la nostra industria fu interessata da una profonda crisi competitiva e da
un’intensa trasformazione che si sostanziò in importanti processi di
ristrutturazione (venti anni fa furono in gran parte labour saving).
L’esito di quella fase fu il recupero di adeguati livelli di efficienza e un
nuova prosperità per la nostra industria, quello dell’attuale è ancora da
verificare.
La domanda su quanto i migliori andamenti che si sono cominciati
a verificare nell’industria italiana siano dovuti alla congiuntura (in particolare alla ripresa della domanda europea) e quanto a elementi
strutturali (adattamento della nostra industria) non potrà trovare una risposta soddisfacente prima di disporre di informazioni maggiori sulle
evoluzioni degli ultimi anni. Essa d’altra parte può risultare oziosa se si
tiene conto che, alla luce della deludente esperienza degli anni duemila, il fatto che l’Italia riesca finalmente ad agganciarsi al ciclo positivo
europeo è certamente un fenomeno congiunturale che ha, però, implicazioni di tipo strutturale.
L’ISAE ha, in effetti, cercato di individuare in precedenti Rapporti
- quelli di febbraio 2006 (“L’industria tra stasi e modifiche strutturali”) e di febbraio 2005 (“Crescita e struttura produttiva dell’Italia: un
confronto con i principali paesi industriali”) - i cambiamenti sottostanti
al lungo periodo di deterioramento dell’economia, partendo dall’idea
(schumpeteriana) che i periodi di crisi, indotti dall’acutizzarsi delle
pressioni competitive, non possono essere visti solo come un fenomeno di arretramento (inesorabile, nelle tesi del declino), poiché essi
sono importanti occasioni di cambiamento dettate dal mercato (stasi
economica, si argomentava nel Rapporto di febbraio 2006, non si identifica con immobilismo). E, in effetti, i processi di trasformazione di
questi anni, messi in moto dalla selezione della concorrenza internazionale, sembrano aver portato una frangia rilevante di produttori più efficienti ad affacciarsi con maggiore decisione sui mercati internazionali.
In questo senso leggiamo le anomale politiche di prezzo all’export,
- xi -
Impulsi
congiunturali o
cambiamenti
strutturali?
Rapporto ISAE - luglio 2006
Tendenze dopo
il primo
trimestre
volte a incrementare i margini di profitto nei più dinamici mercati
esteri nonostante l’apprezzamento del cambio e la concorrenza dei
paesi emergenti, perseguite dai segmenti di più alta qualità dei comparti tradizionali del Made-in-Italy: una forma di esercizio di un potere
di mercato, consentito dall’esistenza di una barriera qualitativa che
riduce, in qualche caso in misura consistente, la concorrenza di produttori che offrono beni di minor pregio (che, però, spiazzano gli “omologhi” italiani nelle fasce di valore più basso). Accanto a questo fenomeno di aggiustamento intra-settoriale (non nuovo, essendo la storia
della nostra industria “tradizionale” fatta di un continuo upgrading
qualitativo per difendersi da una concorrenza basata su costi di produzione molto inferiori), gli anni di crisi dell’industria hanno visto anche
modifiche inter-settoriali. La configurazione del modello di specializzazione dell’Italia, in rapporto a quello dei paesi industriali, appare a
metà del decennio duemila ancora sostanzialmente immutata (con
punti di maggiore forza nelle attività legate al sistema moda-casa e
nella meccanica strumentale, punti di acuta debolezza nell’alta tecnologia), ma all’interno della polarizzazione tra settori di vantaggio e
svantaggio comparato, si è assistito all’avanzata di attività che all’inizio del decennio occupavano posizioni più secondarie: negli ultimi
anni la performance italiana è risultata superiore a quella dei partner
europei in alcune produzioni di beni intermedi, nell’alimentare,
nell’editoria-carta-stampa, e più di recente, al termine di una profonda
ristrutturazione, nell’auto.
Se, dunque, è abbastanza evidente, a nostro avviso, che alcuni
cambiamenti strutturali si sono verificati, è, d’altra parte, difficile dire
se essi si siano completati e se, soprattutto, siano sufficienti a garantire
una recupero soddisfacente della manifattura italiana. Il quadro previsivo al 2007 che presentiamo è al riguardo prudente, disegnando uno
scenario in cui gli andamenti “peggiori” che avevano contrassegnato
gli ultimi anni (calo della produttività del lavoro e drastica perdita delle
quote di mercato in volume) tendono ad attenuarsi (la dinamica della
produttività torna a essere leggermente positiva, come negli ultimi due
anni, mentre la discesa delle quote rallenta), prospettando un miglioramento graduale della performance industriale.
Al rialzo del PIL nei primi tre mesi, dovrebbe avere fatto seguito
una moderazione nel periodo aprile-giugno, conseguente a un rallentamento della produzione industriale, in parte dovuto al “passo falso”
- xii -
Introduzione e sintesi
manifestatosi in aprile (su cui ha inciso la particolare distribuzione delle festività in quel mese). Nella previsione ISAE, le prospettive a breve
dell’attività manifatturiera rimangono favorevoli, ma caratterizzate
sempre da una accentuata variabilità: dopo una lieve riduzione nel secondo trimestre, l’industria dovrebbe sperimentare aumenti più consistenti nei mesi estivi, con un nuova accelerazione nel terzo trimestre.
Queste previsioni risentono delle indicazioni favorevoli fornite
dalle inchieste ISAE presso le imprese industriali. Il clima di fiducia, in
rialzo costante nell’ultimo anno, ha toccato in giugno il valore più alto
dalla fine del 2000. La risalita ha interessato principalmente le industrie dei beni intermedi e di investimento; a partire dalla primavera, il
miglioramento si è manifestato con una certa intensità anche per le imprese produttrici di beni di consumo.
Più incerti appaiono i consumatori, il cui indicatore di fiducia, in
recupero nell’ultima parte del 2005 e in avvio del 2006, oscilla, negli
ultimi mesi, intorno a una tendenza sostanzialmente stazionaria. E’
possibile che l’intensa discussione sullo stato dei conti pubblici e sulle
connesse esigenze di risanamento abbia esercitato una certa influenza
su tale andamento.
Il persistere di tendenze complessivamente favorevoli è confermato dagli indicatori congiunturali, coincidente e anticipatore, elaborati
dell’ISAE. L’indice sintetico coincidente appare ancora in rialzo in
marzo, mostrando di avere superato, nel primo trimestre, il momento di
esitazione verificatosi alla fine del 2005 (quando il PIL si era in effetti
fermato). Un segnale analogo, in prospettiva, viene fornito dall’indice
sintetico anticipatore che evidenzia tra gennaio e aprile un rafforzamento, dopo la leggera attenuazione registrata nella secondo metà del
2005; ciò indicherebbe un’impostazione congiunturale ancora positiva
nei successivi cinque-sei mesi.
La previsione per l’economia italiana nel 2006 sconta un aumento
del PIL dell’1,5%, a parità di giornate lavorative rispetto all’anno precedente (sei decimi di punto in meno rispetto a quanto si stima per la
zona euro); non correggendo per il calendario (il 2006 si caratterizza
per due giorni di lavoro in meno rispetto al 2005), l’incremento sarebbe dell’1,4%. Nel 2007, il ritmo di crescita del nostro Paese potrebbe
collocarsi all’1,3%, a parità di giornate lavorative (con un divario di
cinque decimi di punto nei confronti della zona euro); non correggendo
gli effetti di calendario (il 2007 presenta tre giorni di lavoro in più ri-
- xiii -
Previsione per
l’Italia nel 2006 e
2007
Rapporto ISAE - luglio 2006
spetto al 2006), l’incremento del PIL sarebbe dell’1,4%. La previsione
per il 2007 è effettuata in assenza di misure di correzione dell’evoluzione tendenziale dei conti pubblici e di provvedimenti di sostegno
dell’economia. Lo sviluppo medio del biennio (1,4%) indicherebbe un
significativo miglioramento rispetto alla performance della prima metà
degli anni duemila (+0,4%) e risulterebbe sostanzialmente in linea con
le stime di crescita potenziale dell’Italia.
L’articolazione territoriale della dinamica produttiva vedrebbe un
aumento del prodotto lordo allineato all’andamento medio nazionale
nel Centro e nel Mezzogiorno; sopra la media dovrebbe mantenersi la
dinamica del PIL nel Nord Est (+1,7% nel 2006 e +1,4% nel 2007),
marginalmente sotto quella del Nord Ovest (1,4% nel 2006 e 1,2% nel
2007).
La ripresa italiana nel 2006 e 2007 beneficia principalmente dello
stimolo della domanda interna, grazie all’apporto proveniente sia dai
consumi nazionali che dagli investimenti. Il contributo della domanda
estera netta risulterebbe prossimo a zero, evidenziando, però, un miglioramento rispetto agli anni precedenti.
I consumi hanno sperimentato un forte balzo nel primo trimestre
di quest’anno che ha portato la spesa delle famiglie su un livello di circa l’1% più elevato della media del 2005. Nelle nostre ipotesi le spese
delle famiglie si dovrebbero mantenere su ritmi più contenuti nel prosieguo del 2006, venendo in parte frenate dalle incertezze nel clima di
opinione, ma, al tempo stesso, stimolate dall’andamento ancora positivo del reddito disponibile, sospinto dall’aumento delle retribuzioni pro
capite e da un’accelerazione nella dinamica dell’occupazione. Nell’insieme, i consumi crescerebbero quest’anno dell’1,3%, con una propensione al risparmio che si manterrebbe sui livelli del 2005. Nel 2007 dovrebbero permanere i fattori di spinta (dinamica dei redditi pro capite e
dell’occupazione) alla spesa delle famiglie che aumenterebbe
dell’1,2%, lievemente meno del reddito disponibile.
Per quanto riguarda gli investimenti, dopo il rimbalzo sperimentato nel primo trimestre, la dinamica dovrebbe rimanere positiva nel prosieguo del 2006, risentendo del rafforzamento del tono della
congiuntura, della risalita nel clima di fiducia delle aziende e dei processi di ristrutturazione volti al recupero di competitività. Le segnalazioni, provenienti dalle inchieste ISAE, circa il maggior grado di
utilizzo degli impianti, unitamente alle indicazioni della riduzione de-
- xiv -
Introduzione e sintesi
PREVISIONE PER L'ECONOMIA ITALIANA: QUADRO RIASSUNTIVO
(variazioni percentuali salvo diversa indicazione)
2005
2006*
2007*
0,1
1,5
1,3
-0,2
0,4
-0,1
-0,2
1,4
1,7
1,5
1,5
1,2
1,4
1,3
1,3
PIL non corretto della stagionalità e delle giornate lavorative
0,0
1,4
1,4
Importazione di beni e servizi
Esportazioni di beni e servizi
1,8
0,7
4,2
4,4
3,5
3,1
Spesa per consumi delle famiglie residenti
Spesa per consumi della AA.PP. e delle ISP
0,1
1,2
1,3
0,7
1,2
0,8
-0,4
2,3
2,2
- consumi nazionali
- investimenti totali
- esportazioni nette
- variazioni delle scorte ed oggetti di valore
0,3
-0,1
-0,3
0,2
0,9
0,5
0,0
0,0
0,9
0,5
-0,1
0,1
Saldo conto corrente e conto capitale (in % del Pil)
-1,4
-2,1
-1,8
1,9
4,0
2,3
4,8
2,0
1,8
Propensione al consumo (livello percentuale)
85,8
85,7
85,5
Retribuzione pro-capite nell'economia
Occupazione totale (1)
Tasso di disoccupazione
3,1
-0,4
7,7
3,3
0,7
7,4
2,3
0,7
7,1
-4,1
0,4
40,6
106,4
-4,0
0,6
41,1
107,5
-4,2
0,5
40,9
108,4
2,64
3,50
4,00
4,6
3,5
1,4
4,8
3,5
2,1
4,3
2,8
1,8
Tasso di cambio dollaro/euro (livello)
Domanda mondiale
1,25
7,8
1,26
8,9
1,30
6,9
Tassi d'interesse ufficiali (2)
- BCE
- Federal Reserve
2,25
4,25
3,25
5,50
3,25
5,50
5,5
36,5
54,67
16,5
23,9
68,50
8,5
-0,5
67,60
Quadro interno
Prodotto interno lordo
- Nord Ovest
- Nord Est
- Centro
- Mezzogiono
Investimenti fissi lordi
Contributo alla crescita del PIL
Prezzi al consumo
Prezzi alla produzione
Indebitamento netto delle AA.PP. (in % del PIL)
Avanzo primario delle AA.PP. (in % del PIL)
Pressione fiscale delle AA.PP.
Debito delle AA.PP. (in % del PIL)
Tasso sui Bot a 12 mesi (2)
Riferimenti internazionali
Prodotto interno lordo
- Mondo
- Stati Uniti
- Area euro
Prezzi materie prime in dollari
- non energetici
- energetici
di cui: Brent ($/ barile)
Fonte: ISTAT, Banca d'Italia, BCE, Federal Reserve, FMI, HWWA.
* Previsioni ISAE, 2007 tendenziale.
(1) In unità di lavoro standard.
(2) Tassi annui di fine periodo. Per i Bot tasso lordo.
- xv -
Rapporto ISAE - luglio 2006
gli ostacoli alla produzione dovuti a un’insufficiente domanda, potrebbero fare sperare nella graduale ripresa, oltre che delle spese per la
razionalizzazione dei processi di produzione, anche degli investimenti
per allargare la capacità produttiva. Nelle previsioni ISAE, gli acquisti
di beni strumentali aumenterebbero del 3,2% quest’anno e del 3,4%
nel 2007. Per le costruzioni, si stimano tassi di incremento dell’1,4%
nel 2006 e dello 0,9% l’anno prossimo. Nell’insieme, gli investimenti
totali crescerebbero del 2,3% nell’anno in corso e del 2,2% nel 2007.
Quanto alla domanda estera, le esportazioni hanno fornito una
spinta sostanziale alla crescita dell’attività economica nei primi tre
mesi del 2006. Il recupero ha riflesso l’accelerazione delle vendite
all’estero dei beni di investimento e intermedi. Ancora difficoltà si
sono evidenziate sul fronte dei beni di consumo (dal tessile, all’abbigliamento, alle calzature), sebbene con qualche segno di attenuazione.
Grazie anche al rialzo dei primi tre mesi, l’incremento delle vendite
all’estero di beni e servizi si attesterebbe, nella media del 2006, al
4,4%, in significativa accelerazione rispetto all’anno precedente (quando erano salite di appena lo 0,7%). Nel 2007, le esportazioni, parzialmente frenate dal rafforzamento del cambio e in presenza di una
domanda internazionale meno dinamica, dovrebbero aumentare del
3,1%. Tenuto conto dell’espansione dei traffici internazionali, la quota
di mercato in volume dell’Italia continuerebbe a contrarsi, ma in misura più contenuta che negli ultimi anni.
Per le importazioni, il rafforzamento della congiuntura interna dovrebbe condurre ad aumenti degli acquisti dall’estero del 4,2% nel
2006 e del 3,5% nel 2007, con una compensazione dello stimolo al PIL
proveniente dalle esportazioni: il contributo della domanda estera netta
all’attività economica, nullo nel 2006, sarebbe negativo per un decimo
di punto nel 2007.
L’influenza negativa della debole evoluzione economica del 2005
sull’occupazione potrebbe esssersi esaurita già all’inizio dell’anno in
corso, quando si è verificata una significativa accelerazione della domanda dell’input di lavoro. Alla luce di questi sviluppi, l’ISAE sconta,
dopo due anni sfavorevoli, un andamento delle unità di lavoro più consistente nel 2006 e 2007 (+0,7% in ciascuno dei due anni). Una simile
dinamica segnalerebbe comunque l’attenuazione degli effetti delle riforme del mercato del lavoro adottate nell’ultimo decennio che avevano dato luogo, sopratutto tra il 2001 e il 2003, a evoluzioni abnormi
- xvi -
Introduzione e sintesi
dell’occupazione in rapporto alla crescita molto modesta dell’economia, accompagnandosi a flessioni della produttività. Per il biennio di
previsione, l’elasticità dell’occupazione al PIL si attesta in prossimità
di 0,5, un valore pur sempre elevato rispetto agli standard storici italiani, ma notevolmente inferiore a quello del periodo 2001-03 (quando fu,
in media, superiore a 2). Il recupero di una dinamica positiva nei posti
di lavoro comporterebbe la continuazione della discesa del tasso di disoccupazione al 7,4% nella media del 2006 e al 7,1% nel 2007.
Per quel che riguarda le retribuzioni, le ipotesi di dinamica salariale per il biennio 2006-07 si basano sulle erogazioni contemplate negli
accordi in essere e sui rinnovi contrattuali che interessano il periodo di
previsione. Nel quadro ISAE, le retribuzioni pro capite aumentano
nell’intera economia del 3,3% nell’anno in corso e del 2,3% nel 2007.
Tenuto conto degli sgravi contributivi decisi nella finanziaria dello
scorso anno e dell’evoluzione della produttività, il costo unitario del lavoro si incrementerebbe del 2,4% nel 2006 e dell’1,8% nel 2007.
Quanto all’inflazione, le previsioni dell’ISAE scontano per la seconda metà del 2006 un profilo tendenziale dei prezzi leggermente più
sostenuto rispetto ai ritmi medi del primo semestre. L’impatto dei passati rincari del petrolio sulle tariffe energetiche porterebbe a fine anno
ad una dinamica vicina al 2,5%. Nella media del 2006 l’inflazione si
dovrebbe collocare al 2,3%, quattro decimi in più rispetto al 2005. Nel
2007, nell’ipotesi di rientro delle quotazioni in euro del petrolio, potrebbe verificarsi una discesa del ritmo di crescita dei prezzi. Nella media dell’anno, l’inflazione si collocherebbe al 2%, tre decimi in meno
che nel 2006. Sulla base dell’indice armonizzato, il divario inflazionistico rispetto all’area dell’euro dovrebbe risultare a sfavore dell’Italia,
nel 2006, per un decimo di punto. Nel 2007, anche per l’impatto
sull’indice complessivo europeo dell’innalzamento dell’aliquota IVA
in Germania, il differenziale risulterebbe a nostro favore per due decimi di punto.
Il deficit pubblico dovrebbe rimanere nel 2006 sostanzialmente
sullo stesso livello dell’anno precedente. In rapporto al PIL, potrebbe
verificarsi un indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche
pari al 4%, appena inferiore al 4,1% registrato nel 2005. Per il prossimo anno, grazie anche agli effetti della manovra aggiuntiva recentemente predisposta, il disavanzo - valutato a politiche invariate dovrebbe aumentare di due decimi di PIL. Tali previsioni sui saldi pub-
- xvii -
Conti pubblici
Rapporto ISAE - luglio 2006
Rischi per lo
scenario italiano
blici sono in linea con quanto indicato nel DPEF approvato dal Consiglio dei Ministri del 7 luglio. Nell’anno in corso, la non completa efficacia degli interventi stabiliti nella legge finanziaria è stata in parte
compensata dalle misure aggiuntive del decreto legge 223 del 4 luglio
e da una evoluzione delle entrate più favorevole di quanto precedentemente atteso. La correzione inclusa nei conti dell’ISAE rispecchia le
valutazioni del decreto nella sua formulazione originaria: un miglioramento di 1,4 miliardi di euro, derivante da maggiori entrate nette per
circa 3,8 miliardi e da aumenti netti di spese di quasi 2,4 miliardi.
Le proiezioni dell’ISAE per il 2007, essendo costruite a politiche
invariate, incorporano una ipotesi di rinnovo - seppure parziale - dei
contratti del pubblico impiego e scontano una evoluzione tendenziale
delle spese in conto capitale che non considera il rifinanziamento dei
contributi per gli interventi delle Ferrovie e dell’ANAS. Le stime per il
prossimo anno non includono, inoltre, gli effetti della manovra correttiva che saranno predisposti con la prossima legge finanziaria, né quelli
derivanti dalle misure a sostegno dello sviluppo.
Il rapporto debito/PIL nel 2006 aumenterebbe per il secondo anno
consecutivo. A politiche invariate, esso dovrebbe portarsi dal 106,4%
del PIL del 2005 al 107,5% nell’anno in corso e ancora al 108,4% nel
2007. Tali andamenti non includono alcuna ipotesi di dismissioni
mobiliari.
L’avanzo primario, dopo otto anni di riduzioni consecutive, tornerebbe ad aumentare nel 2006, collocandosi allo 0,6% del PIL dopo lo
0,4% registrato nel 2005. Il prossimo anno, il saldo al netto degli interessi, in assenza di interventi correttivi, dovrebbe ridursi nuovamente,
di un decimo di PIL. L’onere per il servizio del debito, con aumenti in
valore assoluto in entrambi gli anni della previsione, nel 2007 tornerebbe a crescere in percentuale del PIL dopo essere diminuito per dieci
anni consecutivamente. La spesa per interessi, infatti, sia in conseguenza dell’andamento stimato dei tassi (il saggio medio sui BOT a dodici
mesi è previsto in crescita nei due anni, dal 2,2% del 2005 al 3,2% e
poi al 3,7%), sia a causa dell’incremento atteso per lo stock del debito,
dovrebbe mantenersi al 4,6% del PIL nel 2006 per aumentare al 4,7%
l’anno successivo.
I rischi che gravano su questo scenario previsivo sono principalmente legati, come per il quadro globale, alle tensioni politiche internazionali e agli sviluppi petroliferi. La simulazione, richiamata in
- xviii -
Introduzione e sintesi
precedenza, di uno shock energetico duraturo (con un greggio stabilmente a 80 dollari nell’anno e mezzo di previsione) indica impatti per
la crescita della nostra economia simili a quelli evidenziati per gli altri
principali sistemi produttivi. Tuttavia, data la più sfavorevole base di
partenza che contraddistingue il nostro Paese, l’effetto finale sarebbe
quello di smorzare sensibilmente le prospettive di sviluppo, con ripercussioni avverse sui saldi di finanza pubblica proporzionalmente maggiori che negli altri paesi. In particolare, l’aumento del prezzo del
petrolio comporterebbe una dinamica del PIL dell’Italia più contenuta,
rispetto allo scenario di base, di un decimo di punto nel 2006 e di due
decimi di punto nel 2007; ciò significherebbe che lo sviluppo italiano
si ridimensionerebbe nel 2007 a circa l’1%. Relativamente più intenso
che nelle altre maggiori economie sarebbe l’impatto inflazionistico e,
quindi, quello restrittivo sui consumi. Per i conti pubblici, il deterioramento del quadro macroeconomico comporterebbe un appesantimento
già nella seconda metà dell’anno in corso; esso si accentuerebbe nel
2007. In particolare, l’impatto negativo sulla finanza pubblica italiana
(un deficit più alto di tre decimi di punto di PIL) risulterebbe superiore
a quello atteso per la media dell’area euro, a causa della nostra maggiore esposizione all’aumento dei tassi di interesse che si attiverebbe in
Europa in risposta all’acutizzarsi delle tensioni inflazionistiche.
- xix -
Economia internazionale: evoluzione recente
e previsioni 2006-07
CRESCITA, CAMBI, PREZZI DELLE MATERIE PRIME E
COMMERCIO MONDIALE
L’economia mondiale continua a mostrare una fase di sostenuta
espansione, grazie all'ampliamento della ripresa anche a quei paesi industrializzati che negli ultimi anni avevano mostrato un minor dinamismo: sia l’Unione Europea sia il Giappone dovrebbero infatti
evidenziare, nella media del 2006, un irrobustimento del ritmo di sviluppo. Il principale motore della ripresa internazionale continua, però,
a essere costituito dai paesi emergenti e, in particolare, del continente
asiatico. In questa prima parte del 2006, sia la Cina sia l’India hanno
evidenziato un ritmo di espansione vigoroso, con tassi trimestrali tendenziali compresi tra il 9 e il 10 per cento.
L’impetuoso sviluppo mondiale negli ultimi 3 anni ha coinciso
con una situazione di liquidità particolarmente abbondante sui mercati
internazionali, grazie a una intonazione di politica monetaria generalmente espansiva. Tuttavia, sotto quest'ultimo aspetto, gli ultimi mesi
hanno evidenziato un cambiamento di tendenza, prontamente recepito
dai mercati finanziari.
L’emergere di contenuti effetti di second-round sui prezzi finali
legati ai prolungati, forti rialzi del prezzo del greggio e delle altre
materie prime, unitamente al rafforzamento delle condizioni cicliche in
Europa e Giappone, hanno determinato un cambiamento di policy delle
principali Banche centrali, in Europa e in Asia; d'altro canto, la
Federal Reserve ha proseguito la politica di inasprimento delle condizioni monetarie intrapresa due anni or sono.
In particolare, l’annuncio di una imminente svolta in Giappone
con l’abbandono della zero interest rate policy, che aveva contribuito
ad alimentare gli acquisti di attività finanziarie sui mercati a più elevati
-1-
Rapporto ISAE - luglio 2006
rendimenti, ha innescato una correzione nei mercati azionari, sopratutto dei paesi emergenti. Tale correzione, che ha sollevato qualche timore sulla tenuta della congiuntura mondiale in prospettiva, sembrerebbe
rappresentare la naturale reazione all’innalzamento del costo del denaro, attuale e atteso, con conseguente ricomposizione di portafoglio relativamente al nuovo profilo di rischio/rendimento degli operatori; si
tratterebbe quindi di un aggiustamento nei comportamenti di questi ultimi, giustificato anche dalla precedente “esuberanza” dei mercati finanziari che aveva portato gli stessi vicini o oltre i massimi storici.
D’altro canto, se su questa correzione si innescassero timori inflazionistici e conseguenti attese di rallentamento nella crescita economica, la discesa delle quotazioni, osservata nel recente passato, verrebbe
a rappresentare l’inizio di un processo di involuzione più duraturo che
potrebbe condizionare a sua volta l’evoluzione congiunturale in senso
negativo.
Gli elementi di maggior rischio per lo scenario internazionale, già
delineati nel rapporto ISAE di febbraio, rimangono sostanzialmente
immutati. Gli squilibri finanziari negli Stati Uniti si sono accentuati,
mentre sul mercato immobiliare ha cominciato a evidenziarsi una correzione dei prezzi delle abitazioni. I disavanzi statunitensi, finanziati
dagli ingenti surplus dei paesi emergenti, hanno determinato un enorme accumulo di attività denominate in dollari da parte delle banche
centrali, molto al di là di quanto ragionevolmente utile sulla base di
considerazioni legate agli scambi commerciali o a motivi precauzionali
rispetto alla possibilità del verificarsi di crisi finanziarie.
Nello scenario previsivo ISAE, per il biennio 2006-07, tali elementi di rischio continuano ad avere una bassa probabilità di realizzazione. Il quadro prospettato a 18 mesi non incorpora quindi episodi di
“rottura” dell’economia mondiale: al di là di tensioni di breve termine,
l’evoluzione nel periodo in questione non dovrebbe essere caratterizzata da shock in grado di comprometterne la tendenza di fondo, improntata a una espansione robusta nell’anno in corso, con una leggera
decelerazione nel prossimo.
L’ipotesi è che l’attuale fase di “normalizzazione” della impostazione di politica economica non preluda a un rallentamento globale
nella crescita; il maggior grado di restrizione rispetto al recente passato
dovrebbe essere in grado mantenere sotto controllo i rischi di recrude-
-2-
Economia internazionale ...
scenze inflazionistiche derivanti dall’impatto, diretto e indiretto, dei
prezzi delle materie prime sui beni finali.
Nelle nostre ipotesi, la Federal Reserve, dopo un ulteriore rialzo
di 25 punti base entro l’anno, stabilizzerebbe il livello dei tassi di interesse per tutto il 2007; la BCE procederebbe invece ad altri due rialzi
di un quarto di punto ciascuno entro la fine dell’anno in corso, mantenendo a propria volta invariati i tassi di interesse nel prossimo anno.
Tab. 1
Aree
PIL MONDIALE
(variazioni percentuali)
2004
2005*
2006**
Asia
8,1
8,0
8,1
2007**
7,3
Medio Oriente
5,5
5,9
5,7
5,4
America latina
5,6
4,3
4,5
3,9
Africa
5,5
5,2
5,7
5,5
Europa centro-orientale
7,0
5,2
5,5
5,3
Paesi emergenti
7,2
6,7
6,8
6,2
Paesi industrializzati
3,1
2,6
2,9
2,4
Stati Uniti
4,2
3,5
3,5
2,8
Giappone
2,3
2,6
2,9
2,3
Area euro
1,8
1,4
2,1
1,8
UE15
2,1
1,5
2,1
2,1
UE25
2,2
2,0
2,6
2,5
5,1
4,6
4,8
4,3
Mondo (1)
Fonte: elaborazioni ISAE su dati OEF, FMI, EUROSTAT e OCSE.
(1) Ponderato con pesi FMI sulla base delle PPA del 2004.
* Preconsuntivi.
** Previsioni ISAE.
Nel 2006, la crescita mondiale dovrebbe registrare una, seppur
modesta, accelerazione rispetto all’anno precedente (4,8%, contro il
4,6% del 2005 in termini di PPP). A tale risultato concorrerebbe una
espansione ancora robusta negli Stati Uniti, seppure segnata da un profilo trimestrale in decelerazione in corso d’anno, e un rafforzamento
del ciclo sia in Giappone sia nella zona euro, grazie a un irrobustimento delle componenti interne di domanda. Gli effetti della prolungata restrizione monetaria statunitense sarebbero visibili, in termini di
risultati medi annui, solo nel 2007. D’altra parte, un policy mix più restrittivo non dovrebbe, nelle nostre ipotesi, compromettere il ritmo di
crescita in Giappone e nella zona euro, dove, però, l’effetto dell’aumento dell’IVA in Germania si rifletterebbe in un modesto rallentamento per l’intera area.
-3-
Prospettive di
crescita
Rapporto ISAE - luglio 2006
Petrolio e
materie prime
La regione asiatica si conferma il principale motore dell’economia
mondiale: nelle ipotesi ISAE, il 2006 vedrebbe una espansione dell’intera area a ritmi di sviluppo pari all’8 per cento.
La forte domanda proveniente da quest’area ha continuato ad alimentare l’impetuoso incremento dei prezzi delle principali materie prime sui mercati internazionali. Il conseguente mutamento delle ragioni
di scambio (quelle dei paesi produttori di ben energetici sono migliorate di circa il 25% nel 2005) ha beneficiato i paesi esportatori di prodotti
primari, con evidente riflesso nelle rispettive prospettive di sviluppo.
Anche l’Africa, insieme all’America latina, ha positivamente risentito
del favorevole contesto esterno: per queste due aree, così come per i
paesi dell’Europa centro-orientale, si prevede per l’anno in corso una
espansione superiore al 5 per cento.
Nel 2007, un rallentamento della domanda da parte dei paesi industrializzati, unito a una stabilizzazione e in qualche caso un ridimensionamento dei corsi di alcune commodities, determinerebbe una certa
decelerazione nel ritmo di crescita delle principali aree emergenti, che
rimarrebbero comunque su dinamiche ben superiori a quelle dei paesi
industrializzati.
Proseguendo nella tenGraf. 1 - PREZZO DEL PETROLIO
denza in atto per tutto il 2005,
(medie mensili, dollari a barile)
nei primi mesi di quest’anno il
80
prezzo del petrolio ha raggiun70
to quotazioni storicamente ele60
vate, con picchi intorno ai 75
50
dollari al barile. In seguito si è
40
però assistito ad una stabiliz30
zazione, con quotazioni che si
20
sono mantenute all’interno di
10
una forchetta ben definita (680
73 dollari), per poi tornare a
2003
2004
2005
2006
testare i livelli più elevati nei
WTI
Brent
primi giorni di luglio.
Fonte: Thomson datastream.
Gli elementi alla base della
impetuosa ascesa degli ultimi 2 anni sono da ricercare sia dal lato della
domanda (la forte crescita delle economie asiatiche), sia da quello
dell’offerta (scarsi investimenti in attività di estrazione ed esplorazione, vincoli nella capacità di raffinazione); a questi si è aggiunto l’acuir-
-4-
Economia internazionale ...
si di situazioni di tensione in diverse aree di importanza strategica
(Iran, Iraq, Nigeria, Venezuela). Gli episodi più recenti relativi all’area
medio orientale hanno nuovamente innescato una fase di rialzo delle
quotazioni e i livelli hanno raggiunto nuovi record (per le possibili conseguenze sul quadro previsivo si veda il riquadro: “Effetti di un rialzo
permanente del prezzo del petrolio”).
Tali fattori continueranno a influenzare i prezzi del greggio anche
nei mesi a venire; i “fondamentali” economici (pressioni della domanda su un’offerta che richiede tempo per espandersi, dopo la realizzazione nell’ultimo anno di investimenti per l’estrazione e trasformazione)
dovrebbero costituire un impedimento alla possibilità di una decisa inversione di tendenza nelle quotazioni, mentre le tensioni geopolitiche,
difficilmente eliminabili nel breve-medio periodo, potranno alimentare fattori speculativi, determinando fluttuazioni anche ampie. Nelle
ipotesi ISAE, quindi, i prezzi del greggio dovrebbero rimanere, in media, vicini ai 71 dollari a barile per l’intero 2006, con un incremento rispetto all’anno precedente di oltre il 25 per cento. Nel corso del 2007,
pur prevedendo una leggera discesa delle quotazioni per effetto di un
rallentamento della domanda, il prezzo medio del barile si manterrebbe
comunque non molto discosto dai livelli attuali, determinando solo un
modesto decremento nella media d’anno (-1,2%).
Tab. 2
PREZZI COMMERCIO MONDIALE
(variazioni percentuali sui dati in dollari)
2004
2005
2006*
a) Alimentari (1)
11,7
0,0
8,2
5,9
b) Altre materie di base (1)
24,8
14,5
29,9
12,6
35,3
36,5
23,9
-0,5
38,2
54,7
68,5
67,6
c) Combustibili (1)
Brent (dollari a barile)
2007*
d) tot a+b (2)
16,7
5,5
16,5
8,5
e) tot d+c (2)
25,3
19,8
19,9
4,3
6,3
2,5
1,1
2,0
10,7
6,5
5,5
2,5
f) Manufatti
TOTALE e+f (2)
Fonte: HWWA, FMI, CPB.
* Previsioni ISAE.
(1) Indice HWWA.
(2) Ponderato con la struttura delle esportazioni mondiali 2003.
I prezzi delle altre principali materie prime non energetiche hanno
registrato, dopo i consistenti rialzi nel primo trimestre dell’anno, andamenti differenziati. Nel periodo aprile-giugno, l’indice HWWA ha se-
-5-
Rapporto ISAE - luglio 2006
Tasso di cambio
del dollaro: un
indebolimento
contenuto
gnalato, per i beni alimentari, un incremento molto modesto (0,4%
rispetto al primo trimestre); i prodotti per l’industria hanno invece evidenziato una ulteriore accelerazione (14,6%, pari a un incremento tendenziale del 37,1%), con un arretramento solo nel mese di giugno.
Quest’ultima correzione può essere ascritta ai timori di rallentamento
ciclico che hanno animato i mercati finanziari, unitamente a un disimpegno da parte dei fondi di investimento sui mercati delle commodities.
Nelle nostre ipotesi, la reGraf. 2 - INDICI HWWA IN DOLLARI
(indici 2000 = 100)
cente flessione dei prezzi delle
250
materie prime industriali non
preluderebbe a una netta in200
versione di tendenza. Il ciclo
internazionale, seppure in lie150
ve decelerazione, rimarrebbe
100
infatti sostenuto, costituendo
una solida base per il manteni50
mento di quotazioni elevate.
Nella seconda metà dell’anno,
0
2003
2004
2005
2006
tuttavia, si assisterebbe a inalimentari
indus triali
c ombus tibili
crementi assai modesti di queFonte: HWWA.
ste ultime, a seguito di un
indebolimento della domanda e, soprattutto, grazie a una diminuzione
degli investimenti da parte degli operatori finanziari, assai attivi su
questi mercati nel recente passato. Tali sviluppi sarebbero sufficienti a
determinare un evidente contenimento nell’incremento medio annuo
(29,9% la variazione annua prevista); mentre nel 2007 il rallentamento
della dinamica sarebbe più visibile (12,6%).
Per i prezzi dei beni alimentari, dopo la fiammata di questo inizio
d’anno connessa anche agli eventi climatici, si prevede una sostanziale
stabilizzazione nel secondo semestre del 2006 sui livelli raggiunti. Nella media dell’anno, l’incremento rispetto al 2005 si attesterebbe intorno al 8%, per poi segnare un ritmo più contenuto nel 2007 (5,9%).
Lo squilibrio esterno statunitense e le attese di una graduale riduzione nel differenziale di crescita tra le due sponde dell’Atlantico hanno guidato, a partire dal mese di maggio, la fase di apprezzamento
dell’euro nei confronti della valuta americana. Le quotazioni spot,
dopo aver raggiunto massimi vicini alla soglia dei 1,30 dollari per euro,
sembrano essersi stabilizzate su livelli leggermente inferiori.
-6-
Economia internazionale ...
Nelle nostre ipotesi, il cambio del dollaro continuerà a fluttuare
all’interno di una banda di oscillazione definita (compresa tra 1,28 e
1,30 dollari) per tutto l’orizzonte previsivo.
In media 2006, la quotaGraf. 3 - TASSO DI CAMBIO
zione del cambio dell’euro sul
DEL DOLLARO
dollaro dovrebbe esibire un 140
1,4
leggero apprezzamento nei va- 130
1,3
lori medi del 2006 rispetto al 120
1,2
2005 (circa 1%), leggermente 110
1,1
più ampio nel 2007 (nell’ordi- 100
1
ne del 3% circa).
90
0,9
Il rafforzamento dell’an80
damento ciclico in questa pri0,8
70
ma parte del 2006 si è
0,7
60
2001
2002
2003
2004
2005
2006
accompagnato a quello degli
scambi internazionali. Nel priyen/$
euro/$ (scala destra)
mo trimestre, il commercio
Fonte: Thomson datastream.
mondiale in volume ha registrato tassi di espansione sostenuti, anche se leggermente inferiori a quelli dell’ultima parte del
2005; in aprile si è invece evidenziato un rallentamento, probabilmente
Tab.3
AREE
VOLUME DEL COMMERCIO MONDIALE
(variazioni percentuali)
IMPORTAZIONI
ESPORTAZIONI.
2004
2005*
2006**
2007**
2004
2005*
2006**
2007**
8,2
6,1
7,4
4,9
7,2
5,1
8,0
5,6
6,9
5,6
7,6
5,1
6,1
4,7
7,8
4,6
6,9
5,3
7,0
5,0
6,7
4,2
7,4
4,5
Stati Uniti
11,0
7,0
7,9
4,0
8,9
7,4
10,1
9,2
Giappone
6,3
5,0
4,3
6,5
13,2
5,6
9,1
6,7
NON OCSE
17,1
11,5
11,1
10,8
15,4
11,4
10,6
8,2
Africa e Medio Oriente
12,3
13,1
12,5
8,8
7,9
6,9
7,9
5,9
America latina
13,8
9,6
9,0
7,7
12,4
8,5
7,9
6,9
Asia
19,0
11,8
11,7
12,6
18,7
14,0
12,6
9,5
Europa centro-orientale
16,3
10,5
9,7
7,9
13,9
9,0
8,5
6,8
MONDO
11,4
8,1
8,8
7,1
10,5
7,6
9,1
6,6
OCSE
Europa
Area euro
Fonte: elaborazioni ISAE su dati FMI e OCSE.
*Preconsuntivi.
**Previsioni.
-7-
Scambi mondiali
vigorosi nel
2006
Rapporto ISAE - luglio 2006
…e in leggera
decelerazione
nel 2007
come conseguenza degli elevati livelli raggiunti dai prezzi delle materie prime e delle restrizioni monetarie. Ci aspettiamo quindi nel proseguo dell’anno una espansione ancora robusta ma in decelerazione;
ciononostante, l’incremento medio per l’intero 2006 risulterebbe assai
sostenuto: gli scambi mondali si attesterebbero all’8,8 per cento.
Nell’anno successivo, il rallentamento previsto in tutte le principali economie industrializzate, e in particolare negli Stati Uniti, sottenderebbe un raffreddamento anche nei tassi di espansione degli scambi:
nella previsione ISAE il commercio mondiale registrerebbe nel 2007
un espansione del 7,2%, comunque superiore al tasso di crescita medio
degli ultimi 35 anni (pari circa al 6%).
L’elasticità del commercio al prodotto lordo mondiale, che aveva
subito un regresso nel 2005 probabilmente anche a seguito degli ampi
spostamenti internazionali di potere d’acquisto tra aree caratterizzate
da differenti capacità di spesa, rimarrebbe, in queste ipotesi, non discosta dai valori che hanno contraddistinto lo scorso anno (poco sopra 1,6
nella media del biennio 2006-07).
-8-
Economia internazionale ...
MAGGIORI ECONOMIE AVANZATE
Nella seconda parte del
Graf. 4 - PRODOTTO INTERNO LORDO
2005 e nel primo trimestre del
(variazioni percentuali annue)
2006, le maggiori economie 6,0
industriali hanno continuato a 5,0
espandersi a ritmo sostenuto. 4,0
Negli Stati Uniti, la crescita è 3,0
stata trainata ancora una volta 2,0
dai
consumi,
alimentati 1,0
0,0
dall’incremento della ricchez-1,0
za immobiliare. In Giappone, -2,0
la dinamica produttiva ha tro- -3,0
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
vato negli investimenti il principale motore dell’espansione,
Giappone
Stati Uniti
UE25
a fronte di consumi molto cauFonte: Thomson datastream.
ti. In Europa, all’iniziale spinta della domanda estera è andata sostituendosi un certo irrobustimento
di quella interna.
Tab. 4
Paesi
Francia
CONSUNTIVI E PREVISIONI
(variazioni percentuali)
Prodotto interno lordo
Prezzi al consumo (1)
2004
2005*
2006**
2007**
2004
2005*
2006**
2007**
2,0
1,2
2,0
1,8
2,3
1,9
2,0
1,6
Germania
1,1
1,1
1,7
1,5
1,8
1,9
1,9
2,6
Spagna
3,1
3,4
3,2
2,9
3,1
3,4
3,6
2,8
Regno Unito
3,3
1,9
2,2
2,8
1,3
2,1
2,0
2,3
Stati Uniti
4,2
3,5
3,5
2,8
2,7
3,4
3,5
2,2
Giappone
2,3
2,6
2,9
2,3
0,0
-0,3
0,0
1,1
Area Euro
1,8
1,4
2,1
1,8
2,1
2,2
2,3
2,3
Paesi industrializzati
3,1
2,6
2,9
2,4
2,3
2,6
2,7
2,2
Fonte: elaborazioni ISAE.
* Preconsuntivi. **Previsioni ISAE.
(1) Per i paesi europei indice armonizzato dei prezzi al consumo.
Nella prima parte dell’anno l’economia americana ha fatto registrare l’incremento del PIL più elevato dal terzo trimestre del 2003.
Nel complesso, il prodotto è cresciuto del 5,6% su base annualizzata.
-9-
Stati Uniti
Rapporto ISAE - luglio 2006
Ancora una volta i consumatori hanno fornito il contributo più rilevante alla crescita (3,5 punti percentuali), seguiti dagli investimenti delle
imprese (1,7 punti percentuali) e dalla spesa pubblica (9 decimi di punto percentuale). Il saldo con l’estero è migliorato rispetto al trimestre
precedente, ma ha continuato a evidenziare un apporto negativo (-2 decimi di punto percentuale).
La solida espansione registrata nei primi tre mesi dell’anno dovrebbe, però, preludere a una fase di crescita meno vigorosa già a partire dal secondo trimestre, come emerge dai dati congiunturali, sia
qualitativi sia quantitativi, sin qui disponibili.
Nonostante la produzioGraf. 5 - STATI UNITI: PRODUZIONE
ne industriale sia aumentata in
INDUSTRIALE E INDICE DEI
DIRETTORI ACQUISTI
giugno di otto decimi di punto
18
74
rispetto al mese precedente,
mantenendo l’incremento ten12
66
denziale al 4,5%, l’indice di fi6
58
ducia dei direttori acquisti del
0
50
settore manifatturiero (ISM),
pur rimanendo in territorio
-6
42
espansivo, ha mostrato da al-12
34
cuni mesi un indebolimento. Il
-18
26
tasso di disoccupazione è ridi1980
1985
1990
1995
2000
2005
sceso ai livelli precedenti l’11
Produzione industriale - variazione tendenziale
settembre del 2001 (4,6%);
ISM settore manif atturiero (scala destra)
nella media dei primi 6 mesi
Fonte: Thomson datastream.
dell’anno, tuttavia, le nuove
buste paga sono aumentate meno di 150 mila unità al mese, l’incremento necessario alla stabilizzazione della percentuale di disoccupati
dato il ritmo di crescita della popolazione statunitense.
Dalla fine del 2005, il mercato delle abitazioni ha mostrato segnali
di raffreddamento che si sono manifestati in maniera più evidente negli
ultimi mesi, anche per via degli ulteriori aumenti dei tassi di interesse
di policy che hanno fatto lievitare i tassi sui mutui di 1,2 punti percentuali tra gennaio e fine giugno: il tasso medio sui mutui a 30 anni è cosi
arrivato al 6,86 per cento.
Gli squilibri che caratterizzano da tempo l’economia statunitense
hanno evidenziato, negli ultimi periodi, un andamento differenziato. Il
deficit federale, dopo il picco negativo pari al 4,1% del PIL nel terzo
- 10 -
Economia internazionale ...
trimestre del 2003, è gradualmente ridisceso fino all’1,7% nella prima
parte dell’anno in corso, per effetto della buona dinamica delle entrate,
cresciute più velocemente delle uscite grazie alla sostenuta espansione del prodotto; il deficit di bilancia commerciale non ha mostrato invece miglioramenti e sembra essersi sostanzialmente stabilizzato, da
sei trimestri a questa parte, ad un livello medio di poco superiore al 6%
del prodotto.
Anche in questa prima
Graf. 6 - STATI UNITI: MERCATO
parte dell’anno sono contiDELLE ABITAZIONI
nuati i rialzi dei tassi di inte- 40
80
resse da parte della Federal 30
70
Reserve. Dalla fine del 2005, 20
60
in quattro interventi consecu- 10
50
0
tivi, il tasso sui fondi federali è
passato dal 4,25 al 5,25%. Re- -10
40
centemente si sono, peraltro, -20
30
manifestati in maniera più evi- -30
20
dente i rischi di un surriscalda- -40
1985
1990
1995
2000
2005
mento dei prezzi: l’inflazione
Inizio la vori nuo ve ab itazion i - variazio ne
ten de nziale d ella m ed ia a tre m es i
al consumo è cresciuta, in
Ind ice di fiducia d ei co s truttori (s cala des tra )
maggio, del 4,2% rispetto a
dodici mesi prima; i prezzi re- Fonte: Thomson datastream.
lativi alle spese personali, un
Graf. 7 - STATI UNITI: INFLAZIONE E
indicatore rilevante per le deTASSI DI POLICY
cisioni di politica monetaria, 5
7
hanno mostrato un incre6
mento tendenziale del 3,3 per 4
5
cento.
3
4
I timori inflazionistici
hanno contribuito alla corre- 2
3
zione, in parte fisiologica, dei
2
corsi
azionari:
l’indice 1
1
Standard & Poor’s dei 500
0
0
maggiori titoli del listino, che 2 0 0 0 2 0 0 1 2 0 0 2 2 0 0 3 2 0 0 4 2 0 0 5 2 0 0 6
tra gennaio e i primi di maggio
IP C
IP C - c o re
aveva guadagnato oltre 6 punti
F e d F u n d R a te (s c a la d e s tra )
percentuali, è ritornato ai
Fonte: Thomson datastream.
valori di inizio anno nella
- 11 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Stati Uniti: il motore della crescita
Dall’inizio del 2000 una serie di avvenimenti, nazionali e internazionali, ha colpito
negativamente l’economia statunitense: lo scoppio della bolla azionaria, l’attentato alle torri
gemelle e la guerra in Afganistan e Iraq, gli scandali societari. A questa situazione avversa hanno
prontamente reagito le autorità monetaria e fiscale, adottando politiche fortemente espansive, e
facendo sì che il rallentamento avvenuto negli anni 2001 e 2002 non si traducesse, nel complesso,
in una prolungata recessione. Nei successivi tre anni, la crescita degli Stati Uniti è stata tra le più
elevate dei paesi industrializzati.
Tra la seconda metà del 2002 e la prima del 2005, tassi d’interesse reali negativi hanno
stimolato consumi e investimenti. A questi si sono affiancati i benefici diretti di una maggiore spesa
pubblica e quelli indiretti di riduzione della pressione fiscale: tra il 2000 e il 2004 il bilancio
federale è passato da un surplus pari al 2% del PIL a un deficit del 3,5 per cento.
Durante questo periodo, l’eccesso di spesa rispetto alla produzione interna è stato finanziato
dall’estero, attraverso ingenti afflussi di capitali: il deficit di conto corrente è raddoppiato in
valore tra il 2000 e il 2005, passando, in rapporto al PIL, dal 4 al 6,3 per cento.
RISPARMI E INVESTIMENTI IN PERCENTUALE DEL PIL
10,00
24,00
5,00
18,00
0,00
12,00
-5,00
6,00
-10,00
1980
0,00
1985
1990
1995
2000
Risparmi delle famiglie
Risparmi delle imprese
Risparmi del Governo federale
Saldo di conto corrente
2005
Investimenti lordi (scala destra)
Fonte: Federal Reserve.
Negli ultimi anni, quindi, l'indebitamento finanziato dall'estero ha consentito alla crescita
americana di procedere a ritmi sostenuti. Questa situazione emerge chiaramente dalla recente
release sui flussi di fondi pubblicata dalla Riserva Federale: nel primo trimestre, l'indebitamento
dei tre maggiori settori domestici, cioè famiglie, imprese e governo federale, è cresciuto a tassi a
due cifre in termini tendenziali1. Nel medio periodo, l'evoluzione dell'indebitamento nei tre settori
appare però differenziata: mentre quello delle imprese e del governo federale è rimasto pressoché
- 12 -
Economia internazionale ...
stabile tra l'inizio del 2000 e il primo trimestre del 2006, passando, in rapporto al PIL, dal 63,5 al
65,6% e dal 37,7 al 37,2% rispettivamente, quello delle famiglie è aumentato di oltre 20 punti
percentuali, dal 67,9 al 90,8% del PIL. Tale evoluzione è il risultato dei diversi comportamenti
adottati in ciascun settore. Nell'ultimo triennio, le imprese e il governo federale hanno approfittato
della congiuntura favorevole, le prime realizzando ristrutturazioni che hanno permesso di tornare
a realizzare ampi profitti; il secondo beneficiando delle maggiori entrate, conseguenza della
crescita sostenuta. Le famiglie invece, che in tale periodo hanno fornito il maggiore contributo alla
crescita del PIL, hanno tenuto un comportamento molto meno parsimonioso, spendendo oltre il
proprio reddito disponibile. L’estrazione di ricchezza dalle abitazioni è stato il meccanismo che ha
permesso alle famiglie di vivere al di sopra dei propri mezzi. L’indebitamento totale, che mostrava
un trend crescente già dalla metà degli anni 80, ha accelerato a partire dal 2000, passando in 25
trimestri, dal 92,6 al 127,3% del reddito disponibile. Inoltre, mentre la frazione dell’indebitamento
relativa al credito al consumo è rimasta pressoché stabile intorno al 23-24%, quella per i mutui
ipotecari è passata dal 63,7 al 96,5 per cento.
INDEBITAMENTO DELLE FAMIGLIE IN PERCENTUALE DEL REDDITO DISPONIBILE
140,0%
105,0%
70,0%
35,0%
0,0%
1980
1985
Totale Famiglie
1990
1995
Mutui casa
2000
2005
Credito al Consumo
Fonte: Federal Reserve.
L'aumento del ricorso al mutuo non è servito al solo acquisto delle abitazioni: i bassi tassi di
interesse e la dinamica dei prezzi immobiliari hanno indotto le famiglie a rinegoziare i mutui e a
utilizzare la ricchezza aggiuntiva, derivante dall’aumento di valore delle abitazioni, per finanziare
i consumi. Tra il primo trimestre del 2000 e il primo del 2006, il rapporto tra gli investimenti delle
famiglie in abitazioni e il totale dei mutui è passato dal 103,7 al 58,1%. La nuova ricchezza così
"creata" ha modificato i comportamenti di risparmio delle famiglie che, avendo visto aumentare i
1
L'indebitamento delle famiglie è cresciuto dell'11,6%, quello delle imprese del 10,4%, e quello del governo
federale del 12,9 per cento.
- 13 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
loro asset immobiliari, nello stesso periodo, dal 150,8 al 218,9% del reddito disponibile, hanno
ritenuto di poter consumare parte di questa ricchezza aggiuntiva: nel periodo considerato a un
aumento del reddito disponibile del 15,6% ha corrisposto un aumento dei consumi personali del
20,5%. La conseguenza più immediata è stata che, per la prima volta dalla grande depressione2,
nella media del 2005 i risparmi delle famiglie sono risultati negativi per lo 0,5% del reddito
disponibile.
INVESTIMENTI RESIDENZIALI DELLE FAMIGLIE
IN PERCENTUALE DEI MUTUI IMMOBILIARI
250
200
103.2
150
57,9
100
50
0
1980
1985
1990
1995
2000
2005
Fonte: Federal Reserve.
Il rialzo dei tassi di interesse ufficiali, e di conseguenza quelli sui mutui, e il raffreddamento
del mercato immobiliare dovrebbero indurre i consumatori a una maggiore cautela. Tassi di
interesse più elevati da un lato, a parità di spesa, obbligano a riallocare le uscite del settore
famiglie a svantaggio degli acquisti di beni e servizi, dall’altro rendono più conveniente rimandare
le scelte di consumo. Il mercato delle abitazioni in raffreddamento impedisce alle famiglie di
incrementare i propri consumi, estraendo ulteriore ricchezza dalla propria casa. Il motore
principale della crescita americana degli ultimi anni dovrebbe quindi rallentare, e il risparmio
tornare a essere positivo, per evitare che la posizione finanziaria delle famiglie diventi
insostenibile. L’entità della decelerazione dei consumi americani dipenderà, ovviamente,
dall’evolvere di diversi altri fattori come la dinamica dei redditi da lavoro e, quindi,
dall’andamento dell’occupazione e delle retribuzioni pro capite.
2
Precisamente dal 1933.
- 14 -
Economia internazionale ...
prima metà di giugno, per poi riprendere a crescere nella parte finale
del mese. Nell’arco dei primi sei mesi dell’anno il guadagno complessivo è stato di poco superiore al 2%. Un’evoluzione peggiore ha caratterizzato titoli tecnologici che, nello stesso periodo, hanno registrato
una riduzione pari a circa l’1 per cento.
Sulla base dell’andaGraf. 8 - STATI UNITI: MERCATI AZIONARI
mento degli indicatori antici(01/01/2005 = 100)
patori nel secondo trimestre 110
dell’anno in corso, per la restante parte dell’anno l’ISAE
105
si attende un rallentamento
dell’attività economica che
dovrebbe proseguire anche nel 100
corso del 2007. Il raffreddamento del mercato immo- 95
bliare, in presenza di una
sostanziale stasi del reddito di- 90
dic-05 gen-06 f eb-06 mar-06 apr-06 mag-06 giu-06
sponibile reale nei primi mesi
S&P 500
N as daq
dell’anno, condizionerebbe la Fonte: Thomson datastream.
capacità di spesa dei consumatori, compromettendo il meccanismo di estrazione di valore dalle abitazioni per alimentare i consumi che ha contraddistinto gli ultimi anni.
(per un approfondimento cfr. il riquadro La situazione finanziaria delle
principali categorie economiche negli Stati Uniti). Nonostante il ritorno a un ritmo di espansione più contenuto già a partire dal secondo
trimestre, il tasso di crescita medio annuo per il 2006 risulterebbe positivamente condizionato dalla performance registrata nel periodo gennaio-marzo: L’ISAE prevede che il PIL statunitense aumenti del 3,5%
nell’anno in corso, mentre nel 2007 si determinerebbe un più moderato
2,8 per cento.
Dopo la pausa dell’estate scorsa, in cui il PIL era cresciuto di solo
l’1% su base congiunturale, negli ultimi due trimestri il Giappone ha
ripreso a espandersi a ritmi sostenuti: 4,5% nel quarto trimestre 2005 e
3,1% nel primo 2006. Nell’ultimo periodo è stata ancora la domanda
interna a fornire il contributo più rilevante alla crescita del PIL (0,8
punti percentuali); in particolare, gli investimenti privati non residenziali hanno evidenziato una notevole vivacità, apportando mezzo punto
alla crescita del prodotto. I consumatori continuano a mantenere un at-
- 15 -
Giappone
Rapporto ISAE - luglio 2006
teggiamento cauto (3 decimi di punto l’apporto dei consumi privati),
mentre la domanda pubblica è rimasta pressoché invariata. La domanda estera netta ha invece sottratto un decimo di punto al PIL.
Graf. 9 - GIAPPONE: CONTRIBUTI ALLA CRESCITA
2
1,5
1
0,5
0
-0,5
-1
-1,5
2000
2001
2002
2003
D o m a n da es te ra
2004
2005
2006
D o m an d a in tern a
Fonte: Thomson datastream.
Sebbene il clima di fiducia si stia rafforzando da diversi trimestri, sia per le
10
imprese sia per i consumatori,
0
tale miglioramento si riflette
-10
maggiormente, al momento,
nelle decisioni di investimento
-20
piuttosto che in quelle di con-30
sumo. Dalla più recente in-40
chiesta TANKAN della Banca
del Giappone, emerge eviden-50
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
te l’ottimismo delle imprese:
Situazione attuale
Previsione a tre mesi
l’espansione è ritenuta solida e
duratura. Dalle indicazioni
Fonte: Thomson datastream.
sulle condizioni dell’offerta si
evidenziano segnali di strozzature nella capacità produttiva e le conseguenti intenzioni delle imprese di espandere, nei prossimi mesi, sia gli
investimenti sia l’occupazione. La situazione reddituale delle aziende,
Graf. 10 - GIAPPONE: INCHIESTA TANKAN
- 16 -
Economia internazionale ...
che hanno visto aumentare i profitti negli scorsi trimestri grazie ai processi di ristrutturazione, dovrebbe però essere meno buona nei mesi a
venire, probabilmente proprio per via del rilancio delle spese necessarie per espandere la produzione.
In maggio, la variazione tendenziale della produzione industriale
ha segnalato una forte espansione (4,2%), malgrado una riduzione rispetto al mese precedente (-1%). Questa battuta di arresto, secondo le
previsioni del Ministero dell’economia, industria e commercio, dovrebbe essere considerata una pausa temporanea: in giugno e luglio la
produzione industriale è prevista tornare a espandersi a ritmi robusti.
Il recupero dell’attività
Graf. 11 - GIAPPONE: REDDITO SPESA E
economica ha portato forti beCLIMA DI FIDUCIA DEI CONSUMATORI
58
nefici nel mercato del lavoro: 8,0
56
la disoccupazione, dopo aver 6,0
54
raggiunto il massimo del 5,5% 4,0
52
nell’agosto del 2002, è tornata 2,0
50
in maggio al livello di otto 0,0
48
anni prima (4 per cento). La ri- -2,0
46
duzione della disoccupazione -4,0
44
ha contribuito al miglioramen- -6,0
42
to della fiducia delle famiglie, -8,0
mag-04
nov -04
mag-05
nov -05
mag-06
che però non si è tradotto in un
Reddito dis ponibile (v ariaz ione tendenz iale)
incremento di spesa, anche per
Spes a (v ariaz ione tendenz iale)
Clima di f iduc ia dei c ons umatori - Tokio (s c ala dx )
una dinamica dei redditi conFonte: Thomson datastream.
tenuta: per i nuclei con capofamiglia lavoratore, la variazione tendenziale delle spese ha mostrato, in
maggio, ancora un segno negativo (-2,7%), in corrispondenza di una riduzione dei salari reali (-0,5% in maggio rispetto all’anno precedente).
La politica monetaria di espansione della liquidità portata avanti
dalla Banca del Giappone per 5 anni, ha finalmente mostrato i sui effetti positivi sul tasso di inflazione. Da gennaio, la variazione tendenziale
dell’indice dei prezzi al consumo si trova stabilmente in territorio positivo, e, in particolare, il dato di maggio ha mostrato un incremento dello 0,6%. In conseguenza delle mutate prospettive inflazionistiche
l’autorità monetaria giapponese, dal marzo scorso, ha modificato
l’obiettivo operativo della politica monetaria: dapprima ritornando a un
più tradizionale obiettivo sul tasso overnight, seppur mantenendo lo
stesso a zero; successivamente, nella riunione del 14 luglio, innalzando
- 17 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
UE 25
tale tasso allo 0,25%. Gli effetti della modifica delle linee guida della
politica monetaria si sono fatte sentire sulla quantità di moneta gia in
conseguenza della decisione di marzo: nel mese di maggio la quantità
di moneta (M1) si è ridotta di 9 decimi di punto rispetto al mese precedente. Secondo alcuni analisti la riduzione della liquidità, sia in Giappone sia negli altri paesi, sarebbe alla base della forte correzione dei
mercati azionari. Dai massimi dei primi giorni di aprile, l’indice Nikkei
225 dei maggiori titoli nipponici ha perso oltre 10 punti percentuali,
passando da oltre 17.300 a meno di 15.600.
Nel quadro ISAE, l’economia giapponese dovrebbe espandersi del
2,9% quest’anno e del 2,3% nel 2007, a riflesso di un profilo
trimestrale che riporterebbe la dinamica produttiva verso tassi di
espansione più contenuti, dopo l’esuberanza evidenziata nel 2005 e nel
primo trimestre dell’anno in corso. La moderazione congiunturale
risentirebbe principalmente del cambio di segno delle politiche
economiche. Da un lato, le misure restrittive di politica fiscale previste
per il rientro del deficit potrebbero condizionare l’evoluzione dei
consumi; dall’altro, la normalizzazione delle condizioni monetarie che
dovrebbe iniziare a verificarsi nella parte finale di quest’anno
renderebbe meno favorevole lo stimolo agli investimenti. Il
rallentamento nella domanda mondiale previsto per il 2007, che
riguarderà anche l’area asiatica, contribuirebbe inoltre a un
affievolimento dello stimolo estero.
L’attività economica nelGraf. 12 - UE25: PIL
(variazioni percentuali annue)
l’UE25, che aveva segnato
2,4
una ripresa già nel quarto tri2,2
mestre del 2005, ha mostrato
un’accelerazione più decisa
2,0
nei primi tre mesi di
1,8
quest’anno. Nell’Unione allar1,6
gata, il progredire del processo
1,4
di catching up dei dieci nuovi
1,2
Stati Membri ha continuato a
determinare, a partire dalla
1,0
I trim 2005
III trim 2005
I trim 2006
fine del 2004, un profilo di
A rea euro
UE 15
UE 25
crescita dei nuovi paesi più
Fonte: EUROSTAT.
elevato in media di circa un
decimo di punto percentuale rispetto a quello dell’UE15.
- 18 -
Economia internazionale ...
Nella seconda metà del 2005 e nei primi mesi del 2006, il principale fattore di traino nei nuovi Stati Membri è stato generalmente costituito dagli investimenti, spinti dall’afflusso sia di fondi strutturali sia di
investimenti diretti esteri. Le esportazioni, favorite dalla ripresa europea, hanno dato impulso alla crescita nonostante un generalizzato peggioramento della bilancia commerciale legato alla bolletta energetica.
Negli altri Stati (UE15) la ripresa ha mostrato, a partire dal quarto
trimestre del 2005, un progressivo consolidamento; nel primo trimestre
di quest’anno, la crescita è stata sospinta, oltre che dagli investimenti,
anche dai consumi privati. Il consolidamento di questi ultimi, dovuto a
un recupero di fiducia e a migliorate condizioni del mercato del lavoro,
fornisce un segnale positivo per le prospettive dell’area, in considerazione dell’andamento poco dinamico della spesa delle famiglie nel corso del 2005.
La ripresa europea si è accompagnata a un tasso di inflazione
sostanzialmente stabile, in parte contenuto dall’apprezzamento del
cambio. I rischi di una accelerazione nella crescita dei prezzi, tuttavia,
permangono a causa delle persistenti, elevate quotazioni delle
commodity energetiche che iniziano a determinare effetti di “second
round”. Le spinte inflazionistiche risultano più accentuate per i nuovi
Stati Membri: accanto all’alto prezzo del petrolio, solo recentemente,
in una prospettiva di ingresso nell’euro, questi ultimi hanno cominciato
a intraprendere politiche economiche più rigorosamente mirate al
contenimento dei prezzi.
Nel 2005, l’attività ecoGraf. 13 - REGNO UNITO: PRODOTTO
nomica nel Regno Unito ha
INTERNO LORDO E CONSUMI PRIVATI
(variazioni percentuali annue)
mostrato un deciso rallenta2,7
mento, registrando in media 2,6
2,5
un tasso di crescita del 1,9%, 2,4
assai più contenuto rispetto 2,3
2,2
all’anno precedente (3,3%). 2,02,1
La decelerazione è da imputa- 1,91,8
re principalmente alla delu- 1,61,7
dente dinamica della domanda 1,41,5
interna e in particolare dei 1,31,2
I t rim 2005 II t rim 2005 III t rim 2005 IV t rim 2005 I t rim 2006
consumi, influenzati dalla non
P ro do tto Interno Lo rdo
Co nsumi privati
brillante performance del mercato del lavoro e, fino al terzo Fonte: EUROSTAT.
- 19 -
Regno Unito
Rapporto ISAE - luglio 2006
trimestre dell’anno, dal parziale sgonfiamento della bolla immobiliare.
Dalla seconda metà del 2005, tuttavia, il ritmo di espansione è tornato,
su base congiunturale, più sostenuto. Tale tendenza si è confermata anche nei primi tre mesi del 2006 (0,6%, pari al 2,2% su base tendenziale, in accelerazione rispetto ai trimestri precedenti). Questo risultato è
imputabile alla ripresa degli investimenti (cresciuti dell’1,5% su base
congiunturale) che hanno compensato una contrazione della crescita
dei consumi dello 0,2 per cento.
Per ciò che concerne la domanda estera, il contributo alla crescita
delle esportazioni nette è stato negativo (-0,4 punti).
Dal lato dell’offerta, la produzione industriale, dopo un prolungato periodo di flessione, ha mostrato una ripresa nei primi mesi del
2006. Nonostante il recente recupero, tuttavia, permane ancora una
certa debolezza del settore manifatturiero a cui continua ad accompagnarsi la buona performance di quello dei servizi.
Il tasso di inflazione al
Graf. 14 - INDICE ARMONIZZATO DEI
consumo, dopo il picco
PREZZI AL CONSUMO
(variazione tendenziale)
raggiunto nel settembre dello
2,6
scorso anno (2,5%) ha
mostrato una decelerazione
2,4
nell’ultima parte del 2005. A
2,2
partire da aprile, tuttavia, si è
2,0
osservato un nuovo rialzo che
1,8
ha portato i prezzi al consumo
a raggiungere e superare in
1,6
maggio (2,2%) il valore
1,4
obiettivo fissato dalla Bank of
2005
2005
2005
2006
2006
England (BoE). Quest’ultima
Fonte: EUROSTAT.
ha mantenuto una posizione
attendista negli ultimi undici
mesi, lasciando inalterato il tasso ufficiale al 4,5% (l’ultimo rialzo del
tasso di interesse risale ad agosto 2005). Nel periodo più recente,
l’accelerazione della crescita si è accompagnata a una tendenza al
rialzo dei prezzi, aumentando le probabilità di una imminente stretta
monetaria.
Sulla base delle informazioni disponibili, nel biennio 2006-2007
l’ISAE prevede che la crescita per il Regno Unito si dovrebbe attestare,
in termini annui, rispettivamente al 2,2 e al 2,8%. L’attività economica
- 20 -
Economia internazionale ...
sarebbe favorita da un consolidamento della ripresa dei consumi, dal
miglioramento del mercato immobiliare e dallo sviluppo positivo del
ciclo degli investimenti. Ci si attende che anche le esportazioni nette
inizino a fornire un contributo positivo come effetto della migliorata
congiuntura europea.
La performance economiGraf. 15 - PAESI BALTICI: PIL
ca degli Stati membri dell’Eu(variazioni percentuali annue)
ropa Centro Orientale, nel
13,0
2005, è stata molto positiva.
12,0
Dopo un’accelerazione gene11,0
ralizzata nel secondo seme10,0
stre, che ha fatto registrare
9,0
tassi di sviluppo medi annui
superiori al 10% nei paesi bal8,0
tici, i dati per i primi mesi del
7,0
2006 mostrano un lieve rallen6,0
tamento della crescita.
I trim 2005
III trim 2005
I trim 2006
Estonia
Lettonia
Lituania
Con tassi di espansione
medi di circa il 4% all’anno Fonte: EUROSTAT.
tra il 1997 e il 2005, questi paesi hanno registrato risultati Graf. 16 - EUROPA CENTRO ORIENTALE: PIL
(variazioni percentuali annue)
migliori dei “vecchi” Stati
8
membri (2,5% in media nello
7
stesso periodo).
6
Lo scorso anno, la cresci5
ta del PIL più elevata è stata
4
registrata nei paesi baltici
3
(Estonia, Lettonia e Lituania),
2
pari rispettivamente a circa il
10, 11 e 8 per cento; i quattro
1
I trim 2005
III trim 2005
I trim 2006
paesi di maggiori dimensioni
Rep. Ceca
Ungheria
(Polonia, Ungheria, RepubbliPolonia
Slovenia
Rep Slovacca
ca Ceca e Repubblica Slovacca) hanno invece mostrato una Fonte: EUROSTAT.
dinamica più contenuta (i tassi
di crescita si sono attestati tra il 3 e il 6%).
La composizione della crescita ha mostrato una certa differenziazione all’interno della regione. Elementi comuni a tutta l’area, tuttavia,
- 21 -
I nuovi Stati
Membri
dell’Europa
Centro Orientale
Rapporto ISAE - luglio 2006
sono rappresentati dal rallentamento delle esportazioni, dovuto alla minore domanda da parte dei paesi UE15 e all’apprezzamento reale delle
valute nella regione, e dalla decelerazione della domanda interna. In
tutti i paesi, inoltre, il processo di sviluppo dell’area ha trovato nei fondi strutturali e di coesione e negli investimenti diretti esteri un importante fattore di sostegno.
Tab. 5
NUOVI MEMBRI DELL’UE, DISAVANZO DI BILANCIO PUBBLICO
(in percentuale del PIL)
2004
2005
2006*
Polonia
4,2
2,6
3,3
Ungheria
5,2
6,3
7,6
Repubblica Ceca
1,3
1,4
3,4
Repubblica Slovacca
2,3
1,6
2,4
Slovenia
1,8
1,5
1,7
Lettonia
0,8
0,1
1,2
Lituania
2,0
1,1
1
Estonia
1,8
1,5
1,1
Fonte: Commissione Europea.
* Previsioni.
Nonostante l’adozione di politiche macroeconomiche più rigorose, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia presentano disavanzi di bilancio pubblico elevati. Il mancato rispetto degli obiettivi imposti dai
parametri di Maastricht per ciò che riguarda il deficit di bilancio e il
tasso di inflazione, accanto alla presenza in alcuni paesi (Ungheria,
Slovenia e paesi baltici) di disavanzi delle partite correnti, sono gli elementi che hanno consigliato di posticipare la data di adozione dell’euro. In particolare, in giugno, la Commissione europea ha deciso che dal
primo gennaio 2007 solo la Slovenia entrerà a far parte dell’UEM.
Sulla base delle informazioni disponibili, per il 2006 l’ISAE prevede per l’insieme dei nuovi Stati Membri una crescita del 5,2%, in
accelerazione rispetto all’anno precedente (4,5%), guidata principalmente da un andamento vivace delle esportazioni e degli investimenti;
nel 2007 si determinerebbe un moderato rallentamento (4,9%) a seguito dell’indebolimento della domanda internazionale, in particolare della zona euro.
- 22 -
Economia internazionale ...
ECONOMIE EMERGENTI
L’evoluzione congiunturale in Russia è risultata molto positiva nel
2005, con un tasso di crescita per l’intero anno di oltre il 6%, frutto di
un secondo semestre particolarmente dinamico (7% su base tendenziale). Il dato dovrebbe, inoltre, avere scontato una relativamente minore
dipendenza dall’andamento del settore energetico, anche se l’elevato
surplus delle partite correnti, che per il secondo anno di seguito ha superato il 10% del PIL, è principalmente imputabile alle esportazioni di
gas e petrolio.
Molto dinamici si sono rivelati i consumi e gli investimenti privati, trainati rispettivamente da incrementi consistenti nel reddito disponibile delle famiglie e da elevati saggi di profitto. Inoltre, il governo
russo ha annunciato una politica economica volta al potenziamento,
tramite investimenti pubblici mirati, del settore dell’agricoltura,
dell’edilizia, della sanità e dell’istruzione.
Diversi sono i rischi associati all’evoluzione dell’economia russa:
la presenza di vincoli strutturali che ne limitano la capacità produttiva;
la permanenza di un ambiente ancora poco favorevole rispetto al potenziale degli investimenti esteri in ingresso, a causa del contesto economico e politico poco trasparente e dell’ingerenza dello Stato
nell’economia; un tasso di inflazione ancora troppo elevato, seppure in
diminuzione (10,9% nel 2005 contro l’11,7% nell’anno precedente).
l’ISAE stima che nel biennio di previsione l’attività economica in
Russia continui comunque a mostrare una dinamica sostenuta, con tassi di crescita di rispettivamente del 6,5 e 6%, soprattutto per effetto del
guadagno delle ragioni di scambio consentito dalle elevate quotazioni
dei prodotti energetici.
In America Latina, le prospettive congiunturali continuano a essere favorevoli; il PIL per l’area nel suo insieme dovrebbe espandersi, secondo la previsione ISAE, del 4,5% nel 2006 e 3,9% nel 2007, grazie
alla domanda estera e al miglioramento delle condizioni macroeconomiche interne, soprattutto in termini inflazionistici.
La domanda estera dovrebbe contribuire a consolidare la crescita
dell’area. In particolare, i paesi esportatori di petrolio, come il Venezuela, hanno migliorato, grazie ai surplus di bilancia commerciale,
la loro situazione debitoria internazionale. In altri paesi, come Brasile,
Colombia e Messico, i surplus commerciali si sono invece ridotti, de-
- 23 -
La Russia
America Latina
Rapporto ISAE - luglio 2006
terminando una spinta al deprezzamento delle valute nel corso del
2006, a cui ha contribuito anche la correzione operata dai mercati azionari; Argentina, Brasile, Cile e Messico, debitori netti nei confronti
dell’estero, risultano più vulnerabili alle variazioni dei cambi e alla volatilità dei mercati finanziari. La trasmissione degli shock finanziari al
settore reale dell’economia sembra meno probabile rispetto al recente
passato; il governo monetario è in generale più forte, l’inflazione è sotto controllo, il sistema bancario e assicurativo è più affidabile: la maggior solidità macroeconomica dell’area determina un ambiente più
favorevole per gli investitori esteri nelle operazioni off shore, rendendo
meno probabile un’improvvisa fuga di capitali.
Le elezioni politiche in
Graf. 17 - AMERICA LATINA: PIL
alcuni dei paesi dell’area hanDELLE PRINCIPALI ECONOMIE
(variazioni percentuali annue)
no delineato una svolta in sen20,0
so nazionalistico, che si è
16,0
riflessa nella tendenza verso
una riappropriazione delle ri12,0
sorse, in particolare nel campo
8,0
della politica energetica, un
fattore strategico nella pro4,0
spettiva di medio lungo termine di crescita dell’area; la
0,0
2004
2005
2006
2007
nazionalizzazione,
tramite
America Latina
Brasile
Argentina
Colombia
partecipazioni e joint venture
Venezuela
delle risorse, delle reti e delle
Fonte: elaborazioni ISAE su dati OEF e previsioni ISAE
infrastrutture determina un soper il 2006 e 2007.
stanziale aumento del gettito
pubblico in presenza di un rialzo degli utili delle imprese nazionalizzate. Gli elevati corsi delle materie prime stanno assicurando forti margini per l’industria, di cui i paesi si riappropriano, rinegoziando i termini
degli accordi con le aziende multinazionali estere di produzione, distribuzione e commercializzazione dell’energia. Accordi trans-regionali
per la costruzione d’infrastrutture potrebbero mutare gli equilibri del
settore del gas, petrolio e carbone nel prossimo futuro. La sistematica
carenza di risorse finanziarie interne, insieme alla fragilità storica di
quest’area, contribuiscono tuttavia a rendere poco attuabile un approccio autarchico all’energia nel medio periodo.
- 24 -
Economia internazionale ...
Tra i grandi paesi dell’area latino-americana, le prospettive per
l’Argentina sono particolarmente favorevoli per l’anno in corso
(6,8%). Il primo trimestre del 2006 ha registrato una crescita tendenziale dell’8,6%; nel prosieguo dell’anno, così come nel 2007, ci si attende una decelerazione del ritmo di sviluppo (4,3%). Il processo di
ritorno alla stabilità finanziaria sta dando buoni frutti. I consumi interni
in termini reali sono cresciuti del 9% nel 2005 rispetto all’anno precedente. La politica di rientro del debito estero si è sostanziata in un rimborso anticipato nello scorso gennaio del prestito contratto presso il
Fondo Monetario Internazionale; tale rimborso ha diminuito l’esposizione esterna del Paese, ma lo ha reso paradossalmente meno affidabile
poiché, al momento, non è più sottoposto al monitoraggio prudenziale
e contabile da parte delle organizzazioni internazionali. Se da un lato,
quindi, l’Argentina ha migliorato l’indice di rating e di servizio del debito, dall’altro non sembra probabile che riesca a beneficiarne per ottenere nuovi finanziamenti. Rimangono inoltre tuttora pendenti alcune
vertenze relative al debito pregresso in default.
Il Brasile, dopo il rallentamento sperimentato nel 2005, appare in
ripresa; l’ISAE prevede una crescita annua intorno al 4% nel prossimo
biennio. Nel primo trimestre del 2006, l’economia brasiliana ha registrato un aumento del 3,4 per cento in termini tendenziali. La restrizione monetaria volta a contenere l’inflazione, esplosa dopo la crisi del
2002 fino a toccare cifre prossime al 40%, ha avuto un impatto limitato
sulla crescita, ma ha sostenuto la credibilità internazionale della politica macroeconomica del Presidente Lula. I consumi interni in termini
reali, dopo la caduta del 2002-03, sono stabilmente in rialzo (3,2% nel
2005 rispetto all’anno precedente) e dovrebbero registrare un incremento del 4% nel 2006. Il deficit pubblico sembra sotto controllo; questo elemento dovrebbe determinare un contenimento della dinamica
del debito. Il commercio estero ha generato un avanzo di parte corrente; tale tendenza si dovrebbe confermare anche per il 2006, sostenendo
le positive previsioni di crescita. Il cambio del real con il dollaro americano sta tornando su livelli prossimi a quelli registrati antecedentemente alla crisi del 2002; lo shock dovuto alle dimissioni del Ministro
dell’Economia, a causa di episodi di corruzione, ha temporaneamente
incrementato la volatilità del cambio, dei corsi azionari e dei titoli pubblici. Come l’Argentina, il Brasile ha rimborsato il debito estero, migliorando i propri indicatori di rischio paese.
- 25 -
Argentina
Brasile
Rapporto ISAE - luglio 2006
Graf. 18 - BILANCIA DEI PAGAMENTI: SALDO COMMERCIALE
DI ALCUNE ECONOMIE SUD AMERICANE
(in milioni di dollari)
15.000
10.000
5.000
0
-5.000
-10.000
II Trim III Trim IV Trim I Trim
03
03
03
04
A rgentina
II Trim
04
III Trim IV Trim I Trim
04
04
05
Bras ile
Mess ic o
II Trim
05
III Trim IV Trim
05
05
V enez uela
Fonte: elaborazioni ISAE su dati Thomson Financial.
Graf. 19 - TASSO DI CAMBIO CON IL DOLLARO AMERICANO
0,48
0,096
0,46
0,094
0,44
0,092
0,42
0,40
0,090
0,38
0,088
0,36
0,086
0,34
0,084
0,32
0,30
0,082
I Trim II Trim III Trim IV Trim I Trim II Trim III Trim IV Trim I Trim II Trim
04
04
04
04
05
05
05
05
06
06
Peso Argentino
Real Brasiliano
Fonte: elaborazioni ISAE su dati Thomson Financial.
- 26 -
Peso Messicano (scala dx)
Economia internazionale ...
L’area asiatica continua a
Graf. 20 - ASIA: PIL DELLE PRINCIPALI
manifestare una crescita sosteECONOMIE
(variazioni percentuali)
nuta, con un incremento prossimo all’8,1% nel 2006 e al 10,5
7,3% nel 2007; all’interno del 9,5
continente, i paesi di nuova in- 8,5
dustrializzazione giocano un 7,5
ruolo di primaria importanza 6,5
(con una crescita del 5,3% nel 5,5
2006 e 4,5% nel 2007), anche 4,5
se Cina e India continuano a 3,5
2004
2005
2006
costituire il traino principale
A SIA (ESCL. GIA PP.)
CINA
dell’area. Le variabili che
INDIA
NICs
spingono l’espansione asiatiFonte: elaborazioni ISAE su dati OEF e previsioni ISAE
ca rimangono, in prospettiva il per il 2006 e 2007.
commercio estero e nazionale
e gli investimenti. Il rallentamento contenuto nel 2007 sconta un’evoluzione “ordinata” della congiuntura della regione, su cui incidono alcuni fattori di rischio. Il rialzo generale dei tassi d’interesse e la
conseguente riduzione della liquidità potrebbero infatti determinare
una diminuzione del flusso di finanziamenti per l’attività produttiva e
un aumento delle sofferenze bancarie, in alcuni casi già di un certo rilievo. La stretta alla liquidità potrebbe inoltre forzare il passaggio a regimi di cambio più flessibili per alcune valute, come lo yuan cinese e
lo won coreano. In questo quadro, il mantenimento della stabilità monetaria e finanziaria è una condizione necessaria per la conservazione
di un sostenuto trend espansivo nel prossimo biennio.
L’economia cinese si mantiene sui ritmi di crescita molto elevata
che hanno caratterizzato l’ultimo quinquennio; la stima ufficiale per il
2005 è del 9,9 per cento. Nel primo semestre del 2006, secondo le prime indicazioni fornite dall’ufficio di statistica, l’espansione si sarebbe
collocata al 10,9% in termini tendenziali; nelle stime dell’ISAE la dinamica economica potrebbe moderarsi leggermente nel prosieguo
dell’anno, dando luogo a tassi di sviluppo del 9,8% nella media di
quest’anno e del 9,2% nel 2007. Un forte contributo alla crescita proviene dalle esportazioni, che hanno ulteriormente gonfiato il surplus di
conto corrente (passato dal 2,8% del PIL nel 2003 al 6,3% nel 2005),
stimato dalle fonti nazionali in oltre 130 miliardi di dollari nel 2006.
- 27 -
ASIA
Cina
Rapporto ISAE - luglio 2006
L’adesione alla fine del 2001 all’Organizzazione Mondiale del Commercio ha contribuito, a rafforzare il ruolo della Cina nel commercio
globale. Il primo partner commerciale del gigante orientale è costituito
dagli Stati Uniti, seguito dall’Unione Europea e dal Giappone; la Cina
ha inoltre intensificato i rapporti con i paesi del ASEAN, consolidando
gli scambi bilaterali. La spesa pubblica dovrebbe aumentare per sostenere gli squilibri infrastrutturali del Paese, ma con una dinamica contenuta; il deficit si è attestato allo 0,7% del PIL nel 2005, in diminuzione
rispetto al biennio precedente.
Nel 2005, i settori dell’energia e delle infrastrutture hanno trainato
la domanda interna cinese, insieme ai servizi, il cui peso è stato più
volte rivisto al rialzo, fino a oltre il 40% del prodotto. La modificata
composizione del prodotto a favore dei servizi affievolisce i timori relativi a un eccesso di investimenti, soprattutto nel settore delle costruzioni; permangono le perplessità sul settore bancario, caratterizzato da
esposizioni eccessive e crediti di bassa qualità, ma ampiamente finanziato da quantità molto elevate di risparmio nazionale.
Il Consiglio di Stato cineGraf. 21 - CINA: RISERVE UFFICIALI E
SALDO DEL CONTO CORRENTE
se ha deciso alla fine di mag(in milioni di dollari)
gio 2006 di creare per decreto
180.000
1.200.000
la Banca Nazionale del Ri160.000
1.000.000
sparmio Postale; verranno uti140.000
lizzati gli uffici postali
120.000
800.000
100.000
esistenti sul vasto territorio al
600.000
80.000
fine di raccogliere e convo400.000
60.000
gliare l’enorme risparmio del
40.000
popolo rurale pari, secondo al200.000
20.000
cune stime, al 40% del PIL.
0
0
Oggi il sistema finanziario ci2003
2004
2005
2006
nese è completamente in mano
Riserve uf f iciali
Saldo del conto corrente (dx)
pubblica attraverso quattro
Fonte: elaborazioni ISAE su dati Thomson Financial
ed EIU.
grandi istituti, con rilevanti
problemi di performance e trasparenza; i crediti incagliati, inoltre,
viaggiano intorno al 5%. Obiettivo del governo è di evitare che il risparmio nazionale, con lo sviluppo dell’economia, venga spostato
presso banche o mercati finanziari esteri. La creazione della quinta
banca cinese potrebbe però non essere sufficiente a mantenere le risor-
- 28 -
Economia internazionale ...
se all’interno del Paese, vista la mancanza di una forte regolamentazione a tutela del risparmio, dell’investimento e del mercato.
Il sub-continente indiano
Graf. 22 - INDIA: ESPORTAZIONI ED
rappresenta, dopo la Cina, la
IMPORTAZIONI IN % DEL PIL
seconda area per rilevanza 3 0
economica; nel primo trime25
stre del 2006 l’India ha registrato una crescita del 9,3% su 2 0
base tendenziale; nel 2006, 1 5
l’ISAE prevede un tasso
d'espansione pari al 8,8%, a 1 0
cui seguirebbe una decelera5
zione (7,1% nel 2007). L’in0
20 0 3
2 00 4
2005
2 00 6
flazione interna appare sotto
Es p o r ta z ion i
Imp o rta z io n i
controllo, così come, più in
Fonte: elaborazioni ISAE su dati Thomson Financial
generale, il rischio-paese; le
ed EIU.
riforme strutturali avviate
dall’attuale Governo, insieme agli accordi internazionali siglati nell’ultimo anno, volti a consolidare i rapporti diplomatici e finanziari con alcuni grandi paesi, contribuiscono a determinare un solido ambiente
macroeconomico per il prossimo biennio. Gli investimenti reali si attestano intorno al 10% del PIL e sostengono la crescita interna; la politica fiscale è orientata al rigore e alla riduzione delle asimmetrie locali
nella tassazione; la riduzione generalizzata di prezzi e tariffe contribuisce a sostenere la previsione positiva per il biennio. Il commercio estero svolge un ruolo diverso da quello cinese, in particolare l’apertura
verso l’estero si riverbera nell’ampia dimensione delle importazioni,
che hanno superato il 25% del PIL. Inoltre, mentre la Cina è meta di
destinazione di investimenti diretti di imprese dell’area industriale nel
settore manifatturiero, l’India è andata caratterizzandosi, negli ultimi
anni, per la capacità d’attrazione di attività del settore dei servizi che
richiedono skill lavorative medio alte (informatica, contabilità, logistica, ecc..) L’India mostra un deficit di conto corrente crescente e persistente nell’ultimo biennio, che ha favorito il deprezzamento del cambio
della rupia. Dopo la fine del rigido controllo monetario sulla valuta, la
Federal Reserve Bank of India sta gradualmente introducendo maggiore flessibilità; questa manovra è coerente con la necessità di equilibrare
le partite correnti attraverso una svalutazione del cambio.
- 29 -
India
Rapporto ISAE - luglio 2006
L’indice di stabilità monetaria in India
L’India gioca un ruolo di primaria importanza fra i paesi asiatici emergenti; la sua
dimensione relativa la caratterizza, al pari della Cina, come motore della crescita dell’area.
Inoltre, questa economia rappresenta un polo crescente di attrazione per l’outsourcing di
importanti attività di servizi da parte dei paesi industriali. Il sistema finanziario e creditizio
indiano, nonostante abbia una storia consolidata, presenta problematiche rilevanti rispetto alla
regolamentazione, alla trasparenza, alla tassazione e alla competizione. Appare quindi
interessante, dato l’importante ruolo che riveste nel sostegno alla crescita tramite la reperibilità di
risorse destinate agli investimenti, approfondire il tema della sua stabilità.
Il Monetary Services Index (MSI) rappresenta una misura dell’utilizzo della moneta in un
sistema economico da parte delle famiglie per motivi transazionali; l’introduzione di questo
indicatore, dovuta a Barnett (1997)1 muove dall’insoddisfazione relativa all’utilizzo degli
aggregati monetari, che sommano attività disomogenee per scadenza e costo opportunità, per
l’analisi monetaria.
L’emergere di innovazioni sul mercato della moneta, come i sistemi di pagamento elettronico,
rende ancora più necessario l’utilizzo di tali indici, dal momento che presentano il vantaggio di
tenere conto di queste modifiche. Infatti, l’aggiornamento della composizione degli aggregati
monetari per includere la diffusione nell’utilizzo dei nuovi strumenti avviene con una certa
lentezza da parte delle istituzioni; gli indici MSI possono inoltre essere utilizzati per valutare
diversi obiettivi di policy, legati anche alla gestione del tasso di cambio. Il MSI viene usato
principalmente per l’analisi interna e per la valutazione dei rischi macroeconomici e non
costituisce un target esplicito2.
La costruzione di indicatori, come il MSI, per la valutazione della stabilità monetaria è prassi
consolidata nei paesi caratterizzati da una lunga tradizione della politica e gestione monetaria,
come gli Stati Uniti o l’Australia. L’indicatore può essere arricchito introducendo la variabile del
tasso di cambio, che corregge il costo opportunità della moneta domestica con quella estera, in
caso di forte apertura verso l’estero; nel caso dell’India, data la rigidità della valuta indiana, si è
ritenuto di non tenere conto di questa variabile. Inoltre, il MSI può essere calcolato su aggregati
monetari più ampi (es. M3), nel caso di un più elevato grado di sviluppo del sistema finanziario.
Possiamo definire il MSI nominale secondo la formula di Tornqvist-Theil come:
MSI
nom
t
= MSI
nom
t −1
 m itnom
∏  m nom
i =1 
i , t −1
n




w it
1
( w + w i , t −1 )
2 it
w it = (π itreal m itnom ) / y t
w it =
n
w it = ( R s − ris ) m isnom / ∑ ( R s − r js ) m nom
js
j =1
1
Barnett W.A. (1997) Which Road Leads to Stable Money Demand?, The Economic Journal, vol. 107, July,
pp.1171-1185.
2
Questa è forse la differenza principale con gli aggregati monetari che possono essere invece considerati dei
target della politica monetaria, come nel caso della Banca Centrale Europea.
- 30 -
Economia internazionale ...
Dove mitnom rappresenta la domanda nominale dello strumento i al tempo t; π è il costo d’uso
dell’asset che dipende a sua volta dal rendimento nominale del periodo (r) e dal rendimento
nominale dell’attività presa a confronto (R), che di solito ha un profilo rischio-rendimento
contenuto (es. titoli di Stato oppure pronti contro termine). Il MSI somma gli strumenti monetari
dopo averli pesati per il rispettivo costo opportunità, confrontato con le attività a basso rischio
sostitute; esso è quindi costruito come un numero indice, la cui stabilità, e non il livello, è rilevante
per valutare la situazione macroeconomica.
La tradizione indiana per il controllo monetario e finanziario è antica, derivando
dall’esperienza coloniale. Ciò rappresenta un grande vantaggio ai fini della analisi, per la
possibilità di lavorare su dati abbastanza affidabili.
INDIA: INDICE DI SERVIZIO MONETARIO (MSI)
(numero indice)
20
15
10
5
0
-5
19 9 7
19 9 8
19 9 9
2000
MSI M1
2001
2002
MSI M2-M1
2003
2004
2005
MSI M2
Fonte: elaborazione ISAE su dati Federal Reserve Bank of India e Thomson Datastream.
Il MSI è calcolato utilizzando dati mensili riferiti al periodo giugno 1997 - gennaio 2006; i dati
provengono dalla Indian Reserve Bank e da Thomson Datastream, e, se non altrimenti specificato,
sono espressi in valuta domestica (rupia) e in percentuale. Sono state calcolate le diverse componenti
del MSI, partendo dagli aggregati monetari più liquidi (M1 e M2); il grafico mostra come gli indici
siano abbastanza stabili, a conferma della strategia della banca centrale indiana, volta a consolidare
il sistema finanziario, in presenza di un cambio amministrato. La stabilità è peraltro un elemento non
comune nei paesi emergenti, specialmente quelli asiatici e dopo la crisi del 1997.
Il picco osservato nel 1998 è relativo all’appuntamento elettorale di quell’anno, insieme alle
tensioni valutarie che hanno generato un temporaneo disordine monetario domestico. Il picco verso il
basso del 2004 è probabilmente il risultato di diversi shock, come lo Tsunami e le tensioni nel Kashmir.
Il MSI calcolato sulla base dei dati relativi agli aggregati più liquidi, rappresentativi di
un’economia in via di sviluppo, evidenzia come la stabilità monetaria sia stata raggiunta dalla Federal
Reserve Bank of India nel periodo 1998-2005; questo risultato è di fondamentale importanza per
l’attuazione delle riforme strutturali auspicate per il Paese (Rajan, 2006)3 e, in un’ottica di medio
periodo, per la valutazione dei rischi di stabilità a seguito delle strette monetarie mondiali.
3
Rajan R. (2006) India: the Past in Its Future, Forum of Free Enterprise, January 20, Mumbai.
- 31 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Altre economie
asiatiche
Mercati
finanziari
La Corea del Sud si conferma su un sentiero stabile di crescita con
un aumento del PIL del 6,1% nel primo trimestre del 2006; l’ISAE prevede per il biennio 2006-07 un’espansione del 5,3 e 4,7%, più elevata
che nel biennio precedente. Indonesia, Taiwan, Singapore e Tailandia
mostrano una crescita sostenuta che si attesterebbe tra il 4,5% e il 6%
nel biennio di previsione.
Il Vietnam è, tra i paesi asiatici, quello che sta espandendosi più
rapidamente, grazie ai buoni rapporti con la Cina e gli Stati Uniti, che
delocalizzano le loro imprese a Hanoi e Ho Cin Minh City: il costo della manodopera risulta inferiore di oltre il 20% rispetto alla Cina. Alla
fine dell’anno in corso il Vietnam dovrebbe entrare a far parte dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC); secondo l’OMC il suo
reddito pro capite dovrebbe arrivare nel 2007 ai 640 dollari, rispetto ai
180 dollari registrati nel 1993.
I paesi emergenti che possono essere considerati più fragili all’interno dell’area asiatica sono l’Indonesia e le Filippine; quest’ultima è
l’unico debitore netto nei confronti dell’estero.
I mercati finanziari asiatici hanno esibito andamenti non dissimili
da quelli delle altre economie più sviluppate, evidenziando però una
maggiore volatilità. A seguito delle attese di un ulteriore innalzamento
Graf. 23 - INDICE DI RISCHIO PAESE
45
40
35
30
25
20
I Trim II Trim III Trim IV
03
03
03
Trim
03
I Trim II Trim III Trim IV
04
04
04
Trim
04
India
Corea del Sud
I Trim II Trim III Trim IV
05
05
05
Trim
05
I Trim
06
Hong Kong
Fonte: elaborazioni ISAE su dati Thomson Financial.
dei tassi di interesse negli Stati Uniti e le prospettive di una svolta in
senso restrittivo in Giappone, si è determinata una ricomposizione di
- 32 -
Economia internazionale ...
portafoglio degli operatori che ha riguardato in misura rilevante gli investimenti nei mercati emergenti, caratterizzati da profili di rischio più
elevato. In particolare, dalla metà del mese di maggio, l’indice Hang
Seng di Hong Kong ha registrato una discesa del 12%, il BSE di Mumbay di oltre il 30%, mentre l’indice della borsa coreana ha lasciato sul
terreno il 20 per cento. Tale correzione sembra avere avuto carattere
temporaneo: dalla metà del mese di giugno si è assistito ad una ripresa
dei corsi.
Nonostante le turbolenze nei mercati borsistici, gli indici di rischio paese non hanno mostrato nel recente periodo correzioni significative, evidenziando una sostanziale stabilità.
- 33 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Riserve ufficiali dei paesi asiatici
Le riserve ufficiali dei paesi emergenti sono principalmente detenute in dollari statunitensi; a
livello globale la quota in dollari sul totale delle riserve ufficiali è però diminuita negli ultimi anni,
passando dal 71% del 1999 al 66% del 2005, anche per effetto del deprezzamento della valuta
americana nel triennio 2003-05.
I paesi emergenti asiatici, a seguito della crisi valutaria della fine degli anni novanta, hanno
accumulato inoltre un’ingente quantità di riserve denominate nella valuta statunitense per
garantirsi la stabilità del cambio. La Cina, in particolare, che da sola detiene il 20% delle riserve
mondiali, ha raggiunto i 900 miliardi di dollari a giugno, con una crescita di oltre 56 miliardi nel
primo trimestre dell’anno, in conseguenza del forte surplus di conto corrente e del sostenuto
afflusso di investimenti diretti. Il secondo paese per dimensione delle riserve è il Giappone (860,2
miliardi a fine aprile), seguito dalla Corea del Sud.
PAESI ASIATICI: RISERVE UFFICIALI
(in milioni di dollari)
1.050.000
800.000
550.000
300.000
50.000
2003
Cina
2004
Giappone
2005
Corea del Sud
Tailandia
2006
Singapore
Hong Kong
Fonte: elaborazioni ISAE su dati Thomson DATASTREAM e EIU.
Nota: Previsione 2006 non disponibile per il Giappone.
Anche le banche centrali di paesi con regimi di cambio fluttuanti hanno accumulato riserve al
fine di evitare apprezzamenti delle rispettive valute e mantenere la competitività delle proprie
esportazioni.
Dati questi elementi, alcuni autori si sono chiesti1 se le Banche centrali di questi paesi non
detengano quantità di riserve in eccesso rispetto agli scopi prefissati.
Sono state proposte diverse regole del pollice utili per valutare la dimensione ottima delle
riserve; secondo la “regola di Guidotti – Greenspan – Fondo Monetario Internazionale”2, il
rapporto tra le riserve ufficiali e il debito a breve termine, in scadenza entro un anno, dovrebbe
1
Si veda ad esempio: Rodrik D. (2006) The social cost of foreign exchange reserves, NBER Discussion Paper
n. 5843.
- 34 -
Economia internazionale ...
essere di uno a uno. Un altro parametro per valutare l’esistenza di riserve in eccesso è relativo al
commercio; secondo questo criterio le riserve dovrebbero essere almeno pari al valore di 3 mesi di
importazioni.
La quantità di riserve ufficiali in rapporto al PIL per l’insieme dei paesi emergenti ha
raggiunto il 30% nel 2004, corrispondenti a 8 mesi di importazioni. Nello stesso anno il rapporto
tra debito estero a breve e riserve appare inferiore all’unità per la gran parte dei paesi asiatici (ad
esempio Cina, India, Indonesia e Corea del Sud) e dei paesi latino americani (tra gli altri Brasile,
Cile e Colombia). Alla luce della regola di Guidotti – Greenspan, così come per quella del
commercio, la dimensione delle riserve ufficiali dei paesi asiatici, emergenti e non, apparirebbe
eccessiva. Secondo numerosi osservatori, i paesi emergenti sono caratterizzati da una struttura
finanziaria e debitoria più solida, rispetto allo scorso decennio.
La forte domanda di attività denominate in dollari ha, inoltre, avuto effetti depressivi sui
rendimenti dei titoli obbligazionari, acquistati dalle banche centrali delle economie emergenti. Come
osservano Warnock e Warnock (2005)3 l’effetto della sostenuta domanda sui rendimenti dei titoli
statunitensi a dieci anni è stato di una diminuzione compresa tra i 105 e i 150 punti base.
L’appiattimento della curva dei rendimenti statunitense, per quanto riguarda il segmento relativo alle
lunghe scadenze è stato quindi determinato, nel triennio 2003-05, anche dall’operare di tale
meccanismo.
Recentemente, la curva dei tassi dell’interesse americana ha mostrato una pendenza
leggermente negativa: la restrizione monetaria, iniziata da Alan Greenspan e proseguita da Ben
Bernanke, ha portato il tasso a breve al 5,25% mentre i rendimenti a lungo termine si sono attestati
poco oltre il 5%, pur in presenza di crescenti rischi inflazionistici e di una sostenuta performance
macroeconomica.
Come visto, la tendenza all’accumulo delle riserve ufficiali da parte dei paesi asiatici è
proseguita anche in questa prima parte del 2006; nella misura in cui il meccanismo sopra descritto
ha continuato ad operare, è possibile che abbia contribuito a contenere i rendimenti a lungo
termine. Nel passato, l’inversione della pendenza della curva dei rendimenti statunitense ha
anticipato periodi di contrazione dell’attività economica; in questo caso, però il valore segnaletico
di tale indicatore risulterebbe parzialmente compromesso, proprio da questi nuovi fenomeni nel
panorama degli investimenti internazionali.
Nel Rapporto del febbraio 2006 l’ISAE aveva già affrontato il tema dell’inversione della curva
dei rendimenti americana (cfr. L’inversione della curva dei tassi negli Stati Uniti) e della sua capacità
segnaletica in questa particolare fase ciclica: era stato condotto un esercizio di stima della probabilità
di una recessione negli Stati Uniti sulla base di un modello probit la cui principale variabile
esplicativa era costituita dalla pendenza della curva dei rendimenti, espressa come differenziale tra i
tassi a 10 anni e quelli a 3 mesi. In base ad una nuova verifica, la probabilità di recessione si
conferma sui livelli precedentemente stimati, appena al di sopra del 30%, soglia limite oltre la quale si
anticipano fasi recessive.
2
Pablo Guidotti era il Ministro delle Finanze argentino e per primo sottolineò l’importanza del rapporto tra riserve
e debito a breve; questo principio fu ripreso da Alan Greenspan, presidente della Federal Reserve Bank
americana, nel 1999 e successivamente da Stanley Fischer del FMI nel 2001.
3
Warnock F. E., Warnock V. C. (2006) International capital flows and US interest rates, Board of Governors of
the Federal Reserve System, Paper n. 840. Bisogna sottolineare che questa posizione argomentata dalla
Federal Reserve americana è criticata da alcuni ricercatori della stessa.
- 35 -
Area dell’euro: evoluzione recente
e previsioni 2006-07
CRESCITA, OCCUPAZIONE, INFLAZIONE
L’attività economica nell’area dell’euro, dopo il rallentamento
dell’ultimo trimestre dello scorso anno, nei primi tre mesi del 2006, si
è nuovamente rafforzata. Il PIL ha, infatti, registrato un tasso di crescita doppio (0,6% su base congiunturale) rispetto a quello degli ultimi tre
mesi del 2005.
La maggiore vivacità si è
Graf. 1 - AREA EURO: PIL E CONTRIBUTI
ALLA CRESCITA
accompagnata a segnali di
(variazioni percentuali annue e punti percentuali)
consolidamento, in prospettiva, della ripresa. Tutte le com- 2,5
ponenti della domanda hanno 2,0
mostrato un’accelerazione; an- 1,5
che i consumi privati, che nel 1,0
2005 stentavano a ripartire, 0,5
hanno evidenziato una crescita
0,0
vivace (0,7% rispetto al quarto
trimestre 2005) dopo una so- -0,5
stanziale stagnazione (0,1%) -1,0 Q12003
Q12004
Q12005
Q12006
nel trimestre precedente. A
PIL
Domanda interna
Domanda estera
tale risultato hanno contribuito
Fonte: EUROSTAT.
un migliorato clima di fiducia
dei consumatori e più favorevoli condizioni del mercato del lavoro. Un
forte incremento è stato registrato anche dal commercio con l’estero.
Nonostante, il nuovo rialzo delle quotazioni dell’euro, le esportazioni
europee hanno conservato nei primi mesi dell’anno una buona tenuta
sui mercati internazionali (3,1% la variazione congiunturale); d’altro
canto, il rafforzamento della domanda interna ha stimolato un aumento
anche delle importazioni (2,5%).
- 37 -
Area dell’euro
Rapporto ISAE - luglio 2006
Andamento nei
singoli paesi
In Germania, l’andamento del PIL, dopo avere segnato il passo nel
quarto trimestre 2005 con un tasso di crescita congiunturale nullo, ha
registrato un rimbalzo nei primi tre mesi dell’anno (0,4%), anche se inferiore alle attese. L’accelerazione è stata determinata principalmente
da una ripresa della domanda interna, grazie in particolare ai consumi
cresciuti, sia nella componente pubblica sia in quella privata, dello
0,6% in termini congiunturali.
Le esportazioni, nonostante l’apprezzamento dell’euro, hanno registrato una buona performance, soprattutto grazie alla ripresa dell’attività economica in Europa e a un andamento contenuto dei costi
unitari di produzione delle imprese tedesche. Gli investimenti hanno,
invece, sperimentato una flessione dello 0,6% congiunturale, depressi
dalla componente in costruzioni che è stata penalizzata da un inverno
particolarmente rigido. Nel primo trimestre dell’anno, la domanda interna e le esportazioni nette hanno fornito un contributo positivo alla
crescita del prodotto, rispettivamente per 0,1 e 0,3 punti percentuali.
Anche in Francia il ritmo di sviluppo del prodotto ha segnato una
accelerazione, nel primo trimestre del 2006, rispetto al trimestre precedente (0,5% dallo 0,3%). In particolare, si è registrato un deciso incremento dei consumi privati (0,8% congiunturale) a cui si è, però,
accompagnato un rallentamento degli investimenti (0,2% dopo uno
0,9% nel precedente trimestre). Nel complesso, la domanda interna ha
fornito un contributo nullo alla crescita; questo risultato però è attribuibile principalmente a un processo di riduzione delle scorte (che hanno
sottratto 0,7 punti percentuali alla crescita congiunturale). Le esportazioni nette hanno contribuito per 0,5 punti.
La Spagna ha continuato a mostrare un ritmo di espansione assai
sostenuto (rispettivamente 0,9 e 0,8% su base congiunturale nei due trimestri), confermandosi, tra le principali economie dell’area, quella caratterizzata dal ciclo espansivo più vivace. Nel primo trimestre del
2006, la crescita è stata trainata da una domanda interna molto dinamica (0,9% congiunturale) seppure in decelerazione rispetto alla media
del 2005 (1,2%). In particolar modo, sono aumentati i consumi privati,
in parte stimolati da tassi di interesse reali ancora negativi, che hanno
fornito un contributo alla crescita di 0,4 punti (nullo il contributo dei
consumi pubblici). Gli investimenti fissi, che avevano mostrato un forte rimbalzo nel quarto trimestre del 2005 (2,1% congiunturale), hanno
decelerato, fornendo comunque un apporto positivo di 0,3 punti. Le
- 38 -
Area dell’euro ...
esportazioni, stimolate dalla buona congiuntura dell’economia europea, sono cresciute del 5,1% congiunturale, dopo la brusca flessione
del trimestre precedente (-1,2%). Tuttavia, a causa del forte incremento
anche delle importazioni (4,4% in termini congiunturali), l’effetto delle
esportazioni nette sulla crescita del PIL è stato negativo (-0,2 punti).
Dalla seconda metà del 2005, per il complesso dell’area, l’attività
manifatturiera ha registrato un deciso rafforzamento. Nel primo trimestre del 2006, la produzione industriale, al netto del settore delle costruzioni, ha segnato un incremento vicino all’1% su base
congiunturale.
A livello dei singoli paesi, si è però evidenziata una elevata difformità e i dati a frequenza mensile hanno mostrato una notevole volatilità. In Francia, nel periodo più recente, la produzione industriale ha
registrato una contrazione dell’1,4% in aprile seguita però da un risultato molto positivo in maggio (2,0%). In Germania, l’indice ha evidenziato un brusco e inatteso calo dell’0,6% in marzo parzialmente
imputabile a problemi statistici e agli scioperi che si sono verificati nel
paese. L’attività industriale è tornata a mostrare sostanziali segni di rafforzamento nei mesi primaverili aumentando, su base congiunturale,
dello 0,4% in aprile e dell’1,4% a maggio.
Graf. 2 - ASPETTATIVE DELLE IMPRESE IN GERMANIA E
PRODUZIONE INDUSTRIALE NELL'AREA EURO
(numero indice e variazioni percentuali annue, media mobile a 3 termini)
110
6,0
105
5,0
4,0
100
3,0
95
2,0
90
1,0
85
0,0
80
-1,0
75
-2,0
70
-3,0
2003
Indice IFO
2004
Prod industr euro (scala ds)
2005
2006
Prod. Ind Germania
Fonte: EUROSTAT, IFO.
- 39 -
Prod. Ind Francia
Prod Ind Spagna
Tendenze
recenti e
prospettive a
breve termine
Rapporto ISAE - luglio 2006
La fiducia delle imprese dell’area euro, a partire dalla metà del
2005, ha continuato a irrobustirsi, mentre i consumatori europei hanno
mostrato una maggiore cautela.
L’indice del clima di fiducia degli imprenditori monitorato dalla
Commissione Europea ha segnato, da maggio 2005, una rapida tendenza al miglioramento. Indicazioni simili sono giunte per il settore manifatturiero dell’area dell’euro dall’indice PMI. Quest’ultimo, dopo aver
toccato nel mese di aprile dello scorso anno un valore al di sotto dei 50
punti (la soglia che separa la contrazione dall’espansione economica),
ha evidenziato a partire da luglio 2005 una ininterrotta tendenza al rialzo, raggiungendo a giugno il livello più elevato degli ultimi 5 anni.
Graf. 3 - AREA EURO: INDICATORI DEL CLIMA DI FIDUCIA E PMI
(saldi destagionalizzati)
5
60
58
0
56
54
-5
52
-10
50
48
-15
46
44
-20
42
40
-25
2003
2004
Consumatori
2005
Industria
2006
PMI manif atturiero (scala ds)
Fonte: Commissione Europea e NTG Research.
A livello nazionale, fino ad aprile, i segnali provenienti dalle inchieste sono stati orientati all’ottimismo. Di particolare rilievo i dati
provenienti dalla Germania, dove sia l’indice ZEW, che misura il sentiment degli operatori finanziari, sia l’indice IFO, relativo agli imprenditori tedeschi, hanno raggiunto livelli al di sopra delle rispettive medie
di lungo termine. I dati qualitativi più recenti hanno fornito indicazioni
miste: l’indice IFO, dopo una leggera flessione in maggio, ha segnato
un nuovo rialzo in giugno (da 105,7 a 106,8); nello stesso mese l’indice ZEW ha invece mostrato un netto ripiegamento (da 50 a 37,8) che si
è bruscamente accentuato in luglio.
- 40 -
Area dell’euro ...
Il clima di fiducia dei consumatori dell’euro ha mostrato una
tendenza al miglioramento più contenuta. Secondo i dati più recenti
diffusi dalla Commissione Europea, in giugno il clima si è stabilizzato
rispetto al mese precedente, mantenendosi comunque sui valori più
elevati dal settembre del 2002. Dal mese di aprile, in particolare, si è
registrato un peggioramento dei giudizi relativi alle prospettive future
dell’economia, a cui si è associata una maggiore propensione al
risparmio.
Tra le principali economie inoltre, si è evidenziato un marginale
deterioramento del clima sia in Germania, (-5 il livello in giugno, da -3
del mese precedente), sia in Francia (-15 il saldo delle risposte, da -13
del mese precedente), frutto di un peggioramento generalizzato di quasi tutte le componenti dell’indicatore.
Dopo una tendenza alla decelerazione tra agosto e dicembre dello
scorso anno, nella prima parte del 2006 si è registrata una dinamica inflazionistica più vivace. Nonostante la parziale compensazione dovuta
al rafforzamento dell’euro sul dollaro, le elevate quotazioni del greggio
e delle altre materie prime sui mercati internazionali hanno cominciato
a riflettersi dai prezzi alla produzione all’indice armonizzato dei prezzi
al consumo. Quest’ultimo a giugno ha raggiunto il 2,5% su base tendenziale, il valore più elevato dal settembre 2005. L’indice complessiGraf. 4 - AREA EURO: INDICE ARMONIZZATO DEI PREZZI AL CONSUMO
E SUE PRINCIPALI COMPONENTI
(variazioni percentuali annue)
3,0
16,0
14,0
2,5
12,0
10,0
2,0
8,0
1,5
6,0
4,0
1,0
2,0
0,5
0,0
gen- feb- mar- apr- mag- giu- lug- ago- set- ott- nov- dic- gen- feb- mar- apr- mag- giu05 05 05 05 05 05 05 05 05 05 05 05 06 06 06 06 06 06
indice generale
alimentari
servizi
Fonte: EUROSTAT.
- 41 -
energetici (scala destra)
Dinamica dei
prezzi
Rapporto ISAE - luglio 2006
Mercato del
lavoro
Previsione
vo è spinto al rialzo dei prezzi dei prodotti energetici (11% a giugno la
variazione della componente energetica).
Al netto delle componenti più volatili (energia e beni alimentari
non processati), tuttavia, l’inflazione core, sebbene ancora sotto controllo, inizia a mostrare una lieve tendenza al rialzo. Dopo una marginale flessione in maggio (1,5%) si è nuovamente attestata in giugno sui
valori di aprile (1,6%), secondo le prime stime dell’EUROSTAT.
Le condizioni nel mercato del lavoro sono state connotate, per tutto il 2005, da una tendenza al miglioramento. Il tasso di disoccupazione ha mostrato una costante discesa, che si è protratta anche nella
prima metà dell’anno in corso. I dati mostrano una flessione del saggio
di disoccupazione di 5 decimi di punto percentuale nell’arco dei dodici
mesi del 2005, e di 4 tra gennaio e maggio 2006, mese nel quale il tasso di disoccupazione (7,9%) ha toccato il minimo da aprile 2002. Il rafforzamento del tono congiunturale appare confermato anche dai dati
sull’occupazione. Nel primo trimestre del 2006, il numero degli occupati è cresciuto dello 0,9% su base tendenziale, in accelerazione rispetto allo 0,7% del quarto trimestre dello scorso anno. I rischi
inflazionistici legati al mercato del lavoro sembrano, tuttavia, essere
ancora molto contenuti, vista la reazione fino a ora molto modesta del
tasso di crescita salariale.
Sulla base delle informazioni disponibili, l’ISAE prevede che nel
continuo del 2006, la dinamica dell’area dovrebbe mantenersi favorevole. In linea con le indicazioni di miglioramento del clima di fiducia
degli imprenditori e dei consumatori, la domanda interna dovrebbe
continuare a fornire un apporto positivo alla crescita anche nei successivi tre trimestri. La buona performance del mercato del lavoro e la
moderazione dell’inflazione, grazie al rialzo dei tassi dell’interesse e
all’apprezzamento del cambio, potrebbe determinare un aumento del
reddito disponibile reale e per questa via stimolare i consumi. Ci si attende anche che il dinamismo della domanda internazionale continui a
sostenere le esportazioni nette dell’area. Secondo le stime che l’ISAE
ha effettuato con IFO e INSEE, nell’Eurozone Outlook del 12 luglio, il
PIL dell’area dovrebbe aumentare tra lo 0,5 e lo 0,6% nei restanti trimestri dell’anno, risultando favorevolmente sospinto dal buon andamento dell’attività industriale. Sulla base di questo profilo, il PIL, nella
media del 2006, si attesterebbe al 2,1 per cento.
- 42 -
Area dell’euro ...
Nella prima metà del 2007, si dovrebbero manifestare gli effetti di
freno sui consumi legati al pacchetto fiscale approvato in Germania
che prevede il rialzo del 3% dell’aliquota dell’IVA. Il rallentamento tedesco dovrebbe incidere negativamente sul tasso di espansione dell’attività economica per l’area nel suo insieme. Nel resto dell’anno, tale
effetto andrebbe progressivamente a scomparire: il profilo trimestrale
mostrerebbe quindi un’accelerazione progressiva (dallo 0,3% allo
0,6%), tale da determinare, in media d’anno, un tasso di crescita del
PIL dell’1,8 per cento.
POLITICA MONETARIA E MERCATI FINANZIARI
A metà giugno la Banca Centrale Europea ha attuato il terzo rialzo
dei tassi di interesse ufficiali, dopo quelli decisi a dicembre 2005 e
marzo 2006. Come nei due interventi precedenti, il ritocco è stato di un
quarto di punto, ed ha portato il tasso di riferimento sulle operazioni di
rifinanziamento principali al 2,75%, il tasso sui depositi overnight
presso la banca centrale all’1,75% e il tasso di rifinanziamento marginale al 3,75 per cento.
Graf. 5 - AREA EURO: TASSI DI INTERESSE
(valori percentuali, dati giornalieri)
4
3 ,5
3
2 ,5
2
1,5
1
0 ,5
2006
2005
Oper az ioni di r if inanz iamento pr inc ipali
EONIA
Oper az ioni di r if inanz iamento mar ginali
Depos iti ov er night pr es s o il SEBC
Tas s o a 1 anno
Tas s o a 2 anni
Fonte: Datastream e BCE.
- 43 -
Decisioni della
Banca Centrale
Europea
Rapporto ISAE - luglio 2006
Miglioramento
delle prospettive
economiche
Gli interventi attuati dalle autorità monetarie europee nei mesi
scorsi sono stati decisi in un contesto caratterizzato dal consolidamento
dei segnali di ripresa congiunturale, dall’aumento dei rischi
inflazionistici nel breve periodo, da un rialzo delle aspettative di
inflazione nel medio-lungo termine e dal perdurare di condizioni di
abbondante liquidità.
A livello internazionale, nella prima metà del 2006 non si è verificato il temuto rallentamento dell’economia americana e la crescita
mondiale è proseguita a tassi sostenuti. Le politiche monetarie delle
principali aree economiche hanno seguito un orientamento restrittivo.
Negli Stati Uniti, in particolare, la Federal Reserve ha aumentato,
dall’inizio dell’anno, il tasso obiettivo sui Fed Funds di un punto percentuale, dal 4,25 al 5,25 per cento.
Nel corso dei primi mesi del 2006 si sono rafforzati i segnali congiunturali positivi per le economie dell’area dell’euro, determinando
un miglioramento delle prospettive di crescita nel biennio in corso.
Le valutazioni più recenti della Banca Centrale Europea riflettono
tale aumentato ottimismo. Nonostante, infatti, le proiezioni macroeconomiche degli esperti della BCE formulate in giugno scontino, rispetto
alle precedenti proiezioni di marzo, un euro più forte (1,27 anziché
Tab. 1
PROIEZIONI MACROECONOMICHE DELLA BCE
2006
2007
PIL
Marzo 2006
2,1
2,0
Giugno 2006
2,1
1,8
CPI armonizzato
Marzo 2006
2,2
2,2
Giugno 2006
2,3
2,2
Marzo 2006
2,55
2,55
Giugno 2006
3,1
3,9
Euribor a 3 mesi
Cambio euro/$
Marzo 2006
1,21
1,21
Giugno 2006
1,27
1,27
Prezzo del petrolio ($/barile)
Marzo 2006
66,1
67,5
Giugno 2006
70,3
73,9
Tassi a lungo termine
Marzo 2006
3,6
3,7
Giugno 2006
4,0
4,3
- 44 -
Area dell’euro ...
1,21 ipotizzato nello scenario di marzo), un prezzo del petrolio più elevato (70,3 dollari nel 2006 e 73,9 nel 2007, contro 66,1 e 67,5 rispettivamente), ed una politica monetaria sensibilmente più restrittiva
(basandosi sulle attese dei mercati, l’Euribor a 3 mesi è posto in media
nel 2006 pari a 3,1% e nel 2007 a 3,9%, livello notevolmente più elevato rispetto al 2,55% costante ipotizzato nelle proiezioni di marzo), la
crescita economica dell’area prevista per il biennio 2006-2007 è stata
mantenuta praticamente sugli stessi livelli: il PIL continuerebbe a crescere del 2,1% nel 2006, e aumenterebbe dell’1,8% nel 2007, solo due
decimi di punto in meno rispetto alle proiezioni di marzo.
Al miglioramento delle prospettive di crescita economica
nell’area dell’euro si è associato un aumento dei rischi inflazionistici di
breve periodo, spinti soprattutto dalla forte dinamica delle quotazioni
dei prodotti energetici e dall’aumento delle imposte indirette deciso in
Germania per il 2007. Il prezzo del petrolio, in particolare, ha raggiunto nuovi record e nei primi sei mesi del 2006 si è collocato su un livello
in media di oltre il 20% superiore a quello medio del 2005, con punte
che hanno sfiorato per il Brent i 75 dollari al barile agli inizi di maggio.
Tale aumento, sommandosi a quelli, anch’essi di notevole entità, registrati negli anni scorsi ha determinato un incremento delle quotazioni
petrolifere del 350% nell’ultimo quinquennio. Gli effetti sui prezzi al
consumo sono risultati complessivamente modesti in tutto il periodo e,
in particolare, nei primi cinque mesi dell’anno l’inflazione non ha superato il 2,5%, livello raggiunto in maggio e, secondo le stime preliminari, in giugno.
Nel primo semestre dell’anno in corso, un effetto di contenimento
è venuto dal rafforzamento dell’euro che, nel rapporto di cambio con il
dollaro statunitense, è passato da livelli di 1,20 di inizio d’anno a 1,28
nella prima settimana di luglio, con punte di quasi 1,30 agli inizi di
giugno.
Nonostante la core inflation si sia mantenuta stabilmente al di sotto dell’1,5%, indicando la sostanziale assenza finora di effetti indiretti
e di second round sui prezzi finali, la forte dinamica dei prezzi energetici ha comunque determinato, in un contesto di espansione economica
più sostenuta, un aumento dei rischi inflazionistici.
Un ulteriore fattore di rischio per l’andamento dei prezzi nell’area
dell’euro è rappresentato dalla sostenuta dinamica degli aggregati monetari in presenza di una già abbondante liquidità nei mercati. L’aggre-
- 45 -
Aumento dei
rischi
inflazionistici
nel breve
periodo
Liquidità
abbondante e in
continua
espansione
Rapporto ISAE - luglio 2006
Aumento delle
aspettative di
inflazione di
medio periodo
Condizioni
monetarie
Curve dei
rendimenti
gato di riferimento M3 è risultato in progressiva e sostenuta crescita
nel corso dei primi cinque mesi del 2006, dal 7,4% di dicembre 2005
all’8,9% del maggio scorso. La sua espansione è stata sostenuta dalle
componenti meno liquide, mentre l’aggregato M1 ha complessivamente registrato un contenimento della crescita, con tassi di aumento pari
in media nei primi cinque mesi dell’anno al 10%, più moderati rispetto
a quelli del secondo semestre del 2005, che in media sono stati superiori all’11 per cento.
Tra le contropartite, segnali positivi sono venuti dalla sostenuta e
crescente dinamica dei prestiti al settore privato, passata dal 9,2% di
dicembre 2005 all’11,4% in aprile e maggio. In accelerazione risultano, in particolare, i prestiti alle imprese non finanziarie ed il credito al
consumo, con segnali di moderazione invece nell’andamento dei mutui
per l’acquisto di abitazioni.
L’andamento delle attese degli operatori relativamente all’andamento dei prezzi nel medio periodo riveste un’importanza notevole ai
fini dell’efficacia della politica monetaria nel raggiungimento degli
obiettivi di contenimento dell’inflazione.
Affinché infatti le pressioni che stanno determinando uno sconfinamento del tasso di inflazione rispetto all’obiettivo del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea rimangano confinate al breve periodo e non
inneschino una reazione a catena con traslazioni sui prezzi finali e adeguamenti di altri fattori di costo, è fondamentale che le autorità monetarie siano credibili e che di conseguenza le aspettative di medio
periodo dei mercati risultino in linea con gli obiettivi di inflazione. Un
indicatore utilizzato dalla Banca Centrale Europea come proxy delle attese inflazionistiche dei mercati è la break even inflation calcolata sulle
scadenze medio-lunghe (4 e 9 anni). Tale indicatore, che era sceso sotto il il 2% alla fine dello scorso anno, è aumentato successivamente,
raggiungendo quasi il 2,3% agli inizi di maggio e oscillando intorno al
2,2% successivamente.
L’indice delle condizioni monetarie, elaborato dall’ISAE, segnala
un inasprimento nel corso dei primi cinque mesi dell’anno, per effetto
sia dell’aumento dei tassi di interesse reali sia dell’apprezzamento del
cambio effettivo reale dell’area.
Dall’inizio dell’anno fino alla metà di maggio, la curva dei rendimenti è diventata più ripida : il differenziale tra rendimenti a dieci anni
e rendimenti a tre mesi, è salito dal livello minimo raggiunto in gen-
- 46 -
Area dell’euro ...
Graf. 6 - AREA EURO: AGGREGATI MONETARI NELL'AREA DELL'EURO
(variazioni percentuali annue)
12
11
10
9
8
7
6
5
4
3
2005
Fonte: BCE.
M3
M 3 m edia m o bile c entr. trim .
Valo re di riferim ento M 3
M1
Graf. 7 - AREA EURO: PRESTITI AL SETTORE PRIVATO
(variazioni percentuali annue)
12
11
10
9
8
7
6
5
4
gen
apr
lug
2003
o tt
gen
apr
lug
o tt
gen
apr
2004
lug
2005
o tt
gen
apr
2006
Fonte: BCE.
Graf. 8 - AREA EURO: INDICE DELLE CONDIZIONI MONETARIE
E VARIAZIONE DEL PIL
(base 100=media 2000; tasso di variazione tendenziale, valori percentuali)
105
2,5
104
103
2
102
101
1,5
100
99
1
98
97
0,5
96
95
2002
2005
2003
2004
C o ndizio ni m o netarie, num ero indice 2000=100 (sc.sin)
P il, var.% tendenziale (sc.dx)
Fonte: elaborazioni ISAE su dati OCSE e Datastream.
- 47 -
2006
0
Rapporto ISAE - luglio 2006
naio, pari a 0,9 punti percentuali fino a 1,4 punti percentuali.
Successivamente la curva è tornata ad appiattirsi per effetto di un
aumento dei tassi a lungo termine più contenuto di quello registrato dai
tassi a breve termine. Agli inizi di luglio il tasso di interesse a dieci
anni è superiore rispetto a quello a tre mesi di 1,3 punti percentuali.
Graf. 9 - AREA EURO: STRUTTURA PER SCADENZA DEI RENDIMENTI
(euribor, valori percentuali - medie mensili)
4,5
4,0
3,5
3,0
2,5
2,0
0
2
4
6
8
10
Scadenza in anni
06/01/2006
27/02/2006
18/05/2006
06/07/2006
Fonte: Datastream.
Mercati
finanziari
Nei primi quattro mesi dell’anno è proseguita la tendenza al rialzo
delle quotazioni azionarie: da gennaio alla metà di maggio l’indice
Dow Jones Eurostoxx è aumentato di oltre il 10%, raggiungendo i massimi degli ultimi cinque anni. La performance dei mercati europei è
stata sensibilmente migliore di quella dei mercati americani, dove l’indice Standard & Poor nello stesso periodo è cresciuto del 5% circa.
L’andamento positivo delle borse europee, alimentato dall’abbondante liquidità disponibile in presenza del miglioramento delle prospettive di crescita e di una sostenuta dinamica degli utili delle imprese, si
è interrotto bruscamente in maggio, quando i prezzi delle azioni hanno
subito una flessione che ha eroso i guadagni della prima parte dell’anno. Qualche segnale di miglioramento si è manifestato nelle ultime settimane.
L’andamento delle quotazioni nei mercati obbligazionari ha riflesso specularmente la performance dei mercati azionari e dei tassi di interesse a lunga, riducendosi nei primi quattro mesi dell’anno,
mostrando successivamente qualche segnale di risalita per poi ridiscen-
- 48 -
Area dell’euro ...
dere nuovamente. Da maggio il premio di rischio è aumentato, come
indicato dalla flessione sensibilmente più marcata delle quotazioni dei
titoli a rating più basso rispetto ai quelle dei titoli più sicuri.
Graf. 10 - INDICI AZIONARI NELL’AREA EURO E NEGLI STATI UNITI
(1° gennaio 2003=100; dati giornalieri)
180
175
170
16 5
160
155
150
14 5
140
13 5
130
200 5
Standard & P o o r 500 (Stati Uniti)
200 6
DJ Euro Sto xx (area euro )
Fonte: elaborazioni ISAE su dati Datastream.
Nel nostro scenario di base, la BCE procederà ad altri due rialzi di
un quarto di punto ciascuno, portando il tasso repo al 3,25% entro la
fine dell’anno in corso. Nel 2007 manterrà invece i tassi invariati.
Tale previsione, inferiore alle attese dei mercati - i quali attualmente scontano un aumento dei tassi di interesse a breve termine fino
al 3,50% a fine 2006 ed un ulteriore aumento di 25 punti base, al
3,75%, nel 2007 - è il risultato dell’operare di diversi fattori, alcuni dei
quali motivano il proseguimento delle azioni di restrizione monetaria,
altri che inducono a ritenere necessaria una certa cautela nei rialzi dei
tassi di interesse.
Tra i primi, il miglioramento delle prospettive di crescita economica, il permanere di una situazione di abbondante liquidità e l’aumento delle aspettative dei mercati sull’andamento dell’inflazione nel
medio periodo. La Banca Centrale Europea sarà condizionata nelle
proprie decisioni in misura rilevante dai rischi di una perdita di credibilità e sarà indotta a rialzi forse maggiori di quanto la situazione richiederebbe, proprio per “ancorare” le aspettative inflazionistiche e
rafforzare la propria reputazione.
A fianco di questi fattori, ne persistono tuttavia diversi altri che
- 49 -
Previsione dei
tassi di
interesse
Rapporto ISAE - luglio 2006
rendono particolarmente rischiosa l’attuazione di manovre più severe
di quelle presenti nel nostro scenario.
Essi sono a nostro avviso i seguenti:
-a) di fronte all’aumento dell’inflazione provocato dall’incremento del
prezzo del petrolio, la politica monetaria può poco e gli interventi
di rialzo dei tassi di interesse rischiano di avere effetti eccessivamente dannosi su una crescita economica già non particolarmente
sostenuta;
-b) poiché la Federal Reserve è giunta, o quasi, alla fine della fase restrittiva sui tassi di interesse, l’aumento dei rendimenti nell’area
dell’euro si tradurrebbe in una riduzione del differenziale con gli
Stati Uniti ed eserciterebbe ulteriori pressioni all’apprezzamento
della valuta europea, amplificando gli effetti deflazionistici;
-c) la crescita economica dell’area dell’euro appare, anche nelle previsioni della BCE, in accelerazione nel 2006 ed in rallentamento
nel 2007 per effetto della minore espansione mondiale e della contrazione dei consumi in Germania in seguito all’aumento delle imposte indirette. Dopo un prolungato periodo di crescita al di sotto
del potenziale, risulta quindi permanere anche nel biennio di previsione una situazione di output gap negativo, che anzi si amplia
nel 2007. In presenza inoltre di un previsto calo del prezzo del petrolio, i rischi che si esplichino importanti pressioni inflazionistiche nel prossimo biennio appaiono quindi ridotti;
-d) le politiche fiscali attuate nell’area dell’euro nel prossimo anno saranno anch’esse orientate in senso restrittivo;
-e) nel corso degli ultimi mesi i tassi di interesse a lunga sono
aumentati più dei tassi a breve, determinando condizioni di
finanziamento più severe; l’aumento dei tassi a lunga inoltre
sembra aver riflesso un aumento del rischio e dell’incertezza,
fattori sui quali restrizioni monetarie eccessive potrebbero avere
effetti molto negativi;
-f) rialzi dei tassi di interesse esercitano effetti negativi sulla situazione finanziaria degli operatori indebitati, che nell’area dell’euro
sono aumentati sensibilmente: le famiglie che hanno fatto ampio
ricorso ai mutui bancari, anche indicizzati, per l’acquisto delle
abitazioni, e le imprese che hanno tra l’altro finanziato con debito
l’intensa attività di M&A che ha avuto luogo negli ultimi anni.
- 50 -
Area dell’euro ...
Qualora però l’espansione mondiale si rivelasse più intensa del
previsto e/o il rafforzamento della domanda interna più robusto, con la
riduzione dei rischi al ribasso per la crescita economica e l’aumento di
quelli inflazionistici, allora si aprirebbero spazi per interventi più decisi da parte della Banca Centrale Europea.
- 51 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
La strategia commerciale dell'Unione Europea: una valutazione empirica
dell'impatto degli accordi commerciali preferenziali sulle importazioni degli UE15
Negli anni novanta, l’Unione Europea è stata tra i principali realizzatori di PTA
(preferential trade agreement); il fenomeno si è esteso velocemente anche agli altri paesi ma,
attualmente, la rete di accordi commerciali bilaterali sottoscritta dall’UE è ancora la più vasta
a livello mondiale.
La prima ondata di accordi commerciali stipulati dall’UE, a partire dagli anni sessanta
fino alla metà degli anni novanta, era orientata, con poche eccezioni, al perfezionamento e
all’estensione geografica di un mercato interno con i paesi europei. In questo ambito, si sono
inseriti i molteplici accordi con i paesi dell’Europa Centro Orientale ammessi ai negoziati di
adesione e con quelli che si sarebbero proposti probabilmente come candidati per i negoziati
futuri. In estrema sintesi, la politica commerciale dell’Unione è stata orientata ad affiancare a
un processo di deeper integration uno di wider integration: accanto a forme più sofisticate di
integrazione commerciale si è avuto un processo di allargamento geografico. In tale ambito, si
collocano anche i recenti accordi di associazione con i paesi del bacino del Mediterraneo per la
realizzazione di una zona di libero scambio entro il 2010.
In questo riquadro, si presentano i risultati di un esercizio econometrico che stima
l’effetto dei principali accordi commerciali sottoscritti dall’UE sui flussi di commercio dei 15
principali Stati Membri. Lo scopo dell’esercizio è quello di valutare in prima approssimazione
quale possa essere stato l’effetto della politica commerciale comune verso gli stati terzi. E’
importante sottolineare che attualmente la politica commerciale europea indirizza circa un
quinto del commercio mondiale: a tanto ammonta, infatti la quota di export e import che fa
capo all’Unione Europea.
L’aggregato dei paesi extra-UE ha una composizione dinamica, nel senso che è mutata
nel corso del periodo sotto osservazione (1950-2000), visto il progressivo allargamento che ha
interessato l’UE. Nell’arco dei cinquanta anni osservati, infatti, il numero dei paesi facenti
parte della Comunità Europea /UE è passato da 6 a 15. Nell’esercizio si tiene quindi conto di
tali mutamenti.
Si è scelto, inoltre, di analizzare i soli flussi di importazione. Questa scelta è motivata dal
fatto che gli effetti sul commercio relativi alla liberalizzazione derivante dall’appartenenza al
GATT/OMC o la concessione di uno status Generalised System of Preferences (GSP)1
riguardano prevalentemente le importazioni. Infatti, quando un paese aderisce all’OMC,
ottiene il trattamento della nazione più favorita; accanto agli obblighi che assume
relativamente alla liberalizzazione delle importazioni, anche le proprie esportazioni
beneficeranno di un migliore accesso agli altri mercati. Ma ciò vale solo nel caso in cui il paese
partner sia a sua volta un membro OMC, mentre non esiste tale obbligo di reciprocità nei
confronti dei paesi non membri. Inoltre, anche all’interno del GATT/OMC, i paesi emergenti
non hanno di fatto, almeno fino all’Uruguay round, realmente partecipato al processo di
liberalizzazione tariffaria.
1
In ambito GATT/WTO i paesi sviluppati hanno adottato il cosiddetto "sistema generalizzato delle
preferenze" (GPS) che permette l’entrata a dazio zero o ridotto nei propri mercati di molti paesi in via di
sviluppo.
- 52 -
Area dell’euro ...
Il set di dati utilizzato comprende, per ciascuno dei 15 paesi UE, le importazioni
provenienti da 176 paesi, monitorate a intervalli quinquennali, dal 1950 al 20002. I flussi di
importazione sono espressi in termini reali. Il numero complessivo di osservazioni è pari a circa
15.000.
In linea con la letteratura di riferimento, il modello per la verifica empirica è quello
gravitazionale. La sua semplice formulazione è stata recentemente arricchita, in modo da
cogliere aspetti “istituzionali” economici e geografici; sforzi più sistematici sono stati
indirizzati nel rinforzarne i fondamenti teorici.
Per quanto riguarda la metodologia econometrica, l’analisi utilizza lo stimatore di
Hausmann e Taylor3. La recente letteratura empirica ha posto in luce come, relativamente ai
modelli gravitazionali, questa metodologia produca una stima consistente ed efficiente dei
parametri e risulti preferibile ad altri stimatori.
L’equazione stimata è la seguente:
Ln IMPijt = b1 lnSomma+ b2 Zij + b3 Βi+ b4 αj + b5 duEUijt + b6duACCORDIijt +
b7 duGSPijt + b8 duXWTOijt + b9 duXnonWTOijt
dove:
i)
Ln è il logaritmo naturale delle variabili; i e j sono rispettivamente il paese importatore e
esportatore; t è l’ampiezza temporale delle serie storiche,
ii) Somma è la somma dei PIL del paese importatore ed esportatore, proxy, nei modelli
gravitazionali, della “massa”, ossia della dimensione complessiva delle economie
coinvolte negli scambi commerciali;
iii) Dist è la distanza tra ciascuna coppia di paesi espressa in chilometri tra le rispettive
capitali;
iv) Z è un vettore di variabili dummy bilaterali invarianti nel tempo, introdotte quali controlli
per la presenza di legami coloniali, la condivisione di una stessa lingua, di un confine;
viene inoltre tenuto conto di un eventuale accesso al mare o di confini solo terrestri;
v) αj e Βi sono due gruppi di dummy, rispettivamente per ciascun paese esportatore e
importatore. Le prime assumono valore 1 quando il flusso commercio parte dal paese j
verso ciascuno dei paesi i, 0 altrimenti; le seconde assumono valore 1 quando le
importazioni arrivano al paese i da ciascuno dei paesi j, 0 altrimenti. Il commercio tra
due paesi dipende non solo dalle barriere politiche e fisiche relative alla coppia, ma
anche dal livello delle stesse relativamente a tutti gli altri paesi. Queste dummy
approssimano un indice di “resistenza multilaterale”4.
vi) DuEUij è una dummy che coglie i flussi bilaterali tra paesi dell’UE. Dato che il processo
di allargamento è stato progressivo, tale variabile assume valore 1 sono dal primo anno in
cui entrambi i paesi che commerciano sono membri UE;
2
Per l’analisi di questo capitolo è stata utilizzata la banca dati resa disponibile da Shang-Jin Wei (http://
www.nber.org/~wei/data.html),
3
Si veda Hausman, J.A. e W.E. Taylor (1981), “Panel Data and Unobservable Individual Effects”,
Econometrica, 49, 1377-1398.
- 53 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
vii) DuAccordi è una dummy costruita con l’intento di tenere conto tutti gli accordi
commerciali firmati dai paesi UE nei confronti dei paesi terzi; in essa sono compresi tutti
gli accordi con i paesi dell’est europeo (Accordi di Associazione Europea) degli anni
novanta, così come tutti gli accordi nei confronti dei paesi extra europei;
viii)DuGSP è una dummy che assume valore 1 se il paese importatore i ha concesso uno
status GSP al paese esportatore j all’anno t e se i e j non sono membri di un’area di libero
scambio o di un mercato comune;
xi) DuXWTO è una dummy che assume valore 1 se il paese importatore liberalizza le proprie
importazioni seguendo le direttive del GATT/OMC e contemporaneamente anche il paese
esportatore j è membro del GATT/OMC.
x) DuXNONWTO è una dummy che assume valore 1 se il paese esportatore j non è un
membro GATT/OMC.
La tavola R1 mostra i principali risultati ottenuti. Le variabili di controllo sono per lo più
statisticamente significative e con il segno atteso.
Tab. R1
Num. osservazioni
14693
FLUSSI DI IMPORTAZIONI DI UE15 (1950-2000)
Num gruppi
2388
ρ= 0,60
1950-2000
Coeff.
z
P>|z|
Ln Sommaij
1,10
37,04
0,00
Ln(DISTij)
-3,50
3,98
0.00
DuEUijt
1,21
13,74
0,00
DuAccordi
0,35
3,61
0,00
DuXWTO
0,38
6,23
0,00
DuXNONWTO
0,14
2,31
0,02
DuGSP
0,14
2,0
0,05
ai
Si
βj
Si
z
Si
Ln Import
Dai dati emergono alcune interessanti considerazioni. La politica commerciale comune
sembrerebbe avere avuto un effetto positivo sulle importazioni dei paesi UE. Secondo le stime
infatti, la sottoscrizione di un accordo preferenziale da parte dell’UE spiega circa il 40%
dell’incremento delle importazioni nei 15 Stati Membri5.
La stima mostra, inoltre, che il processo di liberalizzazione commerciale dell’UE ha
determinato un aumento di circa due volte e mezzo delle importazioni dei paesi dell’Unione.
4
Si veda in proposito Anderson J.E. e E. Van Wincoop (2003) “Gravity with gravitas: a Solution to the Border
Puzzle)”, American Economic Review, 93, 1, pp.170-192. L’approssimazione di tale indice attraverso dummy
paese è presente in Baltagi B.H., Egger P. e Pfaffermayr M. (2003), “A generalised design for trade flows
models”, Economic Letters, 80, 391-397. In questo esercizio non si introducono altre covariate countryspecific.
5
[(exp0.35*1/ exp0.35*0) –1]*100=42 per cento.
- 54 -
Area dell’euro ...
Questo risultato è pienamente in linea con la considerazione che il Mercato Unico Europeo
costituisce la più estesa iniziativa di liberalizzazione internazionale realizzata con successo dal
dopoguerra a oggi.
Anche la concessione di uno status GSP si conferma, in linea con altri lavori, come un
elemento importante nel processo di liberalizzazione degli scambi internazionali. Per ciò che
riguarda i paesi UE, l’abbattimento delle tariffe derivanti dallo schema del sistema
generalizzato di preferenze ha aumentato le importazioni per circa il 15 per cento.
In linea con i precedenti risultati si pone l’effetto dell’appartenenza alla OMC.
E’interessante notare come, anche nel caso in cui il paese esportatore non fosse membro
dell’organizzazione, si sia comunque determinato un effetto positivo sull’import delle economie
europee. Questo risultato può essere spiegato con il fatto che i paesi importatori hanno esteso
alcuni dei privilegi concessi ai paesi membri anche a quelli non membri. Ovviamente, il
coefficiente associato alle importazioni di beni provenienti da paesi OMC risulta più elevato.
- 55 -
Economia italiana: evoluzione recente
OFFERTA
L’andamento dell’economia italiana nella prima metà del 2006 si
è attestato lungo un sentiero di ripresa produttiva che sembrerebbe presentare caratteristiche di maggiore solidità rispetto agli episodi di recupero congiunturale osservati più volte nel corso dell’ultimo triennio.
I mesi successivi alla marcata
Graf. 1 - PRODOTTO INTERNO LORDO
contrazione del prodotto lor(milioni di euro-lire 2000; dati destagionalizzati e
corretti per il diverso numero di giornate lavorative)
do, verificatasi tra il quarto
312000
2
trimestre del 2004 e il primo
del 2005, hanno visto un’evo- 310000
1,5
luzione ancora irregolare, 308000
1
seppure gradualmente più po306000
sitiva, della nostra economia,
0,5
a fronte di un andamento de- 304000
0
cisamente più favorevole de- 302000
gli indicatori di clima di
-0,5
300000
opinione, apparsi, soprattutto
2003
2004
2005
2006
nell’industria, in risalita a parVariazioni tendenziali (scala a destra)
Livelli
tire dalla scorsa primavera. Il
divario tra la dinamica Fonte: ISTAT.
dell’attività produttiva persistentemente erratica e gli indicatori qualitativi di fiducia in costante
rialzo è andato chiudendosi sul finire dello scorso anno, quando è apparso con maggiore evidenza un lento irrobustimento, tra alti e bassi,
del settore industriale. Alla luce di questa evoluzione e dei positivi riscontri avutisi a inizio 2006, sembrerebbe che il recupero ciclico
dell’Italia sia, in effetti, cominciato già nella prima parte del 2005. Il
marcato ritardo con cui le indicazioni qualitative hanno cominciato a
riflettersi nei cosiddetti hard data segnala, tuttavia, le difficoltà che
contraddistinguono l’attuale sentiero espansivo, minacciato sia dagli
- 57 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Diffusi
incrementi
congiunturali
nel primo
trimestre
elementi di debolezza dovuti alla lunga e anomala fase di stagnazione,
sia dal persistere di fattori di ostacolo di carattere strutturale.
Come detto, nel 2005 i ritmi dell’attività economica hanno presentato un andamento molto variabile, in cui alla sensibile contrazione dei
primi tre mesi (-0,4%) si sono alternati importanti recuperi nel corso
dei trimestri centrali e una nuova stazionarietà nel quarto. In conseguenza di questo profilo, il PIL è rimasto sostanzialmente invariato
nella media del 2005 (+0,1%, nei dati corretti per il calendario), a sintesi di una performance fortemente negativa del settore industriale in
senso stretto (-1,5% la flessione del valore aggiunto a valori concatenati) e dell’agricoltura (-2,2%), appena compensata dagli incrementi
dell’industria delle costruzioni (+0,8%) e dei servizi (+0,7%). La più
favorevole fase congiunturale si è, alla fine, riflessa nell’aumento
dell’attività economica nei primi tre mesi dell’anno in corso. Al netto
dei fattori stagionali e aggiustando per i giorni lavorativi, l’incremento
del PIL nel periodo gennaio-marzo è stato pari allo 0,6%, un risultato
analogo a quello registrato nell’area euro e superiore all’aumento osservato in Germania (+0,4%) e in Francia (+0,5%); tale rialzo ha portato il prodotto lordo italiano su un livello superiore dell’1,5% rispetto a
un anno prima.
L’accelerazione dei primi
Graf. 2 - VALORE AGGIUNTO NEI PRINCIPALI
SETTORI PRODUTTIVI
tre mesi non si è riflessa con
(variazioni congiunturali)
uguale intensità tra i compar2
10
ti produttivi, ma è essenzial8
1,5
6
mente imputabile al marcato
1
4
rimbalzo della produzione
0,5
2
manifatturiera e ai principali
0
0
-2
-0,5
settori dei servizi. Misurato
-4
-1
sulla base dei dati di contabi-6
-1,5
-8
lità nazionale, il valore ag-2
-10
giunto del settore industriale è
2003
2004
2005
2006
cresciuto dello 0,6%, per efCostruzioni
ISS
Servizi
Agricoltura(scalaadestra)
fetto del notevole recupero
del comparto manifatturiero
Fonte: ISTAT.
(+0,8%) e di una stasi in quello delle costruzioni. Un rialzo congiunturale ha interessato i principali
settori dei servizi: quello del credito, attività immobiliari e servizi professionali, che rappresenta circa il 37% dell’intero settore, ha registrato
- 58 -
Economia italiana: evoluzione recente
un marcato aumento (+0,9%), recuperando così la flessione di fine
2005. In risalita anche la componente relativa alle altre attività dei servizi (+0,8%) che ha così interrotto la dinamica stagnante mostrata nel
secondo semestre dello scorso anno. Pur mettendo a segno una aumento marginalmente più contenuto (+0,6%), le attività di servizi legate al
commercio, ai trasporti e alle comunicazioni hanno rappresentato il
comparto con una più sostenuta dinamica su base tendenziale e il principale fattore di traino dell’intero comparto.
L’evoluzione più favorevole del ciclo manifatturiero è ancora caratterizzata da alcuni elementi di incertezza. Al cospicuo rialzo della
produzione industriale nei primi tre mesi dell’anno in corso (+1,2%),
dovrebbe fare seguito un nuovo indebolimento nel secondo trimestre (0,2%, nelle nostre stime), su cui avrebbe in parte inciso anche la peculiare distribuzione delle festività nel mese di aprile (e la connessa difficoltà di tenerne adeguatamente conto nell’usuale correzione per i
giorni lavorativi).
A fronte di ciò, indizi di
Graf. 3 - INDICE GENERALE DELLA
PRODUZIONE INDUSTRIALE*
ottimismo, che concorrono a
(indici destagionalizzati 2000=100, componenti
supportare l’attesa del mantedi ciclo-trend)
nimento di una tendenza so104
stanzialmente
favorevole
102
dell’attività industriale, sono
100
desunti dall’andamento degli
indicatori qualitativi del ciclo
98
industriale, in continuo mi96
glioramento a partire dal se94
condo trimestre dello scorso
anno. L’indice del clima di fi92
2003
2004
2005
2006
ducia, elaborato dall’ISAE
dati destagionalizzati
come sintesi delle risposte deciclo-trend
gli intervistati in merito agli
ISTAT ed elaborazioni ISAE su dati ISTAT.
ordinativi, alle giacenze di Fonte:
* L'area ombreggiata rappresenta il periodo di previsione.
prodotti finiti e alle attese a
brevissimo termine della produzione, a seguito del progressivo miglioramento in atto dal secondo trimestre del 2005, si è riportato sui livelli
di fine 2000, (periodo in cui è stato datato l’ultimo punto di massimo
nella cronologia ciclica dell’economia italiana; cfr. il riquadro L’economia italiana negli anni duemila: un complesso ciclo economico).
- 59 -
Ciclo
manifatturiero
Rapporto ISAE - luglio 2006
L’economia italiana negli anni duemila: un complesso ciclo economico
Negli anni duemila, l’economia italiana ha sperimentato un’evoluzione molto
insoddisfacente. La crescita del prodotto lordo, in quanto misura più rappresentativa dell’attività
economica del paese, dopo il marcato incremento registrato nel 2000 (3,8%), si è più che dimezzata
nell’anno successivo. Nei quattro anni seguenti, con la parziale eccezione del 2004, il PIL ha
mostrato un’evoluzione modesta, a riflesso della durata anormalmente lunga di fasi congiunturali
contrassegnate da un andamento stagnante dell’attività economica. Tale periodo costituisce
l’oggetto dell’analisi che segue. Con riferimento a un ristretto insieme di indicatori di riferimento1,
utilizzati per la identificazione dei punti di svolta del ciclo aggregato, si evidenziano alcune
peculiarità di tale prolungata fase congiunturale, mettendone in evidenza i periodi di più marcato
rallentamento dell’attività economica. Infine, si discute sull’opportunità di procedere a un
eventuale aggiornamento della cronologia ciclica dell’economia italiana.
Secondo l’ultimo esercizio di datazione del ciclo aggregato dell’Italia, effettuato nel 20032,
l’ultima fase espansiva attraversata dall’economia italiana è risultata compresa tra i mesi di
novembre 1996 (minimo iniziale) e dicembre 2000 (massimo locale). Dall’inizio del 2001, quindi,
l’economia si sarebbe posizionata lungo un sentiero definito tecnicamente di recessione. I fatti
stilizzati corrispondenti alle fasi recessive comuni alle principali economie industrializzate sono
tali da contrassegnare i periodi di contrazione dell’attività economica con durate sensibilmente più
contenute rispetto a quelle dei periodi di espansione. Con riferimento alla datazione ufficiale del
ciclo dell’economia italiana effettuata dall’ISAE, nel corso degli ultimi 30 anni la durata media
delle fasi di crescita è risultata pari a 47 mesi, quella delle fasi recessive a 18. Al contrario,
l’ampiezza della fasi di cicliche negative (misurata dalla distanza tra il punto di massimo e quello
di minimo) è stata stimata, in media, maggiore di quella che ha connotato i periodi di ripresa
dell’attività economica.
La fase di deterioramento del ciclo aggregato attraversata dall’economia italiana dall’inizio
del 2001 presenterebbe, tuttavia, degli elementi di anomalia rispetto ai precedenti periodi di
contrazione del livello dell’attività economica, in particolare rispetto all’evoluzione osservata nel
corso degli anni ‘90. Negli anni duemila, a brevi periodi di marcata riduzione del livello
dell’attività economica aggregata (vere e proprie recessioni) si sono alternate fasi di rallentamento
nettamente meno intense, che configurerebbero dei periodi più propriamente detti di
“stagnazione”. Infine, nel corso del 2002 e del 2004, si sono registrate accelerazioni dei ritmi
produttivi complessivi, che hanno tuttavia avuto carattere temporaneo, essendo poi state seguite da
brusche frenate nei mesi immediatamente successivi, dando luogo al fenomeno delle cosiddette
“false partenze”. Queste ultime, pur contrassegnando in maniera significativa la fase ciclica in
esame (in particolare nel settore industriale)3, non sono valutate sufficienti, per la loro parzialità e
1
L’insieme include il prodotto interno lordo, l’indicatore composito coincidente elaborato dalla Banca d’Italia e
dall’ISAE, le singole variabili con cui tale indice viene calcolato, rappresentate dalla quota delle ore di lavoro
straordinario, l’indice della produzione industriale, il trasporto ferroviario di prodotto intermedi, le importazioni di
beni di investimento, gli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto, il valore aggiunto dei servizi
di mercato.
2
Cfr.Rapporto ISAE, Le Previsioni per l’economia italiana, gennaio 2003.
3
Cfr. ISAE, Nota Mensile, settembre (2003, 2004, 2005).
- 60 -
Economia italiana: evoluzione recente
brevità, a configurare delle vere e proprie fasi di espansione ciclica dell’economia nel suo
complesso.
Tali considerazioni si desumono dalla dinamica che l’indicatore composito coincidente ha
presentato nel periodo in questione. Come risulta evidente dal grafico R1, dopo il massimo toccato
nel dicembre 2000, l’indicatore ha mostrato una marcata perdita di livello che si è arrestata nel
mese di novembre dell’anno successivo. A seguito di tale periodo, che ha rappresentato una “vera”
fase recessiva, l’indice ha mostrato una marcata attenuazione della sua componente di trend, una
circostanza che avrebbe accentuato la sensibilità dell’indicatore a fluttuazioni cicliche anche di
lievissima entità. Ciò si sarebbe riflesso in una particolare evoluzione dell’indice oscillante, nel
periodo temporale compreso tra il 2002 e il 2004, tra il valore massimo toccato a dicembre 2000 e
quello minimo registrato nel novembre 2001. Nell’approccio del ciclo classico4, tale evoluzione
sembrerebbe delineare due fasi cicliche complete, ma particolarmente contenute in durata e in
intensità. La prima presenterebbe un massimo locale nell’ottobre del 2002 e si chiuderebbe con un
minimo nel mese di agosto 2003, in corrispondenza di una duplice contrazione del prodotto lordo,
avvenuta nel primo e secondo trimestre di quell’anno. La seconda sarebbe descritta da una fase
espansiva, che culminerebbe con un massimo nel mese di luglio 2004, e da una di contrazione che
si chiuderebbe nei primi mesi del 2005 (anche in questo caso, in concomitanza con la duplice
flessione del PIL reale nel quarto trimestre 2004 e nel primo 2005).
Graf. R1 - INDICATORE COMPOSITO COINCIDENTE DELL’ECONOMIA ITALIANA
(indici 1995 = 100)
119
1
117
0 ,8
0 ,6
115
0 ,4
113
0 ,2
111
0
10 9
-0 ,2
10 7
-0 ,4
-0 ,6
10 5
19 9 9
2000
2001
2002
2003
v a ria zio n i c o n g iu n t u ra li
2004
2005
2006
In d ic a t o re c o in c id e n t e
Fonte: elaborazioni ISAE.
L’esercizio effettuato in queste pagine prende a riferimento la definizione classica di ciclo
economico, secondo cui un’inversione negativa (positiva) viene identificata quando tutti, o almeno
una buona parte, degli indicatori coincidenti del ciclo economico aggregato hanno presentato una
4
La metodologia di riferimento è descritta nel lavoro di Altissimo, F., Marchetti, D.J., e G.P. Oneto (1999) “The
Italian Business Cycle: New Coincident and Laeding Indicators and Some Stylized Facts”, Documenti di Lavoro
ISAE, No. 8.
- 61 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
riduzione (aumento), di ampiezza e durata significativa, del loro livello assoluto. Tale approccio,
da un lato, risulta meno sensibile nella identificazione delle fasi caratterizzate da accelerazioni e/
o rallentamenti dell’attività economica non particolarmente sostenuti; ciò porterebbe a escludere
dalla datazione quelle fasi cicliche, presumibilmente di durata contenuta, che invece sarebbero
state rilevate attraverso, ad esempio, l’approccio dei cicli di crescita. Dall’altro, l’adozione di una
dicotomia della congiuntura (espansione o recessione) non consente di datare in maniera esplicita
oscillazioni cicliche che configurano dei periodi di marcato rallentamento/lenta evoluzione
dell’economia nel suo complesso.
Occorre, in questi casi, procedere con particolare attenzione, tenendo conto di alcuni fattori
di rischio nella valutazione. In primo luogo, l’evidenza empirica potrebbe fornire indicazioni
sufficienti a identificare fasi espansive e recessive che potrebbero, tuttavia, risultare contrassegnate
da durate nettamente inferiori ai valori medi osservati con riferimento alla cronologia al momento
disponibile. In questi casi, l’individuazione dei punti di svolta richiede un approccio improntato
alla massima cautela che, operativamente, tenda a escludere dalla datazione punti di svolta che,
pur identificati sulla base dei dati disponibili, darebbero luogo a fasi cicliche caratterizzate da
durate particolarmente contenute. Occorre inoltre considerare che, per taluni indicatori, i risultati
dell’analisi empirica potrebbero essere influenzati dalle revisioni retrospettive (che hanno
carattere sistematico per l’indice della produzione industriale e per gli aggregati della contabilità
nazionale trimestrale), oltre che da quelle derivanti dall’applicazione di tecniche di filtraggio.
Se si assumessero tali periodi come parte integrante di fasi espansive e/o recessive più ampie,
ciò potrebbe portare a modificare in maniera sensibile le caratteristiche della cronologia del ciclo
aggregato. Tale decisione dovrebbe, quindi, essere supportata da indizi di natura più propriamente
economica, esterni a quelli forniti dagli indicatori presi a riferimento per la definizione della
cronologia ciclica, ma complementari all’evidenza empirica e di aiuto nell’interpretazione delle
singole fasi congiunturali.
Per l’aggiornamento della cronologia ciclica si è proceduto, in primo luogo, a una nuova
definizione dei punti di inversione, nel periodo di interesse, dei sei indicatori presi a riferimento,
attraverso la procedura dovuta a Bry e Boschan5 per le serie mensili e utilizzando, per le serie
trimestrali, la routine messa a punto da Harding e Pagan6, oltre all’ispezione visiva finalizzata alla
ricerca dei periodi di contrazione per almeno due trimestri consecutivi. Il criterio adottato per
fissare in maniera “ufficiale” un punto di inversione ciclica è rappresentato dalla concordanza
della distribuzione temporale punti di svolta dei diversi indicatori. I risultati dell’esercizio sono
presentati nella tabella che segue.
In primo luogo, l’esercizio porterebbe a escludere in maniera netta la possibilità di datare
l’oscillazione congiunturale osservata tra il 2001 e il 2003. Il minimo ciclico di novembre 2001
sarebbe riflesso soltanto in due indicatori su sei (la quota delle ore di lavoro straordinario nella
grande industria, gli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto), a seguito di una
riduzione assoluta del livello di tali variabili. Pur in presenza di una marcata caduta
dell’indicatore coincidente e di tre consecutive riduzioni del PIL (tra il secondo e il quarto
5
Bry, G. e C. Boschan, (1971), “Cyclical Analysis of Time Series: Selected Procedures and Computer
Programs”, NBER Technical Paper, No. 20.
6
Harding, D. e A. Pagan (2002), “Dissecting the Cycle: a Methodological Investigation”, Journal of Monetary
Economics, No. 49.
- 62 -
Economia italiana: evoluzione recente
trimestre del 2001), non si dispone di evidenze sufficienti a chiudere la fase ciclica negativa nella
parte finale del 20017. Risultati ancor più concordanti escluderebbero in maniera netta la presenza
di un massimo locale a metà 2002 (soltanto la serie degli investimenti, tra gli indicatori selezionati,
ha indicato tale punto di svolta). Tali fluttuazioni cicliche possono essere pertanto considerate
come lievi variazioni del ritmo dell’attività economica, di intensità non sufficiente a determinare
una sensibile inversione ciclica. In questo contesto, la fase negativa iniziata nel 2001, risulterebbe
costituita da un periodo di “vera e propria” contrazione dei ritmi produttivi, cui è seguito un
periodo di lenta evoluzione dell’attività economica che si sarebbe protratto fino alla metà del 2003.
PUNTI DI SVOLTA DI UN GRUPPO DI VARIABILI SCELTE E DATAZIONE DEL
CICLO ECONOMICO ITALIANO (1)
Indicatore composito coincidente
Massimo
Minimo
Massimo
Minimo
Massimo
Minimo
feb-01
nov-01
ott-02
lug-03
lug-04
feb-05
feb-05
Prodotto interno lordo (2)
feb-01
nov-01
nov-02
mag-03
ago-04
Quota delle ore di straordinario
nov-99
ago-01
-
-
gen-04
giu-05
Indice della produzione industriale
dic-00
-
-
mag-03
dic-03
gen-05
Trasporto ferroviario di merci
ago-00
-
-
giu-03
lug-04
feb-05
Investimenti in macchinari, attrezzature e
mezzi di trasporto (2)
feb-01
nov-01
nov-02
mag-03
mag-04
feb-05
Importazioni di beni di investimento
mag-01
-
-
ago-03
apr-04
feb-05
-
-
-
-
-
-
Valore aggiunto dei servizi vendibili (2)
Punti di svolta del ciclo
dic-00
(1) Cfr. Altissimo, F., Marchetti, D.J., e G.P. Oneto (1999) “The Italian Business Cycle: New Coincident and Laeding Indicators and
Some Stylized Facts”, Documenti di Lavoro ISAE, No. 8.
(2) Punti di Massimo e di minimo delle serie trimestrali sono collocati nel mese mediano del trimestre all’interno del quale si situa
il punto di svolta.
La flessione registrata dall’indice composito coincidente (agosto 2003) troverebbe riscontro
in cadute di livello di quattro indicatori (produzione industriale, trasporto ferroviario di merci,
investimenti e importazioni). Una evidenza più ampia di quella ottenuta in precedenza, non
avvalorata unicamente dal valore aggiunto dei servizi di mercato (che non mostra alcuna sensibile
perdita di livello nel corso della prima metà degli anni 2000) e dalle ore di lavoro straordinario.
Anche la duplice contrazione del PIL nei primi due trimestri del 2003 fornirebbe supporto a favore
della datazione di un punto di minimo locale nel mese di maggio. Il fatto che si tratti di una fase
congiunturale contrassegnata da una maggiore intensità delle dinamiche cicliche è testimoniato
dai risultati maggiormente concordanti dei vari indicatori. Tutte le variabili di riferimento, ad
eccezione del valore aggiunto nei servizi di mercato, consentirebbero di fissare un massimo a metà
del 2004; il successivo minimo cadrebbe nei primi mesi del 2005. Tenuto conto delle considerazioni
svolte in precedenza e della prassi acquisita nella datazione di fasi precedenti del ciclo economico
italiano, si è ritenuto di considerare tale ulteriore “potenziale” fase ciclica completa alla stregua
di un periodo di moderata evoluzione dei ritmi produttivi, non propriamente una stagnazione,
quindi, ma un periodo di crescita lenta, comunque non sufficientemente sostenuto da innescare una
vera fase espansiva. Si tratterebbe di un esempio delle cosiddette “false partenze” che hanno
7
La durata di tale fase recessiva sarebbe stata pari a 11 mesi, un valore pressoché analogo a quello dell’ultima
inversione negativa del ciclo, registrata tra il mese di novembre 1995 e novembre 1996.
- 63 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
caratterizzato il ciclo economico italiano nel corso di questa prima metà degli anni 2000. Il ritorno
dell’indicatore coincidente intorno ai valori minimi di fine 2001 sintetizza il venir meno di tale
supporto8.
Sussistono, per contro, forti indizi a favore della definizione di un nuovo punto di minimo nel
mese di febbraio 2005. Tali indicazioni, provenienti dalla datazione relativa alle variabili su cui la
cronologia viene effettuata, sarebbero rafforzati da molteplici informazioni esterne: la netta
accelerazione dell’indicatore anticipatore, il miglioramento delle inchieste congiunturali dell’ISAE
a partire dalla prima metà del 2005, il miglioramento della dinamica dell’indice della produzione
industriale, che sembrerebbe destinato a proseguire secondo la previsione di brevissimo termine
effettuata dall’ISAE, costituiscono elementi che concorrerebbero a fissare un punto di svolta
inferiore nei primi mesi del 2005. Tuttavia, il permanere di elementi di incertezza, quanto
all’intensità e alla durata dell’accelerazione in atto, e quindi del rischio di incorrere in una
possibile nuova “falsa partenza”, spingono a un atteggiamento di prudenza, in attesa che nuove
informazioni confermino le dinamiche in atto.
Graf. R2 - FASI RECESSIVE A CONFRONTO
(indicatore composito coincidente; indici normalizzati)
1,5
1
0 ,5
0
-0 ,5
-1
-1,5
-2
-2 ,5
-3
-3 ,5
1
13
25
37
2 0 0 0 -2 0 0 5
49
61
73
19 8 0 -19 8 3
Fonte: elaborazioni ISAE.
A conclusione, si può richiamare il fatto che la decisione di includere periodi di stagnazione
all’interno di fasi espansive e/o recessive si è già presentato nella storia del ciclo economico
italiano. Si possono rintracciare, infatti, due casi analoghi nella recente fissazione dei punti di
svolta nella cronologia del ciclo italiano in cui ci si è trovati in condizioni analoghe alle attuali. Un
primo riferimento è rappresentato dal brevissimo rallentamento ciclico emerso nella parte finale
del 19989, in cui non sono emersi elementi sufficientemente solidi e concordanti nel definire,
coerentemente con l’approccio NBER, una interruzione della fase ciclica espansiva cominciata a
8
L’eventuale inserimento di tale fase ciclica nell’ambito della cronologia del ciclo italiano avrebbe costituito una
forte anomalia in termini delle caratteristiche di intensità e ampiezza delle singole fasi cicliche. La durata
dell’espansione sarebbe stata pari a 12 mesi, a 9 mesi la recessione.
- 64 -
Economia italiana: evoluzione recente
fine 1996. Un caso maggiormente affine è, invece, rappresentato dall’ampio periodo recessivo
datato all’inizio degli anni ’80, compreso tra marzo 1980 e marzo 198310. Si tratta di una fase
ciclica contrassegnata da un ampio periodo di stagnazione, che avrebbe anticipato una breve
quanto intensa “vera” recessione. Anche in questo caso, come descritto nel grafico R2, la netta
flessione della componente di trend da parte dell’indicatore coincidente segnalerebbe un marcato
ridimensionamento, protratto nel tempo, dei ritmi produttivi.
9
Cfr.Rapporto ISAE, Le Previsioni per l’economia italiana, luglio 2000.
10
Si tratta della più estesa fase recessiva finora datata per il ciclo italiano, pari a 36 mesi.
- 65 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Andamento dei
settori della
manifattura
Anche sulla base di queste indicazioni, si stima la prosecuzione di
un andamento al rialzo della produzione, pur in presenza di una persistente variabilità. Nelle stime dell’ISAE, dopo una nuova riduzione in
giugno (-0,7%), l’indice dovrebbe segnare aumenti più consistenti in
estate (con incrementi del 2 e 0,3% in luglio e agosto), prefigurando un
terzo trimestre nuovamente in accelerazione.
A livello settoriale, la posizione ciclica dei principali settori ha
mostrato in maggio il prevalere di segnali di stabilità e limitati spostamenti verso posizioni cicliche più favorevoli. In particolare, l’unica
transizione verso la fase espansiva (da una di stabilità) ha interessato il
settore delle industrie alimentari, delle bevande e del tabacco. Più contenuti miglioramenti (da contrazione a stabilità) hanno riguardato il
comparto del tessile e abbigliamento e quello della carta, stampa ed
editoria. Nel complesso, l’industria del cosiddetto Made in Italy, costiTab. 1
SITUAZIONE CICLICA DEI PRINCIPALI SETTORI INDUSTRIALI
Posizione ciclica
(maggio 2006)
Settore
Estrazione di minerali
Contrazione
Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco
Espansione
Industrie tessili e dell’abbigliamento
Stabile
Industrie delle pelli e delle calzature
Stabile
Industria del legno e dei prodotti in legno (escl. mobili)
Stabile
Industria della carta, stampa ed editoria
Stabile
Raffinerie di petrolio
Contrazione
Fabbricazione di prodotti chimici e fibre sintetiche
Espansione
Produzione di articoli in gomma e materie plastiche
Stabile
Lavorazione di minerali non metalliferi
Stabile
Produzione di metallo e prodotti in metallo
Espansione
Produzione di macchine e apparecchi meccanici
Stabile
Produzione di apparecchi elettrici e di precisione
Espansione
Produzione di mezzi di trasporto
Espansione
Altre industrie manifatturiere (compresi i mobili)
Stabile
Produzione di energia elettrica, gas e acqua
Espansione
Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT.
tuita da prodotti di tradizionale specializzazione (tessile, pelletteria,
alimentare, ceramica e prodotti da costruzione, macchine utensili) ha
continuato a far registrare una condizione di stabilità, pur con leggeri
avanzamenti. Permangono in espansione le principali industrie produttrici di beni intermedi (fabbricazione di prodotti chimici, produzione di
metallo e prodotti in metallo) e quella di produzione di energia elettrica, gas e acqua, principale fattore di input in tali produzioni. Una sta-
- 66 -
Economia italiana: evoluzione recente
zionarietà ha riguardato le produzioni di gomma e materie plastiche,
nonostante il notevole rialzo messo a segno a maggio (+4,0%); la favorevole situazione relativa alla costruzione di apparecchi elettrici e di
precisione e di mezzi di trasporto avrebbe beneficiato dell’accelerazione registrata per le produzioni di beni di investimento. In marcato deterioramento, infine, sono risultate l’industria delle raffinerie di petrolio
(-18,4% la flessione dall’inizio dell’anno) e quella delle estrazioni di
minerali (-7,8%). E’ presumibile che tale peggioramento ciclico abbia
carattere temporaneo e che sia connesso alla recente fiammata dei
prezzi del petrolio e dei minerali energetici.
Indicazioni di un recupeGraf. 4 - INDICE DI DIFFUSIONE
ro di attività nel corso dei primi mesi del 2006 si desume,
0,8
in termini maggiormente di0,7
saggregati, dall’indice di dif0,6
fusione dell’attività industria0,5
le, elaborato dall’ISAE con
riferimento alle serie storiche
0,4
della produzione industriale
0,3
di 185 settori produttivi (coe0,2
rentemente alla classificazio2003
2004
2005
2006
ne ATECO2002). L’indicatore
interno
estero
totale
ha presentato sensibili correzioni negli ultimi mesi e, pur Fonte: elaborazione ISAE su dati ISTAT.
posizionandosi stabilmente al
di sopra della quota del 50%, avrebbe riflesso l’alternarsi di accelerazioni e marcate cadute registrate dall’inizio dell’anno, oltre alla periodica revisione di febbraio dei valori più recenti dell’indice della produzione industriale. Nel mese di maggio, la quota complessiva dei settori
in espansione è risultata pari al 59%, una valore non più toccato dal secondo trimestre del 2002. A questo miglioramento avrebbe di nuovo
concorso il comparto industriale con maggiore propensione all’esportazione, in cui la ripresa produttiva avrebbe contagiato circa il 63% dei
settori. Si tratta un livello elevato per tale indice (che si riporta sui valori di metà 2000) e nettamente superiore a quello corrispondente alle
produzioni in prevalenza destinate al mercato interno, in cui le indicazioni di sviluppo si sono rivelate stabili seppur ancora modeste, con
una percentuale di produzioni in espansione di poco superiore al 55%.
- 67 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Il contributo delle imprese esportatrici alla più recen(componenti di ciclo trend)
te fase congiunturale ha es105
senzialmente beneficiato del
103
positivo sviluppo del com101
99
mercio internazionale. Tutta97
via, diversamente dal recente
95
passato, indizi di un più con93
sistente miglioramento di tale
91
89
comparto hanno cominciato a
87
confermarsi e, l’iniziale mi85
glioramento dell’impostazio2003
2004
2005
2006
ne ciclica di tali settori avrebMercato interno
Mercato estero
be portato, nei mesi più
Fonte: elaborazione ISAE su dati ISTAT.
recenti, a una sia pur moderata correzione al rialzo della dinamica di lungo periodo. Lo sviluppo
tendenziale degli altri settori industriali avrebbe, invece, mostrato un
pausa lungo un sentiero di graduale miglioramento che ha posizionato
l’indicatore su livelli più prossimi a quelli dell’inizio degli anni 2000.
Tornando all’indice di fiducia delle imprese, il rialzo registrato negli ultimi mesi ha riflesso il contributo delle tre variabili che lo costituiscono. Il saldo degli ordinativi, a seguito dei più marcati
miglioramenti messi a segno nel secondo trimestre e mostrando una
particolare vivacità della componente di domanda proveniente
dall’estero, è ritornato in territorio positivo nel mese di giugno per la
prima volta dal dicembre del 2000 (+2), un fatto che aiuta a delineare il
miglioramento in corso. Le giacenze di magazzino hanno contribuito
più marginalmente, presentando una modesta correzione verso i livelli
giudicati di equilibrio, dopo essere risultate in lieve incremento nel periodo gennaio-marzo. Anche l’indicatore che misura le attese di produzione a brevissimo termine ha messo in luce una evoluzione in costante
miglioramento, incrementandosi di 10 punti tra gennaio e giugno e toccando un livello (+25) che, se confermato nei prossimi mesi, sembrerebbe chiudere la lunga fase di indebolimento mostrata nel corso degli
anni duemila. Un analogo andamento si è registrato per le attese a breve sugli ordinativi. Quelle relative all’andamento generale dell’economia nei prossimi tre-quattro mesi sono, invece, risultate stazionarie,
con l’indicatore ancora piuttosto distante da valori considerati di magGraf. 5 - INDICI DELLA PRODUZIONE
INDUSTRIALE
Indicatori
qualitativi
ancora in
miglioramento
- 68 -
Economia italiana: evoluzione recente
giore ottimismo (circa 15 punti lo separano dal livello registrato a metà
del 2000), a sintesi del permanere di alcuni elementi di rischio sull’andamento della fase congiunturale.
Aumenti della fiducia
Graf. 6 - CLIMA DI FIDUCIA DELLE
sono stati diffusi nei principaIMPRESE MANIFATTURIERE
(inchieste ISAE, 2000=100)
li raggruppamenti di industrie (cfr. il riquadro La 105
ripresa della fiducia nell’in- 100
dustria italiana: un’analisi
95
settoriale). Il miglioramento
90
ha inizialmente riguardato soprattutto le imprese produttri85
ci di beni intermedi, grazie
80
all’irrobustirsi della domanda,
75
in particolare di origine este2003
2004
2005
2006
ra, attesa in forte accelerazioTotale
Beni di investimento
ne nel breve periodo (il saldo
Beni di consumo
Beni intermedi
dell’indicatore si è incrementato di 13 punti tra aprile e giugno). Anche le prospettive di breve periodo dell’attività produttiva sembrerebbero delineare un marcato
incremento di attività. Tuttavia, l’incertezza sull’effettivo recupero del
comparto manifatturieri nel suo complesso e le recenti tensioni sui
mercati internazionali delle materie di base hanno concorso a mantenere ancora contenuta la dinamica dei livelli produttivi. Nei beni di investimento, la favorevole evoluzione della produzione e degli ordinativi
fa riscontro la sensibile frenata delle attese degli operatori sulle prospettive di breve periodo, sia per il portafoglio ordini sia per i livelli
produttivi. Si potrebbe trattare di una correzione delle previsioni eccessivamente favorevoli formulate all’inizio dell’anno. Nel secondo trimestre, il magazzino il leggero calo ha tuttavia favorito un ulteriore
incremento dei livelli di fiducia. Nelle indicazioni più recenti, le tendenze al rialzo si sono accentuate per i produttori di beni di consumo,
grazie al miglioramento delle condizioni di domanda, sia interna che
estera. Ciò ha portato a una modesta correzione delle giacenze di magazzino nel periodo aprile-giugno, dopo i graduali ridimensionamenti
effettuati negli ultimi mesi del 2005. Le buone prospettive a breve termine sugli ordinativi e i ritmi produttivi attesi in accelerazione favorirebbero il mantenimento di questo positivo andamento.
- 69 -
Beni di
investimento, di
consumo,
intermedi
Rapporto ISAE - luglio 2006
La ripresa della fiducia nell’industria italiana: un’analisi settoriale
Dalla primavera dello scorso anno si assiste ad una netta ripresa della fiducia delle imprese
dell’industria manifatturiera italiana. Il clima di opinione, considerato al netto di fattori
stagionali, è migliorato in modo quasi continuo a partire dal mese di marzo 2005 riportandosi dal
mese giugno sul livello di fine 2000.
CLIMA DI FIDUCIA TOTALE
(dati destagionalizzati)
115
110
105
100
95
90
85
80
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Il recupero a cui si assiste da circa un anno, ha riflesso sia il miglioramento dell’andamento
di ordini e delle aspettative di produzione entrambi marcatamente in ripresa dalla seconda metà
del 2005, sia delle giacenze prodotti finiti il cui saldo, nonostante il lieve accumulo relativo alla
prima metà del 2006, resta comunque ben al di sotto dei livelli sperimentati negli ultimi cinque
anni; seppure con ritardi e forti irregolarità; al rialzo della fiducia ha corrisposto inoltre un
recupero effettivo della produzione industriale.
COMPONENTI DEL CLIMA
(dati destagionalizzati)
30
5
25
0
20
-5
15
-10
10
-15
5
-20
0
-25
-5
-30
2001
2002
2003
2004
Livelli Giacenze prodotti finiti - Saldo
2005
Attese di Produzione
Livelli Ordini e domande in generale - Saldo
- 70 -
2006
Economia italiana: evoluzione recente
CLIMA DI FIDUCIA PER DESTINAZIONE ECONOMICA DEI PRODOTTI
(dati destagionalizzati)
120
115
110
105
100
95
90
85
80
2000
2001
2002
2003
Beni di investimento
2004
Beni di consumo
2005
2006
Beni intermedi
Dall’analisi dell’andamento della fiducia per destinazione economica dei prodotti, emerge
che il recupero sperimentato dall’indice generale a partire da metà 2005, è stato principalmente
trainato da una netta risalita dei beni intermedi; un significativo miglioramento si è verificato
anche nei beni strumentali, mentre quelli di consumo, “partiti” in ritardo, hanno mostrato rialzi
accentuati a partire da marzo di quest’anno.
Per comprendere con maggior dettaglio quali sono state le attività economiche che hanno
contribuito al dispiegamento di tali dinamiche e poter individuare in quali comparti la ripresa della
fiducia è risultata più diffusa, nel seguito si analizza come il clima di opinione si è modificato
all’interno dei vari settori manifatturieri italiani.
A tal riguardo nei grafici seguenti viene riportato l’andamento del clima di fiducia nelle
diverse sottosezioni di attività economica. In particolare, il grafico mostra l’andamento del clima
di fiducia nei settori considerati tradizionali del Made in Italy.
SETTORI DEL MADE IN ITALY
120
115
110
105
100
95
90
85
80
75
70
2000
2001
2002
2003
2004
2005
A limentari bevande e tabacco
Tessile e abbigliamento
Cuo io e calzature
M inerali no n metalliferi
A ltre industrie manifatturiere
- 71 -
2006
Rapporto ISAE - luglio 2006
Tra i settori di specializzazione, la fiducia delle imprese risulta in risalita dal minimo di metà
2005 per gli alimentari (per i quali non si era avuta una marcata flessione), il tessile e
l’abbigliamento, il cuoio e le calzature ed i minerali non metalliferi. Per le altre industrie
manifatturiere (che comprendono settori quali il mobilio) la ripresa appare invece più attenuata.
Tra i beni di investimento la ripresa risulta particolarmente evidente nei mezzi di trasporto
(inclusi gli autoveicoli) che dal valore di +78 corrispondente ad un minimo del dicembre 2005 si
assestano ad +115 nel febbraio 2006. Anche la fiducia nel settore delle apparecchiature elettriche
ed elettroniche risulta in ripresa ed in continua crescita dalla seconda metà del 2005, mentre il
settore delle macchine e degli apparecchi meccanici, sebbene in risalita anch’esso dalla metà del
2005, mostra una lieve flessione tra aprile e giugno 2006.
BENI DI INVESTIMENTO
120
115
110
105
100
95
90
85
80
75
70
2000
2001
2002
2003
M acchine e apparecchi meccanici
2004
2005
2006
Apparecchiature elettriche elettroniche
M ezzi di trasporto
Nelle rimanenti sezioni del comparto manifatturiero la fiducia delle imprese sale
particolarmente nel settore della chimica (con un marcato rialzo nel 2006). La dinamica di ciclo/
trend del settore della Carta stampa ed editoria appare più contenuta e con segnali di ripresa meno
forti sebbene mostri un’accelerazione nei primi mesi del 2006. Anche la fiducia nei comparti del
legno e del sughero e della gomma e plastica torna a crescere dopo il minimo registratosi ad aprile
dello scorso anno.
ALTRI SETTORI
120
115
110
105
100
95
90
85
80
75
70
2000
2001
2002
2003
2004
2005
Legno e sughero
Carta stampa editoria
Chimica e fibre sintetiche
Gomma e plastica
- 72 -
2006
Economia italiana: evoluzione recente
Osservando l’andamento delle componenti che compongono il clima di fiducia nelle diverse
sezioni di attività economica, emerge che la risalita del clima nel settore del tessile e
dell’abbigliamento risulta imputabile ad un miglioramento congiunto dell’andamento del livello
degli ordini e delle aspettative di produzione e ad un significativo decumulo delle scorte.
TESSILE E ABBIGLIAMENTO
30
10
25
0
20
-10
15
-20
10
-30
5
-40
0
-5
-50
2000
2001
2002
Scorte
2003
2004
Attese di Produzione
2005
2006
Livello Ordini
Nel settore del cuoio e calzature la ripresa della fiducia appare segnata invece,
essenzialmente da una ripresa del livello degli ordini e delle aspettative di produzione già dalla
metà dello scorso anno e da una riduzione dei saldi delle scorte solo a partire dagli inizi del 2006.
CUOIO E CALZATURE
40
6
30
5
20
4
10
3
0
2
-10
1
-20
0
-30
-1
-40
-2
-50
-3
2000
2001
2002
Livelli Ordini
2003
2004
Attese di Produzione
2005
2006
Scorte
L’evoluzione della fiducia nel comparto della lavorazione dei minerali non metalliferi appare
determinata da una cospicua diminuzione delle giacenze dei prodotti finiti e da una ripresa del
livello degli ordini mentre le attese di produzione manifestano una dinamica di medio termine
sostanzialmente piatta a partire dal 2005. Nel settore delle macchine e apparecchi meccanici,
nonostante il forte decumulo delle scorte dalla seconda metà del 2004, sia la tendenza della
- 73 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
produzione che il livello degli ordini risultano in risalita solo a partire dalla seconda metà del
2005. Nel comparto delle apparecchiature elettriche ed elettroniche la ripresa a metà 2005 appare
evidente in tutte e tre le variabili che compongono il clima.
MINERALI NON METALLIFERI
30
25
20
15
10
5
0
-5
-10
-15
-20
-25
20
18
16
14
12
10
8
6
4
2
0
2000
2001
2002
Livello Ordini
2003
2004
2005
Attese di Produzione
2006
Scorte
APPARECCHI MECCANICI
50
18
40
16
30
14
20
12
10
10
0
8
-10
6
-20
4
-30
2
0
-40
2000
2001
2002
Liv ello Ordini
2003
2004
2005
A ttese di P ro duzio ne
2006
sc o rte
APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE
50
40
30
20
10
0
-10
-20
-30
-40
2000
4
3
2
1
0
-1
-2
-3
-4
2001
2002
Livello Ordini
2003
2004
Attese di Produzione
- 74 -
2005
2006
Scorte
Economia italiana: evoluzione recente
Nei mesi precedenti si è dibattuto (non solo in Italia) sulle discrepanze tra andamenti degli
indicatori qualitativi delle inchieste (generalmente in rialzo) e della produzione industriale
(caratterizzata da persistente tendenza alla stagnazione). Tale divario sembra essere stato, in gran
parte, superato per l’industria nel suo complesso. E’ interessante notare se un’analoga assonanza
si è manifestata a livello settoriale.
Nell’ambito dei settori tradizionali del Made in Italy, l’andamento dell’indice di fiducia, ha
evidenziato negli ultimi cinque anni dinamiche discretamente in linea con quelle dell’indice della
produzione industriale relativamente al settore della lavorazione dei minerali metalliferi e non
metalliferi, al settore degli alimentari e alle altre industrie manifatturiere. La fiducia delle imprese,
nettamente positiva a partire dal 2005 nel settore del cuoio e delle calzature risulta invece in
contrasto con la persistente tendenza negativa evidenziata dalla produzione industriale;
l’andamento divaricato ha interessato l’ultimo anno e mezzo.
Tra i settori appartenenti ai beni di investimento, il clima di fiducia mostra dinamiche
sostanzialmente simili all’andamento della produzione industriale nei settori apparecchiature
elettriche ed elettroniche e nella produzione di macchine e apparecchi meccanici.
Relativamente al settore dei mezzi di trasporto, la dinamica della fiducia risulta
discretamente in fase con quella della produzione industriale fino agli inizi del 2005. Nel periodo
più recente, a fronte di un andamento stagnante dell’indice di produzione industriale, il clima di
opinione mostra invece un netto balzo assestandosi sui livelli degli inizi del 2000.
Infine, anche tra i restanti settori, (legno e sughero, carta e stampa, chimica gomma e
plastica) l’andamento della fiducia tra gli operatori, evidenzia un segnale di ripresa che trova
riscontro nell’evoluzione della produzione.
In definitiva, pur tenendo conto dei margini di incertezza che potenzialmente caratterizzano
l’analisi settoriale legati a possibili perdite di rappresentatività dei dati, l’evidenza sembrerebbe
suggerire un appianamento del contrasto esistente tra i giudizi degli operatori e l’andamento
effettivo della produzione.
La persistenza di un divario molto netto tra clima di opinione degli imprenditori intervistati
nelle inchieste ISAE (in rialzo) e dinamica della produzione industriale (stagnante o declinante)
continua tuttavia a contraddistinguere nel periodo più recente i due principali settori della nostra
industria, vale a dire: il tessile e abbigliamento e il cuoio e calzature.
- 75 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
MINERALI NON METALLIFERI
CUOIO E CALZATURE
115
120
110
110
105
100
100
90
95
80
90
70
85
60
80
50
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
Ipi
2000
2001
2002
Ipi
Clima di fiducia
ALIMENTARI BEVANDE E TABACCO
2003
2004
2005
2006
clima di f iducia
ALTRE INDUSTRIE MANIFATTURIERE
115
115
110
110
105
105
100
100
95
90
95
85
80
90
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
Ipi
Ipi
Clima di fiducia
TESSILE E ABBIGLIAMENTO
APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED
ELETTRONICHE
115
120
110
115
105
110
100
105
95
90
100
85
95
80
90
75
85
80
70
2000
Clima di fiducia
2001
2002
Ipi
2003
2004
2005
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
2006
Ipi
Clima di fiducia
- 76 -
C lim a di fiduc ia
Economia italiana: evoluzione recente
CARTA STAMPA EDITORIA
MACCHINE E APPARECCHI MECCANICI
12 0
120
115
115
110
110
105
10 5
100
10 0
95
95
90
90
85
85
80
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
Ip i
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
C lim a d i f id u c ia
Ipi
CHIMICA E FIBRE
C lim a di fiduc ia
LEGNO E SUGHERO
120
115
115
110
110
105
105
100
100
95
95
90
85
90
80
85
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
Ipi
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
Clima di fiducia
Ipi
GOMMA E PLASTICA
115
110
105
100
95
90
85
80
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
Ipi
C lim a di fiduc ia
- 77 -
C lim a di fiducia
Rapporto ISAE - luglio 2006
Ostacoli alla
produzione
Servizi
Dall’inizio dell’anno, il numero di imprese che hanno la(inchieste ISAE)
mentati
ostacoli
alla
produzione ha evidenziato
78,0
35
una ulteriore flessione, prose77,5
30
guendo la netta riduzione re77,0
25
gistrata nella parte finale
76,5
20
dello scorso anno. Tra il quar76,0
15
to trimestre del 2005 e il pri75,5
10
mo del 2006, l’indice si è
75,0
5
ridotto di circa 10 punti, ri74,5
0
portandosi sui livelli storica2003
2004
2005
2006
mente contenuti. A ciò
Grado di utilizzo degli impianti
Ostacoli - Insufficienza domanda (scala a destra)
avrebbe soprattutto contribuito il progressivo venir meno
delle difficoltà dovute a insufficienza di domanda (l’indice è ritornato
sotto la quota del 20% nel periodo gennaio-marzo) e al contenimento
degli altri motivi di ostacolo, non dovuti a scarsità di manodopera o a
insufficienza di impianti e materiali. Prosegue, al contempo, il buon
andamento del grado di utilizzo degli impianti, anche se contrassegnato da una evoluzione particolarmente lenta. Più marcata è, invece, risultata la caduta del saldo della tendenza della capacità produttiva,
diminuito di circa 10 punti tra il quarto trimestre del 2005 e il primo
dell’anno in corso, che farebbe prefigurare un prossimo incremento
dell’attività produttiva.
L’andamento congiunturale del settore dei servizi è risultato
strettamente accostato a quello del ciclo industriale. La crescita nella
media del 2005 (+0,7%) è stata dovuta alla buona performance
registrata nella parte centrale dell’anno, trainata dalla componente di
commercio, trasporti e comunicazioni, in corrispondenza con il
temporaneo irrobustirsi della ripresa nell’intero settore industriale.
Dopo la stazionarietà nel quarto trimestre, il settore ha registrato un
marcato rialzo congiunturale nel periodo gennaio-marzo del 2006. Il
valore aggiunto reale, corretto per il numero di giorni lavorativi, si è
incrementato dello 0,8% portando la crescita su base tendenziale
all’1,7%, il ritmo di crescita più sostenuto dell’ultimo triennio. A tale
evoluzione hanno concorso tutte le principali componenti del
comparto. Il marcato aumento del valore aggiunto per le attività
Graf. 7 - GRADO DI UTILIZZAZIONE DEGLI
IMPIANTI E CONDIZIONI DI DOMANDA
- 78 -
Economia italiana: evoluzione recente
connesse al credito e alle assicurazioni, alle attività immobiliari e
servizi professionali ha consentito di recuperare, almeno in parte, la
contrazione accusata nei precedenti tre mesi.
Il conseguente rialzo su
Graf. 8 - VALORE AGGIUNTO NEI SERVIZI
base tendenziale è tuttavia ri(variazioni annue)
sultato ancora nettamente infe4,0
riore agli elevati ritmi di
3,0
crescita
sperimentati
dal
2,0
settore.
1,0
Le altre attività dei servi0,0
zi, a prevalente contenuto non
market, sono tornate a cresce- -1,0
re (+0,8%), chiudendo così -2,0 2003
2004
2005
2006
l’estesa stagnazione che ha
Totale
comm. alb., trasp. e comunic.
contraddistinto il settore a parcredito, att. immob. e serv. prof.
altre attività dei servizi
tire dal quarto trimestre del
Fonte: elaborazione ISAE su dati ISTAT.
2004. A fronte di un aumento
congiunturale più contenuto (+0,6%), le attività legate al commercio,
ai servizi di trasporto e comunicazione hanno mostrato una più sostenuta dinamica tendenziale, contribuendo a sostenere in misura significativa l’intero settore.
Le inchieste ISAE conGraf. 9 - GIUDIZI SUL FATTURATO DELLE
dotte presso le imprese del
IMPRESE DI SERVIZI
(inchieste ISAE)
terziario hanno segnalato una
60
tenuta dei giudizi sul fatturato
40
nel corso dei primi due trimestri del 2006. Le dinamiche
20
più positive si sono registrate
0
nelle attività dei servizi finan-20
ziari, dove la crescita del sal-40
do ha riflesso il graduale
miglioramento delle valuta-60
2003
2004
2005
2006
zioni in aumento e la conteSERVIZI ALLE FAM IGLIE
stuale flessione dei giudizi di
SERVIZI FINANZIARI
SERVIZI ALLE IM PRESE
normalità. Una tendenza favorevole, pur tra oscillazioni,
si è manifestata da alcuni mesi nel settore dei servizi alle imprese: nel
secondo trimestre, la lieve correzione al ribasso del saldo ha riflesso
- 79 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Costruzioni
Previsione
l’aumento dei giudizi orientati alla stabilità. Una maggiore erraticità ha
caratterizzato i giudizi sul fatturato nei servizi alle famiglie. Nel complesso, tali indicazioni porterebbero a stimare una evoluzione ancora
positiva del settore nel secondo trimestre, con tassi di sviluppo pressoché analoghi a quelli registrati nei primi tre mesi dell’anno.
Diversamente dagli altri
Graf. 10 - INDICE DI PRODUZIONE NEL
SETTORE DELLE COSTRUZIONI
comparti produttivi, il com(indice base 2000=100)
parto delle costruzioni ha mo125
8
strato una dinamica stagnante.
6
Alla pausa congiunturale mo120
4
strata nel terzo trimestre del115
2
lo scorso anno è poi seguita
0
una marcata flessione nel
110
quarto (-0,6%), che ha par-2
105
zialmente compromesso il pur
-4
favorevole risultato registrato
100
-6
2002
2003
2004
2005
2006
nella media del 2005. Nei primi tre mesi del 2006, il settore
Variazioni congiunturali (scala a destra)
Indice
ha evidenziato una nuova staFonte: ISTAT.
zionarietà. Per il secondo trimestre, il clima di fiducia delle imprese delle costruzioni fornisce
indicazioni a favore di una generale stazionarietà, diffusa in modo
omogeneo sia nell’edilizia (residenziale e non) sia nelle opere non edificatorie. In particolare, a maggio il clima di fiducia, considerato al netto dei fattori stagionali, è salito da 88,5 a 91,3 grazie al miglioramento
sia dei giudizi sui piani di costruzione sia delle prospettive sull’occupazione. All’ottimismo segnalato dall’indice di fiducia si contrappone,
tuttavia, l’aumento del numero di imprenditori che ha trovato ostacoli
limitanti alla propria attività: tra questi svolgerebbe un ruolo particolarmente rilevante l’insufficienza della domanda.
Nell’insieme, sembrano prevalere tendenze complessivamente favorevoli circa l’evoluzione dell’economia italiana. L’indice sintetico
anticipatore, elaborato dall’ISAE sulla base di vari indicatori congiunturali, evidenzia all’inizio dell’anno una più sostenuta dinamica, dopo
la lieve decelerazione sperimentata nel secondo semestre del 2005,
prefigurando la conservazione di un’intonazione sostanzialmente positiva nella prospettiva dei successivi cinque-sei mesi. Anche l’indicatore composito coincidente ha messo in mostra un più consistente rialzo
- 80 -
Economia italiana: evoluzione recente
nei primi mesi dell’anno, rafforzando le indicazioni a favore di un proseguimento di un positivo sviluppo dell’economia nel suo complesso.
Tenuto conto delle indiGraf. 11 - INDICATORE ANTICIPATORE ISAE
(1995=100)
cazioni più recenti, in partico2,0
128
lare il modesto andamento
126
della produzione industriale 1,5
124
122
nel periodo aprile-giugno,
1,0
120
l’ISAE ipotizza, per il secon118
do trimestre, una decelerazio- 0,5
116
ne dell’attività economica
114
0,0
112
rispetto ai precedenti tre mesi.
110
La tendenza del PIL potrebbe, -0,5
108
2003
2004
2005
2006
grazie al rafforzamento del civariazioni percentuali sul mese precedente
clo industriale, risultare relatiindicatore anticipatore (scala destra)
vamente più consistente nel
periodo
giugno-settembre, Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISAE e ISTAT.
dando luogo a un ritmo di sviluppo medio nella seconda metà dell’anno non molto dissimile da quello dei primi sei mesi.
- 81 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
DOMANDA NAZIONALE
Consumi privati
Fiducia
Nel corso del primo trimestre del 2006, la domanda nazionale interna al netto delle scorte ha sperimentato un sostanziale recupero, a
fronte di un apporto marginalmente positivo (ma in miglioramento)
della domanda estera netta e di un sensibile ridimensionamento delle
scorte. Espressi ai prezzi dell’anno precedente, la spesa delle famiglie
residenti ha contribuito alla crescita del PIL per lo 0,5%, gli investimenti per lo 0,4%. Al contrario, la variazione delle scorte ha sottratto
uno 0,5% all’evoluzione dell’attività economica, mentre l’andamento
più favorevole delle esportazioni nette ha determinato uno stimolo positivo dello 0,2 per cento.
Dopo la stasi dell’ultima parte del 2005, i consumi interni dei residenti hanno registrato una decisa ripresa, realizzando il più elevato incremento congiunturale degli ultimi quattro anni (0,7%).
L’accelerazione ha principalmente risentito della dinamica al rialzo del
reddito disponibile e, per quanto riguarda alcune tipologie di beni del
comparto semidurevole (quali vestiario e calzature), dall’andamento
moderato dei prezzi. Anche la buona intonazione del mercato del credito al consumo, sostenuta da tassi di interesse ancora leggermente cedenti e dalla notevole varietà delle proposte contrattuali, potrebbe aver
esercitato un impatto favorevole sugli acquisti. Nei dodici mesi terminanti a marzo 2006, il TAEG è sceso dal 9,57% al 9,08%, mentre lo
stock di prestiti alle famiglie con durata inferiore ai cinque anni e destinati al consumo è aumentato di quasi il 7% (pari a circa 1,8 miliardi di
euro). Un altro potenziale supporto alla capacità di spesa è rinvenibile
nell’andamento ancora sostenuto dei mercati borsistici nei primi mesi
dell’anno.
A partire dall’autunno scorso e fino ai primi mesi del 2006, il
sentiment dei consumatori italiani è progredito. Il relativo indice al
netto dei fattori erratici e stagionali, pari a 101 nell’agosto 2005, si è
portato a 109,1 alla fine del primo trimestre del 2006. Tale crescita ha
ricondotto il clima di fiducia ai livelli di fine 2002, facendo recuperare
le flessioni sperimentate nel biennio 2003-2004. Le dinamiche
complessive dell’indice nascondono andamenti difformi delle componenti. A fronte di una sostanziale stazionarietà nei giudizi sulla condizione personale, negli ultimi trimestri la fiducia degli italiani nei
riguardi del quadro economico generale è migliorata sensibilmente. Al
- 82 -
Economia italiana: evoluzione recente
netto della stagionalità, l’indice è passato da 80,4 di agosto 2005 a 94,3
di marzo 2006.
Tra le altre due compoGraf. 12 - CLIMA DI FIDUCIA DEI
nenti dell’indice generale CONSUMATORI ITALIANI
(inchieste ISAE; indice base 1980=100)
inerenti la situazione attuale e
Clima c omples s iv o
quella prospettica - si osserva 130
il perdurare, seppur nell’ambito di una tendenza favorevole, 120
di ampie oscillazioni nei giu110
dizi sul futuro. Più lineare appare l’evoluzione, anch’essa 100
positiva, del clima di fiducia
90
sulla condizione corrente.
2003
2004
2005
2006
Nei primi tre mesi del
Cic lo-trend
Dati des tagionaliz z ati
corrente anno l’evoluzione
Clima ec onomic o
Clima pers onale
congiunturale dei consumi di 130
beni durevoli ha sperimentato 120
un
nuovo
arretramento 110
(-0,2%), dopo la contrazione 100
subìta alla fine del 2005 90
(-0,7%). Nel confronto ten- 80
denziale, la dinamica di questa 70
2003
2004
2005
2006
componente di spesa si è tuttaDati des tagionaliz z ati
via mantenuta elevata (+4,1%
rispetto a un anno prima).
Clima c orrente
Clima f uturo
L’andamento delle immatrico- 115
lazioni di autovetture ha soste- 110
nuto il comparto, mostrando
105
saggi tendenziali favorevoli
(+8,6% il dato di marzo 2006). 100
Tra gli altri beni durevoli, la 95
spesa per elettrodomestici e 90
2003
2004
2005
2006
mobili potrebbe aver trovato
Dati des tagionaliz z ati
un freno nella ridotta vivacità
del mercato residenziale e
nell’inversione di tendenza dei prezzi: dopo nove trimestri di flessioni
tendenziali, il deflatore dei beni durevoli ha mostrato nei primi tre mesi
del 2006 una variazione positiva (+0,2%).
- 83 -
Spesa in beni
durevoli
Rapporto ISAE - luglio 2006
Spesa in beni
semidurevoli
Spesa in beni
non durevoli
Per il terzo trimestre con(valori concatenati, milioni di euro, anno riferimento 2000,
secutivo lo sviluppo congiundati destagionalizzati e corretti per
il numero di giorni lavorativi)
turale degli acquisti per beni
semidurevoli (vestiario, calzaBENI DUREVOLI
(variazioni congiunturali % scala sinistra)
ture, accessori per auto, picco21500
4,0
li elettrodomestici, ecc.) è
3,0
21000
stato positivo (+1,8%). Di
2,0
20500
conseguenza il dato tendenzia1,0
20000
le del primo trimestre dell’an0,0
19500
-1,0
no in corso, +3,1%, ha
19000
-2,0
finalmente interrotto la pro18500
-3,0
lungata fase riflessiva del
-4,0
18000
comparto. La ripresa può esse2003
2004
2005
2006
re stata dovuta sia ad un fisioBENI SEMIDUREVOLI
(variazioni congiunturali % scala sinistra)
logico rimbalzo dopo la lunga
2,5
22500
fase negativa, sia alla frenata
2,0
22000
dei prezzi: l’indice dei prezzi
1,5
1,0
relativo ai consumi per abbi21500
0,5
gliamento e calzature è rima0,0
21000
-0,5
sto costante dal novembre
20500
-1,0
2005 al marzo 2006.
-1,5
20000
Nel periodo gennaio-mar-2,0
-2,5
19500
zo, la spesa in beni non dure2003
2004
2005
2006
voli è rimasta quasi stazionaria
BENI NON DUREVOLI
(variazioni congiunturali % scala sinistra)
(+0,1%), anche se in migliora1,0
58400
mento dopo la riduzione speri58200
0,8
mentata nella seconda metà
58000
0,6
57800
del 2005 (-0,5% e -0,9%
0,4
57600
0,2
rispettivamente nei due trime57400
0,0
57200
stri precedenti). Nell’ambito
-0,2
57000
-0,4
degli acquisti delle famiglie
56800
-0,6
56600
sul territorio nazionale, que-0,8
56400
sto è l’unico genere di spesa
-1,0
56200
2003
2004
2005
2006
che registra valori tendenziali
negativi (-0,3%). Una possibiFonte: ISTAT.
le spiegazione è rinvenibile
nell’andamento dei prezzi del comparto, la cui dinamica tendenziale è
superiore a quella media (rispettivamente, 3,3% contro 2,6%).
Graf. 13 - SPESA DELLE FAMIGLIE
- 84 -
Economia italiana: evoluzione recente
Gli acquisti per servizi
Graf. 14 - SPESA DELLE FAMIGLIE
(valori concatenati, milioni di euro, anno di
sono risultati in accelerazioriferimento 2000, dati destagionalizzati e
corretti per il numero di giorni lavorativi)
ne. Nel primo trimestre di
SERVIZI
quest’anno il loro tasso di svi(variazioni congiunturali % scala sinistra)
luppo congiunturale è raddop2,5
22500
piato
rispetto
all’ultimo 2,0
22000
trimestre del 2005, passando 1,5
1,0
21500
dallo 0,5% all’1%. In un con- 0,5
testo di prolungata espansione 0,0
21000
-0,5
del mercato immobiliare e
20500
-1,0
creditizio, una parte non tra- -1,5
20000
scurabile dell’incremento è -2,0
19500
-2,5
collegabile ai fitti, ai servizi
2003
2004
2005
2006
professionali e a quelli finan- Fonte: ISTAT.
ziario-assicurativi.
Le informazioni resesi disponibili in questi ultimi mesi indicano
che la spesa delle famiglie potrebbe aver risentito di alcuni fattori di
moderazione. Il clima di fiducia ha mostrato qualche segno di riflessione, in parte dovuto all’incertezza sulla situazione politica e alle notizie
emerse circa lo stato dei conti pubblici. L’inflazione si è rafforzata anche nei settori (beni semidurevoli, servizi di ristorazione) che avevano
avuto un inizio anno più favorevole. Il deterioramento affiora anche
dai dati qualitativi dell’ISAE, che hanno palesato l’interruzione della
percezione di rallentamento della dinamica inflazionistica passata e,
coerentemente, il rafforzamento dei timori di aumento per i prossimi
mesi. D’altro canto, indicazioni più positive caratterizzano il comparto
dei beni durevoli. Nel confronto con il secondo trimestre del 2005, la
scorsa primavera le immatricolazioni di autovetture sono aumentate
del 5,6%, mentre i giudizi degli intervistati dall’ISAE confermano una
buona propensione verso l’acquisto di beni durevoli. L’aumento nel
numero delle richieste per la detrazione Irpef del 41% delle spese sostenute per interventi di ristrutturazione e manutenzione edilizia
(+9,6% il tendenziale di maggio), potrebbe sottendere un andamento
sostenuto nelle spese per i servizi per la casa. Nel complesso, la spesa
per consumi interni delle famiglie residenti dovrebbe aver rallentato il
passo nel corso del secondo trimestre, mantenendosi su un sentiero positivo. La moderazione potrebbe avere riflesso una certa decelerazione
degli acquisti di semidurevoli, a fronte di un recupero di quelli in beni
durevoli.
- 85 -
Spesa per
servizi
Evoluzione
recente
Rapporto ISAE - luglio 2006
Investimenti
Investimenti in
macchine e
attrezzature
Investimenti in
mezzi di
trasporto
Dopo l’arretramento registrato nell’ultimo scorcio del
(valori concatenati, milioni di euro, anno di
riferimento 2000, dati destagionalizzati e
2005 (-1,6%), nei primi tre
corretti per il numero di giorni lavorativi)
mesi del corrente anno la dinaMACCHINARI, ATTREZZATURE E
PRODOTTI VARI
mica degli investimenti fissi
(variazioni congiunturali % scala sinistra)
lordi è tornata positiva (1,7%
30500
6,0
la variazione congiunturale,
4,0
30000
3% quella tendenziale), risen2,0
tendo di evoluzioni più favore29500
0,0
voli diffuse ai principali
29000
-2,0
comparti. Sul miglioramento
28500
ha probabilmente inciso la ri-4,0
presa delle esportazioni e, in
-6,0
28000
2003
2004
2005
2006
generale, il recupero di tono
del settore industriale. Il rialzo
MEZZI DI TRASPORTO
(variazioni congiunturali % scala sinistra)
registrato nella seconda metà
6800
5,0
del 2005 e a inizio 2006 nel
2,0
6600
grado di utilizzo degli impianti
-1,0
ha costituito, in questo quadro,
6400
-4,0
un ulteriore fattore di spinta
-7,0
6200
sull’attività di investimento.
-10,0
6000
Ad inizio 2006 lo svilup-13,0
po congiunturale degli acquisti
-16,0
5800
2003
2004
2005
2006
di macchinari e attrezzature,
dopo la contrazione verificataCOSTRUZIONI
(variazioni congiunturali % scala sinistra)
si nell’autunno scorso (-3%), è
2,0
29200
tornato ad essere positivo
1,5
(2,2%). Il dato tendenziale di
29000
1,0
questo comparto supera quello
0,5
28800
medio dell’aggregato (3,3%
0,0
28600
-0,5
contro il 3% medio).
-1,0
Il più corposo rimbalzo
28400
-1,5
congiunturale del primo trime-2,0
28200
stre del 2006, 4,8%, si è avuto
2003
2004
2005
2006
nelle spese in mezzi di trasporFonte: ISTAT.
to (-1,7% il dato dei tre mesi
precedenti). Dopo sei trimestri negativi, il tasso di variazione tendenziale è tornato in territorio positivo (3,3%).
Graf. 15 - INVESTIMENTI FISSI LORDI
- 86 -
Economia italiana: evoluzione recente
Il profilo di questa componente di domanda si conferma simile a quello evidenziato
dalla consegna di veicoli commerciali più leggeri (fino a 35
tonnellate.).
Nel primo trimestre del
2006, la dinamica degli investimenti in costruzioni è risultata in accelerazione sia in termini congiunturali, +0,7% dal
-0,4% di fine 2005, che tendenziali, +2,6% dal precedente +1%. Per la prima volta dal
terzo trimestre del 2002, la
crescita congiunturale dell’edilizia residenziale è stata inferiore a quella delle altre costruzioni (rispettivamente 0,6 e
0,8%).
Alcuni elementi positivi
sono emersi negli ultimi mesi,
facendo ben sperare per la prosecuzione del recupero del
processo di accumulazione.
Secondo l’ISTAT, il livello degli ordini permane, da dicembre
2005,
su
livelli
storicamente molto elevati e in
aprile (ultimo dato disponibile) l’indice destagionalizzato
ha segnato il massimo storico
(115). La vitalità di questa
componente di domanda trova
riflesso nell’ottimismo espresso dagli imprenditori manifatturieri,
con
il
relativo
indicatore ISAE che, depurato
Graf. 16 - PERCENTUALE DI UTILIZZO
DEGLI IMPIANTI
(dati destagionalizzati, variazione congiunturale
percentuale scala sinistra)
0,9
77,5
0,6
77,0
0,3
76,5
Costruzioni
0,0
76,0
-0,3
-0,6
75,5
2003
2004
2005
2006
Fonte: ISAE.
Graf. 17 - CONSEGNE DI VEICOLI
COMMERCIALI
22000
21000
20000
19000
18000
17000
Evoluzione
recente
16000
2003
2004
2005
2006
dati des tagionaliz z ati
c ic lo-trend
Fonte: elaborazioni ISAE su dati ANFIA..
Graf. 18 - INVESTIMENTI IN ALTRE
COSTRUZIONI
(valori concatenati, milioni di euro, anno di
riferimento 2000, dati destagionalizzati e corretti
per il numero di giorni lavorativi)
1,0
17500
0,5
17000
0,0
-0,5
16500
-1,0
-1,5
16000
-2,0
15500
-2,5
2003
2004
Fonte: ISTAT.
- 87 -
2005
2006
Rapporto ISAE - luglio 2006
dai fattori stagionali, si conferma sui valori massimi dal dicembre
2000. In entrambi i casi, il maggior sostegno deriva dall’andamento
della domanda proveniente dall’estero. Nella misura in cui gli investimenti in mezzi di trasporto hanno seguìto la recente buona performance delle consegne dei veicoli commerciali (10,8% l’incremento
congiunturale tra i primi due trimestri del 2006, calcolato al netto dei
fattori stagionali) è plausibile ritenere che anche il dato del trimestre
appena concluso risulterà positivo.
- 88 -
Economia italiana: evoluzione recente
SCAMBI CON L’ESTERO
Le esportazioni di beni e servizi, espresse in quantità a prezzi concatenati calcolati dall’ISTAT secondo i nuovi metodi di stima introdotti
recentemente, hanno registrato nel 2005 un lieve aumento, pari allo
0,3%; evidenziando una intensa frenata rispetto al modesto ma positivo
risultato registrato nel 2004, nel quale la crescita è stata pari al 3 per
cento.
La dinamica trimestrale ha mostrato oscillazioni accentuate: secondo le stime a prezzi concatenati e aggiustate per la stagionalità vi è
stato un calo nell’ultimo trimestre del 2004 e nel primo trimestre del
2005 (rispettivamente del -0,7% e del -1,6%), seguito da un netto recupero nel secondo trimestre (pari al 2,5%), da una battuta d’arresto nel
terzo (-0,4%) ed infine da un recupero nell’ultimo trimestre del 2005 e
nel primo del 2006 (rispettivamente dell’1,2% e del 2,5%).
Graf. 19 - ESPORTAZIONI DI BENI E SERVIZI DELL’ITALIA
(valori concatenati base 2000)
15
15
10
10
5
5
0
0
-5
-5
-10
-10
2000
2001
2002
VARIAZIONI TENDENZIALI
2003
2004
2005
2006
VARIAZIONI CONGIUNTURALI
Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT.
La dinamica tendenziale risulta più regolare: le esportazioni di
beni e servizi dopo aver raggiunto un incremento elevato, pari al 4,9%,
nel secondo trimestre del 2004 hanno continuato a rallentare nei trimestri successivi fino a stabilizzarsi nel terzo, per poi riprendere a salire
nell’ultimo trimestre (1,7%). Nei primi tre mesi del 2006 hanno registrato un incremento del 6%, realizzando una accelerazione molto forte, superiore a quella del secondo trimestre del 2004 e di poco inferiore
a quella eccezionale sperimentata nel corso del 2000.
- 89 -
Esportazioni
Rapporto ISAE - luglio 2006
…dei principali
paesi industriali
I risultati quantitativi ottenuti dall’ISTAT negli ultimi anni appaiono strettamente legati ai metodi di stima dei deflatori delle esportazioni, che, soprattutto negli anni più recenti, non sembrano riuscire a
tenere conto in modo soddisfacente dei mutamenti di composizione
all’interno di ciascun aggregato, soprattutto di quelli qualitativi che in
un periodo di forte trasformazione della struttura produttiva potrebbero
essere stati molto intensi. Le stime dell’andamento dei deflatori, pertanto, appaiono in queste condizioni meno affidabili che nel passato.
Com’è noto, l’ISTAT ha sospeso la pubblicazione dall’inizio di
questo anno dei risultati delle elaborazioni degli indici mensili settoriali dei VMU e delle quantità anche in ottemperanza ad una precisa richiesta dell’EUROSTAT, sollecitata anche da altre organizzazioni
internazionali di ricerca economica, quali il FMI e l’OCSE, avente per
finalità quella di introdurre e di uniformare in tutti gli uffici statistici
dei paesi europei la metodologia di elaborazione degli indici dei VMU,
come la possibilità di utilizzare anche nuove fonti statistiche più affidabili sul fenomeno considerato. In particolare, per il nostro Paese si tratta di disporre e di utilizzare i risultati della rilevazione sui prezzi alla
produzione delle merci vendute sui mercati esteri dalle imprese nazionali, che è in corso da qualche anno presso l’ISTAT e i cui primi risultati dovrebbero essere pubblicati entro il corrente anno come previsto
nel Programma Statistico Nazionale. Ciò potrebbe comportare una sostanziale revisione delle stime dei prezzi e delle quantità esportate negli ultimi anni e conseguentemente potrebbe mutare la stima della
dimensione della perdita di quota del nostro Paese sui mercati internazionali espressa in quantità.
Tenendo conto delle riserve citate sull’affidabilità delle stime, la
dinamica delle esportazioni del nostro Paese appare un punto critico sia
nel breve che nel medio lungo periodo soprattutto se confrontata con le
performance degli altri principali paesi industriali.
Nel 2005 l’evoluzione delle esportazioni di beni e servizi nei principali paesi è stato molto positiva. Il rallentamento della loro crescita,
sperimentato nella seconda parte dell’anno, ha avuto come conseguenza prevalente quella di conseguire una dinamica più equilibrata di quella eccezionale sperimentata nel 2004.
Nel complesso dell’UE a 25 le esportazioni complessive in quantità a prezzi concatenati sono aumentate nel 2005 del 5% dopo che erano
aumentate del 7% nel 2004. Le decelerazioni più marcate della quanti-
- 90 -
Economia italiana: evoluzione recente
tà esportate si sono registrate nei paesi che nel 2004 avevano registrato
gli incrementi più elevati.
Nel 2005 in Germania sono rallentate di tre punti percentuali,
registrando un aumento del 6,3% (nel 2004 sono aumentate del 9,3%).
In Spagna, dopo gli incrementi registrati nel 2003 e nel 2004 pari al
3,3% e 3,6%, hanno mostrato una modesta variazione positiva pari
all’1%. In Francia, dopo la deludente performance sperimentata nel
2003 (-1,2%) e la notevole accelerazione nel 2004 (3,9%), nel 2005
hanno registrato una variazione positiva pari al 3,1%, di poco inferiore
a quella dell’anno precedente. Nel Regno Unito negli anni successivi al
2002, nel quale vi è stato un forte calo, esse hanno ripreso a crescere
molto lentamente. Nel 2005 hanno registrato una accelerazione molto
marcata: l’incremento è stato del 10% (dal 3,1% dell’anno precedente).
Nel 2005 in Belgio le esportazioni hanno presentato un ridimensionamento significativo rispetto al 2004, passando da un incremento
del 6,8% ad uno dell’1,8%. Performance analoghe a quelle dell’andamento generale sono state conseguite anche da Austria, Portogallo,
Svezia e Svizzera. I due principali paesi industrializzati extraeuropei
hanno registrato un rallentamento come le economia europee. Negli
Stati Uniti, la crescita delle vendite all’estero si è ridimensionata passando dall’8,4% nel 2004 al 4,9% nel 2005; in Giappone, dopo la considerevole accelerazione sperimentata nel 2003 e nel 2005 (anno nel
quale le esportazioni avevano raggiunto una crescita del 13,9%), si è
sperimentata una notevole decelerazione registrando un incremento,
pur sempre elevato, pari al 7 per cento.
Nel primo trimestre del 2006, secondo le statistiche pubblicate
dall’Eurostat, in tutti i paesi, con poche eccezioni, si è registrata una
rinnovata accelerazione delle esportazioni. In termini congiunturali si
sono avuti incrementi rilevanti in Germania (+4,6%), in Francia
(+2,9%), in Spagna (+5,1%), nel Regno Unito (+5,3%) e negli Stati
Uniti (+3,5%). Anche l’Italia, come si è ricordato sopra, ha mostrato
un incremento notevole, pari al 2,5 percento, meno elevato, tuttavia, di
quello di gran parte dei paesi industriali.
Il differenziale tra la dinamica delle esportazioni di beni servizi
del nostro Paese rispetto a quello dei paesi europei e delle principali
economie extraeuropee appare molto elevato e rappresenta un rilevante
punto critico. La capacità di esportare del nostro Paese risulta così debole che di fronte ad un rallentamento del commercio mondiale la di-
- 91 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Beni e servizi
Per area
geografica
namica delle nostre esportazioni di arresta. Nel primo trimestre del
2006 il differenziale di crescita delle esportazioni del nostro paese torna a ridursi, pur rimanendo, tuttavia, piuttosto significativo.
Le esportazioni di servizi, espresse in quantità a prezzi concatenati, sono aumentate del 4,6% nel 2005, un risultato migliore di quello
conseguito nel 2004 (3,9%). La loro dinamica congiunturale trimestrale è stata molto positiva a partire dal secondo trimestre (6,7% nel secondo trimestre; 2,5% nel terzo; 7,6% nel quarto); quella tendenziale
ha raggiunto nell’ultimo trimestre dell’anno il 13,1%. Nel primo trimestre del 2006 l’export di servizi ha registrato una lieve riduzione, pari a
-0,6 per cento
Nel 2005 la quota di servizi rispetto alle esportazioni complessive,
calcolata a prezzi concatenati, è aumentata, in termini di quantità, di
0,8 punti percentuali rispetto al 2004, raggiungendo il 20,4%. Nei quattro anni precedenti essa si è mantenuta su un livello pressoché costante,
compreso tra il 19,4 e il 19,6 per cento. In termini di valori correnti la
quota è risultata pari al 19,3%, pressoché identica a quella registrata
nei quattro anni precedenti (compresa tra il 19,1 e il 19,2%)
Nel 2005 le esportazioni di beni, espresse in volumi a prezzi concatenati, sono state pressoché pari al livello registrato nel 2004, registrando un aumento molto lieve (+0,3%). L’andamento in corso d’anno
è stato caratterizzato da graduali riduzioni interrotte da un aumento
pari all’1,6% nel secondo trimestre. Nel primo trimestre del 2006 esse
hanno registrato un notevole incremento, sia in termini congiunturali
(+3,4%), sia in termini tendenziali (+3,5%). Il risultato del primo trimestre espresso in termini congiunturali costituisce il più brillante risultato conseguito nell’ultimo quinquennio.
Il valore delle esportazioni di manufatti dell’Italia verso il mondo
è aumentato nel 2005 del 4,2%, meno che nel 2004, quando il rialzo fu
del 7,6%. Il dato annuo è sottovalutato perché non tiene conto della
documentazione doganale che arriva in ritardo negli uffici statisticii e
nel passato ha raggiunto circa l’1% del valore esportato. L’andamento
in corso d’anno dei valori destagionalizzati è stato caratterizzato da una
riduzione nel primo trimestre (-1,1%), da un aumento notevole nel
secondo e nel terzo (rispettivamente 5,5% e 2,8%) e da un lieve
incremento anche nel quarto. Nel primo trimestre del 2006
l’ammontare esportato è stato pressoché pari a quello dei tre mesi
precedenti (-0,1%). Le variazioni tendenziali hanno mostrato una
- 92 -
Economia italiana: evoluzione recente
graduale accelerazione in corso d’anno (primo trimestre 1,2%; secondo
3,5%; terzo 6,0%; quarto 5,7%) e un incremento molto elevato nel
primo trimestre del 2006, pari all’11,6 per cento.
A tale andamento contri- Graf. 20 - INDICI DEI VALORI ESPORTATI DI
MANUFATTI AREA DI DESTINAZIONE
buiscono in modo diverso le
(2000=100, Indici destagionalizzati)
esportazioni di manufatti rela130
tive alle due grandi aree di destinazione. Nel 2005, come nel
120
recente passato, il contributo
maggiore all’aumento del va110
lore esportato è stato dato dal
flusso destinato all’area extra
UE 25, aumentato del 7,5 per 100
cento. L’ammontare destinato
alla UE è aumentato di appena 90
2001
2002
2003
2004
2005
2006
l’1,8%. In corso d’anno le
UE
Extra-UE
esportazioni verso l’area extra Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT.
UE 25 paesi registrano un incremento molto sostenuto nel secondo trimestre (5,1%) e più moderato
nei due trimestri successivi (2,3% nel terzo e 3,9% nel quarto) e nel
primo trimestre del 2006 (1,8%). Il flusso di manufatti verso l’area UE
a 25 paesi mostra una rapida decelerazione in corso d’anno (le variazioni congiunturali sono state rispettivamente, a partire dal secondo trimestre, del +4,3%, del +2,1%, del +0,1%). Nel primo trimestre del
2006 esse mostrano una moderata riduzione (-1,2%).
In termini tendenziali, il flusso verso l’area extra-Ue presenta una
rapida decelerazione nei primi tre trimestri dell’anno (dal 10,7% nel
primo trimestre, al 6,9% nel secondo e al 4,7% nel terzo), riprende una
sostenuta crescita nel quarto trimestre (8,4%) e nel primo del 2006
(17,4%). Il valore dei manufatti esportati verso l’area UE mostra una
dinamica positiva ma irregolare nel corso dell’anno (- 4,3% nel primo
trimestre, 1,2% nel secondo, 7% nel terzo e 3,6% nel quarto) ed un incremento discreto nei primi tre mesi del 2006, pari al 7,8 per cento.
Nel 2005 i flussi delle merci italiane, espressi in valore, destinati
ai maggiori paesi, nostri principali mercati di sbocco, hanno mostrato,
secondo le statistiche elaborate dall’ISTAT, una dinamica piuttosto
differenziata rispetto al 2004. In particolare, molto elevato è stato
l’incremento delle esportazioni verso gli Stati Uniti, pari al 7%, e verso
- 93 -
Esportazioni di
beni verso i
principali paesi
industrializzati
Rapporto ISAE - luglio 2006
la Spagna, pari al 5,8%; modesto è stato quello verso la Francia
(+2,7%). Il flusso destinato alla Germania non ha presentato
variazioni, mentre quello verso il Regno Unito è risultato in forte
ridimensionamento (-5,6%).
GRAF. 21 - INDICI DEI VALORI ESPORTATI DI MERCI PER
ALCUNI GRANDI PAESI
(2000=100; Indici destagionalizzati)
140
130
120
110
100
90
80
70
2001
2002
Francia
2003
Germania
2004
Regno Unito
2005
Spagna
2006
Stati Uniti
Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT.
Quote di
esportazione
dell’Italia per
paese e per area
Nel primo trimestre del 2006 i paesi considerati mostrano
variazioni rispetto al trimestre precedente tutte negative, ad eccezione
di quella relativa agli Stati Uniti, pari al 2,3% (-0,6% per la Francia,
-0,9% per la Germania, -2,6 per il Regno Unito, 2,1% per la Spagna).
Le variazioni trimestrali tendenziali risultano, al contrario, tutte
positive: elevate quelle relative agli Stati Uniti (+7%) e alla Germania
(+8,1%), moderate quelle relative alla Francia (+4,7%) e alla Spagna
(+5,8%); modesta quella relativa al Regno Unito (+2%).
La dinamica dei valori più recente sembra essere conforme, con
qualche rilevante eccezione alla tendenza emersa negli ultimo quinquennio sull’andamento delle quote delle esportazioni italiane, anch’esse valutate in valore per paese e per area di destinazione calcolate
sul totale esportato. Nell’ultimo quinquennio è emersa una tendenza ad
un notevole ridimensionamento della quota esportata dal nostro paese
verso la Germania ridottasi di 2,1 punti percentuali (dal 15,2% al
13,1%); ad uno modesto calo, pari a 0,5 punti percentuali di quella relativa sia alla Francia (dal 12,7% al 12,2%) sia al Regno Unito (dal
6,9% al 6,4%); ad un moderato rafforzamento, pari a 1,1 punti percen-
- 94 -
Economia italiana: evoluzione recente
tuali, di quella riguardante la Spagna (da 6,3 punti a 7,4 punti percentuali). La quota degli Stati Uniti, pari al 10,2% nel 2000, si è ridotta di
2,1 punti percentuali, ma dagli andamenti tendenziali relativi al quinquennio considerato si può notare che è in corso una fase di recupero.
Un forte aumento della quota, pari a 4,1 punti percentuali, è mostrato
per il complesso dei paesi europei nuovi membri dell’UE; in lieve ridimensionamento (-0,6 punti percentuali) è la quota relativa al complesso dei paesi dell’UE a 15 ad esclusione dei quattro grandi paesi
considerati.
Tab. 2
Paese o area di
destinazione
QUOTE DELLE ESPORTAZIONI ITALIANE PER PAESE O
AREA DI DESTINAZIONE SUL TOTALE
Quote
1995
2000
Variazioni quote
2005
2000
2005
Francia
13,1
12,7
12,2
-0,3
-0,5
Germania
18,9
15,2
13,1
-3,7
-2,1
-0,5
Regno Unito
6,2
6,9
6,4
0,7
Spagna
4,9
6,3
7,4
1,4
1,1
14,4
14,3
13,7
-0,1
-0,6
Altri UE15
Altri UE
12,9
14,0
18,5
1,2
4,4
Europa
70,4
69,5
71,3
-0,9
1,8
Stati Uniti
7,2
10,2
8,1
3,0
-2,1
Giappone
2,3
1,7
1,5
-0,6
-0,1
20,2
18,6
19,0
-1,6
0,4
100,0
100,0
100,0
0,0
0,0
Altri
Mondo
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Coeweb.
Leggenda: Altri UE15 = UE15 esclusi Francia, Germania, Regno Unito e Spagna; Altri UE = UE esclusi UE15;
Altri = Mondo esclusi Europa, Stati Uniti, Giappone.
L’analisi della dinamica delle quote esportate dall’Italia, espresse
in valori, esposta nel paragrafo precedente, risulta più significativa se
accostata a quella dei livelli e della dinamica delle quote di esportazione dei principali paesi europei per area di destinazione economica, calcolate come rapporto percentuale tra le esportazioni di ciascun paese in
valore e l’ammontare della somma delle esportazioni verso l’area considerata di tutte le economia considerate. I paesi scelti per tale analisi
sono i cinque principali europei: Germania, Francia, Spagna, Italia e
Regno Unito. Le aree considerate sono tre: la prima è quella relativa
all’Unione Europea a 12 paesi; la seconda e quella relativa al complesso dei paesi che si sono aggiunti per portare l’Unione Europea a 25 paesi; la terza riguarda il complesso di tutti gli altri paesi che non
appartengono all’Unione Europea a 25 paesi.
- 95 -
Quote di
esportazione
per area di
destinazione dei
principali paesi
europei
Rapporto ISAE - luglio 2006
Tab. 3
QUOTE DI ESPORTAZIONE DEI PRINCIPALI PAESI EUROPEI PER AREA
DI DESTINAZIONE SUL TOTALE DEI PAESI CONSIDERATI
Germania Spagna
Francia
Italia
Regno
Unito
Totale
Quote di esportazione di
ciascuna area sul totale
UE12
2000
32,9
9,4
22,0
15,1
20,6
100,0
48,9
2001
33,5
9,6
21,5
15,2
20,1
100,0
48,1
2002
33,9
9,8
21,3
14,9
20,1
100,0
47,9
2003
35,4
10,3
21,8
14,9
17,6
100,0
48,4
2004
36,7
10,2
21,2
14,9
17,0
100,0
48,0
2005
37,6
9,9
20,2
14,7
17,6
100,0
47,1
2000
49,9
6,5
21,6
14,8
7,2
100,0
14,4
2001
50,3
7,0
21,2
15,0
6,5
100,0
14,7
2002
50,8
7,4
20,6
14,6
6,6
100,0
15,3
2003
52,4
7,4
19,6
14,8
5,8
100,0
15,6
2004
53,0
7,1
19,2
14,8
5,7
100,0
15,5
2005
54,9
6,9
17,7
14,6
5,9
100,0
15,0
2000
35,5
5,6
20,9
17,1
20,9
100,0
36,7
2001
37,3
5,3
20,6
17,4
19,4
100,0
37,1
2002
38,8
5,4
19,8
17,5
18,4
100,0
36,8
2003
39,3
5,7
19,4
17,2
18,3
100,0
36,0
2004
40,2
5,8
19,1
17,3
17,6
100,0
36,5
2005
39,6
5,9
19,2
17,0
18,4
100,0
37,9
2000
36,3
7,6
21,5
15,8
18,8
100,0
100,0
2001
37,4
7,6
21,2
16,0
17,8
100,0
100,0
2002
38,3
7,8
20,6
15,8
17,4
100,0
100,0
2003
39,5
8,2
20,6
15,7
16,0
100,0
100,0
2004
40,5
8,1
20,1
15,8
15,5
100,0
100,0
2005
41,0
7,9
19,4
15,5
16,2
100,0
100,0
UE25 not UE12
ext UE25
MONDO
Fonte: elaborazioni ISAE su dati EUROSTAT.
Una prima considerazione riguarda il livello e i differenziali delle
quote delle economie analizzate. La Germania registra i livelli delle
quote di gran lunga più elevati. La quota delle esportazioni esportata
nel 2005 risulta pari al 41 % delle esportazioni complessive dei paesi
considerati. La Francia segue a notevole distanza con una quota di circa la metà di quella tedesca (pari al 19,4%). Distanziate, di alcuni punti
percentuali, seguono il Regno Unito (16,2%) e l’Italia (15,5%). Ultima
la Spagna con una quota pari al 7,9 per cento.
Le quote relative alle diverse aree presentano differenze significative sia nel confronto tra le aree di uno stesso paese sia in quello del
confronto tra paesi nella stessa area. La Germania, pur presentando
quote superiori a quelle di tutti i paesi in tutte le aree considerate, spun-
- 96 -
Economia italiana: evoluzione recente
ta la quota più elevata (54,9%) nell’area UE a 25 con l’esclusione dei
paesi dell’area UE a 12; segue la quota verso l’area extra UE a 25
(39,6%) e quella relativa all’area UE a 12 (37,6%). La Francia, al contrario della Germania mostra una presenza più equilibrata nelle diverse
aree e risulta, in graduatoria, il secondo paese in termini di presenza relativa anche in tutte aree considerate: nel 2005 la quota relativa all’UE
a 12 è pari al 20,2%; quella relativa all’area extra UE a 25 al 19,2% e
quella relativa all’area dei paesi che si sono aggiunti all’UE a 12 al
17,7%. Il Regno Unito è in graduatoria il terzo paese. Le sue quote tra
le diverse aree evidenziano un’importante diversità rispetto agli altri
paesi: la quota verso i paesi dell’area UE a 25 con l’esclusione dei paesi dell’UE a 12 risulta essere molto bassa, pari al 5,9%; quella relativa
all’area Extra-UE a 25 e all’area UE a 12 risultano elevate e pari rispettivamente al 18,4% e al 16,2%. Quarta in graduatoria è l’Italia, con differenziali limitati tra le diverse aree: 14,7% la quota relativa all’UE a
12; 14,6% all’UE a 25 esclusi i paesi dell’UE a 12 e 17% quella riguardante l’area Extra UE a 25. La Spagna chiude la graduatoria. Essa mostra la quota più elevata nell’area dell’UE a 12 (9,9%), seguita da
quella relativa all’Area UE a 25 con l’esclusione dell’UE a 12 (6,9%) e
quella dell’area Extra UE a 25 (5,9%).
Tab. 4 SCOMPOSIZIONE DELLA VARIAZIONE DELLE QUOTE DI ESPORTAZIONE
DEI 5 MAGGIORI PAESI VERSO IL MONDO NEL 2005 RISPETTO AL 2004
Germania Spagna
VARIAZ. QUOTA PAESE SUL TOTALE
Francia
Italia
Regno
Unito
-2,1
-0,3
-2,6
Totale
Paesi
4,7
0,3
a) UE12 sull'export totale dei 5 paesi
-0,7
-0,2
-0,4
-0,3
-0,3
-1,8
b) paese sull'export UE12
2,3
0,2
-0,9
-0,2
-1,4
0,0
c) U25-UE12 sull'exp.tot.5 paesi
0,3
0,0
0,1
0,1
0,0
0,6
d) paese sull'export U25-UE12
0,7
0,0
-0,6
0,0
-0,2
0,0
Dovute a variazione della quota:
e) ExtraUE25 sull'exp.tot.5 paesi
0,5
0,1
0,2
0,2
0,2
1,2
f) paese sull'export ExtraUE25
1,5
0,1
-0,6
-0,1
-0,9
0,0
Fonte: elaborazioni ISAE su dati EUROSTAT.
E’ interessante esaminare, con un esercizio di scomposizione, gli
andamenti sottostanti alle variazioni delle quota tra il 2000 e il 2005. In
particolare, la variazione della quota complessiva esportata da ciascun
paese rispetto al totale è scomponibile in variazioni di quote di ciascun
paese in una data area e in variazioni della quota dell’area rispetto al
totale esportato da tutti i paesi.
- 97 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Per settore
merceologico
Come si può osservare la Germania ha registrato nel quinquennio
considerato un aumento della propria quota paese di 4,7 punti percentuali; la Francia ha registrato una diminuzione di 2,1 punti percentuali;
il Regno Unito di -2,6 punti percentuali. Italia e Spagna hanno presentato variazioni di poca entità.
L’incremento della quota tedesca (+4,7 punti) è scomponibile
principalmente in un aumento di 2,3 punti dovuto alla variazione della
sua quota sui mercati UE a 12 e da un aumento di 1,5 punti percentuali
sui mercati extra UE a 25. Di dimensioni più contenute, risultano gli
altri contributi. La variazione della quota della Francia (-2,1 punti) è
imputabile principalmente alla riduzione del contributo della quota
paese nell’area dell’UE a 12 (-0,9 punti), di quello dei nuovi membri
dell’UE (-0,6 punti) e di quello relativo all’area extra UE a 25 (-0,6
punti). La quota del Regno Unito si è ridotta (-2,6 punti), soprattutto
per la riduzione della sua quota nell’UE a 12 (-1,4 punti) e per quella
nell’area extra-UE a 25.
Meno rilevanti sarebbero in questa disaggregazione le variazioni
di quota dell’Italia e della Spagna. Sembrerebbe, quindi, che l’accresciuta presenza tedesca nelle esportazioni dell’UE a 12 ed in quella
dell’area extra UE a 25 abbia un corrispettivo in un ridimensionamento
della presenza francese e di quella inglese. La Spagna e l’Italia non
avrebbero avuto nel periodo considerato variazioni di quote (in valore)
rilevanti.
Nel 2005 la dinamica dei valori dei manufatti esportati dai diversi
settori risulta molto differenziata, sia in termini tendenziali che congiunturali. Un primo gruppo di settori è caratterizzato da una caduta
dei valori delle vendite all’estero. Esso comprende quelli tradizionali
del Made in Italy: il settore tessile ha registrato una caduta del -1,3%;
quello del cuoio del -2,0%, quello del legno del -4%), quello relativo
agli altri prodotti, inclusi i mobili, del -1,8%. La loro dinamica in corso
d’anno ha presentato oscillazioni irregolari, con marcate cadute e rapidi recuperi. Nel primo trimestre del 2006 i settori di questo gruppo
hanno presentato variazioni tendenziali precedute dal segno meno.
Un secondo ristretto numero di settori ha mostrato aumenti di valore notevoli. I loro incrementi annui nel 2005 sono stati superiori al
5%. Trattasi del settore chimico (+9,8%), di quello dei metalli e dei
prodotti in metallo (+8,8%), e di quello delle apparecchiature elettriche
(+5,3%). Nei primi due casi, chimica e metalli, la dinamica trimestrale
- 98 -
Economia italiana: evoluzione recente
Graf. 22 - ESPORTAZIONI IN VALORE PER SETTORE MERCEOLOGICO
(indici destagionalizzati; 2000=100)
160
150
140
130
120
110
100
90
80
2000
2001
MANUF.
2002
ALIMENT.
2003
TESSILE
2004
CUOIO
2005
CARTA
2006
LEGNO
160
150
140
130
120
110
100
90
80
2000
2001
MANUF.
2002
CHIMICA
2003
2004
GOMMA
2005
MIN.N.METALL.
2006
METALL
160
150
140
130
120
110
100
90
80
2000
2001
MANUF.
2002
MECCANICA
2003
2004
M.ELETTR
Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT.
- 99 -
2005
M.TRASP.
2006
ALTRI
Rapporto ISAE - luglio 2006
nel corso dell’anno è stata caratterizzata da incrementi molto intensi.
Per quanto riguarda le apparecchiature elettriche le variazioni sono state più limitate, ma sono rilevanti perché risultano essere successive ad
incrementi, molto sostenuti, registrati nel 2004. Le variazione tendenziali registrate nel primo trimestre del 2006 sono state molto elevate:
+14% nel settore chimico; +19,5% in quello dei metalli e +7,9% in
quello delle apparecchiature elettriche.
Un ultimo gruppo è costituito da un numeroso insieme di settori
che nel 2005 hanno registrato variazioni dei valori esportati positivi,
ma inferiori al 5%. Comprende l’alimentare (2,6%; il cartario (2,5%),
quello della gomma (+3%), quello delle macchine ed apparecchi meccanici (+2,2%) ed, infine, quello dei mezzi di trasporto (1,8%). Nel primo trimestre del 2006 tutti i settori di questo gruppo hanno presentato
variazioni tendenziali molto elevate: in particolare, il settore alimentare ha registrato un incremento del 10,4%; quello delle macchine e apparecchiature meccaniche del 12%; quello dei mezzi di trasporto
dell’11,4 per cento.
Crescita dei
mercati esteri
La domanda estera di merci ha subito un notevole rallentamento
nel 2005. L’indice delle quantità esportate di merci elaborato dal
Central Plan Bureau ha mostrato una notevole decelerazione media
annua passando da una variazione annua del 7,3% nel 2004 ad una pari
al 4,6% nel 2005. Le variazioni congiunturali trimestrali nel corso del
2005 sono state nei quattro trimestri a partire dal primo rispettivamente
pari al -0,6%, al -2,6%, all’1,9% ed all’1,7%. Nel primo trimestre del
Graf. 23 - ESPORTAZIONI DI BENI: ITALIA E PAESI INDUSTRIALI
(indici concatenati e destagionalizzati, 2000=100)
130
110
90
70
2000
2001
2002
P aesi industriali
2003
2004
Ita./P a.ind.
Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT e Central Plan Nureau, Netherland.
- 100 -
2005
ITA LIA (1998=100)
Economia italiana: evoluzione recente
2006 si è sperimentata una ripresa sostenuta. La variazione
congiunturale è stata del +2,7%, con un’accelerazione rispetto al
trimestre precedente pari ad un punto percentuale (in media annua la
crescita trimestrale è stata dell’1,4%); l’aumento tendenziale è stato del
9,1 per cento.
L’indice della quota di mercato, costruito sulla base delle quantità
esportate di beni italiane, valutate dall’ISTAT a prezzi concatenati, e
degli indici di quantità delle merci esportate dai paesi industriali, calcolati dal Central Plan Bureau olandese, ha mostrato una riduzione annua nel 2005 pari al 4,8%. In termini congiunturali il calo è stato
piuttosto rilevante negli ultimi due trimestri dell’anno (rispettivamente
pari al -2,9% e al -2%), la riduzione tendenziale è stata del -6,5% e del
-6,2% rispettivamente nei due periodi. Nel primo trimestre del 2006
l’indice ha presentato un lieve recupero rispetto al trimestre precedente
(+0,6%). La variazione tendenziale è risultata molto elevata e pari al
-5,2 per cento.
La quota delle esportazioni italiane calcolata rispetto alle esportazioni dei paesi industriali, pari al 5% nel 2001, è stata, in media nel
2005 pari al 4,2%, riducendosi dal 4,3% del primo trimestre, al 4,2%
dell’ultimo. Nel primo trimestre del 2005, essa è risalita lievemente registrando un valore del 4,1 per cento.
Nel 2005, l’indice di competitività di prezzo (costituito dal rapporto tra l’indice dei valori medi unitari delle merci esportate dal nostro Paese e una media ponderata di quelli relativi ai paesi industriali
nostri concorrenti sui mercati esteri, espressi in valuta comune, elaborati dal Central Plan Bureau di Bruxelles) è aumentato, in termini annui, del 3,1%, mostrando un notevole peggioramento della
competitività di prezzo. In termini congiunturali esso è aumentato
dell’1,5% nel primo trimestre, è diminuito nei due trimestri successivi
(rispettivamente del -1% e del -0,1%) ed è tornato ad aumentare
nell’ultimo trimestre (+0,6%). In termini tendenziali le variazioni sono
state tutte in aumento (perdita di competitività di prezzo) e rispettivamente a partire dal primo trimestre pari al 4,9%, 4%, 2,6% e 1%
nell’ultimo trimestre. Nel primo trimestre del 2006 il deterioramento
competitivo è continuato: l’indice è aumentato dello 0,9% in termini
congiunturali e dello 0,4% in termini tendenziali.
Nel 2005 l’indice calcolato nei confronti degli Stati Uniti è aumentato del 3,9%; quello relativo al Giappone del 6,3%; quello relativo
- 101 -
Quote di
mercato
Competitività di
prezzo
Rapporto ISAE - luglio 2006
alla UE a 15 del 4%. Nel primo trimestre del 2006 l’indice rispetto
all’UE a 15 è aumentato dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e
del 3,2% rispetto al primo trimestre del 2005.
Graf. 24 - COMPETITIVITÀ DI PREZZO
(valori medi unitari in USD, 1998=100)
160
1,5
140
120
1
100
80
0,5
2000
2001
2002
2003
Italia ($)
Paesi industr.
Italia (EU)
$ per euro (sc.ds)
2004
2005
Italia/Paesi industr.
Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT e Central Plan Nureau, Netherland.
Significativamente diversi i risultati degli andamenti degli indici
di competitività calcolati sulla base dei prezzi alla produzione dei
manufatti in moneta comune, di fonte EUROSTAT, utilizzando per
l’aggregazione degli indici dei paesi uno schema a doppia ponderazione per tenere conto dell’effettiva importanza di ciascun concorrente
estero sui mercati esteri e dell’importanza di ciascun mercato per il
nostro paese.
Nel 2005 l’indice relativo ai paesi industriali è diminuito del
-0,2%, mostrando quindi un lievissimo miglioramento di competitività
di prezzo. Esso, ricalcolato escludendo i paesi non europei, è diminuito
del -0,2%, mostrando anche nei confronti dell’aggregato UE lo stesso
risultato ottenuto per il complesso dei paesi industriali.
Il lieve miglioramento sperimentato nel 2005 è dovuto soprattutto
alla riduzione dell’indice relativo alla Spagna (-1,5%) ed al Regno
Unito (-1,4%), nei confronti della Germania e della Francia, al contrario si è registrata una lieve perdita (l’indice relativo ad entrambi i paesi
è aumentato dello 0,3%).
Nel primo trimestre del 2006 l’indice relativo ai paesi industriali è
aumentato dello 0,8% (-1,6% in termini tendenziali) e quello riferito ai
- 102 -
Economia italiana: evoluzione recente
paesi europei si è incrementato dello 0,5% (-0,5% in termini tendenziali) mostrando un ridimensionamento del guadagno di competitività di
prezzo acquisito nei trimestri precedenti.
Graf. 25 - COMPETITIVITÀ DI PREZZO DELL'ITALIA: MANUFATTI
(indici dei prezzi alla produzione relativi in moneta comune ; 2000=100)
120
115
110
105
100
95
90
2001
2002
Paesi ind.
2003
2004
Germania
2005
Francia
2006
Spagna
150
140
130
120
110
100
90
80
2001
2002
Paesi ind.
Stati Uniti
2003
2004
Regno Unito
Europa
2005
2006
Giappone
Fonte: elaborazioni ISAE su dati EUROSTAT e OECD.
La differenza tra i risultati ottenuti utilizzando i due tipi di indici
appare piuttosto considerevole tanto da far ritenere che possa essere
entrato in gioco qualche altro fattore rilevante oltre a quelli che hanno
spiegato nel passato gli andamenti differenti dei due indicatori.
La dinamica dell’indice dei valori medi unitari appare influenzata
in modo considerevole non solo da fenomeni di ricomposizione delle
merci all’interno dell’aggregato ma anche e soprattutto da una crescente difficoltà nell’accettare meccanicamente il valore medio unitario
- 103 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Competitività di
prezzo settoriale
come un prezzo medio. Senza una maggiore considerazione delle caratteristiche specifiche dei prodotti considerati, soprattutto per quanto
riguarda le innovazioni tecnico-produttive e qualitative dei beni venduti, che, nel periodo più recente si sono intensificate, il valore medio
unitario è una misura che può essere ampiamente distorta come indicatore del prezzo medio di un bene.
In questo quadro si colloca la sospensione della pubblicazione degli indici dei valori medi unitari da parte dell’ISTAT per ottemperare
alla richiesta dell’Eurostat a tutti gli istituti di statistica dell’UE per migliorare e rendere omogenee le tecniche di elaborazione dei VMU.
Tale revisione dovrebbe portare a ridurre il rischio di valutare in modo
erroneo l’andamento della competitività, drammatizzandone le perdite
o sopravvalutandone i miglioramenti. Nel caso dell’Italia sembra che
le perdite di competitività di prezzo, che pur il nostro Paese ha sperimentato negli anni più recenti, calcolate sui valori medi unitari, siano
state significativamente amplificati da tale misura contribuendo così da
rendere più difficoltosa la definizione di una coerente politica adatta ad
affrontare i problemi di competitività.
La competitività di prezzo può essere misurata, analogamente allo
schema seguito per la costruzione degli indici per l’aggregato manufatti descritta nel paragrafo precedente, per tutti i settori merceologici. Di
seguito vengono descritti gli andamenti degli indici di competitività di
prezzo per il tessile, per il chimico, per il settore delle macchine ed apparecchi meccanici ed infine per quello dei mezzi di trasporto. E’ stato
calcolato l’indice per un aggregato costituito i 10 paesi dell’Europa di
cui sono disponibili le statistiche dei prezzi alla produzione (Germania,
Francia, Regno Unito, Spagna, Belgio, Olanda, Grecia, Austria , Portogallo e Norvegia). La loro aggregazione è stata effettuata calcolando i
pesi a doppia ponderazione in modo da tenere conto dell’effettiva importanza dei paesi concorrenti sui mercati esteri e della loro importanza
per le nostre esportazioni. Sono stati calcolati anche gli indici per ciascuno dei grandi paesi europei (Germania, Francia, Regno Unito e Spagna). I dati utilizzati sono di fonte Eurostat per i prezzi alla produzione
e di fonte OCSE per i dati dell’interscambio del commercio estero bilaterale per il calcolo dei pesi.
Nell’ultimo quinquennio l’indice del settore tessile mostra una
perdita di competitività di prezzo dell’Italia rispetto ai quattro grandi
paesi considerati pari all’8,1%; quello della chimica dello 0,8%; quello
- 104 -
Economia italiana: evoluzione recente
della meccanica dell’1,7% e quello dei mezzi di trasporto del 4,2%.
Nell’ultimo biennio, il tessile ha perso competitività di prezzo del
3,7%; il chimico ha guadagnato del 2,5%; la meccanica ha peggiorato
dell’1% ed il settore dei mezzi di trasporto ha perso il 3,3 per cento.
Il contributo dei diversi paesi alla perdita di competitività presenta
differenze significative. L’indice rispetto al Regno Unito nel quinquennio 2000-2005 mostra una perdita molto rilevante (nel settore tessile
del 19,5%; in quello chimico del 10,4%; in quello delle macchine e
delle apparecchiature meccaniche dell’11,8% e, infine in quello dei
mezzi di trasporto del 17,7%). Una gran parte di tale perdita relativa al
Regno Unito è dovuta ai movimenti del tasso di cambio della sterlina
rispetto all’euro. Nel settore tessile la perdita di competitività è stata
molto rilevante per quanto riguarda la Francia (8,2%) e la Germania
(5,8%). Nel settore chimico l’indice relativo alla Francia è aumentato
in misura molto contenuta (1,5%), mentre quello relativo alla Germania è aumentato del 3,8%. Quello inerente al settore delle apparecchiature meccaniche mostra un aumento molto contenuto rispetto alla
Francia (0,9%), mentre quello che si riferisce alla Germania si riduce
(miglioramento di competitività di prezzo) del -0,3%. Per quanto riguarda il settore dei mezzi di trasporto l’indice presenta contenuti aumenti sia rispetto alla Germania che rispetto alla Francia
(rispettivamente dell’1,3% e del 2,4%). Per quanto riguarda la Spagna
l’indice mostra un limitato aumento nel settore tessile (1,0%) e una variazione quasi nulla in quello dei mezzi di trasporto (0,1%), mentre
presenta una riduzione lievissima nel settore chimico (-0,1%) e un calo
consistente in quello della meccanica (-3,7%).
Nel 2005 l’indice di competitività di prezzo relativo ai paesi europei mostra un aumento dell’1,3% nel settore tessile, una riduzione nel
settore chimico ed in quello meccanico (rispettivamente -0,8% e
-0,1%) ed un aumento in quello dei mezzi di trasporto (0,6%)
I risultati delle elaborazioni presentate sopra portano a ritenere che
il nostro Paese rispetto all’Europa presenta alcuni problemi di competitività di prezzo, che, però non sembrano generalizzabili a tutti i settori
ma riguardano alcuni casi specifici. In particolare, tra i settori considerati, quello tessile sembra avere maggiori problemi, mentre il settore
meccanico e quello chimico sembrano essere, per quanto riguarda la
competitività di prezzo, settori molto competitivi rispetto ai grandi
paesi europei.
- 105 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Graf. 26 - COMPETITIVITA’ DI PREZZO DELL’ITALIA
PER SETTORE MERCEOLOGICO
(indici prezzi alla produzione relativi; 2000=100)
125
120
TESSILE
115
110
105
100
95
90
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2002
2003
2004
2005
2006
2002
2003
2004
2005
2006
2003
2004
2005
2006
120
115
CHIMICA
110
105
100
95
90
2001
120
115
MECCANICA
110
105
100
95
90
2001
130
MEZZI DI TRASPORTO
120
110
100
90
80
2001
2002
Eur opa
Ger mania
Fr anc ia
Spagna
Regno Unito
Ster lina
Fonte: elaborazioni ISAE su dati EUROSTAT e OECD.
- 106 -
Economia italiana: evoluzione recente
Il recupero dell’attività economica all’inizio del 2006 si è accompagnato a un’accelerazione delle importazioni di beni e servizi, cresciute nel primo trimestre, sulla base dei dati destagionalizzati e a
prezzi concatenati, dell’1,6% nei confronti dei precedenti tre mesi
(contro incrementi dello 0,2 e 1% registrati nel terzo e quarto trimestre
rispettivamente). Nell’area euro, la dinamica dell’import è stata marginalmente più accentuata in Germania (+1,8%), sensibilmente più contenuta in Francia e Spagna (+0,3% in entrambe le economie).
Il rimbalzo degli acquisti italiani dall’estero nei primi tre mesi ha
fondamentalmente riflesso l’andamento delle importazioni dei servizi
(+4,8%), a fronte di un’evoluzione ancora modesta per quanto riguarda
i beni (+0,9%). Una simile divaricazione nelle dinamiche viene confermata anche dal confronto tendenziale (nel primo trimestre, le variazioni sono state rispettivamente del 9,9% per i servizi del 3,6% per i beni);
essa ha peraltro contrassegnato gran parte del 2005.
Importazioni
Beni e servizi
Graf. 27 - IMPORTAZIONI DI BENI E SERVIZI
(variazioni percentuali annue)
14
12
10
8
6
4
2
0
-2
-4
-6
-8
2001
2002
2003
Beni
2004
2005
2006
Serv iz i
Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT.
Sulla base dei dati di commercio con l’estero per destinazione
economica, le importazioni in valore di beni di consumo, cresciute nella media del 2005 dell’1,6%, si sono mantenute su un ritmo moderato
nei primi tre mesi dell’anno in corso (+0,8 % su base congiunturale,
dopo incrementi dello 0,9% e del 3,5% nei due trimestri precedenti).
Tale evoluzione è stata determinata da andamenti ancora positivi dei
beni durevoli (+3,1%), a fronte di una flessione significativa di quelli
non durevoli (-7,5%).
- 107 -
Dinamiche per
settore…
Rapporto ISAE - luglio 2006
Le importazioni di beni intermedi, dopo l’andamento fortemente
positivo del 2004 e del 2005, hanno registrato una marcata caduta nel
primo trimestre del 2006 (-6,7%) che ha prolungato, accentuandola
sensibilmente, la riduzione degli ultimi tre mesi dell’anno precedente
(-0,7%).
Graf. 28 - IMPORTAZIONI DI BENI PER PRINCIPALI
RAGGRUPPAMENTI DI INDUSTRIE
(variazioni congiunturali)
8
6
4
2
0
-2
-4
-6
-8
2003
2004
B eni di c o nsum o
2005
B eni di investim ento
2006
B eni interm edi
Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT.
Per il comparto dei beni strumentali, gli acquisti in valore di origine estera, dopo la ripresa nei due trimestri centrali del 2005 (con variazioni congiunturali pari a +3,2 e +2%), hanno mostrato alla fine
dell’anno una pronunciata flessione (-1,8%), rafforzatasi ulteriormente
all’inizio del 2006 (-3,8%).
A livello settoriale nel primo trimestre del 2006 l’aumento complessivo dei valori delle importazioni di merci ha riflesso la marcata ripresa degli acquisti dall’estero di prodotti in metallo (+ 10,7 %) e di
prodotti energetici (+14,9%); per entrambi i comparti la risalita risulta
in gran parte legata ad effetti di prezzo causati dal rialzo delle quotazioni del petrolio e delle materie prime industriali. Sono aumentante
lievemente nei primi tre mesi dell’anno anche le importazioni di mezzi
di trasporto (+0,5 %), con un recupero rispetto al calo registrato a fine
anno, e la chimica (+0,6%).
Si sono, invece, mantenuti stabili, rispetto a fine 2005, il settore
della gomma e plastica e dell’industria tessile e dell’abbigliamento.
Una flessione ha infine caratterizzato il valore delle importazioni di
macchine e apparecchi meccanici (-0,4%).
- 108 -
Economia italiana: evoluzione recente
Graf. 29 - VOLUMI ALL'IMPORTAZIONE PER ALCUNE CATEGORIE DI BENI
(variazioni congiunturali)
20
15
10
5
0
-5
-10
-15
2001
2002
2003
2004
Tessile e abbigliamento
Chimica
Prodotti in metallo
Mezzi di trasporto
2005
2006
Prodotti pertoliferi
Gomma e Plastica
Macchine e apparecchi meccanici
Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT.
Sotto il profilo geografico, la lievitazione dei prezzi dei prodotti
primari ha continuato a sospingere il valore degli acquisti dai paesi
extra europei, aumentati nel primo trimestre del 5,5% rispetto ai tre
mesi precedenti. Su un ritmo molto modesto si è invece mantenuta la
dinamica delle importazioni dai paesi appartenenti all’Unione Europea
(+0,6%). Le dinamiche di inizio 2006 hanno così accentuato il
processo di graduale riduzione della rilevanza degli acquisti dall’area
europea sulle importazioni complessive dell’Italia dal mondo, in atto
dall’inizio del decennio: nel 2000, la quota di import di provenienza
intra-UE15 era pari al 56,7% degli acquisti complessivi dell’Italia
dall’estero; tale percentuale si è ridotta nel 2005 al 52,9%. Si noti che
Graf. 30 - IMPORTAZIONI DI BENI PER AREA GEOGRAFICA
(variazioni congiunturali)
10
8
6
4
2
0
-2
-4
-6
2001
2002
2003
UE
2004
Extra-UE
2005
T o tale
Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT.
- 109 -
2006
…e per area
geografica
Rapporto ISAE - luglio 2006
questo fenomeno, oltre a risentire di un effetto prezzo (più rilevante
negli ultimi due anni), riflette anche un ridimensionamento dei volumi.
Nei primi tre mesi del 2006, la crescita congiunturale delle
importazioni dai paesi extra-UE, è stata particolarmente accelerata per
quanto riguarda i beni provenienti dal Medio Oriente, dalla Russia e
dalla Cina. Più contenuti sono risultati invece gli acquisti dal Giappone
e dagli Stati Uniti, sebbene in accelerazione rispetto al trimestre
precedente.
Graf. 31 - IMPORTAZIONI DI BENI PER ALCUNI PAESI DI ORIGINE
(variazioni congiunturali)
15
10
5
0
-5
-10
-15
2001
2002
Russia
2003
Stati Uniti
2004
Cina
2005
Giappo ne
2006
UEM
Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT.
Deflatori
Misurati sulla base del
deflatore di contabilità nazio1,4
nale, i prezzi delle importazio1,3
ni complessive di beni e servizi
si sono innalzati, nel primo tri1,2
mestre, del 4,4% rispetto ai
1,1
precedenti tre mesi e del 10,7%
nei confronti di un anno prima.
1
La accentuata dinamica che si
0,9
riscontra nel confronto tenden0,8
ziale ha fondamentalmente ri2001
2002
2003
2004
2005
2006
sentito del consistente aumento
beni
servizi
to tale
sperimentato dai prezzi dei
Fonte: .elaborazioni ISAE su dati ISTAT.
prodotti energetici e, in misura
più contenuta, delle materie prime non energetiche per uso industriale.
Graf. 32 - DEFLATORI
- 110 -
Economia italiana: evoluzione recente
OCCUPAZIONE E RETRIBUZIONI
La Rilevazione delle Forze di Lavoro ha mostrato una performance
occupazionale che può definirsi, nell’insieme, favorevole. Nel primo
trimestre dell’anno l’occupazione ha continuato ad aumentare (+0,7%
la variazione congiunturale al netto di influenze stagionali), consolidando l’andamento già osservato nell’ultimo trimestre dell’anno precedente (+0,4%). Contemporaneamente, il tasso di disoccupazione è
tornato a contrarsi fino a raggiungere il 7,4% (dati destagionalizzati),
mentre sono aumentati, dopo un periodo di stasi, i tassi di occupazione
e di attività.
Tale evoluzione, a differenza del recente passato, ha trovato
riscontro nei dati di contabilità nazionale (trimestrale), in sostanziale
miglioramento congiunturale nei primi tre mesi del 2006 (+0,5%,
l’incremento dell’occupazione interna e 0,6%, la variazione trimestrale
delle unità di lavoro al netto di influenze stagionali)1.
Nel complesso, tenuto conto di queste indicazioni, si può ritenere
che, la “spinta” proveniente dai cittadini stranieri (pari ai due terzi della crescita dell’occupazione, non necessariamente da attribuire tutti a
regolarizzazioni) abbia influito in misura minore rispetto al recente
passato2.
Nei primi tre mesi del 2006, sulla base dei dati al netto di influenze stagionali, l’espansione si è concentrata nel settore dei servizi (+1%)
e in quello dell’agricoltura (+1,8%), mentre non ha coinvolto il settore
industriale: nel comparto delle costruzioni la base occupazionale è
rimasta stabile, contraendosi invece nell’industria in senso stretto
(-0,2%) a riprova della debolezza congiunturale del settore. L’espansione ha coinvolto tutte le ripartizioni territoriali: il Nord (+0,6%), il
Centro (+0,9%), il Mezzogiorno (+ 0,6%).
L’incremento dei posti di lavoro ha riguardato, su base tendenziale, unicamente la componente dipendente, al cui incremento ha contribuito in misura significativa il lavoro atipico (in particolare quello a
1
La lettura congiunta, su base trimestrale, dei dati di Contabilità Nazionale e delle Forze di
Lavoro va effettuata con cautela per via delle possibili asincronie tra le due fonti. I dati trimestrali
di Contabilità Nazionale, costruiti in base agli indicatori di riferimento, possono risentire dei tempi
di rilascio dei dati della nuova rilevazione delle forze di lavoro necessariamente più lunghi, dato il
nuovo impianto metodologico, rispetto a quelli della vecchia indagine.
2
Per una descrizione degli effetti di tale fenomeno cfr. i rapporti precedenti.
- 111 -
Occupazione: il
quadro generale
Rapporto ISAE - luglio 2006
Occupazione in
dettaglio
Dipendenti e
autonomi
Tipici ed atipici
termine); si è avuta, d’altra parte, una contrazione dell’occupazione indipendente.
L’incremento della dinamica occupazionale italiana, misurata in
termini di unità standard, è stato, in termini percentuali, superiore a
quello dell’area euro: secondo stime preliminari dell’Eurostat, effettuate su dati di contabilità nazionale, l’occupazione nell’UEM sarebbe
cresciuta, nel primo trimestre dell’anno, dello 0,3 per cento.
La contrazione del tasso di disoccupazione è avvenuta in tutte ripartizioni territoriali e riflette la diminuzione, diffusa sull’intero territorio nazionale, delle persone in cerca di occupazione (-2,8% rispetto
all’ultimo trimestre del 2005).
Nel primo trimestre, dunque, il numero di occupati ha continuato a
crescere (+1,7% rispetto a dodici mesi prima, pari a 374 mila occupati
in più, dati grezzi), raggiungendo quota 22.747.000 unità come si è visto su base trimestrale, l’occupazione è aumentata dello 0,7% (159
mila unità in più, dati destagionalizzati).
Tale performance è stata dovuta ad una nuova espansione del lavoro dipendente (+2,5% il dato tendenziale pari a 402 mila unità in
più), a fronte di un apporto negativo del lavoro autonomo (-0,5%).
L’espansione delle posizioni lavorative dipendenti si è verificata
principalmente in agricoltura (+15,1% il dato tendenziale) e nei servizi
(+3%). La contrazione del lavoro autonomo ha riflesso soprattutto
la flessione in agricoltura (-3,1%) e nell’industria in senso stretto
(-2,6%). Da segnalare, tuttavia, che i dati di Contabilità Nazionale trimestrale, al netto di influenze stagionali, evidenziano, in termini di
input di lavoro una variazione positiva anche per gli indipendenti
(+0,4% l’occupazione interna, +0,6% le unità di lavoro).
L’espansione del lavoro dipendente è stata trainata dall’occupazione cosiddetta atipica (occupazione a tempo parziale e a termine): nel
complesso l’incremento tendenziale dei posti di lavoro con contratti
“non standard” è stato pari a 279 mila unità (+7,7%) mentre il contributo dell’occupazione atipica alla crescita dell’occupazione dipendente
è stato pari a 1,7 su un totale di 2,5 punti percentuali (quasi il 70%
dell’occupazione complessiva, vedi tabella 5).
In particolare, si è registrato un rilevante incremento dei rapporti
di lavoro a termine (+211 mila unità rispetto ad un anno prima) che si è
riflesso in un aumento dell’incidenza di tale tipologia di lavoro (12,7%
dell’occupazione dipendente, un punto percentuale in più rispetto ad
- 112 -
Economia italiana: evoluzione recente
un anno prima). La crescita dell’occupazione temporanea ha coinvolto
tutte le ripartizioni territoriali, il settore dell’industria e dei servizi e,
com’era presumibile, è stata più marcata tra i più giovani (dai 15 ai 24
anni).
Si è registrato anche un nuovo rialzo dell’occupazione a tempo
parziale (+4,9%, +106 mila unità) che ha riguardato quasi esclusivamente le donne, la cui incidenza del lavoro a tempo parziale ha raggiunto il 26,4 per cento. L’espansione ha avuto luogo prevalentemente
nel Nord Est e al Centro, in agricoltura e nei servizi.
Tab. 5
VARIAZIONE TENDENZIALE DELL'OCCUPAZIONE E CONTRIBUTI
PERCENTUALI DELLE DIVERSE TIPOLOGIE DI LAVORO
(valori assoluti e percentuali rispetto al primo trimestre del 2004)
Variazione
tendenziale
Contributo
alla crescita
I trim 2005
I trim 2006
Totale
22.373
22.747
1,7
1,7
A tempo pieno
19.446
19.680
1,2
1,0
A tempo parziale
2.927
3.067
4,8
0,6
Dipendenti
16.290
16.691
2,5
1,8
Permanenti
14.389
14.579
1,3
0,8
Permanenti a tempo pieno
12.662
12.785
1,0
0,5
1.726
1.794
3,9
0,3
0,9
Permanenti a tempo parziale
A termine
1.901
2.112
11,1
A termine a tempo pieno
1.471
1.644
11,8
0,8
430
468
8,8
0,2
A termine a tempo parziale
autonomi
6.083
6.056
-0,4
-0,1
tempo pieno
5.313
5.521
3,9
0,9
771
805
4,4
0,2
Tipici
12.662
12.785
1,0
0,8
atipici
3.627
3.906
7,7
1,7
tempo parziale
Fonte:elaborazioni ISAE su dati ISTAT.
Nota: il contributo alla crescita dei tipici e degli atipici e calcolato rispetto al totale dell'occupazione.
Nel primo trimestre del 2006, l’incremento di occupazione ha beneficiato quasi in eguale misura uomini e donne. Per i maschi, la crescita tendenziale è stata pari a 219 mila unità (+1,6%) e il tasso di
occupazione relativo (15-64 anni) ha registrato un incremento tendenziale di sette decimi di punto, attestandosi al 69,9%. Per le donne, l’incremento è stato pari a 155 mila unità (1,7%). Il tasso di occupazione è
risultato pari al 45,8% (con un aumento anche in questo caso di sette
decimi di punto). A riflesso di questi andamenti, il peso dell’occupazione femminile sul totale è rimasto stabile (39,3%).
Il tasso di occupazione complessivo ha raggiunto quota 57,9% segnando il più elevato recupero tendenziale dal 2004. Esso resta tuttavia
- 113 -
Occupazione
maschile e
femminile e
tassi di
occupazione
Rapporto ISAE - luglio 2006
lontano dal 70% (da realizzare nel 2010 per l’intera UE), previsto negli
Occupazione
per età
Tendenze
settoriali:
Servizi
obiettivi definiti nella Strategia Europea per l’Occupazione3.
L’aumento delle posizioni lavorative si è concentrato ancora una
volta sui 55-64enni (+1,9% il dato tendenziale) e, soprattutto, sui 3554enni (+3,0%), a fronte di una diminuzione tra i più giovani (-0,8%).
A riflesso di questi andamenti, la crescita dello stock di occupati si
è tradotta in un incremento del tasso di occupazione per i 55-64enni di
quattro decimi di punto, toccando quota 31,3%. Il tasso di occupazione
relativo ai più giovani (15-24 anni) è marginalmente aumentato per
effetto della contestuale diminuzione della popolazione relativa, toccando quota 25,5 per cento.
Nel primo trimestre del 2006, il ritmo di espansione dell’occupazione del settore dei servizi ha sperimentato una significativa accelerazione (+1% nel primo trimestre dell’anno, +0,3% nell’ultimo trimestre
del 2005, sulla base dei dati destagionalizzati).
La dinamica tendenziale, indica un’espansione nel comparto del
credito e delle assicurazioni (+12%) e negli “altri servizi personali”
(+8,3%) che si accompagna ad una contrazione nelle comunicazioni
(-3,4%).
Le stime di contabilità nazionale, relative anch’esse al primo trimestre dell’anno, confermano l’andamento positivo pur mostrando, al
netto di influenze stagionali, un ritmo di espansione inferiore rispetto a
quello osservato dai dati delle Forze di Lavoro.
L’occupazione interna ha registrato una variazione positiva pari a
0,5%; in termini di input di lavoro l’aumento è stato dello 0,6% (pari a
100 mila unità standard in più).
Le grandi imprese dei servizi (oltre 500 addetti) hanno registrato
andamenti notevolmente più contenuti rispetto alla media del settore: in
aprile, l’occupazione, è aumentata dello 0,3% rispetto allo stesso mese
del 2005. Un’espansione più marcata è stata osservata tuttavia nel comparto alberghi e ristoranti e nelle altre attività professionali e imprenditoriali. Gli ultimi dati destagionalizzati mensili (aprile) confermano la
crescita occupazionale nelle grandi imprese del settore (+0,3%).
Un segnale positivo proviene dalle inchieste ISAE sulla tendenza
della manodopera occupata: in giugno si evidenzia la previsione, da
3
Riguardo alla Strategia Europea per l’Occupazione si veda il riquadro Gli inattivi in Italia tra
strategie di inclusione e dualismi.
- 114 -
Economia italiana: evoluzione recente
parte degli imprenditori, per i prossimi tre mesi, di un ulteriore miglioramento della situazione occupazionale nel settore.
L’occupazione industriale ha presentato a inizio 2006 un peggioramento rispetto al secondo semestre dell’anno passato: nei primi tre
mesi dell’anno, l’occupazione ha subito un calo congiunturale (-0,2%
dati al netto di influenze stagionali), dopo l’espansione registrata
nell’ultimo e nel terzo trimestre del 2005 (rispettivamente +0,6% e
+0,2%). La dinamica tendenziale ha evidenziato una stasi, sintesi di
un’espansione delle posizione lavorative dipendenti (+0,4%) e di una
contrazione di quelle indipendenti (-2,6%). Migliori sono risultati gli
andamenti in termini di input di lavoro, con una espansione congiunturale pari allo 0,5% (dati destagionalizzati). Segnali positivi si desumono dalle inchieste ISAE, rivolte agli imprenditori, che, in giugno,
hanno evidenziato anticipazioni, per i successivi tre o quattro mesi, di
miglioramento dell’andamento della manodopera occupata.
Graf. 33 - ATTESE SULL’ANDAMENTO DELLA MANODOPERA
OCCUPATA PER SETTORE
(saldi delle risposte, inchiesta ISAE, medie mobili a tre termini)
20
15
10
5
0
-5
-10
giu2003
set2003
dic2003
mar2004
giu2004
set2004
dic2004
servizi
mar2005
giu2005
set2005
dic2005
mar2006
giu2006
industria
Fonte: ISAE.
Le imprese con più di cinquecento addetti di fonte ISTAT hanno
sperimentato, ancora una volta, una performance occupazionale
sfavorevole. Ad aprile del 2006, gli occupati delle grande industria si
sono contratti dello 0,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno
precedente (-0,4% al netto della Cassa Integrazione Guadagni). Il calo
si osserva soprattutto nel comparto tessile e abbigliamento, nella
- 115 -
Industria
Rapporto ISAE - luglio 2006
Costruzioni
Ripartizioni
territoriali
Popolazione e
forze di lavoro
produzione di energia elettrica gas ed acqua e nell’industria della carta,
stampa e editoria.
L’evoluzione positiva degli occupati nelle costruzioni ha subito,
nei dati congiunturali provenienti dalle Forze di Lavoro, una battuta
d’arresto, dopo l’incremento registrato nell’ultimo trimestre del 2005
(+0,8% nei dati destagionalizzati).
I dati tendenziali (grezzi), che risentono ancora dei positivi andamenti registrati nel corso del 2005, evidenziano un’espansione della
base occupazione del settore pari all’1% (+0,7% per i dipendenti,
+1,3% per gli indipendenti). L’incremento si è concentrato nel Nord
Est e nel Centro. I dati di contabilità nazionale relativi all’input di lavoro, continuano ad evidenziare nei dati al netto di influenze stagionali,
all’inizio dell’anno un aumento congiunturale (+1,5% unità di lavoro
standard, +1,2% l’occupazione interna).
Sulla base dei dati tendenziali, l’occupazione è aumentata nel primo trimestre 2005 in tutte le ripartizioni territoriali (+0,9% nel Nord
Ovest, +2% nel Nord Est, +2,5% al Centro e +1,6% nel Sud). I dati destagionalizzati confermano la diffusione geografica dei positivi andamenti dell’occupazione (+0,6% la variazione congiunturale nel Nord,
+0,9% nel Centro e +0,6% al Sud). Nelle ripartizioni settentrionali, si
è verificata un’espansione nel comparto credito e assicurazioni e nel
settore dell’agricoltura a fronte di una diminuzione nell’industria in
senso stretto, nei trasporti e nella Pubblica Amministrazione. Nel Mezzogiorno, l’espansione ha beneficiato anche qui il settore del credito e
assicurazioni (oltre ai trasporti) mentre l’agricoltura e le costruzioni
hanno subito una contrazione.
Nel primo trimestre del 2006, sulla base dei dati delle Forze di Lavoro, La popolazione dai 15 ai 64 anni è aumentata di 136 mila individui (+0,4% per gli uomini, +0,3% per le donne), rispetto allo stesso
mese dell’anno precedente. Nello stesso periodo, l’offerta di lavoro
(15-64 anni) si è accresciuta di 239 mila unità (+0,1%). La differenza
tra le dinamiche dei due aggregati si è riflessa in un aumento tendenziale del tasso di attività (15-64 anni) pari a quattro decimi di punto,
toccando quota 62,7%. Una parziale eccezione in tale evoluzione si è
verificata nel Mezzogiorno dove le forze di lavoro si sono lievemente
contratte e, di converso, si è accresciuta l’area dell’inattività (il tasso di
attività è diminuito di due decimi di punto fino al 53,6%).
- 116 -
Economia italiana: evoluzione recente
Nei dati tendenziali, l’aggregato delle persone in cerca di occupazione si è ridotto di 136 mila unità (-6,7%). La diminuzione ha avuto
luogo in tutte le ripartizioni territoriali: nel Mezzogiorno (-9,9%), al
Nord (-2,7%) e nel Centro (-1,7%) ed ha riguardato in misura maggiore
gli uomini (-10,1%), rispetto alle donne (-3,5%). Il calo ha coinvolto
coloro che possiedono una scolarità relativamente bassa (15,5%, la diminuzione delle persone in cerca di lavoro con il solo titolo di licenza
elementare) e chi ha avuto un esperienza lavorativa pregressa (-8,7%).
L’area dei disoccupati di lunga durata (persone in cerca di occupazione
da più di dodici mesi) si è sensibilmente contratta (-8,2%) così come
l’aggregato degli inattivi (-0,6% tendenziale). Quest’ultima si è verificata in tutte le ripartizioni territoriali.
A riflesso della diminuzione delle persone in cerca di occupazione, nel primo trimestre del 2006, il tasso di disoccupazione è sceso a
quota 7,6 % (dati grezzi), sei decimi di punto in meno rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. La riduzione ha coinvolto anche i più giovani (da 15 a 24 anni), la cui quota di disoccupati è scesa
di nove decimi di punto, fino al 24,1 per cento.
La percentuale di disoccupazione dell’area euro, è rimasta stabile
ad aprile all’8% nel secondo trimestre del 2005 (8,2% nell’intera UE a
maggio, 7,9 nell’area dell’euro, dati Eurostat) continuando a situarsi al
di sopra del livello italiano.
A riflesso della diminuzione delle persone in cerca di occupazione, il tasso di disoccupazione è diminuito in tutte le ripartizioni territoriali: nel Mezzogiorno si è attestato, nel primo trimestre del 2006, al
14,1% (un punto e mezzo in meno rispetto al corrispondente periodo
del 2005); nel Centro è sceso di due decimi di punto fino a raggiungere
quota 6,5%; nel Nord Ovest di un decimo, al 4,4%; nel Nord Est, infine
si è contratto di tre decimi, raggiungendo quota 3,8 per cento.
Il tasso di disoccupazione di lunga durata, infine, si è contratto di
tre decimi di punto, fino a toccare quota 3,6 per cento.
Nei primi mesi del 2006 l’attività contrattuale ha portato alla conclusione di diversi accordi in vari settori di notevole rilievo dopo che
tra gennaio e febbraio erano entrati definitivamente in vigore i contratti, siglati alla fine del 2005, di importanti settori sia pubblici (ministeri,
scuola, vigili del fuoco, sottoscritti in dicembre) che privati (telecomunicazioni, siglato all’inizio di dicembre e approvato a fine gennaio, indotto ferroviario, siglato anch’esso nel mese di dicembre e confluito in
quello del più ampio comparto delle attività ferroviarie in gennaio).
- 117 -
Tasso di
disoccupazione
Attività
contrattuale e
relazioni
industriali
Rapporto ISAE - luglio 2006
In particolare è giunto alla conclusione, dopo una vacanza contrattuale durata l’intero anno 2005, il negoziato del settore metalmeccanico, siglato il 19/1/2006 e approvato nel corso delle due settimane
successive. Sono stati inoltre raggiunti accordi contrattuali nel settore
della carta (a fine gennaio, scaduto dal luglio 2005), delle imprese conciarie (a fine febbraio, dopo 15 mesi di vacanza contrattuale), del cemento-lapidei e dell’edilizia (entrambi in marzo, relativamente al
secondo biennio economico). Sempre in marzo, con effetti economici
dal mese di aprile 2006, sono stati conclusi gli accordi relativi ai comparti energia e petroli, grafici e personale non docente delle Università
e, nel mese di aprile, quelli relativi al secondo biennio economico dei
comparti tessile-abbigliamento e (con decorrenza degli aumenti da
maggio) pelli e cuoio, nonché quelli, in ambito pubblico, degli enti di
ricerca e della presidenza del consiglio dei ministri (secondo biennio
economico). Infine tra maggio e giugno sono entrati in vigore i nuovi
accordi relativi alle imprese del comparto chimico e alla Banca d’Italia
(limitatamente a impiegati e funzionari), quelli per il secondo biennio
economico della gomma-plastica e di regioni, enti locali e enti pubblici
non economici.
Per effetto dei rinnovi contrattuali intervenuti, gli accordi vigenti a
maggio 2006 regolavano il trattamento economico e normativo di 6,8
milioni di dipendenti, pari al 52,6% del totale (52,8% del monte retributivo), laddove all’inizio dell’anno, per effetto dei contratti andati in
scadenza a fine 2005, la quota di occupati dipendenti coperti da accordi
in vigore era scesa al 40,1% (38,7% del monte retributivo) dal 68,3%
(69,6% del monte retributivo) toccato a dicembre 2005. L’attesa media
per il totale dei dipendenti, che si era portata a 5 mesi nel dicembre
2005, è calata a 3,5 mesi nel gennaio 2006 e si attesta su valori analoghi a maggio 2006 (3,8 mesi per l’insieme dei dipendenti) facendo segnare una media di 8,5 mesi se computata sui soli dipendenti in attesa
di rinnovo (da 15,7 mesi a dicembre 2005). A quella data il tasso di copertura era totale nel solo settore dell’edilizia e nell’industria in senso
stretto superava in ogni caso il 90%. Molto inferiore risultava invece in
altri settori con livelli inferiori al 10% nell’agricoltura4 e nel creditoassicurazioni, mentre il settore in maggiore ritardo appariva di nuovo
4
Il grado di copertura contrattuale per l’agricoltura è calcolato con riferimento alla validità dei
contratti nazionali di settore.
- 118 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Inattivi e mercato del lavoro: i processi di inclusione nella recente esperienza
italiana secondo la rilevazione sulle Forze di lavoro
Obiettivi di Lisbona, strategie per l’occupazione e obiettivo di pieno impiego
In questi anni, al fine di migliorare la performance dei mercati del lavoro, i policy makers
hanno rivolto la loro attenzione dall’obiettivo di lotta alla disoccupazione, che aveva caratterizzato
fortemente gli anni novanta, a quello di attrarre nel mercato un sempre maggiore numero di
persone (ovvero l’innalzamento dei tassi di occupazione). Ciò implica la volontà di coinvolgere
individui che, in conseguenza della loro scarsa (o nulla) partecipazione al mercato del lavoro,
almeno in termini di azioni di ricerca e di disponibilità a lavorare, non vengono classificati nelle
statistiche come disoccupati e non rientrano, pertanto, nel computo del tasso di disoccupazione.
La ragione di tale mutamento di prospettiva risiede, in primo luogo, nell’arresto della
tendenza alla crescita della disoccupazione che, come è noto aveva caratterizzato lo scorso
decennio. Oggi la questione centrale che investe il mercato del lavoro appare piuttosto quella di
contrastare i fenomeni di invecchiamento presenti in molte società industrializzate e di rispondere,
attraverso una maggiore adattabilità da parte degli individui e delle imprese, alle problematiche
poste dalla crescente globalizzazione e integrazione delle economie.
Il consiglio di Lisbona e la Strategia Europea per l’Occupazione
Già il Consiglio Europeo di Lisbona nel 2000, in una situazione caratterizzata ancora da
un’espansione economica, nell’ambizioso intento di rendere in un decennio l’economia europea
basata sulla conoscenza, la più competitiva del mondo, puntava all’allargamento della base
occupazionale. In tale circostanza, venivano infatti fissati gli obiettivi in termini di tasso di
occupazione per il 2010 - 70% complessivo per l’intera UE, almeno il 60% per le donne e il 50 %
per i più anziani ovvero per i 55-64-enni)1.
In questo contesto, veniva aggiornata anche la Strategia Europea per l’Occupazione (SEO)
già definita nel 19972. Quest’ultima, come è noto, si basava su quattro “pilastri” o direttrici
d’azione (impiegabilità o capacità di inserimento professionale, promozione dell’imprenditorialità,
adattabilità e pari opportunità), ulteriormente ripartiti in 14 linee guida modificabili di anno in
anno. La SEO si caratterizzava, inoltre, fin dall’inizio, per l’enfasi posta sulle politiche dal lato
dell’offerta (quali le politiche attive del lavoro), piuttosto che di stimolo della domanda, e da una
accettazione solo parziale di una impostazione del mercato del lavoro basata sulla flessibilità
nell’uso della forza lavoro (questa veniva definita adattabilità, comprendendo al suo interno anche
i comportamenti dal lato delle imprese). La ridefinizione della SEO nel 2003 (a seguito della
valutazione di impatto del primo quinquennio) definiva, questa volta in un contesto di bassa
1
Quest’ultimo obiettivo è stato definito al Consiglio Europeo di Stoccolma (marzo 2001), dove sono stati stabiliti
anche degli obiettivi intermedi (mid term targets) per il 2005 in termini di tassi di occupazione generale e
femminile (rispettivamente 67% e 57%). Il vertice inoltre invitava gli Stati membri a definire obiettivi nazionali
intermedi per l'occupazione.
2
La Strategia Europea per l’Occupazione, varata dal Consiglio Europeo di Lussemburgo nel 1997 e introdotta
nello stesso anno nel trattato di Amsterdam, prevede la pubblicazione annuale di raccomandazioni specifiche per
gli stati membri in materia di occupazione e la preparazione da parte degli stati membri di piani di azione
nazionali.
- 119 -
Economia italiana: evoluzione recente
crescita economica, una strategia che rimpiazzava i quattro pilastri con tre obiettivi: pieno
impiego, coesione sociale e promozione della qualità del lavoro (c.d. buona occupazione, anche nel
senso di una più elevata produttività), e basandosi su 10 linee guida (priorità d’azione). L’obiettivo
della “piena occupazione” è divenuto prioritario in quanto “la piena occupazione e la riduzione
della disoccupazione e dell’inattività, tramite l’aumento della domanda e dell’ offerta di
manodopera, rivestono una vitale importanza per sostenere la crescita economica e rafforzare la
coesione sociale”3 e per contrastare il già citato processo di invecchiamento della popolazione.
Tra le misure per raggiungere l’obiettivo, grande importanza è stata attribuita ai servizi per
l’impiego, sia ai fini del miglioramento all’assistenza per la ricerca di lavoro (in particolare per le
fasce più deboli), sia per il miglioramento dell’incontro domanda –offerta (matching) e alla
formazione (anche lungo tutto l’arco della vita). Vengono suggerite, tra l’altro, anche misure per
facilitare la conciliazione tra lavoro e impegni familiari e lo scoraggiamento dei pensionamenti
anticipati in un ottica di invecchiamento attivo (active ageing).
La rielaborazione della “Jobs Strategy” dell’OCSE
Anche la Jobs Strategy dell’OCSE, la cui prima formulazione risaliva al 1994, è stata
ridefinita dopo dodici anni. Più elaborata e complessa rispetto alla sua prima versione, essa si
articola in quattro pilastri, uno dei quali rivolto specificamente all’accrescimento della
partecipazione al mercato del lavoro (pilastro B –“rimuovere gli impedimenti alla partecipazione
al mercato e alla ricerca di lavoro”).
A tale fine, un ruolo centrale nella strategia è assegnato ad un processo di scambio di
obblighi (mutual obligation) tra istituzioni e singoli individui. Le prime devono facilitare la ricerca
di lavoro attraverso il miglioramento dei servizi per l’impiego (incentivi, counseling), i secondi
devono impegnarsi a cercare lavoro o ad aumentare la propria capacità di inserimento
professionale. Quest’ultimo punto, rivolto soprattutto ai paesi con estesi benefici di disoccupazione
e ampie misure di assistenza sociale, prevede l’introduzione o il rafforzamento delle sanzioni in
termini di perdita parziale dei benefici di disoccupazione. Simili interventi possono riguardare
anche i benefici diretti all’assistenza vera e propria (per chi possiede capacità lavorativa).
Importanti sono anche le misure di tipo fiscale, quali tagli per specifici gruppi nel mercato del
lavoro e un miglior trattamento dei reddito dei cosiddetti “second earners”. Le politiche inoltre
devono essere specifiche per ogni paese e per ciascun gruppo di individui sottorappresentati nel
mercato del lavoro (donne, giovani, anziani).
La strategia complessiva prevede un importante ruolo assegnato alle politiche
macroeconomiche di stabilizzazione (Pilastro A), ad una maggiore concorrenza, non solo nel
mercato del lavoro ma anche in quello dei prodotti (Pilastro C), alla facilitazione degli sviluppi
delle competenze e degli skills dei singoli (Pilastro D).
L’ Italia e l’obiettivo dei tassi di occupazione
Nonostante i progressi registrati nell’ultimo decennio, l’Italia si caratterizza tuttora (2005)
per il basso livello complessivo del tasso di occupazione, che riflette marcate differenze territoriali
e tra le diverse componenti demografiche, per quanto riguarda il loro coinvolgimento nel mercato
del lavoro.
3
Decisione del Consiglio del 12 luglio 2005 sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore
dell’occupazione (2005/600/CE).
- 120 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Nell’ultimo decennio, il numero di
Tab. R1 TASSO DI OCCUPAZIONE IN ITALIA
occupati è cresciuto di più di due milioni di
PER SESSO, AREA GEOGRAFICA ED ETÀ
unità (+2.323 individui)4 e il tasso di
(media 2005)
occupazione (15-64 anni), è salito di oltre sei
Uomini
69,7
punti percentuali (dal 51,8% del 1995 al 57,5%
Donne
45,3
del 20055. Nello stesso periodo il tasso di
Totale
57,5
disoccupazione si è fortemente ridotto,
Nord
65,2
(dall’11,2% al 7,7%) e l’area dell’inattività si è,
Centro
61,0
seppur lievemente, contratta (la percentuale
Sud
45,8
della popolazione attiva sulle forze di lavoro in
55-64 anni
31,4
rapporto alla popolazione è passata dal 58,4%
Fonte: ISTAT.
al 62,4%.) Negli ultimi due anni peraltro, la
tendenza si è invertita e la quota di popolazione
inattiva si è accresciuta negli ultimi due anni (Tab. R2) soprattutto tra le donne e nel Mezzogiorno.
Tab. R2
PRINCPALI INDICATORI DEL MERCATO DEL LAVORO 1995 -2005
Anni
Tasso di
occupazione
(15-64 anni)
(1)
Tasso di
occupazione
femminile
(15-64 anni)
(2)
Tasso di attività
(15 - 64 anni)
(3)
Tasso di attività
femminile
(4)
Tasso
disoccupazione
(5)
1995
51,0
37,5
57,8
44,3
11,2
1996
51,3
38,1
58,1
45,1
11,2
1997
51,5
38,5
58,3
45,6
11,3
1998
52,2
39,4
59,8
46,7
11,3
1999
52,9
40,5
60,4
47,6
10,9
2000
53,7
41,8
61,0
48,5
10,1
2001
54,8
43,4
61,6
49,5
9,1
2002
55,9
44,4
62,1
50,2
8,6
2003
56,7
45,1
62,9
50,9
8,4
2004
57,5
45,2
62,6
50,7
8,0
2005
57,5
45,3
62,4
50,4
7,7
Fonte:
Legenda:
(1) Rapporto tra occupati e popolazione (1dai 15 ai 64 anni).
(2) Rapporto tra occupati e popolazione ( riferito alle donne dai 15 ai 64 anni).
(3) Rapporto tra popolazione attiva (forze di lavoro) e popolazione totale (15-64 anni).
(4) Rapporto tra popolazione attiva (forze di lavoro) e popolazione totale riferito alle donne (15-64 anni).
(5) Rapporto tra persone in cerca di occcupazione e forze di lavoro.
Nota:i dati delle forze di lavoro antecedenti al 2004 sono ricostruiti.
4
Nel 2004 sono state apportate importanti modifiche metodologiche alla rilevazione delle forze di lavoro (rese
necessarie anche dalla necessità di adeguarsi al regolamento comunitario n. 577/98. I dati antecedenti al 2003
sono stati ricostruiti.
5
Gli obiettivi intermedi stabiliti dall’Italia a seguito del vertice di Stoccolma, per il 2005 erano pari al 58,5%
generale e al 46% per le donne. La revisione del 2004 (avvenuta dopo la definizione degli obiettivi) ha portato ad
un aumento del numero di occupati rilevati.
- 121 -
Economia italiana: evoluzione recente
Il fatto più rilevante degli ultimi dieci anni (peraltro non nuovo) è stato l’ingresso di una
quota considerevole di donne nel mercato del lavoro (il tasso di occupazione è aumentato in misura
considerevolmente maggiore di quello degli uomini, così come quello di partecipazione, mentre
l’incremento delle donne occupate è stato pari a circa due terzi del totale). Tale ingresso, favorito
anche dai mutamenti istituzionali introdotti nell’ultimo decennio ha contribuito ad elevare il
contenuto di occupazione all’output italiano (ridimensionato, fra l’altro, negli ultimi dati di
Contabilità Nazionale relativi al biennio 2004-2005)6.
Le dimensioni dell’inattività in Italia
Appare chiaro, da quanto detto, che le politiche rivolte all’attrazione di segmenti più
marginali delle forze di lavoro e all’aumento dei tassi di occupazione proseguiranno nei prossimi
anni, vista anche la forte spinta in questo senso da parte delle istituzioni internazionali. Può essere
utile, in questa prospettiva, un’analisi delle fasce di inattività in Italia per valutare, almeno in
prima approssimazione, dopo i mutamenti strutturali che hanno interessato l’ultimo decennio, la
loro potenziale capacità di inserimento e il loro grado di contiguità al mercato del lavoro. Per
contiguità (o prossimità) intendiamo la manifestazione da parte dell’individuo di una disponibilità
a svolgere un attività lavorativa. A tale scopo si sono utilizzati i dati elementari sezionali
provenienti dalla Rilevazione delle Forze di Lavoro dell’ISTAT (II trimestre del 2005). L’analisi è
rivolta solo alla popolazione in età da lavoro (15-64 anni).
Nella Rilevazione delle Forze di Lavoro la classificazione nello stato di inattività possiede
carattere residuale: coloro che non vengono classificati come occupati o disoccupati vengono
inclusi tra gli inattivi. In accordo con gli standard internazionali ILO, occorre che sussistano
contemporaneamente, per chi non ha un lavoro, le seguenti condizioni per essere classificati tra i
disoccupati a) avere compiuto almeno un‘azione attiva di ricerca di lavoro nel mese antecedente la
rilevazione, b) essere disponibile a lavorare (o ad avviare una attività autonoma) entro due
settimane (dalla data della rilevazione)7.
Di conseguenza il gruppo degli inattivi comprende situazioni molto eterogenee in relazione
alla prossimità al mercato del lavoro (da coloro che cercano lavoro pur non soddisfando i requisiti
per rientrare tra i disoccupati, agli inabili permanenti ecc.). In questa sede si rivolgerà l’attenzione
all’intero gruppo di inattivi prima di concentrarsi su quelli più contigui al mercato del lavoro.
Gli inattivi in Italia, nel periodo oggetto di analisi, sono pari a 14.523 mila individui, pari al
37% della popolazione dai 15-64 anni, di questi il 66% è costituito da donne8.
6
Le riforme apportate nell’ultimo decennio appaiono essere caratterizzate da una impostazione del tipo
“flessibilità al margine”. Secondo una interessante impostazione (Boeri, Garibaldi Two tier reforms of
employment protection: a honey moon effect? Mimeo, 2006 ) il passaggio da un regime ad elevato grado di
rigidità di protezione all’impiego ad uno caratterizzato dalla flessibilità al margine orientato ad attrarre lavoratori
marginali (fasce deboli di disoccupati e persone in precedenza inattivi) dovrebbe spiegare, da un lato, un periodo
di temporanea maggiore elasticità dell’occupazione all’output, dall’altro una diminuzione, sempre temporanea
della produttività del lavoro.
7
Sono inseriti nell’aggregato anche coloro che dichiarano di iniziare un’attività in futuro (avendo già trovato
un’occupazione alle dipendenze o predisposto un’attività autonoma).
8
Questa analisi poggia le sue basi su quella svolta a livello europeo “The economically inactive population in the
EU: out of the labour force or potential labour supply?” A perspective from the EU labour Force Survey”
contenuta nel rapporto annuale della Commissione europea “Employment In Europe (2005)”.
- 122 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Tab. R3
TASSI DI INATTIVITÀ: RAPPORTO TRA INATTIVI E POPOLAZIONE (15-64 ANNI)
PER SESSO ED ETÀ
(II trimestre 2005)
Inattivi (15-64 anni)
Tasso di inattività
Uomini
Donne
Totale
Uomini
Donne
Totale
15-24
1904
2148
4052
61,1
72,0
66,4
25-34
530
1404
1934
12,3
33,3
22,7
35-44
237
1525
1761
5,0
32,7
18,8
45-54
340
1703
2043
8,9
43,9
26,6
55-64
1898
2835
4733
56,0
78,8
67,7
Totale
4909
9614
14523
25,4
49,7
37,6
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.
Tab. R4
TASSI DI INATTIVITÀ: RAPPORTO TRA INATTIVI E POPOLAZIONE (15-64 ANNI
PER SESSO E RIPARTIZIONE GEOGRAFICA
(II trimestre 2005)
Inattivi
Nord
Tasso di inattività
Uomini
Donne
Totale
Uomini
Donne
Totale
1997
3591
5587
22,6
41,5
32,0
Centro
890
1664
2553
24,4
44,7
34,7
Sud
2023
4360
6382
29,5
62,5
46,2
Totale
4909
9614
14523
25,4
49,7
37,6
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.
Il divario di genere appare più evidente e chiaro nella sua articolazione, qualora si rivolga
l’attenzione verso le fasce di età. Il 5% della popolazione maschile dai 35 ai 44 anni risulta
inattiva (tasso di inattività) contro il 32,7% delle donne, percentuale che sale all’8,9% per i 45-54enni maschi e al 43,9% per le donne con un gap tra in sessi che si amplifica a circa 35 punti
percentuali, mentre raggiunge i minimi, non sorprendentemente, tra i più giovani.
Un altro elemento di interesse riguarda l’ampiezza della diffusione dell’inattività tra i più
anziani: la quota di inattivi 55-64-enni è pari al 67,7% di coloro che appartengono a questa fascia
di età e al 32% del totale degli inattivi. Inoltre per gli uomini il tasso di inattività cresce
sensibilmente per i 55-64-enni al 56% (dall’8,4% dei 45-54-enni).
Perdura la scarsa partecipazione al mercato del lavoro delle donne, nonostante i
cambiamenti avvenuti nell’ultimo decennio, l’inattività è ancora molto elevata nel Sud del paese
(62,5% il peso relativo a fronte di un 29,5% relativo agli uomini, quota comunque più elevata
rispetto al Centro-Nord).
Gli skills degli inattivi: titoli di studio
L’inattività si concentra su coloro che possiedono livelli di istruzione relativamente bassi: il
65% delle persone che possiede la licenza elementare risulta inattivo, contro il 42,6% di coloro che
posseggono la licenza media. Tale percentuale si riduce al 27,7% per i diplomati e al 15,5% per i
laureati. Nel complesso, l’insieme di coloro che possiedono un livello di istruzione primario (fino
alla licenza media) costituisce il 67,7% degli inattivi (la percentuale di popolazione con un titolo di
studio primario, costituisce il 51,6% del totale).
- 123 -
Economia italiana: evoluzione recente
Tab. R5
TASSO DI INATTIVITÀ: RAPPORTO TRA INATTIVI E POPOLAZIONE (15-64 ANNI)
PER SESSO E TITOLO DI STUDIO
(II trimestre 2005)
Inattivi
Uomini
Donne
Tasso di inattività
Totale
Uomini
Donne
totale
Element. / ness.
1083
2761
3843
43,9
80,1
65,0
Media
2221
3774
5994
29,1
58,6
42,6
Diploma sup.
1399
2668
4067
19,1
36,3
27,7
Laurea
207
411
618
10,9
19,5
15,5
Totale
4909
9614
14523
25,4
49,7
37,6
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.
Tab. R6
TASSO DI INATTIVITÀ: RAPPORTO TRA INATTIVI E POPOLAZIONE (15-64 ANNI)
PER RIPARTIZIONE GEOGRAFICA E TITOLO DI STUDIO
(II trimestre 2005)
Nord
Centro
Sud
Totale
Nord
Centro
Sud
Totale
Element./ness.
1530
584
1729
3843
64,1
63,5
66,4
65,0
Media
2268
996
2730
5994
36,5
41,2
50,2
42,6
Diploma sup.
1526
821
1721
4067
21,8
26,5
37,6
27,7
Laurea
263
153
202
618
14,1
16,4
16,7
15,5
Totale
5587
2553
6382
14523
32,0
34,7
46,2
37,6
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.
Il numero relativamente elevato di inattivi laureati (207 mila individui) si distribuisce
(abbastanza sorprendentemente) in misura alquanto uniforme nelle diverse aree del paese e appare
concentrato sui più giovani e sugli anziani.
L’inattività per coloro che posseggono un titolo di studio assimilabile al diploma di scuola
superiore) risulta maggiormente diffusa nel Mezzogiorno, il cui tasso di inattività relativo è pari al
37,6% (contro il 22,1% nel Centro e il 21,8% nel Nord). Lo stesso fenomeno è riscontrabile per
coloro che posseggono una licenza media (50,1% il tasso di inattività) contro il 36,5% relativo al
Nord del paese). Le differenze territoriali tornano ad essere trascurabili quando si considerano
coloro che posseggono unicamente la licenza elementare. Il divario tra i sessi nei tassi di inattività,
non sorprendentemente, scende al salire del titolo di studio.
Gli skills degli inattivi: l’esperienza di lavoro
Gli inattivi che risultano avere una esperienza di lavoro pregressa sono il 52,3% del totale
(circa 7.550 individui). Tale percentuale è pari a circa il 55,8% per gli uomini, al 50,5% per le
donne ed è marcatamente più elevata nel Nord (64%).
Un numero di circa 555 mila individui (pari ad una quota del 7,3% del totale degli inattivi)
dichiara che la propria esperienza lavorativa si è conclusa da meno di sei mesi dalla data della
rilevazione. Nel complesso, inoltre, il 14,1% di coloro che hanno lavorato almeno una volta nella
loro vita posseggono un’esperienza lavorativa relativamente recente (hanno perso la loro
occupazione da almeno un anno). Tale percentuale è più elevata per gli uomini (17%) rispetto alle
donne (12%) ed è considerevolmente maggiore nel Sud (17,8%), per chi possiede titoli di studio
più elevati (18,6% per i diplomati e 22,5% per i laureati) e per i più giovani (50%).
- 124 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Tab. R7
Totale
ESPERIENZA DI LAVORO DEGLI INATTIVI 15-64 ANNI
(II trimestre 2005)
Con esperienza
Senza esperienza
Inabile permanente
Totale
Pecentuale inattivi
con esperienza
7555
6615
287
14457
52,3
Uomini
2702
1971
171
4843
55,8
Donne
4853
4645
116
9614
50,5
Nord
3616
1867
91
5573
64,9
Centro
1433
1073
35
2542
56,4
Sud
2506
3675
161
6341
39,5
15-24
448
3531
23
4002
11,2
25-34
901
962
56
1918
47,0
35-44
1065
629
68
1761
60,5
45-54
1316
662
65
2043
64,5
55-64
3824
832
77
4733
80,8
Element. / ness.
2460
1222
160
3842
64,0
Media
2629
3248
98
5975
44,0
Diploma sup.
2110
1887
27
4024
52,4
Laurea
355
258
2
616
57,7
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.
La presenza in percentuale di inattivi con esperienza di lavoro relativamente recente al Sud
riflette, in questa ripartizione, l’esistenza di un serbatoio di inattivi le cui caratteristiche sono più
prossime a quelle dei disoccupati. Al contrario, al Nord la più alta quota di coloro che hanno
perso la loro attività da più di otto anni (50% rispetto al 40% del sud) rispecchia una composizione
dell’inattività in questa ripartizione meno contigua al mercato del lavoro rispetto a quella del
Mezzogiorno.
L’elevata percentuale di giovani di 15-24 anni con esperienza lavorativa recente (tra quelli
che hanno già avuto un’occupazione) riflette, con ogni probabilità, la diffusione dei rapporti di
lavoro di breve durata in questa fascia di età (tabella R8).
La prossimità al mercato del lavoro degli inattivi
La prossimità degli inattivi al mercato del lavoro, è stata oggetto di diversi studi. In questa
sede si identificano come “prossimi al mercato del lavoro” (attached), coloro che hanno
manifestato la disponibilità a lavorare e/o hanno dichiarato di aver cercato lavoro, non sussistendo
comunque le condizioni per rientrare nell’insieme dei disoccupati (almeno un’azione attiva nel
mese antecedente la rilevazione).
La quota di inattivi “prossimi” al mercato del lavoro è pari secondo la definizione, ora data,
a circa il 16% del totale (2.332 mila individui). La quota percentuale risulta più elevata se se si
considerano solo i residenti nel Mezzogiorno (il 24,4% degli inattivi meridionali cerca lavoro e/o è
disponibile a lavorare), coloro che sono tra i 25 e i 44 anni (in entrambe le classi di età la quota è
pari al 34% circa). All’opposto, si segnala una percentuale particolarmente bassa di inattivi di 5564enni disponibili a lavorare o che hanno dichiarato di cercare lavoro (il 3,8%).
- 125 -
Economia italiana: evoluzione recente
Tab. R8
DISTRIBUZIONE DEGLI INATTIVI 15-64 ANNI IN POSSESSO DI ESPERIENZA LAVORATIVA
PER DURATA DELLA NON OCCUPAZIONE
(valori percentuali)
da 0 a cinque da sei a undici da uno o due
mesi
mesi
anni
da due a
cinque anni
da cinque a
otto anni
da più di otto
anni
Totale (100)
100,0
Totale
7,3
6,7
10,2
16,1
13,7
45,9
Uomini
9,1
8,7
12,8
20,1
18,3
31,0
100,0
Donne
6,3
5,6
8,8
13,9
11,2
54,2
100,0
Nord
5,6
5,8
9,4
14,8
14,1
50,2
100,0
Centro
7,0
7,4
10,4
17,5
14,3
43,4
100,0
Sud
10,1
7,7
11,3
17,1
12,9
41,0
100,0
15-24
18,7
31,2
26,7
19,0
3,9
0,5
100,0
25-34
15,9
11,4
18,0
24,2
15,4
15,1
100,0
35-44
11,1
6,6
8,6
14,2
12,0
47,5
100,0
45-54
6,7
4,8
8,7
10,1
8,1
61,6
100,0
55-64
3,2
3,5
7,4
16,4
16,9
52,5
100,0
Element. / ness.
4,2
3,7
7,0
14,1
14,4
56,5
100,0
Media
7,9
7,2
9,8
15,3
13,3
46,4
100,0
Diploma sup.
9,3
9,2
13,6
18,7
13,1
36,1
100,0
Laurea
13,0
9,4
15,9
19,4
16,0
26,2
100,0
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.
Tab. R9
INATTIVI PROSSIMI AL MERCATO DEL LAVORO
(II trimestre 2005, valori assoluti percentuali,
Inattivi prossimi al mercato
del lavoro
Totale inattivi
Quota
Totale
2.332
14.522,8
16,1
Uomini
762
4.909,0
15,5
Donne
1.571
9.613,8
16,3
Nord
429
5.587,2
7,7
Centro
346
2.553,3
13,5
1.558
6.382,3
24,4
15-24
515
4.052,1
12,7
25-34
664
1.933,9
34,3
35-44
583
1.761,4
33,1
45-54
388
2.042,5
19,0
55-64
182
4.732,9
3,8
Element. / ness.
378
3.843,3
9,8
1.011
5.994,3
16,9
Diploma sup.
786
4.067,1
19,3
Laurea
157
618,1
25,4
Con esperienza
1.330
7.554,6
17,6
Senza esperienza
1.002
6.615,0
15,1
Non occupazione da 0 a cinque mesi
253
554,8
45,5
Non occupazione da 6 a undici mesi
159
508,6
31,3
Non occupazione da uno o due anni
178
772,6
23,0
Non occupazi one da due a cinque anni
223
1.214,7
18,3
Non occupazione da cinque a otto anni
131
1.038,3
12,6
Non occupazione da più di otto anni
387
3.465,5
11,2
Sud
Media
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.
- 126 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
INATTIVI PROSSIMI AL MERCATO DEL LAVORO: COMPOSIZIONE
2.500
T o tale
2.000
D o nne
Sud
Co n
esperienza
1.500
Senza
esperienza
M edia
1.000
Diplo m a
sup.
Uo m ini
25-34
15-24
500
35-44
N o rd
Elem /
ness.
45-54
C entro
55-64
Laurea
0
Fonte: Federal Reserve.
Per quanto riguarda la composizione di questo insieme di persone si può notare (v. anche
grafico) come l’aggregato degli inattivi “attached” al mercato del lavoro sia costituito in
maggioranza da donne (il 69% del totale), di individui residenti nel Mezzogiorno (ancora il 66,8%
del totale), di coloro che sono in possesso di un diploma di scuola media e secondaria
(rispettivamente il 34% e del totale ) e che hanno avuto un esperienza lavorativa (57%), anche se
non troppo recente (solo il 10,8% del totale degli inattivi prossimi al mercato del lavoro ha
concluso la propria occupazione da meno di un anno).
- 127 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Dinamica delle
retribuzioni nel
settore privato e
pubblico
quello della pubblica amministrazione, con una copertura nulla per tutti i comparti.
Dopo essere cresciute del 3,1% nel 2005, le retribuzioni contrattuali hanno mostrato un rallentamento, attestandosi su una dinamica
tendenziale del 2,5% nel periodo gennaio-maggio 2006; a maggio l’incremento è stato del 2,6%, mezzo punto al di sopra del tasso di inflazione registrato per il medesimo periodo. Secondo le stime dell’ISTAT
la proiezione sull’intero 2006, basata sull’andamento effettivo fino al
mese di maggio e sui contratti attualmente in vigore a quella data per i
mesi successivi, si posiziona sul 2,3%, implicando una netta decelerazione delle dinamiche retributive, connesse a rinnovi contrattuali, nella
seconda metà del 2005 (vedi tabella 6).
Tab. 6 RETRIBUZIONI ORARIE CONTRATTUALI PER SETTORE DI ATTIVITA’ ECONOMICA
(variazioni percentuali tendenziali)
SETTORI DI ATTIVITA’ ECONOMICA
Variazioni percentuali
tendenziali giugno 2006
0
Agricoltura
Media annua 2006 su
contratti vigenti a maggio
(1)
0
3,5
3
Industria in senso stretto
3,5
3
Edilizia
2,8
2,8
2,2
1,9
Commercio, pubbl. esercizi, alberghi
1,9
1,3
Trasporti, comunicazioni e attività connesse
3,3
3,1
Credito e assicurazioni
2,2
2,3
Servizi privati
1,8
1,5
Attività della Pubblica Amministrazione
2,3
2,3
TOTALE ECONOMIA
2,6
2,3
Industria
Servizi destinabili alla vendita
Fonte: ISTAT.
(1) Variazioni costruite con riferimento ai valori degli indici delle retribuzioni così come acquisiti fino a maggio
e alle proiezioni per i restanti mesi del 2005 sulla base degli aumenti programmati dai contratti in vigore a maggio 2006.
Variazioni tendenziali delle retribuzioni orarie superiori alla media
si sono verificati nel corso del I trimestre del 2006 nel settore del credito (+4,8% sul corrispondente periodo del 2005) e in quello dei trasporti
(+3,6%) che fa segnare ancora a maggio 2006 un +3,7% tendenziale.
Sopra la media in quello stesso mese risulta anche la variazione tendenziale nell’industria (quella in senso stretto, in particolare) essenzialmente in virtù del rinnovo del contratto dei meccanici (+ 3,5%).
Quanto alle retribuzioni lorde per unità di lavoro equivalente a
tempo pieno (Ula), le informazioni di contabilità nazionale indicano un
incremento, nel primo trimestre del 2006 rispetto al corrispondente pe-
- 128 -
Economia italiana: evoluzione recente
riodo dell’anno precedente, del 3,9%, in consistente aumento rispetto
al +2,4% che si era registrato nel primo trimestre del 2005. La discrepanza rispetto all’andamento delle retribuzioni contrattuali riflette, oltre agli effetti della contrattazione condotta a livello aziendale, gli
incrementi che si sono verificati nelle voci accessorie (scatti di anzianità, scatti di livello, straordinari) che concorrono a determinare i cosiddetti salari di fatto.
Graf. 34 - RETRIBUZIONI CONTRATTUALI PRO CAPITE
(variazioni percentuali tendenziali)
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
giu-03 ago-03 ott-03
dic-03 feb-04 apr-04 giu-04 ago-04 ott-04
Totale economia
dic-04 feb-05 apr-05 giu-05 ago-05 ott-05
Industria in senso stretto
dic-05 feb-06 apr-06
Servizi destinabili alla vendita
Fonte: ISTAT.
Per quanto riguarda le branche di attività economica, una crescita
superiore alla media si è registrata nell’industria, in particolare in quella manifatturiera dove sono giunte a conclusione vertenze contrattuali
che riguardavano alcuni tra i suoi comparti più rilevanti (+5,6% sia per
l’industria nel complesso che per quella in senso stretto), mentre si è
attestata su livelli più bassi la crescita nel settore dei servizi (+3,3%) e
si è mostrato stazionario il settore agricolo (+0,1%).
La variazione tendenziale del costo del lavoro per unità di lavoro
equivalente a tempo pieno (Ula) per i primi tre mesi di quest’anno rispetto al primo trimestre 2005 è stata del 3,5%, in accelerazione rispetto al risultato medio dell’anno precedente (+2,9 %) principalmente per
effetto della dinamica tendenziale più accentuata delle retribuzioni (gli
oneri sociali per unità di lavoro aumentano comunque del +3,3% laddove nel 2005 si era trattato di un +2% medio annuo rispetto al 2004).
- 129 -
Costo del lavoro
Rapporto ISAE - luglio 2006
Quanto al valore aggiunto (a prezzi concatenati) per unità lavorativa, il primo trimestre 2006 ha fatto registrare un aumento tendenziale
dell’1,3%, cui fa riscontro una lieve flessione congiunturale (-0,1 % sul
trimestre precedente) da attribuire in massima parte a un sensibile calo
in agricoltura (-6,2% congiunturale e -2% tendenziale). Una flessione
congiunturale, di più lieve entità, si riscontra anche nelle costruzioni
(-1,5%) tale tuttavia da comportare una diminuzione dell’indice generale per l’industria per quanto riguarda la dinamica congiunturale
(-0,2%).
Per quanto riguarda i redditi da lavoro dipendente pro-capite, l’aumento tendenziale del 3,5% rispetto al primo trimestre del 2005 riflette, accanto alla crescita consistente che si è verificata nel settore
industriale (+4,9%), una dinamica più contenuta nei servizi (+3,1%) e
Tab. 7
COSTO DEL LAVORO PER UNITÀ DI PRODOTTO (1)
(variazioni % trimestrali)
ATTIVITÀ ECONOMICHE
Variazione % tendenziale
(su trimestre corrispondente
anno precedente)
III 2005/
III 2004
Agricoltura, silvicoltura e pesca
IV 2005/
IV 2004
Variazione % congiunturale
(su trimestre precedente)
I 2006 /
I 2005
III 2005/
II 2005
IV 2005/
III 2005
I 2006/
IV 2005
- 6,4
0,3
1,0
- 5,2
- 0,4
5,7
Industria
2,4
1,7
4,0
0,2
1,5
1,9
- industria in senso stretto
2,8
1,3
3,7
1,2
1,0
1,4
- costruzioni
0,7
2,7
5,0
- 3,7
2,9
3,7
Servizi
2,2
5,2
1,5
- 0,6
4,5
- 2,4
Totale
1,7
3,8
2,2
- 0,5
3,5
- 0,9
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.
(1) Calcolato come rapporto tra redditi da lavoro dipendente per unità di lavoro dipendente e valore aggiunto a
prezzi concatenati per unità di lavoro totale.
un calo nel settore agricolo (-1%) dove aumentano le unità lavorative
mentre resta stazionario il volume dei redditi da lavoro dipendente. La
media annua nel 2005 era risultata superiore a quella del 2004 del
+2,9%, in decelerazione rispetto al +3,5% dell’anno precedente, per effetto della minore crescita nel settore industriale (dal +4% del 2004 rispetto all’anno precedente al +2,3% del 2005) ma già dall’ultimo
trimestre del 2005 si era manifestata un’accelerazione tendenziale sensibile per i servizi (+6,3%) cui ha fatto seguito quella riscontrata per il
primo trimestre del 2006 nel settore industriale (+4,9%). Il costo del lavoro per unità di prodotto5 per l’intera economia fa registrare nel primo
trimestre del 2006 un aumento tendenziale del 2,2% rispetto allo stesso
- 130 -
Economia italiana: evoluzione recente
periodo dell’anno prima, a fronte di un incremento medio nel 2005,
sull’anno precedente, del 2,5%, nel quadro di una accentuata variabilità congiunturale negli ultimi trimestri. Segnali di aumento tendenziale
del costo del lavoro per unità di prodotto nel primo trimestre 2006 si
osservano nell’insieme dell’industria (+3,7% quella in senso stretto e
+5% le costruzioni rispetto al primo trimestre del 2005), mentre nel
settore dei servizi appare riassorbita l’accelerazione dell’ultimo trimestre 2005 (+5,2% sull’ultimo del 2004) con una crescita più contenuta,
inferiore a quella generale (+1,5% sul primo trimestre del 2005).
5
Il costo del lavoro per unità di prodotto è calcolato sui dati ISTAT di contabilità nazionale come
rapporto fra redditi da lavoro dipendente pro capite e valore aggiunto per unità lavorativa a prezzi
base costanti.
- 131 -
Economia italiana: evoluzione recente
Come si formano le aspettative dei consumatori sulla disoccupazione? Un’analisi
dei dati delle inchieste ISAE
In questo riquadro intendiamo analizzare il processo attraverso il quale i consumatori italiani
formulano le proprie aspettative riguardo l’andamento del tasso di disoccupazione, utilizzando i
dati provenienti dalle inchieste ISAE. Le informazioni sulle aspettative raccolte mediante le
indagini congiunturali rappresentano infatti una risorsa importante per la misurazione diretta
delle previsioni formulate degli agenti economici in condizioni di incertezza (Pesaran e Weale,
2006)1. D’altra parte, Carroll e Dunn (1997)2 hanno mostrato come le aspettative di
disoccupazione siano in grado di influenzare in misura autonoma le decisioni di consumo degli
individui e possano essere interpretate come una misura di incertezza sul reddito futuro. A partire
dal contributo di Muth (1961)3, il processo di formazione delle aspettative è stato prevalentemente
studiato nell’ambito della teoria delle aspettative razionali (REH), secondo la quale gli agenti
economici formulano le loro previsioni utilizzando in maniera efficiente tutta l’informazione
disponibile, oltre a quella derivante dall’esperienza passata (gli errori di previsioni hanno media
zero).
Nell’inchiesta ISAE, la domanda relativa alle aspettative di disoccupazione è la seguente: “A
suo giudizio, nel corso dei prossimi 12 mesi, il numero dei disoccupati in Italia: aumenterà
fortemente (++), aumenterà moderatamente (+), resterà stabile (=), diminuirà un poco (-),
diminuirà molto (- -), non so (NR)”. Vari metodi sono stati proposti in letteratura per quantificare
le serie delle inchieste: i più diffusi fanno riferimento all’approccio probabilistico di Carlson e
Parkin (1975), al metodo della regressione originariamente formulato da Anderson (1952) e
successivamente ripreso da Pesaran (1984) ed a quello delle variabili latenti di D’Elia (1991)4.
L’evidenza empirica non conduce a conclusioni univoche su quale sia il metodo di quantificazione
più appropriato; tuttavia D’Elia (2005)5ha recentemente mostrato come il metodo della
regressione sia in genere da preferire, anche se l’approccio dei fattori latenti può rappresentare
una buona alternativa nel caso in cui emergano problemi di collinearità e di scarsi gradi di libertà.
Alla luce di queste considerazioni, abbiamo quindi quantificato le aspettative di disoccupazione
utilizzando il metodo di regressione; sulla base dello studio della correlazione fra le attese e la loro
1
Pesaran e Weale (2006), “Survey Expectations”, Handbook of Economic Forecasting, G. Elliott, C.W.J.
Granger, e A.Timmermann (eds.), North-Holland.
2
Carroll e Dunn (1997), “Unemployment Expectations, Jumping (S,s) Triggers, and Household Balance Sheets”,
in Ben S. Bernanke and Julio J. Rotemberg (eds), NBER Macroeconomic Annual 1997, MIT Press, Cambridge,
MA, 165-217.
3
Muth (1961), “Rational Expectations and the Theory of Price Movements”, Econometrica, 29(3), 315-35.
4
L’indicatore quantitativo più tradizionale, il saldo, può essere considerato come “caso particolare” dei tre
approcci sopra elencati. Cfr. Anderson (1952), “The Business Test of the IFO-Institute for Economic Research,
Munich, Its Theoretical Model”, Review of the International Statistical Institute, 20, 1- 17; Carlson e Parkin (1975),
“Inflation Expectations”, Economica, 42, 123-38; Pesaran (1984), “Expectations formation and macroeconomic
modelling”, in P. Malgrange e P. Muet, ed., Contemporary Macroeconomic Modelling, Blackwell, Oxford, 27-53;
D’Elia (1991), “La quantificazione dei risultati dei sondaggi congiunturali: un confronto tra procedure”, Rassegna
di Lavori dell’ISCO, n. 13, Roma.
5
D’Elia (2005), “Using the results of qualitative surveys in quantitative analysis”, Documenti di Lavoro ISAE, n.
56, Roma.
- 132 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
realizzazione, la variabile di riferimento per la stima è rappresentata dalla differenza quarta del
tasso di disoccupazione, considerato un trimestre in avanti. Il modello stimato è lineare nei
parametri, con una struttura a media mobile nei residui per tener conto di possibili problemi di
autocorrelazione (Smith e McAleer, 1995)6:
t-1∆
4 e
u t = 0,95 FIt-1 - 0,52St-1
(1)
Nella (1), t-1∆4uet rappresenta l’aspettativa formulata al tempo t-1 sulla variazione
tendenziale del tasso di disoccupazione in t (vedi grafico seguente), mentre FI indica la percentuale
ASPETTATIVE DI DISOCCUPAZIONE (DIFFERENZE QUARTE)
2,0
1,5
1,0
0,5
0,0
-0,5
-1,0
-1,5
'83 '84 '85 '86 '87 '88 '89 '90 '91 '92 '93 '94 '95 '96 '97 '98 '99 '00 '01 '02 '03 '04 '05
Attese
Valore ef f ettivo
Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT.
di coloro che prevedono in t-1 un forte incremento della disoccupazione per il trimestre successivo
e S quella di quanti si attendono una sua stabilità; le altre modalità di risposta non sono risultate
statisticamente significative, una volta riproporzionate escludendo la considerazione della
modalità “non so”. I parametri possono essere interpretati nel senso che coloro che scontano un
aumento della disoccupazione stimano in media tale incremento pari allo 0,95%, mentre quelli che
si aspettano una sua stabilità prevedono in realtà un leggero calo (pari a -0,52%) . L’equazione
è stata stimata includendo una componente di media mobile fino al quarto ordine sui residui; la
regressione spiega oltre l’85% della variabilità complessiva della variazione tendenziale della
disoccupazione e risulta ben specificata rispetto a problemi di autocorrelazione, eteroschedasticità
e forma funzionale (normalità e linearità).
Una volta quantificate le aspettative, è possibile procedere ad un test formale della loro
razionalità. In particolare, definiamo ∆4ut la differenza quarta del tasso di disoccupazione
6
Smith e McAleer (1995), “Alternative procedures for converting qualitative response data to quantitative
expectations: an application to Australian manufacturing”, Journal of Applied Econometrics, 10, 165-85.
- 133 -
Economia italiana: evoluzione recente
effettivamente osservata e stimiamo la seguente relazione:
∆4ut - ∆4uet = α + βφt-1 + γψt-i + εt
(2)
Nella (2) l’errore di previsione (∆4ut - ∆4uet) è stimato in funzione di una costante α e di un
insieme di variabili che rappresentano l’informazione privata e pubblica disponibile agli agenti al
momento della formulazione della loro previsione sull’andamento del tasso di disoccupazione. In
caso di razionalità, i consumatori saranno in grado di utilizzare correttamente tutta l’informazione
e di conseguenza nella stima della (2) né i parametri associati all’informazione privata (β) né
quelli pertinenti all’informazione pubblica (γ) dovrebbero risultare statisticamente significativi;
viceversa, la loro eventuale rilevanza indicherebbe che nel processo di formazione delle aspettative
non si è tenuto conto in modo corretto di tutta l’informazione disponibile.
In particolare, nella (2) il vettore φt-1 contiene informazioni sulla situazione economica
corrente e attesa della famiglia, sul bilancio finanziario familiare, sulla situazione corrente e attesa
dell’economia nel complesso e sul livello corrente e atteso dei prezzi. Tutte le variabili sono
ricavate dalla indagine ISAE e riferite al momento in cui viene formulata l’aspettativa. Il vettore
ψt-i contiene invece informazioni sull’effettivo valore di alcune variabili macroeconomiche di
immediata rilevanza per gli agenti, che possono entrare nella specificazione con ritardi variabili in
funzione della disponibilità dell’informazione statistica ufficiale. In particolare, nella stima sono
stati considerati i dati ufficiali relativi all’andamento del Prodotto Interno Lordo, dell’inflazione e
della disoccupazione, oltre a due variabili dummy che assumono valore 1 a partire,
rispettivamente, dall’entrata in vigore della Legge Treu e della Legge Biagi, che hanno apportato
importanti innovazioni di carattere istituzionale al funzionamento del mercato del lavoro italiano
nel periodo in esame (gennaio 1982-dicembre 2005). Le serie delle inchieste, espresse come saldi
ponderati, sono state destagionalizzate con Tramo-Seats ed introdotte nelle stime nei livelli o in
differenze a seconda delle loro caratteristiche stocastiche, valutate con l’usuale test di DickeyFuller.
I risultati della stima della (2)7 sono riportati nella tabella. I consumatori non sembrano
risultare perfettamente razionali: essi infatti non sono in grado di incorporare tutta l’informazione
disponibile per formulare correttamente le loro previsioni sul tasso di disoccupazione. In
particolare, nella stima risultano significative le aspettative sulla situazione economica del paese
(ECONE) e su quella della famiglia (FAME). L’interpretazione dei risultati suggerisce che i
consumatori sono portati ad essere più ottimisti (pessimisti) sull’andamento del tasso
disoccupazione di quanto sarebbe teoricamente “corretto” quando le aspettative sulla situazione
economica del paese migliorano (peggiorano): infatti se l’informazione sull’andamento atteso
della situazione economica del paese fosse incorporata correttamente nelle aspettative di
disoccupazione, tale variabile non dovrebbe influenzare l’errore di previsione, come invece avviene
nelle nostre stime. Al contrario, nel caso di attese di miglioramento (peggioramento) della
situazione economica della famiglia, i consumatori sembrano essere meno ottimisti (pessimisti)
riguardo l’andamento della disoccupazione di quanto sarebbe teoricamente “corretto”: ossia, i
consumatori tendono in questo caso ad essere prudenti in relazione alla variazione del tasso di
7
Nella stima è stata inserita anche la considerazione di una variabile dummy per tenere conto del rilevante
errore di previsione commesso nel secondo trimestre del 1993.
- 134 -
Economia italiana: evoluzione recente
disoccupazione e non traslano interamente le attese di miglioramento (peggioramento) delle loro
aspettative “private” sulla loro previsione del tasso di disoccupazione. Infine, risulta significativa
la variazione tendenziale osservata del tasso di inflazione e del PIL, considerate con un ritardo di 3
trimestri per tenere conto dei ritardi nella pubblicazione dei dati. Nel primo caso, ad un aumento
dei prezzi corrisponde una sottostima del tasso di disoccupazione, mentre ad una maggiore crescita
del PIL è associata una sua tendenziale sovrastima. Una possibile interpretazione di questi ultimi
risultati è che ad aumenti dell’inflazione i consumatori non sono in grado di associare adeguati
incrementi del tasso di disoccupazione; d’altra parte, quando il PIL aumenta i consumatori
sembrano attendersi diminuzioni del tasso di disoccupazione maggiori di quanto poi effettivamente
registrato nella realtà. Non risultano invece significativi i valori passati del tasso di
disoccupazione, né le variabili dummy relative alle leggi Biagi e Treu: tale risultato può essere
interpretato nel senso che i consumatori hanno effettivamente incorporato correttamente nelle loro
previsioni l’andamento passato della variabile e le innovazioni istituzionali introdotte sul mercato
del lavoro italiano negli ultimi anni.
IL TEST DI RAZIONALITÀ DELLE ASPETTATIVE DI DISOCCUPAZIONE
Variabile dipendente:
∆4ut - ∆4uet
Coefficienti
T di student
FAME-t-1
-0.012
-2.38
ECONE-t1
0.005
2.41
∆ LGDPt-3
-4.190
-2.33
∆4LINFLt-3
1.88
2.03
R2
0,23
Durbin-Watson
2,32
Log likelihood
3,75
4
I risultati presentati nella tabella rappresentano solo un primo passo verso lo studio del
processo di formazione delle aspettative degli agenti economici rispetto all’andamento della
disoccupazione. In particolare, in futuro l’analisi potrebbe essere estesa alla considerazione di
ulteriori metodi di quantificazione dei risultati, considerando anche gli approcci probabilistici
introdotti da Carlson e Parkin (1975) o alternativamente specificazione della funzione di
regressione che tengano conto di possibili non linearità (Pesaran, 1984) o infine dei modelli basati
su fattori latenti (D’Elia, 1991). Ulteriori ricerche andrebbero indirizzate anche verso la verifica
dell’ipotesi della razionalità, controllando per l’eterogeneità dei consumatori, ossia differenziando
gli intervistati ad esempio a seconda della loro condizione lavorativa (dipendenti, indipendenti ed
inattivi) o del loro grado di istruzione. E’ possibile infatti supporre che l’accesso all’informazione
sia costoso (Downs, 1957)8 e che la capacità di elaborare l’informazione stessa non sia né uguale
per tutti gli agenti né legata alle loro caratteristiche individuali, ma specifica di gruppi di soggetti
omogenei dal punto di vista socio-economico (Krause, 2000)9.
8
Downs (1957), An Economic Theory of Democracy, New York: Harper and Row.
9
Krause (2000), “Testing for the Strong Form of Rational Expectations with Heterogeneously Informed Agents”,
Political Analysis, 285- 305.
- 135 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
PREZZI
L’attuale fase economica continua a contraddistinguersi per i limitati effetti sui prezzi prodotti dallo shock petrolifero. Per quasi tutto il
primo semestre 2006 l’inflazione ha oscillato intorno al 2,1-2,2%, valori analoghi quelli medi prevalenti nel secondo semestre dello scorso
anno e solo appena superiori a quello con cui si era chiuso il 2005; in
giugno è risalita al 2,3%, il tasso più alto dall’agosto 2004.
Il profilo è il risultato di
Graf. 35 - INFLAZIONE AL CONSUMO
un bilanciamento all’interno
(indice nazionale per l'intera collettività;
variazioni percentuali)
del sistema dei prezzi tra le
3,5
forti spinte di origine esterna e
la moderazione di quelle gene3,0
rate all’interno. Le tensioni sui
2,5
prezzi internazionali del petrolio si sono accentuate fino a
2,0
primavera inoltrata quando
hanno sfiorato i 60 euro a bari1,5
le. Successivamente, grazie
1,0
anche all’apprezzamento del2002
2003
2004
2005
2006
la valuta europea rispetto al
su tre mesi annualizzate; dati destagionalizzati
dollaro, le quotazioni si sono
su dodici mesi
leggermente ridimensionate e
Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT.
stabilizzate intorno ai 54 euro
a barile, circa il 15% in più rispetto ai livelli di fine 2005. A metà luglio sono poi tornate sui 60 euro. Nello stesso tempo le pressioni dai
costi interni sono rimaste contenute, come dimostra l’indicatore della
core inflation che ha continuato a muoversi ad un ritmo più moderato,
intorno all’1,7-1,8%, in marginale aumento rispetto all’ultimo scorcio
del 2005. Per quanto riguarda il costo dei fattori produttivi interni, gli
sviluppi relativamente più sostenuti della dinamica salariale sono stati
in parte contrastati dal recupero della produttività, determinando, quanto meno per il settore privato, un rallentamento del costo del lavoro per
unità di prodotto. Per altro verso, l’ancora scarso dinamismo della domanda ha limitato per gran parte delle imprese produttrici la possibilità
di trasferire sui listini i maggiori costi degli input energetici. Inoltre,
nel contrastare la risalita dei prezzi finali di vendita dei beni è stato determinante anche il contesto internazionale di forte concorrenza, so-
- 136 -
Economia italiana: evoluzione recente
prattutto in quei settori dove maggiore è la presenza dei prodotti
provenienti dalle economie esportatrici a basso costo di produzione.
Molti dei fattori sopra menzionati, sia quelli di spinta che di contenimento delle pressioni inflazionistiche, è probabile che continuino ad
agire anche nell’immediato futuro e il loro bilanciamento o meno sarà
decisivo per gli sviluppi dell’inflazione. Per quanto riguarda i primi,
nei prossimi mesi si sconteranno in maniera crescente le ricadute dei
passati rincari del petrolio sulle tariffe energetiche, e allo stesso tempo
si faranno più evidenti gli effetti indiretti degli elevati costi dell’energia sui prezzi dei beni industriali; d’altro canto, la concorrenza internazionale dovrebbe continuare a offrire un sostegno al contenimento dei
prezzi dei beni non energetici.
Il ritmo di crescita
Graf. 36 - DIFFERENZIALE D'INFLAZIONE
dell’indice armonizzato (tra il
ITALIA - AREA EURO(1)
(punti percentuali)
2,2 e il 2,3% nel primo e secondo trimestre, con una punta 1,5
del 2,4% in giugno) è risultato
1,0
appena più sostenuto rispetto
all’indicatore nazionale, ma ha 0,5
continuato a mantenersi infe0,0
riore al corrispondente andamento riferito all’insieme dei -0,5
paesi dell’area dell’euro. L’in-1,0
flazione europea ha, come in
2002
2003
2004
2005
2006
altre occasioni, accusato in
totale
core inflation
misura più sensibile rispetto Fonte: elaborazioni ISAE su dati EUROSTAT.
(1) Italia esclusa.
alla nostra economia lo shock
sui prezzi provocato dalle impennate del petrolio, risultando in quasi
tutta la prima parte dell’anno più alta di 0,1 - 0,2 punti percentuali rispetto a quella italiana. Nei confronti dei principali paesi dell’area,
Germania e Francia, permane un divario inflazionistico a nostro sfavore, anche se la sua entità si è leggermente ridotta, oscillando all’interno
di una fascia di valori più ristretta rispetto alla prima parte del 2005.
Determinante per il migliore andamento dell’inflazione italiana ha continuato ad essere la dinamica dei prezzi delle componenti più volatili,
che mostrano una maggiore inerzia e movimenti più smussati rispetto
alla maggior parte dei partner europei. Anche in questi primi mesi del
2006, i prezzi degli alimentari non trasformati e degli energetici hanno
- 137 -
Confronto con i
paesi dell’area
dell’euro
Rapporto ISAE - luglio 2006
registrato crescite inferiori a quelle mediamente riscontrate nella zona
euro, con un divario a nostro favore rispettivamente intorno ad uno e a
due punti percentuali. Il processo di piena convergenza continua invece ad incontrare difficoltà nella dinamica di fondo dell’inflazione, rimasta per l’Italia appena sotto il 2 per cento.
In questa prima parte
Graf. 37 - PRINCIPALI COMPONENTI
dell’anno il divario tra la core
DELLA CORE INFLATION
(differenziali rispetto all'area euro(1),
inflation italiana e quella mein punti percentuali)
dia europea non si è discosta2,0
to, se non episodicamente, dai
1,6
tre decimi di punto (legger1,2
mente di più se si esclude
l’Italia dal calcolo della media
0,8
europea) e soprattutto ha inter0,4
rotto la tendenza alla riduzione
0,0
che si era riavviata nell’agosto
scorso. La sostanziale stabiliz-0,4
zazione della distanza tra i rit2002
2003
2004
2005
2006
mi di crescita è il risultato di
beni industriali non energetici
servizi
Fonte: elaborazioni ISAE su dati EUROSTAT.
evoluzioni diverse per le prin(1) Italia esclusa.
cipali componenti. In particolare, all’inizio di questo anno per gli alimentari lavorati si è registrata
un’inversione di segno nel differenziale, tornato a nostro sfavore per
circa quattro decimi di punto. L’inflazione italiana nei servizi è rimasta
del tutto in linea con quella europea fino ad aprile, ma ha accusato una
dinamica alquanto più sostenuta in maggio (2,1% a fronte dell’1,8%
della zona euro). Al di là del singolo dato, probabilmente imputabile a
particolarità stagionali nella voce del turismo in qualche paese, occorre
tuttavia sottolineare che per talune voci stanno riemergendo comportamenti divergenti. Dall’inizio dell’anno per i prezzi delle comunicazioni, che avevano fornito il maggior contributo alla chiusura del divario
nel settore dei servizi negli ultimi quattro anni, il differenziale inflazionistico è tornato a nostro sfavore per oltre mezzo punto percentuale.
Anche nel caso dei servizi relativi al trasporto, la cui crescita dei prezzi
si era fortemente avvicinata a quella europea negli ultimi mesi del
2005, si è verificato un nuovo allontanamento.
Al peggioramento che ha interessato gli alimentari lavorati e i servizi si è contrapposta un’evoluzione relativamente più favorevole nei
- 138 -
Economia italiana: evoluzione recente
beni industriali non energetici. Lo scarto nei confronti della dinamica
europea, pur rimanendo più ampio rispetto a quanto osservato per le altre due voci dell’inflazione di fondo, ha mostrato nell’ultimo periodo
qualche progresso nella convergenza verso i ritmi degli altri undici paesi dell’area, con un differenziale oscillante in media tra 0,7 e 0,8 punti
percentuali, contro un punto e più dello scorso anno.
All’interno del comparto, i miGraf. 38 - COMPONENTI DEI BENI
INDUSTRIALI NON ENERGETICI
glioramenti più consistenti si
(differenziali d’inflazione rispetto all'area euro,
sono realizzati per i beni non
in punti percentuali)
durevoli, che hanno messo in 2,5
evidenza dall’inizio dell’anno 2,0
una inflazione inferiore a quel- 1,5
la dei partner europei. Nel 1,0
caso dei beni durevoli, nei
0,5
mesi più recenti sembrerebbe
0,0
essersi arrestato il processo di
ampliamento del divario ini- -0,5
ziato a metà 2004 (un punto e -1,0
2002
2003
2004
2005
2006
mezzo, a fronte 1,7 punti nella
beni durevoli
beni non durevoli
beni semidurevoli
seconda parte del 2005), soFonte: EUROSTAT.
prattutto per un recupero della
dinamica inflazionistica, peraltro in diversi casi negativa, nelle altre principali economie dell’area.
Anche per i beni semidurevoli, alla base della contenuta riduzione del
divario (ora mediamente intorno a 0,7 punti) è più la risalita nel profilo
tendenziale dei prezzi degli altri paesi piuttosto che la discesa dell’inflazione italiana, a conferma della maggiore rigidità che caratterizza il
nostro sistema dei prezzi. Nelle principali economie partner la più intensa concorrenza internazionale e la penetrazione delle merci provenienti dai paesi a basso costo di produzione, si è infatti tradotta in
benefici per i consumatori finali: importanti settori, come l’abbigliamento e le calzature, sono stati interessati da un processo deflazionistico, diversamente da quanto accaduto in Italia, dove si è assistito solo
ad un ridimensionamento dei tassi di crescita dei prezzi.
Anche nella prima parte del 2006 la formazione dei prezzi a livello industriale ha continuato ad essere fortemente condizionata dagli
sviluppi sui mercati delle materie prime; oltre agli effetti di impatto diretto hanno tuttavia cominciato a farsi più evidenti anche le ripercus-
- 139 -
Prezzi alla
produzione
Rapporto ISAE - luglio 2006
sioni indirette delle tensioni passate. I nuovi rincari petroliferi hanno in
particolare rappresentato la principale fonte delle maggiori pressioni
inflazionistiche provenienti dalla catena dell’offerta in questi mesi, ma
ad essi si sono aggiunti i recuperi dei corsi delle materie di base industriali e il primo manifestarsi della traslazione dei precedenti maggiori
costi dell’energia sui prezzi nelle fasi di lavorazione più avanzata.
La dinamica inflazionistiGraf. 39 - PREZZI ALLA PRODUZIONE
ca alla produzione, che già alla
(indice generale; variazioni percentuali)
fine dello scorso anno si era
10
fortemente intensificata, nei
8
primi mesi del 2006 si è porta6
ta poco al di sotto del 5%. Dal4
la primavera, per effetto del
2
nuovo forte aumento del petrolio, il profilo tendenziale ha
0
segnato una decisa impenna-2
ta, con un tasso che ha rag-4
giunto in maggio 6,6%, in
2002
2003
2004
2005
2006
prossimità dei massimi ragsu tre mesi annualizzate; dati destagionalizzati
giunti nel 2000, in occasione
su dodici mesi
dell’episodio inflazionistico
Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT.
legato ai rincari petroliferi del
1999. Al netto dei fattori stagionali la dinamica congiunturale è risultata ancora più sostenuta e non lascia ipotizzare per l’immediato futuro
un rientro rapido dei prezzi. L’indicatore destagionalizzato calcolato
dall’ISAE ha seguito dalla metà del 2005 un profilo in salita, che si è
inasprito in questi primi mesi del 2006: a maggio il tasso di crescita su
tre mesi annualizzato è risultato di poco inferiore al 9% (anche in questo caso sui valori massimi del 2000), contro il 5,5% del dicembre
scorso.
L’impulso maggiore alla accelerazione dei prezzi alla produzione
è venuto dalle voci energetiche e dai beni intermedi (questi ultimi costituiscono anche la componente con maggior peso all’interno dell’indice), che hanno incorporato i rincari degli input di base importati.
L’indice Confindustria delle quotazioni in euro delle materie prime importate ha registrato livelli progressivamente più elevati, determinati
essenzialmente dalle tensioni dei prodotti petroliferi e dalla ripresa delle quotazioni delle materie prime industriali: nel caso dei combustibili i
- 140 -
Economia italiana: evoluzione recente
tassi di variazione annuali si sono mossi in questa prima parte del 2006
mediamente intorno al 40%, mentre le merci di uso industriale hanno
confermato gli elevati ritmi di crescita tendenziale invalsi alla fine dello scorso anno e di poco inferiori al 25%. Come effetto di tali andamenti, i prezzi dei beni intermedi alla produzione hanno acquisito e
progressivamente consolidato un profilo tendenziale in aumento: la variazione su base annua, che aveva toccato un minimo dello 0,5%
nell’ottobre scorso, è risalita in maggio al 4,5%; nello stesso tempo la
componente energetica ha continuato a muoversi con ritmi superiori al
20% su base annua.
Il consolidamento di quoGraf. 40 - PREZZI ALLA PRODUZIONE
tazioni elevate per i prodotti
(variazioni percentuali annue)
petroliferi e, presumibilmen- 4
25
te, l’acquisizione nelle politi20
che di formazione dei prezzi di 3
15
un livello dei costi energetici
10
permanentemente
elevato, 2
5
hanno cominciato a far intravedere qualche segnale di ac- 1
0
celerazione per i listini dei
-5
beni a più avanzata fase di la- 0
-10
vorazione. L’intonazione an- 2002
2003
2004
2005
2006
beni intermedi (s cala des tra)
cora incerta della domanda e
energia (s c ala destra)
beni di c ons umo non durev oli
la pressione concorrenziale dei
beni di c ons umo durevoli
prodotti provenienti dalle eco- Fonte: ISTAT.
nomie esportatrici emergenti
hanno però al momento continuato a costituire un vincolo al completo
trasferimento dei costi energetici e per adeguamenti al rialzo di maggiore portata. Con l’inizio del 2006, il profilo tendenziale dei prezzi dei
beni destinati al consumo finale ha segnato una decisa impennata, con
un tasso di crescita che si è rapidamente portato dallo 0,8% di fine
2005 all’1,8% di maggio. L’evoluzione congiunturale sottostante, valutata dall’ISAE al netto dei fattori stagionali, ha messo in evidenza dinamiche di crescita ben più sostenute (poco sopra il 2,5% in termini
annualizzati), ma ancora inferiori ai massimi toccati nel 2001, al culmine della precedente fase di accelerazione dei prezzi di questo comparto. La risalita ha interessato entrambe le componenti dei beni, non
durevoli e durevoli, anche se nel primo caso è risultata più moderata.
- 141 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
I prezzi di questo raggruppamento hanno risentito
(punti percentuali)
soprattutto del recupero dei listini degli alimentari e dei proTOTALE
dotti in cuoio, che da inizio
3
2006 sono tornati su tassi di
2
variazione annui positivi; so1
stanzialmente stabile, e ancora
0
in moderato rallentamento rispetto allo scorso anno, è ri-1
sultata la dinamica tendenziale
-2
per i prezzi dell’abbigliamento
-3
(0,8% l’aumento medio fino a
2002
2003
2004
2005
2006
maggio, contro poco più
zona euro
Francia
dell’1% nel 2005), probabilSpagna
Germania
mente per le attente politiche
BENI DI CONSUMO DUREVOLI
dei prezzi in un settore sotto3
posto all’intensa concorrenza
dei paesi esportatori di merci a
2
basso costo di produzione. Nel
1
complesso del raggruppamen0
to, il tasso di crescita è salito
dallo 0,8% di fine 2005
-1
all’1,7% dello scorso maggio.
-2
Una maggiore diffusione e in-3
tensità hanno invece avuto gli
2002
2003
2004
2005
2006
aumenti nel caso dei beni duzona euro
Francia
Spagna
Germania
revoli, con ritmi annui saliti
tra dicembre scorso e maggio
Fonte: EUROSTAT.
di quasi un punto percentuale
e mezzo (2,5% in maggio, 1,1% a fine 2005). Recuperi particolarmente
forti hanno avuto i listini degli apparecchi elettrici e di precisione
(3,3%, dall’1,5% di dicembre), dei mobili e degli altri manufatti. L’accelerazione dei prezzi in questo comparto si è confrontata con una dinamica in aumento molto più moderato nella maggior parte degli altri
partner europei, che ha dato luogo ad una inversione nel segno del differenziale inflazionistico, tornato a nostro sfavore dopo essere stato a
nostro vantaggio per buona parte dello scorso anno. Tale andamento,
Graf. 41 - DIFFERENZIALE DELL'ITALIA
NEI PREZZI ALLA PRODUZIONE
- 142 -
Economia italiana: evoluzione recente
insieme al mantenimento di un differenziale positivo nel comparto
energetico e in quello dei beni capitali, ha determinato per i listini industriali nel loro complesso l’annullamento del divario a nostro favore
che aveva caratterizzato l’ultimo anno.
Le crescenti sollecitazioni inflazionistiche provenienti dagli stadi
di produzione e prima commercializzazione si sono trasferite solo in
parte a livello di distribuzione finale, dove l’aumento dell’inflazione è
risultato quantitativamente modesto. La tendenza alla risalita dei prezzi
al consumo è stata molto graduale, procedendo a scalini: in base all’indice nazionale per l’intera collettività, il tasso di crescita sui dodici
mesi ha segnato tra la fine dello scorso anno e giugno un aumento di
soli tre decimi di punto percentuale. L’accelerazione della dinamica inflazionistica emerge però con evidenza dai dati destagionalizzati: l’indicatore elaborato dall’ISAE al netto dei fattori stagionali indica un
ritmo di crescita congiunturale, espresso in termini annui, pari al 2,7%,
con un aumento di poco più di mezzo punto percentuale rispetto alla
fine del 2005, sui valori massimi degli ultimi tre anni.
L’evoluzione dell’inflazione in questa prima parte dell’anno è il
risultato di una combinazione di aumenti dei prezzi decisamente sostenuti per la componente energetica e di dinamiche ancora relativamente
moderate per gli altri beni e servizi.
Il raggruppamento dell’energia nel suo complesso (prezzi liberi e
tariffe) ha registrato una crescita su base annua appena inferiore al
10%, con un contributo della componente regolamentata in progressivo e forte aumento a causa dei ritardi con cui i rincari petroliferi si scaricano sulle tariffe.
Il comparto degli alimentari ha continuato a rappresentare un fattore di moderazione (con un apporto alla crescita dell’indice complessivo limitato a circa tre decimi di punto in entrambi i trimestri),
nonostante i prezzi della componente dei lavorati abbiano segnato un
forte recupero (quasi 2% la crescita annua in aprile e maggio, da poco
meno dell’1% a fine 2005), sulla scia di quanto sperimentato a livello
della produzione.
L’attuale shock petrolifero continua però a distinguersi dai precedenti episodi inflazionistici di uguale natura soprattutto per i moderati
effetti indiretti o di seconda battuta che i maggiori costi energetici hanno finora riversato sull’intero sistema dei prezzi. In effetti, per i beni
non alimentari e non energetici l’inflazione si è confermata particolar-
- 143 -
Inflazione al
consumo
Rapporto ISAE - luglio 2006
mente contenuta anche in questo primo semestre. La modesta ripresa
dei prezzi che si è avviata sul finire dello scorso anno non si è irrobustita e la crescita tendenziale è rimasta intorno all’1%. La mancata reazione di questi prezzi agli aumenti dei costi energetici è probabilmente
da ricercare nell’operare congiunto di diversi fattori, tra i quali spiccano la persistente debolezza della domanda di consumo e la pressante
Graf. 42 - INFLAZIONE AL CONSUMO
(indice nazionale per l'intera collettività; variazioni percentuali annue)
BENI NON ALIMENTARI ESCLUSI ENERGETICI
4
0,8
4
0,6
3
0,4
2
0,2
1
0,0
0
-0,2
-1
-0,4
-2
0
-2
-4
3
2
-6
-8
-10
-12
1
0
2002
2003
2004
2005
2006
2002
abbigliamento e calzature
beni di largo consumo non alimentari
elettrod.,cucine a gas (scala destra)
-14
-16
-18
2003
2004
2005
2006
arredam. e articoli per la casa
mezzi di trasporto
apparecchi elettronici (scala destra)
SERVIZI PRIVATI
8
15
5,0
4,5
7
4,0
6
3,5
10
5
3,0
4
2,5
3
2,0
5
2
1,5
1,0
1
0,5
0
2002
0
2003
2004
2005
servizi per il turismo
servizi ricreativi e culturali
servizi di trasporto
servizi tradizionali
2006
2002
0,0
2003
2004
2005
2006
servizi finanziari e assicurativi
servizi professionali (sc.destra)
Fonte: elaborazioni ISAEsu dati ISTAT.
concorrenza dei prodotti a basso costo di produzione provenienti dalle
economie emergenti, che hanno spinto gli operatori della distribuzione
finale a perseguire ancora politiche dei prezzi prudenti (pur non dando
- 144 -
Economia italiana: evoluzione recente
luogo a diffusi processi di riduzione come in altre economie europee).
Qualche spunto di recupero hanno comunque segnato i prezzi degli apparecchi elettronici, anche se la loro dinamica tendenziale rimane ancora negativa, e dei beni di largo consumo.
La debolezza dei consumi è probabilmente alla base anche del rallentamento dell’inflazione nei servizi, che ha toccato un minimo nel
primo trimestre (2,2% a fronte del 3% nel quarto del 2004) prima di risalire leggermente nel terzo. In un quadro di generale moderazione,
che ha coinvolto anche i prezzi dei servizi finanziari e assicurativi (scesi al di sotto del tasso d’inflazione medio), le pressioni maggiori si
sono concentrate nella voce relativa ai trasporti (con una crescita media
nel bimestre aprile-maggio superiore al 4%), per le ricadute indirette
dei maggiori costi petroliferi.
Anche nella prima parte di questo anno, come nell’ultimo scorcio
del 2005, la dinamica dei prezzi sottoposti a controllo pubblico è risultata più sostenuta rispetto a quella della componente non regolamentata. Rincari hanno interessato il raggruppamento dei beni, soprattutto
per il recupero dei prezzi dei medicinali, in controtendenza rispetto allo
scorso anno quando avevano fornito un importante contributo alla moderazione. Nel loro insieme i prezzi dei beni amministrati sono cresciuti nei primi cinque mesi dell’anno del 2%, a fronte della sostanziale
stabilità (+0,2%) dei primi cinque mesi del 2005. La dinamica inflazionistica relativa al raggruppamento dei servizi di pubblica utilità ha ulteriormente intensificato i ritmi già veloci acquisiti a fine 2005 (3,5% nel
primo trimestre 2006 e quasi 4% nel secondo), più elevati di oltre un
punto percentuale rispetto all’inflazione media. Al suo interno, le dinamiche sono risultate in aumento per le tariffe a controllo locale mentre
quelle decise a livello nazionale sono rimaste pressoché stazionarie.
Tra le prime risaltano ancora una volta gli aumenti dei costi per le famiglie relativi alla raccolta dei rifiuti (con rincari annui di poco inferiori al 6% nel primo semestre), mentre all’interno di quelle nazionali le
tariffe relative alle comunicazioni hanno confermato il ruolo di voce
calmierante dell’inflazione, con variazioni annue su valori negativi
come nella seconda parte del 2005. Le pressioni inflazionistiche maggiori sono ovviamente arrivate dagli adeguamenti al rialzo relativi alle
tariffe energetiche, che hanno comportato nei primi cinque mesi del
2006 un aumento annuo del 10,1%, leggermente superiore al 9,9% nel
quarto trimestre del 2005. Il meccanismo di indicizzazione alle quota-
- 145 -
Tariffe
Rapporto ISAE - luglio 2006
zioni del petrolio se, da un lato, contribuisce a smorzare e a diluire
l’impatto immediato di brusche impennate della materia prima di riferimento, determina, dall’altro, una maggiore persistenza degli effetti
nel tempo.
Tab. 8
PREZZI AL CONSUMO PER L'INTERA COLLETTIVITÀ
(variazioni percentuali annue)
Componenti
Pesi (1)
2005
I
II
III
IV
16,08
1,9
1,6
2,2
3,3
4,92
0,9
-0,9
0,3
2,6
Energia
2,56
2,1
5,6
7,7
9,9
Comunicazioni
2,57
0,0
0,0
-0,3
-0,5
Trasporti
1,63
2
1,9
2,1
2,5
83,92
1,9
1,9
2,0
2,0
Beni e servizi a prezzo controllato (3)
Anno
2006
I
II(2)
2,2
3,1
3,2
0,7
2,0
1,9
6,3
9,5
11,0
-0,2
-0,6
-0,6
2,1
3,1
3,2
1,9
2,0
2,0
di cui:
Beni
di cui:
Tariffe
Beni e servizi liberi
di cui:
Affitti
2,63
2,5
2,1
2,2
2,1
2,3
2,4
2,3
Assicurazioni
1,18
0,9
1,2
2,3
2,5
1,7
2,6
2,5
Servizi bancari
0,67
6,9
8,7
9,0
8,7
8,3
4,1
1,6
100,00
1,9
1,8
2,0
2,2
1,9
2,1
2,2
Indice generale
Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT.
(1) peso percentuale riferito al dicembre 2005.
(2) bimestre aprile-maggio.
(3) per i medicinali si considera l'intero aggregato ISTAT che comprende anche i prodotti della fascia "C" a
prezzo libero.
Gli aumenti che si sono scaricati in questa prima parte dell’anno
sulle tariffe dell’energia elettrica e del gas sono infatti quelli che si riferiscono ancora ai rincari del petrolio della metà del 2005, mentre sono
state solo in parte incorporate le quotazioni massime toccate nella primavera di quest’anno. Il contributo all’inflazione di questa componente, tenuto anche conto delle altre voci che concorrono alla loro
determinazione, è dunque destinato, in mancanza di interventi moderatori, a rimanere particolarmente sostenuto ancora nei prossimi mesi.
Già in luglio, l’adeguamento stabilito dall’Autorità di settore è risultato
del 5,8% e del 4,2% rispettivamente per le tariffe dell’energia elettrica
e del gas, con un apporto alla crescita mensile dell’indice generale pari
a quasi 1,5 punti percentuali.
Nell’insieme, i prezzi del raggruppamento dei beni e servizi regolamentati sono cresciuti nei primi cinque mesi ad un ritmo del 3,1%,
quasi un punto percentuale in più rispetto al tasso medio di inflazione.
- 146 -
Economia italiana: evoluzione recente
Il permanere ormai da diverso tempo dei prezzi del petrolio su
livelli elevati ha portato ad un generale deterioramento del clima delle
aspettative di inflazione, particolarmente evidente nel settore
produttivo. Le inchieste congiunturali dell’ISAE avevano segnalato già
dalla metà dello scorso anno un peggioramento delle prospettive
inflazionistiche delle imprese manifatturiere, anticipando il movimento
al rialzo del ritmo di crescita dei prezzi alla produzione che si è
realizzato alla fine del 2005. Dai primi mesi di quest’anno il numero di
imprese che valuta la possibilità di modificare verso l’alto i propri
listini ha mostrato una più ampia diffusione, con un saldo dei giudizi
circa la tendenza dei prezzi che si è portato su valori molto vicini ai
massimi raggiunti all’inizio del decennio in risposta alla fase di rincaro
del petrolio iniziata nel marzo 1999. Tale risultato è comunque
condizionato fortemente dalle politiche di prezzo prospettate dalle
imprese del settore dei beni intermedi, mentre gli imprenditori che
producono beni destinati al consumo finale appaiono relativamente
meno propensi ad un rialzo dei loro listini: nei dati al netto della
stagionalità, in questo comparto il saldo tra chi ha intenzione di
aumentare i propri prezzi nel breve termine e chi invece intende ridurli
è risultato decisamente più contenuto rispetto all’indicazione
complessiva e non ha evidenziato un netto movimento verso l’alto,
anche se si è attestato leggermente al di sopra del valore medio degli
ultimi quattro anni. Probabilmente le imprese in questo comparto sono
ancora vincolate nelle loro politiche di prezzo da una congiuntura della
domanda non particolarmente brillante. Tale indicazione, se da una
parte induce ad un relativo ottimismo nel brevissimo termine per la
possibilità di assistere ancora a trasferimenti moderati e parziali sui
prezzi della distribuzione finale dei maggiori costi energetici sopportati
dai produttori, dall’altra solleva qualche preoccupazione in un’ottica
prospettica che abbracci un orizzonte temporale più lungo e un quadro
macroeconomico caratterizzato da una fase ciclica più vivace.
Segnali sfavorevoli sono venuti negli ultimi mesi anche dall’indagine ISAE relativa ai consumatori. Le loro aspettative inflazionistiche,
dopo essersi ridimensionate all’inizio dell’anno, hanno successivamente mostrato un moderato, ma pressoché costante, peggioramento e in
giugno sono emerse con maggiore evidenza le preoccupazioni delle famiglie circa la dinamica futura dei prezzi, come effetto probabilmente
dei ripetuti aumenti della benzina e degli annunci dei forti rincari previsti per le tariffe energetiche.
- 147 -
Piani delle
imprese e
aspettative dei
consumatori
Rapporto ISAE - luglio 2006
Inoltre, l’andamento delle
attese di inflazione e quello
(inchiesta ISAE, saldi destagionalizzati)
dei giudizi circa la dinamica
20
attuale dei prezzi, che fino alla
primavera avevano messo in
15
evidenza un relativo scolla10
mento, nell’ultimo mese sono
risultati maggiormente in sin5
tonia. Dall’inizio dell’anno, le
valutazioni negative dei con0
sumatori sulla situazione cor2002
2003
2004
2005
2006
rente dei prezzi avevano
beni finali di consumo
totale industrie
segnato graduali ridimensionamenti, toccando in maggio
Graf. 44 - INFLAZIONE PERCEPITA E
il livello più basso dai primi
ASPETTATIVE DEI CONSUMATORI
mesi del 2002, vale a dire
(saldi ponderati ISAE e variazioni % annue)
4,0
dall’avvio della fase di forte
1,4
peggioramento dei giudizi. In
3,5
1,0
giugno si è invece verificata
3,0
una inversione di tendenza,
0,6
2,5
con un deterioramento delle
0,2
2,0
percezioni d’inflazione nei
consumatori, che hanno cor-0,2
1,5
rettamente indicato ritmi di
1,0
-0,6
crescita dei prezzi più sostenu2002
2003
2004
2005
2006
ti rispetto al mese precedente.
giudizi sull'andamento dei prezzi negli ultimi 12 mesi (al
netto dei "non so";sc.destra)
attese di inflazione (al netto dei "non so";sc.destra)
Per quanto i risultati dell’indainflazione (prezzi al consumo per l'intera collettività)
gine non offrano una indicazione
quantitativa
delFonte: ISAE e ISTAT.
l’evoluzione futura dell’inflazione e il legame con i meccanismi di formazione dei prezzi non sia
immediato, tuttavia il cambiamento del clima inflazionistico che si è
delineato potrebbe attenuare un elemento di disciplina nelle politiche
di prezzo degli operatori a livello di distribuzione commerciale.
Obiettivo principale della politica economica nel breve termine
dovrà essere pertanto la stabilizzazione delle aspettative inflazionistiche, sia dei produttori sia dei consumatori, per contrastare l’eventualità
che in una fase di miglioramento ciclico si possano verificare rincari
amplificati rispetto a quelli giustificati dall’andamento dei costi.
Graf. 43 - ATTESE DELLE IMPRESE
SUI PREZZI
- 148 -
Economia italiana: previsioni 2006-07
CRESCITA, INFLAZIONE, MERCATO DEL LAVORO
L’evoluzione dell’economia italiana nella prima metà del 2006
sembra, nel complesso, confermare il sentiero di ripresa che era stato
delineato nel Rapporto ISAE dello scorso febbraio e successivamente
precisato nelle quantificazioni nell’aggiornamento del quadro previsivo fornito nella Nota mensile dello scorso mese di maggio. Come si argomenta nelle pagine precedenti, l’avvio del recupero ciclico
dell’Italia, pur divenendo visibile a causa degli effetti di trascinamento
solo nel 2006, potrebbe essere datato, in realtà, più indietro nel tempo;
gli “indizi” congiunturali porterebbero a collocarlo all’inizio del 2005,
quando potrebbe essere stato toccato il punto di minimo della lunga e
anomala fase di stagnazione/recessione (durata circa un quinquennio)
della nostra economia e avrebbe mosso i primi passi un processo moderatamente espansivo, trainato soprattutto dal ritorno dell’industria su
un percorso, per quanto irregolare, sostanzialmente più favorevole che
negli anni precedenti.
Gli interrogativi su quanto del recente miglioramento sia attribuibile a fenomeni ciclici (legati alla buona evoluzione della congiuntura
internazionale e, soprattutto, europea) e quanto a fattori strutturali
(adattamento e ristrutturazione della nostra industria) non possono evidentemente trovare adeguate risposte sulla base dei dati, ancora troppo
parziali, disponibili. Qui ci si limita a rimandare alle evidenze presentate nel Rapporto di febbraio (dedicato a “L’industria tra stasi e modifiche strutturali”) circa i processi di trasformazione inter e intra-settoriali
intervenuti negli anni della lunga crisi industriale. Tali processi, innestati dalla pressione selettiva proveniente dall’accresciuta concorrenza
internazionale, sembrano aver consentito a una frangia sempre più consistente di produttori di tornare ad affacciarsi con maggiore decisione
nei mercati internazionali. In questo senso andrebbero lette sia le “aggressive” (e anomale) politiche di prezzo all’export, volte a incremen-
- 149 -
Ciclo in
miglioramento
Congiuntura e
struttura
Rapporto ISAE - luglio 2006
Economia
italiana alle
soglie
dell’estate
Segnali
favorevoli
dall’inchiesta
presso le
imprese …
tare i margini di profitto nei più dinamici mercati esteri nonostante
l’apprezzamento del cambio e la concorrenza dei paesi emergenti, perseguite dai segmenti di più alta qualità dei comparti tradizionali del
Made-in-Italy (politiche consentite dal miglioramento qualitativo delle
esportazioni che avrebbe favorito l’esercizio di un potere di mercato),
sia le performance positive, in contrasto col resto della manifattura,
evidenziate negli ultimi anni da alcuni specifici settori (in particolare,
nella produzione di beni intermedi, nell’alimentare e, più di recente,
nella metalmeccanica).
A ciò si deve, peraltro, aggiungere un’ulteriore considerazione riguardo alla possibilità che sviluppi meramente congiunturali siano rivelatori di qualche cambiamento nelle dinamiche di fondo: il fatto che
l’industria italiana condivida il ciclo positivo dell’industria europea è
una novità nel deludente panorama degli anni duemila; nelle precedenti
occasioni in cui la manifattura dell’area euro ha accelerato il passo in
questo decennio (in particolare, dopo la recessione comune a tutti i paesi sperimentata nel 2001), il nostro sistema industriale non è mai stato
in grado di accodarsi, rimanendo impantanato, nonostante alcuni tentativi di ripresa, in uno stato di prolungata stagnazione.
Tornando alle tendenze della prima parte del 2006, al rialzo del
PIL nei primi tre mesi, dovrebbe avere fatto seguito una moderazione
nel secondo trimestre, conseguente principalmente a un rallentamento
della produzione industriale. Quest’ultimo è da attribuire soprattutto al
“passo falso” verificatosi nel mese di aprile su cui ha, però, influito la
peculiare distribuzione dei giorni di festività che ha caratterizzato quel
mese; in maggio è stata completamente recuperata la perdita del mese
precedente. Nelle stime dell’ISAE, le prospettive a breve dell’attività
manifatturiera rimangono favorevoli, anche se caratterizzate da una
certa volatilità: dopo una riduzione in giugno, che porterebbe la variazione del secondo trimestre in territorio marginalmente negativo
(-0,2% rispetto ai precedenti tre mesi), l’industria italiana dovrebbe
conseguire rialzi più consistenti nel periodo estivo, prefigurando un
terzo trimestre nuovamente in accelerazione.
Concorrono a determinare il più positivo scenario manifatturiero
le indicazioni provenienti dalle inchieste congiunturali presso le imprese industriali. La fiducia delle aziende, in risalita pressoché continua
nell’ultimo anno, ha raggiunto in giugno il livello più elevato dalla fine
del 2000. Il miglioramento ha inizialmente riguardato soprattutto le
imprese produttrici di beni intermedi e di investimento, sospinte
- 150 -
Economia italiana: previsioni 2006-07
dall’irrobustimento del portafoglio ordini dall’interno e dall’estero;
nelle indicazioni più recenti, le tendenze al rialzo si sono accentuate
anche per i produttori di beni di consumo. Settorialmente diffuse appaiono, nelle inchieste degli ultimi mesi, le aspettative di rafforzamento
della domanda e della produzione, in presenza di un magazzino di prodotti finiti che dovrebbe essersi assottigliato dopo i ridimensionamenti
delle scorte operati nell’ultima parte del 2005 e a inizio 2006.
Più cauti appaiono i consumatori, il cui clima di opinione, in sostanziale rialzo nella seconda metà del 2005 e a inizio 2006, ha preso a
oscillare, negli ultimi mesi, intorno a una tendenza stazionaria. La fiducia delle famiglie sembra avere risentito nelle ultime rilevazioni (mese
di giugno) soprattutto di un deterioramento delle valutazioni circa la situazione economica generale e delle prospettive a breve, a fronte di
giudizi più positivi sulle condizioni personali e sull’andamento corrente. L’intensa discussione riguardo allo stato dei conti pubblici potrebbe
non essere stata estranea all’emergere di una simile divaricazione di atteggiamenti.
Quanto alle informazioni provenienti dalle altre inchieste congiunturali, una tendenza al miglioramento, pur tra fluttuazioni, si è manifestata da alcuni mesi nei servizi di mercato, trainati soprattutto da
quelli alle imprese, e nel commercio al dettaglio (con un recupero, secondo i dati più recenti, nella distribuzione di tipo tradizionale). Un andamento più incerto e altalenante, intorno a una tendenza
sostanzialmente stazionaria, ha invece contrassegnato le costruzioni,
dove nel recente periodo sono andate emergendo segnalazioni di domanda insufficiente.
Nell’insieme, le tendenze complessive dell’economia italiana
sembrano rimanere favorevoli. L’indice sintetico coincidente, elaborato dall’ISAE sulla base di diverse variabili di ciclo, appare ancora in
rialzo in marzo, mostrando di avere superato, nel primo trimestre, la
fase di tentennamento che si era manifestata alla fine del 2005. Tale segnale trova una conferma, in prospettiva, nell’evoluzione dell’indice
sintetico anticipatore, elaborato considerando vari indicatori che hanno
proprietà leading sulla congiuntura, evidenzia tra gennaio e aprile una
ripresa di dinamica, dopo la lieve decelerazione sperimentata nel secondo semestre del 2005, prefigurando la conservazione di un’intonazione sostanzialmente positiva nella prospettiva dei successivi cinquesei mesi.
- 151 -
Più cauti i
consumatori
Migliora il clima
nei servizi, non
nelle costruzioni
Indicazioni
positive dagli
indici sintetici di
ciclo economico
Rapporto ISAE - luglio 2006
Previsioni 2006
e 2007
Sulla base delle indica(milioni di euro, valori concatenati, anno di
zioni disponibili, la stima
riferimento 2000; dati destagionalizzati e corretti
per diverso numero di giornare lavorative)
dell’ISAE ipotizza, per il se319.000
condo trimestre, una decelera1,3
zione dell’attività economica
316.000
rispetto ai precedenti tre mesi.
1,5
313.000
La tendenza del PIL potrebbe,
grazie al rafforzamento del ci310.000
0,1
0,9
clo industriale, risultare relati307.000
vamente più consistente nel
0,3 0,1
1,7
periodo
giugno-settembre,
304.000
dando luogo a un ritmo di svi301.000
luppo medio nella seconda
2001 2002 2003 2004 2005 2006* 2007*
metà dell’anno non molto disFonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale.
simile da quello dei primi sei
mesi. Tale evoluzione risentirebbe del persistere di un impulso favorevole della domanda estera, in parte attenuato dall’apprezzamento
dell’euro, e, soprattutto, del consolidamento della domanda interna. Il
profilo di crescita ipotizzato per l’anno corrente porterebbe a un aumento del prodotto interno lordo nella media del 2006 dell’1,5%, a parità di giornate lavorative rispetto all’anno precedente (sei decimi di
punto in meno rispetto a quanto si prevede per l’area euro); non corregGraf. 1 - PRODOTTO INTERNO LORDO
Tab. 1
RISORSE E IMPIEGHI
(variazioni percentuali)
2005
2006*
2007*
q
p
v
q
p
v
q
p
v
0,1
2,1
2,2
1,5
2,0
3,5
1,3
2,3
3,6
Importazioni di beni e servizi
1,8
7,7
9,7
4,2
6,9
11,3
3,5
1,0
4,5
Esportazioni di beni e servizi
0,7
5,7
6,4
4,4
3,6
8,2
3,1
1,6
4,7
0,1
2,3
2,4
1,3
2,6
3,9
1,2
2,2
3,4
Spesa per consumi della AA.PP. e delle ISP
1,2
3,2
4,4
0,7
2,8
3,5
0,8
2,4
3,3
Investimenti fissi lordi
-0,4
2,5
2,1
2,3
3,1
5,5
2,2
2,0
4,2
0,8
3,9
4,7
1,4
3,3
4,7
0,9
2,4
3,3
-macchinari, attrezzature, mezzi di trasporto
e beni immateriali
-1,4
1,2
-0,2
3,2
3,0
6,3
3,4
1,6
5,1
Prodotto interno lordo
Spesa per consumi delle famiglie residenti
-costruzioni
Variazioni delle scorte ed oggetti di valore (1)
Fonte: ISTAT.
* Previsioni ISAE, 2007 tendenziale.
(1) Contributo alla variazione del PIL.
- 152 -
0,2
0,0
0,1
Economia italiana: previsioni 2006-07
gendo per il calendario (il 2006 si caratterizza per due giorni di lavoro
in meno rispetto al 2005), l’incremento sarebbe dell’1,4 per cento.
La dinamica dell’attività economica nell’anno in corso consegnerebbe al 2007 un trascinamento positivo nell’ordine di sei decimi di
punto. Sulla base di questo acquisito congiunturale e in un contesto di
leggera decelerazione dell’economia mondiale e di consolidamento
della domanda interna, il ritmo di crescita del nostro Paese potrebbe situarsi, nel 2007, all’1,3% a parità di giornate lavorative (con un divario
di cinque decimi di punto nei confronti della zona euro); non correggendo gli effetti di calendario (il 2007 presenta tre giorni di lavoro in
più rispetto al 2006), l’incremento del PIL sarebbe dell’1,4%. La previsione per il 2007 è effettuata in assenza di misure di correzione
dell’evoluzione tendenziale dei conti pubblici e di provvedimenti di sostegno alla crescita.
Tab. 2
CONTRIBUTI ALLA CRESCITA DEL PIL IN TERMINI REALI
(punti percentuali)
2005
2006*
2007*
Prodotto interno lordo (var. %)
0,1
1,5
1,3
Saldo estero merci e servizi
-0,3
0,0
-0,1
Domanda interna
0,4
1,4
1,4
Investimenti fissi lordi
-0,1
0,5
0,5
- costruzioni
0,1
0,1
0,1
Spesa per consumi nazionali
0,3
0,9
0,9
- delle famiglie residenti
0,0
0,8
0,7
Variazioni delle scorte ed oggetti di valore
0,2
0,0
0,1
Fonte: ISTAT.
* Previsioni ISAE, 2007 tendenziale.
La ripresa dell’economia italiana, nel 2006, si avvale soprattutto
del contributo positivo della domanda interna. In particolare, la spesa
nazionale fornirebbe alla crescita del PIL un apporto di 1,4 punti percentuali, grazie al rafforzamento dello stimolo proveniente sia dai consumi nazionali (quasi un punto) che dagli investimenti (cinque decimi
di punto). Il contributo della domanda estera netta sarebbe nullo, evidenziando un miglioramento rispetto al 2005 quando aveva esercitato
un’azione di freno sulla dinamica dell’attività economica.
- 153 -
Contributo delle
componenti
della spesa alla
crescita del PIL
Rapporto ISAE - luglio 2006
Consumi
Nel 2007, la crescita italiana continuerebbe a basarsi sull’evoluzione della domanda interna (che apporterebbe ancora 1,4 punti alla dinamica dell’economia), a riflesso dell’impulso ancora fornito da
consumi e investimenti. Il contributo delle esportazioni nette volgerebbe nuovamente al negativo (per un decimo di punto), riflettendo i movimenti del cambio e scontando una certa perdita di velocità nel
processo di espansione del commercio mondiale.
Il rialzo del PIL di inizio
Graf. 2 - SPESA DELLE FAMIGLIE
2006 ha beneficiato del signi(milioni di euro, valori concatenati, anno di
riferimento 2000; dati destagionalizzati e corretti
ficativo recupero dei consumi
per diverso numero di giornare lavorative)
privati, dopo la battuta d’arre189.500
sto registrata nel quarto trime188.000
1,2
stre del 2004; l’incremento del
186.500
primo trimestre ha portato la
1,3
185.000
spesa delle famiglie su un li0,1
183.500
vello superiore di circa l’1%
1,0
0,5
182.000
rispetto alla media dell’anno
180.500
precedente. Nelle nostre ipote0,7
0,2
si, i consumi si dovrebbero
179.000
mantenere su ritmi più conte177.500
2001 2002 2003 2004 2005 2006* 2007*
nuti nel prosieguo dell’anno,
Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale.
risultando parzialmente frenati
dalle persistenti incertezze nel
Graf. 3 - REDDITI E CONSUMI
clima di fiducia, ma, al tempo
DELLE FAMIGLIE
stesso, venendo anche sospinti
(variazioni percentuali in termini nominali)
dall’evoluzione del reddito di6
sponibile. Quest’ultimo do5
vrebbe continuare a risentire
dell’aumento delle retribuzio4
ni pro capite, alimentate dai
3
recenti rinnovi contrattuali nel
2
settore privato e in quello pubblico, e di un’accelerazione
1
nella dinamica dell’occupa0
2004
2005
2006*
2007*
zione (in termini di unità standard di lavoro), dopo la riduR eddito lordo dis ponibile
Spes a delle fam iglie
zione sperimentata nel 2005.
Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale.
Nell’insieme, i consumi priva-
- 154 -
Economia italiana: previsioni 2006-07
ti potrebbero aumentare quest’anno dell’1,3%, in presenza di una sostanziale stazionarietà, rispetto al 2005, della propensione al risparmio.
Tab. 3
REDDITO DISPONIBILE DELLE FAMIGLIE (1)
(variazioni percentuali)
2005
2006*
2007*
ENTRATE
Redditi nazionali da lavoro dipendente
4,3
4,1
3,1
Altri redditi
1,6
2,9
3,9
Prestazioni sociali e altri trasferimenti netti
3,0
4,8
3,7
Imposte dirette delle famiglie
2,0
3,7
3,4
Contributi sociali netti
3,3
2,8
3,2
USCITE
Reddito lordo disponibile
2,7
4,0
3,6
Spesa delle famiglie
2,3
3,9
3,4
Propensione media al consumo (livello %)
85,8
85,7
85,5
Fonte: ISTAT.
* Previsioni ISAE, 2007 tendenziale.
(1) Famiglie consumatrici.
La capacità di spesa dei consumatori si incrementerebbe anche nel
2007, permanendo i fattori moderatamente favorevoli (per quanto riguarda dinamica dei redditi pro capite e dell’occupazione) che caratterizzano l’anno corrente. I consumi delle famiglie residenti aumenterebbero dell’1,2%, marginalmente meno del corrispondente andamento
del reddito disponibile.
Gli investimenti, dopo il significativo indebolimento che ha contrassegnato gli ultimi mesi del 2005, hanno registrato un rimbalzo nel
primo trimestre di quest’anno, soprattutto in conseguenza della positiva evoluzione delle componenti dei macchinari e dei mezzi di trasporto. Hanno inciso su tali andamenti l’accelerazione delle esportazioni e,
più in generale, il miglioramento delle prospettive economiche.
La dinamica degli acquisti di beni strumentali dovrebbe rimanere
positiva nel prosieguo del 2006, risentendo del rafforzamento del tono
della congiuntura, del rialzo nel clima di opinione degli imprenditori e
delle persistenti esigenze di ristrutturazione e di recupero di competitività delle aziende italiane. Segnali favorevoli provengono dall’inchiesta semestrale dell’ISAE (effettuata in marzo-aprile), sugli
investimenti delle imprese manifatturiere ed estrattive, che evidenzia,
- 155 -
Investimenti
Rapporto ISAE - luglio 2006
nelle opinioni espresse dagli intervistati che hanno partecipato a tutte e
tre le indagini effettuate nell’ultimo anno, un significativo miglioramento tanto delle valutazioni a consuntivo relative al 2005, quanto delle previsioni riferite al 2006.
Indicazioni più favorevoli
Graf. 4 - INVESTIMENTI FISSI LORDI
(milioni di euro, valori concatenati, anno di
si ricavano anche dall’inchieriferimento 2000; dati destagionalizzati e corretti
per diverso numero di giornare lavorative)
sta della Banca d’Italia condotta a inizio anno; in questo caso,
70.000
le prospettive di recupero sono
TOTALE
68.500
soprattutto concentrate nel set2,2
tore dei servizi, mentre nel ma67.000
2,3
4,0
-0,4
nifatturiero le valutazioni degli
1,9
65.500
-1,5
intervistati scontano un conte64.000
nimento della flessione rispetto
2,3
a quanto sperimentato nel
62.500
2005.
61.000
2001
2002
2003
2004
2005 2006* 2007*
La revisione al rialzo delle
39.800
intenzioni di spesa per investiMACCHINE, ATTREZZATURE, MEZZI
mento, desumibile dalle varie
39.000
DI TRASPORTO E BENI IMMATERIALI
3,4
indagini disponibili, si è ac38.200
3,2
compagnata a un aumento del
37.400
grado di utilizzo della capacità
3,4
2,9
-1,4
36.600
produttiva, tornato in aprile sui
1,1
35.800
livelli di quattro anni prima.
-3,9
35.000
Questo fattore, unitamente alla
34.200
diminuzione, segnalata dalle
2001
2002
2003
2004
2005 2006* 2007*
imprese nelle ultime inchieste
30.450
ISAE, degli ostacoli di “doCOSTRUZIONI
manda insufficiente” all’espan29.850
0,9
1,4
0,8
sione della produzione potreb29.250
0,6
be far sperare, una volta che la
1,5
28.650
4,8
fase di recupero produttivo si
28.050
sarà consolidata, nel graduale
27.450
riavvio, oltre che delle spese
4,0
26.850
destinate alla razionalizzazione
26.250
produttiva, anche degli investi2001
2002
2003
2004
2005 2006* 2007*
menti indirizzati all’ampliaFonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale.
mento della base produttiva.
- 156 -
Economia italiana: previsioni 2006-07
Sulla base di queste informazioni, si prevede che gli investimenti
in macchinari, attrezzature, mezzi di trasporto e beni immateriali sperimentino una crescita del 3,2% quest’anno. Nel 2007, grazie anche al
trascinamento conseguente al profilo in accelerazione che caratterizzerebbe l’anno in corso, il processo di accumulazione potrebbe consolidarsi, portandosi su un tasso di incremento annuo del 3,4 per cento. Per
le costruzioni, si stimano tassi di sviluppo dell’1,4% nel 2006 e dello
0,9% l’anno prossimo. Nell’insieme, a sintesi di questi andamenti, gli
investimenti fissi lordi aumenterebbero del 2,3% nella media dell’anno
in corso e del 2,2% nel 2007.
Le esportazioni di beni e
Graf. 5 - ESPORTAZIONI E MERCATI DI
SBOCCO DELL'ITALIA
servizi hanno fornito la spinta
(variazioni percentuali)
principale alla crescita dell’at10
tività produttiva nei primi tre
8
mesi dell’anno. Il recupero
dell’export ha soprattutto ri6
flesso l’accelerazione delle
4
vendite all’estero, in volume,
2
dei beni di investimento e in0
termedi; le difficoltà sul fronte
dei beni di consumo sono, nel
-2
contempo, apparse in graduale
-4
2003
2004
2005
2006*
2007*
attenuazione. Dopo un tale
E s p o rta zio n i in vo lu m e
Me rc a to d i e s p o rta zio n e
rimbalzo, le esportazioni dovrebbero, nelle ipotesi del Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale.
quadro
ISAE,
mostrare
un’evoluzione progressivamente più contenuta, risentendo dell’apprezzamento dell’euro e della moderazione della crescita internazionale.
Nella media dell’anno, l’incremento delle vendite all’estero di beni e
servizi si attesterebbe al 4,4%, in significativa accelerazione rispetto
all’anno precedente (quando erano aumentate di appena lo 0,7%). Nonostante l’irrobustimento, la dinamica dell’export italiano si manterrebbe inferiore all’espansione dei traffici internazionali; si avrebbe,
quindi, una nuova perdita della quota di mercato in volume (di quasi 5
punti per quanto riguarda le sole merci).
Nel 2007, le nostre vendite all’estero pur permanendo positive,
risulterebbero ancora parzialmente frenate dal rafforzamento del
cambio; al tempo stesso, esse si troverebbero a fronteggiare una
- 157 -
Esportazioni e
importazioni
Rapporto ISAE - luglio 2006
Mercato del
lavoro
domanda internazionale meno dinamica che nel 2006. In questo
quadro, l’incremento delle esportazioni di beni e servizi potrebbe
attestarsi al 3,1%, con una flessione della quota di mercato delle merci,
in volume, alquanto più contenuta (nell’ordine di 3,5 punti) che negli
anni precedenti.
Anche per le importazioni
Graf. 6 - ESPORTAZIONI DI BENI E SERVIZI
(milioni di euro, valori concatenati, anno di
di beni e servizi, nei primi tre
riferimento 2000; dati destagionalizzati e corretti
per diverso numero di giornare lavorative)
mesi di quest’anno si è verificata un’accelerazione. Per il
88.000
prosieguo del 2006, si stima
86.000
3,1
una certa attenuazione della
84.000
dinamica, in linea con quanto
0,3
4,4
82.000
previsto per l’export (componente ad alto contenuto di beni
80.000
0,7
2,5
-4,0
intermedi importati). Sulla
78.000
-2,2
base di questo profilo, gli ac76.000
quisti dall’estero di beni e ser74.000
vizi potrebbero aumentare
2001 2002 2003 2004 2005 2006* 2007*
nella media del 2006 del
Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale.
4,2%; il prossimo anno, il tasso di crescita si porterebbe al
Graf. 7 - IMPORTAZIONI DI BENI E SERVIZI
3,5 per cento.
(milioni di euro, valori concatenati, anno di
riferimento 2000; dati destagionalizzati e corretti
Quanto al mercato del laper diverso numero di giornare lavorative)
voro, la debole evoluzione
91.000
sperimentata dall’economia
89.000
3,5
italiana durante il 2005 sem87.000
bra avere esaurito i suoi effetti
4,2
85.000
negativi sull’occupazione già
83.000
all’inizio dell’anno in corso,
1,9 1,8
quando le indicazioni prove81.000
-0,3
1,0
nienti sia dalla Rilevazione tri79.000
-0,5
mestrale sulle Forze di lavoro
77.000
sia dalla contabilità nazionale
75.000
hanno evidenziato, nel primo
2001 2002 2003 2004 2005 2006* 2007*
trimestre,
un’accelerazione
Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale.
congiunturale della domanda
di lavoro rispetto ai precedenti tre mesi. Tenuto anche conto di tale risultato, la previsione dell’ISAE sconta, dopo due anni deludenti, il ri-
- 158 -
Economia italiana: previsioni 2006-07
torno della dinamica delle unità di lavoro equivalenti al tempo pieno su
ritmi più consistenti nel 2006 (+0,7%). Nel 2007, la creazione di posti
di lavoro si manterrebbe, in un contesto di prosecuzione della crescita
economica, su tassi di incremento analoghi a quelli dell’anno precedente (+0,7%).
Nonostante il miglioraGraf. 8 - OCCUPAZIONE TOTALE
mento, gli andamenti del 2006
(unità di lavoro standard dati destagionalizzati)
e 2007 indicherebbero un’atte- 24.900
nuazione degli effetti sull’evo24.700
luzione occupazionale (misu0,7
rata in unità standard) 24.500
0,7
0,0
conseguenti alle riforme del
0,6
-0,4
24.300
mercato del lavoro adottate
1,3
nell’ultimo decennio; queste 24.100
riforme si erano tradotte, so23.900 1,2
prattutto tra il 2001 e il 2003,
in dinamiche abnormi dell’oc- 23.700
2001 2002 2003 2004 2005 2006* 2007*
cupazione, in rapporto al tasso
di crescita molto modesto Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale.
dell’economia, accompagnandosi a una flessione significativa della produttività del lavoro. Per il biennio di previsione, l’elasticità dell’occupazione al PIL si attesta in
prossimità di 0,5, un valore pur sempre elevato rispetto agli standard
italiani che caratterizzavano il periodo antecedente l’avvio delle riTab. 4
UNITÀ DI LAVORO
(variazioni percentuali)
In complesso
Dipendenti
2005
2006*
2007*
2005
2006*
2007*
Agricoltura
-8,0
-1,2
-1,4
3,6
-1,0
-1,6
Industria
-0,5
1,0
0,7
0,0
1,0
0,6
-1,6
0,7
0,4
-0,9
0,9
0,3
-in senso stretto
-costruzioni
2,3
1,8
1,6
3,5
1,6
1,8
0,3
0,8
0,9
1,8
1,3
0,9
-Privati (1)
0,9
1,3
1,3
3,6
2,1
1,6
-Pubblici (2)
-0,7
0,0
0,1
0,0
0,4
0,1
-0,4
0,7
0,7
1,3
1,1
0,7
Servizi
TOTALE
Fonte: ISTAT.
* Previsioni ISAE, 2007 tendenziale.
(1) Comprendono commercio, alberghi, trasporti, intermediazione creditizia, servizi vari ad imprese e famiglie.
(2) Comprendono Amministrazioni Pubbliche, istruzione, sanità e altri servizi pubblici, servizi domestici presso
le famiglie.
- 159 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
forme, ma sensibilmente inferiore a quello sperimentato nel triennio
2001-03 (quando tale elasticità era mediamente superiore a 2).
Il recupero di una dinamica positiva nella creazione di posti di lavoro consentirebbe un’ulteriore discesa del tasso di disoccupazione che
si porterebbe al 7,4% nella media del 2006 e al 7,1% nel 2007.
Tab. 5
RETRIBUZIONE E COSTO DEL LAVORO PRO CAPITE
(variazioni percentuali)
Retribuzione
2005
2006*
Costo del lavoro
2007*
2005
2006*
2007*
Agricoltura
4,8
0,9
3,7
4,4
0,1
3,7
Industria
2,4
4,1
2,0
2,3
3,4
1,8
2,5
4,3
2,1
2,4
3,4
1,9
- in senso stretto
- costruzioni
Servizi
2,8
3,7
2,0
2,7
3,5
1,9
3,3
3,0
2,4
3,2
2,8
2,5
- Privati (1)
2,3
2,6
2,7
2,2
2,3
2,5
- Pubblici (2)
4,3
3,3
2,0
4,2
3,3
2,5
3,1
3,3
2,3
2,9
2,9
2,3
TOTALE
Fonte: ISTAT.
* Previsioni ISAE, 2007 tendenziale.
(1) Comprendono commercio, alberghi, trasporti, intermediazione creditizia, servizi vari ad imprese e famiglie
(2) Comprendono Amministrazioni Pubbliche, istruzione, sanità e altri servizi pubblici, servizi domestici presso
le famiglie.
Inflazione
Per quel che riguarda le retribuzioni, le ipotesi di dinamica salariale per il biennio 2006-07 si basano sulle erogazioni già previste negli
accordi in essere e sui rinnovi contrattuali che interessano il periodo di
previsione. Nel quadro ISAE, le retribuzioni pro capite aumentano
nell’intera economia del 3,3% nell’anno in corso e del 2,3% nel 2007.
Nell’industria in senso stretto, i corrispondenti andamenti si collocano
al 4,3 e 2,1%; nei servizi (privati e pubblici), gli incrementi sono stimati nel 3 e 2,4%. Tenuto conto degli sgravi contributivi decisi nella finanziaria dello scorso anno e dell’evoluzione della produttività, il
costo del lavoro per unità di prodotto crescerebbe nell’intera economia
del 2,4% quest’anno e dell’1,8% nel 2007.
Con riguardo all’andamento dell’inflazione, le previsioni
dell’ISAE scontano per la seconda metà dell’anno un profilo tendenziale dei prezzi leggermente più sostenuto rispetto ai ritmi medi del primo semestre, anche tenuto conto della dinamica congiunturale
moderata nell’autunno del 2005. Il manifestarsi pienamente degli effetti dei passati rincari del petrolio sulle tariffe energetiche porterebbe a
- 160 -
Economia italiana: previsioni 2006-07
fine anno ad una crescita dei prezzi al consumo rispetto a dodici mesi
prima prossima al 2,5 per cento.
Nella media del 2006
Graf. 9 - PREZZI AL CONSUMO
l’inflazione si dovrebbe collo(indice nazionale intera collettività, variazioni %)
care al 2,3%, quattro decimi in
3,0
2,7
più rispetto al risultato del
2,8
2005. Nel 2007, gli effetti fa2,6
vorevoli del rientro delle quo2,2
2,3
2,4
tazioni in euro del petrolio,
previsto realizzarsi da fine
2,2
1,9
2,0
2006, permetteranno una di2,0
scesa del ritmo di crescita dei
1,8
prezzi interni. La dinamica
1,6
tendenziale al consumo, nei
2003
2004
2005
2006*
2007*
primi mesi dell’anno ancora di
poco inferiore a quella di fine Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale.
2006, dovrebbe gradualmente
rallentare, scendendo verso il 2% all’inizio dell’estate e stabilizzandosi
appena al di sotto di questo valore nella seconda parte. Nella media del
2007 la crescita dei prezzi al consumo si attesterebbe al 2%, inferiore
di tre decimi all’inflazione del 2006 (e sui valori più bassi del decennio).
Tab. 6
Indice generale prezzi al consumo
PREZZI INTERNI
(variazioni percentuali)
2005
2006*
2007*
1,9
2,3
2,0
alimentari
1,0
1,7
1,9
energetici
8,8
8,7
0,8
non alimentari e non energetici
1,7
1,9
2,2
- beni
0,5
1,2
1,6
- servizi
2,6
2,4
2,6
Indice armonizzato prezzi al consumo
2,2
2,4
2,1
Indice generale prezzi alla produzione
4,0
4,8
1,8
p.m.
alimentari
-0,8
1,5
1,6
energetici
15,7
16,2
1,8
2,2
2,2
1,7
non alimentari e non energetici
Fonte: elaborazione ISAE su dati ISTAT.
* Previsioni ISAE, 2007 tendenziale.
- 161 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Nel 2006 la risalita dell’inflazione per il sistema italiano dovrebbe
risultare sostanzialmente in linea con quella media dei partner europei:
in base all’indice armonizzato a livello europeo, la crescita dei prezzi
al consumo si dovrebbe collocare al 2,4%, con un divario inflazionistico rispetto all’area dell’euro che dovrebbe tornare a nostro sfavore, ma
solo per un decimo di punto. Nel 2007, a fronte di una inflazione europea invariata al 2,3%, soprattutto per l’impatto sull’indice complessivo
dell’innalzamento dell’aliquota IVA in Germania, quella italiana dovrebbe scendere al 2,1%, invertendo il segno del differenziale che risulterebbe a nostro favore per due decimi di punto.
Il profilo dell’inflazione interna nel prossimo anno e mezzo riflette comunque un’alternanza negli elementi di spinta. Accanto al graduale ridimensionamento del contributo inflazionistico della componente
energetica, si assisterà infatti ad un relativo recupero sia dei prezzi dei
beni, che sconteranno la traslazione a livello di distribuzione finale dei
rincari dei listini industriali, sia dei servizi. Le pressioni inflazionistiche in questi settori rimarranno comunque moderate per l’assenza di
tensioni particolari per quanto riguarda il costo del lavoro, grazie anche
al miglioramento ciclico della produttività che si prospetta tanto
nell’anno in corso, quanto in quello successivo. Soprattutto nel 2007,
tuttavia, gli sviluppi inflazionistici potrebbero risultare più sostenuti se
il rafforzamento della fase congiunturale dovesse creare gli spazi per
un più ampio recupero dei prezzi nei settori che nel recente passato
hanno sofferto in misura maggiore di un restringimento dei margini di
profitto. Un ulteriore elemento di rischio potrebbe essere rappresentato
da una politica tariffaria, soprattutto a livello locale, volta a recuperare
risorse finanziarie nel quadro degli stretti margini di manovra imposti
dai vincoli di bilancio. Per altro verso, le recenti misure di liberalizzazione decise per numerosi e importanti settori dell’economia, anche se
non produrranno nell’immediato effetti in termini di contenimento dei
prezzi, possono comunque contribuire a ristabilire un clima di minori
tensioni inflazionistiche.
- 162 -
Economia italiana: previsioni 2006-07
Effetti di un rialzo permanente del prezzo del petrolio
Tra le determinanti degli incrementi delle quotazioni del petrolio, il fattore speculativo, legato
in particolare alla operatività dei fondi di investimento, rappresenta un elemento rilevante. In
questo contesto, il susseguirsi di situazioni di tensione in diverse aree geografiche di importanza
strategica ha acuito la volatilità dei prezzi, già “strutturalmente” elevati a causa degli squilibri
determinatisi sia dal lato della domanda, grazie alla impetuosa crescita delle economie asiatiche,
sia da quello dell’offerta, per effetto di un insufficiente livello degli investimenti in attività di
estrazione ed esplorazione e dei vincoli nella capacità di raffinazione.
Il più recente episodio di crisi geo-politica - l’azione bellica di Israele in risposta agli
attacchi islamici provenienti dal Libano - si è immediatamente riflesso in una nuova impennata
della quotazione spot del greggio, che ha raggiunto nuovi massimi storici, vicino agli 80 dollari a
barile. Nonostante i due paesi coinvolti nelle ostilità non siano produttori di greggio, l’evoluzione
della crisi e le possibili ripercussioni che potrebbero conseguirne per tutta l’area medio-orientale
lasciano presupporre che l’eventuale perdurare dei bombardamenti possa produrre effetti più
duraturi sulle quotazioni del greggio; a differenza di altri recenti episodi, quindi, in questo caso
assume maggiore consistenza il rischio che il prezzo del petrolio possa rimanere per un periodo di
tempo prolungato sui livelli massimi raggiunti recentemente. Quali conseguenze vi sarebbero per il
quadro macroeconomico costruito dall’ISAE che ha come riferimento una quotazione del prezzo
del petrolio poco sotto i 70 dollari nella media del prossimo anno?
Per valutare gli effetti di tale ipotesi sullo scenario previsivo delineato nel presente Rapporto,
si è condotto un esercizio di simulazione utilizzando il modello macroeconometrico dell’Oxford
Economic Forecast. Sulla base del quadro internazionale descritto nel primo capitolo, si è
ipotizzato che il prezzo del Brent raggiunga, già dal terzo trimestre dell’anno, una quotazione
media pari a 80 dollari a barile, mantenendo poi tale livello per tutto l’arco temporale della
previsione; in termini medi annui, ciò comporta un aumento di prezzo di circa il 7 e il 18% sulle
ipotesi di base rispettivamente del 2006 e del 2007. Nella tabella seguente sono riportate le
principali conseguenze di un simile shock permanente; i risultati sono espressi in termini di
variazioni percentuali cumulate rispetto allo scenario base presentato nel Rapporto.
EFFETTI DI UN AUMENTO DEL PREZZO DEL PETROLIO A 80 DOLLARI A BARILE
DAL III TRIMESTRE 2006 IN POI
(variazioni percentuali cumulate rispetto alla base ISAE)
Stati Uniti
PIL
Giappone
2006
2007
Area euro
Italia
2006
2007
2006
2007
2006
2007
0,0
-0,3
0,0
-0,4
-0,1
-0,3
-0,1
-0,3
-0,1
-0,4
-0,1
-0,5
-0,1
-0,4
-0,1
-0,5
Prezzi al consumo
0,1
0,5
0,2
0,5
0,1
0,5
0,2
0,6
Tassi di interesse a breve termine
0,1
0,2
0,0
0,1
0,2
0,4
0,2
0,4
Saldo di bilancio in rapporto % al PIL (1)
0,0
-0,1
0,0
-0,1
-0,1
-0,2
-0,1
-0,3
Consumi
(1) il segno meno rappresenta un peggioramento del saldo di bilancio.
- 163 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Le differenze nella crescita del PIL, conseguenti a una quotazione del greggio persistente
sugli 80 dollari, appaiono relativamente più rilevanti nel 2007, quando gli effetti di tali rincari si
esplicherebbero pienamente. L’entità della riduzione della crescita appare simile in tutte e tre le
principali aree industrializzate: Stati Uniti, Giappone e Area Euro sperimenterebbero una minore
espansione nel biennio 2006-07 tra i 3 e i 4 decimi di punto. A fronte di effetti sui prezzi al consumo
di uguale entità (5 decimi di inflazione in più), la risposta di politica monetaria attuata dalle
rispettive Banche centrali sarebbe differenziata, risentendo anche dei livelli di partenza dei tassi di
riferimento. I tassi di interesse a 3 mesi registrerebbero un incremento maggiore nell’area euro (6
decimi in totale, 4 nel solo 2007), dove l’impostazione restrittiva è relativamente recente;
l’aumento sarebbe più contenuto negli Stati Uniti (3 decimi di punto nel complesso, di cu 2 decimi
nel 2007), dove la politica attuata dalla Federal Reserve nell’ultimo biennio ha già portato i tassi
di policy su livelli elevati. Per il Giappone, infine, gli effetti inflazionistici determinati dagli
incrementi del greggio ipotizzati non sembrerebbero tali da modificare in modo sensibile la
tendenza della politica monetaria che rimarrebbe ancorata principalmente all’obiettivo di
accompagnare l’uscita dell’economia nipponica dal lungo periodo di deflazione.
Le ripercussioni per l’economia italiana sarebbero simili a quelle stimate per l’Area Euro nel
suo insieme per quanto riguarda la crescita: la dinamica del PIL risulterebbe più bassa, rispetto
allo scenario di base, di tre decimi di punto nel biennio di previsione. Relativamente più intenso
risulterebbe l’impatto inflazionistico (sei decimi di punto in più nel 2007) e, di conseguenza,
l’effetto restrittivo sui consumi.
Il deterioramento dello scenario macroeconomico avrebbe ripercussioni sulla situazione
della finanza pubblica dei sistemi economici. In Italia e nell’Area Euro, il peggioramento del
rapporto deficit/PIL comincerebbe a evidenziarsi già nella seconda metà dell’anno in corso e si
accentuerebbe nel 2007; la maggiore esposizione del nostro Paese alle conseguenze dell’aumento
dei tassi d’interesse (a causa dell’alto debito pubblico) comporterebbe un effetto negativo sul
disavanzo, in rapporto al prodotto, superiore rispetto alla media della zona euro.
- 164 -
Economia italiana: previsioni 2006-07
FINANZA PUBBLICA
Nel 2005 il deficit pubblico nell’area dell’euro si è ridotto - in termini di prodotto interno lordo - per il secondo anno consecutivo, mentre il rapporto debito/PIL ha continuato ad aumentare.
L’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche registrato
nell’insieme dei Paesi della moneta unica è calato di quattro decimi di
punto di PIL rispetto al 2004, collocandosi al 2,4% del prodotto, grazie
a un contenimento dell’espansione delle uscite che ha più che compensato quello mostrato dalle entrate. In percentuale del PIL, le spese si
sono confermate al 47,5%, come nel 2004, mentre le entrate sono aumentate dal 44,7% al 45,1 per cento.
All’interno dell’area dell’euro, ancora vari Paesi hanno registrato
deficit superiori alla soglia del 3% del PIL: Portogallo (6%), Grecia
(4,5%), Italia (4,1%) e Germania (3,3%). La Francia, dopo tre anni
consecutivi di disavanzi più elevati del limite europeo, è riuscita a collocarsi appena al di sotto di esso con un indebitamento netto pari al
2,9% del PIL. Per quanto riguarda le altre nazioni, hanno mostrato miglioramenti delle loro posizioni di bilancio la Spagna (tornata in attivo,
all’1,1%), i Paesi Bassi (con un disavanzo di appena lo 0,3%), la Finlandia (che ha rafforzato il suo surplus al 2,6%) e il Belgio (passato dal
pareggio a un attivo di un decimo di PIL); un peggioramento si è viceversa verificato in Lussemburgo (che ha raggiunto un disavanzo
dell’1,9%), Austria (arrivata a un deficit dell’1,5%) e Irlanda (il cui
avanzo è diminuito all’1%).
Il debito pubblico, in linea con quanto previsto dalla Commissione
Europea nel novembre del 2005, è aumentato in rapporto al PIL di un
punto percentuale, passando dal 69,8% al 70,8% del prodotto complessivo. Tale andamento ha in particolare risentito degli incrementi
dell’incidenza del debito registrati in cinque Paesi dell’UEM (Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi e Portogallo).
Per il biennio 2006-07, le previsioni della Commissione Europea
indicano un disavanzo dell’area sostanzialmente stabile in rapporto al
PIL (ancora al 2,4% nel 2006 e al 2,3% a politiche invariate nel 2007)
e un debito in progressiva riduzione (al 70,5% e poi al 70,1%).
In Italia, il deficit pubblico dovrebbe rimanere nel 2006 sostanzialmente sullo stesso livello dell’anno precedente. In rapporto al PIL,
potrebbe verificarsi un indebitamento netto delle Amministrazioni
- 165 -
Deficit e debito
nell’area
dell’euro
Indebitamento
netto delle AP in
Italia
Rapporto ISAE - luglio 2006
Tab. 7
CONTO ECONOMICO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE
(milioni di euro)
Variazioni percentuali
2005
2006*
2007*
Redditi da lavoro dipendente
155.533
162.200
166.400
4,0
4,3
2,6
Consumi intermedi e prestazioni sociali in natura
117.136
120.000
124.300
4,0
2,4
3,6
14.889
15.400
16.800
12,5
3,4
9,1
287.558
297.600
307.500
4,4
3,5
3,3
2005
2006
2007
USCITE
Altre poste consumi finali
Spesa per consumi finali
Contributi alla produzione
Prestazioni sociali in denaro
Altre spese correnti
Spese correnti al netto interessi
Interessi passivi
13.201
13.600
14.100
-9,2
3,0
3,7
241.692
253.200
262.500
3,0
4,8
3,7
23.241
24.600
26.000
6,7
5,8
5,7
565.692
589.000
610.100
3,5
4,1
3,6
64.549
66.800
71.000
-1,8
3,5
6,3
630.241
655.800
681.100
3,0
4,1
3,9
Investimenti
33.794
37.300
38.900
0,6
10,4
4,3
Contributi agli investimenti
18.909
18.500
19.500
6,7
-2,2
5,4
4.347
4.500
1.800
37,6
3,5
-60,0
TOTALE SPESE CORRENTI
Altre spese in c/capitale
TOTALE SPESE IN CONTO CAPITALE
57.050
60.300
60.200
4,7
5,7
-0,2
TOTALE SPESE AL NETTO INTERESSI
622.742
649.300
670.300
3,6
4,3
3,2
TOTALE SPESE
687.291
716.100
741.300
3,1
4,2
3,5
Imposte dirette
189.052
202.500
206.500
2,0
7,1
2,0
Imposte indirette
201.859
212.100
220.900
3,3
5,1
4,1
Contributi sociali
182.416
187.500
193.500
3,3
2,8
3,2
49.826
51.600
52.800
-0,3
3,6
2,3
623.153
653.700
673.700
2,6
4,9
3,1
5.964
3.900
4.300
-49,1
-34,6
10,3
TOTALE ENTRATE
629.117
657.600
678.000
1,6
4,5
3,1
SALDO CORRENTE
-7.088
-2.100
-7.400
ENTRATE
Altre entrate correnti
TOTALE ENTRATE CORRENTI
ENTRATE IN CONTO CAPITALE
SALDO IN CONTO CAPITALE
-51.086
-56.400
-55.900
INDEBITAMENTO NETTO
-58.174
-58.500
-63.300
6.375
8.300
7.700
INDEB. NETTO AL NETTO INTERESSI
Fonte: ISTAT.
* Previsioni ISAE; anno 2007, tendenziale.
- 166 -
Economia italiana: previsioni 2006-07
Tab. 8
CONTO ECONOMICO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE
(in percentuale del PIL)
2005
2006*
2007*
USCITE
Redditi da lavoro dipendente
11,0
11,1
11,0
Consumi intermedi e prestazioni sociali in natura
8,3
8,2
8,2
Altre poste consumi finali
1,1
1,1
1,1
20,3
20,3
20,2
Spesa per consumi finali
Contributi alla produzione
Prestazioni sociali in denaro
Altre spese correnti
Spese correnti al netto interessi
Interessi passivi
0,9
0,9
0,9
17,1
17,3
17,3
1,6
1,7
1,7
39,9
40,2
40,1
4,6
4,6
4,7
44,5
44,8
44,8
Investimenti
2,4
2,5
2,6
Contributi agli investimenti
1,3
1,3
1,3
Altre spese in c/capitale
0,3
0,3
0,1
TOTALE SPESE CORRENTI
TOTALE SPESE IN CONTO CAPITALE
4,0
4,1
4,0
TOTALE SPESE AL NETTO INTERESSI
43,9
44,3
44,1
TOTALE SPESE
48,5
48,9
48,8
Imposte dirette
13,3
13,8
13,6
Imposte indirette
14,2
14,5
14,5
Contributi sociali
12,9
12,8
12,7
3,5
3,5
3,5
44,0
44,6
44,3
0,4
0,3
0,3
44,4
44,9
44,6
ENTRATE
Altre entrate correnti
TOTALE ENTRATE CORRENTI
ENTRATE IN CONTO CAPITALE
TOTALE ENTRATE
SALDO CORRENTE
-0,5
-0,1
-0,5
SALDO IN CONTO CAPITALE
-3,6
-3,8
-3,7
INDEBITAMENTO NETTO
-4,1
-4,0
-4,2
0,4
0,6
0,5
40,6
41,1
40,9
106,4
107,5
108,4
INDEB. NETTO AL NETTO INTERESSI (1)
PRESSIONE FISCALE INTERNA (2)
DEBITO PUBBLICO
Fonte: ISTAT.
* Previsioni ISAE; anno 2007, tendenziale.
(1) Eventuali mancate quadrature sono dovute all'arrotondamento delle cifre decimali.
(2) (Imposte dirette, imposte indirette, contributi sociali, imposte in conto capitale)/PIL. Al netto della quota delle risorse proprie IVA di
pertinenza dell'Unione Europea.
- 167 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Pubbliche pari al 4%, appena inferiore al 4,1% registrato nel 2005. Per
il prossimo anno, grazie anche agli effetti della manovra aggiuntiva recentemente predisposta (decreto legge 223), il disavanzo - valutato a
politiche invariate - dovrebbe aumentare di due decimi di PIL. Tali previsioni sui saldi pubblici sono in linea con quanto indicato nel DPEF
approvato dal Consiglio dei Ministri del 7 luglio.
Graf. 10 - SALDI E INTERESSI PASSIVI DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE
(milioni di euro)
100000
75000
50000
25000
0
-25000
-50000
2003
2004
Indebitamento netto
2005
Disavanzo primario
2006*
2007*
Interessi passivi
Fonte:ISTAT.
* Previsioni ISAE, 2007 tendenziale.
Nell’anno in corso, la non completa efficacia degli interventi stabiliti nella legge finanziaria è stata in parte compensata dalle misure
aggiuntive del decreto legge 223 del 4 luglio e da una evoluzione delle
entrate più favorevole di quanto precedentemente atteso. La correzione
inclusa nei conti dell’ISAE rispecchia le valutazioni del decreto nella
sua formulazione originaria: un miglioramento di 1,4 miliardi di euro,
derivante da maggiori entrate nette per circa 3,8 miliardi e da aumenti
netti di spese di quasi 2,4 miliardi (per un dettaglio degli interventi, cfr.
il riquadro Manovra di finanza pubblica per il 2006).
Le proiezioni del nostro Istituto per il 2007, essendo costruite a
politiche invariate, incorporano una ipotesi di rinnovo - seppure
parziale - dei contratti del pubblico impiego e scontano una evoluzione
tendenziale delle spese in conto capitale che non considera il
rifinanziamento dei contributi per gli interventi delle Ferrovie e
dell’ANAS. Le stime per il prossimo anno non includono gli effetti
della manovra correttiva che saranno predisposti con la prossima legge
- 168 -
Economia italiana: previsioni 2006-07
finanziaria e neanche quelli derivanti dalle misure a sostegno dello
sviluppo.
Il rapporto debito/PIL nel 2006 aumenterebbe per il secondo anno
consecutivo. La tendenza a una crescita ulteriore nel prossimo anno
sarà contrastata dalle misure della prossima legge finanziaria, che consentiranno il ritorno alla diminuzione del rapporto. A politiche invariate, il debito dovrebbe aumentare dal 106,4 % del PIL del 2005 al
107,5% nell’anno in corso e ancora al 108,4% nel 2007. Tali andamenti non includono alcuna ipotesi di dismissioni mobiliari.
Rapporto
debito/PIL e
pressione
fiscale
Graf. 11 - RAPPORTO DEBITO/PIL
(Amministrazioni Pubbliche - definizione UE)
5
110
4
108
3
106
2
104
1
102
0
100
2003
2004
2005
2006*
2007*
Variazioni percentuali del debito pubblico (scala a sinistra)
Variazioni percentuali del PIL (scala a sinistra)
Rapporto debito pubblico/PIL (scala a destra)
Fonte: Banca d'Italia e ISTAT.
* Previsioni ISAE, 2007 tendenziale.
Secondo l’ISAE, la pressione fiscale - calcolata nella versione non
consolidata delle imposte pagate allo Stato delle altre Amministrazioni
Pubbliche e come incidenza sul PIL dell’insieme delle imposte dirette,
indirette e in conto capitale e dei contributi sociali, effettivi e figurativi
- dovrebbe crescere di mezzo punto percentuale di PIL nel 2006 e poi
diminuire di due decimi nelle tendenze del 2007. L’onere fiscale aumenterebbe, infatti, dal 40,6% al 41,1% per poi scendere al 40,9%, in
conseguenza del venir meno di alcuni interventi una tantum e in mancanza delle correzioni attese per il 2007. Aumentano, in particolare, le
quote delle imposte dirette (+0,5% del PIL) e indirette (+0,3%).
L’avanzo primario, dopo otto anni di riduzioni consecutive, tornerebbe ad aumentare nel 2006, collocandosi allo 0,6% del PIL dopo lo
0,4% registrato nel 2005. Il prossimo anno, il saldo al netto degli inte-
- 169 -
Avanzo primario
e spesa per
interessi
Rapporto ISAE - luglio 2006
Disavanzi
corrente e in
conto capitale
ressi, in assenza di interventi correttivi, dovrebbe ridursi nuovamente,
di un decimo di PIL.
Nel 2006, all’aumento di quattro decimi di PIL delle uscite primarie - dovuto in larga misura all’incremento dell’incidenza delle prestazioni sociali in denaro, dei redditi da lavoro e delle spese in conto
capitale - si contrapporrebbe un incremento di cinque decimi delle entrate, ascrivibile in buona parte agli effetti delle manovre correttive, riguardanti in particolare le imposte dirette.
L’onere per il servizio del debito, con aumenti in valore assoluto
in entrambi gli anni della previsione, nel 2007 tornerebbe a crescere in
percentuale del PIL dopo essere diminuito per dieci anni
consecutivamente. La spesa per interessi, infatti, sia in conseguenza
dell’andamento stimato dei tassi (il saggio medio sui BOT a dodici
mesi è previsto in crescita nei due anni, dal 2,2% del 2005 al 3,2% e
poi al 3,7%) sia a causa dell’incremento atteso per lo stock del debito,
dovrebbe mantenersi al 4,6% del PIL nel 2006 per aumentare al 4,7%
l’anno successivo.
Il deficit di natura corrente - di nuovo in atto dal 2003 - dovrebbe
migliorare nel 2006, risultando pari allo 0,1% del PIL. Tuttavia, in termini tendenziali, tornerebbe al livello già sperimentato nel 2005, cioè
allo 0,5%. Il disavanzo in conto capitale aumenterebbe nell’anno in
Graf. 12 - DISAVANZI DEL CONTO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE
(milioni di euro)
70000
60000
50000
40000
30000
20000
10000
0
-10000
2003
2004
Disavanzo corrente
Fonte: ISTAT.
* Previsioni ISAE, 2007 tendenziale.
- 170 -
2005
2006*
Disavanzo in conto capitale
2007*
Indebitamemto netto
Economia italiana: previsioni 2006-07
corso - salendo al 3,8% del PIL dopo il precedente 3,6% - sia in conseguenza del venir meno di entrate una tantum sia a causa del forte incremento atteso per gli investimenti. Il prossimo anno, scenderebbe di un
decimo di PIL, in seguito alla riduzione prevista per il complesso delle
spese in conto capitale tendenziali.
Le spese primarie dovrebbero accelerare nell’anno in corso, registrando un aumento del 4,3% (dopo il +3,6% del 2005), per poi crescere in modo più contenuto nelle tendenze del 2007 - con una espansione
del 3,2% - a causa dei rallentamenti nelle dinamiche attese per i redditi
da lavoro e le prestazioni sociali, e in conseguenza della riduzione stimata per le spese in conto capitale. In termini di PIL, le uscite al netto
degli interessi aumenterebbero dal 43,9% dello scorso anno al 44,3%,
per scendere di due decimi nel 2007. Le spese in conto capitale aumentano nell’anno in corso ma si riducono sia in valore che in percentuale
del prodotto nel prossimo a causa della non contabilizzazione del rifinanziamento di parte delle spese di ANAS e Ferrovie. Le erogazioni
primarie correnti, invece, si incrementano di tre decimi di PIL nel 2006
- raggiungendo il 40,2% - per poi scendere appena.
All’interno di queste ultime, la dinamica dei redditi da lavoro dipendente sconta, per il 2006 (con un +4,3%), il rinnovo di tutti i contratti scaduti entro il 2005, non ancora rinnovati e riferiti in parte anche
a due bienni economici (comprendendo per taluni dipendenti anche
quello relativo agli anni 2002-03). Per il prossimo anno (+2,6%) si ipotizza un rinnovo contrattuale solo parziale del biennio 2006-07. L’incidenza sul prodotto aumenterebbe nell’anno in corso di un decimo,
all’11,1%, per poi tornare all’11 per cento.
L’insieme dei consumi intermedi e delle prestazioni sociali in natura dovrebbe registrare un certo rallentamento nel 2006 (+2,4% dopo
il +4% precedente) e una nuova accelerazione nelle tendenze del 2007
(+3,6%). La dinamica del 2006 riflette una riduzione degli acquisti di
beni e servizi dello Stato (anche a causa del minore impatto delle spese
per il programma Eurofighter), una evoluzione abbastanza moderata
degli acquisti delle Amministrazioni Locali e una espansione ancora
sostenuta per il comparto sanitario. Quest’ultimo dovrebbe sperimentare una nuova accelerazione delle prestazioni in natura, anche in relazione all’andamento della spesa farmaceutica (per una analisi
dettagliata della spesa sanitaria corrente, cfr. il riquadro Spesa sanitaria: una previsione per gli anni 2006-07). Nel 2007 a una decelerazione delle prestazioni sanitarie market si accompagnerebbero incrementi
- 171 -
Spese primarie
Rapporto ISAE - luglio 2006
Spesa sanitaria: una previsione per gli anni 2006-07
In questo riquadro si presenta una proiezione della spesa sanitaria corrente negli anni 20062007.
Nella tabella, conforme alla classificazione ISTAT del Conto economico consolidato della
Sanità e di quello delle Prestazioni di protezione sociale, gli esborsi vengono distinti in prestazioni
sociali in natura, suddivise in beni e servizi prodotti da produttori market e servizi prodotti da
produttori non market1, servizi amministrativi e altre uscite.
SPESA SANITARIA CORRENTE
Milioni di euro
2002
2003
2004
Variazioni percentuali
2005 2006(*) 2007(*)
2003 2004 2005 2006 2007
Beni e servizi prodotti da produttori
market (1)
31.263 32.227 35.317 36.978 39.343 41.214
3,1
9,6
4,7
6,4
4,8
- assistenza farmaceutica
11.723 11.096 11.988 11.855 12.735 12.800
-5,3
8,0
-1,1
7,4
0,5
4,9
- assistenza medico-generica
4.613
4.795
5.010
6.127
6111
6.413
3,9
4,5
22,3
-0,3
- assistenza
medico-specialistica
2.569
2.711
2.903
3.202
3.088
3.223
5,5
7,1
10,3
-3,6
- assistenza osped. in
case di cura private
6.298
7.154
8.286
8.139
8.863
9.504
13,6
15,8
-1,8
8,9
7,2
- altra convenzionata
6.060
6.471
7.130
7.655
8.545
9.274
6,8
10,2
7,4
11,6
8,5
42.764 44.139 48.615 51.086 54.746 55.379
3,2
10,1
5,1
7,2
1,2
- personale
27.109 27.341 30.025 31.221 33.606 32.479
0,9
9,8
4,0
7,6
-3,4
- beni e servizi
14.132 15.262 16.998 18.203 19.428 21.138
8,0
11,4
7,1
6,7
8,8
Prestazioni sociali in natura (3=1+2)
74.027 76.366 83.932 88.064 94.089 96.594
3,2
9,9
4,9
6,8
2,7
Servizi prodotti da produttori non
market (2)
4,4
di cui:
Servizi amministrativi (4)
3.855
4.042
4.272
4.452
4.677
4.916
4,9
5,7
4,2
5,1
5,1
- personale
2.258
2.343
2.392
2.445
2.531
2.579
3,8
2,1
2,2
3,5
1,9
- beni e servizi
1.466
1.563
1.735
1.858
1.990
2.175
6,6
11,0
7,1
7,1
9,3
Altre uscite (5)
1.224
1.436
1.767
2.055
2.450
2.875
17,3
23,1
16,3
19,2
17,3
79.106 81.844 89.971 94.571 101.215 104.385
3,5
9,9
5,1
7,0
3,1
di cui:
Totale uscite correnti (6=3+4+5)
- in percentuale del PIL
6,1
6,1
6,5
6,7
6,9
6,9
Fonte: ISTAT.
(*) Previsioni ISAE; anno 2007, tendenziale.
1
In base al Sec95 le unità produttrici di tipo non market sono quelle la cui vendita di beni e servizi copre non più
del 50% dei costi di produzione e che solo occasionalmente vendono a prezzi in grado di coprire almeno la metà
del costo sostenuto. Si veda ad esempio ISTAT (2005) ), Annuario statistico italiano, reperibile all’indirizzo: http://
www.istat.it/dati/catalogo/asi2005/.
- 172 -
Economia italiana: previsioni 2006-07
Innanzitutto si indicano gli elementi e le ipotesi su cui si basa la stima della spesa per “beni e
servizi prodotti da produttori market”.
Per quanto riguarda l’assistenza farmaceutica, si stimano per il 2006 un incremento del 7,4%
della spesa convenzionata ed un livello della stessa pari al 14,7% del livello di finanziamento
programmato. La previsione per il 2007 include possibili interventi da parte dall’Agenzia Italiana
del Farmaco (AIFA), volti a compensare il 60% dello sforamento residuo dell’anno precedente e a
correggere la dinamica della spesa già in corso d’anno.
Si è tenuto conto del forte incremento della spesa convenzionata verificatosi nel primo
trimestre del 2006 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+12,5% per la spesa netta,
secondo dati Federfarma). Tale aumento è legato all’aumento del numero di ricette (+6,3%) e del
valore medio delle ricette stesse (+5,9%), quest’ultimo provocato dall’eliminazione, a partire dal
1° novembre del 2005, dello sconto del 4,12% sul prezzo al pubblico posto a carico del produttore.
Si è inoltre tenuto conto delle misure adottate dall’AIFA con la Determinazione del 30
dicembre 2005 (G.U. n. 2 del 3 gennaio 2006), entrate in vigore il 16 gennaio 2006, volte a
ripianare il 60% dello sforamento del tetto di spesa nel corso del 2005. Tali misure prevedono: la
temporanea riduzione del 4,4% dei prezzi al pubblico dei farmaci comunque dispensati o impiegati
dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN); lo sconto temporaneo dell’1% sul prezzo al produttore,
corrispondente allo 0,6% del prezzo al pubblico comprensivo di IVA, per i farmaci destinati al
mercato interno e rimborsabili dal SSN.
Nel mese di giugno l’AIFA ha annunciato ulteriori misure (Comunicato n. 33 dell’8 giugno
2006): la riduzione dei prezzi dei farmaci, decisa nel dicembre dello scorso anno, è stata
incrementata dello 0,6% (dal 4,4% al 5%), al fine di ripianare completamente il 60% dello
sforamento del tetto di spesa relativo al 2005 (878 milioni); inoltre, in conseguenza del forte
aumento della spesa farmaceutica verificatosi nei primi mesi del 2006, l’AIFA ha ritenuto di
intervenire per correggere la dinamica corrente ed evitare che il superamento dell’obiettivo risulti
troppo elevato per essere ripianato a consuntivo. A tal fine è stata decisa, attraverso la revisione
del Prontuario Farmaceutico Nazionale (PFN), la temporanea riduzione del prezzo dei farmaci
(fino ad un massimo del 10%), che nel primo trimestre hanno registrato un incremento dei consumi
superiore alla media, non giustificato sul piano epidemiologico. Anche questi interventi sono stati
incorporati nella stima.
Si è valutata inoltre una significativa riduzione della compartecipazione alla spesa da parte
dei cittadini, principalmente a causa dell’eliminazione del ticket decisa dalla Regione Lazio (dal 1°
gennaio 2006) e dalla Regione Calabria (dal 1° settembre 2005) e dell’estensione delle esenzioni
prevista dalla Regione Puglia (dal 1° ottobre 2005).
Dopo il forte incremento verificatosi nel 2005 (+22,3%), provocato dal rinnovo delle
convenzioni e dal pagamento degli arretrati per il periodo di competenza, si prevede per il 2006
una lieve riduzione della spesa per l’assistenza medico-generica, in conseguenza dell’entrata a
regime delle convenzioni e del venir meno della corresponsione delle poste relative ad anni passati.
Non si ipotizza alcun rinnovo, nel periodo di previsione, riguardante il biennio 2006-07.
Anche la spesa per l’assistenza medico-specialistica è prevista in diminuzione nel corso del
2006, dopo il forte aumento dello scorso anno, pure provocato dal rinnovo delle convenzioni e dal
pagamento degli arretrati.
Gli esborsi per assistenza ospedaliera in case di cura private - ridottisi lievemente nel 2005
grazie alle misure, realizzate in molte regioni, di controllo dei volumi di attività, all’introduzione di
- 173 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
tetti di spesa e di meccanismi di regressione tariffaria in caso di sfondamento del budget
programmato - riprendono a crescere, ma con tassi inferiori a quelli del biennio 2003-2004.
Si prevede un aumento, per il biennio 2006-07, della spesa per altra assistenza
convenzionata, in conseguenza della tendenza all’espansione dei servizi i cui esborsi sono
contabilizzati in questa voce (assistenza per anziani non autosufficienti, disabili,
tossicodipendenti).
Per quanto riguarda l’evoluzione della spesa per “beni e servizi forniti da produttori non
market”, si è tenuto conto dei seguenti elementi.
La spesa per il personale, aumentata nel corso del 2005 per effetto dei rinnovi contrattuali
relativi al biennio economico 2002-03 e del pagamento degli arretrati di competenza (Area 3 dirigenza sanitaria, professionale, tecnica e amministrativa; Area 4 - dirigenza medicoveterinaria), è prevista in forte aumento anche nel 2006 in conseguenza dei rinnovi dei contratti
del personale dirigenziale e non dirigenziale del SSN, relativi al biennio economico 2004-05, e
della corresponsione dei relativi arretrati. Si è tenuto conto, inoltre, dell’indennità di vacanza
contrattuale, nell’ipotesi che non vi siano rinnovi, nel periodo di previsione, riguardanti il biennio
economico 2006-07.
Per quanto riguarda la dinamica della spesa per beni e servizi, si sono considerate le misure
adottate dall’AIFA per il contenimento della spesa farmaceutica complessiva entro il tetto del 16%
del finanziamento programmato che colpiscono la spesa farmaceutica non convenzionata, e
ulteriori risparmi posti a carico delle Regioni.
- 174 -
Economia italiana: previsioni 2006-07
più dinamici dei consumi intermedi nei vari comparti. Le prestazioni
sociali in denaro, infine, dovrebbero sperimentare una accelerazione
della crescita nell’anno in corso (+4,8%) e poi un rallentamento
(+3,7%). L’incidenza sul prodotto aumenterebbe di due decimi, passando dal 17,1% del 2005 al 17,3% e su tale livello rimarrebbe l’anno
successivo. Tali dinamiche riflettono, in particolare, l’effetto di rimbalzo delle spese per pensioni nel 2006 - dopo che l’anno precedente gli
esborsi erano stati contenuti dagli effetti (dato l’operare del sistema
delle “finestre”) dell’innalzamento delle soglie di età e di anzianità
contributiva per i dipendenti privati e pubblici - nonché l’impatto una
tantum per l’anno in corso del cosiddetto bonus figli.
Quanto alle uscite in conto capitale, esse mostrano andamenti differenziati sia nell’ambito delle varie componenti di spesa sia nei due
anni in esame. Gli investimenti dovrebbero crescere notevolmente nel
2006 per poi tornare a un incremento più contenuto l’anno successivo.
Nell’anno in corso, infatti, dovrebbe verificarsi una forte espansione
delle spese delle Amministrazioni Locali dopo il notevole calo registrato nel 2005. Sono stati, inoltre, considerati ben più contenuti incassi
dovuti alle dismissioni immobiliari, ipotizzati pari ad un miliardo di
euro per vendite ordinarie in ciascun anno, dopo i circa 2,7 miliardi realizzati nel 2005. I contributi agli investimenti dovrebbero risentire, nel
2006, dei provvedimenti restrittivi disposti con la finanziaria. Le altre
erogazioni di capitali scontano, per l’anno in corso, le somme aggiuntive destinate - tramite il recente decreto legge 223 - all’ANAS e alle
Ferrovie.
Il complesso delle entrate delle Amministrazioni Pubbliche è previsto in forte espansione nel 2006 (+4,5%) e in decelerazione nel prossimo (+3,1%). La quota delle entrate sul PIL aumenta di mezzo punto
percentuale, passando dal 44,4% registrato nel 2005 al 44,9%, per poi
contrarsi al 44,6% nel 2007 in assenza dei provvedimenti che saranno
inseriti nella prossima legge finanziaria.
Le entrate correnti dovrebbero espandersi del 4,9% nel 2006 e del
3,1% l’anno prossimo. L’incidenza sul prodotto aumenta di sei decimi,
al 44,6%, nell’anno in corso e si riduce di tre nel 2007. La notevole
crescita stimata per le entrate tributarie correnti del 2006 risente - oltre
che dei nuovi introiti che si verificheranno in base a quanto disposto
nel decreto legge 223 - delle evoluzioni già riscontrate nei primi cinque
mesi dell’anno e delle indicazioni circa i buoni esiti
- 175 -
Spese in conto
capitale
Entrate
Entrate correnti
Rapporto ISAE - luglio 2006
dell’autotassazione, desumibili peraltro anche dall’andamento del
fabbisogno del Settore Statale. Quest’ultimo infatti, attestandosi nel
primo semestre a circa 35,6 miliardi, è risultato inferiore di 15 miliardi
rispetto a quello dello stesso periodo dello scorso anno. Quanto alle
entrate tributarie, i dati del bilancio dello Stato relativi agli
accertamenti per il periodo gennaio-maggio segnalano un incremento
dell’ordine dell’8,7% e, in particolare, del 10,2% per le imposte dirette
e del 7,4% per quelle indirette.
Graf. 13 - GRADO DI COPERTURA DELLE SPESE E PRESSIONE FISCALE
NEL CONTO DELLE AMMISTRAZIONI PUBBLICHE
(valori percentuali)
94,0
42,0
93,5
41,5
93,0
92,5
41,0
92,0
40,5
91,5
91,0
40,0
2003
2004
2005
Grado di co pertura (scala a sinistra)
2006*
2007*
P ressio ne fiscale (scala a destra)
Fonte: ISTAT.
* Previsioni ISAE, 2007 tendenziale.
Nel conto delle Amministrazioni Pubbliche costruito dall’ISAE i
tributi diretti aumentano in modo consistente nel 2006 (+7,1%) per poi
decelerare notevolmente l’anno successivo (+2%), anche in relazione
al venir meno di rilevanti incassi di natura straordinaria. Al loro interno, nel 2006 particolarmente dinamiche risulteranno l’IRES e le sostitutive, oggetto di manovre cospicue. Le imposte indirette dovrebbero
espandersi in maniera sostenuta nei due anni (con un +5,1% seguito da
un +4,1%), grazie anche agli effetti, crescenti nel tempo, dei provvedimenti del decreto legge 223. Una buona crescita riguarderà le imposte
sugli affari e, in particolare, l’IVA che mostra - nei dati di competenza
giuridica dei primi cinque mesi dell’anno - un incremento pari al 9,4%.
Il gettito, secondo il Dipartimento delle Politiche Fiscali potrebbe essere stato influenzato dalla revisione di alcuni studi di settore e dalla isti-
- 176 -
Economia italiana: previsioni 2006-07
tuzione di nuovi studi realizzate nel corso del 2005. I proventi dei
giochi sono stati rinforzati dalle misure introdotte con il decreto 223.
Quanto ai contributi sociali, le dinamiche (+2,8% e +3,2%) riflettono
gli andamenti delle basi imponibili e, nel 2006, gli effetti degli sgravi
contributivi concessi nel limite massimo complessivo di un punto percentuale.
Le entrate in conto capitale subiranno nel 2006 una ulteriore notevole contrazione (-34,6%), in seguito all’esaurirsi degli introiti dovuti
al condono edilizio; nel 2007 torneranno a crescere. La quota sul PIL si
posizionerebbe allo 0,3% (0,4% nel 2005) in entrambi gli anni della
previsione.
- 177 -
Entrate in conto
capitale
Rapporto ISAE - luglio 2006
MANOVRA DI FINANZA PUBBLICA PER il 2006
(milioni di euro) (1)
Descrizione dei provvedimenti
1) IMPOSTE DIRETTE
Entrate
(aumento +)
Spese
(aumento +)
Effetto
sull’indebitamento
netto (aumento +)
+9.139
--
-9.139
Previste disposizioni volte a favorire il servizio nazionale della riscossione (legge n. 248/2005)..
+300
--
-300
E' elevato da 10 a 20 anni il periodo di ammortamento dell'avviamento (legge n. 248/2005).
+1.680
--
-1.680
E' prevista l’introduzione di una imposta sostitutiva sul reddito, in
caso di cessioni a titolo oneroso di beni immobili acquistati o costruiti
da non più di cinque anni (legge Finanziaria 2006, già citata).
+500
--
-500
Prevista la rivalutazione di beni di impresa e di aree edificabili da
esse possedute (legge n. 342/00 e legge Finanziaria 2006).
+912
--
-912
Prevista la deducibilità IRES delle quote di ammortamento dei beni
materiali strumentali per l’esercizio delle attività di distribuzione e trasporto di gas naturale e di distribuzione di energia elettrica e
gestione della rete di trasmissione nazionale dell’energia elettrica
(legge Finanziaria 2006, già citata).
+790
--
-790
Disposta la riduzione al 60% della misura di deducibilità (a fini IRES)
della riserva sinistri relativa ai contratti di assicurazione dei rami
danni, per la parte riferibile alla componente di lungo periodo (legge
n. 248/2005).
+214
--
-214
E' stata modificata (dallo 0,60% al 0,40%) la deducibilità delle svalutazioni dei crediti per le banche (enti creditizi e finanziari), ai fini della
determinazione della base imponibile IRES (legge n. 248/2005).
+1.339
--
-1.339
È istituita una addizionale alle imposte sul reddito dovuta dai soggetti
titolari di reddito di impresa e dagli esercenti arti e professioni relativi
a materiale pornografico (legge Finanziaria 2006, già citata).
+156
--
-156
Prevista la deducibilità degli ammortamenti dei beni strumentali per
l'esercizio di distribuzione e trasporto di gas naturale e di distribuzione di energia elettrica e gestione della rete di trasmissione nazionale dell'energia elettrica (legge n. 248/2005).
+68
--
-68
Apportate limitazioni alla deducibilità fiscale delle perdite realizzate
dalla Banca d’Italia in occasione di operazioni di concambio (legge n.
248/2005).
+300
Norme varie su indeducibilità minusvalenze da partecipazioni, su leasing, su ammortamenti (legge Finanziaria 2006, già citata; legge n.
248/2005).
+246
--
-246
Disposte misure per rafforzamento e di funzionamento dell'Agenzia
delle entrate, della Agenzia delle dogane e della Guardia di finanza
in funzioni di lotta all'evasione (legge n. 248/2005)
+335
--
-335
Disposta l'indeducibilità delle minusvalenze su dividendi non tassati
(dividendi washing) e previsti accertamenti su operazioni 2004 e
2005 (legge n. 248/2005).
+535
--
-535
E' stata limitata la deducibilità dal canone delle spese di manutenzione ordinaria in caso di locazione di immobili non strumentali di
proprietà delle imprese (legge n. 248/2005).
+98
--
-98
Disposta una detrazione dall’imposta lorda nella misura del 19 per
cento per le spese documentate sostenute dai genitori per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido per un importo complessivamente non superiore a 632 euro annui per ogni figlio ospitato
negli stessi (legge Finanziaria 2006, già citata).
-30
--
+30
Disposta l'esclusione della detraibilità IVA per ciclomotori e auto non
adibiti ad uso (legge Finanziaria 2006, già citata).
-217
--
+217
(1) Valutazione ufficiali.
- 178 -
-300
Economia italiana: previsioni 2006-07
MANOVRA DI FINANZA PUBBLICA PER il 2006
(milioni di euro) (1)
Entrate
(aumento +)
Descrizione dei provvedimenti
Spese
(aumento +)
Effetto
sull’indebitamento
netto (aumento +)
Limitatamente al periodo d’imposta in corso alla data del 31 dicembre
2005, è ampliata la gamma delle spese non documentate
dell'impresa per cui è consentita la deduzione forfetaria e altre
misure minori (legge Finanziaria 2006, già citata; legge 248/2005).
-180
--
+180
Disposta la proroga al 2006 delle agevolazioni tributarie in materia di
recupero edilizio (detrazione pari al 41% e aliquota IVA pari al 10%) e
previste detrazioni per ristrutturazioni ad imprese di costruzione
(legge Finanziaria 2006, già citata).
-39
--
+39
Disposte misure per modificare le condizioni di ammortamento di
autovetture aziendali, per i beni immateriali e per i terreni (D.L. 4/7/
2006, n. 223
+418
--
-418
Previsto il rafforzamento delle attività di accertamento su dichiarazioni “non congrue” relative agli studi di (D.L. 4/7/2006, n. 223).
+305
--
-305
Approvata l’abrogazione dell’aliquota IRPEF agevolata per la tassazione degli importi del trattamento di fine rapporti nei casi di incentivo
all’esodo per i lavoratori; altre disposizioni per redditi diversi; altri
provvedimenti minori (D.L. 4/7/2006, n. 223).
+228
--
-228
Previste misure più stringenti per l’individuazione delle società non
operative con riflessi sulle percentuali di ricalcolo del reddito presunto a fini IRES (D.L. 4/7/2006, n. 223).
+86
--
-86
E’ prevista l’inclusione delle stock options tra i redditi che concorrono
alla formazione del reddito da lavoro dipendente, lasciando invariate
le normative dell’azionariato diffuso (D.L. 4/7/2006, n. 223).
+55
--
-55
2) IMPOSTE INDIRETTE
+2.755
--
-2.755
Prevista la revisione del regime fiscale per la cessione di immobili
effettuate da alcune categorie di soggetti. Altre disposizioni per gli
immobili (D.L. 4/7/2006, n. 223).
+1.573
--
-1.573
Approvata la modifica delle aliquote IVA di alcuni prodotti (innalzamento dal 10% al 20%); disposizioni varie su IVA e IRAP (D.L. 4/7/
2006, n. 223).
+639
--
-639
Stabilite misure per contrastare il gioco illegale (D.L. 4/7/2006, n.
223).
+367
--
-367
Modifica della disciplina di esenzione dall’ICI (D.L. 4/7/2006, n. 223).
+100
--
-100
Prorogata al 2006 la riduzione del 40% dell'aliquota d'accisa per il
gas metano per usi industriali oltre un certo consumo (legge Finanziaria 2006, già citata).
-89
--
+89
Disposta la proroga per il 2006 per le zone montane del prezzo al
litro del gasolio e gpl per riscaldamento (legge Finanziaria 2006, già
citata).
-52
--
+52
Confermate per il 2006 le particolari aliquote d'accisa gas metano per
combustione ad uso individuale e altri usi civili nei comuni di Aosta,
Belluno, Bolzano e Trento e esenzioni per riscaldamento gasolio e
gpl per riscaldamento impiegate nelle frazioni parzialmente non
metanizzate (zona climatica E), oltre ad esenzioni per uso del gasolio
nelle province di Trieste e Udine. Altre norma minori (legge Finanziaria 2006, già citata; legge n. 248/2005).
-184
--
+184
Prevista l'esenzione d'accise per il gasolio da riscaldamento serra
(Legge 350/2003; Legge Finanziaria 2006, già citata).
-23
--
+23
Disposte modifiche alla disciplina dell'imposta regionale sulle attività
produttive per il settore agricolo (legge Finanziaria 2006, già citata).
-389
--
+389
Disposta la proroga delle agevolazioni fiscali per la pesca e la proprietà contadina (legge Finanziaria 2006, già citata).
-117
--
+117
(1) Valutazione ufficiali.
- 179 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
MANOVRA DI FINANZA PUBBLICA PER il 2006
(milioni di euro) (1)
Entrate
(aumento +)
Descrizione dei provvedimenti
Spese
(aumento +)
Effetto
sull’indebitamento
netto (aumento +)
Sono previste misure fiscali, amministrative e finanziarie per i distretti
industriali con l’obiettivo di accrescere lo sviluppo delle aree e dei
settori di riferimento, di migliorare l’efficienza nell’organizzazione e
nella produzione, secondo princìpi di sussidiarietà verticale ed orizzontale (Legge finanziaria 2006, già citata).
-50
--
+50
E' prevista la soppressione delle tariffe delle Concessioni Governative per i brevetti definiti dal DPR 641/72 e l'esenzione dall'imposta di
bollo per istanze, atti e provvedimenti relativi al riconoscimento in Italia di brevetti per invenzioni industriali, di brevetti per modelli di utilità
e di brevetti per modelli e disegni ornamentali (legge Finanziaria
2006, già citata).
-40
--
+40
Prevista la deducibilità IRAP delle quote di ammortamento dei beni
materiali strumentali per l’esercizio delle attività di distribuzione e trasporto di gas naturale e di distribuzione di energia elettrica e
gestione della rete di trasmissione nazionale dell’energia elettrica
(Legge finanziaria 2006, già citata).
+102
--
-102
Previste misure a sostegno del gioco legale con apparecchi di intrattenimento e misure volte a contrastare il gioco illegale (Legge finanziaria 2006, già citata).
+440
--
-440
Previste modifiche nel criterio di calcolo trimestrale per la determinazione della classe di prezzo della sigaretta più venduta con previsioni
di maggiori entrate fiscali indotte (Legge finanziaria 2006, già citata).
+90
--
-90
E' disposto un rialzo, a decorrere dal 1º gennaio 2006, dell’aliquota
dell’imposta di consumo sugli oli lubrificanti (legge Finanziaria 2006,
già citata).
+90
--
-90
Previste misure per contrastare il gioco illegale e valorizzare quello
legale (legge n. 248/2005).
+80
--
-80
Sono disposte misure per la regolamentazione della raccolta a
distanza delle scommesse, del bingo e delle lotterie attraverso Internet, televisione digitale, terrestre e satellitare, nonché attraverso la
telefonia fissa e mobile; altre misure sui giochi (legge n. 248/2005).
+218
--
-218
3) CONTRIBUTI SOCIALI EFFETTIVI
-2.241
--
+2.241
Previsto a decorrere dal 1 gennaio 2006 un esonero dal versamento
dei contributi sociali alla gestione delle prestazioni temporanee
presso l'INSP nel limite massimo complessivo di un punto percentuale (legge Finanziaria 2006, già citata).
-1.996
--
+1.996
E' riconosciuto per i lavoratori dipendenti con qualifica di autisti di
livello 3º e 3º super, l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali dovuti all’INPS, per la quota a carico dei datori di
lavoro, nel limite di ore mensili individuali di orario ordinario, comunque non superiori a 20 (legge Finanziaria 2006, già citata).
-120
--
+120
E' previsto che le somme versate nel periodo d’imposta 2005 a titolo
di contributo al Servizio sanitario nazionale sui premi di assicurazione per la responsabilità civile per i danni derivanti dalla circolazione di veicoli a motore adibiti a trasporto merci, di massa
complessiva a pieno carico non inferiore a 11,5 tonnellate, possano
essere utilizzate in compensazione dei versamenti effettuati dal 1º
gennaio al 31 dicembre 2006 nel limite di spesa di 75 milioni di euro
(legge Finanziaria 2006, già citata).
-75
--
+75
Previste riduzioni dei premi INAIL del Fondo pensioni lavoratori
dipendenti, alla gestione esercenti attività commerciali e alla gestione
artigiani (legge Finanziaria 2006, già citata).
4) ALTRE ENTRATE
Previsto un canone aggiuntivo unico ai titolari di concessioni idroelettriche e altre disposizioni in materia di elettricità (legge Finanziaria
2003, già citata).
(1) Valutazione ufficiali.
- 180 -
-50
--
+50
+149
--
-149
+95
--
-95
Economia italiana: previsioni 2006-07
MANOVRA DI FINANZA PUBBLICA PER il 2006
(milioni di euro) (1)
Entrate
(aumento +)
Descrizione dei provvedimenti
Spese
(aumento +)
Effetto
sull’indebitamento
netto (aumento +)
Prevista (dal 2007) la soppressione degli stanziamenti previsti per il
finanziamento della Consob, dell'Autorità di vigilanza sui lavori pubblici, dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e della Commissione di vigilanza sui fondi pensione. Per il 2006 si prevede un
sistema di finanziamento transitorio (legge Finanziaria 2006, già
citata).
+44
--
-44
Sono aggiornati gli importi fissi delle sanzioni pecuniarie, anche
penali, da attuare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da adottare entro il 28 febbraio 2006 (legge Finanziaria 2006, già
citata).
+100
--
-100
-90
--
Altre minori entrate (legge Finanziaria 2006, già citata).
+90
5) REDDITI DA LAVORO DIPENDENTE
--
-294
-294
Previsto che le pubbliche amministrazioni a decorrere dall’anno 2006
possano avvalersi di personale a tempo determinato o con convenzioni ovvero con contratti di collaborazione coordinata e continuativa,
nel limite del 60 per cento della spesa sostenuta per le stesse finalità
nell’anno 2003 (legge Finanziaria 2006, già citata).
--
-237
-237
E' disposto che a decorrere dall’anno 2006 l’ammontare complessivo
dei fondi per il finanziamento della contrattazione integrativa delle
amministrazioni dello Stato e delle Università, determinato ai sensi
delle rispettive normative contrattuali, non possa eccedere quello
previsto per l’anno 2004 (legge Finanziaria 2006, già citata).
--
-108
-108
E' previsto che le regioni e gli enti locali concorrano alla realizzazione
degli obiettivi di finanza pubblica adottando misure necessarie a
garantire che le spese di personale, al lordo degli oneri riflessi a
carico delle amministrazioni e dell’IRAP, non superino per ciascuno
degli anni 2006, 2007 e 2008 il corrispondente ammontare dell’anno
2004 diminuito dell’1 per cento. A tal fine si considerano anche le
spese per il personale a tempo determinato, con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, o che presta servizio con altre
forme di rapporto di lavoro flessibile o con convenzioni (legge Finanziaria 2006, già citata).
--
-465
-465
Altre misure minori di riduzione della spesa (legge Finanziaria 2006,
già citata).
--
-76
-76
Disposto l'adeguamento delle risorse per la contrattazione collettiva
nazionale previste per il biennio 2004-2005 (legge Finanziaria 2006,
già citata).
--
+280
+280
E' disposto a carico del bilancio dello Stato l'onere derivante dall'adeguamento delle risorse contrattuali per il personale delle amministrazioni diverse da quella statale (legge Finanziaria 2006, già citata).
--
+113
+113
Previsto l'incremento del concorso dello Stato al finanziamento della
spesa sanitaria per contratti a decorrere dal 2006 (Legge 30 dicembre 2004, n. 311; Legge Finanziaria 2006, già citata)
--
+109
+109
Altre misure minori di aumento della spesa (legge Finanziaria 2006,
già citata).
--
+90
+90
6) CONSUMI INTERMEDI E PRESTAZIONI SOCIALI IN NATURA
--
-5.758
-5.758
Disposti risparmi di spesa per consumi intermedi, sia per le Amministrazioni Centrali e per quelle Locali (Patto di Stabilità Interno) (legge
Finanziaria 2006, già citata).
--
-5.343
-5.343
Previsti stanziamenti al fine di consentire alle istituzioni scolastiche
l'affidamento dei servizi di pulizia e dei servizi amministrativi (legge
Finanziaria 2006, già citata).
--
+50
+50
(1) Valutazione ufficiali.
- 181 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
MANOVRA DI FINANZA PUBBLICA PER il 2006
(milioni di euro) (1)
Entrate
(aumento +)
Descrizione dei provvedimenti
Spese
(aumento +)
Effetto
sull’indebitamento
netto (aumento +)
Attesi risparmi di spesa conseguenti all’accantonamento di quote
delle risorse di bilancio al fine di renderle indisponibili (consumi intermedi a carattere discrezionale, e analoghe spese nel comparto della
sicurezza e del soccorso) (D.L. 4/7/2006, n. 223).
--
-665
-665
Disposte riduzioni per l’anno 2006 per le autorizzazioni di spesa per
la Protezione civile, modifiche del pagamento delle spese della giustizia e contrazioni delle spese di funzionamento degli enti e organismi pubblici non territoriali (10% per il 2006) (D.L. 4/7/2006, n. 223).
--
-180
-180
Integrate alcune autorizzazioni di spesa per il Fondo nazionale dei
servizio civile, il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali e il Fondo
Unico per lo Spettacolo (D.L. 4/7/2006, n. 223).
--
+380
+380
7) PRESTAZIONI SOCIALI IN DENARO
--
+696
+696
E' previsto per ogni figlio nato ovvero adottato nell’anno 2005 un
assegno pari ad euro 1.000 (legge Finanziaria 2006, già citata).
--
+467
+467
E' previsto per ogni figlio nato nell’anno 2006, secondo o ulteriore per
ordine di nascita, ovvero adottato un assegno pari a 1.000 euro
(legge Finanziaria 2006, già citata).
--
+229
+229
8) TRASFERIMENTI CORRENTI AD IMPRESE
--
-956
-956
E' prevista una razionalizzazione delle risorse stanziate in bilancio
per trasferimenti correnti alle imprese pubbliche e alle camere di
commercio (legge Finanziaria 2006, già citata).
--960
-960
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze e Poste Italiane Spa determinano con apposita convenzione i parametri di mercato e le modalità di calcolo del tasso da corrispondere a decorrere dal 1º gennaio
2005 sulle giacenze dei conti correnti in essere presso la tesoreria
dello Stato sui quali affluisce la raccolta effettuata tramite conto corrente postale, in modo da consentire una riduzione di almeno 150
milioni di euro rispetto agli interessi a tale titolo dovuti a Poste Italiane Spa dall’anno 2005 (legge Finanziaria 2006, già citata).
--
-150
-150
E' istituito un Fondo di garanzia per agevolare l'accesso al credito
delle imprese che conferiscono il trattamento di fine rapporto (TFR) a
forme pensionistiche complementari. Il predetto Fondo e' alimentato
da un contributo dello Stato (Legge n. 248/2005).
--
+154
+154
9) SPESE IN CONTO CAPITALE
--
-840
-840
Previsti riduzioni apporto di capitale a FS (Legge n. 248/2005).
--
-124
-124
E' disposto, a decorrere dal 2006, un contenimento degli incrementi
di spesa per investimenti fissi lordi discrezionali, con esclusione di
quelle concernenti il comparto delle sicurezza pubblica (legge Finanziaria 2006, già citata).
--
-360
-360
E' disposto un contenimento degli incrementi di spesa in conto capitale per l'Anas Spa per l’anno 2006 (Legge finanziaria 2006,già
citata).
--
-300
-300
E' disposto che per l'anno 2006 le erogazioni del Fondo speciale
rotativo per l’innovazione tecnologica non possano superare
l’importo complessivo di 1.900 milioni di euro (legge Finanziaria
2006, già citata).
--
-1.200
-1.200
Previsto per l’anno 2006, con riferimento a ciascun Ministero, che i
pagamenti per spese relative a investimenti fissi lordi non possano
superare il 95 per cento del corrispondente importo pagato nell’anno
2004 (legge Finanziaria 2006, già citata).
--
-336
-336
(1) Valutazione ufficiali.
- 182 -
Economia italiana: previsioni 2006-07
MANOVRA DI FINANZA PUBBLICA PER il 2006
(milioni di euro) (1)
Entrate
(aumento +)
Descrizione dei provvedimenti
Spese
(aumento +)
Effetto
sull’indebitamento
netto (aumento +)
Sono previsti per i soggetti titolari di contabilità speciali aperte presso
le sezioni di tesoreria statale limiti nei pagamenti per un importo complessivo superiore all’80 per cento di quello rilevato nell’esercizio
2005 (legge Finanziaria 2006, già citata).
--
-400
-400
Sono previsti limiti agli importi destinati al Fondo per le aree sottoutilizzate di cui all’articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289
(legge Finanziaria 2006, già citata).
--
-153
-153
Disposizioni su Fondo di garanzia e previdenza complementare
(legge Finanziaria 2006, già citata).
--
-154
-154
Sono previsti stanziamenti per la realizzazione del programma straordinario a carattere nazionale a sostegno della ricerca oncologica
autorizzata da assegnare ai soggetti individuati ai sensi del decreto
del Ministro della Salute, previa stipula di apposite convenzioni con il
Ministero della salute (legge Finanziaria 2006, già citata).
--
+50
+50
Disposti per il 2006 stanziamenti per le esigenze infrastrutturali e di
investimento delle Forze dell’ordine. Sono inoltre previsti indicennali
per consentire la prosecuzione del programma di sviluppo e di acquisizione delle unità navali della classe FREMM (fregata europea multimissione) e delle relative dotazioni operative, nonché per l’avvio di
programmi dichiarati di massima urgenza (legge Finanziaria 2006,
già citata).
--
+50
+50
Previsti stanziamenti per il Dipartimento della protezione civile per il
finanziamento degli interventi e delle opere di ricostruzione nei territori colpiti da calamità naturali (legge Finanziaria 2006, già citata).
--
+26
+26
Previsto per le Regioni a Statuto Ordinario e per gli Enti Locali il concorso al rispetto del Patto di stabilità interno, prevedendo limiti di
spesa in conto capitale (legge Finanziaria 2006, già citata).
--
+180
+180
Disposti contributi pluriennali alle imprese nazionali nel settore della
difesa al fine di consentire la prosecuzione dei principali programmi
internazionali ed interforze, anche a valenza internazionale, e specialmente europea (legge Finanziaria 2006, già citata).
--
+55
+55
Altri interventi di risparmi di spesa in conto capitale (legge Finanziaria
2006, già citata).
--
-1.010
-1.010
Disposta l’attribuzione di un contributo in conto impianti a favore di
Ferrovie dello Stato SpA o a società del gruppo per la prosecuzione
degli interventi relativi al sistema “Alta velocità/alta capacità” (D.L. 4/
7/2006, n. 223).
--
+1.800
+1.800
E’ innalzato il limite posto a carico dell’Anas per l’effettuazione di
pagamenti relativi a spese di investimento (D.L. 4/7/2006, n. 223).
--
+1.000
+1.000
Disposta l’esclusione dalle regole dal patto di stabilità interno delle
spese in conto capitale effettuate dal Comune di Roma, relative agli
interventi per il trasporto su ferro; altre disposizioni (D.L. 4/7/2006, n.
223).
--
+36
+36
10) ALTRE SPESE CORRENTI E IN CONTO CAPITALE
--
-3.713
-3.713
Interventi di risparmio di spesa contenuti nelle tabelle allegate alla
legge Finanziaria (legge Finanziaria 2006, già citata).
--
-2.536
-2.536
Prevista la riduzione per il 2006 delle risorse finanziarie per il Servizio
sanitario nazionale (legge Finanziaria 2006, già citata).
--
-2.500
-2.500
E' istituito nello stato di previsione del Ministero della difesa un
Fondo da ripartire per le esigenze di funzionamento dell’Arma dei
carabinieri (legge Finanziaria 2006, già citata).
--
+50
+50
(1) Valutazione ufficiali.
- 183 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
MANOVRA DI FINANZA PUBBLICA PER il 2006
(milioni di euro) (1)
Entrate
(aumento +)
Descrizione dei provvedimenti
Spese
(aumento +)
Effetto
sull’indebitamento
netto (aumento +)
E' prevista l'istituzione di un Fondo nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle Finanze in cui confluirà un sesto delle
risorse giacenti sulle contabilità speciali e sui conti correnti di Tesoreria Centrale non movimentati da oltre un anno. Al Fondo potranno
ricorrere le Amministrazioni interessate (legge Finanziaria 2006, già
citata).
--
+50
+50
E' disposta l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero
dell'Economia e delle Finanze, di un Fondo al fine di provvedere
all'estinzione dei debiti pregressi contratti dalle Amministrazioni centrali dello Stato nei confronti delle società, enti, persone fisiche, istituzioni e organismi vari (legge Finanziaria 2006, già citata).
--
+170
+170
Previsto stanziamento per l'attuazione del piano programmatico concernente la riforma degli ordinamenti scolastici (legge Finanziaria
2006, già citata).
--
+44
+44
E' istituito nello stato di previsione della spesa del Ministero delle
infrastrutture e dei trasporti un fondo denominato «Fondo per misure
di accompagnamento della riforma dell’autotrasporto di merci e per lo
sviluppo della logistica» al fine di favorire il processo di riforma del
settore dell’autotrasporto di merci (legge Finanziaria 2006, già
citata).
--
+80
+80
Prevista l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero
dell'interno, di due Fondi da ripartire nella parte corrente (per l'acquisizione di beni e servizi da parte della P.A) e in conto capitale (per
fare fronte alle esigenze infrastrutturali e di investimento delle Forze
dell'ordine). (legge Finanziaria 2006, già citata).
--
+180
+180
Totalizzazione dei periodi assicurativi ed integrazione tabella C della
legge 30 dicembre 2004, n. 311 (Legge n. 248/2005).
--
+160
+160
Eccedenze di spesa di natura corrente (legge Finanziaria 2006, già
citata).
--
+589
+589
-11.561
-21.363
TOTALE
+9.802
(1) Valutazione ufficiali.
- 184 -
Economia territoriale: evoluzione recente
e previsioni 2006-07
INTRODUZIONE
In questo capitolo analizziamo la congiuntura economica a livello
territoriale e presentiamo i risultati delle previsioni sull’andamento delle quattro ripartizioni italiane (Nord Ovest, Nord Est, Centro e Mezzogiorno) nel periodo 2006-07. Riportiamo inoltre una nota di
approfondimento sui processi di concentrazione spaziale dell’attività
manifatturiera durante il periodo 1971-2001.
L’esame delle tendenze economiche territoriali relative al 2005 è
basata su alcune stime preliminari dell’ISTAT relative alle principali
poste di contabilità regionale, sui risultati di indagini di varia fonte e
sugli indicatori di congiuntura territoriale desunti dalle inchieste ISAE.
Per le principali voci di contabilità (PIL, consumi delle famiglie ed investimenti) e per i maggiori indicatori di sviluppo (PIL pro capite, produttività del lavoro e tasso di occupazione), si riportano le previsioni
relative alle quattro ripartizioni, costruite in coerenza con le stime del
quadro nazionale esposto nel Rapporto.
Nel 2005 il PIL dell’Italia (valutato a prezzi costanti 1995) è rimasto invariato rispetto al 2004. A livello territoriale, le stime dell’ISTAT
indicano un aumento dello 0,4% nel Nord Est e una lieve contrazione
nella altre ripartizioni (-0,2% nel Nord Ovest e nel Mezzogiorno;
-0,1% nel Centro).
A deprimere la dinamica del PIL nel Nord Ovest ha contribuito in
misura maggiore l’evoluzione negativa delle esportazioni nette di beni
e servizi e degli investimenti fissi lordi in macchinari, attrezzature e
mezzi di trasporto. La riduzione del PIL delle regioni meridionali e
centrali è il risultato netto di un andamento negativo delle esportazioni
nette di beni e servizi, degli investimenti fissi lordi in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto e dei consumi delle famiglie e di un aumento dei consumi delle AAPP e delle ISP e degli investimenti in
- 185 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
costruzioni. Nel Nord Est, la dinamica lievemente positiva delle componenti interne della domanda hanno più che compensato la contrazione del flusso netto di beni e servizi con l’esterno dell’area.
Le previsioni condotte dall’ISAE per il biennio 2006-07, caratterizzato da un quadro internazionale favorevole, indicano un aumento
del PIL in linea con la media nazionale (+1,5% nel 2006 e +1,3% nel
2007) nel Centro e nel Mezzogiorno; sopra la media dovrebbe mantenersi la dinamica del PIL nel Nord Est (+1,7% nel 2006 e +1,4% nel
2007), leggermente sotto la media quella del PIL nel Nord Ovest (1,4%
nel 2006 e 1,2% nel 2007).
Grazie all’andamento dei flussi migratori da Sud a Nord registrata
dalla metà degli anni novanta, il Mezzogiorno sta riducendo progressivamente, anche se molto lentamente, la distanza dal resto del Paese in
termini di PIL pro capite1. Il recupero sembra essere continuato nel
2005, nonostante la dinamica negativa PIL meridionale in contrasto
con quella stagnante del Centro-Nord. E’ importante tuttavia osservare
che il differenziale di crescita di medio periodo tra il Mezzogiorno ed il
resto del Paese ha teso a diminuire negli ultimi anni, frenando significativamente il pur lento processo di convergenza di lungo periodo che
sembrava aver preso avvio a metà degli anni novanta. Per il biennio
2006-07 si prevede un ridimensionamento del differenziale di crescita
della popolazione tra il Centro-Nord ed il Mezzogiorno. Il recupero del
Mezzogiorno in termini di PIL pro capite dovrebbe quindi rallentare.
Per il 2007 si stima un livello di PIL pro capite del Mezzogiorno in
rapporto a quello del Centro-Nord pari a 60,1 per cento.
Nel 2005, a fronte di una stagnazione del valore aggiunto totale, la
domanda di lavoro, misurata in termini di unità di lavoro complessive,
ha subito una forte contrazione nel Mezzogiorno (-1,2%) ed una lieve
riduzione (-0,1%) nel Centro-Nord. I dati sulle forze lavoro elaborati
dall’ISTAT indicano, inoltre, una riduzione tra il 2004 e il 2005 del
tasso di occupazione meridionale (calcolato in termini di numero di occupati in rapporto alla popolazione oltre i 15 anni), che giunge al 37%.
Il tasso di disoccupazione dell’area registra però una flessione di 0,7
punti percentuali rispetto al 2004, giungendo al 14,3 per cento.
I risultati conseguiti nel 2005 dai singoli comparti produttivi sono
stati alquanto differenziati. Nel settore agricolo, la tendenza positiva
osservata nel 2004 ha subito un’interruzione. Si è, infatti, registrato
1
Per quanto riguarda la ripresa dei flussi migratori dal meridione per il resto del Paese, si veda
ISAE, Le previsioni per l’economia italiane, febbraio 2006.
- 186 -
Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07
ovunque un calo significativo del valore aggiunto, ad eccezione del
Centro. L’occupazione agricola al Sud è diminuita ulteriormente seguendo il lungo processo di cambiamento strutturale in atto. Dato il
peso tuttora non indifferente di questo settore sulla struttura occupazionale del Mezzogiorno, la diminuzione dell’occupazione agricola ha
contribuito a determinare la variazione negativa delle unità di lavoro
standard dell’area.
Il settore delle costruzioni (comprendente edilizia ed opere pubbliche) ha fatto registrare una dinamica positiva dell’occupazione in tutte
le ripartizioni, mentre il valore aggiunto è aumentato solo nel Mezzogiorno e nel Nord Est, subendo una contrazione nel Nord Ovest e nel
Centro. I servizi hanno contribuito, nel loro insieme, positivamente alla
dinamica del valore aggiunto sia nel Centro-Nord che nel Mezzogiorno, in presenza anche di una evoluzione favorevole della produttività.
Il valore aggiunto dell’industria in senso stretto, dopo il recupero
del 2004, ha mostrato un forte peggioramento sia nel Centro-Nord
(-2,1%) che nel Mezzogiorno (-3,2%). L’industria ha inoltre accusato
una flessione dell’occupazione più forte nel Mezzogiorno (-2,3%) e
più contenuta nelle regioni centro-settentrionali (-1,4%). L’indicatore
del clima di fiducia delle imprese manifatturiere elaborato dall’ISAE
segnala però un’accelerazione dell’attività industriale nella prima metà
del 2006. Per tutte le ripartizioni territoriali, il livello dell’indice di fiducia si attesta sui valori più alti dal 2002.
CONGIUNTURA E PREVISIONI PER AREA GEOGRAFICA
Nel 2005 il PIL nazionale (a prezzi costanti 1995) è rimasto invariato rispetto al 2004. Sulla base di stime dell’ISTAT, a livello territoriale si sarebbe registrato un andamento positivo nelle regioni
nordorientali (+0,4%) e una lieve contrazione nelle altre ripartizioni
(-0,2% nel Nord Ovest e nel Mezzogiorno; -0,1% nel Centro).
Le dinamiche di medio periodo continuano a segnalare un lieve
recupero dell’attività economica nel Mezzogiorno rispetto al livello
medio di sviluppo del Paese; il tasso di crescita medio annuo del PIL
del Mezzogiorno, calcolato per il periodo tra il 1995 e il 2005, è pari
all’1,5% uguale a quello del Centro, ma leggermente superiore a quello
medio nazionale (1,3%). Per il Nord Est si calcola una variazione media annua dell’1,3%, mentre per il Nord Ovest dell’1 per cento.
- 187 -
Dinamica del PIL
Rapporto ISAE - luglio 2006
Le previsioni condotte dall’ISAE per il biennio 2006-07, caratterizzato da un quadro internazionale favorevole, indicano un aumento
del PIL in linea con la media nazionale (+1,5% nel 2006 e +1,3% nel
2007) nel Centro e nel Mezzogiorno; sopra la media dovrebbe mantenersi la dinamica del PIL nel Nord Est (+1,7% nel 2006 e +1,4% nel
2007), leggermente sotto la media quella del PIL nel Nord Ovest (1,4%
nel 2006 e 1,2% nel 2007).
Graf. 1 - TASSI DI CRESCITA DEL PIL
5,0
4,0
3,0
2,0
1,0
0,0
-1,0
1997
1998
1999
2000
2001
Nord Ovest
2002
Nord Est
2003
Centro
2004
2005
2006*
2007*
Mezzogiorno
Fonte: elaborazioni ISAE su dati Prometeia.
* Previsioni ISAE.
Consumi,
investimenti ed
esportazioni
A deprimere la dinamica del PIL nel Nord Ovest ha contribuito in
misura maggiore l’evoluzione negativa delle esportazioni nette di beni
e servizi e degli investimenti fissi lordi in macchinari, attrezzature e
mezzi di trasporto. La riduzione del PIL delle regioni meridionali e
centrali è il risultato netto di un andamento negativo delle esportazioni
nette di beni e servizi, degli investimenti fissi lordi in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto e dei consumi delle famiglie e di un aumento dei consumi delle AAPP e delle ISP e degli investimenti in
costruzioni. Nel Nord Est, la dinamica lievemente positiva delle componenti interne della domanda hanno più che compensato la contrazione del flusso netto di beni e servizi con l’esterno dell’area.
Durante il periodo di previsione la domanda interna dovrebbe segnare un miglioramento consistente in tutte le ripartizioni. I consumi
delle famiglie (al lordo della componente del turismo) aumenterebbero
in misura leggermente maggiore nel Mezzogiorno sia nel 2006
(+1,5%) che nel 2007 (+1,6%). Anche la spesa per investimenti fissi
- 188 -
Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07
Tab. 1
DINAMICA DEL PIL E DELLA DOMANDA AGGREGATA
(tassi di variazione percentuale su valori a prezzi costanti)
Aggregati
1999
2000
2001
2002
2003
2004
PIL
1,2
2,7
1,7
-0,1
-0,4
1,1
Domanda interna al netto delle scorte
2,7
4,2
1,0
0,6
0,5
1,5
Spesa per consumi delle famiglie
2,0
2,6
0,4
-0,1
1,0
1,7
2006*
2007*
1995-05
media
annua
-0,2
1,4
1,2
1,0
0,0
1,2
1,1
1,7
-0,1
1,2
0,9
1,4
2005
Nord Ovest
Spesa per consumi delle AAPP e delle ISP
1,6
2,4
4,1
2,0
2,4
0,7
1,2
0,7
0,8
1,6
Investimenti fissi lordi totali
5,5
10,2
0,7
1,3
-2,3
1,4
-0,7
1,6
2,0
2,4
Investimenti fissi lordi in costruzioni
3,0
8,9
4,0
0,3
2,4
3,7
-0,2
0,2
0,5
1,8
Investimenti fissi lordi in macchinari, impianti e mezzi
di trasporto
7,0
10,9
-1,1
1,9
-5,0
0,0
-1,1
2,4
3,0
2,7
1,3
Nord Est
PIL
1,6
4,1
1,0
0,1
0,4
0,9
0,4
1,7
1,4
Domanda interna al netto delle scorte
4,0
4,2
1,2
1,1
0,7
1,7
0,4
1,4
1,2
2,0
Spesa per consumi delle famiglie
3,0
4,2
0,8
-0,3
1,2
1,3
0,2
1,2
1,1
1,8
Spesa per consumi delle AAPP e delle ISP
2,0
2,0
3,0
1,7
2,3
0,7
1,2
0,7
0,8
1,4
Investimenti fissi lordi totali
8,2
5,4
1,2
4,5
-1,4
3,6
0,5
2,5
1,9
3,0
Investimenti fissi lordi in costruzioni
1,4
11,0
5,1
10,4
2,6
2,9
0,6
1,7
0,0
3,7
13,5
1,5
-1,7
-0,3
-5,1
4,2
0,3
3,3
3,6
2,3
Investimenti fissi lordi in macchinari, impianti e mezzi
di trasporto
Centro
PIL
1,7
2,9
2,0
0,6
0,6
2,5
-0,1
1,5
1,3
1,5
Domanda interna al netto delle scorte
3,1
3,3
2,2
0,4
0,7
0,9
-0,1
1,2
1,2
1,7
Spesa per consumi delle famiglie
2,6
3,7
1,1
0,2
1,1
0,9
-0,1
1,3
1,2
1,7
Spesa per consumi delle AAPP e delle ISP
1,2
2,0
3,9
1,8
2,6
0,7
1,2
0,7
0,8
1,4
Investimenti fissi lordi totali
6,6
3,1
4,2
-0,1
-2,2
1,0
-1,5
1,4
1,8
1,9
Investimenti fissi lordi in costruzioni
2,3
-2,3
1,4
1,6
0,0
2,8
-0,4
1,2
1,1
1,7
Investimenti fissi lordi in macchinari, impianti e mezzi
di trasporto
9,7
6,8
6,0
-1,2
-3,6
-0,1
-2,2
1,5
2,3
2,0
PIL
2,3
2,7
2,4
1,0
0,7
0,6
-0,2
1,5
1,3
1,5
Domanda interna al netto delle scorte
1,6
3,0
1,6
0,4
0,9
1,0
-0,1
1,8
1,7
1,6
Spesa per consumi delle famiglie
2,1
2,4
0,6
0,2
1,1
0,8
-0,3
1,5
1,6
1,4
Spesa per consumi delle AAPP e delle ISP
1,2
1,1
4,0
1,9
1,9
0,7
1,2
0,7
0,8
1,4
Investimenti fissi lordi totali
0,5
7,5
2,1
-1,0
-1,1
2,1
-0,9
4,1
3,4
2,3
Investimenti fissi lordi in costruzioni
3,4
4,4
1,0
0,4
1,1
2,8
1,9
2,4
2,1
1,2
-1,9
10,3
3,0
-2,2
-2,9
1,5
-3,4
5,8
4,7
3,5
Mezzogiorno
Investimenti fissi lordi in macchinari, impianti e mezzi
di trasporto
ITALIA
PIL
1,7
3,0
1,8
0,4
0,3
1,2
0,0
1,5
1,3
1,3
Domanda interna al netto delle scorte
2,4
4,8
1,6
0,2
0,4
1,4
-0,1
1,6
1,3
1,7
Spesa per consumi delle famiglie
2,4
3,1
0,7
0,0
1,1
1,2
-0,1
1,3
1,2
1,5
Spesa per consumi delle AAPP e delle ISP
1,4
1,7
3,8
1,9
2,3
0,7
1,2
0,7
0,8
1,5
Investimenti fissi lordi totali
5,0
6,9
1,9
1,2
-1,8
2,1
-0,6
2,3
2,2
2,4
Investimenti fissi lordi in costruzioni
2,6
5,9
3,0
3,2
1,7
3,1
0,5
1,4
0,9
2,1
Investimenti fissi lordi in macchinari, impianti e mezzi
di trasporto
6,8
7,7
1,1
-0,2
-4,2
1,3
-1,5
3,2
3,4
2,6
Fonte: elaborazioni ISAE su dati Prometeia.
* Previsioni ISAE.
- 189 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Indicatori di
sviluppo
lordi dell’area meridionale dovrebbe registrare un’accelerazione tanto
nel 2006 (+4,1%) quanto nel 2007 (+3,4%). Le esportazioni nette di
beni e servizi dovrebbe, tuttavia, contribuire negativamente alla dinamica del PIL del Mezzogiorno.
Nel 2005 il Mezzogiorno ha mostrato una dinamica della
popolazione positiva (+0,2%), ma di gran lunga inferiore a quella del
Centro-Nord (+1%), confermando una tendenza in atto dal 1997 e
connessa alla ripresa dei flussi migratori dal Sud verso le aree più
ricche e alla forte riduzione del tasso di natalità nell’area meridionale.
Il divario tra il PIL pro capite del Mezzogiorno e quello del CentroNord ha quindi mostrato una riduzione rispetto al 2004, nonostante la
dinamica negativa PIL meridionale in contrasto con quella stagnante
del Centro-Nord. Per il 2005, si calcola un reddito per abitante (a
prezzi del 1995) del Mezzogiorno pari al 60,1% di quello del CentroNord; dieci anni prima esso era pari al 55,9%. E’ importante tuttavia
osservare che il differenziale di crescita di medio periodo tra il
Mezzogiorno ed il resto del Paese ha teso a ridursi negli ultimi due
anni; quest’evoluzione metterebbe in dubbio il fatto che si sia
effettivamente innescato a partire dalla metà degli anni novanta un
processo di convergenza tale da consentire nel lungo periodo un
riequilibrio dei differenziali di sviluppo interni al nostro Paese.
Graf. 2 - TASSI DI VARIAZIONE DELLA POPOLAZIONE
(tassi di variazione percentuale)
1 ,4
1 ,2
1 ,0
0 ,8
0 ,6
0 ,4
0 ,2
0 ,0
- 0 ,2
- 0 ,4
1 9 9 0 1 9 9 1 1 9 9 2 1 9 9 3 1 9 9 4 1 9 9 5 1 9 9 6 1 9 9 7 1 9 9 8 1 9 9 9 2 0 0 0 2 0 0 1 2 0 0 2 2 0 0 3 2 0 0 4 2 0 0 5 2 0 0 6 *2 0 0 7 *
C e n tro -N o rd
Fonte: elaborazioni ISAE su dati Prometeia.
* Previsioni ISAE.
- 190 -
Me zzo g io rn o
Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07
Graf. 3 - MEZZOGIORNO: DIFFERENZIALI DI SVILUPPO RISPETTO
AL CENTRO-NORD
(tassi di variazione percentuale)
90,0
61,0
60,0
85,0
59,0
80,0
58,0
75,0
57,0
70,0
56,0
55,0
65,0
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006* 2007*
PIL per unità di lavoro
Unità di lavoro su popolazione
PIL pro capite (scala a destra)
Fonte: elaborazioni ISAE su dati Prometeia.
* Previsioni ISAE.
Per il biennio 2006-07 si prevede un ridimensionamento del differenziale di crescita della popolazione tra il Centro-Nord ed il Mezzogiorno. Il recupero del Mezzogiorno in termini di PIL pro capite
dovrebbe quindi rallentare. Per il 2007 si stima un livello di PIL pro capite del Mezzogiorno in rapporto a quello del Centro-Nord pari a 60,1
per cento.
Nel 2005 la domanda di lavoro, misurata in termini di unità di lavoro complessive, ha subito una leggera contrazione nel Centro-Nord
(-0,1%) e una flessione più marcata nel Mezzogiorno (-1,2%). Grazie
alle dinamiche della popolazione, il tasso di occupazione (unità di lavoro/popolazione) meridionale in rapporto a quello del Centro-Nord è,
invece, salito dal 68,7% al 69,4%. Per l’anno in corso si prevede un recupero della domanda di lavoro tanto nel Centro-Nord quanto nel Mezzogiorno.
L’ISTAT ha recentemente modificato i criteri per la rilevazione
delle forze lavoro. I nuovi dati indicano per il 2005 un tasso di occupazione al Sud (calcolato in termini di occupati in rapporto alla popolazione oltre i 15 anni) del 37%, in riduzione di 0,3 punti percentuali
rispetto al 2004. Il tasso di disoccupazione nel Mezzogiorno si attesta,
invece, al 14,3%, in calo di 0,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Anche nel Nord Ovest e nel Centro si registra una lieve riduzione del tasso di disoccupazione di 0,1%, giungendo, rispettivamente
- 191 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Agricoltura
al 4,6 e al 6,4%. Peggiora di 2 decimi di punto, invece, il tasso di disoccupazione del Nord Est che comunque si mantiene su livelli molto bassi (4%). Nonostante il calo della disoccupazione al Sud, rimangono
particolarmente elevati nell’area il tasso di disoccupazione giovanile e
femminile (19,6%, il doppio di quello medio nazionale).
Anche nel 2005 la produttività del lavoro del Centro-Nord è cresciuta dello 0,1%, proseguendo il recupero iniziato nel 2004 dopo il
calo del biennio 2002-2003. Per il Mezzogiorno si stima un maggiore
aumento della produttività (+1,1%), in seguito ad una riduzione marcata delle unità di lavoro totali (-1,2%) a fronte di una sostanziale stagnazione del valore aggiunto (-0,1%). Per il biennio 2005-06 si prevede un
lieve aumento della produttività del lavoro in tutte le ripartizioni.
Secondo recenti stime ISTAT, la dinamica positiva valore aggiunto del agricolo registrato nel 2004 sembra essersi arrestata nell’ultimo
anno. Su base nazionale, si stima un calo del rispetto al 2004 (-2,6%),
per effetto di una variazione negativa che ha interessato tutte le ripartizioni territoriali. Il calo più forte si è registrato nel Nord Ovest (-3,7%)
e nel Centro (-5,5%). Il Nord Est ha mostrato una contrazione in linea
con il dato medio nazionale (-2,5%), mentre il calo del Mezzogiorno è
risultato più contento (-1,3 per cento).
Graf. 4 - PRODUZIONE DELL'AGRICOLTURA AI PREZZI BASE NEL 2005
(valori concatenati 2000; variazioni % rispetto all'anno precedente)
Sardegna
Sicilia
Calabria
Basilicata
Puglia
Campania
Molise
Abruzzo
Lazio
Marche
Umbria
Toscana
Emilia
Liguria
FriuliVeneto
Trentino
Lombardia
Valle
Piemonte
-7
-6
-5
-4
Fonte: elaborazioni ISAE su dati Prometeia.
* Previsioni ISAE.
- 192 -
-3
-2
-1
0
1
2
3
Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07
Nello scorso anno, anche la produzione del settore ha registrato
una contrazione (-2,2%). A livello regionale si è registrato un calo diffuso ovunque, con le eccezioni della Basilicata (+2,1%), della Sicilia
(+1,6%) e dell’Abruzzo (+1,4%), grazie ad una variazione positiva della produzione di coltivazioni agricole che ha più che compensato l’arretramento accusato dagli allevamenti zootecnici e i servizi connessi
all’agricoltura.
Tab. 2
PRODUZIONE DELL’AGRICOLTURA AI PREZZI BASE
(variazioni percentuali)
Tassi di variazione (2004/2005)
Pesi sul totale nazionale (2005)
Coltivazioni
agricole
Allevamenti
zootecnici
Servizi
connessi
Coltivazioni
agricole
Allevamenti
zootecnici
Servizi
connessi
Piemonte
-2,1
-1,9
-1,8
6,5
9,6
6,1
Valle d'Aosta
3,9
-1,8
-2,0
0,0
0,3
0,2
Lombardia
-1,9
-2,0
-1,3
7,4
25,7
9,9
Trentino Alto Adige
-5,1
-1,6
-2,1
2,2
2,7
1,7
Veneto
-6,9
-2,0
-2,1
8,5
12,7
9,6
Friuli-Venezia Giulia
0,8
-1,5
-1,6
1,7
2,2
2,4
Liguria
-0,5
1,0
-1,6
2,1
0,6
1,1
Emilia Romagna
0,0
-1,9
-2,2
10,4
14,7
10,7
Toscana
-8,3
-0,6
-1,4
6,0
3,1
4,8
Umbria
-6,6
-1,7
-2,3
1,8
1,7
1,9
Marche
0,6
-1,0
-2,2
2,8
2,3
3,7
Lazio
-5,9
-1,5
-1,1
5,0
4,7
6,1
Abruzzo
3,3
-1,4
-2,1
3,1
1,8
2,5
Molise
-4,9
-1,9
-2,4
0,7
1,0
1,3
Campania
-2,4
-1,8
-2,6
7,8
4,4
5,8
Puglia
-3,0
-1,9
-2,4
11,4
2,1
9,6
Basilicata
4,6
-2,0
-2,6
1,9
1,0
3,1
Calabria
-3,5
-1,8
-2,3
7,6
1,6
4,3
Sicilia
3,0
-2,3
-2,1
11,0
3,1
10,7
Sardegna
-2,0
-1,9
-1,4
2,2
4,8
4,5
Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT.
Le unità di lavoro agricole sono dimuinuite sia al Sud (-7,9%) che
al Centro-Nord (-8,1%). Dato anche il peso tuttora non indifferente del
settore agricolo sulla struttura occupazionale del Mezzogiorno (il 9%
delle unità di lavoro totali della ripartizione è ancora impiegata in agricoltura, contro il 3,7% del Centro-Nord), la riduzione delle unità di lavoro in agricoltura ha contribuito negativamente alla variazione
dell’occupazione totale dell’area.
- 193 -
Rapporto ISAE - luglio 2006
Industria
Dal
2001
l’attività
dell’industria in senso stretto
ha registrato un progressivo
(dati destagionalizzati, medie mobili a tre termini,
Italia 2000=100)
ridimensionamento, interrotto
105
nel 2004. Le stime di contabi100
lità nazionale dell’ISTAT indicano però per il 2005 un
95
nuovo indebolimento del va90
lore aggiunto industriale
(-2,3%). A livello territoriale,
85
le regioni nordoccidentali do80
vrebbero aver segnato una
75
flessione del 2,3%, mentre più
2002
2003
2004
2005
2006
contenuta sarebbe la riduzione
Nord Ovest
Nord Est
del valore aggiunto industriale
Centro
Mezzogiorno
nel Nord Est (-0,8%). Il MezFonte: inchiesta ISAE.
zogiorno ed il Centro avrebbero sperimentato cadute più forti (pari, rispettivamente, a -3,2% e
-3,6%). Queste ultime due ripartizioni avrebbero anche registrato una
contrazione dell’occupazione (rispettivamente -2,3% e -2,2%) più
marcata che nel Nord Ovest (-1,5%) e nel Nord Est (-0,8%). La produttività del lavoro nel settore sarebbe quindi diminuita in media dello
0,7%, in misura simile a quanto registrato nel 2002 e nel 2003. Il peggioramento avrebbe interessato tutte le ripartizioni territoriali, sebbene
con maggiore intensità nel Centro (-1,4%).
L’indicatore del clima di fiducia delle imprese manifatturiere elaborato dall’ISAE segnala un’accelerazione dell’attività industriale nella prima metà del 2006 per tutte le ripartizioni territoriali. Nel Nord
Ovest il valore dell’indice (su base Italia 2000=100), al netto delle
componenti stagionali, è aumentato di sei punti rispetto al dato di fine
2005, raggiungendo nel secondo trimestre dall’anno in corso quota 97,
il livello più alto dal 2002. Il miglioramento della fiducia delle imprese
manifatturiere del Nord Est è apparso ancora più forte, con un incremento dell’indice di circa sette punti rispetto al valore di 89 di fine
2005. L’andamento dell’indice di fiducia delle imprese manifatturiere
localizzate nel Centro mostra il consolidarsi della fase positiva iniziata
nella seconda metà dello scorso anno, raggiungendo i valori massimi
degli ultimi anni. L’indice di fiducia delle imprese meridionali, dopo
Graf. 5 - CLIMA DI FIDUCIA DELLE
IMPRESE MANIFATTURIERE
- 194 -
Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07
Graf. 6 - GIUDIZI SUI LIVELLI DELLA PRODUZIONE E DEGLI ORDINI
(inchiesta ISAE; dati destagionalizzati e ciclo-trend)
NORD OVEST
5
5
LIVELLO DEGLI ORDINI
LIVELLO DELLA P RODUZIONE
0
0
-5
-5
-10
-10
-15
-15
-20
-20
-25
-30
-25
-35
-30
5
10
LIVELLO DEGLI ORDINI interni
LIVELLO DEGLI ORDINI ESTERI
5
0
0
-5
-5
-10
-10
-15
-15
-20
-20
-25
-25
-30
-30
-35
-35
-40
NORD EST
5
10
5
LIVELLO DELLA P RODUZIONE
LIVELLO DEGLI ORDINI
0
0
-5
-5
-10
-15
-10
-20
-25
-15
-30
-35
-20
0
-5
5
LIVELLO DEGLI ORDINI esteri
LIVELLO DEGLI ORDINI interni
0
-5
-10
-10
-15
-15
-20
-20
-25
-25
-30
-30
-35
-35
2003
-40
2004
2005
2006
Ciclo trend
2003
2004
Dati destagionalizzati
- 195 -
2005
2006
Rapporto ISAE - luglio 2006
segue Graf. 6 - GIUDIZI SUI LIVELLI DELLA PRODUZIONE E DEGLI ORDINI
(inchiesta ISAE; dati destagionalizzati e ciclo-trend)
CENTRO
5
0
LIVELLO DELLA P RODUZIONE
LIVELLO DEGLI ORDINI
-5
0
-10
-5
-15
-10
-20
-15
-25
-20
-30
-25
0
0
LIVELLO DEGLI ORDINI interni
LIVELLO DEGLI ORDINI esteri
-5
-5
-10
-10
-15
-15
-20
-25
-20
-30
-25
-35
-30
-40
MEZZOGIORNO
5
5
LIVELLO DEGLI ORDINI
LIVELLO DELLA P RODUZIONE
0
0
-5
-5
-10
-10
-15
-15
-20
-20
-25
-30
-25
0
5
LIVELLO DEGLI ORDINI interni
-5
0
LIVELLO DEGLI ORDINI esteri
-10
-5
-15
-10
-20
-15
-25
-20
-30
-25
-35
-30
2003
-40
2004
2005
2006
Ciclo trend
2003
2004
Dati destagionalizzati
- 196 -
2005
2006
Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07
aver toccato nel primo trimestre del 2005 il livello minimo degli ultimi
quattro anni, è risalito a quota 99.
Per la prima metà del 2006, si osserva un deciso miglioramento
della dinamica degli ordini (sia interni che esteri) nel Centro-Nord a
prosecuzione della tendenza positiva iniziata negli ultimi mesi dello
scorso anno. Per il Sud si registra un leggero recupero, sebbene meno
forte, attivato prevalentemente da un incremento degli ordini interni,
mentre la componente estera continua a rimanere piuttosto debole.
L’andamento del livello di produzione conferma ovunque un’inversione della fase negativa che ha interessato il comparto industriale negli
ultimi anni. Il miglioramento appare più marcato nel Nord Ovest e nel
Nord Est, mentre il Mezzogiorno mostra i segnali di recupero meno
forti.
Nel 2005, il valore aggiunto del settore delle costruzioni in Italia è
aumentato dello 0,6%, mentre l’occupazione è cresciuta del 2,3%; di
conseguenza la produttività del lavoro si è nuovamente ridotta, a conferma di una tendenza in atto dal 2003. Le regioni del Centro-Nord
hanno segnato una dinamica positiva dell’occupazione (+2,8%) superiore a quella media nazionale, mentre il valore aggiunto è rimasto sostanzialmente stabile sui livelli raggiunti l’anno precedente. Il
Mezzogiorno, invece, ha mostrato una crescita più contenuta dell’occupazione (+1,2%), ma una dinamica del valore aggiunto superiore alla
media nazionale ed in linea con la tendenza registrata negli ultimi 2 anni. L’andamento della produttività del lavoro nel settore sarebbe quindi
stata negativa nelle regioni centro-settentrionali e positiva in quelle
meridionali.
Le informazioni desumibili dai bandi di gara d’appalto per opere
pubbliche evidenziano, per i primi nove mesi del 2005, un calo su base
nazionale di circa il 7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il dato del Centro è apparso in controtendenza, con un incremento
del 107,3%. La contrazione più forte ha, invece, interessato il Mezzogiorno (-32,5%), mentre le ripartizioni settentrionali hanno registrato
un dato in linea con quello medio nazionale (-6,5% nel Nord Ovest,
-7% nel Nord Est). Per quanto riguarda l’attività edilizia, i dati elaborati dal CRESME (Centro Ricerche Economiche e Sociali nel Mercato
Edile) segnalano per il 2005 una forte crescita del numero di fabbricati
residenziali e un deciso calo di quelli non residenziali in tutte le ripartizioni territoriali.
- 197 -
Costruzioni e
opere pubbliche
Rapporto ISAE - luglio 2006
Servizi
Nel 2005 il valore aggiunto del comparto dei servizi dovrebbe
essere aumentato dello 0,9% nel Centro-Nord e dello 0,4% nel Mezzogiorno. Le unità di lavoro sarebbero aumentate nelle regioni centro-settentrionali (+0,5%), mentre leggermente diminuite al Sud (-0,3%). In
base a tali dinamiche, sia il Centro-Nord che il Mezzogiorno avrebbero
registrato un miglioramento della produttività del lavoro nel settore.
Graf. 7 - CLIMA DI FIDUCIA DEI SERVIZI DI MERCATO
(dati destagionalizzati, medie mobili a tre termini)
50
40
30
20
10
0
-10
-20
-30
2003
2004
Nord Ovest
2005
Nord Est
Centro
2006
Mezzogiorno
Fonte: inchiesta ISAE.
Da gennaio 2003, l’ISAE ha allargato la sua inchiesta sul terziario
sino a comprendere l’intero settore dei servizi di mercato. L’inchiesta,
condotta presso un campione di circa 2.200 imprese operanti nei settori
dei servizi alla produzione, alle famiglie e finanziari, rileva informazioni di tipo qualitativo riguardanti l’andamento degli ordini correnti e
attesi e le aspettative sull’economia. Il campione è composto da circa
1.000 imprese localizzate nel Nord Ovest, 400 nel Nord Est, 500 nel
Centro e 300 nel Sud. Utilizzando le informazioni di base, l’ISAE elabora un indicatore sintetico del clima di fiducia, ottenuto come media
semplice dei saldi relativi alle singole componenti.
Il miglioramento del clima di fiducia che ha interessato il Nord
Ovest negli ultimi mesi del 2005 è proseguito anche nella prima metà
dell’anno in corso. Il dato per il Centro mostra per il 2006 una decisa
inversione di tendenza rispetto al calo della seconda metà del 2005,
raggiungendo un valore molto prossimo a quello della ripartizione
- 198 -
Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07
nord-orientale. Anche per il Nord Est ed il Mezzogiorno si registra
un’interruzione nella caduta dell’indicatore, sebbene ad essa non sia
seguito un recupero, lasciando il valore dell’indice del clima di fiducia
sostanzialmente invariato rispetto al dato di inizio anno.
Nel 2005 il valore delle vendite totali del commercio fisso al dettaglio in Italia è aumentato dello 0,4%. Le variazioni tendenziali trimestrali evidenziano una fase negativa del commercio interno nel primo
semestre del 2005, seguita da un forte recupero nel terzo e quarto trimestre. A livello settoriale, l’aumento delle vendite in valore nel 2005
è da attribuire prevalentemente alla dinamica dei prodotti alimentari
(+0,9%), mentre il dato relativo ai beni non alimentari è rimasto invariato. In particolare, si osserva un incremento delle vendite delle calzature, degli articoli di cuoio e da viaggio, degli elettrodomestici, mentre
gli articoli del gruppo cartoleria, libri, giornali e riviste, i supporti magnetici audio-video, gli strumenti musicali, i giocattoli e gli articoli per
sport hanno segnato una contrazione media annua.
A livello territoriale, l’espansione delle vendite in valore risulta
diffuso ovunque, ad eccezione del Mezzogiorno (-0,9%). Per i beni
alimentari, il dato particolarmente positivo del Centro (+2,5%) e del
Nord Ovest (+1,1%) si accompagna ad una stagnazione nel Nord Est e
nel Mezzogiorno. Per la componente non alimentare delle vendite,
invece, solo nel Nord Ovest si registra una variazione positiva
(+1,7%); il dato del Nord Est risulta invariato rispetto allo scorso anno,
mentre una contrazione marcata ha interessato le regioni del Centro
(-0,6%) e del Sud (-1,4%). Per quanto riguarda la forma distributiva, a
fronte di un calo delle vendite nelle imprese operanti su piccola e
media superficie, la grande distribuzione (soprattutto supermercati e
hard discount) registra, negli ultimi quattro trimestri, variazioni
positive in tutte le ripartizioni.
Segnali di un consolidamento della ripresa sono visibili ovunque
nel primo trimestre dell’anno in corso, ad eccezione del Mezzogiorno,
dove si registra un ulteriore calo delle vendite nel comparto non alimentare. Le ultime rilevazioni relative al mese di aprile 2006 mostrano
un incremento tendenziale del 2,7% del valore del commercio fisso al
dettaglio, per effetto di un miglioramento in entrambi i comparti. Più
contenuta è la variazione congiunturale (+0,6%), così come il confronto tendenziale delle vendite nei primi quattro mesi (+1%). Il dato tendenziale riferito al solo mese di aprile è influenzato prevalentemente
- 199 -
Commercio
interno e clima
di fiducia dei
consumatori
Rapporto ISAE - luglio 2006
dall’aumento delle vendite della grande distribuzione, mentre quello
relativo al primo quadrimestre indica un ulteriore calo accusato dalle
imprese di piccole dimensioni.
Tab. 3
VALORE DELLE VENDITE DEL COMMERCIO FISSO AL DETTAGLIO
A PREZZI CORRENTI
(variazione percentuale sul corrispondente periodo dell'anno precedente)
Anni
2004
Trimestri
2005
II° 2005:2
III° 2005
IV° 2005
I° 2006
Alimentari
Nord Ovest
- 0,1
1,1
-0,2
1,7
2,1
0,3
Nord Est
- 0,8
0,0
-0,7
-0,8
1,5
0,9
Centro
1,1
2,5
-0,3
2,7
4,9
1,5
Mezzogiorno
0,0
0,1
-3,0
-1,2
1,9
1,2
ITALIA
0.0
0,9
-1,0
0,6
2,4
0,9
Non alimentari
Nord Ovest
0,7
1,7
-0,5
2,3
2,9
1,1
Nord Est
- 0,6
0,1
-1,9
0,2
2,3
0,9
Centro
- 1,0
-0,6
-0,1
-1,7
0,2
0,0
Mezzogiorno
- 1,9
-1,4
-2,8
-0,8
0,4
-0,9
ITALIA
-0.7
0,0
-1,3
0,1
1,6
0,3
TOTALE
Nord Ovest
0,4
1,4
-0,4
2,0
2,5
0,7
Nord Est
- 0,7
0,1
-1,3
-0,2
2,0
0,8
Centro
- 0,2
0,6
-0,2
0,1
2,2
0,6
Mezzogiorno
- 1,2
-0,9
-2,9
-1,0
1,0
0,0
ITALIA
-0.4
0,4
-1,2
0,3
1,9
0,5
Fonte: ISTAT.
Graf. 8 - CLIMA DI FIDUCIA DEI CONSUMATORI
(dati destagionalizzati, medie mobili a tre termini, Italia 2000=100)
110
105
100
95
90
85
80
2002
2003
N o rd Ove s t
Fonte: inchiesta ISAE.
- 200 -
2004
N o rd Es t
2005
C e n tro
2006
Me zzog io rno
Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07
Dopo il forte recupero registrato nella seconda metà del 2005,
l’indice di fiducia dei consumatori, costruito sulla base dei risultati
dell’indagine ISAE, mostra una flessione nella prima metà del 2006,
concentrata particolarmente nelle ripartizioni settentrionali.
L’andamento dei flussi turistici viene tradizionalmente analizzato
ricorrendo alle rilevazioni condotte dall’ISTAT sul movimento dei
clienti negli esercizi ricettivi (alberghi e complementari). Su base annuale, gli ultimi dati definitivi riguardano il 2004. Per il 2005 esistono
stime preliminari dei principali aggregati relativi alla domanda di turismo in Italia. La stima dei flussi che compongono la bilancia dei pagamenti turistica, condotta dall’Ufficio Italiano dei Cambi (UIC),
permette di integrare le informazioni sugli arrivi e sulle presenze turistiche. Il saldo della bilancia dei pagamenti tiene conto delle spese effettuate dai non residenti in Italia al netto delle spese all’estero dei
residenti. Nel 2005, il saldo è risultato positivo ovunque, ad eccezione
del Nord Ovest. Rispetto al 2004, tuttavia, si registra una diminuzione
marcata del saldo in tutte le ripartizioni (ad eccezione del Centro), a
conferma del perdurare della fase di difficoltà del settore turistico italiano. A livello di singole regioni, i risultati migliori si sono registrati
in Trentino Alto Adige, Veneto, Toscana e Lazio, mentre il Piemonte e
la Lombardia hanno registrato i risultati peggiori.
Le informazioni più recenti diffuse dall’ISTAT, relative al periodo di Pasqua 2005 (14 marzo-23 aprile), fanno riferimento al movimento turistico registrato nelle sole strutture alberghiere. Rispetto allo
stesso periodo dello scorso anno la variazione è stata sensibilmente positiva, in termini sia di arrivi (+24,9%) che di presenze (+17,5%). Il
miglioramento, rilevato dopo diversi anni di difficoltà del comparto, è
da attribuire sia alla componente estera che a quella interna. L’incremento delle presenze di turisti stranieri rispetto al periodo pasquale del
2005 è oscillata tra il 12% registrato per le regioni del Nord Est e il
29,4% stimato per il Mezzogiorno. Ancora più forte è stato l’aumento
relativo ai flussi di turisti italiani, pari nella media nazionale al 19,2%
delle presenze registrate nello scorso anno. A livello territoriale, il risultato migliore è quello registrato dal Centro (+21,9%).
Una parziale conferma del cambiamento nelle prospettive di breve
periodo del settore turistico viene fornita dai risultati dell’indagine
ISTAT sulle opinioni degli albergatori relative all’andamento delle
presenze turistiche nel trimestre maggio/luglio 2005, rispetto allo stes-
- 201 -
Turismo
Rapporto ISAE - luglio 2006
Dinamica del
tessuto
imprenditoriale
so periodo dell’anno precedente. Tra gli esperti del settore che si sono
espressi in favore di un aumento o di una diminuzione, in tutte le ripartizioni è prevalsa l’aspettativa di una contrazione dei flussi turistici
dall’estero, sebbene in misura molto meno marcata rispetto ai risultati
della medesima indagine condotta nello stesso periodo del 2005.
Dal 1994, il tessuto imprenditoriale italiano (al netto del settore
agricolo) ha evidenziato ovunque una dinamica sostanzialmente positiva (fonte: Infocamere). Nel 2005 si sono registrate 388.756 nuove
iscrizioni e 295.868 cessazioni di imprese nei settori extra-agricoli, con
un saldo positivo pari a 92.888 imprese. Il Mezzogiorno continua a registrare il risultato migliore, con una quota sul saldo attivo nazionale
pari a quasi il 39%; il Nord Ovest ha contribuito per il 23%, seguito dal
Centro (20%) e dal Nord Est (18%). Il tasso di crescita del tessuto imprenditoriale (dato dal rapporto tra saldo e stock di imprese attive
nell’anno precedente) nelle regioni meridionali è stato pari al 2,8%, superiore al dato medio nazionale (+2,3%).
Graf. 9 - TASSI DI NATALITÀ, MORTALITÀ E TURNOVER DELLE IMPRESE.
(tassi di variazione percentuale)
NORD OVEST
NORD EST
15,0
3,5
15,0
3,0
12,0
2,8
12,0
2,4
9,0
2,1
9,0
1,8
6,0
1,4
6,0
1,2
3,0
0,7
3,0
0,6
0,0
0,0
0,0
1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005
0,0
1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005
CENTRO
MEZZOGIORNO
20,0
4,0
16,0
3,2
12,0
2,4
8,0
1,6
4,0
0,8
0,0
0,0
1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005
Fonte: Movimprese - Unioncamere.
- 202 -
12,0
4,0
9,0
3,0
6,0
2,0
3,0
1,0
0,0
0,0
1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005
Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07
Da un punto di vista settoriale, i risultati migliori del 2005 sono
stati registrati per le costruzioni, il commercio ed i servizi immobiliari
- che insieme hanno rappresentato il 58% del saldo complessivo -, per
il commercio al dettaglio e all’ingrosso e per i servizi professionali imprenditoriali.
Le costruzioni, le attività immobiliari e le attività professionali e
imprenditoriali appaiono i settori trainanti della dinamica imprenditoriale nel primo trimestre dell’anno in corso. A livello tendenziale si
evidenzia una sostanziale stabilità nella demografia del tessuto imprenditoriale: il saldo negativo è pari a 177 unità, con un tasso di variazione
praticamente nullo. Positivo è il saldo registrato nel Mezzogiorno pari
a 2.237 imprese, cui corrisponde un tasso di crescita dello 0,18% rispetto allo stesso periodo del 2004, e al Centro (630 unità). Nelle ripartizioni settentrionali si è invece registrata una contrazione, localizzata
maggiormente nel Nord Est (-2.590 imprese) rispetto al Nord Ovest
(-315 unità).
La fase di ripresa della congiuntura internazionale ha inciso positivamente sull’andamento delle esportazioni nazionali di merci nel
2005. All’aumento delle vendite all’estero in valore del 6,1%, registrata nel 2004, ha fatto seguito nello scorso anno un ulteriore balzo del
4%. I miglioramenti più consistenti si sono avuti nel Mezzogiorno
(+11,3%) e nel Nord Ovest (+5,6%). Il dato del Nord Est (+2,3%) è risultato inferiore a quello medio nazionale, mentre le esportazioni del
Centro sono rimaste invariate rispetto a quanto registrato nel 2004.
Particolarmente sostenuti sono stati ovunque i flussi diretti verso le destinazioni extra-UE ed in particolare verso alcune economie emergenti
come Russia, Turchia ed i paesi dell’OPEC e del Mercosur.
All’interno dell’area settentrionale, solo il Veneto (-1,6%) e il
Friuli-Venezia- Giulia (-2,5%) hanno registrato una contrazione nel livello delle esportazioni rispetto al 2004, mentre l’Emilia-Romagna
(+7,7%) e, in particolar modo, la Liguria (+19,6%) si sono segnalate
come le regioni più dinamiche. A livello settoriale, le esportazioni delle regioni settentrionali sono state trainate principalmente dai prodotti
petroliferi e raffinati, dai prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali
e dai metalli e prodotti in metallo. Le regioni del Centro hanno mostrato performance eterogenee: l’incremento delle esportazioni delle Marche e dell’Umbria è stato controbilanciato dal calo delle vendite
all’estero che ha interessato il Lazio e la Toscana. I settori più dinamici
- 203 -
Esportazioni
Rapporto ISAE - luglio 2006
sono risultati quelli dei prodotti delle miniere e delle cave, dei prodotti
petroliferi raffinati e dai metalli e prodotti in metallo, mentre un forte
calo (intorno al 10%) ha interessato le vendite all’estero di macchine e
apparecchi meccanici e di legno e prodotti in legno (ad esclusione dei
mobili).
Ad eccezione della Basilicata e della Calabria (-13,1% e -10,5%,
rispettivamente) le regioni meridionali ed insulari hanno registrato tasGraf. 10 - ESPORTAZIONI PER AREA GEOGRAFICA
(numeri indice, I trimestre 2001 = 100)
120
110
100
90
80
gen-01
gen-02
gen-03
Nord Oves t
Nord Es t
gen-04
Centro
gen-05
gen-06
Mezzogiorno
Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT.
Graf. 11 - ESPORTAZIONI DEL MEZZOGIORNO
(tassi di variazione percentuale: scala sx; numero indice, I trimestre 2001 = 100: scala dx)
12,0
120,0
11,5
110,0
11,0
100,0
10,5
90,0
10,0
gen-01
gen-02
gen-03
Quota sul totale nazionale
Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT.
- 204 -
gen-04
gen-05
Esportazioni in valore
80,0
gen-06
Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07
si di crescita positivi. In particolare, emerge il risultato positivo delle
due maggiori isole che hanno incrementato i flussi di export di oltre il
30% grazie al risultato delle esportazioni di prodotti delle miniere e
delle cave, di prodotti petroliferi e raffinati, di carta e prodotti di carta,
stampa ed editoria e di prodotti trasformati e manufatti.
Nel primo trimestre del 2006 si registrano ulteriori segnali di miglioramento; l’incremento delle vendite italiane all’estero in valore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è dell’11,5%. Il
Mezzogiorno segna ancora una volta il risultato migliore (+15,5%).
Particolarmente positivo il dato della Basilicata (+86,2%), mentre per
la Calabria si conferma la fase di difficoltà (-7,3%). Anche per il Nord
Ovest sembra proseguire l’espansione dei flussi di esportazioni
(+12,8%), per effetto dei risultati registrati in Lombardia e Piemonte.
Le regioni nordorientali hanno registrato nel complesso un incremento
del 7,3%, grazie alla performance del Friuli-Venezia Giulia (+10,9%)
e dell’Emilia Romagna (+9,5%). L’andamento delle esportazioni delle
regioni centrali (+14,9%) risulta in controtendenza al risultato per il
2005, segnalando che la fase espansiva delle esportazioni sembra interessare in modo diffuso tutto il territorio nazionale, nonostante si siano
sensibilmente intensificate le pressioni competitive nei confronti delle
nostre aziende negli ultimi anni. All’interno del Centro, i risultati positivi delle Marche (+20,2%), del Lazio (+15,8%) e della Toscana
(+12,6%) sono stati accompagnati da una leggera flessione delle esportazioni dell’Umbria (-1,7 per cento).
- 205 -
Rapporto ISAE - luglio 2005
La concentrazione territoriale dei settori produttivi in Italia: un’analisi per sistemi
locali del lavoro1
Recentemente l’ISTAT ha prodotto e messo a disposizione dati del censimento dell’industria a
livello di Sistema Locale del Lavoro (SLL). Per Sistema Locale del Lavoro s’intende
un’aggregazione di più comuni al cui interno è massimo il flusso di trasferimento giornaliero casalavoro (individuato tramite domande presenti nei censimenti della popolazione). I criteri per la
definizione dei SLL sono: a) autocontenimento, cioè la capacità di un territorio di comprendere al
proprio interno la maggior parte delle relazioni umane che intervengono fra le sedi di “attività di
produzione - località di lavoro” e “attività legate alla riproduzione sociale - località di
residenza”; b) contiguità (i comuni sono confinanti); c) relazione spazio-tempo (tempo di
percorrenza lavoro-casa). Tale criterio di ripartizione del territorio nazionale, incentrato
sull’importanza dei legami di carattere socio-economico, consente di superare la rigidità
classificatoria delle tradizionali griglie territoriali (amministrative o statistiche) esistenti e ne
fornisce una più adatta e significativa per lo studio delle concentrazioni geografiche e delle
specializzazioni produttive.
In questo riquadro proponiamo un’analisi della localizzazione produttiva in Italia basata
sull’uso di questi dati. L’obiettivo è studiare tre diversi fenomeni relativi alla distribuzione
territoriale delle attività economiche, ai quali tradizionalmente fa riferimento la letteratura
empirica sul tema: agglomerazione topografica, concentrazione topografica e concentrazione
relativa (Brakman et al., 2001)2.
I concetti di agglomerazione e concentrazione topografica si rifanno alla localizzazione nello
spazio delle attività economiche (rispettivamente grandi aggregati o singoli settori), allo scopo di
verificare se queste ultime siano distribuite uniformemente sul territorio in esame ovvero siano
localizzate solo in poche aree. Il calcolo di indicatori di agglomerazione e concentrazione è basato
in tal caso sulla quota di ciascun SLL sul totale dell’occupazione nazionale per l’intera economia o
per un settore specifico. L’aggettivo topografico indica il fatto che per analizzare la distribuzione
dell’attività economica sul territorio si tenga conto della dimensione spaziale (in termini di
superficie) dei SLL. L’analisi della concentrazione relativa consente, invece, di stabilire se in una
data area l’importanza relativa di un particolare settore è maggiore rispetto a quella che ha in
media nell’intero territorio.
La variabile in esame è l’occupazione settoriale (numeri di addetti alle unità locali) nei 686
SLL individuati dall’ISTAT sulla base delle informazioni tratte dall’ultimo censimento della
popolazione (quello del 2001), per gli anni degli ultimi 4 censimenti, cioè 1971, 1981, 1991 e 2001.
Al fine di analizzare le dinamiche dell’agglomerazione e della concentrazione (topografica e
relativa) si utilizza l’indice di entropia (o indice di Theil), calcolato secondo la seguente formula:
C
s
=
R
∑ (n
r = 1
r
N
) ⋅ 

_
y
_
sr
y
s
 ⋅ l o g  y_


sr


_
y
s



dove s indica il settore, r è il SLL, y è l’occupazione.
1
Questo riquadro è estratto da un lavoro più ampio: Basile R. e Mantuano M. (2006), “La concentrazione
territoriale dei settori produttivi in Italia: un’analisi per Sistemi Locali del Lavoro”, Documento di Lavoro ISAE.
2
Brackman, S., H. Garretsen e C. Van Marrevijk (2001), An Introduction to Geographical Economics. Trade,
Location and Growth, Cambridge University Press, Cambridge.
- 206 -
Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07
Nel caso della concentrazione “topografica”, nr indica l’area (in Kmq) dell’ r-esimo SLL; N
è l’area del totale dei SLL;
_
_
y sr =  Ysr nr  è l’occupazione per Kmq nel settore s del SLL r ;


 R _

y s =  ∑ Ysr N  è l’occupazione per Kmq nel settore s del totale dei SLL.
 r =1

_
Nel caso della concentrazione “relativa”, nr è l’occupazione totale nel SLL r; N è
l’occupazione totale in Italia (somma dei SLL);
totale delle attività del SLL r, mentre
_
 _
y sr =  Ysr

_
 R _
y s =  ∑ Ysr
 r =1
_ 
Y
∑s sr  è la quota del settore s sul
_
∑∑ Y
sr
r
s
 è la quota del settore s sul


totale delle attività in Italia. La variabile in esame nell’indice di concentrazione relativa è, dunque,
il quoziente di localizzazione (LQ)3. Più elevato è il valore dell’indice di Theil, maggiore sarà il
grado di concentrazione delle attività economiche4.
Secondo Halaand et al. (1999)5, l’indice di concentrazione assoluto, che non tiene conto della
diversa dimensione economica delle unità territoriali in esame, si adatta meglio agli schemi teorici
tipici della Nuova Geografia Economica, secondo i quali le cause economiche della localizzazione
sono da ricondurre alla presenza di esternalità ed economie di scala6. Per contro, l’indice di
concentrazione relativo – in cui le attività del singolo settore in una data area sono “pesate” per le
attività del totale dei settori nella stessa area – è più efficace per rivelare l’influenza di vantaggi
comparati.
Dall’applicazione degli indici di entropia ai dati censuari sui SLL emerge che il grado di
agglomerazione “topografica” dell’aggregato manifatturiero è monotonicamente decrescente dal
1971 al 2001, mentre quello “relativo” sembra aumentare tra il 1981 e il 2001 (Graf. R1). Tale
differenza nella dinamica dei due indicatori non sorprende: un’eguaglianza dei risultati sarebbe
stata possibile solo nel caso in cui le unità territoriali di riferimento avessero avuto la medesima
dimensione economica, condizione che palesemente non si riscontra nella realtà. L’aumento della
agglomerazione relativa riflette, plausibilmente, l’esistenza di aree a prevalente vocazione
manifatturiera e fortemente specializzate, quali sono i distretti industriali. Il livello di
agglomerazione topografica della manifattura si rivela, inoltre, sempre più elevato di quello del
totale dell’economia: su quest’ultimo, in crescita nel 2001, si riflette l’andamento del settore dei
servizi.
3
Il quoziente di localizzazione (o indice di Hoover-Balassa) è dato dal rapporto tra la quota di occupazione in un
dato settore di un SLL e la quota di occupazione nel medesimo settore in Italia.
4
Naturalmente, l’agglomerazione del totale dell’economia è calcolata solo in senso topografico.
5
Halaand, J. I., Kind, H. J., Midelfart-Knarvik, K.-H. e Torstensson, J. (1999), “What Determines the Economic
Geography of Europe ?”, CEPR Discussion Paper n. 2072.
6
Dubbi sull’opportunità dell’uso di un indicatore assoluto sono espressi in Combes, P.-P. e Overman, H. G.
(2004), “The Spatial Distribution of Economic Activities in the European Union”, in Handbook of Urban and
Regional Economics: Cities and Geography, Henderson, J. V. e Thisse, J.-F. (a cura di), Elsevier: Amsterdam.
- 207 -
Rapporto ISAE - luglio 2005
0.52
0.51
0.50
0.48
0.47
0.28
1970
0.49
Indice di Moran relativo - manifattura
0.34
0.32
Indice di Moran assoluto - manifattura
0.30
0.28
0.27
0.26
0.25
Indice di Moran assoluto - totale economia
0.29
0.53
0.36
Graf. R1 - INDICE DI ENTROPIA TOPOGRAFICO E RELATIVO
1980
1990
2000
1970
1980
1990
anno
2000
1970
anno
1980
1990
2000
anno
Da un punto di vista settoriale, nel 2001 territorialmente più concentrati in senso assoluto
(topografico) sono, nell’ordine, “Pelli e cuoio”, “Tessile e abbigliamento”, “Combustibili”,
“Chimica” e “Mezzi di trasporto”; se si guarda alla concentrazione relativa l’ordine dei settori si
modifica: “Combustibili” è il settore più concentrato, seguito da “Pelli e cuoio”, “Mezzi di
trasporto”, “Chimica” e “Minerali”.
Un qualsivoglia indice di concentrazione territoriale è, tuttavia, una misura a-spaziale: in
esso, cioè, non si tiene conto della possibile interazione con le unità territoriali confinanti. Per tale
ragione è opportuno calcolare un indice di autocorrelazione spaziale che consenta di rilevare
l’eventuale tendenza di SLL simili ad essere localizzati l’uno in prossimità dell’altro. L’indice di
gran lunga più utilizzato a tale scopo è quello di Moran, calcolato come segue:
∑ ∑ wrl ( yrs yls )
R R
I − Morans =
R
R R
∑ ∑ wrl
r =1 l =1
r =1 l =1
R
2
∑ yrs
r =1
dove R indica il numero dei SLL; y.s è alternativamente il quoziente di localizzazione, per la
misura relativa, e il numero di addetti alle unità locali per Kmq, per la misura topografica, nel
settore s; wrl indica la matrice dei pesi spaziali, calcolata secondo il principio dei k-nearest
neighbours, con k pari a 15.
Un valore positivo e significativo di tale statistica indica che valori simili della variabile
analizzata tendono a caratterizzare aree localizzate contiguamente nello spazio. Al contrario, un
valore negativo e significativo dell’I-Moran denota la presenza di valori dissimili della variabile in
aree contigue. La non significatività dell’indice implica assenza di autocorrelazione, cioè la
presenza di una distribuzione casuale della variabile nello spazio.
Il grafico R2 riporta l’indice di Moran calcolato sia sui valori assoluti, sia su quelli relativi.
Due sono le informazioni da rilevare. La prima riguarda l’esistenza di dipendenza spaziale positiva
- 208 -
Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07
in entrambi i casi. Ciò significa che SLL con un alto (basso) livello di occupazione nell’industria
manifatturiera (per quanto riguarda la misura assoluta) o con un’alta (bassa) specializzazione
(indice relativo), sono localizzati l’uno contiguamente all’altro. La stessa cosa si verifica nel caso
del totale delle attività, sebbene la statistica di Moran assuma valori più bassi. La seconda
informazione si riferisce all’andamento nel tempo della dipendenza spaziale, che è sempre
crescente per l’indicatore assoluto, mentre presenta un calo nell’ultimo anno censuario per l’indice
relativo (che rimane tuttavia molto elevato e significativo).
0.52
0.51
0.50
0.48
0.47
0.28
1970
0.49
Indice di Moran relativo - manifattura
0.34
0.32
Indice di Moran assoluto - manifattura
0.30
0.28
0.27
0.26
0.25
Indice di Moran assoluto - totale economia
0.29
0.53
0.36
Graf. R2 - INDICE DI MORAN ASSOLUTO E RELATIVO
1980
1990
anno
2000
1970
1980
1990
anno
2000
1970
1980
1990
2000
anno
La combinazione delle informazioni sul livello di agglomerazione e sul grado di interazione
spaziale nell’aggregato manifatturiero, fornite rispettivamente dall’indice di entropia e dalla
statistica di Moran, consente di giungere ad alcune prime conclusioni sulla distribuzione spaziale
della manifattura industriale in Italia. La riduzione dell’indice “topografico” di entropia ed il
contestuale innalzamento del livello di dipendenza spaziale inducono a ritenere che ad una
maggiore dispersione delle attività manifatturiera sia corrisposto un aumento della
“clusterizzazione”: l’industria manifatturiera ha teso a ripartirsi su più SLL, ma tali SLL sono
sempre più localizzati l’uno in prossimità dell’altro. Nel caso delle misure relative, invece, si
osserva un contestuale aumento dell’agglomerazione e dell’autocorrelazione spaziale (ad
eccezione dell’ultimo anno).
La maggior parte dei contributi empirici sul tema della concentrazione geografica si limita
all’uso dei due indicatori di concentrazione (topografica e relativa) e di autocorrelazione spaziale
globale (I-Moran). Ma l’indice di Moran è una statistica sintetica, che riassume l’esistenza di
dipendenza spaziale in un’unica misura; esso non consente di vedere se la dipendenza spaziale
positiva genera cluster di SLL con livelli alti o bassi di specializzazione, né di individuare i confini
geografici degli stessi. E’ possibile, inoltre, che il grado di dipendenza spaziale vari tra differenti
gruppi all’interno del campione e che ci si trovi, quindi, di fronte a situazioni caratterizzate
dall’esistenza di pochi cluster, localizzati in specifiche parti dell’area in esame, informazione che
non emergerebbe da un’analisi di carattere globale.
- 209 -
Rapporto ISAE - luglio 2005
In considerazione di questi limiti, alcuni lavori sono andati oltre l’analisi globale,
proponendo misure di autocorrelazione locale (LISA, local indicators of spatial association) in
grado di evidenziare la tipologia di concentrazione spaziale delle attività economiche (in un unico
cluster, distribuite su più aree, e così via). Una rappresentazione visiva di tale processo è fornita
dal cosiddetto “LISA cluster map”. L’area in grigio chiaro indica la presenza di cluster di SLL ad
alta specializzazione (ovvero quelli in grigio chiaro sono SLL con valori elevati del quoziente di
localizzazione, LQ, circondati, in maniera statisticamente significativa, da SLL anch’essi con
valori elevati di LQ); viceversa, l’area in grigio scuro identifica i cluster di bassa specializzazione
(bassi valori di LQ circondati da bassi valori di LQ). Dal confronto della mappa tra il 1971 e il
2001 (Graf. R3), è abbastanza chiaro il persistere di un carattere dualistico dello sviluppo
manifatturiero: ai SLL del Centro-Nord, altamente specializzati nell’industria manifatturiera, si
contrappongono quelli del Sud e delle Isole che danno vita a cluster di bassa specializzazione. La
maggior parte di SLL in cui l’autocorrelazione spaziale non è statisticamente significativa (aree in
bianco) si trovano nel Mezzogiorno e nel Centro.
La lettura delle cluster map mette in luce la riduzione dei SLL a bassa specializzazione del
Meridione per i quali la dipendenza spaziale è significativa e lo spostamento dei cluster ad alta
specializzazione manifatturiera verso il Nord-Est e la Dorsale adriatica. Una ulteriore interessante
informazione, celata dalla veste grafica necessariamente incolore, è data dall’incremento, sia al
Sud che al Centro-Nord, di SLL che potremmo definire “outliers”: aree, cioè, a bassa
specializzazione significativamente contigue ad altre a specializzazione elevata (è il caso di SLL
localizzati nel Centro-Nord) ovvero ad alta specializzazione manifatturiera significativamente
confinanti con SLL a bassa specializzazione (“isolated poles”, situati quasi interamente nel
Meridione7). Nel primo caso, è possibile affermare che la diffusione dell’industria dal Nord-Ovest
al Nord-Est-Centro non è avvenuta con la stessa intensità in tutto il territorio dell’area; alcuni SLL
hanno rafforzato, invece, la loro specializzazione nel settore dei servizi. Per quanto riguarda il
Mezzogiorno, alcuni degli isolated poles sono stati “segnati” da consistenti investimenti pubblici
(è il caso dei SLL siciliani di Gela e di Siracusa, di Carbonia in Sardegna, specializzati nel
petrolchimico) o delocalizzazione di imprese dal Centro-Nord (le automobili della Fiat a Termini
Imerese).
Così come l’I-Moran globale, anche l’indice di entropia ha i suoi limiti. Esso è, infatti, un
indicatore sintetico della localizzazione, che potrebbe mascherare la presenza di equilibri multipli.
Queste limitazioni impongono la necessità di passare da indicatori sintetici di concentrazione a
strumenti che descrivano l’intera distribuzione dei quozienti di localizzazione. Una forte
asimmetria a destra della distribuzione, per valori elevati del quoziente di localizzazione,
indicherebbe la presenza di concentrazione territoriale, risultato coerente con quello fornito
dall’indice di entropia e proprio per questo privo di informazione aggiuntiva rilevante. L’analisi di
densità ha però il vantaggio di evidenziare l’eventuale presenza di bimodalità nella distribuzione
dei quozienti di localizzazione, segno dell’esistenza di equilibri multipli.
7
Guillain e Le Gallo (2006) identificano come isolated pole quel comune (o set di comuni confinanti) circondati
da comuni il cui quoziente di localizzazione medio è significamene più basso (Guillain, R. e Le Gallo, J. (2006),
“Measuring Agglomeration: an Exploratory Spatial Analysis Approach Applied to the Case of Paris and its
Surroundings”, paper presentato alla V Conference in Spatial Econometrics, Roma, 25-27 maggio).
- 210 -
Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07
Graf. R3 - MANIFATTURA INDUSTRIALE. LISA CLUSTER MAP
QUOZIENTI DI LOCALIZZAZIONE
1971
- 211 -
Rapporto ISAE - luglio 2005
segue Graf. R3 - MANIFATTURA INDUSTRIALE. LISA CLUSTER MAP
QUOZIENTI DI LOCALIZZAZIONE
2001
- 212 -
Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07
La stima di densità univariata (Graf. R4) mostra innanzitutto una forte asimmetria a destra
della distribuzione dei quozienti di localizzazione, confermando l’esistenza di concentrazione
geografica dell’attività manifatturiera. Si osserva inoltre il passaggio da una rappresentazione
sostanzialmente unimodale nel 1971, per cui la densità è più elevata in corrispondenza di livelli
bassi di specializzazione, alla formazione di una bi-modalità nel 2001. Nell’ultimo anno si osserva,
inoltre, la formazione di una “gobba” nella distribuzione per valori elevati dei quozienti di
localizzazione.
Graf. R4 - DENSITÀ UNIVARIATA E HIGH-DENSITY-REGION (HDR)
BOX-PLOT DI LQ PER LA MANIFATTURA
1971
2001
2001
2.0
0.6
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
0.5
0.0
0.0
0.0
0.2
0.2
0.5
0.4
0.4
1.0
Density
1.0
0.6
Density
0.8
1.5
1.0
0.8
1.5
1.2
1.0
1971
0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5
N = 686 Bandw idth = 0.07106
N = 686 Bandw idth = 0.08118
Gli strumenti utilizzati finora forniscono ciascuno informazioni parziali e complementari per
un’analisi del processo di concentrazione spaziale delle attività economiche. Le misure di entropia
e l’analisi di densità univariata consentono di rilevare la presenza di concentrazione/
agglomerazione, nonché l’esistenza di diversi equilibri, ma nulla dicono sul modo in cui (cioè come
e dove) le suddette attività si localizzano nello spazio. Dal canto loro, I-Moran e LISA cluster map
sono misure spaziali, basate sull’interazione tra unità confinanti, non in grado, però, di fornire
informazioni sulla concentrazione.
Un modo per integrare l’informazione sulla concentrazione geografica con quella
sull’interazione spaziale dell’attività economica può essere rappresentato dall’utilizzo di quozienti
di localizzazione spazialmente corretti (spatially rate smoothing, SRS), dati dal rapporto tra il
ritardo spaziale della quota di occupazione in un dato settore di un SLL e il ritardo spaziale della
quota di occupazione nello stesso settore dell’Italia . Può essere utile, a questo scopo, fornire una
rappresentazione grafica della distribuzione spaziale dei SRS.
La mappa della distribuzione percentilica dei SRS (Graf. R5) evidenzia la presenza di
raggruppamenti di SLL con diverso grado di specializzazione nella manifattura. Le aree in nero
rappresentano SLL con un livello di specializzazione superiore al 99esimo percentile; i SLL in
grigio scuro sono quelli la cui specializzazione è compresa tra il 90 e il 99%, mentre quelli in grigio
chiaro si collocano tra il 50esimo e il 90esimo percentile della distribuzione dei SRS. In bianco le
- 213 -
Rapporto ISAE - luglio 2005
aree con un SRS al di sotto del 50%. Nel 1971 i SLL più specializzati (al di sopra del 90esimo
percentile) sono localizzati nel Nord Ovest; i SLL appartenenti alla coda a destra della
distribuzione (con valori superiori al 99esimo percentile) sono chiaramente individuabili in
Lombardia. A distanza di tre decenni si palesa il noto fenomeno dello spostamento delle aree ad
elevata specializzazione (>99%) verso il Nord Est e il Centro, in particolare nel Veneto e nelle
Marche, regioni fortemente caratterizzate dalla presenza di distretti industriali. Contestualmente
alla riduzione dell’intensità della specializzazione nel Nord Ovest, si assiste nel 2001
all’estensione verso i SLL delle regioni centrali e della maggior parte del Mezzogiorno
continentale di livelli di specializzazione intermedi (tra il 50esimo e il 90esimo percentile della
distribuzione), che già caratterizzavano nel 1971 aree della Puglia e della Campania. I SLL di
Sicilia, Sardegna, Calabria, Basilicata e Lazio, unitamente a pochi altri sparsi sul territorio
nazionale, mantengono un livello di specializzazione al di sotto del 50esimo percentile8.
Graf. R5 - MANIFATTURA INDUSTRIALE. DISTRIBUZIONE PERCENTILICA DI
LQ SPATIALLY SMOOTHED
1971
2001
8
Sebbene non visibile in questa rappresentazione grafica, è da sottolineare la localizzazione nel Lazio dei SLL a
più bassa specializzazione manifatturiera (<1%) del 2001, risultato da ricondurre alla crescente incidenza delle
attività dei servizi nella regione del Centro.
- 214 -
Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07
L’analisi della dinamica intra-distribuzionale (Graf. R6) condotta attraverso la stima di
densità condizionata dei valori SRS osservati nel 2001 e nel 1971 conferma, infine, la dinamica
evidenziata nelle mappe. E’ possibile osservare come SLL con livelli di SRS molto bassi nel 1971
(inferiori a 0,6) non incrementino significativamente la loro specializzazione nel 2001, cosa che si
osserva, invece, per quei SLL la cui misura della specializzazione nel manifatturiero è, nel 1971,
tra 0,6-0,8 e superiore a 0,9 fino a 1,2 (i SLL del Nord-Est-Centro e di parte del Meridione): i
valori medi e modali della distribuzione sono tutti al di sopra della bisettrice. Andamento contrario
si osserva, invece, per quei SLL altamente specializzati nel 1971 (dalle mappe risultano essere
quelli del Nord-Ovest), che riducono nel tempo il loro livello di specializzazione manifatturiera.
1.0
0.8
0.6
0.4
SRS in 2001
1.2
1.4
1.6
Graf. R6 - MANIFATTURA. DINAMICA INTRA-DISTRIBUZIONALE DI
LQ SPATIALLY SMOOTHED
0.4
0.6
0.8
1.0
SRS in 1971
- 215 -
1.2
1.4
1.6