INTRODUZIONE E SINTESI.fm - banca dati Italia Lavoro
Transcript
INTRODUZIONE E SINTESI.fm - banca dati Italia Lavoro
ISTITUTO DI STUDI E ANALISI ECONOMICA Rapporto ISAE Le previsioni per l’economia italiana Luglio 2006 Il Rapporto è frutto del lavoro collettivo di un gruppo di ricercatori dell’ISAE coordinati da Sergio de Nardis. La redazione dei capitoli è stata curata da Roberto Basile, Maurizio Bovi, Cristina Brandimarte, Sandro Calabresi, Tatiana Cesaroni, Davide Ciferri, Mariella Cozzolino, Roberta De Santis, Marco Fioramanti, Alessandro Girardi, Andrea Imperia, Marco Malgarini, Massimo Mancini, Marianna Mantuano, Patrizia Margani, Maria Cristina Mercuri, Chiara Oldani, Carmine Pappalardo, Giovanni Principe, Daniela Rossi, Franco Sartori, Luisa Sciandra e Claudio Vicarelli. Si ringraziano per l’assistenza Emma De Angelis e Paolo Fanfoni. La composizione editoriale è stata curata da Maurizio Brioni e Fernanda Turella della Funzione “Gestione di Servizi Tecnici” dell’Istituto, diretta da Silvia Fanfoni. Il Rapporto è stato chiuso con le informazioni disponibili al 19 luglio 2006. “ RAPPORTO ISAE ” - Registrazione del Tribunale di Roma n° 136/2005 dell’11 aprile 2005 Direttore Responsabile: prof. Alberto Majocchi ISTITUTO DI STUDI E ANALISI ECONOMICA ISAE - Roma - Piazza dell’Indipendenza, 4 - 00185 STAMPATO PRESSO LA SEDE DELL’ISTITUTO - luglio 2006 INDICE Introduzione e sintesi .....................................................................................................v Economia internazionale: evoluzione recente e previsioni 2006-07 Crescita, cambi, prezzi delle materie prime e commercio mondiale .......................... 1 Maggiori economie avanzate ...................................................................................... 9 Economie emergenti ................................................................................................. 23 Area dell’euro: evoluzione recente e previsioni 2006-07 Crescita, occupazione, inflazione ............................................................................. 37 Politica monetaria e mercati finanziari ..................................................................... 43 Economia italiana: evoluzione recente Offerta ....................................................................................................................... 57 Domanda nazionale ................................................................................................... 82 Scambi con l’estero ................................................................................................... 89 Occupazione e retribuzioni .................................................................................... 111 Prezzi ..................................................................................................................... 136 Economia italiana: previsioni 2006-07 Crescita, inflazione, mercato del lavoro ................................................................. 149 Finanza pubblica .................................................................................................... 165 Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07 Introduzione ............................................................................................................ 185 Congiuntura e previsioni per area geografica ......................................................... 187 INDICE DEI RIQUADRI Stati Uniti: il motore della crescita ................................................................................ 12 L’indice di stabilità monetaria in India ......................................................................... 30 Riserve ufficiali dei paesi asiatici .................................................................................. 34 La strategia commerciale dell'Unione Europea: una valutazione empirica dell'impatto degli accordi commerciali preferenziali sulle importazioni degli UE15 ............................................................................................... 52 L’economia italiana negli anni duemila: un complesso ciclo economico ..................... 60 La ripresa della fiducia nell’industria italiana: un’analisi settoriale ............................. 70 Inattivi e mercato del lavoro: i processi di inclusione nella recente esperienza italiana secondo la rilevazione sulle Forze di lavoro ................................. 119 Come si formano le aspettative dei consumatori sulla disoccupazione? Un’analisi dei dati delle inchieste ISAE ...................................................................... 132 Effetti di un rialzo permanente del prezzo del petrolio ............................................... 163 Spesa sanitaria: una previsione per gli anni 2006-07 .................................................. 172 Manovra di finanza pubblica per il 2006 ..................................................................... 178 La concentrazione territoriale dei settori produttivi in Italia: un’analisi per sistemi locali del lavoro ....................................................................... 206 Introduzione e sintesi Tra la fine del 2005 e l’inizio del 2006 la fase espansiva internazionale si è gradualmente ampliata; ne hanno infine beneficiato anche Giappone ed Europa che negli anni recenti avevano sperimentato inerzie congiunturali e strutturali di vario tipo, con una conseguente marcata difficoltà a stare dietro alla marcia più che spedita delle locomotive americana e cinese. I divari di crescita sono rimasti pur sempre significativi - soprattutto tra le due sponde dell’Atlantico - risentendo dei diversi potenziali di sviluppo che hanno continuato a contraddistinguere i vari sistemi produttivi; tuttavia, dall’avvio del ciclo positivo dell’economia mondiale, nel 2003, il processo di ripresa non era mai apparso geograficamente diffuso - dall’Asia all’America, all’Europa, finanche a diverse realtà africane - come nel corso della prima metà del 2006. Un ulteriore elemento di novità, concernente più da vicino la situazione italiana, è stato costituito dal fatto che la più favorevole evoluzione europea ha tratto beneficio, oltre che dagli impulsi provenienti dalle esportazioni, da un irrobustimento della domanda interna, rimasta a lungo latitante nello scenario economico dell’Area Euro. La forte accelerazione dello sviluppo globale, registrata negli ultimi anni, ha trovato uno stimolo nell’abbondante liquidità disponibile nei mercati internazionali (originata, soprattutto, dalle economie asiatiche), in un quadro di politiche monetarie che, per un non breve periodo di tempo, hanno seguito un’impostazione generalmente espansiva nei principali sistemi produttivi. Accanto a ciò, un ulteriore fattore che ha contraddistinto la congiuntura di questi anni è stata la relativa impermeabilità - grazie a cambiamenti nelle tecnologie dei paesi industriali e agli effetti benefici della globalizzazione in termini di contenimento dei processi inflazionistici - dell’espansione mondiale ai ripetuti strappi al rialzo dei corsi petroliferi (quasi triplicati negli ultimi quattro anni), alimentati da una condizione strutturalmente squilibrata nei fondamentali di mercato e dalle persistenti tensioni geo-politiche nelle aree produttrici di materie prime energetiche. -v- Economia mondiale ancora in espansione nella prima metà del 2006 Perturbazioni nel quadro globale: timori per la crescita? Rapporto ISAE - luglio 2006 Scenario internazionale ISAE Su entrambi questi fronti, il quadro internazionale ha subito modifiche e perturbazioni negli sviluppi recenti. Il timore di effetti di second-round sui prezzi finali legati agli aumenti del petrolio e il rafforzamento ciclico nella zona euro e in Giappone hanno condotto a mutamenti nell’impostazione delle politiche monetarie di queste economie che hanno preso così a orientarsi nella direzione di un graduale innalzamento dei tassi si interesse, strada già intrapresa dalla Federal Reserve a partire dal 2004. L’elemento di maggiore novità in questo quadro è il rialzo deciso la scorsa settimana dalla banca centrale nipponica che sancisce l’abbandono, ampiamente annunciato, della politica di “tassi d’interesse zero” seguita nei lunghi anni della deflazione (senza soluzioni di continuità dal 2000); esso si è innestato nel processo di rapido drenaggio dell’eccesso di liquidità del sistema creditizio avviato da alcuni mesi. La perturbazione più importante riguarda, invece, il fronte petrolifero, con l’esplodere del conflitto in Medio Oriente che ha portato ad amplificare le già forti incertezze nello scacchiere mediorientale, innalzando nuovamente il premio al rischio e spingendo il greggio verso ulteriori massimi. L’accensione delle ostilità si è immediatamente riflessa nei mercati finanziari, già alle prese con mutamenti di comportamento degli operatori, volti ad aggiustare i portafogli alle nuove condizioni di rischio/rendimento indotte dalle modifiche del contesto monetario. La domanda è se questi cambiamenti possano incidere sulla tenuta della congiuntura mondiale in prospettiva, considerando anche che essi intervengono in una situazione in cui la maggiore economia industriale continua a essere affetta da ampi squilibri interni ed esterni (finanziati dagli ingenti surplus di parte corrente asiatici) e comincia ad evidenziare qualche sintomo di rallentamento, anche in conseguenza dell’avvio di una correzione dei prezzi delle abitazioni. Nello scenario previsivo dell’ISAE per i prossimi diciotto mesi, tali elementi di rischio continuano ad avere una probabilità di realizzazione relativamente contenuta. Per quanto riguarda le politiche monetarie, le azioni delle banche centrali dovrebbero essere improntate a una certa cautela nel perseguire le decisioni di restringimento, accompagnando l’evoluzione delle economie e verificando, strada facendo, la rispondenza delle politiche agli sviluppi congiunturali. In particolare, si suppone che il recente cambio di impostazione giapponese dia luogo - vi - Introduzione e sintesi a una risalita solo molto graduale, talché i tassi nipponici, pur positivi, si manterranno, per un certo periodo, su livelli modesti. Nel contempo, la stretta monetaria degli Stati Uniti potrebbe essere vicina ad esaurimento, in considerazione dei segnali di decelerazione provenienti dal sistema produttivo e in particolare dal settore immobiliare e dalle spese delle famiglie. Nelle nostre ipotesi si sconta un ulteriore, ultimo ritocco di un quarto di punto (al 5,5%) entro la fine del 2006; esso potrebbe essere anche “sospeso” qualora si intensificassero le indicazioni di raffreddamento. Per l’Area Euro, si prevedono altri due rialzi di venticinque punti base quest’anno (per giungere al 3,25%) e una politica sostanzialmente invariata nel 2007, anno di relativo rallentamento (con un output gap che rimarrebbe quindi negativo), in cui si dovrebbero, peraltro, concentrare gli sforzi di risanamento delle finanze pubbliche delle tre principali economie. Questi movimenti nei rendimenti tra le principali aree economiche, interagendo con le incertezze del quadro geo-politico, si accompagnerebbero nel mercato dei cambi a un’oscillazione del dollaro entro una banda di fluttuazione compresa tra 1,28 e 1,30 sull’euro. Per quel che concerne il petrolio, le ipotesi su cui si fonda lo scenario macroeconomico (greggio sopra i 70 dollari negli ultimi due trimestri dell’anno e leggera riduzione nel corso del 2007, con una quotazione di circa 68 dollari nella media dell’anno, per un certo indebolimento della domanda dei paesi consumatori) sono state formulate prima dell’inizio della crisi miliare medio-orientale. Tenuto conto dell’ampia volatilità che caratterizza i rialzi indotti da improvvisi ampliamenti dei premi al rischio e dai movimenti speculativi dei capitali, si è preferito non modificare la previsione di base. Il mutamento avrebbe comportato l’innalzamento della quotazione del greggio di qualche dollaro (per incorporare la possibilità che i picchi di questi giorni non siano del tutto episodici) lungo, però, il profilo di riferimento del quadro di base che continuiamo a ritenere come quello maggiormente plausibile, con modesti effetti differenziali rispetto allo scenario macroeconomico qui presentato. Si è quindi scelto di affidare a una simulazione alternativa (descritta più oltre) la quantificazione delle ripercussioni di un’ipotesi sostanzialmente diversa da quella della baseline, assumendo la possibilità che si verifichi uno shock più duraturo sui corsi petroliferi (che implicherebbe un coinvolgimento nel conflitto di - vii - Rapporto ISAE - luglio 2006 Previsioni sulle principale aree economiche paesi produttori di greggio o, comunque, l’uso della materia prima come strumento di pressione internazionale). Nelle ipotesi della previsione di base, l’economia globale dovrebbe espandersi, nella media del 2006, marginalmente più che nell’anno precedente, riportandosi, come già avvenuto nel 2004, su ritmi di incremento (4,8%) tra i più elevati dell’ultimo trentennio. Tale evoluzione sottenderebbe, però, un’attenuazione della dinamica nel corso della seconda metà dell’anno che diverrebbe visibile nei risultati medi del 2007, quando il tasso di crescita si situerebbe al 4,3%. Il commercio internazionale aumenterebbe di circa il 9% nel 2006 (in rafforzamento rispetto al 2005), per poi incrementarsi di quasi il 7% nel 2007. In conseguenza di queste dinamiche, l’elasticità (apparente) degli scambi al prodotto lordo mondiale si attesterebbe sui valori relativamente contenuti (compresi tra 1,5 e 2) su cui si è portata lo scorso anno. La moderazione della crescita rifletterebbe una minore velocità di espansione nelle principali aree. In particolare, negli Stati Uniti il ritmo di aumento del PIL, pur rimanendo robusto, scenderebbe dal 3,5% di quest’anno al 2,8% nel 2007, risentendo delle conseguenze dei rialzi dei tassi di interesse perseguiti nel triennio precedente e del progressivo inaridimento del meccanismo di estrazione di ricchezza dai valori immobiliari che aveva contribuito ad alimentare i consumi privati per gran parte degli anni duemila. L’Asia continuerebbe a costituire il principale polmone dell’economia mondiale, sospinta dallo sviluppo sempre molto rapido (superiore al 9%) della Cina. Nella regione, il Giappone non dovrebbe essere oltremodo frenato da un policy mix (monetario e fiscale) gradualmente più restrittivo, registrando rialzi dell’attività economica del 2,9 e del 2,3% rispettivamente nel 2006 e 2007. Per quanto riguarda l’UEM, le indicazioni congiunturali più recenti, relative alla produzione industriale e al clima di opinione degli imprenditori, mostrano andamenti sostanzialmente positivi, con un parziale decoupling rispetto alla decelerazione americana. Sulla base dell’esperienza degli ultimi anni, sembra arduo immaginare che lo sganciamento della congiuntura europea da quella mondiale (e, in particolare, da quella dell’altro gigante industriale) possa andare molto al di là di qualche trimestre. Tuttavia, la prima metà del 2006 ha evidenziato che la domanda interna, tanto nella componente dei consumi quanto in quella degli investimenti, ha finalmente cominciato a fornire un contributo alla crescita dell’area. Il miglioramento delle condizioni - viii - Introduzione e sintesi del mercato del lavoro, la buona situazione di profittabilità e la forte ripresa di fiducia nel settore industriale favoriscono le decisioni di spesa di famiglie e imprese. In virtù di questi andamenti, secondo l’Eurozone Economic Outlook elaborato dall’ISAE, lo scorso 12 luglio, in collaborazione con IFO e INSEE, il PIL della zona euro dovrebbe aumentare nel corso dell’anno a ritmi trimestrali simili a quelli dei primi tre mesi, con un rialzo medio nel 2006 del 2,1%. Anche l’area della moneta unica andrebbe, però, incontro a una certa decelerazione nel 2007 (+1,8%), risentendo, oltre che del minore stimolo proveniente dall’economia mondiale, degli effetti di contenimento sulla domanda interna dovuti alle politiche di risanamento delle finanze pubbliche; in particolare, un’incidenza di qualche rilievo dovrebbe venire dal rallentamento dei consumi tedeschi, a seguito dell’aumento dell’IVA a inizio anno. I rischi che gravano su questo scenario sono soprattutto di tipo geo-politico. L’aumento dell’incertezza derivante da un prolungato conflitto in Medio Oriente potrebbe far detonare le varie fonti potenziali di instabilità già insite nell’economia globale. D’altro canto, è pur vero che i paesi occidentali, dopo il settembre 2001, hanno mostrato di essersi abituati a vivere (e di continuare a crescere) anche in condizioni di rischio molto elevato. Nel caso dell’azione militare israeliana in risposta agli attacchi portati dalla guerriglia islamica dalla frontiera libanese, i timori sono di uno shock petrolifero duraturo, in analogia con quanto verificatosi nel passato in altre occasioni di crisi nella regione, per il coinvolgimento diretto o indiretto di paesi produttori di greggio. Per tenere conto di questa eventualità, si è proceduto a simulare le ripercussioni di una quotazione del greggio stabilmente a 80 dollari al barile nell’anno e mezzo coperto dalla previsione. Questa ipotesi implica un incremento dei prezzi petroliferi del 7% e del 18% rispetto alle assunzioni dello scenario di base nella media del 2006 e del 2007. L’entità della riduzione della crescita sarebbe simile in tutte e tre le principali aree industrializzate: Stati Uniti, Giappone e Area Euro sperimenterebbero una minore espansione tra i 3 e i 4 decimi di punto nel biennio 2006-07; un quadro di chiaro rallentamento, ma ancora distante da una caduta recessiva. Una flessione della dinamica del prodotto globale più consistente potrebbe verificarsi in corrispondenza di prezzi molto più elevati, stabilmente in prossimità dei 90-100 dollari al barile per tutto il periodo di previsione. - ix - Effetti di un petrolio durevolmente più alto Rapporto ISAE - luglio 2006 Miglioramento congiunturale anche in Italia Minimo ciclico alle spalle? Diversi indizi, non ancora certezze La dinamica economica dell’Italia nella prima parte dell’anno è risultata sostanzialmente in linea con il percorso di recupero produttivo descritto nel Rapporto ISAE di febbraio, poi confermato nell’aggiornamento della previsione effettuato a maggio. L’incremento del PIL nel primo trimestre (+0,6% sui precedenti tre mesi, +1,5% su un anno prima) e ancor più l’aumento della domanda finale (nazionale ed estera) al netto dello scorte (+1% circa rispetto al quarto trimestre 2005, +2% circa sul corrispondente periodo dell’anno precedente), unitamente alle indicazioni complessivamente favorevoli per il resto dell’anno, segnalano un’evoluzione più solida delle componenti di offerta e di domanda del nostro sistema economico. Alla luce di questi andamenti nel Rapporto ci si domanda se finalmente si può tornare a effettuare una datazione del ciclo italiano che risulta praticamente sospesa dall’ultimo punto di massimo toccato nell’ormai lontano dicembre 2000. Adottando in modo rigoroso i criteri classici di determinazione dei punti di svolta, non si è ancora in grado, con le informazioni disponibili, di chiudere il ciclo di recessione/stagnazione e di fissare, quindi, con ragionevole certezza il minimo che ha fatto seguito al picco di fine 2000. Tuttavia, diffusi indizi congiunturali porterebbero a indicare che, se gli sviluppi futuri saranno in linea con la previsione di una prosecuzione degli andamenti favorevoli, l’avvio della ripresa italiana - pur divenendo visibile solo nei dati medi del 2006 - potrebbe essere situato più indietro nel tempo e, in particolare, all’inizio del 2005; in quel periodo dovrebbe essere iniziata l’evoluzione positiva dell’economia che avrebbe avuto il suo elemento di traino soprattutto nell’industria, tornata, pur nell’alternarsi frequente di frenate e accelerazioni, su un sentiero sostanzialmente più favorevole di quello attraversato nei quattro anni precedenti. La fase negativa che ha fatto seguito al massimo ciclico del dicembre 2000 non si configura certamente come un fenomeno omogeneo di recessione “classica” (contrassegnato da indicatori di attività economica monotonicamente discendenti); essa ha rappresentato piuttosto un lungo periodo di stasi (dopo la caduta del 2001), in cui si sono verificati alcuni tentativi di ripresa (le cosiddette “false partenze” identificabili nella seconda metà del 2002 e nella prima parte del 2004), rivelatisi, però, troppo episodici e parziali per tradursi in vere espansioni. Si tratta quindi, per caratteristiche e lunghezza, di una fase molto anomala della nostra economia: se l’inizio 2005 verrà confermato -x- Introduzione e sintesi come un punto di minimo, si computano circa 50 mesi sfavorevoli, contro una durata media dei cicli recessivi italiani nell’ultimo trentennio di 17 mesi. Essa non è, però, completamente senza precedenti; anche nei primi anni ottanta si verificò una lunga fase sfavorevole di sostanziale stagnazione (36 mesi “negativi” tra il marzo del 1980 e il marzo del 1983). L’analogia, a ben vedere, va al di là di una semplice comparazione statistica di indicatori congiunturali: allora, come oggi, la nostra industria fu interessata da una profonda crisi competitiva e da un’intensa trasformazione che si sostanziò in importanti processi di ristrutturazione (venti anni fa furono in gran parte labour saving). L’esito di quella fase fu il recupero di adeguati livelli di efficienza e un nuova prosperità per la nostra industria, quello dell’attuale è ancora da verificare. La domanda su quanto i migliori andamenti che si sono cominciati a verificare nell’industria italiana siano dovuti alla congiuntura (in particolare alla ripresa della domanda europea) e quanto a elementi strutturali (adattamento della nostra industria) non potrà trovare una risposta soddisfacente prima di disporre di informazioni maggiori sulle evoluzioni degli ultimi anni. Essa d’altra parte può risultare oziosa se si tiene conto che, alla luce della deludente esperienza degli anni duemila, il fatto che l’Italia riesca finalmente ad agganciarsi al ciclo positivo europeo è certamente un fenomeno congiunturale che ha, però, implicazioni di tipo strutturale. L’ISAE ha, in effetti, cercato di individuare in precedenti Rapporti - quelli di febbraio 2006 (“L’industria tra stasi e modifiche strutturali”) e di febbraio 2005 (“Crescita e struttura produttiva dell’Italia: un confronto con i principali paesi industriali”) - i cambiamenti sottostanti al lungo periodo di deterioramento dell’economia, partendo dall’idea (schumpeteriana) che i periodi di crisi, indotti dall’acutizzarsi delle pressioni competitive, non possono essere visti solo come un fenomeno di arretramento (inesorabile, nelle tesi del declino), poiché essi sono importanti occasioni di cambiamento dettate dal mercato (stasi economica, si argomentava nel Rapporto di febbraio 2006, non si identifica con immobilismo). E, in effetti, i processi di trasformazione di questi anni, messi in moto dalla selezione della concorrenza internazionale, sembrano aver portato una frangia rilevante di produttori più efficienti ad affacciarsi con maggiore decisione sui mercati internazionali. In questo senso leggiamo le anomale politiche di prezzo all’export, - xi - Impulsi congiunturali o cambiamenti strutturali? Rapporto ISAE - luglio 2006 Tendenze dopo il primo trimestre volte a incrementare i margini di profitto nei più dinamici mercati esteri nonostante l’apprezzamento del cambio e la concorrenza dei paesi emergenti, perseguite dai segmenti di più alta qualità dei comparti tradizionali del Made-in-Italy: una forma di esercizio di un potere di mercato, consentito dall’esistenza di una barriera qualitativa che riduce, in qualche caso in misura consistente, la concorrenza di produttori che offrono beni di minor pregio (che, però, spiazzano gli “omologhi” italiani nelle fasce di valore più basso). Accanto a questo fenomeno di aggiustamento intra-settoriale (non nuovo, essendo la storia della nostra industria “tradizionale” fatta di un continuo upgrading qualitativo per difendersi da una concorrenza basata su costi di produzione molto inferiori), gli anni di crisi dell’industria hanno visto anche modifiche inter-settoriali. La configurazione del modello di specializzazione dell’Italia, in rapporto a quello dei paesi industriali, appare a metà del decennio duemila ancora sostanzialmente immutata (con punti di maggiore forza nelle attività legate al sistema moda-casa e nella meccanica strumentale, punti di acuta debolezza nell’alta tecnologia), ma all’interno della polarizzazione tra settori di vantaggio e svantaggio comparato, si è assistito all’avanzata di attività che all’inizio del decennio occupavano posizioni più secondarie: negli ultimi anni la performance italiana è risultata superiore a quella dei partner europei in alcune produzioni di beni intermedi, nell’alimentare, nell’editoria-carta-stampa, e più di recente, al termine di una profonda ristrutturazione, nell’auto. Se, dunque, è abbastanza evidente, a nostro avviso, che alcuni cambiamenti strutturali si sono verificati, è, d’altra parte, difficile dire se essi si siano completati e se, soprattutto, siano sufficienti a garantire una recupero soddisfacente della manifattura italiana. Il quadro previsivo al 2007 che presentiamo è al riguardo prudente, disegnando uno scenario in cui gli andamenti “peggiori” che avevano contrassegnato gli ultimi anni (calo della produttività del lavoro e drastica perdita delle quote di mercato in volume) tendono ad attenuarsi (la dinamica della produttività torna a essere leggermente positiva, come negli ultimi due anni, mentre la discesa delle quote rallenta), prospettando un miglioramento graduale della performance industriale. Al rialzo del PIL nei primi tre mesi, dovrebbe avere fatto seguito una moderazione nel periodo aprile-giugno, conseguente a un rallentamento della produzione industriale, in parte dovuto al “passo falso” - xii - Introduzione e sintesi manifestatosi in aprile (su cui ha inciso la particolare distribuzione delle festività in quel mese). Nella previsione ISAE, le prospettive a breve dell’attività manifatturiera rimangono favorevoli, ma caratterizzate sempre da una accentuata variabilità: dopo una lieve riduzione nel secondo trimestre, l’industria dovrebbe sperimentare aumenti più consistenti nei mesi estivi, con un nuova accelerazione nel terzo trimestre. Queste previsioni risentono delle indicazioni favorevoli fornite dalle inchieste ISAE presso le imprese industriali. Il clima di fiducia, in rialzo costante nell’ultimo anno, ha toccato in giugno il valore più alto dalla fine del 2000. La risalita ha interessato principalmente le industrie dei beni intermedi e di investimento; a partire dalla primavera, il miglioramento si è manifestato con una certa intensità anche per le imprese produttrici di beni di consumo. Più incerti appaiono i consumatori, il cui indicatore di fiducia, in recupero nell’ultima parte del 2005 e in avvio del 2006, oscilla, negli ultimi mesi, intorno a una tendenza sostanzialmente stazionaria. E’ possibile che l’intensa discussione sullo stato dei conti pubblici e sulle connesse esigenze di risanamento abbia esercitato una certa influenza su tale andamento. Il persistere di tendenze complessivamente favorevoli è confermato dagli indicatori congiunturali, coincidente e anticipatore, elaborati dell’ISAE. L’indice sintetico coincidente appare ancora in rialzo in marzo, mostrando di avere superato, nel primo trimestre, il momento di esitazione verificatosi alla fine del 2005 (quando il PIL si era in effetti fermato). Un segnale analogo, in prospettiva, viene fornito dall’indice sintetico anticipatore che evidenzia tra gennaio e aprile un rafforzamento, dopo la leggera attenuazione registrata nella secondo metà del 2005; ciò indicherebbe un’impostazione congiunturale ancora positiva nei successivi cinque-sei mesi. La previsione per l’economia italiana nel 2006 sconta un aumento del PIL dell’1,5%, a parità di giornate lavorative rispetto all’anno precedente (sei decimi di punto in meno rispetto a quanto si stima per la zona euro); non correggendo per il calendario (il 2006 si caratterizza per due giorni di lavoro in meno rispetto al 2005), l’incremento sarebbe dell’1,4%. Nel 2007, il ritmo di crescita del nostro Paese potrebbe collocarsi all’1,3%, a parità di giornate lavorative (con un divario di cinque decimi di punto nei confronti della zona euro); non correggendo gli effetti di calendario (il 2007 presenta tre giorni di lavoro in più ri- - xiii - Previsione per l’Italia nel 2006 e 2007 Rapporto ISAE - luglio 2006 spetto al 2006), l’incremento del PIL sarebbe dell’1,4%. La previsione per il 2007 è effettuata in assenza di misure di correzione dell’evoluzione tendenziale dei conti pubblici e di provvedimenti di sostegno dell’economia. Lo sviluppo medio del biennio (1,4%) indicherebbe un significativo miglioramento rispetto alla performance della prima metà degli anni duemila (+0,4%) e risulterebbe sostanzialmente in linea con le stime di crescita potenziale dell’Italia. L’articolazione territoriale della dinamica produttiva vedrebbe un aumento del prodotto lordo allineato all’andamento medio nazionale nel Centro e nel Mezzogiorno; sopra la media dovrebbe mantenersi la dinamica del PIL nel Nord Est (+1,7% nel 2006 e +1,4% nel 2007), marginalmente sotto quella del Nord Ovest (1,4% nel 2006 e 1,2% nel 2007). La ripresa italiana nel 2006 e 2007 beneficia principalmente dello stimolo della domanda interna, grazie all’apporto proveniente sia dai consumi nazionali che dagli investimenti. Il contributo della domanda estera netta risulterebbe prossimo a zero, evidenziando, però, un miglioramento rispetto agli anni precedenti. I consumi hanno sperimentato un forte balzo nel primo trimestre di quest’anno che ha portato la spesa delle famiglie su un livello di circa l’1% più elevato della media del 2005. Nelle nostre ipotesi le spese delle famiglie si dovrebbero mantenere su ritmi più contenuti nel prosieguo del 2006, venendo in parte frenate dalle incertezze nel clima di opinione, ma, al tempo stesso, stimolate dall’andamento ancora positivo del reddito disponibile, sospinto dall’aumento delle retribuzioni pro capite e da un’accelerazione nella dinamica dell’occupazione. Nell’insieme, i consumi crescerebbero quest’anno dell’1,3%, con una propensione al risparmio che si manterrebbe sui livelli del 2005. Nel 2007 dovrebbero permanere i fattori di spinta (dinamica dei redditi pro capite e dell’occupazione) alla spesa delle famiglie che aumenterebbe dell’1,2%, lievemente meno del reddito disponibile. Per quanto riguarda gli investimenti, dopo il rimbalzo sperimentato nel primo trimestre, la dinamica dovrebbe rimanere positiva nel prosieguo del 2006, risentendo del rafforzamento del tono della congiuntura, della risalita nel clima di fiducia delle aziende e dei processi di ristrutturazione volti al recupero di competitività. Le segnalazioni, provenienti dalle inchieste ISAE, circa il maggior grado di utilizzo degli impianti, unitamente alle indicazioni della riduzione de- - xiv - Introduzione e sintesi PREVISIONE PER L'ECONOMIA ITALIANA: QUADRO RIASSUNTIVO (variazioni percentuali salvo diversa indicazione) 2005 2006* 2007* 0,1 1,5 1,3 -0,2 0,4 -0,1 -0,2 1,4 1,7 1,5 1,5 1,2 1,4 1,3 1,3 PIL non corretto della stagionalità e delle giornate lavorative 0,0 1,4 1,4 Importazione di beni e servizi Esportazioni di beni e servizi 1,8 0,7 4,2 4,4 3,5 3,1 Spesa per consumi delle famiglie residenti Spesa per consumi della AA.PP. e delle ISP 0,1 1,2 1,3 0,7 1,2 0,8 -0,4 2,3 2,2 - consumi nazionali - investimenti totali - esportazioni nette - variazioni delle scorte ed oggetti di valore 0,3 -0,1 -0,3 0,2 0,9 0,5 0,0 0,0 0,9 0,5 -0,1 0,1 Saldo conto corrente e conto capitale (in % del Pil) -1,4 -2,1 -1,8 1,9 4,0 2,3 4,8 2,0 1,8 Propensione al consumo (livello percentuale) 85,8 85,7 85,5 Retribuzione pro-capite nell'economia Occupazione totale (1) Tasso di disoccupazione 3,1 -0,4 7,7 3,3 0,7 7,4 2,3 0,7 7,1 -4,1 0,4 40,6 106,4 -4,0 0,6 41,1 107,5 -4,2 0,5 40,9 108,4 2,64 3,50 4,00 4,6 3,5 1,4 4,8 3,5 2,1 4,3 2,8 1,8 Tasso di cambio dollaro/euro (livello) Domanda mondiale 1,25 7,8 1,26 8,9 1,30 6,9 Tassi d'interesse ufficiali (2) - BCE - Federal Reserve 2,25 4,25 3,25 5,50 3,25 5,50 5,5 36,5 54,67 16,5 23,9 68,50 8,5 -0,5 67,60 Quadro interno Prodotto interno lordo - Nord Ovest - Nord Est - Centro - Mezzogiono Investimenti fissi lordi Contributo alla crescita del PIL Prezzi al consumo Prezzi alla produzione Indebitamento netto delle AA.PP. (in % del PIL) Avanzo primario delle AA.PP. (in % del PIL) Pressione fiscale delle AA.PP. Debito delle AA.PP. (in % del PIL) Tasso sui Bot a 12 mesi (2) Riferimenti internazionali Prodotto interno lordo - Mondo - Stati Uniti - Area euro Prezzi materie prime in dollari - non energetici - energetici di cui: Brent ($/ barile) Fonte: ISTAT, Banca d'Italia, BCE, Federal Reserve, FMI, HWWA. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale. (1) In unità di lavoro standard. (2) Tassi annui di fine periodo. Per i Bot tasso lordo. - xv - Rapporto ISAE - luglio 2006 gli ostacoli alla produzione dovuti a un’insufficiente domanda, potrebbero fare sperare nella graduale ripresa, oltre che delle spese per la razionalizzazione dei processi di produzione, anche degli investimenti per allargare la capacità produttiva. Nelle previsioni ISAE, gli acquisti di beni strumentali aumenterebbero del 3,2% quest’anno e del 3,4% nel 2007. Per le costruzioni, si stimano tassi di incremento dell’1,4% nel 2006 e dello 0,9% l’anno prossimo. Nell’insieme, gli investimenti totali crescerebbero del 2,3% nell’anno in corso e del 2,2% nel 2007. Quanto alla domanda estera, le esportazioni hanno fornito una spinta sostanziale alla crescita dell’attività economica nei primi tre mesi del 2006. Il recupero ha riflesso l’accelerazione delle vendite all’estero dei beni di investimento e intermedi. Ancora difficoltà si sono evidenziate sul fronte dei beni di consumo (dal tessile, all’abbigliamento, alle calzature), sebbene con qualche segno di attenuazione. Grazie anche al rialzo dei primi tre mesi, l’incremento delle vendite all’estero di beni e servizi si attesterebbe, nella media del 2006, al 4,4%, in significativa accelerazione rispetto all’anno precedente (quando erano salite di appena lo 0,7%). Nel 2007, le esportazioni, parzialmente frenate dal rafforzamento del cambio e in presenza di una domanda internazionale meno dinamica, dovrebbero aumentare del 3,1%. Tenuto conto dell’espansione dei traffici internazionali, la quota di mercato in volume dell’Italia continuerebbe a contrarsi, ma in misura più contenuta che negli ultimi anni. Per le importazioni, il rafforzamento della congiuntura interna dovrebbe condurre ad aumenti degli acquisti dall’estero del 4,2% nel 2006 e del 3,5% nel 2007, con una compensazione dello stimolo al PIL proveniente dalle esportazioni: il contributo della domanda estera netta all’attività economica, nullo nel 2006, sarebbe negativo per un decimo di punto nel 2007. L’influenza negativa della debole evoluzione economica del 2005 sull’occupazione potrebbe esssersi esaurita già all’inizio dell’anno in corso, quando si è verificata una significativa accelerazione della domanda dell’input di lavoro. Alla luce di questi sviluppi, l’ISAE sconta, dopo due anni sfavorevoli, un andamento delle unità di lavoro più consistente nel 2006 e 2007 (+0,7% in ciascuno dei due anni). Una simile dinamica segnalerebbe comunque l’attenuazione degli effetti delle riforme del mercato del lavoro adottate nell’ultimo decennio che avevano dato luogo, sopratutto tra il 2001 e il 2003, a evoluzioni abnormi - xvi - Introduzione e sintesi dell’occupazione in rapporto alla crescita molto modesta dell’economia, accompagnandosi a flessioni della produttività. Per il biennio di previsione, l’elasticità dell’occupazione al PIL si attesta in prossimità di 0,5, un valore pur sempre elevato rispetto agli standard storici italiani, ma notevolmente inferiore a quello del periodo 2001-03 (quando fu, in media, superiore a 2). Il recupero di una dinamica positiva nei posti di lavoro comporterebbe la continuazione della discesa del tasso di disoccupazione al 7,4% nella media del 2006 e al 7,1% nel 2007. Per quel che riguarda le retribuzioni, le ipotesi di dinamica salariale per il biennio 2006-07 si basano sulle erogazioni contemplate negli accordi in essere e sui rinnovi contrattuali che interessano il periodo di previsione. Nel quadro ISAE, le retribuzioni pro capite aumentano nell’intera economia del 3,3% nell’anno in corso e del 2,3% nel 2007. Tenuto conto degli sgravi contributivi decisi nella finanziaria dello scorso anno e dell’evoluzione della produttività, il costo unitario del lavoro si incrementerebbe del 2,4% nel 2006 e dell’1,8% nel 2007. Quanto all’inflazione, le previsioni dell’ISAE scontano per la seconda metà del 2006 un profilo tendenziale dei prezzi leggermente più sostenuto rispetto ai ritmi medi del primo semestre. L’impatto dei passati rincari del petrolio sulle tariffe energetiche porterebbe a fine anno ad una dinamica vicina al 2,5%. Nella media del 2006 l’inflazione si dovrebbe collocare al 2,3%, quattro decimi in più rispetto al 2005. Nel 2007, nell’ipotesi di rientro delle quotazioni in euro del petrolio, potrebbe verificarsi una discesa del ritmo di crescita dei prezzi. Nella media dell’anno, l’inflazione si collocherebbe al 2%, tre decimi in meno che nel 2006. Sulla base dell’indice armonizzato, il divario inflazionistico rispetto all’area dell’euro dovrebbe risultare a sfavore dell’Italia, nel 2006, per un decimo di punto. Nel 2007, anche per l’impatto sull’indice complessivo europeo dell’innalzamento dell’aliquota IVA in Germania, il differenziale risulterebbe a nostro favore per due decimi di punto. Il deficit pubblico dovrebbe rimanere nel 2006 sostanzialmente sullo stesso livello dell’anno precedente. In rapporto al PIL, potrebbe verificarsi un indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche pari al 4%, appena inferiore al 4,1% registrato nel 2005. Per il prossimo anno, grazie anche agli effetti della manovra aggiuntiva recentemente predisposta, il disavanzo - valutato a politiche invariate dovrebbe aumentare di due decimi di PIL. Tali previsioni sui saldi pub- - xvii - Conti pubblici Rapporto ISAE - luglio 2006 Rischi per lo scenario italiano blici sono in linea con quanto indicato nel DPEF approvato dal Consiglio dei Ministri del 7 luglio. Nell’anno in corso, la non completa efficacia degli interventi stabiliti nella legge finanziaria è stata in parte compensata dalle misure aggiuntive del decreto legge 223 del 4 luglio e da una evoluzione delle entrate più favorevole di quanto precedentemente atteso. La correzione inclusa nei conti dell’ISAE rispecchia le valutazioni del decreto nella sua formulazione originaria: un miglioramento di 1,4 miliardi di euro, derivante da maggiori entrate nette per circa 3,8 miliardi e da aumenti netti di spese di quasi 2,4 miliardi. Le proiezioni dell’ISAE per il 2007, essendo costruite a politiche invariate, incorporano una ipotesi di rinnovo - seppure parziale - dei contratti del pubblico impiego e scontano una evoluzione tendenziale delle spese in conto capitale che non considera il rifinanziamento dei contributi per gli interventi delle Ferrovie e dell’ANAS. Le stime per il prossimo anno non includono, inoltre, gli effetti della manovra correttiva che saranno predisposti con la prossima legge finanziaria, né quelli derivanti dalle misure a sostegno dello sviluppo. Il rapporto debito/PIL nel 2006 aumenterebbe per il secondo anno consecutivo. A politiche invariate, esso dovrebbe portarsi dal 106,4% del PIL del 2005 al 107,5% nell’anno in corso e ancora al 108,4% nel 2007. Tali andamenti non includono alcuna ipotesi di dismissioni mobiliari. L’avanzo primario, dopo otto anni di riduzioni consecutive, tornerebbe ad aumentare nel 2006, collocandosi allo 0,6% del PIL dopo lo 0,4% registrato nel 2005. Il prossimo anno, il saldo al netto degli interessi, in assenza di interventi correttivi, dovrebbe ridursi nuovamente, di un decimo di PIL. L’onere per il servizio del debito, con aumenti in valore assoluto in entrambi gli anni della previsione, nel 2007 tornerebbe a crescere in percentuale del PIL dopo essere diminuito per dieci anni consecutivamente. La spesa per interessi, infatti, sia in conseguenza dell’andamento stimato dei tassi (il saggio medio sui BOT a dodici mesi è previsto in crescita nei due anni, dal 2,2% del 2005 al 3,2% e poi al 3,7%), sia a causa dell’incremento atteso per lo stock del debito, dovrebbe mantenersi al 4,6% del PIL nel 2006 per aumentare al 4,7% l’anno successivo. I rischi che gravano su questo scenario previsivo sono principalmente legati, come per il quadro globale, alle tensioni politiche internazionali e agli sviluppi petroliferi. La simulazione, richiamata in - xviii - Introduzione e sintesi precedenza, di uno shock energetico duraturo (con un greggio stabilmente a 80 dollari nell’anno e mezzo di previsione) indica impatti per la crescita della nostra economia simili a quelli evidenziati per gli altri principali sistemi produttivi. Tuttavia, data la più sfavorevole base di partenza che contraddistingue il nostro Paese, l’effetto finale sarebbe quello di smorzare sensibilmente le prospettive di sviluppo, con ripercussioni avverse sui saldi di finanza pubblica proporzionalmente maggiori che negli altri paesi. In particolare, l’aumento del prezzo del petrolio comporterebbe una dinamica del PIL dell’Italia più contenuta, rispetto allo scenario di base, di un decimo di punto nel 2006 e di due decimi di punto nel 2007; ciò significherebbe che lo sviluppo italiano si ridimensionerebbe nel 2007 a circa l’1%. Relativamente più intenso che nelle altre maggiori economie sarebbe l’impatto inflazionistico e, quindi, quello restrittivo sui consumi. Per i conti pubblici, il deterioramento del quadro macroeconomico comporterebbe un appesantimento già nella seconda metà dell’anno in corso; esso si accentuerebbe nel 2007. In particolare, l’impatto negativo sulla finanza pubblica italiana (un deficit più alto di tre decimi di punto di PIL) risulterebbe superiore a quello atteso per la media dell’area euro, a causa della nostra maggiore esposizione all’aumento dei tassi di interesse che si attiverebbe in Europa in risposta all’acutizzarsi delle tensioni inflazionistiche. - xix - Economia internazionale: evoluzione recente e previsioni 2006-07 CRESCITA, CAMBI, PREZZI DELLE MATERIE PRIME E COMMERCIO MONDIALE L’economia mondiale continua a mostrare una fase di sostenuta espansione, grazie all'ampliamento della ripresa anche a quei paesi industrializzati che negli ultimi anni avevano mostrato un minor dinamismo: sia l’Unione Europea sia il Giappone dovrebbero infatti evidenziare, nella media del 2006, un irrobustimento del ritmo di sviluppo. Il principale motore della ripresa internazionale continua, però, a essere costituito dai paesi emergenti e, in particolare, del continente asiatico. In questa prima parte del 2006, sia la Cina sia l’India hanno evidenziato un ritmo di espansione vigoroso, con tassi trimestrali tendenziali compresi tra il 9 e il 10 per cento. L’impetuoso sviluppo mondiale negli ultimi 3 anni ha coinciso con una situazione di liquidità particolarmente abbondante sui mercati internazionali, grazie a una intonazione di politica monetaria generalmente espansiva. Tuttavia, sotto quest'ultimo aspetto, gli ultimi mesi hanno evidenziato un cambiamento di tendenza, prontamente recepito dai mercati finanziari. L’emergere di contenuti effetti di second-round sui prezzi finali legati ai prolungati, forti rialzi del prezzo del greggio e delle altre materie prime, unitamente al rafforzamento delle condizioni cicliche in Europa e Giappone, hanno determinato un cambiamento di policy delle principali Banche centrali, in Europa e in Asia; d'altro canto, la Federal Reserve ha proseguito la politica di inasprimento delle condizioni monetarie intrapresa due anni or sono. In particolare, l’annuncio di una imminente svolta in Giappone con l’abbandono della zero interest rate policy, che aveva contribuito ad alimentare gli acquisti di attività finanziarie sui mercati a più elevati -1- Rapporto ISAE - luglio 2006 rendimenti, ha innescato una correzione nei mercati azionari, sopratutto dei paesi emergenti. Tale correzione, che ha sollevato qualche timore sulla tenuta della congiuntura mondiale in prospettiva, sembrerebbe rappresentare la naturale reazione all’innalzamento del costo del denaro, attuale e atteso, con conseguente ricomposizione di portafoglio relativamente al nuovo profilo di rischio/rendimento degli operatori; si tratterebbe quindi di un aggiustamento nei comportamenti di questi ultimi, giustificato anche dalla precedente “esuberanza” dei mercati finanziari che aveva portato gli stessi vicini o oltre i massimi storici. D’altro canto, se su questa correzione si innescassero timori inflazionistici e conseguenti attese di rallentamento nella crescita economica, la discesa delle quotazioni, osservata nel recente passato, verrebbe a rappresentare l’inizio di un processo di involuzione più duraturo che potrebbe condizionare a sua volta l’evoluzione congiunturale in senso negativo. Gli elementi di maggior rischio per lo scenario internazionale, già delineati nel rapporto ISAE di febbraio, rimangono sostanzialmente immutati. Gli squilibri finanziari negli Stati Uniti si sono accentuati, mentre sul mercato immobiliare ha cominciato a evidenziarsi una correzione dei prezzi delle abitazioni. I disavanzi statunitensi, finanziati dagli ingenti surplus dei paesi emergenti, hanno determinato un enorme accumulo di attività denominate in dollari da parte delle banche centrali, molto al di là di quanto ragionevolmente utile sulla base di considerazioni legate agli scambi commerciali o a motivi precauzionali rispetto alla possibilità del verificarsi di crisi finanziarie. Nello scenario previsivo ISAE, per il biennio 2006-07, tali elementi di rischio continuano ad avere una bassa probabilità di realizzazione. Il quadro prospettato a 18 mesi non incorpora quindi episodi di “rottura” dell’economia mondiale: al di là di tensioni di breve termine, l’evoluzione nel periodo in questione non dovrebbe essere caratterizzata da shock in grado di comprometterne la tendenza di fondo, improntata a una espansione robusta nell’anno in corso, con una leggera decelerazione nel prossimo. L’ipotesi è che l’attuale fase di “normalizzazione” della impostazione di politica economica non preluda a un rallentamento globale nella crescita; il maggior grado di restrizione rispetto al recente passato dovrebbe essere in grado mantenere sotto controllo i rischi di recrude- -2- Economia internazionale ... scenze inflazionistiche derivanti dall’impatto, diretto e indiretto, dei prezzi delle materie prime sui beni finali. Nelle nostre ipotesi, la Federal Reserve, dopo un ulteriore rialzo di 25 punti base entro l’anno, stabilizzerebbe il livello dei tassi di interesse per tutto il 2007; la BCE procederebbe invece ad altri due rialzi di un quarto di punto ciascuno entro la fine dell’anno in corso, mantenendo a propria volta invariati i tassi di interesse nel prossimo anno. Tab. 1 Aree PIL MONDIALE (variazioni percentuali) 2004 2005* 2006** Asia 8,1 8,0 8,1 2007** 7,3 Medio Oriente 5,5 5,9 5,7 5,4 America latina 5,6 4,3 4,5 3,9 Africa 5,5 5,2 5,7 5,5 Europa centro-orientale 7,0 5,2 5,5 5,3 Paesi emergenti 7,2 6,7 6,8 6,2 Paesi industrializzati 3,1 2,6 2,9 2,4 Stati Uniti 4,2 3,5 3,5 2,8 Giappone 2,3 2,6 2,9 2,3 Area euro 1,8 1,4 2,1 1,8 UE15 2,1 1,5 2,1 2,1 UE25 2,2 2,0 2,6 2,5 5,1 4,6 4,8 4,3 Mondo (1) Fonte: elaborazioni ISAE su dati OEF, FMI, EUROSTAT e OCSE. (1) Ponderato con pesi FMI sulla base delle PPA del 2004. * Preconsuntivi. ** Previsioni ISAE. Nel 2006, la crescita mondiale dovrebbe registrare una, seppur modesta, accelerazione rispetto all’anno precedente (4,8%, contro il 4,6% del 2005 in termini di PPP). A tale risultato concorrerebbe una espansione ancora robusta negli Stati Uniti, seppure segnata da un profilo trimestrale in decelerazione in corso d’anno, e un rafforzamento del ciclo sia in Giappone sia nella zona euro, grazie a un irrobustimento delle componenti interne di domanda. Gli effetti della prolungata restrizione monetaria statunitense sarebbero visibili, in termini di risultati medi annui, solo nel 2007. D’altra parte, un policy mix più restrittivo non dovrebbe, nelle nostre ipotesi, compromettere il ritmo di crescita in Giappone e nella zona euro, dove, però, l’effetto dell’aumento dell’IVA in Germania si rifletterebbe in un modesto rallentamento per l’intera area. -3- Prospettive di crescita Rapporto ISAE - luglio 2006 Petrolio e materie prime La regione asiatica si conferma il principale motore dell’economia mondiale: nelle ipotesi ISAE, il 2006 vedrebbe una espansione dell’intera area a ritmi di sviluppo pari all’8 per cento. La forte domanda proveniente da quest’area ha continuato ad alimentare l’impetuoso incremento dei prezzi delle principali materie prime sui mercati internazionali. Il conseguente mutamento delle ragioni di scambio (quelle dei paesi produttori di ben energetici sono migliorate di circa il 25% nel 2005) ha beneficiato i paesi esportatori di prodotti primari, con evidente riflesso nelle rispettive prospettive di sviluppo. Anche l’Africa, insieme all’America latina, ha positivamente risentito del favorevole contesto esterno: per queste due aree, così come per i paesi dell’Europa centro-orientale, si prevede per l’anno in corso una espansione superiore al 5 per cento. Nel 2007, un rallentamento della domanda da parte dei paesi industrializzati, unito a una stabilizzazione e in qualche caso un ridimensionamento dei corsi di alcune commodities, determinerebbe una certa decelerazione nel ritmo di crescita delle principali aree emergenti, che rimarrebbero comunque su dinamiche ben superiori a quelle dei paesi industrializzati. Proseguendo nella tenGraf. 1 - PREZZO DEL PETROLIO denza in atto per tutto il 2005, (medie mensili, dollari a barile) nei primi mesi di quest’anno il 80 prezzo del petrolio ha raggiun70 to quotazioni storicamente ele60 vate, con picchi intorno ai 75 50 dollari al barile. In seguito si è 40 però assistito ad una stabiliz30 zazione, con quotazioni che si 20 sono mantenute all’interno di 10 una forchetta ben definita (680 73 dollari), per poi tornare a 2003 2004 2005 2006 testare i livelli più elevati nei WTI Brent primi giorni di luglio. Fonte: Thomson datastream. Gli elementi alla base della impetuosa ascesa degli ultimi 2 anni sono da ricercare sia dal lato della domanda (la forte crescita delle economie asiatiche), sia da quello dell’offerta (scarsi investimenti in attività di estrazione ed esplorazione, vincoli nella capacità di raffinazione); a questi si è aggiunto l’acuir- -4- Economia internazionale ... si di situazioni di tensione in diverse aree di importanza strategica (Iran, Iraq, Nigeria, Venezuela). Gli episodi più recenti relativi all’area medio orientale hanno nuovamente innescato una fase di rialzo delle quotazioni e i livelli hanno raggiunto nuovi record (per le possibili conseguenze sul quadro previsivo si veda il riquadro: “Effetti di un rialzo permanente del prezzo del petrolio”). Tali fattori continueranno a influenzare i prezzi del greggio anche nei mesi a venire; i “fondamentali” economici (pressioni della domanda su un’offerta che richiede tempo per espandersi, dopo la realizzazione nell’ultimo anno di investimenti per l’estrazione e trasformazione) dovrebbero costituire un impedimento alla possibilità di una decisa inversione di tendenza nelle quotazioni, mentre le tensioni geopolitiche, difficilmente eliminabili nel breve-medio periodo, potranno alimentare fattori speculativi, determinando fluttuazioni anche ampie. Nelle ipotesi ISAE, quindi, i prezzi del greggio dovrebbero rimanere, in media, vicini ai 71 dollari a barile per l’intero 2006, con un incremento rispetto all’anno precedente di oltre il 25 per cento. Nel corso del 2007, pur prevedendo una leggera discesa delle quotazioni per effetto di un rallentamento della domanda, il prezzo medio del barile si manterrebbe comunque non molto discosto dai livelli attuali, determinando solo un modesto decremento nella media d’anno (-1,2%). Tab. 2 PREZZI COMMERCIO MONDIALE (variazioni percentuali sui dati in dollari) 2004 2005 2006* a) Alimentari (1) 11,7 0,0 8,2 5,9 b) Altre materie di base (1) 24,8 14,5 29,9 12,6 35,3 36,5 23,9 -0,5 38,2 54,7 68,5 67,6 c) Combustibili (1) Brent (dollari a barile) 2007* d) tot a+b (2) 16,7 5,5 16,5 8,5 e) tot d+c (2) 25,3 19,8 19,9 4,3 6,3 2,5 1,1 2,0 10,7 6,5 5,5 2,5 f) Manufatti TOTALE e+f (2) Fonte: HWWA, FMI, CPB. * Previsioni ISAE. (1) Indice HWWA. (2) Ponderato con la struttura delle esportazioni mondiali 2003. I prezzi delle altre principali materie prime non energetiche hanno registrato, dopo i consistenti rialzi nel primo trimestre dell’anno, andamenti differenziati. Nel periodo aprile-giugno, l’indice HWWA ha se- -5- Rapporto ISAE - luglio 2006 Tasso di cambio del dollaro: un indebolimento contenuto gnalato, per i beni alimentari, un incremento molto modesto (0,4% rispetto al primo trimestre); i prodotti per l’industria hanno invece evidenziato una ulteriore accelerazione (14,6%, pari a un incremento tendenziale del 37,1%), con un arretramento solo nel mese di giugno. Quest’ultima correzione può essere ascritta ai timori di rallentamento ciclico che hanno animato i mercati finanziari, unitamente a un disimpegno da parte dei fondi di investimento sui mercati delle commodities. Nelle nostre ipotesi, la reGraf. 2 - INDICI HWWA IN DOLLARI (indici 2000 = 100) cente flessione dei prezzi delle 250 materie prime industriali non preluderebbe a una netta in200 versione di tendenza. Il ciclo internazionale, seppure in lie150 ve decelerazione, rimarrebbe 100 infatti sostenuto, costituendo una solida base per il manteni50 mento di quotazioni elevate. Nella seconda metà dell’anno, 0 2003 2004 2005 2006 tuttavia, si assisterebbe a inalimentari indus triali c ombus tibili crementi assai modesti di queFonte: HWWA. ste ultime, a seguito di un indebolimento della domanda e, soprattutto, grazie a una diminuzione degli investimenti da parte degli operatori finanziari, assai attivi su questi mercati nel recente passato. Tali sviluppi sarebbero sufficienti a determinare un evidente contenimento nell’incremento medio annuo (29,9% la variazione annua prevista); mentre nel 2007 il rallentamento della dinamica sarebbe più visibile (12,6%). Per i prezzi dei beni alimentari, dopo la fiammata di questo inizio d’anno connessa anche agli eventi climatici, si prevede una sostanziale stabilizzazione nel secondo semestre del 2006 sui livelli raggiunti. Nella media dell’anno, l’incremento rispetto al 2005 si attesterebbe intorno al 8%, per poi segnare un ritmo più contenuto nel 2007 (5,9%). Lo squilibrio esterno statunitense e le attese di una graduale riduzione nel differenziale di crescita tra le due sponde dell’Atlantico hanno guidato, a partire dal mese di maggio, la fase di apprezzamento dell’euro nei confronti della valuta americana. Le quotazioni spot, dopo aver raggiunto massimi vicini alla soglia dei 1,30 dollari per euro, sembrano essersi stabilizzate su livelli leggermente inferiori. -6- Economia internazionale ... Nelle nostre ipotesi, il cambio del dollaro continuerà a fluttuare all’interno di una banda di oscillazione definita (compresa tra 1,28 e 1,30 dollari) per tutto l’orizzonte previsivo. In media 2006, la quotaGraf. 3 - TASSO DI CAMBIO zione del cambio dell’euro sul DEL DOLLARO dollaro dovrebbe esibire un 140 1,4 leggero apprezzamento nei va- 130 1,3 lori medi del 2006 rispetto al 120 1,2 2005 (circa 1%), leggermente 110 1,1 più ampio nel 2007 (nell’ordi- 100 1 ne del 3% circa). 90 0,9 Il rafforzamento dell’an80 damento ciclico in questa pri0,8 70 ma parte del 2006 si è 0,7 60 2001 2002 2003 2004 2005 2006 accompagnato a quello degli scambi internazionali. Nel priyen/$ euro/$ (scala destra) mo trimestre, il commercio Fonte: Thomson datastream. mondiale in volume ha registrato tassi di espansione sostenuti, anche se leggermente inferiori a quelli dell’ultima parte del 2005; in aprile si è invece evidenziato un rallentamento, probabilmente Tab.3 AREE VOLUME DEL COMMERCIO MONDIALE (variazioni percentuali) IMPORTAZIONI ESPORTAZIONI. 2004 2005* 2006** 2007** 2004 2005* 2006** 2007** 8,2 6,1 7,4 4,9 7,2 5,1 8,0 5,6 6,9 5,6 7,6 5,1 6,1 4,7 7,8 4,6 6,9 5,3 7,0 5,0 6,7 4,2 7,4 4,5 Stati Uniti 11,0 7,0 7,9 4,0 8,9 7,4 10,1 9,2 Giappone 6,3 5,0 4,3 6,5 13,2 5,6 9,1 6,7 NON OCSE 17,1 11,5 11,1 10,8 15,4 11,4 10,6 8,2 Africa e Medio Oriente 12,3 13,1 12,5 8,8 7,9 6,9 7,9 5,9 America latina 13,8 9,6 9,0 7,7 12,4 8,5 7,9 6,9 Asia 19,0 11,8 11,7 12,6 18,7 14,0 12,6 9,5 Europa centro-orientale 16,3 10,5 9,7 7,9 13,9 9,0 8,5 6,8 MONDO 11,4 8,1 8,8 7,1 10,5 7,6 9,1 6,6 OCSE Europa Area euro Fonte: elaborazioni ISAE su dati FMI e OCSE. *Preconsuntivi. **Previsioni. -7- Scambi mondiali vigorosi nel 2006 Rapporto ISAE - luglio 2006 …e in leggera decelerazione nel 2007 come conseguenza degli elevati livelli raggiunti dai prezzi delle materie prime e delle restrizioni monetarie. Ci aspettiamo quindi nel proseguo dell’anno una espansione ancora robusta ma in decelerazione; ciononostante, l’incremento medio per l’intero 2006 risulterebbe assai sostenuto: gli scambi mondali si attesterebbero all’8,8 per cento. Nell’anno successivo, il rallentamento previsto in tutte le principali economie industrializzate, e in particolare negli Stati Uniti, sottenderebbe un raffreddamento anche nei tassi di espansione degli scambi: nella previsione ISAE il commercio mondiale registrerebbe nel 2007 un espansione del 7,2%, comunque superiore al tasso di crescita medio degli ultimi 35 anni (pari circa al 6%). L’elasticità del commercio al prodotto lordo mondiale, che aveva subito un regresso nel 2005 probabilmente anche a seguito degli ampi spostamenti internazionali di potere d’acquisto tra aree caratterizzate da differenti capacità di spesa, rimarrebbe, in queste ipotesi, non discosta dai valori che hanno contraddistinto lo scorso anno (poco sopra 1,6 nella media del biennio 2006-07). -8- Economia internazionale ... MAGGIORI ECONOMIE AVANZATE Nella seconda parte del Graf. 4 - PRODOTTO INTERNO LORDO 2005 e nel primo trimestre del (variazioni percentuali annue) 2006, le maggiori economie 6,0 industriali hanno continuato a 5,0 espandersi a ritmo sostenuto. 4,0 Negli Stati Uniti, la crescita è 3,0 stata trainata ancora una volta 2,0 dai consumi, alimentati 1,0 0,0 dall’incremento della ricchez-1,0 za immobiliare. In Giappone, -2,0 la dinamica produttiva ha tro- -3,0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 vato negli investimenti il principale motore dell’espansione, Giappone Stati Uniti UE25 a fronte di consumi molto cauFonte: Thomson datastream. ti. In Europa, all’iniziale spinta della domanda estera è andata sostituendosi un certo irrobustimento di quella interna. Tab. 4 Paesi Francia CONSUNTIVI E PREVISIONI (variazioni percentuali) Prodotto interno lordo Prezzi al consumo (1) 2004 2005* 2006** 2007** 2004 2005* 2006** 2007** 2,0 1,2 2,0 1,8 2,3 1,9 2,0 1,6 Germania 1,1 1,1 1,7 1,5 1,8 1,9 1,9 2,6 Spagna 3,1 3,4 3,2 2,9 3,1 3,4 3,6 2,8 Regno Unito 3,3 1,9 2,2 2,8 1,3 2,1 2,0 2,3 Stati Uniti 4,2 3,5 3,5 2,8 2,7 3,4 3,5 2,2 Giappone 2,3 2,6 2,9 2,3 0,0 -0,3 0,0 1,1 Area Euro 1,8 1,4 2,1 1,8 2,1 2,2 2,3 2,3 Paesi industrializzati 3,1 2,6 2,9 2,4 2,3 2,6 2,7 2,2 Fonte: elaborazioni ISAE. * Preconsuntivi. **Previsioni ISAE. (1) Per i paesi europei indice armonizzato dei prezzi al consumo. Nella prima parte dell’anno l’economia americana ha fatto registrare l’incremento del PIL più elevato dal terzo trimestre del 2003. Nel complesso, il prodotto è cresciuto del 5,6% su base annualizzata. -9- Stati Uniti Rapporto ISAE - luglio 2006 Ancora una volta i consumatori hanno fornito il contributo più rilevante alla crescita (3,5 punti percentuali), seguiti dagli investimenti delle imprese (1,7 punti percentuali) e dalla spesa pubblica (9 decimi di punto percentuale). Il saldo con l’estero è migliorato rispetto al trimestre precedente, ma ha continuato a evidenziare un apporto negativo (-2 decimi di punto percentuale). La solida espansione registrata nei primi tre mesi dell’anno dovrebbe, però, preludere a una fase di crescita meno vigorosa già a partire dal secondo trimestre, come emerge dai dati congiunturali, sia qualitativi sia quantitativi, sin qui disponibili. Nonostante la produzioGraf. 5 - STATI UNITI: PRODUZIONE ne industriale sia aumentata in INDUSTRIALE E INDICE DEI DIRETTORI ACQUISTI giugno di otto decimi di punto 18 74 rispetto al mese precedente, mantenendo l’incremento ten12 66 denziale al 4,5%, l’indice di fi6 58 ducia dei direttori acquisti del 0 50 settore manifatturiero (ISM), pur rimanendo in territorio -6 42 espansivo, ha mostrato da al-12 34 cuni mesi un indebolimento. Il -18 26 tasso di disoccupazione è ridi1980 1985 1990 1995 2000 2005 sceso ai livelli precedenti l’11 Produzione industriale - variazione tendenziale settembre del 2001 (4,6%); ISM settore manif atturiero (scala destra) nella media dei primi 6 mesi Fonte: Thomson datastream. dell’anno, tuttavia, le nuove buste paga sono aumentate meno di 150 mila unità al mese, l’incremento necessario alla stabilizzazione della percentuale di disoccupati dato il ritmo di crescita della popolazione statunitense. Dalla fine del 2005, il mercato delle abitazioni ha mostrato segnali di raffreddamento che si sono manifestati in maniera più evidente negli ultimi mesi, anche per via degli ulteriori aumenti dei tassi di interesse di policy che hanno fatto lievitare i tassi sui mutui di 1,2 punti percentuali tra gennaio e fine giugno: il tasso medio sui mutui a 30 anni è cosi arrivato al 6,86 per cento. Gli squilibri che caratterizzano da tempo l’economia statunitense hanno evidenziato, negli ultimi periodi, un andamento differenziato. Il deficit federale, dopo il picco negativo pari al 4,1% del PIL nel terzo - 10 - Economia internazionale ... trimestre del 2003, è gradualmente ridisceso fino all’1,7% nella prima parte dell’anno in corso, per effetto della buona dinamica delle entrate, cresciute più velocemente delle uscite grazie alla sostenuta espansione del prodotto; il deficit di bilancia commerciale non ha mostrato invece miglioramenti e sembra essersi sostanzialmente stabilizzato, da sei trimestri a questa parte, ad un livello medio di poco superiore al 6% del prodotto. Anche in questa prima Graf. 6 - STATI UNITI: MERCATO parte dell’anno sono contiDELLE ABITAZIONI nuati i rialzi dei tassi di inte- 40 80 resse da parte della Federal 30 70 Reserve. Dalla fine del 2005, 20 60 in quattro interventi consecu- 10 50 0 tivi, il tasso sui fondi federali è passato dal 4,25 al 5,25%. Re- -10 40 centemente si sono, peraltro, -20 30 manifestati in maniera più evi- -30 20 dente i rischi di un surriscalda- -40 1985 1990 1995 2000 2005 mento dei prezzi: l’inflazione Inizio la vori nuo ve ab itazion i - variazio ne ten de nziale d ella m ed ia a tre m es i al consumo è cresciuta, in Ind ice di fiducia d ei co s truttori (s cala des tra ) maggio, del 4,2% rispetto a dodici mesi prima; i prezzi re- Fonte: Thomson datastream. lativi alle spese personali, un Graf. 7 - STATI UNITI: INFLAZIONE E indicatore rilevante per le deTASSI DI POLICY cisioni di politica monetaria, 5 7 hanno mostrato un incre6 mento tendenziale del 3,3 per 4 5 cento. 3 4 I timori inflazionistici hanno contribuito alla corre- 2 3 zione, in parte fisiologica, dei 2 corsi azionari: l’indice 1 1 Standard & Poor’s dei 500 0 0 maggiori titoli del listino, che 2 0 0 0 2 0 0 1 2 0 0 2 2 0 0 3 2 0 0 4 2 0 0 5 2 0 0 6 tra gennaio e i primi di maggio IP C IP C - c o re aveva guadagnato oltre 6 punti F e d F u n d R a te (s c a la d e s tra ) percentuali, è ritornato ai Fonte: Thomson datastream. valori di inizio anno nella - 11 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Stati Uniti: il motore della crescita Dall’inizio del 2000 una serie di avvenimenti, nazionali e internazionali, ha colpito negativamente l’economia statunitense: lo scoppio della bolla azionaria, l’attentato alle torri gemelle e la guerra in Afganistan e Iraq, gli scandali societari. A questa situazione avversa hanno prontamente reagito le autorità monetaria e fiscale, adottando politiche fortemente espansive, e facendo sì che il rallentamento avvenuto negli anni 2001 e 2002 non si traducesse, nel complesso, in una prolungata recessione. Nei successivi tre anni, la crescita degli Stati Uniti è stata tra le più elevate dei paesi industrializzati. Tra la seconda metà del 2002 e la prima del 2005, tassi d’interesse reali negativi hanno stimolato consumi e investimenti. A questi si sono affiancati i benefici diretti di una maggiore spesa pubblica e quelli indiretti di riduzione della pressione fiscale: tra il 2000 e il 2004 il bilancio federale è passato da un surplus pari al 2% del PIL a un deficit del 3,5 per cento. Durante questo periodo, l’eccesso di spesa rispetto alla produzione interna è stato finanziato dall’estero, attraverso ingenti afflussi di capitali: il deficit di conto corrente è raddoppiato in valore tra il 2000 e il 2005, passando, in rapporto al PIL, dal 4 al 6,3 per cento. RISPARMI E INVESTIMENTI IN PERCENTUALE DEL PIL 10,00 24,00 5,00 18,00 0,00 12,00 -5,00 6,00 -10,00 1980 0,00 1985 1990 1995 2000 Risparmi delle famiglie Risparmi delle imprese Risparmi del Governo federale Saldo di conto corrente 2005 Investimenti lordi (scala destra) Fonte: Federal Reserve. Negli ultimi anni, quindi, l'indebitamento finanziato dall'estero ha consentito alla crescita americana di procedere a ritmi sostenuti. Questa situazione emerge chiaramente dalla recente release sui flussi di fondi pubblicata dalla Riserva Federale: nel primo trimestre, l'indebitamento dei tre maggiori settori domestici, cioè famiglie, imprese e governo federale, è cresciuto a tassi a due cifre in termini tendenziali1. Nel medio periodo, l'evoluzione dell'indebitamento nei tre settori appare però differenziata: mentre quello delle imprese e del governo federale è rimasto pressoché - 12 - Economia internazionale ... stabile tra l'inizio del 2000 e il primo trimestre del 2006, passando, in rapporto al PIL, dal 63,5 al 65,6% e dal 37,7 al 37,2% rispettivamente, quello delle famiglie è aumentato di oltre 20 punti percentuali, dal 67,9 al 90,8% del PIL. Tale evoluzione è il risultato dei diversi comportamenti adottati in ciascun settore. Nell'ultimo triennio, le imprese e il governo federale hanno approfittato della congiuntura favorevole, le prime realizzando ristrutturazioni che hanno permesso di tornare a realizzare ampi profitti; il secondo beneficiando delle maggiori entrate, conseguenza della crescita sostenuta. Le famiglie invece, che in tale periodo hanno fornito il maggiore contributo alla crescita del PIL, hanno tenuto un comportamento molto meno parsimonioso, spendendo oltre il proprio reddito disponibile. L’estrazione di ricchezza dalle abitazioni è stato il meccanismo che ha permesso alle famiglie di vivere al di sopra dei propri mezzi. L’indebitamento totale, che mostrava un trend crescente già dalla metà degli anni 80, ha accelerato a partire dal 2000, passando in 25 trimestri, dal 92,6 al 127,3% del reddito disponibile. Inoltre, mentre la frazione dell’indebitamento relativa al credito al consumo è rimasta pressoché stabile intorno al 23-24%, quella per i mutui ipotecari è passata dal 63,7 al 96,5 per cento. INDEBITAMENTO DELLE FAMIGLIE IN PERCENTUALE DEL REDDITO DISPONIBILE 140,0% 105,0% 70,0% 35,0% 0,0% 1980 1985 Totale Famiglie 1990 1995 Mutui casa 2000 2005 Credito al Consumo Fonte: Federal Reserve. L'aumento del ricorso al mutuo non è servito al solo acquisto delle abitazioni: i bassi tassi di interesse e la dinamica dei prezzi immobiliari hanno indotto le famiglie a rinegoziare i mutui e a utilizzare la ricchezza aggiuntiva, derivante dall’aumento di valore delle abitazioni, per finanziare i consumi. Tra il primo trimestre del 2000 e il primo del 2006, il rapporto tra gli investimenti delle famiglie in abitazioni e il totale dei mutui è passato dal 103,7 al 58,1%. La nuova ricchezza così "creata" ha modificato i comportamenti di risparmio delle famiglie che, avendo visto aumentare i 1 L'indebitamento delle famiglie è cresciuto dell'11,6%, quello delle imprese del 10,4%, e quello del governo federale del 12,9 per cento. - 13 - Rapporto ISAE - luglio 2006 loro asset immobiliari, nello stesso periodo, dal 150,8 al 218,9% del reddito disponibile, hanno ritenuto di poter consumare parte di questa ricchezza aggiuntiva: nel periodo considerato a un aumento del reddito disponibile del 15,6% ha corrisposto un aumento dei consumi personali del 20,5%. La conseguenza più immediata è stata che, per la prima volta dalla grande depressione2, nella media del 2005 i risparmi delle famiglie sono risultati negativi per lo 0,5% del reddito disponibile. INVESTIMENTI RESIDENZIALI DELLE FAMIGLIE IN PERCENTUALE DEI MUTUI IMMOBILIARI 250 200 103.2 150 57,9 100 50 0 1980 1985 1990 1995 2000 2005 Fonte: Federal Reserve. Il rialzo dei tassi di interesse ufficiali, e di conseguenza quelli sui mutui, e il raffreddamento del mercato immobiliare dovrebbero indurre i consumatori a una maggiore cautela. Tassi di interesse più elevati da un lato, a parità di spesa, obbligano a riallocare le uscite del settore famiglie a svantaggio degli acquisti di beni e servizi, dall’altro rendono più conveniente rimandare le scelte di consumo. Il mercato delle abitazioni in raffreddamento impedisce alle famiglie di incrementare i propri consumi, estraendo ulteriore ricchezza dalla propria casa. Il motore principale della crescita americana degli ultimi anni dovrebbe quindi rallentare, e il risparmio tornare a essere positivo, per evitare che la posizione finanziaria delle famiglie diventi insostenibile. L’entità della decelerazione dei consumi americani dipenderà, ovviamente, dall’evolvere di diversi altri fattori come la dinamica dei redditi da lavoro e, quindi, dall’andamento dell’occupazione e delle retribuzioni pro capite. 2 Precisamente dal 1933. - 14 - Economia internazionale ... prima metà di giugno, per poi riprendere a crescere nella parte finale del mese. Nell’arco dei primi sei mesi dell’anno il guadagno complessivo è stato di poco superiore al 2%. Un’evoluzione peggiore ha caratterizzato titoli tecnologici che, nello stesso periodo, hanno registrato una riduzione pari a circa l’1 per cento. Sulla base dell’andaGraf. 8 - STATI UNITI: MERCATI AZIONARI mento degli indicatori antici(01/01/2005 = 100) patori nel secondo trimestre 110 dell’anno in corso, per la restante parte dell’anno l’ISAE 105 si attende un rallentamento dell’attività economica che dovrebbe proseguire anche nel 100 corso del 2007. Il raffreddamento del mercato immo- 95 bliare, in presenza di una sostanziale stasi del reddito di- 90 dic-05 gen-06 f eb-06 mar-06 apr-06 mag-06 giu-06 sponibile reale nei primi mesi S&P 500 N as daq dell’anno, condizionerebbe la Fonte: Thomson datastream. capacità di spesa dei consumatori, compromettendo il meccanismo di estrazione di valore dalle abitazioni per alimentare i consumi che ha contraddistinto gli ultimi anni. (per un approfondimento cfr. il riquadro La situazione finanziaria delle principali categorie economiche negli Stati Uniti). Nonostante il ritorno a un ritmo di espansione più contenuto già a partire dal secondo trimestre, il tasso di crescita medio annuo per il 2006 risulterebbe positivamente condizionato dalla performance registrata nel periodo gennaio-marzo: L’ISAE prevede che il PIL statunitense aumenti del 3,5% nell’anno in corso, mentre nel 2007 si determinerebbe un più moderato 2,8 per cento. Dopo la pausa dell’estate scorsa, in cui il PIL era cresciuto di solo l’1% su base congiunturale, negli ultimi due trimestri il Giappone ha ripreso a espandersi a ritmi sostenuti: 4,5% nel quarto trimestre 2005 e 3,1% nel primo 2006. Nell’ultimo periodo è stata ancora la domanda interna a fornire il contributo più rilevante alla crescita del PIL (0,8 punti percentuali); in particolare, gli investimenti privati non residenziali hanno evidenziato una notevole vivacità, apportando mezzo punto alla crescita del prodotto. I consumatori continuano a mantenere un at- - 15 - Giappone Rapporto ISAE - luglio 2006 teggiamento cauto (3 decimi di punto l’apporto dei consumi privati), mentre la domanda pubblica è rimasta pressoché invariata. La domanda estera netta ha invece sottratto un decimo di punto al PIL. Graf. 9 - GIAPPONE: CONTRIBUTI ALLA CRESCITA 2 1,5 1 0,5 0 -0,5 -1 -1,5 2000 2001 2002 2003 D o m a n da es te ra 2004 2005 2006 D o m an d a in tern a Fonte: Thomson datastream. Sebbene il clima di fiducia si stia rafforzando da diversi trimestri, sia per le 10 imprese sia per i consumatori, 0 tale miglioramento si riflette -10 maggiormente, al momento, nelle decisioni di investimento -20 piuttosto che in quelle di con-30 sumo. Dalla più recente in-40 chiesta TANKAN della Banca del Giappone, emerge eviden-50 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 te l’ottimismo delle imprese: Situazione attuale Previsione a tre mesi l’espansione è ritenuta solida e duratura. Dalle indicazioni Fonte: Thomson datastream. sulle condizioni dell’offerta si evidenziano segnali di strozzature nella capacità produttiva e le conseguenti intenzioni delle imprese di espandere, nei prossimi mesi, sia gli investimenti sia l’occupazione. La situazione reddituale delle aziende, Graf. 10 - GIAPPONE: INCHIESTA TANKAN - 16 - Economia internazionale ... che hanno visto aumentare i profitti negli scorsi trimestri grazie ai processi di ristrutturazione, dovrebbe però essere meno buona nei mesi a venire, probabilmente proprio per via del rilancio delle spese necessarie per espandere la produzione. In maggio, la variazione tendenziale della produzione industriale ha segnalato una forte espansione (4,2%), malgrado una riduzione rispetto al mese precedente (-1%). Questa battuta di arresto, secondo le previsioni del Ministero dell’economia, industria e commercio, dovrebbe essere considerata una pausa temporanea: in giugno e luglio la produzione industriale è prevista tornare a espandersi a ritmi robusti. Il recupero dell’attività Graf. 11 - GIAPPONE: REDDITO SPESA E economica ha portato forti beCLIMA DI FIDUCIA DEI CONSUMATORI 58 nefici nel mercato del lavoro: 8,0 56 la disoccupazione, dopo aver 6,0 54 raggiunto il massimo del 5,5% 4,0 52 nell’agosto del 2002, è tornata 2,0 50 in maggio al livello di otto 0,0 48 anni prima (4 per cento). La ri- -2,0 46 duzione della disoccupazione -4,0 44 ha contribuito al miglioramen- -6,0 42 to della fiducia delle famiglie, -8,0 mag-04 nov -04 mag-05 nov -05 mag-06 che però non si è tradotto in un Reddito dis ponibile (v ariaz ione tendenz iale) incremento di spesa, anche per Spes a (v ariaz ione tendenz iale) Clima di f iduc ia dei c ons umatori - Tokio (s c ala dx ) una dinamica dei redditi conFonte: Thomson datastream. tenuta: per i nuclei con capofamiglia lavoratore, la variazione tendenziale delle spese ha mostrato, in maggio, ancora un segno negativo (-2,7%), in corrispondenza di una riduzione dei salari reali (-0,5% in maggio rispetto all’anno precedente). La politica monetaria di espansione della liquidità portata avanti dalla Banca del Giappone per 5 anni, ha finalmente mostrato i sui effetti positivi sul tasso di inflazione. Da gennaio, la variazione tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo si trova stabilmente in territorio positivo, e, in particolare, il dato di maggio ha mostrato un incremento dello 0,6%. In conseguenza delle mutate prospettive inflazionistiche l’autorità monetaria giapponese, dal marzo scorso, ha modificato l’obiettivo operativo della politica monetaria: dapprima ritornando a un più tradizionale obiettivo sul tasso overnight, seppur mantenendo lo stesso a zero; successivamente, nella riunione del 14 luglio, innalzando - 17 - Rapporto ISAE - luglio 2006 UE 25 tale tasso allo 0,25%. Gli effetti della modifica delle linee guida della politica monetaria si sono fatte sentire sulla quantità di moneta gia in conseguenza della decisione di marzo: nel mese di maggio la quantità di moneta (M1) si è ridotta di 9 decimi di punto rispetto al mese precedente. Secondo alcuni analisti la riduzione della liquidità, sia in Giappone sia negli altri paesi, sarebbe alla base della forte correzione dei mercati azionari. Dai massimi dei primi giorni di aprile, l’indice Nikkei 225 dei maggiori titoli nipponici ha perso oltre 10 punti percentuali, passando da oltre 17.300 a meno di 15.600. Nel quadro ISAE, l’economia giapponese dovrebbe espandersi del 2,9% quest’anno e del 2,3% nel 2007, a riflesso di un profilo trimestrale che riporterebbe la dinamica produttiva verso tassi di espansione più contenuti, dopo l’esuberanza evidenziata nel 2005 e nel primo trimestre dell’anno in corso. La moderazione congiunturale risentirebbe principalmente del cambio di segno delle politiche economiche. Da un lato, le misure restrittive di politica fiscale previste per il rientro del deficit potrebbero condizionare l’evoluzione dei consumi; dall’altro, la normalizzazione delle condizioni monetarie che dovrebbe iniziare a verificarsi nella parte finale di quest’anno renderebbe meno favorevole lo stimolo agli investimenti. Il rallentamento nella domanda mondiale previsto per il 2007, che riguarderà anche l’area asiatica, contribuirebbe inoltre a un affievolimento dello stimolo estero. L’attività economica nelGraf. 12 - UE25: PIL (variazioni percentuali annue) l’UE25, che aveva segnato 2,4 una ripresa già nel quarto tri2,2 mestre del 2005, ha mostrato un’accelerazione più decisa 2,0 nei primi tre mesi di 1,8 quest’anno. Nell’Unione allar1,6 gata, il progredire del processo 1,4 di catching up dei dieci nuovi 1,2 Stati Membri ha continuato a determinare, a partire dalla 1,0 I trim 2005 III trim 2005 I trim 2006 fine del 2004, un profilo di A rea euro UE 15 UE 25 crescita dei nuovi paesi più Fonte: EUROSTAT. elevato in media di circa un decimo di punto percentuale rispetto a quello dell’UE15. - 18 - Economia internazionale ... Nella seconda metà del 2005 e nei primi mesi del 2006, il principale fattore di traino nei nuovi Stati Membri è stato generalmente costituito dagli investimenti, spinti dall’afflusso sia di fondi strutturali sia di investimenti diretti esteri. Le esportazioni, favorite dalla ripresa europea, hanno dato impulso alla crescita nonostante un generalizzato peggioramento della bilancia commerciale legato alla bolletta energetica. Negli altri Stati (UE15) la ripresa ha mostrato, a partire dal quarto trimestre del 2005, un progressivo consolidamento; nel primo trimestre di quest’anno, la crescita è stata sospinta, oltre che dagli investimenti, anche dai consumi privati. Il consolidamento di questi ultimi, dovuto a un recupero di fiducia e a migliorate condizioni del mercato del lavoro, fornisce un segnale positivo per le prospettive dell’area, in considerazione dell’andamento poco dinamico della spesa delle famiglie nel corso del 2005. La ripresa europea si è accompagnata a un tasso di inflazione sostanzialmente stabile, in parte contenuto dall’apprezzamento del cambio. I rischi di una accelerazione nella crescita dei prezzi, tuttavia, permangono a causa delle persistenti, elevate quotazioni delle commodity energetiche che iniziano a determinare effetti di “second round”. Le spinte inflazionistiche risultano più accentuate per i nuovi Stati Membri: accanto all’alto prezzo del petrolio, solo recentemente, in una prospettiva di ingresso nell’euro, questi ultimi hanno cominciato a intraprendere politiche economiche più rigorosamente mirate al contenimento dei prezzi. Nel 2005, l’attività ecoGraf. 13 - REGNO UNITO: PRODOTTO nomica nel Regno Unito ha INTERNO LORDO E CONSUMI PRIVATI (variazioni percentuali annue) mostrato un deciso rallenta2,7 mento, registrando in media 2,6 2,5 un tasso di crescita del 1,9%, 2,4 assai più contenuto rispetto 2,3 2,2 all’anno precedente (3,3%). 2,02,1 La decelerazione è da imputa- 1,91,8 re principalmente alla delu- 1,61,7 dente dinamica della domanda 1,41,5 interna e in particolare dei 1,31,2 I t rim 2005 II t rim 2005 III t rim 2005 IV t rim 2005 I t rim 2006 consumi, influenzati dalla non P ro do tto Interno Lo rdo Co nsumi privati brillante performance del mercato del lavoro e, fino al terzo Fonte: EUROSTAT. - 19 - Regno Unito Rapporto ISAE - luglio 2006 trimestre dell’anno, dal parziale sgonfiamento della bolla immobiliare. Dalla seconda metà del 2005, tuttavia, il ritmo di espansione è tornato, su base congiunturale, più sostenuto. Tale tendenza si è confermata anche nei primi tre mesi del 2006 (0,6%, pari al 2,2% su base tendenziale, in accelerazione rispetto ai trimestri precedenti). Questo risultato è imputabile alla ripresa degli investimenti (cresciuti dell’1,5% su base congiunturale) che hanno compensato una contrazione della crescita dei consumi dello 0,2 per cento. Per ciò che concerne la domanda estera, il contributo alla crescita delle esportazioni nette è stato negativo (-0,4 punti). Dal lato dell’offerta, la produzione industriale, dopo un prolungato periodo di flessione, ha mostrato una ripresa nei primi mesi del 2006. Nonostante il recente recupero, tuttavia, permane ancora una certa debolezza del settore manifatturiero a cui continua ad accompagnarsi la buona performance di quello dei servizi. Il tasso di inflazione al Graf. 14 - INDICE ARMONIZZATO DEI consumo, dopo il picco PREZZI AL CONSUMO (variazione tendenziale) raggiunto nel settembre dello 2,6 scorso anno (2,5%) ha mostrato una decelerazione 2,4 nell’ultima parte del 2005. A 2,2 partire da aprile, tuttavia, si è 2,0 osservato un nuovo rialzo che 1,8 ha portato i prezzi al consumo a raggiungere e superare in 1,6 maggio (2,2%) il valore 1,4 obiettivo fissato dalla Bank of 2005 2005 2005 2006 2006 England (BoE). Quest’ultima Fonte: EUROSTAT. ha mantenuto una posizione attendista negli ultimi undici mesi, lasciando inalterato il tasso ufficiale al 4,5% (l’ultimo rialzo del tasso di interesse risale ad agosto 2005). Nel periodo più recente, l’accelerazione della crescita si è accompagnata a una tendenza al rialzo dei prezzi, aumentando le probabilità di una imminente stretta monetaria. Sulla base delle informazioni disponibili, nel biennio 2006-2007 l’ISAE prevede che la crescita per il Regno Unito si dovrebbe attestare, in termini annui, rispettivamente al 2,2 e al 2,8%. L’attività economica - 20 - Economia internazionale ... sarebbe favorita da un consolidamento della ripresa dei consumi, dal miglioramento del mercato immobiliare e dallo sviluppo positivo del ciclo degli investimenti. Ci si attende che anche le esportazioni nette inizino a fornire un contributo positivo come effetto della migliorata congiuntura europea. La performance economiGraf. 15 - PAESI BALTICI: PIL ca degli Stati membri dell’Eu(variazioni percentuali annue) ropa Centro Orientale, nel 13,0 2005, è stata molto positiva. 12,0 Dopo un’accelerazione gene11,0 ralizzata nel secondo seme10,0 stre, che ha fatto registrare 9,0 tassi di sviluppo medi annui superiori al 10% nei paesi bal8,0 tici, i dati per i primi mesi del 7,0 2006 mostrano un lieve rallen6,0 tamento della crescita. I trim 2005 III trim 2005 I trim 2006 Estonia Lettonia Lituania Con tassi di espansione medi di circa il 4% all’anno Fonte: EUROSTAT. tra il 1997 e il 2005, questi paesi hanno registrato risultati Graf. 16 - EUROPA CENTRO ORIENTALE: PIL (variazioni percentuali annue) migliori dei “vecchi” Stati 8 membri (2,5% in media nello 7 stesso periodo). 6 Lo scorso anno, la cresci5 ta del PIL più elevata è stata 4 registrata nei paesi baltici 3 (Estonia, Lettonia e Lituania), 2 pari rispettivamente a circa il 10, 11 e 8 per cento; i quattro 1 I trim 2005 III trim 2005 I trim 2006 paesi di maggiori dimensioni Rep. Ceca Ungheria (Polonia, Ungheria, RepubbliPolonia Slovenia Rep Slovacca ca Ceca e Repubblica Slovacca) hanno invece mostrato una Fonte: EUROSTAT. dinamica più contenuta (i tassi di crescita si sono attestati tra il 3 e il 6%). La composizione della crescita ha mostrato una certa differenziazione all’interno della regione. Elementi comuni a tutta l’area, tuttavia, - 21 - I nuovi Stati Membri dell’Europa Centro Orientale Rapporto ISAE - luglio 2006 sono rappresentati dal rallentamento delle esportazioni, dovuto alla minore domanda da parte dei paesi UE15 e all’apprezzamento reale delle valute nella regione, e dalla decelerazione della domanda interna. In tutti i paesi, inoltre, il processo di sviluppo dell’area ha trovato nei fondi strutturali e di coesione e negli investimenti diretti esteri un importante fattore di sostegno. Tab. 5 NUOVI MEMBRI DELL’UE, DISAVANZO DI BILANCIO PUBBLICO (in percentuale del PIL) 2004 2005 2006* Polonia 4,2 2,6 3,3 Ungheria 5,2 6,3 7,6 Repubblica Ceca 1,3 1,4 3,4 Repubblica Slovacca 2,3 1,6 2,4 Slovenia 1,8 1,5 1,7 Lettonia 0,8 0,1 1,2 Lituania 2,0 1,1 1 Estonia 1,8 1,5 1,1 Fonte: Commissione Europea. * Previsioni. Nonostante l’adozione di politiche macroeconomiche più rigorose, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia presentano disavanzi di bilancio pubblico elevati. Il mancato rispetto degli obiettivi imposti dai parametri di Maastricht per ciò che riguarda il deficit di bilancio e il tasso di inflazione, accanto alla presenza in alcuni paesi (Ungheria, Slovenia e paesi baltici) di disavanzi delle partite correnti, sono gli elementi che hanno consigliato di posticipare la data di adozione dell’euro. In particolare, in giugno, la Commissione europea ha deciso che dal primo gennaio 2007 solo la Slovenia entrerà a far parte dell’UEM. Sulla base delle informazioni disponibili, per il 2006 l’ISAE prevede per l’insieme dei nuovi Stati Membri una crescita del 5,2%, in accelerazione rispetto all’anno precedente (4,5%), guidata principalmente da un andamento vivace delle esportazioni e degli investimenti; nel 2007 si determinerebbe un moderato rallentamento (4,9%) a seguito dell’indebolimento della domanda internazionale, in particolare della zona euro. - 22 - Economia internazionale ... ECONOMIE EMERGENTI L’evoluzione congiunturale in Russia è risultata molto positiva nel 2005, con un tasso di crescita per l’intero anno di oltre il 6%, frutto di un secondo semestre particolarmente dinamico (7% su base tendenziale). Il dato dovrebbe, inoltre, avere scontato una relativamente minore dipendenza dall’andamento del settore energetico, anche se l’elevato surplus delle partite correnti, che per il secondo anno di seguito ha superato il 10% del PIL, è principalmente imputabile alle esportazioni di gas e petrolio. Molto dinamici si sono rivelati i consumi e gli investimenti privati, trainati rispettivamente da incrementi consistenti nel reddito disponibile delle famiglie e da elevati saggi di profitto. Inoltre, il governo russo ha annunciato una politica economica volta al potenziamento, tramite investimenti pubblici mirati, del settore dell’agricoltura, dell’edilizia, della sanità e dell’istruzione. Diversi sono i rischi associati all’evoluzione dell’economia russa: la presenza di vincoli strutturali che ne limitano la capacità produttiva; la permanenza di un ambiente ancora poco favorevole rispetto al potenziale degli investimenti esteri in ingresso, a causa del contesto economico e politico poco trasparente e dell’ingerenza dello Stato nell’economia; un tasso di inflazione ancora troppo elevato, seppure in diminuzione (10,9% nel 2005 contro l’11,7% nell’anno precedente). l’ISAE stima che nel biennio di previsione l’attività economica in Russia continui comunque a mostrare una dinamica sostenuta, con tassi di crescita di rispettivamente del 6,5 e 6%, soprattutto per effetto del guadagno delle ragioni di scambio consentito dalle elevate quotazioni dei prodotti energetici. In America Latina, le prospettive congiunturali continuano a essere favorevoli; il PIL per l’area nel suo insieme dovrebbe espandersi, secondo la previsione ISAE, del 4,5% nel 2006 e 3,9% nel 2007, grazie alla domanda estera e al miglioramento delle condizioni macroeconomiche interne, soprattutto in termini inflazionistici. La domanda estera dovrebbe contribuire a consolidare la crescita dell’area. In particolare, i paesi esportatori di petrolio, come il Venezuela, hanno migliorato, grazie ai surplus di bilancia commerciale, la loro situazione debitoria internazionale. In altri paesi, come Brasile, Colombia e Messico, i surplus commerciali si sono invece ridotti, de- - 23 - La Russia America Latina Rapporto ISAE - luglio 2006 terminando una spinta al deprezzamento delle valute nel corso del 2006, a cui ha contribuito anche la correzione operata dai mercati azionari; Argentina, Brasile, Cile e Messico, debitori netti nei confronti dell’estero, risultano più vulnerabili alle variazioni dei cambi e alla volatilità dei mercati finanziari. La trasmissione degli shock finanziari al settore reale dell’economia sembra meno probabile rispetto al recente passato; il governo monetario è in generale più forte, l’inflazione è sotto controllo, il sistema bancario e assicurativo è più affidabile: la maggior solidità macroeconomica dell’area determina un ambiente più favorevole per gli investitori esteri nelle operazioni off shore, rendendo meno probabile un’improvvisa fuga di capitali. Le elezioni politiche in Graf. 17 - AMERICA LATINA: PIL alcuni dei paesi dell’area hanDELLE PRINCIPALI ECONOMIE (variazioni percentuali annue) no delineato una svolta in sen20,0 so nazionalistico, che si è 16,0 riflessa nella tendenza verso una riappropriazione delle ri12,0 sorse, in particolare nel campo 8,0 della politica energetica, un fattore strategico nella pro4,0 spettiva di medio lungo termine di crescita dell’area; la 0,0 2004 2005 2006 2007 nazionalizzazione, tramite America Latina Brasile Argentina Colombia partecipazioni e joint venture Venezuela delle risorse, delle reti e delle Fonte: elaborazioni ISAE su dati OEF e previsioni ISAE infrastrutture determina un soper il 2006 e 2007. stanziale aumento del gettito pubblico in presenza di un rialzo degli utili delle imprese nazionalizzate. Gli elevati corsi delle materie prime stanno assicurando forti margini per l’industria, di cui i paesi si riappropriano, rinegoziando i termini degli accordi con le aziende multinazionali estere di produzione, distribuzione e commercializzazione dell’energia. Accordi trans-regionali per la costruzione d’infrastrutture potrebbero mutare gli equilibri del settore del gas, petrolio e carbone nel prossimo futuro. La sistematica carenza di risorse finanziarie interne, insieme alla fragilità storica di quest’area, contribuiscono tuttavia a rendere poco attuabile un approccio autarchico all’energia nel medio periodo. - 24 - Economia internazionale ... Tra i grandi paesi dell’area latino-americana, le prospettive per l’Argentina sono particolarmente favorevoli per l’anno in corso (6,8%). Il primo trimestre del 2006 ha registrato una crescita tendenziale dell’8,6%; nel prosieguo dell’anno, così come nel 2007, ci si attende una decelerazione del ritmo di sviluppo (4,3%). Il processo di ritorno alla stabilità finanziaria sta dando buoni frutti. I consumi interni in termini reali sono cresciuti del 9% nel 2005 rispetto all’anno precedente. La politica di rientro del debito estero si è sostanziata in un rimborso anticipato nello scorso gennaio del prestito contratto presso il Fondo Monetario Internazionale; tale rimborso ha diminuito l’esposizione esterna del Paese, ma lo ha reso paradossalmente meno affidabile poiché, al momento, non è più sottoposto al monitoraggio prudenziale e contabile da parte delle organizzazioni internazionali. Se da un lato, quindi, l’Argentina ha migliorato l’indice di rating e di servizio del debito, dall’altro non sembra probabile che riesca a beneficiarne per ottenere nuovi finanziamenti. Rimangono inoltre tuttora pendenti alcune vertenze relative al debito pregresso in default. Il Brasile, dopo il rallentamento sperimentato nel 2005, appare in ripresa; l’ISAE prevede una crescita annua intorno al 4% nel prossimo biennio. Nel primo trimestre del 2006, l’economia brasiliana ha registrato un aumento del 3,4 per cento in termini tendenziali. La restrizione monetaria volta a contenere l’inflazione, esplosa dopo la crisi del 2002 fino a toccare cifre prossime al 40%, ha avuto un impatto limitato sulla crescita, ma ha sostenuto la credibilità internazionale della politica macroeconomica del Presidente Lula. I consumi interni in termini reali, dopo la caduta del 2002-03, sono stabilmente in rialzo (3,2% nel 2005 rispetto all’anno precedente) e dovrebbero registrare un incremento del 4% nel 2006. Il deficit pubblico sembra sotto controllo; questo elemento dovrebbe determinare un contenimento della dinamica del debito. Il commercio estero ha generato un avanzo di parte corrente; tale tendenza si dovrebbe confermare anche per il 2006, sostenendo le positive previsioni di crescita. Il cambio del real con il dollaro americano sta tornando su livelli prossimi a quelli registrati antecedentemente alla crisi del 2002; lo shock dovuto alle dimissioni del Ministro dell’Economia, a causa di episodi di corruzione, ha temporaneamente incrementato la volatilità del cambio, dei corsi azionari e dei titoli pubblici. Come l’Argentina, il Brasile ha rimborsato il debito estero, migliorando i propri indicatori di rischio paese. - 25 - Argentina Brasile Rapporto ISAE - luglio 2006 Graf. 18 - BILANCIA DEI PAGAMENTI: SALDO COMMERCIALE DI ALCUNE ECONOMIE SUD AMERICANE (in milioni di dollari) 15.000 10.000 5.000 0 -5.000 -10.000 II Trim III Trim IV Trim I Trim 03 03 03 04 A rgentina II Trim 04 III Trim IV Trim I Trim 04 04 05 Bras ile Mess ic o II Trim 05 III Trim IV Trim 05 05 V enez uela Fonte: elaborazioni ISAE su dati Thomson Financial. Graf. 19 - TASSO DI CAMBIO CON IL DOLLARO AMERICANO 0,48 0,096 0,46 0,094 0,44 0,092 0,42 0,40 0,090 0,38 0,088 0,36 0,086 0,34 0,084 0,32 0,30 0,082 I Trim II Trim III Trim IV Trim I Trim II Trim III Trim IV Trim I Trim II Trim 04 04 04 04 05 05 05 05 06 06 Peso Argentino Real Brasiliano Fonte: elaborazioni ISAE su dati Thomson Financial. - 26 - Peso Messicano (scala dx) Economia internazionale ... L’area asiatica continua a Graf. 20 - ASIA: PIL DELLE PRINCIPALI manifestare una crescita sosteECONOMIE (variazioni percentuali) nuta, con un incremento prossimo all’8,1% nel 2006 e al 10,5 7,3% nel 2007; all’interno del 9,5 continente, i paesi di nuova in- 8,5 dustrializzazione giocano un 7,5 ruolo di primaria importanza 6,5 (con una crescita del 5,3% nel 5,5 2006 e 4,5% nel 2007), anche 4,5 se Cina e India continuano a 3,5 2004 2005 2006 costituire il traino principale A SIA (ESCL. GIA PP.) CINA dell’area. Le variabili che INDIA NICs spingono l’espansione asiatiFonte: elaborazioni ISAE su dati OEF e previsioni ISAE ca rimangono, in prospettiva il per il 2006 e 2007. commercio estero e nazionale e gli investimenti. Il rallentamento contenuto nel 2007 sconta un’evoluzione “ordinata” della congiuntura della regione, su cui incidono alcuni fattori di rischio. Il rialzo generale dei tassi d’interesse e la conseguente riduzione della liquidità potrebbero infatti determinare una diminuzione del flusso di finanziamenti per l’attività produttiva e un aumento delle sofferenze bancarie, in alcuni casi già di un certo rilievo. La stretta alla liquidità potrebbe inoltre forzare il passaggio a regimi di cambio più flessibili per alcune valute, come lo yuan cinese e lo won coreano. In questo quadro, il mantenimento della stabilità monetaria e finanziaria è una condizione necessaria per la conservazione di un sostenuto trend espansivo nel prossimo biennio. L’economia cinese si mantiene sui ritmi di crescita molto elevata che hanno caratterizzato l’ultimo quinquennio; la stima ufficiale per il 2005 è del 9,9 per cento. Nel primo semestre del 2006, secondo le prime indicazioni fornite dall’ufficio di statistica, l’espansione si sarebbe collocata al 10,9% in termini tendenziali; nelle stime dell’ISAE la dinamica economica potrebbe moderarsi leggermente nel prosieguo dell’anno, dando luogo a tassi di sviluppo del 9,8% nella media di quest’anno e del 9,2% nel 2007. Un forte contributo alla crescita proviene dalle esportazioni, che hanno ulteriormente gonfiato il surplus di conto corrente (passato dal 2,8% del PIL nel 2003 al 6,3% nel 2005), stimato dalle fonti nazionali in oltre 130 miliardi di dollari nel 2006. - 27 - ASIA Cina Rapporto ISAE - luglio 2006 L’adesione alla fine del 2001 all’Organizzazione Mondiale del Commercio ha contribuito, a rafforzare il ruolo della Cina nel commercio globale. Il primo partner commerciale del gigante orientale è costituito dagli Stati Uniti, seguito dall’Unione Europea e dal Giappone; la Cina ha inoltre intensificato i rapporti con i paesi del ASEAN, consolidando gli scambi bilaterali. La spesa pubblica dovrebbe aumentare per sostenere gli squilibri infrastrutturali del Paese, ma con una dinamica contenuta; il deficit si è attestato allo 0,7% del PIL nel 2005, in diminuzione rispetto al biennio precedente. Nel 2005, i settori dell’energia e delle infrastrutture hanno trainato la domanda interna cinese, insieme ai servizi, il cui peso è stato più volte rivisto al rialzo, fino a oltre il 40% del prodotto. La modificata composizione del prodotto a favore dei servizi affievolisce i timori relativi a un eccesso di investimenti, soprattutto nel settore delle costruzioni; permangono le perplessità sul settore bancario, caratterizzato da esposizioni eccessive e crediti di bassa qualità, ma ampiamente finanziato da quantità molto elevate di risparmio nazionale. Il Consiglio di Stato cineGraf. 21 - CINA: RISERVE UFFICIALI E SALDO DEL CONTO CORRENTE se ha deciso alla fine di mag(in milioni di dollari) gio 2006 di creare per decreto 180.000 1.200.000 la Banca Nazionale del Ri160.000 1.000.000 sparmio Postale; verranno uti140.000 lizzati gli uffici postali 120.000 800.000 100.000 esistenti sul vasto territorio al 600.000 80.000 fine di raccogliere e convo400.000 60.000 gliare l’enorme risparmio del 40.000 popolo rurale pari, secondo al200.000 20.000 cune stime, al 40% del PIL. 0 0 Oggi il sistema finanziario ci2003 2004 2005 2006 nese è completamente in mano Riserve uf f iciali Saldo del conto corrente (dx) pubblica attraverso quattro Fonte: elaborazioni ISAE su dati Thomson Financial ed EIU. grandi istituti, con rilevanti problemi di performance e trasparenza; i crediti incagliati, inoltre, viaggiano intorno al 5%. Obiettivo del governo è di evitare che il risparmio nazionale, con lo sviluppo dell’economia, venga spostato presso banche o mercati finanziari esteri. La creazione della quinta banca cinese potrebbe però non essere sufficiente a mantenere le risor- - 28 - Economia internazionale ... se all’interno del Paese, vista la mancanza di una forte regolamentazione a tutela del risparmio, dell’investimento e del mercato. Il sub-continente indiano Graf. 22 - INDIA: ESPORTAZIONI ED rappresenta, dopo la Cina, la IMPORTAZIONI IN % DEL PIL seconda area per rilevanza 3 0 economica; nel primo trime25 stre del 2006 l’India ha registrato una crescita del 9,3% su 2 0 base tendenziale; nel 2006, 1 5 l’ISAE prevede un tasso d'espansione pari al 8,8%, a 1 0 cui seguirebbe una decelera5 zione (7,1% nel 2007). L’in0 20 0 3 2 00 4 2005 2 00 6 flazione interna appare sotto Es p o r ta z ion i Imp o rta z io n i controllo, così come, più in Fonte: elaborazioni ISAE su dati Thomson Financial generale, il rischio-paese; le ed EIU. riforme strutturali avviate dall’attuale Governo, insieme agli accordi internazionali siglati nell’ultimo anno, volti a consolidare i rapporti diplomatici e finanziari con alcuni grandi paesi, contribuiscono a determinare un solido ambiente macroeconomico per il prossimo biennio. Gli investimenti reali si attestano intorno al 10% del PIL e sostengono la crescita interna; la politica fiscale è orientata al rigore e alla riduzione delle asimmetrie locali nella tassazione; la riduzione generalizzata di prezzi e tariffe contribuisce a sostenere la previsione positiva per il biennio. Il commercio estero svolge un ruolo diverso da quello cinese, in particolare l’apertura verso l’estero si riverbera nell’ampia dimensione delle importazioni, che hanno superato il 25% del PIL. Inoltre, mentre la Cina è meta di destinazione di investimenti diretti di imprese dell’area industriale nel settore manifatturiero, l’India è andata caratterizzandosi, negli ultimi anni, per la capacità d’attrazione di attività del settore dei servizi che richiedono skill lavorative medio alte (informatica, contabilità, logistica, ecc..) L’India mostra un deficit di conto corrente crescente e persistente nell’ultimo biennio, che ha favorito il deprezzamento del cambio della rupia. Dopo la fine del rigido controllo monetario sulla valuta, la Federal Reserve Bank of India sta gradualmente introducendo maggiore flessibilità; questa manovra è coerente con la necessità di equilibrare le partite correnti attraverso una svalutazione del cambio. - 29 - India Rapporto ISAE - luglio 2006 L’indice di stabilità monetaria in India L’India gioca un ruolo di primaria importanza fra i paesi asiatici emergenti; la sua dimensione relativa la caratterizza, al pari della Cina, come motore della crescita dell’area. Inoltre, questa economia rappresenta un polo crescente di attrazione per l’outsourcing di importanti attività di servizi da parte dei paesi industriali. Il sistema finanziario e creditizio indiano, nonostante abbia una storia consolidata, presenta problematiche rilevanti rispetto alla regolamentazione, alla trasparenza, alla tassazione e alla competizione. Appare quindi interessante, dato l’importante ruolo che riveste nel sostegno alla crescita tramite la reperibilità di risorse destinate agli investimenti, approfondire il tema della sua stabilità. Il Monetary Services Index (MSI) rappresenta una misura dell’utilizzo della moneta in un sistema economico da parte delle famiglie per motivi transazionali; l’introduzione di questo indicatore, dovuta a Barnett (1997)1 muove dall’insoddisfazione relativa all’utilizzo degli aggregati monetari, che sommano attività disomogenee per scadenza e costo opportunità, per l’analisi monetaria. L’emergere di innovazioni sul mercato della moneta, come i sistemi di pagamento elettronico, rende ancora più necessario l’utilizzo di tali indici, dal momento che presentano il vantaggio di tenere conto di queste modifiche. Infatti, l’aggiornamento della composizione degli aggregati monetari per includere la diffusione nell’utilizzo dei nuovi strumenti avviene con una certa lentezza da parte delle istituzioni; gli indici MSI possono inoltre essere utilizzati per valutare diversi obiettivi di policy, legati anche alla gestione del tasso di cambio. Il MSI viene usato principalmente per l’analisi interna e per la valutazione dei rischi macroeconomici e non costituisce un target esplicito2. La costruzione di indicatori, come il MSI, per la valutazione della stabilità monetaria è prassi consolidata nei paesi caratterizzati da una lunga tradizione della politica e gestione monetaria, come gli Stati Uniti o l’Australia. L’indicatore può essere arricchito introducendo la variabile del tasso di cambio, che corregge il costo opportunità della moneta domestica con quella estera, in caso di forte apertura verso l’estero; nel caso dell’India, data la rigidità della valuta indiana, si è ritenuto di non tenere conto di questa variabile. Inoltre, il MSI può essere calcolato su aggregati monetari più ampi (es. M3), nel caso di un più elevato grado di sviluppo del sistema finanziario. Possiamo definire il MSI nominale secondo la formula di Tornqvist-Theil come: MSI nom t = MSI nom t −1 m itnom ∏ m nom i =1 i , t −1 n w it 1 ( w + w i , t −1 ) 2 it w it = (π itreal m itnom ) / y t w it = n w it = ( R s − ris ) m isnom / ∑ ( R s − r js ) m nom js j =1 1 Barnett W.A. (1997) Which Road Leads to Stable Money Demand?, The Economic Journal, vol. 107, July, pp.1171-1185. 2 Questa è forse la differenza principale con gli aggregati monetari che possono essere invece considerati dei target della politica monetaria, come nel caso della Banca Centrale Europea. - 30 - Economia internazionale ... Dove mitnom rappresenta la domanda nominale dello strumento i al tempo t; π è il costo d’uso dell’asset che dipende a sua volta dal rendimento nominale del periodo (r) e dal rendimento nominale dell’attività presa a confronto (R), che di solito ha un profilo rischio-rendimento contenuto (es. titoli di Stato oppure pronti contro termine). Il MSI somma gli strumenti monetari dopo averli pesati per il rispettivo costo opportunità, confrontato con le attività a basso rischio sostitute; esso è quindi costruito come un numero indice, la cui stabilità, e non il livello, è rilevante per valutare la situazione macroeconomica. La tradizione indiana per il controllo monetario e finanziario è antica, derivando dall’esperienza coloniale. Ciò rappresenta un grande vantaggio ai fini della analisi, per la possibilità di lavorare su dati abbastanza affidabili. INDIA: INDICE DI SERVIZIO MONETARIO (MSI) (numero indice) 20 15 10 5 0 -5 19 9 7 19 9 8 19 9 9 2000 MSI M1 2001 2002 MSI M2-M1 2003 2004 2005 MSI M2 Fonte: elaborazione ISAE su dati Federal Reserve Bank of India e Thomson Datastream. Il MSI è calcolato utilizzando dati mensili riferiti al periodo giugno 1997 - gennaio 2006; i dati provengono dalla Indian Reserve Bank e da Thomson Datastream, e, se non altrimenti specificato, sono espressi in valuta domestica (rupia) e in percentuale. Sono state calcolate le diverse componenti del MSI, partendo dagli aggregati monetari più liquidi (M1 e M2); il grafico mostra come gli indici siano abbastanza stabili, a conferma della strategia della banca centrale indiana, volta a consolidare il sistema finanziario, in presenza di un cambio amministrato. La stabilità è peraltro un elemento non comune nei paesi emergenti, specialmente quelli asiatici e dopo la crisi del 1997. Il picco osservato nel 1998 è relativo all’appuntamento elettorale di quell’anno, insieme alle tensioni valutarie che hanno generato un temporaneo disordine monetario domestico. Il picco verso il basso del 2004 è probabilmente il risultato di diversi shock, come lo Tsunami e le tensioni nel Kashmir. Il MSI calcolato sulla base dei dati relativi agli aggregati più liquidi, rappresentativi di un’economia in via di sviluppo, evidenzia come la stabilità monetaria sia stata raggiunta dalla Federal Reserve Bank of India nel periodo 1998-2005; questo risultato è di fondamentale importanza per l’attuazione delle riforme strutturali auspicate per il Paese (Rajan, 2006)3 e, in un’ottica di medio periodo, per la valutazione dei rischi di stabilità a seguito delle strette monetarie mondiali. 3 Rajan R. (2006) India: the Past in Its Future, Forum of Free Enterprise, January 20, Mumbai. - 31 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Altre economie asiatiche Mercati finanziari La Corea del Sud si conferma su un sentiero stabile di crescita con un aumento del PIL del 6,1% nel primo trimestre del 2006; l’ISAE prevede per il biennio 2006-07 un’espansione del 5,3 e 4,7%, più elevata che nel biennio precedente. Indonesia, Taiwan, Singapore e Tailandia mostrano una crescita sostenuta che si attesterebbe tra il 4,5% e il 6% nel biennio di previsione. Il Vietnam è, tra i paesi asiatici, quello che sta espandendosi più rapidamente, grazie ai buoni rapporti con la Cina e gli Stati Uniti, che delocalizzano le loro imprese a Hanoi e Ho Cin Minh City: il costo della manodopera risulta inferiore di oltre il 20% rispetto alla Cina. Alla fine dell’anno in corso il Vietnam dovrebbe entrare a far parte dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC); secondo l’OMC il suo reddito pro capite dovrebbe arrivare nel 2007 ai 640 dollari, rispetto ai 180 dollari registrati nel 1993. I paesi emergenti che possono essere considerati più fragili all’interno dell’area asiatica sono l’Indonesia e le Filippine; quest’ultima è l’unico debitore netto nei confronti dell’estero. I mercati finanziari asiatici hanno esibito andamenti non dissimili da quelli delle altre economie più sviluppate, evidenziando però una maggiore volatilità. A seguito delle attese di un ulteriore innalzamento Graf. 23 - INDICE DI RISCHIO PAESE 45 40 35 30 25 20 I Trim II Trim III Trim IV 03 03 03 Trim 03 I Trim II Trim III Trim IV 04 04 04 Trim 04 India Corea del Sud I Trim II Trim III Trim IV 05 05 05 Trim 05 I Trim 06 Hong Kong Fonte: elaborazioni ISAE su dati Thomson Financial. dei tassi di interesse negli Stati Uniti e le prospettive di una svolta in senso restrittivo in Giappone, si è determinata una ricomposizione di - 32 - Economia internazionale ... portafoglio degli operatori che ha riguardato in misura rilevante gli investimenti nei mercati emergenti, caratterizzati da profili di rischio più elevato. In particolare, dalla metà del mese di maggio, l’indice Hang Seng di Hong Kong ha registrato una discesa del 12%, il BSE di Mumbay di oltre il 30%, mentre l’indice della borsa coreana ha lasciato sul terreno il 20 per cento. Tale correzione sembra avere avuto carattere temporaneo: dalla metà del mese di giugno si è assistito ad una ripresa dei corsi. Nonostante le turbolenze nei mercati borsistici, gli indici di rischio paese non hanno mostrato nel recente periodo correzioni significative, evidenziando una sostanziale stabilità. - 33 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Riserve ufficiali dei paesi asiatici Le riserve ufficiali dei paesi emergenti sono principalmente detenute in dollari statunitensi; a livello globale la quota in dollari sul totale delle riserve ufficiali è però diminuita negli ultimi anni, passando dal 71% del 1999 al 66% del 2005, anche per effetto del deprezzamento della valuta americana nel triennio 2003-05. I paesi emergenti asiatici, a seguito della crisi valutaria della fine degli anni novanta, hanno accumulato inoltre un’ingente quantità di riserve denominate nella valuta statunitense per garantirsi la stabilità del cambio. La Cina, in particolare, che da sola detiene il 20% delle riserve mondiali, ha raggiunto i 900 miliardi di dollari a giugno, con una crescita di oltre 56 miliardi nel primo trimestre dell’anno, in conseguenza del forte surplus di conto corrente e del sostenuto afflusso di investimenti diretti. Il secondo paese per dimensione delle riserve è il Giappone (860,2 miliardi a fine aprile), seguito dalla Corea del Sud. PAESI ASIATICI: RISERVE UFFICIALI (in milioni di dollari) 1.050.000 800.000 550.000 300.000 50.000 2003 Cina 2004 Giappone 2005 Corea del Sud Tailandia 2006 Singapore Hong Kong Fonte: elaborazioni ISAE su dati Thomson DATASTREAM e EIU. Nota: Previsione 2006 non disponibile per il Giappone. Anche le banche centrali di paesi con regimi di cambio fluttuanti hanno accumulato riserve al fine di evitare apprezzamenti delle rispettive valute e mantenere la competitività delle proprie esportazioni. Dati questi elementi, alcuni autori si sono chiesti1 se le Banche centrali di questi paesi non detengano quantità di riserve in eccesso rispetto agli scopi prefissati. Sono state proposte diverse regole del pollice utili per valutare la dimensione ottima delle riserve; secondo la “regola di Guidotti – Greenspan – Fondo Monetario Internazionale”2, il rapporto tra le riserve ufficiali e il debito a breve termine, in scadenza entro un anno, dovrebbe 1 Si veda ad esempio: Rodrik D. (2006) The social cost of foreign exchange reserves, NBER Discussion Paper n. 5843. - 34 - Economia internazionale ... essere di uno a uno. Un altro parametro per valutare l’esistenza di riserve in eccesso è relativo al commercio; secondo questo criterio le riserve dovrebbero essere almeno pari al valore di 3 mesi di importazioni. La quantità di riserve ufficiali in rapporto al PIL per l’insieme dei paesi emergenti ha raggiunto il 30% nel 2004, corrispondenti a 8 mesi di importazioni. Nello stesso anno il rapporto tra debito estero a breve e riserve appare inferiore all’unità per la gran parte dei paesi asiatici (ad esempio Cina, India, Indonesia e Corea del Sud) e dei paesi latino americani (tra gli altri Brasile, Cile e Colombia). Alla luce della regola di Guidotti – Greenspan, così come per quella del commercio, la dimensione delle riserve ufficiali dei paesi asiatici, emergenti e non, apparirebbe eccessiva. Secondo numerosi osservatori, i paesi emergenti sono caratterizzati da una struttura finanziaria e debitoria più solida, rispetto allo scorso decennio. La forte domanda di attività denominate in dollari ha, inoltre, avuto effetti depressivi sui rendimenti dei titoli obbligazionari, acquistati dalle banche centrali delle economie emergenti. Come osservano Warnock e Warnock (2005)3 l’effetto della sostenuta domanda sui rendimenti dei titoli statunitensi a dieci anni è stato di una diminuzione compresa tra i 105 e i 150 punti base. L’appiattimento della curva dei rendimenti statunitense, per quanto riguarda il segmento relativo alle lunghe scadenze è stato quindi determinato, nel triennio 2003-05, anche dall’operare di tale meccanismo. Recentemente, la curva dei tassi dell’interesse americana ha mostrato una pendenza leggermente negativa: la restrizione monetaria, iniziata da Alan Greenspan e proseguita da Ben Bernanke, ha portato il tasso a breve al 5,25% mentre i rendimenti a lungo termine si sono attestati poco oltre il 5%, pur in presenza di crescenti rischi inflazionistici e di una sostenuta performance macroeconomica. Come visto, la tendenza all’accumulo delle riserve ufficiali da parte dei paesi asiatici è proseguita anche in questa prima parte del 2006; nella misura in cui il meccanismo sopra descritto ha continuato ad operare, è possibile che abbia contribuito a contenere i rendimenti a lungo termine. Nel passato, l’inversione della pendenza della curva dei rendimenti statunitense ha anticipato periodi di contrazione dell’attività economica; in questo caso, però il valore segnaletico di tale indicatore risulterebbe parzialmente compromesso, proprio da questi nuovi fenomeni nel panorama degli investimenti internazionali. Nel Rapporto del febbraio 2006 l’ISAE aveva già affrontato il tema dell’inversione della curva dei rendimenti americana (cfr. L’inversione della curva dei tassi negli Stati Uniti) e della sua capacità segnaletica in questa particolare fase ciclica: era stato condotto un esercizio di stima della probabilità di una recessione negli Stati Uniti sulla base di un modello probit la cui principale variabile esplicativa era costituita dalla pendenza della curva dei rendimenti, espressa come differenziale tra i tassi a 10 anni e quelli a 3 mesi. In base ad una nuova verifica, la probabilità di recessione si conferma sui livelli precedentemente stimati, appena al di sopra del 30%, soglia limite oltre la quale si anticipano fasi recessive. 2 Pablo Guidotti era il Ministro delle Finanze argentino e per primo sottolineò l’importanza del rapporto tra riserve e debito a breve; questo principio fu ripreso da Alan Greenspan, presidente della Federal Reserve Bank americana, nel 1999 e successivamente da Stanley Fischer del FMI nel 2001. 3 Warnock F. E., Warnock V. C. (2006) International capital flows and US interest rates, Board of Governors of the Federal Reserve System, Paper n. 840. Bisogna sottolineare che questa posizione argomentata dalla Federal Reserve americana è criticata da alcuni ricercatori della stessa. - 35 - Area dell’euro: evoluzione recente e previsioni 2006-07 CRESCITA, OCCUPAZIONE, INFLAZIONE L’attività economica nell’area dell’euro, dopo il rallentamento dell’ultimo trimestre dello scorso anno, nei primi tre mesi del 2006, si è nuovamente rafforzata. Il PIL ha, infatti, registrato un tasso di crescita doppio (0,6% su base congiunturale) rispetto a quello degli ultimi tre mesi del 2005. La maggiore vivacità si è Graf. 1 - AREA EURO: PIL E CONTRIBUTI ALLA CRESCITA accompagnata a segnali di (variazioni percentuali annue e punti percentuali) consolidamento, in prospettiva, della ripresa. Tutte le com- 2,5 ponenti della domanda hanno 2,0 mostrato un’accelerazione; an- 1,5 che i consumi privati, che nel 1,0 2005 stentavano a ripartire, 0,5 hanno evidenziato una crescita 0,0 vivace (0,7% rispetto al quarto trimestre 2005) dopo una so- -0,5 stanziale stagnazione (0,1%) -1,0 Q12003 Q12004 Q12005 Q12006 nel trimestre precedente. A PIL Domanda interna Domanda estera tale risultato hanno contribuito Fonte: EUROSTAT. un migliorato clima di fiducia dei consumatori e più favorevoli condizioni del mercato del lavoro. Un forte incremento è stato registrato anche dal commercio con l’estero. Nonostante, il nuovo rialzo delle quotazioni dell’euro, le esportazioni europee hanno conservato nei primi mesi dell’anno una buona tenuta sui mercati internazionali (3,1% la variazione congiunturale); d’altro canto, il rafforzamento della domanda interna ha stimolato un aumento anche delle importazioni (2,5%). - 37 - Area dell’euro Rapporto ISAE - luglio 2006 Andamento nei singoli paesi In Germania, l’andamento del PIL, dopo avere segnato il passo nel quarto trimestre 2005 con un tasso di crescita congiunturale nullo, ha registrato un rimbalzo nei primi tre mesi dell’anno (0,4%), anche se inferiore alle attese. L’accelerazione è stata determinata principalmente da una ripresa della domanda interna, grazie in particolare ai consumi cresciuti, sia nella componente pubblica sia in quella privata, dello 0,6% in termini congiunturali. Le esportazioni, nonostante l’apprezzamento dell’euro, hanno registrato una buona performance, soprattutto grazie alla ripresa dell’attività economica in Europa e a un andamento contenuto dei costi unitari di produzione delle imprese tedesche. Gli investimenti hanno, invece, sperimentato una flessione dello 0,6% congiunturale, depressi dalla componente in costruzioni che è stata penalizzata da un inverno particolarmente rigido. Nel primo trimestre dell’anno, la domanda interna e le esportazioni nette hanno fornito un contributo positivo alla crescita del prodotto, rispettivamente per 0,1 e 0,3 punti percentuali. Anche in Francia il ritmo di sviluppo del prodotto ha segnato una accelerazione, nel primo trimestre del 2006, rispetto al trimestre precedente (0,5% dallo 0,3%). In particolare, si è registrato un deciso incremento dei consumi privati (0,8% congiunturale) a cui si è, però, accompagnato un rallentamento degli investimenti (0,2% dopo uno 0,9% nel precedente trimestre). Nel complesso, la domanda interna ha fornito un contributo nullo alla crescita; questo risultato però è attribuibile principalmente a un processo di riduzione delle scorte (che hanno sottratto 0,7 punti percentuali alla crescita congiunturale). Le esportazioni nette hanno contribuito per 0,5 punti. La Spagna ha continuato a mostrare un ritmo di espansione assai sostenuto (rispettivamente 0,9 e 0,8% su base congiunturale nei due trimestri), confermandosi, tra le principali economie dell’area, quella caratterizzata dal ciclo espansivo più vivace. Nel primo trimestre del 2006, la crescita è stata trainata da una domanda interna molto dinamica (0,9% congiunturale) seppure in decelerazione rispetto alla media del 2005 (1,2%). In particolar modo, sono aumentati i consumi privati, in parte stimolati da tassi di interesse reali ancora negativi, che hanno fornito un contributo alla crescita di 0,4 punti (nullo il contributo dei consumi pubblici). Gli investimenti fissi, che avevano mostrato un forte rimbalzo nel quarto trimestre del 2005 (2,1% congiunturale), hanno decelerato, fornendo comunque un apporto positivo di 0,3 punti. Le - 38 - Area dell’euro ... esportazioni, stimolate dalla buona congiuntura dell’economia europea, sono cresciute del 5,1% congiunturale, dopo la brusca flessione del trimestre precedente (-1,2%). Tuttavia, a causa del forte incremento anche delle importazioni (4,4% in termini congiunturali), l’effetto delle esportazioni nette sulla crescita del PIL è stato negativo (-0,2 punti). Dalla seconda metà del 2005, per il complesso dell’area, l’attività manifatturiera ha registrato un deciso rafforzamento. Nel primo trimestre del 2006, la produzione industriale, al netto del settore delle costruzioni, ha segnato un incremento vicino all’1% su base congiunturale. A livello dei singoli paesi, si è però evidenziata una elevata difformità e i dati a frequenza mensile hanno mostrato una notevole volatilità. In Francia, nel periodo più recente, la produzione industriale ha registrato una contrazione dell’1,4% in aprile seguita però da un risultato molto positivo in maggio (2,0%). In Germania, l’indice ha evidenziato un brusco e inatteso calo dell’0,6% in marzo parzialmente imputabile a problemi statistici e agli scioperi che si sono verificati nel paese. L’attività industriale è tornata a mostrare sostanziali segni di rafforzamento nei mesi primaverili aumentando, su base congiunturale, dello 0,4% in aprile e dell’1,4% a maggio. Graf. 2 - ASPETTATIVE DELLE IMPRESE IN GERMANIA E PRODUZIONE INDUSTRIALE NELL'AREA EURO (numero indice e variazioni percentuali annue, media mobile a 3 termini) 110 6,0 105 5,0 4,0 100 3,0 95 2,0 90 1,0 85 0,0 80 -1,0 75 -2,0 70 -3,0 2003 Indice IFO 2004 Prod industr euro (scala ds) 2005 2006 Prod. Ind Germania Fonte: EUROSTAT, IFO. - 39 - Prod. Ind Francia Prod Ind Spagna Tendenze recenti e prospettive a breve termine Rapporto ISAE - luglio 2006 La fiducia delle imprese dell’area euro, a partire dalla metà del 2005, ha continuato a irrobustirsi, mentre i consumatori europei hanno mostrato una maggiore cautela. L’indice del clima di fiducia degli imprenditori monitorato dalla Commissione Europea ha segnato, da maggio 2005, una rapida tendenza al miglioramento. Indicazioni simili sono giunte per il settore manifatturiero dell’area dell’euro dall’indice PMI. Quest’ultimo, dopo aver toccato nel mese di aprile dello scorso anno un valore al di sotto dei 50 punti (la soglia che separa la contrazione dall’espansione economica), ha evidenziato a partire da luglio 2005 una ininterrotta tendenza al rialzo, raggiungendo a giugno il livello più elevato degli ultimi 5 anni. Graf. 3 - AREA EURO: INDICATORI DEL CLIMA DI FIDUCIA E PMI (saldi destagionalizzati) 5 60 58 0 56 54 -5 52 -10 50 48 -15 46 44 -20 42 40 -25 2003 2004 Consumatori 2005 Industria 2006 PMI manif atturiero (scala ds) Fonte: Commissione Europea e NTG Research. A livello nazionale, fino ad aprile, i segnali provenienti dalle inchieste sono stati orientati all’ottimismo. Di particolare rilievo i dati provenienti dalla Germania, dove sia l’indice ZEW, che misura il sentiment degli operatori finanziari, sia l’indice IFO, relativo agli imprenditori tedeschi, hanno raggiunto livelli al di sopra delle rispettive medie di lungo termine. I dati qualitativi più recenti hanno fornito indicazioni miste: l’indice IFO, dopo una leggera flessione in maggio, ha segnato un nuovo rialzo in giugno (da 105,7 a 106,8); nello stesso mese l’indice ZEW ha invece mostrato un netto ripiegamento (da 50 a 37,8) che si è bruscamente accentuato in luglio. - 40 - Area dell’euro ... Il clima di fiducia dei consumatori dell’euro ha mostrato una tendenza al miglioramento più contenuta. Secondo i dati più recenti diffusi dalla Commissione Europea, in giugno il clima si è stabilizzato rispetto al mese precedente, mantenendosi comunque sui valori più elevati dal settembre del 2002. Dal mese di aprile, in particolare, si è registrato un peggioramento dei giudizi relativi alle prospettive future dell’economia, a cui si è associata una maggiore propensione al risparmio. Tra le principali economie inoltre, si è evidenziato un marginale deterioramento del clima sia in Germania, (-5 il livello in giugno, da -3 del mese precedente), sia in Francia (-15 il saldo delle risposte, da -13 del mese precedente), frutto di un peggioramento generalizzato di quasi tutte le componenti dell’indicatore. Dopo una tendenza alla decelerazione tra agosto e dicembre dello scorso anno, nella prima parte del 2006 si è registrata una dinamica inflazionistica più vivace. Nonostante la parziale compensazione dovuta al rafforzamento dell’euro sul dollaro, le elevate quotazioni del greggio e delle altre materie prime sui mercati internazionali hanno cominciato a riflettersi dai prezzi alla produzione all’indice armonizzato dei prezzi al consumo. Quest’ultimo a giugno ha raggiunto il 2,5% su base tendenziale, il valore più elevato dal settembre 2005. L’indice complessiGraf. 4 - AREA EURO: INDICE ARMONIZZATO DEI PREZZI AL CONSUMO E SUE PRINCIPALI COMPONENTI (variazioni percentuali annue) 3,0 16,0 14,0 2,5 12,0 10,0 2,0 8,0 1,5 6,0 4,0 1,0 2,0 0,5 0,0 gen- feb- mar- apr- mag- giu- lug- ago- set- ott- nov- dic- gen- feb- mar- apr- mag- giu05 05 05 05 05 05 05 05 05 05 05 05 06 06 06 06 06 06 indice generale alimentari servizi Fonte: EUROSTAT. - 41 - energetici (scala destra) Dinamica dei prezzi Rapporto ISAE - luglio 2006 Mercato del lavoro Previsione vo è spinto al rialzo dei prezzi dei prodotti energetici (11% a giugno la variazione della componente energetica). Al netto delle componenti più volatili (energia e beni alimentari non processati), tuttavia, l’inflazione core, sebbene ancora sotto controllo, inizia a mostrare una lieve tendenza al rialzo. Dopo una marginale flessione in maggio (1,5%) si è nuovamente attestata in giugno sui valori di aprile (1,6%), secondo le prime stime dell’EUROSTAT. Le condizioni nel mercato del lavoro sono state connotate, per tutto il 2005, da una tendenza al miglioramento. Il tasso di disoccupazione ha mostrato una costante discesa, che si è protratta anche nella prima metà dell’anno in corso. I dati mostrano una flessione del saggio di disoccupazione di 5 decimi di punto percentuale nell’arco dei dodici mesi del 2005, e di 4 tra gennaio e maggio 2006, mese nel quale il tasso di disoccupazione (7,9%) ha toccato il minimo da aprile 2002. Il rafforzamento del tono congiunturale appare confermato anche dai dati sull’occupazione. Nel primo trimestre del 2006, il numero degli occupati è cresciuto dello 0,9% su base tendenziale, in accelerazione rispetto allo 0,7% del quarto trimestre dello scorso anno. I rischi inflazionistici legati al mercato del lavoro sembrano, tuttavia, essere ancora molto contenuti, vista la reazione fino a ora molto modesta del tasso di crescita salariale. Sulla base delle informazioni disponibili, l’ISAE prevede che nel continuo del 2006, la dinamica dell’area dovrebbe mantenersi favorevole. In linea con le indicazioni di miglioramento del clima di fiducia degli imprenditori e dei consumatori, la domanda interna dovrebbe continuare a fornire un apporto positivo alla crescita anche nei successivi tre trimestri. La buona performance del mercato del lavoro e la moderazione dell’inflazione, grazie al rialzo dei tassi dell’interesse e all’apprezzamento del cambio, potrebbe determinare un aumento del reddito disponibile reale e per questa via stimolare i consumi. Ci si attende anche che il dinamismo della domanda internazionale continui a sostenere le esportazioni nette dell’area. Secondo le stime che l’ISAE ha effettuato con IFO e INSEE, nell’Eurozone Outlook del 12 luglio, il PIL dell’area dovrebbe aumentare tra lo 0,5 e lo 0,6% nei restanti trimestri dell’anno, risultando favorevolmente sospinto dal buon andamento dell’attività industriale. Sulla base di questo profilo, il PIL, nella media del 2006, si attesterebbe al 2,1 per cento. - 42 - Area dell’euro ... Nella prima metà del 2007, si dovrebbero manifestare gli effetti di freno sui consumi legati al pacchetto fiscale approvato in Germania che prevede il rialzo del 3% dell’aliquota dell’IVA. Il rallentamento tedesco dovrebbe incidere negativamente sul tasso di espansione dell’attività economica per l’area nel suo insieme. Nel resto dell’anno, tale effetto andrebbe progressivamente a scomparire: il profilo trimestrale mostrerebbe quindi un’accelerazione progressiva (dallo 0,3% allo 0,6%), tale da determinare, in media d’anno, un tasso di crescita del PIL dell’1,8 per cento. POLITICA MONETARIA E MERCATI FINANZIARI A metà giugno la Banca Centrale Europea ha attuato il terzo rialzo dei tassi di interesse ufficiali, dopo quelli decisi a dicembre 2005 e marzo 2006. Come nei due interventi precedenti, il ritocco è stato di un quarto di punto, ed ha portato il tasso di riferimento sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,75%, il tasso sui depositi overnight presso la banca centrale all’1,75% e il tasso di rifinanziamento marginale al 3,75 per cento. Graf. 5 - AREA EURO: TASSI DI INTERESSE (valori percentuali, dati giornalieri) 4 3 ,5 3 2 ,5 2 1,5 1 0 ,5 2006 2005 Oper az ioni di r if inanz iamento pr inc ipali EONIA Oper az ioni di r if inanz iamento mar ginali Depos iti ov er night pr es s o il SEBC Tas s o a 1 anno Tas s o a 2 anni Fonte: Datastream e BCE. - 43 - Decisioni della Banca Centrale Europea Rapporto ISAE - luglio 2006 Miglioramento delle prospettive economiche Gli interventi attuati dalle autorità monetarie europee nei mesi scorsi sono stati decisi in un contesto caratterizzato dal consolidamento dei segnali di ripresa congiunturale, dall’aumento dei rischi inflazionistici nel breve periodo, da un rialzo delle aspettative di inflazione nel medio-lungo termine e dal perdurare di condizioni di abbondante liquidità. A livello internazionale, nella prima metà del 2006 non si è verificato il temuto rallentamento dell’economia americana e la crescita mondiale è proseguita a tassi sostenuti. Le politiche monetarie delle principali aree economiche hanno seguito un orientamento restrittivo. Negli Stati Uniti, in particolare, la Federal Reserve ha aumentato, dall’inizio dell’anno, il tasso obiettivo sui Fed Funds di un punto percentuale, dal 4,25 al 5,25 per cento. Nel corso dei primi mesi del 2006 si sono rafforzati i segnali congiunturali positivi per le economie dell’area dell’euro, determinando un miglioramento delle prospettive di crescita nel biennio in corso. Le valutazioni più recenti della Banca Centrale Europea riflettono tale aumentato ottimismo. Nonostante, infatti, le proiezioni macroeconomiche degli esperti della BCE formulate in giugno scontino, rispetto alle precedenti proiezioni di marzo, un euro più forte (1,27 anziché Tab. 1 PROIEZIONI MACROECONOMICHE DELLA BCE 2006 2007 PIL Marzo 2006 2,1 2,0 Giugno 2006 2,1 1,8 CPI armonizzato Marzo 2006 2,2 2,2 Giugno 2006 2,3 2,2 Marzo 2006 2,55 2,55 Giugno 2006 3,1 3,9 Euribor a 3 mesi Cambio euro/$ Marzo 2006 1,21 1,21 Giugno 2006 1,27 1,27 Prezzo del petrolio ($/barile) Marzo 2006 66,1 67,5 Giugno 2006 70,3 73,9 Tassi a lungo termine Marzo 2006 3,6 3,7 Giugno 2006 4,0 4,3 - 44 - Area dell’euro ... 1,21 ipotizzato nello scenario di marzo), un prezzo del petrolio più elevato (70,3 dollari nel 2006 e 73,9 nel 2007, contro 66,1 e 67,5 rispettivamente), ed una politica monetaria sensibilmente più restrittiva (basandosi sulle attese dei mercati, l’Euribor a 3 mesi è posto in media nel 2006 pari a 3,1% e nel 2007 a 3,9%, livello notevolmente più elevato rispetto al 2,55% costante ipotizzato nelle proiezioni di marzo), la crescita economica dell’area prevista per il biennio 2006-2007 è stata mantenuta praticamente sugli stessi livelli: il PIL continuerebbe a crescere del 2,1% nel 2006, e aumenterebbe dell’1,8% nel 2007, solo due decimi di punto in meno rispetto alle proiezioni di marzo. Al miglioramento delle prospettive di crescita economica nell’area dell’euro si è associato un aumento dei rischi inflazionistici di breve periodo, spinti soprattutto dalla forte dinamica delle quotazioni dei prodotti energetici e dall’aumento delle imposte indirette deciso in Germania per il 2007. Il prezzo del petrolio, in particolare, ha raggiunto nuovi record e nei primi sei mesi del 2006 si è collocato su un livello in media di oltre il 20% superiore a quello medio del 2005, con punte che hanno sfiorato per il Brent i 75 dollari al barile agli inizi di maggio. Tale aumento, sommandosi a quelli, anch’essi di notevole entità, registrati negli anni scorsi ha determinato un incremento delle quotazioni petrolifere del 350% nell’ultimo quinquennio. Gli effetti sui prezzi al consumo sono risultati complessivamente modesti in tutto il periodo e, in particolare, nei primi cinque mesi dell’anno l’inflazione non ha superato il 2,5%, livello raggiunto in maggio e, secondo le stime preliminari, in giugno. Nel primo semestre dell’anno in corso, un effetto di contenimento è venuto dal rafforzamento dell’euro che, nel rapporto di cambio con il dollaro statunitense, è passato da livelli di 1,20 di inizio d’anno a 1,28 nella prima settimana di luglio, con punte di quasi 1,30 agli inizi di giugno. Nonostante la core inflation si sia mantenuta stabilmente al di sotto dell’1,5%, indicando la sostanziale assenza finora di effetti indiretti e di second round sui prezzi finali, la forte dinamica dei prezzi energetici ha comunque determinato, in un contesto di espansione economica più sostenuta, un aumento dei rischi inflazionistici. Un ulteriore fattore di rischio per l’andamento dei prezzi nell’area dell’euro è rappresentato dalla sostenuta dinamica degli aggregati monetari in presenza di una già abbondante liquidità nei mercati. L’aggre- - 45 - Aumento dei rischi inflazionistici nel breve periodo Liquidità abbondante e in continua espansione Rapporto ISAE - luglio 2006 Aumento delle aspettative di inflazione di medio periodo Condizioni monetarie Curve dei rendimenti gato di riferimento M3 è risultato in progressiva e sostenuta crescita nel corso dei primi cinque mesi del 2006, dal 7,4% di dicembre 2005 all’8,9% del maggio scorso. La sua espansione è stata sostenuta dalle componenti meno liquide, mentre l’aggregato M1 ha complessivamente registrato un contenimento della crescita, con tassi di aumento pari in media nei primi cinque mesi dell’anno al 10%, più moderati rispetto a quelli del secondo semestre del 2005, che in media sono stati superiori all’11 per cento. Tra le contropartite, segnali positivi sono venuti dalla sostenuta e crescente dinamica dei prestiti al settore privato, passata dal 9,2% di dicembre 2005 all’11,4% in aprile e maggio. In accelerazione risultano, in particolare, i prestiti alle imprese non finanziarie ed il credito al consumo, con segnali di moderazione invece nell’andamento dei mutui per l’acquisto di abitazioni. L’andamento delle attese degli operatori relativamente all’andamento dei prezzi nel medio periodo riveste un’importanza notevole ai fini dell’efficacia della politica monetaria nel raggiungimento degli obiettivi di contenimento dell’inflazione. Affinché infatti le pressioni che stanno determinando uno sconfinamento del tasso di inflazione rispetto all’obiettivo del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea rimangano confinate al breve periodo e non inneschino una reazione a catena con traslazioni sui prezzi finali e adeguamenti di altri fattori di costo, è fondamentale che le autorità monetarie siano credibili e che di conseguenza le aspettative di medio periodo dei mercati risultino in linea con gli obiettivi di inflazione. Un indicatore utilizzato dalla Banca Centrale Europea come proxy delle attese inflazionistiche dei mercati è la break even inflation calcolata sulle scadenze medio-lunghe (4 e 9 anni). Tale indicatore, che era sceso sotto il il 2% alla fine dello scorso anno, è aumentato successivamente, raggiungendo quasi il 2,3% agli inizi di maggio e oscillando intorno al 2,2% successivamente. L’indice delle condizioni monetarie, elaborato dall’ISAE, segnala un inasprimento nel corso dei primi cinque mesi dell’anno, per effetto sia dell’aumento dei tassi di interesse reali sia dell’apprezzamento del cambio effettivo reale dell’area. Dall’inizio dell’anno fino alla metà di maggio, la curva dei rendimenti è diventata più ripida : il differenziale tra rendimenti a dieci anni e rendimenti a tre mesi, è salito dal livello minimo raggiunto in gen- - 46 - Area dell’euro ... Graf. 6 - AREA EURO: AGGREGATI MONETARI NELL'AREA DELL'EURO (variazioni percentuali annue) 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2005 Fonte: BCE. M3 M 3 m edia m o bile c entr. trim . Valo re di riferim ento M 3 M1 Graf. 7 - AREA EURO: PRESTITI AL SETTORE PRIVATO (variazioni percentuali annue) 12 11 10 9 8 7 6 5 4 gen apr lug 2003 o tt gen apr lug o tt gen apr 2004 lug 2005 o tt gen apr 2006 Fonte: BCE. Graf. 8 - AREA EURO: INDICE DELLE CONDIZIONI MONETARIE E VARIAZIONE DEL PIL (base 100=media 2000; tasso di variazione tendenziale, valori percentuali) 105 2,5 104 103 2 102 101 1,5 100 99 1 98 97 0,5 96 95 2002 2005 2003 2004 C o ndizio ni m o netarie, num ero indice 2000=100 (sc.sin) P il, var.% tendenziale (sc.dx) Fonte: elaborazioni ISAE su dati OCSE e Datastream. - 47 - 2006 0 Rapporto ISAE - luglio 2006 naio, pari a 0,9 punti percentuali fino a 1,4 punti percentuali. Successivamente la curva è tornata ad appiattirsi per effetto di un aumento dei tassi a lungo termine più contenuto di quello registrato dai tassi a breve termine. Agli inizi di luglio il tasso di interesse a dieci anni è superiore rispetto a quello a tre mesi di 1,3 punti percentuali. Graf. 9 - AREA EURO: STRUTTURA PER SCADENZA DEI RENDIMENTI (euribor, valori percentuali - medie mensili) 4,5 4,0 3,5 3,0 2,5 2,0 0 2 4 6 8 10 Scadenza in anni 06/01/2006 27/02/2006 18/05/2006 06/07/2006 Fonte: Datastream. Mercati finanziari Nei primi quattro mesi dell’anno è proseguita la tendenza al rialzo delle quotazioni azionarie: da gennaio alla metà di maggio l’indice Dow Jones Eurostoxx è aumentato di oltre il 10%, raggiungendo i massimi degli ultimi cinque anni. La performance dei mercati europei è stata sensibilmente migliore di quella dei mercati americani, dove l’indice Standard & Poor nello stesso periodo è cresciuto del 5% circa. L’andamento positivo delle borse europee, alimentato dall’abbondante liquidità disponibile in presenza del miglioramento delle prospettive di crescita e di una sostenuta dinamica degli utili delle imprese, si è interrotto bruscamente in maggio, quando i prezzi delle azioni hanno subito una flessione che ha eroso i guadagni della prima parte dell’anno. Qualche segnale di miglioramento si è manifestato nelle ultime settimane. L’andamento delle quotazioni nei mercati obbligazionari ha riflesso specularmente la performance dei mercati azionari e dei tassi di interesse a lunga, riducendosi nei primi quattro mesi dell’anno, mostrando successivamente qualche segnale di risalita per poi ridiscen- - 48 - Area dell’euro ... dere nuovamente. Da maggio il premio di rischio è aumentato, come indicato dalla flessione sensibilmente più marcata delle quotazioni dei titoli a rating più basso rispetto ai quelle dei titoli più sicuri. Graf. 10 - INDICI AZIONARI NELL’AREA EURO E NEGLI STATI UNITI (1° gennaio 2003=100; dati giornalieri) 180 175 170 16 5 160 155 150 14 5 140 13 5 130 200 5 Standard & P o o r 500 (Stati Uniti) 200 6 DJ Euro Sto xx (area euro ) Fonte: elaborazioni ISAE su dati Datastream. Nel nostro scenario di base, la BCE procederà ad altri due rialzi di un quarto di punto ciascuno, portando il tasso repo al 3,25% entro la fine dell’anno in corso. Nel 2007 manterrà invece i tassi invariati. Tale previsione, inferiore alle attese dei mercati - i quali attualmente scontano un aumento dei tassi di interesse a breve termine fino al 3,50% a fine 2006 ed un ulteriore aumento di 25 punti base, al 3,75%, nel 2007 - è il risultato dell’operare di diversi fattori, alcuni dei quali motivano il proseguimento delle azioni di restrizione monetaria, altri che inducono a ritenere necessaria una certa cautela nei rialzi dei tassi di interesse. Tra i primi, il miglioramento delle prospettive di crescita economica, il permanere di una situazione di abbondante liquidità e l’aumento delle aspettative dei mercati sull’andamento dell’inflazione nel medio periodo. La Banca Centrale Europea sarà condizionata nelle proprie decisioni in misura rilevante dai rischi di una perdita di credibilità e sarà indotta a rialzi forse maggiori di quanto la situazione richiederebbe, proprio per “ancorare” le aspettative inflazionistiche e rafforzare la propria reputazione. A fianco di questi fattori, ne persistono tuttavia diversi altri che - 49 - Previsione dei tassi di interesse Rapporto ISAE - luglio 2006 rendono particolarmente rischiosa l’attuazione di manovre più severe di quelle presenti nel nostro scenario. Essi sono a nostro avviso i seguenti: -a) di fronte all’aumento dell’inflazione provocato dall’incremento del prezzo del petrolio, la politica monetaria può poco e gli interventi di rialzo dei tassi di interesse rischiano di avere effetti eccessivamente dannosi su una crescita economica già non particolarmente sostenuta; -b) poiché la Federal Reserve è giunta, o quasi, alla fine della fase restrittiva sui tassi di interesse, l’aumento dei rendimenti nell’area dell’euro si tradurrebbe in una riduzione del differenziale con gli Stati Uniti ed eserciterebbe ulteriori pressioni all’apprezzamento della valuta europea, amplificando gli effetti deflazionistici; -c) la crescita economica dell’area dell’euro appare, anche nelle previsioni della BCE, in accelerazione nel 2006 ed in rallentamento nel 2007 per effetto della minore espansione mondiale e della contrazione dei consumi in Germania in seguito all’aumento delle imposte indirette. Dopo un prolungato periodo di crescita al di sotto del potenziale, risulta quindi permanere anche nel biennio di previsione una situazione di output gap negativo, che anzi si amplia nel 2007. In presenza inoltre di un previsto calo del prezzo del petrolio, i rischi che si esplichino importanti pressioni inflazionistiche nel prossimo biennio appaiono quindi ridotti; -d) le politiche fiscali attuate nell’area dell’euro nel prossimo anno saranno anch’esse orientate in senso restrittivo; -e) nel corso degli ultimi mesi i tassi di interesse a lunga sono aumentati più dei tassi a breve, determinando condizioni di finanziamento più severe; l’aumento dei tassi a lunga inoltre sembra aver riflesso un aumento del rischio e dell’incertezza, fattori sui quali restrizioni monetarie eccessive potrebbero avere effetti molto negativi; -f) rialzi dei tassi di interesse esercitano effetti negativi sulla situazione finanziaria degli operatori indebitati, che nell’area dell’euro sono aumentati sensibilmente: le famiglie che hanno fatto ampio ricorso ai mutui bancari, anche indicizzati, per l’acquisto delle abitazioni, e le imprese che hanno tra l’altro finanziato con debito l’intensa attività di M&A che ha avuto luogo negli ultimi anni. - 50 - Area dell’euro ... Qualora però l’espansione mondiale si rivelasse più intensa del previsto e/o il rafforzamento della domanda interna più robusto, con la riduzione dei rischi al ribasso per la crescita economica e l’aumento di quelli inflazionistici, allora si aprirebbero spazi per interventi più decisi da parte della Banca Centrale Europea. - 51 - Rapporto ISAE - luglio 2006 La strategia commerciale dell'Unione Europea: una valutazione empirica dell'impatto degli accordi commerciali preferenziali sulle importazioni degli UE15 Negli anni novanta, l’Unione Europea è stata tra i principali realizzatori di PTA (preferential trade agreement); il fenomeno si è esteso velocemente anche agli altri paesi ma, attualmente, la rete di accordi commerciali bilaterali sottoscritta dall’UE è ancora la più vasta a livello mondiale. La prima ondata di accordi commerciali stipulati dall’UE, a partire dagli anni sessanta fino alla metà degli anni novanta, era orientata, con poche eccezioni, al perfezionamento e all’estensione geografica di un mercato interno con i paesi europei. In questo ambito, si sono inseriti i molteplici accordi con i paesi dell’Europa Centro Orientale ammessi ai negoziati di adesione e con quelli che si sarebbero proposti probabilmente come candidati per i negoziati futuri. In estrema sintesi, la politica commerciale dell’Unione è stata orientata ad affiancare a un processo di deeper integration uno di wider integration: accanto a forme più sofisticate di integrazione commerciale si è avuto un processo di allargamento geografico. In tale ambito, si collocano anche i recenti accordi di associazione con i paesi del bacino del Mediterraneo per la realizzazione di una zona di libero scambio entro il 2010. In questo riquadro, si presentano i risultati di un esercizio econometrico che stima l’effetto dei principali accordi commerciali sottoscritti dall’UE sui flussi di commercio dei 15 principali Stati Membri. Lo scopo dell’esercizio è quello di valutare in prima approssimazione quale possa essere stato l’effetto della politica commerciale comune verso gli stati terzi. E’ importante sottolineare che attualmente la politica commerciale europea indirizza circa un quinto del commercio mondiale: a tanto ammonta, infatti la quota di export e import che fa capo all’Unione Europea. L’aggregato dei paesi extra-UE ha una composizione dinamica, nel senso che è mutata nel corso del periodo sotto osservazione (1950-2000), visto il progressivo allargamento che ha interessato l’UE. Nell’arco dei cinquanta anni osservati, infatti, il numero dei paesi facenti parte della Comunità Europea /UE è passato da 6 a 15. Nell’esercizio si tiene quindi conto di tali mutamenti. Si è scelto, inoltre, di analizzare i soli flussi di importazione. Questa scelta è motivata dal fatto che gli effetti sul commercio relativi alla liberalizzazione derivante dall’appartenenza al GATT/OMC o la concessione di uno status Generalised System of Preferences (GSP)1 riguardano prevalentemente le importazioni. Infatti, quando un paese aderisce all’OMC, ottiene il trattamento della nazione più favorita; accanto agli obblighi che assume relativamente alla liberalizzazione delle importazioni, anche le proprie esportazioni beneficeranno di un migliore accesso agli altri mercati. Ma ciò vale solo nel caso in cui il paese partner sia a sua volta un membro OMC, mentre non esiste tale obbligo di reciprocità nei confronti dei paesi non membri. Inoltre, anche all’interno del GATT/OMC, i paesi emergenti non hanno di fatto, almeno fino all’Uruguay round, realmente partecipato al processo di liberalizzazione tariffaria. 1 In ambito GATT/WTO i paesi sviluppati hanno adottato il cosiddetto "sistema generalizzato delle preferenze" (GPS) che permette l’entrata a dazio zero o ridotto nei propri mercati di molti paesi in via di sviluppo. - 52 - Area dell’euro ... Il set di dati utilizzato comprende, per ciascuno dei 15 paesi UE, le importazioni provenienti da 176 paesi, monitorate a intervalli quinquennali, dal 1950 al 20002. I flussi di importazione sono espressi in termini reali. Il numero complessivo di osservazioni è pari a circa 15.000. In linea con la letteratura di riferimento, il modello per la verifica empirica è quello gravitazionale. La sua semplice formulazione è stata recentemente arricchita, in modo da cogliere aspetti “istituzionali” economici e geografici; sforzi più sistematici sono stati indirizzati nel rinforzarne i fondamenti teorici. Per quanto riguarda la metodologia econometrica, l’analisi utilizza lo stimatore di Hausmann e Taylor3. La recente letteratura empirica ha posto in luce come, relativamente ai modelli gravitazionali, questa metodologia produca una stima consistente ed efficiente dei parametri e risulti preferibile ad altri stimatori. L’equazione stimata è la seguente: Ln IMPijt = b1 lnSomma+ b2 Zij + b3 Βi+ b4 αj + b5 duEUijt + b6duACCORDIijt + b7 duGSPijt + b8 duXWTOijt + b9 duXnonWTOijt dove: i) Ln è il logaritmo naturale delle variabili; i e j sono rispettivamente il paese importatore e esportatore; t è l’ampiezza temporale delle serie storiche, ii) Somma è la somma dei PIL del paese importatore ed esportatore, proxy, nei modelli gravitazionali, della “massa”, ossia della dimensione complessiva delle economie coinvolte negli scambi commerciali; iii) Dist è la distanza tra ciascuna coppia di paesi espressa in chilometri tra le rispettive capitali; iv) Z è un vettore di variabili dummy bilaterali invarianti nel tempo, introdotte quali controlli per la presenza di legami coloniali, la condivisione di una stessa lingua, di un confine; viene inoltre tenuto conto di un eventuale accesso al mare o di confini solo terrestri; v) αj e Βi sono due gruppi di dummy, rispettivamente per ciascun paese esportatore e importatore. Le prime assumono valore 1 quando il flusso commercio parte dal paese j verso ciascuno dei paesi i, 0 altrimenti; le seconde assumono valore 1 quando le importazioni arrivano al paese i da ciascuno dei paesi j, 0 altrimenti. Il commercio tra due paesi dipende non solo dalle barriere politiche e fisiche relative alla coppia, ma anche dal livello delle stesse relativamente a tutti gli altri paesi. Queste dummy approssimano un indice di “resistenza multilaterale”4. vi) DuEUij è una dummy che coglie i flussi bilaterali tra paesi dell’UE. Dato che il processo di allargamento è stato progressivo, tale variabile assume valore 1 sono dal primo anno in cui entrambi i paesi che commerciano sono membri UE; 2 Per l’analisi di questo capitolo è stata utilizzata la banca dati resa disponibile da Shang-Jin Wei (http:// www.nber.org/~wei/data.html), 3 Si veda Hausman, J.A. e W.E. Taylor (1981), “Panel Data and Unobservable Individual Effects”, Econometrica, 49, 1377-1398. - 53 - Rapporto ISAE - luglio 2006 vii) DuAccordi è una dummy costruita con l’intento di tenere conto tutti gli accordi commerciali firmati dai paesi UE nei confronti dei paesi terzi; in essa sono compresi tutti gli accordi con i paesi dell’est europeo (Accordi di Associazione Europea) degli anni novanta, così come tutti gli accordi nei confronti dei paesi extra europei; viii)DuGSP è una dummy che assume valore 1 se il paese importatore i ha concesso uno status GSP al paese esportatore j all’anno t e se i e j non sono membri di un’area di libero scambio o di un mercato comune; xi) DuXWTO è una dummy che assume valore 1 se il paese importatore liberalizza le proprie importazioni seguendo le direttive del GATT/OMC e contemporaneamente anche il paese esportatore j è membro del GATT/OMC. x) DuXNONWTO è una dummy che assume valore 1 se il paese esportatore j non è un membro GATT/OMC. La tavola R1 mostra i principali risultati ottenuti. Le variabili di controllo sono per lo più statisticamente significative e con il segno atteso. Tab. R1 Num. osservazioni 14693 FLUSSI DI IMPORTAZIONI DI UE15 (1950-2000) Num gruppi 2388 ρ= 0,60 1950-2000 Coeff. z P>|z| Ln Sommaij 1,10 37,04 0,00 Ln(DISTij) -3,50 3,98 0.00 DuEUijt 1,21 13,74 0,00 DuAccordi 0,35 3,61 0,00 DuXWTO 0,38 6,23 0,00 DuXNONWTO 0,14 2,31 0,02 DuGSP 0,14 2,0 0,05 ai Si βj Si z Si Ln Import Dai dati emergono alcune interessanti considerazioni. La politica commerciale comune sembrerebbe avere avuto un effetto positivo sulle importazioni dei paesi UE. Secondo le stime infatti, la sottoscrizione di un accordo preferenziale da parte dell’UE spiega circa il 40% dell’incremento delle importazioni nei 15 Stati Membri5. La stima mostra, inoltre, che il processo di liberalizzazione commerciale dell’UE ha determinato un aumento di circa due volte e mezzo delle importazioni dei paesi dell’Unione. 4 Si veda in proposito Anderson J.E. e E. Van Wincoop (2003) “Gravity with gravitas: a Solution to the Border Puzzle)”, American Economic Review, 93, 1, pp.170-192. L’approssimazione di tale indice attraverso dummy paese è presente in Baltagi B.H., Egger P. e Pfaffermayr M. (2003), “A generalised design for trade flows models”, Economic Letters, 80, 391-397. In questo esercizio non si introducono altre covariate countryspecific. 5 [(exp0.35*1/ exp0.35*0) –1]*100=42 per cento. - 54 - Area dell’euro ... Questo risultato è pienamente in linea con la considerazione che il Mercato Unico Europeo costituisce la più estesa iniziativa di liberalizzazione internazionale realizzata con successo dal dopoguerra a oggi. Anche la concessione di uno status GSP si conferma, in linea con altri lavori, come un elemento importante nel processo di liberalizzazione degli scambi internazionali. Per ciò che riguarda i paesi UE, l’abbattimento delle tariffe derivanti dallo schema del sistema generalizzato di preferenze ha aumentato le importazioni per circa il 15 per cento. In linea con i precedenti risultati si pone l’effetto dell’appartenenza alla OMC. E’interessante notare come, anche nel caso in cui il paese esportatore non fosse membro dell’organizzazione, si sia comunque determinato un effetto positivo sull’import delle economie europee. Questo risultato può essere spiegato con il fatto che i paesi importatori hanno esteso alcuni dei privilegi concessi ai paesi membri anche a quelli non membri. Ovviamente, il coefficiente associato alle importazioni di beni provenienti da paesi OMC risulta più elevato. - 55 - Economia italiana: evoluzione recente OFFERTA L’andamento dell’economia italiana nella prima metà del 2006 si è attestato lungo un sentiero di ripresa produttiva che sembrerebbe presentare caratteristiche di maggiore solidità rispetto agli episodi di recupero congiunturale osservati più volte nel corso dell’ultimo triennio. I mesi successivi alla marcata Graf. 1 - PRODOTTO INTERNO LORDO contrazione del prodotto lor(milioni di euro-lire 2000; dati destagionalizzati e corretti per il diverso numero di giornate lavorative) do, verificatasi tra il quarto 312000 2 trimestre del 2004 e il primo del 2005, hanno visto un’evo- 310000 1,5 luzione ancora irregolare, 308000 1 seppure gradualmente più po306000 sitiva, della nostra economia, 0,5 a fronte di un andamento de- 304000 0 cisamente più favorevole de- 302000 gli indicatori di clima di -0,5 300000 opinione, apparsi, soprattutto 2003 2004 2005 2006 nell’industria, in risalita a parVariazioni tendenziali (scala a destra) Livelli tire dalla scorsa primavera. Il divario tra la dinamica Fonte: ISTAT. dell’attività produttiva persistentemente erratica e gli indicatori qualitativi di fiducia in costante rialzo è andato chiudendosi sul finire dello scorso anno, quando è apparso con maggiore evidenza un lento irrobustimento, tra alti e bassi, del settore industriale. Alla luce di questa evoluzione e dei positivi riscontri avutisi a inizio 2006, sembrerebbe che il recupero ciclico dell’Italia sia, in effetti, cominciato già nella prima parte del 2005. Il marcato ritardo con cui le indicazioni qualitative hanno cominciato a riflettersi nei cosiddetti hard data segnala, tuttavia, le difficoltà che contraddistinguono l’attuale sentiero espansivo, minacciato sia dagli - 57 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Diffusi incrementi congiunturali nel primo trimestre elementi di debolezza dovuti alla lunga e anomala fase di stagnazione, sia dal persistere di fattori di ostacolo di carattere strutturale. Come detto, nel 2005 i ritmi dell’attività economica hanno presentato un andamento molto variabile, in cui alla sensibile contrazione dei primi tre mesi (-0,4%) si sono alternati importanti recuperi nel corso dei trimestri centrali e una nuova stazionarietà nel quarto. In conseguenza di questo profilo, il PIL è rimasto sostanzialmente invariato nella media del 2005 (+0,1%, nei dati corretti per il calendario), a sintesi di una performance fortemente negativa del settore industriale in senso stretto (-1,5% la flessione del valore aggiunto a valori concatenati) e dell’agricoltura (-2,2%), appena compensata dagli incrementi dell’industria delle costruzioni (+0,8%) e dei servizi (+0,7%). La più favorevole fase congiunturale si è, alla fine, riflessa nell’aumento dell’attività economica nei primi tre mesi dell’anno in corso. Al netto dei fattori stagionali e aggiustando per i giorni lavorativi, l’incremento del PIL nel periodo gennaio-marzo è stato pari allo 0,6%, un risultato analogo a quello registrato nell’area euro e superiore all’aumento osservato in Germania (+0,4%) e in Francia (+0,5%); tale rialzo ha portato il prodotto lordo italiano su un livello superiore dell’1,5% rispetto a un anno prima. L’accelerazione dei primi Graf. 2 - VALORE AGGIUNTO NEI PRINCIPALI SETTORI PRODUTTIVI tre mesi non si è riflessa con (variazioni congiunturali) uguale intensità tra i compar2 10 ti produttivi, ma è essenzial8 1,5 6 mente imputabile al marcato 1 4 rimbalzo della produzione 0,5 2 manifatturiera e ai principali 0 0 -2 -0,5 settori dei servizi. Misurato -4 -1 sulla base dei dati di contabi-6 -1,5 -8 lità nazionale, il valore ag-2 -10 giunto del settore industriale è 2003 2004 2005 2006 cresciuto dello 0,6%, per efCostruzioni ISS Servizi Agricoltura(scalaadestra) fetto del notevole recupero del comparto manifatturiero Fonte: ISTAT. (+0,8%) e di una stasi in quello delle costruzioni. Un rialzo congiunturale ha interessato i principali settori dei servizi: quello del credito, attività immobiliari e servizi professionali, che rappresenta circa il 37% dell’intero settore, ha registrato - 58 - Economia italiana: evoluzione recente un marcato aumento (+0,9%), recuperando così la flessione di fine 2005. In risalita anche la componente relativa alle altre attività dei servizi (+0,8%) che ha così interrotto la dinamica stagnante mostrata nel secondo semestre dello scorso anno. Pur mettendo a segno una aumento marginalmente più contenuto (+0,6%), le attività di servizi legate al commercio, ai trasporti e alle comunicazioni hanno rappresentato il comparto con una più sostenuta dinamica su base tendenziale e il principale fattore di traino dell’intero comparto. L’evoluzione più favorevole del ciclo manifatturiero è ancora caratterizzata da alcuni elementi di incertezza. Al cospicuo rialzo della produzione industriale nei primi tre mesi dell’anno in corso (+1,2%), dovrebbe fare seguito un nuovo indebolimento nel secondo trimestre (0,2%, nelle nostre stime), su cui avrebbe in parte inciso anche la peculiare distribuzione delle festività nel mese di aprile (e la connessa difficoltà di tenerne adeguatamente conto nell’usuale correzione per i giorni lavorativi). A fronte di ciò, indizi di Graf. 3 - INDICE GENERALE DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE* ottimismo, che concorrono a (indici destagionalizzati 2000=100, componenti supportare l’attesa del mantedi ciclo-trend) nimento di una tendenza so104 stanzialmente favorevole 102 dell’attività industriale, sono 100 desunti dall’andamento degli indicatori qualitativi del ciclo 98 industriale, in continuo mi96 glioramento a partire dal se94 condo trimestre dello scorso anno. L’indice del clima di fi92 2003 2004 2005 2006 ducia, elaborato dall’ISAE dati destagionalizzati come sintesi delle risposte deciclo-trend gli intervistati in merito agli ISTAT ed elaborazioni ISAE su dati ISTAT. ordinativi, alle giacenze di Fonte: * L'area ombreggiata rappresenta il periodo di previsione. prodotti finiti e alle attese a brevissimo termine della produzione, a seguito del progressivo miglioramento in atto dal secondo trimestre del 2005, si è riportato sui livelli di fine 2000, (periodo in cui è stato datato l’ultimo punto di massimo nella cronologia ciclica dell’economia italiana; cfr. il riquadro L’economia italiana negli anni duemila: un complesso ciclo economico). - 59 - Ciclo manifatturiero Rapporto ISAE - luglio 2006 L’economia italiana negli anni duemila: un complesso ciclo economico Negli anni duemila, l’economia italiana ha sperimentato un’evoluzione molto insoddisfacente. La crescita del prodotto lordo, in quanto misura più rappresentativa dell’attività economica del paese, dopo il marcato incremento registrato nel 2000 (3,8%), si è più che dimezzata nell’anno successivo. Nei quattro anni seguenti, con la parziale eccezione del 2004, il PIL ha mostrato un’evoluzione modesta, a riflesso della durata anormalmente lunga di fasi congiunturali contrassegnate da un andamento stagnante dell’attività economica. Tale periodo costituisce l’oggetto dell’analisi che segue. Con riferimento a un ristretto insieme di indicatori di riferimento1, utilizzati per la identificazione dei punti di svolta del ciclo aggregato, si evidenziano alcune peculiarità di tale prolungata fase congiunturale, mettendone in evidenza i periodi di più marcato rallentamento dell’attività economica. Infine, si discute sull’opportunità di procedere a un eventuale aggiornamento della cronologia ciclica dell’economia italiana. Secondo l’ultimo esercizio di datazione del ciclo aggregato dell’Italia, effettuato nel 20032, l’ultima fase espansiva attraversata dall’economia italiana è risultata compresa tra i mesi di novembre 1996 (minimo iniziale) e dicembre 2000 (massimo locale). Dall’inizio del 2001, quindi, l’economia si sarebbe posizionata lungo un sentiero definito tecnicamente di recessione. I fatti stilizzati corrispondenti alle fasi recessive comuni alle principali economie industrializzate sono tali da contrassegnare i periodi di contrazione dell’attività economica con durate sensibilmente più contenute rispetto a quelle dei periodi di espansione. Con riferimento alla datazione ufficiale del ciclo dell’economia italiana effettuata dall’ISAE, nel corso degli ultimi 30 anni la durata media delle fasi di crescita è risultata pari a 47 mesi, quella delle fasi recessive a 18. Al contrario, l’ampiezza della fasi di cicliche negative (misurata dalla distanza tra il punto di massimo e quello di minimo) è stata stimata, in media, maggiore di quella che ha connotato i periodi di ripresa dell’attività economica. La fase di deterioramento del ciclo aggregato attraversata dall’economia italiana dall’inizio del 2001 presenterebbe, tuttavia, degli elementi di anomalia rispetto ai precedenti periodi di contrazione del livello dell’attività economica, in particolare rispetto all’evoluzione osservata nel corso degli anni ‘90. Negli anni duemila, a brevi periodi di marcata riduzione del livello dell’attività economica aggregata (vere e proprie recessioni) si sono alternate fasi di rallentamento nettamente meno intense, che configurerebbero dei periodi più propriamente detti di “stagnazione”. Infine, nel corso del 2002 e del 2004, si sono registrate accelerazioni dei ritmi produttivi complessivi, che hanno tuttavia avuto carattere temporaneo, essendo poi state seguite da brusche frenate nei mesi immediatamente successivi, dando luogo al fenomeno delle cosiddette “false partenze”. Queste ultime, pur contrassegnando in maniera significativa la fase ciclica in esame (in particolare nel settore industriale)3, non sono valutate sufficienti, per la loro parzialità e 1 L’insieme include il prodotto interno lordo, l’indicatore composito coincidente elaborato dalla Banca d’Italia e dall’ISAE, le singole variabili con cui tale indice viene calcolato, rappresentate dalla quota delle ore di lavoro straordinario, l’indice della produzione industriale, il trasporto ferroviario di prodotto intermedi, le importazioni di beni di investimento, gli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto, il valore aggiunto dei servizi di mercato. 2 Cfr.Rapporto ISAE, Le Previsioni per l’economia italiana, gennaio 2003. 3 Cfr. ISAE, Nota Mensile, settembre (2003, 2004, 2005). - 60 - Economia italiana: evoluzione recente brevità, a configurare delle vere e proprie fasi di espansione ciclica dell’economia nel suo complesso. Tali considerazioni si desumono dalla dinamica che l’indicatore composito coincidente ha presentato nel periodo in questione. Come risulta evidente dal grafico R1, dopo il massimo toccato nel dicembre 2000, l’indicatore ha mostrato una marcata perdita di livello che si è arrestata nel mese di novembre dell’anno successivo. A seguito di tale periodo, che ha rappresentato una “vera” fase recessiva, l’indice ha mostrato una marcata attenuazione della sua componente di trend, una circostanza che avrebbe accentuato la sensibilità dell’indicatore a fluttuazioni cicliche anche di lievissima entità. Ciò si sarebbe riflesso in una particolare evoluzione dell’indice oscillante, nel periodo temporale compreso tra il 2002 e il 2004, tra il valore massimo toccato a dicembre 2000 e quello minimo registrato nel novembre 2001. Nell’approccio del ciclo classico4, tale evoluzione sembrerebbe delineare due fasi cicliche complete, ma particolarmente contenute in durata e in intensità. La prima presenterebbe un massimo locale nell’ottobre del 2002 e si chiuderebbe con un minimo nel mese di agosto 2003, in corrispondenza di una duplice contrazione del prodotto lordo, avvenuta nel primo e secondo trimestre di quell’anno. La seconda sarebbe descritta da una fase espansiva, che culminerebbe con un massimo nel mese di luglio 2004, e da una di contrazione che si chiuderebbe nei primi mesi del 2005 (anche in questo caso, in concomitanza con la duplice flessione del PIL reale nel quarto trimestre 2004 e nel primo 2005). Graf. R1 - INDICATORE COMPOSITO COINCIDENTE DELL’ECONOMIA ITALIANA (indici 1995 = 100) 119 1 117 0 ,8 0 ,6 115 0 ,4 113 0 ,2 111 0 10 9 -0 ,2 10 7 -0 ,4 -0 ,6 10 5 19 9 9 2000 2001 2002 2003 v a ria zio n i c o n g iu n t u ra li 2004 2005 2006 In d ic a t o re c o in c id e n t e Fonte: elaborazioni ISAE. L’esercizio effettuato in queste pagine prende a riferimento la definizione classica di ciclo economico, secondo cui un’inversione negativa (positiva) viene identificata quando tutti, o almeno una buona parte, degli indicatori coincidenti del ciclo economico aggregato hanno presentato una 4 La metodologia di riferimento è descritta nel lavoro di Altissimo, F., Marchetti, D.J., e G.P. Oneto (1999) “The Italian Business Cycle: New Coincident and Laeding Indicators and Some Stylized Facts”, Documenti di Lavoro ISAE, No. 8. - 61 - Rapporto ISAE - luglio 2006 riduzione (aumento), di ampiezza e durata significativa, del loro livello assoluto. Tale approccio, da un lato, risulta meno sensibile nella identificazione delle fasi caratterizzate da accelerazioni e/ o rallentamenti dell’attività economica non particolarmente sostenuti; ciò porterebbe a escludere dalla datazione quelle fasi cicliche, presumibilmente di durata contenuta, che invece sarebbero state rilevate attraverso, ad esempio, l’approccio dei cicli di crescita. Dall’altro, l’adozione di una dicotomia della congiuntura (espansione o recessione) non consente di datare in maniera esplicita oscillazioni cicliche che configurano dei periodi di marcato rallentamento/lenta evoluzione dell’economia nel suo complesso. Occorre, in questi casi, procedere con particolare attenzione, tenendo conto di alcuni fattori di rischio nella valutazione. In primo luogo, l’evidenza empirica potrebbe fornire indicazioni sufficienti a identificare fasi espansive e recessive che potrebbero, tuttavia, risultare contrassegnate da durate nettamente inferiori ai valori medi osservati con riferimento alla cronologia al momento disponibile. In questi casi, l’individuazione dei punti di svolta richiede un approccio improntato alla massima cautela che, operativamente, tenda a escludere dalla datazione punti di svolta che, pur identificati sulla base dei dati disponibili, darebbero luogo a fasi cicliche caratterizzate da durate particolarmente contenute. Occorre inoltre considerare che, per taluni indicatori, i risultati dell’analisi empirica potrebbero essere influenzati dalle revisioni retrospettive (che hanno carattere sistematico per l’indice della produzione industriale e per gli aggregati della contabilità nazionale trimestrale), oltre che da quelle derivanti dall’applicazione di tecniche di filtraggio. Se si assumessero tali periodi come parte integrante di fasi espansive e/o recessive più ampie, ciò potrebbe portare a modificare in maniera sensibile le caratteristiche della cronologia del ciclo aggregato. Tale decisione dovrebbe, quindi, essere supportata da indizi di natura più propriamente economica, esterni a quelli forniti dagli indicatori presi a riferimento per la definizione della cronologia ciclica, ma complementari all’evidenza empirica e di aiuto nell’interpretazione delle singole fasi congiunturali. Per l’aggiornamento della cronologia ciclica si è proceduto, in primo luogo, a una nuova definizione dei punti di inversione, nel periodo di interesse, dei sei indicatori presi a riferimento, attraverso la procedura dovuta a Bry e Boschan5 per le serie mensili e utilizzando, per le serie trimestrali, la routine messa a punto da Harding e Pagan6, oltre all’ispezione visiva finalizzata alla ricerca dei periodi di contrazione per almeno due trimestri consecutivi. Il criterio adottato per fissare in maniera “ufficiale” un punto di inversione ciclica è rappresentato dalla concordanza della distribuzione temporale punti di svolta dei diversi indicatori. I risultati dell’esercizio sono presentati nella tabella che segue. In primo luogo, l’esercizio porterebbe a escludere in maniera netta la possibilità di datare l’oscillazione congiunturale osservata tra il 2001 e il 2003. Il minimo ciclico di novembre 2001 sarebbe riflesso soltanto in due indicatori su sei (la quota delle ore di lavoro straordinario nella grande industria, gli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto), a seguito di una riduzione assoluta del livello di tali variabili. Pur in presenza di una marcata caduta dell’indicatore coincidente e di tre consecutive riduzioni del PIL (tra il secondo e il quarto 5 Bry, G. e C. Boschan, (1971), “Cyclical Analysis of Time Series: Selected Procedures and Computer Programs”, NBER Technical Paper, No. 20. 6 Harding, D. e A. Pagan (2002), “Dissecting the Cycle: a Methodological Investigation”, Journal of Monetary Economics, No. 49. - 62 - Economia italiana: evoluzione recente trimestre del 2001), non si dispone di evidenze sufficienti a chiudere la fase ciclica negativa nella parte finale del 20017. Risultati ancor più concordanti escluderebbero in maniera netta la presenza di un massimo locale a metà 2002 (soltanto la serie degli investimenti, tra gli indicatori selezionati, ha indicato tale punto di svolta). Tali fluttuazioni cicliche possono essere pertanto considerate come lievi variazioni del ritmo dell’attività economica, di intensità non sufficiente a determinare una sensibile inversione ciclica. In questo contesto, la fase negativa iniziata nel 2001, risulterebbe costituita da un periodo di “vera e propria” contrazione dei ritmi produttivi, cui è seguito un periodo di lenta evoluzione dell’attività economica che si sarebbe protratto fino alla metà del 2003. PUNTI DI SVOLTA DI UN GRUPPO DI VARIABILI SCELTE E DATAZIONE DEL CICLO ECONOMICO ITALIANO (1) Indicatore composito coincidente Massimo Minimo Massimo Minimo Massimo Minimo feb-01 nov-01 ott-02 lug-03 lug-04 feb-05 feb-05 Prodotto interno lordo (2) feb-01 nov-01 nov-02 mag-03 ago-04 Quota delle ore di straordinario nov-99 ago-01 - - gen-04 giu-05 Indice della produzione industriale dic-00 - - mag-03 dic-03 gen-05 Trasporto ferroviario di merci ago-00 - - giu-03 lug-04 feb-05 Investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto (2) feb-01 nov-01 nov-02 mag-03 mag-04 feb-05 Importazioni di beni di investimento mag-01 - - ago-03 apr-04 feb-05 - - - - - - Valore aggiunto dei servizi vendibili (2) Punti di svolta del ciclo dic-00 (1) Cfr. Altissimo, F., Marchetti, D.J., e G.P. Oneto (1999) “The Italian Business Cycle: New Coincident and Laeding Indicators and Some Stylized Facts”, Documenti di Lavoro ISAE, No. 8. (2) Punti di Massimo e di minimo delle serie trimestrali sono collocati nel mese mediano del trimestre all’interno del quale si situa il punto di svolta. La flessione registrata dall’indice composito coincidente (agosto 2003) troverebbe riscontro in cadute di livello di quattro indicatori (produzione industriale, trasporto ferroviario di merci, investimenti e importazioni). Una evidenza più ampia di quella ottenuta in precedenza, non avvalorata unicamente dal valore aggiunto dei servizi di mercato (che non mostra alcuna sensibile perdita di livello nel corso della prima metà degli anni 2000) e dalle ore di lavoro straordinario. Anche la duplice contrazione del PIL nei primi due trimestri del 2003 fornirebbe supporto a favore della datazione di un punto di minimo locale nel mese di maggio. Il fatto che si tratti di una fase congiunturale contrassegnata da una maggiore intensità delle dinamiche cicliche è testimoniato dai risultati maggiormente concordanti dei vari indicatori. Tutte le variabili di riferimento, ad eccezione del valore aggiunto nei servizi di mercato, consentirebbero di fissare un massimo a metà del 2004; il successivo minimo cadrebbe nei primi mesi del 2005. Tenuto conto delle considerazioni svolte in precedenza e della prassi acquisita nella datazione di fasi precedenti del ciclo economico italiano, si è ritenuto di considerare tale ulteriore “potenziale” fase ciclica completa alla stregua di un periodo di moderata evoluzione dei ritmi produttivi, non propriamente una stagnazione, quindi, ma un periodo di crescita lenta, comunque non sufficientemente sostenuto da innescare una vera fase espansiva. Si tratterebbe di un esempio delle cosiddette “false partenze” che hanno 7 La durata di tale fase recessiva sarebbe stata pari a 11 mesi, un valore pressoché analogo a quello dell’ultima inversione negativa del ciclo, registrata tra il mese di novembre 1995 e novembre 1996. - 63 - Rapporto ISAE - luglio 2006 caratterizzato il ciclo economico italiano nel corso di questa prima metà degli anni 2000. Il ritorno dell’indicatore coincidente intorno ai valori minimi di fine 2001 sintetizza il venir meno di tale supporto8. Sussistono, per contro, forti indizi a favore della definizione di un nuovo punto di minimo nel mese di febbraio 2005. Tali indicazioni, provenienti dalla datazione relativa alle variabili su cui la cronologia viene effettuata, sarebbero rafforzati da molteplici informazioni esterne: la netta accelerazione dell’indicatore anticipatore, il miglioramento delle inchieste congiunturali dell’ISAE a partire dalla prima metà del 2005, il miglioramento della dinamica dell’indice della produzione industriale, che sembrerebbe destinato a proseguire secondo la previsione di brevissimo termine effettuata dall’ISAE, costituiscono elementi che concorrerebbero a fissare un punto di svolta inferiore nei primi mesi del 2005. Tuttavia, il permanere di elementi di incertezza, quanto all’intensità e alla durata dell’accelerazione in atto, e quindi del rischio di incorrere in una possibile nuova “falsa partenza”, spingono a un atteggiamento di prudenza, in attesa che nuove informazioni confermino le dinamiche in atto. Graf. R2 - FASI RECESSIVE A CONFRONTO (indicatore composito coincidente; indici normalizzati) 1,5 1 0 ,5 0 -0 ,5 -1 -1,5 -2 -2 ,5 -3 -3 ,5 1 13 25 37 2 0 0 0 -2 0 0 5 49 61 73 19 8 0 -19 8 3 Fonte: elaborazioni ISAE. A conclusione, si può richiamare il fatto che la decisione di includere periodi di stagnazione all’interno di fasi espansive e/o recessive si è già presentato nella storia del ciclo economico italiano. Si possono rintracciare, infatti, due casi analoghi nella recente fissazione dei punti di svolta nella cronologia del ciclo italiano in cui ci si è trovati in condizioni analoghe alle attuali. Un primo riferimento è rappresentato dal brevissimo rallentamento ciclico emerso nella parte finale del 19989, in cui non sono emersi elementi sufficientemente solidi e concordanti nel definire, coerentemente con l’approccio NBER, una interruzione della fase ciclica espansiva cominciata a 8 L’eventuale inserimento di tale fase ciclica nell’ambito della cronologia del ciclo italiano avrebbe costituito una forte anomalia in termini delle caratteristiche di intensità e ampiezza delle singole fasi cicliche. La durata dell’espansione sarebbe stata pari a 12 mesi, a 9 mesi la recessione. - 64 - Economia italiana: evoluzione recente fine 1996. Un caso maggiormente affine è, invece, rappresentato dall’ampio periodo recessivo datato all’inizio degli anni ’80, compreso tra marzo 1980 e marzo 198310. Si tratta di una fase ciclica contrassegnata da un ampio periodo di stagnazione, che avrebbe anticipato una breve quanto intensa “vera” recessione. Anche in questo caso, come descritto nel grafico R2, la netta flessione della componente di trend da parte dell’indicatore coincidente segnalerebbe un marcato ridimensionamento, protratto nel tempo, dei ritmi produttivi. 9 Cfr.Rapporto ISAE, Le Previsioni per l’economia italiana, luglio 2000. 10 Si tratta della più estesa fase recessiva finora datata per il ciclo italiano, pari a 36 mesi. - 65 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Andamento dei settori della manifattura Anche sulla base di queste indicazioni, si stima la prosecuzione di un andamento al rialzo della produzione, pur in presenza di una persistente variabilità. Nelle stime dell’ISAE, dopo una nuova riduzione in giugno (-0,7%), l’indice dovrebbe segnare aumenti più consistenti in estate (con incrementi del 2 e 0,3% in luglio e agosto), prefigurando un terzo trimestre nuovamente in accelerazione. A livello settoriale, la posizione ciclica dei principali settori ha mostrato in maggio il prevalere di segnali di stabilità e limitati spostamenti verso posizioni cicliche più favorevoli. In particolare, l’unica transizione verso la fase espansiva (da una di stabilità) ha interessato il settore delle industrie alimentari, delle bevande e del tabacco. Più contenuti miglioramenti (da contrazione a stabilità) hanno riguardato il comparto del tessile e abbigliamento e quello della carta, stampa ed editoria. Nel complesso, l’industria del cosiddetto Made in Italy, costiTab. 1 SITUAZIONE CICLICA DEI PRINCIPALI SETTORI INDUSTRIALI Posizione ciclica (maggio 2006) Settore Estrazione di minerali Contrazione Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco Espansione Industrie tessili e dell’abbigliamento Stabile Industrie delle pelli e delle calzature Stabile Industria del legno e dei prodotti in legno (escl. mobili) Stabile Industria della carta, stampa ed editoria Stabile Raffinerie di petrolio Contrazione Fabbricazione di prodotti chimici e fibre sintetiche Espansione Produzione di articoli in gomma e materie plastiche Stabile Lavorazione di minerali non metalliferi Stabile Produzione di metallo e prodotti in metallo Espansione Produzione di macchine e apparecchi meccanici Stabile Produzione di apparecchi elettrici e di precisione Espansione Produzione di mezzi di trasporto Espansione Altre industrie manifatturiere (compresi i mobili) Stabile Produzione di energia elettrica, gas e acqua Espansione Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT. tuita da prodotti di tradizionale specializzazione (tessile, pelletteria, alimentare, ceramica e prodotti da costruzione, macchine utensili) ha continuato a far registrare una condizione di stabilità, pur con leggeri avanzamenti. Permangono in espansione le principali industrie produttrici di beni intermedi (fabbricazione di prodotti chimici, produzione di metallo e prodotti in metallo) e quella di produzione di energia elettrica, gas e acqua, principale fattore di input in tali produzioni. Una sta- - 66 - Economia italiana: evoluzione recente zionarietà ha riguardato le produzioni di gomma e materie plastiche, nonostante il notevole rialzo messo a segno a maggio (+4,0%); la favorevole situazione relativa alla costruzione di apparecchi elettrici e di precisione e di mezzi di trasporto avrebbe beneficiato dell’accelerazione registrata per le produzioni di beni di investimento. In marcato deterioramento, infine, sono risultate l’industria delle raffinerie di petrolio (-18,4% la flessione dall’inizio dell’anno) e quella delle estrazioni di minerali (-7,8%). E’ presumibile che tale peggioramento ciclico abbia carattere temporaneo e che sia connesso alla recente fiammata dei prezzi del petrolio e dei minerali energetici. Indicazioni di un recupeGraf. 4 - INDICE DI DIFFUSIONE ro di attività nel corso dei primi mesi del 2006 si desume, 0,8 in termini maggiormente di0,7 saggregati, dall’indice di dif0,6 fusione dell’attività industria0,5 le, elaborato dall’ISAE con riferimento alle serie storiche 0,4 della produzione industriale 0,3 di 185 settori produttivi (coe0,2 rentemente alla classificazio2003 2004 2005 2006 ne ATECO2002). L’indicatore interno estero totale ha presentato sensibili correzioni negli ultimi mesi e, pur Fonte: elaborazione ISAE su dati ISTAT. posizionandosi stabilmente al di sopra della quota del 50%, avrebbe riflesso l’alternarsi di accelerazioni e marcate cadute registrate dall’inizio dell’anno, oltre alla periodica revisione di febbraio dei valori più recenti dell’indice della produzione industriale. Nel mese di maggio, la quota complessiva dei settori in espansione è risultata pari al 59%, una valore non più toccato dal secondo trimestre del 2002. A questo miglioramento avrebbe di nuovo concorso il comparto industriale con maggiore propensione all’esportazione, in cui la ripresa produttiva avrebbe contagiato circa il 63% dei settori. Si tratta un livello elevato per tale indice (che si riporta sui valori di metà 2000) e nettamente superiore a quello corrispondente alle produzioni in prevalenza destinate al mercato interno, in cui le indicazioni di sviluppo si sono rivelate stabili seppur ancora modeste, con una percentuale di produzioni in espansione di poco superiore al 55%. - 67 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Il contributo delle imprese esportatrici alla più recen(componenti di ciclo trend) te fase congiunturale ha es105 senzialmente beneficiato del 103 positivo sviluppo del com101 99 mercio internazionale. Tutta97 via, diversamente dal recente 95 passato, indizi di un più con93 sistente miglioramento di tale 91 89 comparto hanno cominciato a 87 confermarsi e, l’iniziale mi85 glioramento dell’impostazio2003 2004 2005 2006 ne ciclica di tali settori avrebMercato interno Mercato estero be portato, nei mesi più Fonte: elaborazione ISAE su dati ISTAT. recenti, a una sia pur moderata correzione al rialzo della dinamica di lungo periodo. Lo sviluppo tendenziale degli altri settori industriali avrebbe, invece, mostrato un pausa lungo un sentiero di graduale miglioramento che ha posizionato l’indicatore su livelli più prossimi a quelli dell’inizio degli anni 2000. Tornando all’indice di fiducia delle imprese, il rialzo registrato negli ultimi mesi ha riflesso il contributo delle tre variabili che lo costituiscono. Il saldo degli ordinativi, a seguito dei più marcati miglioramenti messi a segno nel secondo trimestre e mostrando una particolare vivacità della componente di domanda proveniente dall’estero, è ritornato in territorio positivo nel mese di giugno per la prima volta dal dicembre del 2000 (+2), un fatto che aiuta a delineare il miglioramento in corso. Le giacenze di magazzino hanno contribuito più marginalmente, presentando una modesta correzione verso i livelli giudicati di equilibrio, dopo essere risultate in lieve incremento nel periodo gennaio-marzo. Anche l’indicatore che misura le attese di produzione a brevissimo termine ha messo in luce una evoluzione in costante miglioramento, incrementandosi di 10 punti tra gennaio e giugno e toccando un livello (+25) che, se confermato nei prossimi mesi, sembrerebbe chiudere la lunga fase di indebolimento mostrata nel corso degli anni duemila. Un analogo andamento si è registrato per le attese a breve sugli ordinativi. Quelle relative all’andamento generale dell’economia nei prossimi tre-quattro mesi sono, invece, risultate stazionarie, con l’indicatore ancora piuttosto distante da valori considerati di magGraf. 5 - INDICI DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE Indicatori qualitativi ancora in miglioramento - 68 - Economia italiana: evoluzione recente giore ottimismo (circa 15 punti lo separano dal livello registrato a metà del 2000), a sintesi del permanere di alcuni elementi di rischio sull’andamento della fase congiunturale. Aumenti della fiducia Graf. 6 - CLIMA DI FIDUCIA DELLE sono stati diffusi nei principaIMPRESE MANIFATTURIERE (inchieste ISAE, 2000=100) li raggruppamenti di industrie (cfr. il riquadro La 105 ripresa della fiducia nell’in- 100 dustria italiana: un’analisi 95 settoriale). Il miglioramento 90 ha inizialmente riguardato soprattutto le imprese produttri85 ci di beni intermedi, grazie 80 all’irrobustirsi della domanda, 75 in particolare di origine este2003 2004 2005 2006 ra, attesa in forte accelerazioTotale Beni di investimento ne nel breve periodo (il saldo Beni di consumo Beni intermedi dell’indicatore si è incrementato di 13 punti tra aprile e giugno). Anche le prospettive di breve periodo dell’attività produttiva sembrerebbero delineare un marcato incremento di attività. Tuttavia, l’incertezza sull’effettivo recupero del comparto manifatturieri nel suo complesso e le recenti tensioni sui mercati internazionali delle materie di base hanno concorso a mantenere ancora contenuta la dinamica dei livelli produttivi. Nei beni di investimento, la favorevole evoluzione della produzione e degli ordinativi fa riscontro la sensibile frenata delle attese degli operatori sulle prospettive di breve periodo, sia per il portafoglio ordini sia per i livelli produttivi. Si potrebbe trattare di una correzione delle previsioni eccessivamente favorevoli formulate all’inizio dell’anno. Nel secondo trimestre, il magazzino il leggero calo ha tuttavia favorito un ulteriore incremento dei livelli di fiducia. Nelle indicazioni più recenti, le tendenze al rialzo si sono accentuate per i produttori di beni di consumo, grazie al miglioramento delle condizioni di domanda, sia interna che estera. Ciò ha portato a una modesta correzione delle giacenze di magazzino nel periodo aprile-giugno, dopo i graduali ridimensionamenti effettuati negli ultimi mesi del 2005. Le buone prospettive a breve termine sugli ordinativi e i ritmi produttivi attesi in accelerazione favorirebbero il mantenimento di questo positivo andamento. - 69 - Beni di investimento, di consumo, intermedi Rapporto ISAE - luglio 2006 La ripresa della fiducia nell’industria italiana: un’analisi settoriale Dalla primavera dello scorso anno si assiste ad una netta ripresa della fiducia delle imprese dell’industria manifatturiera italiana. Il clima di opinione, considerato al netto di fattori stagionali, è migliorato in modo quasi continuo a partire dal mese di marzo 2005 riportandosi dal mese giugno sul livello di fine 2000. CLIMA DI FIDUCIA TOTALE (dati destagionalizzati) 115 110 105 100 95 90 85 80 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Il recupero a cui si assiste da circa un anno, ha riflesso sia il miglioramento dell’andamento di ordini e delle aspettative di produzione entrambi marcatamente in ripresa dalla seconda metà del 2005, sia delle giacenze prodotti finiti il cui saldo, nonostante il lieve accumulo relativo alla prima metà del 2006, resta comunque ben al di sotto dei livelli sperimentati negli ultimi cinque anni; seppure con ritardi e forti irregolarità; al rialzo della fiducia ha corrisposto inoltre un recupero effettivo della produzione industriale. COMPONENTI DEL CLIMA (dati destagionalizzati) 30 5 25 0 20 -5 15 -10 10 -15 5 -20 0 -25 -5 -30 2001 2002 2003 2004 Livelli Giacenze prodotti finiti - Saldo 2005 Attese di Produzione Livelli Ordini e domande in generale - Saldo - 70 - 2006 Economia italiana: evoluzione recente CLIMA DI FIDUCIA PER DESTINAZIONE ECONOMICA DEI PRODOTTI (dati destagionalizzati) 120 115 110 105 100 95 90 85 80 2000 2001 2002 2003 Beni di investimento 2004 Beni di consumo 2005 2006 Beni intermedi Dall’analisi dell’andamento della fiducia per destinazione economica dei prodotti, emerge che il recupero sperimentato dall’indice generale a partire da metà 2005, è stato principalmente trainato da una netta risalita dei beni intermedi; un significativo miglioramento si è verificato anche nei beni strumentali, mentre quelli di consumo, “partiti” in ritardo, hanno mostrato rialzi accentuati a partire da marzo di quest’anno. Per comprendere con maggior dettaglio quali sono state le attività economiche che hanno contribuito al dispiegamento di tali dinamiche e poter individuare in quali comparti la ripresa della fiducia è risultata più diffusa, nel seguito si analizza come il clima di opinione si è modificato all’interno dei vari settori manifatturieri italiani. A tal riguardo nei grafici seguenti viene riportato l’andamento del clima di fiducia nelle diverse sottosezioni di attività economica. In particolare, il grafico mostra l’andamento del clima di fiducia nei settori considerati tradizionali del Made in Italy. SETTORI DEL MADE IN ITALY 120 115 110 105 100 95 90 85 80 75 70 2000 2001 2002 2003 2004 2005 A limentari bevande e tabacco Tessile e abbigliamento Cuo io e calzature M inerali no n metalliferi A ltre industrie manifatturiere - 71 - 2006 Rapporto ISAE - luglio 2006 Tra i settori di specializzazione, la fiducia delle imprese risulta in risalita dal minimo di metà 2005 per gli alimentari (per i quali non si era avuta una marcata flessione), il tessile e l’abbigliamento, il cuoio e le calzature ed i minerali non metalliferi. Per le altre industrie manifatturiere (che comprendono settori quali il mobilio) la ripresa appare invece più attenuata. Tra i beni di investimento la ripresa risulta particolarmente evidente nei mezzi di trasporto (inclusi gli autoveicoli) che dal valore di +78 corrispondente ad un minimo del dicembre 2005 si assestano ad +115 nel febbraio 2006. Anche la fiducia nel settore delle apparecchiature elettriche ed elettroniche risulta in ripresa ed in continua crescita dalla seconda metà del 2005, mentre il settore delle macchine e degli apparecchi meccanici, sebbene in risalita anch’esso dalla metà del 2005, mostra una lieve flessione tra aprile e giugno 2006. BENI DI INVESTIMENTO 120 115 110 105 100 95 90 85 80 75 70 2000 2001 2002 2003 M acchine e apparecchi meccanici 2004 2005 2006 Apparecchiature elettriche elettroniche M ezzi di trasporto Nelle rimanenti sezioni del comparto manifatturiero la fiducia delle imprese sale particolarmente nel settore della chimica (con un marcato rialzo nel 2006). La dinamica di ciclo/ trend del settore della Carta stampa ed editoria appare più contenuta e con segnali di ripresa meno forti sebbene mostri un’accelerazione nei primi mesi del 2006. Anche la fiducia nei comparti del legno e del sughero e della gomma e plastica torna a crescere dopo il minimo registratosi ad aprile dello scorso anno. ALTRI SETTORI 120 115 110 105 100 95 90 85 80 75 70 2000 2001 2002 2003 2004 2005 Legno e sughero Carta stampa editoria Chimica e fibre sintetiche Gomma e plastica - 72 - 2006 Economia italiana: evoluzione recente Osservando l’andamento delle componenti che compongono il clima di fiducia nelle diverse sezioni di attività economica, emerge che la risalita del clima nel settore del tessile e dell’abbigliamento risulta imputabile ad un miglioramento congiunto dell’andamento del livello degli ordini e delle aspettative di produzione e ad un significativo decumulo delle scorte. TESSILE E ABBIGLIAMENTO 30 10 25 0 20 -10 15 -20 10 -30 5 -40 0 -5 -50 2000 2001 2002 Scorte 2003 2004 Attese di Produzione 2005 2006 Livello Ordini Nel settore del cuoio e calzature la ripresa della fiducia appare segnata invece, essenzialmente da una ripresa del livello degli ordini e delle aspettative di produzione già dalla metà dello scorso anno e da una riduzione dei saldi delle scorte solo a partire dagli inizi del 2006. CUOIO E CALZATURE 40 6 30 5 20 4 10 3 0 2 -10 1 -20 0 -30 -1 -40 -2 -50 -3 2000 2001 2002 Livelli Ordini 2003 2004 Attese di Produzione 2005 2006 Scorte L’evoluzione della fiducia nel comparto della lavorazione dei minerali non metalliferi appare determinata da una cospicua diminuzione delle giacenze dei prodotti finiti e da una ripresa del livello degli ordini mentre le attese di produzione manifestano una dinamica di medio termine sostanzialmente piatta a partire dal 2005. Nel settore delle macchine e apparecchi meccanici, nonostante il forte decumulo delle scorte dalla seconda metà del 2004, sia la tendenza della - 73 - Rapporto ISAE - luglio 2006 produzione che il livello degli ordini risultano in risalita solo a partire dalla seconda metà del 2005. Nel comparto delle apparecchiature elettriche ed elettroniche la ripresa a metà 2005 appare evidente in tutte e tre le variabili che compongono il clima. MINERALI NON METALLIFERI 30 25 20 15 10 5 0 -5 -10 -15 -20 -25 20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 2000 2001 2002 Livello Ordini 2003 2004 2005 Attese di Produzione 2006 Scorte APPARECCHI MECCANICI 50 18 40 16 30 14 20 12 10 10 0 8 -10 6 -20 4 -30 2 0 -40 2000 2001 2002 Liv ello Ordini 2003 2004 2005 A ttese di P ro duzio ne 2006 sc o rte APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE 50 40 30 20 10 0 -10 -20 -30 -40 2000 4 3 2 1 0 -1 -2 -3 -4 2001 2002 Livello Ordini 2003 2004 Attese di Produzione - 74 - 2005 2006 Scorte Economia italiana: evoluzione recente Nei mesi precedenti si è dibattuto (non solo in Italia) sulle discrepanze tra andamenti degli indicatori qualitativi delle inchieste (generalmente in rialzo) e della produzione industriale (caratterizzata da persistente tendenza alla stagnazione). Tale divario sembra essere stato, in gran parte, superato per l’industria nel suo complesso. E’ interessante notare se un’analoga assonanza si è manifestata a livello settoriale. Nell’ambito dei settori tradizionali del Made in Italy, l’andamento dell’indice di fiducia, ha evidenziato negli ultimi cinque anni dinamiche discretamente in linea con quelle dell’indice della produzione industriale relativamente al settore della lavorazione dei minerali metalliferi e non metalliferi, al settore degli alimentari e alle altre industrie manifatturiere. La fiducia delle imprese, nettamente positiva a partire dal 2005 nel settore del cuoio e delle calzature risulta invece in contrasto con la persistente tendenza negativa evidenziata dalla produzione industriale; l’andamento divaricato ha interessato l’ultimo anno e mezzo. Tra i settori appartenenti ai beni di investimento, il clima di fiducia mostra dinamiche sostanzialmente simili all’andamento della produzione industriale nei settori apparecchiature elettriche ed elettroniche e nella produzione di macchine e apparecchi meccanici. Relativamente al settore dei mezzi di trasporto, la dinamica della fiducia risulta discretamente in fase con quella della produzione industriale fino agli inizi del 2005. Nel periodo più recente, a fronte di un andamento stagnante dell’indice di produzione industriale, il clima di opinione mostra invece un netto balzo assestandosi sui livelli degli inizi del 2000. Infine, anche tra i restanti settori, (legno e sughero, carta e stampa, chimica gomma e plastica) l’andamento della fiducia tra gli operatori, evidenzia un segnale di ripresa che trova riscontro nell’evoluzione della produzione. In definitiva, pur tenendo conto dei margini di incertezza che potenzialmente caratterizzano l’analisi settoriale legati a possibili perdite di rappresentatività dei dati, l’evidenza sembrerebbe suggerire un appianamento del contrasto esistente tra i giudizi degli operatori e l’andamento effettivo della produzione. La persistenza di un divario molto netto tra clima di opinione degli imprenditori intervistati nelle inchieste ISAE (in rialzo) e dinamica della produzione industriale (stagnante o declinante) continua tuttavia a contraddistinguere nel periodo più recente i due principali settori della nostra industria, vale a dire: il tessile e abbigliamento e il cuoio e calzature. - 75 - Rapporto ISAE - luglio 2006 MINERALI NON METALLIFERI CUOIO E CALZATURE 115 120 110 110 105 100 100 90 95 80 90 70 85 60 80 50 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Ipi 2000 2001 2002 Ipi Clima di fiducia ALIMENTARI BEVANDE E TABACCO 2003 2004 2005 2006 clima di f iducia ALTRE INDUSTRIE MANIFATTURIERE 115 115 110 110 105 105 100 100 95 90 95 85 80 90 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Ipi Ipi Clima di fiducia TESSILE E ABBIGLIAMENTO APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE 115 120 110 115 105 110 100 105 95 90 100 85 95 80 90 75 85 80 70 2000 Clima di fiducia 2001 2002 Ipi 2003 2004 2005 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2006 Ipi Clima di fiducia - 76 - C lim a di fiduc ia Economia italiana: evoluzione recente CARTA STAMPA EDITORIA MACCHINE E APPARECCHI MECCANICI 12 0 120 115 115 110 110 105 10 5 100 10 0 95 95 90 90 85 85 80 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Ip i 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 C lim a d i f id u c ia Ipi CHIMICA E FIBRE C lim a di fiduc ia LEGNO E SUGHERO 120 115 115 110 110 105 105 100 100 95 95 90 85 90 80 85 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Ipi 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Clima di fiducia Ipi GOMMA E PLASTICA 115 110 105 100 95 90 85 80 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Ipi C lim a di fiduc ia - 77 - C lim a di fiducia Rapporto ISAE - luglio 2006 Ostacoli alla produzione Servizi Dall’inizio dell’anno, il numero di imprese che hanno la(inchieste ISAE) mentati ostacoli alla produzione ha evidenziato 78,0 35 una ulteriore flessione, prose77,5 30 guendo la netta riduzione re77,0 25 gistrata nella parte finale 76,5 20 dello scorso anno. Tra il quar76,0 15 to trimestre del 2005 e il pri75,5 10 mo del 2006, l’indice si è 75,0 5 ridotto di circa 10 punti, ri74,5 0 portandosi sui livelli storica2003 2004 2005 2006 mente contenuti. A ciò Grado di utilizzo degli impianti Ostacoli - Insufficienza domanda (scala a destra) avrebbe soprattutto contribuito il progressivo venir meno delle difficoltà dovute a insufficienza di domanda (l’indice è ritornato sotto la quota del 20% nel periodo gennaio-marzo) e al contenimento degli altri motivi di ostacolo, non dovuti a scarsità di manodopera o a insufficienza di impianti e materiali. Prosegue, al contempo, il buon andamento del grado di utilizzo degli impianti, anche se contrassegnato da una evoluzione particolarmente lenta. Più marcata è, invece, risultata la caduta del saldo della tendenza della capacità produttiva, diminuito di circa 10 punti tra il quarto trimestre del 2005 e il primo dell’anno in corso, che farebbe prefigurare un prossimo incremento dell’attività produttiva. L’andamento congiunturale del settore dei servizi è risultato strettamente accostato a quello del ciclo industriale. La crescita nella media del 2005 (+0,7%) è stata dovuta alla buona performance registrata nella parte centrale dell’anno, trainata dalla componente di commercio, trasporti e comunicazioni, in corrispondenza con il temporaneo irrobustirsi della ripresa nell’intero settore industriale. Dopo la stazionarietà nel quarto trimestre, il settore ha registrato un marcato rialzo congiunturale nel periodo gennaio-marzo del 2006. Il valore aggiunto reale, corretto per il numero di giorni lavorativi, si è incrementato dello 0,8% portando la crescita su base tendenziale all’1,7%, il ritmo di crescita più sostenuto dell’ultimo triennio. A tale evoluzione hanno concorso tutte le principali componenti del comparto. Il marcato aumento del valore aggiunto per le attività Graf. 7 - GRADO DI UTILIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI E CONDIZIONI DI DOMANDA - 78 - Economia italiana: evoluzione recente connesse al credito e alle assicurazioni, alle attività immobiliari e servizi professionali ha consentito di recuperare, almeno in parte, la contrazione accusata nei precedenti tre mesi. Il conseguente rialzo su Graf. 8 - VALORE AGGIUNTO NEI SERVIZI base tendenziale è tuttavia ri(variazioni annue) sultato ancora nettamente infe4,0 riore agli elevati ritmi di 3,0 crescita sperimentati dal 2,0 settore. 1,0 Le altre attività dei servi0,0 zi, a prevalente contenuto non market, sono tornate a cresce- -1,0 re (+0,8%), chiudendo così -2,0 2003 2004 2005 2006 l’estesa stagnazione che ha Totale comm. alb., trasp. e comunic. contraddistinto il settore a parcredito, att. immob. e serv. prof. altre attività dei servizi tire dal quarto trimestre del Fonte: elaborazione ISAE su dati ISTAT. 2004. A fronte di un aumento congiunturale più contenuto (+0,6%), le attività legate al commercio, ai servizi di trasporto e comunicazione hanno mostrato una più sostenuta dinamica tendenziale, contribuendo a sostenere in misura significativa l’intero settore. Le inchieste ISAE conGraf. 9 - GIUDIZI SUL FATTURATO DELLE dotte presso le imprese del IMPRESE DI SERVIZI (inchieste ISAE) terziario hanno segnalato una 60 tenuta dei giudizi sul fatturato 40 nel corso dei primi due trimestri del 2006. Le dinamiche 20 più positive si sono registrate 0 nelle attività dei servizi finan-20 ziari, dove la crescita del sal-40 do ha riflesso il graduale miglioramento delle valuta-60 2003 2004 2005 2006 zioni in aumento e la conteSERVIZI ALLE FAM IGLIE stuale flessione dei giudizi di SERVIZI FINANZIARI SERVIZI ALLE IM PRESE normalità. Una tendenza favorevole, pur tra oscillazioni, si è manifestata da alcuni mesi nel settore dei servizi alle imprese: nel secondo trimestre, la lieve correzione al ribasso del saldo ha riflesso - 79 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Costruzioni Previsione l’aumento dei giudizi orientati alla stabilità. Una maggiore erraticità ha caratterizzato i giudizi sul fatturato nei servizi alle famiglie. Nel complesso, tali indicazioni porterebbero a stimare una evoluzione ancora positiva del settore nel secondo trimestre, con tassi di sviluppo pressoché analoghi a quelli registrati nei primi tre mesi dell’anno. Diversamente dagli altri Graf. 10 - INDICE DI PRODUZIONE NEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI comparti produttivi, il com(indice base 2000=100) parto delle costruzioni ha mo125 8 strato una dinamica stagnante. 6 Alla pausa congiunturale mo120 4 strata nel terzo trimestre del115 2 lo scorso anno è poi seguita 0 una marcata flessione nel 110 quarto (-0,6%), che ha par-2 105 zialmente compromesso il pur -4 favorevole risultato registrato 100 -6 2002 2003 2004 2005 2006 nella media del 2005. Nei primi tre mesi del 2006, il settore Variazioni congiunturali (scala a destra) Indice ha evidenziato una nuova staFonte: ISTAT. zionarietà. Per il secondo trimestre, il clima di fiducia delle imprese delle costruzioni fornisce indicazioni a favore di una generale stazionarietà, diffusa in modo omogeneo sia nell’edilizia (residenziale e non) sia nelle opere non edificatorie. In particolare, a maggio il clima di fiducia, considerato al netto dei fattori stagionali, è salito da 88,5 a 91,3 grazie al miglioramento sia dei giudizi sui piani di costruzione sia delle prospettive sull’occupazione. All’ottimismo segnalato dall’indice di fiducia si contrappone, tuttavia, l’aumento del numero di imprenditori che ha trovato ostacoli limitanti alla propria attività: tra questi svolgerebbe un ruolo particolarmente rilevante l’insufficienza della domanda. Nell’insieme, sembrano prevalere tendenze complessivamente favorevoli circa l’evoluzione dell’economia italiana. L’indice sintetico anticipatore, elaborato dall’ISAE sulla base di vari indicatori congiunturali, evidenzia all’inizio dell’anno una più sostenuta dinamica, dopo la lieve decelerazione sperimentata nel secondo semestre del 2005, prefigurando la conservazione di un’intonazione sostanzialmente positiva nella prospettiva dei successivi cinque-sei mesi. Anche l’indicatore composito coincidente ha messo in mostra un più consistente rialzo - 80 - Economia italiana: evoluzione recente nei primi mesi dell’anno, rafforzando le indicazioni a favore di un proseguimento di un positivo sviluppo dell’economia nel suo complesso. Tenuto conto delle indiGraf. 11 - INDICATORE ANTICIPATORE ISAE (1995=100) cazioni più recenti, in partico2,0 128 lare il modesto andamento 126 della produzione industriale 1,5 124 122 nel periodo aprile-giugno, 1,0 120 l’ISAE ipotizza, per il secon118 do trimestre, una decelerazio- 0,5 116 ne dell’attività economica 114 0,0 112 rispetto ai precedenti tre mesi. 110 La tendenza del PIL potrebbe, -0,5 108 2003 2004 2005 2006 grazie al rafforzamento del civariazioni percentuali sul mese precedente clo industriale, risultare relatiindicatore anticipatore (scala destra) vamente più consistente nel periodo giugno-settembre, Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISAE e ISTAT. dando luogo a un ritmo di sviluppo medio nella seconda metà dell’anno non molto dissimile da quello dei primi sei mesi. - 81 - Rapporto ISAE - luglio 2006 DOMANDA NAZIONALE Consumi privati Fiducia Nel corso del primo trimestre del 2006, la domanda nazionale interna al netto delle scorte ha sperimentato un sostanziale recupero, a fronte di un apporto marginalmente positivo (ma in miglioramento) della domanda estera netta e di un sensibile ridimensionamento delle scorte. Espressi ai prezzi dell’anno precedente, la spesa delle famiglie residenti ha contribuito alla crescita del PIL per lo 0,5%, gli investimenti per lo 0,4%. Al contrario, la variazione delle scorte ha sottratto uno 0,5% all’evoluzione dell’attività economica, mentre l’andamento più favorevole delle esportazioni nette ha determinato uno stimolo positivo dello 0,2 per cento. Dopo la stasi dell’ultima parte del 2005, i consumi interni dei residenti hanno registrato una decisa ripresa, realizzando il più elevato incremento congiunturale degli ultimi quattro anni (0,7%). L’accelerazione ha principalmente risentito della dinamica al rialzo del reddito disponibile e, per quanto riguarda alcune tipologie di beni del comparto semidurevole (quali vestiario e calzature), dall’andamento moderato dei prezzi. Anche la buona intonazione del mercato del credito al consumo, sostenuta da tassi di interesse ancora leggermente cedenti e dalla notevole varietà delle proposte contrattuali, potrebbe aver esercitato un impatto favorevole sugli acquisti. Nei dodici mesi terminanti a marzo 2006, il TAEG è sceso dal 9,57% al 9,08%, mentre lo stock di prestiti alle famiglie con durata inferiore ai cinque anni e destinati al consumo è aumentato di quasi il 7% (pari a circa 1,8 miliardi di euro). Un altro potenziale supporto alla capacità di spesa è rinvenibile nell’andamento ancora sostenuto dei mercati borsistici nei primi mesi dell’anno. A partire dall’autunno scorso e fino ai primi mesi del 2006, il sentiment dei consumatori italiani è progredito. Il relativo indice al netto dei fattori erratici e stagionali, pari a 101 nell’agosto 2005, si è portato a 109,1 alla fine del primo trimestre del 2006. Tale crescita ha ricondotto il clima di fiducia ai livelli di fine 2002, facendo recuperare le flessioni sperimentate nel biennio 2003-2004. Le dinamiche complessive dell’indice nascondono andamenti difformi delle componenti. A fronte di una sostanziale stazionarietà nei giudizi sulla condizione personale, negli ultimi trimestri la fiducia degli italiani nei riguardi del quadro economico generale è migliorata sensibilmente. Al - 82 - Economia italiana: evoluzione recente netto della stagionalità, l’indice è passato da 80,4 di agosto 2005 a 94,3 di marzo 2006. Tra le altre due compoGraf. 12 - CLIMA DI FIDUCIA DEI nenti dell’indice generale CONSUMATORI ITALIANI (inchieste ISAE; indice base 1980=100) inerenti la situazione attuale e Clima c omples s iv o quella prospettica - si osserva 130 il perdurare, seppur nell’ambito di una tendenza favorevole, 120 di ampie oscillazioni nei giu110 dizi sul futuro. Più lineare appare l’evoluzione, anch’essa 100 positiva, del clima di fiducia 90 sulla condizione corrente. 2003 2004 2005 2006 Nei primi tre mesi del Cic lo-trend Dati des tagionaliz z ati corrente anno l’evoluzione Clima ec onomic o Clima pers onale congiunturale dei consumi di 130 beni durevoli ha sperimentato 120 un nuovo arretramento 110 (-0,2%), dopo la contrazione 100 subìta alla fine del 2005 90 (-0,7%). Nel confronto ten- 80 denziale, la dinamica di questa 70 2003 2004 2005 2006 componente di spesa si è tuttaDati des tagionaliz z ati via mantenuta elevata (+4,1% rispetto a un anno prima). Clima c orrente Clima f uturo L’andamento delle immatrico- 115 lazioni di autovetture ha soste- 110 nuto il comparto, mostrando 105 saggi tendenziali favorevoli (+8,6% il dato di marzo 2006). 100 Tra gli altri beni durevoli, la 95 spesa per elettrodomestici e 90 2003 2004 2005 2006 mobili potrebbe aver trovato Dati des tagionaliz z ati un freno nella ridotta vivacità del mercato residenziale e nell’inversione di tendenza dei prezzi: dopo nove trimestri di flessioni tendenziali, il deflatore dei beni durevoli ha mostrato nei primi tre mesi del 2006 una variazione positiva (+0,2%). - 83 - Spesa in beni durevoli Rapporto ISAE - luglio 2006 Spesa in beni semidurevoli Spesa in beni non durevoli Per il terzo trimestre con(valori concatenati, milioni di euro, anno riferimento 2000, secutivo lo sviluppo congiundati destagionalizzati e corretti per il numero di giorni lavorativi) turale degli acquisti per beni semidurevoli (vestiario, calzaBENI DUREVOLI (variazioni congiunturali % scala sinistra) ture, accessori per auto, picco21500 4,0 li elettrodomestici, ecc.) è 3,0 21000 stato positivo (+1,8%). Di 2,0 20500 conseguenza il dato tendenzia1,0 20000 le del primo trimestre dell’an0,0 19500 -1,0 no in corso, +3,1%, ha 19000 -2,0 finalmente interrotto la pro18500 -3,0 lungata fase riflessiva del -4,0 18000 comparto. La ripresa può esse2003 2004 2005 2006 re stata dovuta sia ad un fisioBENI SEMIDUREVOLI (variazioni congiunturali % scala sinistra) logico rimbalzo dopo la lunga 2,5 22500 fase negativa, sia alla frenata 2,0 22000 dei prezzi: l’indice dei prezzi 1,5 1,0 relativo ai consumi per abbi21500 0,5 gliamento e calzature è rima0,0 21000 -0,5 sto costante dal novembre 20500 -1,0 2005 al marzo 2006. -1,5 20000 Nel periodo gennaio-mar-2,0 -2,5 19500 zo, la spesa in beni non dure2003 2004 2005 2006 voli è rimasta quasi stazionaria BENI NON DUREVOLI (variazioni congiunturali % scala sinistra) (+0,1%), anche se in migliora1,0 58400 mento dopo la riduzione speri58200 0,8 mentata nella seconda metà 58000 0,6 57800 del 2005 (-0,5% e -0,9% 0,4 57600 0,2 rispettivamente nei due trime57400 0,0 57200 stri precedenti). Nell’ambito -0,2 57000 -0,4 degli acquisti delle famiglie 56800 -0,6 56600 sul territorio nazionale, que-0,8 56400 sto è l’unico genere di spesa -1,0 56200 2003 2004 2005 2006 che registra valori tendenziali negativi (-0,3%). Una possibiFonte: ISTAT. le spiegazione è rinvenibile nell’andamento dei prezzi del comparto, la cui dinamica tendenziale è superiore a quella media (rispettivamente, 3,3% contro 2,6%). Graf. 13 - SPESA DELLE FAMIGLIE - 84 - Economia italiana: evoluzione recente Gli acquisti per servizi Graf. 14 - SPESA DELLE FAMIGLIE (valori concatenati, milioni di euro, anno di sono risultati in accelerazioriferimento 2000, dati destagionalizzati e corretti per il numero di giorni lavorativi) ne. Nel primo trimestre di SERVIZI quest’anno il loro tasso di svi(variazioni congiunturali % scala sinistra) luppo congiunturale è raddop2,5 22500 piato rispetto all’ultimo 2,0 22000 trimestre del 2005, passando 1,5 1,0 21500 dallo 0,5% all’1%. In un con- 0,5 testo di prolungata espansione 0,0 21000 -0,5 del mercato immobiliare e 20500 -1,0 creditizio, una parte non tra- -1,5 20000 scurabile dell’incremento è -2,0 19500 -2,5 collegabile ai fitti, ai servizi 2003 2004 2005 2006 professionali e a quelli finan- Fonte: ISTAT. ziario-assicurativi. Le informazioni resesi disponibili in questi ultimi mesi indicano che la spesa delle famiglie potrebbe aver risentito di alcuni fattori di moderazione. Il clima di fiducia ha mostrato qualche segno di riflessione, in parte dovuto all’incertezza sulla situazione politica e alle notizie emerse circa lo stato dei conti pubblici. L’inflazione si è rafforzata anche nei settori (beni semidurevoli, servizi di ristorazione) che avevano avuto un inizio anno più favorevole. Il deterioramento affiora anche dai dati qualitativi dell’ISAE, che hanno palesato l’interruzione della percezione di rallentamento della dinamica inflazionistica passata e, coerentemente, il rafforzamento dei timori di aumento per i prossimi mesi. D’altro canto, indicazioni più positive caratterizzano il comparto dei beni durevoli. Nel confronto con il secondo trimestre del 2005, la scorsa primavera le immatricolazioni di autovetture sono aumentate del 5,6%, mentre i giudizi degli intervistati dall’ISAE confermano una buona propensione verso l’acquisto di beni durevoli. L’aumento nel numero delle richieste per la detrazione Irpef del 41% delle spese sostenute per interventi di ristrutturazione e manutenzione edilizia (+9,6% il tendenziale di maggio), potrebbe sottendere un andamento sostenuto nelle spese per i servizi per la casa. Nel complesso, la spesa per consumi interni delle famiglie residenti dovrebbe aver rallentato il passo nel corso del secondo trimestre, mantenendosi su un sentiero positivo. La moderazione potrebbe avere riflesso una certa decelerazione degli acquisti di semidurevoli, a fronte di un recupero di quelli in beni durevoli. - 85 - Spesa per servizi Evoluzione recente Rapporto ISAE - luglio 2006 Investimenti Investimenti in macchine e attrezzature Investimenti in mezzi di trasporto Dopo l’arretramento registrato nell’ultimo scorcio del (valori concatenati, milioni di euro, anno di riferimento 2000, dati destagionalizzati e 2005 (-1,6%), nei primi tre corretti per il numero di giorni lavorativi) mesi del corrente anno la dinaMACCHINARI, ATTREZZATURE E PRODOTTI VARI mica degli investimenti fissi (variazioni congiunturali % scala sinistra) lordi è tornata positiva (1,7% 30500 6,0 la variazione congiunturale, 4,0 30000 3% quella tendenziale), risen2,0 tendo di evoluzioni più favore29500 0,0 voli diffuse ai principali 29000 -2,0 comparti. Sul miglioramento 28500 ha probabilmente inciso la ri-4,0 presa delle esportazioni e, in -6,0 28000 2003 2004 2005 2006 generale, il recupero di tono del settore industriale. Il rialzo MEZZI DI TRASPORTO (variazioni congiunturali % scala sinistra) registrato nella seconda metà 6800 5,0 del 2005 e a inizio 2006 nel 2,0 6600 grado di utilizzo degli impianti -1,0 ha costituito, in questo quadro, 6400 -4,0 un ulteriore fattore di spinta -7,0 6200 sull’attività di investimento. -10,0 6000 Ad inizio 2006 lo svilup-13,0 po congiunturale degli acquisti -16,0 5800 2003 2004 2005 2006 di macchinari e attrezzature, dopo la contrazione verificataCOSTRUZIONI (variazioni congiunturali % scala sinistra) si nell’autunno scorso (-3%), è 2,0 29200 tornato ad essere positivo 1,5 (2,2%). Il dato tendenziale di 29000 1,0 questo comparto supera quello 0,5 28800 medio dell’aggregato (3,3% 0,0 28600 -0,5 contro il 3% medio). -1,0 Il più corposo rimbalzo 28400 -1,5 congiunturale del primo trime-2,0 28200 stre del 2006, 4,8%, si è avuto 2003 2004 2005 2006 nelle spese in mezzi di trasporFonte: ISTAT. to (-1,7% il dato dei tre mesi precedenti). Dopo sei trimestri negativi, il tasso di variazione tendenziale è tornato in territorio positivo (3,3%). Graf. 15 - INVESTIMENTI FISSI LORDI - 86 - Economia italiana: evoluzione recente Il profilo di questa componente di domanda si conferma simile a quello evidenziato dalla consegna di veicoli commerciali più leggeri (fino a 35 tonnellate.). Nel primo trimestre del 2006, la dinamica degli investimenti in costruzioni è risultata in accelerazione sia in termini congiunturali, +0,7% dal -0,4% di fine 2005, che tendenziali, +2,6% dal precedente +1%. Per la prima volta dal terzo trimestre del 2002, la crescita congiunturale dell’edilizia residenziale è stata inferiore a quella delle altre costruzioni (rispettivamente 0,6 e 0,8%). Alcuni elementi positivi sono emersi negli ultimi mesi, facendo ben sperare per la prosecuzione del recupero del processo di accumulazione. Secondo l’ISTAT, il livello degli ordini permane, da dicembre 2005, su livelli storicamente molto elevati e in aprile (ultimo dato disponibile) l’indice destagionalizzato ha segnato il massimo storico (115). La vitalità di questa componente di domanda trova riflesso nell’ottimismo espresso dagli imprenditori manifatturieri, con il relativo indicatore ISAE che, depurato Graf. 16 - PERCENTUALE DI UTILIZZO DEGLI IMPIANTI (dati destagionalizzati, variazione congiunturale percentuale scala sinistra) 0,9 77,5 0,6 77,0 0,3 76,5 Costruzioni 0,0 76,0 -0,3 -0,6 75,5 2003 2004 2005 2006 Fonte: ISAE. Graf. 17 - CONSEGNE DI VEICOLI COMMERCIALI 22000 21000 20000 19000 18000 17000 Evoluzione recente 16000 2003 2004 2005 2006 dati des tagionaliz z ati c ic lo-trend Fonte: elaborazioni ISAE su dati ANFIA.. Graf. 18 - INVESTIMENTI IN ALTRE COSTRUZIONI (valori concatenati, milioni di euro, anno di riferimento 2000, dati destagionalizzati e corretti per il numero di giorni lavorativi) 1,0 17500 0,5 17000 0,0 -0,5 16500 -1,0 -1,5 16000 -2,0 15500 -2,5 2003 2004 Fonte: ISTAT. - 87 - 2005 2006 Rapporto ISAE - luglio 2006 dai fattori stagionali, si conferma sui valori massimi dal dicembre 2000. In entrambi i casi, il maggior sostegno deriva dall’andamento della domanda proveniente dall’estero. Nella misura in cui gli investimenti in mezzi di trasporto hanno seguìto la recente buona performance delle consegne dei veicoli commerciali (10,8% l’incremento congiunturale tra i primi due trimestri del 2006, calcolato al netto dei fattori stagionali) è plausibile ritenere che anche il dato del trimestre appena concluso risulterà positivo. - 88 - Economia italiana: evoluzione recente SCAMBI CON L’ESTERO Le esportazioni di beni e servizi, espresse in quantità a prezzi concatenati calcolati dall’ISTAT secondo i nuovi metodi di stima introdotti recentemente, hanno registrato nel 2005 un lieve aumento, pari allo 0,3%; evidenziando una intensa frenata rispetto al modesto ma positivo risultato registrato nel 2004, nel quale la crescita è stata pari al 3 per cento. La dinamica trimestrale ha mostrato oscillazioni accentuate: secondo le stime a prezzi concatenati e aggiustate per la stagionalità vi è stato un calo nell’ultimo trimestre del 2004 e nel primo trimestre del 2005 (rispettivamente del -0,7% e del -1,6%), seguito da un netto recupero nel secondo trimestre (pari al 2,5%), da una battuta d’arresto nel terzo (-0,4%) ed infine da un recupero nell’ultimo trimestre del 2005 e nel primo del 2006 (rispettivamente dell’1,2% e del 2,5%). Graf. 19 - ESPORTAZIONI DI BENI E SERVIZI DELL’ITALIA (valori concatenati base 2000) 15 15 10 10 5 5 0 0 -5 -5 -10 -10 2000 2001 2002 VARIAZIONI TENDENZIALI 2003 2004 2005 2006 VARIAZIONI CONGIUNTURALI Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT. La dinamica tendenziale risulta più regolare: le esportazioni di beni e servizi dopo aver raggiunto un incremento elevato, pari al 4,9%, nel secondo trimestre del 2004 hanno continuato a rallentare nei trimestri successivi fino a stabilizzarsi nel terzo, per poi riprendere a salire nell’ultimo trimestre (1,7%). Nei primi tre mesi del 2006 hanno registrato un incremento del 6%, realizzando una accelerazione molto forte, superiore a quella del secondo trimestre del 2004 e di poco inferiore a quella eccezionale sperimentata nel corso del 2000. - 89 - Esportazioni Rapporto ISAE - luglio 2006 …dei principali paesi industriali I risultati quantitativi ottenuti dall’ISTAT negli ultimi anni appaiono strettamente legati ai metodi di stima dei deflatori delle esportazioni, che, soprattutto negli anni più recenti, non sembrano riuscire a tenere conto in modo soddisfacente dei mutamenti di composizione all’interno di ciascun aggregato, soprattutto di quelli qualitativi che in un periodo di forte trasformazione della struttura produttiva potrebbero essere stati molto intensi. Le stime dell’andamento dei deflatori, pertanto, appaiono in queste condizioni meno affidabili che nel passato. Com’è noto, l’ISTAT ha sospeso la pubblicazione dall’inizio di questo anno dei risultati delle elaborazioni degli indici mensili settoriali dei VMU e delle quantità anche in ottemperanza ad una precisa richiesta dell’EUROSTAT, sollecitata anche da altre organizzazioni internazionali di ricerca economica, quali il FMI e l’OCSE, avente per finalità quella di introdurre e di uniformare in tutti gli uffici statistici dei paesi europei la metodologia di elaborazione degli indici dei VMU, come la possibilità di utilizzare anche nuove fonti statistiche più affidabili sul fenomeno considerato. In particolare, per il nostro Paese si tratta di disporre e di utilizzare i risultati della rilevazione sui prezzi alla produzione delle merci vendute sui mercati esteri dalle imprese nazionali, che è in corso da qualche anno presso l’ISTAT e i cui primi risultati dovrebbero essere pubblicati entro il corrente anno come previsto nel Programma Statistico Nazionale. Ciò potrebbe comportare una sostanziale revisione delle stime dei prezzi e delle quantità esportate negli ultimi anni e conseguentemente potrebbe mutare la stima della dimensione della perdita di quota del nostro Paese sui mercati internazionali espressa in quantità. Tenendo conto delle riserve citate sull’affidabilità delle stime, la dinamica delle esportazioni del nostro Paese appare un punto critico sia nel breve che nel medio lungo periodo soprattutto se confrontata con le performance degli altri principali paesi industriali. Nel 2005 l’evoluzione delle esportazioni di beni e servizi nei principali paesi è stato molto positiva. Il rallentamento della loro crescita, sperimentato nella seconda parte dell’anno, ha avuto come conseguenza prevalente quella di conseguire una dinamica più equilibrata di quella eccezionale sperimentata nel 2004. Nel complesso dell’UE a 25 le esportazioni complessive in quantità a prezzi concatenati sono aumentate nel 2005 del 5% dopo che erano aumentate del 7% nel 2004. Le decelerazioni più marcate della quanti- - 90 - Economia italiana: evoluzione recente tà esportate si sono registrate nei paesi che nel 2004 avevano registrato gli incrementi più elevati. Nel 2005 in Germania sono rallentate di tre punti percentuali, registrando un aumento del 6,3% (nel 2004 sono aumentate del 9,3%). In Spagna, dopo gli incrementi registrati nel 2003 e nel 2004 pari al 3,3% e 3,6%, hanno mostrato una modesta variazione positiva pari all’1%. In Francia, dopo la deludente performance sperimentata nel 2003 (-1,2%) e la notevole accelerazione nel 2004 (3,9%), nel 2005 hanno registrato una variazione positiva pari al 3,1%, di poco inferiore a quella dell’anno precedente. Nel Regno Unito negli anni successivi al 2002, nel quale vi è stato un forte calo, esse hanno ripreso a crescere molto lentamente. Nel 2005 hanno registrato una accelerazione molto marcata: l’incremento è stato del 10% (dal 3,1% dell’anno precedente). Nel 2005 in Belgio le esportazioni hanno presentato un ridimensionamento significativo rispetto al 2004, passando da un incremento del 6,8% ad uno dell’1,8%. Performance analoghe a quelle dell’andamento generale sono state conseguite anche da Austria, Portogallo, Svezia e Svizzera. I due principali paesi industrializzati extraeuropei hanno registrato un rallentamento come le economia europee. Negli Stati Uniti, la crescita delle vendite all’estero si è ridimensionata passando dall’8,4% nel 2004 al 4,9% nel 2005; in Giappone, dopo la considerevole accelerazione sperimentata nel 2003 e nel 2005 (anno nel quale le esportazioni avevano raggiunto una crescita del 13,9%), si è sperimentata una notevole decelerazione registrando un incremento, pur sempre elevato, pari al 7 per cento. Nel primo trimestre del 2006, secondo le statistiche pubblicate dall’Eurostat, in tutti i paesi, con poche eccezioni, si è registrata una rinnovata accelerazione delle esportazioni. In termini congiunturali si sono avuti incrementi rilevanti in Germania (+4,6%), in Francia (+2,9%), in Spagna (+5,1%), nel Regno Unito (+5,3%) e negli Stati Uniti (+3,5%). Anche l’Italia, come si è ricordato sopra, ha mostrato un incremento notevole, pari al 2,5 percento, meno elevato, tuttavia, di quello di gran parte dei paesi industriali. Il differenziale tra la dinamica delle esportazioni di beni servizi del nostro Paese rispetto a quello dei paesi europei e delle principali economie extraeuropee appare molto elevato e rappresenta un rilevante punto critico. La capacità di esportare del nostro Paese risulta così debole che di fronte ad un rallentamento del commercio mondiale la di- - 91 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Beni e servizi Per area geografica namica delle nostre esportazioni di arresta. Nel primo trimestre del 2006 il differenziale di crescita delle esportazioni del nostro paese torna a ridursi, pur rimanendo, tuttavia, piuttosto significativo. Le esportazioni di servizi, espresse in quantità a prezzi concatenati, sono aumentate del 4,6% nel 2005, un risultato migliore di quello conseguito nel 2004 (3,9%). La loro dinamica congiunturale trimestrale è stata molto positiva a partire dal secondo trimestre (6,7% nel secondo trimestre; 2,5% nel terzo; 7,6% nel quarto); quella tendenziale ha raggiunto nell’ultimo trimestre dell’anno il 13,1%. Nel primo trimestre del 2006 l’export di servizi ha registrato una lieve riduzione, pari a -0,6 per cento Nel 2005 la quota di servizi rispetto alle esportazioni complessive, calcolata a prezzi concatenati, è aumentata, in termini di quantità, di 0,8 punti percentuali rispetto al 2004, raggiungendo il 20,4%. Nei quattro anni precedenti essa si è mantenuta su un livello pressoché costante, compreso tra il 19,4 e il 19,6 per cento. In termini di valori correnti la quota è risultata pari al 19,3%, pressoché identica a quella registrata nei quattro anni precedenti (compresa tra il 19,1 e il 19,2%) Nel 2005 le esportazioni di beni, espresse in volumi a prezzi concatenati, sono state pressoché pari al livello registrato nel 2004, registrando un aumento molto lieve (+0,3%). L’andamento in corso d’anno è stato caratterizzato da graduali riduzioni interrotte da un aumento pari all’1,6% nel secondo trimestre. Nel primo trimestre del 2006 esse hanno registrato un notevole incremento, sia in termini congiunturali (+3,4%), sia in termini tendenziali (+3,5%). Il risultato del primo trimestre espresso in termini congiunturali costituisce il più brillante risultato conseguito nell’ultimo quinquennio. Il valore delle esportazioni di manufatti dell’Italia verso il mondo è aumentato nel 2005 del 4,2%, meno che nel 2004, quando il rialzo fu del 7,6%. Il dato annuo è sottovalutato perché non tiene conto della documentazione doganale che arriva in ritardo negli uffici statisticii e nel passato ha raggiunto circa l’1% del valore esportato. L’andamento in corso d’anno dei valori destagionalizzati è stato caratterizzato da una riduzione nel primo trimestre (-1,1%), da un aumento notevole nel secondo e nel terzo (rispettivamente 5,5% e 2,8%) e da un lieve incremento anche nel quarto. Nel primo trimestre del 2006 l’ammontare esportato è stato pressoché pari a quello dei tre mesi precedenti (-0,1%). Le variazioni tendenziali hanno mostrato una - 92 - Economia italiana: evoluzione recente graduale accelerazione in corso d’anno (primo trimestre 1,2%; secondo 3,5%; terzo 6,0%; quarto 5,7%) e un incremento molto elevato nel primo trimestre del 2006, pari all’11,6 per cento. A tale andamento contri- Graf. 20 - INDICI DEI VALORI ESPORTATI DI MANUFATTI AREA DI DESTINAZIONE buiscono in modo diverso le (2000=100, Indici destagionalizzati) esportazioni di manufatti rela130 tive alle due grandi aree di destinazione. Nel 2005, come nel 120 recente passato, il contributo maggiore all’aumento del va110 lore esportato è stato dato dal flusso destinato all’area extra UE 25, aumentato del 7,5 per 100 cento. L’ammontare destinato alla UE è aumentato di appena 90 2001 2002 2003 2004 2005 2006 l’1,8%. In corso d’anno le UE Extra-UE esportazioni verso l’area extra Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT. UE 25 paesi registrano un incremento molto sostenuto nel secondo trimestre (5,1%) e più moderato nei due trimestri successivi (2,3% nel terzo e 3,9% nel quarto) e nel primo trimestre del 2006 (1,8%). Il flusso di manufatti verso l’area UE a 25 paesi mostra una rapida decelerazione in corso d’anno (le variazioni congiunturali sono state rispettivamente, a partire dal secondo trimestre, del +4,3%, del +2,1%, del +0,1%). Nel primo trimestre del 2006 esse mostrano una moderata riduzione (-1,2%). In termini tendenziali, il flusso verso l’area extra-Ue presenta una rapida decelerazione nei primi tre trimestri dell’anno (dal 10,7% nel primo trimestre, al 6,9% nel secondo e al 4,7% nel terzo), riprende una sostenuta crescita nel quarto trimestre (8,4%) e nel primo del 2006 (17,4%). Il valore dei manufatti esportati verso l’area UE mostra una dinamica positiva ma irregolare nel corso dell’anno (- 4,3% nel primo trimestre, 1,2% nel secondo, 7% nel terzo e 3,6% nel quarto) ed un incremento discreto nei primi tre mesi del 2006, pari al 7,8 per cento. Nel 2005 i flussi delle merci italiane, espressi in valore, destinati ai maggiori paesi, nostri principali mercati di sbocco, hanno mostrato, secondo le statistiche elaborate dall’ISTAT, una dinamica piuttosto differenziata rispetto al 2004. In particolare, molto elevato è stato l’incremento delle esportazioni verso gli Stati Uniti, pari al 7%, e verso - 93 - Esportazioni di beni verso i principali paesi industrializzati Rapporto ISAE - luglio 2006 la Spagna, pari al 5,8%; modesto è stato quello verso la Francia (+2,7%). Il flusso destinato alla Germania non ha presentato variazioni, mentre quello verso il Regno Unito è risultato in forte ridimensionamento (-5,6%). GRAF. 21 - INDICI DEI VALORI ESPORTATI DI MERCI PER ALCUNI GRANDI PAESI (2000=100; Indici destagionalizzati) 140 130 120 110 100 90 80 70 2001 2002 Francia 2003 Germania 2004 Regno Unito 2005 Spagna 2006 Stati Uniti Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT. Quote di esportazione dell’Italia per paese e per area Nel primo trimestre del 2006 i paesi considerati mostrano variazioni rispetto al trimestre precedente tutte negative, ad eccezione di quella relativa agli Stati Uniti, pari al 2,3% (-0,6% per la Francia, -0,9% per la Germania, -2,6 per il Regno Unito, 2,1% per la Spagna). Le variazioni trimestrali tendenziali risultano, al contrario, tutte positive: elevate quelle relative agli Stati Uniti (+7%) e alla Germania (+8,1%), moderate quelle relative alla Francia (+4,7%) e alla Spagna (+5,8%); modesta quella relativa al Regno Unito (+2%). La dinamica dei valori più recente sembra essere conforme, con qualche rilevante eccezione alla tendenza emersa negli ultimo quinquennio sull’andamento delle quote delle esportazioni italiane, anch’esse valutate in valore per paese e per area di destinazione calcolate sul totale esportato. Nell’ultimo quinquennio è emersa una tendenza ad un notevole ridimensionamento della quota esportata dal nostro paese verso la Germania ridottasi di 2,1 punti percentuali (dal 15,2% al 13,1%); ad uno modesto calo, pari a 0,5 punti percentuali di quella relativa sia alla Francia (dal 12,7% al 12,2%) sia al Regno Unito (dal 6,9% al 6,4%); ad un moderato rafforzamento, pari a 1,1 punti percen- - 94 - Economia italiana: evoluzione recente tuali, di quella riguardante la Spagna (da 6,3 punti a 7,4 punti percentuali). La quota degli Stati Uniti, pari al 10,2% nel 2000, si è ridotta di 2,1 punti percentuali, ma dagli andamenti tendenziali relativi al quinquennio considerato si può notare che è in corso una fase di recupero. Un forte aumento della quota, pari a 4,1 punti percentuali, è mostrato per il complesso dei paesi europei nuovi membri dell’UE; in lieve ridimensionamento (-0,6 punti percentuali) è la quota relativa al complesso dei paesi dell’UE a 15 ad esclusione dei quattro grandi paesi considerati. Tab. 2 Paese o area di destinazione QUOTE DELLE ESPORTAZIONI ITALIANE PER PAESE O AREA DI DESTINAZIONE SUL TOTALE Quote 1995 2000 Variazioni quote 2005 2000 2005 Francia 13,1 12,7 12,2 -0,3 -0,5 Germania 18,9 15,2 13,1 -3,7 -2,1 -0,5 Regno Unito 6,2 6,9 6,4 0,7 Spagna 4,9 6,3 7,4 1,4 1,1 14,4 14,3 13,7 -0,1 -0,6 Altri UE15 Altri UE 12,9 14,0 18,5 1,2 4,4 Europa 70,4 69,5 71,3 -0,9 1,8 Stati Uniti 7,2 10,2 8,1 3,0 -2,1 Giappone 2,3 1,7 1,5 -0,6 -0,1 20,2 18,6 19,0 -1,6 0,4 100,0 100,0 100,0 0,0 0,0 Altri Mondo Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Coeweb. Leggenda: Altri UE15 = UE15 esclusi Francia, Germania, Regno Unito e Spagna; Altri UE = UE esclusi UE15; Altri = Mondo esclusi Europa, Stati Uniti, Giappone. L’analisi della dinamica delle quote esportate dall’Italia, espresse in valori, esposta nel paragrafo precedente, risulta più significativa se accostata a quella dei livelli e della dinamica delle quote di esportazione dei principali paesi europei per area di destinazione economica, calcolate come rapporto percentuale tra le esportazioni di ciascun paese in valore e l’ammontare della somma delle esportazioni verso l’area considerata di tutte le economia considerate. I paesi scelti per tale analisi sono i cinque principali europei: Germania, Francia, Spagna, Italia e Regno Unito. Le aree considerate sono tre: la prima è quella relativa all’Unione Europea a 12 paesi; la seconda e quella relativa al complesso dei paesi che si sono aggiunti per portare l’Unione Europea a 25 paesi; la terza riguarda il complesso di tutti gli altri paesi che non appartengono all’Unione Europea a 25 paesi. - 95 - Quote di esportazione per area di destinazione dei principali paesi europei Rapporto ISAE - luglio 2006 Tab. 3 QUOTE DI ESPORTAZIONE DEI PRINCIPALI PAESI EUROPEI PER AREA DI DESTINAZIONE SUL TOTALE DEI PAESI CONSIDERATI Germania Spagna Francia Italia Regno Unito Totale Quote di esportazione di ciascuna area sul totale UE12 2000 32,9 9,4 22,0 15,1 20,6 100,0 48,9 2001 33,5 9,6 21,5 15,2 20,1 100,0 48,1 2002 33,9 9,8 21,3 14,9 20,1 100,0 47,9 2003 35,4 10,3 21,8 14,9 17,6 100,0 48,4 2004 36,7 10,2 21,2 14,9 17,0 100,0 48,0 2005 37,6 9,9 20,2 14,7 17,6 100,0 47,1 2000 49,9 6,5 21,6 14,8 7,2 100,0 14,4 2001 50,3 7,0 21,2 15,0 6,5 100,0 14,7 2002 50,8 7,4 20,6 14,6 6,6 100,0 15,3 2003 52,4 7,4 19,6 14,8 5,8 100,0 15,6 2004 53,0 7,1 19,2 14,8 5,7 100,0 15,5 2005 54,9 6,9 17,7 14,6 5,9 100,0 15,0 2000 35,5 5,6 20,9 17,1 20,9 100,0 36,7 2001 37,3 5,3 20,6 17,4 19,4 100,0 37,1 2002 38,8 5,4 19,8 17,5 18,4 100,0 36,8 2003 39,3 5,7 19,4 17,2 18,3 100,0 36,0 2004 40,2 5,8 19,1 17,3 17,6 100,0 36,5 2005 39,6 5,9 19,2 17,0 18,4 100,0 37,9 2000 36,3 7,6 21,5 15,8 18,8 100,0 100,0 2001 37,4 7,6 21,2 16,0 17,8 100,0 100,0 2002 38,3 7,8 20,6 15,8 17,4 100,0 100,0 2003 39,5 8,2 20,6 15,7 16,0 100,0 100,0 2004 40,5 8,1 20,1 15,8 15,5 100,0 100,0 2005 41,0 7,9 19,4 15,5 16,2 100,0 100,0 UE25 not UE12 ext UE25 MONDO Fonte: elaborazioni ISAE su dati EUROSTAT. Una prima considerazione riguarda il livello e i differenziali delle quote delle economie analizzate. La Germania registra i livelli delle quote di gran lunga più elevati. La quota delle esportazioni esportata nel 2005 risulta pari al 41 % delle esportazioni complessive dei paesi considerati. La Francia segue a notevole distanza con una quota di circa la metà di quella tedesca (pari al 19,4%). Distanziate, di alcuni punti percentuali, seguono il Regno Unito (16,2%) e l’Italia (15,5%). Ultima la Spagna con una quota pari al 7,9 per cento. Le quote relative alle diverse aree presentano differenze significative sia nel confronto tra le aree di uno stesso paese sia in quello del confronto tra paesi nella stessa area. La Germania, pur presentando quote superiori a quelle di tutti i paesi in tutte le aree considerate, spun- - 96 - Economia italiana: evoluzione recente ta la quota più elevata (54,9%) nell’area UE a 25 con l’esclusione dei paesi dell’area UE a 12; segue la quota verso l’area extra UE a 25 (39,6%) e quella relativa all’area UE a 12 (37,6%). La Francia, al contrario della Germania mostra una presenza più equilibrata nelle diverse aree e risulta, in graduatoria, il secondo paese in termini di presenza relativa anche in tutte aree considerate: nel 2005 la quota relativa all’UE a 12 è pari al 20,2%; quella relativa all’area extra UE a 25 al 19,2% e quella relativa all’area dei paesi che si sono aggiunti all’UE a 12 al 17,7%. Il Regno Unito è in graduatoria il terzo paese. Le sue quote tra le diverse aree evidenziano un’importante diversità rispetto agli altri paesi: la quota verso i paesi dell’area UE a 25 con l’esclusione dei paesi dell’UE a 12 risulta essere molto bassa, pari al 5,9%; quella relativa all’area Extra-UE a 25 e all’area UE a 12 risultano elevate e pari rispettivamente al 18,4% e al 16,2%. Quarta in graduatoria è l’Italia, con differenziali limitati tra le diverse aree: 14,7% la quota relativa all’UE a 12; 14,6% all’UE a 25 esclusi i paesi dell’UE a 12 e 17% quella riguardante l’area Extra UE a 25. La Spagna chiude la graduatoria. Essa mostra la quota più elevata nell’area dell’UE a 12 (9,9%), seguita da quella relativa all’Area UE a 25 con l’esclusione dell’UE a 12 (6,9%) e quella dell’area Extra UE a 25 (5,9%). Tab. 4 SCOMPOSIZIONE DELLA VARIAZIONE DELLE QUOTE DI ESPORTAZIONE DEI 5 MAGGIORI PAESI VERSO IL MONDO NEL 2005 RISPETTO AL 2004 Germania Spagna VARIAZ. QUOTA PAESE SUL TOTALE Francia Italia Regno Unito -2,1 -0,3 -2,6 Totale Paesi 4,7 0,3 a) UE12 sull'export totale dei 5 paesi -0,7 -0,2 -0,4 -0,3 -0,3 -1,8 b) paese sull'export UE12 2,3 0,2 -0,9 -0,2 -1,4 0,0 c) U25-UE12 sull'exp.tot.5 paesi 0,3 0,0 0,1 0,1 0,0 0,6 d) paese sull'export U25-UE12 0,7 0,0 -0,6 0,0 -0,2 0,0 Dovute a variazione della quota: e) ExtraUE25 sull'exp.tot.5 paesi 0,5 0,1 0,2 0,2 0,2 1,2 f) paese sull'export ExtraUE25 1,5 0,1 -0,6 -0,1 -0,9 0,0 Fonte: elaborazioni ISAE su dati EUROSTAT. E’ interessante esaminare, con un esercizio di scomposizione, gli andamenti sottostanti alle variazioni delle quota tra il 2000 e il 2005. In particolare, la variazione della quota complessiva esportata da ciascun paese rispetto al totale è scomponibile in variazioni di quote di ciascun paese in una data area e in variazioni della quota dell’area rispetto al totale esportato da tutti i paesi. - 97 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Per settore merceologico Come si può osservare la Germania ha registrato nel quinquennio considerato un aumento della propria quota paese di 4,7 punti percentuali; la Francia ha registrato una diminuzione di 2,1 punti percentuali; il Regno Unito di -2,6 punti percentuali. Italia e Spagna hanno presentato variazioni di poca entità. L’incremento della quota tedesca (+4,7 punti) è scomponibile principalmente in un aumento di 2,3 punti dovuto alla variazione della sua quota sui mercati UE a 12 e da un aumento di 1,5 punti percentuali sui mercati extra UE a 25. Di dimensioni più contenute, risultano gli altri contributi. La variazione della quota della Francia (-2,1 punti) è imputabile principalmente alla riduzione del contributo della quota paese nell’area dell’UE a 12 (-0,9 punti), di quello dei nuovi membri dell’UE (-0,6 punti) e di quello relativo all’area extra UE a 25 (-0,6 punti). La quota del Regno Unito si è ridotta (-2,6 punti), soprattutto per la riduzione della sua quota nell’UE a 12 (-1,4 punti) e per quella nell’area extra-UE a 25. Meno rilevanti sarebbero in questa disaggregazione le variazioni di quota dell’Italia e della Spagna. Sembrerebbe, quindi, che l’accresciuta presenza tedesca nelle esportazioni dell’UE a 12 ed in quella dell’area extra UE a 25 abbia un corrispettivo in un ridimensionamento della presenza francese e di quella inglese. La Spagna e l’Italia non avrebbero avuto nel periodo considerato variazioni di quote (in valore) rilevanti. Nel 2005 la dinamica dei valori dei manufatti esportati dai diversi settori risulta molto differenziata, sia in termini tendenziali che congiunturali. Un primo gruppo di settori è caratterizzato da una caduta dei valori delle vendite all’estero. Esso comprende quelli tradizionali del Made in Italy: il settore tessile ha registrato una caduta del -1,3%; quello del cuoio del -2,0%, quello del legno del -4%), quello relativo agli altri prodotti, inclusi i mobili, del -1,8%. La loro dinamica in corso d’anno ha presentato oscillazioni irregolari, con marcate cadute e rapidi recuperi. Nel primo trimestre del 2006 i settori di questo gruppo hanno presentato variazioni tendenziali precedute dal segno meno. Un secondo ristretto numero di settori ha mostrato aumenti di valore notevoli. I loro incrementi annui nel 2005 sono stati superiori al 5%. Trattasi del settore chimico (+9,8%), di quello dei metalli e dei prodotti in metallo (+8,8%), e di quello delle apparecchiature elettriche (+5,3%). Nei primi due casi, chimica e metalli, la dinamica trimestrale - 98 - Economia italiana: evoluzione recente Graf. 22 - ESPORTAZIONI IN VALORE PER SETTORE MERCEOLOGICO (indici destagionalizzati; 2000=100) 160 150 140 130 120 110 100 90 80 2000 2001 MANUF. 2002 ALIMENT. 2003 TESSILE 2004 CUOIO 2005 CARTA 2006 LEGNO 160 150 140 130 120 110 100 90 80 2000 2001 MANUF. 2002 CHIMICA 2003 2004 GOMMA 2005 MIN.N.METALL. 2006 METALL 160 150 140 130 120 110 100 90 80 2000 2001 MANUF. 2002 MECCANICA 2003 2004 M.ELETTR Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT. - 99 - 2005 M.TRASP. 2006 ALTRI Rapporto ISAE - luglio 2006 nel corso dell’anno è stata caratterizzata da incrementi molto intensi. Per quanto riguarda le apparecchiature elettriche le variazioni sono state più limitate, ma sono rilevanti perché risultano essere successive ad incrementi, molto sostenuti, registrati nel 2004. Le variazione tendenziali registrate nel primo trimestre del 2006 sono state molto elevate: +14% nel settore chimico; +19,5% in quello dei metalli e +7,9% in quello delle apparecchiature elettriche. Un ultimo gruppo è costituito da un numeroso insieme di settori che nel 2005 hanno registrato variazioni dei valori esportati positivi, ma inferiori al 5%. Comprende l’alimentare (2,6%; il cartario (2,5%), quello della gomma (+3%), quello delle macchine ed apparecchi meccanici (+2,2%) ed, infine, quello dei mezzi di trasporto (1,8%). Nel primo trimestre del 2006 tutti i settori di questo gruppo hanno presentato variazioni tendenziali molto elevate: in particolare, il settore alimentare ha registrato un incremento del 10,4%; quello delle macchine e apparecchiature meccaniche del 12%; quello dei mezzi di trasporto dell’11,4 per cento. Crescita dei mercati esteri La domanda estera di merci ha subito un notevole rallentamento nel 2005. L’indice delle quantità esportate di merci elaborato dal Central Plan Bureau ha mostrato una notevole decelerazione media annua passando da una variazione annua del 7,3% nel 2004 ad una pari al 4,6% nel 2005. Le variazioni congiunturali trimestrali nel corso del 2005 sono state nei quattro trimestri a partire dal primo rispettivamente pari al -0,6%, al -2,6%, all’1,9% ed all’1,7%. Nel primo trimestre del Graf. 23 - ESPORTAZIONI DI BENI: ITALIA E PAESI INDUSTRIALI (indici concatenati e destagionalizzati, 2000=100) 130 110 90 70 2000 2001 2002 P aesi industriali 2003 2004 Ita./P a.ind. Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT e Central Plan Nureau, Netherland. - 100 - 2005 ITA LIA (1998=100) Economia italiana: evoluzione recente 2006 si è sperimentata una ripresa sostenuta. La variazione congiunturale è stata del +2,7%, con un’accelerazione rispetto al trimestre precedente pari ad un punto percentuale (in media annua la crescita trimestrale è stata dell’1,4%); l’aumento tendenziale è stato del 9,1 per cento. L’indice della quota di mercato, costruito sulla base delle quantità esportate di beni italiane, valutate dall’ISTAT a prezzi concatenati, e degli indici di quantità delle merci esportate dai paesi industriali, calcolati dal Central Plan Bureau olandese, ha mostrato una riduzione annua nel 2005 pari al 4,8%. In termini congiunturali il calo è stato piuttosto rilevante negli ultimi due trimestri dell’anno (rispettivamente pari al -2,9% e al -2%), la riduzione tendenziale è stata del -6,5% e del -6,2% rispettivamente nei due periodi. Nel primo trimestre del 2006 l’indice ha presentato un lieve recupero rispetto al trimestre precedente (+0,6%). La variazione tendenziale è risultata molto elevata e pari al -5,2 per cento. La quota delle esportazioni italiane calcolata rispetto alle esportazioni dei paesi industriali, pari al 5% nel 2001, è stata, in media nel 2005 pari al 4,2%, riducendosi dal 4,3% del primo trimestre, al 4,2% dell’ultimo. Nel primo trimestre del 2005, essa è risalita lievemente registrando un valore del 4,1 per cento. Nel 2005, l’indice di competitività di prezzo (costituito dal rapporto tra l’indice dei valori medi unitari delle merci esportate dal nostro Paese e una media ponderata di quelli relativi ai paesi industriali nostri concorrenti sui mercati esteri, espressi in valuta comune, elaborati dal Central Plan Bureau di Bruxelles) è aumentato, in termini annui, del 3,1%, mostrando un notevole peggioramento della competitività di prezzo. In termini congiunturali esso è aumentato dell’1,5% nel primo trimestre, è diminuito nei due trimestri successivi (rispettivamente del -1% e del -0,1%) ed è tornato ad aumentare nell’ultimo trimestre (+0,6%). In termini tendenziali le variazioni sono state tutte in aumento (perdita di competitività di prezzo) e rispettivamente a partire dal primo trimestre pari al 4,9%, 4%, 2,6% e 1% nell’ultimo trimestre. Nel primo trimestre del 2006 il deterioramento competitivo è continuato: l’indice è aumentato dello 0,9% in termini congiunturali e dello 0,4% in termini tendenziali. Nel 2005 l’indice calcolato nei confronti degli Stati Uniti è aumentato del 3,9%; quello relativo al Giappone del 6,3%; quello relativo - 101 - Quote di mercato Competitività di prezzo Rapporto ISAE - luglio 2006 alla UE a 15 del 4%. Nel primo trimestre del 2006 l’indice rispetto all’UE a 15 è aumentato dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e del 3,2% rispetto al primo trimestre del 2005. Graf. 24 - COMPETITIVITÀ DI PREZZO (valori medi unitari in USD, 1998=100) 160 1,5 140 120 1 100 80 0,5 2000 2001 2002 2003 Italia ($) Paesi industr. Italia (EU) $ per euro (sc.ds) 2004 2005 Italia/Paesi industr. Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT e Central Plan Nureau, Netherland. Significativamente diversi i risultati degli andamenti degli indici di competitività calcolati sulla base dei prezzi alla produzione dei manufatti in moneta comune, di fonte EUROSTAT, utilizzando per l’aggregazione degli indici dei paesi uno schema a doppia ponderazione per tenere conto dell’effettiva importanza di ciascun concorrente estero sui mercati esteri e dell’importanza di ciascun mercato per il nostro paese. Nel 2005 l’indice relativo ai paesi industriali è diminuito del -0,2%, mostrando quindi un lievissimo miglioramento di competitività di prezzo. Esso, ricalcolato escludendo i paesi non europei, è diminuito del -0,2%, mostrando anche nei confronti dell’aggregato UE lo stesso risultato ottenuto per il complesso dei paesi industriali. Il lieve miglioramento sperimentato nel 2005 è dovuto soprattutto alla riduzione dell’indice relativo alla Spagna (-1,5%) ed al Regno Unito (-1,4%), nei confronti della Germania e della Francia, al contrario si è registrata una lieve perdita (l’indice relativo ad entrambi i paesi è aumentato dello 0,3%). Nel primo trimestre del 2006 l’indice relativo ai paesi industriali è aumentato dello 0,8% (-1,6% in termini tendenziali) e quello riferito ai - 102 - Economia italiana: evoluzione recente paesi europei si è incrementato dello 0,5% (-0,5% in termini tendenziali) mostrando un ridimensionamento del guadagno di competitività di prezzo acquisito nei trimestri precedenti. Graf. 25 - COMPETITIVITÀ DI PREZZO DELL'ITALIA: MANUFATTI (indici dei prezzi alla produzione relativi in moneta comune ; 2000=100) 120 115 110 105 100 95 90 2001 2002 Paesi ind. 2003 2004 Germania 2005 Francia 2006 Spagna 150 140 130 120 110 100 90 80 2001 2002 Paesi ind. Stati Uniti 2003 2004 Regno Unito Europa 2005 2006 Giappone Fonte: elaborazioni ISAE su dati EUROSTAT e OECD. La differenza tra i risultati ottenuti utilizzando i due tipi di indici appare piuttosto considerevole tanto da far ritenere che possa essere entrato in gioco qualche altro fattore rilevante oltre a quelli che hanno spiegato nel passato gli andamenti differenti dei due indicatori. La dinamica dell’indice dei valori medi unitari appare influenzata in modo considerevole non solo da fenomeni di ricomposizione delle merci all’interno dell’aggregato ma anche e soprattutto da una crescente difficoltà nell’accettare meccanicamente il valore medio unitario - 103 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Competitività di prezzo settoriale come un prezzo medio. Senza una maggiore considerazione delle caratteristiche specifiche dei prodotti considerati, soprattutto per quanto riguarda le innovazioni tecnico-produttive e qualitative dei beni venduti, che, nel periodo più recente si sono intensificate, il valore medio unitario è una misura che può essere ampiamente distorta come indicatore del prezzo medio di un bene. In questo quadro si colloca la sospensione della pubblicazione degli indici dei valori medi unitari da parte dell’ISTAT per ottemperare alla richiesta dell’Eurostat a tutti gli istituti di statistica dell’UE per migliorare e rendere omogenee le tecniche di elaborazione dei VMU. Tale revisione dovrebbe portare a ridurre il rischio di valutare in modo erroneo l’andamento della competitività, drammatizzandone le perdite o sopravvalutandone i miglioramenti. Nel caso dell’Italia sembra che le perdite di competitività di prezzo, che pur il nostro Paese ha sperimentato negli anni più recenti, calcolate sui valori medi unitari, siano state significativamente amplificati da tale misura contribuendo così da rendere più difficoltosa la definizione di una coerente politica adatta ad affrontare i problemi di competitività. La competitività di prezzo può essere misurata, analogamente allo schema seguito per la costruzione degli indici per l’aggregato manufatti descritta nel paragrafo precedente, per tutti i settori merceologici. Di seguito vengono descritti gli andamenti degli indici di competitività di prezzo per il tessile, per il chimico, per il settore delle macchine ed apparecchi meccanici ed infine per quello dei mezzi di trasporto. E’ stato calcolato l’indice per un aggregato costituito i 10 paesi dell’Europa di cui sono disponibili le statistiche dei prezzi alla produzione (Germania, Francia, Regno Unito, Spagna, Belgio, Olanda, Grecia, Austria , Portogallo e Norvegia). La loro aggregazione è stata effettuata calcolando i pesi a doppia ponderazione in modo da tenere conto dell’effettiva importanza dei paesi concorrenti sui mercati esteri e della loro importanza per le nostre esportazioni. Sono stati calcolati anche gli indici per ciascuno dei grandi paesi europei (Germania, Francia, Regno Unito e Spagna). I dati utilizzati sono di fonte Eurostat per i prezzi alla produzione e di fonte OCSE per i dati dell’interscambio del commercio estero bilaterale per il calcolo dei pesi. Nell’ultimo quinquennio l’indice del settore tessile mostra una perdita di competitività di prezzo dell’Italia rispetto ai quattro grandi paesi considerati pari all’8,1%; quello della chimica dello 0,8%; quello - 104 - Economia italiana: evoluzione recente della meccanica dell’1,7% e quello dei mezzi di trasporto del 4,2%. Nell’ultimo biennio, il tessile ha perso competitività di prezzo del 3,7%; il chimico ha guadagnato del 2,5%; la meccanica ha peggiorato dell’1% ed il settore dei mezzi di trasporto ha perso il 3,3 per cento. Il contributo dei diversi paesi alla perdita di competitività presenta differenze significative. L’indice rispetto al Regno Unito nel quinquennio 2000-2005 mostra una perdita molto rilevante (nel settore tessile del 19,5%; in quello chimico del 10,4%; in quello delle macchine e delle apparecchiature meccaniche dell’11,8% e, infine in quello dei mezzi di trasporto del 17,7%). Una gran parte di tale perdita relativa al Regno Unito è dovuta ai movimenti del tasso di cambio della sterlina rispetto all’euro. Nel settore tessile la perdita di competitività è stata molto rilevante per quanto riguarda la Francia (8,2%) e la Germania (5,8%). Nel settore chimico l’indice relativo alla Francia è aumentato in misura molto contenuta (1,5%), mentre quello relativo alla Germania è aumentato del 3,8%. Quello inerente al settore delle apparecchiature meccaniche mostra un aumento molto contenuto rispetto alla Francia (0,9%), mentre quello che si riferisce alla Germania si riduce (miglioramento di competitività di prezzo) del -0,3%. Per quanto riguarda il settore dei mezzi di trasporto l’indice presenta contenuti aumenti sia rispetto alla Germania che rispetto alla Francia (rispettivamente dell’1,3% e del 2,4%). Per quanto riguarda la Spagna l’indice mostra un limitato aumento nel settore tessile (1,0%) e una variazione quasi nulla in quello dei mezzi di trasporto (0,1%), mentre presenta una riduzione lievissima nel settore chimico (-0,1%) e un calo consistente in quello della meccanica (-3,7%). Nel 2005 l’indice di competitività di prezzo relativo ai paesi europei mostra un aumento dell’1,3% nel settore tessile, una riduzione nel settore chimico ed in quello meccanico (rispettivamente -0,8% e -0,1%) ed un aumento in quello dei mezzi di trasporto (0,6%) I risultati delle elaborazioni presentate sopra portano a ritenere che il nostro Paese rispetto all’Europa presenta alcuni problemi di competitività di prezzo, che, però non sembrano generalizzabili a tutti i settori ma riguardano alcuni casi specifici. In particolare, tra i settori considerati, quello tessile sembra avere maggiori problemi, mentre il settore meccanico e quello chimico sembrano essere, per quanto riguarda la competitività di prezzo, settori molto competitivi rispetto ai grandi paesi europei. - 105 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Graf. 26 - COMPETITIVITA’ DI PREZZO DELL’ITALIA PER SETTORE MERCEOLOGICO (indici prezzi alla produzione relativi; 2000=100) 125 120 TESSILE 115 110 105 100 95 90 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2002 2003 2004 2005 2006 2002 2003 2004 2005 2006 2003 2004 2005 2006 120 115 CHIMICA 110 105 100 95 90 2001 120 115 MECCANICA 110 105 100 95 90 2001 130 MEZZI DI TRASPORTO 120 110 100 90 80 2001 2002 Eur opa Ger mania Fr anc ia Spagna Regno Unito Ster lina Fonte: elaborazioni ISAE su dati EUROSTAT e OECD. - 106 - Economia italiana: evoluzione recente Il recupero dell’attività economica all’inizio del 2006 si è accompagnato a un’accelerazione delle importazioni di beni e servizi, cresciute nel primo trimestre, sulla base dei dati destagionalizzati e a prezzi concatenati, dell’1,6% nei confronti dei precedenti tre mesi (contro incrementi dello 0,2 e 1% registrati nel terzo e quarto trimestre rispettivamente). Nell’area euro, la dinamica dell’import è stata marginalmente più accentuata in Germania (+1,8%), sensibilmente più contenuta in Francia e Spagna (+0,3% in entrambe le economie). Il rimbalzo degli acquisti italiani dall’estero nei primi tre mesi ha fondamentalmente riflesso l’andamento delle importazioni dei servizi (+4,8%), a fronte di un’evoluzione ancora modesta per quanto riguarda i beni (+0,9%). Una simile divaricazione nelle dinamiche viene confermata anche dal confronto tendenziale (nel primo trimestre, le variazioni sono state rispettivamente del 9,9% per i servizi del 3,6% per i beni); essa ha peraltro contrassegnato gran parte del 2005. Importazioni Beni e servizi Graf. 27 - IMPORTAZIONI DI BENI E SERVIZI (variazioni percentuali annue) 14 12 10 8 6 4 2 0 -2 -4 -6 -8 2001 2002 2003 Beni 2004 2005 2006 Serv iz i Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT. Sulla base dei dati di commercio con l’estero per destinazione economica, le importazioni in valore di beni di consumo, cresciute nella media del 2005 dell’1,6%, si sono mantenute su un ritmo moderato nei primi tre mesi dell’anno in corso (+0,8 % su base congiunturale, dopo incrementi dello 0,9% e del 3,5% nei due trimestri precedenti). Tale evoluzione è stata determinata da andamenti ancora positivi dei beni durevoli (+3,1%), a fronte di una flessione significativa di quelli non durevoli (-7,5%). - 107 - Dinamiche per settore… Rapporto ISAE - luglio 2006 Le importazioni di beni intermedi, dopo l’andamento fortemente positivo del 2004 e del 2005, hanno registrato una marcata caduta nel primo trimestre del 2006 (-6,7%) che ha prolungato, accentuandola sensibilmente, la riduzione degli ultimi tre mesi dell’anno precedente (-0,7%). Graf. 28 - IMPORTAZIONI DI BENI PER PRINCIPALI RAGGRUPPAMENTI DI INDUSTRIE (variazioni congiunturali) 8 6 4 2 0 -2 -4 -6 -8 2003 2004 B eni di c o nsum o 2005 B eni di investim ento 2006 B eni interm edi Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT. Per il comparto dei beni strumentali, gli acquisti in valore di origine estera, dopo la ripresa nei due trimestri centrali del 2005 (con variazioni congiunturali pari a +3,2 e +2%), hanno mostrato alla fine dell’anno una pronunciata flessione (-1,8%), rafforzatasi ulteriormente all’inizio del 2006 (-3,8%). A livello settoriale nel primo trimestre del 2006 l’aumento complessivo dei valori delle importazioni di merci ha riflesso la marcata ripresa degli acquisti dall’estero di prodotti in metallo (+ 10,7 %) e di prodotti energetici (+14,9%); per entrambi i comparti la risalita risulta in gran parte legata ad effetti di prezzo causati dal rialzo delle quotazioni del petrolio e delle materie prime industriali. Sono aumentante lievemente nei primi tre mesi dell’anno anche le importazioni di mezzi di trasporto (+0,5 %), con un recupero rispetto al calo registrato a fine anno, e la chimica (+0,6%). Si sono, invece, mantenuti stabili, rispetto a fine 2005, il settore della gomma e plastica e dell’industria tessile e dell’abbigliamento. Una flessione ha infine caratterizzato il valore delle importazioni di macchine e apparecchi meccanici (-0,4%). - 108 - Economia italiana: evoluzione recente Graf. 29 - VOLUMI ALL'IMPORTAZIONE PER ALCUNE CATEGORIE DI BENI (variazioni congiunturali) 20 15 10 5 0 -5 -10 -15 2001 2002 2003 2004 Tessile e abbigliamento Chimica Prodotti in metallo Mezzi di trasporto 2005 2006 Prodotti pertoliferi Gomma e Plastica Macchine e apparecchi meccanici Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT. Sotto il profilo geografico, la lievitazione dei prezzi dei prodotti primari ha continuato a sospingere il valore degli acquisti dai paesi extra europei, aumentati nel primo trimestre del 5,5% rispetto ai tre mesi precedenti. Su un ritmo molto modesto si è invece mantenuta la dinamica delle importazioni dai paesi appartenenti all’Unione Europea (+0,6%). Le dinamiche di inizio 2006 hanno così accentuato il processo di graduale riduzione della rilevanza degli acquisti dall’area europea sulle importazioni complessive dell’Italia dal mondo, in atto dall’inizio del decennio: nel 2000, la quota di import di provenienza intra-UE15 era pari al 56,7% degli acquisti complessivi dell’Italia dall’estero; tale percentuale si è ridotta nel 2005 al 52,9%. Si noti che Graf. 30 - IMPORTAZIONI DI BENI PER AREA GEOGRAFICA (variazioni congiunturali) 10 8 6 4 2 0 -2 -4 -6 2001 2002 2003 UE 2004 Extra-UE 2005 T o tale Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT. - 109 - 2006 …e per area geografica Rapporto ISAE - luglio 2006 questo fenomeno, oltre a risentire di un effetto prezzo (più rilevante negli ultimi due anni), riflette anche un ridimensionamento dei volumi. Nei primi tre mesi del 2006, la crescita congiunturale delle importazioni dai paesi extra-UE, è stata particolarmente accelerata per quanto riguarda i beni provenienti dal Medio Oriente, dalla Russia e dalla Cina. Più contenuti sono risultati invece gli acquisti dal Giappone e dagli Stati Uniti, sebbene in accelerazione rispetto al trimestre precedente. Graf. 31 - IMPORTAZIONI DI BENI PER ALCUNI PAESI DI ORIGINE (variazioni congiunturali) 15 10 5 0 -5 -10 -15 2001 2002 Russia 2003 Stati Uniti 2004 Cina 2005 Giappo ne 2006 UEM Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT. Deflatori Misurati sulla base del deflatore di contabilità nazio1,4 nale, i prezzi delle importazio1,3 ni complessive di beni e servizi si sono innalzati, nel primo tri1,2 mestre, del 4,4% rispetto ai 1,1 precedenti tre mesi e del 10,7% nei confronti di un anno prima. 1 La accentuata dinamica che si 0,9 riscontra nel confronto tenden0,8 ziale ha fondamentalmente ri2001 2002 2003 2004 2005 2006 sentito del consistente aumento beni servizi to tale sperimentato dai prezzi dei Fonte: .elaborazioni ISAE su dati ISTAT. prodotti energetici e, in misura più contenuta, delle materie prime non energetiche per uso industriale. Graf. 32 - DEFLATORI - 110 - Economia italiana: evoluzione recente OCCUPAZIONE E RETRIBUZIONI La Rilevazione delle Forze di Lavoro ha mostrato una performance occupazionale che può definirsi, nell’insieme, favorevole. Nel primo trimestre dell’anno l’occupazione ha continuato ad aumentare (+0,7% la variazione congiunturale al netto di influenze stagionali), consolidando l’andamento già osservato nell’ultimo trimestre dell’anno precedente (+0,4%). Contemporaneamente, il tasso di disoccupazione è tornato a contrarsi fino a raggiungere il 7,4% (dati destagionalizzati), mentre sono aumentati, dopo un periodo di stasi, i tassi di occupazione e di attività. Tale evoluzione, a differenza del recente passato, ha trovato riscontro nei dati di contabilità nazionale (trimestrale), in sostanziale miglioramento congiunturale nei primi tre mesi del 2006 (+0,5%, l’incremento dell’occupazione interna e 0,6%, la variazione trimestrale delle unità di lavoro al netto di influenze stagionali)1. Nel complesso, tenuto conto di queste indicazioni, si può ritenere che, la “spinta” proveniente dai cittadini stranieri (pari ai due terzi della crescita dell’occupazione, non necessariamente da attribuire tutti a regolarizzazioni) abbia influito in misura minore rispetto al recente passato2. Nei primi tre mesi del 2006, sulla base dei dati al netto di influenze stagionali, l’espansione si è concentrata nel settore dei servizi (+1%) e in quello dell’agricoltura (+1,8%), mentre non ha coinvolto il settore industriale: nel comparto delle costruzioni la base occupazionale è rimasta stabile, contraendosi invece nell’industria in senso stretto (-0,2%) a riprova della debolezza congiunturale del settore. L’espansione ha coinvolto tutte le ripartizioni territoriali: il Nord (+0,6%), il Centro (+0,9%), il Mezzogiorno (+ 0,6%). L’incremento dei posti di lavoro ha riguardato, su base tendenziale, unicamente la componente dipendente, al cui incremento ha contribuito in misura significativa il lavoro atipico (in particolare quello a 1 La lettura congiunta, su base trimestrale, dei dati di Contabilità Nazionale e delle Forze di Lavoro va effettuata con cautela per via delle possibili asincronie tra le due fonti. I dati trimestrali di Contabilità Nazionale, costruiti in base agli indicatori di riferimento, possono risentire dei tempi di rilascio dei dati della nuova rilevazione delle forze di lavoro necessariamente più lunghi, dato il nuovo impianto metodologico, rispetto a quelli della vecchia indagine. 2 Per una descrizione degli effetti di tale fenomeno cfr. i rapporti precedenti. - 111 - Occupazione: il quadro generale Rapporto ISAE - luglio 2006 Occupazione in dettaglio Dipendenti e autonomi Tipici ed atipici termine); si è avuta, d’altra parte, una contrazione dell’occupazione indipendente. L’incremento della dinamica occupazionale italiana, misurata in termini di unità standard, è stato, in termini percentuali, superiore a quello dell’area euro: secondo stime preliminari dell’Eurostat, effettuate su dati di contabilità nazionale, l’occupazione nell’UEM sarebbe cresciuta, nel primo trimestre dell’anno, dello 0,3 per cento. La contrazione del tasso di disoccupazione è avvenuta in tutte ripartizioni territoriali e riflette la diminuzione, diffusa sull’intero territorio nazionale, delle persone in cerca di occupazione (-2,8% rispetto all’ultimo trimestre del 2005). Nel primo trimestre, dunque, il numero di occupati ha continuato a crescere (+1,7% rispetto a dodici mesi prima, pari a 374 mila occupati in più, dati grezzi), raggiungendo quota 22.747.000 unità come si è visto su base trimestrale, l’occupazione è aumentata dello 0,7% (159 mila unità in più, dati destagionalizzati). Tale performance è stata dovuta ad una nuova espansione del lavoro dipendente (+2,5% il dato tendenziale pari a 402 mila unità in più), a fronte di un apporto negativo del lavoro autonomo (-0,5%). L’espansione delle posizioni lavorative dipendenti si è verificata principalmente in agricoltura (+15,1% il dato tendenziale) e nei servizi (+3%). La contrazione del lavoro autonomo ha riflesso soprattutto la flessione in agricoltura (-3,1%) e nell’industria in senso stretto (-2,6%). Da segnalare, tuttavia, che i dati di Contabilità Nazionale trimestrale, al netto di influenze stagionali, evidenziano, in termini di input di lavoro una variazione positiva anche per gli indipendenti (+0,4% l’occupazione interna, +0,6% le unità di lavoro). L’espansione del lavoro dipendente è stata trainata dall’occupazione cosiddetta atipica (occupazione a tempo parziale e a termine): nel complesso l’incremento tendenziale dei posti di lavoro con contratti “non standard” è stato pari a 279 mila unità (+7,7%) mentre il contributo dell’occupazione atipica alla crescita dell’occupazione dipendente è stato pari a 1,7 su un totale di 2,5 punti percentuali (quasi il 70% dell’occupazione complessiva, vedi tabella 5). In particolare, si è registrato un rilevante incremento dei rapporti di lavoro a termine (+211 mila unità rispetto ad un anno prima) che si è riflesso in un aumento dell’incidenza di tale tipologia di lavoro (12,7% dell’occupazione dipendente, un punto percentuale in più rispetto ad - 112 - Economia italiana: evoluzione recente un anno prima). La crescita dell’occupazione temporanea ha coinvolto tutte le ripartizioni territoriali, il settore dell’industria e dei servizi e, com’era presumibile, è stata più marcata tra i più giovani (dai 15 ai 24 anni). Si è registrato anche un nuovo rialzo dell’occupazione a tempo parziale (+4,9%, +106 mila unità) che ha riguardato quasi esclusivamente le donne, la cui incidenza del lavoro a tempo parziale ha raggiunto il 26,4 per cento. L’espansione ha avuto luogo prevalentemente nel Nord Est e al Centro, in agricoltura e nei servizi. Tab. 5 VARIAZIONE TENDENZIALE DELL'OCCUPAZIONE E CONTRIBUTI PERCENTUALI DELLE DIVERSE TIPOLOGIE DI LAVORO (valori assoluti e percentuali rispetto al primo trimestre del 2004) Variazione tendenziale Contributo alla crescita I trim 2005 I trim 2006 Totale 22.373 22.747 1,7 1,7 A tempo pieno 19.446 19.680 1,2 1,0 A tempo parziale 2.927 3.067 4,8 0,6 Dipendenti 16.290 16.691 2,5 1,8 Permanenti 14.389 14.579 1,3 0,8 Permanenti a tempo pieno 12.662 12.785 1,0 0,5 1.726 1.794 3,9 0,3 0,9 Permanenti a tempo parziale A termine 1.901 2.112 11,1 A termine a tempo pieno 1.471 1.644 11,8 0,8 430 468 8,8 0,2 A termine a tempo parziale autonomi 6.083 6.056 -0,4 -0,1 tempo pieno 5.313 5.521 3,9 0,9 771 805 4,4 0,2 Tipici 12.662 12.785 1,0 0,8 atipici 3.627 3.906 7,7 1,7 tempo parziale Fonte:elaborazioni ISAE su dati ISTAT. Nota: il contributo alla crescita dei tipici e degli atipici e calcolato rispetto al totale dell'occupazione. Nel primo trimestre del 2006, l’incremento di occupazione ha beneficiato quasi in eguale misura uomini e donne. Per i maschi, la crescita tendenziale è stata pari a 219 mila unità (+1,6%) e il tasso di occupazione relativo (15-64 anni) ha registrato un incremento tendenziale di sette decimi di punto, attestandosi al 69,9%. Per le donne, l’incremento è stato pari a 155 mila unità (1,7%). Il tasso di occupazione è risultato pari al 45,8% (con un aumento anche in questo caso di sette decimi di punto). A riflesso di questi andamenti, il peso dell’occupazione femminile sul totale è rimasto stabile (39,3%). Il tasso di occupazione complessivo ha raggiunto quota 57,9% segnando il più elevato recupero tendenziale dal 2004. Esso resta tuttavia - 113 - Occupazione maschile e femminile e tassi di occupazione Rapporto ISAE - luglio 2006 lontano dal 70% (da realizzare nel 2010 per l’intera UE), previsto negli Occupazione per età Tendenze settoriali: Servizi obiettivi definiti nella Strategia Europea per l’Occupazione3. L’aumento delle posizioni lavorative si è concentrato ancora una volta sui 55-64enni (+1,9% il dato tendenziale) e, soprattutto, sui 3554enni (+3,0%), a fronte di una diminuzione tra i più giovani (-0,8%). A riflesso di questi andamenti, la crescita dello stock di occupati si è tradotta in un incremento del tasso di occupazione per i 55-64enni di quattro decimi di punto, toccando quota 31,3%. Il tasso di occupazione relativo ai più giovani (15-24 anni) è marginalmente aumentato per effetto della contestuale diminuzione della popolazione relativa, toccando quota 25,5 per cento. Nel primo trimestre del 2006, il ritmo di espansione dell’occupazione del settore dei servizi ha sperimentato una significativa accelerazione (+1% nel primo trimestre dell’anno, +0,3% nell’ultimo trimestre del 2005, sulla base dei dati destagionalizzati). La dinamica tendenziale, indica un’espansione nel comparto del credito e delle assicurazioni (+12%) e negli “altri servizi personali” (+8,3%) che si accompagna ad una contrazione nelle comunicazioni (-3,4%). Le stime di contabilità nazionale, relative anch’esse al primo trimestre dell’anno, confermano l’andamento positivo pur mostrando, al netto di influenze stagionali, un ritmo di espansione inferiore rispetto a quello osservato dai dati delle Forze di Lavoro. L’occupazione interna ha registrato una variazione positiva pari a 0,5%; in termini di input di lavoro l’aumento è stato dello 0,6% (pari a 100 mila unità standard in più). Le grandi imprese dei servizi (oltre 500 addetti) hanno registrato andamenti notevolmente più contenuti rispetto alla media del settore: in aprile, l’occupazione, è aumentata dello 0,3% rispetto allo stesso mese del 2005. Un’espansione più marcata è stata osservata tuttavia nel comparto alberghi e ristoranti e nelle altre attività professionali e imprenditoriali. Gli ultimi dati destagionalizzati mensili (aprile) confermano la crescita occupazionale nelle grandi imprese del settore (+0,3%). Un segnale positivo proviene dalle inchieste ISAE sulla tendenza della manodopera occupata: in giugno si evidenzia la previsione, da 3 Riguardo alla Strategia Europea per l’Occupazione si veda il riquadro Gli inattivi in Italia tra strategie di inclusione e dualismi. - 114 - Economia italiana: evoluzione recente parte degli imprenditori, per i prossimi tre mesi, di un ulteriore miglioramento della situazione occupazionale nel settore. L’occupazione industriale ha presentato a inizio 2006 un peggioramento rispetto al secondo semestre dell’anno passato: nei primi tre mesi dell’anno, l’occupazione ha subito un calo congiunturale (-0,2% dati al netto di influenze stagionali), dopo l’espansione registrata nell’ultimo e nel terzo trimestre del 2005 (rispettivamente +0,6% e +0,2%). La dinamica tendenziale ha evidenziato una stasi, sintesi di un’espansione delle posizione lavorative dipendenti (+0,4%) e di una contrazione di quelle indipendenti (-2,6%). Migliori sono risultati gli andamenti in termini di input di lavoro, con una espansione congiunturale pari allo 0,5% (dati destagionalizzati). Segnali positivi si desumono dalle inchieste ISAE, rivolte agli imprenditori, che, in giugno, hanno evidenziato anticipazioni, per i successivi tre o quattro mesi, di miglioramento dell’andamento della manodopera occupata. Graf. 33 - ATTESE SULL’ANDAMENTO DELLA MANODOPERA OCCUPATA PER SETTORE (saldi delle risposte, inchiesta ISAE, medie mobili a tre termini) 20 15 10 5 0 -5 -10 giu2003 set2003 dic2003 mar2004 giu2004 set2004 dic2004 servizi mar2005 giu2005 set2005 dic2005 mar2006 giu2006 industria Fonte: ISAE. Le imprese con più di cinquecento addetti di fonte ISTAT hanno sperimentato, ancora una volta, una performance occupazionale sfavorevole. Ad aprile del 2006, gli occupati delle grande industria si sono contratti dello 0,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-0,4% al netto della Cassa Integrazione Guadagni). Il calo si osserva soprattutto nel comparto tessile e abbigliamento, nella - 115 - Industria Rapporto ISAE - luglio 2006 Costruzioni Ripartizioni territoriali Popolazione e forze di lavoro produzione di energia elettrica gas ed acqua e nell’industria della carta, stampa e editoria. L’evoluzione positiva degli occupati nelle costruzioni ha subito, nei dati congiunturali provenienti dalle Forze di Lavoro, una battuta d’arresto, dopo l’incremento registrato nell’ultimo trimestre del 2005 (+0,8% nei dati destagionalizzati). I dati tendenziali (grezzi), che risentono ancora dei positivi andamenti registrati nel corso del 2005, evidenziano un’espansione della base occupazione del settore pari all’1% (+0,7% per i dipendenti, +1,3% per gli indipendenti). L’incremento si è concentrato nel Nord Est e nel Centro. I dati di contabilità nazionale relativi all’input di lavoro, continuano ad evidenziare nei dati al netto di influenze stagionali, all’inizio dell’anno un aumento congiunturale (+1,5% unità di lavoro standard, +1,2% l’occupazione interna). Sulla base dei dati tendenziali, l’occupazione è aumentata nel primo trimestre 2005 in tutte le ripartizioni territoriali (+0,9% nel Nord Ovest, +2% nel Nord Est, +2,5% al Centro e +1,6% nel Sud). I dati destagionalizzati confermano la diffusione geografica dei positivi andamenti dell’occupazione (+0,6% la variazione congiunturale nel Nord, +0,9% nel Centro e +0,6% al Sud). Nelle ripartizioni settentrionali, si è verificata un’espansione nel comparto credito e assicurazioni e nel settore dell’agricoltura a fronte di una diminuzione nell’industria in senso stretto, nei trasporti e nella Pubblica Amministrazione. Nel Mezzogiorno, l’espansione ha beneficiato anche qui il settore del credito e assicurazioni (oltre ai trasporti) mentre l’agricoltura e le costruzioni hanno subito una contrazione. Nel primo trimestre del 2006, sulla base dei dati delle Forze di Lavoro, La popolazione dai 15 ai 64 anni è aumentata di 136 mila individui (+0,4% per gli uomini, +0,3% per le donne), rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Nello stesso periodo, l’offerta di lavoro (15-64 anni) si è accresciuta di 239 mila unità (+0,1%). La differenza tra le dinamiche dei due aggregati si è riflessa in un aumento tendenziale del tasso di attività (15-64 anni) pari a quattro decimi di punto, toccando quota 62,7%. Una parziale eccezione in tale evoluzione si è verificata nel Mezzogiorno dove le forze di lavoro si sono lievemente contratte e, di converso, si è accresciuta l’area dell’inattività (il tasso di attività è diminuito di due decimi di punto fino al 53,6%). - 116 - Economia italiana: evoluzione recente Nei dati tendenziali, l’aggregato delle persone in cerca di occupazione si è ridotto di 136 mila unità (-6,7%). La diminuzione ha avuto luogo in tutte le ripartizioni territoriali: nel Mezzogiorno (-9,9%), al Nord (-2,7%) e nel Centro (-1,7%) ed ha riguardato in misura maggiore gli uomini (-10,1%), rispetto alle donne (-3,5%). Il calo ha coinvolto coloro che possiedono una scolarità relativamente bassa (15,5%, la diminuzione delle persone in cerca di lavoro con il solo titolo di licenza elementare) e chi ha avuto un esperienza lavorativa pregressa (-8,7%). L’area dei disoccupati di lunga durata (persone in cerca di occupazione da più di dodici mesi) si è sensibilmente contratta (-8,2%) così come l’aggregato degli inattivi (-0,6% tendenziale). Quest’ultima si è verificata in tutte le ripartizioni territoriali. A riflesso della diminuzione delle persone in cerca di occupazione, nel primo trimestre del 2006, il tasso di disoccupazione è sceso a quota 7,6 % (dati grezzi), sei decimi di punto in meno rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. La riduzione ha coinvolto anche i più giovani (da 15 a 24 anni), la cui quota di disoccupati è scesa di nove decimi di punto, fino al 24,1 per cento. La percentuale di disoccupazione dell’area euro, è rimasta stabile ad aprile all’8% nel secondo trimestre del 2005 (8,2% nell’intera UE a maggio, 7,9 nell’area dell’euro, dati Eurostat) continuando a situarsi al di sopra del livello italiano. A riflesso della diminuzione delle persone in cerca di occupazione, il tasso di disoccupazione è diminuito in tutte le ripartizioni territoriali: nel Mezzogiorno si è attestato, nel primo trimestre del 2006, al 14,1% (un punto e mezzo in meno rispetto al corrispondente periodo del 2005); nel Centro è sceso di due decimi di punto fino a raggiungere quota 6,5%; nel Nord Ovest di un decimo, al 4,4%; nel Nord Est, infine si è contratto di tre decimi, raggiungendo quota 3,8 per cento. Il tasso di disoccupazione di lunga durata, infine, si è contratto di tre decimi di punto, fino a toccare quota 3,6 per cento. Nei primi mesi del 2006 l’attività contrattuale ha portato alla conclusione di diversi accordi in vari settori di notevole rilievo dopo che tra gennaio e febbraio erano entrati definitivamente in vigore i contratti, siglati alla fine del 2005, di importanti settori sia pubblici (ministeri, scuola, vigili del fuoco, sottoscritti in dicembre) che privati (telecomunicazioni, siglato all’inizio di dicembre e approvato a fine gennaio, indotto ferroviario, siglato anch’esso nel mese di dicembre e confluito in quello del più ampio comparto delle attività ferroviarie in gennaio). - 117 - Tasso di disoccupazione Attività contrattuale e relazioni industriali Rapporto ISAE - luglio 2006 In particolare è giunto alla conclusione, dopo una vacanza contrattuale durata l’intero anno 2005, il negoziato del settore metalmeccanico, siglato il 19/1/2006 e approvato nel corso delle due settimane successive. Sono stati inoltre raggiunti accordi contrattuali nel settore della carta (a fine gennaio, scaduto dal luglio 2005), delle imprese conciarie (a fine febbraio, dopo 15 mesi di vacanza contrattuale), del cemento-lapidei e dell’edilizia (entrambi in marzo, relativamente al secondo biennio economico). Sempre in marzo, con effetti economici dal mese di aprile 2006, sono stati conclusi gli accordi relativi ai comparti energia e petroli, grafici e personale non docente delle Università e, nel mese di aprile, quelli relativi al secondo biennio economico dei comparti tessile-abbigliamento e (con decorrenza degli aumenti da maggio) pelli e cuoio, nonché quelli, in ambito pubblico, degli enti di ricerca e della presidenza del consiglio dei ministri (secondo biennio economico). Infine tra maggio e giugno sono entrati in vigore i nuovi accordi relativi alle imprese del comparto chimico e alla Banca d’Italia (limitatamente a impiegati e funzionari), quelli per il secondo biennio economico della gomma-plastica e di regioni, enti locali e enti pubblici non economici. Per effetto dei rinnovi contrattuali intervenuti, gli accordi vigenti a maggio 2006 regolavano il trattamento economico e normativo di 6,8 milioni di dipendenti, pari al 52,6% del totale (52,8% del monte retributivo), laddove all’inizio dell’anno, per effetto dei contratti andati in scadenza a fine 2005, la quota di occupati dipendenti coperti da accordi in vigore era scesa al 40,1% (38,7% del monte retributivo) dal 68,3% (69,6% del monte retributivo) toccato a dicembre 2005. L’attesa media per il totale dei dipendenti, che si era portata a 5 mesi nel dicembre 2005, è calata a 3,5 mesi nel gennaio 2006 e si attesta su valori analoghi a maggio 2006 (3,8 mesi per l’insieme dei dipendenti) facendo segnare una media di 8,5 mesi se computata sui soli dipendenti in attesa di rinnovo (da 15,7 mesi a dicembre 2005). A quella data il tasso di copertura era totale nel solo settore dell’edilizia e nell’industria in senso stretto superava in ogni caso il 90%. Molto inferiore risultava invece in altri settori con livelli inferiori al 10% nell’agricoltura4 e nel creditoassicurazioni, mentre il settore in maggiore ritardo appariva di nuovo 4 Il grado di copertura contrattuale per l’agricoltura è calcolato con riferimento alla validità dei contratti nazionali di settore. - 118 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Inattivi e mercato del lavoro: i processi di inclusione nella recente esperienza italiana secondo la rilevazione sulle Forze di lavoro Obiettivi di Lisbona, strategie per l’occupazione e obiettivo di pieno impiego In questi anni, al fine di migliorare la performance dei mercati del lavoro, i policy makers hanno rivolto la loro attenzione dall’obiettivo di lotta alla disoccupazione, che aveva caratterizzato fortemente gli anni novanta, a quello di attrarre nel mercato un sempre maggiore numero di persone (ovvero l’innalzamento dei tassi di occupazione). Ciò implica la volontà di coinvolgere individui che, in conseguenza della loro scarsa (o nulla) partecipazione al mercato del lavoro, almeno in termini di azioni di ricerca e di disponibilità a lavorare, non vengono classificati nelle statistiche come disoccupati e non rientrano, pertanto, nel computo del tasso di disoccupazione. La ragione di tale mutamento di prospettiva risiede, in primo luogo, nell’arresto della tendenza alla crescita della disoccupazione che, come è noto aveva caratterizzato lo scorso decennio. Oggi la questione centrale che investe il mercato del lavoro appare piuttosto quella di contrastare i fenomeni di invecchiamento presenti in molte società industrializzate e di rispondere, attraverso una maggiore adattabilità da parte degli individui e delle imprese, alle problematiche poste dalla crescente globalizzazione e integrazione delle economie. Il consiglio di Lisbona e la Strategia Europea per l’Occupazione Già il Consiglio Europeo di Lisbona nel 2000, in una situazione caratterizzata ancora da un’espansione economica, nell’ambizioso intento di rendere in un decennio l’economia europea basata sulla conoscenza, la più competitiva del mondo, puntava all’allargamento della base occupazionale. In tale circostanza, venivano infatti fissati gli obiettivi in termini di tasso di occupazione per il 2010 - 70% complessivo per l’intera UE, almeno il 60% per le donne e il 50 % per i più anziani ovvero per i 55-64-enni)1. In questo contesto, veniva aggiornata anche la Strategia Europea per l’Occupazione (SEO) già definita nel 19972. Quest’ultima, come è noto, si basava su quattro “pilastri” o direttrici d’azione (impiegabilità o capacità di inserimento professionale, promozione dell’imprenditorialità, adattabilità e pari opportunità), ulteriormente ripartiti in 14 linee guida modificabili di anno in anno. La SEO si caratterizzava, inoltre, fin dall’inizio, per l’enfasi posta sulle politiche dal lato dell’offerta (quali le politiche attive del lavoro), piuttosto che di stimolo della domanda, e da una accettazione solo parziale di una impostazione del mercato del lavoro basata sulla flessibilità nell’uso della forza lavoro (questa veniva definita adattabilità, comprendendo al suo interno anche i comportamenti dal lato delle imprese). La ridefinizione della SEO nel 2003 (a seguito della valutazione di impatto del primo quinquennio) definiva, questa volta in un contesto di bassa 1 Quest’ultimo obiettivo è stato definito al Consiglio Europeo di Stoccolma (marzo 2001), dove sono stati stabiliti anche degli obiettivi intermedi (mid term targets) per il 2005 in termini di tassi di occupazione generale e femminile (rispettivamente 67% e 57%). Il vertice inoltre invitava gli Stati membri a definire obiettivi nazionali intermedi per l'occupazione. 2 La Strategia Europea per l’Occupazione, varata dal Consiglio Europeo di Lussemburgo nel 1997 e introdotta nello stesso anno nel trattato di Amsterdam, prevede la pubblicazione annuale di raccomandazioni specifiche per gli stati membri in materia di occupazione e la preparazione da parte degli stati membri di piani di azione nazionali. - 119 - Economia italiana: evoluzione recente crescita economica, una strategia che rimpiazzava i quattro pilastri con tre obiettivi: pieno impiego, coesione sociale e promozione della qualità del lavoro (c.d. buona occupazione, anche nel senso di una più elevata produttività), e basandosi su 10 linee guida (priorità d’azione). L’obiettivo della “piena occupazione” è divenuto prioritario in quanto “la piena occupazione e la riduzione della disoccupazione e dell’inattività, tramite l’aumento della domanda e dell’ offerta di manodopera, rivestono una vitale importanza per sostenere la crescita economica e rafforzare la coesione sociale”3 e per contrastare il già citato processo di invecchiamento della popolazione. Tra le misure per raggiungere l’obiettivo, grande importanza è stata attribuita ai servizi per l’impiego, sia ai fini del miglioramento all’assistenza per la ricerca di lavoro (in particolare per le fasce più deboli), sia per il miglioramento dell’incontro domanda –offerta (matching) e alla formazione (anche lungo tutto l’arco della vita). Vengono suggerite, tra l’altro, anche misure per facilitare la conciliazione tra lavoro e impegni familiari e lo scoraggiamento dei pensionamenti anticipati in un ottica di invecchiamento attivo (active ageing). La rielaborazione della “Jobs Strategy” dell’OCSE Anche la Jobs Strategy dell’OCSE, la cui prima formulazione risaliva al 1994, è stata ridefinita dopo dodici anni. Più elaborata e complessa rispetto alla sua prima versione, essa si articola in quattro pilastri, uno dei quali rivolto specificamente all’accrescimento della partecipazione al mercato del lavoro (pilastro B –“rimuovere gli impedimenti alla partecipazione al mercato e alla ricerca di lavoro”). A tale fine, un ruolo centrale nella strategia è assegnato ad un processo di scambio di obblighi (mutual obligation) tra istituzioni e singoli individui. Le prime devono facilitare la ricerca di lavoro attraverso il miglioramento dei servizi per l’impiego (incentivi, counseling), i secondi devono impegnarsi a cercare lavoro o ad aumentare la propria capacità di inserimento professionale. Quest’ultimo punto, rivolto soprattutto ai paesi con estesi benefici di disoccupazione e ampie misure di assistenza sociale, prevede l’introduzione o il rafforzamento delle sanzioni in termini di perdita parziale dei benefici di disoccupazione. Simili interventi possono riguardare anche i benefici diretti all’assistenza vera e propria (per chi possiede capacità lavorativa). Importanti sono anche le misure di tipo fiscale, quali tagli per specifici gruppi nel mercato del lavoro e un miglior trattamento dei reddito dei cosiddetti “second earners”. Le politiche inoltre devono essere specifiche per ogni paese e per ciascun gruppo di individui sottorappresentati nel mercato del lavoro (donne, giovani, anziani). La strategia complessiva prevede un importante ruolo assegnato alle politiche macroeconomiche di stabilizzazione (Pilastro A), ad una maggiore concorrenza, non solo nel mercato del lavoro ma anche in quello dei prodotti (Pilastro C), alla facilitazione degli sviluppi delle competenze e degli skills dei singoli (Pilastro D). L’ Italia e l’obiettivo dei tassi di occupazione Nonostante i progressi registrati nell’ultimo decennio, l’Italia si caratterizza tuttora (2005) per il basso livello complessivo del tasso di occupazione, che riflette marcate differenze territoriali e tra le diverse componenti demografiche, per quanto riguarda il loro coinvolgimento nel mercato del lavoro. 3 Decisione del Consiglio del 12 luglio 2005 sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione (2005/600/CE). - 120 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Nell’ultimo decennio, il numero di Tab. R1 TASSO DI OCCUPAZIONE IN ITALIA occupati è cresciuto di più di due milioni di PER SESSO, AREA GEOGRAFICA ED ETÀ unità (+2.323 individui)4 e il tasso di (media 2005) occupazione (15-64 anni), è salito di oltre sei Uomini 69,7 punti percentuali (dal 51,8% del 1995 al 57,5% Donne 45,3 del 20055. Nello stesso periodo il tasso di Totale 57,5 disoccupazione si è fortemente ridotto, Nord 65,2 (dall’11,2% al 7,7%) e l’area dell’inattività si è, Centro 61,0 seppur lievemente, contratta (la percentuale Sud 45,8 della popolazione attiva sulle forze di lavoro in 55-64 anni 31,4 rapporto alla popolazione è passata dal 58,4% Fonte: ISTAT. al 62,4%.) Negli ultimi due anni peraltro, la tendenza si è invertita e la quota di popolazione inattiva si è accresciuta negli ultimi due anni (Tab. R2) soprattutto tra le donne e nel Mezzogiorno. Tab. R2 PRINCPALI INDICATORI DEL MERCATO DEL LAVORO 1995 -2005 Anni Tasso di occupazione (15-64 anni) (1) Tasso di occupazione femminile (15-64 anni) (2) Tasso di attività (15 - 64 anni) (3) Tasso di attività femminile (4) Tasso disoccupazione (5) 1995 51,0 37,5 57,8 44,3 11,2 1996 51,3 38,1 58,1 45,1 11,2 1997 51,5 38,5 58,3 45,6 11,3 1998 52,2 39,4 59,8 46,7 11,3 1999 52,9 40,5 60,4 47,6 10,9 2000 53,7 41,8 61,0 48,5 10,1 2001 54,8 43,4 61,6 49,5 9,1 2002 55,9 44,4 62,1 50,2 8,6 2003 56,7 45,1 62,9 50,9 8,4 2004 57,5 45,2 62,6 50,7 8,0 2005 57,5 45,3 62,4 50,4 7,7 Fonte: Legenda: (1) Rapporto tra occupati e popolazione (1dai 15 ai 64 anni). (2) Rapporto tra occupati e popolazione ( riferito alle donne dai 15 ai 64 anni). (3) Rapporto tra popolazione attiva (forze di lavoro) e popolazione totale (15-64 anni). (4) Rapporto tra popolazione attiva (forze di lavoro) e popolazione totale riferito alle donne (15-64 anni). (5) Rapporto tra persone in cerca di occcupazione e forze di lavoro. Nota:i dati delle forze di lavoro antecedenti al 2004 sono ricostruiti. 4 Nel 2004 sono state apportate importanti modifiche metodologiche alla rilevazione delle forze di lavoro (rese necessarie anche dalla necessità di adeguarsi al regolamento comunitario n. 577/98. I dati antecedenti al 2003 sono stati ricostruiti. 5 Gli obiettivi intermedi stabiliti dall’Italia a seguito del vertice di Stoccolma, per il 2005 erano pari al 58,5% generale e al 46% per le donne. La revisione del 2004 (avvenuta dopo la definizione degli obiettivi) ha portato ad un aumento del numero di occupati rilevati. - 121 - Economia italiana: evoluzione recente Il fatto più rilevante degli ultimi dieci anni (peraltro non nuovo) è stato l’ingresso di una quota considerevole di donne nel mercato del lavoro (il tasso di occupazione è aumentato in misura considerevolmente maggiore di quello degli uomini, così come quello di partecipazione, mentre l’incremento delle donne occupate è stato pari a circa due terzi del totale). Tale ingresso, favorito anche dai mutamenti istituzionali introdotti nell’ultimo decennio ha contribuito ad elevare il contenuto di occupazione all’output italiano (ridimensionato, fra l’altro, negli ultimi dati di Contabilità Nazionale relativi al biennio 2004-2005)6. Le dimensioni dell’inattività in Italia Appare chiaro, da quanto detto, che le politiche rivolte all’attrazione di segmenti più marginali delle forze di lavoro e all’aumento dei tassi di occupazione proseguiranno nei prossimi anni, vista anche la forte spinta in questo senso da parte delle istituzioni internazionali. Può essere utile, in questa prospettiva, un’analisi delle fasce di inattività in Italia per valutare, almeno in prima approssimazione, dopo i mutamenti strutturali che hanno interessato l’ultimo decennio, la loro potenziale capacità di inserimento e il loro grado di contiguità al mercato del lavoro. Per contiguità (o prossimità) intendiamo la manifestazione da parte dell’individuo di una disponibilità a svolgere un attività lavorativa. A tale scopo si sono utilizzati i dati elementari sezionali provenienti dalla Rilevazione delle Forze di Lavoro dell’ISTAT (II trimestre del 2005). L’analisi è rivolta solo alla popolazione in età da lavoro (15-64 anni). Nella Rilevazione delle Forze di Lavoro la classificazione nello stato di inattività possiede carattere residuale: coloro che non vengono classificati come occupati o disoccupati vengono inclusi tra gli inattivi. In accordo con gli standard internazionali ILO, occorre che sussistano contemporaneamente, per chi non ha un lavoro, le seguenti condizioni per essere classificati tra i disoccupati a) avere compiuto almeno un‘azione attiva di ricerca di lavoro nel mese antecedente la rilevazione, b) essere disponibile a lavorare (o ad avviare una attività autonoma) entro due settimane (dalla data della rilevazione)7. Di conseguenza il gruppo degli inattivi comprende situazioni molto eterogenee in relazione alla prossimità al mercato del lavoro (da coloro che cercano lavoro pur non soddisfando i requisiti per rientrare tra i disoccupati, agli inabili permanenti ecc.). In questa sede si rivolgerà l’attenzione all’intero gruppo di inattivi prima di concentrarsi su quelli più contigui al mercato del lavoro. Gli inattivi in Italia, nel periodo oggetto di analisi, sono pari a 14.523 mila individui, pari al 37% della popolazione dai 15-64 anni, di questi il 66% è costituito da donne8. 6 Le riforme apportate nell’ultimo decennio appaiono essere caratterizzate da una impostazione del tipo “flessibilità al margine”. Secondo una interessante impostazione (Boeri, Garibaldi Two tier reforms of employment protection: a honey moon effect? Mimeo, 2006 ) il passaggio da un regime ad elevato grado di rigidità di protezione all’impiego ad uno caratterizzato dalla flessibilità al margine orientato ad attrarre lavoratori marginali (fasce deboli di disoccupati e persone in precedenza inattivi) dovrebbe spiegare, da un lato, un periodo di temporanea maggiore elasticità dell’occupazione all’output, dall’altro una diminuzione, sempre temporanea della produttività del lavoro. 7 Sono inseriti nell’aggregato anche coloro che dichiarano di iniziare un’attività in futuro (avendo già trovato un’occupazione alle dipendenze o predisposto un’attività autonoma). 8 Questa analisi poggia le sue basi su quella svolta a livello europeo “The economically inactive population in the EU: out of the labour force or potential labour supply?” A perspective from the EU labour Force Survey” contenuta nel rapporto annuale della Commissione europea “Employment In Europe (2005)”. - 122 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Tab. R3 TASSI DI INATTIVITÀ: RAPPORTO TRA INATTIVI E POPOLAZIONE (15-64 ANNI) PER SESSO ED ETÀ (II trimestre 2005) Inattivi (15-64 anni) Tasso di inattività Uomini Donne Totale Uomini Donne Totale 15-24 1904 2148 4052 61,1 72,0 66,4 25-34 530 1404 1934 12,3 33,3 22,7 35-44 237 1525 1761 5,0 32,7 18,8 45-54 340 1703 2043 8,9 43,9 26,6 55-64 1898 2835 4733 56,0 78,8 67,7 Totale 4909 9614 14523 25,4 49,7 37,6 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT. Tab. R4 TASSI DI INATTIVITÀ: RAPPORTO TRA INATTIVI E POPOLAZIONE (15-64 ANNI PER SESSO E RIPARTIZIONE GEOGRAFICA (II trimestre 2005) Inattivi Nord Tasso di inattività Uomini Donne Totale Uomini Donne Totale 1997 3591 5587 22,6 41,5 32,0 Centro 890 1664 2553 24,4 44,7 34,7 Sud 2023 4360 6382 29,5 62,5 46,2 Totale 4909 9614 14523 25,4 49,7 37,6 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT. Il divario di genere appare più evidente e chiaro nella sua articolazione, qualora si rivolga l’attenzione verso le fasce di età. Il 5% della popolazione maschile dai 35 ai 44 anni risulta inattiva (tasso di inattività) contro il 32,7% delle donne, percentuale che sale all’8,9% per i 45-54enni maschi e al 43,9% per le donne con un gap tra in sessi che si amplifica a circa 35 punti percentuali, mentre raggiunge i minimi, non sorprendentemente, tra i più giovani. Un altro elemento di interesse riguarda l’ampiezza della diffusione dell’inattività tra i più anziani: la quota di inattivi 55-64-enni è pari al 67,7% di coloro che appartengono a questa fascia di età e al 32% del totale degli inattivi. Inoltre per gli uomini il tasso di inattività cresce sensibilmente per i 55-64-enni al 56% (dall’8,4% dei 45-54-enni). Perdura la scarsa partecipazione al mercato del lavoro delle donne, nonostante i cambiamenti avvenuti nell’ultimo decennio, l’inattività è ancora molto elevata nel Sud del paese (62,5% il peso relativo a fronte di un 29,5% relativo agli uomini, quota comunque più elevata rispetto al Centro-Nord). Gli skills degli inattivi: titoli di studio L’inattività si concentra su coloro che possiedono livelli di istruzione relativamente bassi: il 65% delle persone che possiede la licenza elementare risulta inattivo, contro il 42,6% di coloro che posseggono la licenza media. Tale percentuale si riduce al 27,7% per i diplomati e al 15,5% per i laureati. Nel complesso, l’insieme di coloro che possiedono un livello di istruzione primario (fino alla licenza media) costituisce il 67,7% degli inattivi (la percentuale di popolazione con un titolo di studio primario, costituisce il 51,6% del totale). - 123 - Economia italiana: evoluzione recente Tab. R5 TASSO DI INATTIVITÀ: RAPPORTO TRA INATTIVI E POPOLAZIONE (15-64 ANNI) PER SESSO E TITOLO DI STUDIO (II trimestre 2005) Inattivi Uomini Donne Tasso di inattività Totale Uomini Donne totale Element. / ness. 1083 2761 3843 43,9 80,1 65,0 Media 2221 3774 5994 29,1 58,6 42,6 Diploma sup. 1399 2668 4067 19,1 36,3 27,7 Laurea 207 411 618 10,9 19,5 15,5 Totale 4909 9614 14523 25,4 49,7 37,6 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT. Tab. R6 TASSO DI INATTIVITÀ: RAPPORTO TRA INATTIVI E POPOLAZIONE (15-64 ANNI) PER RIPARTIZIONE GEOGRAFICA E TITOLO DI STUDIO (II trimestre 2005) Nord Centro Sud Totale Nord Centro Sud Totale Element./ness. 1530 584 1729 3843 64,1 63,5 66,4 65,0 Media 2268 996 2730 5994 36,5 41,2 50,2 42,6 Diploma sup. 1526 821 1721 4067 21,8 26,5 37,6 27,7 Laurea 263 153 202 618 14,1 16,4 16,7 15,5 Totale 5587 2553 6382 14523 32,0 34,7 46,2 37,6 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT. Il numero relativamente elevato di inattivi laureati (207 mila individui) si distribuisce (abbastanza sorprendentemente) in misura alquanto uniforme nelle diverse aree del paese e appare concentrato sui più giovani e sugli anziani. L’inattività per coloro che posseggono un titolo di studio assimilabile al diploma di scuola superiore) risulta maggiormente diffusa nel Mezzogiorno, il cui tasso di inattività relativo è pari al 37,6% (contro il 22,1% nel Centro e il 21,8% nel Nord). Lo stesso fenomeno è riscontrabile per coloro che posseggono una licenza media (50,1% il tasso di inattività) contro il 36,5% relativo al Nord del paese). Le differenze territoriali tornano ad essere trascurabili quando si considerano coloro che posseggono unicamente la licenza elementare. Il divario tra i sessi nei tassi di inattività, non sorprendentemente, scende al salire del titolo di studio. Gli skills degli inattivi: l’esperienza di lavoro Gli inattivi che risultano avere una esperienza di lavoro pregressa sono il 52,3% del totale (circa 7.550 individui). Tale percentuale è pari a circa il 55,8% per gli uomini, al 50,5% per le donne ed è marcatamente più elevata nel Nord (64%). Un numero di circa 555 mila individui (pari ad una quota del 7,3% del totale degli inattivi) dichiara che la propria esperienza lavorativa si è conclusa da meno di sei mesi dalla data della rilevazione. Nel complesso, inoltre, il 14,1% di coloro che hanno lavorato almeno una volta nella loro vita posseggono un’esperienza lavorativa relativamente recente (hanno perso la loro occupazione da almeno un anno). Tale percentuale è più elevata per gli uomini (17%) rispetto alle donne (12%) ed è considerevolmente maggiore nel Sud (17,8%), per chi possiede titoli di studio più elevati (18,6% per i diplomati e 22,5% per i laureati) e per i più giovani (50%). - 124 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Tab. R7 Totale ESPERIENZA DI LAVORO DEGLI INATTIVI 15-64 ANNI (II trimestre 2005) Con esperienza Senza esperienza Inabile permanente Totale Pecentuale inattivi con esperienza 7555 6615 287 14457 52,3 Uomini 2702 1971 171 4843 55,8 Donne 4853 4645 116 9614 50,5 Nord 3616 1867 91 5573 64,9 Centro 1433 1073 35 2542 56,4 Sud 2506 3675 161 6341 39,5 15-24 448 3531 23 4002 11,2 25-34 901 962 56 1918 47,0 35-44 1065 629 68 1761 60,5 45-54 1316 662 65 2043 64,5 55-64 3824 832 77 4733 80,8 Element. / ness. 2460 1222 160 3842 64,0 Media 2629 3248 98 5975 44,0 Diploma sup. 2110 1887 27 4024 52,4 Laurea 355 258 2 616 57,7 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT. La presenza in percentuale di inattivi con esperienza di lavoro relativamente recente al Sud riflette, in questa ripartizione, l’esistenza di un serbatoio di inattivi le cui caratteristiche sono più prossime a quelle dei disoccupati. Al contrario, al Nord la più alta quota di coloro che hanno perso la loro attività da più di otto anni (50% rispetto al 40% del sud) rispecchia una composizione dell’inattività in questa ripartizione meno contigua al mercato del lavoro rispetto a quella del Mezzogiorno. L’elevata percentuale di giovani di 15-24 anni con esperienza lavorativa recente (tra quelli che hanno già avuto un’occupazione) riflette, con ogni probabilità, la diffusione dei rapporti di lavoro di breve durata in questa fascia di età (tabella R8). La prossimità al mercato del lavoro degli inattivi La prossimità degli inattivi al mercato del lavoro, è stata oggetto di diversi studi. In questa sede si identificano come “prossimi al mercato del lavoro” (attached), coloro che hanno manifestato la disponibilità a lavorare e/o hanno dichiarato di aver cercato lavoro, non sussistendo comunque le condizioni per rientrare nell’insieme dei disoccupati (almeno un’azione attiva nel mese antecedente la rilevazione). La quota di inattivi “prossimi” al mercato del lavoro è pari secondo la definizione, ora data, a circa il 16% del totale (2.332 mila individui). La quota percentuale risulta più elevata se se si considerano solo i residenti nel Mezzogiorno (il 24,4% degli inattivi meridionali cerca lavoro e/o è disponibile a lavorare), coloro che sono tra i 25 e i 44 anni (in entrambe le classi di età la quota è pari al 34% circa). All’opposto, si segnala una percentuale particolarmente bassa di inattivi di 5564enni disponibili a lavorare o che hanno dichiarato di cercare lavoro (il 3,8%). - 125 - Economia italiana: evoluzione recente Tab. R8 DISTRIBUZIONE DEGLI INATTIVI 15-64 ANNI IN POSSESSO DI ESPERIENZA LAVORATIVA PER DURATA DELLA NON OCCUPAZIONE (valori percentuali) da 0 a cinque da sei a undici da uno o due mesi mesi anni da due a cinque anni da cinque a otto anni da più di otto anni Totale (100) 100,0 Totale 7,3 6,7 10,2 16,1 13,7 45,9 Uomini 9,1 8,7 12,8 20,1 18,3 31,0 100,0 Donne 6,3 5,6 8,8 13,9 11,2 54,2 100,0 Nord 5,6 5,8 9,4 14,8 14,1 50,2 100,0 Centro 7,0 7,4 10,4 17,5 14,3 43,4 100,0 Sud 10,1 7,7 11,3 17,1 12,9 41,0 100,0 15-24 18,7 31,2 26,7 19,0 3,9 0,5 100,0 25-34 15,9 11,4 18,0 24,2 15,4 15,1 100,0 35-44 11,1 6,6 8,6 14,2 12,0 47,5 100,0 45-54 6,7 4,8 8,7 10,1 8,1 61,6 100,0 55-64 3,2 3,5 7,4 16,4 16,9 52,5 100,0 Element. / ness. 4,2 3,7 7,0 14,1 14,4 56,5 100,0 Media 7,9 7,2 9,8 15,3 13,3 46,4 100,0 Diploma sup. 9,3 9,2 13,6 18,7 13,1 36,1 100,0 Laurea 13,0 9,4 15,9 19,4 16,0 26,2 100,0 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT. Tab. R9 INATTIVI PROSSIMI AL MERCATO DEL LAVORO (II trimestre 2005, valori assoluti percentuali, Inattivi prossimi al mercato del lavoro Totale inattivi Quota Totale 2.332 14.522,8 16,1 Uomini 762 4.909,0 15,5 Donne 1.571 9.613,8 16,3 Nord 429 5.587,2 7,7 Centro 346 2.553,3 13,5 1.558 6.382,3 24,4 15-24 515 4.052,1 12,7 25-34 664 1.933,9 34,3 35-44 583 1.761,4 33,1 45-54 388 2.042,5 19,0 55-64 182 4.732,9 3,8 Element. / ness. 378 3.843,3 9,8 1.011 5.994,3 16,9 Diploma sup. 786 4.067,1 19,3 Laurea 157 618,1 25,4 Con esperienza 1.330 7.554,6 17,6 Senza esperienza 1.002 6.615,0 15,1 Non occupazione da 0 a cinque mesi 253 554,8 45,5 Non occupazione da 6 a undici mesi 159 508,6 31,3 Non occupazione da uno o due anni 178 772,6 23,0 Non occupazi one da due a cinque anni 223 1.214,7 18,3 Non occupazione da cinque a otto anni 131 1.038,3 12,6 Non occupazione da più di otto anni 387 3.465,5 11,2 Sud Media Fonte: elaborazioni su dati ISTAT. - 126 - Rapporto ISAE - luglio 2006 INATTIVI PROSSIMI AL MERCATO DEL LAVORO: COMPOSIZIONE 2.500 T o tale 2.000 D o nne Sud Co n esperienza 1.500 Senza esperienza M edia 1.000 Diplo m a sup. Uo m ini 25-34 15-24 500 35-44 N o rd Elem / ness. 45-54 C entro 55-64 Laurea 0 Fonte: Federal Reserve. Per quanto riguarda la composizione di questo insieme di persone si può notare (v. anche grafico) come l’aggregato degli inattivi “attached” al mercato del lavoro sia costituito in maggioranza da donne (il 69% del totale), di individui residenti nel Mezzogiorno (ancora il 66,8% del totale), di coloro che sono in possesso di un diploma di scuola media e secondaria (rispettivamente il 34% e del totale ) e che hanno avuto un esperienza lavorativa (57%), anche se non troppo recente (solo il 10,8% del totale degli inattivi prossimi al mercato del lavoro ha concluso la propria occupazione da meno di un anno). - 127 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Dinamica delle retribuzioni nel settore privato e pubblico quello della pubblica amministrazione, con una copertura nulla per tutti i comparti. Dopo essere cresciute del 3,1% nel 2005, le retribuzioni contrattuali hanno mostrato un rallentamento, attestandosi su una dinamica tendenziale del 2,5% nel periodo gennaio-maggio 2006; a maggio l’incremento è stato del 2,6%, mezzo punto al di sopra del tasso di inflazione registrato per il medesimo periodo. Secondo le stime dell’ISTAT la proiezione sull’intero 2006, basata sull’andamento effettivo fino al mese di maggio e sui contratti attualmente in vigore a quella data per i mesi successivi, si posiziona sul 2,3%, implicando una netta decelerazione delle dinamiche retributive, connesse a rinnovi contrattuali, nella seconda metà del 2005 (vedi tabella 6). Tab. 6 RETRIBUZIONI ORARIE CONTRATTUALI PER SETTORE DI ATTIVITA’ ECONOMICA (variazioni percentuali tendenziali) SETTORI DI ATTIVITA’ ECONOMICA Variazioni percentuali tendenziali giugno 2006 0 Agricoltura Media annua 2006 su contratti vigenti a maggio (1) 0 3,5 3 Industria in senso stretto 3,5 3 Edilizia 2,8 2,8 2,2 1,9 Commercio, pubbl. esercizi, alberghi 1,9 1,3 Trasporti, comunicazioni e attività connesse 3,3 3,1 Credito e assicurazioni 2,2 2,3 Servizi privati 1,8 1,5 Attività della Pubblica Amministrazione 2,3 2,3 TOTALE ECONOMIA 2,6 2,3 Industria Servizi destinabili alla vendita Fonte: ISTAT. (1) Variazioni costruite con riferimento ai valori degli indici delle retribuzioni così come acquisiti fino a maggio e alle proiezioni per i restanti mesi del 2005 sulla base degli aumenti programmati dai contratti in vigore a maggio 2006. Variazioni tendenziali delle retribuzioni orarie superiori alla media si sono verificati nel corso del I trimestre del 2006 nel settore del credito (+4,8% sul corrispondente periodo del 2005) e in quello dei trasporti (+3,6%) che fa segnare ancora a maggio 2006 un +3,7% tendenziale. Sopra la media in quello stesso mese risulta anche la variazione tendenziale nell’industria (quella in senso stretto, in particolare) essenzialmente in virtù del rinnovo del contratto dei meccanici (+ 3,5%). Quanto alle retribuzioni lorde per unità di lavoro equivalente a tempo pieno (Ula), le informazioni di contabilità nazionale indicano un incremento, nel primo trimestre del 2006 rispetto al corrispondente pe- - 128 - Economia italiana: evoluzione recente riodo dell’anno precedente, del 3,9%, in consistente aumento rispetto al +2,4% che si era registrato nel primo trimestre del 2005. La discrepanza rispetto all’andamento delle retribuzioni contrattuali riflette, oltre agli effetti della contrattazione condotta a livello aziendale, gli incrementi che si sono verificati nelle voci accessorie (scatti di anzianità, scatti di livello, straordinari) che concorrono a determinare i cosiddetti salari di fatto. Graf. 34 - RETRIBUZIONI CONTRATTUALI PRO CAPITE (variazioni percentuali tendenziali) 4,5 4 3,5 3 2,5 2 1,5 1 giu-03 ago-03 ott-03 dic-03 feb-04 apr-04 giu-04 ago-04 ott-04 Totale economia dic-04 feb-05 apr-05 giu-05 ago-05 ott-05 Industria in senso stretto dic-05 feb-06 apr-06 Servizi destinabili alla vendita Fonte: ISTAT. Per quanto riguarda le branche di attività economica, una crescita superiore alla media si è registrata nell’industria, in particolare in quella manifatturiera dove sono giunte a conclusione vertenze contrattuali che riguardavano alcuni tra i suoi comparti più rilevanti (+5,6% sia per l’industria nel complesso che per quella in senso stretto), mentre si è attestata su livelli più bassi la crescita nel settore dei servizi (+3,3%) e si è mostrato stazionario il settore agricolo (+0,1%). La variazione tendenziale del costo del lavoro per unità di lavoro equivalente a tempo pieno (Ula) per i primi tre mesi di quest’anno rispetto al primo trimestre 2005 è stata del 3,5%, in accelerazione rispetto al risultato medio dell’anno precedente (+2,9 %) principalmente per effetto della dinamica tendenziale più accentuata delle retribuzioni (gli oneri sociali per unità di lavoro aumentano comunque del +3,3% laddove nel 2005 si era trattato di un +2% medio annuo rispetto al 2004). - 129 - Costo del lavoro Rapporto ISAE - luglio 2006 Quanto al valore aggiunto (a prezzi concatenati) per unità lavorativa, il primo trimestre 2006 ha fatto registrare un aumento tendenziale dell’1,3%, cui fa riscontro una lieve flessione congiunturale (-0,1 % sul trimestre precedente) da attribuire in massima parte a un sensibile calo in agricoltura (-6,2% congiunturale e -2% tendenziale). Una flessione congiunturale, di più lieve entità, si riscontra anche nelle costruzioni (-1,5%) tale tuttavia da comportare una diminuzione dell’indice generale per l’industria per quanto riguarda la dinamica congiunturale (-0,2%). Per quanto riguarda i redditi da lavoro dipendente pro-capite, l’aumento tendenziale del 3,5% rispetto al primo trimestre del 2005 riflette, accanto alla crescita consistente che si è verificata nel settore industriale (+4,9%), una dinamica più contenuta nei servizi (+3,1%) e Tab. 7 COSTO DEL LAVORO PER UNITÀ DI PRODOTTO (1) (variazioni % trimestrali) ATTIVITÀ ECONOMICHE Variazione % tendenziale (su trimestre corrispondente anno precedente) III 2005/ III 2004 Agricoltura, silvicoltura e pesca IV 2005/ IV 2004 Variazione % congiunturale (su trimestre precedente) I 2006 / I 2005 III 2005/ II 2005 IV 2005/ III 2005 I 2006/ IV 2005 - 6,4 0,3 1,0 - 5,2 - 0,4 5,7 Industria 2,4 1,7 4,0 0,2 1,5 1,9 - industria in senso stretto 2,8 1,3 3,7 1,2 1,0 1,4 - costruzioni 0,7 2,7 5,0 - 3,7 2,9 3,7 Servizi 2,2 5,2 1,5 - 0,6 4,5 - 2,4 Totale 1,7 3,8 2,2 - 0,5 3,5 - 0,9 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT. (1) Calcolato come rapporto tra redditi da lavoro dipendente per unità di lavoro dipendente e valore aggiunto a prezzi concatenati per unità di lavoro totale. un calo nel settore agricolo (-1%) dove aumentano le unità lavorative mentre resta stazionario il volume dei redditi da lavoro dipendente. La media annua nel 2005 era risultata superiore a quella del 2004 del +2,9%, in decelerazione rispetto al +3,5% dell’anno precedente, per effetto della minore crescita nel settore industriale (dal +4% del 2004 rispetto all’anno precedente al +2,3% del 2005) ma già dall’ultimo trimestre del 2005 si era manifestata un’accelerazione tendenziale sensibile per i servizi (+6,3%) cui ha fatto seguito quella riscontrata per il primo trimestre del 2006 nel settore industriale (+4,9%). Il costo del lavoro per unità di prodotto5 per l’intera economia fa registrare nel primo trimestre del 2006 un aumento tendenziale del 2,2% rispetto allo stesso - 130 - Economia italiana: evoluzione recente periodo dell’anno prima, a fronte di un incremento medio nel 2005, sull’anno precedente, del 2,5%, nel quadro di una accentuata variabilità congiunturale negli ultimi trimestri. Segnali di aumento tendenziale del costo del lavoro per unità di prodotto nel primo trimestre 2006 si osservano nell’insieme dell’industria (+3,7% quella in senso stretto e +5% le costruzioni rispetto al primo trimestre del 2005), mentre nel settore dei servizi appare riassorbita l’accelerazione dell’ultimo trimestre 2005 (+5,2% sull’ultimo del 2004) con una crescita più contenuta, inferiore a quella generale (+1,5% sul primo trimestre del 2005). 5 Il costo del lavoro per unità di prodotto è calcolato sui dati ISTAT di contabilità nazionale come rapporto fra redditi da lavoro dipendente pro capite e valore aggiunto per unità lavorativa a prezzi base costanti. - 131 - Economia italiana: evoluzione recente Come si formano le aspettative dei consumatori sulla disoccupazione? Un’analisi dei dati delle inchieste ISAE In questo riquadro intendiamo analizzare il processo attraverso il quale i consumatori italiani formulano le proprie aspettative riguardo l’andamento del tasso di disoccupazione, utilizzando i dati provenienti dalle inchieste ISAE. Le informazioni sulle aspettative raccolte mediante le indagini congiunturali rappresentano infatti una risorsa importante per la misurazione diretta delle previsioni formulate degli agenti economici in condizioni di incertezza (Pesaran e Weale, 2006)1. D’altra parte, Carroll e Dunn (1997)2 hanno mostrato come le aspettative di disoccupazione siano in grado di influenzare in misura autonoma le decisioni di consumo degli individui e possano essere interpretate come una misura di incertezza sul reddito futuro. A partire dal contributo di Muth (1961)3, il processo di formazione delle aspettative è stato prevalentemente studiato nell’ambito della teoria delle aspettative razionali (REH), secondo la quale gli agenti economici formulano le loro previsioni utilizzando in maniera efficiente tutta l’informazione disponibile, oltre a quella derivante dall’esperienza passata (gli errori di previsioni hanno media zero). Nell’inchiesta ISAE, la domanda relativa alle aspettative di disoccupazione è la seguente: “A suo giudizio, nel corso dei prossimi 12 mesi, il numero dei disoccupati in Italia: aumenterà fortemente (++), aumenterà moderatamente (+), resterà stabile (=), diminuirà un poco (-), diminuirà molto (- -), non so (NR)”. Vari metodi sono stati proposti in letteratura per quantificare le serie delle inchieste: i più diffusi fanno riferimento all’approccio probabilistico di Carlson e Parkin (1975), al metodo della regressione originariamente formulato da Anderson (1952) e successivamente ripreso da Pesaran (1984) ed a quello delle variabili latenti di D’Elia (1991)4. L’evidenza empirica non conduce a conclusioni univoche su quale sia il metodo di quantificazione più appropriato; tuttavia D’Elia (2005)5ha recentemente mostrato come il metodo della regressione sia in genere da preferire, anche se l’approccio dei fattori latenti può rappresentare una buona alternativa nel caso in cui emergano problemi di collinearità e di scarsi gradi di libertà. Alla luce di queste considerazioni, abbiamo quindi quantificato le aspettative di disoccupazione utilizzando il metodo di regressione; sulla base dello studio della correlazione fra le attese e la loro 1 Pesaran e Weale (2006), “Survey Expectations”, Handbook of Economic Forecasting, G. Elliott, C.W.J. Granger, e A.Timmermann (eds.), North-Holland. 2 Carroll e Dunn (1997), “Unemployment Expectations, Jumping (S,s) Triggers, and Household Balance Sheets”, in Ben S. Bernanke and Julio J. Rotemberg (eds), NBER Macroeconomic Annual 1997, MIT Press, Cambridge, MA, 165-217. 3 Muth (1961), “Rational Expectations and the Theory of Price Movements”, Econometrica, 29(3), 315-35. 4 L’indicatore quantitativo più tradizionale, il saldo, può essere considerato come “caso particolare” dei tre approcci sopra elencati. Cfr. Anderson (1952), “The Business Test of the IFO-Institute for Economic Research, Munich, Its Theoretical Model”, Review of the International Statistical Institute, 20, 1- 17; Carlson e Parkin (1975), “Inflation Expectations”, Economica, 42, 123-38; Pesaran (1984), “Expectations formation and macroeconomic modelling”, in P. Malgrange e P. Muet, ed., Contemporary Macroeconomic Modelling, Blackwell, Oxford, 27-53; D’Elia (1991), “La quantificazione dei risultati dei sondaggi congiunturali: un confronto tra procedure”, Rassegna di Lavori dell’ISCO, n. 13, Roma. 5 D’Elia (2005), “Using the results of qualitative surveys in quantitative analysis”, Documenti di Lavoro ISAE, n. 56, Roma. - 132 - Rapporto ISAE - luglio 2006 realizzazione, la variabile di riferimento per la stima è rappresentata dalla differenza quarta del tasso di disoccupazione, considerato un trimestre in avanti. Il modello stimato è lineare nei parametri, con una struttura a media mobile nei residui per tener conto di possibili problemi di autocorrelazione (Smith e McAleer, 1995)6: t-1∆ 4 e u t = 0,95 FIt-1 - 0,52St-1 (1) Nella (1), t-1∆4uet rappresenta l’aspettativa formulata al tempo t-1 sulla variazione tendenziale del tasso di disoccupazione in t (vedi grafico seguente), mentre FI indica la percentuale ASPETTATIVE DI DISOCCUPAZIONE (DIFFERENZE QUARTE) 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0 -0,5 -1,0 -1,5 '83 '84 '85 '86 '87 '88 '89 '90 '91 '92 '93 '94 '95 '96 '97 '98 '99 '00 '01 '02 '03 '04 '05 Attese Valore ef f ettivo Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT. di coloro che prevedono in t-1 un forte incremento della disoccupazione per il trimestre successivo e S quella di quanti si attendono una sua stabilità; le altre modalità di risposta non sono risultate statisticamente significative, una volta riproporzionate escludendo la considerazione della modalità “non so”. I parametri possono essere interpretati nel senso che coloro che scontano un aumento della disoccupazione stimano in media tale incremento pari allo 0,95%, mentre quelli che si aspettano una sua stabilità prevedono in realtà un leggero calo (pari a -0,52%) . L’equazione è stata stimata includendo una componente di media mobile fino al quarto ordine sui residui; la regressione spiega oltre l’85% della variabilità complessiva della variazione tendenziale della disoccupazione e risulta ben specificata rispetto a problemi di autocorrelazione, eteroschedasticità e forma funzionale (normalità e linearità). Una volta quantificate le aspettative, è possibile procedere ad un test formale della loro razionalità. In particolare, definiamo ∆4ut la differenza quarta del tasso di disoccupazione 6 Smith e McAleer (1995), “Alternative procedures for converting qualitative response data to quantitative expectations: an application to Australian manufacturing”, Journal of Applied Econometrics, 10, 165-85. - 133 - Economia italiana: evoluzione recente effettivamente osservata e stimiamo la seguente relazione: ∆4ut - ∆4uet = α + βφt-1 + γψt-i + εt (2) Nella (2) l’errore di previsione (∆4ut - ∆4uet) è stimato in funzione di una costante α e di un insieme di variabili che rappresentano l’informazione privata e pubblica disponibile agli agenti al momento della formulazione della loro previsione sull’andamento del tasso di disoccupazione. In caso di razionalità, i consumatori saranno in grado di utilizzare correttamente tutta l’informazione e di conseguenza nella stima della (2) né i parametri associati all’informazione privata (β) né quelli pertinenti all’informazione pubblica (γ) dovrebbero risultare statisticamente significativi; viceversa, la loro eventuale rilevanza indicherebbe che nel processo di formazione delle aspettative non si è tenuto conto in modo corretto di tutta l’informazione disponibile. In particolare, nella (2) il vettore φt-1 contiene informazioni sulla situazione economica corrente e attesa della famiglia, sul bilancio finanziario familiare, sulla situazione corrente e attesa dell’economia nel complesso e sul livello corrente e atteso dei prezzi. Tutte le variabili sono ricavate dalla indagine ISAE e riferite al momento in cui viene formulata l’aspettativa. Il vettore ψt-i contiene invece informazioni sull’effettivo valore di alcune variabili macroeconomiche di immediata rilevanza per gli agenti, che possono entrare nella specificazione con ritardi variabili in funzione della disponibilità dell’informazione statistica ufficiale. In particolare, nella stima sono stati considerati i dati ufficiali relativi all’andamento del Prodotto Interno Lordo, dell’inflazione e della disoccupazione, oltre a due variabili dummy che assumono valore 1 a partire, rispettivamente, dall’entrata in vigore della Legge Treu e della Legge Biagi, che hanno apportato importanti innovazioni di carattere istituzionale al funzionamento del mercato del lavoro italiano nel periodo in esame (gennaio 1982-dicembre 2005). Le serie delle inchieste, espresse come saldi ponderati, sono state destagionalizzate con Tramo-Seats ed introdotte nelle stime nei livelli o in differenze a seconda delle loro caratteristiche stocastiche, valutate con l’usuale test di DickeyFuller. I risultati della stima della (2)7 sono riportati nella tabella. I consumatori non sembrano risultare perfettamente razionali: essi infatti non sono in grado di incorporare tutta l’informazione disponibile per formulare correttamente le loro previsioni sul tasso di disoccupazione. In particolare, nella stima risultano significative le aspettative sulla situazione economica del paese (ECONE) e su quella della famiglia (FAME). L’interpretazione dei risultati suggerisce che i consumatori sono portati ad essere più ottimisti (pessimisti) sull’andamento del tasso disoccupazione di quanto sarebbe teoricamente “corretto” quando le aspettative sulla situazione economica del paese migliorano (peggiorano): infatti se l’informazione sull’andamento atteso della situazione economica del paese fosse incorporata correttamente nelle aspettative di disoccupazione, tale variabile non dovrebbe influenzare l’errore di previsione, come invece avviene nelle nostre stime. Al contrario, nel caso di attese di miglioramento (peggioramento) della situazione economica della famiglia, i consumatori sembrano essere meno ottimisti (pessimisti) riguardo l’andamento della disoccupazione di quanto sarebbe teoricamente “corretto”: ossia, i consumatori tendono in questo caso ad essere prudenti in relazione alla variazione del tasso di 7 Nella stima è stata inserita anche la considerazione di una variabile dummy per tenere conto del rilevante errore di previsione commesso nel secondo trimestre del 1993. - 134 - Economia italiana: evoluzione recente disoccupazione e non traslano interamente le attese di miglioramento (peggioramento) delle loro aspettative “private” sulla loro previsione del tasso di disoccupazione. Infine, risulta significativa la variazione tendenziale osservata del tasso di inflazione e del PIL, considerate con un ritardo di 3 trimestri per tenere conto dei ritardi nella pubblicazione dei dati. Nel primo caso, ad un aumento dei prezzi corrisponde una sottostima del tasso di disoccupazione, mentre ad una maggiore crescita del PIL è associata una sua tendenziale sovrastima. Una possibile interpretazione di questi ultimi risultati è che ad aumenti dell’inflazione i consumatori non sono in grado di associare adeguati incrementi del tasso di disoccupazione; d’altra parte, quando il PIL aumenta i consumatori sembrano attendersi diminuzioni del tasso di disoccupazione maggiori di quanto poi effettivamente registrato nella realtà. Non risultano invece significativi i valori passati del tasso di disoccupazione, né le variabili dummy relative alle leggi Biagi e Treu: tale risultato può essere interpretato nel senso che i consumatori hanno effettivamente incorporato correttamente nelle loro previsioni l’andamento passato della variabile e le innovazioni istituzionali introdotte sul mercato del lavoro italiano negli ultimi anni. IL TEST DI RAZIONALITÀ DELLE ASPETTATIVE DI DISOCCUPAZIONE Variabile dipendente: ∆4ut - ∆4uet Coefficienti T di student FAME-t-1 -0.012 -2.38 ECONE-t1 0.005 2.41 ∆ LGDPt-3 -4.190 -2.33 ∆4LINFLt-3 1.88 2.03 R2 0,23 Durbin-Watson 2,32 Log likelihood 3,75 4 I risultati presentati nella tabella rappresentano solo un primo passo verso lo studio del processo di formazione delle aspettative degli agenti economici rispetto all’andamento della disoccupazione. In particolare, in futuro l’analisi potrebbe essere estesa alla considerazione di ulteriori metodi di quantificazione dei risultati, considerando anche gli approcci probabilistici introdotti da Carlson e Parkin (1975) o alternativamente specificazione della funzione di regressione che tengano conto di possibili non linearità (Pesaran, 1984) o infine dei modelli basati su fattori latenti (D’Elia, 1991). Ulteriori ricerche andrebbero indirizzate anche verso la verifica dell’ipotesi della razionalità, controllando per l’eterogeneità dei consumatori, ossia differenziando gli intervistati ad esempio a seconda della loro condizione lavorativa (dipendenti, indipendenti ed inattivi) o del loro grado di istruzione. E’ possibile infatti supporre che l’accesso all’informazione sia costoso (Downs, 1957)8 e che la capacità di elaborare l’informazione stessa non sia né uguale per tutti gli agenti né legata alle loro caratteristiche individuali, ma specifica di gruppi di soggetti omogenei dal punto di vista socio-economico (Krause, 2000)9. 8 Downs (1957), An Economic Theory of Democracy, New York: Harper and Row. 9 Krause (2000), “Testing for the Strong Form of Rational Expectations with Heterogeneously Informed Agents”, Political Analysis, 285- 305. - 135 - Rapporto ISAE - luglio 2006 PREZZI L’attuale fase economica continua a contraddistinguersi per i limitati effetti sui prezzi prodotti dallo shock petrolifero. Per quasi tutto il primo semestre 2006 l’inflazione ha oscillato intorno al 2,1-2,2%, valori analoghi quelli medi prevalenti nel secondo semestre dello scorso anno e solo appena superiori a quello con cui si era chiuso il 2005; in giugno è risalita al 2,3%, il tasso più alto dall’agosto 2004. Il profilo è il risultato di Graf. 35 - INFLAZIONE AL CONSUMO un bilanciamento all’interno (indice nazionale per l'intera collettività; variazioni percentuali) del sistema dei prezzi tra le 3,5 forti spinte di origine esterna e la moderazione di quelle gene3,0 rate all’interno. Le tensioni sui 2,5 prezzi internazionali del petrolio si sono accentuate fino a 2,0 primavera inoltrata quando hanno sfiorato i 60 euro a bari1,5 le. Successivamente, grazie 1,0 anche all’apprezzamento del2002 2003 2004 2005 2006 la valuta europea rispetto al su tre mesi annualizzate; dati destagionalizzati dollaro, le quotazioni si sono su dodici mesi leggermente ridimensionate e Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT. stabilizzate intorno ai 54 euro a barile, circa il 15% in più rispetto ai livelli di fine 2005. A metà luglio sono poi tornate sui 60 euro. Nello stesso tempo le pressioni dai costi interni sono rimaste contenute, come dimostra l’indicatore della core inflation che ha continuato a muoversi ad un ritmo più moderato, intorno all’1,7-1,8%, in marginale aumento rispetto all’ultimo scorcio del 2005. Per quanto riguarda il costo dei fattori produttivi interni, gli sviluppi relativamente più sostenuti della dinamica salariale sono stati in parte contrastati dal recupero della produttività, determinando, quanto meno per il settore privato, un rallentamento del costo del lavoro per unità di prodotto. Per altro verso, l’ancora scarso dinamismo della domanda ha limitato per gran parte delle imprese produttrici la possibilità di trasferire sui listini i maggiori costi degli input energetici. Inoltre, nel contrastare la risalita dei prezzi finali di vendita dei beni è stato determinante anche il contesto internazionale di forte concorrenza, so- - 136 - Economia italiana: evoluzione recente prattutto in quei settori dove maggiore è la presenza dei prodotti provenienti dalle economie esportatrici a basso costo di produzione. Molti dei fattori sopra menzionati, sia quelli di spinta che di contenimento delle pressioni inflazionistiche, è probabile che continuino ad agire anche nell’immediato futuro e il loro bilanciamento o meno sarà decisivo per gli sviluppi dell’inflazione. Per quanto riguarda i primi, nei prossimi mesi si sconteranno in maniera crescente le ricadute dei passati rincari del petrolio sulle tariffe energetiche, e allo stesso tempo si faranno più evidenti gli effetti indiretti degli elevati costi dell’energia sui prezzi dei beni industriali; d’altro canto, la concorrenza internazionale dovrebbe continuare a offrire un sostegno al contenimento dei prezzi dei beni non energetici. Il ritmo di crescita Graf. 36 - DIFFERENZIALE D'INFLAZIONE dell’indice armonizzato (tra il ITALIA - AREA EURO(1) (punti percentuali) 2,2 e il 2,3% nel primo e secondo trimestre, con una punta 1,5 del 2,4% in giugno) è risultato 1,0 appena più sostenuto rispetto all’indicatore nazionale, ma ha 0,5 continuato a mantenersi infe0,0 riore al corrispondente andamento riferito all’insieme dei -0,5 paesi dell’area dell’euro. L’in-1,0 flazione europea ha, come in 2002 2003 2004 2005 2006 altre occasioni, accusato in totale core inflation misura più sensibile rispetto Fonte: elaborazioni ISAE su dati EUROSTAT. (1) Italia esclusa. alla nostra economia lo shock sui prezzi provocato dalle impennate del petrolio, risultando in quasi tutta la prima parte dell’anno più alta di 0,1 - 0,2 punti percentuali rispetto a quella italiana. Nei confronti dei principali paesi dell’area, Germania e Francia, permane un divario inflazionistico a nostro sfavore, anche se la sua entità si è leggermente ridotta, oscillando all’interno di una fascia di valori più ristretta rispetto alla prima parte del 2005. Determinante per il migliore andamento dell’inflazione italiana ha continuato ad essere la dinamica dei prezzi delle componenti più volatili, che mostrano una maggiore inerzia e movimenti più smussati rispetto alla maggior parte dei partner europei. Anche in questi primi mesi del 2006, i prezzi degli alimentari non trasformati e degli energetici hanno - 137 - Confronto con i paesi dell’area dell’euro Rapporto ISAE - luglio 2006 registrato crescite inferiori a quelle mediamente riscontrate nella zona euro, con un divario a nostro favore rispettivamente intorno ad uno e a due punti percentuali. Il processo di piena convergenza continua invece ad incontrare difficoltà nella dinamica di fondo dell’inflazione, rimasta per l’Italia appena sotto il 2 per cento. In questa prima parte Graf. 37 - PRINCIPALI COMPONENTI dell’anno il divario tra la core DELLA CORE INFLATION (differenziali rispetto all'area euro(1), inflation italiana e quella mein punti percentuali) dia europea non si è discosta2,0 to, se non episodicamente, dai 1,6 tre decimi di punto (legger1,2 mente di più se si esclude l’Italia dal calcolo della media 0,8 europea) e soprattutto ha inter0,4 rotto la tendenza alla riduzione 0,0 che si era riavviata nell’agosto scorso. La sostanziale stabiliz-0,4 zazione della distanza tra i rit2002 2003 2004 2005 2006 mi di crescita è il risultato di beni industriali non energetici servizi Fonte: elaborazioni ISAE su dati EUROSTAT. evoluzioni diverse per le prin(1) Italia esclusa. cipali componenti. In particolare, all’inizio di questo anno per gli alimentari lavorati si è registrata un’inversione di segno nel differenziale, tornato a nostro sfavore per circa quattro decimi di punto. L’inflazione italiana nei servizi è rimasta del tutto in linea con quella europea fino ad aprile, ma ha accusato una dinamica alquanto più sostenuta in maggio (2,1% a fronte dell’1,8% della zona euro). Al di là del singolo dato, probabilmente imputabile a particolarità stagionali nella voce del turismo in qualche paese, occorre tuttavia sottolineare che per talune voci stanno riemergendo comportamenti divergenti. Dall’inizio dell’anno per i prezzi delle comunicazioni, che avevano fornito il maggior contributo alla chiusura del divario nel settore dei servizi negli ultimi quattro anni, il differenziale inflazionistico è tornato a nostro sfavore per oltre mezzo punto percentuale. Anche nel caso dei servizi relativi al trasporto, la cui crescita dei prezzi si era fortemente avvicinata a quella europea negli ultimi mesi del 2005, si è verificato un nuovo allontanamento. Al peggioramento che ha interessato gli alimentari lavorati e i servizi si è contrapposta un’evoluzione relativamente più favorevole nei - 138 - Economia italiana: evoluzione recente beni industriali non energetici. Lo scarto nei confronti della dinamica europea, pur rimanendo più ampio rispetto a quanto osservato per le altre due voci dell’inflazione di fondo, ha mostrato nell’ultimo periodo qualche progresso nella convergenza verso i ritmi degli altri undici paesi dell’area, con un differenziale oscillante in media tra 0,7 e 0,8 punti percentuali, contro un punto e più dello scorso anno. All’interno del comparto, i miGraf. 38 - COMPONENTI DEI BENI INDUSTRIALI NON ENERGETICI glioramenti più consistenti si (differenziali d’inflazione rispetto all'area euro, sono realizzati per i beni non in punti percentuali) durevoli, che hanno messo in 2,5 evidenza dall’inizio dell’anno 2,0 una inflazione inferiore a quel- 1,5 la dei partner europei. Nel 1,0 caso dei beni durevoli, nei 0,5 mesi più recenti sembrerebbe 0,0 essersi arrestato il processo di ampliamento del divario ini- -0,5 ziato a metà 2004 (un punto e -1,0 2002 2003 2004 2005 2006 mezzo, a fronte 1,7 punti nella beni durevoli beni non durevoli beni semidurevoli seconda parte del 2005), soFonte: EUROSTAT. prattutto per un recupero della dinamica inflazionistica, peraltro in diversi casi negativa, nelle altre principali economie dell’area. Anche per i beni semidurevoli, alla base della contenuta riduzione del divario (ora mediamente intorno a 0,7 punti) è più la risalita nel profilo tendenziale dei prezzi degli altri paesi piuttosto che la discesa dell’inflazione italiana, a conferma della maggiore rigidità che caratterizza il nostro sistema dei prezzi. Nelle principali economie partner la più intensa concorrenza internazionale e la penetrazione delle merci provenienti dai paesi a basso costo di produzione, si è infatti tradotta in benefici per i consumatori finali: importanti settori, come l’abbigliamento e le calzature, sono stati interessati da un processo deflazionistico, diversamente da quanto accaduto in Italia, dove si è assistito solo ad un ridimensionamento dei tassi di crescita dei prezzi. Anche nella prima parte del 2006 la formazione dei prezzi a livello industriale ha continuato ad essere fortemente condizionata dagli sviluppi sui mercati delle materie prime; oltre agli effetti di impatto diretto hanno tuttavia cominciato a farsi più evidenti anche le ripercus- - 139 - Prezzi alla produzione Rapporto ISAE - luglio 2006 sioni indirette delle tensioni passate. I nuovi rincari petroliferi hanno in particolare rappresentato la principale fonte delle maggiori pressioni inflazionistiche provenienti dalla catena dell’offerta in questi mesi, ma ad essi si sono aggiunti i recuperi dei corsi delle materie di base industriali e il primo manifestarsi della traslazione dei precedenti maggiori costi dell’energia sui prezzi nelle fasi di lavorazione più avanzata. La dinamica inflazionistiGraf. 39 - PREZZI ALLA PRODUZIONE ca alla produzione, che già alla (indice generale; variazioni percentuali) fine dello scorso anno si era 10 fortemente intensificata, nei 8 primi mesi del 2006 si è porta6 ta poco al di sotto del 5%. Dal4 la primavera, per effetto del 2 nuovo forte aumento del petrolio, il profilo tendenziale ha 0 segnato una decisa impenna-2 ta, con un tasso che ha rag-4 giunto in maggio 6,6%, in 2002 2003 2004 2005 2006 prossimità dei massimi ragsu tre mesi annualizzate; dati destagionalizzati giunti nel 2000, in occasione su dodici mesi dell’episodio inflazionistico Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT. legato ai rincari petroliferi del 1999. Al netto dei fattori stagionali la dinamica congiunturale è risultata ancora più sostenuta e non lascia ipotizzare per l’immediato futuro un rientro rapido dei prezzi. L’indicatore destagionalizzato calcolato dall’ISAE ha seguito dalla metà del 2005 un profilo in salita, che si è inasprito in questi primi mesi del 2006: a maggio il tasso di crescita su tre mesi annualizzato è risultato di poco inferiore al 9% (anche in questo caso sui valori massimi del 2000), contro il 5,5% del dicembre scorso. L’impulso maggiore alla accelerazione dei prezzi alla produzione è venuto dalle voci energetiche e dai beni intermedi (questi ultimi costituiscono anche la componente con maggior peso all’interno dell’indice), che hanno incorporato i rincari degli input di base importati. L’indice Confindustria delle quotazioni in euro delle materie prime importate ha registrato livelli progressivamente più elevati, determinati essenzialmente dalle tensioni dei prodotti petroliferi e dalla ripresa delle quotazioni delle materie prime industriali: nel caso dei combustibili i - 140 - Economia italiana: evoluzione recente tassi di variazione annuali si sono mossi in questa prima parte del 2006 mediamente intorno al 40%, mentre le merci di uso industriale hanno confermato gli elevati ritmi di crescita tendenziale invalsi alla fine dello scorso anno e di poco inferiori al 25%. Come effetto di tali andamenti, i prezzi dei beni intermedi alla produzione hanno acquisito e progressivamente consolidato un profilo tendenziale in aumento: la variazione su base annua, che aveva toccato un minimo dello 0,5% nell’ottobre scorso, è risalita in maggio al 4,5%; nello stesso tempo la componente energetica ha continuato a muoversi con ritmi superiori al 20% su base annua. Il consolidamento di quoGraf. 40 - PREZZI ALLA PRODUZIONE tazioni elevate per i prodotti (variazioni percentuali annue) petroliferi e, presumibilmen- 4 25 te, l’acquisizione nelle politi20 che di formazione dei prezzi di 3 15 un livello dei costi energetici 10 permanentemente elevato, 2 5 hanno cominciato a far intravedere qualche segnale di ac- 1 0 celerazione per i listini dei -5 beni a più avanzata fase di la- 0 -10 vorazione. L’intonazione an- 2002 2003 2004 2005 2006 beni intermedi (s cala des tra) cora incerta della domanda e energia (s c ala destra) beni di c ons umo non durev oli la pressione concorrenziale dei beni di c ons umo durevoli prodotti provenienti dalle eco- Fonte: ISTAT. nomie esportatrici emergenti hanno però al momento continuato a costituire un vincolo al completo trasferimento dei costi energetici e per adeguamenti al rialzo di maggiore portata. Con l’inizio del 2006, il profilo tendenziale dei prezzi dei beni destinati al consumo finale ha segnato una decisa impennata, con un tasso di crescita che si è rapidamente portato dallo 0,8% di fine 2005 all’1,8% di maggio. L’evoluzione congiunturale sottostante, valutata dall’ISAE al netto dei fattori stagionali, ha messo in evidenza dinamiche di crescita ben più sostenute (poco sopra il 2,5% in termini annualizzati), ma ancora inferiori ai massimi toccati nel 2001, al culmine della precedente fase di accelerazione dei prezzi di questo comparto. La risalita ha interessato entrambe le componenti dei beni, non durevoli e durevoli, anche se nel primo caso è risultata più moderata. - 141 - Rapporto ISAE - luglio 2006 I prezzi di questo raggruppamento hanno risentito (punti percentuali) soprattutto del recupero dei listini degli alimentari e dei proTOTALE dotti in cuoio, che da inizio 3 2006 sono tornati su tassi di 2 variazione annui positivi; so1 stanzialmente stabile, e ancora 0 in moderato rallentamento rispetto allo scorso anno, è ri-1 sultata la dinamica tendenziale -2 per i prezzi dell’abbigliamento -3 (0,8% l’aumento medio fino a 2002 2003 2004 2005 2006 maggio, contro poco più zona euro Francia dell’1% nel 2005), probabilSpagna Germania mente per le attente politiche BENI DI CONSUMO DUREVOLI dei prezzi in un settore sotto3 posto all’intensa concorrenza dei paesi esportatori di merci a 2 basso costo di produzione. Nel 1 complesso del raggruppamen0 to, il tasso di crescita è salito dallo 0,8% di fine 2005 -1 all’1,7% dello scorso maggio. -2 Una maggiore diffusione e in-3 tensità hanno invece avuto gli 2002 2003 2004 2005 2006 aumenti nel caso dei beni duzona euro Francia Spagna Germania revoli, con ritmi annui saliti tra dicembre scorso e maggio Fonte: EUROSTAT. di quasi un punto percentuale e mezzo (2,5% in maggio, 1,1% a fine 2005). Recuperi particolarmente forti hanno avuto i listini degli apparecchi elettrici e di precisione (3,3%, dall’1,5% di dicembre), dei mobili e degli altri manufatti. L’accelerazione dei prezzi in questo comparto si è confrontata con una dinamica in aumento molto più moderato nella maggior parte degli altri partner europei, che ha dato luogo ad una inversione nel segno del differenziale inflazionistico, tornato a nostro sfavore dopo essere stato a nostro vantaggio per buona parte dello scorso anno. Tale andamento, Graf. 41 - DIFFERENZIALE DELL'ITALIA NEI PREZZI ALLA PRODUZIONE - 142 - Economia italiana: evoluzione recente insieme al mantenimento di un differenziale positivo nel comparto energetico e in quello dei beni capitali, ha determinato per i listini industriali nel loro complesso l’annullamento del divario a nostro favore che aveva caratterizzato l’ultimo anno. Le crescenti sollecitazioni inflazionistiche provenienti dagli stadi di produzione e prima commercializzazione si sono trasferite solo in parte a livello di distribuzione finale, dove l’aumento dell’inflazione è risultato quantitativamente modesto. La tendenza alla risalita dei prezzi al consumo è stata molto graduale, procedendo a scalini: in base all’indice nazionale per l’intera collettività, il tasso di crescita sui dodici mesi ha segnato tra la fine dello scorso anno e giugno un aumento di soli tre decimi di punto percentuale. L’accelerazione della dinamica inflazionistica emerge però con evidenza dai dati destagionalizzati: l’indicatore elaborato dall’ISAE al netto dei fattori stagionali indica un ritmo di crescita congiunturale, espresso in termini annui, pari al 2,7%, con un aumento di poco più di mezzo punto percentuale rispetto alla fine del 2005, sui valori massimi degli ultimi tre anni. L’evoluzione dell’inflazione in questa prima parte dell’anno è il risultato di una combinazione di aumenti dei prezzi decisamente sostenuti per la componente energetica e di dinamiche ancora relativamente moderate per gli altri beni e servizi. Il raggruppamento dell’energia nel suo complesso (prezzi liberi e tariffe) ha registrato una crescita su base annua appena inferiore al 10%, con un contributo della componente regolamentata in progressivo e forte aumento a causa dei ritardi con cui i rincari petroliferi si scaricano sulle tariffe. Il comparto degli alimentari ha continuato a rappresentare un fattore di moderazione (con un apporto alla crescita dell’indice complessivo limitato a circa tre decimi di punto in entrambi i trimestri), nonostante i prezzi della componente dei lavorati abbiano segnato un forte recupero (quasi 2% la crescita annua in aprile e maggio, da poco meno dell’1% a fine 2005), sulla scia di quanto sperimentato a livello della produzione. L’attuale shock petrolifero continua però a distinguersi dai precedenti episodi inflazionistici di uguale natura soprattutto per i moderati effetti indiretti o di seconda battuta che i maggiori costi energetici hanno finora riversato sull’intero sistema dei prezzi. In effetti, per i beni non alimentari e non energetici l’inflazione si è confermata particolar- - 143 - Inflazione al consumo Rapporto ISAE - luglio 2006 mente contenuta anche in questo primo semestre. La modesta ripresa dei prezzi che si è avviata sul finire dello scorso anno non si è irrobustita e la crescita tendenziale è rimasta intorno all’1%. La mancata reazione di questi prezzi agli aumenti dei costi energetici è probabilmente da ricercare nell’operare congiunto di diversi fattori, tra i quali spiccano la persistente debolezza della domanda di consumo e la pressante Graf. 42 - INFLAZIONE AL CONSUMO (indice nazionale per l'intera collettività; variazioni percentuali annue) BENI NON ALIMENTARI ESCLUSI ENERGETICI 4 0,8 4 0,6 3 0,4 2 0,2 1 0,0 0 -0,2 -1 -0,4 -2 0 -2 -4 3 2 -6 -8 -10 -12 1 0 2002 2003 2004 2005 2006 2002 abbigliamento e calzature beni di largo consumo non alimentari elettrod.,cucine a gas (scala destra) -14 -16 -18 2003 2004 2005 2006 arredam. e articoli per la casa mezzi di trasporto apparecchi elettronici (scala destra) SERVIZI PRIVATI 8 15 5,0 4,5 7 4,0 6 3,5 10 5 3,0 4 2,5 3 2,0 5 2 1,5 1,0 1 0,5 0 2002 0 2003 2004 2005 servizi per il turismo servizi ricreativi e culturali servizi di trasporto servizi tradizionali 2006 2002 0,0 2003 2004 2005 2006 servizi finanziari e assicurativi servizi professionali (sc.destra) Fonte: elaborazioni ISAEsu dati ISTAT. concorrenza dei prodotti a basso costo di produzione provenienti dalle economie emergenti, che hanno spinto gli operatori della distribuzione finale a perseguire ancora politiche dei prezzi prudenti (pur non dando - 144 - Economia italiana: evoluzione recente luogo a diffusi processi di riduzione come in altre economie europee). Qualche spunto di recupero hanno comunque segnato i prezzi degli apparecchi elettronici, anche se la loro dinamica tendenziale rimane ancora negativa, e dei beni di largo consumo. La debolezza dei consumi è probabilmente alla base anche del rallentamento dell’inflazione nei servizi, che ha toccato un minimo nel primo trimestre (2,2% a fronte del 3% nel quarto del 2004) prima di risalire leggermente nel terzo. In un quadro di generale moderazione, che ha coinvolto anche i prezzi dei servizi finanziari e assicurativi (scesi al di sotto del tasso d’inflazione medio), le pressioni maggiori si sono concentrate nella voce relativa ai trasporti (con una crescita media nel bimestre aprile-maggio superiore al 4%), per le ricadute indirette dei maggiori costi petroliferi. Anche nella prima parte di questo anno, come nell’ultimo scorcio del 2005, la dinamica dei prezzi sottoposti a controllo pubblico è risultata più sostenuta rispetto a quella della componente non regolamentata. Rincari hanno interessato il raggruppamento dei beni, soprattutto per il recupero dei prezzi dei medicinali, in controtendenza rispetto allo scorso anno quando avevano fornito un importante contributo alla moderazione. Nel loro insieme i prezzi dei beni amministrati sono cresciuti nei primi cinque mesi dell’anno del 2%, a fronte della sostanziale stabilità (+0,2%) dei primi cinque mesi del 2005. La dinamica inflazionistica relativa al raggruppamento dei servizi di pubblica utilità ha ulteriormente intensificato i ritmi già veloci acquisiti a fine 2005 (3,5% nel primo trimestre 2006 e quasi 4% nel secondo), più elevati di oltre un punto percentuale rispetto all’inflazione media. Al suo interno, le dinamiche sono risultate in aumento per le tariffe a controllo locale mentre quelle decise a livello nazionale sono rimaste pressoché stazionarie. Tra le prime risaltano ancora una volta gli aumenti dei costi per le famiglie relativi alla raccolta dei rifiuti (con rincari annui di poco inferiori al 6% nel primo semestre), mentre all’interno di quelle nazionali le tariffe relative alle comunicazioni hanno confermato il ruolo di voce calmierante dell’inflazione, con variazioni annue su valori negativi come nella seconda parte del 2005. Le pressioni inflazionistiche maggiori sono ovviamente arrivate dagli adeguamenti al rialzo relativi alle tariffe energetiche, che hanno comportato nei primi cinque mesi del 2006 un aumento annuo del 10,1%, leggermente superiore al 9,9% nel quarto trimestre del 2005. Il meccanismo di indicizzazione alle quota- - 145 - Tariffe Rapporto ISAE - luglio 2006 zioni del petrolio se, da un lato, contribuisce a smorzare e a diluire l’impatto immediato di brusche impennate della materia prima di riferimento, determina, dall’altro, una maggiore persistenza degli effetti nel tempo. Tab. 8 PREZZI AL CONSUMO PER L'INTERA COLLETTIVITÀ (variazioni percentuali annue) Componenti Pesi (1) 2005 I II III IV 16,08 1,9 1,6 2,2 3,3 4,92 0,9 -0,9 0,3 2,6 Energia 2,56 2,1 5,6 7,7 9,9 Comunicazioni 2,57 0,0 0,0 -0,3 -0,5 Trasporti 1,63 2 1,9 2,1 2,5 83,92 1,9 1,9 2,0 2,0 Beni e servizi a prezzo controllato (3) Anno 2006 I II(2) 2,2 3,1 3,2 0,7 2,0 1,9 6,3 9,5 11,0 -0,2 -0,6 -0,6 2,1 3,1 3,2 1,9 2,0 2,0 di cui: Beni di cui: Tariffe Beni e servizi liberi di cui: Affitti 2,63 2,5 2,1 2,2 2,1 2,3 2,4 2,3 Assicurazioni 1,18 0,9 1,2 2,3 2,5 1,7 2,6 2,5 Servizi bancari 0,67 6,9 8,7 9,0 8,7 8,3 4,1 1,6 100,00 1,9 1,8 2,0 2,2 1,9 2,1 2,2 Indice generale Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT. (1) peso percentuale riferito al dicembre 2005. (2) bimestre aprile-maggio. (3) per i medicinali si considera l'intero aggregato ISTAT che comprende anche i prodotti della fascia "C" a prezzo libero. Gli aumenti che si sono scaricati in questa prima parte dell’anno sulle tariffe dell’energia elettrica e del gas sono infatti quelli che si riferiscono ancora ai rincari del petrolio della metà del 2005, mentre sono state solo in parte incorporate le quotazioni massime toccate nella primavera di quest’anno. Il contributo all’inflazione di questa componente, tenuto anche conto delle altre voci che concorrono alla loro determinazione, è dunque destinato, in mancanza di interventi moderatori, a rimanere particolarmente sostenuto ancora nei prossimi mesi. Già in luglio, l’adeguamento stabilito dall’Autorità di settore è risultato del 5,8% e del 4,2% rispettivamente per le tariffe dell’energia elettrica e del gas, con un apporto alla crescita mensile dell’indice generale pari a quasi 1,5 punti percentuali. Nell’insieme, i prezzi del raggruppamento dei beni e servizi regolamentati sono cresciuti nei primi cinque mesi ad un ritmo del 3,1%, quasi un punto percentuale in più rispetto al tasso medio di inflazione. - 146 - Economia italiana: evoluzione recente Il permanere ormai da diverso tempo dei prezzi del petrolio su livelli elevati ha portato ad un generale deterioramento del clima delle aspettative di inflazione, particolarmente evidente nel settore produttivo. Le inchieste congiunturali dell’ISAE avevano segnalato già dalla metà dello scorso anno un peggioramento delle prospettive inflazionistiche delle imprese manifatturiere, anticipando il movimento al rialzo del ritmo di crescita dei prezzi alla produzione che si è realizzato alla fine del 2005. Dai primi mesi di quest’anno il numero di imprese che valuta la possibilità di modificare verso l’alto i propri listini ha mostrato una più ampia diffusione, con un saldo dei giudizi circa la tendenza dei prezzi che si è portato su valori molto vicini ai massimi raggiunti all’inizio del decennio in risposta alla fase di rincaro del petrolio iniziata nel marzo 1999. Tale risultato è comunque condizionato fortemente dalle politiche di prezzo prospettate dalle imprese del settore dei beni intermedi, mentre gli imprenditori che producono beni destinati al consumo finale appaiono relativamente meno propensi ad un rialzo dei loro listini: nei dati al netto della stagionalità, in questo comparto il saldo tra chi ha intenzione di aumentare i propri prezzi nel breve termine e chi invece intende ridurli è risultato decisamente più contenuto rispetto all’indicazione complessiva e non ha evidenziato un netto movimento verso l’alto, anche se si è attestato leggermente al di sopra del valore medio degli ultimi quattro anni. Probabilmente le imprese in questo comparto sono ancora vincolate nelle loro politiche di prezzo da una congiuntura della domanda non particolarmente brillante. Tale indicazione, se da una parte induce ad un relativo ottimismo nel brevissimo termine per la possibilità di assistere ancora a trasferimenti moderati e parziali sui prezzi della distribuzione finale dei maggiori costi energetici sopportati dai produttori, dall’altra solleva qualche preoccupazione in un’ottica prospettica che abbracci un orizzonte temporale più lungo e un quadro macroeconomico caratterizzato da una fase ciclica più vivace. Segnali sfavorevoli sono venuti negli ultimi mesi anche dall’indagine ISAE relativa ai consumatori. Le loro aspettative inflazionistiche, dopo essersi ridimensionate all’inizio dell’anno, hanno successivamente mostrato un moderato, ma pressoché costante, peggioramento e in giugno sono emerse con maggiore evidenza le preoccupazioni delle famiglie circa la dinamica futura dei prezzi, come effetto probabilmente dei ripetuti aumenti della benzina e degli annunci dei forti rincari previsti per le tariffe energetiche. - 147 - Piani delle imprese e aspettative dei consumatori Rapporto ISAE - luglio 2006 Inoltre, l’andamento delle attese di inflazione e quello (inchiesta ISAE, saldi destagionalizzati) dei giudizi circa la dinamica 20 attuale dei prezzi, che fino alla primavera avevano messo in 15 evidenza un relativo scolla10 mento, nell’ultimo mese sono risultati maggiormente in sin5 tonia. Dall’inizio dell’anno, le valutazioni negative dei con0 sumatori sulla situazione cor2002 2003 2004 2005 2006 rente dei prezzi avevano beni finali di consumo totale industrie segnato graduali ridimensionamenti, toccando in maggio Graf. 44 - INFLAZIONE PERCEPITA E il livello più basso dai primi ASPETTATIVE DEI CONSUMATORI mesi del 2002, vale a dire (saldi ponderati ISAE e variazioni % annue) 4,0 dall’avvio della fase di forte 1,4 peggioramento dei giudizi. In 3,5 1,0 giugno si è invece verificata 3,0 una inversione di tendenza, 0,6 2,5 con un deterioramento delle 0,2 2,0 percezioni d’inflazione nei consumatori, che hanno cor-0,2 1,5 rettamente indicato ritmi di 1,0 -0,6 crescita dei prezzi più sostenu2002 2003 2004 2005 2006 ti rispetto al mese precedente. giudizi sull'andamento dei prezzi negli ultimi 12 mesi (al netto dei "non so";sc.destra) attese di inflazione (al netto dei "non so";sc.destra) Per quanto i risultati dell’indainflazione (prezzi al consumo per l'intera collettività) gine non offrano una indicazione quantitativa delFonte: ISAE e ISTAT. l’evoluzione futura dell’inflazione e il legame con i meccanismi di formazione dei prezzi non sia immediato, tuttavia il cambiamento del clima inflazionistico che si è delineato potrebbe attenuare un elemento di disciplina nelle politiche di prezzo degli operatori a livello di distribuzione commerciale. Obiettivo principale della politica economica nel breve termine dovrà essere pertanto la stabilizzazione delle aspettative inflazionistiche, sia dei produttori sia dei consumatori, per contrastare l’eventualità che in una fase di miglioramento ciclico si possano verificare rincari amplificati rispetto a quelli giustificati dall’andamento dei costi. Graf. 43 - ATTESE DELLE IMPRESE SUI PREZZI - 148 - Economia italiana: previsioni 2006-07 CRESCITA, INFLAZIONE, MERCATO DEL LAVORO L’evoluzione dell’economia italiana nella prima metà del 2006 sembra, nel complesso, confermare il sentiero di ripresa che era stato delineato nel Rapporto ISAE dello scorso febbraio e successivamente precisato nelle quantificazioni nell’aggiornamento del quadro previsivo fornito nella Nota mensile dello scorso mese di maggio. Come si argomenta nelle pagine precedenti, l’avvio del recupero ciclico dell’Italia, pur divenendo visibile a causa degli effetti di trascinamento solo nel 2006, potrebbe essere datato, in realtà, più indietro nel tempo; gli “indizi” congiunturali porterebbero a collocarlo all’inizio del 2005, quando potrebbe essere stato toccato il punto di minimo della lunga e anomala fase di stagnazione/recessione (durata circa un quinquennio) della nostra economia e avrebbe mosso i primi passi un processo moderatamente espansivo, trainato soprattutto dal ritorno dell’industria su un percorso, per quanto irregolare, sostanzialmente più favorevole che negli anni precedenti. Gli interrogativi su quanto del recente miglioramento sia attribuibile a fenomeni ciclici (legati alla buona evoluzione della congiuntura internazionale e, soprattutto, europea) e quanto a fattori strutturali (adattamento e ristrutturazione della nostra industria) non possono evidentemente trovare adeguate risposte sulla base dei dati, ancora troppo parziali, disponibili. Qui ci si limita a rimandare alle evidenze presentate nel Rapporto di febbraio (dedicato a “L’industria tra stasi e modifiche strutturali”) circa i processi di trasformazione inter e intra-settoriali intervenuti negli anni della lunga crisi industriale. Tali processi, innestati dalla pressione selettiva proveniente dall’accresciuta concorrenza internazionale, sembrano aver consentito a una frangia sempre più consistente di produttori di tornare ad affacciarsi con maggiore decisione nei mercati internazionali. In questo senso andrebbero lette sia le “aggressive” (e anomale) politiche di prezzo all’export, volte a incremen- - 149 - Ciclo in miglioramento Congiuntura e struttura Rapporto ISAE - luglio 2006 Economia italiana alle soglie dell’estate Segnali favorevoli dall’inchiesta presso le imprese … tare i margini di profitto nei più dinamici mercati esteri nonostante l’apprezzamento del cambio e la concorrenza dei paesi emergenti, perseguite dai segmenti di più alta qualità dei comparti tradizionali del Made-in-Italy (politiche consentite dal miglioramento qualitativo delle esportazioni che avrebbe favorito l’esercizio di un potere di mercato), sia le performance positive, in contrasto col resto della manifattura, evidenziate negli ultimi anni da alcuni specifici settori (in particolare, nella produzione di beni intermedi, nell’alimentare e, più di recente, nella metalmeccanica). A ciò si deve, peraltro, aggiungere un’ulteriore considerazione riguardo alla possibilità che sviluppi meramente congiunturali siano rivelatori di qualche cambiamento nelle dinamiche di fondo: il fatto che l’industria italiana condivida il ciclo positivo dell’industria europea è una novità nel deludente panorama degli anni duemila; nelle precedenti occasioni in cui la manifattura dell’area euro ha accelerato il passo in questo decennio (in particolare, dopo la recessione comune a tutti i paesi sperimentata nel 2001), il nostro sistema industriale non è mai stato in grado di accodarsi, rimanendo impantanato, nonostante alcuni tentativi di ripresa, in uno stato di prolungata stagnazione. Tornando alle tendenze della prima parte del 2006, al rialzo del PIL nei primi tre mesi, dovrebbe avere fatto seguito una moderazione nel secondo trimestre, conseguente principalmente a un rallentamento della produzione industriale. Quest’ultimo è da attribuire soprattutto al “passo falso” verificatosi nel mese di aprile su cui ha, però, influito la peculiare distribuzione dei giorni di festività che ha caratterizzato quel mese; in maggio è stata completamente recuperata la perdita del mese precedente. Nelle stime dell’ISAE, le prospettive a breve dell’attività manifatturiera rimangono favorevoli, anche se caratterizzate da una certa volatilità: dopo una riduzione in giugno, che porterebbe la variazione del secondo trimestre in territorio marginalmente negativo (-0,2% rispetto ai precedenti tre mesi), l’industria italiana dovrebbe conseguire rialzi più consistenti nel periodo estivo, prefigurando un terzo trimestre nuovamente in accelerazione. Concorrono a determinare il più positivo scenario manifatturiero le indicazioni provenienti dalle inchieste congiunturali presso le imprese industriali. La fiducia delle aziende, in risalita pressoché continua nell’ultimo anno, ha raggiunto in giugno il livello più elevato dalla fine del 2000. Il miglioramento ha inizialmente riguardato soprattutto le imprese produttrici di beni intermedi e di investimento, sospinte - 150 - Economia italiana: previsioni 2006-07 dall’irrobustimento del portafoglio ordini dall’interno e dall’estero; nelle indicazioni più recenti, le tendenze al rialzo si sono accentuate anche per i produttori di beni di consumo. Settorialmente diffuse appaiono, nelle inchieste degli ultimi mesi, le aspettative di rafforzamento della domanda e della produzione, in presenza di un magazzino di prodotti finiti che dovrebbe essersi assottigliato dopo i ridimensionamenti delle scorte operati nell’ultima parte del 2005 e a inizio 2006. Più cauti appaiono i consumatori, il cui clima di opinione, in sostanziale rialzo nella seconda metà del 2005 e a inizio 2006, ha preso a oscillare, negli ultimi mesi, intorno a una tendenza stazionaria. La fiducia delle famiglie sembra avere risentito nelle ultime rilevazioni (mese di giugno) soprattutto di un deterioramento delle valutazioni circa la situazione economica generale e delle prospettive a breve, a fronte di giudizi più positivi sulle condizioni personali e sull’andamento corrente. L’intensa discussione riguardo allo stato dei conti pubblici potrebbe non essere stata estranea all’emergere di una simile divaricazione di atteggiamenti. Quanto alle informazioni provenienti dalle altre inchieste congiunturali, una tendenza al miglioramento, pur tra fluttuazioni, si è manifestata da alcuni mesi nei servizi di mercato, trainati soprattutto da quelli alle imprese, e nel commercio al dettaglio (con un recupero, secondo i dati più recenti, nella distribuzione di tipo tradizionale). Un andamento più incerto e altalenante, intorno a una tendenza sostanzialmente stazionaria, ha invece contrassegnato le costruzioni, dove nel recente periodo sono andate emergendo segnalazioni di domanda insufficiente. Nell’insieme, le tendenze complessive dell’economia italiana sembrano rimanere favorevoli. L’indice sintetico coincidente, elaborato dall’ISAE sulla base di diverse variabili di ciclo, appare ancora in rialzo in marzo, mostrando di avere superato, nel primo trimestre, la fase di tentennamento che si era manifestata alla fine del 2005. Tale segnale trova una conferma, in prospettiva, nell’evoluzione dell’indice sintetico anticipatore, elaborato considerando vari indicatori che hanno proprietà leading sulla congiuntura, evidenzia tra gennaio e aprile una ripresa di dinamica, dopo la lieve decelerazione sperimentata nel secondo semestre del 2005, prefigurando la conservazione di un’intonazione sostanzialmente positiva nella prospettiva dei successivi cinquesei mesi. - 151 - Più cauti i consumatori Migliora il clima nei servizi, non nelle costruzioni Indicazioni positive dagli indici sintetici di ciclo economico Rapporto ISAE - luglio 2006 Previsioni 2006 e 2007 Sulla base delle indica(milioni di euro, valori concatenati, anno di zioni disponibili, la stima riferimento 2000; dati destagionalizzati e corretti per diverso numero di giornare lavorative) dell’ISAE ipotizza, per il se319.000 condo trimestre, una decelera1,3 zione dell’attività economica 316.000 rispetto ai precedenti tre mesi. 1,5 313.000 La tendenza del PIL potrebbe, grazie al rafforzamento del ci310.000 0,1 0,9 clo industriale, risultare relati307.000 vamente più consistente nel 0,3 0,1 1,7 periodo giugno-settembre, 304.000 dando luogo a un ritmo di svi301.000 luppo medio nella seconda 2001 2002 2003 2004 2005 2006* 2007* metà dell’anno non molto disFonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale. simile da quello dei primi sei mesi. Tale evoluzione risentirebbe del persistere di un impulso favorevole della domanda estera, in parte attenuato dall’apprezzamento dell’euro, e, soprattutto, del consolidamento della domanda interna. Il profilo di crescita ipotizzato per l’anno corrente porterebbe a un aumento del prodotto interno lordo nella media del 2006 dell’1,5%, a parità di giornate lavorative rispetto all’anno precedente (sei decimi di punto in meno rispetto a quanto si prevede per l’area euro); non corregGraf. 1 - PRODOTTO INTERNO LORDO Tab. 1 RISORSE E IMPIEGHI (variazioni percentuali) 2005 2006* 2007* q p v q p v q p v 0,1 2,1 2,2 1,5 2,0 3,5 1,3 2,3 3,6 Importazioni di beni e servizi 1,8 7,7 9,7 4,2 6,9 11,3 3,5 1,0 4,5 Esportazioni di beni e servizi 0,7 5,7 6,4 4,4 3,6 8,2 3,1 1,6 4,7 0,1 2,3 2,4 1,3 2,6 3,9 1,2 2,2 3,4 Spesa per consumi della AA.PP. e delle ISP 1,2 3,2 4,4 0,7 2,8 3,5 0,8 2,4 3,3 Investimenti fissi lordi -0,4 2,5 2,1 2,3 3,1 5,5 2,2 2,0 4,2 0,8 3,9 4,7 1,4 3,3 4,7 0,9 2,4 3,3 -macchinari, attrezzature, mezzi di trasporto e beni immateriali -1,4 1,2 -0,2 3,2 3,0 6,3 3,4 1,6 5,1 Prodotto interno lordo Spesa per consumi delle famiglie residenti -costruzioni Variazioni delle scorte ed oggetti di valore (1) Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale. (1) Contributo alla variazione del PIL. - 152 - 0,2 0,0 0,1 Economia italiana: previsioni 2006-07 gendo per il calendario (il 2006 si caratterizza per due giorni di lavoro in meno rispetto al 2005), l’incremento sarebbe dell’1,4 per cento. La dinamica dell’attività economica nell’anno in corso consegnerebbe al 2007 un trascinamento positivo nell’ordine di sei decimi di punto. Sulla base di questo acquisito congiunturale e in un contesto di leggera decelerazione dell’economia mondiale e di consolidamento della domanda interna, il ritmo di crescita del nostro Paese potrebbe situarsi, nel 2007, all’1,3% a parità di giornate lavorative (con un divario di cinque decimi di punto nei confronti della zona euro); non correggendo gli effetti di calendario (il 2007 presenta tre giorni di lavoro in più rispetto al 2006), l’incremento del PIL sarebbe dell’1,4%. La previsione per il 2007 è effettuata in assenza di misure di correzione dell’evoluzione tendenziale dei conti pubblici e di provvedimenti di sostegno alla crescita. Tab. 2 CONTRIBUTI ALLA CRESCITA DEL PIL IN TERMINI REALI (punti percentuali) 2005 2006* 2007* Prodotto interno lordo (var. %) 0,1 1,5 1,3 Saldo estero merci e servizi -0,3 0,0 -0,1 Domanda interna 0,4 1,4 1,4 Investimenti fissi lordi -0,1 0,5 0,5 - costruzioni 0,1 0,1 0,1 Spesa per consumi nazionali 0,3 0,9 0,9 - delle famiglie residenti 0,0 0,8 0,7 Variazioni delle scorte ed oggetti di valore 0,2 0,0 0,1 Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale. La ripresa dell’economia italiana, nel 2006, si avvale soprattutto del contributo positivo della domanda interna. In particolare, la spesa nazionale fornirebbe alla crescita del PIL un apporto di 1,4 punti percentuali, grazie al rafforzamento dello stimolo proveniente sia dai consumi nazionali (quasi un punto) che dagli investimenti (cinque decimi di punto). Il contributo della domanda estera netta sarebbe nullo, evidenziando un miglioramento rispetto al 2005 quando aveva esercitato un’azione di freno sulla dinamica dell’attività economica. - 153 - Contributo delle componenti della spesa alla crescita del PIL Rapporto ISAE - luglio 2006 Consumi Nel 2007, la crescita italiana continuerebbe a basarsi sull’evoluzione della domanda interna (che apporterebbe ancora 1,4 punti alla dinamica dell’economia), a riflesso dell’impulso ancora fornito da consumi e investimenti. Il contributo delle esportazioni nette volgerebbe nuovamente al negativo (per un decimo di punto), riflettendo i movimenti del cambio e scontando una certa perdita di velocità nel processo di espansione del commercio mondiale. Il rialzo del PIL di inizio Graf. 2 - SPESA DELLE FAMIGLIE 2006 ha beneficiato del signi(milioni di euro, valori concatenati, anno di riferimento 2000; dati destagionalizzati e corretti ficativo recupero dei consumi per diverso numero di giornare lavorative) privati, dopo la battuta d’arre189.500 sto registrata nel quarto trime188.000 1,2 stre del 2004; l’incremento del 186.500 primo trimestre ha portato la 1,3 185.000 spesa delle famiglie su un li0,1 183.500 vello superiore di circa l’1% 1,0 0,5 182.000 rispetto alla media dell’anno 180.500 precedente. Nelle nostre ipote0,7 0,2 si, i consumi si dovrebbero 179.000 mantenere su ritmi più conte177.500 2001 2002 2003 2004 2005 2006* 2007* nuti nel prosieguo dell’anno, Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale. risultando parzialmente frenati dalle persistenti incertezze nel Graf. 3 - REDDITI E CONSUMI clima di fiducia, ma, al tempo DELLE FAMIGLIE stesso, venendo anche sospinti (variazioni percentuali in termini nominali) dall’evoluzione del reddito di6 sponibile. Quest’ultimo do5 vrebbe continuare a risentire dell’aumento delle retribuzio4 ni pro capite, alimentate dai 3 recenti rinnovi contrattuali nel 2 settore privato e in quello pubblico, e di un’accelerazione 1 nella dinamica dell’occupa0 2004 2005 2006* 2007* zione (in termini di unità standard di lavoro), dopo la riduR eddito lordo dis ponibile Spes a delle fam iglie zione sperimentata nel 2005. Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale. Nell’insieme, i consumi priva- - 154 - Economia italiana: previsioni 2006-07 ti potrebbero aumentare quest’anno dell’1,3%, in presenza di una sostanziale stazionarietà, rispetto al 2005, della propensione al risparmio. Tab. 3 REDDITO DISPONIBILE DELLE FAMIGLIE (1) (variazioni percentuali) 2005 2006* 2007* ENTRATE Redditi nazionali da lavoro dipendente 4,3 4,1 3,1 Altri redditi 1,6 2,9 3,9 Prestazioni sociali e altri trasferimenti netti 3,0 4,8 3,7 Imposte dirette delle famiglie 2,0 3,7 3,4 Contributi sociali netti 3,3 2,8 3,2 USCITE Reddito lordo disponibile 2,7 4,0 3,6 Spesa delle famiglie 2,3 3,9 3,4 Propensione media al consumo (livello %) 85,8 85,7 85,5 Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale. (1) Famiglie consumatrici. La capacità di spesa dei consumatori si incrementerebbe anche nel 2007, permanendo i fattori moderatamente favorevoli (per quanto riguarda dinamica dei redditi pro capite e dell’occupazione) che caratterizzano l’anno corrente. I consumi delle famiglie residenti aumenterebbero dell’1,2%, marginalmente meno del corrispondente andamento del reddito disponibile. Gli investimenti, dopo il significativo indebolimento che ha contrassegnato gli ultimi mesi del 2005, hanno registrato un rimbalzo nel primo trimestre di quest’anno, soprattutto in conseguenza della positiva evoluzione delle componenti dei macchinari e dei mezzi di trasporto. Hanno inciso su tali andamenti l’accelerazione delle esportazioni e, più in generale, il miglioramento delle prospettive economiche. La dinamica degli acquisti di beni strumentali dovrebbe rimanere positiva nel prosieguo del 2006, risentendo del rafforzamento del tono della congiuntura, del rialzo nel clima di opinione degli imprenditori e delle persistenti esigenze di ristrutturazione e di recupero di competitività delle aziende italiane. Segnali favorevoli provengono dall’inchiesta semestrale dell’ISAE (effettuata in marzo-aprile), sugli investimenti delle imprese manifatturiere ed estrattive, che evidenzia, - 155 - Investimenti Rapporto ISAE - luglio 2006 nelle opinioni espresse dagli intervistati che hanno partecipato a tutte e tre le indagini effettuate nell’ultimo anno, un significativo miglioramento tanto delle valutazioni a consuntivo relative al 2005, quanto delle previsioni riferite al 2006. Indicazioni più favorevoli Graf. 4 - INVESTIMENTI FISSI LORDI (milioni di euro, valori concatenati, anno di si ricavano anche dall’inchieriferimento 2000; dati destagionalizzati e corretti per diverso numero di giornare lavorative) sta della Banca d’Italia condotta a inizio anno; in questo caso, 70.000 le prospettive di recupero sono TOTALE 68.500 soprattutto concentrate nel set2,2 tore dei servizi, mentre nel ma67.000 2,3 4,0 -0,4 nifatturiero le valutazioni degli 1,9 65.500 -1,5 intervistati scontano un conte64.000 nimento della flessione rispetto 2,3 a quanto sperimentato nel 62.500 2005. 61.000 2001 2002 2003 2004 2005 2006* 2007* La revisione al rialzo delle 39.800 intenzioni di spesa per investiMACCHINE, ATTREZZATURE, MEZZI mento, desumibile dalle varie 39.000 DI TRASPORTO E BENI IMMATERIALI 3,4 indagini disponibili, si è ac38.200 3,2 compagnata a un aumento del 37.400 grado di utilizzo della capacità 3,4 2,9 -1,4 36.600 produttiva, tornato in aprile sui 1,1 35.800 livelli di quattro anni prima. -3,9 35.000 Questo fattore, unitamente alla 34.200 diminuzione, segnalata dalle 2001 2002 2003 2004 2005 2006* 2007* imprese nelle ultime inchieste 30.450 ISAE, degli ostacoli di “doCOSTRUZIONI manda insufficiente” all’espan29.850 0,9 1,4 0,8 sione della produzione potreb29.250 0,6 be far sperare, una volta che la 1,5 28.650 4,8 fase di recupero produttivo si 28.050 sarà consolidata, nel graduale 27.450 riavvio, oltre che delle spese 4,0 26.850 destinate alla razionalizzazione 26.250 produttiva, anche degli investi2001 2002 2003 2004 2005 2006* 2007* menti indirizzati all’ampliaFonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale. mento della base produttiva. - 156 - Economia italiana: previsioni 2006-07 Sulla base di queste informazioni, si prevede che gli investimenti in macchinari, attrezzature, mezzi di trasporto e beni immateriali sperimentino una crescita del 3,2% quest’anno. Nel 2007, grazie anche al trascinamento conseguente al profilo in accelerazione che caratterizzerebbe l’anno in corso, il processo di accumulazione potrebbe consolidarsi, portandosi su un tasso di incremento annuo del 3,4 per cento. Per le costruzioni, si stimano tassi di sviluppo dell’1,4% nel 2006 e dello 0,9% l’anno prossimo. Nell’insieme, a sintesi di questi andamenti, gli investimenti fissi lordi aumenterebbero del 2,3% nella media dell’anno in corso e del 2,2% nel 2007. Le esportazioni di beni e Graf. 5 - ESPORTAZIONI E MERCATI DI SBOCCO DELL'ITALIA servizi hanno fornito la spinta (variazioni percentuali) principale alla crescita dell’at10 tività produttiva nei primi tre 8 mesi dell’anno. Il recupero dell’export ha soprattutto ri6 flesso l’accelerazione delle 4 vendite all’estero, in volume, 2 dei beni di investimento e in0 termedi; le difficoltà sul fronte dei beni di consumo sono, nel -2 contempo, apparse in graduale -4 2003 2004 2005 2006* 2007* attenuazione. Dopo un tale E s p o rta zio n i in vo lu m e Me rc a to d i e s p o rta zio n e rimbalzo, le esportazioni dovrebbero, nelle ipotesi del Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale. quadro ISAE, mostrare un’evoluzione progressivamente più contenuta, risentendo dell’apprezzamento dell’euro e della moderazione della crescita internazionale. Nella media dell’anno, l’incremento delle vendite all’estero di beni e servizi si attesterebbe al 4,4%, in significativa accelerazione rispetto all’anno precedente (quando erano aumentate di appena lo 0,7%). Nonostante l’irrobustimento, la dinamica dell’export italiano si manterrebbe inferiore all’espansione dei traffici internazionali; si avrebbe, quindi, una nuova perdita della quota di mercato in volume (di quasi 5 punti per quanto riguarda le sole merci). Nel 2007, le nostre vendite all’estero pur permanendo positive, risulterebbero ancora parzialmente frenate dal rafforzamento del cambio; al tempo stesso, esse si troverebbero a fronteggiare una - 157 - Esportazioni e importazioni Rapporto ISAE - luglio 2006 Mercato del lavoro domanda internazionale meno dinamica che nel 2006. In questo quadro, l’incremento delle esportazioni di beni e servizi potrebbe attestarsi al 3,1%, con una flessione della quota di mercato delle merci, in volume, alquanto più contenuta (nell’ordine di 3,5 punti) che negli anni precedenti. Anche per le importazioni Graf. 6 - ESPORTAZIONI DI BENI E SERVIZI (milioni di euro, valori concatenati, anno di di beni e servizi, nei primi tre riferimento 2000; dati destagionalizzati e corretti per diverso numero di giornare lavorative) mesi di quest’anno si è verificata un’accelerazione. Per il 88.000 prosieguo del 2006, si stima 86.000 3,1 una certa attenuazione della 84.000 dinamica, in linea con quanto 0,3 4,4 82.000 previsto per l’export (componente ad alto contenuto di beni 80.000 0,7 2,5 -4,0 intermedi importati). Sulla 78.000 -2,2 base di questo profilo, gli ac76.000 quisti dall’estero di beni e ser74.000 vizi potrebbero aumentare 2001 2002 2003 2004 2005 2006* 2007* nella media del 2006 del Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale. 4,2%; il prossimo anno, il tasso di crescita si porterebbe al Graf. 7 - IMPORTAZIONI DI BENI E SERVIZI 3,5 per cento. (milioni di euro, valori concatenati, anno di riferimento 2000; dati destagionalizzati e corretti Quanto al mercato del laper diverso numero di giornare lavorative) voro, la debole evoluzione 91.000 sperimentata dall’economia 89.000 3,5 italiana durante il 2005 sem87.000 bra avere esaurito i suoi effetti 4,2 85.000 negativi sull’occupazione già 83.000 all’inizio dell’anno in corso, 1,9 1,8 quando le indicazioni prove81.000 -0,3 1,0 nienti sia dalla Rilevazione tri79.000 -0,5 mestrale sulle Forze di lavoro 77.000 sia dalla contabilità nazionale 75.000 hanno evidenziato, nel primo 2001 2002 2003 2004 2005 2006* 2007* trimestre, un’accelerazione Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale. congiunturale della domanda di lavoro rispetto ai precedenti tre mesi. Tenuto anche conto di tale risultato, la previsione dell’ISAE sconta, dopo due anni deludenti, il ri- - 158 - Economia italiana: previsioni 2006-07 torno della dinamica delle unità di lavoro equivalenti al tempo pieno su ritmi più consistenti nel 2006 (+0,7%). Nel 2007, la creazione di posti di lavoro si manterrebbe, in un contesto di prosecuzione della crescita economica, su tassi di incremento analoghi a quelli dell’anno precedente (+0,7%). Nonostante il miglioraGraf. 8 - OCCUPAZIONE TOTALE mento, gli andamenti del 2006 (unità di lavoro standard dati destagionalizzati) e 2007 indicherebbero un’atte- 24.900 nuazione degli effetti sull’evo24.700 luzione occupazionale (misu0,7 rata in unità standard) 24.500 0,7 0,0 conseguenti alle riforme del 0,6 -0,4 24.300 mercato del lavoro adottate 1,3 nell’ultimo decennio; queste 24.100 riforme si erano tradotte, so23.900 1,2 prattutto tra il 2001 e il 2003, in dinamiche abnormi dell’oc- 23.700 2001 2002 2003 2004 2005 2006* 2007* cupazione, in rapporto al tasso di crescita molto modesto Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale. dell’economia, accompagnandosi a una flessione significativa della produttività del lavoro. Per il biennio di previsione, l’elasticità dell’occupazione al PIL si attesta in prossimità di 0,5, un valore pur sempre elevato rispetto agli standard italiani che caratterizzavano il periodo antecedente l’avvio delle riTab. 4 UNITÀ DI LAVORO (variazioni percentuali) In complesso Dipendenti 2005 2006* 2007* 2005 2006* 2007* Agricoltura -8,0 -1,2 -1,4 3,6 -1,0 -1,6 Industria -0,5 1,0 0,7 0,0 1,0 0,6 -1,6 0,7 0,4 -0,9 0,9 0,3 -in senso stretto -costruzioni 2,3 1,8 1,6 3,5 1,6 1,8 0,3 0,8 0,9 1,8 1,3 0,9 -Privati (1) 0,9 1,3 1,3 3,6 2,1 1,6 -Pubblici (2) -0,7 0,0 0,1 0,0 0,4 0,1 -0,4 0,7 0,7 1,3 1,1 0,7 Servizi TOTALE Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale. (1) Comprendono commercio, alberghi, trasporti, intermediazione creditizia, servizi vari ad imprese e famiglie. (2) Comprendono Amministrazioni Pubbliche, istruzione, sanità e altri servizi pubblici, servizi domestici presso le famiglie. - 159 - Rapporto ISAE - luglio 2006 forme, ma sensibilmente inferiore a quello sperimentato nel triennio 2001-03 (quando tale elasticità era mediamente superiore a 2). Il recupero di una dinamica positiva nella creazione di posti di lavoro consentirebbe un’ulteriore discesa del tasso di disoccupazione che si porterebbe al 7,4% nella media del 2006 e al 7,1% nel 2007. Tab. 5 RETRIBUZIONE E COSTO DEL LAVORO PRO CAPITE (variazioni percentuali) Retribuzione 2005 2006* Costo del lavoro 2007* 2005 2006* 2007* Agricoltura 4,8 0,9 3,7 4,4 0,1 3,7 Industria 2,4 4,1 2,0 2,3 3,4 1,8 2,5 4,3 2,1 2,4 3,4 1,9 - in senso stretto - costruzioni Servizi 2,8 3,7 2,0 2,7 3,5 1,9 3,3 3,0 2,4 3,2 2,8 2,5 - Privati (1) 2,3 2,6 2,7 2,2 2,3 2,5 - Pubblici (2) 4,3 3,3 2,0 4,2 3,3 2,5 3,1 3,3 2,3 2,9 2,9 2,3 TOTALE Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale. (1) Comprendono commercio, alberghi, trasporti, intermediazione creditizia, servizi vari ad imprese e famiglie (2) Comprendono Amministrazioni Pubbliche, istruzione, sanità e altri servizi pubblici, servizi domestici presso le famiglie. Inflazione Per quel che riguarda le retribuzioni, le ipotesi di dinamica salariale per il biennio 2006-07 si basano sulle erogazioni già previste negli accordi in essere e sui rinnovi contrattuali che interessano il periodo di previsione. Nel quadro ISAE, le retribuzioni pro capite aumentano nell’intera economia del 3,3% nell’anno in corso e del 2,3% nel 2007. Nell’industria in senso stretto, i corrispondenti andamenti si collocano al 4,3 e 2,1%; nei servizi (privati e pubblici), gli incrementi sono stimati nel 3 e 2,4%. Tenuto conto degli sgravi contributivi decisi nella finanziaria dello scorso anno e dell’evoluzione della produttività, il costo del lavoro per unità di prodotto crescerebbe nell’intera economia del 2,4% quest’anno e dell’1,8% nel 2007. Con riguardo all’andamento dell’inflazione, le previsioni dell’ISAE scontano per la seconda metà dell’anno un profilo tendenziale dei prezzi leggermente più sostenuto rispetto ai ritmi medi del primo semestre, anche tenuto conto della dinamica congiunturale moderata nell’autunno del 2005. Il manifestarsi pienamente degli effetti dei passati rincari del petrolio sulle tariffe energetiche porterebbe a - 160 - Economia italiana: previsioni 2006-07 fine anno ad una crescita dei prezzi al consumo rispetto a dodici mesi prima prossima al 2,5 per cento. Nella media del 2006 Graf. 9 - PREZZI AL CONSUMO l’inflazione si dovrebbe collo(indice nazionale intera collettività, variazioni %) care al 2,3%, quattro decimi in 3,0 2,7 più rispetto al risultato del 2,8 2005. Nel 2007, gli effetti fa2,6 vorevoli del rientro delle quo2,2 2,3 2,4 tazioni in euro del petrolio, previsto realizzarsi da fine 2,2 1,9 2,0 2006, permetteranno una di2,0 scesa del ritmo di crescita dei 1,8 prezzi interni. La dinamica 1,6 tendenziale al consumo, nei 2003 2004 2005 2006* 2007* primi mesi dell’anno ancora di poco inferiore a quella di fine Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale. 2006, dovrebbe gradualmente rallentare, scendendo verso il 2% all’inizio dell’estate e stabilizzandosi appena al di sotto di questo valore nella seconda parte. Nella media del 2007 la crescita dei prezzi al consumo si attesterebbe al 2%, inferiore di tre decimi all’inflazione del 2006 (e sui valori più bassi del decennio). Tab. 6 Indice generale prezzi al consumo PREZZI INTERNI (variazioni percentuali) 2005 2006* 2007* 1,9 2,3 2,0 alimentari 1,0 1,7 1,9 energetici 8,8 8,7 0,8 non alimentari e non energetici 1,7 1,9 2,2 - beni 0,5 1,2 1,6 - servizi 2,6 2,4 2,6 Indice armonizzato prezzi al consumo 2,2 2,4 2,1 Indice generale prezzi alla produzione 4,0 4,8 1,8 p.m. alimentari -0,8 1,5 1,6 energetici 15,7 16,2 1,8 2,2 2,2 1,7 non alimentari e non energetici Fonte: elaborazione ISAE su dati ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale. - 161 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Nel 2006 la risalita dell’inflazione per il sistema italiano dovrebbe risultare sostanzialmente in linea con quella media dei partner europei: in base all’indice armonizzato a livello europeo, la crescita dei prezzi al consumo si dovrebbe collocare al 2,4%, con un divario inflazionistico rispetto all’area dell’euro che dovrebbe tornare a nostro sfavore, ma solo per un decimo di punto. Nel 2007, a fronte di una inflazione europea invariata al 2,3%, soprattutto per l’impatto sull’indice complessivo dell’innalzamento dell’aliquota IVA in Germania, quella italiana dovrebbe scendere al 2,1%, invertendo il segno del differenziale che risulterebbe a nostro favore per due decimi di punto. Il profilo dell’inflazione interna nel prossimo anno e mezzo riflette comunque un’alternanza negli elementi di spinta. Accanto al graduale ridimensionamento del contributo inflazionistico della componente energetica, si assisterà infatti ad un relativo recupero sia dei prezzi dei beni, che sconteranno la traslazione a livello di distribuzione finale dei rincari dei listini industriali, sia dei servizi. Le pressioni inflazionistiche in questi settori rimarranno comunque moderate per l’assenza di tensioni particolari per quanto riguarda il costo del lavoro, grazie anche al miglioramento ciclico della produttività che si prospetta tanto nell’anno in corso, quanto in quello successivo. Soprattutto nel 2007, tuttavia, gli sviluppi inflazionistici potrebbero risultare più sostenuti se il rafforzamento della fase congiunturale dovesse creare gli spazi per un più ampio recupero dei prezzi nei settori che nel recente passato hanno sofferto in misura maggiore di un restringimento dei margini di profitto. Un ulteriore elemento di rischio potrebbe essere rappresentato da una politica tariffaria, soprattutto a livello locale, volta a recuperare risorse finanziarie nel quadro degli stretti margini di manovra imposti dai vincoli di bilancio. Per altro verso, le recenti misure di liberalizzazione decise per numerosi e importanti settori dell’economia, anche se non produrranno nell’immediato effetti in termini di contenimento dei prezzi, possono comunque contribuire a ristabilire un clima di minori tensioni inflazionistiche. - 162 - Economia italiana: previsioni 2006-07 Effetti di un rialzo permanente del prezzo del petrolio Tra le determinanti degli incrementi delle quotazioni del petrolio, il fattore speculativo, legato in particolare alla operatività dei fondi di investimento, rappresenta un elemento rilevante. In questo contesto, il susseguirsi di situazioni di tensione in diverse aree geografiche di importanza strategica ha acuito la volatilità dei prezzi, già “strutturalmente” elevati a causa degli squilibri determinatisi sia dal lato della domanda, grazie alla impetuosa crescita delle economie asiatiche, sia da quello dell’offerta, per effetto di un insufficiente livello degli investimenti in attività di estrazione ed esplorazione e dei vincoli nella capacità di raffinazione. Il più recente episodio di crisi geo-politica - l’azione bellica di Israele in risposta agli attacchi islamici provenienti dal Libano - si è immediatamente riflesso in una nuova impennata della quotazione spot del greggio, che ha raggiunto nuovi massimi storici, vicino agli 80 dollari a barile. Nonostante i due paesi coinvolti nelle ostilità non siano produttori di greggio, l’evoluzione della crisi e le possibili ripercussioni che potrebbero conseguirne per tutta l’area medio-orientale lasciano presupporre che l’eventuale perdurare dei bombardamenti possa produrre effetti più duraturi sulle quotazioni del greggio; a differenza di altri recenti episodi, quindi, in questo caso assume maggiore consistenza il rischio che il prezzo del petrolio possa rimanere per un periodo di tempo prolungato sui livelli massimi raggiunti recentemente. Quali conseguenze vi sarebbero per il quadro macroeconomico costruito dall’ISAE che ha come riferimento una quotazione del prezzo del petrolio poco sotto i 70 dollari nella media del prossimo anno? Per valutare gli effetti di tale ipotesi sullo scenario previsivo delineato nel presente Rapporto, si è condotto un esercizio di simulazione utilizzando il modello macroeconometrico dell’Oxford Economic Forecast. Sulla base del quadro internazionale descritto nel primo capitolo, si è ipotizzato che il prezzo del Brent raggiunga, già dal terzo trimestre dell’anno, una quotazione media pari a 80 dollari a barile, mantenendo poi tale livello per tutto l’arco temporale della previsione; in termini medi annui, ciò comporta un aumento di prezzo di circa il 7 e il 18% sulle ipotesi di base rispettivamente del 2006 e del 2007. Nella tabella seguente sono riportate le principali conseguenze di un simile shock permanente; i risultati sono espressi in termini di variazioni percentuali cumulate rispetto allo scenario base presentato nel Rapporto. EFFETTI DI UN AUMENTO DEL PREZZO DEL PETROLIO A 80 DOLLARI A BARILE DAL III TRIMESTRE 2006 IN POI (variazioni percentuali cumulate rispetto alla base ISAE) Stati Uniti PIL Giappone 2006 2007 Area euro Italia 2006 2007 2006 2007 2006 2007 0,0 -0,3 0,0 -0,4 -0,1 -0,3 -0,1 -0,3 -0,1 -0,4 -0,1 -0,5 -0,1 -0,4 -0,1 -0,5 Prezzi al consumo 0,1 0,5 0,2 0,5 0,1 0,5 0,2 0,6 Tassi di interesse a breve termine 0,1 0,2 0,0 0,1 0,2 0,4 0,2 0,4 Saldo di bilancio in rapporto % al PIL (1) 0,0 -0,1 0,0 -0,1 -0,1 -0,2 -0,1 -0,3 Consumi (1) il segno meno rappresenta un peggioramento del saldo di bilancio. - 163 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Le differenze nella crescita del PIL, conseguenti a una quotazione del greggio persistente sugli 80 dollari, appaiono relativamente più rilevanti nel 2007, quando gli effetti di tali rincari si esplicherebbero pienamente. L’entità della riduzione della crescita appare simile in tutte e tre le principali aree industrializzate: Stati Uniti, Giappone e Area Euro sperimenterebbero una minore espansione nel biennio 2006-07 tra i 3 e i 4 decimi di punto. A fronte di effetti sui prezzi al consumo di uguale entità (5 decimi di inflazione in più), la risposta di politica monetaria attuata dalle rispettive Banche centrali sarebbe differenziata, risentendo anche dei livelli di partenza dei tassi di riferimento. I tassi di interesse a 3 mesi registrerebbero un incremento maggiore nell’area euro (6 decimi in totale, 4 nel solo 2007), dove l’impostazione restrittiva è relativamente recente; l’aumento sarebbe più contenuto negli Stati Uniti (3 decimi di punto nel complesso, di cu 2 decimi nel 2007), dove la politica attuata dalla Federal Reserve nell’ultimo biennio ha già portato i tassi di policy su livelli elevati. Per il Giappone, infine, gli effetti inflazionistici determinati dagli incrementi del greggio ipotizzati non sembrerebbero tali da modificare in modo sensibile la tendenza della politica monetaria che rimarrebbe ancorata principalmente all’obiettivo di accompagnare l’uscita dell’economia nipponica dal lungo periodo di deflazione. Le ripercussioni per l’economia italiana sarebbero simili a quelle stimate per l’Area Euro nel suo insieme per quanto riguarda la crescita: la dinamica del PIL risulterebbe più bassa, rispetto allo scenario di base, di tre decimi di punto nel biennio di previsione. Relativamente più intenso risulterebbe l’impatto inflazionistico (sei decimi di punto in più nel 2007) e, di conseguenza, l’effetto restrittivo sui consumi. Il deterioramento dello scenario macroeconomico avrebbe ripercussioni sulla situazione della finanza pubblica dei sistemi economici. In Italia e nell’Area Euro, il peggioramento del rapporto deficit/PIL comincerebbe a evidenziarsi già nella seconda metà dell’anno in corso e si accentuerebbe nel 2007; la maggiore esposizione del nostro Paese alle conseguenze dell’aumento dei tassi d’interesse (a causa dell’alto debito pubblico) comporterebbe un effetto negativo sul disavanzo, in rapporto al prodotto, superiore rispetto alla media della zona euro. - 164 - Economia italiana: previsioni 2006-07 FINANZA PUBBLICA Nel 2005 il deficit pubblico nell’area dell’euro si è ridotto - in termini di prodotto interno lordo - per il secondo anno consecutivo, mentre il rapporto debito/PIL ha continuato ad aumentare. L’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche registrato nell’insieme dei Paesi della moneta unica è calato di quattro decimi di punto di PIL rispetto al 2004, collocandosi al 2,4% del prodotto, grazie a un contenimento dell’espansione delle uscite che ha più che compensato quello mostrato dalle entrate. In percentuale del PIL, le spese si sono confermate al 47,5%, come nel 2004, mentre le entrate sono aumentate dal 44,7% al 45,1 per cento. All’interno dell’area dell’euro, ancora vari Paesi hanno registrato deficit superiori alla soglia del 3% del PIL: Portogallo (6%), Grecia (4,5%), Italia (4,1%) e Germania (3,3%). La Francia, dopo tre anni consecutivi di disavanzi più elevati del limite europeo, è riuscita a collocarsi appena al di sotto di esso con un indebitamento netto pari al 2,9% del PIL. Per quanto riguarda le altre nazioni, hanno mostrato miglioramenti delle loro posizioni di bilancio la Spagna (tornata in attivo, all’1,1%), i Paesi Bassi (con un disavanzo di appena lo 0,3%), la Finlandia (che ha rafforzato il suo surplus al 2,6%) e il Belgio (passato dal pareggio a un attivo di un decimo di PIL); un peggioramento si è viceversa verificato in Lussemburgo (che ha raggiunto un disavanzo dell’1,9%), Austria (arrivata a un deficit dell’1,5%) e Irlanda (il cui avanzo è diminuito all’1%). Il debito pubblico, in linea con quanto previsto dalla Commissione Europea nel novembre del 2005, è aumentato in rapporto al PIL di un punto percentuale, passando dal 69,8% al 70,8% del prodotto complessivo. Tale andamento ha in particolare risentito degli incrementi dell’incidenza del debito registrati in cinque Paesi dell’UEM (Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi e Portogallo). Per il biennio 2006-07, le previsioni della Commissione Europea indicano un disavanzo dell’area sostanzialmente stabile in rapporto al PIL (ancora al 2,4% nel 2006 e al 2,3% a politiche invariate nel 2007) e un debito in progressiva riduzione (al 70,5% e poi al 70,1%). In Italia, il deficit pubblico dovrebbe rimanere nel 2006 sostanzialmente sullo stesso livello dell’anno precedente. In rapporto al PIL, potrebbe verificarsi un indebitamento netto delle Amministrazioni - 165 - Deficit e debito nell’area dell’euro Indebitamento netto delle AP in Italia Rapporto ISAE - luglio 2006 Tab. 7 CONTO ECONOMICO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE (milioni di euro) Variazioni percentuali 2005 2006* 2007* Redditi da lavoro dipendente 155.533 162.200 166.400 4,0 4,3 2,6 Consumi intermedi e prestazioni sociali in natura 117.136 120.000 124.300 4,0 2,4 3,6 14.889 15.400 16.800 12,5 3,4 9,1 287.558 297.600 307.500 4,4 3,5 3,3 2005 2006 2007 USCITE Altre poste consumi finali Spesa per consumi finali Contributi alla produzione Prestazioni sociali in denaro Altre spese correnti Spese correnti al netto interessi Interessi passivi 13.201 13.600 14.100 -9,2 3,0 3,7 241.692 253.200 262.500 3,0 4,8 3,7 23.241 24.600 26.000 6,7 5,8 5,7 565.692 589.000 610.100 3,5 4,1 3,6 64.549 66.800 71.000 -1,8 3,5 6,3 630.241 655.800 681.100 3,0 4,1 3,9 Investimenti 33.794 37.300 38.900 0,6 10,4 4,3 Contributi agli investimenti 18.909 18.500 19.500 6,7 -2,2 5,4 4.347 4.500 1.800 37,6 3,5 -60,0 TOTALE SPESE CORRENTI Altre spese in c/capitale TOTALE SPESE IN CONTO CAPITALE 57.050 60.300 60.200 4,7 5,7 -0,2 TOTALE SPESE AL NETTO INTERESSI 622.742 649.300 670.300 3,6 4,3 3,2 TOTALE SPESE 687.291 716.100 741.300 3,1 4,2 3,5 Imposte dirette 189.052 202.500 206.500 2,0 7,1 2,0 Imposte indirette 201.859 212.100 220.900 3,3 5,1 4,1 Contributi sociali 182.416 187.500 193.500 3,3 2,8 3,2 49.826 51.600 52.800 -0,3 3,6 2,3 623.153 653.700 673.700 2,6 4,9 3,1 5.964 3.900 4.300 -49,1 -34,6 10,3 TOTALE ENTRATE 629.117 657.600 678.000 1,6 4,5 3,1 SALDO CORRENTE -7.088 -2.100 -7.400 ENTRATE Altre entrate correnti TOTALE ENTRATE CORRENTI ENTRATE IN CONTO CAPITALE SALDO IN CONTO CAPITALE -51.086 -56.400 -55.900 INDEBITAMENTO NETTO -58.174 -58.500 -63.300 6.375 8.300 7.700 INDEB. NETTO AL NETTO INTERESSI Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE; anno 2007, tendenziale. - 166 - Economia italiana: previsioni 2006-07 Tab. 8 CONTO ECONOMICO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE (in percentuale del PIL) 2005 2006* 2007* USCITE Redditi da lavoro dipendente 11,0 11,1 11,0 Consumi intermedi e prestazioni sociali in natura 8,3 8,2 8,2 Altre poste consumi finali 1,1 1,1 1,1 20,3 20,3 20,2 Spesa per consumi finali Contributi alla produzione Prestazioni sociali in denaro Altre spese correnti Spese correnti al netto interessi Interessi passivi 0,9 0,9 0,9 17,1 17,3 17,3 1,6 1,7 1,7 39,9 40,2 40,1 4,6 4,6 4,7 44,5 44,8 44,8 Investimenti 2,4 2,5 2,6 Contributi agli investimenti 1,3 1,3 1,3 Altre spese in c/capitale 0,3 0,3 0,1 TOTALE SPESE CORRENTI TOTALE SPESE IN CONTO CAPITALE 4,0 4,1 4,0 TOTALE SPESE AL NETTO INTERESSI 43,9 44,3 44,1 TOTALE SPESE 48,5 48,9 48,8 Imposte dirette 13,3 13,8 13,6 Imposte indirette 14,2 14,5 14,5 Contributi sociali 12,9 12,8 12,7 3,5 3,5 3,5 44,0 44,6 44,3 0,4 0,3 0,3 44,4 44,9 44,6 ENTRATE Altre entrate correnti TOTALE ENTRATE CORRENTI ENTRATE IN CONTO CAPITALE TOTALE ENTRATE SALDO CORRENTE -0,5 -0,1 -0,5 SALDO IN CONTO CAPITALE -3,6 -3,8 -3,7 INDEBITAMENTO NETTO -4,1 -4,0 -4,2 0,4 0,6 0,5 40,6 41,1 40,9 106,4 107,5 108,4 INDEB. NETTO AL NETTO INTERESSI (1) PRESSIONE FISCALE INTERNA (2) DEBITO PUBBLICO Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE; anno 2007, tendenziale. (1) Eventuali mancate quadrature sono dovute all'arrotondamento delle cifre decimali. (2) (Imposte dirette, imposte indirette, contributi sociali, imposte in conto capitale)/PIL. Al netto della quota delle risorse proprie IVA di pertinenza dell'Unione Europea. - 167 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Pubbliche pari al 4%, appena inferiore al 4,1% registrato nel 2005. Per il prossimo anno, grazie anche agli effetti della manovra aggiuntiva recentemente predisposta (decreto legge 223), il disavanzo - valutato a politiche invariate - dovrebbe aumentare di due decimi di PIL. Tali previsioni sui saldi pubblici sono in linea con quanto indicato nel DPEF approvato dal Consiglio dei Ministri del 7 luglio. Graf. 10 - SALDI E INTERESSI PASSIVI DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE (milioni di euro) 100000 75000 50000 25000 0 -25000 -50000 2003 2004 Indebitamento netto 2005 Disavanzo primario 2006* 2007* Interessi passivi Fonte:ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale. Nell’anno in corso, la non completa efficacia degli interventi stabiliti nella legge finanziaria è stata in parte compensata dalle misure aggiuntive del decreto legge 223 del 4 luglio e da una evoluzione delle entrate più favorevole di quanto precedentemente atteso. La correzione inclusa nei conti dell’ISAE rispecchia le valutazioni del decreto nella sua formulazione originaria: un miglioramento di 1,4 miliardi di euro, derivante da maggiori entrate nette per circa 3,8 miliardi e da aumenti netti di spese di quasi 2,4 miliardi (per un dettaglio degli interventi, cfr. il riquadro Manovra di finanza pubblica per il 2006). Le proiezioni del nostro Istituto per il 2007, essendo costruite a politiche invariate, incorporano una ipotesi di rinnovo - seppure parziale - dei contratti del pubblico impiego e scontano una evoluzione tendenziale delle spese in conto capitale che non considera il rifinanziamento dei contributi per gli interventi delle Ferrovie e dell’ANAS. Le stime per il prossimo anno non includono gli effetti della manovra correttiva che saranno predisposti con la prossima legge - 168 - Economia italiana: previsioni 2006-07 finanziaria e neanche quelli derivanti dalle misure a sostegno dello sviluppo. Il rapporto debito/PIL nel 2006 aumenterebbe per il secondo anno consecutivo. La tendenza a una crescita ulteriore nel prossimo anno sarà contrastata dalle misure della prossima legge finanziaria, che consentiranno il ritorno alla diminuzione del rapporto. A politiche invariate, il debito dovrebbe aumentare dal 106,4 % del PIL del 2005 al 107,5% nell’anno in corso e ancora al 108,4% nel 2007. Tali andamenti non includono alcuna ipotesi di dismissioni mobiliari. Rapporto debito/PIL e pressione fiscale Graf. 11 - RAPPORTO DEBITO/PIL (Amministrazioni Pubbliche - definizione UE) 5 110 4 108 3 106 2 104 1 102 0 100 2003 2004 2005 2006* 2007* Variazioni percentuali del debito pubblico (scala a sinistra) Variazioni percentuali del PIL (scala a sinistra) Rapporto debito pubblico/PIL (scala a destra) Fonte: Banca d'Italia e ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale. Secondo l’ISAE, la pressione fiscale - calcolata nella versione non consolidata delle imposte pagate allo Stato delle altre Amministrazioni Pubbliche e come incidenza sul PIL dell’insieme delle imposte dirette, indirette e in conto capitale e dei contributi sociali, effettivi e figurativi - dovrebbe crescere di mezzo punto percentuale di PIL nel 2006 e poi diminuire di due decimi nelle tendenze del 2007. L’onere fiscale aumenterebbe, infatti, dal 40,6% al 41,1% per poi scendere al 40,9%, in conseguenza del venir meno di alcuni interventi una tantum e in mancanza delle correzioni attese per il 2007. Aumentano, in particolare, le quote delle imposte dirette (+0,5% del PIL) e indirette (+0,3%). L’avanzo primario, dopo otto anni di riduzioni consecutive, tornerebbe ad aumentare nel 2006, collocandosi allo 0,6% del PIL dopo lo 0,4% registrato nel 2005. Il prossimo anno, il saldo al netto degli inte- - 169 - Avanzo primario e spesa per interessi Rapporto ISAE - luglio 2006 Disavanzi corrente e in conto capitale ressi, in assenza di interventi correttivi, dovrebbe ridursi nuovamente, di un decimo di PIL. Nel 2006, all’aumento di quattro decimi di PIL delle uscite primarie - dovuto in larga misura all’incremento dell’incidenza delle prestazioni sociali in denaro, dei redditi da lavoro e delle spese in conto capitale - si contrapporrebbe un incremento di cinque decimi delle entrate, ascrivibile in buona parte agli effetti delle manovre correttive, riguardanti in particolare le imposte dirette. L’onere per il servizio del debito, con aumenti in valore assoluto in entrambi gli anni della previsione, nel 2007 tornerebbe a crescere in percentuale del PIL dopo essere diminuito per dieci anni consecutivamente. La spesa per interessi, infatti, sia in conseguenza dell’andamento stimato dei tassi (il saggio medio sui BOT a dodici mesi è previsto in crescita nei due anni, dal 2,2% del 2005 al 3,2% e poi al 3,7%) sia a causa dell’incremento atteso per lo stock del debito, dovrebbe mantenersi al 4,6% del PIL nel 2006 per aumentare al 4,7% l’anno successivo. Il deficit di natura corrente - di nuovo in atto dal 2003 - dovrebbe migliorare nel 2006, risultando pari allo 0,1% del PIL. Tuttavia, in termini tendenziali, tornerebbe al livello già sperimentato nel 2005, cioè allo 0,5%. Il disavanzo in conto capitale aumenterebbe nell’anno in Graf. 12 - DISAVANZI DEL CONTO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE (milioni di euro) 70000 60000 50000 40000 30000 20000 10000 0 -10000 2003 2004 Disavanzo corrente Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale. - 170 - 2005 2006* Disavanzo in conto capitale 2007* Indebitamemto netto Economia italiana: previsioni 2006-07 corso - salendo al 3,8% del PIL dopo il precedente 3,6% - sia in conseguenza del venir meno di entrate una tantum sia a causa del forte incremento atteso per gli investimenti. Il prossimo anno, scenderebbe di un decimo di PIL, in seguito alla riduzione prevista per il complesso delle spese in conto capitale tendenziali. Le spese primarie dovrebbero accelerare nell’anno in corso, registrando un aumento del 4,3% (dopo il +3,6% del 2005), per poi crescere in modo più contenuto nelle tendenze del 2007 - con una espansione del 3,2% - a causa dei rallentamenti nelle dinamiche attese per i redditi da lavoro e le prestazioni sociali, e in conseguenza della riduzione stimata per le spese in conto capitale. In termini di PIL, le uscite al netto degli interessi aumenterebbero dal 43,9% dello scorso anno al 44,3%, per scendere di due decimi nel 2007. Le spese in conto capitale aumentano nell’anno in corso ma si riducono sia in valore che in percentuale del prodotto nel prossimo a causa della non contabilizzazione del rifinanziamento di parte delle spese di ANAS e Ferrovie. Le erogazioni primarie correnti, invece, si incrementano di tre decimi di PIL nel 2006 - raggiungendo il 40,2% - per poi scendere appena. All’interno di queste ultime, la dinamica dei redditi da lavoro dipendente sconta, per il 2006 (con un +4,3%), il rinnovo di tutti i contratti scaduti entro il 2005, non ancora rinnovati e riferiti in parte anche a due bienni economici (comprendendo per taluni dipendenti anche quello relativo agli anni 2002-03). Per il prossimo anno (+2,6%) si ipotizza un rinnovo contrattuale solo parziale del biennio 2006-07. L’incidenza sul prodotto aumenterebbe nell’anno in corso di un decimo, all’11,1%, per poi tornare all’11 per cento. L’insieme dei consumi intermedi e delle prestazioni sociali in natura dovrebbe registrare un certo rallentamento nel 2006 (+2,4% dopo il +4% precedente) e una nuova accelerazione nelle tendenze del 2007 (+3,6%). La dinamica del 2006 riflette una riduzione degli acquisti di beni e servizi dello Stato (anche a causa del minore impatto delle spese per il programma Eurofighter), una evoluzione abbastanza moderata degli acquisti delle Amministrazioni Locali e una espansione ancora sostenuta per il comparto sanitario. Quest’ultimo dovrebbe sperimentare una nuova accelerazione delle prestazioni in natura, anche in relazione all’andamento della spesa farmaceutica (per una analisi dettagliata della spesa sanitaria corrente, cfr. il riquadro Spesa sanitaria: una previsione per gli anni 2006-07). Nel 2007 a una decelerazione delle prestazioni sanitarie market si accompagnerebbero incrementi - 171 - Spese primarie Rapporto ISAE - luglio 2006 Spesa sanitaria: una previsione per gli anni 2006-07 In questo riquadro si presenta una proiezione della spesa sanitaria corrente negli anni 20062007. Nella tabella, conforme alla classificazione ISTAT del Conto economico consolidato della Sanità e di quello delle Prestazioni di protezione sociale, gli esborsi vengono distinti in prestazioni sociali in natura, suddivise in beni e servizi prodotti da produttori market e servizi prodotti da produttori non market1, servizi amministrativi e altre uscite. SPESA SANITARIA CORRENTE Milioni di euro 2002 2003 2004 Variazioni percentuali 2005 2006(*) 2007(*) 2003 2004 2005 2006 2007 Beni e servizi prodotti da produttori market (1) 31.263 32.227 35.317 36.978 39.343 41.214 3,1 9,6 4,7 6,4 4,8 - assistenza farmaceutica 11.723 11.096 11.988 11.855 12.735 12.800 -5,3 8,0 -1,1 7,4 0,5 4,9 - assistenza medico-generica 4.613 4.795 5.010 6.127 6111 6.413 3,9 4,5 22,3 -0,3 - assistenza medico-specialistica 2.569 2.711 2.903 3.202 3.088 3.223 5,5 7,1 10,3 -3,6 - assistenza osped. in case di cura private 6.298 7.154 8.286 8.139 8.863 9.504 13,6 15,8 -1,8 8,9 7,2 - altra convenzionata 6.060 6.471 7.130 7.655 8.545 9.274 6,8 10,2 7,4 11,6 8,5 42.764 44.139 48.615 51.086 54.746 55.379 3,2 10,1 5,1 7,2 1,2 - personale 27.109 27.341 30.025 31.221 33.606 32.479 0,9 9,8 4,0 7,6 -3,4 - beni e servizi 14.132 15.262 16.998 18.203 19.428 21.138 8,0 11,4 7,1 6,7 8,8 Prestazioni sociali in natura (3=1+2) 74.027 76.366 83.932 88.064 94.089 96.594 3,2 9,9 4,9 6,8 2,7 Servizi prodotti da produttori non market (2) 4,4 di cui: Servizi amministrativi (4) 3.855 4.042 4.272 4.452 4.677 4.916 4,9 5,7 4,2 5,1 5,1 - personale 2.258 2.343 2.392 2.445 2.531 2.579 3,8 2,1 2,2 3,5 1,9 - beni e servizi 1.466 1.563 1.735 1.858 1.990 2.175 6,6 11,0 7,1 7,1 9,3 Altre uscite (5) 1.224 1.436 1.767 2.055 2.450 2.875 17,3 23,1 16,3 19,2 17,3 79.106 81.844 89.971 94.571 101.215 104.385 3,5 9,9 5,1 7,0 3,1 di cui: Totale uscite correnti (6=3+4+5) - in percentuale del PIL 6,1 6,1 6,5 6,7 6,9 6,9 Fonte: ISTAT. (*) Previsioni ISAE; anno 2007, tendenziale. 1 In base al Sec95 le unità produttrici di tipo non market sono quelle la cui vendita di beni e servizi copre non più del 50% dei costi di produzione e che solo occasionalmente vendono a prezzi in grado di coprire almeno la metà del costo sostenuto. Si veda ad esempio ISTAT (2005) ), Annuario statistico italiano, reperibile all’indirizzo: http:// www.istat.it/dati/catalogo/asi2005/. - 172 - Economia italiana: previsioni 2006-07 Innanzitutto si indicano gli elementi e le ipotesi su cui si basa la stima della spesa per “beni e servizi prodotti da produttori market”. Per quanto riguarda l’assistenza farmaceutica, si stimano per il 2006 un incremento del 7,4% della spesa convenzionata ed un livello della stessa pari al 14,7% del livello di finanziamento programmato. La previsione per il 2007 include possibili interventi da parte dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), volti a compensare il 60% dello sforamento residuo dell’anno precedente e a correggere la dinamica della spesa già in corso d’anno. Si è tenuto conto del forte incremento della spesa convenzionata verificatosi nel primo trimestre del 2006 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+12,5% per la spesa netta, secondo dati Federfarma). Tale aumento è legato all’aumento del numero di ricette (+6,3%) e del valore medio delle ricette stesse (+5,9%), quest’ultimo provocato dall’eliminazione, a partire dal 1° novembre del 2005, dello sconto del 4,12% sul prezzo al pubblico posto a carico del produttore. Si è inoltre tenuto conto delle misure adottate dall’AIFA con la Determinazione del 30 dicembre 2005 (G.U. n. 2 del 3 gennaio 2006), entrate in vigore il 16 gennaio 2006, volte a ripianare il 60% dello sforamento del tetto di spesa nel corso del 2005. Tali misure prevedono: la temporanea riduzione del 4,4% dei prezzi al pubblico dei farmaci comunque dispensati o impiegati dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN); lo sconto temporaneo dell’1% sul prezzo al produttore, corrispondente allo 0,6% del prezzo al pubblico comprensivo di IVA, per i farmaci destinati al mercato interno e rimborsabili dal SSN. Nel mese di giugno l’AIFA ha annunciato ulteriori misure (Comunicato n. 33 dell’8 giugno 2006): la riduzione dei prezzi dei farmaci, decisa nel dicembre dello scorso anno, è stata incrementata dello 0,6% (dal 4,4% al 5%), al fine di ripianare completamente il 60% dello sforamento del tetto di spesa relativo al 2005 (878 milioni); inoltre, in conseguenza del forte aumento della spesa farmaceutica verificatosi nei primi mesi del 2006, l’AIFA ha ritenuto di intervenire per correggere la dinamica corrente ed evitare che il superamento dell’obiettivo risulti troppo elevato per essere ripianato a consuntivo. A tal fine è stata decisa, attraverso la revisione del Prontuario Farmaceutico Nazionale (PFN), la temporanea riduzione del prezzo dei farmaci (fino ad un massimo del 10%), che nel primo trimestre hanno registrato un incremento dei consumi superiore alla media, non giustificato sul piano epidemiologico. Anche questi interventi sono stati incorporati nella stima. Si è valutata inoltre una significativa riduzione della compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini, principalmente a causa dell’eliminazione del ticket decisa dalla Regione Lazio (dal 1° gennaio 2006) e dalla Regione Calabria (dal 1° settembre 2005) e dell’estensione delle esenzioni prevista dalla Regione Puglia (dal 1° ottobre 2005). Dopo il forte incremento verificatosi nel 2005 (+22,3%), provocato dal rinnovo delle convenzioni e dal pagamento degli arretrati per il periodo di competenza, si prevede per il 2006 una lieve riduzione della spesa per l’assistenza medico-generica, in conseguenza dell’entrata a regime delle convenzioni e del venir meno della corresponsione delle poste relative ad anni passati. Non si ipotizza alcun rinnovo, nel periodo di previsione, riguardante il biennio 2006-07. Anche la spesa per l’assistenza medico-specialistica è prevista in diminuzione nel corso del 2006, dopo il forte aumento dello scorso anno, pure provocato dal rinnovo delle convenzioni e dal pagamento degli arretrati. Gli esborsi per assistenza ospedaliera in case di cura private - ridottisi lievemente nel 2005 grazie alle misure, realizzate in molte regioni, di controllo dei volumi di attività, all’introduzione di - 173 - Rapporto ISAE - luglio 2006 tetti di spesa e di meccanismi di regressione tariffaria in caso di sfondamento del budget programmato - riprendono a crescere, ma con tassi inferiori a quelli del biennio 2003-2004. Si prevede un aumento, per il biennio 2006-07, della spesa per altra assistenza convenzionata, in conseguenza della tendenza all’espansione dei servizi i cui esborsi sono contabilizzati in questa voce (assistenza per anziani non autosufficienti, disabili, tossicodipendenti). Per quanto riguarda l’evoluzione della spesa per “beni e servizi forniti da produttori non market”, si è tenuto conto dei seguenti elementi. La spesa per il personale, aumentata nel corso del 2005 per effetto dei rinnovi contrattuali relativi al biennio economico 2002-03 e del pagamento degli arretrati di competenza (Area 3 dirigenza sanitaria, professionale, tecnica e amministrativa; Area 4 - dirigenza medicoveterinaria), è prevista in forte aumento anche nel 2006 in conseguenza dei rinnovi dei contratti del personale dirigenziale e non dirigenziale del SSN, relativi al biennio economico 2004-05, e della corresponsione dei relativi arretrati. Si è tenuto conto, inoltre, dell’indennità di vacanza contrattuale, nell’ipotesi che non vi siano rinnovi, nel periodo di previsione, riguardanti il biennio economico 2006-07. Per quanto riguarda la dinamica della spesa per beni e servizi, si sono considerate le misure adottate dall’AIFA per il contenimento della spesa farmaceutica complessiva entro il tetto del 16% del finanziamento programmato che colpiscono la spesa farmaceutica non convenzionata, e ulteriori risparmi posti a carico delle Regioni. - 174 - Economia italiana: previsioni 2006-07 più dinamici dei consumi intermedi nei vari comparti. Le prestazioni sociali in denaro, infine, dovrebbero sperimentare una accelerazione della crescita nell’anno in corso (+4,8%) e poi un rallentamento (+3,7%). L’incidenza sul prodotto aumenterebbe di due decimi, passando dal 17,1% del 2005 al 17,3% e su tale livello rimarrebbe l’anno successivo. Tali dinamiche riflettono, in particolare, l’effetto di rimbalzo delle spese per pensioni nel 2006 - dopo che l’anno precedente gli esborsi erano stati contenuti dagli effetti (dato l’operare del sistema delle “finestre”) dell’innalzamento delle soglie di età e di anzianità contributiva per i dipendenti privati e pubblici - nonché l’impatto una tantum per l’anno in corso del cosiddetto bonus figli. Quanto alle uscite in conto capitale, esse mostrano andamenti differenziati sia nell’ambito delle varie componenti di spesa sia nei due anni in esame. Gli investimenti dovrebbero crescere notevolmente nel 2006 per poi tornare a un incremento più contenuto l’anno successivo. Nell’anno in corso, infatti, dovrebbe verificarsi una forte espansione delle spese delle Amministrazioni Locali dopo il notevole calo registrato nel 2005. Sono stati, inoltre, considerati ben più contenuti incassi dovuti alle dismissioni immobiliari, ipotizzati pari ad un miliardo di euro per vendite ordinarie in ciascun anno, dopo i circa 2,7 miliardi realizzati nel 2005. I contributi agli investimenti dovrebbero risentire, nel 2006, dei provvedimenti restrittivi disposti con la finanziaria. Le altre erogazioni di capitali scontano, per l’anno in corso, le somme aggiuntive destinate - tramite il recente decreto legge 223 - all’ANAS e alle Ferrovie. Il complesso delle entrate delle Amministrazioni Pubbliche è previsto in forte espansione nel 2006 (+4,5%) e in decelerazione nel prossimo (+3,1%). La quota delle entrate sul PIL aumenta di mezzo punto percentuale, passando dal 44,4% registrato nel 2005 al 44,9%, per poi contrarsi al 44,6% nel 2007 in assenza dei provvedimenti che saranno inseriti nella prossima legge finanziaria. Le entrate correnti dovrebbero espandersi del 4,9% nel 2006 e del 3,1% l’anno prossimo. L’incidenza sul prodotto aumenta di sei decimi, al 44,6%, nell’anno in corso e si riduce di tre nel 2007. La notevole crescita stimata per le entrate tributarie correnti del 2006 risente - oltre che dei nuovi introiti che si verificheranno in base a quanto disposto nel decreto legge 223 - delle evoluzioni già riscontrate nei primi cinque mesi dell’anno e delle indicazioni circa i buoni esiti - 175 - Spese in conto capitale Entrate Entrate correnti Rapporto ISAE - luglio 2006 dell’autotassazione, desumibili peraltro anche dall’andamento del fabbisogno del Settore Statale. Quest’ultimo infatti, attestandosi nel primo semestre a circa 35,6 miliardi, è risultato inferiore di 15 miliardi rispetto a quello dello stesso periodo dello scorso anno. Quanto alle entrate tributarie, i dati del bilancio dello Stato relativi agli accertamenti per il periodo gennaio-maggio segnalano un incremento dell’ordine dell’8,7% e, in particolare, del 10,2% per le imposte dirette e del 7,4% per quelle indirette. Graf. 13 - GRADO DI COPERTURA DELLE SPESE E PRESSIONE FISCALE NEL CONTO DELLE AMMISTRAZIONI PUBBLICHE (valori percentuali) 94,0 42,0 93,5 41,5 93,0 92,5 41,0 92,0 40,5 91,5 91,0 40,0 2003 2004 2005 Grado di co pertura (scala a sinistra) 2006* 2007* P ressio ne fiscale (scala a destra) Fonte: ISTAT. * Previsioni ISAE, 2007 tendenziale. Nel conto delle Amministrazioni Pubbliche costruito dall’ISAE i tributi diretti aumentano in modo consistente nel 2006 (+7,1%) per poi decelerare notevolmente l’anno successivo (+2%), anche in relazione al venir meno di rilevanti incassi di natura straordinaria. Al loro interno, nel 2006 particolarmente dinamiche risulteranno l’IRES e le sostitutive, oggetto di manovre cospicue. Le imposte indirette dovrebbero espandersi in maniera sostenuta nei due anni (con un +5,1% seguito da un +4,1%), grazie anche agli effetti, crescenti nel tempo, dei provvedimenti del decreto legge 223. Una buona crescita riguarderà le imposte sugli affari e, in particolare, l’IVA che mostra - nei dati di competenza giuridica dei primi cinque mesi dell’anno - un incremento pari al 9,4%. Il gettito, secondo il Dipartimento delle Politiche Fiscali potrebbe essere stato influenzato dalla revisione di alcuni studi di settore e dalla isti- - 176 - Economia italiana: previsioni 2006-07 tuzione di nuovi studi realizzate nel corso del 2005. I proventi dei giochi sono stati rinforzati dalle misure introdotte con il decreto 223. Quanto ai contributi sociali, le dinamiche (+2,8% e +3,2%) riflettono gli andamenti delle basi imponibili e, nel 2006, gli effetti degli sgravi contributivi concessi nel limite massimo complessivo di un punto percentuale. Le entrate in conto capitale subiranno nel 2006 una ulteriore notevole contrazione (-34,6%), in seguito all’esaurirsi degli introiti dovuti al condono edilizio; nel 2007 torneranno a crescere. La quota sul PIL si posizionerebbe allo 0,3% (0,4% nel 2005) in entrambi gli anni della previsione. - 177 - Entrate in conto capitale Rapporto ISAE - luglio 2006 MANOVRA DI FINANZA PUBBLICA PER il 2006 (milioni di euro) (1) Descrizione dei provvedimenti 1) IMPOSTE DIRETTE Entrate (aumento +) Spese (aumento +) Effetto sull’indebitamento netto (aumento +) +9.139 -- -9.139 Previste disposizioni volte a favorire il servizio nazionale della riscossione (legge n. 248/2005).. +300 -- -300 E' elevato da 10 a 20 anni il periodo di ammortamento dell'avviamento (legge n. 248/2005). +1.680 -- -1.680 E' prevista l’introduzione di una imposta sostitutiva sul reddito, in caso di cessioni a titolo oneroso di beni immobili acquistati o costruiti da non più di cinque anni (legge Finanziaria 2006, già citata). +500 -- -500 Prevista la rivalutazione di beni di impresa e di aree edificabili da esse possedute (legge n. 342/00 e legge Finanziaria 2006). +912 -- -912 Prevista la deducibilità IRES delle quote di ammortamento dei beni materiali strumentali per l’esercizio delle attività di distribuzione e trasporto di gas naturale e di distribuzione di energia elettrica e gestione della rete di trasmissione nazionale dell’energia elettrica (legge Finanziaria 2006, già citata). +790 -- -790 Disposta la riduzione al 60% della misura di deducibilità (a fini IRES) della riserva sinistri relativa ai contratti di assicurazione dei rami danni, per la parte riferibile alla componente di lungo periodo (legge n. 248/2005). +214 -- -214 E' stata modificata (dallo 0,60% al 0,40%) la deducibilità delle svalutazioni dei crediti per le banche (enti creditizi e finanziari), ai fini della determinazione della base imponibile IRES (legge n. 248/2005). +1.339 -- -1.339 È istituita una addizionale alle imposte sul reddito dovuta dai soggetti titolari di reddito di impresa e dagli esercenti arti e professioni relativi a materiale pornografico (legge Finanziaria 2006, già citata). +156 -- -156 Prevista la deducibilità degli ammortamenti dei beni strumentali per l'esercizio di distribuzione e trasporto di gas naturale e di distribuzione di energia elettrica e gestione della rete di trasmissione nazionale dell'energia elettrica (legge n. 248/2005). +68 -- -68 Apportate limitazioni alla deducibilità fiscale delle perdite realizzate dalla Banca d’Italia in occasione di operazioni di concambio (legge n. 248/2005). +300 Norme varie su indeducibilità minusvalenze da partecipazioni, su leasing, su ammortamenti (legge Finanziaria 2006, già citata; legge n. 248/2005). +246 -- -246 Disposte misure per rafforzamento e di funzionamento dell'Agenzia delle entrate, della Agenzia delle dogane e della Guardia di finanza in funzioni di lotta all'evasione (legge n. 248/2005) +335 -- -335 Disposta l'indeducibilità delle minusvalenze su dividendi non tassati (dividendi washing) e previsti accertamenti su operazioni 2004 e 2005 (legge n. 248/2005). +535 -- -535 E' stata limitata la deducibilità dal canone delle spese di manutenzione ordinaria in caso di locazione di immobili non strumentali di proprietà delle imprese (legge n. 248/2005). +98 -- -98 Disposta una detrazione dall’imposta lorda nella misura del 19 per cento per le spese documentate sostenute dai genitori per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido per un importo complessivamente non superiore a 632 euro annui per ogni figlio ospitato negli stessi (legge Finanziaria 2006, già citata). -30 -- +30 Disposta l'esclusione della detraibilità IVA per ciclomotori e auto non adibiti ad uso (legge Finanziaria 2006, già citata). -217 -- +217 (1) Valutazione ufficiali. - 178 - -300 Economia italiana: previsioni 2006-07 MANOVRA DI FINANZA PUBBLICA PER il 2006 (milioni di euro) (1) Entrate (aumento +) Descrizione dei provvedimenti Spese (aumento +) Effetto sull’indebitamento netto (aumento +) Limitatamente al periodo d’imposta in corso alla data del 31 dicembre 2005, è ampliata la gamma delle spese non documentate dell'impresa per cui è consentita la deduzione forfetaria e altre misure minori (legge Finanziaria 2006, già citata; legge 248/2005). -180 -- +180 Disposta la proroga al 2006 delle agevolazioni tributarie in materia di recupero edilizio (detrazione pari al 41% e aliquota IVA pari al 10%) e previste detrazioni per ristrutturazioni ad imprese di costruzione (legge Finanziaria 2006, già citata). -39 -- +39 Disposte misure per modificare le condizioni di ammortamento di autovetture aziendali, per i beni immateriali e per i terreni (D.L. 4/7/ 2006, n. 223 +418 -- -418 Previsto il rafforzamento delle attività di accertamento su dichiarazioni “non congrue” relative agli studi di (D.L. 4/7/2006, n. 223). +305 -- -305 Approvata l’abrogazione dell’aliquota IRPEF agevolata per la tassazione degli importi del trattamento di fine rapporti nei casi di incentivo all’esodo per i lavoratori; altre disposizioni per redditi diversi; altri provvedimenti minori (D.L. 4/7/2006, n. 223). +228 -- -228 Previste misure più stringenti per l’individuazione delle società non operative con riflessi sulle percentuali di ricalcolo del reddito presunto a fini IRES (D.L. 4/7/2006, n. 223). +86 -- -86 E’ prevista l’inclusione delle stock options tra i redditi che concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente, lasciando invariate le normative dell’azionariato diffuso (D.L. 4/7/2006, n. 223). +55 -- -55 2) IMPOSTE INDIRETTE +2.755 -- -2.755 Prevista la revisione del regime fiscale per la cessione di immobili effettuate da alcune categorie di soggetti. Altre disposizioni per gli immobili (D.L. 4/7/2006, n. 223). +1.573 -- -1.573 Approvata la modifica delle aliquote IVA di alcuni prodotti (innalzamento dal 10% al 20%); disposizioni varie su IVA e IRAP (D.L. 4/7/ 2006, n. 223). +639 -- -639 Stabilite misure per contrastare il gioco illegale (D.L. 4/7/2006, n. 223). +367 -- -367 Modifica della disciplina di esenzione dall’ICI (D.L. 4/7/2006, n. 223). +100 -- -100 Prorogata al 2006 la riduzione del 40% dell'aliquota d'accisa per il gas metano per usi industriali oltre un certo consumo (legge Finanziaria 2006, già citata). -89 -- +89 Disposta la proroga per il 2006 per le zone montane del prezzo al litro del gasolio e gpl per riscaldamento (legge Finanziaria 2006, già citata). -52 -- +52 Confermate per il 2006 le particolari aliquote d'accisa gas metano per combustione ad uso individuale e altri usi civili nei comuni di Aosta, Belluno, Bolzano e Trento e esenzioni per riscaldamento gasolio e gpl per riscaldamento impiegate nelle frazioni parzialmente non metanizzate (zona climatica E), oltre ad esenzioni per uso del gasolio nelle province di Trieste e Udine. Altre norma minori (legge Finanziaria 2006, già citata; legge n. 248/2005). -184 -- +184 Prevista l'esenzione d'accise per il gasolio da riscaldamento serra (Legge 350/2003; Legge Finanziaria 2006, già citata). -23 -- +23 Disposte modifiche alla disciplina dell'imposta regionale sulle attività produttive per il settore agricolo (legge Finanziaria 2006, già citata). -389 -- +389 Disposta la proroga delle agevolazioni fiscali per la pesca e la proprietà contadina (legge Finanziaria 2006, già citata). -117 -- +117 (1) Valutazione ufficiali. - 179 - Rapporto ISAE - luglio 2006 MANOVRA DI FINANZA PUBBLICA PER il 2006 (milioni di euro) (1) Entrate (aumento +) Descrizione dei provvedimenti Spese (aumento +) Effetto sull’indebitamento netto (aumento +) Sono previste misure fiscali, amministrative e finanziarie per i distretti industriali con l’obiettivo di accrescere lo sviluppo delle aree e dei settori di riferimento, di migliorare l’efficienza nell’organizzazione e nella produzione, secondo princìpi di sussidiarietà verticale ed orizzontale (Legge finanziaria 2006, già citata). -50 -- +50 E' prevista la soppressione delle tariffe delle Concessioni Governative per i brevetti definiti dal DPR 641/72 e l'esenzione dall'imposta di bollo per istanze, atti e provvedimenti relativi al riconoscimento in Italia di brevetti per invenzioni industriali, di brevetti per modelli di utilità e di brevetti per modelli e disegni ornamentali (legge Finanziaria 2006, già citata). -40 -- +40 Prevista la deducibilità IRAP delle quote di ammortamento dei beni materiali strumentali per l’esercizio delle attività di distribuzione e trasporto di gas naturale e di distribuzione di energia elettrica e gestione della rete di trasmissione nazionale dell’energia elettrica (Legge finanziaria 2006, già citata). +102 -- -102 Previste misure a sostegno del gioco legale con apparecchi di intrattenimento e misure volte a contrastare il gioco illegale (Legge finanziaria 2006, già citata). +440 -- -440 Previste modifiche nel criterio di calcolo trimestrale per la determinazione della classe di prezzo della sigaretta più venduta con previsioni di maggiori entrate fiscali indotte (Legge finanziaria 2006, già citata). +90 -- -90 E' disposto un rialzo, a decorrere dal 1º gennaio 2006, dell’aliquota dell’imposta di consumo sugli oli lubrificanti (legge Finanziaria 2006, già citata). +90 -- -90 Previste misure per contrastare il gioco illegale e valorizzare quello legale (legge n. 248/2005). +80 -- -80 Sono disposte misure per la regolamentazione della raccolta a distanza delle scommesse, del bingo e delle lotterie attraverso Internet, televisione digitale, terrestre e satellitare, nonché attraverso la telefonia fissa e mobile; altre misure sui giochi (legge n. 248/2005). +218 -- -218 3) CONTRIBUTI SOCIALI EFFETTIVI -2.241 -- +2.241 Previsto a decorrere dal 1 gennaio 2006 un esonero dal versamento dei contributi sociali alla gestione delle prestazioni temporanee presso l'INSP nel limite massimo complessivo di un punto percentuale (legge Finanziaria 2006, già citata). -1.996 -- +1.996 E' riconosciuto per i lavoratori dipendenti con qualifica di autisti di livello 3º e 3º super, l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali dovuti all’INPS, per la quota a carico dei datori di lavoro, nel limite di ore mensili individuali di orario ordinario, comunque non superiori a 20 (legge Finanziaria 2006, già citata). -120 -- +120 E' previsto che le somme versate nel periodo d’imposta 2005 a titolo di contributo al Servizio sanitario nazionale sui premi di assicurazione per la responsabilità civile per i danni derivanti dalla circolazione di veicoli a motore adibiti a trasporto merci, di massa complessiva a pieno carico non inferiore a 11,5 tonnellate, possano essere utilizzate in compensazione dei versamenti effettuati dal 1º gennaio al 31 dicembre 2006 nel limite di spesa di 75 milioni di euro (legge Finanziaria 2006, già citata). -75 -- +75 Previste riduzioni dei premi INAIL del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, alla gestione esercenti attività commerciali e alla gestione artigiani (legge Finanziaria 2006, già citata). 4) ALTRE ENTRATE Previsto un canone aggiuntivo unico ai titolari di concessioni idroelettriche e altre disposizioni in materia di elettricità (legge Finanziaria 2003, già citata). (1) Valutazione ufficiali. - 180 - -50 -- +50 +149 -- -149 +95 -- -95 Economia italiana: previsioni 2006-07 MANOVRA DI FINANZA PUBBLICA PER il 2006 (milioni di euro) (1) Entrate (aumento +) Descrizione dei provvedimenti Spese (aumento +) Effetto sull’indebitamento netto (aumento +) Prevista (dal 2007) la soppressione degli stanziamenti previsti per il finanziamento della Consob, dell'Autorità di vigilanza sui lavori pubblici, dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e della Commissione di vigilanza sui fondi pensione. Per il 2006 si prevede un sistema di finanziamento transitorio (legge Finanziaria 2006, già citata). +44 -- -44 Sono aggiornati gli importi fissi delle sanzioni pecuniarie, anche penali, da attuare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da adottare entro il 28 febbraio 2006 (legge Finanziaria 2006, già citata). +100 -- -100 -90 -- Altre minori entrate (legge Finanziaria 2006, già citata). +90 5) REDDITI DA LAVORO DIPENDENTE -- -294 -294 Previsto che le pubbliche amministrazioni a decorrere dall’anno 2006 possano avvalersi di personale a tempo determinato o con convenzioni ovvero con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, nel limite del 60 per cento della spesa sostenuta per le stesse finalità nell’anno 2003 (legge Finanziaria 2006, già citata). -- -237 -237 E' disposto che a decorrere dall’anno 2006 l’ammontare complessivo dei fondi per il finanziamento della contrattazione integrativa delle amministrazioni dello Stato e delle Università, determinato ai sensi delle rispettive normative contrattuali, non possa eccedere quello previsto per l’anno 2004 (legge Finanziaria 2006, già citata). -- -108 -108 E' previsto che le regioni e gli enti locali concorrano alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica adottando misure necessarie a garantire che le spese di personale, al lordo degli oneri riflessi a carico delle amministrazioni e dell’IRAP, non superino per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008 il corrispondente ammontare dell’anno 2004 diminuito dell’1 per cento. A tal fine si considerano anche le spese per il personale a tempo determinato, con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, o che presta servizio con altre forme di rapporto di lavoro flessibile o con convenzioni (legge Finanziaria 2006, già citata). -- -465 -465 Altre misure minori di riduzione della spesa (legge Finanziaria 2006, già citata). -- -76 -76 Disposto l'adeguamento delle risorse per la contrattazione collettiva nazionale previste per il biennio 2004-2005 (legge Finanziaria 2006, già citata). -- +280 +280 E' disposto a carico del bilancio dello Stato l'onere derivante dall'adeguamento delle risorse contrattuali per il personale delle amministrazioni diverse da quella statale (legge Finanziaria 2006, già citata). -- +113 +113 Previsto l'incremento del concorso dello Stato al finanziamento della spesa sanitaria per contratti a decorrere dal 2006 (Legge 30 dicembre 2004, n. 311; Legge Finanziaria 2006, già citata) -- +109 +109 Altre misure minori di aumento della spesa (legge Finanziaria 2006, già citata). -- +90 +90 6) CONSUMI INTERMEDI E PRESTAZIONI SOCIALI IN NATURA -- -5.758 -5.758 Disposti risparmi di spesa per consumi intermedi, sia per le Amministrazioni Centrali e per quelle Locali (Patto di Stabilità Interno) (legge Finanziaria 2006, già citata). -- -5.343 -5.343 Previsti stanziamenti al fine di consentire alle istituzioni scolastiche l'affidamento dei servizi di pulizia e dei servizi amministrativi (legge Finanziaria 2006, già citata). -- +50 +50 (1) Valutazione ufficiali. - 181 - Rapporto ISAE - luglio 2006 MANOVRA DI FINANZA PUBBLICA PER il 2006 (milioni di euro) (1) Entrate (aumento +) Descrizione dei provvedimenti Spese (aumento +) Effetto sull’indebitamento netto (aumento +) Attesi risparmi di spesa conseguenti all’accantonamento di quote delle risorse di bilancio al fine di renderle indisponibili (consumi intermedi a carattere discrezionale, e analoghe spese nel comparto della sicurezza e del soccorso) (D.L. 4/7/2006, n. 223). -- -665 -665 Disposte riduzioni per l’anno 2006 per le autorizzazioni di spesa per la Protezione civile, modifiche del pagamento delle spese della giustizia e contrazioni delle spese di funzionamento degli enti e organismi pubblici non territoriali (10% per il 2006) (D.L. 4/7/2006, n. 223). -- -180 -180 Integrate alcune autorizzazioni di spesa per il Fondo nazionale dei servizio civile, il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali e il Fondo Unico per lo Spettacolo (D.L. 4/7/2006, n. 223). -- +380 +380 7) PRESTAZIONI SOCIALI IN DENARO -- +696 +696 E' previsto per ogni figlio nato ovvero adottato nell’anno 2005 un assegno pari ad euro 1.000 (legge Finanziaria 2006, già citata). -- +467 +467 E' previsto per ogni figlio nato nell’anno 2006, secondo o ulteriore per ordine di nascita, ovvero adottato un assegno pari a 1.000 euro (legge Finanziaria 2006, già citata). -- +229 +229 8) TRASFERIMENTI CORRENTI AD IMPRESE -- -956 -956 E' prevista una razionalizzazione delle risorse stanziate in bilancio per trasferimenti correnti alle imprese pubbliche e alle camere di commercio (legge Finanziaria 2006, già citata). --960 -960 Il Ministero dell’Economia e delle Finanze e Poste Italiane Spa determinano con apposita convenzione i parametri di mercato e le modalità di calcolo del tasso da corrispondere a decorrere dal 1º gennaio 2005 sulle giacenze dei conti correnti in essere presso la tesoreria dello Stato sui quali affluisce la raccolta effettuata tramite conto corrente postale, in modo da consentire una riduzione di almeno 150 milioni di euro rispetto agli interessi a tale titolo dovuti a Poste Italiane Spa dall’anno 2005 (legge Finanziaria 2006, già citata). -- -150 -150 E' istituito un Fondo di garanzia per agevolare l'accesso al credito delle imprese che conferiscono il trattamento di fine rapporto (TFR) a forme pensionistiche complementari. Il predetto Fondo e' alimentato da un contributo dello Stato (Legge n. 248/2005). -- +154 +154 9) SPESE IN CONTO CAPITALE -- -840 -840 Previsti riduzioni apporto di capitale a FS (Legge n. 248/2005). -- -124 -124 E' disposto, a decorrere dal 2006, un contenimento degli incrementi di spesa per investimenti fissi lordi discrezionali, con esclusione di quelle concernenti il comparto delle sicurezza pubblica (legge Finanziaria 2006, già citata). -- -360 -360 E' disposto un contenimento degli incrementi di spesa in conto capitale per l'Anas Spa per l’anno 2006 (Legge finanziaria 2006,già citata). -- -300 -300 E' disposto che per l'anno 2006 le erogazioni del Fondo speciale rotativo per l’innovazione tecnologica non possano superare l’importo complessivo di 1.900 milioni di euro (legge Finanziaria 2006, già citata). -- -1.200 -1.200 Previsto per l’anno 2006, con riferimento a ciascun Ministero, che i pagamenti per spese relative a investimenti fissi lordi non possano superare il 95 per cento del corrispondente importo pagato nell’anno 2004 (legge Finanziaria 2006, già citata). -- -336 -336 (1) Valutazione ufficiali. - 182 - Economia italiana: previsioni 2006-07 MANOVRA DI FINANZA PUBBLICA PER il 2006 (milioni di euro) (1) Entrate (aumento +) Descrizione dei provvedimenti Spese (aumento +) Effetto sull’indebitamento netto (aumento +) Sono previsti per i soggetti titolari di contabilità speciali aperte presso le sezioni di tesoreria statale limiti nei pagamenti per un importo complessivo superiore all’80 per cento di quello rilevato nell’esercizio 2005 (legge Finanziaria 2006, già citata). -- -400 -400 Sono previsti limiti agli importi destinati al Fondo per le aree sottoutilizzate di cui all’articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 (legge Finanziaria 2006, già citata). -- -153 -153 Disposizioni su Fondo di garanzia e previdenza complementare (legge Finanziaria 2006, già citata). -- -154 -154 Sono previsti stanziamenti per la realizzazione del programma straordinario a carattere nazionale a sostegno della ricerca oncologica autorizzata da assegnare ai soggetti individuati ai sensi del decreto del Ministro della Salute, previa stipula di apposite convenzioni con il Ministero della salute (legge Finanziaria 2006, già citata). -- +50 +50 Disposti per il 2006 stanziamenti per le esigenze infrastrutturali e di investimento delle Forze dell’ordine. Sono inoltre previsti indicennali per consentire la prosecuzione del programma di sviluppo e di acquisizione delle unità navali della classe FREMM (fregata europea multimissione) e delle relative dotazioni operative, nonché per l’avvio di programmi dichiarati di massima urgenza (legge Finanziaria 2006, già citata). -- +50 +50 Previsti stanziamenti per il Dipartimento della protezione civile per il finanziamento degli interventi e delle opere di ricostruzione nei territori colpiti da calamità naturali (legge Finanziaria 2006, già citata). -- +26 +26 Previsto per le Regioni a Statuto Ordinario e per gli Enti Locali il concorso al rispetto del Patto di stabilità interno, prevedendo limiti di spesa in conto capitale (legge Finanziaria 2006, già citata). -- +180 +180 Disposti contributi pluriennali alle imprese nazionali nel settore della difesa al fine di consentire la prosecuzione dei principali programmi internazionali ed interforze, anche a valenza internazionale, e specialmente europea (legge Finanziaria 2006, già citata). -- +55 +55 Altri interventi di risparmi di spesa in conto capitale (legge Finanziaria 2006, già citata). -- -1.010 -1.010 Disposta l’attribuzione di un contributo in conto impianti a favore di Ferrovie dello Stato SpA o a società del gruppo per la prosecuzione degli interventi relativi al sistema “Alta velocità/alta capacità” (D.L. 4/ 7/2006, n. 223). -- +1.800 +1.800 E’ innalzato il limite posto a carico dell’Anas per l’effettuazione di pagamenti relativi a spese di investimento (D.L. 4/7/2006, n. 223). -- +1.000 +1.000 Disposta l’esclusione dalle regole dal patto di stabilità interno delle spese in conto capitale effettuate dal Comune di Roma, relative agli interventi per il trasporto su ferro; altre disposizioni (D.L. 4/7/2006, n. 223). -- +36 +36 10) ALTRE SPESE CORRENTI E IN CONTO CAPITALE -- -3.713 -3.713 Interventi di risparmio di spesa contenuti nelle tabelle allegate alla legge Finanziaria (legge Finanziaria 2006, già citata). -- -2.536 -2.536 Prevista la riduzione per il 2006 delle risorse finanziarie per il Servizio sanitario nazionale (legge Finanziaria 2006, già citata). -- -2.500 -2.500 E' istituito nello stato di previsione del Ministero della difesa un Fondo da ripartire per le esigenze di funzionamento dell’Arma dei carabinieri (legge Finanziaria 2006, già citata). -- +50 +50 (1) Valutazione ufficiali. - 183 - Rapporto ISAE - luglio 2006 MANOVRA DI FINANZA PUBBLICA PER il 2006 (milioni di euro) (1) Entrate (aumento +) Descrizione dei provvedimenti Spese (aumento +) Effetto sull’indebitamento netto (aumento +) E' prevista l'istituzione di un Fondo nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle Finanze in cui confluirà un sesto delle risorse giacenti sulle contabilità speciali e sui conti correnti di Tesoreria Centrale non movimentati da oltre un anno. Al Fondo potranno ricorrere le Amministrazioni interessate (legge Finanziaria 2006, già citata). -- +50 +50 E' disposta l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle Finanze, di un Fondo al fine di provvedere all'estinzione dei debiti pregressi contratti dalle Amministrazioni centrali dello Stato nei confronti delle società, enti, persone fisiche, istituzioni e organismi vari (legge Finanziaria 2006, già citata). -- +170 +170 Previsto stanziamento per l'attuazione del piano programmatico concernente la riforma degli ordinamenti scolastici (legge Finanziaria 2006, già citata). -- +44 +44 E' istituito nello stato di previsione della spesa del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti un fondo denominato «Fondo per misure di accompagnamento della riforma dell’autotrasporto di merci e per lo sviluppo della logistica» al fine di favorire il processo di riforma del settore dell’autotrasporto di merci (legge Finanziaria 2006, già citata). -- +80 +80 Prevista l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell'interno, di due Fondi da ripartire nella parte corrente (per l'acquisizione di beni e servizi da parte della P.A) e in conto capitale (per fare fronte alle esigenze infrastrutturali e di investimento delle Forze dell'ordine). (legge Finanziaria 2006, già citata). -- +180 +180 Totalizzazione dei periodi assicurativi ed integrazione tabella C della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (Legge n. 248/2005). -- +160 +160 Eccedenze di spesa di natura corrente (legge Finanziaria 2006, già citata). -- +589 +589 -11.561 -21.363 TOTALE +9.802 (1) Valutazione ufficiali. - 184 - Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07 INTRODUZIONE In questo capitolo analizziamo la congiuntura economica a livello territoriale e presentiamo i risultati delle previsioni sull’andamento delle quattro ripartizioni italiane (Nord Ovest, Nord Est, Centro e Mezzogiorno) nel periodo 2006-07. Riportiamo inoltre una nota di approfondimento sui processi di concentrazione spaziale dell’attività manifatturiera durante il periodo 1971-2001. L’esame delle tendenze economiche territoriali relative al 2005 è basata su alcune stime preliminari dell’ISTAT relative alle principali poste di contabilità regionale, sui risultati di indagini di varia fonte e sugli indicatori di congiuntura territoriale desunti dalle inchieste ISAE. Per le principali voci di contabilità (PIL, consumi delle famiglie ed investimenti) e per i maggiori indicatori di sviluppo (PIL pro capite, produttività del lavoro e tasso di occupazione), si riportano le previsioni relative alle quattro ripartizioni, costruite in coerenza con le stime del quadro nazionale esposto nel Rapporto. Nel 2005 il PIL dell’Italia (valutato a prezzi costanti 1995) è rimasto invariato rispetto al 2004. A livello territoriale, le stime dell’ISTAT indicano un aumento dello 0,4% nel Nord Est e una lieve contrazione nella altre ripartizioni (-0,2% nel Nord Ovest e nel Mezzogiorno; -0,1% nel Centro). A deprimere la dinamica del PIL nel Nord Ovest ha contribuito in misura maggiore l’evoluzione negativa delle esportazioni nette di beni e servizi e degli investimenti fissi lordi in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto. La riduzione del PIL delle regioni meridionali e centrali è il risultato netto di un andamento negativo delle esportazioni nette di beni e servizi, degli investimenti fissi lordi in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto e dei consumi delle famiglie e di un aumento dei consumi delle AAPP e delle ISP e degli investimenti in - 185 - Rapporto ISAE - luglio 2006 costruzioni. Nel Nord Est, la dinamica lievemente positiva delle componenti interne della domanda hanno più che compensato la contrazione del flusso netto di beni e servizi con l’esterno dell’area. Le previsioni condotte dall’ISAE per il biennio 2006-07, caratterizzato da un quadro internazionale favorevole, indicano un aumento del PIL in linea con la media nazionale (+1,5% nel 2006 e +1,3% nel 2007) nel Centro e nel Mezzogiorno; sopra la media dovrebbe mantenersi la dinamica del PIL nel Nord Est (+1,7% nel 2006 e +1,4% nel 2007), leggermente sotto la media quella del PIL nel Nord Ovest (1,4% nel 2006 e 1,2% nel 2007). Grazie all’andamento dei flussi migratori da Sud a Nord registrata dalla metà degli anni novanta, il Mezzogiorno sta riducendo progressivamente, anche se molto lentamente, la distanza dal resto del Paese in termini di PIL pro capite1. Il recupero sembra essere continuato nel 2005, nonostante la dinamica negativa PIL meridionale in contrasto con quella stagnante del Centro-Nord. E’ importante tuttavia osservare che il differenziale di crescita di medio periodo tra il Mezzogiorno ed il resto del Paese ha teso a diminuire negli ultimi anni, frenando significativamente il pur lento processo di convergenza di lungo periodo che sembrava aver preso avvio a metà degli anni novanta. Per il biennio 2006-07 si prevede un ridimensionamento del differenziale di crescita della popolazione tra il Centro-Nord ed il Mezzogiorno. Il recupero del Mezzogiorno in termini di PIL pro capite dovrebbe quindi rallentare. Per il 2007 si stima un livello di PIL pro capite del Mezzogiorno in rapporto a quello del Centro-Nord pari a 60,1 per cento. Nel 2005, a fronte di una stagnazione del valore aggiunto totale, la domanda di lavoro, misurata in termini di unità di lavoro complessive, ha subito una forte contrazione nel Mezzogiorno (-1,2%) ed una lieve riduzione (-0,1%) nel Centro-Nord. I dati sulle forze lavoro elaborati dall’ISTAT indicano, inoltre, una riduzione tra il 2004 e il 2005 del tasso di occupazione meridionale (calcolato in termini di numero di occupati in rapporto alla popolazione oltre i 15 anni), che giunge al 37%. Il tasso di disoccupazione dell’area registra però una flessione di 0,7 punti percentuali rispetto al 2004, giungendo al 14,3 per cento. I risultati conseguiti nel 2005 dai singoli comparti produttivi sono stati alquanto differenziati. Nel settore agricolo, la tendenza positiva osservata nel 2004 ha subito un’interruzione. Si è, infatti, registrato 1 Per quanto riguarda la ripresa dei flussi migratori dal meridione per il resto del Paese, si veda ISAE, Le previsioni per l’economia italiane, febbraio 2006. - 186 - Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07 ovunque un calo significativo del valore aggiunto, ad eccezione del Centro. L’occupazione agricola al Sud è diminuita ulteriormente seguendo il lungo processo di cambiamento strutturale in atto. Dato il peso tuttora non indifferente di questo settore sulla struttura occupazionale del Mezzogiorno, la diminuzione dell’occupazione agricola ha contribuito a determinare la variazione negativa delle unità di lavoro standard dell’area. Il settore delle costruzioni (comprendente edilizia ed opere pubbliche) ha fatto registrare una dinamica positiva dell’occupazione in tutte le ripartizioni, mentre il valore aggiunto è aumentato solo nel Mezzogiorno e nel Nord Est, subendo una contrazione nel Nord Ovest e nel Centro. I servizi hanno contribuito, nel loro insieme, positivamente alla dinamica del valore aggiunto sia nel Centro-Nord che nel Mezzogiorno, in presenza anche di una evoluzione favorevole della produttività. Il valore aggiunto dell’industria in senso stretto, dopo il recupero del 2004, ha mostrato un forte peggioramento sia nel Centro-Nord (-2,1%) che nel Mezzogiorno (-3,2%). L’industria ha inoltre accusato una flessione dell’occupazione più forte nel Mezzogiorno (-2,3%) e più contenuta nelle regioni centro-settentrionali (-1,4%). L’indicatore del clima di fiducia delle imprese manifatturiere elaborato dall’ISAE segnala però un’accelerazione dell’attività industriale nella prima metà del 2006. Per tutte le ripartizioni territoriali, il livello dell’indice di fiducia si attesta sui valori più alti dal 2002. CONGIUNTURA E PREVISIONI PER AREA GEOGRAFICA Nel 2005 il PIL nazionale (a prezzi costanti 1995) è rimasto invariato rispetto al 2004. Sulla base di stime dell’ISTAT, a livello territoriale si sarebbe registrato un andamento positivo nelle regioni nordorientali (+0,4%) e una lieve contrazione nelle altre ripartizioni (-0,2% nel Nord Ovest e nel Mezzogiorno; -0,1% nel Centro). Le dinamiche di medio periodo continuano a segnalare un lieve recupero dell’attività economica nel Mezzogiorno rispetto al livello medio di sviluppo del Paese; il tasso di crescita medio annuo del PIL del Mezzogiorno, calcolato per il periodo tra il 1995 e il 2005, è pari all’1,5% uguale a quello del Centro, ma leggermente superiore a quello medio nazionale (1,3%). Per il Nord Est si calcola una variazione media annua dell’1,3%, mentre per il Nord Ovest dell’1 per cento. - 187 - Dinamica del PIL Rapporto ISAE - luglio 2006 Le previsioni condotte dall’ISAE per il biennio 2006-07, caratterizzato da un quadro internazionale favorevole, indicano un aumento del PIL in linea con la media nazionale (+1,5% nel 2006 e +1,3% nel 2007) nel Centro e nel Mezzogiorno; sopra la media dovrebbe mantenersi la dinamica del PIL nel Nord Est (+1,7% nel 2006 e +1,4% nel 2007), leggermente sotto la media quella del PIL nel Nord Ovest (1,4% nel 2006 e 1,2% nel 2007). Graf. 1 - TASSI DI CRESCITA DEL PIL 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 -1,0 1997 1998 1999 2000 2001 Nord Ovest 2002 Nord Est 2003 Centro 2004 2005 2006* 2007* Mezzogiorno Fonte: elaborazioni ISAE su dati Prometeia. * Previsioni ISAE. Consumi, investimenti ed esportazioni A deprimere la dinamica del PIL nel Nord Ovest ha contribuito in misura maggiore l’evoluzione negativa delle esportazioni nette di beni e servizi e degli investimenti fissi lordi in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto. La riduzione del PIL delle regioni meridionali e centrali è il risultato netto di un andamento negativo delle esportazioni nette di beni e servizi, degli investimenti fissi lordi in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto e dei consumi delle famiglie e di un aumento dei consumi delle AAPP e delle ISP e degli investimenti in costruzioni. Nel Nord Est, la dinamica lievemente positiva delle componenti interne della domanda hanno più che compensato la contrazione del flusso netto di beni e servizi con l’esterno dell’area. Durante il periodo di previsione la domanda interna dovrebbe segnare un miglioramento consistente in tutte le ripartizioni. I consumi delle famiglie (al lordo della componente del turismo) aumenterebbero in misura leggermente maggiore nel Mezzogiorno sia nel 2006 (+1,5%) che nel 2007 (+1,6%). Anche la spesa per investimenti fissi - 188 - Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07 Tab. 1 DINAMICA DEL PIL E DELLA DOMANDA AGGREGATA (tassi di variazione percentuale su valori a prezzi costanti) Aggregati 1999 2000 2001 2002 2003 2004 PIL 1,2 2,7 1,7 -0,1 -0,4 1,1 Domanda interna al netto delle scorte 2,7 4,2 1,0 0,6 0,5 1,5 Spesa per consumi delle famiglie 2,0 2,6 0,4 -0,1 1,0 1,7 2006* 2007* 1995-05 media annua -0,2 1,4 1,2 1,0 0,0 1,2 1,1 1,7 -0,1 1,2 0,9 1,4 2005 Nord Ovest Spesa per consumi delle AAPP e delle ISP 1,6 2,4 4,1 2,0 2,4 0,7 1,2 0,7 0,8 1,6 Investimenti fissi lordi totali 5,5 10,2 0,7 1,3 -2,3 1,4 -0,7 1,6 2,0 2,4 Investimenti fissi lordi in costruzioni 3,0 8,9 4,0 0,3 2,4 3,7 -0,2 0,2 0,5 1,8 Investimenti fissi lordi in macchinari, impianti e mezzi di trasporto 7,0 10,9 -1,1 1,9 -5,0 0,0 -1,1 2,4 3,0 2,7 1,3 Nord Est PIL 1,6 4,1 1,0 0,1 0,4 0,9 0,4 1,7 1,4 Domanda interna al netto delle scorte 4,0 4,2 1,2 1,1 0,7 1,7 0,4 1,4 1,2 2,0 Spesa per consumi delle famiglie 3,0 4,2 0,8 -0,3 1,2 1,3 0,2 1,2 1,1 1,8 Spesa per consumi delle AAPP e delle ISP 2,0 2,0 3,0 1,7 2,3 0,7 1,2 0,7 0,8 1,4 Investimenti fissi lordi totali 8,2 5,4 1,2 4,5 -1,4 3,6 0,5 2,5 1,9 3,0 Investimenti fissi lordi in costruzioni 1,4 11,0 5,1 10,4 2,6 2,9 0,6 1,7 0,0 3,7 13,5 1,5 -1,7 -0,3 -5,1 4,2 0,3 3,3 3,6 2,3 Investimenti fissi lordi in macchinari, impianti e mezzi di trasporto Centro PIL 1,7 2,9 2,0 0,6 0,6 2,5 -0,1 1,5 1,3 1,5 Domanda interna al netto delle scorte 3,1 3,3 2,2 0,4 0,7 0,9 -0,1 1,2 1,2 1,7 Spesa per consumi delle famiglie 2,6 3,7 1,1 0,2 1,1 0,9 -0,1 1,3 1,2 1,7 Spesa per consumi delle AAPP e delle ISP 1,2 2,0 3,9 1,8 2,6 0,7 1,2 0,7 0,8 1,4 Investimenti fissi lordi totali 6,6 3,1 4,2 -0,1 -2,2 1,0 -1,5 1,4 1,8 1,9 Investimenti fissi lordi in costruzioni 2,3 -2,3 1,4 1,6 0,0 2,8 -0,4 1,2 1,1 1,7 Investimenti fissi lordi in macchinari, impianti e mezzi di trasporto 9,7 6,8 6,0 -1,2 -3,6 -0,1 -2,2 1,5 2,3 2,0 PIL 2,3 2,7 2,4 1,0 0,7 0,6 -0,2 1,5 1,3 1,5 Domanda interna al netto delle scorte 1,6 3,0 1,6 0,4 0,9 1,0 -0,1 1,8 1,7 1,6 Spesa per consumi delle famiglie 2,1 2,4 0,6 0,2 1,1 0,8 -0,3 1,5 1,6 1,4 Spesa per consumi delle AAPP e delle ISP 1,2 1,1 4,0 1,9 1,9 0,7 1,2 0,7 0,8 1,4 Investimenti fissi lordi totali 0,5 7,5 2,1 -1,0 -1,1 2,1 -0,9 4,1 3,4 2,3 Investimenti fissi lordi in costruzioni 3,4 4,4 1,0 0,4 1,1 2,8 1,9 2,4 2,1 1,2 -1,9 10,3 3,0 -2,2 -2,9 1,5 -3,4 5,8 4,7 3,5 Mezzogiorno Investimenti fissi lordi in macchinari, impianti e mezzi di trasporto ITALIA PIL 1,7 3,0 1,8 0,4 0,3 1,2 0,0 1,5 1,3 1,3 Domanda interna al netto delle scorte 2,4 4,8 1,6 0,2 0,4 1,4 -0,1 1,6 1,3 1,7 Spesa per consumi delle famiglie 2,4 3,1 0,7 0,0 1,1 1,2 -0,1 1,3 1,2 1,5 Spesa per consumi delle AAPP e delle ISP 1,4 1,7 3,8 1,9 2,3 0,7 1,2 0,7 0,8 1,5 Investimenti fissi lordi totali 5,0 6,9 1,9 1,2 -1,8 2,1 -0,6 2,3 2,2 2,4 Investimenti fissi lordi in costruzioni 2,6 5,9 3,0 3,2 1,7 3,1 0,5 1,4 0,9 2,1 Investimenti fissi lordi in macchinari, impianti e mezzi di trasporto 6,8 7,7 1,1 -0,2 -4,2 1,3 -1,5 3,2 3,4 2,6 Fonte: elaborazioni ISAE su dati Prometeia. * Previsioni ISAE. - 189 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Indicatori di sviluppo lordi dell’area meridionale dovrebbe registrare un’accelerazione tanto nel 2006 (+4,1%) quanto nel 2007 (+3,4%). Le esportazioni nette di beni e servizi dovrebbe, tuttavia, contribuire negativamente alla dinamica del PIL del Mezzogiorno. Nel 2005 il Mezzogiorno ha mostrato una dinamica della popolazione positiva (+0,2%), ma di gran lunga inferiore a quella del Centro-Nord (+1%), confermando una tendenza in atto dal 1997 e connessa alla ripresa dei flussi migratori dal Sud verso le aree più ricche e alla forte riduzione del tasso di natalità nell’area meridionale. Il divario tra il PIL pro capite del Mezzogiorno e quello del CentroNord ha quindi mostrato una riduzione rispetto al 2004, nonostante la dinamica negativa PIL meridionale in contrasto con quella stagnante del Centro-Nord. Per il 2005, si calcola un reddito per abitante (a prezzi del 1995) del Mezzogiorno pari al 60,1% di quello del CentroNord; dieci anni prima esso era pari al 55,9%. E’ importante tuttavia osservare che il differenziale di crescita di medio periodo tra il Mezzogiorno ed il resto del Paese ha teso a ridursi negli ultimi due anni; quest’evoluzione metterebbe in dubbio il fatto che si sia effettivamente innescato a partire dalla metà degli anni novanta un processo di convergenza tale da consentire nel lungo periodo un riequilibrio dei differenziali di sviluppo interni al nostro Paese. Graf. 2 - TASSI DI VARIAZIONE DELLA POPOLAZIONE (tassi di variazione percentuale) 1 ,4 1 ,2 1 ,0 0 ,8 0 ,6 0 ,4 0 ,2 0 ,0 - 0 ,2 - 0 ,4 1 9 9 0 1 9 9 1 1 9 9 2 1 9 9 3 1 9 9 4 1 9 9 5 1 9 9 6 1 9 9 7 1 9 9 8 1 9 9 9 2 0 0 0 2 0 0 1 2 0 0 2 2 0 0 3 2 0 0 4 2 0 0 5 2 0 0 6 *2 0 0 7 * C e n tro -N o rd Fonte: elaborazioni ISAE su dati Prometeia. * Previsioni ISAE. - 190 - Me zzo g io rn o Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07 Graf. 3 - MEZZOGIORNO: DIFFERENZIALI DI SVILUPPO RISPETTO AL CENTRO-NORD (tassi di variazione percentuale) 90,0 61,0 60,0 85,0 59,0 80,0 58,0 75,0 57,0 70,0 56,0 55,0 65,0 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006* 2007* PIL per unità di lavoro Unità di lavoro su popolazione PIL pro capite (scala a destra) Fonte: elaborazioni ISAE su dati Prometeia. * Previsioni ISAE. Per il biennio 2006-07 si prevede un ridimensionamento del differenziale di crescita della popolazione tra il Centro-Nord ed il Mezzogiorno. Il recupero del Mezzogiorno in termini di PIL pro capite dovrebbe quindi rallentare. Per il 2007 si stima un livello di PIL pro capite del Mezzogiorno in rapporto a quello del Centro-Nord pari a 60,1 per cento. Nel 2005 la domanda di lavoro, misurata in termini di unità di lavoro complessive, ha subito una leggera contrazione nel Centro-Nord (-0,1%) e una flessione più marcata nel Mezzogiorno (-1,2%). Grazie alle dinamiche della popolazione, il tasso di occupazione (unità di lavoro/popolazione) meridionale in rapporto a quello del Centro-Nord è, invece, salito dal 68,7% al 69,4%. Per l’anno in corso si prevede un recupero della domanda di lavoro tanto nel Centro-Nord quanto nel Mezzogiorno. L’ISTAT ha recentemente modificato i criteri per la rilevazione delle forze lavoro. I nuovi dati indicano per il 2005 un tasso di occupazione al Sud (calcolato in termini di occupati in rapporto alla popolazione oltre i 15 anni) del 37%, in riduzione di 0,3 punti percentuali rispetto al 2004. Il tasso di disoccupazione nel Mezzogiorno si attesta, invece, al 14,3%, in calo di 0,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Anche nel Nord Ovest e nel Centro si registra una lieve riduzione del tasso di disoccupazione di 0,1%, giungendo, rispettivamente - 191 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Agricoltura al 4,6 e al 6,4%. Peggiora di 2 decimi di punto, invece, il tasso di disoccupazione del Nord Est che comunque si mantiene su livelli molto bassi (4%). Nonostante il calo della disoccupazione al Sud, rimangono particolarmente elevati nell’area il tasso di disoccupazione giovanile e femminile (19,6%, il doppio di quello medio nazionale). Anche nel 2005 la produttività del lavoro del Centro-Nord è cresciuta dello 0,1%, proseguendo il recupero iniziato nel 2004 dopo il calo del biennio 2002-2003. Per il Mezzogiorno si stima un maggiore aumento della produttività (+1,1%), in seguito ad una riduzione marcata delle unità di lavoro totali (-1,2%) a fronte di una sostanziale stagnazione del valore aggiunto (-0,1%). Per il biennio 2005-06 si prevede un lieve aumento della produttività del lavoro in tutte le ripartizioni. Secondo recenti stime ISTAT, la dinamica positiva valore aggiunto del agricolo registrato nel 2004 sembra essersi arrestata nell’ultimo anno. Su base nazionale, si stima un calo del rispetto al 2004 (-2,6%), per effetto di una variazione negativa che ha interessato tutte le ripartizioni territoriali. Il calo più forte si è registrato nel Nord Ovest (-3,7%) e nel Centro (-5,5%). Il Nord Est ha mostrato una contrazione in linea con il dato medio nazionale (-2,5%), mentre il calo del Mezzogiorno è risultato più contento (-1,3 per cento). Graf. 4 - PRODUZIONE DELL'AGRICOLTURA AI PREZZI BASE NEL 2005 (valori concatenati 2000; variazioni % rispetto all'anno precedente) Sardegna Sicilia Calabria Basilicata Puglia Campania Molise Abruzzo Lazio Marche Umbria Toscana Emilia Liguria FriuliVeneto Trentino Lombardia Valle Piemonte -7 -6 -5 -4 Fonte: elaborazioni ISAE su dati Prometeia. * Previsioni ISAE. - 192 - -3 -2 -1 0 1 2 3 Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07 Nello scorso anno, anche la produzione del settore ha registrato una contrazione (-2,2%). A livello regionale si è registrato un calo diffuso ovunque, con le eccezioni della Basilicata (+2,1%), della Sicilia (+1,6%) e dell’Abruzzo (+1,4%), grazie ad una variazione positiva della produzione di coltivazioni agricole che ha più che compensato l’arretramento accusato dagli allevamenti zootecnici e i servizi connessi all’agricoltura. Tab. 2 PRODUZIONE DELL’AGRICOLTURA AI PREZZI BASE (variazioni percentuali) Tassi di variazione (2004/2005) Pesi sul totale nazionale (2005) Coltivazioni agricole Allevamenti zootecnici Servizi connessi Coltivazioni agricole Allevamenti zootecnici Servizi connessi Piemonte -2,1 -1,9 -1,8 6,5 9,6 6,1 Valle d'Aosta 3,9 -1,8 -2,0 0,0 0,3 0,2 Lombardia -1,9 -2,0 -1,3 7,4 25,7 9,9 Trentino Alto Adige -5,1 -1,6 -2,1 2,2 2,7 1,7 Veneto -6,9 -2,0 -2,1 8,5 12,7 9,6 Friuli-Venezia Giulia 0,8 -1,5 -1,6 1,7 2,2 2,4 Liguria -0,5 1,0 -1,6 2,1 0,6 1,1 Emilia Romagna 0,0 -1,9 -2,2 10,4 14,7 10,7 Toscana -8,3 -0,6 -1,4 6,0 3,1 4,8 Umbria -6,6 -1,7 -2,3 1,8 1,7 1,9 Marche 0,6 -1,0 -2,2 2,8 2,3 3,7 Lazio -5,9 -1,5 -1,1 5,0 4,7 6,1 Abruzzo 3,3 -1,4 -2,1 3,1 1,8 2,5 Molise -4,9 -1,9 -2,4 0,7 1,0 1,3 Campania -2,4 -1,8 -2,6 7,8 4,4 5,8 Puglia -3,0 -1,9 -2,4 11,4 2,1 9,6 Basilicata 4,6 -2,0 -2,6 1,9 1,0 3,1 Calabria -3,5 -1,8 -2,3 7,6 1,6 4,3 Sicilia 3,0 -2,3 -2,1 11,0 3,1 10,7 Sardegna -2,0 -1,9 -1,4 2,2 4,8 4,5 Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT. Le unità di lavoro agricole sono dimuinuite sia al Sud (-7,9%) che al Centro-Nord (-8,1%). Dato anche il peso tuttora non indifferente del settore agricolo sulla struttura occupazionale del Mezzogiorno (il 9% delle unità di lavoro totali della ripartizione è ancora impiegata in agricoltura, contro il 3,7% del Centro-Nord), la riduzione delle unità di lavoro in agricoltura ha contribuito negativamente alla variazione dell’occupazione totale dell’area. - 193 - Rapporto ISAE - luglio 2006 Industria Dal 2001 l’attività dell’industria in senso stretto ha registrato un progressivo (dati destagionalizzati, medie mobili a tre termini, Italia 2000=100) ridimensionamento, interrotto 105 nel 2004. Le stime di contabi100 lità nazionale dell’ISTAT indicano però per il 2005 un 95 nuovo indebolimento del va90 lore aggiunto industriale (-2,3%). A livello territoriale, 85 le regioni nordoccidentali do80 vrebbero aver segnato una 75 flessione del 2,3%, mentre più 2002 2003 2004 2005 2006 contenuta sarebbe la riduzione Nord Ovest Nord Est del valore aggiunto industriale Centro Mezzogiorno nel Nord Est (-0,8%). Il MezFonte: inchiesta ISAE. zogiorno ed il Centro avrebbero sperimentato cadute più forti (pari, rispettivamente, a -3,2% e -3,6%). Queste ultime due ripartizioni avrebbero anche registrato una contrazione dell’occupazione (rispettivamente -2,3% e -2,2%) più marcata che nel Nord Ovest (-1,5%) e nel Nord Est (-0,8%). La produttività del lavoro nel settore sarebbe quindi diminuita in media dello 0,7%, in misura simile a quanto registrato nel 2002 e nel 2003. Il peggioramento avrebbe interessato tutte le ripartizioni territoriali, sebbene con maggiore intensità nel Centro (-1,4%). L’indicatore del clima di fiducia delle imprese manifatturiere elaborato dall’ISAE segnala un’accelerazione dell’attività industriale nella prima metà del 2006 per tutte le ripartizioni territoriali. Nel Nord Ovest il valore dell’indice (su base Italia 2000=100), al netto delle componenti stagionali, è aumentato di sei punti rispetto al dato di fine 2005, raggiungendo nel secondo trimestre dall’anno in corso quota 97, il livello più alto dal 2002. Il miglioramento della fiducia delle imprese manifatturiere del Nord Est è apparso ancora più forte, con un incremento dell’indice di circa sette punti rispetto al valore di 89 di fine 2005. L’andamento dell’indice di fiducia delle imprese manifatturiere localizzate nel Centro mostra il consolidarsi della fase positiva iniziata nella seconda metà dello scorso anno, raggiungendo i valori massimi degli ultimi anni. L’indice di fiducia delle imprese meridionali, dopo Graf. 5 - CLIMA DI FIDUCIA DELLE IMPRESE MANIFATTURIERE - 194 - Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07 Graf. 6 - GIUDIZI SUI LIVELLI DELLA PRODUZIONE E DEGLI ORDINI (inchiesta ISAE; dati destagionalizzati e ciclo-trend) NORD OVEST 5 5 LIVELLO DEGLI ORDINI LIVELLO DELLA P RODUZIONE 0 0 -5 -5 -10 -10 -15 -15 -20 -20 -25 -30 -25 -35 -30 5 10 LIVELLO DEGLI ORDINI interni LIVELLO DEGLI ORDINI ESTERI 5 0 0 -5 -5 -10 -10 -15 -15 -20 -20 -25 -25 -30 -30 -35 -35 -40 NORD EST 5 10 5 LIVELLO DELLA P RODUZIONE LIVELLO DEGLI ORDINI 0 0 -5 -5 -10 -15 -10 -20 -25 -15 -30 -35 -20 0 -5 5 LIVELLO DEGLI ORDINI esteri LIVELLO DEGLI ORDINI interni 0 -5 -10 -10 -15 -15 -20 -20 -25 -25 -30 -30 -35 -35 2003 -40 2004 2005 2006 Ciclo trend 2003 2004 Dati destagionalizzati - 195 - 2005 2006 Rapporto ISAE - luglio 2006 segue Graf. 6 - GIUDIZI SUI LIVELLI DELLA PRODUZIONE E DEGLI ORDINI (inchiesta ISAE; dati destagionalizzati e ciclo-trend) CENTRO 5 0 LIVELLO DELLA P RODUZIONE LIVELLO DEGLI ORDINI -5 0 -10 -5 -15 -10 -20 -15 -25 -20 -30 -25 0 0 LIVELLO DEGLI ORDINI interni LIVELLO DEGLI ORDINI esteri -5 -5 -10 -10 -15 -15 -20 -25 -20 -30 -25 -35 -30 -40 MEZZOGIORNO 5 5 LIVELLO DEGLI ORDINI LIVELLO DELLA P RODUZIONE 0 0 -5 -5 -10 -10 -15 -15 -20 -20 -25 -30 -25 0 5 LIVELLO DEGLI ORDINI interni -5 0 LIVELLO DEGLI ORDINI esteri -10 -5 -15 -10 -20 -15 -25 -20 -30 -25 -35 -30 2003 -40 2004 2005 2006 Ciclo trend 2003 2004 Dati destagionalizzati - 196 - 2005 2006 Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07 aver toccato nel primo trimestre del 2005 il livello minimo degli ultimi quattro anni, è risalito a quota 99. Per la prima metà del 2006, si osserva un deciso miglioramento della dinamica degli ordini (sia interni che esteri) nel Centro-Nord a prosecuzione della tendenza positiva iniziata negli ultimi mesi dello scorso anno. Per il Sud si registra un leggero recupero, sebbene meno forte, attivato prevalentemente da un incremento degli ordini interni, mentre la componente estera continua a rimanere piuttosto debole. L’andamento del livello di produzione conferma ovunque un’inversione della fase negativa che ha interessato il comparto industriale negli ultimi anni. Il miglioramento appare più marcato nel Nord Ovest e nel Nord Est, mentre il Mezzogiorno mostra i segnali di recupero meno forti. Nel 2005, il valore aggiunto del settore delle costruzioni in Italia è aumentato dello 0,6%, mentre l’occupazione è cresciuta del 2,3%; di conseguenza la produttività del lavoro si è nuovamente ridotta, a conferma di una tendenza in atto dal 2003. Le regioni del Centro-Nord hanno segnato una dinamica positiva dell’occupazione (+2,8%) superiore a quella media nazionale, mentre il valore aggiunto è rimasto sostanzialmente stabile sui livelli raggiunti l’anno precedente. Il Mezzogiorno, invece, ha mostrato una crescita più contenuta dell’occupazione (+1,2%), ma una dinamica del valore aggiunto superiore alla media nazionale ed in linea con la tendenza registrata negli ultimi 2 anni. L’andamento della produttività del lavoro nel settore sarebbe quindi stata negativa nelle regioni centro-settentrionali e positiva in quelle meridionali. Le informazioni desumibili dai bandi di gara d’appalto per opere pubbliche evidenziano, per i primi nove mesi del 2005, un calo su base nazionale di circa il 7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il dato del Centro è apparso in controtendenza, con un incremento del 107,3%. La contrazione più forte ha, invece, interessato il Mezzogiorno (-32,5%), mentre le ripartizioni settentrionali hanno registrato un dato in linea con quello medio nazionale (-6,5% nel Nord Ovest, -7% nel Nord Est). Per quanto riguarda l’attività edilizia, i dati elaborati dal CRESME (Centro Ricerche Economiche e Sociali nel Mercato Edile) segnalano per il 2005 una forte crescita del numero di fabbricati residenziali e un deciso calo di quelli non residenziali in tutte le ripartizioni territoriali. - 197 - Costruzioni e opere pubbliche Rapporto ISAE - luglio 2006 Servizi Nel 2005 il valore aggiunto del comparto dei servizi dovrebbe essere aumentato dello 0,9% nel Centro-Nord e dello 0,4% nel Mezzogiorno. Le unità di lavoro sarebbero aumentate nelle regioni centro-settentrionali (+0,5%), mentre leggermente diminuite al Sud (-0,3%). In base a tali dinamiche, sia il Centro-Nord che il Mezzogiorno avrebbero registrato un miglioramento della produttività del lavoro nel settore. Graf. 7 - CLIMA DI FIDUCIA DEI SERVIZI DI MERCATO (dati destagionalizzati, medie mobili a tre termini) 50 40 30 20 10 0 -10 -20 -30 2003 2004 Nord Ovest 2005 Nord Est Centro 2006 Mezzogiorno Fonte: inchiesta ISAE. Da gennaio 2003, l’ISAE ha allargato la sua inchiesta sul terziario sino a comprendere l’intero settore dei servizi di mercato. L’inchiesta, condotta presso un campione di circa 2.200 imprese operanti nei settori dei servizi alla produzione, alle famiglie e finanziari, rileva informazioni di tipo qualitativo riguardanti l’andamento degli ordini correnti e attesi e le aspettative sull’economia. Il campione è composto da circa 1.000 imprese localizzate nel Nord Ovest, 400 nel Nord Est, 500 nel Centro e 300 nel Sud. Utilizzando le informazioni di base, l’ISAE elabora un indicatore sintetico del clima di fiducia, ottenuto come media semplice dei saldi relativi alle singole componenti. Il miglioramento del clima di fiducia che ha interessato il Nord Ovest negli ultimi mesi del 2005 è proseguito anche nella prima metà dell’anno in corso. Il dato per il Centro mostra per il 2006 una decisa inversione di tendenza rispetto al calo della seconda metà del 2005, raggiungendo un valore molto prossimo a quello della ripartizione - 198 - Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07 nord-orientale. Anche per il Nord Est ed il Mezzogiorno si registra un’interruzione nella caduta dell’indicatore, sebbene ad essa non sia seguito un recupero, lasciando il valore dell’indice del clima di fiducia sostanzialmente invariato rispetto al dato di inizio anno. Nel 2005 il valore delle vendite totali del commercio fisso al dettaglio in Italia è aumentato dello 0,4%. Le variazioni tendenziali trimestrali evidenziano una fase negativa del commercio interno nel primo semestre del 2005, seguita da un forte recupero nel terzo e quarto trimestre. A livello settoriale, l’aumento delle vendite in valore nel 2005 è da attribuire prevalentemente alla dinamica dei prodotti alimentari (+0,9%), mentre il dato relativo ai beni non alimentari è rimasto invariato. In particolare, si osserva un incremento delle vendite delle calzature, degli articoli di cuoio e da viaggio, degli elettrodomestici, mentre gli articoli del gruppo cartoleria, libri, giornali e riviste, i supporti magnetici audio-video, gli strumenti musicali, i giocattoli e gli articoli per sport hanno segnato una contrazione media annua. A livello territoriale, l’espansione delle vendite in valore risulta diffuso ovunque, ad eccezione del Mezzogiorno (-0,9%). Per i beni alimentari, il dato particolarmente positivo del Centro (+2,5%) e del Nord Ovest (+1,1%) si accompagna ad una stagnazione nel Nord Est e nel Mezzogiorno. Per la componente non alimentare delle vendite, invece, solo nel Nord Ovest si registra una variazione positiva (+1,7%); il dato del Nord Est risulta invariato rispetto allo scorso anno, mentre una contrazione marcata ha interessato le regioni del Centro (-0,6%) e del Sud (-1,4%). Per quanto riguarda la forma distributiva, a fronte di un calo delle vendite nelle imprese operanti su piccola e media superficie, la grande distribuzione (soprattutto supermercati e hard discount) registra, negli ultimi quattro trimestri, variazioni positive in tutte le ripartizioni. Segnali di un consolidamento della ripresa sono visibili ovunque nel primo trimestre dell’anno in corso, ad eccezione del Mezzogiorno, dove si registra un ulteriore calo delle vendite nel comparto non alimentare. Le ultime rilevazioni relative al mese di aprile 2006 mostrano un incremento tendenziale del 2,7% del valore del commercio fisso al dettaglio, per effetto di un miglioramento in entrambi i comparti. Più contenuta è la variazione congiunturale (+0,6%), così come il confronto tendenziale delle vendite nei primi quattro mesi (+1%). Il dato tendenziale riferito al solo mese di aprile è influenzato prevalentemente - 199 - Commercio interno e clima di fiducia dei consumatori Rapporto ISAE - luglio 2006 dall’aumento delle vendite della grande distribuzione, mentre quello relativo al primo quadrimestre indica un ulteriore calo accusato dalle imprese di piccole dimensioni. Tab. 3 VALORE DELLE VENDITE DEL COMMERCIO FISSO AL DETTAGLIO A PREZZI CORRENTI (variazione percentuale sul corrispondente periodo dell'anno precedente) Anni 2004 Trimestri 2005 II° 2005:2 III° 2005 IV° 2005 I° 2006 Alimentari Nord Ovest - 0,1 1,1 -0,2 1,7 2,1 0,3 Nord Est - 0,8 0,0 -0,7 -0,8 1,5 0,9 Centro 1,1 2,5 -0,3 2,7 4,9 1,5 Mezzogiorno 0,0 0,1 -3,0 -1,2 1,9 1,2 ITALIA 0.0 0,9 -1,0 0,6 2,4 0,9 Non alimentari Nord Ovest 0,7 1,7 -0,5 2,3 2,9 1,1 Nord Est - 0,6 0,1 -1,9 0,2 2,3 0,9 Centro - 1,0 -0,6 -0,1 -1,7 0,2 0,0 Mezzogiorno - 1,9 -1,4 -2,8 -0,8 0,4 -0,9 ITALIA -0.7 0,0 -1,3 0,1 1,6 0,3 TOTALE Nord Ovest 0,4 1,4 -0,4 2,0 2,5 0,7 Nord Est - 0,7 0,1 -1,3 -0,2 2,0 0,8 Centro - 0,2 0,6 -0,2 0,1 2,2 0,6 Mezzogiorno - 1,2 -0,9 -2,9 -1,0 1,0 0,0 ITALIA -0.4 0,4 -1,2 0,3 1,9 0,5 Fonte: ISTAT. Graf. 8 - CLIMA DI FIDUCIA DEI CONSUMATORI (dati destagionalizzati, medie mobili a tre termini, Italia 2000=100) 110 105 100 95 90 85 80 2002 2003 N o rd Ove s t Fonte: inchiesta ISAE. - 200 - 2004 N o rd Es t 2005 C e n tro 2006 Me zzog io rno Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07 Dopo il forte recupero registrato nella seconda metà del 2005, l’indice di fiducia dei consumatori, costruito sulla base dei risultati dell’indagine ISAE, mostra una flessione nella prima metà del 2006, concentrata particolarmente nelle ripartizioni settentrionali. L’andamento dei flussi turistici viene tradizionalmente analizzato ricorrendo alle rilevazioni condotte dall’ISTAT sul movimento dei clienti negli esercizi ricettivi (alberghi e complementari). Su base annuale, gli ultimi dati definitivi riguardano il 2004. Per il 2005 esistono stime preliminari dei principali aggregati relativi alla domanda di turismo in Italia. La stima dei flussi che compongono la bilancia dei pagamenti turistica, condotta dall’Ufficio Italiano dei Cambi (UIC), permette di integrare le informazioni sugli arrivi e sulle presenze turistiche. Il saldo della bilancia dei pagamenti tiene conto delle spese effettuate dai non residenti in Italia al netto delle spese all’estero dei residenti. Nel 2005, il saldo è risultato positivo ovunque, ad eccezione del Nord Ovest. Rispetto al 2004, tuttavia, si registra una diminuzione marcata del saldo in tutte le ripartizioni (ad eccezione del Centro), a conferma del perdurare della fase di difficoltà del settore turistico italiano. A livello di singole regioni, i risultati migliori si sono registrati in Trentino Alto Adige, Veneto, Toscana e Lazio, mentre il Piemonte e la Lombardia hanno registrato i risultati peggiori. Le informazioni più recenti diffuse dall’ISTAT, relative al periodo di Pasqua 2005 (14 marzo-23 aprile), fanno riferimento al movimento turistico registrato nelle sole strutture alberghiere. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno la variazione è stata sensibilmente positiva, in termini sia di arrivi (+24,9%) che di presenze (+17,5%). Il miglioramento, rilevato dopo diversi anni di difficoltà del comparto, è da attribuire sia alla componente estera che a quella interna. L’incremento delle presenze di turisti stranieri rispetto al periodo pasquale del 2005 è oscillata tra il 12% registrato per le regioni del Nord Est e il 29,4% stimato per il Mezzogiorno. Ancora più forte è stato l’aumento relativo ai flussi di turisti italiani, pari nella media nazionale al 19,2% delle presenze registrate nello scorso anno. A livello territoriale, il risultato migliore è quello registrato dal Centro (+21,9%). Una parziale conferma del cambiamento nelle prospettive di breve periodo del settore turistico viene fornita dai risultati dell’indagine ISTAT sulle opinioni degli albergatori relative all’andamento delle presenze turistiche nel trimestre maggio/luglio 2005, rispetto allo stes- - 201 - Turismo Rapporto ISAE - luglio 2006 Dinamica del tessuto imprenditoriale so periodo dell’anno precedente. Tra gli esperti del settore che si sono espressi in favore di un aumento o di una diminuzione, in tutte le ripartizioni è prevalsa l’aspettativa di una contrazione dei flussi turistici dall’estero, sebbene in misura molto meno marcata rispetto ai risultati della medesima indagine condotta nello stesso periodo del 2005. Dal 1994, il tessuto imprenditoriale italiano (al netto del settore agricolo) ha evidenziato ovunque una dinamica sostanzialmente positiva (fonte: Infocamere). Nel 2005 si sono registrate 388.756 nuove iscrizioni e 295.868 cessazioni di imprese nei settori extra-agricoli, con un saldo positivo pari a 92.888 imprese. Il Mezzogiorno continua a registrare il risultato migliore, con una quota sul saldo attivo nazionale pari a quasi il 39%; il Nord Ovest ha contribuito per il 23%, seguito dal Centro (20%) e dal Nord Est (18%). Il tasso di crescita del tessuto imprenditoriale (dato dal rapporto tra saldo e stock di imprese attive nell’anno precedente) nelle regioni meridionali è stato pari al 2,8%, superiore al dato medio nazionale (+2,3%). Graf. 9 - TASSI DI NATALITÀ, MORTALITÀ E TURNOVER DELLE IMPRESE. (tassi di variazione percentuale) NORD OVEST NORD EST 15,0 3,5 15,0 3,0 12,0 2,8 12,0 2,4 9,0 2,1 9,0 1,8 6,0 1,4 6,0 1,2 3,0 0,7 3,0 0,6 0,0 0,0 0,0 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 0,0 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 CENTRO MEZZOGIORNO 20,0 4,0 16,0 3,2 12,0 2,4 8,0 1,6 4,0 0,8 0,0 0,0 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 Fonte: Movimprese - Unioncamere. - 202 - 12,0 4,0 9,0 3,0 6,0 2,0 3,0 1,0 0,0 0,0 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07 Da un punto di vista settoriale, i risultati migliori del 2005 sono stati registrati per le costruzioni, il commercio ed i servizi immobiliari - che insieme hanno rappresentato il 58% del saldo complessivo -, per il commercio al dettaglio e all’ingrosso e per i servizi professionali imprenditoriali. Le costruzioni, le attività immobiliari e le attività professionali e imprenditoriali appaiono i settori trainanti della dinamica imprenditoriale nel primo trimestre dell’anno in corso. A livello tendenziale si evidenzia una sostanziale stabilità nella demografia del tessuto imprenditoriale: il saldo negativo è pari a 177 unità, con un tasso di variazione praticamente nullo. Positivo è il saldo registrato nel Mezzogiorno pari a 2.237 imprese, cui corrisponde un tasso di crescita dello 0,18% rispetto allo stesso periodo del 2004, e al Centro (630 unità). Nelle ripartizioni settentrionali si è invece registrata una contrazione, localizzata maggiormente nel Nord Est (-2.590 imprese) rispetto al Nord Ovest (-315 unità). La fase di ripresa della congiuntura internazionale ha inciso positivamente sull’andamento delle esportazioni nazionali di merci nel 2005. All’aumento delle vendite all’estero in valore del 6,1%, registrata nel 2004, ha fatto seguito nello scorso anno un ulteriore balzo del 4%. I miglioramenti più consistenti si sono avuti nel Mezzogiorno (+11,3%) e nel Nord Ovest (+5,6%). Il dato del Nord Est (+2,3%) è risultato inferiore a quello medio nazionale, mentre le esportazioni del Centro sono rimaste invariate rispetto a quanto registrato nel 2004. Particolarmente sostenuti sono stati ovunque i flussi diretti verso le destinazioni extra-UE ed in particolare verso alcune economie emergenti come Russia, Turchia ed i paesi dell’OPEC e del Mercosur. All’interno dell’area settentrionale, solo il Veneto (-1,6%) e il Friuli-Venezia- Giulia (-2,5%) hanno registrato una contrazione nel livello delle esportazioni rispetto al 2004, mentre l’Emilia-Romagna (+7,7%) e, in particolar modo, la Liguria (+19,6%) si sono segnalate come le regioni più dinamiche. A livello settoriale, le esportazioni delle regioni settentrionali sono state trainate principalmente dai prodotti petroliferi e raffinati, dai prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali e dai metalli e prodotti in metallo. Le regioni del Centro hanno mostrato performance eterogenee: l’incremento delle esportazioni delle Marche e dell’Umbria è stato controbilanciato dal calo delle vendite all’estero che ha interessato il Lazio e la Toscana. I settori più dinamici - 203 - Esportazioni Rapporto ISAE - luglio 2006 sono risultati quelli dei prodotti delle miniere e delle cave, dei prodotti petroliferi raffinati e dai metalli e prodotti in metallo, mentre un forte calo (intorno al 10%) ha interessato le vendite all’estero di macchine e apparecchi meccanici e di legno e prodotti in legno (ad esclusione dei mobili). Ad eccezione della Basilicata e della Calabria (-13,1% e -10,5%, rispettivamente) le regioni meridionali ed insulari hanno registrato tasGraf. 10 - ESPORTAZIONI PER AREA GEOGRAFICA (numeri indice, I trimestre 2001 = 100) 120 110 100 90 80 gen-01 gen-02 gen-03 Nord Oves t Nord Es t gen-04 Centro gen-05 gen-06 Mezzogiorno Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT. Graf. 11 - ESPORTAZIONI DEL MEZZOGIORNO (tassi di variazione percentuale: scala sx; numero indice, I trimestre 2001 = 100: scala dx) 12,0 120,0 11,5 110,0 11,0 100,0 10,5 90,0 10,0 gen-01 gen-02 gen-03 Quota sul totale nazionale Fonte: elaborazioni ISAE su dati ISTAT. - 204 - gen-04 gen-05 Esportazioni in valore 80,0 gen-06 Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07 si di crescita positivi. In particolare, emerge il risultato positivo delle due maggiori isole che hanno incrementato i flussi di export di oltre il 30% grazie al risultato delle esportazioni di prodotti delle miniere e delle cave, di prodotti petroliferi e raffinati, di carta e prodotti di carta, stampa ed editoria e di prodotti trasformati e manufatti. Nel primo trimestre del 2006 si registrano ulteriori segnali di miglioramento; l’incremento delle vendite italiane all’estero in valore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è dell’11,5%. Il Mezzogiorno segna ancora una volta il risultato migliore (+15,5%). Particolarmente positivo il dato della Basilicata (+86,2%), mentre per la Calabria si conferma la fase di difficoltà (-7,3%). Anche per il Nord Ovest sembra proseguire l’espansione dei flussi di esportazioni (+12,8%), per effetto dei risultati registrati in Lombardia e Piemonte. Le regioni nordorientali hanno registrato nel complesso un incremento del 7,3%, grazie alla performance del Friuli-Venezia Giulia (+10,9%) e dell’Emilia Romagna (+9,5%). L’andamento delle esportazioni delle regioni centrali (+14,9%) risulta in controtendenza al risultato per il 2005, segnalando che la fase espansiva delle esportazioni sembra interessare in modo diffuso tutto il territorio nazionale, nonostante si siano sensibilmente intensificate le pressioni competitive nei confronti delle nostre aziende negli ultimi anni. All’interno del Centro, i risultati positivi delle Marche (+20,2%), del Lazio (+15,8%) e della Toscana (+12,6%) sono stati accompagnati da una leggera flessione delle esportazioni dell’Umbria (-1,7 per cento). - 205 - Rapporto ISAE - luglio 2005 La concentrazione territoriale dei settori produttivi in Italia: un’analisi per sistemi locali del lavoro1 Recentemente l’ISTAT ha prodotto e messo a disposizione dati del censimento dell’industria a livello di Sistema Locale del Lavoro (SLL). Per Sistema Locale del Lavoro s’intende un’aggregazione di più comuni al cui interno è massimo il flusso di trasferimento giornaliero casalavoro (individuato tramite domande presenti nei censimenti della popolazione). I criteri per la definizione dei SLL sono: a) autocontenimento, cioè la capacità di un territorio di comprendere al proprio interno la maggior parte delle relazioni umane che intervengono fra le sedi di “attività di produzione - località di lavoro” e “attività legate alla riproduzione sociale - località di residenza”; b) contiguità (i comuni sono confinanti); c) relazione spazio-tempo (tempo di percorrenza lavoro-casa). Tale criterio di ripartizione del territorio nazionale, incentrato sull’importanza dei legami di carattere socio-economico, consente di superare la rigidità classificatoria delle tradizionali griglie territoriali (amministrative o statistiche) esistenti e ne fornisce una più adatta e significativa per lo studio delle concentrazioni geografiche e delle specializzazioni produttive. In questo riquadro proponiamo un’analisi della localizzazione produttiva in Italia basata sull’uso di questi dati. L’obiettivo è studiare tre diversi fenomeni relativi alla distribuzione territoriale delle attività economiche, ai quali tradizionalmente fa riferimento la letteratura empirica sul tema: agglomerazione topografica, concentrazione topografica e concentrazione relativa (Brakman et al., 2001)2. I concetti di agglomerazione e concentrazione topografica si rifanno alla localizzazione nello spazio delle attività economiche (rispettivamente grandi aggregati o singoli settori), allo scopo di verificare se queste ultime siano distribuite uniformemente sul territorio in esame ovvero siano localizzate solo in poche aree. Il calcolo di indicatori di agglomerazione e concentrazione è basato in tal caso sulla quota di ciascun SLL sul totale dell’occupazione nazionale per l’intera economia o per un settore specifico. L’aggettivo topografico indica il fatto che per analizzare la distribuzione dell’attività economica sul territorio si tenga conto della dimensione spaziale (in termini di superficie) dei SLL. L’analisi della concentrazione relativa consente, invece, di stabilire se in una data area l’importanza relativa di un particolare settore è maggiore rispetto a quella che ha in media nell’intero territorio. La variabile in esame è l’occupazione settoriale (numeri di addetti alle unità locali) nei 686 SLL individuati dall’ISTAT sulla base delle informazioni tratte dall’ultimo censimento della popolazione (quello del 2001), per gli anni degli ultimi 4 censimenti, cioè 1971, 1981, 1991 e 2001. Al fine di analizzare le dinamiche dell’agglomerazione e della concentrazione (topografica e relativa) si utilizza l’indice di entropia (o indice di Theil), calcolato secondo la seguente formula: C s = R ∑ (n r = 1 r N ) ⋅ _ y _ sr y s ⋅ l o g y_ sr _ y s dove s indica il settore, r è il SLL, y è l’occupazione. 1 Questo riquadro è estratto da un lavoro più ampio: Basile R. e Mantuano M. (2006), “La concentrazione territoriale dei settori produttivi in Italia: un’analisi per Sistemi Locali del Lavoro”, Documento di Lavoro ISAE. 2 Brackman, S., H. Garretsen e C. Van Marrevijk (2001), An Introduction to Geographical Economics. Trade, Location and Growth, Cambridge University Press, Cambridge. - 206 - Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07 Nel caso della concentrazione “topografica”, nr indica l’area (in Kmq) dell’ r-esimo SLL; N è l’area del totale dei SLL; _ _ y sr = Ysr nr è l’occupazione per Kmq nel settore s del SLL r ; R _ y s = ∑ Ysr N è l’occupazione per Kmq nel settore s del totale dei SLL. r =1 _ Nel caso della concentrazione “relativa”, nr è l’occupazione totale nel SLL r; N è l’occupazione totale in Italia (somma dei SLL); totale delle attività del SLL r, mentre _ _ y sr = Ysr _ R _ y s = ∑ Ysr r =1 _ Y ∑s sr è la quota del settore s sul _ ∑∑ Y sr r s è la quota del settore s sul totale delle attività in Italia. La variabile in esame nell’indice di concentrazione relativa è, dunque, il quoziente di localizzazione (LQ)3. Più elevato è il valore dell’indice di Theil, maggiore sarà il grado di concentrazione delle attività economiche4. Secondo Halaand et al. (1999)5, l’indice di concentrazione assoluto, che non tiene conto della diversa dimensione economica delle unità territoriali in esame, si adatta meglio agli schemi teorici tipici della Nuova Geografia Economica, secondo i quali le cause economiche della localizzazione sono da ricondurre alla presenza di esternalità ed economie di scala6. Per contro, l’indice di concentrazione relativo – in cui le attività del singolo settore in una data area sono “pesate” per le attività del totale dei settori nella stessa area – è più efficace per rivelare l’influenza di vantaggi comparati. Dall’applicazione degli indici di entropia ai dati censuari sui SLL emerge che il grado di agglomerazione “topografica” dell’aggregato manifatturiero è monotonicamente decrescente dal 1971 al 2001, mentre quello “relativo” sembra aumentare tra il 1981 e il 2001 (Graf. R1). Tale differenza nella dinamica dei due indicatori non sorprende: un’eguaglianza dei risultati sarebbe stata possibile solo nel caso in cui le unità territoriali di riferimento avessero avuto la medesima dimensione economica, condizione che palesemente non si riscontra nella realtà. L’aumento della agglomerazione relativa riflette, plausibilmente, l’esistenza di aree a prevalente vocazione manifatturiera e fortemente specializzate, quali sono i distretti industriali. Il livello di agglomerazione topografica della manifattura si rivela, inoltre, sempre più elevato di quello del totale dell’economia: su quest’ultimo, in crescita nel 2001, si riflette l’andamento del settore dei servizi. 3 Il quoziente di localizzazione (o indice di Hoover-Balassa) è dato dal rapporto tra la quota di occupazione in un dato settore di un SLL e la quota di occupazione nel medesimo settore in Italia. 4 Naturalmente, l’agglomerazione del totale dell’economia è calcolata solo in senso topografico. 5 Halaand, J. I., Kind, H. J., Midelfart-Knarvik, K.-H. e Torstensson, J. (1999), “What Determines the Economic Geography of Europe ?”, CEPR Discussion Paper n. 2072. 6 Dubbi sull’opportunità dell’uso di un indicatore assoluto sono espressi in Combes, P.-P. e Overman, H. G. (2004), “The Spatial Distribution of Economic Activities in the European Union”, in Handbook of Urban and Regional Economics: Cities and Geography, Henderson, J. V. e Thisse, J.-F. (a cura di), Elsevier: Amsterdam. - 207 - Rapporto ISAE - luglio 2005 0.52 0.51 0.50 0.48 0.47 0.28 1970 0.49 Indice di Moran relativo - manifattura 0.34 0.32 Indice di Moran assoluto - manifattura 0.30 0.28 0.27 0.26 0.25 Indice di Moran assoluto - totale economia 0.29 0.53 0.36 Graf. R1 - INDICE DI ENTROPIA TOPOGRAFICO E RELATIVO 1980 1990 2000 1970 1980 1990 anno 2000 1970 anno 1980 1990 2000 anno Da un punto di vista settoriale, nel 2001 territorialmente più concentrati in senso assoluto (topografico) sono, nell’ordine, “Pelli e cuoio”, “Tessile e abbigliamento”, “Combustibili”, “Chimica” e “Mezzi di trasporto”; se si guarda alla concentrazione relativa l’ordine dei settori si modifica: “Combustibili” è il settore più concentrato, seguito da “Pelli e cuoio”, “Mezzi di trasporto”, “Chimica” e “Minerali”. Un qualsivoglia indice di concentrazione territoriale è, tuttavia, una misura a-spaziale: in esso, cioè, non si tiene conto della possibile interazione con le unità territoriali confinanti. Per tale ragione è opportuno calcolare un indice di autocorrelazione spaziale che consenta di rilevare l’eventuale tendenza di SLL simili ad essere localizzati l’uno in prossimità dell’altro. L’indice di gran lunga più utilizzato a tale scopo è quello di Moran, calcolato come segue: ∑ ∑ wrl ( yrs yls ) R R I − Morans = R R R ∑ ∑ wrl r =1 l =1 r =1 l =1 R 2 ∑ yrs r =1 dove R indica il numero dei SLL; y.s è alternativamente il quoziente di localizzazione, per la misura relativa, e il numero di addetti alle unità locali per Kmq, per la misura topografica, nel settore s; wrl indica la matrice dei pesi spaziali, calcolata secondo il principio dei k-nearest neighbours, con k pari a 15. Un valore positivo e significativo di tale statistica indica che valori simili della variabile analizzata tendono a caratterizzare aree localizzate contiguamente nello spazio. Al contrario, un valore negativo e significativo dell’I-Moran denota la presenza di valori dissimili della variabile in aree contigue. La non significatività dell’indice implica assenza di autocorrelazione, cioè la presenza di una distribuzione casuale della variabile nello spazio. Il grafico R2 riporta l’indice di Moran calcolato sia sui valori assoluti, sia su quelli relativi. Due sono le informazioni da rilevare. La prima riguarda l’esistenza di dipendenza spaziale positiva - 208 - Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07 in entrambi i casi. Ciò significa che SLL con un alto (basso) livello di occupazione nell’industria manifatturiera (per quanto riguarda la misura assoluta) o con un’alta (bassa) specializzazione (indice relativo), sono localizzati l’uno contiguamente all’altro. La stessa cosa si verifica nel caso del totale delle attività, sebbene la statistica di Moran assuma valori più bassi. La seconda informazione si riferisce all’andamento nel tempo della dipendenza spaziale, che è sempre crescente per l’indicatore assoluto, mentre presenta un calo nell’ultimo anno censuario per l’indice relativo (che rimane tuttavia molto elevato e significativo). 0.52 0.51 0.50 0.48 0.47 0.28 1970 0.49 Indice di Moran relativo - manifattura 0.34 0.32 Indice di Moran assoluto - manifattura 0.30 0.28 0.27 0.26 0.25 Indice di Moran assoluto - totale economia 0.29 0.53 0.36 Graf. R2 - INDICE DI MORAN ASSOLUTO E RELATIVO 1980 1990 anno 2000 1970 1980 1990 anno 2000 1970 1980 1990 2000 anno La combinazione delle informazioni sul livello di agglomerazione e sul grado di interazione spaziale nell’aggregato manifatturiero, fornite rispettivamente dall’indice di entropia e dalla statistica di Moran, consente di giungere ad alcune prime conclusioni sulla distribuzione spaziale della manifattura industriale in Italia. La riduzione dell’indice “topografico” di entropia ed il contestuale innalzamento del livello di dipendenza spaziale inducono a ritenere che ad una maggiore dispersione delle attività manifatturiera sia corrisposto un aumento della “clusterizzazione”: l’industria manifatturiera ha teso a ripartirsi su più SLL, ma tali SLL sono sempre più localizzati l’uno in prossimità dell’altro. Nel caso delle misure relative, invece, si osserva un contestuale aumento dell’agglomerazione e dell’autocorrelazione spaziale (ad eccezione dell’ultimo anno). La maggior parte dei contributi empirici sul tema della concentrazione geografica si limita all’uso dei due indicatori di concentrazione (topografica e relativa) e di autocorrelazione spaziale globale (I-Moran). Ma l’indice di Moran è una statistica sintetica, che riassume l’esistenza di dipendenza spaziale in un’unica misura; esso non consente di vedere se la dipendenza spaziale positiva genera cluster di SLL con livelli alti o bassi di specializzazione, né di individuare i confini geografici degli stessi. E’ possibile, inoltre, che il grado di dipendenza spaziale vari tra differenti gruppi all’interno del campione e che ci si trovi, quindi, di fronte a situazioni caratterizzate dall’esistenza di pochi cluster, localizzati in specifiche parti dell’area in esame, informazione che non emergerebbe da un’analisi di carattere globale. - 209 - Rapporto ISAE - luglio 2005 In considerazione di questi limiti, alcuni lavori sono andati oltre l’analisi globale, proponendo misure di autocorrelazione locale (LISA, local indicators of spatial association) in grado di evidenziare la tipologia di concentrazione spaziale delle attività economiche (in un unico cluster, distribuite su più aree, e così via). Una rappresentazione visiva di tale processo è fornita dal cosiddetto “LISA cluster map”. L’area in grigio chiaro indica la presenza di cluster di SLL ad alta specializzazione (ovvero quelli in grigio chiaro sono SLL con valori elevati del quoziente di localizzazione, LQ, circondati, in maniera statisticamente significativa, da SLL anch’essi con valori elevati di LQ); viceversa, l’area in grigio scuro identifica i cluster di bassa specializzazione (bassi valori di LQ circondati da bassi valori di LQ). Dal confronto della mappa tra il 1971 e il 2001 (Graf. R3), è abbastanza chiaro il persistere di un carattere dualistico dello sviluppo manifatturiero: ai SLL del Centro-Nord, altamente specializzati nell’industria manifatturiera, si contrappongono quelli del Sud e delle Isole che danno vita a cluster di bassa specializzazione. La maggior parte di SLL in cui l’autocorrelazione spaziale non è statisticamente significativa (aree in bianco) si trovano nel Mezzogiorno e nel Centro. La lettura delle cluster map mette in luce la riduzione dei SLL a bassa specializzazione del Meridione per i quali la dipendenza spaziale è significativa e lo spostamento dei cluster ad alta specializzazione manifatturiera verso il Nord-Est e la Dorsale adriatica. Una ulteriore interessante informazione, celata dalla veste grafica necessariamente incolore, è data dall’incremento, sia al Sud che al Centro-Nord, di SLL che potremmo definire “outliers”: aree, cioè, a bassa specializzazione significativamente contigue ad altre a specializzazione elevata (è il caso di SLL localizzati nel Centro-Nord) ovvero ad alta specializzazione manifatturiera significativamente confinanti con SLL a bassa specializzazione (“isolated poles”, situati quasi interamente nel Meridione7). Nel primo caso, è possibile affermare che la diffusione dell’industria dal Nord-Ovest al Nord-Est-Centro non è avvenuta con la stessa intensità in tutto il territorio dell’area; alcuni SLL hanno rafforzato, invece, la loro specializzazione nel settore dei servizi. Per quanto riguarda il Mezzogiorno, alcuni degli isolated poles sono stati “segnati” da consistenti investimenti pubblici (è il caso dei SLL siciliani di Gela e di Siracusa, di Carbonia in Sardegna, specializzati nel petrolchimico) o delocalizzazione di imprese dal Centro-Nord (le automobili della Fiat a Termini Imerese). Così come l’I-Moran globale, anche l’indice di entropia ha i suoi limiti. Esso è, infatti, un indicatore sintetico della localizzazione, che potrebbe mascherare la presenza di equilibri multipli. Queste limitazioni impongono la necessità di passare da indicatori sintetici di concentrazione a strumenti che descrivano l’intera distribuzione dei quozienti di localizzazione. Una forte asimmetria a destra della distribuzione, per valori elevati del quoziente di localizzazione, indicherebbe la presenza di concentrazione territoriale, risultato coerente con quello fornito dall’indice di entropia e proprio per questo privo di informazione aggiuntiva rilevante. L’analisi di densità ha però il vantaggio di evidenziare l’eventuale presenza di bimodalità nella distribuzione dei quozienti di localizzazione, segno dell’esistenza di equilibri multipli. 7 Guillain e Le Gallo (2006) identificano come isolated pole quel comune (o set di comuni confinanti) circondati da comuni il cui quoziente di localizzazione medio è significamene più basso (Guillain, R. e Le Gallo, J. (2006), “Measuring Agglomeration: an Exploratory Spatial Analysis Approach Applied to the Case of Paris and its Surroundings”, paper presentato alla V Conference in Spatial Econometrics, Roma, 25-27 maggio). - 210 - Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07 Graf. R3 - MANIFATTURA INDUSTRIALE. LISA CLUSTER MAP QUOZIENTI DI LOCALIZZAZIONE 1971 - 211 - Rapporto ISAE - luglio 2005 segue Graf. R3 - MANIFATTURA INDUSTRIALE. LISA CLUSTER MAP QUOZIENTI DI LOCALIZZAZIONE 2001 - 212 - Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07 La stima di densità univariata (Graf. R4) mostra innanzitutto una forte asimmetria a destra della distribuzione dei quozienti di localizzazione, confermando l’esistenza di concentrazione geografica dell’attività manifatturiera. Si osserva inoltre il passaggio da una rappresentazione sostanzialmente unimodale nel 1971, per cui la densità è più elevata in corrispondenza di livelli bassi di specializzazione, alla formazione di una bi-modalità nel 2001. Nell’ultimo anno si osserva, inoltre, la formazione di una “gobba” nella distribuzione per valori elevati dei quozienti di localizzazione. Graf. R4 - DENSITÀ UNIVARIATA E HIGH-DENSITY-REGION (HDR) BOX-PLOT DI LQ PER LA MANIFATTURA 1971 2001 2001 2.0 0.6 0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 0.5 0.0 0.0 0.0 0.2 0.2 0.5 0.4 0.4 1.0 Density 1.0 0.6 Density 0.8 1.5 1.0 0.8 1.5 1.2 1.0 1971 0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5 N = 686 Bandw idth = 0.07106 N = 686 Bandw idth = 0.08118 Gli strumenti utilizzati finora forniscono ciascuno informazioni parziali e complementari per un’analisi del processo di concentrazione spaziale delle attività economiche. Le misure di entropia e l’analisi di densità univariata consentono di rilevare la presenza di concentrazione/ agglomerazione, nonché l’esistenza di diversi equilibri, ma nulla dicono sul modo in cui (cioè come e dove) le suddette attività si localizzano nello spazio. Dal canto loro, I-Moran e LISA cluster map sono misure spaziali, basate sull’interazione tra unità confinanti, non in grado, però, di fornire informazioni sulla concentrazione. Un modo per integrare l’informazione sulla concentrazione geografica con quella sull’interazione spaziale dell’attività economica può essere rappresentato dall’utilizzo di quozienti di localizzazione spazialmente corretti (spatially rate smoothing, SRS), dati dal rapporto tra il ritardo spaziale della quota di occupazione in un dato settore di un SLL e il ritardo spaziale della quota di occupazione nello stesso settore dell’Italia . Può essere utile, a questo scopo, fornire una rappresentazione grafica della distribuzione spaziale dei SRS. La mappa della distribuzione percentilica dei SRS (Graf. R5) evidenzia la presenza di raggruppamenti di SLL con diverso grado di specializzazione nella manifattura. Le aree in nero rappresentano SLL con un livello di specializzazione superiore al 99esimo percentile; i SLL in grigio scuro sono quelli la cui specializzazione è compresa tra il 90 e il 99%, mentre quelli in grigio chiaro si collocano tra il 50esimo e il 90esimo percentile della distribuzione dei SRS. In bianco le - 213 - Rapporto ISAE - luglio 2005 aree con un SRS al di sotto del 50%. Nel 1971 i SLL più specializzati (al di sopra del 90esimo percentile) sono localizzati nel Nord Ovest; i SLL appartenenti alla coda a destra della distribuzione (con valori superiori al 99esimo percentile) sono chiaramente individuabili in Lombardia. A distanza di tre decenni si palesa il noto fenomeno dello spostamento delle aree ad elevata specializzazione (>99%) verso il Nord Est e il Centro, in particolare nel Veneto e nelle Marche, regioni fortemente caratterizzate dalla presenza di distretti industriali. Contestualmente alla riduzione dell’intensità della specializzazione nel Nord Ovest, si assiste nel 2001 all’estensione verso i SLL delle regioni centrali e della maggior parte del Mezzogiorno continentale di livelli di specializzazione intermedi (tra il 50esimo e il 90esimo percentile della distribuzione), che già caratterizzavano nel 1971 aree della Puglia e della Campania. I SLL di Sicilia, Sardegna, Calabria, Basilicata e Lazio, unitamente a pochi altri sparsi sul territorio nazionale, mantengono un livello di specializzazione al di sotto del 50esimo percentile8. Graf. R5 - MANIFATTURA INDUSTRIALE. DISTRIBUZIONE PERCENTILICA DI LQ SPATIALLY SMOOTHED 1971 2001 8 Sebbene non visibile in questa rappresentazione grafica, è da sottolineare la localizzazione nel Lazio dei SLL a più bassa specializzazione manifatturiera (<1%) del 2001, risultato da ricondurre alla crescente incidenza delle attività dei servizi nella regione del Centro. - 214 - Economia territoriale: evoluzione recente e previsioni 2006-07 L’analisi della dinamica intra-distribuzionale (Graf. R6) condotta attraverso la stima di densità condizionata dei valori SRS osservati nel 2001 e nel 1971 conferma, infine, la dinamica evidenziata nelle mappe. E’ possibile osservare come SLL con livelli di SRS molto bassi nel 1971 (inferiori a 0,6) non incrementino significativamente la loro specializzazione nel 2001, cosa che si osserva, invece, per quei SLL la cui misura della specializzazione nel manifatturiero è, nel 1971, tra 0,6-0,8 e superiore a 0,9 fino a 1,2 (i SLL del Nord-Est-Centro e di parte del Meridione): i valori medi e modali della distribuzione sono tutti al di sopra della bisettrice. Andamento contrario si osserva, invece, per quei SLL altamente specializzati nel 1971 (dalle mappe risultano essere quelli del Nord-Ovest), che riducono nel tempo il loro livello di specializzazione manifatturiera. 1.0 0.8 0.6 0.4 SRS in 2001 1.2 1.4 1.6 Graf. R6 - MANIFATTURA. DINAMICA INTRA-DISTRIBUZIONALE DI LQ SPATIALLY SMOOTHED 0.4 0.6 0.8 1.0 SRS in 1971 - 215 - 1.2 1.4 1.6