Molti ex Pu.Ma hanno un lavoro

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Molti ex Pu.Ma hanno un lavoro
Molti ex Pu.Ma hanno un lavoro
Si tratta di personale qualificato: sono 65 quelli rimasti in cassa integrazione
ì TRIBANO
Ormai i tempi d'oro del gruppo
Puma sono consegnati alla storia: è escluso che l'azienda salvata dalla Bradbury, gigante americano della metallurgia, possa
tornare ai livelli occupazionali
di qualche anno fa, quando nello stabilimento di via Germania
e nelle sedi delle sette società
controllate lavoravano quasi duecento persone, senza contare
l'indotto locale, più o meno della stessa consistenza. Il mercato
è cambiato, così come l'organizzazione del lavoro, e ora aziende del genere viaggiano più snelle. Del resto, sottolineano sindacalisti ed ex lavoratori, la stessa
Puma, anche se avesse scongiurato il fallimento e la crisi di liquidità, non avrebbe potuto evitare una robusta cura dimagrante, perché ormai era sovradi-
mensionata. Della forza lavoro
originaria oggi sono rimasti 65
ex dipendenti delle Industrie
Puma in cassa integrazione da
novembre scorso, più una quarantina delle controllate, in particolare Techno Puma, Puma
Steel, Deflomas. «Nelle prossime settimane ci occuperemo
anche degli ammortizzatori sociali per le altre aziende del
gruppo» afferma Alessandro
Barbiero della Fim Cisl «in modo da estendere le tutele al maggior numero di persone possibile. Si tratta di diverse procedure
fallimentari, seguite però dalle
stesse persone. La Bradbury ha
sicuramente fatto un buon affare rilevando le Industrie Puma,
ma ha anche sottoscritto delle
precise garanzie sul fronte occupazionale».
Circa la metà degli ex dipendenti nei mesi scorsi ha trovato
un'altra sistemazione, per lo
più in aziende dello stesso settore. «Il tessuto produttivo del territorio» osserva Davide Crepaldi, sindacalista Uilm «ha permesso di ricollocare qualche decina di lavoratori in aziende, an che di dimensioni assai più contenute, mentre altri sono entrati
in realtà più grandi attraverso
agenzie di lavoro interinale e
contratti a termine che verranno via via stabilizzati. Altri ex lavoratori in cassa integrazione
stanno frequentando dei corsi
di formazione». Intanto la Bradbury, che ha raggiunto l'accordo con il curatore fallimentare,
la Provincia e i lavoratori stessi,
parte con i piedi di piombo: assunzione immediata per 24 dei
lavoratori del gruppo (9 dalle Industrie Pu.ma e altri 15 dalle società satelliti), ai quali se ne aggiungeranno altri 33 entro l'an-
no. Poi nel 2015 la speranza è di
assumere almeno un'altra decina di operai, qualcuno in più se
ci sarà un aumento degli ordini.
Se le previsioni saranno confermate almeno 80 per cento dei lavoratori attualmente in cassa integrazione o senza "ombrello"
previdenziale verranno riassorbiti. Ottimista il sindaco di Tribano Piergiovanni Argenton «È
stata trovata una soluzione che
ha consentito di salvare l'azienda, preservare e sviluppare la localizzazione. Un esempio da seguire». Resta aperta la questione dei creditori, sia ex dipendenti che aspettano di incassare stipendi arretrati, tredicesime e
tfr, sia le ditte dell'indotto. Dalla
primavera prossima partirà
l'esame dello stato passivo delle
società fallite e i creditori dovranno mettersi in fila.
N icola Stievano
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