Jorge Luis Alio: La doppia vita de La Boca

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Jorge Luis Alio: La doppia vita de La Boca
Jorge Luis Alio:
La doppia vita de La Boca
La notte nel cuore di Buenos Aires
“La Boca è il quartiere più antico e vivace di Buenos Aires. Da sempre è il
luogo dove si ritrovano e vivono gli artisti e i pensatori, dove si vive di notte,
un calderone di razze e culture diverse. I primi quadri che ho dipinto sono
proprio i locali de La Boca dove passavo le notti. Per un artista riuscire ad
andare a vivere a La Boca e poter far parte della vita che anima questo
quartiere è fondamentale. Come artista è lì che sono cresciuto e ho messo le
radici”.
Un’esplosione di colori e di vitalità tipicamente latina: i quadri di Alio
raccontano frammenti della vita notturna nei locali del porto di Buenos Aires.
I soggetti della sua pittura vivono in un mondo preciso, la realtà cittadina di
uno dei quartieri più antichi e pittoreschi di Buenos Aires: La Boca. Un
sobborgo che, in realtà, è una specie di museo all’aria aperta, punto di incontro
tra artisti, pensatori, immigrati e turisti. Che il quartiere richiami
irresistibilmente l'interesse degli artisti é ovvio anche per il meno sensibile dei
visitatori: le barche e le barcacce in disarmo, l'alto ponte di ferro sospeso
sull'imboccatura del porto, le case di latta multicolori, i frontoni di stucco con
figure in altorilievo che adornano quelli che erano edifici occupati da attività
legate alla navigazione. E poi, tutta l'umanità caratteristica che si muove in
questo luogo, quasi una realtà altra che pulsa nell’anima di Buenos Aires.
Nato in un piccolo paese a 35 chilometri dalla capitale, Alio è tuttavia figlio de
La Boca. Di più: Alio è La Boca. I suoi quadri palpitano della vita notturna de la
Boca. Appena arrivato a Buenos Aires, Alio dipingeva al mattino presto, dopo
avere passato la notte con gli amici, ancora impregnato della musica, dei colori
e dei profumi che fino a qualche ora prima l’avevano trascinato in un mondo
fatto di energie effervescenti e di brucianti contraddizioni. Tornava nel suo
monolocale che era anche il suo studio e iniziava a fissare sulla tela la vita ne
La Boca…
Linee istintive e colori puri
Protagonista dei quadri di Alio è la figura, tracciata con gesti istintivi e sicuri,
animata da colori puri, incandescenti. Queste sono le caratteristiche
fondamentali della pittura di Alio: una mano veloce che percorre i confini delle
figure riproducendo con rapidità quello che l’ispirazione illuminante del
momento detta all’istinto in perfetta armonia con i colori caldi e appassionati
del sentire dell’autore: “Non ho un approccio cerebrale con la tela, non
programmo quello che devo dipingere. In genere aggredisco la tela con i colori,
con le linee, con delle parti di collage che solo in un secondo momento
prenderanno forma e racconteranno una storia”.
La linea veloce e istintiva gli deriva certamente dal suo temperamento
mercuriale e irrequieto ma anche dagli studi di disegno di moda. L’eleganza
degli abiti e il portamento delle modelle sono elementi fondamentali della sua
iconografia pittorica. Donne elegantissime, vestite all’ultima moda che
partecipano a una vita mondana senza farsi domande sul domani, un domani
non più carico di aspettative troppo spesso deluse. Signore sofisticate in un
locale affollato, perse nel vortice dei colori e del rumore dei piccoli bistrot.
Sembrano modelle di alta moda, magre, disincantate, essenze umane messe a
disposizione dei vestiti che indossano. E poi uomini che bevono e giocano ai
tavoli confondendosi con lo sfondo dei locali tratteggiato con cura nei dettagli,
attraverso la violenza dei colori tipicamente espressionista.
Nessuna riflessione esplicitamente esistenzialista però, nonostante il tratto
espressionista lasci trasparire una tensione drammatica nella scena. Fisionomie
spesso aggressive e seducenti, sguardi disinvolti e seri, talvolta addirittura
austeri ma in fondo malinconici e irrimediabilmente tristi. Quando meno ce lo
aspettiamo, vediamo emergere da qualche sala affollata una figura dal volto
contratto in un grido silenzioso: un disagio che emergere dal frastuono di colori
e rumori o semplicemente l’esultare dei tifosi per il goal della squadra del
cuore?
Le abitazioni de La Boca
Non sempre le figure umane sono in primo piano. A volte assistiamo a un
ribaltamento della scena tradizionale. Protagonista diviene una stanza con i
suoi oggetti, con le dovute e profondissime differenze, viene da pensare alla
celeberrima stanza di Van Gogh. Nessun elemento umano, la parola va agli
oggetti attraverso l’uso dei colori che infondono vita e respiro ai mobili, alle
lenzuola, ai quadri, ai muri, ai cuscini. Le figure umane diventano disegni
decorativi, passano in secondo piano come dei folletti dispettosi che fanno
disordine nella stanza alludendo a delle presenze che sfumano sullo sfondo.
Si nota un cambiamento di tono e di atmosfera. La Boca che abbiamo
conosciuto nei suoi quadri più mondaioli, La Boca dei locali chiassosi pieni di
gente, di musica e di fumo, ora diventa La Boca del silenzio, del vuoto di
mondanità, del raccoglimento tranquillo nella propria intimità. Le stanze dove
Alio dipinge, dove vive, coloratissime e silenziose, sembrano il luogo della sua
anima. Non di un’anima agitata da tormenti profondi, ma di un’anima in cui è
ancora vivo il ricordo delle persone incontrate o soltanto notate la notte prima.
Qualche volta sui muri o sui tappeti, un disegno dai tratti tipicamente infantili
attira la nostra attenzione creando una sorta di perturbamento della scena. Un
bambino è passato di lì e ha fatto quel disegno? O forse era già là da chissà
quanto tempo? Un richiamo alla ingenuità e alla purezza del mondo fantastico
infantile per riscattare il vuoto della stanza, per restituire umanità e dolcezza a
un mondo trascinato nel vortice della moda e della esteriorità? Eppure questo
aspetto della contemporaneità non sembra denunciato polemicamente ma
rappresentato con un certo compiacimento nonostante, talvolta, una sottile
vena di desolazione e solitudine sembra avere la meglio sui colori frizzanti e le
linee sicure che organizzano un messaggio ambiguo ed enigmatico: “Per
quanto riguarda il mio lavoro, ogni quadro raccoglie sempre del malessere
piuttosto che una denuncia premeditata”.
La doppia vita di Veronica
Alio ha una grande passione per il cinema. Fu proprio un film sulla vita di Van
Gogh che segnò il suo destino di pittore: “Da ragazzo avevo due grandi
passioni: il calcio e la storia degli artisti. Leggevo con grande interesse le
biografie dei più grandi artisti, avevo appena cominciato a dipingere. Poi ho
visto un vecchio film sulla vita di Van Gogh e sono rimasto folgorato dal suo
amore e dalla sua totale dedizione all’arte”.
Uno dei film che Alio ha più amato e apprezzato è La doppia vita di Veronica
(1991) di Krzysztof Kieslowski. Un regista poeta dell’anima i cui film, con la
loro straordinaria carica di sensualità, sono tutti dedicati allo spirito. Il film è
una metafora della ricerca di sé: le vite parallele di due donne, Weronika e
Véronique, una storia di doppio, il confondersi di due identità e il loro
riappropriarsi di due destini diversi ma irrevocabilmente uniti: “Un film di
sguardi, ammiccamenti ambigui, di lenti che riflettono, dilatano, capovolgono
paesaggi e occhi...” Non sarebbe lecito un parallelismo tra la lirica
cinematografica e la ricerca esistenziale di Kieslowski e la pittura di Alio,
tuttavia entrambi raccontano storie di donne e Alio si è appassionato a questo
film. Un film in cui due donne si incontrano senza incontrarsi, si guardano
senza vedersi, si riconoscono attraverso un dialogo inconscio che trascende il
tempo e lo spazio. Appartengono a due mondi diversi eppure sono una l’alter
ego dell’altra. E se Alio avesse ritrovato in questo film il senso nascosto di ciò
che lui dipinge istintivamente, “aggredendo la tela”? E se il nome mai
pronunciato, e forse mai pensato, delle donne ritratte fosse Veronica,
Weronika, Véronique…?
La doppia vita de La Boca
“Io dipingo quello che vedo e quello che sento senza anticipare il gesto con un
pensiero. Quando poi osservo il quadro con distacco mi rendo conto delle
emozioni che traspaiono. È l’ambiguità dell’arte”. Nel caso di Alio è anche
l’ambiguità de La Boca, o meglio la doppiezza de La Boca. Da una parte il caos
e i colori della mondanità, i colori delle case dei quartieri de La Boca, la
popolazione variegata e misteriosa che la rende viva. Dall’altra gli interni delle
case, le stanze che trattengono l’energia del mondo esterno restando immobili
e tuttavia vibranti, ma lontane dal frastuono e dall’accelerazione della vita dei
locali. È la doppiezza del dentro e del fuori, dove il fuori è proiezione del dentro
e il dentro si proietta nel fuori. Esiste un dialogo segreto tra gli interni e gli
esterni de La Boca, un’intima complicità che fa sì che qualunque spettatore di
un quadro entri con l’immaginazione in una stanza non possa fare a meno di
sentire la vita de La Boca, i suoi colori, la sua energia. E che qualunque turista
visiti le strade e i piccoli caffè del quartiere non pensi che le stanze di quelle
case possano essere tanto diverse da quelle che ha visto nei quadri di Alio.
Doppio, o meglio ambivalente, è anche l’atteggiamento di Alio verso la vita.
Non si tratta certo di un artista introspettivo e calato nella ricerca interiore ma
neppure di un effimero riproduttore dell’esteriorità mondana. La sua malinconia
è struggente ma truccata ed elegante come le avvenenti e sofisticate signore
dei suoi locali. L’ambivalenza è negli sguardi, ora persi languidamente nel
vuoto, ora accesi da una grinta e da una combattività tipicamente latina. Sono
sempre le donne le portatrici inconsapevoli di questo messaggio, come fossero
le dee de La Boca, ognuna con le sue caratteristiche, con la sua personale
eleganza, con un suo sguardo magnetico e irresistibile. Anche quando sono
ritratte in un quadro nel quadro, o quando ammiccano dietro le linee infantili
dei disegni dei bambini, quando sono l’immagine scolorita di un poster affisso
sulla parete di una stanza, quando sono spensierate seduttrici o scatenate
tifose da stadio.
Al di là delle atmosfere frizzanti o di stralci di contesti quasi inquietanti,
troviamo sempre in Alio l’ambiguità dell’arte e della vita, di chi ride piangendo
e di chi piange ridendo…