vedi la brochure del Progetto - istituto professionale cesare musatti
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Dopo essere riusciti a convincere il Gran Khan, nel 1295, i Polo tornano in patria, avendo svolto la loro ultima missione: Il leggendario esploratore veneziano Marco Polo ci accompagnerà alla scoperta di Venezia fornendoci molte notizie riguardo ai suoi meravigliosi viaggi in Oriente e ai suoi commerci. Ci racconterà anche com’era la sua Venezia tra il Due e il Trecento, quando Rialto era un ponte di legno e quando la città era uno degli stati più ricchi e potenti del Mediterraneo. accompagnare la principessa Cocacin, figlia di Kublai, nel paese di Argon, Ilkan di Persia, in un viaggio di diciotto mesi. Dopo alcuni anni dal suo rientro a Venezia, Marco Polo partecipa ad una battaglia navale, nelle file veneziane, contro i genovesi e in quell’occasione viene fatto prigioniero. Nel 1298, nelle carceri genovesi, conosce Rustichello da Pisa, un cantastorie di favole medievali, al quale detta il racconto del suo viaggio, che viene originariamente intitolato Divisement du monde, la descrizione del mondo. Marco Polo era uomo dotato di una straordinaria memoria che gli permise di ricordare e di raccogliere in un libro, il Milione, le merveilles, le meraviglie, del mondo, il riassunto di un viaggio durato ventiquattro anni. Marco viene liberato nel 1299 e fa ritorno a Venezia dove, nello stesso anno, sposa Donata Badoèr Il viaggio di Marco Polo attraverso l’Asia centrale, la Cina e il Sud-est asiatico rappresenta l’esperienza centrale della sua vita. Marco Polo nasce a Venezia nel 1254, da Niccolò Polo, il quale, nel 1261, parte con il fratello Matteo per portare un carico di pietre preziose nei territori attorno al basso corso del Volga. Nel 1269, i fratelli tornano a Venezia dal quindicenne Marco. Questi, due anni dopo, partirà con il padre e lo zio verso l’Asia centrale. Marco dimostra di essere un ragazzo valente e intelligente: si appropria con facilità dei costumi tartari, della lingua e della scrittura di quelle regioni. Durante i viaggi, oltre a curare lo svolgimento dei compiti che gli sono stati affidati osserva, raccoglie informazioni per soddisfare la propria curiositas e l’ansia di conoscere. Troverà, inoltre, un ascoltatore attento nel Gran Khan, più interessato alle notizie sugli usi e costumi di quei paesi che delle ambascerie mandate così lontano. Dopo essere rimasti alla corte e al servizio del Gran Khan per tanti anni, Nicolò, Matteo e Marco Polo decisero di ritornare al loro paese. Più volte domandarono il permesso al Gran Khan con persuasive parole, ma egli li amava tanto, ed era così lieto di averli presso di sé, che per nulla al mondo li avrebbe lasciati partire. dalla quale ha tre figlie, Fantina, Bellella e Moreta. Muore nel 1324, a settant’anni, e viene sepolto nella Chiesa di San Lorenzo. Fra i suoi beni, oltre a proprietà, stoffe e oggetti orientali, vengono ritrovate le piastre d’oro che il Gran Khan consegnava a quelli che viaggiavano per lui, affinché fosse loro consegnato tutto il necessario per il viaggio attraverso le sue infinite terre. CORTE DEL MILION Si trova nel sestiere di Cannaregio. Per diversi secoli, dal Millequattrocento o forse prima, fino alla prima metà del Novecento, questa attività impiegò milioni di giovani donne a Venezia. Le fabbriche di perle di Per la precisione le corti sono due: la Corte Prima e la Corte Seconda (del Milion). Murano (conterie) davano da infilare le perle a domicilio Il nome "Milion" deriva dal libro il per poi fare vestiti sfarzosi, collane, orecchini, borse, cinture. Milione. Sembra che "Milione" sia Nasce così il mestiere della ”impiraressa”, parola veneziana che viene dal verbo “impirare” ovvero infilare. Il mestiere veniva svolto esclusivamente dalle donne veneziane, davanti alla porta delle loro case popolari l'abbreviazione s opr anno me di ch e Emilione, av eva la f a mig l i a P o lo. soprattutto nel Sestiere di Castello. Le “imipiraresse” La Corte Prima del Milion è veramente piccola; oltrepassando invece il sottoportico, si immergevano ritmicamente e velocemente gli aghi, tenuti in mano a ventaglio (le arriva nella ben più ampia Corte Seconda del Milion. Essa conserva degli elementi più abili ne tenevano fino a 120), da cui si dipanavano architettonici tipici del periodo veneto-bizantino dei secoli XI e XII, ossia dello stesso lunghi fili di lino, nella “sessola” (una sorta di tempo in cui visse Marco Polo. Al centro della Corte Seconda del Milion è localizzata scatola di legno ricurva) che conteneva le perline un'antica vera da pozzo. colorate per poi formare le “mazzette”. Quello dell’impiraressa era uno dei lavori femminili più Proseguendo oltre il secondo sottoportico, si giunge in vista del Ponte Marco Polo dal diffusi nella città lagunare, a metà Ottocento le quale è possibile vedere il retro del Teatro Malibran. Qui, un tempo, esistevano la case donne impiegate in tale attività erano più di 2000 di Marco Polo, come certifica una incisione commemorativa posta sopra ad una uscita solo nel centro storico di Venezia. Era anche uno secondaria del teatro. dei lavori a domicilio meno pagati: lo uno sfruttamento della manodopera a basso costo iniziava ad otto anni e proseguiva fino a tarda età, permettendo alle donne Le case di Marco Polo furono distrutte di continuare, contemporaneamente, a svolgere le tradizionali da un furioso incendio nel 1597. funzioni femminili, senza sradicarsi da ritmi e legami familiari. Le fondamenta del palazzo dei Polo Era un lavoro eseguito ed organizzato da donne. Infatti, accanto furono riscoperte durante una alle lavoranti erano presenti le Mistre, una sorta di intermediatrici ristrutturazione che fungevano da tramite tra le fabbriche e le operaie, conoscendo Teatro personalmente le une e le altre e garantendo per le stesse. avvenuta tra il 1998 ed Oggi, con la riscoperta e l’interesse per gli antichi mestieri, quest’attività, il 2001. nella quale il confine tra artigianato e arte diviene sottile, è tornata a rivivere. del Malibran CHIESA DI SAN LORENZO TEATRO MALIBRAN pittore e ingegnere. La Chiesa di San Lorenzo venne fondata dal Doge Angelo Partecipazio nel 809. Nel 1106 fu distrutta da un incendio, fu riedificata nel '300 e poi ancora alla fine del '500. A quell'epoca risale la costruzione attuale. La facciata non fu mai terminata in quanto il progetto originario prevedeva una decorazione marmorea. La Chiesa di San Lorenzo fu sconsacrata nel 1920. All'interno della chiesa venne sepolto con tutta probabilità uno dei figli più illustri di Venezia: Marco Polo. Nel tempo la Chiesa subì numerosi lavori di restauro e modifiche e, proprio durante uno di questi lavori, sono andati purtroppo dispersi i suoi resti. Attualmente la Chiesa di San Lorenzo viene aperta occasionalmente. Grazie ad un accordo tra il Comune di Venezia e il Messico, per cui quest’ultimo effettuerà il restauro della chiesa ed in cambio potrà usufruirne per le proprie esibizioni della Biennale ed altri eventi, mentre la città potrà tornare finalmente ad ammirare una chiesa ormai chiusa da tanti, troppi anni. Dal 1835 il teatro venne chiamato Malibran, dal nome della più famosa soprano dell'epoca, LEGGENDE METROPOLITANE Il teatro di San Giovanni Grisostomo (il nome originario deriva dall'omonima parrocchia nelle cui vicinanze era collocato) venne edificato in soli quattro mesi sul finire del 1677, sul sito dov'era edificata anticamente la dimora di Marco Polo, cosa peraltro provata dal vicino toponimo della Corte del Milion. Artefici dell'iniziativa furono i fratelli Grimani di Santa Maria Formosa i quali svolsero un'intensa attività imprenditoriale in campo teatrale. Inaugurato durante il Carnevale del 1678, fu giudicato subito come il miglior teatro di Venezia (1683). Progettista fu Tommaso Bezzi, detto lo Stucchino per le sue qualità di Maria Garcìa Malibran, in segno di gratitudine vero la cantante che si era esibita gratuitamente sul palco la sera dell'otto aprile di quell'anno in una memorabile rappresentazione. Il teatro subì numerose ristrutturazioni fino a quella del 1919 che gli ha dato l’attuale aspetto. Nel 1992 il Malibran fu acquistato dal Comune di Venezia che progettava il restauro di alcune parti dell'edificio e del suo interno, ma l'incendio del Teatro La Fenice (1996) e l'urgenza di spostare al Malibran parte della sua programmazione teatrale portarono ad una modifica del progetto originario. Molti pensano che Marco Polo non abbia mai effettuato il suo viaggio, perché non menziona nel Milione né il tè né la Grande Muraglia; avrebbe, invece, portato in patria il segreto del gelato e gli spaghetti. C’è però da dire che nel suo libro cita numerosi piatti tradizionali e altre curiosità orientali e che, anche se avesse citato gli spaghetti, questi sarebbero stati di riso o di soia, perché il frumento non veniva coltivato in quelle terre. L’antenato del gelato, poi, nacque in Cina intorno al 2000 a.C. ed era preparato con riso molto cotto, spezie e latte; il tutto veniva poi introdotto nella neve perché si solidificasse. Nel ’300 latte e frutta ghiacciati apparvero in Italia, importati proprio da Marco Polo. Per quanto riguarda la Grande Muraglia cinese, dobbiamo considerare che, al tempo dei viaggi di Marco Polo, era diroccata e non facilmente visibile da lontano. Inoltre, nel Medioevo le mura costituivano elemento caratteristico del panorama urbano e, talvolta, erano molto estese; forse per questo, la lunghezza della Grande Muraglia non destò eccessivo stupore nei viaggiatori. Da ultimo, il fatto che il Milione sia stato scritto da Rustichello, durante la narrazione di Marco Polo, potrebbe spiegare l’omissione di molti particolari. ISTITUTO PROFESSIONALE DI STATO PER I SERVIZI COMMERCIALI E PER I SERVIZI PER L’ENOGASTRONOMIA E L’OSPITALITA’ ALBERGHIERA CESARE MUSATTI La classe 4B ringrazia tutti i partecipanti per la cortese attenzione e, in particolar modo, la Sig.ra Convento, resasi disponibile a farci riscoprire un’antica arte veneziana. Marisa Convento nasce nell'entroterra veneziano nel 1960, studia a Venezia e poi vi si stabilisce dal 1980. Tutte le sue esperienze lavorative si svolgono nel mondo della migliore tradizione artigianale veneziana: i vetri di Murano, le trine di Burano, la gioielleria ed argenteria veneta, la più antica tessitura serica veneziana e, in particolare, le perle e le conterie in vetro di Murano. Spinta dalla curiosità per i segreti delle lavorazioni artigiane, comincia a creare gioielli e piccoli oggetti decorativi che uniscono gli ornamenti in vetro di Murano ai preziosi tessuti e ricami veneziani. Sua è, inoltre, l'antica arte di infilare le minuscole perline vitree, le conterie, in filo metallico, trasformandole in fiori e altri ornamenti ricchi di colore e fantasia. All'inizio del 2007 apre la sua bottega artigiana “Venetian Dreams” dove crea gioielli ed accessori. Itinerario