8-10 gen Pistoia SARTO PER SIGNORA Solfrizzi

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8-10 gen Pistoia SARTO PER SIGNORA Solfrizzi
TEATRO MANZONI PISTOIA
stagione di prosa 2015/2016
DA VENERDI 8 A DOMENICA 10 GENNAIO 2016
(feriali ore 21, festivo ore 16)
TEATRO MANZONI PISTOIA
SARTO PER SIGNORA
traduzione, adattamento e regia Valerio Binasco
con Emilio Solfrizzi
e con Viviana Altieri, Anita Bartolucci, Barbara Bedrina,
Fabrizio Contri, Cristiano Dessì, Lisa Galantini, Simone Luglio, Elisabetta Mandalari
scena Carlo De Marino
costumi Sandra Cardini
luci Pasquale Mari
musiche Arturo Annechino
Roberto Toni per ErreTiTeatro30
Dopo il successo di Due di noi, torna al Manzoni in apertura del Nuovo Anno, dall'8 al 10 gennaio, Emilio
Solfrizzi, protagonista del divertentissimo vaudeville di Georges Feydeau (il meglio della commedia francese
dopo Molière) SARTO PER SIGNORA, proposto nella traduzione, adattamento e regia di Valerio Binasco.
Un gruppo di ottimi attori affianca Solfrizzi sul palco: Viviana Altieri, Anita Bartolucci (protagonista di molti
spettacoli 'storici' di De Lullo e Ronconi), Barbara Bedrina, Fabrizio Contri, Cristiano Dessì, Lisa Galantini,
Simone Luglio, Elisabetta Mandalari. Lo spettacolo, prodotto da Roberto Toni per ErreTiTeatro30, si avvale
della scena di Carlo De Marino, animata dai costumi di Sandra Cardini, dalle luci di Pasquale Mari e dalle
musiche di Arturo Annecchino.
Rappresentata per la prima volta nel 1886, la commedia di Feydeau, i cui ingredienti sono scambi d'identità,
sotterfugi, equivoci e amori segreti, è ambientata a Parigi e narra del dottor Molineaux, fresco di
matrimonio ma dai dubbi comportamenti coniugali. Il protagonista in questione, infatti, avendo un animo
libertino, tradisce la moglie con un’avvenente signora, e per poter incontrare la sua amante senza destare
alcun sospetto si finge sarto, creando così una serie di simpatiche ed esilaranti gag che coinvolgono tutti i
protagonisti della pièce. Una comicità amplificata dal virtuosismo tecnico dell’autore capace di assommare
colpi di scena comici ed equivoci con la precisione di un chirurgo...
La compagnia incontrerà il pubblico sabato 9 gennaio alle ore 17,30 alla Sala Cinzia Lupi dell'Ospedale San
Jacopo nell'ambito dell'iniziativa, già varata con successo lo scorso anno, “Il teatro si racconta al San
Jacopo”, in collaborazione con la Direzione Generale Asl 3. A condurre l'incontro il giornalista e critico di
teatro Gabriele Rizza (ingresso libero fino ad esaurimento posti).
Così Valerio Binasco (prima volta, per lui, da regista, nella stagione in abbonamento del Teatro Manzoni
descrive il suo rapporto con Feydeau: “Il fatto che abbia scritto soltanto esilaranti commedie di situazione
(...) lo colloca nel ristretto numero degli autori teatrali ‘puri’, che non fanno letteratura, ma grande Teatro.
C’è una poesia tutta speciale, nell’arte di far ridere (…). È un poeta capace di creare esseri senza peso,
immersi in situazioni pesantissime. Questa leggerezza gli viene dal teatro dei burattini, e mi sembra che sia
una magnifica eredità, che tutti i teatranti dovrebbero prima o poi condividere. È un poeta del comico del
tutto libero da qualsiasi tentazione intellettualistica (...). Feydeau si rivolge agli attori e al pubblico. Scrive un
teatro che necessita solo di un palcoscenico e di grandi interpreti. Interpreti che sappiano essere 'grandi'
come i burattini del Guignol. E che se ne freghino di tutto il resto. Sono onorato di dirigere questo
capolavoro della leggerezza, e di poterlo fare con un ensemble di attori come questo. Come spesso accade,
tra le righe di un capolavoro di leggerezza, ci sono poi tanti livelli da esplorare. Quello più impressionante,
per me, è la cura che questo grande scrittore dedicava a tutti i dettagli del comico. È una macchina che
scorre velocissima, la sua, ma il meccanismo è delicato e minuzioso. Bisognerà stare attenti a non trascurare
nemmeno il rumore della maniglia di una porta, perché è ‘pensato’ per contribuire a quella sinfonia perfetta
che sono i suoi copioni. (...) Il regista deve trasformarsi in una specie di direttore d’orchestra, attento ad ogni
minimo strumento. Ma così è, quando si incontra il grande teatro scritto per il palcoscenico e per gli attori.
L’unico teatro capace di creare pura gioia.”
Prevendita: Biglietteria Teatro Manzoni Pistoia 0573 991609 – 27112
www.teatridipistoia.it
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MATERIALE INTEGRATIVO
testo integrale note di regia
di Valerio Binasco
È talmente pura l’arte comica di Feydeau, che molti miei colleghi ne restano imbarazzati. Io invece ritengo Feydeau uno
dei più grandi autori del mondo. Il fatto, poi, che abbia scritto soltanto esilaranti commedie di situazione, che già alla
sola lettura fanno ridere perché stimolano irresistibilmente l’immaginazione scenica, lo colloca nel ristretto numero
degli autori teatrali ‘puri’, che non fanno letteratura, ma grande Teatro. C’è una poesia tutta speciale, nell’arte di far
ridere. Ed è la poesia dei ‘caratteri’. Dell’umanità stramba. Che si ficca in situazioni impossibili, e ne esce all’ultimo
secondo con un impossibile balzo.È il balzo che tutti vorremmo saper fare. Lo sguardo di Feydeau sui temi più
importanti della vita (come l’amore, il matrimonio, il successo sociale ) è talmente immorale e superficiale, che sembra
riscattare beffardamente la pesantezza della vita. Ha fatto scandalo ai suoi tempi, e in modo diverso continua a farlo.
Un tempo era uno scandalo legato ad eccessive libertà sessuali. Oggi lo scandalo è intimo, quasi ideologico, e deriva
non più dalla sua immorale superficialità, ma dalla sua capacità di suggerire un senso della vita talmente lieve e
godibile, da farci desiderare di essere immuni da ogni peso , da ogni responsabilità, come tutti i suoi personaggi, del
tutto immuni da qualsiasi senso di colpa. E’ un poeta capace di creare esseri senza peso, immersi in situazioni
pesantissime. Questa leggerezza gli viene dal teatro dei burattini, e mi sembra che sia una magnifica eredità, che tutti i
teatranti dovrebbero prima o poi condividere. È un poeta del comico del tutto libero da qualsiasi tentazione
intellettualistica. Impressiona il fatto che il ‘suo’ teatro
sia fiorito – con grandioso successo di pubblico – nell’epoca dei grandi concettualismi, di tutti gli ‘ismi’
possibili. Nell’epoca che si preparava alla guerra , il teatro reclamava un posto importante nella società, e si
trasformava in letteratura. Feydeau invece si rivolge agli attori e al pubblico. Scrive un teatro che necessita solo di un
palcoscenico e di grandi interpreti. Interpreti che sappiano essere ‘grandi’ come i burattini del Guignol. E che se ne
freghino di tutto il resto. Sono onorato di dirigere questo capolavoro della leggerezza, e di poterlo fare con un
ensemble di attori come questa. Come spesso accade, tra le righe di un capolavoro di leggerezza, ci sono poi tanti livelli
da esplorare. Quello più impressionante, per me, è la cura che questo grande scrittore dedicava a tutti i dettagli del
comico. È una macchina che scorre velocissima, la sua, ma il meccanismo è delicato e minuzioso. Bisognerà stare
attenti a non trascurare nemmeno il rumore della maniglia di una porta, perché è ‘pensato’ per contribuire a quella
sinfonia perfetta che sono i suoi copioni. Occorre molta delicatezza, e molta leggerezza d’animo, per accostarsi a una
scrittura come questa. Il regista deve trasformarsi in una specie di direttore d’orchestra, attento ad ogni minimo
strumento. Ma così è, quando si incontra il grande teatro scritto per il palcoscenico e per gli attori. L’unico teatro
capace di creare pura gioia.
PRESENTAZIONE COMPLETA DELLO SPETTACOLO
Scambi d’identità, sotterfugi, equivoci, amori segreti sono gli elementi base per questo divertente
vaudeville. La commedia è ambientata a Parigi e narra del dottor Molineaux, fresco di matrimonio ma dai dubbi
comportamenti coniugali. Il protagonista in questione, infatti, avendo un animo libertino, tradisce la moglie con
un’avvenente signora, e per poter incontrare la sua amante senza destare alcun sospetto si finge sarto, creando così
una serie di simpatiche ed esilaranti gag che coinvolgono tutti i protagonisti della pièce. Una comicità amplificata dal
virtuosismo tecnico dell’autore capace di assommare colpi di scena comici ed equivoci con la precisione di un chirurgo.
I personaggi dell’opera sono quelli tipici della commedia degli equivoci. E in effetti, in “Sarto per signora” le
incomprensioni, casuali e volute, non mancano di certo. Feydeau preparava i suoi testi secondo schemi
geometrici in cui le uscite e le entrate, gli incontri impossibili, le false scoperte, i rimandi e le coincidenze, disegnavano
figure impeccabili. Il suo gioco di agnizioni, però, i congegni comici, si rivelavano strutture costruite appositamente per
riempire il vuoto di valori di una società borghese fondata solo sull’apparenza. La follia catastrofica senza senso rivelava
alla fine sulla scena un crollo totale dei valori. L’attualità di questo commediografo francese, sta nel fatto che il pubblico
di oggi, rivedendo i suoi vaudevilles, non li considera affatto come figli di un’epoca determinata, passata e superata, ma
coglie in essi una relazione con il presente e con la società attuale. Nelle sue opere, dove la parabola degli equivoci
porta quasi ad un’assurda comicità tragica, vi è la chiave per capire molto teatro contemporaneo, le logiche
conseguenze, i contraltari, le appendici deliranti, i commenti, i corollari, in autori fra i più disparati come Cechov,
Wedekind, Beckett, lonesco, e Brecht stesso (in “Nozze piccolo borghesi”).
In “Sarto per signora” c’è già tutto l’estro e lo stile di Feydeau: la trama è basata sul classico triangolo
adulterino: lui, lei, l’altro o l’altra, ma soprattutto, quello che non manca mai, è la concentrazione di tutti i personaggi
in un solo luogo, dove si incontrano tutti quelli che non si sarebbero mai dovuti incontrare: mariti, mogli, amanti,
amanti dei mariti, amanti delle mogli. La sua produzione di opere, tutte da ridere, è uno specchio deformato del suo
tempo: la Bella Epoque, di quel periodo privo di preoccupazioni, e che sfociò, poi, tragicamente, nella Grande Guerra.
Al centro di molte opere di Feydeau c’è la coppia coniugale, in cui si consumano tradimenti, ipocrisie e malintesi.
L’irresistibile comicità di Feydeau nasce dal dialogo serrato e dalle battute brevi e pungenti dei personaggi, ma anche
dalle situazioni irreali che derivano da equivoci e malintesi.
Anche in “Sarto per signora”, il bugiardo Dott. Moulineaux prima si giustifica con delle scuse con la moglie Yvonne per
aver passato la notte fuori casa, poi cerca di tradirla con Susanna, la moglie del generale Aubin: le dà appuntamento in
un dismesso atelier sartoriale che gli è stato affidato da un amico, Bassinet, per le sue scappatelle e, a causa di una
porta che non si chiude, i due amanti vengono scoperti. A Moulineaux non rimane altro che fingersi sarto con
conseguente inizio di una serie di episodi paradossali che sono portati avanti fino alle estreme conseguenze.
Il meglio della commedia francese dopo Molitore: torna sulla scena la prima pièce di Georges Feydeau.
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