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Curiosità I Musica
46 Curiosità
For years, anyone who went to see any Italian
film starring Carlo Verdone had to endure entire Chris Rea albums in place of a soundtrack.
But the films weren’t bad and Rea really is a
genius when it comes to penning captivating
pop that somehow conjures up a sense of
nostalgia.
On The Beach is a perfect little gem of a song
that sends us straight back to a time when
people were just discovering sunny beaches in
a world that was gradually recovering from the
horrors of the Second World War. Let yourself
be lulled by the music and imagine yourself on
a long white road running along by the sea.
Naturally you’ll be behind the wheel of a gorgeous sports car. Which model? The Ferrari
California, of course.
And don’t worry: even if you replace Long Beach
with Bellaria Igea Marina, the trick will still
work. And how.
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Che cos’è una macchina, se non la perfetta combinazione tra mondi diversi, tra anime distinte
e distanti che il genio dell’uomo provvede a fondere in un prodotto unitario? Motore e telaio,
aggressività ed eleganza: c’è tutto questo, nel
Dna di una vettura.
E l’integrazione che nasce dalla voglia di sperimentare trova espressione nel ‘mix’ che somma le
geniali elucubrazioni sonore di un Miles Davis
alle sghembe progressioni di Elvis ‘The Pelvis’
Presley.
Un maestro del jazz e il papà del rock’n roll si ricongiungono simbolicamente evitando il rischio
della cacofonia, mentre affiora il rombo dolce
e potente della 275 GTB4.
Stiamo scavando tra i solchi degli anni Cinquanta, quando la Ferrari era una bambina e la
musica avvertiva fortissimo il desiderio di svecchiarsi. L’una e l’altra sono cambiate, crescendo,
in meglio.
1965
Medley: JAILHOUSE ROCK – SO WHAT
Elvis Presley Jailhouse Rock
(Jerry Leiber - Mike Stoller)
Miles Davis So What
(Miles Davis)
(4’00’’)
What is a car if not the perfect combination of
different worlds, different souls, melded by the
genius of man into a single product? Engine
and chassis, aggression and elegance: they’re all
there in the DNA of a car.
And the melding process born of the desire to
experiment is expressed in this mix of Miles
Davis’ cerebral jazz and the hip-swivelling
rhythms of Elvis ‘The Pelvis’ Presley.
One of the great jazz maestros of all time and
the father of rock ‘n’ roll united symbolically,
seamlessly as the sweet, powerful rumble of the
275 GTB4 builds.
A sound that takes us back to the early 1950s
when Ferrari was still in its infancy and music
was desperately trying to shake off the shackles
of middle age. Both have changed for the best,
both have grown in the intervening years.
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Narra la leggenda che un bel giorno Mick
Hucknall, il leader dei Simply Red, decise di
lasciare Manchester, dove era nato, per stabilirsi in Italia.
Ma non lo fece per le belle donne. Non si
trasferì per il sole e per la pizza. No: lo fece per
amore della Ferrari, da lui individuata come
modello di altera perfezione.
La Red House Blues Band recupera e rielabora
It’s Only Love, dando un significato quasi carnale
alle passioni di Hucknall, decorando e abbellendo la canzone con i rumori della Dino.
E’ un omaggio alle intuizioni dell’artista inglese,
un modo di dirgli, sommessamente: ehi, guarda
che ti non eri sbagliato a lasciare Manchester,
avevi davvero capito tutto della vita...
1974
IT’S ONLY LOVE
Simply Red
(Jimmy & Vella Cameron)
(4’00’’)
Legend has it that one day Simply Red front
man Mick Hucknall decided to up sticks and
leave his hometown of Manchester to move to
Italy.
But he wasn’t moving here for the good-looking
women. Or the sun. Or the pizza. No, he was
doing it for the love of Ferrari because to him
Ferraris were quite simply perfection.
This is the Red House Blues Band’s take on It’s
Only Love, a song in which they bring an almost carnal lust to Hucknall’s passion, pumping
up the song with the joyous sounds of the Dino.
This fourth song on the album is a tribute to
the English artist’s feelings, a way of telling him
that he wasn’t wrong to leave Manchester and
that he really does understand what life is all
about...
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Su cosa abbiano rappresentato gli anni Settanta,
in Italia e nel mondo, il dibattito è ancora aperto.
Una regressione fatale, rispetto alle illusioni poetiche del Sessantotto? Una convulsione terribile, tra conati di terrorismo in Europa e disincanto da Watergate oltre Oceano? Oppure, a dispetto dei brutti ricordi, anche allora l’umanità
è andata avanti, sia pure tra inevitabili contraddizioni e dolorose crisi di identità?
La musica di Robbie Williams, uno dei grandi
idoli pop del nuovo millennio, rimanda alle atmosfere che hanno segnato per sempre una generazione. La generazione anni Settanta: che
trovò nel ruggito della Rossa di Niki Lauda un
rassicurante punto di riferimento, un aggancio
tra le certezze dei padri e le incertezze dei figli.
Due volte campione del mondo con la Ferrari,
nel 1975 e nel 1977, Niki è stato il simbolo coraggioso di una fase di transizione.
Tra lui e Robbie Williams, forse, non ci sono tre
decenni di differenza, ma giusto tre sospiri. Intrisi di rimpianto.
1976
MISUNDERSTOOD
Robbie Williams
(Robbie Williams, Stephen Duffy)
(4’00’’)
The jury is still out on what exactly the 1970s
meant to Italy and the rest of the world.
Was it a decade of fatal backsliding after the
poetic illusions of ’68? A terrible backlash fuelled
by terrorism in Europe and the disenchantment of Watergates in the States? Or was it,
despite the bad memories, a time when the
human race actually made some progress,
albeit dogged by inevitable contradictions and
painful identity crises?
The music of Robbie Williams, one of the great
pop idols of the new millennium, catches the
atmosphere that marked an entire generation
forever. The 1970s generation: the generation
that found a reassuring reference point in Niki
Lauda’s dark red single-seater, solid ground in a
time when both parents’ and children’s worlds
were being rocked by uncertainty.
Twice crowned World Champion for Ferrari
(1975 and 1977), Lauda was the courageous
symbol of a time of transition.
So perhaps there aren’t really 30 years separating himself and Robbie Williams, just three
sighs laden with regret.
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Può piangere una chitarra? Meglio ancora: le lacrime del cuore trovano espressione nelle corde
pizzicate dalla malinconia di un superbo artista?
Se date il plettro in mano a George Harrison,
forse il più romantico dei quattro Beatles, sicuramente sì. Harrison non aveva le sicurezze di
Paul McCartney e non era fantasiosamente isterico come John Lennon: in compenso, trasmetteva le pulsioni dell’anima allo strumento.
Sì, Harrison sapeva commuoverci con la potenza del suono, così come Gilles Villeneuve, il piccolo ‘aviatore’ canadese, riusciva ad emozionarci
in qualunque situazione, a dispetto delle certezze tecnologiche scandite dalle prestazioni
delle monoposto.
In questo brano, la Red House Blues Band sprofonda nella malinconia più intensa e sincera,
miscelando alla chitarra pizzicata dall’ex Beatle
il boato della corsa più bella di Gilles.
1 luglio 1979, circuito di Digione, Gran Premio
di Francia: va in scena lo storico duello tra la
Rossa di Villeneuve e la Renault di René Arnoux.
Non è un caso che di Gilles tutti ricordino una
gara che non vinse (si classificò secondo, alle
spalle di Jabouille): ma lui, come Harrison,
non era nato per i facili trionfi, bensì per la
poesia delle sfide impossibili.
1979
WHILE MY GUITAR
GENTLY WEEPS
George Harrison
(George Harrison)
(4’00’’)
Can a guitar really weep? Or rather, can the
weeping of a heart be expressed by chords
shot through with the melancholy of a superb
artist? If the man holding the plectrum happens to be George Harrison, the most romantic of the Beatles, then the answer is most definitely, yes. Harrison may not have had the confidence of Paul McCartney or the wild imagination of John Lennon, but what he did have was
a talent for communicating the very soul of any
instrument he played. Harrison knew how to
move us with the power of sound, just like
Gilles Villeneuve, the little Canadian “aviator”,
managed to thrill us no matter what the situation and despite the very definite, technical
performance limitations of his single-seater.
In While My Guitar Gently Weeps, the Red House
Blues Band lose themselves in deepest, most
heartfelt melancholy, mixing the guitar playing
of the former Beatle with the roar of Gilles’
greatest race. July 1st 1979, the French Grand
Prix at the Dijon Circuit provided the setting
for the historic duel between Villeneuve’s
Ferrari and René Arnoux’s Renault. It’s no coincidence that everyone’s most vivid memory of
Gilles is of a race he didn’t even win (he
finished second, just behind Jabouille). But he,
like Harrison, wasn’t born for easy triumphs
but for the poetry of impossible challenges.
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Chiunque abbia più di vent’anni e meno di
sessanta ha sognato, almeno una volta, di essere uno di loro. Uno dei Rolling Stones. Le
pietre rotolanti del rock. I fratelli brutti, sporchi
e cattivi dei Beatles. I demoni di una controcultura che non si è ancora arresa, pur pagando
un prezzo alle leggi inesorabili dello show
business.
I Rolling Stones hanno stravinto la battaglia con
il tempo: ad oltre quattro decenni dai rumorosi
esordi, sono ancora qui. Hanno un pubblico
senza frontiere e senza barriere, che va dai
nonni ai nipotini. Sono intramontabili, proprio
perchè è impossibile ridurli a puro catalogo,
classificarli in una categoria ben definita. Start
Me Up è il loro invito eterno a prendere la vita
di petto, esigendone la bellezza e ripudiandone
il lato oscuro. La faccia sgualcita di Keith Richards, simboleggia la classicità del gruppo
persino più della linguaccia sguaiata di Mick
Jagger. Sommare al riff di chitarra dei Rolling
il riff del motore della F40 è un indice di spregiudicatezza illuminata: stiamo appunto parlando di classici e la F40 questo è, nella sua proverbiale unicità.
1987
START ME UP
The Rolling Stones
(Mick Jagger - Keith Richards)
(4’00’’)
Anyone over the age of 20 and under the age
of 60 has dreamed of being a Rolling Stone at
one time or other. The Beatles’s uglier, dirtier,
meaner rivals were the demons of a counterculture that continues to rock on today, albeit
paying the price exerted by the inexorable laws
of show business.
The Rolling Stones have more than won their
battle with time. Over four decades on from
their noisy beginnings, they’re still here and
still playing. Their fans are all ages, all races, all
kinds of people, from grandparents to
grandchildren. They are quite simply timeless
because they’re impossible to pigeon-hole.
Start Me Up is their eternal invitation to take
life by the throat, demanding its best and
repudiating its dark side. Keith Richards’
rugged face is more of a symbol of the group’s
timelessness than Mick Jagger’s iconic tongue.
Blending a Rolling Stones’ guitar riff with a riff
from the F40’s engine is an ingenious, enlightened, prejudice-free choice: we are, after
all, talking about classics and that’s exactly what
the unique F40 is.
F40
1959
ON THE BEACH
Chris Rea
(Chris Rea)
(4’00’’)
Gilles Villeneuve 312 T4 – GP Francia / France Grand Prix
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Per anni, chi andava al cinema a vedersi un
film di Carlo Verdone è stato costretto a sorbirsi, a mò di colonna sonora, interi album di
Chris Rea.
Ma le pellicole non erano male e Rea è un geniaccio del pop accattivante, un menestrello che
sfruculia il pentagramma per sollecitare gli estri
della nostalgia.
On The Beach è un gioiellino che rimanda dritti
dritti alle prime scoperte delle spiagge assolate
in un mondo che stava lentamente dimenticando
gli orrori della Seconda Guerra Mondiale.
Lasciatevi coccolare dalla canzone e poi provate ad immaginarvi lungo una bianca strada
che costeggia il mare: naturalmente, state guidando un’auto e l’auto che vi divertite a pilotare è una Ferrari modello California.
Anche sostituendo Long Beach con Bellaria Igea
Marina, vi accorgerete che funziona lo stesso.
Eccome se funziona.
250 GT California – Rimini
Testo
Alessandro Giudice
Foto
Eros Maggi/©Ferrari SpA
275 GTB4 - Napoli
Sono in otto, con un paio
di cose in comune: l’azienda in
cui lavorano e uno smisurato
amore per la musica
e arrangiatore,.
Ad avere l’idea di questa sorta di
“marchio di fabbrica”, sono stati
Luca di Montezemolo e Piero
Ferrari che, oltre a
rappresentare I vertici della Casa
di Maranello, vantano l’uno una
naturale propensione alla
valorizzazione del “Made in
Italy”, e l’altro un’infanzia
vissuta cullato dalle melodie dei
pluricilindrici del Cavallino. Il
perchè poi il progetto sia stato
affidato a Roberto Fedeli è
presto detto. Oltre ad essere la
persona investita del compito di
Niki Lauda 312 T2 – GP Germania / Germany Grand Prix
N
Cavallino e le realizza, ha anche
il merito di avere impostato
l’approccio musicale al suono
prodotto dal motore Ferrari.
Prima, infatti, l’acustica del
propulsore era gestita in modo
ingegneristico, ovvero era il
risultato della somma di
interventi tecnici relativi
all’ottimizzazione del
rendimento, mentre oggi si
procede ad una vera e propria
analisi del suono, verificando
cosa va e cosa non va con la
collaborazione di Giordano
Mazzi, musicista di professione
Dino 246 GTS – Canada
Ferrari Band
el maggio del 1980, Enzo
Jannacci cantava che “per
fare certe cose, ci vuole
orecchio”. Si riferiva, il chirurgo
con la chitarra, al mondo della
musica ma, se avesse conosciuto
il giovane studente Roberto
Fedeli, avrebbe probabilmente
esteso la sua dicharazione anche
all’ingegneria automobilistica.
Perchè Fedeli,
quarantacinquenne da Volterra,
oltre ad essere - scusate se è
poco – il Direttore Tecnico della
Ferrari, cioè colui che immagina
le future granturismo del
Curiosità 47
48 Curiosità
1996
CHANGE THE WORLD
Eric Clapton
(Tommy Sims, Gordon Kennedy,
Wayne Kirkpatrick)
(4’00’’)
Change the world. An excellent idea in many
people’s minds, an impossible feat in the minds
of too many others. But there’s no denying that
a certain Michael Schumacher did change the
world, the world of Formula 1, rewriting history
in the process. His. And Ferrari’s. The marque
for which the German driver won no less than
11 World Drivers’ and Constructors’ titles in all.
Change the world using the slow hand of the
great Eric Clapton who recorded the original
version. Change the world using an engine and
a steering wheel: that’s what the Red House
Blues Band version says, kicking off with the
whine of Schumi’s single-seater recorded on
the day of his first victory for Ferrari, on June
2nd 1996, at the Spanish Grand Prix in Barcelona. In a downpour of Biblical proportions,
the German wrote page one of the chapter one
of a story that would run for over a decade.
The memories stirred by a mental video tape
that sends us back in time to a day when the
national anthems of Italy and Germany were
played together for the first time in the Catalan
rain. Eric Clapton changed the world with his
guitar and Michael Schumacher did it with
Ferrari.
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Jamiroquai ha sempre saputo farci ballare,
senza scadere nella bieca ripetitività della
‘disco’ meno originale. Il suo approccio ‘dance’
alla ritmica rimanda alle provocazioni di sorpassi in allegria, alle inebrianti tentazioni di
mordere la mela proibita della velocità, sperando di non cadere nel peccato di superbia. A
‘Jamiro’ dobbiamo un recupero della insostenibile leggerezza dell’essere: la ricerca di un edonismo post reaganiano, la dichiarazione di un
diritto al divertimento. Il tutto badando alla eleganza, perchè spesso la forma è sostanza e l’abito fa il monaco, almeno in certe situazioni,
almeno a certe condizioni.
La Red House Blues Band accoppia al brano la
potenza raffinata della ‘Enzo’, una macchina che
sin dal nome esprime la volontà di coniugare
tradizione e modernità, superando nella sintesi
l’apparente contraddizione tra passato e futuro.
2002
LOVE FOOLOSOPHY
Jamiroquai
(Jason Kay, Toby Smith)
(4’00’’)
Jamiroquai has always had a talent for making
us dance, yet never fell into the trap of churning out repetitive, unoriginal disco. The infectious rhythms of his dance music have the
same feel as the joy of overtaking in car, succumbing to the dizzying temptation to bite
into the forbidden apple of speed, hoping not
to commit the sin of vanity. We owe “Jamiro”
big-time for the way he rediscovered the
unbearable lightness of being on his postReagan era search for hedonism, his declaration of his (and our) right to have fun. All
wrapped up, of course, in a very elegant package, because very often, form is substance and
appearances do matter, at least in certain situations.
The Red House Blues Band couples Love Foolosophy with the sophisticated power of the
Enzo, a car whose very name epitomises a
desire to marry tradition and modernity, eschewing any apparent clash of past and future.
ANOTHER BRICK IN THE WALL
(Part.II)
Pink Floyd
Another Brick in the Wall Part. II
(Roger Waters)
(4’00’’)
Between 2001 and 2004, Ferrari’s rivals on the
track felt like they were beating their heads
against a stone wall. No matter what they tried
to do, they were destined to failure: Michael
Schumacher’s flame red Ferrari was simply too
fast for them to catch, surrounded, it seemed, by
an invisible cloak that ensured no-one could get
near its secret heart, the secret of its success.
Whatever your opinion on why Roger Waters
and the other members of Pink Floyd decided
to split, they still made music that went far
beyond mere pop or rock. They made music
that soared high above all that. Pink Floyd’s
work is most sublime expression of innovation
applied to the art of music writing. Every one
of their records in that golden era was an
event, instantly transforming a vital product of
human intelligence into a cult object. Schumacher’s unbeatable Ferrari was, deep down, the
result of the same philosophy. Another Brick in
the Wall, with its children’s chorus booming so
powerfully in our ears, brings together technology and instinct, the severity of pure art and
the wild joy of childhood. Pink Floyd drummer
and avid Ferrari collector Nick Mason probably won’t be too displeased to hear his drum
sounds combined with the sounds of Michael
accelerating his single-seater, intent on building
an invincible Red Wall of his own.
Ferrari Spumante,
dal 1972 nel mondo delle corse automobilistiche
1999-2004
11
Nel periodo 2001-2004, gli avversari in pista
della Ferrari avevano l’impressione di lanciarsi
a tutta velocità contro un muro. Qualunque cosa
cercassero di fare, erano comunque destinati
alla sconfitta: la Rossa di Michael Schumacher
era troppo forte, era protetta da una barriera
che non permetteva a nessuno di avvicinarne il
cuore segreto, l’intima identità vincente.
Comunque la pensiate sulle vicende che hanno
portato alla rottura fra Roger Waters e gli altri
componenti del gruppo, i Pink Floyd hanno
rappresentato al massimo livello la musica che
smette di essere canzonetta per diventare altro,
il pop e il rock che volano alto, altissimo. I Pink
Floyd sono forse l’espressione sublime di ricerca e innovazione applicate al pentagramma: ogni
loro disco, nell’epoca d’oro, costituiva un evento,
trasformandosi istantaneamente in un oggetto
di culto, in un prodotto imperdibile dell’ingegno umano. La Ferrari imbattibile di Schumi,
in fondo, era figlia della stessa filosofia. Another
Brick in the Wall, con quel coro di bambini che
entra potente nelle nostre orecchie, è il momento che coniuga la tecnica e l’istinto, il rigore
dell’arte pura e la gioia sfrenata dell’infanzia. A
Nick Mason, il batterista del gruppo, attento
collezionista di Ferrari, non dispiacerà riscoprire le sue percussioni abbinate alle accelerazioni di Michael, intento a costruire il muro
della Rossa inavvicinabile.
Gilles Villeneuve
Villeneuve e Michael
Schumacher. Ad introdurre ogni
brano sul libricino allegato al
CD, i testi di Leo Turrini, decano
del giornalismo automobilistico
da sempre particolarmente
legato alla Ferrari. Del compact,
edito con il marchio “Galleria
Ferrari” e finanziato da alcuni
fornitori e partner della Casa, ne
sono state vendute fino ad oggi
circa 3000 copie, via internet o
presso i Ferrari Store. È un
grande risultato, che premia la
passione e la capacità musicale
degli otto componenti della Red
House Blues Band, ritratti, sulla
copertina come i cilindri di un
V8 Ferrari. Con tutta la simpatia
per l’ingegner Fedeli e suoi
compagni, ci auguriamo però
che il motore del Cavallino
mantenga la sua di melodia.
Sentire passare una F430 che
suona come “Another Brick in
the wall” dei Pink Floyd è
sicuramente originale ma
infinitamente meno eccitante
dell’originale sound “Made in
Maranello”.
Michael Schumacher F2002 – GP Gran Bretagna / Great Britain Grand Prix
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Cambiare il mondo. Eccellente idea per tanti,
impossibile programma per troppi. Ma è fuori
discussione che, se limitassimo il discorso alla
Formula Uno, senz’altro un certo Michael Schumacher ha riscritto la storia. La sua. E quella
della Ferrari, alla quale il pilota tedesco ha regalato, fra mondiali a squadre e mondiali individuali, ben undici titoli iridati.
Cambiare il mondo con la mano lenta di Eric
Clapton, interprete della versione originale del
brano. E cambiare il mondo usando un motore
e un volante: così, la rielaborazione della Red
House Blues Band comincia iniettando sullo
spartito il rumore della Rossa di Schumi nel
giorno della prima vittoria.
2 giugno 1996, Gran Premio di Spagna, circuito
di Barcellona: sotto un diluvio biblico, il tedesco scrive la pagina uno di un romanzo che
durerà più di dieci anni. La suggestione di un
nastro della memoria mandato all’indietro
ripesca gli inni nazionali di Italia e di Germania, suonati assieme per la prima volta nella Catalogna allagata.
Eric Clapton ha cambiato il mondo con la chitarra. Michael Schumacher ha cambiato il mondo con la Ferrari.
disposizione la sua notevole
esperienza e professionalità.
Finora, all’attivo della RHBB, un
solo CD, il cui ricavato è
interamente devoluto
all’UNICEF. Il compact prende il
titolo da “She’s the Red One”,
uno dei due pezzi originali della
band insieme a “Fiorano Lap”, il
giro di una F430 sulla pista di
prova della Casa accompagnato
da una base musicale. Gli altri
sono interpretazioni - “cover”
nel gergo discografico – di brani
di artisti di fama internazionale,
tutti clienti Ferrari. Si trovano
così, fianco a fianco, Eric
Clapton e Chris Rea, i Pink Floyd
di Nick Mason e i Jamiroquai di
Jason Kay, Rod Stewart e i
Rolling Stones, George Harrison
e Robbie Williams, Miles Davis
con Elvis Presley e i Simply Red:
tutta musica di secondo piano,
insomma…
I pezzi sono dedicati alle più
belle vetture Ferrari di ieri e di
oggi tranne tre, che vogliono
ricordare altrettanti campioni
del Cavallino: Niki Lauda, Gilles
Ferrari Enzo
a suonare e si mette giù una
lista di gente che lavora in
fabbrica e che, si sa, di tanto in
tanto strimpella. La Ferrari, da
parte sua, mette a disposizione
un locale per provare, le cui
finestre affacciano su via
Abetone Inferiore (“Chi passava
sulla strada dopo le 22, una
volta alla settimana sentiva
provenire dalla Ferrari una
musica diversa, anche se meno
coinvolgente degli abituali
rombi motoristici” scherza
Fedeli). La formazione della band
inizialmente abbozzata su un
foglietto, rimane invariata. Oltre
a Fedeli e Tozzi, gli altri
componenti, tutti dipendenti
Ferrari, sono: Gigi Cavani,
tastiere (Progettazione);
Giovanni Pinzuti, chitarra
solista (Acquisti); Beppe Casillo,
batteria (Collaudo); Davide
Bizzarri, basso (Sperimentazione);
Marco Vialetto, cantante
(Acquisti). A completare il
gruppo, Giordano Mazzi che,
nella tripla veste di arrangiatore,
produttore e direttore, mette a
Michael Schumacher F310 – GP Spagna / Spain Grand Prix
mantenere e sviluppare la
leadership tecnica dell’Azienda,
è un musicista. E neanche tanto
per caso, visto che ha suonato la
chitarra acustica ed elettrica da
adolescente, tra i 14 e i 22 anni,
e, dopo una pausa, di circa 15,
ha ripreso lo strumento proprio
in Ferrari, dove ha fatto nascere,
crescere e proliferare la “Red
House Blues Band”, per gli amici
RHBB. Ma procediamo con
ordine. L’eclettico ingegnere
toscano è un vero appassionato:
della vita, del lavoro, degli
hobby. Basta scambiare due
parole con lui e si è subito
coinvolti da un’energia positiva
che emana dal lieve accento
della sua terra, dal sorriso
aperto e dallo sguardo vivace.
Fedeli parla di auto con lo stesso
trasporto, competenza e
passione che dedica alla musica.
L’idea iniziale della band nasce
da una chiacchierata pre-ferie (è
l’agosto del 2004) tra lui e Marco
Tozzi, tastierista, che in Ferrari
lavora agli Acquisti. In
settembre si parla di riprendere
Ferrari spumante è partner del Ferrari Club Italia