Libretto Quartu Monumenti Aperti Maggio 2010

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Libretto Quartu Monumenti Aperti Maggio 2010
Quartu
Sant’Elena
Monumenti
Aperti
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23 Maggio 2010
COMUNE DI
QUARTU SANT’ELENA
Gruppo Locale di Coordinamento
Quartu Sant’Elena
Comune di Quartu Sant’Elena
Luigi Ruggeri
Sindaco
Anna Paola Loi
Assessore Politiche Ambientali e Beni Culturali
Programmazione e coordinamento
Sara Serra
Nicoletta Manai
Francesca Piredda
Soprintendenza B.A. P. S. A. E. Servizi educativi del
Museo e Territorio
Gabriele Tola
Marcella Serreli
Antonia Giulia Maxia
Soprintendenza Archivistica per la Sardegna
Anna Castellino
Associazione Culturale Imago Mundi
Fabrizio Frongia
Alessandro Piludu
Servizio Comunicazione Istituzionale
Angelo Porru
Monumenti Aperti in internet:
www.monumentiaperti.com
www.comune.quartusantelena.ca.it
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quartu sant’elena
A
nche per Quartu Sant’Elena, Monumenti
Aperti costituisce ormai un appuntamento
piacevolmente ineludibile.
Quella magica frenesia che spinge alla scoperta dei
luoghi in cui una comunità si riconosce, che riaccende i legami tra persone e siti, che fa scattare il meccanismo della memoria e il piacere di condividerla,
da cinque anni, infatti, ha inesorabilmente contagiato
anche questo territorio. Senza tema di smentita si può
affermare che nell’arco dell’ultimo quinquennio si è
via via irrobustita a Quartu la consapevolezza di possedere un patrimonio culturale specifico così come si
è rafforzata la volontà di investire nella sua valorizzazione.
Monumenti Aperti non si esaurisce però nelle due giornate di visita e di incontri: la preparazione dell’evento costituisce un’importante azione di rafforzamento
della rete di attori (scuole, associazioni, enti, singole
persone) senza la quale non solo non sarebbe possibile “fare”, ma soprattutto sarebbe impossibile ricavare
il vero risultato di tanto impegno. Oltre i numeri (dei
visitatori, dei siti aperti) conta infatti la qualità delle relazioni e dei rapporti che questa avventura, che
ogni anno si rinnova, riesce a consolidare.
Servizio Gestioni Beni Culturali
Settore Beni Ambientali e Culturali, Servizi Tecnologici
monumentiaperti
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Il Comitato
Scientifico Regionale
Consiglio Regionale della Sardegna
Regione Autonoma della Sardegna
Assessorato al Turismo
Artigianato e Commercio
Assessorato alla Pubblica Istruzione,
Beni Culturali, Informazione,
Spettacolo e Sport
Direzione Regionale per i Beni Culturali e
Paesaggistici della Sardegna
M.I.U.R. Ufficio Scolastico Regionale
per la Sardegna
Comune di Cagliari
Provincia di Cagliari
Ufficio Beni Culturali della Curia
UPI Sardegna
ANCI Sardegna
Sebastiano Sannitu
Maria Lucia Baire
Maria Assunta Lorrai
Sandra Violante
Enrico Tocco
Rosalba Crobu
Emilio Floris
Giorgio Pellegrini
Graziano Milia
Leone Porru
Roberto Deriu
Salvatore Cherchi
Umberto Oppus
Università degli Studi di Cagliari
Giovanni Melis
Roberto Coroneo
Università degli Studi di Sassari
Attilio Mastino
Pinuccia Simbula
ISEM CNR
Luca Codignola Bo
Luciano Gallinari
Imago Mundi Associazione Culturale
Fabrizio Frongia
Armando Serri
Consorzio CAMU’
Centri d’Arte e Musei
Francesca Spissu
Giuseppe Murru
Società Cooperativa Sociale Il Ghetto
Confesercenti Regione Sardegna
Confcommercio di Cagliari
Agenzia Nazionale
Sviluppo Autonomia Scolastica
Sardegna Solidale
Centro Servizi per il volontariato
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Claudia Lombardo
Maria Santucciu
quartu sant’elena
Alessandro Piludu
Nicoletta Manai
Marco Sulis
Giancarlo Deidda
Gianpiero Liori
Roberto Copparoni
M
onumenti Aperti è una importante risorsa per il turismo
di tutta la regione. Intanto perché da maggio a giugno
e da settembre a ottobre, ovvero in periodi che possiamo definire di “altra” stagione, molti bellissimi centri della Sardegna si svelano in maniera, anche, inaspettata. È poi un’occasione unica di promozione del territorio che ogni anno si
rinnova proponendo itinerari sempre diversi. Nuova sede
della manifestazione nel 2010, per esempio, è Bosa, città che,
come tanti altri comuni dell’Isola, racchiude uno straordinario patrimonio di beni culturali. Non c’è dubbio che antichi
palazzi, chiese, musei siano attrattori fondamentali e decisivi
per sollevare la qualità di qualunque prodotto turistico. Pertanto è compito della Regione valorizzare questi beni anche
nell’ottica dell’evento promozionale.
È doveroso ricordare che Monumenti Aperti è frutto di un lavoro corale. Anche in questa edizione si rinnova l’impegno,
volontario e poderoso, di seimila studenti, giovani, componenti dell’associazionismo. Un esercito di guide “d’eccezione” che con grande passione accompagna centinaia di migliaia di visitatori a scoprire angoli unici di Sardegna.
Allora si può dire che tutti i cinquanta comuni coinvolti in
Monumenti Aperti, a sud come a nord dell’Isola, dal mare
alle montagne, devono essere, ciascuno con le proprie specificità, mete turistiche da non perdere nella cornice unica
della nostra regione. Con questo impegno costante e incisivo del territorio la Sardegna può continuare a essere una
destinazione ricercata e ambita in tutto il mondo.
Sebastiano Sannitu
Assessore regionale al Turismo, Artigianato e Commercio
M
onumenti Aperti è più di una semplice manifestazione
culturale. È una filosofia di pensiero della fruizione
del bene inteso come patrimonio di conoscenza, di memoria e di storia condivisa. È la consapevolezza che i beni culturali rappresentano veramente noi stessi, la nostra espressione artistica e creativa, interprete dell’epoca che li ha visti
nascere. È la testimonianza di quanto la cultura non sia un
bene privato, ma collettivo, che aspetta di essere riscoperto,
esposto, valorizzato, divulgato, fruito.
Con Monumenti Aperti le nostre bellezze monumentali, testimoni della nostra identità, ci chiedono di essere abitate, relazionandosi con un pubblico sempre più attento e consapevole delle potenzialità del nostro patrimonio artistico-architettonico.
Questa esemplare attività di promozione del bene “cultura”
si è trasformata, infatti, nel corso degli anni, in un momento
festoso e popolare che raduna intorno a sé giovani e meno
giovani, studiosi della materia e semplici curiosi, studenti e
volontari culturali, ma tutti ugualmente coinvolti in un’attesa opportunità di arricchimento culturale.
Maria Lucia Baire
Assessore regionale della Pubblica Istruzione,
Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport
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Informazioni Utili
I Monumenti saranno visitabili gratuitamente il pomeriggio
di sabato 22 maggio dalle ore 16.00 alle ore 20.00 e la domenica 23 maggio dalle ore 9.30 alle ore 13.30 e dalle ore 16.00
alle ore 21.00.
- Gli orari di apertura di alcuni monumenti potrebbero
non coincidere con quelli della manifestazione.
- Nelle chiese le visite guidate verranno sospese durante
le funzioni religiose.
Orari visita:
Camposanto e Chiesa di San Pietro di Ponte
sabato e domenica chiusura ore 19.30
Caposaldo XIII “Taormina” Simbirizzi Est
sabato chiuso
domenica dalle ore 9.30 alle ore 20.00
Cappella dell’Asilo Infantile G. B. Dessì Dedoni e Terrazza panoramica
sabato secondo gli orari della manifestazione
domenica dalle ore 11.00
Cenacolo dell’Addolorata Claustrale
sabato secondo gli orari della manifestazione
domenica dalle ore 9.30 alle ore 12.00 e dalle ore 16.00 alle
ore 19.30
Chiesa di Nostra Signora del Buoncammino
sabato chiuso
domenica alle ore 11.00 si terrà la Santa Messa in occasione
della Festa dedicata a Nostra Signora del Buoncammino, le
visite guidate alla chiesetta inizieranno alle ore 16.00
Chiesa di Sant’Andrea
sabato dalle ore 18.00
domenica secondo gli orari della manifestazione
Palazzo Orrù
sabato dalle ore 16.00 alle ore 19.30
domenica dalle ore 9.30 alle ore 13.30 e dalle ore 16.00 alle
ore 19.30
Lago di Simbirizzi
sabato chiuso
domenica secondo gli orari della manifestazione
Su Forti
sabato dalle ore 16.00 alle ore 19.30
domenica dalle ore 9.30 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle
ore 19.00
È disponibile un servizio di trasporto disabili con pedana
idraulica per il sollevamento delle carrozzine a cura dell’Associazione di volontariato Delta 2000 ONLUS.
Prenotazioni telefoniche al numero 070.827203.
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quartu sant’elena
Iniziative speciali
MOSTRE
Sabato e domenica negli orari della manifestazione
Antico Macello, via Dante 68
Alla ricerca dei giocattoli di legno tradizionali e moderni, mostra
di giochi di proprietà dei maestr’e linna Antonello e Giorgio Puddu.
NutriMenti…dall’alimentazione del corpo al cibo per le menti;
Larocco racconta 110 anni di onorato servizio del Pubblico Macello di Quartu, mostra storico-documentaria a cura
della Cooperativa Agorà Sardegna e con la collaborazione
della Cooperativa l’Aleph.
Larocco, mostra illustrativa dedicata al personaggio creato
da Anna Castellino nel racconto “Larocco e la spuzza”, liberamente tratto dai documenti dell’Archivio Storico Comunale di Quartu e illustrato da Annalisa Cazzorla, maestra
della Scuola dell’Infanzia “La Piccola Accademia”. Attraverso i laboratori didattici curati dalla maestra, i bambini
hanno riscoperto la storia dell’Antico Macello di Quartu
presso i cui locali viveva lo spazzino Larocco.
Centro Museale d’Arte Quartissimo, via Verga 10
Talismano d’artista, mostra nazionale di mail Art e Autoritratto contemporaneo, venti artisti che riflettono sulla loro immagine
a cura del Centro Museale d’Arte ‘QuARTissimo’, curatore
Andrea Aversano. Il Centro, situato in un antico edificio in
terra cruda nel centro storico della città e in origine destinato alla lavorazione e conservazione dei vini, nasce nell’ottobre 2008 per volontà di due collezionisti, Sandro Giordano e
Andrea Aversano, allo scopo di dotare Quartu Sant’Elena di
una struttura museale d’arte moderna e contemporanea. La
visita guidata al Centro sarà condotta dall’Istituto di Istruzione Superiore “G. Brotzu” Sezione Liceo Scientifico, prof.ssa
Caterina Spiga classi I e II D e dal prof. Sandro Giordano.
Convento Cappuccino di San Francesco, via Brigata Sassari
Carretti della tradizione quartese, mostra dei più tradizionali
carretti di legno in miniatura interamente realizzati a mano
dall’ottantaduenne artista di Quartu Marcello Denotti. I
modellini rappresentano i più antichi e significativi mezzi
di trasporto trainati da buoi o da cavalli che venivano utilizzati come strumenti da lavoro e addobbati in occasione
delle feste paesane. Tra questi, si possono ammirare: carri agricoli, carri a buoi, calessi, tracche di Sant’Efisio e San
Giovanni.
Loggiato dell’ex Caserma dei Carabinieri, via Roma 30
Ritratti, mostra degli elaborati grafici, pittorici e plastici
degli alunni della Sezione del Liceo Artistico “G. Brotzu”
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di Quartu Sant’Elena. La visita guidata sarà a cura di una
rappresentanza degli allievi, prof. Rosario Fiscale, prof.ssa
Monica Lugas, prof. Luigi Piras.
Angelo, mostra illustrativa dedicata all’omonimo personaggio nato dal racconto di Anna Castellino (ispirato ai documenti presenti nell’Archivio Storico Comunale di Quartu)
e illustrato da Annalisa Cazzorla, maestra della Scuola
dell’Infanzia “La Piccola Accademia”. Attraverso i laboratori condotti dalla maestra, i bambini di 5 anni hanno riscoperto frammenti di storia, cultura e tradizioni quartesi
e hanno rielaborato e riscritto la storia di Angelo offrendoci
un’interpretazione del tutto personale.
Palazzo Scalas, via Marconi 374
Punti di vista - Itinerario didattico sulle tre dimensioni temporali a cura degli allievi della Scuola dell’Infanzia “La Piccola Accademia”.
Piazza Sant’Efisio
Argia. Installazione a cura del gruppo Saletta Team coordinato dall’Associazione Culturale Alfa Arte; stoffe dell’Atelier Patrizia Camba.
Sacrestia della Chiesa di Sant’Efisio
Lavori di restauro e consolidamento dell’ex Montegranatico da
adibirsi a centro di aggregazione giovanile.
Rendering realizzato dall’ing. Antonello Dore relativo all’intervento sul recupero architettonico e funzionale dell’ex Montegranatico quale elemento di raccordo sociale all’interno del
quartiere. Tale intervento è inserito nel più ampio progetto
volto alla creazione di servizi per l’area del Centro Storico
(zona “A”). L’ex Montegranatico offrirà servizi educativi e
culturali, particolarmente rivolti a preadolescenti, adolescenti
e giovani.
Sabato
LABORATORI
Antico Macello negli orari della manifestazione
IERI…OGGI…Riscopriamo la fantasia, la creatività e i giochi
dimenticati…Seguiteci! Rivisitazione dei giochi tradizionali
antichi, a cura della Scuola Media n. 5 “Lao Silesu”.
MONUMENTI IN MUSICA
Convento Cappuccino di San Francesco ore 16.30 e ore 18.45
Rassegna di giovani musicisti La sala dell’Affresco si riempie
di musica, a cura della Scuola Civica di Musica “Luigi Rachel” diretta dal Maestro Giacomo Medas e Associazione
Incontri Musicali.
Piazza IV Novembre ore 17.30
Is sonus de ‘ia giovani percussionisti della Scuola Media Statale “Luigi Amat” di Sinnai diretti dal prof. Paolo Sorrentino.
Chiesa di San Benedetto ore 18.30
Canti religiosi dedicati alla Madonna eseguiti da Dolores
Dentoni accompagnata alla chitarra da Romeo Dentoni.
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quartu sant’elena
Chiesa di Sant’Efisio ore 19.30
Voci in armonia per Sant’Efisio, tra colto e tradizione eseguito
dal Coro Collegium Karalitanum diretto dal Maestro Giacomo Medas e dall’Associazione Incontri Musicali.
SPETTACOLI
Chiesa di San Benedetto ore 16.30
Recital La poesia e il viaggio, brani tratti da Dante, Baudelaire, Hesse ed altri poeti, a cura del Centro “Il Teatro dell’Anima”, regia Elisa Piano, chitarrista Armando Lecca.
Piazza IV Novembre ore 18.30
Spettacolo di animazione e giocoleria e cura del Circo Shardana.
Chiesa di Santa Maria di Cepola ore 19.00
Recital Venas de Gratia, Storia di Miriam/Maria e Goccius in
suo onore in Campidanese, Logudorese, Gallurese, tratto
dal racconto “Nel nome della Madre” di Erri De Luca e dalla tradizione sarda, a cura dei Bibliofili del Centro Territoriale Permanente, chitarrista Ilario Delussu.
Domenica
LABORATORI
Domenica 23 dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00
alle ore 19.00 sarà visitabile la fattoria didattica Alma Tellus, via dei Pioppi, 60 loc. Capitana Tel. 070 803367 e cell.
340 3555470 [email protected] con il percorso per bambini
Dall’erba al latte.
Antico Macello negli orari della manifestazione
IERI…OGGI…Riscopriamo la fantasia, la creatività e i giochi
dimenticati…Seguiteci! Rivisitazione dei giochi tradizionali
antichi, a cura della Scuola Media Statale n. 5 “Lao Silesu”.
Lago di Simbirizzi
Caccia al tesoro rivolta ai ragazzi dagli 8 agli 11 anni.
Momenti musicali: chitarra, fisarmonica, sulitu.
Ritrai il lago: spazio dedicato alla pittura e alla fotografia.
SPETTACOLI
Antico Macello ore 19.00
Un nome equino (Atto Unico) di Anton Cechov, a cura del
Centro “Il Teatro dell’Anima”, regia Elisa Piano.
Chiesa di Nostra Signora del Buoncammino ore 19.00
Rose di maggio…un mare di note, a cura di Anna Brotzu.
Convento Cappuccino di San Francesco ore 19.30
Mori, armi, amori e …Cappuccini. Sprazzi di Storia quartese
tra realtà e fantasia. Progetto minoranze linguistiche L. 482
a cura della Scuola Media Statale n. 4 “A. Rosas” e della
Scuola Media Statale n. 2 “Porcu Satta” e dell’Associazione
Culturale “Memoriae Milites”.
INCONTRI
Su Forti ore 11.00
Lettura di brani tratti dal Vangelo di San Luca a cura di Enmonumentiaperti
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rica Boi del Centro Sociale di Piazza IV Novembre Quartu
Sant’Elena.
Cenacolo dell’Addolorata Claustrale ore 11.15
Lettura di brani scelti da “La Divina Commedia”, canto XXXIII vv. 1-20, a cura del Centro Sociale Anziani di Piazza IV
Novembre Quartu Sant’Elena.
Chiesa di Nostra Signora del Buoncammino ore 17.00
Le ragioni storiche della Chiesa di Nostra Signora del Buoncammino in località Simbirizzi, lezione a cura del prof. Carlo Pillai, Docente di Storia delle Tradizioni popolari dell’Università degli Studi di Cagliari.
Palazzo Orrù ore 18.30
Degustazione del The Multietnico offerto da Arcoiris Onlus
Associazione Femminile Multietnica.
Cantina di Casa Fois ore 19.00
Presentazione del libro “La Contessa e il Cinghiale Nero di
Sligo” di Italo Siddu e inserti di musica celtica dell’arpista
Chiara Vittone.
MONUMENTI IN MUSICA
Cenacolo dell’Addolorata Claustrale ore 11.00
Canto corale “Preghiera di San Bernardo alla Vergine” a
cura delle suore del Cenacolo.
Su Forti ore 11.30
Canto in Limba, voce solista Eleonora Lusso del Centro Sociale Anziani di Piazza IV Novembre Quartu Sant’Elena.
Casa Museo Sa Dom’e Farra ore 11.30
Esibizione della Banda Musicale “Città di Quartu” diretta
dal Maestro Aldo Pisano.
Casa Spiga ore 18.30
Esibizione canora Cantus po is pipius a cura del Circolo culturale “Su Framentu”.
Chiesa di Santa Maria di Cepola ore 18.30
Coro di San Pietro Pascasio di Quartucciu, diretto dal maestro Leonardo Pisano; organista Simone Fois.
Palazzo Orrù ore 18.30
Concerto di musica tradizionale cubana, a cura del Duo chitarra e tres cubano Mariano Cogoni e Rinaldo Pinna.
Cappella dell’Asilo Infantile G. B. Dessì Dedoni ore 20.00
Concerto Canti sacri tradizionali italiani e africani, a cura del
Coro della Parrocchia di San Luca.
Chiesa di Santa Maria di Cepola ore 20.00
Canti sardi tradizionali eseguiti da Roberta Sainas ed il suo
gruppo.
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quartu sant’elena
Parco Naturale Regionale Molentargius
Saline
Il Punto Informazioni nell’Area Verde Quartu Nord (ingresso via della Musica angolo via Is Arenas/via Don Giordi)
è attivo dalle ore 16.00 alle ore 20.00 di sabato 22 maggio e
dalle ore 9.30 alle ore 13.30 e dalle ore 16.00 alle ore 20.00 di
domenica 23 maggio, a cura dell’Associazione per il Parco
Molentargius - Saline - Poetto, di Conteas Associazione
Consulenti Tecnici per l’Ambiente e la Sicurezza e di Easy
Travel Service.
Le prenotazioni delle visite guidate verranno prese esclusivamente in loco negli orari di apertura.
Sabato
Ore 16.00 - 20.00 Percorsi liberi nelle aree verdi.
Ore 16.00 - 20.00 Laboratorio di paleontologia per bambini
dai 7 agli 11 anni (max 10 partecipanti per volta) a cura di
Conteas Associazione Consulenti Tecnici per l’Ambiente
e la Sicurezza.
Ore 16.00 - 20.00 Visita alla scuderia e dimostrazione dell’addestramento dei cavalli a cura del Circolo Ippico Carmus.
Ore 17.00 - 19.00 Visita alla scuderia, battesimo del pony e
della sella a cura del Circolo Ippico Molentargius.
Domenica
Ore 9.30 - 13.30 e 16.00 - 20.00 Percorsi liberi nelle aree verdi.
Ore 9.30 - 13.30 e 16.00 - 20.00 Visite guidate a piedi nelle
aree verdi, a cura dell’Associazione per il Parco Molentargius Saline Poetto.
Ore 9.30 - 13.30 e 16.00 - 20.00 Bus navetta Cagliari - Quartu, in collaborazione con il CTM. Partenza dall’edificio dei
Sali Scelti e dall’Area Verde di Quartu Nord ogni 30 minuti;
pausa di 10 minuti all’Idrovora del Rollone.
Ore 9.30 - 13.30 Percorso guidato di interpretazione ambientale alla scoperta del Parco tramite i 5 sensi (max 15 partecipanti per volta) a cura di Conteas Associazione Consulenti
Tecnici per l’Ambiente e la Sicurezza.
Ore 16.00 - 20.00 Laboratorio di paleontologia per bambini
dai 7 agli 11 anni (max 10 partecipanti per volta) a cura di
Conteas Associazione Consulenti Tecnici per l’Ambiente
e la Sicurezza.
Ore 9.30 - 13.00 e 15.30 - 19.30 Passeggiata su carrozza
“vagonetta” (prenotazione in loco per max 10 persone alla
volta), partenza dall’Area Verde di Quartu Nord e arrivo
all’Idrovora del Rollone.
Ore 10.00 - 13.00 Percorso guidato in bici, a cura del Gruppo
Scout Cagliari 3 “San Pio X”. Rivolgersi al Punto Informazioni.
Ore 10.00 - 12.00 e 16.00 - 20.00 Visita alla scuderia e dimostrazione dell’addestramento dei cavalli a cura del Circolo
Ippico Carmus.
Ore 10.00 - 12.30 e 17.00 - 19.00 Visita alla scuderia, battesimo
del pony e della sella a cura del Circolo Ippico Molentargius.
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VISITE GUIDATE SPECIALI
Sabato e domenica negli orari della manifestazione
Chiesa di San Benedetto
Visita guidata in sardo: “Is piciocheddus ant a fueddai de sa
crésia in Italianu e in campidanesu”, a cura degli allievi della
Scuola Media n. 4 “Alfredo Rosas”, preparati dalle prof.sse
Valentina Pulina e Milvia Serra.
Casa Spiga
Visita guidata in sardo: “Is Pipius ant a fueddai de sa domu in
italiano e in campidanesu” a cura della Scuola Elementare I
Circolo, preparati dalle prof.sse Valentina Pulina e Milvia
Serra.
Domenica negli orari della manifestazione
Casa Museo Sa Dom’e Farra
Visita guidata in lingua rumena e russa.
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quartu sant’elena
Antico Macello
Via Dante, 68
Sorto in periferia (“fuori popolato”) lungo la strada comunale
per Quartucciu (oggi Via Dante), in una vigna del cav. O. Melis,
l’edificio funzionò come mattatoio dal 1901 al 1968. Fu progettato dall’ing. A.F. Loi, a cui il Comune aveva affidato l’incarico fin
dal 1889. Il tristemente famoso nubifragio abbattutosi su Quartu
nell’ottobre di quell’anno, ne rimandò l’attuazione e portò alla
riduzione della somma stanziata per il progetto (da lire 27000 a
18000) e alla conseguente limitazione sia dell’area da edificare
(solo 1854 mq dei 4000 iniziali) che delle ornamentazioni previste. Solo alcuni elementi in stile gotico (finestre con arco a sesto
acuto, arcate ogivali) arricchirono l’edificio, che nella sua semplicità risultò però elegante e, soprattutto, funzionale e rispondente
alle prescrizioni igieniche dell’epoca. La struttura si sviluppa simmetricamente rispetto ad un asse centrale e presenta nella facciata
il cancello di ingresso, in ferro battuto, affiancato a sinistra dalle
finestre del locale riservato al custode e, a destra, da quelle degli
uffici della dogana e dell’ufficiale sanitario. All’estremità del prospetto due grandi cancelli, che permettevano l’accesso dei carri
all’interno del mattatoio. Prospicienti all’entrata due ambienti
comunicanti, l’uno adibito a corte per i bovini e l’altro a sala di
macellazione. Quest’ultima era ornata da un cornicione lungo
tutto il suo perimetro e presentava 6 porte, chiuse da persiane
per tenere l’ambiente fresco e non far alterare le carni. Nel piazzale, in origine a selciato, vi era un pozzo e, lungo le mura, su
entrambi i lati, corti e tettoie per la sosta del bestiame. In fondo,
di fronte alla sala di macellazione vi è la pelandra, dove venivano conciate le pelli. L’edificio è tra i più significativi dal punto
di vista artistico-funzionale: presenta in facciata 4 arcate ogivali,
sorrette da pilastrini in mattoni a vista e ornate superiormente da
conci a ventaglio. Una quinta arcata sul lato destro era destinata
all’ingresso delle bestie. Lo sviluppo edilizio ha trasformato in
centro il “fuori popolato” di un tempo e ha reso igienicamente
inadeguata la struttura, che nel 1973 è stata adattata a Cantiere
Comunale, e che ulteriori modifiche e recenti restauri destinano a
Biblioteca per ragazzi.
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Camposanto
Via Marconi
L’antico cimitero di Quartu sorgeva sul terreno adiacente
all’Oratorio delle Anime della Chiesa di Sant’Elena. A metà
‘800 esso era ormai insufficiente, per cui nel 1873 il comune
decise di utilizzare l’area intorno alla chiesa di San Pietro di
Ponte.
La costruzione del nuovo camposanto doveva ottemperare a
delle norme: avere un muro di cinta alto metri 1,50 con la presenza di alberi e fiori; la proibizione all’accesso degli animali
per non rovinare o profanare le tombe; le visite si effettuavano
due giorni alla
settimana, (negli
altri giorni era
consentito solo
con l’autorizzazione del sindaco). L’area cimiteriale era divisa
in due parti: una
destinata
alle
tombe di famiglia, monumenti
dell’inizio
del
900 di notevole
importanza storico - artistica;
l’altra alle tombe
comuni dove era
consentito collocare le pietre
sepolcrali.
I bambini non
battezzati e i
non credenti venivano inumati in un luogo separato all’interno dell’area cimiteriale. Una curiosità: si poteva riconoscere
il ceto del defunto dai rintocchi delle campane: il suono de
“s’agonia”. Per un povero i rintocchi erano sette, suonati con
una sola campana; per un ricco erano nove con due campane; per la donna ricca erano ancora sette con due campane;
per i bambini di qualunque ceto sociale il rintocco era allegro
come quello del mezzogiorno; se il defunto era benestante, il
rito funebre veniva celebrato da tre sacerdoti, per i poveri da
un solo prete.
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quartu sant’elena
Caposaldo XIII “Taormina”
Simbirizzi Est
Via su Moru de Su Sali,
S.S. 125
Riferimento GPS N39 15 356; E 9 14 013. Ancora oggi, l’area a
cavallo del Lago Simbirizzi conserva diversi monumenti storici
appartenenti alla linea fortificata denominata “Arco di contenimento di Quartu Sant’Elena”, costruita e presidiata dal Regio
Esercito Italiano nel corso del secondo conflitto mondiale.
Il Caposaldo XIII “Taormina/Simbirizzi Est” si raggiunge dalla
S.S. 125, o da Via Lungolago Simbirizzi. Si trova in località Sa
Guardia Lada/Su Moru de Su Sali ed è costituito da cinque postazioni, quattro del tipo poliarma ed una del tipo monoarma.
All’epoca, due postazioni erano mascherate da edifici campestri; le restanti tre erano mascherate con vegetazione, reti ed
altri accorgimenti mimetici. Come per gli altri capisaldi dell’arco aveva lo scopo di contrastare, rallentandolo, il dilagare di
fanterie e mezzi corazzati nemici che fossero sbarcati sui litorali
quartesi. L’azione del caposaldo era rinforzata da ulteriori batterie di artiglieria, dislocate in zona.
Sulle carte d’epoca, le postazioni in calcestruzzo erano la numero 42 (cannone e due mitragliatrici); 43 (mitragliatrice e fucile mitragliatore); 44 (fucile mitragliatore); 45 (cannone e mitragliatrice). La quinta struttura è un piccolo “pillbox” in cemento
per arma automatica, orientato verso la S.S. 125. Sfruttando
l’ostacolo dello Stagno Simbirizzi, questo caposaldo incrociava i tiri con il Caposaldo XIV “Licata”, ubicato nei pressi della
Chiesa di Nostra Signora del Buoncammino. Per la prima volta, grazie alla collaborazione tra A.S.S.Fort Sardegna e il Museo
Risorgimentale “Duca d’Aosta” di Sanluri, verrà presentata la
ricostruzione di una postazione per cannone controcarro da
47/32, lo stesso modello di artiglieria presente in sito durante
il conflitto.
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Cappella dell’
Asilo Infantile G. B. Dessì
e Terrazza Panoramica
Via Vittorio Emanuele, 2
angolo Piazza Dessì
L’ edificio è stato realizzato verosimilmente alla fine dell’Ottocento sull’area prospiciente l’ex piazza Mercato (oggi piazza Dessì)
dai coniugi Francesco Dessì e Donna Aurelia Dedoni. La presenza nella piazza del IV miglio romano (Sa Perda Mulla), sotto un
grande pino, ora scomparsi, ma viva nella memoria degli anziani quartesi, autorizza l’ipotesi che su tutta quest’area fosse stato
realizzato dai Romani un avamposto militare sulla strada Cagliari-Olbia, che aveva anche il compito di tenere sotto controllo
il villaggio di Cepola d’origine fenicio-punica. L’edificio Dessì è
costituito da
tre blocchi
eretti in epoche diverse:
il primo ultimato attorno
al 1890, di
stile architettonico tipo
“umbertino”; il secondo fu progettato e costruito attorno
al 1920 ca. da donna Aurelia Dedoni per raddoppiare i locali
dell’Asilo; il terzo ampliamento si fa risalire agli anni ‘70. Si
tratta di una grande costruzione costituita da un piano terra e
uno superiore sovrastato da una terrazza panoramica. Al piano
terra si trova la Cappella dedicata all’Immacolata Concezione.
L’edificio fu donato all’Arcivescovo di Cagliari nel 1919 per la
munifica elargizione della Nobil Donna Aurelia, perchè venisse
realizzato un “Asilo” in memoria del figlio G. Battista. Questi,
Sottotenente del 152° regg. fanteria (Brigata Sassari), medaglia
d’argento al valore militare, morto il 17 giugno 1916 all’età di 26
anni nell’ospedaletto da campo n. 16 sull’altopiano di Asiago.
Per l’ideazione dell’Opera la Nobil Donna Aurelia si rivolse alla
beata Suor G. Nicoli che giunse a Quartu per desiderio dell’Arcivescovo, il 21.9.1920, accompagnata da alcune Suore che furono
accolte dal Can. Manis per dare inizio alle attività di accoglienza
dei bimbi. Il 1 giugno 1922 fu approvato lo Statuto tuttora vigente, riconosciuto con Regio Decreto n. 1265 del 27 maggio 1923
che erige l’Asilo a Ente Morale. Le Figlie della Carità hanno operato nell’Asilo fino al 1986. Attualmente la Fondazione in sintonia con le finalità del lascito della benefattrice, ha come obiettivo
quello di offrire un servizio qualificato alle famiglie garantendo
ai bambini un ambiente ricco di stimoli per la loro crescita umana, civile e religiosa.
16
quartu sant’elena
Cenacolo dell’Addolorata
claustrale
Via Eligio Porcu, 184
Il Convento
delle Suore
della Redenzione, sito in
via E. Porcu
184, nasce nel
1949 con l'acquisto della
casa padronale campidanese
del
signor Cossu
da parte della
Madre Anna
del Gesù, che era rimasta colpita dai silenzi che circondavano
questa casa nonostante la sua centralità. La casa campidanese si sviluppava su due piani. Negli anni cinquanta le suore,
grazie all'intervento della famiglia Santa Cruz, che aveva una
figlia suora presso il convento, poterono mettere in atto una
ristrutturazione dell'edificio più adeguata alle esigenze delle
consorelle. Con le modifiche scompare un curioso edificio a
tre piani che veniva chiamato la "torretta". La Cappella venne ricavata da quello che in precedenza era il magazzino, con
qualche difficoltà dovuta alla presenza di una cisterna per l'acqua proprio sotto il pavimento, per tale motivo fu necessario
mettere in atto lavori di impermeabilizzazione con una guaina protettiva e cementazione. In tempi successivi fu acquisita
anche una parte della confinante casa Angioni che consentì al
Convento una perfetta autonomia dal punto di vista della riservatezza rispetto ai confinanti.
La cappella si presenta con navata unica e copertura in legno,
un crocefisso è situato nella parete dietro l'altare e sul lato sinistro è presente una statua della Madonna Addolorata.
Nella parete di sinistra di fianco all'altare si nota una grata che
mostra un locale attiguo da dove le suore di clausura assistono,
non viste, alla Santa Messa.
monumentiaperti
17
Chiesa di
San Benedetto
Via Marconi
Dedicata al fondatore
dell’Ordine Benedettino
e a Santa Scolastica. Situata in Via Marconi, la
chiesetta venne eretta da
maestranze locali, probabilmente alla fine del
Trecento, anche se la documentazione più antica
risale al 1599. Nei secoli
passati era molto amata
e frequentata e ad essa
venivano fatte numerose
donazioni, di cui si fa cenno in alcuni documenti.
L’edificio è costruito in
pietrame e malta, rinforzato sui quattro angoli da
blocchi di pietra lavorati (“conci”), disposti in file sfalzate. La facciata a
capanna è sormontata da un piccolo campanile “a vela”, dotato di una
campana che porta incisa la data 1717. Sulla facciata e sul lato destro si
aprono due portali ad arco a sesto acuto. Due oculi, posti l’uno sulla
facciata l’altro sulla parete opposta, danno luce all’interno che, a pianta
rettangolare, è costituito da una sola navata con copertura a capriate.
Diverse opere lignee, quali le statue di S. Benedetto e di S. Scolastica,
scolpite probabilmente da artigiani sardi, il pulpito e la balaustra, costituiscono gli unici arredi. La chiesa, chiusa al culto alla fine del 1800
fu adibita ad usi profani: come scuola e seggio elettorale. Attualmente
viene aperta al culto per la recita del rosario e l’11 luglio per la festa di
S. Benedetto.
Sa cresiedha s’agatat in arruga “Marconi”, chi, primu de su 1939, fiat
arruga Natzionali. Santa Scolàstica, parit, chi fessit sorri de santu Beneditu, iat fundau s’órdini de is móngias benedetinas. S’ala manca est
cuada de una domu chi iant fatu a is primus de su Noixentus; sa parti
dereta e cussa chi est a palas torrant a un’intrada chi pigat su nómini de
su Santu. Su fabbricau, fatu a froma de retàngulu, tenit dus portalis: su
de sa faciada printzipali e s’atru a sa parti dereta. Dónnia portali portat a
ingíriu una guarnissa de perdas iscuadradas postas a ventallu, sighendi
diaici una caraterística de s’arti catalana. Sa faciada cun sa crabitura a
cabriolas, in sa parti prus arta, ammustrat unu campanili piticu, a vela
chi tenit apicada una campana de su Setixentus. Intrendi dhui est una
navada sceti chi acabbat cun d-una capelledda chi fait de presbitériu e
cun s’altari. Sa bóvida est a incannitzau. Sa crésia pigat luxi de duas fentanedhas, a froma tunda: una ananti e s’atra a palas. Pagus is arredus: sa
campana, una trona de linna, una murandiglia e fintzas a pagu cuatru
istatuedhas: S’Immaculada, Su Sacru Coru, Santu Beneditu e Santa
Scolàstica, custas duas ddas ant stugiadas, bistu chi genti mala, intrendi
a crésia nd’at furau ia atras e una tialla antiga de meda prégiu.
18
quartu sant’elena
Chiesa di
Nostra Signora
del Buoncammino
Simbirizzi
La chiesa campestre di Nostra
Signora del Buoncammino è situata su un’altura
da cui domina
il Simbirizzi, sul
luogo del villaggio medievale di
Simbilis. Sorgeva
vicino alla strada
romana che passava verso il Sarrabus, intitolata alla Madonna Odigitria, cioè
del Buoncammino, a protezione dei viandanti e dei pellegrini.
La semplice facciata a capanna dell’impianto originario trecentesco, è conclusa da un campanile a vela ed è preceduta
da un piccolo loggiato a capriate, aggiunto posteriormente
con l’intento di offrire riparo ai pellegrini in occasione delle
feste patronali. Ci si immette all’interno attraverso una porta
rettangolare, tardocinquecentesca, i cui stipiti, l’architrave e le
mensole sono realizzati in bei conci di tufo decorati da rosoni
e rosette di gusto classico, di raffinata esecuzione da parte dei
picapedras della zona. A destra dell’ingresso, l’acquasantiera
è costituita da un rocco di colonna romana su cui poggia un
capitello utilizzato come materiale di spoglio. L’interno ad
aula mononavata allungata, è concluso da un’ampia abside
semicircolare che accoglie il vecchio altare in pietra, nascosto
da una recente mensa in granito su cui poggia un polittico
ligneo pesantemente ridipinto, forse settecentesco, risultante
dall’assemblaggio di varie parti, di cui la predella, probabilmente proveniente dalla distrutta chiesa di Sant’Elia, risulta il
pezzo più antico (XVII sec.). Il manufatto, che conserva ancora
la cromia originaria, consta di undici riquadri nei quali sono
raffigurati i santi Cosimo e Damiano, gli evangelisti Marco,
Matteo, Luca e Giovanni, i santi Sebastiano, Lucia, Caterina
e Rocco, mentre nel riquadro centrale è rappresentato uno
sbarco di navi presumibilmente sul golfo di Cagliari. Proviene
dalla stessa chiesa di sant’Elia, il piccolo simulacro ligneo del
santo profeta (XVII secolo), vestito di un saio marrone e recante un libro e la tradizionale spada fiammeggiante.
A Nostra Signora del Buoncammino appartengono anche i simulacri della Vergine patrona e di Sant’Anastasia attribuibili ad
artigiani locali operanti nel XVIII secolo.
monumentiaperti
19
Chiesa di
San Pietro di Ponte
Interno Camposanto
È una delle chiese
romaniche
meglio
conservate nel Campidano di Cagliari,
donata nel 1119 dal
vesc. Guglielmo a
Berengario, priore di
San Saturno, ristrutturata dai Vittorini,
che l’avevano acquisita già nel 1089
Secondo R. Delogu
le forme attuali della
chiesa risalgono al
1280-1300. Quando
arrivarono gli Aragonesi la chiesa venne fatta restaurare.
Nel 1873 si stabilì di
costruire il cimitero;
venne stravolto così
lo stile architettonico dell’antico monumento costruendo accanto alla chiesa le cappelle private che nascosero, in parte, le
fiancate della chiesa che insieme al prospetto mostrano l’abilità tecnica e la fantasia tipica dei “picaparderis” quartesi.
Nelle archeggiature delle fiancate e negli archetti pensili di varie forme si notano influssi francesi e arabismi.
La facciata è coronata da un piccolo campanile a vela ed era ornata da numerosissime ciotole maiolicate delle quali oggi resta
solo qualche piccola traccia. Il portale ora ad arco a tutto sesto
era munito sino agli anni ’50 di architrave.
L’interno è composto da una navata rettangolare, dalla copertura lignea e da una piccola abside ad arco a tutto sesto impostato su due mensole. Esso riceve la luce grazie alla bifora nella
parte anteriore e all’oculo nella posteriore.
La chiesa è aperta nel mese di novembre per consentire le preghiere ai defunti.
20
quartu sant’elena
Chiesa di
Sant’Agata
Piazza Azuni
La chiesa romanica venne
costruita a metà del XII secolo, forse per volere del
Vescovo di Cagliari; andata
distrutta per motivi sconosciuti, fu riedificata nel 12801300 sulle fondazioni e parte dei muri perimetrali del
vecchio edificio, utilizzando
anche materiale di spoglio.
Le prime notizie sulla chiesa risalgono al 1291, quando
il papa concesse l’indulgenza di 1 anno e 40 giorni ai
fedeli che l’avessero visitata
in occasione della festività
di S. M. Vergine e di Sant’Agata. Col tempo cadde in progressivo abbandono, come risulta dalla relazione della visita pastorale
effettuata nel 1599 dal vescovo di Cagliari. Nel 1631 l’edificio religioso e tutta la proprietà annessa furono ceduti ai Padri Cappuccini, i quali costruirono il convento addossandolo alla chiesa, che
intitolarono a S. Francesco. Nella seconda metà dell’Ottocento, in
seguito ad alcuni interventi legislativi, i beni dei frati furono incamerati dallo Stato e quindi ceduti al Comune, che nel 1888 concesse l’area dell’orto alla Società delle tranvie. Intorno al 1900 l’intera
struttura fu destinata ad usi civili, ma già nel 1925 il sacerdote
quartese mons. Virgilio Angioni ottenne l’autorizzazione a realizzare nel vecchio convento un ricovero per vecchi abbandonati,
assistiti dalle suore del Buon Pastore, che utilizzarono la chiesa
come cappella. Nel 1985 l’istituto religioso ha lasciato il convento
e la chiesa, ripresa l’intitolazione a Sant’Agata, è stata affiliata alla
Parrocchia di Sant’Elena. Gli ultimi lavori di restauro, iniziati nel
1990, sono terminati nel 1997. La chiesa ha una modesta facciata a
capanna, realizzata, insieme alle cappelle e ad altre modifiche, ad
opera dei monaci che le diedero così l’attuale aspetto alla “cappuccina“. Dell’edificio gotico, realizzato da maestranze locali, restano
i prospetti laterali - visibili solo nelle parti superiori e coronati da
archetti pensili - e quello posteriore. L’interno, a una sola navata,
ha la volta a botte; segue un ampio presbiterio, dietro il quale si
trova il coro e l’abside con la volta a crociera. Dal lato sinistro si
accede al convento, mentre sulla destra si sviluppano la sacrestia,
il coretto e tre cappelle, che furono costruite verosimilmente in
tempi diversi a spese di altrettante famiglie di benefattori quartesi. La chiesa conserva solo pochi dei suoi antichi arredi, fra cui
una pregevole pala del ‘600, attribuita al pittore genovese Orazio
de Ferrari, inserita nell’altare ligneo dello stesso periodo.
monumentiaperti
21
Chiesa di
Sant’Andrea
Parco Andrea Parodi
Nell’omonima località, poco prima di Flumini sulla strada
provinciale per Villasimius, sorge la chiesetta di Sant’Andrea,
circondata da una vasta piazza. Situata vicino al mare, fu
spesso luogo di scorrerie dei pirati barbareschi soprattutto a
partire dal XVI sec., quando cioè le sagre campestri ebbero
particolare sviluppo, tant’è che nel 1621 il vicerè emanò un’ordinanza con cui vietava che i pellegrinaggi avvenissero di notte. Nel 1793, quando i francesi sbarcarono al Margine Rosso con
l’intento di conquistare Cagliari, occuparono la chiesetta che
divenne teatro di
un violento scontro coi miliziani
sardi. La struttura più antica è
concepita secondo schemi propri
dello stile gotico
sardo-catalano.
Costituita dai
muri perimetrali
e dai contrafforti
dei prospetti laterali in pietre appena sbozzate e legate con
malta, è ascrivibile al XV sec., ma subì aggiunte e rifacimenti
nel Seicento. La facciata, che fa parte del primo impianto, termina con una cornice coronata da merli dentati ed è sormontata da un piccolo campanile. Al centro un rosoncino in pietra
sovrasta il portale rettangolare, costruito nella prima metà
del Seicento. Nei prospetti laterali vi sono tre contrafforti; tra
quelli di destra sono stati costruiti la sacrestia e gli ambienti
che si utilizzano per le feste. Sullo stesso lato è stata ricavata
un’altra piccola loggia, in cui vi è l’ingresso secondario. L’interno è costruito da una spaziosa navata rettangolare, sul cui
fondo si apre una grande bifora di fattura moderna. Dieci
pilastri in muratura che si allargano verso l’alto sostengono
la capriate su cui poggia il tetto. Nella chiesa sono presenti
diversi elementi architettonici tardo-romani, tra cui una base
di colonna su cui è stato sovrapposto un capitello corinzio,
usato come acquasantiera; essi provengono forse da un edificio preesistente nello stesso sito o situato nelle vicinanze, dove
si trovano anche i resti di una villa romana. Altri arredi sono:
un pulpito ligneo e le statuine di Sant’Andrea, San Giovanni
Battista e San Antonio da Padova.
I momenti liturgici più importanti si vivono in occasione della
festa di Sant’Andrea organizzata da un gruppo di 25 notabili e
di San Giovanni organizzata dal gremio dei pastori.
22
quartu sant’elena
Chiesa di
Sant’Efisio
Piazza Sant’Efisio
La Chiesa di S. Efisio, inizialmente dedicata ai santi Efisio e
Sebastiano, fu costruita a partire dal 1728 grazie ad un lascito
della benefattrice quartese Maria Piras, anche se alcuni riferimenti fanno supporre la sua esistenza già in epoca medioevale. Con la costruzione della chiesa settecentesca vennero
anche realizzate le strade di collegamento, rinominate nel ‘900
via Garibaldi e via Martini. Sant’Efisio si affaccia sulla piazza
omonima, i muri perimetrali dei lati destro e sinistro danno
rispettivamente sulle vie XX Settembre e Garibaldi mentre il
prospetto posteriore è nascosto da costruzioni che
vi si addossano e che confluiscono nella piazza del
mercato Sa perda Mulla.
L’edificio, caratterizzato
da una semplicità di linee e
da uno stile tardo seicentesco, è simile ad altre chiese
minori realizzate all’epoca
in Sardegna e si presenta,
nonostante gli interventi
di rimaneggiamento documentati nel corso della sua
esistenza, sostanzialmente
prossimo all’impianto originario. Realizzata con pietrame in arenaria e mattoni in terra
cruda (ladiri) la struttura ha una pianta rettangolare e i prospetti laterali sono sostenuti da contrafforti obliqui. In facciata,
il portale rettangolare è sormontato da un oculo con cornice
modanata e, in asse, sulla sommità, un campanile a vela doppia alleggerisce l’aspetto sobrio dell’edificio. All’interno la
chiesa ha un’unica navata coperta da una volta a botte, scandita da archi a tutto sesto. Sull’aula si affacciano due cappelle
realizzate in tempi diversi ed il presbiterio è coperto da una
cupola ottagonale che poggia su un tamburo quadrato. Tra gli
arredi ancora presenti nell’edificio si segnalano una campana
datata 1717, un pulpito ligneo ottocentesco di fattura locale e
un gruppo scultoreo in legno policromo risalente al primo decennio del 1800, raffigurante San Bonaventura e, ai suoi piedi,
due figurine incappucciate che rappresentano la Confraternita
di Sant'Efisio, costituita il 24 dicembre 1802. Infine, è di qualche interesse un olio su tela ottocentesco dipinto da un pittore
popolaresco che raffigura la Vergine del fulmine che protegge
dall’alto, con il suo mantello azzurro, il sottostante villaggio di
Quartu minacciato da un rovinoso temporale.
monumentiaperti
23
1. Antico Macello, via Dante 68
2. Camposanto - 9. Chiesa di San Pietro di Ponte, via Marconi
3. Caposaldo XIII Taormina - Simbirizzi Est, via su Moru de su Sali
4. Cappella dell’Asilo G.B Dessì, via Vittorio Emanuele 2 ang. piazza Dessì
5. Cenacolo dell’Addolorata Claustrale, via Eligio Porcu 184
6. Centro Museale d’Arte Quartissimo, via Verga 10
7. Chiesa di Nostra Signora del Buoncammino, Simbirizzi
8. Chiesa di San Benedetto, via Marconi
10. Chiesa di Sant’Agata, piazza Azuni
11. Chiesa di Sant’Andrea, Parco Andrea Parodi
12. Chiesa di Sant’ Efisio, piazza Sant’Efisio6
13. Chiesa di Santa Maria di Cepola, piazza Santa Maria
14. Chiesa Ortodossa di San Taddeo Apostolo, via Cagliari 86-88
15. Convento Cappuccino di San Francesco, via Brigata Sassari
16. Lago di Simbirizzi, via Lungolago di Simbirizzi, loc. Simbirizzi Km 4,900
17. Loggiato dell’ex Caserma dei Carabinieri, via Roma 30
18. Nuraghe Diana, Is Mortorius
19. Palazzo Orrù, via Dante 69 angolo via Genova 38 a
20. Palazzo Scalas, via Marconi 374
21. Parco Naturale Regionale Molentargius – Saline, via Don Giordi,
incrocio via della Musica
22. Piazza IV Novembre
23. Su Forti, Margine Rosso
24. Casa Museo Sa Dom’e Farra, via Eligio Porcu 143
25. Cantina di casa Fois, via Garibaldi 39
26. Casa Basciu Deiana, via Eligio Porcu 224
27. Casa Spiga, via XX Settembre 34 fronte via Montenegro3
11
Chiesa di
Santa Maria di Cepola
Piazza Santa Maria
La chiesa è situata nel quartiere omonimo in cui sorgeva l’antico Villa di Cepola. Fu edificata sui ruderi di una chiesa paleocristiana, come testimoniano due frammenti di colonna sistemati all’interno del cortile su cui si affaccia l’edificio. Nel 1089
fu donata dal Giudice Costantino di Cagliari a Riccardo Abate
di San Vittore. Subì nel tempo restauri e rifacimenti contrastanti con lo stile originario che, uniti all’abbandono e all’incuria,
ne provocarono rilevanti danni. Al periodo protoromanico si
attribuiscono il prospetto posteriore con l’abside, i muri laterali in pietra calcarea, percorsa da cornice sempre in pietra e la
porta murata sul lato destro. L’edificio è stato ampliato, nella
facciata con il terminale piatto e ornato da merli dentati che
mostrano l’influenza del gotico catalano presente in Sardegna
dal secolo XIV fino al XVI. Di recente fattura è il frontale sovrastato da campanile a vela.
L’interno ha una navata unica: l’abside il cui archivolto a tutto
sesto è stato nel tempo modificato nell’attuale forma ogivale.
La copertura in legno, come si nota dalle varie dimensioni del
tavolato, è stata realizzata in tempi diversi e di recente restaurata. Nel suo interno si può ammirare il dipinto su tela con
l’Immacolata, di artista sardo del XVIII - XIX secolo, la scultura
raffigurante la Vergine in legno policromo e i simulacri lignei
di Santo Stefano.
26
quartu sant’elena
Chiesa Ortodossa di
San Taddeo Apostolo
Via Cagliari, 86/88
Situata nella via
Cagliari,
non
lontano
dalla
Basilica di S.
Elena che secondo
tradizione
ritrovò la Santa
Croce, la Parrocchia di S. Giuda
Taddeo
nasce
nel 1983 ad opera di Padre Giorgio Gerace spinto dal suo amore
per la Chiesa
Orientale e per
il popolo Sardo.
La Parrocchia,
appartenente al
Patriarcato
di
Costantinopoli e sotto la guida della Metropolia (Arcidiocesi)
di Italia e Malta, rappresenta una delle prime testimonianze di
ritorno del culto Bizantino in Sardegna dopo più di dieci secoli
ed è stata dedicata alla figura dell’Apostolo Giuda, detto il Taddeo, da non confondere con l’Iscariota. Secondo la tradizione S.
Giuda è detto anche “cugino di Gesù” questo perché, secondo
i canoni, il Santo Apostolo risulta essere figlio di Maria di Cleofa e Alfeo, fratello di Giuseppe. Sempre secondo tradizione
l’Icona del Santo viene spesso rappresentata insieme al Sudario
di Cristo, che S. Taddeo portò insieme all’Apostolo Tommaso
ad Edessa ed operò molti miracoli. La Chiesa, caratterizzata da
una volta a botte e sempre secondo lo stile bizantino, presenta
una parete, chiamata Iconostasi, che ha la funzione di separare il presbiterio dalla navata, questo perché le chiese bizantine hanno sviluppato un architettura che ricordasse quella del
Tempio di Salomone, l’altare viene definito anche Santo dei
Santi e soltanto i ministri di culto, diaconi, suddiaconi e accoliti vi possono entrare. Nel 2008 , l’ultimo parroco stabile nella
comunità, P. Kiriaco (Domenico) Casile decise di continuare il
lavoro iniziato da P. Giorgio prodigandosi per continuare non
solo a mantenere unita la comunità ortodossa di Quartu ma
commissionando dei lavori per ristrutturare e completare la
parrocchia che al momento attuale e in attesa delle tele e dei
disegni per gli affreschi che verranno effettuati sempre secondo
le antiche tradizioni della chiesa greco-orientale.
monumentiaperti
27
Convento Cappuccino di
San Francesco
Via Brigata Sassari
Il Convento Cappuccino è annesso alla
chiesa medioevale
di Sant’Agata (114560). La sua costruzione risale 1631 per
volontà del Vescovo
Ambrogio Machin,
che consegnò all’Ordine l’area circostante la chiesa perché
vi edificasse il convento e coltivasse
una porzione di terreno per le esigenze
della comunità. In
quell’occasione fu ristrutturata la chiesa
con lavori alla facciata, al tetto e con opere di suddivisione
dello spazio interno.
Il complesso, costruito grazie alle offerte dei fedeli, rispecchia le regole tecniche
e di apostolato dell’Ordine. Il chiostro, a pianta rettangolare
con un pozzo al centro, presenta due ordini su tre lati, uno
solo nel lato che si addossa alla chiesa. L’ordine inferiore ha
archi a tutto sesto su pilastri quadrangolari e alto basamento
continuo. Venne intitolato a San Francesco e costituì un punto
di riferimento per tutti i quartesi. A delimitare la proprietà cappuccina venne eretta una Croce giurisdizionale (ancora oggi
nella piazza Azuni), utilizzando materiale di spoglio: la croce
in stile tardo gotico (XV - XVI secolo) è in marmo bianco e presenta su un verso Cristo in Croce tra i simboli degli evangelisti.
In basso un sole raggiato, nell’altro la Madonna col Bambino
e angeli. È sostenuta da un capitello del I secolo d. C. anch’esso in marmo bianco. Nel 1866 con l’incameramento dei beni
ecclesiastici da parte dello Stato, il convento cambiò funzione
accogliendo uffici comunali e la scuola elementare fino al 1925.
In questo stesso anno fu ceduto a mons. Angioni, fondatore
dell’Opera del Buon Pastore, che ne fece “un ricovero di poveri
abbandonati e piccolo ospedale”; in seguito divenne istituto
per anziani. Oggi, completamente ristrutturato dall’Amministrazione Comunale, è adibito a Centro Culturale e a sede di
uffici comunali.
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quartu sant’elena
Lago di
Simbirizzi
Via Lungolago
di Simbirizzi
Chi si aggira per le strade, in genere sterrate e poco popolate,
a sud della vecchia strada statale 125, sulla sponda del lago
Simbirizzi, non immagina di calpestare un suolo ricco di storia. Questa regione, in cui si alternano vigne, case coloniche e
villette residenziali, sulle quali domina la chiesetta medioevale
di Nostra Signora del Buoncammino, è uno dei quartieri della
parrocchia di San Luca. Il nome “Simbirizzi” ha origini oscure, forse risalenti ad epoca preromana. È probabile che derivi
dal termine sardo “su imbirizzi” che significa “luogo dove si
raccolgono le piogge”, ma può essere anche messo in relazione
con la parola “bintiritzu”, nome con il quale viene indicato in
lingua sarda un tipo di ranuncolo.
Il lago Simbirizzi, prima prosciugato ed oggi trasformato in
bacino artificiale di acqua dolce, era uno stagno salmastro naturale di origine antichissima, riempito dai numerosi ruscelli
che scendevano dai monti circostanti. Il suo regime variava a
seconda delle stagioni e, quando le acque in parte evaporavano, sulle rive si formava il sale che gli abitanti di Maracalagonis
e Sinnai raccoglievano per i loro usi domestici. A testimonianza
di ciò, nei pressi dello stagno c’è una strada campestre chiamata ancora “su mori de su sali” (il sentiero del sale), che era percorsa anche dai salinieri di Maracalagonis che si recavano al lavoro nelle saline di Quartu. Gli antichi scrittori sardi ricordano
che nei pressi dello stagno di Simbirizzi, su una collinetta, era
presente un villaggio della diocesi di Cagliari, chiamato “Simbilis”, che risulta abbandonato già alla fine del 1500 ed andato
distrutto. Del villaggio è rimasta solo la chiesetta che verso il
1600 fu intitolata a Nostra Signora del Buoncammino perché
proteggesse i viandanti, dato che in quei tempi le comunicazioni erano difficili e le strade malsicure.
Come arrivare: Percorrere la via Pitz’e Serra fino alla rotonda
e svoltare a sinistra in direzione del ristorante (Località Simbirizzi Km 4,900).
monumentiaperti
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Nuraghe
Diana
Is Mortorius
Il Nuraghe Diana,
facilmente raggiungibile dalla Statale
per Villasimius, sorge sulla collinetta di
Is Mortorius in località Baia Azzurra. Si
localizza su un’altura
a 35 m. sul livello del
mare da dove è possibile ammirare gran
parte della splendida
costa sud-orientale
della Sardegna. La
sua collocazione, fin dai tempi antichi, risponde certamente
a esigenze strategiche non solo di carattere abitativo ma certamente anche di controllo alle vie di penetrazione che dalla
costa si diramano verso l’entroterra. L’area archeologica, di
pertinenza del Demanio militare, venne occupata durante la
seconda guerra mondiale da impianti bellici e logistici della
batteria C. Faldi, tra questi il fortino per gli avvistamenti a
mare costruito sopra le strutture del mastio. Il fortino è facilmente raggiungibile da un’erta rampa di gradini posti sul lato
est della cortina del nuraghe. L’intera area risulta interessata
da diverse strutture militari: piazzole per cannoni e mitragliette, riservette interrate per le munizioni, e da un’altro fortino
situato a pochi metri dall’edificio che presumibilmente era
adibito a dimora degli ufficiali. Le prime segnalazioni e rilievi
del complesso nuraghe Diana risalgono agli anni 50 ad opera di
Prof. E. Atzeni, mentre le indagini archeologiche di scavo sono
cominciate nel 2000. Il monumento si classifica tra i nuraghi
complessi, risulta composto da una torre principale (mastio) e
da due torri minori voltate a tholos, collegate tra loro da ciclopiche cortine murarie, che vanno a delineare una planimetria
triangolare del tipo cosiddetto a tancato, con un cortile centrale
a cielo aperto, di pianta subquadrangolare al quale si accede
dall’esterno attraverso l’ingresso principale caratterizzato da
un corridoio munito da garette in transetto. Nel monumento
sono presenti altri due ambienti: un vano scala che conduceva ai piani alti del nuraghe, nel quale risultano presenti
dei gradini; l’altro vano risulta fortemente compromesso a
seguito di interventi ad opera di clandestini. Allo stato attuale
delle ricerche il monumento dal punto di vista cronologico è
inquadrabile dalla Fase del bronzo-Finale alla prima età del
Ferro con successive frequentazioni che si riferiscono a epoca
punica e romana.
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quartu sant’elena
Palazzo Orrù
Via Dante, 69 angolo
Via Genova, 38/a
Il palazzo di stile liberty, fu edificato su due piani nei primi
decenni del 1900 e destinato ad abitazione privata. La casa si
erge dal robusto basamento realizzato in pietrame misto, calce
e malta. La facciata è contraddistinta da lesene decorative addossate alle pareti che insieme al marcapiano e al cornicione,
inquadrano le aperture.
Lo spesso strato di intonaco giallo senape nasconde il materiale
di costruzione costituito nel pianoterra e nel piano rialzato da
mattoni in terra cruda (ladiri). Rimangono a vista gli elementi
decorativi in cemento dipinto che, profilando le aperture, si
differenziano cromaticamente dalla facciata.
Gli stipiti del
portalino con
arco a tutto sesto e delle finestre con arco a
sesto ribassato
sono decorati
a fogliette e
rosette. Il portone in legno è
intagliato con
sinuosi motivi
floreali entro
riquadri mistilinei. Notevole
è la balaustra
del balconcino centrale, sostenuto da mensoline, mentre i parapetti delle finestre laterali sono caratterizzati da motivi traforati.
Il pianoterra ed il piano superiore sono composti da ampi locali ornati da decorazioni in stile liberty. Sul cortile interno si
affacciano tre porte ad arco a sesto acuto. In origine il palazzo
apparteneva a Juanni Scalas e passò in seguito alla famiglia
Orrù da cui ha preso il nome.
Il palazzo Orrù è stato sede della Pretura Comunale nel 1963.
Attualmente è utilizzato come sede di ARCOIRIS onlus, associazione multietnica femminile.
monumentiaperti
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Palazzo Scalas
Via Marconi, 374
A cavallo tra il 1800 ed il 1900 iniziò ad affermarsi nella Città di
Quartu Sant’Elena una ricca classe borghese formata da proprietari terrieri, industriali, commercianti e professionisti. A tutti loro
stava fortemente a cuore esternare il proprio status sociale attraverso la realizzazione o l’arricchimento delle proprie abitazioni
con elementi decorativi di grande rilievo, assai in contrasto con
l’architettura tradizionale sarda. È in questo periodo, infatti, che,
accanto alle case campidanesi, caratterizzate da una disposizione
“a corte” e da alti muri ciechi fronte strada (la cui unica decorazione esterna era rappresentata da importanti portali o da pochi
elementi scolpiti nelle chiavi dell’arco del portale stesso), sorgono
numerose palazzine in stile liberty contraddistinte, invece, da una
struttura architettonica direttamente prospiciente sul fronte strada e dalle facciate riccamente decorate con fregi floreali e motivi
curvilinei, accanto ad altre decorazioni di stile geometrico più vicino all’art decò del successivo periodo. Tra le numerose abitazioni
del periodo, riveste particolare importanza il Palazzo Scalas, sito
tra viale Marconi e via Cavour, costruito nell’ultimo decennio del
1800 da Felice Maxia, già proprietario delle omonime fornaci e
successivamente ridecorato dagli eredi secondo fogge e modelli
propri dell’art nouveau. Palazzo Scalas è un palazzotto in stile tardo libery strutturato su due livelli, la cui facciata è caratterizzata
da elementi decorativi rappresentanti figure femminili e fregi floreali posti sopra ogni apertura e nella chiave dell’arco aggettante
l’ingresso principale, nonché dal disegno delle ringhiere in ferro
battuto posto a protezione delle porte finestre del primo piano. Attualmente è adibito a sede di un asilo per l’infanzia.
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quartu sant’elena
Parco Naturale Regionale
Molentargius, Saline
Il Parco Naturale Regionale
M o l e n t a rg i u s
Saline, istituito con Legge
regionale nel
1999, costituisce una zona
umida di valore internazionale tra le più
importanti in
Europa. Comprende bacini di acqua dolce (Bellarosa minore e
Perdalonga), di acqua salata (Bellarosa maggiore o Molentargius e
stagno di Quartu) e una piana di origine sabbiosa (Is Arenas). Le
caratteristiche principali che lo rendono un ecosistema unico al
mondo sono la sua estrema vicinanza a due tra le maggiori città
della Sardegna, Cagliari e Quartu, e la presenza di zone a diversa
salinità che favoriscono una ricca varietà di specie vegetali ed
animali, tra cui il fenicottero che qui ha nidificato per la prima
volta nel 1993. Lo stagno del Molentargius fa parte di un sistema
di stagni e lagune formatisi nella pianura del Campidano da
75.000 fino a 18.000 anni fa e nasce in una depressione quasi circolare di sedimenti arenaci. Lo Stagno di Quartu, di natura retrodunale, si è formato più a sud separato dalla striscia di terra di Is
Arenas e a ridosso della spiaggia del Poetto. Il prosciugamento
estivo formava, in passato, una salina naturale e fu l’interesse
dell’uomo per il sale il motore della storia di questo ecosistema.
Il Bellarosa Minore e il Perdalonga sono, invece, nati come vasche
di espansione delle acque meteoriche e hanno assunto nel
dopoguerra anche la funzione di bacino di raccolta di acque
reflue bianche e nere. Nel 1985 la tracimazione delle acque del
Bellarosa Minore nel Molentargius ha causato la chiusura delle
saline per motivi igienico-sanitari. Il risanamento ha consentito la regolazione dei sistemi idraulici e la realizzazione di
un innovativo impianto naturale di fitodepurazione che, con
l’entrata a regime, alimenterà gli stagni d’acqua dolce con
il giusto apporto di nutrienti. In prossimità degli accessi di
Cagliari e di Quartu S. Elena sono state realizzate, per creare
una barriera alla pressione esercitata dai Comuni sul territorio
di Is Arenas, le aree verdi che costituiscono un luogo ideale per
passeggiate a piedi e in bicicletta.
monumentiaperti
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FOTO TERAVISTA
Via Don Giordi
incrocio via della Musica
Piazza
IV Novembre
L’attuale
Piazza
IV Novembre, era
anticamente denominata Is Argiolas
(Le Aie), in quanto
vi si svolgevano
le operazioni di
trebbiatura. Comprendeva anche gli
ultimi tratti delle
attuali vie Vittorio
Veneto, Sulis, Mori
e l’intera via Vittorio Emanuele con
le zone limitrofe.
Il toponimo risale
all’epoca spagnola:
nel 1690 è documentato come Vicinato di Is Argiolas, nel XVIII secolo la zona
venne invece denominata Las argiolas de San Gregorio, in quanto
la chiesa dedicata al santo omonimo era stata eretta nelle sue
vicinanze e poi successivamente distrutta da un incendio nel
1860. In seguito ad un censimento nel 1871 il toponimo venne tradotto in italiano e durante gli anni ’20 del XX secolo la
Commissione per il censimento decise di legare la piazza alla
data che sancì la vittoria dell’Italia durante la prima Guerra
Mondiale. Nel 1968 il Ministero della Difesa, nell’ambito delle
manifestazioni per il cinquantesimo anniversario della vittoria,
invitò le città italiane a dedicare una via o una piazza al IV Novembre; la città di Quartu Sant’Elena, avendo già provveduto
a tale riconoscimento, rispose di aver intenzione di erigere un
monumento ai caduti, progetto però mai realizzato. Per molti
quartesi la piazza è ancora nota come Sa Praza de Is Argiolas.
Originariamente nella piazza era ubicata una croce marmorea,
Sa Cruxi Santa, simbolo di redenzione per quanto accadeva in
quei luoghi, in quanto nelle vicinanze si trovava la Funtana de
is aggancius, un pozzo della tortura con ganci alle pareti e sul
fondo, in cui venivano gettati i condannati. Nel secolo scorso
il pozzo fu colmato e la croce spostata di circa 30 metri. Nel
2009, la Settimana di Educazione allo Sviluppo Sostenibile,
promossa dall’UNESCO, ha affrontato il tema “Città e cittadinanza”. Il Comune di Quartu Sant’Elena vi ha preso parte
con un progetto dal titolo “Reinventiamo la Piazza” ritenendo
prioritario lo sviluppo urbano sostenibile ed il riciclo dei rifiuti.
Infatti, attraverso il coinvolgimento dei cittadini in un percorso
di educazione partecipata alla sostenibilità, il progetto prevede
la promozione e la riqualificazione della piazza.
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quartu sant’elena
Su Forti
Margine Rosso
Il merito di poter oggi annoverare tra i vari monumenti storici
di Quartu anche la chiesa di San Luca, più nota come Su Forti
de Su Margini Arrubiu, va ai primi abitanti del Margine Rosso e a
padre Leonardo Pisano che, evitandone la demolizione, lo hanno consolidato e restaurato e, adibendolo a chiesa, ne hanno
fatto la radice storica della comunità parrocchiale di San Luca.
Secondo l’opinione più accreditata dagli studiosi, la struttura
fu edificata nei primi anni dell’800 per volontà del Genio Militare, come fortino di avvistamento in difesa di una zona che, se
nuovamente attaccata dai francesi, non sarebbe più stata sguarnita ma protetta da una batteria pesante con ben otto bocche da
fuoco da 24 libbre.
Fu proprio durante la precedente incursione dei francesi (1793)
che ci si rese conto della poca validità difensiva delle torri già
esistenti sin dal 1500, quelle di Foxi, Carcangiolas, Bocca di Rivo,
Pohuet. Si decise, pertanto, di individuare nuovi siti da fortificare. Uno di questi fu la zona del Margine Arrubiu, dove il
capitano Capson richiese la costruzione di un fortino: Su Forti,
appunto.
Il fortino fu usato anche durante le due guerre mondiali e,
nell’intervallo fra queste, dalla Guardia di Finanza come sede
di avvistamento dei contrabbandieri.
Dopo la II Guerra Mondiale il fortino cadde in stato di abbandono: sin dagli anni ’50 fu adibito ad ovile e negli anni ’70 era
ormai ridotto ad un rudere fatiscente e pericoloso.
Il già citato padre Leonardo non rimase insensibile a questa situazione e considerò la possibilità di adibire a luogo di culto
Su Forti. La concessione fu firmata il 16 ottobre 1973 ed i lavori
di restauro, a totale carico degli abitanti della zona, furono talmente celeri che solo un anno dopo, il 21 dicembre 1974, Monsignor Bonfiglioli inaugurava la nuova chiesa.
monumentiaperti
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Introduzione alle
Case Quartesi
Gli antichi abitatori non potevano immaginare che le loro case sarebbero divenute protagoniste di giornate speciali per la comunità;
che sa genti avrebbe visitato, non con la curiosità indiscreta del vicino, ma col rispetto che si deve ai monumenti, le case della Quartu di un tempo, le più modeste come le più ricche, purché fossero
sopravissute alla distruzione.
Monumentu era per loro una costruzione commemorativa, un’opera
di valore, magari il palazzo di un nobile della capitale. Ma quando
mai una casa di paese?
Sapevano che le loro erano nient’altro che dimore di ladiri, di fango
essiccato al sole, con pretese artistiche limitate agli interni, nei dipinti su soffitto e pareti, nelle geometrie dei pavimenti, nella forma
di un arco o di una forredda.
Ostentatori per costume, i quartesi erano capaci di sfoggio negli
abiti, nei gioielli, nella confezione di pane e dolci, ma in sa domu
anche i più agiati mantenevano la sobrietà del contadino. Bella era
l’abitazione che aveva più vaste e funzionali le strutture fondamentali: solaio per le provviste; cortile con cisterna, pozzo, spazi
per gli animali e un po’ di terra per agrumi e fiori; stalla e stanze
per il riposo di bestie e cristiani; dom’e farra per panizzare; legnaia;
un muntronaxiu per le immondizie; in seguito anche un cesso per
gli umani e un piano superiore abitabile, negli edifici che assumevano la forma a palazzo.
Né sculture, né marmoree scalinate, nessun orpello inutile: roba da
poco, in definitiva.
Dov’è l’importanza? E, se ne avevano, perché sono state distrutte
senza pietà? Questo chiederebbe l’antenato, burlandosi del nostro
entusiasmo per le sue case. E noi avremmo difficoltà a spiegargli
che esse sono oggi Monumentu ai sentimenti: al rimpianto per le
ore lente, difficili e dolci, dei tempi suoi; al disprezzo per chi ha
distrutto i luoghi dove esse scorrevano; alla riconoscenza verso chi
li ha conservati e recuperati, e adesso li apre perché tutti ne godiamo, almeno per un attimo.
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quartu sant’elena
Casa Museo
Sa dom’e farra
via Eligio Porcu, 143
La casa museo fu predisposta alla fine degli anni Settanta del
‘900 da un privato cittadino, il signor Musiu, che allestì all’interno di una casa campidanese di sua proprietà, quello che può
essere definito il primo esempio di museo etnografico sardo,
con l’esposizione di oggetti di cultura popolare e la ricostruzione dell’arredo della tipica casa padronale quartese. L’allestimento, seppure semplice e certamente non improntato a validi
criteri scientifici, fece però della cosiddetta “Casa museo” un
punto di attrazione per numerosi visitatori e scolaresche tanto
che, nonostante la sua chiusura, ancora è citata in qualche guida come meta di percorsi turistici. Nel 1989 la casa fu acquisita
dalla Regione che ne mantenne l’originaria destinazione. Purtroppo, per una serie di vicende, non fu mai portato a termine il
censimento dei beni che era stato programmato e la casa, chiusa
alla fruizione, cominciò a deteriorarsi. Il 7 novembre del 2007
è stato definito il passaggio del bene dal demanio regionale al
patrimonio comunale ed il giorno 13 marzo 2009 il Comune
di Quartu ne è entrato materialmente in possesso con la firma
dell’atto di cessione e l’acquisizione delle chiavi. Attualmente,
sono in corso i lavori di restauro e messa in sicurezza. La conclusione del progetto di ristrutturazione, realizzato dall’Arch.
Dino Dessì, è prevista per giugno 2011. L’intervento in atto, è finalizzato a restituire all’immobile il ruolo attrattivo che in passato aveva guadagnato, adeguando la destinazione ai tempi. Il
progetto di utilizzazione, infatti, prevede che la “Casa museo”
divenga una sorta di “casa della comunità”, che rappresenti le
sue origini agricole e valorizzi i saperi e le tradizioni. La sua
vicinanza alla casa comunale la rende complementare ad essa
e per questo motivo utilizzabile in occasione dei numerosi momenti in cui la comunità si riunisce, chiamata da eventi o riti di
particolare suggestione che godrebbero di uno scenario appropriato. Sa dom’e farra, riacquisterà in tal modo il suo fascino, in
un circuito di offerta culturale che travalica l’ambito cittadino.
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Introduzione alle
Case Quartesi
Cantina di Casa Fois
“V’ha altresì nelle
case principali ed appartenenti a proprietari di vigneti una
cantina per deposito
di vini”. Così scriveva nel 1878 l’Avv.
Rossi Vitelli nella
sua Monografia sul
Comune di Quartu
Sant’Elena. Eppure
non c’è niente di più
appropriato e attuale per descrivere quello che ancora oggi si
compie all’interno di casa Fois: in un edificio campidanese rimaneggiato in cui batte ancora un cuore contadino, nasce nel
1994 la società agricola “Villa di Quartu”; l’Azienda, perfezionando la filiera con l’inserimento di un impianto di imbottigliamento, espande oggi l’esportazione vinicola all’estero. Accanto ai vitigni trovano spazio anche frutteto e orto a consolazione di quanti ancora amino il sapore del prodotto genuino.
Casa Basciu Deiana
Costruita nel XIX secolo, è tra le più grandi
case campidanesi attualmente esistenti a
Quartu.
La proprietaria, Innocenza Deiana, la lasciò
in eredità alla parrocchia di Sant’Elena perché la destinasse ad
attività giovanili. Dalla
fine degli anni Ottanta la Parrocchia l’ha dunque concessa in
uso al gruppo scout Agesci, che è intervenuto varie volte a impedire il deterioramento delle strutture, ma senza alterarne il
primitivo aspetto.
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quartu sant’elena
Introduzione alle
Case Quartesi
Casa Spiga
Ubicata in via XX Settembre,
un tempo denominata “s’arruga de santa Maria”, la casa
Spiga è la parte centrale di un
rurale agglomerato residenziale
signorile, costituito da più abitazioni. Queste formavano un
unico corpo ottocentesco, con
le caratteristiche dell’abitazione
tradizionale quartese della casa
a corte o, semplicemente, de “sa
domu a lolla”. All’inizio del secolo scorso (1920) era di proprietà del Conte Ing. Francesco Serra, del fu Conte Giacomo, ed era adibita per la conservazione
del grano.
L’attuale proprietario, con notevole impegno, sta riportando
l’edificio agli antichi splendori.
Custa domu s’agatat in su coru de sa bidda: bia binti de capudanni.
In s’Otuxentus fiat nominada arruga de Santa Maria; dh’iant donau
custu nómini poita fiat parti de sa contrada de Santa Maria, in antighidadi bidha de Cepola-Sevolla.
In su Noixentus cambiat su nómini po afestai “is bersaglieris” chi in
su 1870 fiant intraus a Roma, chi de sa dí est sa tzitadi prus importanti de sa natzioni nosta. Custa domu in s’Otuxentus fiat parti de
una domu manna meda e su meri de custu dominàriu fiat sa famíllia
de is Contis Serra de Uta. In su 1923 su Conti Francischinu Serra
bendit sa propiedadi a is sennoris Puddu-Fois. Is Fois in su binti cuatru bendint una parti de su beni comporau a Boicu Perra chi apustis
nd’at a bendi una fita a Pissenti Spiga, chi nd’est oi su meri.
Nosu seus in custa parti de domu chi serbiat po appillai e allogai su
lori e po arregolli s’àcua. Nci fiat a parti de agoa su pendali(spazio con
delle pendenze in cui si convogliavano le acque piovane) cun s’àcua
chi acabbàt in sa gisterra.
In sa lolla prugànt su trigu po fai sa farra e su sceti chi serbiat po fai
su pani e is drucis, chi is cuartesas funt famadas. In sa lolla apicànt
s’àxina, sa mela piróngia, s’arenada(le melagrane) e si poniat a sicai
sa figu(i fichi) e asciutai sa míndula( le mandorle) e totu su chi serbiat
po s’ierru.
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Visite guidate a cura di
Scuola Elementare I Circolo Didattico, via Regina Margherita, classe primaria V B ed un allievo della V A, maestra
Marisa Muccelli.
Scuola Media Statale n. 2 “Porcu Satta”, una rappresentanza delle classi II e III C, II e III E, III F prof.ssa Roberta Spiga;
classe I D prof.ssa Eleonora Sau.
Scuola Media Statale n. 3 “Grazia Deledda”, classe III E
prof.sse Natalia Mellino ed Ernesta Giovannetti, classe III D
prof.ssa Franca Cabras.
Scuola Media Statale n. 4 “A. Rosas”, classi I, II e III D prof.
ssa Marina Aresu; classi I, II e III E prof.sse Graziella Crisponi e Maria Carla Sarritzu.
Scuola Media Statale n. 5 “Lao Silesu”, classi II G ed un’allieva della III G prof.sse Stefana Cogotti, Luisella Deligios
e Ida Quesada, classe II F prof.sse Elisabetta Buffa, Patrizia
D’Atri, Modesta Frigau e Antonella Puccini.
Istituto di Istruzione Superiore “G. Brotzu” Sezione Liceo
Scientifico, classe V C prof.ssa Adriana Borghero, classi II,
III ed un alunno della IV C, prof.ssa Anna Rita Schiavo,
classi I e II D prof.ssa Caterina Spiga.
Istituto di Istruzione Superiore “G. Brotzu” Sezione Liceo
Artistico, una rappresentanza degli allievi del Liceo Artistico, prof. Rosario Fiscale, prof.ssa Monica Lugas e prof.
Luigi Piras.
Centro Territoriale Permanente - Istruzione e Formazione
in età adulta – Distretto 24, prof.ssa Claudia Corona, prof.
Francesco Ibba e prof.ssa Antonietta Orunesu.
Università della Terza Età
Arcoiris Onlus Associazione Femminile Multietnica
A.S.S.Fort. Sardegna
Associazione culturale socio-educativa Janas Onlus, Maria
Luisa Meloni, Francesco Ibba
Associazione per il Parco Molentargius Saline Poetto
Associazione per il Parco geominerario storico ambientale
della Sardegna
Associazione Sant’Agata
Silvia Caracciolo, Stefania Mele, Ester Sanna, Cristiana
Stocchino
Laura Caria, Laura Ibba e Mario Leppori
Centro Sociale Anziani di Piazza IV Novembre Quartu
Sant’Elena, coordinato da Carmina Sciolla; Enrica Boi, Luisa
Contis, Simona Cossu, Massimo Delle Fratte, Giuseppe Floris, Eleonora Lusso e le anziane del Centro
CONTEAS Associazione Consulenti Tecnici per l’Ambiente
e la Sicurezza
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quartu sant’elena
Cooperativa Kernos, Giampietro Secci, Patrizia Zuncheddu
Roberta Di Sante
Nicola Durzu
Fondazione Asilo G. B. Dessì, prof.ssa Maria Grazia Pau autrice della scheda
Gruppo Scout Agesci - Quartu 1
Gruppo Scout Agesci - Quartu 3 “Freedom”
Gruppo Scaut Raider Sardi - Flumini
Italia Nostra onlus, sezione di Cagliari
Luciana Magari
Martina Muscas
Operatori Naturalistici Ambientali
Cristina Piga
Prof.ssa Luisella Sanna
Fabio Serchisu
Associazioni di Pronto Intervento
A.d.m.o.
Associazione di volontariato Divinae Misericordiae
Associazione Volontari del Soccorso Assistenza e Protezione Civile S. O. S
Associazione Volontari Quartu Soccorso
Confraternita Misericordia Quartu Sant’Elena
Delta 2000
Hanno offerto la loro collaborazione:
Alma Tellus Agriturismo B&B
Atelier Patrizia Camba
Carrozze & Carrozze di Elisabetta Cannas
Centro Museale d’Arte Quartissimo, Andrea Aversano e
Sandro Giordano
Circolo Ippico Car. Mus
Circolo Ippico Molentargius
Circolo culturale “Su Framentu”
Cooperativa Agorà Sardegna
Cooperativa L’Aleph
Corpo di Polizia Municipale di Quartu Sant’Elena
Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale Servizio Ispettorato Ripartimentale - Cagliari
De Vizia transfer S.p.A.
Antonello Dore
Easy Travel Service
Ente Parco Molentargius Naturale Regionale - Saline
Gruppo Scout Agesci Cagliari 3 “San Pio X”
Gruppo Scout Agesci Quartu 4 Inner Wheel Club di Quartu
Sant’Elena
“La Piccola Accademia”, Annalisa Cazzorla, Carolina Calis, Patricia Careddu, Manuela Piras, Tiziana Sannino
Laboratorio di Recupero del Centro Storico
Marco Maxia
Antonello e Giorgio Puddu
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Associazione Volontari Parrocchia San Luca
Raffaele Benone per la chiesa di Santa Maria di Cepola
Paolo Lorettu, accolito della chiesa di Sant’Andrea
La Confraternita di Sant’Efisio Martire, per la chiesa di
Sant’Efisio
Piergiorgio Ibba e l’obreria di san Giovanni
Peppuccia Secci Pillai per la chiesa di San Benedetto
Maria Pani, Sergio Orrù e l’obreria di Nostra Signora del
Buoncammino
Laura Cocco, Giuseppe Siddi e l’obreria di Sant’Anastasia
Cenza Contini, Fabio Meloni e l’obreria di Sant’Elia
Artisti
Associazione Culturale “Memoriae Milites”
Associazione Culturale Alfa Arte, Maura Quartu
Anna Brotzu
Banda Musicale “Città di Quartu” diretta dal Maestro Aldo
Pisano
Centro “Il Teatro dell’Anima”, Elisa Piano, Rita Guglielmo,
Francesca Piras, Luisella Piras, Maria Rita Piras, Giovanna
Sechi, Massimo Steri; chitarra: Armando Lecca
Circo Shardana
Coro Collegium Karalitanum e l’Associazione Incontri Musicali, Maestro Giacomo Medas
Coro della Parrocchia di San Luca
Coro di San Pietro Pascasio, Maestro Leonardo Pisano; organista: Simone Fois
Duo chitarra e tres cubano, Mariano Cogoni e Rinaldo Pinna
Ilario Delussu: chitarrista
Is sonus de ‘ia, Maestro Paolo Sorrentino e gli allievi della
Scuola Media Statale “L. Amat” di Sinnai
Saletta Team, Marco Borgna, Alberto Marci, Milena Mudu,
Jonathan Solla
Scuola Civica di Musica “Luigi Rachel” e l’Associazione Incontri Musicali, Maestro Giacomo Medas
Giovanni Longoni
Omero Atza, Peppineddu Cappai, Daniele Casu, Paola e
Dolores Dentoni, Romeo Dentoni, Riccardo Dessì, Dante
Erriu, Laura Farris, Giovanni Longoni, Daniele Filia, Chiara
Melis, Gabriella Melis, Marco Melis, Antonello Orrù
Basso-Contra: Gianni Cogoni e Agostino Valdès; chitarra:
Antonello Pau
Roberta Sainas ed il suo gruppo
Referenze Fotografiche: Anna Rita De Martis, Mario Pes
Elaborazione grafica della mappa: Silvia Murgia, Alessandro Piludu.
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