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Anno III - Numero 250 - Martedì 28 ottobre 2014
Direttore: Francesco Storace
Attualità
La nostra storia
Calcio
Grillo spara panzane
anche sulla mafia
Speciale 28 ottobre:
parla Edda Mussolini
Serie A senza pause
è sempre Juve-Roma
Giuffrida a pag. 3
ELEZIONI REGIONALI
DOPO IL RISULTATO DI REGGIO
In Calabria
la rivincita
affidata a
Wanda Ferro
a rivincita è nella forza di
una donna, Wanda Ferro,
candidata del centrodestra
alla presidenza della Regione
Calabria.
La botta di Reggio è stata brutta,
con la vittoria del centrosinistra
al 61 per cento.
Con i grillini bloccati al 2 e
mezzo per cento e ovviamente
senza la Lega, il centrodestra
si è fermato al 27 per cento.
Male i partiti tradizionali della
coalizione reggina, Fi all’8, Ncd
al 3 e Fratelli d’Italia - che pure
aveva organizzato anche un corteo bello e partecipato nei giorni
scorsi - all’1 per cento.
Troppo strano per crederci, ed
è evidente che si è trattato solo
di una elezione locale. E forse
non è un male che si sia svolta
prima di quella regionale, serve
a prendere le misure.
Ho sentito al telefono Wanda
Ferro, molto lucida nell’analisi
del voto della città di Reggio e
sulla prevalenza di “lotte locali”. Alla Regione sarà un’altra
musica, anche perché il centrodestra è riuscito a mettere
in campo una candidatura alla
presidenza di assoluto valore,
su cui tutti scommettono per la
rivincita.
Le liste che sostengono Wanda
Ferro sono ricche di esponenti
ad alto potenziale di consenso
e c’è solo da lottare fino al 23
novembre, quando si riapriranno le urne per decidere il nuovo
governatore di una regione che
ha diritto alla speranza.
Il lavoro è la prima emergenza
da affrontare per sottrarre tantissimi giovani al miraggio della
malavita o al triste destino della
fuga dalla propria terra.
E poi, la buona politica. Con
un coraggio da invidiare, Wanda
Ferro ha detto no a Udc e Ncd
nella coalizione regionale. Ha
lanciato così un messaggio
chiarissimo alla regione tutta:
non c’è spazio per una specie
di asta politica, in cui ci si
vende alla migliore offerta. No,
non ci sono trenta denari a disposizione.
La politica va moralizzata, e la
determinazione di questa donna
ci fa ben sperare per il risultato
finale.
La stessa debacle grillina induca a riflettere chi non vuole
la sinistra al governo della regione: l’alternativa netta, pulita e forte, passa per Wanda
Ferro, ogni altro voto è davvero
sprecato.
Francesco Storace
L
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Moriconi a pag. 6
Colosimo a pag. 11
IL QUIRINALE QUESTA MATTINA SI TRASFORMA PER LA PRIMA VOLTA IN UN’AULA DI TRIBUNALE
di Robert Vignola
l Quirinale che si fa tribunale. E
la spettacolarizzazione del processo dei processi che raggiunge
i massimi livelli, anche se giornalisti e streaming resteranno fuori
dalla porta. È comunque arrivato il
giorno in cui l’accusa della “trattativa
Stato-mafia” varcherà le porte del
Colle, per farsi dire una probabile sequenza di “non so” dal suo inquilino.
Per la prima volta un Presidente sarà
sentito come testimone in un “pubblico” dibattimento, e per giunta in una
sede del genere. La storia è nota:
dopo la distruzione delle intercettazioni
con l’ex ministro Mancino, i pm hanno
convocato come teste Napolitano per
rispondere solo di una frase contenuta
in una lettera del giugno 2012 scritta
dal consigliere giuridico del Colle,
Loris D’Ambrosio. Una missiva in cui
quest’ultimo (nel frattempo defunto)
esprimeva la sua amarezza per le polemiche sulle telefonate intercettate
tra lui e Mancino, rassegnando le dimissioni, ma accennando anche a
quella stagione di bombe, veleni e
misteri, sulla quale si stagliò l’ombra
del “corvo” di Palermo, mentre nell’aria
si diffondeva il sinistro odore dell’esplosivo piazzato all’Addaura, sotto la villa
di Falcone. D’Ambrosio, inserendo in
mezzo a quegli accenni un “lei sa”, ha formalmente
aperto la strada a tutta una serie di sussurri e
grida su un ruolo che Giorgio Napolitano potrebbe
aver avuto nella faccenda. E cosa il Capo di Stato
sapesse sarà verosimilmente al centro delle domande che la Procura di Palermo sottoporrà all’illustre teste, nell’udienza fissata per le 10.
Il presidente, di suo, avrebbe già comunicato ai
giudici con una lettera che non ebbe da D’Ambrosio
nessun “ragguaglio o specificazione” sulle “ipotesi
enucleate”: tutto inutile, perché la deposizione si
dovrà tenere. E vi si arriva questa mattina, dopo un
lungo percorso non scevro di polemiche e rancori
emersi fin nel cuore del Consiglio Superiore della
Magistratura. E della politica, s’intende.
Proprio dal Parlamento, in merito alla questione, si
è fatta sentire anche la voce di Maurizio Gasparri.
Secondo il senatore azzurro “la procura di Palermo
I
CHI COMANDA
E CHI DOMANDA
Giorgio Napolitano, tirato per la giacca nel processo Stato-mafia, sarà ascoltato in udienza
Gasparri: alla spettacolarizzazione dei pm il Capo dello Stato risponda con lo streaming
arriva al Quirinale con ventuno anni di ritardo. Ci
dovevano andare quando c’era Scalfaro. Nella fase
'93-'94 si verificò, infatti, l’incredibile vicenda della
cancellazione del carcere duro per centinaia di
boss”. La memoria storica sostiene Gasparri in un
ragionamento che è difficile confutare: “Il Capo
dello Stato era appunto Scalfaro e a Palazzo Chigi
c’era Ciampi. L’allora ministro della Giustizia, Conso,
ha tentato, in modo francamente non credibile, di
assumersi l’esclusiva responsabilità di quella scelta
dissennata nel corso di un’audizione nella commissione Antimafia che si è tenuta nel 2010. Lì ci
sono i nodi da sciogliere del cedimento dello Stato
nei confronti di Cosa nostra. Fu Scalfaro a interessarsi
impropriamente dell’avvicendamento al vertice
dell’amministrazione carceraria (Dap). Scalfaro non
c'è più, ma Ciampi si è recato recentemente a Palazzo Giustiniani. Siamo lieti che le sue condizioni
di salute siano migliorate. A lui si dovrebbero rivolgere delle domande cui potrebbe finalmente
rispondere con quella sincerità che sin qui ha
dosato. O si può chiedere a Conso uno sforzo di
memoria. Napolitano ora subisce indubbiamente
attacchi inopportuni che dovrebbero far capire
quanto sia necessaria quella riforma della giustizia
che noi da tempo invochiamo, inascoltati. E, se
posso permettermi, con grande rispetto dico che
il Presidente Napolitano potrebbe accettare l’invito
giunto dalle colonne del Corriere della Sera. Impropriamente trascinato in vicende cui è estraneo,
faccia trasmettere tutto in diretta. Resoconti parziali,
versioni audio, o narrazioni fatte da terzi non gioverebbero a un quadro che invece è bene far conoscere”.
Magari, farebbe vedere chi, davvero, in Italia comanda. E chi domanda…
VIRUS EBOLA
IL MINISTRO PADOAN RISPONDE ALL’EUROPA: PIÙ TASSE E IVA AUMENTATA
Non tornano i conti di Renzi & c.
di Igor Traboni
a risposta dell’Italia alle richieste
di chiarimento della Commissione
Ue sul Documento programmatico
di bilancio 2015 è arrivata ieri mattina,
con una lettera del ministro Pier Carlo
Padoan al Vice-presidente Jyrki Katainen.
Ma è il solito fumo negli occhi: nella
lettera, il ministro indica infatti le misure
aggiuntive con le quali l'Italia conta di
correggere il deficit strutturale di circa
0,3 punti percentuali del PIL nel corso
del 2015. E come racimolare i 4,5 miliardi
necessari: la maggior parte di questi
soldi (ben 3,3 miliardi) dovrebbero arrivare dal fondo per la riduzione delle
tasse (che dunque aumenteranno ancora), altri 0,5 miliardi dai fondi per i cofinanziamenti Ue; 0,73 miliardi da
un’estensione del regime del reverse
charge Iva; in pratica, altri aumenti Iva e
il colpo di grazia ai consumi.
Sul sentiero di guerra è quindi subito
L
scesa Forza Italia, che chiede di riscrivere
la manovra: “Altro che vittoria di Renzi
in Europa. Alla luce delle modifiche che
interverranno sul disegno di Legge di
stabilità approvato dal governo il 15 ottobre, che ne modificheranno necessariamente l’impianto, diventa, quindi, indispensabile una nuova deliberazione
del Consiglio dei ministri", sostengono
gli azzurri.
E restano lontani mille miglia
dalle linee del governo anche i
sindacati, a maggior ragione
dopo il vertice di ieri, un incontro
definito "surreale" dagli stessi
sindacati: "Non erano nelle condizioni di rispondere", attacca
Barbagallo, "Non avevano il mandato per fare una trattativa”, ha
detto il segretario Uil Barbagallo.
. E la leader della Cgil, Susanna
Camusso, ha aggiunto sulla stessa lunghezza d’onda: "Il problema è che non avevano mandato a discutere. Questa è la sintesi del
rispetto che si ha per le parti sociali. È
surreale. Non abbiamo discusso, ma
sentito la relazione del ministro Padoan".
Il quale invece si è detto incredibilmente
soddisfatto, ma riferendosi più che altro
al secondo incontro, quello con Confindustria. "Valuteremo le vostre indicazioni",
ha poi detto ai sindacati il ministro del
Lavoro, Giuliano Poletti.
Soldati Usa
in isolamento
a Vicenza
na decina di soldati americani, appena rientrati
dalla Liberia in Italia nella
base militare americana di Vicenza, sono stati messi subito
in isolamento per scongiurare
l'eventuale presenza del virus
Ebola.
Il Pentagono sostiene che si
tratta di una precauzione, mentre l'ambasciata americana parla di un “basso rischio potenziale di infezione, perché in Liberia i militari non hanno avuto
contatto con persone contagiate dal virus". Anche il sindaco
di Vicenza, Variati, getta acqua
sul fuoco: "Il Prefetto e le autorità militari americane mi
hanno assicurato che tutti i
militari sono sani”.
U
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Martedì 28 ottobre 2014
Attualità
ALLE COMUNALI NELLA CITTÀ CALABRESE SI AFFERMA FALCOMATÀ CON IL 61%
Reggio: vince il Pd, crolla il centrodestra
occia gelata per il
centrodestra, che alle
elezioni comunali di
Reggio Calabria è
stato letteralmente
doppiato dal candidato di centrosinistra, Giuseppe Falcomatà
(figlio del già sindaco Italo) . A
spoglio concluso, dunque, la disfatta è sotto gli occhi di tutti:
Lucio Dattola, candidato di Forza
Italia, Nuovo Centrodestra e Fratelli d’Italia, si ferma al 27,33%
dei consensi, con 26.070 preferenze. Numeri lontani anni
luce da quelli di Falcomatà, sostenuto dal Partito democratico,
Sinistra Ecologia e Libertà, Partito socialista e altre liste civiche,
che infatti conquista il 60,99%
dei voti, con 58.171 preferenze.
In rapporto ai consensi ottenuti
dalle singole liste, a palazzo
San Giorgio il neo sindaco potrà
contare su 20 consiglieri. Al Pd
andranno infatti nove seggi,
mentre tre consiglieri a testa
andranno a “La Svolta”,“Reset”,
“Centro Democratico” e “A testa
alta”. Un seggio ciascuno andrà
inoltre alle liste “Officina Calabria”, “Oltre” e al “Partito Socialista Italiano”. I nove seggi
D
DOPO L’ASSOLUZIONE IN PRIMO GRADO
Spese Rai fuori budget,
Minzolini condannato
ex direttore del
Tg1 Augusto Minzolini è stato condannato dalla Corte
d'Appello a 2 anni e
mezzo per peculato
continuato, per aver utilizzato in modo improprio la carta di credito
aziendale.
Il 14 febbraio del 2013
Minzolini, al termine
del processo di primo
grado, era stato assolto
con la formula "perché
il fatto non costituisce
reato". I giudici di secondo grado hanno anche disposto per Minzolini – ora senatore l'interdizione dai pubblici uffici per l'intera
durata della pena. Nel
capo di imputazione si
contestava a Minzolini
L’
rimanenti andranno invece all’opposizione di centrodestra,
di cui quattro a “Reggio Futura”
e “Forza Italia” e uno al “Nuovo
Centrodestra”.
Incassa un flop clamoroso il
Movimento 5 Stelle di Beppe
Grillo, che con il suo candidato,
Vincenzo Giordano, non ha raggiunto nemmeno il quorum fermandosi al 2,5% dei consensi.
Dati deludenti anche per gli
altri candidati Paolo Ferrara col
3,17% (Liberi di ricominciare),
Giuseppe Musarella col 1,71%
(Ethos), Stefano Morabito con
l’1,96% (Per un’altra Reggio),
Aurelio Chizzoniti con l’1,68%
(Reggio nel cuore), Giuseppe
Siclari con lo 0,37% (Partito comunista dei lavoratori), Francesco Anoldo Scafari con lo
0,24% (Movimento reggini indignati).
Analizzando i dati relativi all’affluenza alle urne, rispetto
alle amministrative del 2011 ha
votato il 10% in meno degli
aventi diritto, registrando dunque una partecipazione al
64,93%, a dimostrazione di un
astensionismo che continua a
Giuseppe Giuffrida
crescere.
di aver sforato, in 14
mesi, il budget a sua
disposizione per circa
68 mila euro. Somma
che è stata restituita
dall'ex direttore del
Tg1.
"Sono allibito, attonito.
Assolto da Corte dei
Conti, in primo grado
e dal giudice del lavoro, condannato a 2,6
anni in appello. Dov'è
la certezza del diritto?",
ha poi scritto su twitter
Minzolini.
Solidarietà piena all’ex
direttore del Tg 1 e attualmente senatore di
Fi è arrivata dai colleghi di partito Capezzone e Mazzoni ma anche da Maurizio Sacconi, capogruppo del
Ncd al senato.
DOPO LA BOCCIATURA DELLA BCE, MPS AFFONDA A PIAZZA AFFARI. MALE ANCHE CARIGE
Il tonfo di banca rossa: in Borsa brucia un miliardo
Il presidente Profumo ha la valigia in mano e la probabile fusione con un altro istituto potrebbe non bastare
n tonfo continuo. Una parabola discendente. La banca rossa Mps è alla deriva. E insieme a lei pure l’altra roccaforte storica della sinistra italiana, Carige.
Il verdetto della Bce è stato impietoso: bocciate,
entrambe. Senza possibilità di appello. Ma
dopo la pioggia, è arrivata anche la tempesta.
A Piazza Affari il vero e proprio tracollo. L’istituto
toscano ha toccato il fondo a 0,8 euro, con una
perdita del 20%, bruciando quasi 1 miliardo
di valore. E’ andata leggermente meno peggio
a quello ligure che, tra una sospensione e
l’altra, ha perso fino al 16%.
I riflettori restano comunque (quasi) tutti su
Siena, chiamata nuovamente a rafforzare il
patrimonio per 2,1 miliardi di euro a breve
U
distanza dalla sofferta ricapitalizzazione monstre della scorsa estate che però non era
bastata a restituire tutti gli aiuti di Stato
ricevuti, contrariamente agli impegni presi
con Bruxelles. E adesso all’orizzonte, come
già previsto da Draghi per i “gruppi deboli”,
potrebbe esserci una fusione con un altro
istituto.
Perfino gli economisti ora bollano quello
della banca rossa come un caso di “malagestio”. Difficile, se non impossibile, che la
cassaforte della sinistra possa far leva sulle
proprie forze. Il presidente Alessandro Profumo sembra motivato nel proseguire il suo
lavoro, ma ormai sembra spacciato. La sua
avventura è arrivata ai titoli di coda e sarà
costretto a fare le valigie già prima della fine
dell’anno.
Mps ha 15 giorni per comunicare a Francoforte come intende procedere. E non è assolutamente detto che una (probabile) fusione
possa migliorare le cose. Esse comportano
tanti problemi quanti ne risolvono. Come se
non bastasse, Siena dovrà trovare qualche
istituto che abbia un eccesso di capitale per
farvi fronte, perché operazioni di questo tipo
non generano capitale.
Profondo rosso. La banca più antica del mondo, dopo decenni di dubbie gestioni, paga il
conto. E adesso deve ringraziare quella politica che ha contribuito ad affossarla.
Federico Colosimo
L’UGL TORNA A SOLLECITARE SOLUZIONI PER L’AZIENDA SARDA IN VISTA DELLO STOP DEL 31 DICEMBRE
Alcoa: il tempo stringe, ma è tutto fermo
hiediamo un incontro urgente al
ministero dello Sviluppo Economico per fare il punto sulla vertenza
Alcoa, anche perché i tempi sono stretti,
e il 31 dicembre, data in cui l'azienda
abbandonerà definitivamente l''impianto
di Portovesme, è dietro l''angolo.
Così scrivono in una nota congiunta il
segretario generale dell'Ugl Metalmeccanici Maria Antonietta Vicaro, e il segretario provinciale dell'Ugl Metalmeccanici Carbonia-Iglesias Stefano Lai,
aggiungendo che "nonostante gli impegni presi nel corso dell''ultimo tavolo,
che si è tenuto il 23 luglio scorso, ad
oggi ancora non c’è nessuna data per
avere aggiornamenti e discutere del
futuro dei lavoratori, che sono esasperati
dall''assenza di certezze e dal rincorrersi
di indiscrezioni che non hanno conferme
ufficiali". Poi, proseguono: "Ci chiediamo
C
quale sia il lavoro che sta effettuando
la task force creata ad hoc dal Mise
per monitorare gli sviluppi di una trattativa complessa ed estremamente delicata. E' inoltre fondamentale ricevere
aggiornamenti su qual è lo stato delle
negoziazioni con Glencore, e su quali
sono le cause del ritardo nella sottoscrizione definitiva del Memorandum
of Understanding.
Già nelle scorse settimane abbiamo inviato una richiesta di incontro al Mise
e alla regione Sardegna, ma ad oggi
non abbiamo ottenuto risposte. Non si
può lasciar passare altro tempo prezioso,
perché per i lavoratori è insostenibile
continuare a stare in un clima di attesa,
in balia di indiscrezioni e incertezze,
fronteggiando il timore della perdita
del posto di lavoro", concludono i sin(Dire)
dacalisti dell’Ugl.
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Martedì 28 ottobre 2014
Attualità
IL LEADER DEL M5S PRESENZIA ALLO “SFIDUCIA DAY” CONTRO IL GOVERNATORE DELLA SICILIA. MA IL SUO INTERVENTO DIVENTA UN BOOMERANG
Grillo, Crocetta e quelle frasi choc
“La mafia è emigrata, è rimasta qualche sparatoria, qualche pizzo”. “Bisognerebbe quotarla in Borsa”
di Giuseppe Giuffrida
tornato in Sicilia Beppe
Grillo e, manco a dirlo,
ha fatto danno. Dopo la
nuotata sullo stretto di
due anni fa, l’occasione per il
comico genovese di tornare a
Palermo è stata lo “Sfiducia
day”, manifestazione organizzata dai deputati pentastellati
al parlamento siciliano in occasione, appunto, della mozione di sfiducia contro il governatore Rosario Crocetta.
Sul palco montato nella piazza
antistante Palazzo dei Normanni, i grillini hanno parlato di
tutto tranne che di alternativa
all’attuale governo. Del resto,
di quel Crocetta oggi in fondo
alle classifiche di gradimento,
proprio i deputati a 5 stelle
sono stati “compari” per oltre
un anno, votando a favore alle
manovre finanziarie e co-firmando la disastrosa riforma
delle Province, tutt’ora in alto
mare. Tuttavia, del recente “modello Sicilia” il leader dei pentastellati non vuole sentir parlare, e attorniato da volti noti
come Alessandro Di Battista e
Vito Crimi, si è anzi lanciato
ad analisi quantomeno distorte
della Sicilia e del fenomeno
mafioso. “Bisognerebbe quotare la mafia in Borsa e se si
investe si guadagnerebbe”,
dichiara il comico genovese.
E ancora:“La mafia è stata cor-
L’ALLARME DEL PRESIDENTE ANTIMAFIA
Minacce ai sindaci:
Musumeci sollecita
l’intervento di Alfano
È
opo il susseguirsi di atti
intimidatori
nei confronti di alcuni amministratori
siciliani, il presidente della commissione antimafia
all’Ars, Nello Musumeci, lancia l’allarme e chiede un
incontro urgente
con il ministro dell’Interno Angelino
Alfano. Per il capo dell’opposizione al parlamento siciliano, infatti,
“mafia e criminalità alzano il tiro, con atti intimidatori rivolti ai sindaci,
agli assessori e alla polizia municipale, fra le istituzioni-simbolo della legalità sul territorio. In questo clima così pesante –
sottolinea ancora Musumeci in una nota – diventa
difficile amministrare la
cosa pubblica, se non si
avverte la concreta e materiale vicinanza dello Stato e della Regione”.
D
rotta dalla finanza, prima aveva
una sua condotta morale e non
scioglieva i bambini nell’acido.
Non c'è differenza tra un uomo
d’affari e un mafioso, fanno
entrambi affari: ma il mafioso
si condanna e un uomo d’affari
no. La mafia è emigrata dalla
Sicilia, è rimasta qualche sparatoria, qualche pizzo e qualche
picciotto”.
Affermazioni, le sue, che evidentemente non sono piaciute
affatto a chi, contro la mafia,
conduce una guerra da anni.
per Maria Falcone, sorella del
giudice assassinato da Cosa
Nostra nella strage di Capaci,
le parole del leader M5s sono
“aberranti”. “Il signor Grillo –
ha aggiunto Maria Falcone mostra di sconoscere il significato della parola mafia. Tratta
con leggerezza un argomento
che ha creato tanto dolore e
tanti morti, dimentica il sacrificio di Giovanni Falcone e delle altre vittime di Cosa nostra”.
Sulla stessa lunghezza d’onda
anche Pina Grassi, vedova di
Libero, l’imprenditore ucciso
dalla malavita nel ’91 per aver
detto no agli estorsori di Cosa
Nostra:“Non c’è alcun pensiero
dietro le frasi ad effetto di Beppe Grillo e per questo non
tengo in alcuna considerazione
le cose che dice, per quanto
possano apparire gravi. Ritengo –ha proseguito la Grassiche il leader Cinque Stelle sia
un’invenzione mediatica”.
Per questo, il presidente
dell’Antimafia incontrerà
già ai primi di novembre
il capo del Viminale, al
quale avanzerà alcune
proposte operative. “Non
possiamo lasciare soli gli
amministratori locali –
conclude Musumeci – costretti a vivere in prima
linea contro l’arroganza
di una criminalità che, in
tempi di crisi, cerca negli
enti locali lo spazio per
gestire anche minimi interessi e assicurare tutela
ai propri aggregati”.
G.G.
DIMEZZATI I FONDI DESTINATI A UNIVERSITÀ E RICERCA. E MANCA PURE LA COPERTURA PER MANTENERE LE PROMESSE FATTE
Se la “buona scuola” uccide l’istruzione
i “buono”, la riforma
della scuola promossa
dal ministro Stefania
Giannini ha solo il nome.
Già, perché l’istruzione è tra
quei capitoli di spesa interessati
dai tagli previsti dalla Legge di
Stabilità, nel disperato tentativo
di far quadrare conti che non
tornano mai. E così, la prima
sforbiciata alla scuola sarà di
250 milioni nel 2015 e del doppio per gli anni successivi. E
se salta, al momento, la norma
riguardante le commissioni interne all’esame di maturità, che
avrebbe fatto risparmiare 140
milioni, rimane la riduzione
delle supplenze brevi, del personale Ata e soprattutto dei docenti. Nel mirino del governo
c’è anche il personale amministrativo, che verrà ridotto di
2mila unità per risparmiare così
50 milioni. Rimane anche la
stretta su esoneri, comandi e
distaccamenti, che porterà in
dote complessivamente 140 milioni di euro. Nessun taglio alle
scuole non private (alla faccia
dell’istruzione pubblica), a cui
infatti vanno i 200 milioni utili a
chiudere in pareggio il saldo
delle paritarie.
Tasti dolenti anche riguardo il
D
PAPA BERGOGLIO AGLI SCIENZIATI
“Big Bang e Creato
vanno d’accordo”
l Big-Bang, che oggi si
pone all'origine del mondo,
non contraddice l'intervento
creatore divino ma lo esige.
L'evoluzione nella natura non
contrasta con la nozione di
Creazione, perchè l'evoluzione
presuppone la creazione degli
esseri che si evolvono.
Lo ha detto eri Papa Francesco
in un discorso rivolto alla Pontificia Accademia delle Scienze.
"Non entrerò affatto - ha aggiunto Bergoglio - nella complessità scientifica di questa
importante e decisiva questione.
Voglio solo sottolineare che
Dio e Cristo camminano con
noi e sono presenti anche nella
natura, come ha affermato l’apostolo Paolo nel discorso all’Areopago: «In Dio infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» Quando leggiamo nella
Genesi il racconto della Creazione rischiamo di immaginare
che Dio sia stato un mago, con
tanto di bacchetta magica in
I
Fondo per l’offerta formativa,
già oggetto di tagli per 30 milioni, che potrà essere rifinanziato con il blocco degli scatti
di carriera fino al 2018. A pagare
il prezzo più alto di una riforma
lacrime e sangue saranno gli
atenei, a cui verrà ridotto il Fondo di 34 milioni, e gli enti di ricerca, la cui dote verrà dimezzata di 42 milioni.
Tuttavia, le sforbiciate all’istruzione non sono l’unica sorpresa
contenuta nella manovra. Analizzando i conti, infatti, emerge
come pure quei tre miliardi previsti dal governo per assumere
150mila precari e potenziare
l’alternanza scuola-lavoro e la
connessione digitale degli istituti,
non basteranno. I primi scettici
sono proprio i tecnici del ministero, convinti dal canto loro che
quella cifra basterà al massimo
a risolvere la faccenda dei precari. Se però consideriamo 100
milioni destinati al progetto di
inserimento nel mondo professionale, 10 milioni per la digitalizzazione e altri 10 destinati all’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di
istruzione e di formazione (Invalsi), all’appello mancano parecchi quattrini. Ma non solo. A
ripercuotersi sul sistema scolastico, oltre ai tagli diretti, saranno
infatti anche le sforbiciate previste per le Regioni, costrette a
mettere al bando oltre la metà
delle borse di studio previste
per gli studenti meritevoli.
Sui numeri previsti dalla Riforma,
il Consiglio universitario nazionale ha già manifestato non pochi mal di pancia, ricordando
anzi al governo Renzi i numerosi
tagli già perpetrati sull’istruzione.
La Gilda degli insegnanti è già
sul piede di guerra, e attraverso
il suo coordinatore nazionale,
Rino Di Meglio, ha già annunciato la manifestazione nazionale
in programma a Firenze per il
prossimo 23 novembre.
Il tutto, solo pochi mesi dopo
che l’Unione europea aveva
chiesto al nostro Paese più attenzione al capitale umano, privilegiando i finanziamenti per
la qualità dell’istruzione superiore e della ricerca.
Giuseppe Giuffrida
grado di fare tutte le cose. Ma
non è così. Egli ha creato gli
esseri e li ha lasciati sviluppare
secondo le leggi interne che
Lui ha dato ad ognuno, perché
si sviluppassero, perché arrivassero alla propria pienezza.
Egli ha dato l’autonomia agli
esseri dell’universo al tempo
stesso in cui ha assicurato loro
la sua presenza continua, dando
l’essere ad ogni realtà. E così
la creazione è andata avanti per
secoli e secoli, millenni e millenni
finché è diventata quella che
conosciamo oggi, proprio perché Dio non è un demiurgo o
un mago, ma il Creatore che
dà l’essere a tutti gli enti. L’inizio
del mondo non è opera del
caos che deve a un altro la sua
origine, ma deriva direttamente
da un Principio supremo che
crea per amore".
Da qui la conclusione del Papa
di un Big Bang non in contraddizione con l'intervento divino
nella creazione del mondo.
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Martedì 28 ottobre 2014
Esteri
LE ELEZIONI SONO AVVENUTE IN UN CLIMA DI GRANDE TENSIONE, MA SONO STATE RICONOSCIUTE DALLA RUSSIA
L’Ucraina esce spezzettata dalle urne
In testa i partiti del premier uscente Yatseniuk e del presidente Poroshenko. Supera lo sbarramento
anche “Patria”, la formazione di Yulia Timoshenko. Si va verso una coalizione a larghe intese
di Giuliano Castellino
olete sapere la verità sulle
elezioni ucraine? Nonostante il golpe filo occidentale, i dollari di Soros,
le menzogne atlantiche
e le armi della Nato, la coalizione
pro Ue è sta praticamente sconfitta,
soprattutto se si calcola che nell'est
del paese non si è votato.
Il Fronte Popolare dell'ex premier,
Arseniy Yatseniuk, è in vantaggio
(21,7%), anche se di poco, sul Blocco
del presidente ad interim Petro Poroshenko (21,5%).
Si conferma al terzo posto il partito
del sindaco di Leopoli, Samopomich
("Auto-aiuto"), per ora al 10,81 percento, mentre il partito di estrema
destra del populista e nazionalista
Oleg Liashko è al momento al 7,52%.
Supera lo sbarramento del 5 percento anche il partito Patrià del leader della Rivoluzione arancione Yulia
Timoshenko: solo un 5,85 percento
per lei.
Seguono il partito ultranazionalista
Svoboda (in bilico al 4,64%) e il
partito comunista (3,89%), Posizione
V
Civile (3,16%) e Ucraina Forte dell'ex
vice premier "filorusso" Serghiei Tighipko (3,11%).
Il partito e movimento paramilitare
Pravi Sektor (Settore destro) ha raccolto finora solo l'1,83% dei suffragi,
ma il suo leader Dmitro Iarosh potrebbe essere eletto in parlamento
in un collegio uninominale.
Il Blocco del presidente ucraino
Petro Poroshenko e il Fronte popolare del premier Arseni Yatseniuk
hanno già iniziato a discutere per
formare una nuova coalizione di
maggioranza nel parlamento ucraino. Lo ha fatto sapere Yuri Lutsenko,
uno dei leader del Blocco Poroshenko.
Come ha fatto sapere ieri dallo stesso Poroshenko, i negoziati per la
formazione della coalizione dovrebbero concludersi entro 10 giorni.
Poroshenko ha proposto di partecipare ai negoziati per la nuova
coalizione non solo al Fronte Popolare del premier Arseni Iatseniuk -
in testa nello spoglio dei voti - ma
anche a Samopomich (aiuto aiuto)
- terzo partito -, Svoboda (Libertà)
e Batkivshchyna (Patria) di Yulia Timoshenko.
Anche la Russia ha riconosciuto le
elezioni: "Aspettiamo i risultati ufficiali, ma già ora è chiaro che nonostante la campagna elettorale dura
e sporca, le elezioni sono valide".
Queste le parole del vice-ministro
degli Esteri russo, Grigori Karasin.
Si è augurato inoltre che dall'esito
di questa tornata elettorale si configuri una maggioranza parlamentare
che "sostenga di una soluzione pacifica del conflitto".
Si è però anche detto preoccupato
dall'aumento dei nazionalisti nel
parlamento ucraino, cosa che "crea
il pericolo d'una ripresa delle azioni
militari", ha concluso.
Intanto ancora scontri in Ucraina
orientale, sono morti almeno quattro
civili per il fuoco dell'artiglieria
ucraina nella città di Donestk.
Dopo due giorni di tregua reale in
coincidenza con le elezioni legislative anticipate, ieri sono stati lanciati
una trentina di razzi ne quartiere di
Putilovski - l'aeroporto della città dove di fatto il cessate il fuoco non
è mai avvenuto. L'amministrazione
cittadina, sul sito istituzionale, ha
scritto: "La situazione alle 10 a Donetsk era tesa. Nei quartieri di Kuybyshevski, Kievski, Leninski e Petrovski, si sentono forti detonazioni
e spari di armi di grosso calibro".
Colpi di artiglieria sono ripresi ieri
mattina a Donetsk. Nel Donbass domenica sono rimasti chiusi i seggi
in 15 circoscrizioni.
L’EPIDEMIA SI PROPAGA E NEL MONDO SI PRENDONO MISURE STRAORDINARIE
Ebola: l’Australia chiude le frontiere
Sydney interrompe i programmi di immigrazione con i paesi in preda al contagio
Oltre diecimila casi accertati, il numero dei morti è ormai prossimo a cinquemila
di Bruno Rossi
A
ll’altro capo del mondo non
c’è posto per il buonismo
accattone. Agli antipodi, si
utilizza il raziocinio e non si hanno
dubbi su cosa fare quando si tratta
di non mettere a repentaglio la
salute pubblica. È così che ieri l’Australia ha attirato su di sé le ire dei
soliti noti da salotto ma segnato un
punto a favore dell’incolumità dei
propri cittadini (che siano essi
“wasp” purosangue, aborigeni o
appartenenti alla variegatissima e
numerosissima categoria degli immigrati) annunciando il blocco delle
frontiere dai paesi colpiti dall’epidemia di ebola, che è ormai ampiamente fuori controllo. L’annuncio
è arrivato dal ministro dell’Immigrazione Scott Morrison, che ha
così reso nota la decisione di sospendere il proprio programma di
immigrazione, compreso quello
umanitario, in provenienza dai paesi
colpiti dal virus Ebola. E quindi stop
immediato alle domande di visto
per chi proviene da Sierra Leone,
Guinea e Liberia. Il governo di Sidney ha anche annullato tutti i visti
già rilasciati, tranne quelli per motivi
umanitari. Che subiranno comunque
un attento screening una volta atterrati nella nazione-continente.
Intanto negli Stati Uniti regna il caos:
TRA PSICOSI, BUFALE E DELINQUENZA, IL FENOMENO PREOCCUPA LA STESSA ITALIA
La “banda dei clown” esiste:
quattordici arresti in Francia
l’iniziale decisione di spostare in quarantena per 21 giorni tutto il personale
medico di ritorno dai paesi interessati
dal contagio, è stata parzialmente
corretta e il periodo di osservazione
potrà essere passato dagli interessati
nella propria abitazione. A New York
è stato ricoverato per accertamenti
un bambino di cinque anni, tornato
sabato dalla Guinea. Nelle stesse
ore è arrivata la notizia del decesso
della bambina di due anni che, par-
SCAPPÒ DALL’IMBARCAZIONE CHE AFFONDAVA: OLTRE 300 I MORTI
Chiesta la pena di morte
per lo “Schettino” coreano
di Valter Brogino
di Robert Vignola
ulla si propaga meglio
come l’imbecillità da alcune produzioni cinematografiche d’oltre Oceano. Ne
sanno qualcosa in Francia, dove
con l’avvicinarsi di Halloween
si moltiplicano i casi di folle
brutalità contro sconosciuti.
Così una banda di giovani "clown
violenti" è stata fermata nel sud
della Francia: quattordici adolescenti mascherati da pagliacci
e armati di pistole, coltelli e bastoni sono stati arrestati nel
fine settimana nel parcheggio
di un liceo a Agde (Herault).
Non è un caso isolato: in tutto
N
sono arrivate sei denunce per
aggressioni di persone vestite
da pagliacci che hanno colpito
nel mucchio, facendo perdere
le proprie tracce e lasciando
dietro di sé la psicosi dei "clown
che seminano terrore". Particolarmente scalpore ha destato
un altro caso avvenuto sempre
durante il fine settimana nella
stessa regione, a Montpellier,
dove un uomo è stato colpito
una trentina di volte da una
spranga di ferro da un individuo
vestito da clown e da due complici che volevano derubarlo.
Un mix di delinquenza, violenza
allo stato puro e gusto del macabro che anche in Italia rischia
di attecchire, giacché tra l’Emilia
Romagna e la Campania casi
del genere sono finiti sui giornali,non prima che si scoprissero pure bufale. Ma con i
festini di Halloween alle porte,
quel senso di nichilismo che
pervade l’adolescenza e l’abuso
di vecchie e nuove droghe ed
alcol, il cocktail del terrore è
forse già stato preparato. E berne l’amaro calice fino alla feccia
significherà forse, almeno, riprendersi quei valori che erano
propri alla festa di Ognissanti
e alla commemorazione dei Defunti che questo mondo commerciale e vuoto ha voluto mettere in cantina.
tendo dalla Guinea ha viaggiato per
più di mille chilometri in autobus
portando il virus in Mali, dove i genitori speravano di trovare una struttura in grado di curarla.
L’Africa, d’altronde, sta facendo da
cassa di propagazione del virus. I
numeri non lasciano nulla all’immaginazione: e se quello dei casi accertati
ha varcato la soglia psicologica dei
10mila pazienti, quello dei morti sta
per varcare quella dei 5mila. Tra le
righe delle raccomandazioni dell’Oms
si legge d’altronde tutto l’imbarazzo
nel dover cominciare ad ammettere
che la chiusura delle frontiere è una
misura lungimirante. Secondo gli organismi di controllo l’unica misura di
controllo efficace resta l’invio di medici
e infermieri specializzati nelle zone
maggiormente colpite.
ortunatamente la Costa Concordia navigava tra Civitavecchia e il Giglio, nel Medio
Tirreno, e non al largo di Seoul.
In Corea del Sud Schettino
avrebbe avuto vita difficile. O
forse non l’avrebbe avuta, se il
processo prenderà fino in fondo
la brutta piega che ha preso
nelle ore scorse. I procuratori
hanno infatti chiesto la pena di
morte per Lee Joon-Seok, il capitano della Sewol, il traghetto
sudcoreano affondato lo scorso
16 aprile. L’accusa ha anche indicato come pena da comminare
agli altri imputati l’ergastolo
(per tre membri dell’equipaggio)
F
e 30 anni di reclusione (per
altri 11). Nel naufragio morirono
oltre 300 persone, la maggior
parte delle quali erano studenti
di un liceo in gita scolastica. La
Sewol viaggiava da Incheon, a
ovest di Seul, verso l’isola di
Jeju.
Tutti e 15 gli imputati erano stati
tra i primi a essere salvati dal
traghetto che si capovolgeva,
mentre una voce agli altoparlanti
ripeteva ai passeggeri di rimanere
al sicuro in cabina. In un video
in possesso della guardia costiera
si vede il capitano della nave che
scappa dall’imbarcazione in mutande verso una scialuppa mentre
molti passeggeri si trovano ancora
sul traghetto. Lee si è scusato
per avere abbandonato i passeggeri, ma ha detto che non
era consapevole del fatto che la
sua azione avrebbe portato così
tanti morti. Si trattò di uno dei
peggiori disastri in Corea del Sud
da decenni e le autorità attribuirono la responsabilità della tragedia al sovraccarico della nave,
al ritardo nei soccorsi e ad altre
forme di negligenza. A oltre sei
mesi dall’incidente, i corpi di 294
vittime sono stati recuperati,
mentre altri 10 sono ancora dispersi. In Corea del Sud la pena
di morte è prevista dal Codice
penale, ma nel Paese è in vigore
di fatto una moratoria per cui
non vengono compiute esecuzioni
dal dicembre 1997.
5
Martedì 28 ottobre 2014
Esteri
IN BRASILE RIVINCE LA ROUSSEFF E DAL NOSTRO PREMIER NEANCHE UNA PAROLA SUL CASO DEL TERRORISTA ROSSO
Renzi si congratula con chi “coccola” Battisti
Ora possiamo dire addio alle già flebili speranze di estradizione di chi seminò morte negli anni di piombo
di Igor Traboni
l Brasile si tiene stretto , ma
non strettissimo visto che ha
vinto superando di poco il suo
avversario, il presidente Dilma
Rousseff. E l’Italia può dire addio –
forse in maniera definitiva – all’estradizione di Cesare Battisti, il
terrorista dei proletari armati comunisti che laggiù si è rifugiato,
coccolato da quel governo di sinistra
(e soprattutto dall’ex presidente
Lula, di cui ora la signora Dilma è
successore e ventriloquo). Ma super
coccolato anche dal governo di sinistra-centro italiano, considerato
che tra i primi a complimentarsi
con il rieletto presidente brasiliano
è stato ieri Matteo Renzi, senza però
spendere nemmeno una mezza parola per Battisti, in segno quanto
meno di solidarietà per le famiglie
italiane che ancora stanno pagando
le scorribande del terrorista rosso.
Lo stesso Renzi che nei mesi scorsi
aveva ricevuto in pompa magna a
Roma l’ex presidente Lula – che
nell’ultimo giorno del suo mandato
presidenziale firmò per negare
l’estradizione del terrorista italiano
– anche in quell’occasione senza
spendere neanche una virgola per
I
far conoscere al Brasile l’indignazione per tenersi tra palme e spiagge dorate chi ha seminato morte e
terrore in Italia.
Nessun cambio della guardia dunque alla guida del Brasile: Dilma
Rousseff, presidente uscente che
si ricandidava per il Pt, il partito
dei lavoratori che fa riferimento
proprio a Lula (e con molti esponenti finiti dentro per storie di tangenti), ha infatti ottenuto il 51,64%
dei voti (54,5 milioni), sconfiggendo
Aécio Neves, il leader socialdemocratico del Psdb, fermo al 48,36%
(51 milioni).
La distanza tra la leader progressista
e quello conservatore è stata quindi
di 3,5 milioni di suffragi, poco tutto sommato, se si pensa che
dei 143 milioni di aventi diritto, oltre 30 milioni
di brasiliani hanno preferito starsene a casa,
nonostante da queste
parti il voto sia obbligatorio. Un record assoluto (al pari del minimo scarto tra Dilma
e Aécio) e significativo,
soprattutto in un paese
come il Brasile dove
chi non va ai seggi senza giustificare la sua
assenza per 4 anni non
potrà chiedere un passaporto, né vedersi
concedere crediti dalle
due banche statali.
Tra i primi a congratularsi con la Dima,
come detto, il premier italiano Renzi:
"A nome del governo italiano e mio
personale desidero farle pervenire
i più vivi rallegramenti per la rielezione a Presidente della Repubblica
Federativa del Brasile e augurarLe
pieno successo nell'espletamento
del Suo Alto mandato. Le relazioni
bilaterali tra Brasile e Italia sono
eccellenti e articolate. Affondano
le radici in una storia di contatti
umani profondi, che ha mutualmente
arricchito le nostre società e dato
vita ad un legame che i nostri cittadini vivono come assolutamente
speciale. I tradizionali rapporti economici presentano importanti opportunità di crescita, sia sul piano
commerciale che degli investimenti,
in particolare nei settori più avanzati.
Il Brasile si appresta a partecipare
ad Expo2015 con uno degli spazi
espositivi più grandi. Il tema
dell''Esposizione, Nutrire il pianeta
- Energia per la vita’, rientra tra le
priorità condivise dai nostri Paesi
sul piano dell''agenda globale e
offre eccellenti opportunità all''importante industria agro-alimentare
brasiliana. Confido che nel corso
del suo secondo mandato Brasile e
Italia possano intensificare ulteriormente la collaborazione nel campo
delle relazioni internazionali sia sul
piano dei contatti bilaterali che nel
quadro multilaterale e dei rapporti
tra il Brasile e l''Unione Europea",
conclude Renzi. Senza un accenno
alla possibilità di rimandarci, perché
sconti qui glie rgastoli cui è stato
condannato, un connazionale che
ne ha uccisi e resi invalidi altri.
RISORSE PORTATE IN SVIZZERA?
Fisco italiano raggirato:
Msc crociere nei guai
a guardia di finanza di Napoli ha eseguito due sequestri
preventivi di beni, per complessivi 33 milioni di euro,
nella disponibilità dell’amministratore delegato della
Msc Crociere di Ginevra, Pierfrancesco Silvio Vago, e del
presidente del cda della Msc Crociere di Napoli, Francesco
Andrea Zuccarino. I due sono indagati rispettivamente per il
reato di omessa dichiarazione dei redditi e di dichiarazione
infedele. Dalle indagini della Procura di Napoli, culminate
propri in questi sequestri,, è emersa l’esistenza, presso la
sede della Msc Crociere spa di Napoli, di un’organizzazione
occulta della Msc Crociere sa di Ginevra, che non avrebbe
dichiarato redditi realizzati nel territorio nazionale per circa
38 milioni di euro, cui corrispondono imposte dirette evase
per oltre 10,7 milioni di euro.
Nell’ottobre 2006, Msc Crociere spa con sede a Napoli ha
modificato il proprio oggetto sociale, da tour operator a intermediario dei trasporti, «trasferendo» l’attività di organizzazione e vendita dei pacchetti di crociere alla società
ginevrina Msc Crociere sa, ma mantenendo le stesse funzioni
svoltefino ad allora, ovvero l’organizzazione e la vendita di
crociere nel territorio italiano. Infatti, presso la sede napoletana
della Msc Crociere spa, è rimasta invariata, nonostante la
modifica dell’oggetto sociale, la struttura organizzativa esistente
prima della ristrutturazione del 2006 e quindi la società,
scrive il procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli, «in forza di
appositi contratti stipulati con la Msc Crociere sa di Ginevra
con gli stessi precedenti compiti gestionali e amministrativi
in modo tale da risultare una vera e propria sede di direzione,
ossia una stabile organizzazione occulta della società svizzera».
L
6
Martedì 28 ottobre 2014
Storia
LO SPECIALE DE “LA GRANDE STORIA” DI DUE ANNI FA NE COGLIE ASPETTI CHE MERITANO UNA VALUTAZIONE
Novantadue anni fa quel grido: Roma o morte! /1
28 ottobre 1922: le camicie nere marciano sulla Capitale - Cronaca delle prime ore di quella storica giornata
di Emma Moriconi
ono trascorsi novantadue
anni da quel 28 ottobre 1922
in cui le camicie nere marciarono su Roma. Una ricorrenza della quale tanto si è
parlato e scritto e sulla quale tanto
ancora si dibatte. Una immensa mole
di documenti, testimonianze, resoconti, riepiloghi, documentari è stata
prodotta nel tempo sulla Marcia su
Roma di Benito Mussolini. Quest’anno
abbiamo scelto di prendere spunto
da due fonti: la prima è un documentario uscito su Rai Tre per il
ciclo La Grande Storia, a cura di
Enzo Antonio Cicchino con la consulenza storica di Giovanni Sabbatucci. Si chiama “Mussolini: Marcia,
Morte, Misteri”, ne abbiamo già parlato ai nostri lettori qualche giorno
fa in merito alle vicende del “tesoro
di Dongo”. Qui occorre tornare indietro nel tempo di 23 anni da quelle
tragiche giornate di primavera del
1945. Lo speciale in questione, che
affronta la vicenda mussoliniana
scendendo nel dettaglio di documenti, spesso inediti, che ne videro
l’ascesa e la parabola crescente e
poi discendente, parte da una domanda: quali furono le ragioni dell’affermazione del Fascismo? E come
S
è stato possibile che un gruppo di
persone, anche per molti aspetti
male organizzate, facilmente sbaragliabili dal Regio Esercito, sia riuscito
a prendere il potere? La figura centrale, in questa fase, è quella dell’allora
Presidente del Consiglio Luigi Facta:
la sua posizione nella fase subito
precedente la fatale giornata del 28
ottobre è cruciale, la tensione è alta,
i disordini non si contano, la rivoluzione è chiaramente in marcia e tutto
ciò che Facta riesce a fare è suggerire
al Re il decreto dello stato di assedio.
Il documentario in oggetto fa il punto
proprio su questo: Facta – dice – è
un capro espiatorio, su di lui - uomo
debole ed irresoluto – cadranno tutte
le “colpe”. Lo storico Francesco Perfetti, che interviene nel corso dello
speciale, dice che su Facta operavano,
però, le pressioni di tutti, da Giolitti
a Orlando a Salandra, che premevano
per risolvere la crisi in cui l’Italia
versava in un certo modo.
Del resto, sarebbe corretto anche
porre attenzione ad un fatto: il Fascismo per l’Italia non fu solo leggi
razziali e guerra con conseguente
sconfitta, sulle cui vicende si dovrebbe aprire un capitolo a parte.
Esso fu, prima di tutto, la realizzazione
di quello Stato sociale di cui il Paese
tanto aveva bisogno, delle tanto agognate e mai prima di allora realizzate
riforme. Ci fu un momento, intorno
al 1936, in cui Rachele Guidi, la signora Mussolini, parlò al marito
chiedendogli di lasciare la politica
e di dedicarsi alla famiglia e al giornale: tanto aveva fatto Benito – disse
– per l’Italia, smettendo in quel momento sarebbe diventato l’uomo
simbolo del riscatto nazionale e
dell’orgoglio di una Patria che mai
prima di allora dalla sua unità aveva
conosciuto un periodo tanto prolifico
sotto tutti i punti di vista. Le cose
non andarono così, le aspettative di
Rachele non trovarono sbocco, tutti
si opposero alla paventata possibilità
che Mussolini lasciasse: l’Italia –
dicevano – aveva ancora tanto bisogno di lui.
Facile, dopo la sconfitta in una guerra
logorante – della quale tanto si potrebbe dire – addossare a lui tutte le
responsabilità. Troppo facile. La storia
non si scrive con i “se”. Si scrive,
piuttosto, immedesimandosi nell’epo-
ca e nel sentimento popolare in cui
certi fatti avvengono, sforzandosi di
lasciare fuori pregiudizi di ogni sorta.
Ecco perché occorre riflettere su
quanto il Fascismo, in quel 1922 che
volgeva al termine, fosse per l’Italia
l’unica strada percorribile.
Ma torniamo a passeggiare nel tempo: il Re, che il 27 ottobre è fuori
Roma, comprende che la situazione
è delicata e, in serata, rientra nella
Capitale. Incontra Facta, che – come
dicevamo - gli propone il decreto
dello stato di assedio. Il sovrano sembra d’accordo, Facta prepara il testo
e ne predispone l’affissione. Ma quel
decreto, il Re non lo firmerà mai.
Nella mattinata del 28 ottobre giungono telegrammi su telegrammi: cosa
bisogna fare, insomma? Le autorità
militari non sanno che pesci prendere
in assenza del decreto. Alle 12,40
dello stesso giorno l’agenzia Stefani
comunica che lo stato di assedio è
revocato, il Re non ha firmato.
Il secondo documento che prendiamo come spunto per le riflessioni
odierne sull’epocale Marcia è un
volume dal titolo “La lunga notte del
28 ottobre” di Gian Franco Venè,
che reca la prefazione di Pietro
Nenni. Ma di questo parleremo nella
prossima puntata.
(continua)
L’INTERVISTA
Edda Negri Mussolini parla al Giornale d’Italia:
“Commemorate il nonno, ma con sobrietà”
ono trascorsi 92 anni dalla
storica "Marcia" e a Predappio, come ogni anno,
si radunano tantissime persone
per andare a portare un saluto
all'uomo simbolo di quella rivoluzione. Ma oltre all'aspetto
"pubblico" ce n'è uno "privato",
intimo, che è quello che vive la
nipote del Duce, ogni anno presente alla Santa Messa del mattino dell'ultima domenica di ottobre. Edda Negri Mussolini è
una delle due figlie di Nando
Pucci Negri e di Anna Maria,
ultimogenita del Duce e di donna
Rachele. Il Giornale d’Italia l’ha
raggiunta e le ha richiesto un’intervista, alla quale Edda ha acconsentito con piacere.
S
Quali emozioni e quali riflessioni
ti procura questa cerimonia?
Fin da piccola sono sempre andata alle cerimonie commemorative della mia famiglia, (le più
importanti sono il XXVIII ottobre,
il XXVIII aprile e il XXIX luglio) e
nel corso degli anni ho visto i
cambiamenti che si sono susseguiti. All'inizio, quando era
ancora in vita la nonna Rachele
e poi Vittorio, alla Santa Messa
era presente tanta gente, a celebrare la Messa vi era Padre Santucci, che all'Omelia faceva discorsi dove era presente il nonno
e i suoi pensieri. Via via, purtroppo, sono venuti a mancare
quasi tutti ed ora alle Messe ci
sono solo io e spesso mia sorella
Silvia, la moglie di Vittorio: Monica , la moglie di Romano: Carla
Maria e la Romana, nipote della
nonna Rachele. In Chiesa poca
gente, la maggior parte è sul
sagrato della tomba ad ascoltare
Padre Tam, che quest’anno non
è stato presente.
Penso questo perché in Chiesa
si ricorda il nonno non con ovazioni e omelie ad hoc, senza applausi e canzoni.
In questo sono d'accordo con il
Parroco e il Vescovo, la Chiesa
è un luogo sacro e come tale va
rispettato, trovo giusto ricordare
il nonno tra i defunti, come una
persona normale.
Questo però non vuol dire che
provi una grande emozione in
quelle occasioni, in ogni caso si
ricorda un uomo che ha cambiato
la storia, spesso leggo le letture
o la preghiera dei fedeli, sono di
solito seduta alla destra dell'altare, come una persona comune,
un fedele tra i fedeli.
Mi ricordo in particolare la Messa
del XXIX luglio 1983, al centenario
dalla nascita del nonno … quanta
gente e quanta emozione, La
Chiesa era gremita di gente, non
si poteva entrare, Padre Santucci
fece una bellissima Omelia, ricordava il nonno e le sue gesta.
Penso di non aver provato mai
più un'emozione così grande ad
una Messa commemorativa, certo
era un'occasione speciale!
Per il mondo intero Benito Mussolini è "il Duce", per te è "il
nonno". Come vivi e come hai
vissuto questa dualità?
Fin da piccola mi hanno insegnato a scindere le due cose, la
vita personale e la storia. In casa
mi hanno sempre parlato del
Duce come del nonno, di come
viveva la vita normale di tutti i
giorni, del suo rapporto coi figli,
con la nonna Rachele, insomma
di un uomo normale, come tanti,
il nonno che ognuno di noi ha.
Poi crescendo ho imparato a
conoscere, a leggere dell'uomo
di cui parla la storia, delle sue
vicende legate all'Italia. Per me
Benito Mussolini è sempre stato
il nonno, quando venivo interrogata su quel periodo dicevo:
"il nonno" poi mi correggevo e
dicevo "il Duce" , ma prima di
tutto per me era il nonno. Ho
sempre cercato di essere obiettiva nel parlare di quel periodo
storico, cercando di storicizzare
gli eventi e non guardandoli con
gli occhi e i racconti di chi li ha
vissuti. Certo è che alcuni episodi
che alcuni leggono io li ho sentiti
raccontare dalla viva voce di chi
li ha vissuti realmente, e quando
ci penso mi viene da sorridere.
Cerimonia, intima e solenne,
da una parte. Slogan, braccia
tese, canti e camicie nere dall'altra. È certamente bello
sapere che, dopo tanti anni,
tanta gente viene qui a portare
un fiore e una preghiera, e non
solo il 28 ottobre. È un vero e
proprio pellegrinaggio tutto
l'anno. Ma capita - non solo il
28 ottobre - che ci siano ostentazioni a volte non supportate
da vera conoscenza e coscienza
storiche. Cosa diresti a chi viene alla tomba del Duce a rendere omaggio a tuo nonno?
Sono cresciuta con il culto dei
morti, e per me il cimitero è un
luogo sacro che va rispettato.
Nel cimitero vi sono sepolte anche persone che potevano non
pensarla come il nonno, e che
vanno rispettate come deve essere rispettato il nonno. Mi spiego meglio: chi è sepolto al cimitero, anche se la sua anima non
è più lì, va rispettato per quelle
che erano le sue idee da vivo,
quindi penso che vi siano luoghi
in cui si può cantare, recitare
slogan, o fare discorsi; altri,
come il Cimitero, dove si debba
avere un comportamento consono.
Ed è vero quello che dici, a volte
chi viene è ignorante, nel senso
che ignora la storia, non sanno
che cosa è accaduto il XXVIII
ottobre o il XXVIII aprile, scambiano la nonna per la Petacci o
mia madre per la nonna Rachele,
sono piccole cose ma fanno
pensare, e non è che venendo
vestiti da gerarchi o con il fez in
testa si onori di più il nonno.
Dobbiamo incominciare a contestualizzare gli eventi ed incominciare a capire come realmente
sono andate le cose.
Rachele, con lei hai vissuto
tanti momenti indimenticabili.
Pensi che sarebbe d'accordo
con te in questa analisi?
Anche la nonna Rachele non
amava queste ostentazioni e
come ti ho detto mi ha insegnato
il culto dei morti, il rispetto
verso tutti e il fatto che la verità,
brutta o bella che sia, va sempre
detta, quindi credo che se fosse
ancora viva andrebbe lì e in dialetto direbbe di non fare troppa
baldoria, ma di avere un atteggiamento consono al luogo.
Hai conosciuto a fondo la nonna
[email protected]
7
Martedì 28 ottobre 2014
Storia
EVENTO ORGANIZZATO DALLE ASSOCIAZIONI COMUNITÀ IDENTITARIA, DEX E ASICIAO
“Sangue Sparso” conquista anche Verona
Un dibattito pacato, rispettoso delle vittime degli “anni di piombo”, quando si rischiava la vita per difendere la propria identità
di Chantal Capasso
iamo a Verona, al cinema
teatro Alcione. Si accendono le luci sul palco, tutti
hanno appena visto il film
“Sangue Sparso” di Emma
Moriconi, c’è chi trattiene commozione, chi in un magico flash back
ha rivissuto gli anni raccontati dalla
pellicola e forse alcuni per la prima
volta hanno visto come si viveva
negli “anni di piombo”.
Quel “piombo” che ha mietuto vittime innocenti, pesante come un
macigno sulle teste di chi viveva
ardentemente una propria ideologia,
destra e sinistra. Quando le parole
“destra” e “sinistra” avevano un’identità politica. Ma in questa pellicola
“i cattivi” non sono i fascisti, ma
non lo sono nemmeno i compagni.
La morte non ha colore, lascia solo
un immenso dolore a chi sopravvive.
I protagonisti del dibattito, che ha
seguito la riproduzione del film, colgono l’essenza del racconto di
Emma Moriconi, loro hanno vissuto
quell’epoca. Un dibattito pacato ma
ardente nel raccontare la propria
esperienza ma senza nessuna contrapposizione ideologica e politica,
ma solo la testimonianza del comune
sentire di quegli anni fatto di passione ma anche di dolore.
S
Dopo aver ascoltato, Emma Moriconi, la regista, che ha potuto tratteggiare la sua esperienza e sottolineare ciò che il film voleva rappresentare. Sul palco hanno preso
la parola, Nadir Welponer, politico
della sinistra, ha ricordato con piacere Nicola Pasetto, al tempo della
loro presenza in consiglio comunale.
Roberto Bussinello, avvocato, figura
di spicco della destra veronese e
oggi impegnato in Comunità Identitaria, una delle tre associazioni
culturali che ha dato vita alla serata
ha ricordato alcuni passaggi. Paolo
Scaravelli, anche lui grande personaggio della destra veronese. Con
loro presente anche Lucia Perina
segretario generale della Uil di Verona che ha evidenziato come era
il sindacato allora, come viveva la
situazione ai tempi e come è oggi.
Persone contrapposte politicamente
ma unite nel rispetto delle idee reciproche, hanno ricordato quegli
anni con nostalgia per quell'etica
ormai svanita, per quel rigore che
non c'è più.
Tutti gli interlocutori hanno apprezzato la neutralità del racconto in
pellicola di Emma Moriconi, facendo
luce su come era difficile in quegli
anni difendere e diffondere le proprie idee politiche. Tutti hanno pianto
le proprie vittime. Ma nel contempo
c’era una ardore, una voglia di cambiare il mondo in uno migliore, la
volontà di dare un futuro ai propri
figli e lo strumento era, ai quei
tempi, la politica, nella vera accezione della parola, ossia l’amministrazione delle città (polis) alla quale
tutti i cittadini partecipano per il
bene dell’intera comunità. Significato
andato perso negli anni, dove raggiungere posizioni di governo è
solo strumento per il proprio arricchimento.
Il dibattito ha donato un grande
plauso al film, nelle cui vicende gli
interlocutori si sono visti in prima
persona, ognuno militando in fazioni
diverse, ma ciò che emerso è quel
bisogno di rispetto e di umanità,
che dobbiamo alle vittime di quegli
anni. Stesso sentimento suscitato
anche nella sala. Doverosi i ringraziamenti a chi ha organizzato l’evento, le tre associazioni veronesi Comunità Identitaria, Dex e AsiCiao e
ad Anna Zegarelli che ha moderato
il dibattito.
Grazie
L’esperienza veneta: riflessioni
a margine di una serata
di condivisione e di memoria
di Emma Moriconi
ul treno che sferragliando
ci riporta a Roma, mi capita di riflettere sulla serata
veronese dedicata a Sangue
sparso. Una bella occasione,
penso, ricca di contenuti e con
interventi di spessore. Un evento
che, insieme ai tanti altri dedicati
a questo film, mi resterà nel
cuore. Ripenso alle parole di
Roberto Bussinello, ai suoi ricordi e alla nostalgia per un’epoca fatta di purezza di intenti e
di volontà, di voglia di giustizia
sociale. Oggi non ne è rimasto
niente, è tutto così diverso, e
se, da una parte, la violenza
politica non fa più tutti quei
morti per le strade, dall’altra
manca quello spirito grandioso
e un po’ incosciente di lanciare
il cuore oltre l’ostacolo … che
amarezza. La constatazione ,
emersa nel corso della serata,
“ma possibile che siano morti
per niente?”, mi lascia un peso
sullo stomaco che non riesco a
mandare giù. Ci si scanna –
penso - per un posticino al
sole, ci si rincorre per arrivare
prima dell’altro, ci si lanciano
anatemi e ci si parla dietro alle
spalle … ma davvero questo
S
nostro mondo si è ridotto a tanto? Con quella storia alle nostre
spalle? Con quei morti nei nostri
ricordi? Con quel sacrificio di
tante anime giovani ed innocenti? Per questo sono morti?
Amarezza.
Bussinello sprigiona nostalgia
da tutti i pori, mentre parla, gli
occhi si accendono al ricordo
di un tempo lontano fatto di
fierezza e di voglia di cambiare
il mondo, porta la discussione
su livelli alti, parla di un nemico
occulto, che era altrove, e non
lo avevamo capito.
Mi presentano Nadir Welponer,
penso che tutti quei saluti romani, quelle croci celtiche e
quei “Viva il Duce” presenti nel
film potrebbero aver infastidito
quel comunista di lungo corso,
come pure i pugni chiusi potrebbero aver suscitato un certo
disappunto nei “miei”. Nulla di
tutto questo, constato con piacere. Il livello intellettuale e culturale è troppo alto, in questa
sala, per scendere a certi livelli.
Il dibattito fila maturo e consapevole di una storia che tutti
noi abbiamo alle spalle, una vicenda umana e politica che ci
ha visti contrapposti e che oggi
ci vede seduti allo stesso tavolo
a parlare proprio di quel tempo
lontano in cui ce le siamo date
di santa ragione. Evviva. Era
tempo. Welponer parla dei suoi
miti partigiani. Vorrei rispondergli, dirgli che quel mito non
esiste, che quelli passati alla
storia come eroi erano in realtà
degli assassini. Decido di non
farlo, per più di un motivo. Innanzitutto non è questa la sede,
penso , augurandomi di incontrarlo di nuovo in futuro magari
proprio per un dibattito sul tema
guerra civile in Italia. Ma soprattutto non lo faccio perché,
sentendolo parlare, ho potuto
riflettere su alcune vicende. Intanto, ho compreso che lui, in
quel mito, ci credeva davvero,
e ci crede ancora. Non sono
d’accordo con lui, non lo sarò
mai, ma lo rispetto. Proprio perché crede. E questa stessa fede
è ciò che ha accompagnato
l’azione di molti di quei partigiani. Non entreranno mai nelle
mie grazie, nessuno di loro, ma
quelli che credevano in ciò che
facevano credo vadano considerati un po’ come i tanti giovani
di sinistra caduti negli anni di
piombo: capri espiatori, vittime
sacrificali di un disegno lontano
ed incomprensibile a noi, che –
rossa o nera che sia – abbiamo
una fede. E dunque ci vuole rispetto. Welponer ed io continueremo a vivere agli estremi
opposti: lui continuerà a credere
nel mito partigiano, io continuerò
ad urlare con tutta la voce che
ho in corpo che il Fascismo fu
la più grande rivoluzione sociale
di tutti i tempi e che Mussolini
fu il più grande statista che questo Paese abbia mai conosciuto.
Forse – e me lo auguro – ci capiterà di confrontarci ancora,
ma di certo ci rispetteremo per
tutta la vita. Anche perché il
suo ricordo di Nicola Pasetto
mi ha commossa. Inoltre, in
questo caso specifico, mi corre
l’obbligo morale di ringraziarlo:
la sua passione politica – naturalmente delusa - mi ha ricordato
che siamo tutti esseri umani, e
che siamo tutti italiani. E che
Bussinello ed io, per esempio,
possiamo stare allo stesso tavolo
con un comunista e trovare con
lui un dialogo costruttivo.
Paolo Scaravelli rappresenta un
pezzo della nostra storia più
bella, che piacere averlo sul palco
a fianco a me. Mi chiede notizie
dei vecchi amici romani, è una
persona gradevole. Anche a Lucia
Perina avrei voluto dire qualcosa
di più: per esempio che erano
anni che non sentivo parlare del
sindacato con la sua passione e
anche con la sua fermezza. Mi
sono limitata a dirle che se tutti
i sindacalisti fossero come lei,
io stessa potrei pensare di iscrivermi. Ed è vero. Purtroppo,
però, credo che Lucia Perina sia
una mosca bianca. Il che le fa
certamente onore.
Insomma a Verona il rosso e il
nero hanno potuto dialogare, e
questo è un risultato eccezionale.
Lo si deve anche alla capacità di
Anna Zegarelli di saper interpretare i sentimenti di ciascuno: la
sua delicatezza e la professionalità
nel moderare il dibattito hanno
certamente agevolato le già buone intenzioni con cui si era partiti.
Grazie quindi a tutti, in primis
alle associazioni Dex, AsiCiao e
Comunità Identitaria per averci
voluto onorare della loro ospitalità. Grazie ancora una volta e
sempre alla produttrice Sabrina
Virgili e alla distribuzione Flavia
Entertainment per aver creduto
in un progetto difficilissimo,
che solo grazie a loro ha visto
la luce. Grazie alle belle persone
che compongono l’ufficio stampa di Sangue sparso e, in questo
caso, in particolare alla mia collega Chantal Capasso che ha
vissuto con me la bella esperienza veronese. Grazie ancora
una volta – non mi stancherò
mai di farlo – agli attori e ai
tecnici che hanno dato il massimo affinché quelle storie, che
raccontano di sangue innocente
sparso senza un perché, non
rimanessero solo nella memoria
della nostra comunità.
8
Martedì 28 ottobre 2014
Da Roma e dal Lazio
DOPO IL SONDAGGIO ANTI-MARINO, IL CAPOGRUPPO D’AUSILIO PRESENTA LE DIMISSIONI, NON ANCORA ACCETTATE, E CHIEDE UN INCONTRO AL SINDACO
Il Pd fa tutto da solo
I democratici nelle prossime ore vedranno il primo cittadino
per affrontare le enormi e gravi difficoltà emerse
di Giuseppe Sarra
arà Francesco D’Ausilio, capogruppo
dimissionario del Pd in Campidoglio,
a pagare il sondaggio anti-Marino che
ha travolto come uno tsunami il sindaco
di Roma. Dopo una riunione, durata
quasi cinque ore, l’ex numero uno ha rimesso
il mandato nelle mani dei colleghi “riconoscendo l’errore - ha spiegato - di metodo consistito nella mancata condivisione del sondaggio”. Ma davanti alle gravi difficoltà in cui
versa l’amministrazione fotografate dal sondaggio Swg, “il sindaco e il Pd non possono
far finta di niente o peggio ancora rimpallarci
le responsabilità: così non si può andare avanti”.
Dimissioni, però, che sono state congelate
dagli altri consiglieri democratici. Il nodo si
scioglierà nelle prossime. L’intenzione è quella
di porre al sindaco i problemi oggettivi della
città emersi dal sondaggio e capire come
porvi rimedio.
Non sarà semplice per un partito lacerato dalle
correnti, anche se, ultimamente, ha dato dimostrazione di compattarsi nelle difficoltà. La
realtà è triste. Il sondaggio ha confermato le
gravi difficoltà in cui versa la giunta e la maggioranza capitolina, fotografando in che pessime
condizioni è ridotta Roma. I numeri sono allarmati: solo il 16% approva il lavoro della giunta
comunale, il 23% rivoterebbe l’attuale primo
cittadino, il 35% degli intervistati sostiene che
non è cambiato nulla dal suo insediamento, il
S
40% dice che va addirittura peggio e il 54%
sostiene che non funziona “nulla”. Per non parlare del pulizia, del degrado, della sicurezza,
del trasporto pubblico, del decoro urbano, dei
rifiuti, … Il 60% auspica una città “pulita”, il 31
dei sondati “vivibile, accogliente, curata”, il 29
percento “efficiente”.
Cosa accadrà? I dem tenteranno di trovare la
quadra, stilando un patto di fine consiliatura.
Oppure, visto che i sondaggi li stimano ancora
in testa, prenderanno tempo fino a quando
non avranno scelto la persona giusta per il
dopo Marino? L’europarlamentare del Pd David Sassoli, che
non le ha certo mandate a dire
fin in queste ore al sindaco Marino, scalpita.
Intanto c’è chi sostiene che il
sondaggio Swg sia stato pagato
con i fondi del gruppo consiliare
del Partito democratico. Un’ipotesi
non smentita dai piddini. Tanto
da spingere il vicepresidente del
Consiglio regionale e capogruppo de La Destra Francesco Storace, nei giorni scorsi, a presentare un’interrogazione urgente
al governatore Nicola Zingaretti.
Storace ritiene necessario, si legge nell’interrogazione, che il Presidente del Consiglio provveda
ad un deciso taglio dei fondi a
disposizione dei gruppi consiliari
di Roma Capitale.
Il centrodestra è però allo sbaraglio. A svegliarlo
ci sta pensando Storace, oltre a lanciare sulla
Rete l’hastag #sloggiaMarino, quotidianamente
cinguetta ironici tweet nei confronti della destra
romana.
Intanto si svuota il Nuovo centrodestra. Dopo
aver perso il capogruppo Sveva Belviso, che
ha fondato Altra destra, l’ex presidente dell’Assemblea capitolina Marco Pomarici, insieme
a cinque consiglieri municipali, ha aderito alla
Lega di Matteo Salvini.
DRAMMA NELLA CAPITALE
DAL LAZIO
Cotral, nuovo cda
che sa di sinistra
a Cotral cambia volto. Ieri l’assemblea
dei soci, su indicazione della Regione
Lazio, ha nominato il nuovo consiglio
di amministrazione della società laziale
dei trasporti. Il nuovo amministratore delegato sarà Arrigo Giana, già direttore
della Pianificazione e Finanze dell’Atm di
Milano.
Il presidente è stato nominato l’ex assessore
ai Trasporti della Provincia di Roma durante
la giunta Zingaretti, Amalia Colaceci. Sempre in quota Pd, il consigliere Paolo Toppi
e i dirigenti regionali Marco Marafini e
Rosalba Bellotti. All’ad andranno 170mila
euro l’anno, al presidente 100mila e al
consigliere Toppi 40mila, mentre saranno
gratuiti gli incarichi dei due dirigenti regionali.
Oltre a un augurio di buon lavoro al nuovo
cda, il presidente uscente Domenico De
Vincenzi ha spiegato che “consegniamo
una società finalmente stabile, caratterizzata, grazie al lavoro svolto negli ultimi
tre anni, da una fase positiva che, allo
stato attuale, conferma un trend favorevole
anche per il 2014”.
L’azienda, pur applicando i principi stabiliti
con la spending review, è riuscita a chiudere il bilancio 2013 con un attivo di circa
G.S
2,6 milioni di euro.
L
FONTE NUOVA
Strage a San Giovanni,
ipotesi omicidio-suicidio
L’ultimo saluto al piccolo
Cristian e a papà Stefano
Trovata morta, insieme ai due figli, la terza lotta tra la vita
e la morte. Ferito il marito. Ancora oscura la dinamica dei fatti
Un lungo applauso, un volo di palloncini gialli e rossi
e le note di “Roma Roma” hanno accompagnato i feretri
cene da film horror in via
Carlo Felice, in zona San
Giovanni, nella Capitale.
L’appartamento dell’orrore si
trova al quarto piano del civico
69, in uno stabile occupato nel
2003 dal movimento Action
dove risiedono in totale 35 famiglie, tra loro sudamericani,
maghrebini, immigrati dall’est
Europa.
Quando alle 15 di ieri i poliziotti sono giunti in via sul
posto, una volta entrati nell’appartamento, non potevano
credere ai loro occhi: Khadia
Fatkani, 40enne marocchina,
riversa nella vasca con una
cinta attaccata al collo. I suoi
tre figli, invece, sono stati trovati in una pozza di sangue
in stanze differenti: due di
loro, il più grande e il più piccolo, di nove e quattro anni,
uccisi a colpi di arma da
taglio, mentre la seconda, di
cinque anni, gravemente ferita, è ricoverata all’ospedale
San Giovanni dove è stata sottoposta a un disperato intervento chirurgico e lotta tra la
vita e la morte.
Molti i dubbi degli investigatori
che non escludono alcuna ipotesi, anche se la tragedia sa-
S
n cielo pieno di palloncini
gialli e rossi le note di
“Roma Roma” di Antonello Venditti, hanno accompagnato, con un lungo e caloroso
applauso, il passaggio del feretro di papà Stefano, che lavorava come stuart allo Stadio
Olimpico, e della piccola bara
bianca dove riposa il piccolo
Cristian De Amicis, travolti martedì scorso da una Opel Tigra
guidata da un romeno, accusato
di duplice omicidio, sulla Nomentana mentre tornavano a
casa dopo aver assistito alla
partita di Champions League
Roma-Bayern Monaco.
Un mare di gente a Fonte Nuova, nella Capitale,
per dare l’ultimo saluto a papà Stefano e al
piccolo Cristian nel segno dei colori della Roma
come le corone poste all’ingresso della parrocchia Gesù maestro.
Una delegazione delle società sportive Santa
Lucia e Fontenuovese calcio, le squadre dove
giocavano il piccolo e il suo papà, hanno formato
un piccolo corridoio all’uscita della chiesa, ad
accompagnare il passaggio di Luana, mamma
di Cristian, sorretta dai parenti.
Tantissimi i messaggi lasciati dai parenti, dai
conoscenti e dagli amici che si uniscono a quelli
provenienti dagli stadi italiani nell’ottava giornata
di campionato di Serie A: le maestre della
scuola dell’infanzia ‘Piazza Colleverde’ si “uniscono al dolore di mamma Luana”, “riposa in
U
rebbe maturata a seguito di
una lite familiare. L’idea è che
si sia trattato di un omicidio
suicidio. Sarebbe stata la
40enne a uccidere i bambini
e poi a togliersi la vita. In casa
sono state trovate anche due
mannaie.
Da chiarire inoltre la posizione
del marito di Khadia. Alle 4 e
40 di lunedì l’uomo, Indris questo il suo nome, si è presentato
all’ospedale San Giovanni, riportando una ferita d’arma da
taglio all’addome. “Hanno tentato di rapinarmi e mi hanno
accoltellato”, avrebbe detto al
personale medico.
Una ricostruzione che non
convince gli investigatori. A
ferirlo sarebbe stata Khadia
nel corso di una lite, ma per
coprila l’uomo ha inventato la
rapina. Alle prime luci dell’alba, ha provato a chiamare a
casa. Il telefono squillava inutilmente. Poco dopo si è rivolto
ad un amico chiedendogli di
andare a casa a vedere se
fosse successo qualcosa. Poi
la triste scoperta.
Non è ancora chiaro cosa abbia fatto scatenare la furia
omicida.
Nel tardo pomeriggio il direttore sanitario del San Giovanni,
Salvatore Passafaro, ha fatto
sapere che “l’intervento chirurgico principale è riuscito”
ma fino a ieri sera non poteva
ancora dirsi fuori pericolo di
G.G.
vita.
pace PORTIERINO”, scrivono gli amici del
piccolo Cristian, “ora sei il mio angelo custode
piccino. Vienimi a trovare nei sogni con il tuo
papà. Zia”.
“È bello per noi pensare a Cristian e Stefano
come due angeli che ora vivono in paradiso ha detto il parroco durante l’omelia - Ci sarà
speranza se da questa morte impareremo a vivere bene, essendo cittadini più responsabili,
anche quando usiamo mezzi di trasporto. Solo
allora sapremo che queste morti non sono state
vane, ma avranno avuto un senso”.
Infine il parroco ha rivolto un messaggio a
Luana. “L’altra grande speranza - ha concluso è che un giorno ci ritroveremo tutti in paradiso
e mamma Luana potrà riabbracciare il piccolo
M.C.
Cristian e il suo sposo Stefano”.
9
Martedì 28 ottobre 2014
Dall’Italia
FEMMINICIDIO A CATANIA
Lo rifiuta: uccisa a coltellate dall’ex senegalese
Veronica Valenti è stata massacrata nella sua Peugeot. Lo straniero, finito in manette
per omicidio premeditato, ha confessato: “Ho pensato: se mi dice di no l’ammazzo”
i era rifiutata di tornare con
lui. Per questo un senegalese di 27 anni, Gora Mbengue, ha ucciso la sua ex
Veronica Valenti di 30 anni.
È l’ennesimo caso di femminicidio
quello avvenuto a Catania nella serata di domenica, quando la vittima,
originaria di Belpasso, è stata massacrata a coltellate nella zona della
stazione centrale. L’uomo è stato
arrestato dalla squadra mobile e
ha confessato spontaneamente di
averla assassinata al culmine di una
lite, perché lei aveva rifiutato di riallacciare la loro relazione.
La segnalazione alla polizia era
giunta da alcuni abitanti della zona
che avevano raccontato di una violenta lite e di un uomo, verosimilmente un africano, che si era allontanato dal luogo del delitto.
Quando gli agenti sono arrivati in loco
per la donna non c’è stato più nulla
da fare: il suo corpo era accasciato
sul volante della sua vettura, una Peugeot 106 nera, posteggiata. Dell’assassino invece nessuna traccia.
S
Sin da subito la polizia aveva ritenuto
probabile che il movente del delitto
fosse da ricondurre alla sfera personale della vittima e per questo
ha indagato sulle sue ultime frequentazioni.
Inoltre, gli agenti avevano trovato il
coltello e due ciabatte, una dentro
l’auto ed una vicino la vettura e la
loro presenza lasciava ritenere che
l’autore del delitto abitasse nelle
immediate vicinanze.
Non è stato difficile risalire al senegalese. Le indagini della polizia
hanno permesso di accertare che
la vittima, che lavorava come impiegata in una ditta di mobili, aveva
avuto una relazione con il 27enne
che abitava proprio in via Terrazzano, dove è stato commesso il delitto.
È scattata subito una ricerca dell’ex
fidanzato che è stato bloccato alle
prime luci dell’alba in via del Plebiscito e non ha opposto resistenza
alla polizia.
Arrestato dalla squadra mobile della
Questura, il 27enne ha immediatamente confessato di averla assassinata al culmine di una lite perché
lei aveva rifiutato di riallacciare la
loro relazione. “Sono sceso di casa
con un coltello in mano e ho pensato: se mi dice no l’ammazzo”.
Proprio dalla sua ricostruzione dunque è emersa la premeditazione
del delitto: il senegalese, infatti, all’appuntamento con la giovane aveva
portato con sé un coltello e non
appena la vittima gli ha detto che
non voleva riallacciare la relazione
con lui l’ha assassinata colpendola
numerose volte nel lato sinistro dell’addome e nella schiena.
Dopo l’interrogatorio lo straniero è
stato condotto in carcere: per lui
l’accusa è di omicidio volontario
premeditato (foto: La Sicilia)
Sull’omicidio la Procura di Catania
ha aperto un’inchiesta. Indagini
sono in corso per accertare se il
senegalese sia in possesso del permesso di soggiorno o sia un irregolare.
Barbara Fruch
MESTRE – LA DISAVVENTURA DI UN’ANZIANA
In ospedale per curarsi: i rom occupano casa
Nell’appartamento dell’Ater, rimasto sfitto per alcuni mesi, si era sistemata
una nomade incinta. Dopo alcune ore di trattativa la donna se n’è andata
M
entre si trovava ricoverata in ospedale i rom le hanno occupato casa.
È la triste disavventura di un anziana 93enne avvenuta a Mestre. La donna
da molti anni risiede in quell’appartamento
dell’Ater in rione Pertini, per cui paga regolarmente l’affitto.
Somma versata anche nei mesi in cui si
trovava ricoverata in una struttura ospedaliera
in seguito ad una brutta caduta che le ha
causato una frattura alla gamba.
Peccato che in quel periodo, data la sua assenza, la casa sia rimasta incustodita. Fatto
che ha immediatamente attirato l’attenzione
di alcuni rom, ponti ad occupare lo spazio
domestico. A stanziarsi infatti nell’appartamento è stata una donna incinta.
La scoperta risale a sabato sera, verso le 21,
quando un vicino di casa dell’anziana di 93
anni ha chiamato la figlia, dicendole di aver
visto un uomo arrampicarsi fino al terrazzino,
forzare la porta finestra e mettere piede all’interno. Sapeva forse che da diverso tempo
che la padrona era ricoverata per una frattura
a una gamba. Dopo aver forzato l’ingresso
l’uomo se ne sarebbe andato “sistemando”
all’interno la donna gravida con un bambino.
L’intrusa, dal canto suo, non ha fatto molto
per nascondere la propria presenza: quando
la figlia della 93enne è arrivata ha trovato
tranquillamente l’occupante. “Quando sono
arrivata sabato sera mi sono trovata di fronte
ad una scena allucinante – racconta la figlia
dell’anziana – in terrazzino che fumava una
sigaretta c’era una donna in avanzato stato
di gravidanza e un bambino”.
Immediatamente è scattato l’allarme alla polizia, intervenuta sul posto con due volanti
che si sono scontrate con l’irremovibile intenzione della gestante, nomade, di non andarsene.
La donna infatti insisteva proprio sulla sua
particolare condizione. “Sono incinta, non
potete toccarmi – avrebbe detto più volte
agli agenti – Ho bisogno di un posto dove
crescere i miei figli”.
Dopo alcune ore di trattativa con la polizia la
donna e il suo bambino hanno accettato di
liberare la casa, complice anche una piccola
rivoluzione messa in atto dagli altri abitanti
della palazzina stanchi delle continue occupazioni. Sembra infatti che questo sia stato il
terzo episodio in appena un mese. Vedendo
le case sfitte infatti i rom non solo le occupano
CHIETI SCALO – FATALE UN COLPO DI SONNO
Auto nel fiume: muoiono fratello e sorella
Pierpaolo e Valentina Timperio stavano rientrando dopo una serata di lavoro nel bar che gestivano
La loro vettura precipita per dieci metri nel vuoto, un amico tenta il soccorso ma è inutile
n terribile incidente ed un fatale destino
ha colpito due giovani ragazzi. Erano
fratello e sorella, morti a bordo di un
auto precipitata nel fiume Foro. Lavoravano
insieme in un bar di Chieti Scalo, stavano
tornando a casa a Miglianico su una Fiat
500 rossa, le quattro di notte, un colpo di
sonno, il forte impatto, la morte per entrambi.
Pierpaolo Timperio, 27 anni, e Valentina, di
23, imboccano il primo tratto della bretella
che dalla rotatoria della Val di Foro sale a
Miglianico, sono passate le 4 di domenica
notte. I giovani sono stanchi dopo aver lavorato all’Italians bistrot di Viale Abruzzo,
locale da loro gestito. Alla guida è Valentina
che conduce l’utilitaria in quel tratto buio e
U
sconnesso di strada provinciale che curva
leggermente a destra prima del ponte che
attraversa il fiume Foro. Ma, probabilmente,
un colpo di sonno non le permette di tenere
la strada, l’auto non percorre la curva ma va
dritta verso il precipizio, si schianta contro
un albero tranciandolo di netto e precipita
per dieci metri, capovolgendosi almeno tre
volte prima di piombare al centro del letto
del fiume che non supera il metro di profondità. I ragazzi sono morti sul colpo. Il tutto
è accaduto a poco più di due chilometri da
casa, in contrada San Pantaleone a Miglianico.
L'allarme è stato dato da un amico che
passava in auto sulla stessa strada. Inutili i
soccorsi: per i due giovani, purtroppo, non
c'è stato nulla da fare. Sul posto sono intervenuti il 118, i vigili del fuoco e i carabinieri
di Ortona. I corpi vengono estratti dall’abitacolo
schiacciato, adagiati sul letto del fiume dalla
parte di Miglianico e coperti con lenzuola.
Tre ore dopo, la gru dei vigili tira su la 500
rossa mentre la strada si riempie di amici,
parenti. Ad avvalorare la tesi del colpo di
sonno, ipotizzato dagli inquirenti è la mancanza
dei segni di frenata sull’asfalto pieno di
buche. Tra i primi a raggiungere il luogo dell’incidente, il sindaco di Miglianico, Fabio
Adezio, che conosceva bene i due ragazzi e i
genitori, e si è detto completamente distrutto
dalla tragedia.
Chantal Capasso
ma pretendono addirittura di poterci rimanere
malgrado all’interno ci siano mobili, vestiti
ed effetti personali degli ignari padroni.
Non sono mancate le polemiche, anche da
parte di politici. Matteo Salvini, segretario
federale della Lega Nord, appena appreso
la notizia, ha subito pubblicato un post su
Facebook e Twitter: “A Mestre un’anziana di
93 anni, ricoverata in ospedale per una frattura, si è ritrovata con la casa occupata da
una rom. Questa ‘brava ragazza’, visto che
era incinta, non voleva andarsene, e solo
l’intervento di Polizia e soprattutto degli altri
inquilini regolari l’ha costretta a liberare
l’appartamento. Roba da matti, ormai vige la
legge della giungla. È il momento di tornare
padroni in casa nostra. Case popolari occupate? Da sgomberare, subito. E da riassegnare
con priorità ai cittadini italiani. Per qualcuno
è ‘razzismo’? Chissenefrega”.
Il post ha ottenuto molti consensi: segno,
questo, che conferma di come i cittadini, italiani, siano stanchi delle prepotenze degli
stranieri incapaci di rispettare le leggi di un
Paese.
Miriana Markovic
10
Martedì 28 ottobre 2014
Dall’Italia
SPUNTA UN FAX CHE ANNUNCIA L’ONDATA DI MALTEMPO, MA VIENE IGNORATO
Catastrofe annunciata, è polemica su Pizzarotti
La Prefettura invia un documento al Comune annunciando l’allerta 1, ma nessuno
lo vede prima di 48 ore. L’opposizione attacca il Sindaco: “È ora che si dimetta”
ono destinate a non placarsi le polemiche sull’alluvione che ha messo in
ginocchio la città di Parma, arrecando
danni per cento milioni di euro.
A due settimane dall’ondata di maltempo spunta un fax che informava dell’allerta
che sarebbe stato ignorato.
Secondo il “Corriere della Sera”, che per
primo ne ha riportato la notizia, il documento
è arrivato sabato 11 ottobre alle ore 13.49 ma
protocollato solo lunedì 13 ottobre, il giorno
dell’esondazione del Baganza.
Gli uffici del Comune avevano ricevuto il documento che richiedeva l’attivazione della
fase di attenzione, quindi, ben prima che i
torrenti iniziassero ad alzarsi. “Allerta per
condizioni meteorologiche avverse a partire
da domenica 12 fino a martedì 14 ottobre”,
recitava il fax, che prevedeva “rapidi innalzamenti dei livelli dei corsi d'acqua minori con
limitati fenomeni di inondazione”. Si tratta di
un’allerta di tipo 1: essa prevede la possibilità
di pericoli per la popolazione civile e danni
alle abitazioni e che impone al sindaco di informare i cittadini.
Quando arriva il fax, però, nessuno se ne
accorge. Gli uffici comunali, probabilmente,
sono chiusi e Pizzarotti a Parma non c’è: é
impegnato al Circo Massimo a Roma per la
tre giorni di manifestazioni del Movimento
cinque stelle.
S
Nulla si muove, fino a lunedì, quando la comunicazione della Prefettura (ricevuta dall’Agenzia regionale di Protezione civile) viene
protocollata dal Comune. E la prima comunicazione non arriva fino alle 17.45 di lunedì,
quando evidentemente è già troppo tardi. La
città si trova già sotto scacco del maltempo.
Mentre la Procura di Parma ha aperto un fascicolo per disastro colposo ad attaccare il
sindaco di Parma è l’opposizione. Il consigliere
del Pd Nicola Dall’Olio ha dichiarato “Pizzarotti
ha ricevuto l’allerta all’inizio del pomeriggio
di lunedì 13 senza fare nulla fino a sera”.
Polemiche anche nel centrodestra.“Pizzarotti
si dimetta, ha ignorato l’allarme della Prefettura sull’alluvione a Parma. Se il sindaco
fosse rimasto al suo posto invece di andare
al Circo Massimo, le cose sarebbero state
diverse e avremmo evitato buona parte di
quello che è successo – scrive sulla sua
pagina Facebook Fabio Rainieri, segretario
nazionale della Lega Emilia – Così a causa
della leggerezza del sindaco la città è stata
invasa dall’acqua e la conta dei danni ammonta a oltre 100 milioni di euro. Pizzarotti è
il momento che tu faccia finalmente una cosa
giusta e doverosa nei confronti di Parma: dimettiti!”. Fe eco Francesca Gambarini, candidata al Consiglio Regionale per Forza Italia.
“Il sindaco Pizzarotti si prenda le sue responsabilità, spieghi ai cittadini perché non
ha fatto nulla e poi si dimetta”.
Il primo cittadino, dal canto suo, si difende.
“Di fax del genere qui in Comune ne arrivano
in continuazione, cosa dovrei fare evacuare la
città ogni volta? piuttosto sarebbero necessari
mezzi di controllo come telecamere e sensori
basati su dati e rilevazioni reali e non sulle
previsioni meteo” ha dichiarato inizialmente
Pizzarotti, salvo poi precisare: “Non è arrivato
il fax della Prefettura, quindi quello di preallarme e di allarme non sono arrivati, ma mi
hanno chiamato telefonicamente alle quattro
e mezza di lunedì”.
Una vicenda, dunque, che sta facendo discutere. Bisognerà ora accertare le responsabilità
di una catastrofe, a quanto pare, annunciata,
che si sarebbe potuta evitare.
Carlotta Bravo
A MILANO E A UDINE CHIESTO L’ANNULLAMENTO DELLE NOZZE OMOSESSUALI
Unioni gay: prefetti contro i sindaci
matrimoni gay trascritti dai Comuni
devono essere cancellati. È quanto
richiesto dai prefetti, sia di Milano
che di Udine, rispettivamente ai due
sindaci.
Nella citta lombarda Francesco Paolo
Tronca “ha invitato il sindaco Giuliano
Pisapia, nella sua qualità di Ufficiale
di stato civile e di Ufficiale di Governo,
a procedere alla cancellazione delle
trascrizioni dei matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso.
Ciò – si legge nella nota – ai fini della
regolare ed uniforme tenuta dei Registri dello stato civile, alla cui salvaguardia il Prefetto è preposto secondo
le norme vigenti”.
I
Il 10 ottobre scorso, il prefetto, aveva
chiesto al Comune di Milano la trasmissione di tutti gli atti in essere riguardanti la trascrizione compiuta il
giorno prima dal sindaco Pisapia di
sette matrimoni omosessuali celebrati
all’estero. Da Palazzo Marino è arrivata
la risposta di Pierfrancesco Majorino,
assessore alle Politiche sociali: “Quello
del prefetto mi pare un atto dovuto
ma il problema è politico e non formale.
Il parlamento e il Governo dovrebbero
ribellarsi al conservatorismo di Angelino Alfano, superato perfino da
Forza Italia”.
Intanto anche a Udine, il prefetto Provvidenza Delfina Raimondo, ha ordi-
nato al sindaco Furio Honsell l’annullamento d’ufficio della trascrizione,
effettuata nel registro degli atti di matrimonio, delle due donne, di cui
un’udinese, residenti all’estero e celebrato il 6 febbraio 2010 ad Hermanus (Sudafrica). “Nella veste di ufficiale
di stato civile – si legge nella lettera
del prefetto – chiedo di dare tempestiva esecuzione al presente provvedimento, procedendo agli adempimenti materiali conseguenti all’annullamento, con l’annotazione, a margine della trascrizione illegittimamente
effettuata, del provvedimento prefettizio di annullamento, e dando assicurazione, senza ritardo, dell’avvenuto
espletamento di dette operazioni”.
Al termine della missiva si legge che
sul provvedimento prefettizio e' ammesso il ricorso al Tribunale amministrativo regionale entro 60 giorni e
al presidente della Repubblica entro 120 giorni dalla
notifica.
La replica di Honsell non è
tardata: “Stiamo valutando
in queste ore la richiesta
pervenuta dal Prefetto, anche perché è una novità
che credo non abbia precedenti in Italia, dal momento che gli annullamenti
fino ad ora disposti sono
stati ordinati dai tribunali e
non dalle prefetture. Si tratta
infatti di casi giuridicamente
molto complessi e che richiedono quindi un’attenta analisi”.
Di certo la legge in Italia è chiera:
non è possibile che ci si sposi tra persone dello stesso sesso.
Barbara Fruch
CATANIA
FOGGIA
Rubano una bara
per chiedere un riscatto
Assalto a portavalori,
colpito un vigilante
anno sequestrato una
bara con l’intenzione di
chiedere un riscatto. È
avvenuto sabato scorso nel cimitero di Aci Catena, in provincia di Catania.
Pare che sabato notte alcuni
ignoti si siano introdotti nel
camposanto del paese, dove,
dopo aver aperto la cappella
di famiglia di un noto imprenditore locale adesso in pensione, sono riusciti a trafugare
la salma. Si tratta della sorella
dell’imprenditore, deceduta
nel 1997.
Nella stessa giornata di sabato
l’imprenditore ha ricevuto una
telefonata anonima: dall’altro
H
capo della cornetta c’erano i
“rapitori” della bara che per
la restituzione della salma hanno chiesto all’uomo un riscatto
di 50 mila euro.
Ma l’imprenditore non ha voluto cedere al ricatto e ha chiamato le forze dell’ordine. La
vittima ha denunciato il tentativo
di estorsione ai carabinieri
della compagnia di Acireale
Immediatamente sono avviate
le indagini per tentare di individuare gli ignoti rapinatori e
restituire così il corpo ai suoi
familiari.
Non è la prima volta che le
salme vengono trafugate per
chiedere un riscatto. Tra i di-
ssalto a portavalori nel
Foggiano. Un furgone
della “NP Service” è stato
assaltato da quattro rapinatori
che avevano il volto coperto
da passamontagna ed erano
armati con fucili e pistole. Il
colpo è stato portato a termine
ieri mattina intorno alle 10,30
davanti ad una banca di Monte
Sant’Angelo, e avrebbe fruttato
circa 70mila euro.
Il mezzo, con tre guardie giurate a bordo, si era fermato
nei pressi della Banca Popolare
di Milano per ritirare il denaro,
quando quattro malviventi, che
si erano nascosti in un altro
furgone risultato rubato, sono
A
versi episodi di ricorderà quello del feretro di Mike Bongiorno trafugato dal cimitero di
Dagnente, una frazione di Arona e ritrovato a Vittuone, in
provincia di Milano. Anche in
quell’occasione, due persone,
poi arrestate avevano cercato
contatti con la famiglia del celebre presentatore con lo scopo di ottenere denaro.
usciti e hanno sparato, a scopo
intimidatorio, alcuni colpi di
fucile in aria.
Secondo una prima ricostruzione un vigilantes avrebbe
tentato di reagire, ma uno dei
malviventi lo ha colpito in testa,
con il calcio della pistola.
I rapinatori sono riusciti a pren-
dere solo un plico, contenete circa 70mila
euro. Subito dopo il
commando è fuggito a
bordo di una Fiat Brava
e ha disseminato la strada di chiodi. L’auto, rubata nel chietino, è stata
ritrovata dopo circa un
chilometro da poliziotti
del commissariato di Manfredonia.
Sull’episodio sono in corso le
indagini dei carabinieri di Monte Sant’Angelo, della compagnia di Manfredonia e del comando di Foggia che stanno
visionando i filmati delle telecamere di sicurezza della zona.
11
Martedì 28 ottobre 2014
Sport
STASERA L’ANTICIPO SALVEZZA TRA SASSUOLO E EMPOLI. DOMANI IN CAMPO LE BIG, GIOVEDÌ C’È VERONA-LAZIO
E’ ancora Serie A, ma 4 panchine sono bollenti
L’Inter si gioca tutto contro la Sampdoria, se perde Mazzarri può saltare. Sullo sfondo c’è anche Mancini. Sulla
TIFOSI E GIOCATORI LO SUPPLICANO DI RESTARE
graticola pure Bisoli (Cesena), Iachini (Palermo) e Donadoni (Parma)
di Bernald Shehaj
eanche il tempo di
esultare per le vittorie conseguite o
strapparsi i capelli
per quelle sfuggite.
La Serie A torna in campo
immediatamente oggi, con
l’anticipo della 9° giornata tra
Sassuolo e Empoli. Uno scontro salvezza, con i neroverdi
sulle ali dell’entusiasmo per
la vittoria contro il Parma e i
toscani nel caos dopo il rocambolesco k.o. (0-4) rimediato col Cagliari di Zeman.
Il preludio di una 3 giorni di
fuoco, che si concluderà giovedì sera con il posticipo tra
Verona e Lazio. Nel mezzo, il
big match tra Inter e Sampdoria. Il destino di Mazzarri
è legato ai prossimi 2 incontri.
A decidere le sorti del tecnico
toscano, potrebbe essere proprio l’ex Mihajlovic. Che parte
da una posizione di forza (i
blucerchiati insieme all’Udinese sono la splendida sorpresa e realtà della stagione)
e dalla sua c’è la “voce” insistente di un futuro interista
(stagione 2015-2016), anche
dopo il distacco di Moratti.
Ma attenzione all’ipotesi Mancini, che ha allenato i nerazzurri dal 2004 al 2008 vincendo 3 scudetti, 2 Coppe
Italia e altrettante supercoppe
italiane. A Cesena il tecnico
di Jesi era in tribuna ad assistere alla vittoria risicata di
Hernanes e compagni. Niente
di strano per un allenatore in
“ferie”. Ma in chiave Inter, è
evidente, tutto ormai fa sensazione. La cosa certa è che
sabato sera il destino di Mazzarri, dopo l’incontro con il
Parma, sarà scritto.
N
Mercoledì toccherà anche
alle 2 big del campionato,
Juve e Roma. I campioni d’Italia saranno di scena allo stadio
Marassi, di fronte un Genoa
galvanizzato dal successo in
rimonta con il Chievo. Morata
prenderà il posto di Llorente,
che con il Palermo ha ritrovato
la via del gol. A riposo Pirlo,
che potrebbe far spazio a
Pogba per rifiatare in vista
del testacoda con l’Empoli.
I giallorossi, dopo la disfatta
rimediata con il Bayern in
Champions e il pareggio a
reti bianche con i blucerchiati,
sono chiamati al riscatto. Una
sfida che sulla carta avrebbe
poco da dire ma che, alla
luce delle motivazioni che
muoveranno i giocatori, potrebbe rivelarsi insidiosa se
presa sotto gamba dai padroni di casa. Gli ospiti infatti
non vincono dalla prima giornata e anche la panchina di
Bisoli è piuttosto traballante.
C’è quindi forte necessità di
racimolare punti e i bianconeri contro l’Inter hanno dimostrato di non essere una
vittima sacrificale. Garcia
VITTIMA DI UN TENTATIVO DI RAPINA
A CASA DELL’AMANTE
Ucciso il capitano
del Sudafrica
ncora una tragedia scuote il Sudafrica.
Senzo Meyiwa, portiere e capitano dei
Bafana Bafana, è stato ammazzato a colpi
di arma da fuoco durante un tentativo di rapina
avvenuto a Vosloorus, un sobborgo di Johannesburg, mentre si trovava a casa della sua
amante.
Ad ucciderlo, uno dei 2 malviventi entrati nell’appartamento. Gli spari – secondo le prime
ricostruzioni – sarebbero stati causati da un
tentativo di reazione da parte dell’ormai ex
estremo difensore degli Orlando Pirates.
La polizia ha offerto una ricompensa a chi
dovesse fornire informazioni che contribuiscano
al loro arresto. Tant’è, i delinquenti sono ancora
a piede libero. E lo sport sudafricano ripiomba
nell’orrore: “Sono devastato dalla perdita del
nostro simbolo e amico”, ha twittato dall’Inghilterra
il centrocampista del Doncaster Dean Furman.
Non solo parole di cordoglio e solidarietà. Una
pioggia di insulti sempre via twitter è stata
infatti indirizzata nei confronti di Kelly Khumalo,
cantante, attrice e amante dello sfortunato calB.S.
ciatore, già sposato con un’altra donna.
A
deve fare a meno di Manolas,
squalificato. La coppia dei
centrali sarà composta da
Astori e Yanga Mbiwa. A centrocampo turno di riposo per
Pjanic, con Florenzi titolare.
In attacco, oltre a Gervinho,
spazio a Ljajic e Destro, con
Totti in panchina anche in
vista della partitissima con il
Napoli in programma sabato
pomeriggio.
Sfida interessantissima tra la
Fiorentina di Montella e l’Udinese di Stramaccioni. Che si
è portata al terzo posto in
classifica e non vuole più
mollarlo.
Partita all’insegna del gol
quella tra Cagliari e Milan.
Di fronte il miglior attacco,
quello dei rossoneri e la squadra che gioca il calcio più
offensivo della Serie A.
Dopo la rocambolesca vittoria
col Verona, il Napoli dovrà
fare i conti con un’Atalanta in
cerca di disperati punti salvezza. Il fattore “HH” (Higuain-Hamsik) è tornato a
fare la voce grossa, ma allo
stadio Atleti Azzurri d’Italia,
per fare bottino pieno la ban-
da Benitez dovrà faticare e
non poco.
Dal Torino al Torino, la parabola del Parma. La sera del
18 maggio scorso i ducali
guadagnavano l’accesso all’Europa League. Salvo poi
inchinarsi di fronte alle decisioni dell’Uefa per lasciar
spazio ai granata. Cinque
mesi sono un’eternità. Dal
sogno all’incubo. Perché mercoledì i gialloblu scenderanno
in campo all’Olimpico di Torino da fanalino di coda del
nostro campionato. Crisi societaria, di risultati e di gioco.
Tre soli punti in otto giornate.
Un crescendo di delusioni
che ha raggiunto l’apice sabato sera con il Sassuolo.
Quando il più improbabile
dei derby emiliani ha visto i
neroverdi camminare sulle
macerie ducali nel pesantissimo 1-3 del Tardini. Un mercato deludente con cessioni
illustri ha portato la squadra
alla deriva. Ma adesso il Parma deve rialzarsi. Proprio
contro il Toro. Altrimenti per
Donadoni sarà addio.
Sfida tra deluse quella tra Palermo e Chievo. Iachini non
ha chance, o vince o va a
casa.
La 9° giornata si chiude col
botto. Il Verona per riscattare
la goleada rimediata al San
Paolo, la Lazio per ingranare
la quinta (vittoria consecutiva).
I biancocelesti non hanno
nessuna intenzione di arrestare la marcia e sognano
un’altra vittoria. L’ennesima.
Per scalare posizioni in classifica e avvicinarsi al traguardo nascosto, i preliminari di
Champions. Un sogno a portata di mano, nonostante il
brutto inizio di stagione.
Gattuso ritira le dimissioni:
rimane all’Ofi Creta
na vita da Ringhio. Mettendo davanti a tutto il
cuore ancor prima che la
gloria. Lo stesso che gli ha
permesso di fare un dietrofront
inaspettato. Gennaro Gattuso
ci ripensa, ritira le sue dimissioni e resta all’Ofi Creta. Una
decisione maturata ieri mattina,
dopo che un centinaio di tifosi
lo hanno tenuto praticamente
in ostaggio al campo di allenamento, dove l’ex rossonero
si era recato per il discorso di
addio a giocatori e staff.
Dopo la sconfitta interna contro
l’Asteras, Ringhio aveva deciso
di gettare la spugna per le
enormi difficoltà organizzative
e gli scarsi risultati. La decisione però è stata mal digerita
dai supporters del club ellenico,
U
che sono passati alle contromisure. Trecento di loro nella
notte si sono radunati sotto
l’abitazione del tecnico, implorandolo di restare. La stessa
scena si è ripetuta all’indomani
al centro sportivo di Bak. Al
pressing – quello che lui ha
esercitato per una vita in campo
– dei tifosi si è aggiunto quella
della squadra: 6 giocatori, i
“veterani”, gli hanno chiesto
di non mollare la scialuppa. E
alla fine, il buon Gattuso ha
ceduto di fronte a questa meravigliosa manifestazione d’affetto. “Ricominciamo più forte
e uniti che mai”, l’annuncio
del trainer a sigillare il feeling
ritrovato. Che ancora una volta
ha lasciato prevalere il cuore
F.Co.
alla ragione.
IN MALESIA IL CAMPIONE DEL MONDO SPAGNOLO TORNA A DOMINARE. INTANTO VALENTINO LO TALLONA E GUARDA GIÀ AL FUTURO
Moto Gp, Marquez vince ma Rossi è a un passo
di Giuseppe Giuffrida
ue certezze emergono dalla gara di Moto
Gp disputata in Malesia domenica scorsa:
la prima è che il pilota spagnolo della
Honda, Marc Marquez, conferma la sua supremazia portando a casa la dodicesima vittoria
stagionale pur avendo già in tasta un meritatissimo titolo mondiale; la seconda è che il suo
concorrente più quotato, nella prossima stagione,
sarà Valentino Rossi in sella ad una Yamaha che
nella fase finale del mondiale è riuscita a recuperare il gap con la rivale casa giapponese.
Come avvenne in Australia due domeniche
fa, anche in Malesia la corsa per il secondo
posto nella classifica piloti ha regalato un
grande spettacolo, caratterizzato fin dai primi
giri da un straordinario duello Marquez-Rossi
protrattosi fino a due giri dalla fine, quando il
pilota pesarese si è dovuto arrendere alla supremazia del rivale spagnolo.
E se l’attuale campione del mondo pensa a
battere il primato di Doohan della 12esima vittoria stagionale, il Dottore gongola e consolida
il suo piazzamento nella classifica generale,
guadagnando adesso 12 punti dal compagno
D
di squadra Jorge Lorenzo, quando manca ormai
la gara di Valencia per chiudere il campionato.
“È passato molto tempo dalla mia ultima volta
sul podio qui a Sepang –ha commentato il pilota
di Tavullia-, ed è stato un peccato perché mi
piace molto questa pista. Ho guidato forte e
tenuto un bel passo di gara. Il podio è molto importante specialmente per il campionato. La
domenica –ha proseguito- sto andando sempre
forte e mi diverto sempre. Spesso leggo che
riesco a lottare con i due più forti del mondo,
Marquez e Lorenzo, ma non è che siamo tre?...”.
Guardando invece alla corsa del prossimo 9
novembre in Spagna, Rossi aggiunge: “Ho
sempre sofferto in quella pista, ma il mio target
è di arrivare a podio ed essere competitivo
per la gara”. Con due piloti così, entrambi
determinati a salire sul gradino più alto del
podio, lo spettacolo per gli amanti del motociclismo è assicurato.
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Martedì 28 ottobre 2014
A LORO È STATA AFFIDATA LA CONCLUSIONE DEL FESTIVAL DI ROMA
“Andiamo a quel paese”: i rimedi
anticrisi di Ficarra e Picone
Il duo comico torna a puntare sulla classica commedia all’italiana
al piccolo al grande
schermo, ormai si sono
consolidato come uno
delle coppie della risata
italiana. Si parla di Ficarra e Picone, ai quali è stato affidato
l’onore di chiudere l’ultima edizione del Festival del film di Roma.
Valentino e Salvo, siciliani doc,
sono riusciti a esportare la loro
vena comica di nuovo al cinema,
stavolta con “Andiamo a quel
paese”, un omaggio alla commedia all’italiana classica.
Già il titolo che è tutto un programma: tra doppi sensi e metafore, il divertimento è assicurato.
Trama. Tutto ruota intorno a due
amici un po’ svitati ma volenterosi,
Salvo e Valentino, che afflitti dalla
disoccupazione decidono di lasciare la grande città per far ritorno al paesello siciliano in cui
affondano le loro origini. Un modo
per abbattere le spese, la speranza di potersi arrangiare in qualche
modo.
Lì per lì l’impatto è duro e non corrisponde affatto alle aspettative: Salvo e
Valentino si rendono conto che quel
luogo, ormai, è abitato quasi esclusivamente da persone anziane. Gira che ti
rigira, decidono di trasformare la loro
casa in un ospizio e campare con le
pensioni dei loro ospiti: quando si dice
fare di necessità virtù. La trama è costellata dai cliché di genere, dunque
non manca la figura del brigadiere napoletano (Francesco Paolantoni) a dir
poco maldestro, del barbiere pettegolo
(Nino Frassica), del potente politico
Società
UNA PICCOLA NOTA CINEMATOGRAFICA
“Il favoloso” Leopardi
di Mario Martone
Il piacere della riflessione: un film che riesce
ad attualizzare il genio della letteratura italiana
D
iesce forse a trasmettere
con poco più di due ore
il film di Mario Martone
che anni di studio tra i banchi
di scuola: è questa la potenza
del cinema, questa è la grande
impresa portata a termine dallo
straordinario Elio Germano.
"Un orso in gabbia": un leopardi
inedito al grande pubblico, non
solo pessimismo cosmico ma
desiderio di essere considerato
come essere umano. Il desiderio
di tutti.
Amore, fuoco, entusiasmo e
vita: sono questi i valori che rivivono nel giovane Leopardi di
Martone, un animo rivoluzionario, costretto a vivere in un
corpo decadente, simbolo di
un paese, l'Italia, chiusa in sè
stessa e impaurita dalla novità.
Se per gli altri la libertà era
vincolata al rispetto delle regole,
per Giacomo è il dubbio la vera
arma di emancipazione: "Chi
dubita, sa più di quello che
pensa".
R
locale a cui chiedere raccomandazioni,
del prete che rappresenta un punto di
riferimento per l’intera comunità.
C’è anche satira sociale dunque: diversi
infatti i riferimenti all’attualità e alle problematiche socio-economiche che affliggono il paese. Nascoste tra le righe
diverse le citazioni ai maestri della comicità italiana: da Alberto Sordi, coi suoi
personaggi che tentano di tenersi a
galla con qualche imbroglio qua e là, a
Enrico Montesano, Gigi Proietti e soprattutto Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
E poi c’è il tema che più di qualunque
cosa conquista sin da subito lo spettatore:
l’impresa di arrivare a fine mese. Il tutto
senza mai arrivare a toni drammatici,
tenendo sempre a mente la mission del
film e cioè quella di far ridere lo spettatore.
Da non sottovalutare le capacità tecniche
del duo siciliano: a livello tecnico hanno
saputo usare la macchina da presa in
maniera ineccepibile, tenendo le giuste
distanze e incalzando al momento del
bisogno. Non resta dunque che aspettare
l’uscita in sala il prossimo 6 novembre.
Dai presupposti comunque si può cominciare a ben sperare in un grande
successo per il cinema italiano.
Francesca Ceccarelli
Un uomo prima che un genio,
con le sue passioni e le sue
fragilità, la spasmodica ricerca
dell'amore, quello che ti strappa
il cuore e ti sconvolge l'anima.
Ma niente, non c'è posto per i
romantici a questo mondo, ieri
come oggi.
E allora restano solo le etichette,
"pessimista o ottimista, che parole vuote, chi conosce i limiti
della possibilità?"
Solo chi si accontenta sembra
trovare pace. ma quella non è
vita.
Usiamo troppo la parola e sottovalutiamo il silenzio: "L'uomo
quando è preso dalle passioni
non dice nulla tra sè".
L'infelicissimo Leopardi, è forse
il più eretico degli ottimisti? Di
quelli che non smettono mai di
credere nella natura e nel divenire delle cose? Un rivoluzionario della parola, Tutto può
cambiare, basta volerlo... provarci almeno, perchè chi si rasF.Ce
segna è perduto.
LE EX VELINE DI NUOVO REGINE DEL GOSSIP
Elisabetta e Maddalena, la vacanze è hot
Sono ormai sedici gli anni di amicizia che legano le due belle della tv
onostante il passare
del tempo e le distanze tra le due
,l’amicizia resta: per Elisabetta Canalis e Maddalena Corvaglia non è
cambiato nulla da quando
si conobbero a Striscia
La Notizia, più legate di
prima.
Sono loro sicuramente le
veline che resteranno alla
storia per successo e bellezza: oggi dopo 16 anni
ancora insieme, e l’occasione stavolta è una vacanza al mare. Le due hanno
voluto condividere qualche
scatto insieme sui social
per ricordare a tutti che:”
#16 anni dopo Striscia, siamo sempre noi..”
Le due ex veline hanno postato una fotografia ai piedi
di un aeroplano e poi su
una bellissima spiaggia.
Elisabetta Canalis, fresca
di nozze con Brian Perri e
la migliore amica Maddalena Corvaglia, che ha portato anche la piccola figlia
N
Jamie Carlyn, avranno un
mondo di cose da raccontarsi e siamo certi che insieme si divertiranno moltissimo.
Si sono conosciute nel programma di Striscia La Notizia, come veline e tra loro
è subito scattato un certo
feeling, nonostante le strade le abbiano condotte su
percorsi professionali e
personali differenti, non si
sono mai perse e l’amicizia
è durata negli anni.
I commenti alle fotografie
fanno riferimento alla bellezza del luogo in cui le
ragazze di trovano insieme
ai mariti: “In paradiso…
mare, amici, famiglia”, certo è che le “veline” mostrano fisici invidiabili, tanto che sembra che il tempo
per loro si sia davvero fermato
Un’amicizia quella tra Elisabetta Canalis e Maddalena Corvaglia bella e sincera, una coppia di amiche,
moto più che “veline”.