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Anno III - Numero 250 - Martedì 28 ottobre 2014 Direttore: Francesco Storace Attualità La nostra storia Calcio Grillo spara panzane anche sulla mafia Speciale 28 ottobre: parla Edda Mussolini Serie A senza pause è sempre Juve-Roma Giuffrida a pag. 3 ELEZIONI REGIONALI DOPO IL RISULTATO DI REGGIO In Calabria la rivincita affidata a Wanda Ferro a rivincita è nella forza di una donna, Wanda Ferro, candidata del centrodestra alla presidenza della Regione Calabria. La botta di Reggio è stata brutta, con la vittoria del centrosinistra al 61 per cento. Con i grillini bloccati al 2 e mezzo per cento e ovviamente senza la Lega, il centrodestra si è fermato al 27 per cento. Male i partiti tradizionali della coalizione reggina, Fi all’8, Ncd al 3 e Fratelli d’Italia - che pure aveva organizzato anche un corteo bello e partecipato nei giorni scorsi - all’1 per cento. Troppo strano per crederci, ed è evidente che si è trattato solo di una elezione locale. E forse non è un male che si sia svolta prima di quella regionale, serve a prendere le misure. Ho sentito al telefono Wanda Ferro, molto lucida nell’analisi del voto della città di Reggio e sulla prevalenza di “lotte locali”. Alla Regione sarà un’altra musica, anche perché il centrodestra è riuscito a mettere in campo una candidatura alla presidenza di assoluto valore, su cui tutti scommettono per la rivincita. Le liste che sostengono Wanda Ferro sono ricche di esponenti ad alto potenziale di consenso e c’è solo da lottare fino al 23 novembre, quando si riapriranno le urne per decidere il nuovo governatore di una regione che ha diritto alla speranza. Il lavoro è la prima emergenza da affrontare per sottrarre tantissimi giovani al miraggio della malavita o al triste destino della fuga dalla propria terra. E poi, la buona politica. Con un coraggio da invidiare, Wanda Ferro ha detto no a Udc e Ncd nella coalizione regionale. Ha lanciato così un messaggio chiarissimo alla regione tutta: non c’è spazio per una specie di asta politica, in cui ci si vende alla migliore offerta. No, non ci sono trenta denari a disposizione. La politica va moralizzata, e la determinazione di questa donna ci fa ben sperare per il risultato finale. La stessa debacle grillina induca a riflettere chi non vuole la sinistra al governo della regione: l’alternativa netta, pulita e forte, passa per Wanda Ferro, ogni altro voto è davvero sprecato. Francesco Storace L Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Moriconi a pag. 6 Colosimo a pag. 11 IL QUIRINALE QUESTA MATTINA SI TRASFORMA PER LA PRIMA VOLTA IN UN’AULA DI TRIBUNALE di Robert Vignola l Quirinale che si fa tribunale. E la spettacolarizzazione del processo dei processi che raggiunge i massimi livelli, anche se giornalisti e streaming resteranno fuori dalla porta. È comunque arrivato il giorno in cui l’accusa della “trattativa Stato-mafia” varcherà le porte del Colle, per farsi dire una probabile sequenza di “non so” dal suo inquilino. Per la prima volta un Presidente sarà sentito come testimone in un “pubblico” dibattimento, e per giunta in una sede del genere. La storia è nota: dopo la distruzione delle intercettazioni con l’ex ministro Mancino, i pm hanno convocato come teste Napolitano per rispondere solo di una frase contenuta in una lettera del giugno 2012 scritta dal consigliere giuridico del Colle, Loris D’Ambrosio. Una missiva in cui quest’ultimo (nel frattempo defunto) esprimeva la sua amarezza per le polemiche sulle telefonate intercettate tra lui e Mancino, rassegnando le dimissioni, ma accennando anche a quella stagione di bombe, veleni e misteri, sulla quale si stagliò l’ombra del “corvo” di Palermo, mentre nell’aria si diffondeva il sinistro odore dell’esplosivo piazzato all’Addaura, sotto la villa di Falcone. D’Ambrosio, inserendo in mezzo a quegli accenni un “lei sa”, ha formalmente aperto la strada a tutta una serie di sussurri e grida su un ruolo che Giorgio Napolitano potrebbe aver avuto nella faccenda. E cosa il Capo di Stato sapesse sarà verosimilmente al centro delle domande che la Procura di Palermo sottoporrà all’illustre teste, nell’udienza fissata per le 10. Il presidente, di suo, avrebbe già comunicato ai giudici con una lettera che non ebbe da D’Ambrosio nessun “ragguaglio o specificazione” sulle “ipotesi enucleate”: tutto inutile, perché la deposizione si dovrà tenere. E vi si arriva questa mattina, dopo un lungo percorso non scevro di polemiche e rancori emersi fin nel cuore del Consiglio Superiore della Magistratura. E della politica, s’intende. Proprio dal Parlamento, in merito alla questione, si è fatta sentire anche la voce di Maurizio Gasparri. Secondo il senatore azzurro “la procura di Palermo I CHI COMANDA E CHI DOMANDA Giorgio Napolitano, tirato per la giacca nel processo Stato-mafia, sarà ascoltato in udienza Gasparri: alla spettacolarizzazione dei pm il Capo dello Stato risponda con lo streaming arriva al Quirinale con ventuno anni di ritardo. Ci dovevano andare quando c’era Scalfaro. Nella fase '93-'94 si verificò, infatti, l’incredibile vicenda della cancellazione del carcere duro per centinaia di boss”. La memoria storica sostiene Gasparri in un ragionamento che è difficile confutare: “Il Capo dello Stato era appunto Scalfaro e a Palazzo Chigi c’era Ciampi. L’allora ministro della Giustizia, Conso, ha tentato, in modo francamente non credibile, di assumersi l’esclusiva responsabilità di quella scelta dissennata nel corso di un’audizione nella commissione Antimafia che si è tenuta nel 2010. Lì ci sono i nodi da sciogliere del cedimento dello Stato nei confronti di Cosa nostra. Fu Scalfaro a interessarsi impropriamente dell’avvicendamento al vertice dell’amministrazione carceraria (Dap). Scalfaro non c'è più, ma Ciampi si è recato recentemente a Palazzo Giustiniani. Siamo lieti che le sue condizioni di salute siano migliorate. A lui si dovrebbero rivolgere delle domande cui potrebbe finalmente rispondere con quella sincerità che sin qui ha dosato. O si può chiedere a Conso uno sforzo di memoria. Napolitano ora subisce indubbiamente attacchi inopportuni che dovrebbero far capire quanto sia necessaria quella riforma della giustizia che noi da tempo invochiamo, inascoltati. E, se posso permettermi, con grande rispetto dico che il Presidente Napolitano potrebbe accettare l’invito giunto dalle colonne del Corriere della Sera. Impropriamente trascinato in vicende cui è estraneo, faccia trasmettere tutto in diretta. Resoconti parziali, versioni audio, o narrazioni fatte da terzi non gioverebbero a un quadro che invece è bene far conoscere”. Magari, farebbe vedere chi, davvero, in Italia comanda. E chi domanda… VIRUS EBOLA IL MINISTRO PADOAN RISPONDE ALL’EUROPA: PIÙ TASSE E IVA AUMENTATA Non tornano i conti di Renzi & c. di Igor Traboni a risposta dell’Italia alle richieste di chiarimento della Commissione Ue sul Documento programmatico di bilancio 2015 è arrivata ieri mattina, con una lettera del ministro Pier Carlo Padoan al Vice-presidente Jyrki Katainen. Ma è il solito fumo negli occhi: nella lettera, il ministro indica infatti le misure aggiuntive con le quali l'Italia conta di correggere il deficit strutturale di circa 0,3 punti percentuali del PIL nel corso del 2015. E come racimolare i 4,5 miliardi necessari: la maggior parte di questi soldi (ben 3,3 miliardi) dovrebbero arrivare dal fondo per la riduzione delle tasse (che dunque aumenteranno ancora), altri 0,5 miliardi dai fondi per i cofinanziamenti Ue; 0,73 miliardi da un’estensione del regime del reverse charge Iva; in pratica, altri aumenti Iva e il colpo di grazia ai consumi. Sul sentiero di guerra è quindi subito L scesa Forza Italia, che chiede di riscrivere la manovra: “Altro che vittoria di Renzi in Europa. Alla luce delle modifiche che interverranno sul disegno di Legge di stabilità approvato dal governo il 15 ottobre, che ne modificheranno necessariamente l’impianto, diventa, quindi, indispensabile una nuova deliberazione del Consiglio dei ministri", sostengono gli azzurri. E restano lontani mille miglia dalle linee del governo anche i sindacati, a maggior ragione dopo il vertice di ieri, un incontro definito "surreale" dagli stessi sindacati: "Non erano nelle condizioni di rispondere", attacca Barbagallo, "Non avevano il mandato per fare una trattativa”, ha detto il segretario Uil Barbagallo. . E la leader della Cgil, Susanna Camusso, ha aggiunto sulla stessa lunghezza d’onda: "Il problema è che non avevano mandato a discutere. Questa è la sintesi del rispetto che si ha per le parti sociali. È surreale. Non abbiamo discusso, ma sentito la relazione del ministro Padoan". Il quale invece si è detto incredibilmente soddisfatto, ma riferendosi più che altro al secondo incontro, quello con Confindustria. "Valuteremo le vostre indicazioni", ha poi detto ai sindacati il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Soldati Usa in isolamento a Vicenza na decina di soldati americani, appena rientrati dalla Liberia in Italia nella base militare americana di Vicenza, sono stati messi subito in isolamento per scongiurare l'eventuale presenza del virus Ebola. Il Pentagono sostiene che si tratta di una precauzione, mentre l'ambasciata americana parla di un “basso rischio potenziale di infezione, perché in Liberia i militari non hanno avuto contatto con persone contagiate dal virus". Anche il sindaco di Vicenza, Variati, getta acqua sul fuoco: "Il Prefetto e le autorità militari americane mi hanno assicurato che tutti i militari sono sani”. U 2 Martedì 28 ottobre 2014 Attualità ALLE COMUNALI NELLA CITTÀ CALABRESE SI AFFERMA FALCOMATÀ CON IL 61% Reggio: vince il Pd, crolla il centrodestra occia gelata per il centrodestra, che alle elezioni comunali di Reggio Calabria è stato letteralmente doppiato dal candidato di centrosinistra, Giuseppe Falcomatà (figlio del già sindaco Italo) . A spoglio concluso, dunque, la disfatta è sotto gli occhi di tutti: Lucio Dattola, candidato di Forza Italia, Nuovo Centrodestra e Fratelli d’Italia, si ferma al 27,33% dei consensi, con 26.070 preferenze. Numeri lontani anni luce da quelli di Falcomatà, sostenuto dal Partito democratico, Sinistra Ecologia e Libertà, Partito socialista e altre liste civiche, che infatti conquista il 60,99% dei voti, con 58.171 preferenze. In rapporto ai consensi ottenuti dalle singole liste, a palazzo San Giorgio il neo sindaco potrà contare su 20 consiglieri. Al Pd andranno infatti nove seggi, mentre tre consiglieri a testa andranno a “La Svolta”,“Reset”, “Centro Democratico” e “A testa alta”. Un seggio ciascuno andrà inoltre alle liste “Officina Calabria”, “Oltre” e al “Partito Socialista Italiano”. I nove seggi D DOPO L’ASSOLUZIONE IN PRIMO GRADO Spese Rai fuori budget, Minzolini condannato ex direttore del Tg1 Augusto Minzolini è stato condannato dalla Corte d'Appello a 2 anni e mezzo per peculato continuato, per aver utilizzato in modo improprio la carta di credito aziendale. Il 14 febbraio del 2013 Minzolini, al termine del processo di primo grado, era stato assolto con la formula "perché il fatto non costituisce reato". I giudici di secondo grado hanno anche disposto per Minzolini – ora senatore l'interdizione dai pubblici uffici per l'intera durata della pena. Nel capo di imputazione si contestava a Minzolini L’ rimanenti andranno invece all’opposizione di centrodestra, di cui quattro a “Reggio Futura” e “Forza Italia” e uno al “Nuovo Centrodestra”. Incassa un flop clamoroso il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, che con il suo candidato, Vincenzo Giordano, non ha raggiunto nemmeno il quorum fermandosi al 2,5% dei consensi. Dati deludenti anche per gli altri candidati Paolo Ferrara col 3,17% (Liberi di ricominciare), Giuseppe Musarella col 1,71% (Ethos), Stefano Morabito con l’1,96% (Per un’altra Reggio), Aurelio Chizzoniti con l’1,68% (Reggio nel cuore), Giuseppe Siclari con lo 0,37% (Partito comunista dei lavoratori), Francesco Anoldo Scafari con lo 0,24% (Movimento reggini indignati). Analizzando i dati relativi all’affluenza alle urne, rispetto alle amministrative del 2011 ha votato il 10% in meno degli aventi diritto, registrando dunque una partecipazione al 64,93%, a dimostrazione di un astensionismo che continua a Giuseppe Giuffrida crescere. di aver sforato, in 14 mesi, il budget a sua disposizione per circa 68 mila euro. Somma che è stata restituita dall'ex direttore del Tg1. "Sono allibito, attonito. Assolto da Corte dei Conti, in primo grado e dal giudice del lavoro, condannato a 2,6 anni in appello. Dov'è la certezza del diritto?", ha poi scritto su twitter Minzolini. Solidarietà piena all’ex direttore del Tg 1 e attualmente senatore di Fi è arrivata dai colleghi di partito Capezzone e Mazzoni ma anche da Maurizio Sacconi, capogruppo del Ncd al senato. DOPO LA BOCCIATURA DELLA BCE, MPS AFFONDA A PIAZZA AFFARI. MALE ANCHE CARIGE Il tonfo di banca rossa: in Borsa brucia un miliardo Il presidente Profumo ha la valigia in mano e la probabile fusione con un altro istituto potrebbe non bastare n tonfo continuo. Una parabola discendente. La banca rossa Mps è alla deriva. E insieme a lei pure l’altra roccaforte storica della sinistra italiana, Carige. Il verdetto della Bce è stato impietoso: bocciate, entrambe. Senza possibilità di appello. Ma dopo la pioggia, è arrivata anche la tempesta. A Piazza Affari il vero e proprio tracollo. L’istituto toscano ha toccato il fondo a 0,8 euro, con una perdita del 20%, bruciando quasi 1 miliardo di valore. E’ andata leggermente meno peggio a quello ligure che, tra una sospensione e l’altra, ha perso fino al 16%. I riflettori restano comunque (quasi) tutti su Siena, chiamata nuovamente a rafforzare il patrimonio per 2,1 miliardi di euro a breve U distanza dalla sofferta ricapitalizzazione monstre della scorsa estate che però non era bastata a restituire tutti gli aiuti di Stato ricevuti, contrariamente agli impegni presi con Bruxelles. E adesso all’orizzonte, come già previsto da Draghi per i “gruppi deboli”, potrebbe esserci una fusione con un altro istituto. Perfino gli economisti ora bollano quello della banca rossa come un caso di “malagestio”. Difficile, se non impossibile, che la cassaforte della sinistra possa far leva sulle proprie forze. Il presidente Alessandro Profumo sembra motivato nel proseguire il suo lavoro, ma ormai sembra spacciato. La sua avventura è arrivata ai titoli di coda e sarà costretto a fare le valigie già prima della fine dell’anno. Mps ha 15 giorni per comunicare a Francoforte come intende procedere. E non è assolutamente detto che una (probabile) fusione possa migliorare le cose. Esse comportano tanti problemi quanti ne risolvono. Come se non bastasse, Siena dovrà trovare qualche istituto che abbia un eccesso di capitale per farvi fronte, perché operazioni di questo tipo non generano capitale. Profondo rosso. La banca più antica del mondo, dopo decenni di dubbie gestioni, paga il conto. E adesso deve ringraziare quella politica che ha contribuito ad affossarla. Federico Colosimo L’UGL TORNA A SOLLECITARE SOLUZIONI PER L’AZIENDA SARDA IN VISTA DELLO STOP DEL 31 DICEMBRE Alcoa: il tempo stringe, ma è tutto fermo hiediamo un incontro urgente al ministero dello Sviluppo Economico per fare il punto sulla vertenza Alcoa, anche perché i tempi sono stretti, e il 31 dicembre, data in cui l'azienda abbandonerà definitivamente l''impianto di Portovesme, è dietro l''angolo. Così scrivono in una nota congiunta il segretario generale dell'Ugl Metalmeccanici Maria Antonietta Vicaro, e il segretario provinciale dell'Ugl Metalmeccanici Carbonia-Iglesias Stefano Lai, aggiungendo che "nonostante gli impegni presi nel corso dell''ultimo tavolo, che si è tenuto il 23 luglio scorso, ad oggi ancora non c’è nessuna data per avere aggiornamenti e discutere del futuro dei lavoratori, che sono esasperati dall''assenza di certezze e dal rincorrersi di indiscrezioni che non hanno conferme ufficiali". Poi, proseguono: "Ci chiediamo C quale sia il lavoro che sta effettuando la task force creata ad hoc dal Mise per monitorare gli sviluppi di una trattativa complessa ed estremamente delicata. E' inoltre fondamentale ricevere aggiornamenti su qual è lo stato delle negoziazioni con Glencore, e su quali sono le cause del ritardo nella sottoscrizione definitiva del Memorandum of Understanding. Già nelle scorse settimane abbiamo inviato una richiesta di incontro al Mise e alla regione Sardegna, ma ad oggi non abbiamo ottenuto risposte. Non si può lasciar passare altro tempo prezioso, perché per i lavoratori è insostenibile continuare a stare in un clima di attesa, in balia di indiscrezioni e incertezze, fronteggiando il timore della perdita del posto di lavoro", concludono i sin(Dire) dacalisti dell’Ugl. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Martedì 28 ottobre 2014 Attualità IL LEADER DEL M5S PRESENZIA ALLO “SFIDUCIA DAY” CONTRO IL GOVERNATORE DELLA SICILIA. MA IL SUO INTERVENTO DIVENTA UN BOOMERANG Grillo, Crocetta e quelle frasi choc “La mafia è emigrata, è rimasta qualche sparatoria, qualche pizzo”. “Bisognerebbe quotarla in Borsa” di Giuseppe Giuffrida tornato in Sicilia Beppe Grillo e, manco a dirlo, ha fatto danno. Dopo la nuotata sullo stretto di due anni fa, l’occasione per il comico genovese di tornare a Palermo è stata lo “Sfiducia day”, manifestazione organizzata dai deputati pentastellati al parlamento siciliano in occasione, appunto, della mozione di sfiducia contro il governatore Rosario Crocetta. Sul palco montato nella piazza antistante Palazzo dei Normanni, i grillini hanno parlato di tutto tranne che di alternativa all’attuale governo. Del resto, di quel Crocetta oggi in fondo alle classifiche di gradimento, proprio i deputati a 5 stelle sono stati “compari” per oltre un anno, votando a favore alle manovre finanziarie e co-firmando la disastrosa riforma delle Province, tutt’ora in alto mare. Tuttavia, del recente “modello Sicilia” il leader dei pentastellati non vuole sentir parlare, e attorniato da volti noti come Alessandro Di Battista e Vito Crimi, si è anzi lanciato ad analisi quantomeno distorte della Sicilia e del fenomeno mafioso. “Bisognerebbe quotare la mafia in Borsa e se si investe si guadagnerebbe”, dichiara il comico genovese. E ancora:“La mafia è stata cor- L’ALLARME DEL PRESIDENTE ANTIMAFIA Minacce ai sindaci: Musumeci sollecita l’intervento di Alfano È opo il susseguirsi di atti intimidatori nei confronti di alcuni amministratori siciliani, il presidente della commissione antimafia all’Ars, Nello Musumeci, lancia l’allarme e chiede un incontro urgente con il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Per il capo dell’opposizione al parlamento siciliano, infatti, “mafia e criminalità alzano il tiro, con atti intimidatori rivolti ai sindaci, agli assessori e alla polizia municipale, fra le istituzioni-simbolo della legalità sul territorio. In questo clima così pesante – sottolinea ancora Musumeci in una nota – diventa difficile amministrare la cosa pubblica, se non si avverte la concreta e materiale vicinanza dello Stato e della Regione”. D rotta dalla finanza, prima aveva una sua condotta morale e non scioglieva i bambini nell’acido. Non c'è differenza tra un uomo d’affari e un mafioso, fanno entrambi affari: ma il mafioso si condanna e un uomo d’affari no. La mafia è emigrata dalla Sicilia, è rimasta qualche sparatoria, qualche pizzo e qualche picciotto”. Affermazioni, le sue, che evidentemente non sono piaciute affatto a chi, contro la mafia, conduce una guerra da anni. per Maria Falcone, sorella del giudice assassinato da Cosa Nostra nella strage di Capaci, le parole del leader M5s sono “aberranti”. “Il signor Grillo – ha aggiunto Maria Falcone mostra di sconoscere il significato della parola mafia. Tratta con leggerezza un argomento che ha creato tanto dolore e tanti morti, dimentica il sacrificio di Giovanni Falcone e delle altre vittime di Cosa nostra”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Pina Grassi, vedova di Libero, l’imprenditore ucciso dalla malavita nel ’91 per aver detto no agli estorsori di Cosa Nostra:“Non c’è alcun pensiero dietro le frasi ad effetto di Beppe Grillo e per questo non tengo in alcuna considerazione le cose che dice, per quanto possano apparire gravi. Ritengo –ha proseguito la Grassiche il leader Cinque Stelle sia un’invenzione mediatica”. Per questo, il presidente dell’Antimafia incontrerà già ai primi di novembre il capo del Viminale, al quale avanzerà alcune proposte operative. “Non possiamo lasciare soli gli amministratori locali – conclude Musumeci – costretti a vivere in prima linea contro l’arroganza di una criminalità che, in tempi di crisi, cerca negli enti locali lo spazio per gestire anche minimi interessi e assicurare tutela ai propri aggregati”. G.G. DIMEZZATI I FONDI DESTINATI A UNIVERSITÀ E RICERCA. E MANCA PURE LA COPERTURA PER MANTENERE LE PROMESSE FATTE Se la “buona scuola” uccide l’istruzione i “buono”, la riforma della scuola promossa dal ministro Stefania Giannini ha solo il nome. Già, perché l’istruzione è tra quei capitoli di spesa interessati dai tagli previsti dalla Legge di Stabilità, nel disperato tentativo di far quadrare conti che non tornano mai. E così, la prima sforbiciata alla scuola sarà di 250 milioni nel 2015 e del doppio per gli anni successivi. E se salta, al momento, la norma riguardante le commissioni interne all’esame di maturità, che avrebbe fatto risparmiare 140 milioni, rimane la riduzione delle supplenze brevi, del personale Ata e soprattutto dei docenti. Nel mirino del governo c’è anche il personale amministrativo, che verrà ridotto di 2mila unità per risparmiare così 50 milioni. Rimane anche la stretta su esoneri, comandi e distaccamenti, che porterà in dote complessivamente 140 milioni di euro. Nessun taglio alle scuole non private (alla faccia dell’istruzione pubblica), a cui infatti vanno i 200 milioni utili a chiudere in pareggio il saldo delle paritarie. Tasti dolenti anche riguardo il D PAPA BERGOGLIO AGLI SCIENZIATI “Big Bang e Creato vanno d’accordo” l Big-Bang, che oggi si pone all'origine del mondo, non contraddice l'intervento creatore divino ma lo esige. L'evoluzione nella natura non contrasta con la nozione di Creazione, perchè l'evoluzione presuppone la creazione degli esseri che si evolvono. Lo ha detto eri Papa Francesco in un discorso rivolto alla Pontificia Accademia delle Scienze. "Non entrerò affatto - ha aggiunto Bergoglio - nella complessità scientifica di questa importante e decisiva questione. Voglio solo sottolineare che Dio e Cristo camminano con noi e sono presenti anche nella natura, come ha affermato l’apostolo Paolo nel discorso all’Areopago: «In Dio infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» Quando leggiamo nella Genesi il racconto della Creazione rischiamo di immaginare che Dio sia stato un mago, con tanto di bacchetta magica in I Fondo per l’offerta formativa, già oggetto di tagli per 30 milioni, che potrà essere rifinanziato con il blocco degli scatti di carriera fino al 2018. A pagare il prezzo più alto di una riforma lacrime e sangue saranno gli atenei, a cui verrà ridotto il Fondo di 34 milioni, e gli enti di ricerca, la cui dote verrà dimezzata di 42 milioni. Tuttavia, le sforbiciate all’istruzione non sono l’unica sorpresa contenuta nella manovra. Analizzando i conti, infatti, emerge come pure quei tre miliardi previsti dal governo per assumere 150mila precari e potenziare l’alternanza scuola-lavoro e la connessione digitale degli istituti, non basteranno. I primi scettici sono proprio i tecnici del ministero, convinti dal canto loro che quella cifra basterà al massimo a risolvere la faccenda dei precari. Se però consideriamo 100 milioni destinati al progetto di inserimento nel mondo professionale, 10 milioni per la digitalizzazione e altri 10 destinati all’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (Invalsi), all’appello mancano parecchi quattrini. Ma non solo. A ripercuotersi sul sistema scolastico, oltre ai tagli diretti, saranno infatti anche le sforbiciate previste per le Regioni, costrette a mettere al bando oltre la metà delle borse di studio previste per gli studenti meritevoli. Sui numeri previsti dalla Riforma, il Consiglio universitario nazionale ha già manifestato non pochi mal di pancia, ricordando anzi al governo Renzi i numerosi tagli già perpetrati sull’istruzione. La Gilda degli insegnanti è già sul piede di guerra, e attraverso il suo coordinatore nazionale, Rino Di Meglio, ha già annunciato la manifestazione nazionale in programma a Firenze per il prossimo 23 novembre. Il tutto, solo pochi mesi dopo che l’Unione europea aveva chiesto al nostro Paese più attenzione al capitale umano, privilegiando i finanziamenti per la qualità dell’istruzione superiore e della ricerca. Giuseppe Giuffrida grado di fare tutte le cose. Ma non è così. Egli ha creato gli esseri e li ha lasciati sviluppare secondo le leggi interne che Lui ha dato ad ognuno, perché si sviluppassero, perché arrivassero alla propria pienezza. Egli ha dato l’autonomia agli esseri dell’universo al tempo stesso in cui ha assicurato loro la sua presenza continua, dando l’essere ad ogni realtà. E così la creazione è andata avanti per secoli e secoli, millenni e millenni finché è diventata quella che conosciamo oggi, proprio perché Dio non è un demiurgo o un mago, ma il Creatore che dà l’essere a tutti gli enti. L’inizio del mondo non è opera del caos che deve a un altro la sua origine, ma deriva direttamente da un Principio supremo che crea per amore". Da qui la conclusione del Papa di un Big Bang non in contraddizione con l'intervento divino nella creazione del mondo. 4 Martedì 28 ottobre 2014 Esteri LE ELEZIONI SONO AVVENUTE IN UN CLIMA DI GRANDE TENSIONE, MA SONO STATE RICONOSCIUTE DALLA RUSSIA L’Ucraina esce spezzettata dalle urne In testa i partiti del premier uscente Yatseniuk e del presidente Poroshenko. Supera lo sbarramento anche “Patria”, la formazione di Yulia Timoshenko. Si va verso una coalizione a larghe intese di Giuliano Castellino olete sapere la verità sulle elezioni ucraine? Nonostante il golpe filo occidentale, i dollari di Soros, le menzogne atlantiche e le armi della Nato, la coalizione pro Ue è sta praticamente sconfitta, soprattutto se si calcola che nell'est del paese non si è votato. Il Fronte Popolare dell'ex premier, Arseniy Yatseniuk, è in vantaggio (21,7%), anche se di poco, sul Blocco del presidente ad interim Petro Poroshenko (21,5%). Si conferma al terzo posto il partito del sindaco di Leopoli, Samopomich ("Auto-aiuto"), per ora al 10,81 percento, mentre il partito di estrema destra del populista e nazionalista Oleg Liashko è al momento al 7,52%. Supera lo sbarramento del 5 percento anche il partito Patrià del leader della Rivoluzione arancione Yulia Timoshenko: solo un 5,85 percento per lei. Seguono il partito ultranazionalista Svoboda (in bilico al 4,64%) e il partito comunista (3,89%), Posizione V Civile (3,16%) e Ucraina Forte dell'ex vice premier "filorusso" Serghiei Tighipko (3,11%). Il partito e movimento paramilitare Pravi Sektor (Settore destro) ha raccolto finora solo l'1,83% dei suffragi, ma il suo leader Dmitro Iarosh potrebbe essere eletto in parlamento in un collegio uninominale. Il Blocco del presidente ucraino Petro Poroshenko e il Fronte popolare del premier Arseni Yatseniuk hanno già iniziato a discutere per formare una nuova coalizione di maggioranza nel parlamento ucraino. Lo ha fatto sapere Yuri Lutsenko, uno dei leader del Blocco Poroshenko. Come ha fatto sapere ieri dallo stesso Poroshenko, i negoziati per la formazione della coalizione dovrebbero concludersi entro 10 giorni. Poroshenko ha proposto di partecipare ai negoziati per la nuova coalizione non solo al Fronte Popolare del premier Arseni Iatseniuk - in testa nello spoglio dei voti - ma anche a Samopomich (aiuto aiuto) - terzo partito -, Svoboda (Libertà) e Batkivshchyna (Patria) di Yulia Timoshenko. Anche la Russia ha riconosciuto le elezioni: "Aspettiamo i risultati ufficiali, ma già ora è chiaro che nonostante la campagna elettorale dura e sporca, le elezioni sono valide". Queste le parole del vice-ministro degli Esteri russo, Grigori Karasin. Si è augurato inoltre che dall'esito di questa tornata elettorale si configuri una maggioranza parlamentare che "sostenga di una soluzione pacifica del conflitto". Si è però anche detto preoccupato dall'aumento dei nazionalisti nel parlamento ucraino, cosa che "crea il pericolo d'una ripresa delle azioni militari", ha concluso. Intanto ancora scontri in Ucraina orientale, sono morti almeno quattro civili per il fuoco dell'artiglieria ucraina nella città di Donestk. Dopo due giorni di tregua reale in coincidenza con le elezioni legislative anticipate, ieri sono stati lanciati una trentina di razzi ne quartiere di Putilovski - l'aeroporto della città dove di fatto il cessate il fuoco non è mai avvenuto. L'amministrazione cittadina, sul sito istituzionale, ha scritto: "La situazione alle 10 a Donetsk era tesa. Nei quartieri di Kuybyshevski, Kievski, Leninski e Petrovski, si sentono forti detonazioni e spari di armi di grosso calibro". Colpi di artiglieria sono ripresi ieri mattina a Donetsk. Nel Donbass domenica sono rimasti chiusi i seggi in 15 circoscrizioni. L’EPIDEMIA SI PROPAGA E NEL MONDO SI PRENDONO MISURE STRAORDINARIE Ebola: l’Australia chiude le frontiere Sydney interrompe i programmi di immigrazione con i paesi in preda al contagio Oltre diecimila casi accertati, il numero dei morti è ormai prossimo a cinquemila di Bruno Rossi A ll’altro capo del mondo non c’è posto per il buonismo accattone. Agli antipodi, si utilizza il raziocinio e non si hanno dubbi su cosa fare quando si tratta di non mettere a repentaglio la salute pubblica. È così che ieri l’Australia ha attirato su di sé le ire dei soliti noti da salotto ma segnato un punto a favore dell’incolumità dei propri cittadini (che siano essi “wasp” purosangue, aborigeni o appartenenti alla variegatissima e numerosissima categoria degli immigrati) annunciando il blocco delle frontiere dai paesi colpiti dall’epidemia di ebola, che è ormai ampiamente fuori controllo. L’annuncio è arrivato dal ministro dell’Immigrazione Scott Morrison, che ha così reso nota la decisione di sospendere il proprio programma di immigrazione, compreso quello umanitario, in provenienza dai paesi colpiti dal virus Ebola. E quindi stop immediato alle domande di visto per chi proviene da Sierra Leone, Guinea e Liberia. Il governo di Sidney ha anche annullato tutti i visti già rilasciati, tranne quelli per motivi umanitari. Che subiranno comunque un attento screening una volta atterrati nella nazione-continente. Intanto negli Stati Uniti regna il caos: TRA PSICOSI, BUFALE E DELINQUENZA, IL FENOMENO PREOCCUPA LA STESSA ITALIA La “banda dei clown” esiste: quattordici arresti in Francia l’iniziale decisione di spostare in quarantena per 21 giorni tutto il personale medico di ritorno dai paesi interessati dal contagio, è stata parzialmente corretta e il periodo di osservazione potrà essere passato dagli interessati nella propria abitazione. A New York è stato ricoverato per accertamenti un bambino di cinque anni, tornato sabato dalla Guinea. Nelle stesse ore è arrivata la notizia del decesso della bambina di due anni che, par- SCAPPÒ DALL’IMBARCAZIONE CHE AFFONDAVA: OLTRE 300 I MORTI Chiesta la pena di morte per lo “Schettino” coreano di Valter Brogino di Robert Vignola ulla si propaga meglio come l’imbecillità da alcune produzioni cinematografiche d’oltre Oceano. Ne sanno qualcosa in Francia, dove con l’avvicinarsi di Halloween si moltiplicano i casi di folle brutalità contro sconosciuti. Così una banda di giovani "clown violenti" è stata fermata nel sud della Francia: quattordici adolescenti mascherati da pagliacci e armati di pistole, coltelli e bastoni sono stati arrestati nel fine settimana nel parcheggio di un liceo a Agde (Herault). Non è un caso isolato: in tutto N sono arrivate sei denunce per aggressioni di persone vestite da pagliacci che hanno colpito nel mucchio, facendo perdere le proprie tracce e lasciando dietro di sé la psicosi dei "clown che seminano terrore". Particolarmente scalpore ha destato un altro caso avvenuto sempre durante il fine settimana nella stessa regione, a Montpellier, dove un uomo è stato colpito una trentina di volte da una spranga di ferro da un individuo vestito da clown e da due complici che volevano derubarlo. Un mix di delinquenza, violenza allo stato puro e gusto del macabro che anche in Italia rischia di attecchire, giacché tra l’Emilia Romagna e la Campania casi del genere sono finiti sui giornali,non prima che si scoprissero pure bufale. Ma con i festini di Halloween alle porte, quel senso di nichilismo che pervade l’adolescenza e l’abuso di vecchie e nuove droghe ed alcol, il cocktail del terrore è forse già stato preparato. E berne l’amaro calice fino alla feccia significherà forse, almeno, riprendersi quei valori che erano propri alla festa di Ognissanti e alla commemorazione dei Defunti che questo mondo commerciale e vuoto ha voluto mettere in cantina. tendo dalla Guinea ha viaggiato per più di mille chilometri in autobus portando il virus in Mali, dove i genitori speravano di trovare una struttura in grado di curarla. L’Africa, d’altronde, sta facendo da cassa di propagazione del virus. I numeri non lasciano nulla all’immaginazione: e se quello dei casi accertati ha varcato la soglia psicologica dei 10mila pazienti, quello dei morti sta per varcare quella dei 5mila. Tra le righe delle raccomandazioni dell’Oms si legge d’altronde tutto l’imbarazzo nel dover cominciare ad ammettere che la chiusura delle frontiere è una misura lungimirante. Secondo gli organismi di controllo l’unica misura di controllo efficace resta l’invio di medici e infermieri specializzati nelle zone maggiormente colpite. ortunatamente la Costa Concordia navigava tra Civitavecchia e il Giglio, nel Medio Tirreno, e non al largo di Seoul. In Corea del Sud Schettino avrebbe avuto vita difficile. O forse non l’avrebbe avuta, se il processo prenderà fino in fondo la brutta piega che ha preso nelle ore scorse. I procuratori hanno infatti chiesto la pena di morte per Lee Joon-Seok, il capitano della Sewol, il traghetto sudcoreano affondato lo scorso 16 aprile. L’accusa ha anche indicato come pena da comminare agli altri imputati l’ergastolo (per tre membri dell’equipaggio) F e 30 anni di reclusione (per altri 11). Nel naufragio morirono oltre 300 persone, la maggior parte delle quali erano studenti di un liceo in gita scolastica. La Sewol viaggiava da Incheon, a ovest di Seul, verso l’isola di Jeju. Tutti e 15 gli imputati erano stati tra i primi a essere salvati dal traghetto che si capovolgeva, mentre una voce agli altoparlanti ripeteva ai passeggeri di rimanere al sicuro in cabina. In un video in possesso della guardia costiera si vede il capitano della nave che scappa dall’imbarcazione in mutande verso una scialuppa mentre molti passeggeri si trovano ancora sul traghetto. Lee si è scusato per avere abbandonato i passeggeri, ma ha detto che non era consapevole del fatto che la sua azione avrebbe portato così tanti morti. Si trattò di uno dei peggiori disastri in Corea del Sud da decenni e le autorità attribuirono la responsabilità della tragedia al sovraccarico della nave, al ritardo nei soccorsi e ad altre forme di negligenza. A oltre sei mesi dall’incidente, i corpi di 294 vittime sono stati recuperati, mentre altri 10 sono ancora dispersi. In Corea del Sud la pena di morte è prevista dal Codice penale, ma nel Paese è in vigore di fatto una moratoria per cui non vengono compiute esecuzioni dal dicembre 1997. 5 Martedì 28 ottobre 2014 Esteri IN BRASILE RIVINCE LA ROUSSEFF E DAL NOSTRO PREMIER NEANCHE UNA PAROLA SUL CASO DEL TERRORISTA ROSSO Renzi si congratula con chi “coccola” Battisti Ora possiamo dire addio alle già flebili speranze di estradizione di chi seminò morte negli anni di piombo di Igor Traboni l Brasile si tiene stretto , ma non strettissimo visto che ha vinto superando di poco il suo avversario, il presidente Dilma Rousseff. E l’Italia può dire addio – forse in maniera definitiva – all’estradizione di Cesare Battisti, il terrorista dei proletari armati comunisti che laggiù si è rifugiato, coccolato da quel governo di sinistra (e soprattutto dall’ex presidente Lula, di cui ora la signora Dilma è successore e ventriloquo). Ma super coccolato anche dal governo di sinistra-centro italiano, considerato che tra i primi a complimentarsi con il rieletto presidente brasiliano è stato ieri Matteo Renzi, senza però spendere nemmeno una mezza parola per Battisti, in segno quanto meno di solidarietà per le famiglie italiane che ancora stanno pagando le scorribande del terrorista rosso. Lo stesso Renzi che nei mesi scorsi aveva ricevuto in pompa magna a Roma l’ex presidente Lula – che nell’ultimo giorno del suo mandato presidenziale firmò per negare l’estradizione del terrorista italiano – anche in quell’occasione senza spendere neanche una virgola per I far conoscere al Brasile l’indignazione per tenersi tra palme e spiagge dorate chi ha seminato morte e terrore in Italia. Nessun cambio della guardia dunque alla guida del Brasile: Dilma Rousseff, presidente uscente che si ricandidava per il Pt, il partito dei lavoratori che fa riferimento proprio a Lula (e con molti esponenti finiti dentro per storie di tangenti), ha infatti ottenuto il 51,64% dei voti (54,5 milioni), sconfiggendo Aécio Neves, il leader socialdemocratico del Psdb, fermo al 48,36% (51 milioni). La distanza tra la leader progressista e quello conservatore è stata quindi di 3,5 milioni di suffragi, poco tutto sommato, se si pensa che dei 143 milioni di aventi diritto, oltre 30 milioni di brasiliani hanno preferito starsene a casa, nonostante da queste parti il voto sia obbligatorio. Un record assoluto (al pari del minimo scarto tra Dilma e Aécio) e significativo, soprattutto in un paese come il Brasile dove chi non va ai seggi senza giustificare la sua assenza per 4 anni non potrà chiedere un passaporto, né vedersi concedere crediti dalle due banche statali. Tra i primi a congratularsi con la Dima, come detto, il premier italiano Renzi: "A nome del governo italiano e mio personale desidero farle pervenire i più vivi rallegramenti per la rielezione a Presidente della Repubblica Federativa del Brasile e augurarLe pieno successo nell'espletamento del Suo Alto mandato. Le relazioni bilaterali tra Brasile e Italia sono eccellenti e articolate. Affondano le radici in una storia di contatti umani profondi, che ha mutualmente arricchito le nostre società e dato vita ad un legame che i nostri cittadini vivono come assolutamente speciale. I tradizionali rapporti economici presentano importanti opportunità di crescita, sia sul piano commerciale che degli investimenti, in particolare nei settori più avanzati. Il Brasile si appresta a partecipare ad Expo2015 con uno degli spazi espositivi più grandi. Il tema dell''Esposizione, Nutrire il pianeta - Energia per la vita’, rientra tra le priorità condivise dai nostri Paesi sul piano dell''agenda globale e offre eccellenti opportunità all''importante industria agro-alimentare brasiliana. Confido che nel corso del suo secondo mandato Brasile e Italia possano intensificare ulteriormente la collaborazione nel campo delle relazioni internazionali sia sul piano dei contatti bilaterali che nel quadro multilaterale e dei rapporti tra il Brasile e l''Unione Europea", conclude Renzi. Senza un accenno alla possibilità di rimandarci, perché sconti qui glie rgastoli cui è stato condannato, un connazionale che ne ha uccisi e resi invalidi altri. RISORSE PORTATE IN SVIZZERA? Fisco italiano raggirato: Msc crociere nei guai a guardia di finanza di Napoli ha eseguito due sequestri preventivi di beni, per complessivi 33 milioni di euro, nella disponibilità dell’amministratore delegato della Msc Crociere di Ginevra, Pierfrancesco Silvio Vago, e del presidente del cda della Msc Crociere di Napoli, Francesco Andrea Zuccarino. I due sono indagati rispettivamente per il reato di omessa dichiarazione dei redditi e di dichiarazione infedele. Dalle indagini della Procura di Napoli, culminate propri in questi sequestri,, è emersa l’esistenza, presso la sede della Msc Crociere spa di Napoli, di un’organizzazione occulta della Msc Crociere sa di Ginevra, che non avrebbe dichiarato redditi realizzati nel territorio nazionale per circa 38 milioni di euro, cui corrispondono imposte dirette evase per oltre 10,7 milioni di euro. Nell’ottobre 2006, Msc Crociere spa con sede a Napoli ha modificato il proprio oggetto sociale, da tour operator a intermediario dei trasporti, «trasferendo» l’attività di organizzazione e vendita dei pacchetti di crociere alla società ginevrina Msc Crociere sa, ma mantenendo le stesse funzioni svoltefino ad allora, ovvero l’organizzazione e la vendita di crociere nel territorio italiano. Infatti, presso la sede napoletana della Msc Crociere spa, è rimasta invariata, nonostante la modifica dell’oggetto sociale, la struttura organizzativa esistente prima della ristrutturazione del 2006 e quindi la società, scrive il procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli, «in forza di appositi contratti stipulati con la Msc Crociere sa di Ginevra con gli stessi precedenti compiti gestionali e amministrativi in modo tale da risultare una vera e propria sede di direzione, ossia una stabile organizzazione occulta della società svizzera». L 6 Martedì 28 ottobre 2014 Storia LO SPECIALE DE “LA GRANDE STORIA” DI DUE ANNI FA NE COGLIE ASPETTI CHE MERITANO UNA VALUTAZIONE Novantadue anni fa quel grido: Roma o morte! /1 28 ottobre 1922: le camicie nere marciano sulla Capitale - Cronaca delle prime ore di quella storica giornata di Emma Moriconi ono trascorsi novantadue anni da quel 28 ottobre 1922 in cui le camicie nere marciarono su Roma. Una ricorrenza della quale tanto si è parlato e scritto e sulla quale tanto ancora si dibatte. Una immensa mole di documenti, testimonianze, resoconti, riepiloghi, documentari è stata prodotta nel tempo sulla Marcia su Roma di Benito Mussolini. Quest’anno abbiamo scelto di prendere spunto da due fonti: la prima è un documentario uscito su Rai Tre per il ciclo La Grande Storia, a cura di Enzo Antonio Cicchino con la consulenza storica di Giovanni Sabbatucci. Si chiama “Mussolini: Marcia, Morte, Misteri”, ne abbiamo già parlato ai nostri lettori qualche giorno fa in merito alle vicende del “tesoro di Dongo”. Qui occorre tornare indietro nel tempo di 23 anni da quelle tragiche giornate di primavera del 1945. Lo speciale in questione, che affronta la vicenda mussoliniana scendendo nel dettaglio di documenti, spesso inediti, che ne videro l’ascesa e la parabola crescente e poi discendente, parte da una domanda: quali furono le ragioni dell’affermazione del Fascismo? E come S è stato possibile che un gruppo di persone, anche per molti aspetti male organizzate, facilmente sbaragliabili dal Regio Esercito, sia riuscito a prendere il potere? La figura centrale, in questa fase, è quella dell’allora Presidente del Consiglio Luigi Facta: la sua posizione nella fase subito precedente la fatale giornata del 28 ottobre è cruciale, la tensione è alta, i disordini non si contano, la rivoluzione è chiaramente in marcia e tutto ciò che Facta riesce a fare è suggerire al Re il decreto dello stato di assedio. Il documentario in oggetto fa il punto proprio su questo: Facta – dice – è un capro espiatorio, su di lui - uomo debole ed irresoluto – cadranno tutte le “colpe”. Lo storico Francesco Perfetti, che interviene nel corso dello speciale, dice che su Facta operavano, però, le pressioni di tutti, da Giolitti a Orlando a Salandra, che premevano per risolvere la crisi in cui l’Italia versava in un certo modo. Del resto, sarebbe corretto anche porre attenzione ad un fatto: il Fascismo per l’Italia non fu solo leggi razziali e guerra con conseguente sconfitta, sulle cui vicende si dovrebbe aprire un capitolo a parte. Esso fu, prima di tutto, la realizzazione di quello Stato sociale di cui il Paese tanto aveva bisogno, delle tanto agognate e mai prima di allora realizzate riforme. Ci fu un momento, intorno al 1936, in cui Rachele Guidi, la signora Mussolini, parlò al marito chiedendogli di lasciare la politica e di dedicarsi alla famiglia e al giornale: tanto aveva fatto Benito – disse – per l’Italia, smettendo in quel momento sarebbe diventato l’uomo simbolo del riscatto nazionale e dell’orgoglio di una Patria che mai prima di allora dalla sua unità aveva conosciuto un periodo tanto prolifico sotto tutti i punti di vista. Le cose non andarono così, le aspettative di Rachele non trovarono sbocco, tutti si opposero alla paventata possibilità che Mussolini lasciasse: l’Italia – dicevano – aveva ancora tanto bisogno di lui. Facile, dopo la sconfitta in una guerra logorante – della quale tanto si potrebbe dire – addossare a lui tutte le responsabilità. Troppo facile. La storia non si scrive con i “se”. Si scrive, piuttosto, immedesimandosi nell’epo- ca e nel sentimento popolare in cui certi fatti avvengono, sforzandosi di lasciare fuori pregiudizi di ogni sorta. Ecco perché occorre riflettere su quanto il Fascismo, in quel 1922 che volgeva al termine, fosse per l’Italia l’unica strada percorribile. Ma torniamo a passeggiare nel tempo: il Re, che il 27 ottobre è fuori Roma, comprende che la situazione è delicata e, in serata, rientra nella Capitale. Incontra Facta, che – come dicevamo - gli propone il decreto dello stato di assedio. Il sovrano sembra d’accordo, Facta prepara il testo e ne predispone l’affissione. Ma quel decreto, il Re non lo firmerà mai. Nella mattinata del 28 ottobre giungono telegrammi su telegrammi: cosa bisogna fare, insomma? Le autorità militari non sanno che pesci prendere in assenza del decreto. Alle 12,40 dello stesso giorno l’agenzia Stefani comunica che lo stato di assedio è revocato, il Re non ha firmato. Il secondo documento che prendiamo come spunto per le riflessioni odierne sull’epocale Marcia è un volume dal titolo “La lunga notte del 28 ottobre” di Gian Franco Venè, che reca la prefazione di Pietro Nenni. Ma di questo parleremo nella prossima puntata. (continua) L’INTERVISTA Edda Negri Mussolini parla al Giornale d’Italia: “Commemorate il nonno, ma con sobrietà” ono trascorsi 92 anni dalla storica "Marcia" e a Predappio, come ogni anno, si radunano tantissime persone per andare a portare un saluto all'uomo simbolo di quella rivoluzione. Ma oltre all'aspetto "pubblico" ce n'è uno "privato", intimo, che è quello che vive la nipote del Duce, ogni anno presente alla Santa Messa del mattino dell'ultima domenica di ottobre. Edda Negri Mussolini è una delle due figlie di Nando Pucci Negri e di Anna Maria, ultimogenita del Duce e di donna Rachele. Il Giornale d’Italia l’ha raggiunta e le ha richiesto un’intervista, alla quale Edda ha acconsentito con piacere. S Quali emozioni e quali riflessioni ti procura questa cerimonia? Fin da piccola sono sempre andata alle cerimonie commemorative della mia famiglia, (le più importanti sono il XXVIII ottobre, il XXVIII aprile e il XXIX luglio) e nel corso degli anni ho visto i cambiamenti che si sono susseguiti. All'inizio, quando era ancora in vita la nonna Rachele e poi Vittorio, alla Santa Messa era presente tanta gente, a celebrare la Messa vi era Padre Santucci, che all'Omelia faceva discorsi dove era presente il nonno e i suoi pensieri. Via via, purtroppo, sono venuti a mancare quasi tutti ed ora alle Messe ci sono solo io e spesso mia sorella Silvia, la moglie di Vittorio: Monica , la moglie di Romano: Carla Maria e la Romana, nipote della nonna Rachele. In Chiesa poca gente, la maggior parte è sul sagrato della tomba ad ascoltare Padre Tam, che quest’anno non è stato presente. Penso questo perché in Chiesa si ricorda il nonno non con ovazioni e omelie ad hoc, senza applausi e canzoni. In questo sono d'accordo con il Parroco e il Vescovo, la Chiesa è un luogo sacro e come tale va rispettato, trovo giusto ricordare il nonno tra i defunti, come una persona normale. Questo però non vuol dire che provi una grande emozione in quelle occasioni, in ogni caso si ricorda un uomo che ha cambiato la storia, spesso leggo le letture o la preghiera dei fedeli, sono di solito seduta alla destra dell'altare, come una persona comune, un fedele tra i fedeli. Mi ricordo in particolare la Messa del XXIX luglio 1983, al centenario dalla nascita del nonno … quanta gente e quanta emozione, La Chiesa era gremita di gente, non si poteva entrare, Padre Santucci fece una bellissima Omelia, ricordava il nonno e le sue gesta. Penso di non aver provato mai più un'emozione così grande ad una Messa commemorativa, certo era un'occasione speciale! Per il mondo intero Benito Mussolini è "il Duce", per te è "il nonno". Come vivi e come hai vissuto questa dualità? Fin da piccola mi hanno insegnato a scindere le due cose, la vita personale e la storia. In casa mi hanno sempre parlato del Duce come del nonno, di come viveva la vita normale di tutti i giorni, del suo rapporto coi figli, con la nonna Rachele, insomma di un uomo normale, come tanti, il nonno che ognuno di noi ha. Poi crescendo ho imparato a conoscere, a leggere dell'uomo di cui parla la storia, delle sue vicende legate all'Italia. Per me Benito Mussolini è sempre stato il nonno, quando venivo interrogata su quel periodo dicevo: "il nonno" poi mi correggevo e dicevo "il Duce" , ma prima di tutto per me era il nonno. Ho sempre cercato di essere obiettiva nel parlare di quel periodo storico, cercando di storicizzare gli eventi e non guardandoli con gli occhi e i racconti di chi li ha vissuti. Certo è che alcuni episodi che alcuni leggono io li ho sentiti raccontare dalla viva voce di chi li ha vissuti realmente, e quando ci penso mi viene da sorridere. Cerimonia, intima e solenne, da una parte. Slogan, braccia tese, canti e camicie nere dall'altra. È certamente bello sapere che, dopo tanti anni, tanta gente viene qui a portare un fiore e una preghiera, e non solo il 28 ottobre. È un vero e proprio pellegrinaggio tutto l'anno. Ma capita - non solo il 28 ottobre - che ci siano ostentazioni a volte non supportate da vera conoscenza e coscienza storiche. Cosa diresti a chi viene alla tomba del Duce a rendere omaggio a tuo nonno? Sono cresciuta con il culto dei morti, e per me il cimitero è un luogo sacro che va rispettato. Nel cimitero vi sono sepolte anche persone che potevano non pensarla come il nonno, e che vanno rispettate come deve essere rispettato il nonno. Mi spiego meglio: chi è sepolto al cimitero, anche se la sua anima non è più lì, va rispettato per quelle che erano le sue idee da vivo, quindi penso che vi siano luoghi in cui si può cantare, recitare slogan, o fare discorsi; altri, come il Cimitero, dove si debba avere un comportamento consono. Ed è vero quello che dici, a volte chi viene è ignorante, nel senso che ignora la storia, non sanno che cosa è accaduto il XXVIII ottobre o il XXVIII aprile, scambiano la nonna per la Petacci o mia madre per la nonna Rachele, sono piccole cose ma fanno pensare, e non è che venendo vestiti da gerarchi o con il fez in testa si onori di più il nonno. Dobbiamo incominciare a contestualizzare gli eventi ed incominciare a capire come realmente sono andate le cose. Rachele, con lei hai vissuto tanti momenti indimenticabili. Pensi che sarebbe d'accordo con te in questa analisi? Anche la nonna Rachele non amava queste ostentazioni e come ti ho detto mi ha insegnato il culto dei morti, il rispetto verso tutti e il fatto che la verità, brutta o bella che sia, va sempre detta, quindi credo che se fosse ancora viva andrebbe lì e in dialetto direbbe di non fare troppa baldoria, ma di avere un atteggiamento consono al luogo. Hai conosciuto a fondo la nonna [email protected] 7 Martedì 28 ottobre 2014 Storia EVENTO ORGANIZZATO DALLE ASSOCIAZIONI COMUNITÀ IDENTITARIA, DEX E ASICIAO “Sangue Sparso” conquista anche Verona Un dibattito pacato, rispettoso delle vittime degli “anni di piombo”, quando si rischiava la vita per difendere la propria identità di Chantal Capasso iamo a Verona, al cinema teatro Alcione. Si accendono le luci sul palco, tutti hanno appena visto il film “Sangue Sparso” di Emma Moriconi, c’è chi trattiene commozione, chi in un magico flash back ha rivissuto gli anni raccontati dalla pellicola e forse alcuni per la prima volta hanno visto come si viveva negli “anni di piombo”. Quel “piombo” che ha mietuto vittime innocenti, pesante come un macigno sulle teste di chi viveva ardentemente una propria ideologia, destra e sinistra. Quando le parole “destra” e “sinistra” avevano un’identità politica. Ma in questa pellicola “i cattivi” non sono i fascisti, ma non lo sono nemmeno i compagni. La morte non ha colore, lascia solo un immenso dolore a chi sopravvive. I protagonisti del dibattito, che ha seguito la riproduzione del film, colgono l’essenza del racconto di Emma Moriconi, loro hanno vissuto quell’epoca. Un dibattito pacato ma ardente nel raccontare la propria esperienza ma senza nessuna contrapposizione ideologica e politica, ma solo la testimonianza del comune sentire di quegli anni fatto di passione ma anche di dolore. S Dopo aver ascoltato, Emma Moriconi, la regista, che ha potuto tratteggiare la sua esperienza e sottolineare ciò che il film voleva rappresentare. Sul palco hanno preso la parola, Nadir Welponer, politico della sinistra, ha ricordato con piacere Nicola Pasetto, al tempo della loro presenza in consiglio comunale. Roberto Bussinello, avvocato, figura di spicco della destra veronese e oggi impegnato in Comunità Identitaria, una delle tre associazioni culturali che ha dato vita alla serata ha ricordato alcuni passaggi. Paolo Scaravelli, anche lui grande personaggio della destra veronese. Con loro presente anche Lucia Perina segretario generale della Uil di Verona che ha evidenziato come era il sindacato allora, come viveva la situazione ai tempi e come è oggi. Persone contrapposte politicamente ma unite nel rispetto delle idee reciproche, hanno ricordato quegli anni con nostalgia per quell'etica ormai svanita, per quel rigore che non c'è più. Tutti gli interlocutori hanno apprezzato la neutralità del racconto in pellicola di Emma Moriconi, facendo luce su come era difficile in quegli anni difendere e diffondere le proprie idee politiche. Tutti hanno pianto le proprie vittime. Ma nel contempo c’era una ardore, una voglia di cambiare il mondo in uno migliore, la volontà di dare un futuro ai propri figli e lo strumento era, ai quei tempi, la politica, nella vera accezione della parola, ossia l’amministrazione delle città (polis) alla quale tutti i cittadini partecipano per il bene dell’intera comunità. Significato andato perso negli anni, dove raggiungere posizioni di governo è solo strumento per il proprio arricchimento. Il dibattito ha donato un grande plauso al film, nelle cui vicende gli interlocutori si sono visti in prima persona, ognuno militando in fazioni diverse, ma ciò che emerso è quel bisogno di rispetto e di umanità, che dobbiamo alle vittime di quegli anni. Stesso sentimento suscitato anche nella sala. Doverosi i ringraziamenti a chi ha organizzato l’evento, le tre associazioni veronesi Comunità Identitaria, Dex e AsiCiao e ad Anna Zegarelli che ha moderato il dibattito. Grazie L’esperienza veneta: riflessioni a margine di una serata di condivisione e di memoria di Emma Moriconi ul treno che sferragliando ci riporta a Roma, mi capita di riflettere sulla serata veronese dedicata a Sangue sparso. Una bella occasione, penso, ricca di contenuti e con interventi di spessore. Un evento che, insieme ai tanti altri dedicati a questo film, mi resterà nel cuore. Ripenso alle parole di Roberto Bussinello, ai suoi ricordi e alla nostalgia per un’epoca fatta di purezza di intenti e di volontà, di voglia di giustizia sociale. Oggi non ne è rimasto niente, è tutto così diverso, e se, da una parte, la violenza politica non fa più tutti quei morti per le strade, dall’altra manca quello spirito grandioso e un po’ incosciente di lanciare il cuore oltre l’ostacolo … che amarezza. La constatazione , emersa nel corso della serata, “ma possibile che siano morti per niente?”, mi lascia un peso sullo stomaco che non riesco a mandare giù. Ci si scanna – penso - per un posticino al sole, ci si rincorre per arrivare prima dell’altro, ci si lanciano anatemi e ci si parla dietro alle spalle … ma davvero questo S nostro mondo si è ridotto a tanto? Con quella storia alle nostre spalle? Con quei morti nei nostri ricordi? Con quel sacrificio di tante anime giovani ed innocenti? Per questo sono morti? Amarezza. Bussinello sprigiona nostalgia da tutti i pori, mentre parla, gli occhi si accendono al ricordo di un tempo lontano fatto di fierezza e di voglia di cambiare il mondo, porta la discussione su livelli alti, parla di un nemico occulto, che era altrove, e non lo avevamo capito. Mi presentano Nadir Welponer, penso che tutti quei saluti romani, quelle croci celtiche e quei “Viva il Duce” presenti nel film potrebbero aver infastidito quel comunista di lungo corso, come pure i pugni chiusi potrebbero aver suscitato un certo disappunto nei “miei”. Nulla di tutto questo, constato con piacere. Il livello intellettuale e culturale è troppo alto, in questa sala, per scendere a certi livelli. Il dibattito fila maturo e consapevole di una storia che tutti noi abbiamo alle spalle, una vicenda umana e politica che ci ha visti contrapposti e che oggi ci vede seduti allo stesso tavolo a parlare proprio di quel tempo lontano in cui ce le siamo date di santa ragione. Evviva. Era tempo. Welponer parla dei suoi miti partigiani. Vorrei rispondergli, dirgli che quel mito non esiste, che quelli passati alla storia come eroi erano in realtà degli assassini. Decido di non farlo, per più di un motivo. Innanzitutto non è questa la sede, penso , augurandomi di incontrarlo di nuovo in futuro magari proprio per un dibattito sul tema guerra civile in Italia. Ma soprattutto non lo faccio perché, sentendolo parlare, ho potuto riflettere su alcune vicende. Intanto, ho compreso che lui, in quel mito, ci credeva davvero, e ci crede ancora. Non sono d’accordo con lui, non lo sarò mai, ma lo rispetto. Proprio perché crede. E questa stessa fede è ciò che ha accompagnato l’azione di molti di quei partigiani. Non entreranno mai nelle mie grazie, nessuno di loro, ma quelli che credevano in ciò che facevano credo vadano considerati un po’ come i tanti giovani di sinistra caduti negli anni di piombo: capri espiatori, vittime sacrificali di un disegno lontano ed incomprensibile a noi, che – rossa o nera che sia – abbiamo una fede. E dunque ci vuole rispetto. Welponer ed io continueremo a vivere agli estremi opposti: lui continuerà a credere nel mito partigiano, io continuerò ad urlare con tutta la voce che ho in corpo che il Fascismo fu la più grande rivoluzione sociale di tutti i tempi e che Mussolini fu il più grande statista che questo Paese abbia mai conosciuto. Forse – e me lo auguro – ci capiterà di confrontarci ancora, ma di certo ci rispetteremo per tutta la vita. Anche perché il suo ricordo di Nicola Pasetto mi ha commossa. Inoltre, in questo caso specifico, mi corre l’obbligo morale di ringraziarlo: la sua passione politica – naturalmente delusa - mi ha ricordato che siamo tutti esseri umani, e che siamo tutti italiani. E che Bussinello ed io, per esempio, possiamo stare allo stesso tavolo con un comunista e trovare con lui un dialogo costruttivo. Paolo Scaravelli rappresenta un pezzo della nostra storia più bella, che piacere averlo sul palco a fianco a me. Mi chiede notizie dei vecchi amici romani, è una persona gradevole. Anche a Lucia Perina avrei voluto dire qualcosa di più: per esempio che erano anni che non sentivo parlare del sindacato con la sua passione e anche con la sua fermezza. Mi sono limitata a dirle che se tutti i sindacalisti fossero come lei, io stessa potrei pensare di iscrivermi. Ed è vero. Purtroppo, però, credo che Lucia Perina sia una mosca bianca. Il che le fa certamente onore. Insomma a Verona il rosso e il nero hanno potuto dialogare, e questo è un risultato eccezionale. Lo si deve anche alla capacità di Anna Zegarelli di saper interpretare i sentimenti di ciascuno: la sua delicatezza e la professionalità nel moderare il dibattito hanno certamente agevolato le già buone intenzioni con cui si era partiti. Grazie quindi a tutti, in primis alle associazioni Dex, AsiCiao e Comunità Identitaria per averci voluto onorare della loro ospitalità. Grazie ancora una volta e sempre alla produttrice Sabrina Virgili e alla distribuzione Flavia Entertainment per aver creduto in un progetto difficilissimo, che solo grazie a loro ha visto la luce. Grazie alle belle persone che compongono l’ufficio stampa di Sangue sparso e, in questo caso, in particolare alla mia collega Chantal Capasso che ha vissuto con me la bella esperienza veronese. Grazie ancora una volta – non mi stancherò mai di farlo – agli attori e ai tecnici che hanno dato il massimo affinché quelle storie, che raccontano di sangue innocente sparso senza un perché, non rimanessero solo nella memoria della nostra comunità. 8 Martedì 28 ottobre 2014 Da Roma e dal Lazio DOPO IL SONDAGGIO ANTI-MARINO, IL CAPOGRUPPO D’AUSILIO PRESENTA LE DIMISSIONI, NON ANCORA ACCETTATE, E CHIEDE UN INCONTRO AL SINDACO Il Pd fa tutto da solo I democratici nelle prossime ore vedranno il primo cittadino per affrontare le enormi e gravi difficoltà emerse di Giuseppe Sarra arà Francesco D’Ausilio, capogruppo dimissionario del Pd in Campidoglio, a pagare il sondaggio anti-Marino che ha travolto come uno tsunami il sindaco di Roma. Dopo una riunione, durata quasi cinque ore, l’ex numero uno ha rimesso il mandato nelle mani dei colleghi “riconoscendo l’errore - ha spiegato - di metodo consistito nella mancata condivisione del sondaggio”. Ma davanti alle gravi difficoltà in cui versa l’amministrazione fotografate dal sondaggio Swg, “il sindaco e il Pd non possono far finta di niente o peggio ancora rimpallarci le responsabilità: così non si può andare avanti”. Dimissioni, però, che sono state congelate dagli altri consiglieri democratici. Il nodo si scioglierà nelle prossime. L’intenzione è quella di porre al sindaco i problemi oggettivi della città emersi dal sondaggio e capire come porvi rimedio. Non sarà semplice per un partito lacerato dalle correnti, anche se, ultimamente, ha dato dimostrazione di compattarsi nelle difficoltà. La realtà è triste. Il sondaggio ha confermato le gravi difficoltà in cui versa la giunta e la maggioranza capitolina, fotografando in che pessime condizioni è ridotta Roma. I numeri sono allarmati: solo il 16% approva il lavoro della giunta comunale, il 23% rivoterebbe l’attuale primo cittadino, il 35% degli intervistati sostiene che non è cambiato nulla dal suo insediamento, il S 40% dice che va addirittura peggio e il 54% sostiene che non funziona “nulla”. Per non parlare del pulizia, del degrado, della sicurezza, del trasporto pubblico, del decoro urbano, dei rifiuti, … Il 60% auspica una città “pulita”, il 31 dei sondati “vivibile, accogliente, curata”, il 29 percento “efficiente”. Cosa accadrà? I dem tenteranno di trovare la quadra, stilando un patto di fine consiliatura. Oppure, visto che i sondaggi li stimano ancora in testa, prenderanno tempo fino a quando non avranno scelto la persona giusta per il dopo Marino? L’europarlamentare del Pd David Sassoli, che non le ha certo mandate a dire fin in queste ore al sindaco Marino, scalpita. Intanto c’è chi sostiene che il sondaggio Swg sia stato pagato con i fondi del gruppo consiliare del Partito democratico. Un’ipotesi non smentita dai piddini. Tanto da spingere il vicepresidente del Consiglio regionale e capogruppo de La Destra Francesco Storace, nei giorni scorsi, a presentare un’interrogazione urgente al governatore Nicola Zingaretti. Storace ritiene necessario, si legge nell’interrogazione, che il Presidente del Consiglio provveda ad un deciso taglio dei fondi a disposizione dei gruppi consiliari di Roma Capitale. Il centrodestra è però allo sbaraglio. A svegliarlo ci sta pensando Storace, oltre a lanciare sulla Rete l’hastag #sloggiaMarino, quotidianamente cinguetta ironici tweet nei confronti della destra romana. Intanto si svuota il Nuovo centrodestra. Dopo aver perso il capogruppo Sveva Belviso, che ha fondato Altra destra, l’ex presidente dell’Assemblea capitolina Marco Pomarici, insieme a cinque consiglieri municipali, ha aderito alla Lega di Matteo Salvini. DRAMMA NELLA CAPITALE DAL LAZIO Cotral, nuovo cda che sa di sinistra a Cotral cambia volto. Ieri l’assemblea dei soci, su indicazione della Regione Lazio, ha nominato il nuovo consiglio di amministrazione della società laziale dei trasporti. Il nuovo amministratore delegato sarà Arrigo Giana, già direttore della Pianificazione e Finanze dell’Atm di Milano. Il presidente è stato nominato l’ex assessore ai Trasporti della Provincia di Roma durante la giunta Zingaretti, Amalia Colaceci. Sempre in quota Pd, il consigliere Paolo Toppi e i dirigenti regionali Marco Marafini e Rosalba Bellotti. All’ad andranno 170mila euro l’anno, al presidente 100mila e al consigliere Toppi 40mila, mentre saranno gratuiti gli incarichi dei due dirigenti regionali. Oltre a un augurio di buon lavoro al nuovo cda, il presidente uscente Domenico De Vincenzi ha spiegato che “consegniamo una società finalmente stabile, caratterizzata, grazie al lavoro svolto negli ultimi tre anni, da una fase positiva che, allo stato attuale, conferma un trend favorevole anche per il 2014”. L’azienda, pur applicando i principi stabiliti con la spending review, è riuscita a chiudere il bilancio 2013 con un attivo di circa G.S 2,6 milioni di euro. L FONTE NUOVA Strage a San Giovanni, ipotesi omicidio-suicidio L’ultimo saluto al piccolo Cristian e a papà Stefano Trovata morta, insieme ai due figli, la terza lotta tra la vita e la morte. Ferito il marito. Ancora oscura la dinamica dei fatti Un lungo applauso, un volo di palloncini gialli e rossi e le note di “Roma Roma” hanno accompagnato i feretri cene da film horror in via Carlo Felice, in zona San Giovanni, nella Capitale. L’appartamento dell’orrore si trova al quarto piano del civico 69, in uno stabile occupato nel 2003 dal movimento Action dove risiedono in totale 35 famiglie, tra loro sudamericani, maghrebini, immigrati dall’est Europa. Quando alle 15 di ieri i poliziotti sono giunti in via sul posto, una volta entrati nell’appartamento, non potevano credere ai loro occhi: Khadia Fatkani, 40enne marocchina, riversa nella vasca con una cinta attaccata al collo. I suoi tre figli, invece, sono stati trovati in una pozza di sangue in stanze differenti: due di loro, il più grande e il più piccolo, di nove e quattro anni, uccisi a colpi di arma da taglio, mentre la seconda, di cinque anni, gravemente ferita, è ricoverata all’ospedale San Giovanni dove è stata sottoposta a un disperato intervento chirurgico e lotta tra la vita e la morte. Molti i dubbi degli investigatori che non escludono alcuna ipotesi, anche se la tragedia sa- S n cielo pieno di palloncini gialli e rossi le note di “Roma Roma” di Antonello Venditti, hanno accompagnato, con un lungo e caloroso applauso, il passaggio del feretro di papà Stefano, che lavorava come stuart allo Stadio Olimpico, e della piccola bara bianca dove riposa il piccolo Cristian De Amicis, travolti martedì scorso da una Opel Tigra guidata da un romeno, accusato di duplice omicidio, sulla Nomentana mentre tornavano a casa dopo aver assistito alla partita di Champions League Roma-Bayern Monaco. Un mare di gente a Fonte Nuova, nella Capitale, per dare l’ultimo saluto a papà Stefano e al piccolo Cristian nel segno dei colori della Roma come le corone poste all’ingresso della parrocchia Gesù maestro. Una delegazione delle società sportive Santa Lucia e Fontenuovese calcio, le squadre dove giocavano il piccolo e il suo papà, hanno formato un piccolo corridoio all’uscita della chiesa, ad accompagnare il passaggio di Luana, mamma di Cristian, sorretta dai parenti. Tantissimi i messaggi lasciati dai parenti, dai conoscenti e dagli amici che si uniscono a quelli provenienti dagli stadi italiani nell’ottava giornata di campionato di Serie A: le maestre della scuola dell’infanzia ‘Piazza Colleverde’ si “uniscono al dolore di mamma Luana”, “riposa in U rebbe maturata a seguito di una lite familiare. L’idea è che si sia trattato di un omicidio suicidio. Sarebbe stata la 40enne a uccidere i bambini e poi a togliersi la vita. In casa sono state trovate anche due mannaie. Da chiarire inoltre la posizione del marito di Khadia. Alle 4 e 40 di lunedì l’uomo, Indris questo il suo nome, si è presentato all’ospedale San Giovanni, riportando una ferita d’arma da taglio all’addome. “Hanno tentato di rapinarmi e mi hanno accoltellato”, avrebbe detto al personale medico. Una ricostruzione che non convince gli investigatori. A ferirlo sarebbe stata Khadia nel corso di una lite, ma per coprila l’uomo ha inventato la rapina. Alle prime luci dell’alba, ha provato a chiamare a casa. Il telefono squillava inutilmente. Poco dopo si è rivolto ad un amico chiedendogli di andare a casa a vedere se fosse successo qualcosa. Poi la triste scoperta. Non è ancora chiaro cosa abbia fatto scatenare la furia omicida. Nel tardo pomeriggio il direttore sanitario del San Giovanni, Salvatore Passafaro, ha fatto sapere che “l’intervento chirurgico principale è riuscito” ma fino a ieri sera non poteva ancora dirsi fuori pericolo di G.G. vita. pace PORTIERINO”, scrivono gli amici del piccolo Cristian, “ora sei il mio angelo custode piccino. Vienimi a trovare nei sogni con il tuo papà. Zia”. “È bello per noi pensare a Cristian e Stefano come due angeli che ora vivono in paradiso ha detto il parroco durante l’omelia - Ci sarà speranza se da questa morte impareremo a vivere bene, essendo cittadini più responsabili, anche quando usiamo mezzi di trasporto. Solo allora sapremo che queste morti non sono state vane, ma avranno avuto un senso”. Infine il parroco ha rivolto un messaggio a Luana. “L’altra grande speranza - ha concluso è che un giorno ci ritroveremo tutti in paradiso e mamma Luana potrà riabbracciare il piccolo M.C. Cristian e il suo sposo Stefano”. 9 Martedì 28 ottobre 2014 Dall’Italia FEMMINICIDIO A CATANIA Lo rifiuta: uccisa a coltellate dall’ex senegalese Veronica Valenti è stata massacrata nella sua Peugeot. Lo straniero, finito in manette per omicidio premeditato, ha confessato: “Ho pensato: se mi dice di no l’ammazzo” i era rifiutata di tornare con lui. Per questo un senegalese di 27 anni, Gora Mbengue, ha ucciso la sua ex Veronica Valenti di 30 anni. È l’ennesimo caso di femminicidio quello avvenuto a Catania nella serata di domenica, quando la vittima, originaria di Belpasso, è stata massacrata a coltellate nella zona della stazione centrale. L’uomo è stato arrestato dalla squadra mobile e ha confessato spontaneamente di averla assassinata al culmine di una lite, perché lei aveva rifiutato di riallacciare la loro relazione. La segnalazione alla polizia era giunta da alcuni abitanti della zona che avevano raccontato di una violenta lite e di un uomo, verosimilmente un africano, che si era allontanato dal luogo del delitto. Quando gli agenti sono arrivati in loco per la donna non c’è stato più nulla da fare: il suo corpo era accasciato sul volante della sua vettura, una Peugeot 106 nera, posteggiata. Dell’assassino invece nessuna traccia. S Sin da subito la polizia aveva ritenuto probabile che il movente del delitto fosse da ricondurre alla sfera personale della vittima e per questo ha indagato sulle sue ultime frequentazioni. Inoltre, gli agenti avevano trovato il coltello e due ciabatte, una dentro l’auto ed una vicino la vettura e la loro presenza lasciava ritenere che l’autore del delitto abitasse nelle immediate vicinanze. Non è stato difficile risalire al senegalese. Le indagini della polizia hanno permesso di accertare che la vittima, che lavorava come impiegata in una ditta di mobili, aveva avuto una relazione con il 27enne che abitava proprio in via Terrazzano, dove è stato commesso il delitto. È scattata subito una ricerca dell’ex fidanzato che è stato bloccato alle prime luci dell’alba in via del Plebiscito e non ha opposto resistenza alla polizia. Arrestato dalla squadra mobile della Questura, il 27enne ha immediatamente confessato di averla assassinata al culmine di una lite perché lei aveva rifiutato di riallacciare la loro relazione. “Sono sceso di casa con un coltello in mano e ho pensato: se mi dice no l’ammazzo”. Proprio dalla sua ricostruzione dunque è emersa la premeditazione del delitto: il senegalese, infatti, all’appuntamento con la giovane aveva portato con sé un coltello e non appena la vittima gli ha detto che non voleva riallacciare la relazione con lui l’ha assassinata colpendola numerose volte nel lato sinistro dell’addome e nella schiena. Dopo l’interrogatorio lo straniero è stato condotto in carcere: per lui l’accusa è di omicidio volontario premeditato (foto: La Sicilia) Sull’omicidio la Procura di Catania ha aperto un’inchiesta. Indagini sono in corso per accertare se il senegalese sia in possesso del permesso di soggiorno o sia un irregolare. Barbara Fruch MESTRE – LA DISAVVENTURA DI UN’ANZIANA In ospedale per curarsi: i rom occupano casa Nell’appartamento dell’Ater, rimasto sfitto per alcuni mesi, si era sistemata una nomade incinta. Dopo alcune ore di trattativa la donna se n’è andata M entre si trovava ricoverata in ospedale i rom le hanno occupato casa. È la triste disavventura di un anziana 93enne avvenuta a Mestre. La donna da molti anni risiede in quell’appartamento dell’Ater in rione Pertini, per cui paga regolarmente l’affitto. Somma versata anche nei mesi in cui si trovava ricoverata in una struttura ospedaliera in seguito ad una brutta caduta che le ha causato una frattura alla gamba. Peccato che in quel periodo, data la sua assenza, la casa sia rimasta incustodita. Fatto che ha immediatamente attirato l’attenzione di alcuni rom, ponti ad occupare lo spazio domestico. A stanziarsi infatti nell’appartamento è stata una donna incinta. La scoperta risale a sabato sera, verso le 21, quando un vicino di casa dell’anziana di 93 anni ha chiamato la figlia, dicendole di aver visto un uomo arrampicarsi fino al terrazzino, forzare la porta finestra e mettere piede all’interno. Sapeva forse che da diverso tempo che la padrona era ricoverata per una frattura a una gamba. Dopo aver forzato l’ingresso l’uomo se ne sarebbe andato “sistemando” all’interno la donna gravida con un bambino. L’intrusa, dal canto suo, non ha fatto molto per nascondere la propria presenza: quando la figlia della 93enne è arrivata ha trovato tranquillamente l’occupante. “Quando sono arrivata sabato sera mi sono trovata di fronte ad una scena allucinante – racconta la figlia dell’anziana – in terrazzino che fumava una sigaretta c’era una donna in avanzato stato di gravidanza e un bambino”. Immediatamente è scattato l’allarme alla polizia, intervenuta sul posto con due volanti che si sono scontrate con l’irremovibile intenzione della gestante, nomade, di non andarsene. La donna infatti insisteva proprio sulla sua particolare condizione. “Sono incinta, non potete toccarmi – avrebbe detto più volte agli agenti – Ho bisogno di un posto dove crescere i miei figli”. Dopo alcune ore di trattativa con la polizia la donna e il suo bambino hanno accettato di liberare la casa, complice anche una piccola rivoluzione messa in atto dagli altri abitanti della palazzina stanchi delle continue occupazioni. Sembra infatti che questo sia stato il terzo episodio in appena un mese. Vedendo le case sfitte infatti i rom non solo le occupano CHIETI SCALO – FATALE UN COLPO DI SONNO Auto nel fiume: muoiono fratello e sorella Pierpaolo e Valentina Timperio stavano rientrando dopo una serata di lavoro nel bar che gestivano La loro vettura precipita per dieci metri nel vuoto, un amico tenta il soccorso ma è inutile n terribile incidente ed un fatale destino ha colpito due giovani ragazzi. Erano fratello e sorella, morti a bordo di un auto precipitata nel fiume Foro. Lavoravano insieme in un bar di Chieti Scalo, stavano tornando a casa a Miglianico su una Fiat 500 rossa, le quattro di notte, un colpo di sonno, il forte impatto, la morte per entrambi. Pierpaolo Timperio, 27 anni, e Valentina, di 23, imboccano il primo tratto della bretella che dalla rotatoria della Val di Foro sale a Miglianico, sono passate le 4 di domenica notte. I giovani sono stanchi dopo aver lavorato all’Italians bistrot di Viale Abruzzo, locale da loro gestito. Alla guida è Valentina che conduce l’utilitaria in quel tratto buio e U sconnesso di strada provinciale che curva leggermente a destra prima del ponte che attraversa il fiume Foro. Ma, probabilmente, un colpo di sonno non le permette di tenere la strada, l’auto non percorre la curva ma va dritta verso il precipizio, si schianta contro un albero tranciandolo di netto e precipita per dieci metri, capovolgendosi almeno tre volte prima di piombare al centro del letto del fiume che non supera il metro di profondità. I ragazzi sono morti sul colpo. Il tutto è accaduto a poco più di due chilometri da casa, in contrada San Pantaleone a Miglianico. L'allarme è stato dato da un amico che passava in auto sulla stessa strada. Inutili i soccorsi: per i due giovani, purtroppo, non c'è stato nulla da fare. Sul posto sono intervenuti il 118, i vigili del fuoco e i carabinieri di Ortona. I corpi vengono estratti dall’abitacolo schiacciato, adagiati sul letto del fiume dalla parte di Miglianico e coperti con lenzuola. Tre ore dopo, la gru dei vigili tira su la 500 rossa mentre la strada si riempie di amici, parenti. Ad avvalorare la tesi del colpo di sonno, ipotizzato dagli inquirenti è la mancanza dei segni di frenata sull’asfalto pieno di buche. Tra i primi a raggiungere il luogo dell’incidente, il sindaco di Miglianico, Fabio Adezio, che conosceva bene i due ragazzi e i genitori, e si è detto completamente distrutto dalla tragedia. Chantal Capasso ma pretendono addirittura di poterci rimanere malgrado all’interno ci siano mobili, vestiti ed effetti personali degli ignari padroni. Non sono mancate le polemiche, anche da parte di politici. Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord, appena appreso la notizia, ha subito pubblicato un post su Facebook e Twitter: “A Mestre un’anziana di 93 anni, ricoverata in ospedale per una frattura, si è ritrovata con la casa occupata da una rom. Questa ‘brava ragazza’, visto che era incinta, non voleva andarsene, e solo l’intervento di Polizia e soprattutto degli altri inquilini regolari l’ha costretta a liberare l’appartamento. Roba da matti, ormai vige la legge della giungla. È il momento di tornare padroni in casa nostra. Case popolari occupate? Da sgomberare, subito. E da riassegnare con priorità ai cittadini italiani. Per qualcuno è ‘razzismo’? Chissenefrega”. Il post ha ottenuto molti consensi: segno, questo, che conferma di come i cittadini, italiani, siano stanchi delle prepotenze degli stranieri incapaci di rispettare le leggi di un Paese. Miriana Markovic 10 Martedì 28 ottobre 2014 Dall’Italia SPUNTA UN FAX CHE ANNUNCIA L’ONDATA DI MALTEMPO, MA VIENE IGNORATO Catastrofe annunciata, è polemica su Pizzarotti La Prefettura invia un documento al Comune annunciando l’allerta 1, ma nessuno lo vede prima di 48 ore. L’opposizione attacca il Sindaco: “È ora che si dimetta” ono destinate a non placarsi le polemiche sull’alluvione che ha messo in ginocchio la città di Parma, arrecando danni per cento milioni di euro. A due settimane dall’ondata di maltempo spunta un fax che informava dell’allerta che sarebbe stato ignorato. Secondo il “Corriere della Sera”, che per primo ne ha riportato la notizia, il documento è arrivato sabato 11 ottobre alle ore 13.49 ma protocollato solo lunedì 13 ottobre, il giorno dell’esondazione del Baganza. Gli uffici del Comune avevano ricevuto il documento che richiedeva l’attivazione della fase di attenzione, quindi, ben prima che i torrenti iniziassero ad alzarsi. “Allerta per condizioni meteorologiche avverse a partire da domenica 12 fino a martedì 14 ottobre”, recitava il fax, che prevedeva “rapidi innalzamenti dei livelli dei corsi d'acqua minori con limitati fenomeni di inondazione”. Si tratta di un’allerta di tipo 1: essa prevede la possibilità di pericoli per la popolazione civile e danni alle abitazioni e che impone al sindaco di informare i cittadini. Quando arriva il fax, però, nessuno se ne accorge. Gli uffici comunali, probabilmente, sono chiusi e Pizzarotti a Parma non c’è: é impegnato al Circo Massimo a Roma per la tre giorni di manifestazioni del Movimento cinque stelle. S Nulla si muove, fino a lunedì, quando la comunicazione della Prefettura (ricevuta dall’Agenzia regionale di Protezione civile) viene protocollata dal Comune. E la prima comunicazione non arriva fino alle 17.45 di lunedì, quando evidentemente è già troppo tardi. La città si trova già sotto scacco del maltempo. Mentre la Procura di Parma ha aperto un fascicolo per disastro colposo ad attaccare il sindaco di Parma è l’opposizione. Il consigliere del Pd Nicola Dall’Olio ha dichiarato “Pizzarotti ha ricevuto l’allerta all’inizio del pomeriggio di lunedì 13 senza fare nulla fino a sera”. Polemiche anche nel centrodestra.“Pizzarotti si dimetta, ha ignorato l’allarme della Prefettura sull’alluvione a Parma. Se il sindaco fosse rimasto al suo posto invece di andare al Circo Massimo, le cose sarebbero state diverse e avremmo evitato buona parte di quello che è successo – scrive sulla sua pagina Facebook Fabio Rainieri, segretario nazionale della Lega Emilia – Così a causa della leggerezza del sindaco la città è stata invasa dall’acqua e la conta dei danni ammonta a oltre 100 milioni di euro. Pizzarotti è il momento che tu faccia finalmente una cosa giusta e doverosa nei confronti di Parma: dimettiti!”. Fe eco Francesca Gambarini, candidata al Consiglio Regionale per Forza Italia. “Il sindaco Pizzarotti si prenda le sue responsabilità, spieghi ai cittadini perché non ha fatto nulla e poi si dimetta”. Il primo cittadino, dal canto suo, si difende. “Di fax del genere qui in Comune ne arrivano in continuazione, cosa dovrei fare evacuare la città ogni volta? piuttosto sarebbero necessari mezzi di controllo come telecamere e sensori basati su dati e rilevazioni reali e non sulle previsioni meteo” ha dichiarato inizialmente Pizzarotti, salvo poi precisare: “Non è arrivato il fax della Prefettura, quindi quello di preallarme e di allarme non sono arrivati, ma mi hanno chiamato telefonicamente alle quattro e mezza di lunedì”. Una vicenda, dunque, che sta facendo discutere. Bisognerà ora accertare le responsabilità di una catastrofe, a quanto pare, annunciata, che si sarebbe potuta evitare. Carlotta Bravo A MILANO E A UDINE CHIESTO L’ANNULLAMENTO DELLE NOZZE OMOSESSUALI Unioni gay: prefetti contro i sindaci matrimoni gay trascritti dai Comuni devono essere cancellati. È quanto richiesto dai prefetti, sia di Milano che di Udine, rispettivamente ai due sindaci. Nella citta lombarda Francesco Paolo Tronca “ha invitato il sindaco Giuliano Pisapia, nella sua qualità di Ufficiale di stato civile e di Ufficiale di Governo, a procedere alla cancellazione delle trascrizioni dei matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso. Ciò – si legge nella nota – ai fini della regolare ed uniforme tenuta dei Registri dello stato civile, alla cui salvaguardia il Prefetto è preposto secondo le norme vigenti”. I Il 10 ottobre scorso, il prefetto, aveva chiesto al Comune di Milano la trasmissione di tutti gli atti in essere riguardanti la trascrizione compiuta il giorno prima dal sindaco Pisapia di sette matrimoni omosessuali celebrati all’estero. Da Palazzo Marino è arrivata la risposta di Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali: “Quello del prefetto mi pare un atto dovuto ma il problema è politico e non formale. Il parlamento e il Governo dovrebbero ribellarsi al conservatorismo di Angelino Alfano, superato perfino da Forza Italia”. Intanto anche a Udine, il prefetto Provvidenza Delfina Raimondo, ha ordi- nato al sindaco Furio Honsell l’annullamento d’ufficio della trascrizione, effettuata nel registro degli atti di matrimonio, delle due donne, di cui un’udinese, residenti all’estero e celebrato il 6 febbraio 2010 ad Hermanus (Sudafrica). “Nella veste di ufficiale di stato civile – si legge nella lettera del prefetto – chiedo di dare tempestiva esecuzione al presente provvedimento, procedendo agli adempimenti materiali conseguenti all’annullamento, con l’annotazione, a margine della trascrizione illegittimamente effettuata, del provvedimento prefettizio di annullamento, e dando assicurazione, senza ritardo, dell’avvenuto espletamento di dette operazioni”. Al termine della missiva si legge che sul provvedimento prefettizio e' ammesso il ricorso al Tribunale amministrativo regionale entro 60 giorni e al presidente della Repubblica entro 120 giorni dalla notifica. La replica di Honsell non è tardata: “Stiamo valutando in queste ore la richiesta pervenuta dal Prefetto, anche perché è una novità che credo non abbia precedenti in Italia, dal momento che gli annullamenti fino ad ora disposti sono stati ordinati dai tribunali e non dalle prefetture. Si tratta infatti di casi giuridicamente molto complessi e che richiedono quindi un’attenta analisi”. Di certo la legge in Italia è chiera: non è possibile che ci si sposi tra persone dello stesso sesso. Barbara Fruch CATANIA FOGGIA Rubano una bara per chiedere un riscatto Assalto a portavalori, colpito un vigilante anno sequestrato una bara con l’intenzione di chiedere un riscatto. È avvenuto sabato scorso nel cimitero di Aci Catena, in provincia di Catania. Pare che sabato notte alcuni ignoti si siano introdotti nel camposanto del paese, dove, dopo aver aperto la cappella di famiglia di un noto imprenditore locale adesso in pensione, sono riusciti a trafugare la salma. Si tratta della sorella dell’imprenditore, deceduta nel 1997. Nella stessa giornata di sabato l’imprenditore ha ricevuto una telefonata anonima: dall’altro H capo della cornetta c’erano i “rapitori” della bara che per la restituzione della salma hanno chiesto all’uomo un riscatto di 50 mila euro. Ma l’imprenditore non ha voluto cedere al ricatto e ha chiamato le forze dell’ordine. La vittima ha denunciato il tentativo di estorsione ai carabinieri della compagnia di Acireale Immediatamente sono avviate le indagini per tentare di individuare gli ignoti rapinatori e restituire così il corpo ai suoi familiari. Non è la prima volta che le salme vengono trafugate per chiedere un riscatto. Tra i di- ssalto a portavalori nel Foggiano. Un furgone della “NP Service” è stato assaltato da quattro rapinatori che avevano il volto coperto da passamontagna ed erano armati con fucili e pistole. Il colpo è stato portato a termine ieri mattina intorno alle 10,30 davanti ad una banca di Monte Sant’Angelo, e avrebbe fruttato circa 70mila euro. Il mezzo, con tre guardie giurate a bordo, si era fermato nei pressi della Banca Popolare di Milano per ritirare il denaro, quando quattro malviventi, che si erano nascosti in un altro furgone risultato rubato, sono A versi episodi di ricorderà quello del feretro di Mike Bongiorno trafugato dal cimitero di Dagnente, una frazione di Arona e ritrovato a Vittuone, in provincia di Milano. Anche in quell’occasione, due persone, poi arrestate avevano cercato contatti con la famiglia del celebre presentatore con lo scopo di ottenere denaro. usciti e hanno sparato, a scopo intimidatorio, alcuni colpi di fucile in aria. Secondo una prima ricostruzione un vigilantes avrebbe tentato di reagire, ma uno dei malviventi lo ha colpito in testa, con il calcio della pistola. I rapinatori sono riusciti a pren- dere solo un plico, contenete circa 70mila euro. Subito dopo il commando è fuggito a bordo di una Fiat Brava e ha disseminato la strada di chiodi. L’auto, rubata nel chietino, è stata ritrovata dopo circa un chilometro da poliziotti del commissariato di Manfredonia. Sull’episodio sono in corso le indagini dei carabinieri di Monte Sant’Angelo, della compagnia di Manfredonia e del comando di Foggia che stanno visionando i filmati delle telecamere di sicurezza della zona. 11 Martedì 28 ottobre 2014 Sport STASERA L’ANTICIPO SALVEZZA TRA SASSUOLO E EMPOLI. DOMANI IN CAMPO LE BIG, GIOVEDÌ C’È VERONA-LAZIO E’ ancora Serie A, ma 4 panchine sono bollenti L’Inter si gioca tutto contro la Sampdoria, se perde Mazzarri può saltare. Sullo sfondo c’è anche Mancini. Sulla TIFOSI E GIOCATORI LO SUPPLICANO DI RESTARE graticola pure Bisoli (Cesena), Iachini (Palermo) e Donadoni (Parma) di Bernald Shehaj eanche il tempo di esultare per le vittorie conseguite o strapparsi i capelli per quelle sfuggite. La Serie A torna in campo immediatamente oggi, con l’anticipo della 9° giornata tra Sassuolo e Empoli. Uno scontro salvezza, con i neroverdi sulle ali dell’entusiasmo per la vittoria contro il Parma e i toscani nel caos dopo il rocambolesco k.o. (0-4) rimediato col Cagliari di Zeman. Il preludio di una 3 giorni di fuoco, che si concluderà giovedì sera con il posticipo tra Verona e Lazio. Nel mezzo, il big match tra Inter e Sampdoria. Il destino di Mazzarri è legato ai prossimi 2 incontri. A decidere le sorti del tecnico toscano, potrebbe essere proprio l’ex Mihajlovic. Che parte da una posizione di forza (i blucerchiati insieme all’Udinese sono la splendida sorpresa e realtà della stagione) e dalla sua c’è la “voce” insistente di un futuro interista (stagione 2015-2016), anche dopo il distacco di Moratti. Ma attenzione all’ipotesi Mancini, che ha allenato i nerazzurri dal 2004 al 2008 vincendo 3 scudetti, 2 Coppe Italia e altrettante supercoppe italiane. A Cesena il tecnico di Jesi era in tribuna ad assistere alla vittoria risicata di Hernanes e compagni. Niente di strano per un allenatore in “ferie”. Ma in chiave Inter, è evidente, tutto ormai fa sensazione. La cosa certa è che sabato sera il destino di Mazzarri, dopo l’incontro con il Parma, sarà scritto. N Mercoledì toccherà anche alle 2 big del campionato, Juve e Roma. I campioni d’Italia saranno di scena allo stadio Marassi, di fronte un Genoa galvanizzato dal successo in rimonta con il Chievo. Morata prenderà il posto di Llorente, che con il Palermo ha ritrovato la via del gol. A riposo Pirlo, che potrebbe far spazio a Pogba per rifiatare in vista del testacoda con l’Empoli. I giallorossi, dopo la disfatta rimediata con il Bayern in Champions e il pareggio a reti bianche con i blucerchiati, sono chiamati al riscatto. Una sfida che sulla carta avrebbe poco da dire ma che, alla luce delle motivazioni che muoveranno i giocatori, potrebbe rivelarsi insidiosa se presa sotto gamba dai padroni di casa. Gli ospiti infatti non vincono dalla prima giornata e anche la panchina di Bisoli è piuttosto traballante. C’è quindi forte necessità di racimolare punti e i bianconeri contro l’Inter hanno dimostrato di non essere una vittima sacrificale. Garcia VITTIMA DI UN TENTATIVO DI RAPINA A CASA DELL’AMANTE Ucciso il capitano del Sudafrica ncora una tragedia scuote il Sudafrica. Senzo Meyiwa, portiere e capitano dei Bafana Bafana, è stato ammazzato a colpi di arma da fuoco durante un tentativo di rapina avvenuto a Vosloorus, un sobborgo di Johannesburg, mentre si trovava a casa della sua amante. Ad ucciderlo, uno dei 2 malviventi entrati nell’appartamento. Gli spari – secondo le prime ricostruzioni – sarebbero stati causati da un tentativo di reazione da parte dell’ormai ex estremo difensore degli Orlando Pirates. La polizia ha offerto una ricompensa a chi dovesse fornire informazioni che contribuiscano al loro arresto. Tant’è, i delinquenti sono ancora a piede libero. E lo sport sudafricano ripiomba nell’orrore: “Sono devastato dalla perdita del nostro simbolo e amico”, ha twittato dall’Inghilterra il centrocampista del Doncaster Dean Furman. Non solo parole di cordoglio e solidarietà. Una pioggia di insulti sempre via twitter è stata infatti indirizzata nei confronti di Kelly Khumalo, cantante, attrice e amante dello sfortunato calB.S. ciatore, già sposato con un’altra donna. A deve fare a meno di Manolas, squalificato. La coppia dei centrali sarà composta da Astori e Yanga Mbiwa. A centrocampo turno di riposo per Pjanic, con Florenzi titolare. In attacco, oltre a Gervinho, spazio a Ljajic e Destro, con Totti in panchina anche in vista della partitissima con il Napoli in programma sabato pomeriggio. Sfida interessantissima tra la Fiorentina di Montella e l’Udinese di Stramaccioni. Che si è portata al terzo posto in classifica e non vuole più mollarlo. Partita all’insegna del gol quella tra Cagliari e Milan. Di fronte il miglior attacco, quello dei rossoneri e la squadra che gioca il calcio più offensivo della Serie A. Dopo la rocambolesca vittoria col Verona, il Napoli dovrà fare i conti con un’Atalanta in cerca di disperati punti salvezza. Il fattore “HH” (Higuain-Hamsik) è tornato a fare la voce grossa, ma allo stadio Atleti Azzurri d’Italia, per fare bottino pieno la ban- da Benitez dovrà faticare e non poco. Dal Torino al Torino, la parabola del Parma. La sera del 18 maggio scorso i ducali guadagnavano l’accesso all’Europa League. Salvo poi inchinarsi di fronte alle decisioni dell’Uefa per lasciar spazio ai granata. Cinque mesi sono un’eternità. Dal sogno all’incubo. Perché mercoledì i gialloblu scenderanno in campo all’Olimpico di Torino da fanalino di coda del nostro campionato. Crisi societaria, di risultati e di gioco. Tre soli punti in otto giornate. Un crescendo di delusioni che ha raggiunto l’apice sabato sera con il Sassuolo. Quando il più improbabile dei derby emiliani ha visto i neroverdi camminare sulle macerie ducali nel pesantissimo 1-3 del Tardini. Un mercato deludente con cessioni illustri ha portato la squadra alla deriva. Ma adesso il Parma deve rialzarsi. Proprio contro il Toro. Altrimenti per Donadoni sarà addio. Sfida tra deluse quella tra Palermo e Chievo. Iachini non ha chance, o vince o va a casa. La 9° giornata si chiude col botto. Il Verona per riscattare la goleada rimediata al San Paolo, la Lazio per ingranare la quinta (vittoria consecutiva). I biancocelesti non hanno nessuna intenzione di arrestare la marcia e sognano un’altra vittoria. L’ennesima. Per scalare posizioni in classifica e avvicinarsi al traguardo nascosto, i preliminari di Champions. Un sogno a portata di mano, nonostante il brutto inizio di stagione. Gattuso ritira le dimissioni: rimane all’Ofi Creta na vita da Ringhio. Mettendo davanti a tutto il cuore ancor prima che la gloria. Lo stesso che gli ha permesso di fare un dietrofront inaspettato. Gennaro Gattuso ci ripensa, ritira le sue dimissioni e resta all’Ofi Creta. Una decisione maturata ieri mattina, dopo che un centinaio di tifosi lo hanno tenuto praticamente in ostaggio al campo di allenamento, dove l’ex rossonero si era recato per il discorso di addio a giocatori e staff. Dopo la sconfitta interna contro l’Asteras, Ringhio aveva deciso di gettare la spugna per le enormi difficoltà organizzative e gli scarsi risultati. La decisione però è stata mal digerita dai supporters del club ellenico, U che sono passati alle contromisure. Trecento di loro nella notte si sono radunati sotto l’abitazione del tecnico, implorandolo di restare. La stessa scena si è ripetuta all’indomani al centro sportivo di Bak. Al pressing – quello che lui ha esercitato per una vita in campo – dei tifosi si è aggiunto quella della squadra: 6 giocatori, i “veterani”, gli hanno chiesto di non mollare la scialuppa. E alla fine, il buon Gattuso ha ceduto di fronte a questa meravigliosa manifestazione d’affetto. “Ricominciamo più forte e uniti che mai”, l’annuncio del trainer a sigillare il feeling ritrovato. Che ancora una volta ha lasciato prevalere il cuore F.Co. alla ragione. IN MALESIA IL CAMPIONE DEL MONDO SPAGNOLO TORNA A DOMINARE. INTANTO VALENTINO LO TALLONA E GUARDA GIÀ AL FUTURO Moto Gp, Marquez vince ma Rossi è a un passo di Giuseppe Giuffrida ue certezze emergono dalla gara di Moto Gp disputata in Malesia domenica scorsa: la prima è che il pilota spagnolo della Honda, Marc Marquez, conferma la sua supremazia portando a casa la dodicesima vittoria stagionale pur avendo già in tasta un meritatissimo titolo mondiale; la seconda è che il suo concorrente più quotato, nella prossima stagione, sarà Valentino Rossi in sella ad una Yamaha che nella fase finale del mondiale è riuscita a recuperare il gap con la rivale casa giapponese. Come avvenne in Australia due domeniche fa, anche in Malesia la corsa per il secondo posto nella classifica piloti ha regalato un grande spettacolo, caratterizzato fin dai primi giri da un straordinario duello Marquez-Rossi protrattosi fino a due giri dalla fine, quando il pilota pesarese si è dovuto arrendere alla supremazia del rivale spagnolo. E se l’attuale campione del mondo pensa a battere il primato di Doohan della 12esima vittoria stagionale, il Dottore gongola e consolida il suo piazzamento nella classifica generale, guadagnando adesso 12 punti dal compagno D di squadra Jorge Lorenzo, quando manca ormai la gara di Valencia per chiudere il campionato. “È passato molto tempo dalla mia ultima volta sul podio qui a Sepang –ha commentato il pilota di Tavullia-, ed è stato un peccato perché mi piace molto questa pista. Ho guidato forte e tenuto un bel passo di gara. Il podio è molto importante specialmente per il campionato. La domenica –ha proseguito- sto andando sempre forte e mi diverto sempre. Spesso leggo che riesco a lottare con i due più forti del mondo, Marquez e Lorenzo, ma non è che siamo tre?...”. Guardando invece alla corsa del prossimo 9 novembre in Spagna, Rossi aggiunge: “Ho sempre sofferto in quella pista, ma il mio target è di arrivare a podio ed essere competitivo per la gara”. Con due piloti così, entrambi determinati a salire sul gradino più alto del podio, lo spettacolo per gli amanti del motociclismo è assicurato. 12 Martedì 28 ottobre 2014 A LORO È STATA AFFIDATA LA CONCLUSIONE DEL FESTIVAL DI ROMA “Andiamo a quel paese”: i rimedi anticrisi di Ficarra e Picone Il duo comico torna a puntare sulla classica commedia all’italiana al piccolo al grande schermo, ormai si sono consolidato come uno delle coppie della risata italiana. Si parla di Ficarra e Picone, ai quali è stato affidato l’onore di chiudere l’ultima edizione del Festival del film di Roma. Valentino e Salvo, siciliani doc, sono riusciti a esportare la loro vena comica di nuovo al cinema, stavolta con “Andiamo a quel paese”, un omaggio alla commedia all’italiana classica. Già il titolo che è tutto un programma: tra doppi sensi e metafore, il divertimento è assicurato. Trama. Tutto ruota intorno a due amici un po’ svitati ma volenterosi, Salvo e Valentino, che afflitti dalla disoccupazione decidono di lasciare la grande città per far ritorno al paesello siciliano in cui affondano le loro origini. Un modo per abbattere le spese, la speranza di potersi arrangiare in qualche modo. Lì per lì l’impatto è duro e non corrisponde affatto alle aspettative: Salvo e Valentino si rendono conto che quel luogo, ormai, è abitato quasi esclusivamente da persone anziane. Gira che ti rigira, decidono di trasformare la loro casa in un ospizio e campare con le pensioni dei loro ospiti: quando si dice fare di necessità virtù. La trama è costellata dai cliché di genere, dunque non manca la figura del brigadiere napoletano (Francesco Paolantoni) a dir poco maldestro, del barbiere pettegolo (Nino Frassica), del potente politico Società UNA PICCOLA NOTA CINEMATOGRAFICA “Il favoloso” Leopardi di Mario Martone Il piacere della riflessione: un film che riesce ad attualizzare il genio della letteratura italiana D iesce forse a trasmettere con poco più di due ore il film di Mario Martone che anni di studio tra i banchi di scuola: è questa la potenza del cinema, questa è la grande impresa portata a termine dallo straordinario Elio Germano. "Un orso in gabbia": un leopardi inedito al grande pubblico, non solo pessimismo cosmico ma desiderio di essere considerato come essere umano. Il desiderio di tutti. Amore, fuoco, entusiasmo e vita: sono questi i valori che rivivono nel giovane Leopardi di Martone, un animo rivoluzionario, costretto a vivere in un corpo decadente, simbolo di un paese, l'Italia, chiusa in sè stessa e impaurita dalla novità. Se per gli altri la libertà era vincolata al rispetto delle regole, per Giacomo è il dubbio la vera arma di emancipazione: "Chi dubita, sa più di quello che pensa". R locale a cui chiedere raccomandazioni, del prete che rappresenta un punto di riferimento per l’intera comunità. C’è anche satira sociale dunque: diversi infatti i riferimenti all’attualità e alle problematiche socio-economiche che affliggono il paese. Nascoste tra le righe diverse le citazioni ai maestri della comicità italiana: da Alberto Sordi, coi suoi personaggi che tentano di tenersi a galla con qualche imbroglio qua e là, a Enrico Montesano, Gigi Proietti e soprattutto Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. E poi c’è il tema che più di qualunque cosa conquista sin da subito lo spettatore: l’impresa di arrivare a fine mese. Il tutto senza mai arrivare a toni drammatici, tenendo sempre a mente la mission del film e cioè quella di far ridere lo spettatore. Da non sottovalutare le capacità tecniche del duo siciliano: a livello tecnico hanno saputo usare la macchina da presa in maniera ineccepibile, tenendo le giuste distanze e incalzando al momento del bisogno. Non resta dunque che aspettare l’uscita in sala il prossimo 6 novembre. Dai presupposti comunque si può cominciare a ben sperare in un grande successo per il cinema italiano. Francesca Ceccarelli Un uomo prima che un genio, con le sue passioni e le sue fragilità, la spasmodica ricerca dell'amore, quello che ti strappa il cuore e ti sconvolge l'anima. Ma niente, non c'è posto per i romantici a questo mondo, ieri come oggi. E allora restano solo le etichette, "pessimista o ottimista, che parole vuote, chi conosce i limiti della possibilità?" Solo chi si accontenta sembra trovare pace. ma quella non è vita. Usiamo troppo la parola e sottovalutiamo il silenzio: "L'uomo quando è preso dalle passioni non dice nulla tra sè". L'infelicissimo Leopardi, è forse il più eretico degli ottimisti? Di quelli che non smettono mai di credere nella natura e nel divenire delle cose? Un rivoluzionario della parola, Tutto può cambiare, basta volerlo... provarci almeno, perchè chi si rasF.Ce segna è perduto. LE EX VELINE DI NUOVO REGINE DEL GOSSIP Elisabetta e Maddalena, la vacanze è hot Sono ormai sedici gli anni di amicizia che legano le due belle della tv onostante il passare del tempo e le distanze tra le due ,l’amicizia resta: per Elisabetta Canalis e Maddalena Corvaglia non è cambiato nulla da quando si conobbero a Striscia La Notizia, più legate di prima. Sono loro sicuramente le veline che resteranno alla storia per successo e bellezza: oggi dopo 16 anni ancora insieme, e l’occasione stavolta è una vacanza al mare. Le due hanno voluto condividere qualche scatto insieme sui social per ricordare a tutti che:” #16 anni dopo Striscia, siamo sempre noi..” Le due ex veline hanno postato una fotografia ai piedi di un aeroplano e poi su una bellissima spiaggia. Elisabetta Canalis, fresca di nozze con Brian Perri e la migliore amica Maddalena Corvaglia, che ha portato anche la piccola figlia N Jamie Carlyn, avranno un mondo di cose da raccontarsi e siamo certi che insieme si divertiranno moltissimo. Si sono conosciute nel programma di Striscia La Notizia, come veline e tra loro è subito scattato un certo feeling, nonostante le strade le abbiano condotte su percorsi professionali e personali differenti, non si sono mai perse e l’amicizia è durata negli anni. I commenti alle fotografie fanno riferimento alla bellezza del luogo in cui le ragazze di trovano insieme ai mariti: “In paradiso… mare, amici, famiglia”, certo è che le “veline” mostrano fisici invidiabili, tanto che sembra che il tempo per loro si sia davvero fermato Un’amicizia quella tra Elisabetta Canalis e Maddalena Corvaglia bella e sincera, una coppia di amiche, moto più che “veline”.