Annuario della Rete 2012 - Rete Ambientale
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Annuario della Rete 2012 - Rete Ambientale
RETE AMBIENTALE RETE NAZIONALE DELLE AUTORITÀ AMBIENTALI E DELLE AUTORITÀ DI GESTIONE PER I FONDI STRUTTURALI UE ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE Realizzato con il cofinanziamento del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, Programma Operativo Nazionale PON Governance e Assistenza Tecnica 2007-2013 a cura di: Segreteria Tecnica della Rete Ambientale editing e stampa a cura di: Ediguida srl Dicembre 2012 i documenti pubblicati nell’Annuario sono disponibili anche sul sito web della Rete Ambientale: http://reteambientale.minambiente.it/ PREMESSA L’Annuario 2012 della Rete Ambientale vuole essere una testimonianza concreta delle attività realizzate quest’anno, documentando i lavori e le esperienze più significative realizzate dai componenti della Rete, Autorità di Gestione ed Autorità Ambientali a livello nazionale e regionale, dai gruppi di lavoro e dagli esperti che si sono occupati a diverso titolo del tema dell’integrazione ambientale nelle politiche di coesione. Sempre di più sta maturando nella nostra società la consapevolezza dell’importanza dei temi ambientali: conservazione della biodiversità, adattamento ai cambiamenti climatici e soprattutto opportunità offerte dalla green economy nel fronteggiare la crisi ambientale e socio-economica che stiamo attraversando. Il dibattito su questi temi, applicato alle politiche di coesione, si è fatto particolarmente vivace a livello comunitario per l’avvicinarsi del nuovo ciclo di programmazione 2014-2020; emerge soprattutto la necessità di condividere obiettivi e strategie per il prossimo ciclo, ma anche l’obiettivo di un utilizzo più efficace delle risorse europee, evitando sprechi e limitando l’incapacità di spesa (di qui la definizione a livello nazionale del Piano di Azione-Coesione, promossa dal Ministro per la Coesione Territoriale). Questi i temi chiave affrontati nelle due riunioni plenarie della Rete Ambientale, a maggio a Bari e ad ottobre a Roma; in quest’ultima occasione, peraltro, la rete italiana ha ospitato quella europea ENEA-MA, allargando dunque l’orizzonte della discussione a livello comunitario. Tra gli argomenti su cui il dibattito si è fatto più animato vi è senza dubbio quello del processo di valutazione ambientale applicato ai piani e programmi per le politiche di coesione. Le difficoltà e le opportunità dell’applicazione della VAS, e del relativo monitoraggio ambientale, sono del resto una delle tematiche ampiamente sviluppate nell’Annuario che documenta le esperienze più significative, le criticità ed i risultati più interessanti conseguiti a livello regionale. La Rete ha continuato a rappresentare dunque un’opportunità di confronto tra le autorità nazionali e regionali, fornendo spazi per la discussione e la condivisione di attività, documenti ed iniziative. In questo quadro rientra la pubblicazione dell’Annuario, così come la recente riorganizzazione del sito web della Rete, ridisegnato in modo da rendere più accessibili i contenuti e le notizie, e la predisposizione di una newsletter periodica. Si tratta di un insieme di strumenti che vuole garantire la più ampia ed aperta discussione, cercando il coinvolgimento e la partecipazione attiva di tutti i componenti della Rete. INDICE • PREMESSA • DOCUMENTI PRODOTTI DAI GRUPPI DI LAVORO DELLA RETE AMBIENTALE Documento 1 Il Monitoraggio VAS nella Programmazione 2007/2013 pag. 07 Documento 2 La Vulnerabilità al cambiamento climatico dei territori Obiettivo Convergenza pag. 55 • DOCUMENTI PRODOTTI DAI COMPONENTI DELLA RETE AMBIENTALE Documento 3 Regione Puglia, Piano di Monitoraggio Ambientale del PO FESR pag. 153 Documento 4 Regione Puglia, Monitoraggio Ambientale (ASSE VI, Az. 6.9.1 PIA TURISMO) pag. 181 Documento 5 Regione Lombardia, Monitoraggio Ambientale dei Programmi Comunitari in Lombardia: esperienze e riflessioni pag. 215 Documento 6 Regione Molise, Piano Integrato di Monitoraggio Ambientale della Regione Molise per la Programmazione 2007-2013 pag. 235 Documento 7 Regione Campania, L’attuazione del Piano Unitario di Monitoraggio Ambientale pag. 245 • DOCUMENTI DI INTERESSE PER LE ATTIVITÀ DELLA RETE Documento 8 C. Clini, Politiche e misure per la crescita sostenibile dell’Italia pag. 299 DOCUMENTO 1 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 14 FEBBRAIO 2012 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 Il documento è stato elaborato dagli esperti della Linea 2 – VIA-VAS (PON GAT 2007 – 2013) con il coordinamento del MATTM e il contributo del Gruppo di Lavoro Monitoraggio VAS dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali 2007-13. Indagini ed elaborazione del documento: Mara Cossu e Bruna Kohan, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio (Task Force PON “Governance e Assistenza Tecnica”, linea 2 VIA-VAS) Contributi al testo: Pierfrancesco Fighera Regione Campania (Task Force PON “Governance e Assistenza Tecnica”, linea 3) Elisabetta Pozzoli Regione Lombardia (Ufficio Autorità Ambientale) Silvia Vaghi Regione Lombardia (Assistenza Tecnica Autorità Ambientale) Revisione del testo: Paola Andreolini Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio (Task Force PON “Governance e Assistenza Tecnica”, linea 2 VIA-VAS) Compilazione e verifica schede di analisi1: Regione Basilicata - Venera Locicero Regione Calabria - Rosa Alessi Regione Campania - Pierfrancesco Fighera, Giuseppe Luongo e Melania Rosaria Romano Regione Liguria - Francesca Dupont, Andrea Picollo e Giovanni Torre Regione Lombardia - Elena Girola, Elisabetta Pozzoli, Silvia Vaghi Regione Molise - Angelo di Lauro, Virginia Nardacchione, Luciana Turro Regione Piemonte - Giuseppina Sestito Regione Puglia - Lidia Alifano, Claudia de Robertis e Serena Scorrano Regione Sardegna - Paola Manconi, Agnese Marcus e Luigi Moro Regione Sicilia - Maria Teresa Gino Regione Umbria - Cristiana Lucidi, Alfredo Manzi, Cecilia Ricci, Paolo Stranieri Regione Valle d’Aosta - Marta Arena Regione Veneto - Carlo Bartolini Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Maria Rita Antonini Gruppo di Lavoro Monitoraggio Vas dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali 2007/2013 Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Direzione Valutazioni Ambientali (coordinamento) - Paola Andreolini, Mara Cossu, Bruna Kohan Regione Campania (referente per il tema governance) - Antonio Risi, Pierfrancesco Fighera, Ferdinando D’Argenio, Melania Romano, Giuseppe Luongo 1 L’elenco contiene i nomi delle persone che in ogni Regione hanno compilato o contribuito all’integrazione dei materiali inviati. Le schede delle Regioni Basilicata, Calabria, Liguria, Lazio, Marche e delle Province di Bolzano e Trento sono state compilate dal Mattm e inviate alle rispettive amministrazioni per una verifica.. 8 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 Regione Lombardia (referente per il tema indicatori) - Filippo Dadone, Elisabetta Pozzoli, Silvia Vaghi Ministero delle Infrastrutture - Maria Rita Antonini, Salvatore R. Perricone, Francesco Bella Ministero delle Politiche Agricole - Camillo Zaccarini , Alessandro Monteleone, Augusto Buglione, Elena Peta, Luigi Servadei, Riccardo Berti, Paolo Ammassari, Graziella Romito, Nicola Massimiliano Zucaro Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale - Patrizia Fiorletti Arpa Campania - Caterina d’Alise; Arpa Lazio - Alessandro Di Giosa; Arpa Lombardia - Sonia Rumi; Arpa Sardegna - Paola Manconi; Arpa Toscana - Luca Petroni, Stefano Rossi; Arpa Umbria - Cecilia Ricci; Arpa Veneto - Paolo Bortolami Regione Abruzzo - Francesca Laschiazza, Luca Iagnemma, Antonella Bronico, Chiara Mocchi, Angelo Andreoli, Cinzia Di Giacinto, Antonio Sorgi, Laura D’Antonio, Giulia Rosaria Taraschi Regione Basilicata - Venera Locicero Regione Calabria - Alessia Loise, Rosa Alessi Regione Molise - Nicolina Del Bianco, Angelo Di Lauro, Virginia Nardacchione, Luciana Turro, Carmen Fanelli, Massimo Pillarella Regione Piemonte - Giuseppina Sestito, Andrea Bressi, Mario Elia, Benedetta Ciampi, Giulia Campi Regione Puglia - Antonello Antonicelli, , Giuseppe Angelini, Pasquale Orlando, Francesca Pastoressa Regione Sardegna - Sandro Sanna, Andrea Dessy, Luigi Moro Regione Sicilia - Maria Teresa Gino Regione Toscana - Elena Calistri Regione Umbria - Francesco Cicchella, Alfredo Manzi, Francesca Rondelli Regione Valle D’Aosta - Marta Arena Regione Veneto - Marco Puiatti, Carlo Bartolini ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 9 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 ELENCO ACRONIMI AAR Autorità Ambientale Regionale AdG Autorità di Gestione ARPA Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente ISPRA Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale VAS RA SN2000 FEASR FESR Rapporto Ambientale Siti Natura 2000 Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale Fondo Europeo di Sviluppo Regionale PSR Programma di Sviluppo Rurale PON Programma Operativo Nazionale POI Programma Operativo Interregionale POR Programma Operativo Regionale PON GAT Programma Operativo Nazionale Governance e Assistenza Tecnica POC Piano Operativo di Cooperazione CdS Comitato di Sorveglianza CTA Comitato Tecnico per l’Ambiente PMA PUMA Piano di Monitoraggio Ambientale Piano Unitario di Monitoraggio Ambientale RdM Rapporto di Monitoraggio DSS Strumento di supporto alle decisioni RAE Rapporto Annuale di Esecuzione GP 10 Valutazione Ambientale Strategica ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE Grandi Progetti IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 INDICE 1. INTRODUZIONE 12 2. IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007 -2013 14 Opportunità del monitoraggio VAS 16 Profili problematici 19 3. LE ANALISI A. INDICATORI 20 20 Indicatori di contesto 20 Indicatori di programma 21 Fonti e modalità di popolamento degli indicatori di programma 25 Utilizzo dei sistemi informativi 27 B. INTEGRAZIONE 29 Monitoraggio VAS e Monitoraggio di Programma 30 Piano Unitario di Valutazione e Monitoraggio VAS 33 Monitoraggio integrato o Unitario 35 C. GOVERNANCE 36 Soggetti coinvolti 36 Specificità nel ruolo delle Autorità Ambientali 39 Regole d’interazione tra i soggetti: modalità e strumenti 42 4. LA STRADA DA PERCORRERE 45 ALLEGATI 48 Programmi analizzati e riferimenti disponibili 48 Scheda di analisi 52 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 11 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 1. INTRODUZIONE Questo testo nasce dalla necessità di analizzare e verificare il livello di definizione e di attivazione dei sistemi di monitoraggio VAS dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali nel periodo 2007-2013 in Italia e, rappresenta il primo contributo del Gruppo di Lavoro Monitoraggio VAS della Rete delle Autorità Ambientali e delle Autorità di Gestione. E’ stato preceduto da un intenso dibattito all’interno del GdL che ha fatto emergere la necessità di capire se e come il monitoraggio VAS nella Programmazione 2007-2013 (Fondi FESR e FEASR) fosse stato effettivamente avviato e ad individuare profili di miglioramento possibili. Quest’attività fa infatti parte di un contributo iniziale, utile alla definizione di proposte metodologiche e linee guida di carattere e valenza generale, in relazione anche alla Programmazione 2014-2020. L’ambito di indagine ha coinvolto tutti i Programmi cofinanziati dai fondi FESR e FEASR 2007-2013 di livello regionale/provinciale, interregionale e nazionale. Sono pervenute presso il MATTM, che ha curato l’analisi, 23 programmi così suddivisi: - n. 16 Programmi Operativi – P.O.R. fondi FESR- Bolzano, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Trento, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto; - n. 5 Programmi di Sviluppo Rurale – P.S.R. fondi FEASR- Bolzano, Campania, Liguria, Lombardia, Marche; - n. 1 Programma Interregionale, P.O.I. Energie rinnovabili e risparmio energetico; - n. 1 Programma Nazionale, P.O.N. Reti e Mobilità. Nella compilazione della scheda di analisi, si è cercato il coinvolgimento diretto dei referenti locali, in special modo dei partecipanti al GdL. Nel caso delle Regioni o Province che non partecipano al Gruppo, il MATTM ha provveduto alla elaborazione delle informazioni disponibili nei documenti di programmazione e di VAS e sottoposto alle amministrazioni di riferimento la scheda di analisi precompilata per verifica. Infine, alcune Regioni parte del GdL (Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Toscana) non sono presenti nell’analisi perché non è stata inviata la scheda. L’analisi proposta deve essere intesa come fase preliminare di un’attività necessariamente più ampia, volta all’individuazione delle metodologie utilizzate e alla raccolta delle informazioni ritenute rilevanti, inquadrate in una griglia condivisa. L’identificazione delle “buone pratiche” e dei nodi critici rappresenta, in tal senso, una delle fasi del lavoro, ma non la sua conclusione. Le attività del GdL, come esplicitato nel Capitolo 4 , svilupperanno proposte operative di supporto al prossimo ciclo di programmazione, sulla base delle informazioni raccolte nell’ambito di questa analisi. Metodi e strumento di analisi In continuità con le proposte e i documenti prodotti nell’ambito del Tavolo Tecnico di Coordinamento sulla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) attivato dal MATTM con Ispra, le Regioni e le Province Autonome, il monitoraggio VAS nelle attività del GdL è stato inteso come un sistema composto da due elementi: gli indicatori (corredati da informazioni in merito alla tipologia, fonti dei dati, alla relazione tra indicatori di tipo diverso, eventuali utilizzo di sistemi informativi territoriali) 12 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 le condizioni per la sua gestione e funzionalità (governance), ovvero l’insieme di soggetti coinvolti, i ruoli loro assegnati, le regole e gli strumenti per il loro coinvolgimento La ricerca è stata avviata attraverso la definizione di una scheda di analisi (cfr. Allegato 2) divisa in due sezioni, che indaga quattro ambiti principali: Sezione 1 - anagrafica - indicatori - governance Sezione 2 - Integrazione La Sezione 1, indaga aspetti amministrativi e tecnici essenziali per la definizione e la verifica dell’effettiva attivazione del monitoraggio VAS. Attenzione particolare è riservata al ruolo effettivo dell’Autorità Ambientale nell’attuazione del programma e in particolare nel monitoraggio VAS. Si vuole rilevare l’architettura del sistema di monitoraggio in termini tecnici (indicatori) e in termini di responsabilità (governance). In questa sezione, vengono inoltre messe in evidenza le caratteristiche amministrative del monitoraggio (presenza di Piani e di Rapporti di monitoraggio, periodicità di questi ultimi, modalità di consultazione, ecc). La Sezione 2, rispecchia le peculiarità della Programmazione Unitaria, e indaga diverse modalità possibili di integrazione. In particolare, analizza l’eventuale integrazione tra monitoraggio VAS e monitoraggio di programma, tra monitoraggi VAS di programmi diversi e il ruolo in tal senso dei Piani Unitari di Valutazione. Infine, verifica la presenza di quadri di riferimento per la valutazione e il monitoraggio ambientale a livello provinciale, regionale o nazionale. L’insieme delle schede compilate è stato assemblato in un documento separato, correlato al presente, “Il monitoraggio VAS nella Programmazione 2007/2013 – SCHEDE”. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 13 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 2. IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 L’analisi condotta evidenzia come il Rapporto Ambientale (RA) dei PO contenga spesso informazioni abbastanza dettagliate e precise sul monitoraggio ambientale in apposite sezioni sulle “Misure del monitoraggio”. Rimanda però le decisioni, anche in merito alla governance del processo, ad un piano di monitoraggio da approvare successivamente all’avvio del programma. A tutt’oggi molto spesso i piani risultano indisponibili. Soltanto in pochi casi, si è riusciti a dare seguito alle aspettative. Dei 23 programmi analizzati, infatti, 14 hanno approvato il Piano di Monitoraggio Ambientale (PMA), o definito misure di monitoraggio tali nel RA da non aver bisogno di un piano successivo. In particolare, i PMA mancano in una delle Regioni Convergenza (Calabria). La Regione Sicilia in tempi molto rapidi (2006) si è dotata di un PMA per il PO Fesr. La Regione Campania ha approvato un Piano Unitario per il Monitoraggio Ambientale per i programmi operativi del FESR e del FEASR. I Rapporti di monitoraggio (RdM), testimonianza effettiva dello svolgimento delle attività, sono stati pubblicati per 9 programmi, dei 14 con piani approvati. Nella maggioranza dei casi, i PMA e i RdM non sono disponibili online (sui portali ufficiali) insieme ai documenti della VAS e degli elaborati di Programma. Il ritardo nell’avvio del monitoraggio VAS può essere attribuito a fattori diversi e molteplici. Innanzitutto, i ritardi subiti dall’attuazione, in generale. In secondo luogo, il graduale adattamento delle strutture alla “novità” del monitoraggio ambientale legato alla VAS. Fattore rilevante, però, si è rivelata l’efficacia dell’interazione tra Autorità di Gestione e Autorità Ambientale e l’effettiva possibilità che quest’ultima ha di assolvere alle funzioni assegnatele, in termini di risorse professionali disponibili. In allegato 1 si riporta l’elenco dei programmi analizzati e dei relativi riferimenti. Ove disponibile, è stato inserito il collegamento all’indirizzo online dove reperire i materiali di approfondimento, anche citati nei capitoli successivi, in cui si descrivono nel dettaglio le esperienze analizzate. La tabella che segue contiene una lettura sintetica degli esiti dell’analisi. Legenda tabella di sintesi: + elemento presente - elemento non presente elemento rilevante – approfondimento nel testo che segue * Monitoraggio mai effettivamente avviato (elemento potenzialmente rilevante con riferimento ai contenuti dei documenti di programma e di Vas) 14 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 15 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 Pur non essendo questa un’analisi esaustiva, è possibile mettere in luce alcune caratteristiche, potenzialità e lacune delle attività di monitoraggio avviate, necessarie per la verifica degli effetti ambientali indotti dai programmi e per la definizione di input per l’eventuale modifica in corso d’opera degli stessi. La definizione di tali elementi consente di ragionare sulle possibilità di miglioramento, semplificazione e ottimizzazione dei sistemi di monitoraggio VAS attivati, soprattutto in relazione al monitoraggio fisico, finanziario e procedurale dei programmi. Opportunità del monitoraggio VAS Una primo elemento rilevante emerso dalle analisi condotte è rappresentato dalla possibilità di effettivo utilizzo del monitoraggio VAS come strumento di supporto alla programmazione. Nei casi in cui esso viene integrato all’interno del più ampio monitoraggio di programma (fisico, finanziario e procedurale), anche in ragione di una forte integrazione della dimensione ambientale nel programma stesso, come nel FEASR, i suoi esiti possono efficacemente e tempestivamente essere presi in considerazione dai Comitati di Sorveglianza (CdS) per le eventuali modifiche da apportare. Analogamente, il monitoraggio è in grado di supportare l’attività dell’AA. In questo senso, gli esiti del monitoraggio ambientale restituiscono una verifica dell’efficacia degli strumenti e delle condizionalità per l’integrazione ambientale messi in atto, consentendone una continua modificazione e ottimizzazione2. Un secondo elemento, è costituito dalla decisione di alcune Regioni di utilizzare il monitoraggio VAS della programmazione 2007/2013 come occasione per focalizzare tematiche più ampie a livello regionale per: la preparazione di quadri strategici regionali anche preliminari alla definizione delle Strategie per lo Sviluppo Sostenibile prescritte dal D.lgs. 152/2006 e s.m.i.; la costruzione e sistematizzazione di banche dati territoriali. È rilevante, infatti, come in alcune regioni si siano predisposti sistemi informativi nell’ambito del monitoraggio della programmazione comunitaria come banco di prova per l’avvio di un flusso informativo riguardante i contesti territoriali che possa servire per il monitoraggio ambientale dei più diversi strumenti, anche a diverse scale, che interessano l’intero territorio regionale. Inoltre, la creazione di quadri di riferimento strategici consente di ottimizzare le VAS dei diversi programmi e crea le condizioni per sviluppare maggiori sinergie fra fondi diversi (FESR / FEASR), semplificando notevolmente le difficoltà, anche economiche, legate al monitoraggio VAS senza sminuirne la rilevanza. L’insieme di questi due elementi costituisce un’occasione per mettere in relazione l’informazione ambientale tecnica, che esiste ma rimane spesso confinata negli uffici tecnici o in appositi allegati dei piani e dei programmi, con la programmazione, ovvero con i contesti in cui si costruiscono le politiche di sviluppo dei territori. L’avvio di questa relazione, se associata ad un miglioramento delle relazioni tra AdG e AA, anche attraverso una sua formalizzazione, può portare ad una definizione di politiche consapevole da un lato delle peculiarità e delle fragilità territoriali, dall’altro delle richieste a livello ambientale cui le regioni sono chiamate a rispondere. 2 Per una riflessione sulla efficacia degli interventi in tema ambientale (problematica parallela alla valutazione dell’efficacia dell’integrazione ambientale negli interventi non ambientali) cfr. “Gli interventi in tema di ambiente, energia e clima nella programmazione comunitaria 2007/2013 delle Regioni Obiettivo Convergenza. Attori, procedure, risorse”, predisposto dagli Esperti della Linea 3 “Azioni orizzontali per l’integrazione ambientale” del POAT Ambiente – PON GAT 2007/2013 e disponibile presso il sito della Rete www.reteambientale.it 16 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 L’analisi condotta mette in evidenza alcune dimensioni su cui appare necessario lavorare per ottimizzare tali opportunità e garantire un effettivo apporto del monitoraggio VAS alla programmazione. Il testo che segue contiene alcune riflessioni in questo senso, in relazione agli ambiti principali su cui l’attività di analisi è stata incentrata (indicatori, integrazione e governance). Indicatori Risulta ancora problematico il reperimento sistematico degli indicatori che possano rappresentare il contesto di riferimento alle diverse scale (nazionale, regionale, provinciale). In questo senso, il ruolo di ARPA è molto significativo nella formazione, la gestione e l’aggiornamento dei dati ambientali. Passa poi alla Regione/Provincia la responsabilità di sistematizzare e rendere pubbliche le informazioni pervenute, attraverso la costituzione di Sistemi informativi dedicati, Cataloghi Regionali/Provinciali che possano diffondere gli indicatori di contesto proposti. Nei casi in cui la sinergia sia stata attivata, tali strumenti si sono rivelati la principale fonte di riferimento nella formazione dei PMA dei programmi. Infatti, ove le Regioni abbiano a disposizione sistemi informativi anche tematici, la messa a sistema delle diverse banche dati consente la copertura di tutte le tematiche ambientali con dettaglio almeno regionale/provinciale e garantisce l’attendibilità e il continuo aggiornamento del dato. In queste situazioni non si riscontrano criticità circa il reperimento delle informazioni per il popolamento degli indicatori di contesto. In altri casi, le Relazioni sullo Stato dell’Ambiente (RSA) o gli Annuari sono assunti come riferimento principale per il monitoraggio degli andamenti delle variabili di contesto. Questa impostazione appare efficace a patto che vengano chiarite da subito le responsabilità, le modalità e la tempistica dell’aggiornamento degli indicatori selezionati. Gli indicatori che verificano la capacità del programma di raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità e gli effetti indotti nell’ambiente risentono della difficoltà di dover aggiornare la stima dei propri effetti in continuo nel corso dell’attuazione (calcolo ipotetico elaborato in sede di RA). Inoltre, in molti casi si segnala la difficoltà di registrare gli effetti indotti dal programma su un contesto ambientale che varia per una serie di elementi scaturiti dai diversi piani e programmi attivi sul medesimo territorio. L’approccio utilizzato in molti casi prevede infatti che gli effetti del programma siano controllati in relazione al contesto ambientale in cui il programma opera, in particolare, che gli indicatori di programma siano posti in relazione con gli obiettivi di sostenibilità e gli indicatori di contesto. Integrazione Come e quanto il monitoraggio ambientale stia influenzando l’attuazione del programma ed eventuali sue modifiche, è pressoché impossibile da valutare in questa fase, anche per l’avvio disomogeneo delle attività di monitoraggio nelle diverse Regioni. Il traguardo da porsi rimane ad ogni modo la capacità di orientare la programmazione, integrandosi al meglio con il monitoraggio e la valutazione indipendente previsti dai programmi, che presentano interessanti opportunità di sinergia. Essenziale è la capacità delle amministrazioni di coordinare le richieste di informazioni a diverso titolo avanzate nei confronti dei beneficiari, senza le quali il monitoraggio si trasforma in un esercizio autoreferenziale. Ove questa funzione sia demandata per il monitoraggio VAS interamente all’AA, in assenza di qualsiasi forma di integrazione tra il monitoraggio del programma e quello ambientale, questa attività diviene estremamente faticosa e difficilmente consente la raccolta delle informazioni necessarie. Analogamente, dal punto di vista della pubblicazione degli esiti del monitoraggio, appare evidente come nei casi in cui essi vengano inseriti nel RAE, si creino realmente le condizioni perché il CdS operi eventuali modifiche ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 17 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 al programma o al regime dell’attuazione in modo pienamente consapevole degli effetti indotti sul territorio. Ciò potrebbe avvenire anche attraverso la definizione di un nucleo ristretto di indicatori condivisi fra i programmi, che tuttavia non esauriscano la problematica del monitoraggio. Da questo punto di vista è rilevante sottolineare che soltanto alcune Regioni hanno identificato all’interno del sistema di monitoraggio ambientale le modalità per procedere ad eventuali modifiche del programma sulla base dei suoi esiti. Tra queste, la Regione Sardegna, ha definito delle soglie critiche in base alle quali procedere ad attivare misure di ri-orientamento. In sintesi, la direzione verso cui lavorare sembra profilarsi chiaramente nell’integrazione tra il monitoraggio VAS e quello di programma, nonché nella definizione di strumenti trasversali per l’integrazione di monitoraggi di strumenti diversi. Parallelamente all’integrazione dei monitoraggi, perché realmente possa essere garantito un supporto alla programmazione, procede l’integrazione delle valutazioni, per la quale appare rilevante la relazione tra i soggetti coinvolti nei due diversi filoni di attività e la condivisione di informazioni e metodi. Governance Il ritardo nell’attivazione del monitoraggio VAS appare attribuibile a motivazioni diverse, tra cui la carenza di personale presso gli uffici dell’AA, cui si demandano le responsabilità sul tema, quando non sia prevista una specifica integrazione con il monitoraggio di programma o in assenza di assistenza tecnica dedicata. Cruciale appare anche il mancato riconoscimento formale del ruolo dell’AA: in molte Regioni l’assenza di un riferimento diretto all’interno della sezione Autorità del programma ha portato ad una subalternità delle attività dell’AA quasi totale. In questi casi, molto spesso il monitoraggio VAS appare assolutamente secondario e non tenuto in adeguata considerazione dall’AdG, che ne dovrebbe essere soggetto responsabile. In altri casi invece, all’AA è demandata la responsabilità del monitoraggio ambientale. In alcuni programmi FESR e in diversi casi per il FEASR, l’AdG partecipa attivamente alla definizione di contributi specifici e all’effettiva presa in carico delle informazioni derivanti dalle attività di monitoraggio. I casi analizzati esplicitano come il monitoraggio ambientale funzioni se proceduralizzato all’interno del monitoraggio del programma. In particolare, se dall’inizio venga prevista la partecipazione dei responsabili di asse e di misura, ancor meglio se all’interno di un coinvolgimento più ampio dei soggetti della programmazione e della valutazione (nuclei e valutatore indipendente). Il riconoscimento delle attività e degli esiti del monitoraggio esce dalla dimensione puramente formale per aprire a reali possibilità di interagire con la struttura dell’attuazione del programma. In quest’ottica, appare dirimente il ruolo dei sistemi informativi nei casi in cui essi vengano utilizzati come piattaforma per i monitoraggi, garantendo trasparenza e facilità di accesso alle informazioni, nonché il governo delle interazioni tra i soggetti coinvolti. Queste dimensioni funzionano se c’è una definizione chiara delle responsabilità dei diversi soggetti, in particolare di AA e AdG, anche attraverso strumenti specifici come i piani di cooperazione. Non è importante la forma scelta, ma è essenziale che la definizione dei ruoli e l’attribuzione dei compiti tra le due autorità sia condivisa e abbia un supporto tecnico-scientifico adeguato. In alcune regioni l’esperienza del monitoraggio ambientale è stata resa possibile solo attraverso il contributo delle assistenze tecniche di programma o dell’AA. La proceduralizzazione riguarda allo stesso modo il tema dei tempi. Appare necessario gestire anche temporalmente i flussi informativi necessari al monitoraggio ambientale, per fare in modo che i rapporti 18 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 di monitoraggio siano un reale supporto alle attività di verifica dell’attuazione e di ridefinizione di alcuni elementi dei programmi. Lo scambio delle informazioni deve essere progettato lungo l’intero arco dell’attuazione, individuando finestre temporali precise, prevedendo risposte al manifestarsi di possibili carenze informative predisponendo schede per la raccolta di informazioni ad hoc. Profili problematici La testimonianza delle amministrazioni coinvolte, con pareri espressi sia dalla AA che dalle AdG, segnala come alcuni temi come la disponibilità delle informazioni e le relazioni istituzionali rimangano problematici. Le difficoltà nel reperimento dei dati e soprattutto nella loro organizzazione e aggiornamento rimangono infatti uno dei nodi più critici. Esse sono legate anche alla frammentarietà dei soggetti detentori del dato che creano patrimoni informativi eterogenei e non confrontabili tra loro. A queste situazioni si chiede di rispondere definendo direttive regionali comuni, che dettino regole per la gestione e la messa a disposizione dei dati. In molti casi, è la relazione con Arpa a non trovare una adeguata codificazione per poter assolvere alle esigenze sempre più stringenti del monitoraggio del contesto per la VAS. Ulteriore elemento da tenere in considerazione è la necessità di rispondere e tenere sotto controllo criticità tipicamente ambientali che interessano alcune componenti e, in particolare, alcuni territori. Dal punto di vista degli indicatori per il monitoraggio degli effetti del programma, si rileva come il calcolo sia generalmente effettuato sulla base dei dati derivanti da monitoraggi esistenti. Questa caratteristica, tuttavia, rende difficile comprovare attraverso gli effetti delle misure intraprese (indicatori influenzati da molteplici fattori esterni al programma). Sono frequenti le difficoltà nel reperimento dei dati per il popolamento degli indicatori di processo per il numero ed il dettaglio dei dati richiesti ai beneficiari che difficilmente producono documentazione consona a quella richiesta, sia spesso per competenze non adeguate alla restituzione di informazioni tecniche in assenza di indicazioni chiare. In generale, si ravvisa la necessità di prevedere l’obbligo per i beneficiari di indicare alcune informazioni quantitative di progetto contestualmente all’inserimento delle domande di finanziamento. Ulteriore fattore di difficoltà è il rilevamento dei dati negativi dei singoli interventi, in quanto si tratta di dati impliciti non misurabili. Come anticipato nei paragrafi precedenti, emerge una forte necessità di stabilire una procedura per rendere più efficace il monitoraggio in fase di attuazione del programma, che ne disegni la governance ed eventualmente definisca sin dal principio gli strumenti che ne dovranno garantire l’efficacia. Nell’ambito di questa proceduralizzazione, è necessario infine temporalizzare le attività di monitoraggio, e disegnare le eventuali trasformazioni degli indicatori di processo/di programma a seconda delle fasi di reperimento delle informazioni per il popolamento, che si rendono via via più accurate. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 19 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 3. LE ANALISI A. INDICATORI Come anticipato, dei 23 programmi analizzati 13 hanno approvato il Piano di monitoraggio, o definito misure di monitoraggio tali nel RA da non aver bisogno di un piano successivo. Dei 13 programmi con piani approvati, 9 hanno pubblicato uno o più rapporti di monitoraggio (tematici o complessivi). In generale, i PMA e i rapporti ambientali analizzati rispecchiano una struttura degli indicatori secondo due tipologie principali: indicatori di contesto; Indicatori di programma (per la verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e per la valutazione degli effetti ambientali.) Una delle potenzialità di ampliare questo nucleo principale, è rappresentata dagli indicatori che hanno lo scopo di verificare l’efficacia dell’integrazione ambientale, su cui diverse Regioni stanno ragionando. Soltanto in rarissimi casi, gli indicatori si pongono l’obiettivo di tenere sotto controllo la governance del programma. Nella maggioranza dei casi, unitamente all’elenco degli indicatori da utilizzare, viene fornita la metainformazione necessaria al loro popolamento. Nel testo che seguono si delineano informazioni di dettaglio sulle due tipologie di indicatori per ciascuno dei programmi analizzati. All’interno degli indicatori di programma, è stata mantenuta la terminologia del programma di riferimento. Indicatori di contesto In alcuni casi, come in Campania, Puglia, Lombardia, Piemonte e Umbria, il sistema di monitoraggio del contesto prevede la correlazione tra obiettivi di sostenibilità e indicatori in grado di descriverli, contemporaneamente all’analisi degli andamenti delle variabili ambientali. I soggetti fornitori di dati sono in questi casi chiaramente individuati per ciascun indicatore, pur con alcune criticità. L’ARPA non è sempre coinvolta direttamente nel monitoraggio, ma figura sempre tra i soggetti detentori e fornitori di dati, anche se permane la criticità in molte Regioni del titolo oneroso con cui le Agenzie forniscono alcuni dati ritenuti rilevanti. In Regione Campania, in cui è stato predisposto un monitoraggio unitario per la Programmazione FESR e FEASR (Piano Unitario di Monitoraggio Ambientale – PUMA), gli indicatori di contesto utilizzati sono comuni a tutti gli strumenti di programmazione e articolati per componente ambientale: Aria e Cambiamento climatico/Energia, Acqua, Suolo, Biodiversità, Paesaggio. Tali indicatori, organizzati per obiettivi ambientali individuati nel RA, vengono selezionati in relazione agli obiettivi del singolo programma. In alcuni casi, le Relazioni sullo Stato dell’Ambiente (Liguria) o gli Annuari, sono assunti come riferimento principale per il monitoraggio degli andamenti delle variabili di contesto. In questi casi, non vengono riscontrate criticità circa il reperimento delle informazioni per il popolamento degli indicatori di contesto. In generale, il reperimento di dati per la descrizione del contesto risulta ancora problematico. Nei casi i cui le Regioni siano particolarmente ricche di sistemi informativi anche tematici, la messa a sistema delle diverse banche dati consente la copertura di tutte le tematiche ambientali con dettaglio almeno 20 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 regionale e garantisce l’attendibilità e il continuo aggiornamento del dato. Il PUMA del POR Campania ad esempio, prevede per il popolamento degli indicatori di contesto, il coinvolgimento degli enti territoriali e delle Strutture Tecniche di Settore, quali Autorità di Bacino o di Distretto, Osservatorio Regionale Rifiuti, ARCADIS, ASTIR ecc. La Regione Sardegna utilizza il Sistema Informativo Regionale Ambientale (SIRA) per il popolamento degli indicatori di contesto. Tra i moduli del SIRA, vi è quello dedicato alla gestione multidimensionale degli indicatori ambientali che fornisce un ausilio all’individuazione degli indicatori per il monitoraggio della VAS. Nello specifico, attraverso il SIRA, vengono popolati gli indicatori relativi alle diverse componenti ambientali del PO FESR. La Regione Umbria, con L.R. 12/2010 ), ha assegnato ad ARPA la formazione, la gestione e l’aggiornamento di un Catalogo Regionale degli Indicatori. Esso definisce per tipologie di piani o programmi gli indicatori ambientali e costituisce il riferimento per la formazione dei PMA di tutti i piani e programmi da sottoporre a VAS. Il POR FESR, pur essendo stato redatto prima della L.R., utilizza indicatori presenti nel Catalogo, garantendo una sostanziale autosufficienza della Regione dal punto di vista della fornitura dei dati necessari. Gli indicatori inseriti nel PMA hanno infatti come principali fonti i dati forniti dalla Regione o dall’ARPA; solo in casi eccezionali si fa ricorso a dati esterni forniti da ISTAT o ENEA. Arpa ha un ruolo centrale per il popolamento degli indicatori di contesto anche in Veneto, dove rappresenta la principale fonte dei dati utilizzati. Indicatori di programma Programmi Operativi Regionali (POR FESR) Gli indicatori di programma sono generalmente strutturati per Assi e per Linee d’intervento a cui vengono associati gli obiettivi di sostenibilità ambientale individuati nei R.A. In tutte le Regioni tali indicatori seguono l’andamento del programma per verificare la capacità di raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità e gli effetti ambientali indotti. In alcuni casi, c’è uno specifico riferimento alla necessità di aggiornare di continuo la stima degli effetti ambientali elaborata in sede di RA. La Regione Lombardia (POR e PSR) utilizza anche indicatori in grado di valutare la qualità del processo d’integrazione ambientale, verificando la presenza e la significatività dei criteri ambientali nei bandi, la risposta da parte dei beneficiari, l’efficacia dei criteri nel prevenire effetti ambientali avversi. Sono inoltre stati elaborati indicatori per la valutazione dell’interazione fra AA e Responsabili di Linea di Intervento/di Asse, con l’obiettivo di descrivere la funzionalità del disegno di governance attivato. Nel PSR, essi valutano la qualità del processo d’integrazione ambientale attraverso la valutazione della stessa all’interno delle Disposizioni Attuative Quadro, esaminando la presenza e il peso di criteri ambientali di ammissibilità e di priorità e valutando la risposta da parte dei beneficiari. Tengono inoltre sotto controllo l’evoluzione del regime di condizionalità per componente ambientale. In questo caso specifico, fanno parte degli indicatori di programma indicatori sia di processo sia per la valutazione del contributo del programma alla variazione del contesto. Di questi ultimi, che possono essere elaborati in termini di “variazioni” dei valori relativi al contesto, si fornisce la metodologia di calcolo,. Si prevede infine che alcuni indicatori possano avere approfondimenti territoriali ove si ritenga necessario. In Valle d’Aosta, la valutazione della qualità del processo d’integrazione ambientale, è oggetto di confronto tra l’AdG e l’AA, a valle della presentazione del monitoraggio ambientale. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 21 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 Nel Po FESR della Regione Puglia, la qualità del processo di integrazione ambientale è – indirettamente – oggetto del sistema di monitoraggio, in quanto molti indicatori proposti saranno popolabili solo in caso di recepimento da parte del programma dei criteri di sostenibilità individuati. Il PUMA della Regione Campania ha adottato un metodo unitario per il monitoraggio dei programmi di sviluppo regionale (al momento FESR e FEASR) che prevede il monitoraggio ambientale attraverso indicatori di processo, legati all’attuazione del programma e indicatori descrittivi del contesto. L’approccio suggerito prevede che gli effetti del programma siano controllati in relazione al contesto ambientale in cui il piano stesso opera e che, per sua stessa natura, è soggetto a variazioni non solo imputabili all’attuazione del PO FESR. Gli indicatori di processo consentono di verificare il raggiungimento degli obiettivi in termini sia di efficacia che di efficienza3. Ai fini del monitoraggio ambientale occorrerà mettere in relazione le attività finanziate dal PO che potranno avere incidenza positiva diretta sugli obiettivi di sostenibilità ambientale, indiretta o indifferente/potenzialmente negativa, con gli scostamenti registrati a livello di contesto ambientale di riferimento. La raccolta e l’analisi degli indicatori di processo consente, in ultima istanza di verificare il raggiungimento degli obiettivi operativi del PO e di mettere in relazione questi obiettivi con quelli di sostenibilità ambientale riportati nel Rapporto Ambientale. Gli indicatori di processo si distinguono in indicatori di risultato e di realizzazione e si riferiscono al raggiungimento degli obiettivi operativi del PO FESR e all’avanzamento del programma. Al fine di acquisire e organizzare le informazioni necessarie a valutare il modo in cui il piano interviene modificando i processi in corso nelle differenti aree territoriali e sulle diverse componenti ambientali osservate, gli obiettivi ambientali sono stati correlati a indicatori di contesto e di processo e, attraverso una matrice di valutazione, con le realizzazioni del Programma. Il PUMA presenta inoltre un’analisi della vulnerabilità del territorio regionale rispetto alla sfida del cambiamento climatico. All’interno dei singoli territori regionali è possibile infatti rilevare differenze significative relative agli indicatori che compongono gli indici aggregati di vulnerabilità al fenomeno del cambiamento climatico. Al fine di effettuare analisi più approfondite e valutazioni differenziate a seconda delle aree territoriali di volta in volta considerate, ma anche per sviluppare strategie, politiche e azioni finalizzate all’adattamento e alla mitigazione dei rischi derivanti dai fenomeni in corso coerenti con le caratteristiche e i fabbisogni dei territori, occorre poter disporre di analisi e informazioni di dettaglio. In questa prospettiva è stata avviata una prima sperimentazione che declina a livello comunale le valutazioni svolte dalla DG REGIO. In Regione Liguria, gli indicatori di programma monitorano i principali obiettivi ambientali desunti dal contesto conoscitivo, normativo e programmatico di vario livello, ritenuti pertinenti ai contenuti del POR. Gli indicatori di valutazione (così vengono definiti) sono strutturati per componente 3 Al fine di monitorare l’attuazione del programma dal punto di vista del sistema ambientale all’interno del quale opera, a partire da luglio 2010, sono state avviate le seguenti attività: 1. individuazione e aggiornamento indicatori ambientali di contesto al fine di verificare le condizioni e lo stato delle risorse naturali relativamente ai principali tematismi/componenti individuate nel rapporto ambientale; 2. osservatorio permanente sull’attuazione della normativa in materia di ambiente e sviluppo sostenibile al fine di verificare le risposte messe in campo a livello europeo e la declinazione a livello nazionale e regionale; 3. monitoraggio dell’attuazione del programma relativamente alle priorità ambientali, energetiche e climatiche del QSN e agli obiettivi di sostenibilità ambientale del POR FESR; 4. analisi della vulnerabilità del territorio regionale rispetto alla sfida prioritaria del cambiamento climatico (Regions 2020 - DG Regio) 22 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 ambientale, in stretto contatto con gli indicatori di monitoraggio del programma. Per ciascuna componente considerata, vengono selezionati due indicatori (uno per il tema dei Rifiuti) integrati con la descrizione, l’unità di misura e la tipologia corrispondente secondo il modello DPSIR. Il popolamento e l’aggiornamento degli indicatori avviene attraverso il Sistema Informativo Regionale Ambientale e attraverso i vari soggetti coinvolti nel monitoraggio (cfr Cap. 2.3 “Governance”). In generale, gli aggiornamenti sono semestrali o annuali ma le frequenze variano a secondo degli indicatori e dei fornitori dei dati.. Il monitoraggio ambientale del PO FESR in Puglia prevede indicatori di programma strutturati per componente ambientale analogamente agli indicatori di contesto e definiti in relazione agli obiettivi di sostenibilità individuati per ciascuna componente ambientale. Essi descrivono gli effetti ambientali conseguenti all’attuazione del programma. Dalle tabelle e dalle schede allegate ai RdM, è possibile infatti individuare le azioni del programma concorrenti al loro popolamento, che avverrà attraverso il rilevamento dei dati dai beneficiari e/o dai Responsabili di Azione. Ciascun indicatore è descritto dettagliatamente in apposite schede4. Il PO FESR della Regione Veneto propone un set di indicatori articolati per Asse prioritario di intervento. Non avendo la valutazione degli effetti messo in luce effetti negativi, non esiste correlazione diretta tra gli effetti sulle componenti ambientali e gli indicatori. Nel PO FESR della Regione Umbria, gli indicatori sono strutturati per Asse prioritario e raggruppati in quattro tipologie5: a) Indicatori di contesto: riguardano gli obiettivi globali che il programma ed i suoi Assi hanno definito in funzione dell’analisi di contesto. Sono utilizzati gli indicatori di programma anche per l’analisi di contesto ai fini del monitoraggio ambientale in sede di Rapporti annuali; b) Indicatori di effetto: definiti nel PO FESR come indicatori d’Impatto, e posizionati a livello di Asse per la quantificazione degli obiettivi specifici e la valutazione di efficacia del programma; c) Indicatori di risultato: utili per la valutazione degli output del programma a livello di obiettivi operativi nel breve periodo; d) Indicatori di realizzazione: posizionati a livello di singola attività permetteranno in corso d’opera, di monitorare assieme agli indicatori di risultato, l’efficienza del programma. Il PO FESR della Regione Sardegna ha previsto per ogni Asse indicatori di realizzazione e di risultato afferenti alle componenti ambientali interessate dall’attuazione degli interventi finanziati. Gli indicatori di realizzazione vengono utilizzati per valutare la realizzazione di interventi correlati in relazione agli obiettivi di sostenibilità ambientali integrati nel Programma e/o alle misure di mitigazione; gli indicatori di risultato valutano gli esiti del Programma in relazione al perseguimento degli obiettivi ambientali. Infine, nel PO Fesr della Regione Sicilia sono previsti indicatori prestazionali di realizzazione, risultato e impatto. Programmi di Sviluppo rurale (PSR FEASR) I Programmi di Sviluppo Rurale si avvalgono del “Quadro comune per il monitoraggio e la valutazione” 4 Le informazioni contenute nelle schede degli indicatori di programma sono: nome, descrizione, tipo (contributo, processo ecc), unità di misura, azioni associate, fonti per il popolamento, soggetto fornitore del dato, modalità di acquisizione, modalità di elaborazione, presenza di un eventuale indicatore di contributo correlato, modalità di correlazione tra l’indicatore di processo e l’indicatore di contributo, indicatore di contesto correlato. 5 Le informazioni definite per ciascun indicatore sono: specificità, misurabilità, raggiungibilità, pertinenza, aggiornabilità. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 23 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 di cui all’art 89 del Regolamento CE n°1698/2005. In alcuni casi il monitoraggio Vas viene condotto completamente all’interno del monitoraggio di programma attraverso gli indicatori del quadro comune (ad esempio Bolzano). In altri casi, questo set minimo viene arricchito in sede regionale. Nel caso della Regione Liguria, il RA del PSR, individuava un primo set esemplificativo di indicatori da valorizzare, prevalentemente ex ante ed ex post l’attuazione del programma. Successivamente, l’AdG si è dotata di un sistema di monitoraggio che si avvale degli indicatori del “Quadro comune per il monitoraggio e la valutazione” e di un set aggiuntivo di indicatori regionali. Nel RdM è stato definito l’approccio metodologico al monitoraggio ambientale attraverso un’analisi qualitativa degli effetti ambientali per ciascuna misura. Gli indicatori di misura con contenuto ambientale individuati, costituiscono il sistema di monitoraggio ambientale del programma. Essi sono valorizzati nei RAE (cfr. tabella esemplificativa del RA). Sono stati inoltre inseriti tra i “Baseline Indicators” il “Bird Farmland Index” e la “concentrazione dei nitrati nelle acque superficiali e sotterranee” monitorati attraverso specifici programmi da Regione Liguria - ARPAL. Il PSR della Provincia di Bolzano individua: Indicatori di programma: permettono di verificare il contributo del PSR rispetto ai principali trend ambientali; Indicatori di impatto: informazioni o dati elaborati anche per fini diversi dal PSR utili per identificare l’impatto complessivo del programma sul territorio in relazione alle principali tematiche ambientali. Il monitoraggio degli aspetti ambientali si svolge su tre differenti livelli: per il singolo progetto verifica che le azioni siano conformi alla legislazione comunitaria, nazionale e provinciale; per una selezione rappresentativa di progetti, grazie al previsto monitoraggio a campione, in ambito di approvazione viene seguita l’attuazione del progetto attraverso uno strumento specifico; per i Comuni, la disponibilità di una serie d’indicatori di sostenibilità a livello comunale permette di svolgere un’analisi aggregata di efficacia, anche se in questo caso diviene problematico il riconoscimento degli effetti del programma rispetto a quelli indotti da altri strumenti sul territorio. Il RA evidenzia inoltre, come nella maggior parte dei casi non sia possibile correlare al programma le variazioni degli indicatori di effetto proposti con un nesso causale. Per tale motivo, si ritiene più efficiente e anche più efficace un monitoraggio a livello di progetti approvati e di progetti attuati. Relativamente all’approvazione dei progetti, due aspetti sono oggetto di verifica: la documentazione di progetto può lasciar supporre che il progetto evidenzi significative divergenze rispetto al profilo valutativo della misura nel suo complesso? il progetto viene attuato in una zona in cui si evidenziano parametri ambientali interessati dal progetto stesso, che hanno già raggiunto valori critici? Nella verifica di progetti già attuati possono essere esaminati aspetti che non potrebbero risultare evidenti né dal programma stesso, né dalla domanda di finanziamento. Ad esempio: la cessione dell’azienda agricola, che viene di per sé favorita nel quadro del programma, porta tendenzialmente ad un’intensivizzazione o ad un’estensivizzazione dei sistemi di conduzione? Oppure: il risanamento di corpi idrici superficiali può effettivamente produrre un effetto positivo per l’ambiente? 24 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 Simili verifiche su casi singoli (come proposto nella valutazione ex-ante), condotte sulla traccia del set dei 19 indicatori di efficacia, permettono di evidenziare molto rapidamente la qualità dell’attuazione del programma e ne consentono eventualmente una tempestiva correzione. Fonti e modalità di popolamento degli indicatori di programma Nei casi in cui le informazioni per il monitoraggio ambientale vengono raccolte attraverso il sistema di monitoraggio del programma (Veneto, Liguria, ..) non si ravvisa alcuna difficoltà nel popolamento degli indicatori. In altri casi, in cui i sistemi di monitoraggio fisico, finanziario e procedurale dei programmi interagiscono con il monitoraggio ambientale; ovvero in cui l’AA ha accesso ai dati del monitoraggio di programma, gli strumenti attuativi rappresentano la fonte dati principale per il popolamento degli indicatori di programma. Infatti, nel caso di misure a diretta finalità ambientale, le informazioni necessarie al monitoraggio ambientale coincidono con quelle rese disponibili nell’ambito del processo di selezione e valutazione delle richieste di finanziamento. Negli altri casi, l’integrazione dei documenti di attuazione consente la verifica del rispetto delle condizionalità ambientali poste (criteri ambientali) e la valutazione della loro efficacia attraverso il monitoraggio ambientale. In molti casi, però, l’accesso ai dati del monitoraggio di programma non appare scontato, sintomo di una difficoltà di relazione tra AdG e AA. In Regione Piemonte, una prima raccolta di informazioni avviene nella fase di presentazione delle domande. Il Sistema di Monitoraggio Ambientale del POR-FESR raccoglie e gestisce principalmente due tipologie di informazioni: dati inerenti il contesto ambientale, contenuti nelle banche dati settoriali esistenti che vanno a comporre il Sistema Informativo Regionale Ambientale, in modo da aggiornare periodicamente gli indicatori che compongono lo scenario di riferimento; dati sulle prestazioni ambientali dei singoli interventi, raccolti in fase di istruttoria, di ammissione a finanziamento e di realizzazione (al saldo). La raccolta avviene in maniera progressiva e in funzione delle necessità legate alle varie fasi della valutazione. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 25 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 Il reperimento dei dati per il popolamento degli indicatori di programma necessita di una chiara identificazione delle informazioni reperibili attraverso i diversi strumenti attuativi e di una conseguente integrazione degli stessi. Per i dati derivanti da bandi il cui finanziamento è subordinato a prestazioni ambientali, infatti, si ottengono tutte le informazioni “positive” che necessariamente devono essere fornite per accedere al finanziamento. Nei casi in cui non c’è un obbligo di trasmissione delle informazioni, poiché non direttamente collegate al finanziamento, i dati possono mancare o essere forniti in maniera episodica e senza una reale possibilità di validazione. In questi casi si cerca di supplire con analisi statistiche che associano i dati ambientali calcolati ai processi produttivi. In Regione Veneto, il sistema di monitoraggio di programma verifica anche le performance ambientali con rilevazioni dirette a livello progettuale. Il rilevamento avviene in concomitanza con la Valutazione Intermedia e relativo aggiornamento. In Regione Sardegna, gli indicatori di realizzazione sono strettamente legati agli interventi proposti dal PO FESR, e i relativi dati verranno forniti direttamente dall’AdG in base ai progetti finanziati e alle loro caratteristiche. In Regione Campania, tutti gli indicatori di realizzazione fisica e finanziari previsti dal Sistema Regionale di Monitoraggio (presenti all’interno del sistema SMILE) rappresentano le fonti primarie per la costruzione degli indicatori di processo previsti dal PUMA. Le informazioni relative alla programmazione e attuazione degli interventi, classificate per tipologia e organizzate per ambito territoriale e geografico di intervento, potranno essere inoltre incrociate con altre informazioni che descrivono il contesto ambientale e territoriale, fornendo spunti utili per analizzare la capacità del programma di rispondere a particolari situazioni ambientali o territoriali e verificare quindi la coerenza delle risposte messe in campo. Al fine di acquisire le informazioni necessarie a elaborare gli indicatori di processo per alcune misure del PSR FEASR sarà necessario acquisire ulteriori informazioni sulle modalità di attuazione degli interventi. A tal fine, è stata elaborata una scheda di rilevazione tipo che, una volta compilata, il Referente di Misura avrà cura di trasferire all’Ufficio dell’AAR e all’AdG in formato digitale. Le informazioni contenute nella scheda, insieme alle ordinarie informazioni fisiche e finanziarie relative all’attuazione del PSR trasmesse dai Responsabili di Asse e di Misura, consentiranno all’Ufficio dell’AA di elaborare annualmente i RdM che andranno a completare i RAE. Si segnala come modalità specifiche di attuazione come i Grandi Progetti abbiano necessità di particolare attenzione. In questo senso, la AdG ha chiesto supporto all’AA anche al fine di poter avviare da subito, in coerenza con quanto previsto dal PUMA, un sistema di monitoraggio in grado di dare conto degli effetti ambientali dei GP. Sul medesimo modello, la Regione Lombardia prevede per il PO FESR tre fasi in cui si svolge il monitoraggio: “ex ante”, per un monitoraggio previsionale, basato sugli interventi ammessi a finanziamento (analisi delle graduatorie); “ex post”, una volta che gli interventi sono stati realizzati prevedendo anche sopralluoghi, interviste con i beneficiari, ecc.; in una fase intermedia per casi specifici (ad esempio per l’Asse 3 “Mobilità Sostenibile”, vi è una fase di verifica del progetto esecutivo a base di gara, preliminare alla conferma dell’aiuto finanziario). 26 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 Gli indicatori di processo sono popolati a partire da dati reperibili: all’atto del finanziamento, dai formulari di presentazione dei progetti secondo i criteri ambientali di selezione, e/o da questionari compilati da parte del beneficiario; nel caso di variazioni significative intervenute a valle del finanziamento; alla conclusione della realizzazione, attraverso la documentazione specifica prodotta contestualmente alla richiesta di saldo e/o sopralluoghi diretti da parte dell’AA inserita all’interno del, sistema informativo GEFO (Gestione Finanziamenti on line – dati inseriti direttamente dai beneficiari); in fase di esercizio, attraverso questionari e indagini ad hoc, sopralluoghi diretti da parte dell’AA. Con specifico riferimento al PSR, Il SIARL (Sistema Informativo Agricolo di Regione Lombardia) raccoglie e aggiorna in continuo tutte le informazioni riguardanti le istruttorie di tutti gli interventi finanziati con il programma, una parte dei quali dispone di informazioni georiferite. Il sistema contiene solo in alcuni casi i dati di progetto necessari alla stima quantitativa degli indicatori per il monitoraggio ambientale. In Regione Umbria, i dati dovrebbero essere trasferiti dai responsabili di attività ogni qualvolta in loro possesso, ma in realtà l’aggiornamento avviene una volta l’anno attraverso degli specifici incontri bilaterali volti all’aggiornamento dello stato di avanzamento effettivo della propria attività. In Regione Valle d’Aosta, il rilevamento dei dati avviene a seconda della tipologia dell’intervento, mediante richieste dirette a: i beneficiari dell’intervento quando si tratta di strutture dell’Amministrazione Regionale (Direzioni); le strutture coinvolte nella gestione degli interventi del POR (ex. Società in house) le strutture dell’Amministrazione Regionale competenti per la tematica interessata (ex. Direzioni dell’Assessorato territorio e ambiente, ARPA) Le principali fonti dei dati per gli indicatori del PO FESR della Regione Puglia sono i beneficiari e i Responsabili di Azione, attraverso la compilazione di appositi formulari predisposti dall’AA. In alcuni casi, e in particolare negli avvisi pubblici già integrati dall’AA, alla documentazione del bando sono state allegate le schede di rilevamento dei dati. In rari casi si prevedono valutazioni di tipo ambientale per gli strumenti di attuazione dei programmi. L’Asse 4 “Tutela e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale” del PO FESR della Regione Lombardia si attua attraverso strumenti di progettazione integrata (PIA – Progetto Integrato d’Area). La valutazione ambientale è effettuata tramite criteri di sostenibilità che valutano complessivamente: la governance dello strumento e la sua coerenza esterna e interna. È presente una soglia di punteggio minima (relativamente all’insieme dei criteri) che deve essere raggiunta per l’ammissibilità Utilizzo dei sistemi informativi I sistemi informativi regionali o provinciali vengono utilizzati, ove possibile come fonte principale per il popolamento degli indicatori di contesto. Nella maggior parte delle Regioni però, i sistemi appaiono ancora frammentari e non in grado di supportare le necessità dettate dal monitoraggio del contesto ambientale in funzione della VAS. In alcuni casi, riescono ad interagire con il monitoraggio del programma, che restituisce informazioni derivanti dal monitoraggio degli effetti ambientali in forma territorializzata, contribuendo in qualche modo all’aggiornamento dei sistemi informativi. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 27 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 In generale, al fine dell’espletamento di tutte le funzioni connesse all’attuazione dei programmi, risulta indispensabile l’impiego di procedure informatizzate e la creazione di un sistema informativo che consenta la gestione delle possibili attività connesse all’attuazione del programma, concernenti la gestione, la sorveglianza, il controllo, la valutazione ed il monitoraggio. Il Sistema Informativo del POR-FESR della Regione Piemonte è realizzato all’interno del Sistema Informativo Regionale (SIRE), in modo da garantire il raccordo e l’interscambio dei dati con i sistemi informativi esistenti relativi alle diverse materie di interesse in ambito regionale e connesse con l’argomento. Nel caso di progetti a carattere energetico-ambientale dell’Asse II, le informazioni derivanti dalle domande, sono conservate anche nel DTIF Energia - Dati tecnici interventi finanziati - della RUPAR-Piemonte. Tale Banca Dati rappresenta un archivio per la raccolta dei dati tecnici degli interventi energetici oggetto di finanziamenti, che forniscono indicazioni per descrivere gli interventi finanziati e la loro distribuzione sul territorio. Dalla Banca Dati è inoltre possibile esportare le informazioni per realizzare successive elaborazioni. Nel caso della Campania, oltre all’utilizzo dei sistemi informativi regionali esistenti ove possibile, si propone di implementare un sistema informativo territoriale geo-referenziato a supporto del monitoraggio ambientale della programmazione unitaria in grado di gestire contemporaneamente informazioni relative al contesto ambientale di riferimento (andando ad interfacciarsi con il Sistema Informativo Regionale Ambientale) e al processo di attuazione dei differenti programmi. Tale strumento si configura come un vero e proprio Sistema di Supporto alle Decisioni per la politica regionale di sviluppo (DSS). Consentirebbe inoltre di integrare la verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale con quella degli obiettivi generali del PO FESR e di analizzare l’interazione degli effetti ambientali e degli effetti territoriali, sociali ed economici, considerando anche eventuali effetti derivanti dall’attuazione di altri piani e programmi in termini di sinergie o conflitti. Inoltre, il DSS è pensato come uno strumento utile alla comunicazione: le informazioni di processo e i risultati annuali delle analisi di comparazione multi temporale relative all’evoluzione delle componenti ambientali, archiviate e trattate all’interno del DSS, potranno essere pubblicate tramite le risorse web già presenti presso l’amministrazione regionale per favorirne la condivisione e assicurare una adeguata divulgazione delle realizzazioni. Tali informazioni potranno inoltre rappresentare i primi contenuti di base necessari ad implementare un sistema informativo geografico a supporto della gestione ambientale integrata, dei programmi di sviluppo e, in ultima istanza, del processo di definizione della Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile. Tale sistema informativo condiviso, potrà quindi rappresentare lo strumento tecnologico e operativo in grado di consentire l’acquisizione, il trattamento dei dati, la loro analisi in termini geografici e ambientali e la successiva condivisione delle informazioni prodotte tra i vari attori istituzionali e sociali. Analogamente, l’AA della Regione Puglia ha costruito un sistema informativo territoriale nel cui database sono inserite le informazioni utili al monitoraggio ambientale (posizione territoriale, anagrafica, stato delle istanze, ecc.). La Regione Sardegna, anche in attuazione della Direttiva comunitaria 2003/4/CE recepita con D.lgs.195/2005, nonché in base alle Direttive della rete SINAnet, ha istituito il Sistema Informativo Ambientale Regionale (SIRA) che implementa e gestisce i catasti ambientali (aria, acqua, suolo, rifiuti, etc.) derivanti dal D.Lvo 152/2006 e s.m.i. Il secondo stralcio attuativo del SIRA prevede la realizzazione di nuovi moduli applicativi che consentiranno tra l’altro la copertura completa dei tematismi ambientali e la costruzione del modulo di gestione dei procedimenti autorizzativi in campo ambientale. A regime, il SIRA consentirà di fornire un sistema integrato dell’informazione regionale relativa all’ambiente, al territorio e ad altre variabili socio-economiche. 28 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 L’art. 16 della L.R. 12/2010 dell’Umbria dispone che il SIAT (Sistema Informativo Territoriale e Ambientale) raccolga e organizzi di concerto con ARPA le informazioni e i dati relativi ai processi di valutazione ambientale di VAS, di VIA, di AIA e di VIncA, nonché quelli concernenti le azioni ed i progetti finalizzati allo sviluppo durevole e sostenibile del territorio della Regione. E’ allo studio l’implementazione dell’attuale SIAT con uno specifico modulo ambientale. Nella Provincia di Trento, il processo di monitoraggio degli interventi del PO FESR è svolto di concerto ed in collaborazione con l’AA. Esso sarà eseguito mediante l’uso del Sistema informativo della Sensibilità Ambientale (SISA), che permette di avere una conoscenza della situazione ambientale del territorio provinciale. Principale obiettivo del SISA è quello di creare mappe delle pressioni antropiche e di sensibilità in generale atte ad illustrare velocemente la distribuzione delle azioni dell’uomo sul territorio in modo da valutarne gli effetti in un’ottica di sviluppo sostenibile. Il SISA può essere inquadrato come un sistema di settore che usa il SIAT come fonte di informazione base per le finalità di monitoraggio e tutela dell’ambiente. Infine, il sistema informativo per il monitoraggio ambientale del PON Reti e Mobilità è stato pensato come uno strumento informatico di supporto alle decisioni in grado di garantire un flusso costante e puntuale di dati e informazioni necessari a valorizzare gli indicatori individuati nell’ambito del PMA. La soluzione adottata per l’avvio delle attività di implementazione del PMA ha previsto: l‘utilizzo di un applicativo freeware per la gestione dei dati (Qgis); il contributo del MATTM per l’acquisizione dei dati finalizzati alla rappresentazione del contesto ambientale; La verifica della documentazione disponibile presso il MIT per la caratterizzazione degli interventi e l’individuazione degli eventuali deficit conoscitivi da colmare La scelta di procedere in modo incrementale per l’implementazione del sistema, anche alla luce dei dati disponibili. B. INTEGRAZIONE Il tema dell’integrazione è stato affrontato da diversi punti di vista. La scheda proponeva infatti almeno tre possibili dimensioni dell’integrazione: - tra monitoraggio VAS e monitoraggio fisico, finanziario e procedurale del programma - tra monitoraggi VAS di programmi diversi (eventuale presenza di monitoraggi integrati/unitari –ruolo del Piano Unitario di Valutazione) - tra i diversi monitoraggi ambientali attraverso la definizione di strumenti trasversali (quadri di riferimento per la valutazione e il monitoraggio ambientale). L’analisi ha portato in luce livelli diversi di integrazione che hanno o possono avere implicazioni dirette sulla efficacia, la proceduralizzazione e la semplificazione del monitoraggio VAS. Dal punto di vista dell’integrazione tra monitoraggio VAS e monitoraggio fisico, finanziario e procedurale del programma, si evidenziano esperienze in cui il primo è una delle componenti del più ampio monitoraggio di programma (nel caso specifico del FEASR, ma non solo). In questi casi, le informazioni che riguardano gli aspetti ambientali sono contenute all’interno del RAE che è oggetto di valutazione specifica da parte del Valutatore indipendente. Il monitoraggio ambientale beneficia dunque dei canali informativi della programmazione in ingresso (disponibilità delle informazioni per il popolamento degli indicatori) e in uscita (visibilità degli esiti del monitoraggio sia all’interno del CdS che all’esterno). ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 29 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 Ad un livello diverso, l’integrazione si avvia attraverso la condivisione di alcuni indicatori tra i due monitoraggi, oppure attraverso l’utilizzo del monitoraggio di programma come parziale fonte di dati per quello ambientale. Dal punto di vista dell’integrazione tra monitoraggi VAS di strumenti diversi, emerge come soltanto in Regione Campania sia stato definito un sistema unitario di monitoraggio ambientale per la programmazione. In Piemonte, l’integrazione tra FESR e FESR è limitato alle misure in compartecipazione tra i due fondi. Il ruolo e il potenziale dei Piani Unitari di Valutazione in questo contesto appare abbastanza marginale. Solo in rari casi infatti contengono specifiche sul monitoraggio ambientale, anche ponendosi come elemento di raccordo tra i monitoraggi ambientali, almeno inerenti i programmi finanziati dai fondi FESR e FEASR (alcune regioni stanno studiando questa possibilità). Ancora più rara è la partecipazione dell’AA alla definizione di domande di valutazione specifiche, che consentano un’interazione diretta con il monitoraggio ambientale. Un ulteriore livello di riflessione riguarda l’integrazione garantita dall’intervento sui diversi programmi delle AA e delle Arpa, che divengono a loro volta in alcuni casi fattori di integrazione e di messa in comune di strumenti e indicatori per il monitoraggio ambientale. La partecipazione a gruppi di pilotaggio o cabine di regia per la programmazione rafforzano queste potenzialità anche in termini di consolidamento dei contenuti dei Piani e dei Disegni di Valutazione in questo senso. In alcuni casi, inoltre, sono state avviate attività generali di definizione di quadri di riferimento (sistemi obiettivi di sostenibilità/indicatori di contesto) per le VAS (Umbria, Puglia, Campania). I programmi finanziati dai fondi strutturali hanno utilizzato in questo senso riferimenti esistenti, come in Regione Umbria, oppure hanno rappresentato l’occasione per definire quadri di riferimento più generali (Puglia). Monitoraggio VAS e Monitoraggio di Programma Il monitoraggio di programma, fisico, finanziario e procedurale, rappresenta generalmente la fonte dei dati per il popolamento degli indicatori di processo del monitoraggio ambientale. In alcuni casi però, il monitoraggio ambientale viene inglobato all’interno del complessivo monitoraggio di programma. Per il PO FESR della Provincia di Bolzano, ad esempio, questo avviene nell’ottica di una piena integrazione della VAS nel processo di pianificazione, rilevando come gli effetti ambientali derivanti dalle decisioni della programmazione vadano analizzati in maniera integrata, insieme alle loro interazioni con quelli territoriali, sociali ed economici. La Regione Umbria (PO FESR) ha definito un sistema di monitoraggio in cui si prevede l’inserimento degli indicatori, come descritti dal RA, nel sistema informatizzato di raccolta dati per il monitoraggio della fase di realizzazione e per la quantificazione di parte dei risultati attesi. È stata inoltre avviata l’integrazione dei dati interni alle strutture regionali responsabili della implementazione con altri dati detenuti da soggetti terzi (ARPA, ISTAT, Centri di ricerca specializzati, Studi e ricerche specifici ecc). Per quanto concerne il monitoraggio del contesto, tutte le VAS fanno riferimento al Catalogo Regionale degli Indicatori. In Regione Piemonte (PO FESR), il Monitoraggio Ambientale è parte integrante ed imprescindibile del monitoraggio complessivo del programma (lettera I all. VI D.Lgs 152/06). In quest’ottica l’AA collabora costantemente con l’AdG anche per la predisposizione di domande valutative ad hoc da inserire nelle Valutazioni del Programma effettuate in fase ex-ante, intermedia ed ex-post, da un valutatore indipendente. 30 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 La Regione Liguria si è dotata di un sistema unico di monitoraggio fisico, finanziario e procedurale (SIRGIL) per tutti gli interventi finanziati (cfr. Presentazioni evento “Il sistema dei controlli del PO FESR, marzo 2011, http://www.regione.liguria.it/argomenti/affari-e-fondi-europei/por-FESR-2007-2013/ informazione-e-pubblicita/eventi/il-sistema-dei-controlli-del-por-FESR-23-marzo-2011.html). I due livelli di indicatori che costituiscono il sistema di monitoraggio, andranno ad affiancare, permettendo talvolta addirittura di valorizzare gli altri indicatori fisici previsti dal Sistema di Monitoraggio Comunitario SFC2007 e dal Sistema Nazionale di Monitoraggio dell’IGRUE (MONITWEB). Attualmente, le informazioni utili a valorizzare gli indicatori fisici prestazionali (indicatori di realizzazione e di risultato) sono rilevate dai beneficiari finali degli interventi e verificate dalle strutture regionali competenti che gestiscono i canali di finanziamento dell’attuale programmazione. Tali informazioni, vengono caricate sul Sistema informativo Regionale Gestione Interventi Liguria (SIRGIL) condiviso fra tutti i dipartimenti regionali e usato come strumento interno non solo di gestione e monitoraggio ma anche di valutazione e supporto alla programmazione. Successivamente i dati vengono trasferiti attraverso opportune procedure sul MONITWEB. Di seguito, si riporta in maniera sintetica lo schema logico del PMA; le frecce indicano il flusso informativo. In sede di attuazione del PO, vengono raccolte le informazioni (riquadro in basso a sinistra) necessarie a valorizzare gli indicatori prestazionali e di obiettivo ambientale sul sistema informativo regionale SIRGIL; queste informazioni, quindi, possono essere successivamente elaborate dal soggetto incaricato del monitoraggio ambientale per aggiornare tali indicatori. Contemporaneamente, il Sistema Informativo ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 31 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 Regionale Ambientale fornirà i dati e le informazioni necessari per l’aggiornamento degli indicatori di contesto. Tutto il sistema seguirà secondo le logiche del ciclo di Deming (Plan–Do–Check–Act), un percorso virtuoso attraverso la raccolta delle informazioni ottenute con i piani e le attività di monitoraggio previsti, integrandone i risultati nella gestione. In questo modo, il sistema intende perseguire il miglioramento continuo delle prestazioni complessive del programma e, in particolare, di quelle ambientali. I risultati delle attività di monitoraggio consentiranno quindi, di indirizzare le eventuali rimodulazioni dei contenuti e delle azioni del programma. Le informazioni che riguardano gli aspetti ambientali, sono contenute all’interno del RAE, anch’esso oggetto di valutazione. In Valle d’Aosta (PO FESR), si verifica la capacità del programma di raggiungere i propri obiettivi ambientali, sulla base degli indicatori ambientali definiti nel POR. In particolare, le sedi di verifica del raggiungimento degli obiettivi sono il RAE e il Rapporto di Valutazione Intermedia (attualmente in fase di elaborazione). In Regione Veneto, il monitoraggio VAS è strettamente correlato al monitoraggio di programma, attingendo direttamente ai core indicators della Commissione Europea6.. Molti indicatori ambientali coincidono esattamente con gli indicatori di programma. Gli indicatori proposti dalla Regione (di realizzazione e di risultato), integrano e ampliano i core indicators, a valenza ambientale, per meglio cogliere le performance ambientali degli interventi. I due monitoraggi appaiono integrati sia per l’utilizzo di un nucleo comune di indicatori, che per la condivisione delle fonti di riferimento e l’identificazione dei referenti per l’attuazione dei monitoraggi stessi. La Sardegna (PO FESR) ha previsto per gli obiettivi ambientali più sensibili del programma, alcuni indicatori di programma strettamente relazionati agli indicatori VASTra gli indicatori di impatto associati all’Obiettivo generale del Por l’indicatore “Riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra” è equiparabile all’indicatore utilizzato per il monitoraggio VAS “Emissioni climalteranti (CO2)”. Altri indicatori del programma relazionati ad indicatori VAS sono : L’indicatore di impatto associato all’Obiettivo globale dell’Asse III “Consumi di energia prodotta da fonti rinnovabili (GWh di energia consumata e prodotta da fonti rinnovabili su GWh consumati n totale). Indicatori di risultato associati agli Obiettivi specifici dell’Asse III. Esempio: Produzione energetica addizionale da fonti rinnovabili (MWh) Indicatori di risultato associati agli Obiettivi specifici dell’Asse IV. Esempio: Rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani (%) Allo stesso modo, nel POI “Energie rinnovabili e risparmio energetico”, gli indicatori di risultato sono direttamente legati agli effetti prodotti dall’attuazione delle linee d’intervento. Poiché alcuni dei principali obiettivi specifici e operativi del POIn coincidono con alcuni obiettivi di sostenibilità ambientale individuati nel RA (aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili, riduzione dei 6 Dal sito del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica . Ministero dello Sviluppo Economico Allo scopo di rendicontare al Parlamento Europeo quanto realizzato dalla politica regionale Comunitaria in forme sintetiche alternative a quelle dell’avanzamento finanziario, la Commissione Europea richiede alle singole Autorità di Gestione dei Programmi Operativi finanziati con il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), la quantificazione di un numero limitato di indicatori, denominati Core indicators. I Core Indicators, introdotti nell’Agosto 2006 con il Working Document n.2 della CE, sono stati oggetto di revisioni e successive semplificazioni,fino a pervenire al Working Document n.7 “Indicative Guidelines on evaluation methods: reporting on Core Indicators for the European Regional Development Fund and the Cohesion Fund July 2009 “ 32 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 consumi energetici, riduzione delle emissioni di gas serra, ecc.), vi può esser una larga coincidenza tra indicatori di risultato, di realizzazione e indicatori da utilizzare per le attività di monitoraggio ambientale. Pertanto, alcuni valori target specificati per gli indicatori di programma risultano applicabili anche agli indicatori per il monitoraggio ambientale. In ogni caso, saranno definiti valori target specifici per gli indicatori di realizzazione e di risultato ambientali, con un aggiornamento intermedio inizialmente previsto per il 2010. Nel PMA della Regione Sicilia, gli indicatori prestazionali sono selezionati per evidenziare le ricadute ambientali scaturite dalle azioni del programma. Questa tipologia d’indicatori viene ricondotta al sistema di monitoraggio generale del Programma attraverso indicatori di realizzazione, risultato e impatto per la valutazione in termini ambientali dell’efficienza ed efficacia del Programma. In sostanza l’insieme degli indicatori prestazionali include • gli indicatori con rilevanza ambientale già presenti nel Programma; • gli indicatori destinati al monitoraggio degli obiettivi di servizio a finalità ambientale; • gli indicatori per i quali sono stati individuati target a livello Mezzogiorno all’interno del QSN 2007-2013; • ulteriori indicatori ambientali specifici e volti a fornire elementi informativi aggiuntivi ed utili alla valutazione ambientale su aspetti non colti dal sistema di indicatori del PO FESR, ed a verificare l’integrazione degli aspetti ambientali sulla base delle indicazioni scaturite dal processo di VAS. Il monitoraggio ambientale del PON Reti e Mobilità, “interagisce” costantemente con il sistema di monitoraggio procedurale del programma. In particolare, tale interazione si concretizza nella messa a sistema - anche attraverso l’utilizzo delle rispettive piattaforme informatiche - del set di indicatori di processo e, quindi, delle relative fonti di reperimento dei dati. Nella fase di implementazione del PMA è prevista, inoltre, una collaborazione strutturata tra i soggetti responsabili dei due sistemi. Piano Unitario di Valutazione e Monitoraggio VAS In Liguria, è stato effettuato un tentativo per individuare un set di indicatori comuni, che permetta di evidenziare le eventuali sinergie tra PO FESR, PSR FEASR, PO FSE e FAS attraverso il Piano Unitario di Valutazione coordinato dal Settore Pianificazione e Valutazione Interventi del Dipartimento Programmi Regionali della Regione Liguria. Un ulteriore livello di valutazione è inerente alle diverse tipologie territoriali (Riqualificazione urbana e trasporti, Costa, Entroterra, ecc), nell’ambito delle quali si valutano gli effetti ambientali indotti dalla programmazione unitaria: Riqualificazione urbana e trasporti - qualità dell’aria; Costa - riduzione dei consumi e miglioramento qualità delle acque superficiali e sotterranee, Analisi della densità di insediamenti produttivi insediati su siti bonificati, Analisi della crescita di attrattività in termini di turismo sostenibile. Entroterra: energia, rifiuti, acque, aria, assetto idrogeologico, biodiversità Analisi della crescita di attrattività in termini di turismo sostenibile Le fonti per il popolamento degli indicatori del monitoraggio unitario sono definite all’interno della sintesi del Piano Unitario di Valutazione, che specifica come “La scelta degli ambiti di valutazione più significativi dipende dalle scelte strategiche - già espresse nel Documento Strategico Regionale e perfezionate nel Documento Unico di Programmazione (DUP) in corso di redazione - e dalle relative esigenze conoscitive, anche legate all’esperienza maturata con la programmazione 2000 – 2006. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 33 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 Si ritiene utile inoltre sviluppare congiuntamente anche la tematica ambientale prevista in ambito di procedura di Valutazione Ambientale Strategica sia a livello di programmazione unitaria che per i singoli Programmi Operativi”. Come ambito di valutazione specifica, oltre alla competitività regionale e alle pari opportunità è stato definito il Rispetto delle peculiarità ambientali e culturali del territorio e loro valorizzazione per la conservazione del patrimonio e lo sviluppo di un’economia sostenibile. La struttura della valutazione si esprime in una tabella (cfr. pag.9). Man mano che i Programmi Operativi dei diversi fondi si svilupperanno, il Piano di Valutazione Unitario verrà integrato con specifici ambiti di valutazione, seguendo il metodo già adottato per le tematiche trasversali e settoriali, con le opportune sinergie con le attività di monitoraggio in itinere ed ex post che accompagneranno la realizzazione dei programmi ed in particolare con i relativi PMA implementati ai sensi dell’art. 10, c.1, della Direttiva 2001/42/CE sulla VAS. In Campania, il Piano Unitario di Valutazione non prevede nello specifico un Monitoraggio Ambientale Unitario. Fa però riferimento, in maniera generica, alla necessità di implementare un “monitoraggio unitario”, necessità dettata dal nuovo approccio alla valutazione introdotto dal QSN, il quale individua temi/strumenti/territori su cui condurre valutazioni, indipendentemente dalla fonte finanziaria. Le domande di valutazione formulate al suo interno pongono fortemente l’accento sul tema della sostenibilità ambientale. Nello specifico, Il Piano Unitario di Valutazione non prevede un monitoraggio ambientale integrato con il FEASR. Pur tuttavia, emergono dei macro argomenti (politiche per la competitività, sostenibilità ambientale –cfr. Tavole 1 e 2 del Piano Unitario di Valutazione-) da sottoporre a valutazione. Il Gruppo di Coordinamento Strategico dovrà quindi, designare il responsabile per ogni macro argomento, che dovrà gestire valutazioni che riguardano diversi programmi (FESR, FSE, FAS, PSR, FEP, Programmi interregionali e nazionali, piani settoriali) in un’ottica di programmazione unitaria. L’AA del Piemonte, ha collaborato per la definizione delle domande valutative di tipo ambientale da integrare nelle previste valutazioni strategiche ed operative, per poter evidenziare la coerenza dell’attuazione del PO FESR con gli obiettivi di tutela ambientale interni al programma stesso e alle politiche regionali. Inoltre, è stata chiamata ad individuare gli elementi di competenza del capitolato per la selezione del soggetto designato per la valutazione delle politiche energetiche della Regione, finanziate da fondi comunitari, in modo da garantire la trattazione dei temi specifici a carattere ambientale secondo quanto concordato con l’AdG. In Umbria, esiste un Piano Unitario della Valutazione in cui è individuato un Gruppo di pilotaggio che comprende l’AA..Non esiste però un “monitoraggio ambientale unitario”. In Veneto, è attualmente in fase di studio l’integrazione del Piano di Valutazione con un “monitoraggio ambientale unitario”. Il Piano di Valutazione della Politica Provinciale Unitaria di Trento propone un sistema di monitoraggio coordinato e integrato tra il PO FESR e il PSR FEASR. Richiamandosi direttamente a quanto emerso dal processo di VAS, il Piano di Valutazione del PON Reti e Mobilità menziona esplicitamente come principali dimensioni quelle relative alla valutazione su: il conseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, così come desumibili dal RA; l’individuazione di effetti ambientali imprevisti e la messa in opera di tempestive misure correttive o di azioni volte ad attenuare/contrastare gli impatti negativi sull’ambiente. 34 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 Monitoraggio Integrato o Unitario In Regione Liguria, come già anticipato, una proposta di integrazione tra i monitoraggi è stata formulata nel Piano Unitario di Valutazione attraverso la definizione di indicatori comuni. In Regione Piemonte, il monitoraggio integrato tra FESR e FEASR è limitato alle misure finanziate in compartecipazione POR- PSR. In Campania, è stato proposto un sistema di monitoraggio ambientale unitario per tutti gli strumenti di programmazione regionale affinché le misure di monitoraggio ambientale rappresentino effettivamente un’attività di supporto alle decisioni collegata ad analisi valutative e a strumenti di comunicazione e rendicontazione. In questo modo, il monitoraggio previsto dalla procedura VAS costituisce realmente “una opportunità e una base di partenza per la considerazione nelle valutazioni degli aspetti di impatto ambientale”. Gli indicatori di contesto legati alle componenti sono comuni a tutti gli strumenti di programmazione. Tali indicatori organizzati per obiettivi ambientali saranno selezionati in relazione agli obiettivi del singolo programma. Gli indicatoti di processo sono invece riferiti all’attuazione e quindi derivano dagli strumenti di attuazione. Indispensabili ai fini di una corretta ed efficace interpretazione dei risultati del monitoraggio ambientale, risulteranno le rilevazioni del monitoraggio ambientale di alcuni piani e programmi regionali di settore, strategici per l’attuazione dei programmi regionali di sviluppo e fonti di utili informazioni relative al contesto; ad esempio, il monitoraggio ambientale dei piani regionali in materia di rifiuti (urbani, speciali e bonifiche), di acque o di energia. A riguardo, si segnala che la metodologia del PUMA è stata proposta dall’Ufficio della AAR alla Autorità procedente del PRGRU e del PRGRS (AGC 21). Si tratterà quindi di riportare ad unitarietà i differenti strumenti di programmazione e valutazione fornendo un quadro unitario di obiettivi e di criticità ambientali per le valutazioni ambientali dei singoli programmi anche al fine di prevenire conflitti fra strumenti e obiettivi di programmazione e favorire l’attivazione di sinergie su obiettivi e criticità che non potranno essere trattati in modo distinto a seconda del programma considerato. Il PO FESR della Regione Puglia non prevede specificatamente un nucleo di indicatori comuni per il monitoraggio di più strumenti, ma per quanto riguarda la componente ambientale “Paesaggio e beni culturali”, gli indicatori di contesto individuati, sono comuni agli indicatori di paesaggio elaborati per il RA del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR) nell’ambito del processo di VAS. Gli stessi indicatori sono stati proposti dal gruppo di lavoro che ha redatto il RA del PPTR all’interno del documento “GLI INDICATORI PER IL PAESAGGIO - Indicazioni per la redazione delle Valutazione Ambientali Strategiche dei Piani e Programmi“ (Giugno 2010). Il documento propone il recepimento degli stessi indicatori per la componente “Paesaggio” nell’ambito delle procedure di VAS dei Piani Urbanistici Generali (PUG) di scala comunale, al fine di ottenere l’aggiornamento dei dati ad una scala di maggior dettaglio e l’implementazione degli stessi indicatori all’interno degli strati informativi dei PUG. In Umbria infine, si individua l’ARPA Umbria come soggetto cui compete il monitoraggio ambientale di piani e programmi di ambito regionale. L’ARPA stessa si pone quindi come fattore di integrazione tra i monitoraggi VAS (a supporto delle attività iniziali assicurate dall’Autorità Competente sui temi ambientali). Concorre inoltre a fornire indicazioni per l’individuazione degli impatti significativi e degli indicatori idonei a rappresentarli, anche attraverso il riferimento a dati e conoscenze già acquisiti da monitoraggi ambientali di altri strumenti. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 35 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 C. GOVERNANCE La sezione dedicata alla Governance nella scheda di analisi, propone l’indagine di alcuni elementi significativi nella gestione del sistema di monitoraggio VAS. In particolare disegna una struttura incentrata sui soggetti coinvolti, definendone ruoli e responsabilità. Verifica inoltre, l’esistenza di regole condivise che permettano l’interazione tra i diversi soggetti, esplicitando le modalità e gli strumenti messi in campo. Il testo che segue ripercorre questi temi con un focus specifico sull’interazione tra AA e AdG e sugli strumenti attivati per il suo governo. Soggetti coinvolti L’analisi delle schede pervenute testimonia il coinvolgimento nella maggior parte dei casi dell’Autorità Ambientale, dell’Autorità di Gestione e dell’ARPA oltre ad altri soggetti, quali le assistenze tecniche o gli uffici regionali responsabili delle diverse tematiche ambientali. In alcuni casi (Bolzano, Calabria e POIn Energie rinnovabili e risparmio energetico), non è stato possibile verificare l’effettiva interazione tra i soggetti coinvolti nelle attività di monitoraggio. Le informazioni desumibili dai programmi si limitano Infatti alla individuazione dei soggetti coinvolti, ma non danno conto della qualità dei rapporti intrapresi tra di loro. Autorità Ambientale e Autorità di Gestione Al ruolo specifico dell’Autorità Ambientale nel complessivo processo Vas e di integrazione ambientale dei programmi e alla sua formalizzazione viene dedicato il paragrafo successivo. Analizzando La relazione tra AdG e AA per il monitoraggio ambientale, si evidenzia come di volta in volta essa preveda una cooperazione continua tra le due, una decisa responsabilità tecnica e operativa dell’AA oppure un ruolo preminente della AdG con funzioni consultive dell’AA (PO FESR Valle d’Aosta). Al primo gruppo appartengono i PO FESR delle Regioni Liguria, Sardegna, Veneto, la Provincia di Trento, Il PON Reti e Mobilità. Nel PO FESR della Regione Liguria, l’Autorità Ambientale coopera con l’AdG per assicurare la corretta applicazione della Direttiva VAS e pertanto anche per lo svolgimento del monitoraggio previsto dal D. Lgs 152/06 e s.m.i.. L’AA ha infatti definito, d’intesa con l’AdG, la modalità di attuazione del Piano di Monitoraggio Ambientale. Nell’ambito del PO FESR, in Regione Sardegna la verifica degli effetti ambientali del Programma si affianca al controllo dell’attuazione dal punto di vista procedurale, finanziario e fisico. L’AdG opera infatti avvalendosi dell’AA del SAVI (Servizio della sostenibilità ambientale, valutazione impatti e sistemi informativi ambientali) dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente e dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPAS) per la raccolta e sistematizzazione delle informazioni in materia ambientale. Nel corso dell’attuazione, vengono sviluppate azioni valutative specifiche e la revisione del Programma viene sottoposta a verifica di assoggettabilità a VAS. L’AdG, con il supporto dell’AA del SAVI redige Report di monitoraggio annuali che, sulla base dell’aggiornamento dei dati, valutino le cause che possano aver determinato uno scostamento dalle previsioni e propongano delle eventuali misure di riorientamento. Nel rilascio del parere di coerenza delle proposte di attuazione predisposte dai Responsabili di Linea di Attività con il PO FESR e la Programmazione Unitaria, l’AdG si avvale del supporto dell’AA. Nel PON Reti e Mobilità, l’AdG è il soggetto responsabile della realizzazione e dell’implementazione del sistema di monitoraggio degli effetti ambientali del Programma. Assicura le funzioni di orientamento e sorveglianza per l’integrazione della componente ambientale e dello sviluppo sostenibile. Collabora con l’AA per le attività di raccolta dei dati e di popolamento degli indicatori, per l’analisi e interpretazione 36 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 dell’andamento degli stessi e per la definizione degli approfondimenti e delle analisi necessarie al fine di mettere in atto eventuali azioni correttive per il Programma. L’AA contribuisce alla predisposizione del Rapporto sul monitoraggio e la gestione degli aspetti ambientali e assicura l’efficacia e la continuità al processo di Valutazione Ambientale Strategica, anche attraverso il monitoraggio e la gestione di eventuali meccanismi di retroazione sul Programma. Nell’espletamento delle attività di collaborazione con l’AdG relative all’aggiornamento periodico della VAS e del monitoraggio, l’AA viene supportata dal GdL “Sostenibilità Ambientale del PON Reti e Mobilità”. Nel PO FESR della Provincia di Trento, infine, l’AA collabora con l’AdG in tutte le fasi del processo di programmazione degli interventi (definizione, selezione, attuazione, sorveglianza, monitoraggio e valutazione) ai fini dell’implementazione degli obiettivi, dei criteri e degli indicatori di sostenibilità ambientale. Garantisce inoltre la corretta applicazione della normativa comunitaria, nazionale e provinciale in materia di ambiente. Inoltre, l’AA ha il compito di coordinarsi con il Nucleo di Valutazione Ambientale per verificare la definizione degli indirizzi tecnico-metodologici inerenti la valutazione degli aspetti ambientali. Essa predispone (d’intesa con gli altri organismi competenti) adeguate sintesi, aggiornate periodicamente, dei dati sullo stato dell’ambiente. Parallelamente, l’AdG coordina con l’AA l’attuazione del monitoraggio ambientale. Inoltre, svolge una costante attività di pubblicizzazione e informazione degli interventi a valere sul PO. In tale senso è prevista, tra le altre attività informative, la predisposizione di un Piano di Comunicazione curato dall’AA. Un secondo gruppo di programmi vede la prevalenza dell’impegno tecnico dell’AA nel monitoraggio VAS, sia in termini di coordinamento che di attuazione (Campania, Lombardia, Umbria e Valle d’Aosta), fermo restando la responsabilità dell’AdG in quanto Autorità Procedente, come previsto dal D. Lgs. 152/2006 e s.m.i. In particolare, in Regione Campania le attività di monitoraggio ambientale previste dal PUMA sono incluse e integrate nel monitoraggio generale del PO FESR e del PSR FEASR. Tale integrazione dovrà avvenire non solo a livello procedurale, ma anche per quanto concerne gli aspetti informativi/ informatici, al fine di ottenere la condivisione delle informazioni necessarie da parte di tutti i soggetti interessati dalle attività di monitoraggio e dall’attuazione degli interventi. I soggetti coinvolti direttamente e chiamati ad interagire nella impostazione ed aggiornamento del PUMA e nell’implementazione delle relative attività sono le AdG dei diversi programmi, i Responsabili di Asse e di Misura e l’AA (con il supporto della specifica assistenza tecnica messa a disposizione dal PON GATPOAT Ambiente Linea 3 e dal PO FESR Ob. Op. 7.1). Le interazioni tra i diversi soggetti nell’ambito del monitoraggio dei diversi programmi avvengono secondo lo schema che segue : ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 37 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 In questo contesto, l’AdG del PO FESR è responsabile dei flussi informativi relativi all’attuazione del programma e delle informazioni relative alle localizzazioni delle attività (Grandi Progetti) e alle prestazioni degli Assi e degli obiettivi operativi e specifici; Analogamente, l’AdG del PSR è responsabile delle attività di monitoraggio complessivo, che costituiscono parte essenziale del sistema di controllo e sorveglianza. Si occupa di raccogliere e conservare i dati fisici, finanziari e procedurali relativi a ciascuna operazione prevista dal Programma. In relazione agli obiettivi specifici degli Assi, raccoglie anche informazioni relative agli indicatori di realizzazione, di risultato e di impatto quantificati nel Programma. Deve garantire le condizioni tecniche ed organizzative per l’implementazione e l’effettiva integrazione del monitoraggio ambientale nel monitoraggio complessivo del PSR.. In relazione alla valutazione degli esiti del monitoraggio ambientale, è infine responsabile dell’adozione di eventuali misure correttive, definite in collaborazione con i Responsabili di Asse e di Misura.. Nel PO FESR della Lombardia, l’AA (con il supporto dell’assistenza tecnica dedicata) predispone l’impostazione metodologica del POR, realizza i report di monitoraggio e li presenta al Comitato di Sorveglianza. Sulla base degli esiti del monitoraggio propone raccomandazioni per le successive fasi attuative. L’AdG è “destinatario” delle raccomandazioni del monitoraggio e responsabile di eventuali modifiche dell’ attuazione del programma. Il caso dell’Umbria è molto particolare in quanto l’ARPA è stata identificata come AA del PO FESR. Il Servizio Valutazioni Ambientali VIA, VAS e Sviluppo Sostenibile (Autorità competente in materia di VAS), ne coordina le attività di monitoraggio e approva e convalida i Rapporti di monitoraggio prodotti da ARPA. Questa situazione certamente favorisce l’interazione tra i soggetti coinvolti nelle attività di monitoraggio ambientale. In qualità di AA, ARPA Umbria è membro permanente del CdS. Nel caso specifico del PO FESR, l’AA ha redatto il Rapporto Ambientale ed essendo responsabile del PMA, ha sviluppato un sistema di monitoraggio condiviso con l’AdG (che approva eventuali modifiche al PMA) e con i Responsabili di attività linea (fattore che incrementa le possibilità di effettiva attivazione del monitoraggio e che delinea la strada per un suo inserimento a pieno titolo tra le attività ascritte ai diversi soggetti che partecipano all’attuazione del programma). Inoltre, ARPA svolge periodicamente incontri bilaterali con i vari responsabili di attività per l’aggiornamento degli indicatori di realizzazione, di risultato e d’impatto individuati nel PMA E’ infine di supporto nell’elaborazione dei bandi pubblici per l’attuazione delle diverse linee di intervento del programma, integrando la documentazione eventualmente richiesta ai beneficiari e provvedendo alla elaborazione delle informazioni pervenute L’AdG approva eventuali modifiche al Piano di monitoraggio ambientale. Infine, nel PO FESR della Valle d’Aosta, l’AdG è responsabile anche tecnico del monitoraggio e si occupa della raccolta dei dati per la compilazione delle tabelle degli indicatori. L’AA riceve gli esiti del Monitoraggio Ambientale con periodicità annuale e provvede all’eventuale individuazione di problematiche connesse al mancato raggiungimento degli obiettivi. Sistema Agenziale (Ispra e Arpa) L’analisi evidenzia il coinvolgimento quasi totale delle ARPA e di ISPRA, secondo quanto indicato nel D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., che invita alla partecipazione del sistema agenziale nel monitoraggio VAS dei P/P. Fanno eccezione le Regioni Lombardia e Liguria, che non definiscono chiaramente un ruolo per le ARPA nel monitoraggio dei PO FESR. Negli altri casi, si menziona un coinvolgimento, ma alcune Regioni e Province Autonome attribuiscono loro ruoli e funzioni specifici? L’ARPA Puglia elabora il Rapporto Annuale sullo Stato dell’Ambiente, consentendo la valutazione della 38 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 variazione degli indicatori di contesto. Per il PO FESR, ha inoltre supportato l’AA nella quantificazione delle emissioni in atmosfera regionali attraverso il modello INEMAR. L’ARPA Campania è responsabile dell’aggiornamento periodico di alcuni indicatori ambientali e fornisce dati di base e informazioni ambientali di contesto relative alle componenti e agli obiettivi di sostenibilità ambientale del PO FESR individuati nel Rapporto Ambientale. L’ARPA Valle d’Aosta è il soggetto responsabile della rilevazione di alcuni indicatori (suolo, acque, aria rumore, radiazioni, energia) per il PO FESR. Arpa Umbria, infine, è Autorità Ambientale per la programmazione comunitaria, come specificato nel paragrafo precedente. Nel PON Reti e Mobilità, ISPRA e le Agenzie ambientali, sono chiamate a raccogliere i dati provenienti dalle diverse fonti di monitoraggio e banche dati ambientali e a metterli a sistema. Si occupano inoltre di popolare il set d’indicatori di contesto e fornire i dati all’AA per le opportune analisi e verifiche degli effetti ambientali significativi connessi all’attuazione del Programma. In alcuni casi come Campania, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia e Sardegna, l’ARPA ha anche un ruolo riconosciuto come membro di Comitati o Tavoli Tecnici specifici per la VAS. Nel PO FESR Sardegna ad esempio, è attualmente in fase di attivazione un Tavolo Tecnico con ARPA per il coordinamento delle attività di monitoraggio Specificità nel ruolo delle Autorità Ambientali I ruoli e le responsabilità formalmente attribuite alle AA e le attività effettivamente svolte nel corso dell’attuazione dei programmi, in special modo nel monitoraggio VAS, variano sensibilmente da regione a regione. Nel Veneto, il ruolo dell’AA del PO FESR non è formalmente identificato ed essa non viene coinvolta nelle attività di monitoraggio. In Liguria, l’AA non è inserita all’interno della sezione autorità del PO FESR (e del relativo sito web), sebbene il testo del programma indichi come fondamentale il rapporto tra AA e AdG per l’integrazione ambientale del programma stesso. Tuttavia l’AA è membro effettivo con diritto di voto del Comitato di Sorveglianza del PSR e si confronta in quella sede con la relativa AdG (responsabile del monitoraggio e dei meccanismi di revisione del programma a seguito degli esiti del monitoraggio) e con i Soggetti con competenza ambientale. L’AA partecipa anche agli incontri della Rete Nazionale delle Autorità Ambientali. L’AA del PO FESR in Campania è identificata all’interno del paragrafo 5.4.2 del documento di programma (attuazione dell’art. 17 del Reg. CE 1083/2006 sullo sviluppo sostenibile). Il suo ruolo e le funzioni sono specificati nel Manuale di attuazione del Programma e attribuiti all’Autorità Ambientale già istituita per il POR Campania 2000-2006. In fase di attuazione l’AA ha inoltre svolto le seguenti attività: - redazione del Rapporto Preliminare Ambientale per la Verifica di Assoggettabilità a VAS sulle proposte di modifiche al PO FESR 2007/2013 apportate in fase di attuazione; - supporto all’AdG del PO FESR 2007/2013 per la verifica di conformità alla normativa comunitaria in materia di ambiente e di sviluppo sostenibile; - integrazioni alla Dichiarazione di Sintesi intervenute a seguito delle variazioni al PO FESR 2007/13 intercorse successivamente alla redazione del RA; - assistenza tecnica ai Comuni della Regione Campania per l’applicazione della procedura di VAS ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 39 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 agli strumenti di pianificazione; - collaborazione con l’AdG per la redazione del Rapporto Finale di Esecuzione del PO FESR Campania 2000 06 e del Rapporto Annuale di Esecuzione del Programma (2009) curando gli aspetti relativi al perseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale; - proposta di revisione del Manuale di attuazione del PO FESR 2007 13 e dei relativi documenti allegati e appendici; - pubblicazione sul Portale dell’Autorità Ambientale di informazioni e materiali inerenti la Rete Natura 2000 come supporto alle valutazioni di incidenza; - redazione del Rapporto Ambientale della proposta di Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali (PRGRS); - assistenza tecnica all’AdG per fornire informazioni sull’inquadramento ambientale dei Grandi Progetti. Tale attività è stata avviata in coerenza con quanto previsto dal Piano Unitario di Monitoraggio Ambientale. Con riferimento al PSR, l’AA della Regione Campania individua gli indicatori relativi agli aspetti rilevanti di propria competenza. Anche a questo scopo, l’AA viene coinvolta nel processo di predisposizione degli strumenti attuativi (bandi, manifestazioni d’interesse, disciplinari etc.) per la definizione dei criteri di ammissibilità, valutazione e selezione delle proposte progettuali e per l’individuazione delle informazioni di interesse ambientale da fornire per l’accesso al finanziamento degli interventi, necessarie ai fini del monitoraggio ambientale. Tali informazioni raccolte dai Responsabili di Misura e di Asse, saranno elaborate dall’AA con il supporto della Assistenza Tecnica al fine di popolare gli indicatori selezionati per il monitoraggio ambientale del PSR. L’AA della Regione Liguria, assolve la funzione di garantire l’integrazione ambientale e di rafforzare l’orientamento allo sviluppo sostenibile assicurando efficacia e continuità al processo di VAS, anche attraverso il monitoraggio e la gestione di eventuali meccanismi di retroazione sul Programma. Collabora, infatti, per gli aspetti di propria competenza, con le Autorità di Programmazione e Gestione dei piani o programmi cofinanziati da Fondi comunitari. Partecipa infine ai lavori dei Comitati di Sorveglianza e a quelli della Rete Nazionale delle Autorità Ambientali. Il ruolo e la funzione dell’Autorità Ambientale della Regione Lombardia per il PO FESR sono formalizzati nel Programma (capitolo 5.1 “ Procedure di attuazione – paragrafo “Autorità”), al pari delle altre autorità coinvolte nell’attuazione del POR. L’Autorità ambientale è membro del Comitato di Sorveglianza e partecipa all’Autorità Centrale di Coordinamento (ACCP), che ha ruolo di coordinamento – cabina di regia della Programmazione, a cui partecipano tutte le Autorità di Gestione dei FS, Sviluppo Rurale e del FAS. L’Autorità Ambientale partecipa inoltre ai lavori della rete nazionale delle Autorità Ambientali e fa parte del Comitato di pilotaggio della valutazione. Nel corso dell’attuazione del PO FESR, l’AA ha condotto le seguenti attività: - integrazione di criteri ambientali nei bandi (tutti gli Assi di finanziamento); - partecipazione alle istruttorie per gli Assi Mobilità Sostenibile e Tutela e Valorizzazione del Patrimonio Naturale e Culturale attraverso: - la valutazione dei criteri ambientali introdotti nei bandi; - la valutazione della completezza delle autorizzazioni ambientali dei progetti. - monitoraggio ambientale del Programma (impostazione metodologica, redazione dei Rapporti di Monitoraggio, presentazioni al CdS); - attività di comunicazione sui criteri ambientali; - collaborazione con l’AdG per la revisione degli indicatori di programma; 40 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 - partecipazione al Comitato di Sorveglianza; - partecipazione al Comitato di Pilotaggio della Valutazione - partecipazione all’Autorità Centrale di Coordinamento. Riguardo il PO FESR della Regione Marche, l’AA partecipa ai lavori dei Comitati di Sorveglianza e a quelli della Rete Nazionale delle Autorità ambientali. Il ruolo dell’AA della Regione Piemonte è previsto e formalizzato nel PO FESR (par. 5.1.4), nell’ambito dell’integrazione del principio orizzontale dello sviluppo sostenibile. Nel corso dell’attuazione e nell’ambito delle funzioni ad essa assegnate, l’AA ha condotto le seguenti attività: - definizione dei criteri e delle modalità di gestione; predisposizione degli strumenti attuativi; selezione delle domande di finanziamento e partecipazione ai Comitati di Valutazione; supporto alla programmazione/progettazione in caso di bandi/accordo di programma; cooperazione con i Responsabili di Misura; cooperazione nelle attività trasversali di monitoraggio e sorveglianza del programma e collaborazione con il Valutatore Indipendente; - collaborazione con il NuVal e con le strutture di Coordinamento della Programmazione Unitaria 2007-13. Ha collaborato inoltre per la definizione delle domande valutative di tipo ambientale da integrare nelle previste valutazioni strategiche ed operative, in modo da evidenziare la coerenza della realizzazione del PO FESR con gli obiettivi di tutela ambientale interni al programma e alle politiche regionali. Essa partecipa attivamente alle attività di istruttoria e selezione delle domande pervenute e dei progetti presentati per i finanziamenti, collaborando all’interno dei Comitati di Valutazione istituiti per le singole misure con le direzioni competenti o con Finpiemonte. L’AA è stata chiamata ad individuare gli elementi di competenza del capitolato per la selezione del soggetto designato per la valutazione delle politiche energetiche della Regione finanziate da fondi comunitari, in modo da garantire la trattazione dei temi specifici a carattere ambientale secondo quanto concordato con l’AdG. Infine, per sistematizzare le valutazioni di propria competenza dei progetti pervenuti per ciascun bando, l’AA ha predisposto specifiche check list e schede di valutazione su cui registrare i dati ambientali dichiarati dai proponenti. In Regione Puglia, per il PO FESR, Il ruolo di AA è identificato e definito all’interno del cap. 5 Procedure di attuazione - paragrafo 5.1.4 Autorità Ambientale. Con D.P.G.R. n. 886/2008 (art. 9) sono definite le modalità operative con cui, in applicazione dei principi orizzontali, l’AA integra la componente ambientale del Programma. Tali modalità operative sono state ulteriormente specificate all’interno del Piano Operativo di Cooperazione tra AdG e AA (BURP 118 del 09-07-2010). Le attività svolte sinora dall’AA nella fase di attuazione sono: - partecipazione alla revisione del Programma; revisione dei criteri di selezione degli interventi; rimodulazione/revisione dei Programmi Pluriennali di Asse (PPA); partecipazione alla redazione di Avvisi Pubblici; supporto operativo nella fase di istruttoria e valutazione delle istanze pervenute a seguito di Avviso Pubblico; - attività finalizzate allo svolgimento dei Comitati di Sorveglianza; ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 41 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 - monitoraggio ambientale del programma, attraverso la redazione del Piano di Monitoraggio Ambientale; - redazione di modulistica, report, linee guida; - attività di comunicazione ambientale. Il ruolo dell’AA della Regione Valle d’Aosta, è identificato nella sezione “Modalità di Attuazione Autorità” del PO FESR. Oltre alla funzione di integrazione ambientale, l’AA collabora con l’AdG per la realizzazione del monitoraggio ambientale. Il PO FESR della Regione Veneto identifica ruolo e funzioni dell’AA per il programma : all’interno della sezione “autorità” del documento di Programma. Le attività condotte nel corso dell’attuazione sono: - predisposizione di linee guida per l’applicazione della procedura di valutazione di incidenza sui Siti della Rete Natura 2000 relativa ai progetti cofinanziati dal Programma; - predisposizione di indicazioni per l’integrazione della componente ambientale nei criteri di selezione delle operazioni Nel caso del POI Energie Rinnovabili e Risparmio Energetico, l’AA è inserita tra le “Autorità del Programma” (Capitolo 5 “modalità di attuazione” sezione 5.1.1 “Autorità” del programma, par. 5.1.1.4 “Autorità Ambientale”). L’AA è chiamata ad assolvere la funzione di garantire l’integrazione ambientale e di rafforzare l’orientamento allo sviluppo sostenibile in tutte le fasi di predisposizione e attuazione del programma, anche attraverso il monitoraggio e la gestione di eventuali meccanismi di retroazione. Tali attività sono condotte attraverso la partecipazione, il consenso e il concorso delle AA delle altre Regioni coinvolte nel programma. L’AA partecipa a titolo consultivo ai lavori del Comitato di Sorveglianza e a quelli della Rete Nazionale delle Autorità Ambientali, concorre all’indirizzo ed orientamento del Programma, nonché all’efficacia della sua attuazione, attraverso la partecipazione al Comitato Tecnico Congiunto per l’Attuazione del Programma. Cura inoltre, in collaborazione con le AA delle altre regioni coinvolte nel Programma, la definizione delle metodologie e degli strumenti idonei a garantire il monitoraggio ambientale anche sulla base di indicatori e di criteri/modalità di verifica di rispetto del principio di sviluppo sostenibile, definiti dall’AdG. L’AA orienta infine le attività collegiali di controllo e di gestione degli aspetti ambientali del Programma attraverso il coinvolgimento delle altre AA. Regole d’interazione tra i soggetti: modalità e strumenti Il PUMA della Regione Campania, propone un processo complesso di gestione del monitoraggio ambientale che vede coinvolti molteplici attori. Nello specifico, propone di acquisire le informazioni necessarie per elaborare gli indicatori di processo (risultato e realizzazione) e integrarle nell’ambito del Sistema di Supporto delle Decisioni (DSS) del PUMA, strumento predisposto per la gestione del flusso delle informazioni in grado di consentire l’acquisizione, il trattamento dei dati, la loro analisi in termini geografici e ambientali e la successiva condivisione delle informazioni prodotte tra i vari attori istituzionali e sociali. Tuttavia, per alcune attività del programma risulta necessario acquisire informazioni aggiuntive sulle modalità di attuazione degli interventi. A tal fine, l’AA ha messo a punto un questionario tipo da declinare sulle singole misure di attuazione previste nei diversi Obiettivi Operativi. Per portare avanti l’acquisizione di informazioni aggiuntive sulle modalità di attuazione degli interventi, sono stati previsti una serie di incontri con i Responsabili degli Obiettivi Operativi per poter condividere il questionario e ottenere concretamente le informazioni necessarie al popolamento degli indicatori per il monitoraggio. Il sistema informativo condiviso potrà quindi rappresentare lo strumento tecnologico e operativo 42 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 in grado di consentire l’acquisizione, il trattamento dei dati, la loro analisi in termini geografici e ambientali e la successiva condivisione delle informazioni prodotte tra i vari attori istituzionali e sociali. Il DSS è pensato come uno strumento a supporto delle decisioni, utile alla comunicazione: le informazioni di processo, così come i risultati annuali delle analisi di comparazione multi temporale relative all’evoluzione delle componenti ambientali, archiviate e trattate all’interno del DSS potranno essere pubblicate tramite le risorse web già presenti presso l’amministrazione regionale per favorirne la condivisione e assicurare una adeguata divulgazione delle realizzazioni. Tali informazioni potranno inoltre rappresentare i primi contenuti di base necessari ad implementare un sistema informativo geografico a supporto della gestione ambientale integrata in Regione Campania e dei programmi di sviluppo e, in ultima istanza, sostenere il processo per la definizione della Strategia regionale per lo sviluppo sostenibile. Il DSS rappresenta lo strumento che consente di stabilire relazioni tra il monitoraggio del POR e il monitoraggio VAS. Esso si configura, infatti, quale vero e proprio sistema di supporto alle decisioni per la politica regionale di sviluppo. In occasione del primo Comitato di Sorveglianza del PSR della Campania, (…..) è stato approvato il “Piano Operativo di Collaborazione Sistematica tra Autorità di Gestione del PSR e Autorità Ambientale”, che regola i rapporti di cooperazione dell’AA con tutti gli attori coinvolti nell’attuazione del Programma. il medesimo strumento non è stato attivato per il POR. Nell’ambito del PSR della Regione Liguria, è stato istituito un Gruppo Tecnico che ha costituito il raccordo dei soggetti coinvolti nella programmazione, nella valutazione e nell’attuazione. Ha inoltre garantito, durante la fase di predisposizione del Programma, il coordinamento del monitoraggio con le strutture competenti in materia di Assetto del Territorio (difesa del suolo e pianificazione di bacino), Politiche dell’Energia e Gestione delle risorse idriche. Nel monitoraggio sono coinvolti indirettamente diversi soggetti con competenze ambientali in qualità di soggetti attuatori di monitoraggi ambientali previsti ai sensi della normativa comunitaria e nazionale (es. ARPAL per monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee ex D. Lgs 152/06 e D. Lgs 30/09). Gli indicatori del PSR sono monitorati annualmente nell’ambito del Rapporto di Monitoraggio Ambientale e del Rapporto Annuale di Esecuzione (RAE). Il monitoraggio ambientale viene condotto annualmente ed è totalmente integrato al monitoraggio di programma. L’AdG intende migliorare questa integrazione valutando l’inserimento di alcuni ulteriori indicatori ambientali della VAS nel sistema di monitoraggio del PSR. La struttura della governance è delineata nello schema seguente: ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 43 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 Gli strumenti e le modalità messe in atto per il monitoraggio del PSR in Regione Lombardia sono molteplici. Sono stati organizzati incontri tra l’AA, il Valutatore Indipendente (VI) e l’AdG al fine di favorire le sinergie (es. convergenza verso un Rapporto di Valutazione Unico), condividendo metodologia di lavoro e caratteristiche dei dati da utilizzare. Inoltre, è stato avviato il coordinamento con l’assistenza tecnica dell’ AdG, con l’obiettivo di definire le caratteristiche dei dati da utilizzare per il monitoraggio ambientale. Una volta quindi predisposta l’impostazione metodologica del monitoraggio e verificata la possibilità di sovrapposizione di alcune tematiche con le valutazioni effettuate dal Valutatore Indipendente, è stato deciso di coordinare le attività e suddividere gli approfondimenti da effettuare sulle differenti componenti ambientali. In questo modo, l’AA e il VI sviluppano i rispettivi approfondimenti e questi convergono annualmente nel Rapporto di Monitoraggio da presentare al CdS e, nel 2015, nel Rapporto Finale. Inoltre, la Puglia (PO FESR e POIn Energie) e l’Umbria (PO FESR), hanno individuato e formalizzato i rapporti di cooperazione dell’AA con tutti i soggetti istituzionali e non istituzionali, a vario titolo coinvolti nell’attuazione del Programma, allo scopo di favorire l’integrazione delle questioni connesse alla sostenibilità ambientale nelle scelte e negli strumenti della programmazione economica dei Fondi Strutturali. A tal fine, sono state individuate procedure e prassi operative dirette ad assicurare efficacia alle attività della AA, delle modalità operative che regolano la collaborazione tra i soggetti attraverso l’elaborazione del Piano Operativo di Cooperazione Sistematica (POCS). Tra gli strumenti per il dialogo e lo scambio di informazioni tra i diversi soggetti messi in campo, l’Umbria, ha formato un Gruppo di Lavoro per l’elaborazione del Catalogo Regionale degli Indicatori (CRDI) e per la definizione del Quadro Ambientale Regionale (QUAR). A questo gruppo partecipano: le Province, l’ANCI, i Servizi regionali competenti in materie ambientali, l’ARPA, la Direzione Beni Culturali e le Soprintendenze. La Regione ha previsto anche la costituzione di un Tavolo Regionale per la sperimentazione delle fasi procedurali VAS con i Comuni e le Province e uno spazio Intranet sul WEB regionale per lo scambio di informazioni ed esperienze e dati da Enti pubblici e per la pubblicazione di provvedimenti, documenti, monitoraggi di piani e programmi. Inoltre, si prospetta anche l’organizzazione di un evento partecipativo (nel corso del 2012) di informazione e partecipazione sullo stato di avanzamento del PO FESR e sugli effetti ambientali prodotti sulla base dei dati dei Rapporti di Monitoraggio. Infine il PON Reti e Mobilità, unico programma nazionale analizzato, prevede un Gruppo di Lavoro “Sostenibilità ambientale del PON Reti e mobilità”, che oltre al compito di supportare l’AA nazionale (MATTM) nell’espletamento delle attività di collaborazione con l’AdG (MIT) relative all’aggiornamento periodico della VAS, la supporta nelle attività connesse alla realizzazione e all’implementazione del sistema di monitoraggio degli effetti ambientali del Programma, 44 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 4. LA STRADA DA PERCORRERE Il testo che segue ripercorre i contenuti di una nota condivisa con il GdL Monitoraggio VAS per l’impostazione delle attività dei prossimi mesi, a seguito di quanto emerso dalle analisi condotte. In continuità con le riflessioni espresse in queste pagine, due ambiti di lavoro appaiono prioritari, il monitoraggio dell’integrazione ambientale (in cui confluiscono le considerazioni sulla governance del monitoraggio ) e il monitoraggio degli effetti ambientali (e del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità). MONITORAGGIO DELL’INTEGRAZIONE AMBIENTALE Rispetto al primo tema, i lavori del GdL hanno messo in luce come dall’analisi delle attività di monitoraggio ambientale dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali emergano situazioni diversificate che tuttavia rimandano ad alcuni elementi di criticità o fattori facilitanti che hanno a che fare con i sistemi e i modelli di governance che sottendono il processo di integrazione ambientale. Tali elementi rimandano ad aspetti su cui occorre intervenire (o considerare) in fase di pianificazione e implementazione delle attività di monitoraggio ambientale: 1. il quadro delle regole; 2. l’insieme delle procedure (e dei processi che innescano); 3. la definizione delle responsabilità, l’individuazione delle competenze e delle risorse necessarie agli attori in gioco; 4. gli strumenti tecnici e gestionali. 1. Quadro delle regole Il monitoraggio ambientale dei piani e programmi anche se ormai adeguatamente istituzionalizzato (Dir. CE 42/01, D.lgs. 152/06 e legislazione regionale) rischia di rivelarsi un esercizio rituale (formale e autoreferenziale), difficilmente utilizzabile ai fini di un eventuale riallineamento dei contenuti dei programmi agli obiettivi di sostenibilità ambientale. Poter disporre di un quadro di regole che descriva le modalità di declinazione del principio trasversale dello sviluppo sostenibile a livello nazionale e regionale, consentirebbe pratiche di monitoraggio più efficaci per il miglioramento in itinere dei processi di attuazione, in grado di considerare sinergie o conflitti fra i diversi piani e programmi. Ci si riferisce quindi alle Strategie nazionali e regionali per lo sviluppo sostenibile o alla definizione di quadri ambientali regionali (obiettivi, indicatori, target ecc…) e alla istituzionalizzazione delle funzioni di integrazione ambientale a partire dai regolamenti di attuazione o dai quadri strategici (QSN e QSC per il 2014-2020). 2. Procedure Il quadro delle regole consente di dare maggiore legittimazione ad una serie di procedure necessarie al monitoraggio ambientale dei piani e programmi e di evitare il rischio di episodicità e di non comparabilità. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 45 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 La messa a punto di procedure per l’integrazione ambientale e la valutazione ambientale strettamente connesse all’attuazione degli interventi, favorisce l’integrazione del monitoraggio ambientale con il monitoraggio dei programmi e introduce momenti di dialogo fra gli attori, utili all’implementazione degli strumenti messi a punto. Ci si riferisce agli strumenti che regolano i processi di attuazione dei PO e i rapporti fra gli attori in gioco o che definiscono compiti e funzioni delle AA, (ad esempio i manuali di attuazione dei PO, i Piani di valutazione, i Piani di cooperazione AA/AdG, i Piani di monitoraggio ambientale ecc.). 3. Responsabilità, competenze e risorse degli attori in gioco Il quadro delle responsabilità (formali) individuato dalla normativa (Autorità procedente, competente e sistema agenziale) necessita di una declinazione sostanziale nei differenti contesti operativi che si adatti alle esperienze, alle competenze e alle risorse (non solo economiche ma anche professionali) già a disposizione delle diverse strutture tecniche e amministrative. Gli attori in gioco e le responsabilità variano da contesto a contesto anche se è possibile individuare alcune costanti: le AdG, i Responsabili degli Assi o degli Obiettivi Operativi, le AA, i CdS, le ARPA, il Valutatore Indipendente ecc. Una definizione più precisa delle diverse attività dei singoli attori, una azione di sistema o degli strumenti di orientamento rivolte anche ai beneficiari che accompagnino l’implementazione del monitoraggio ambientale potrebbe favorirne l’efficacia. 4. Strumenti tecnici e gestionali Gli strumenti messi in campo sono giustamente diversificati resta il problema della valutazione della loro efficacia anche in combinazione fra di loro. Si va da schede di rilevazione e questionari per i responsabili dell’attuazione, ai sistemi informativi geografici o a sistemi più complessi che integrano informazioni relative al contesto con quelle relative al processo di attuazione dei programmi (ad es. DSS Campania) agli strumenti gestionali come ad esempio tavoli inter-istituzionali o inter-dipartimentali. A tal riguardo indirizzi tecnici che prendendo le mosse dalle esperienze in atto, a seconda dei diversi assetti istituzionali, modelli organizzativi e gestionali, suggeriscano soluzioni e forniscano strumenti operativi, potrebbero facilitare la funzione di monitoraggio ambientale dei PO (ad esempio un set di indicatori di processo per tipologia di attività, indicatori di contesto aggiornati e ad una scala territoriale adeguata e pertinente ai PO ecc.). La declinazione di questi elementi supporta la definizione delle attività per il prossimo semestre sul tema del monitoraggio dell’integrazione ambientale nell’attuazione dei Programmi. L’obiettivo è quello di identificare, per le diverse fasi della programmazione-attuazione, i meccanismi di governance e gli strumenti che consentono di orientare efficacemente la programmazione verso la sostenibilità ambientale, mettendo a disposizione un pacchetto di strumenti utili per la programmazione 20142020 ed una lettura critica dell’esperienza 2007-2013. Monitoraggio degli effetti ambientali Con riferimento al tema del monitoraggio degli effetti e del raggiungimento degli obiettivi ambientali, sono emerse riflessioni inerenti le caratteristiche necessarie affinché gli indicatori si rivelino significativi ed efficaci. In particolare: 46 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 1. Gli indicatori devono intercettare i fenomeni ambientali significativi, sia con riferimento al contesto che agli effetti ambientali dei programmi. Pertanto devono essere identificati a valle di un processo di analisi e di valutazione delle relazioni esistenti fra i driver socio – economici (lo sviluppo economico è sostenuto dai programmi) e le loro potenziali ricadute ambientali sul territorio (à stretto legame con tutte le analisi della VAS). 2. Gli indicatori devono essere condivisi fra Autorità di gestione e Autorità ambientale e con gli attori economici e ambientali, analizzandone in particolare il significato e il ruolo (cosa comunica l’indicatore? Quale fenomeno rappresenta? A che cosa serve? Quale è la “direzione” desiderata per gli indicatori ? Il programma può darsi dei valori obiettivo?). 3. È necessario rafforzare la capacità degli indicatori, in particolare di quelli quantitativi, di interpretare e valutare i fenomeni, anche prevedendo l’ausilio degli strumenti dell’analisi territoriale e della partecipazione. 4. La scelta degli indicatori dovrebbe essere finalizzata anche a produrre valutazioni di livello strategico e territoriale, di sintesi, oltre che di analisi, delle componenti ambientali. Oggi la scelta degli indicatori ambientali è spesso frutto di un compromesso tra la loro significatività e la loro popolabilità con gli strumenti di gestione dei programmi (sistema di monitoraggio del programma altri sistemi informativi regionali). Per consentire il popolamento di indicatori più significativi dal punto di vista ambientale è necessario prevedere: - specifici strumenti per il monitoraggio ambientale e metodologie di gestione delle misure funzionali alla raccolta dei dati necessari (campagne di rilevazione / richiesta dati ai beneficiari); - la georeferenziazione degli interventi finanziati; - fasi di rilevamento delle informazioni progettuali significative per il monitoraggio ambientale; 5. Vi è difficoltà a identificare indicatori significativi e popolabili per la valutazione degli effetti negativi e degli effetti indiretti dei programmi (selezione degli effetti da monitorare). Tenendo presente le problematiche inerenti i tempi di risposta degli indicatori ambientali, è necessario identificare anche indicatori proxy con tempi di risposta più brevi che consentano comunque di effettuare le valutazioni previsionali degli impatti. 6. L’esigenza di confrontare e aggregare i risultati riscontrati da diverse Regioni / Stati Membri richiede la definizione di un nucleo minimo di indicatori ambientali condivisi, sia di processo che di contesto. Sugli indicatori di contesto la base del lavoro è rappresentata dalle attività di Uval e Ispra sull’integrazione del nucleo dei core. Sulla base di tali considerazioni, le attività in merito al monitoraggio degli effetti (e del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità) mirano alla definizione di un nucleo di indicatori base (di processo e di contesto) sia per il prossimo ciclo di programmazione, sia per una lettura ex post dei risultati della programmazione 2007-2013. Essi dovranno essere sviluppati a partire da una tematica ambientale e in stretta connessione con le priorità tematiche dei fondi 2014/2021. Nel corso degli incontri del GdL è emersa come prioritaria la tematica del cambiamento climatico, che potrebbe in una fase successiva essere associata ad altre, scelte anche in funzione delle attività che Ispra sta portando avanti con Uval, in merito all’integrazione dei core e con il tavolo delle Agenzie per l’aggiornamento del Catalogo di indicatori per il monitoraggio Vas. Tale scelta comporterebbe anche una piena sintonia con l’attivazione da parte della Rete del GdL specifico sul cambiamento climatico, con cui si dovrebbe attivare una cooperazione immediata. Il tema del cambiamento climatico, inoltre, consentirebbe di lavorare sull’integrazione FESR – FEASR, anche in raccordo con la Rete Rurale – GdL Ambiente . ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 47 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 ALLEGATI Programmi analizzati e riferimenti disponibili Por FESR 2007/2013 - Bolzano Documenti di programma e Rapporto ambientale http://www.provincia.bz.it/europa/it/sviluppo-finanziamenti/competitivita-occupazione.asp Psr FEASR 2007/2013 - Bolzano Documenti di programma e Rapporto ambientale http://www.provincia.bz.it/agricoltura/sviluppo-rurale/info-programma-sviluppo.asp Por FESR 2007/2013 - Calabria Documenti di programma http://www.regione.calabria.it/calabriaeuropa/index.php?option=com_content&task=view&id=120&I temid=253 Por FESR 2007/2013 - Campania Documenti di programma http://porFESR.regione.campania.it/opencms/opencms/FESR/Programma_files/Valutazione.html Rapporto di monitoraggio POR e Piano Unitario di Monitoraggio Ambientale - giugno 2011 http://resources.regione.campania.it/slide/files/Assessori/Romano/NEWS/file_11469_GNR.pdf PSR FEASR 2007/2013 – Campania Documenti di programma http://agricoltura.regione.campania.it/PSR_2007_2013/pdf/PSR_DGR_283.pdf Piano Unitario di Monitoraggio Ambientale - presentazione http://www.sito.regione.campania.it/agricoltura/PSR_2007_2013/pdf/relazione_completa_ novembre_2010.pdf Piano di lavoro per l’applicazione della procedura di Valutazione Ambientale Strategica alla programmazione dei fondi comunitari per il ciclo 2007-2013 in Campania Link: http://www.sito.regione.campania.it/burc/pdf06/burc33or_06/del824_06.pdf POR FESR 2007/2013 - Lazio Documenti di programma http://www.regione.lazio.it/binary/rl_bilancio/tbl_contenuti/4_Revisione_POR_FESR.pdf Rapporto Ambientale VAS: http://www.regione.lazio.it/binary/rl_bilancio/tbl_contenuti/1_Rapporto_Ambientale.pdf POR FESR 2007/2013 - Liguria Documenti di programma (il rapporto ambientale è un allegato del programma) http://www.regione.liguria.it/argomenti/affari-e-fondi-europei/por-FESR-2007-2013.html Documenti elaborati ma non disponibili sul portale: Piano di Monitoraggio Ambientale previsto art. 10 dir. 2001/42/CE Piani di Monitoraggio sugli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione del Progetto Integrato (asse 3 e 4) POR FESR 2007/2013 - Lombardia Documenti di programma 48 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 http://www.ue.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=Redazionale_P&childpagename=Programmazione Comunitaria%2FDetail&cid=1213306715309&packedargs=NoSlotForSitePlan%3Dtrue%26menu-torender%3D1213305986611&pagename=PROCOMWrapper Documenti Vas (Rapporto Ambientale, I Rapporto di monitoraggio ambientale, Vademecum criteri ambientali bando Asse IV) http://www.reti.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=Redazionale_P&childpagename=DG_Reti%2FDeta il&cid=1213466252826&packedargs=NoSlotForSitePlan%3Dtrue%26menu-to-render%3D12134660 09181&pagename=DG_RSSWrapper Documenti elaborati ma non disponibili sul portale: Sono stati elaborati due successivi aggiornamenti presentati al Comitato di Sorveglianza riguardo l’integrazione ambientale nei bandi pubblicati (peso dei criteri ambientali, contenuti ecc.) e il monitoraggio previsionale di alcune linee di intervento (giugno 2010: bando Teleriscaldamento, primo bando asse 4 - Tutela e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale, graduatorie Fondo di Rotazione per l’Imprenditorialità; giugno 2011: 4 bandi attuativi dell’Asse 3 – Mobilità sostenibile) Por FESR 2007/2013 - Marche Documenti di programma http://www.europa.marche.it/LinkClick.aspx?fileticket=02k-h2Av54g%3d&tabid=106 Rapporto ambientale http://www.regione.marche.it/Portals/0/Ambiente/VAS/VAS_POR_rapportoambientale.pdf Por FESR 2007/2013 - Molise Documenti di programma http://www.regione.molise.it/nvi/nucleovalutazioneinvestimenti.nsf/88F06E208A847256C125750000 3D93DE/52909132AD000F01C125791900376D72/$file/POR_FESR_Rimodulato.pdf Rapporto Ambientale: http://www.regione.molise.it/web/assessorati/_vc5qn8rrid5q8anr1dlh6ipbeehig_.nsf/7b2fc1dd3b25fd dfc125742d0025e1d5/dc556a6fb32c8c35c12572eb002c8f37?OpenDocument Por FESR 2007/2013 - Piemonte Documenti di programma e di Vas (programmazione unitaria) http://www.regione.piemonte.it/ambiente/autorita/documentazione.htm Por FESR 2007/2013 - Puglia Documenti di programma http://www.regione.puglia.it/burp_doc/pdf/xxxix/N031_26_02_2008.pdf Rapporto ambientale : http://ecologia.regione.puglia.it/index.php?option=com_joomdoc&task=doc_ download&gid=1956&Itemid=661 Rapporti di monitoraggio - Il sistema di monitoraggio per la componente “ARIA”; - Il sistema di monitoraggio per la componente “PAESAGGIO E BENI CULTURALI”; - Il sistema di monitoraggio per la componente “RIFIUTI”. - Il sistema di monitoraggio per la componente “ACQUA”; - Il sistema di monitoraggio per la componente “SUOLO”; http://ecologia.regione.puglia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=863%3Ail-pianodi-monitoraggio-ambientale-pma&catid=74&Itemid=280 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 49 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 Rapporti di monitoraggio in corso di elaborazione: - Il sistema di monitoraggio per la componente “AMBIENTE MARINO COSTIERO”; - Il sistema di monitoraggio per la componente “BIODIVERSITA’”. Por FESR 2007/2013 - Sardegna Documenti di programma http://www.sardegnaprogrammazione.it/index.php?xsl=1227&s=35&v=9&c=7490&na=1&n=10&nod esc=2 Documenti Vas http://www.sardegnaprogrammazione.it/index.php?xsl=1384&s=175866&v=2&c=7499 Report di monitoraggio 2010 http://www.sardegnaprogrammazione.it/documenti/35_84_20110126165515.pdf Por FESR 2007/2013 - Sicilia Documenti di programma e di Vas www.euroinfosicilia.it Presentazione (ppt) sul piano di monitoraggio ambientale http://www.euroinfosicilia.it/Default.aspx?tabid=252 Por FESR 2007/2013 - Trento Documenti di programma http://www.puntoeuropa.provincia.tn.it/binary/pat_puntoeuropa/programma_2007_2013/ PO_2007_2013_FESR.1225356504.pdf Rapporto ambientale http://www.puntoeuropa.provincia.tn.it/binary/pat_puntoeuropa//programma_2007_2013/VAS_ Rapporto.1224841286.pdf Por FESR 2007/2013 - Umbria Documenti di programma http://www.FESR.regione.umbria.it/MEDIACENTER/FE/CategoriaMedia.aspx?idc=35&explicit=SI Rapporto ambientale, Sintesi non tecnica e Piano di monitoraggio Ambientale POR FESR http://www.arpa.umbria.it/au/portale_vas/piani%20di%20monitoraggio-elenco%20documenti.htm I Rapporti di monitoraggio sono annuali: è stato redatto un documento iniziale di impostazione delle attività nel 2008 (Piano Operativo), e sono stati redatti due Report di monitoraggio ambientale, uno nel 2009 e uno del 2010 mentre è in via di formulazione quello per il 2011. Por FESR 2007/2013 – Valle d’Aosta Documenti di programma http://www.regione.vda.it/europa/por_competitivita_regionale/programma/default_i.asp Documenti Vas e Rapporti di Monitoraggio ambientale 2008, 2009, 2010 http://www.regione.vda.it/europa/por_competitivita_regionale/programma/ambiente_i.asp http://www.regione.vda.it/europa/por_competitivita_regionale/valutazione_i.asp Por FESR 2007/2013 - Veneto Documenti di programma http://www.regione.veneto.it/Economia/Programmi+Comunitari/Nuova+programmazio ne+2007+-+2013/Documenti+di+Programmazione.htm Documenti VAS (parere dell’autorità competente e dichiarazione di sintesi ex art. 17 D. Lgs. 152/2006 e s.m.i.) 50 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 http://www.regione.veneto.it/Economia/Programmi+Comunitari/Nuova+programmazione+2007+-+2013/ Valutazione.htm P.O.I. “Energie rinnovabili e risparmio energetico” 2007-2013 Documenti di programma e di Vas (Rapporto ambientale e misure di monitoraggio) http://www.poienergia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=340&Itemid=140 P.O.N. Reti e mobilità Documenti di programma e di Vas (Consultazione, partecipazione, comunicazione; Dichiarazione di sintesi; Sintesi non tecnica, Sistema di monitoraggio degli effetti ambientali, procedure di consultazione, Piano di monitoraggio ambientale) www.mit.gov.it/ponreti ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 51 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 SCHEDA DI ANALISI (MODELLO) Sezione 1 Programma 1 xxxxxxxxxxxxxxx (referente per la compilazione) ANAGRAFICA Disponibilità Programma e Rap- Inserire link ai documenti di programma e della VAS porto Ambientale VAS Autorità di Gestione Inserire riferimenti a) Specificare se e in che modo è identificato il ruolo di Autorità Ambientale per il programma (legge regionale, sezione “Autorità” del programma, ...) Autorità Ambientale b) Descrivere sinteticamente le attività effettivamente svolte dall’AA nella fase di attuazione Piano di monitoraggio/ Rapporti Elencare i documenti elaborati e inserire estremi e link se presenti. di monitoraggio Specificare se esistano strumenti di attuazione sottoposti a VAS o a valutazioni di soStrumenti di attuazione stenibilità ambientale INDICATORI a) Descrivere sinteticamente l’architettura del sistema di monitoraggio e le eventuali parti di cui si compone b) Evidenziare quali fra queste tematiche siano oggetto di monitoraggio (attraverso la definizione di specifici indicatori): Contesto ambientale – evidenziare in che modo il monitoraggio di programma si relaziona con gli indicatori di contesto utilizzati in sede di Rapporto Ambientale Struttura del sistema di (RA) monitoraggio(definita nel RapCapacità del programma di raggiungere i propri obiettivi ambientali porto Ambientale o nel Piano Effetti ambientali positivi / negativi – evidenziare la relazione con la valutazione di Monitoraggio / Rapporti di degli effetti ambientali (RA ) Monitoraggio) Qualità del processo di integrazione ambientale (es. presenza / efficacia dei criteri di selezione ambientali ecc, …) Governance ambientale del processo c) Specificare se siano state previste / realizzate analisi di tipo territoriale (sulla regione o su aree specifiche di particolare significato per la registrazione degli effetti del programma) a) Evidenziare le caratteristiche degli indicatori utilizzati, specificando se essi siano strutturati per: Componenti / fattori ambientali (elencare) Obiettivi di sostenibilità ambientale Linee di intervento Assi prioritari Caratteristiche degli indicatori Altro (specificare) b) Specificare eventuali relazioni fra gli indicatori di programma e gli indicatori VAS c) Elencare le informazioni definite per ciascun indicatore al fine di consentirne il popolamento (fonte dei dati –anche con riferimento alle varie fasi di attuazionemodalità di elaborazione, ecc.) d) Evidenziare se sia stato previsto un nucleo di indicatori comune per il monitoraggio di più strumenti a) Descrivere sinteticamente le principali fonti dei dati per il popolamento degli indicatori (integrazione di formulari dei bandi, richieste dirette, monitoraggio ad hoc, Fonti dei dati …) e le fasi di rilevamento previste. b) Fornire una breve valutazione delle principali problematiche connesse al reperimento dei dati. 52 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 Sistemi informativi regionali Descrivere l’eventuale utilizzo di sistemi informativi territoriali a supporto del monitoraggio e loro specifiche funzionalità rispetto agli indicatori VAS e di programma GOVERNANCE Soggetti coinvolti nel monitoraggio Strumenti di interazione tra i soggetti Partecipazione soggetti con competenza ambientale / stakeholder Periodicità reportistica Monitoraggio VAS e monitoraggio di programma Identificare il ruolo e le funzioni assegnate ai soggetti / organismi coinvolti nel monitoraggio VAS: Autorità Ambientale Autorità di Gestione Comitato di Sorveglianza ARPA Valutatore Indipendente Assistenza tecnica del programma Eventuali comitati di pilotaggio della valutazione (o strumenti analoghi) altri soggetti Specificare l’utilizzo di strumenti per il dialogo e lo scambio di informazioni tra i diversi soggetti. Mettere in luce sia l’utilizzo di protocolli di intesa, che la definizione di strumenti operativi per la concertazione (tavoli e gruppi di lavoro, ecc) Evidenziare se sia prevista la consultazione dei soggetti con competenza ambientale e degli stakeholder, se sì con quali modalità e tempi. Periodicità di produzione dei report di monitoraggio, a) Evidenziare se e come il monitoraggio VAS sia parte del Piano di valutazione del programma b) Specificare strumenti e modalità per le eventuali relazioni tra i due sistemi di monitoraggio (utilizzo di un nucleo comune di indicatori, condivisione delle fonti di reperimento dati, cooperazione tra i soggetti responsabili, identificazione dei referenti per l’attuazione dei monitoraggi, ecc). Sezione 2 INTEGRAZIONE a) Specificare se il piano unitario di valutazione preveda un “monitoraggio ambientale unitario” trasversale ai programmi della politica regionale b) Evidenziare quali fattori/componenti ambientali siano presi in considerazione e se siano identificati indicatori comuni Piano unitario di valutazione c) Specificare se vengano fornite indicazioni per le fasi e gli strumenti attuativi Quadri di riferimento d) Specificare se il piano unitario di valutazione, nel rispetto delle rispettive responsabilità di gestione e delle diverse regole delle attività di valutazione, preveda un monitoraggio ambientale integrato con il FEASR Evidenziare l’esistenza di quadri di riferimento per la valutazione e il monitoraggio ambientale a livello regionale/nazionale (strategie di sostenibilità, documenti di programmazione, ecc), valutandone e motivandone il livello di efficacia ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 53 IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013 a) Specificare struttura e relazioni esistenti tra i diversi sistemi di monitoraggio VAS, descrivendone brevemente le caratteristiche principali (tra programmi attinenti il ciclo di programmazione unitaria e con riferimento ai programmi di sviluppo rurale, tra la programmazione e la pianificazione; tra il monitoraggio Vas del programma e il monitoraggio Via degli interventi attuativi) Integrazione dei monitoraggi Vas b) Evidenziare struttura e funzionalità di un eventuale sistema unitario/integrato c) Descrivere eventuali strumenti predisposti per la governance complessiva del monitoraggio Vas dei programmi coinvolti (piani di cooperazione, tavoli interistituzionali, cabine di regia, tavoli tecnici, ecc) d) Specificare se esistano strumenti condivisi per il reperimento dei dati o attività condotte in parallelo a questo scopo, evidenziandone punti di forza e criticità 54 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE DOCUMENTO 2 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA SETTEMBRE 2012 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Il documento è stato elaborato dagli esperti della Linea 3 – Azioni orizzontali per l’integrazione ambientale del POAT Ambiente (PON GAT 2007 – 2013) con il coordinamento del MATTM - DG SEC e il contributo delle Regioni dell’Obiettivo Convergenza. Ministero dell’Ambiente delle Tutela Territorio e del Mare Giovanni BRUNELLI - Dirigente della Direzione per lo Sviluppo Sostenibile il Clima e l’Energia Elio MANTI - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto senior coordinatore Regione Campania Antonio RISI – Responsabile dell’Ufficio dell’Autorità Ambientale Pierfrancesco FIGHERA - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto senior Melania Rosaria ROMANO - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto junior Ferdinando D’ARGENIO - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto junior Regione Puglia Antonello ANTONICELLI – Direttore Area Politiche per la riqualificazione, la tutela e la sicurezza ambientale e per l’attuazione delle opere pubbliche Giuseppe ANGELINI - Responsabile Struttura dell’Autorità Ambientale Erminia SGARAMELLA - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto senior Daniela BATTISTA - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto junior Alessandra LISI CERVONE - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto junior Regione Calabria Francesca CURRÀ – Nucleo Regionale di Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici Ernesto NAIMO - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto senior Arturo VELTRI - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto junior Marco CAFERRO - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto junior Regione Siciliana Rossella REYES - Presidenza Dipartimento regionale della Programmazione Servizio Interventi Infrastrutturali – Unità Operativa di Base II Angelo FUCARINO - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto junior La predisposizione di questo Rapporto è stata conclusa il 30 settembre 2012 La Linea 3 “Azioni Orizzontali per l’Integrazione Ambientale” è stata attivata nell’ambito del POAT Ambiente PON GAT 2007 – 2013 La Linea 3 è costituita da esperti che operano prevalente mente presso le Regioni Convergenza con l’obiettivo di: 1. definire e attuare procedure e strumenti funzionali all’ integrazione delle politiche ambientali (principalmente risorse idriche, bonifiche e difesa del suolo) negli interventi di sviluppo economico e di coesione sociale; 2. strutturare una rete di cooperazione istituzionale delle Regioni dell’Obiettivo Convergenza dedicata all’ integrazione ambientale e costituita da unità operative dislocate presso le strutture regionali; 3. sviluppare interventi volti all’adattamento, alla mitigazione e alla riduzione degli impatti ambientali determinati dalle politiche di sviluppo; 4. selezionare e trasferire buone pratiche per l’integrazione ambientale 56 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA INDICE ABSTRACT 58 1. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO E POLITICHE DI SVILUPPO 60 2. METODOLOGIA PER LA DEFINIZIONE DELL’INDICE DI VULNERABILITÀ AI CAMBIAMENTI CLIMATICI A SCALA URBANA 64 3. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO NEI TERRITORI DELL’OBIETTIVO CONVERGENZA 77 4. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN REGIONE CALABRIA 86 5. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN REGIONE CAMPANIA 99 6. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN REGIONE PUGLIA 113 7. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN REGIONE SICILIA 129 IMMAGINI Regione Calabria Regione Campania Regione Puglia Regione Sicilia 151 151 152 152 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 57 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA ABSTRACT LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Il fenomeno del cambiamento climatico rappresenta una sfida globale che genera effetti locali diversificati in ragione delle caratteristiche e delle criticità ambientali, economiche e sociali dei differenti contesti territoriali. Le disparità economiche e sociali che caratterizzano i territori regionali rischiano di aggravarsi e l’efficacia delle politiche di coesione per lo sviluppo potrebbe essere ridotta in ragione degli effetti del cambiamento climatico. La sfida climatica è una delle priorità dell’agenda europea e spinge i decisori a stabilire strategie e criteri di intervento utili a determinare le risposte da mettere in campo. Alla luce delle recenti decisioni circa le politiche di coesione del’Unione per il periodo 2014 - 2020 la definizione e l’attuazione dei programmi nazionali e regionali potrà essere oggetto di condizionalità relativa alla presenza di strategie per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico. Nelle regioni europee gli impatti del fenomeno difficilmente potranno essere interpretati e rappresentati in maniera uniforme, viceversa dovranno essere analizzati e valutati in modo differenziato in funzione della diversa vulnerabilità fisica e naturale del territorio, dei livelli di sviluppo economico, della capacità di adattamento della componente antropica e naturale, dei meccanismi di sorveglianza delle catastrofi naturali, delle misure di mitigazione, prevenzione o precauzione. In Europa, le regioni mediterranee, saranno le prime a soffrire le conseguenze dell’aggravarsi delle condizioni climatiche, determinando ulteriori disparità di natura ambientale e sociale tra le regioni. Le regioni soggette alla pressioni maggiori oltre all’Italia, in particolare il Mezzogiorno, sono Spagna, Grecia, Bulgaria, Cipro, Malta e l’Ungheria. In tali aree, oltre ai ritardi degli indicatori di sviluppo, nei prossimi anni, si potranno determinare disparità tra i cittadini nell’accesso ai servizi pubblici legati all’ambiente e alle risorse degli ecosistemi. Il report propone l’applicazione di una metodologia volta a misurare la vulnerabilità dei territori alla sfida climatica attraverso la definizione di un indice sintetico a scala comunale che considera in maniera congiunta aspetti di natura sociale, economica e ambientale. Prendendo le mosse dalla valutazione della distribuzione territoriale degli effetti del cambiamento climatico nei territori Obiettivo Convergenza il report ha l’obiettivo di rendere disponibili informazioni e considerazioni utili a (a) verificare la coerenza dei programmi regionali di sviluppo con le priorità strategiche dell’Unione in tema di clima ed energia (b) definire strategie di adattamento e mitigazione al cambiamento climatico per i diversi contesti regionali e locali (c) stabilire condizionalità climatiche nella predisposizione dei programmi, elaborare criteri di selezione climatici ed energetici delle operazioni in fase di attuazione, indentificare set di indicatori per il monitoraggio degli impatti dei programmi sul clima I risultati evidenziano una sensibilità piuttosto diffusa in tutte le regioni osservate. Il cambiamento climatico rischia di produrre effetti significativi in una larga parte del territorio delle regioni Obiettivo Convergenza. Il numero di comuni che ricade in aree esposte al cambiamento climatico si avvicina al 50% del totale dei comuni delle regioni considerate. Si tratta di circa 800 comuni, in termini di abitanti ci si avvicina al 60% del totale mentre se consideriamo 58 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA la superficie osserviamo che quasi il 65% del territorio risulta fortemente a rischio. In termini assoluti si tratta di circa 10.000.000 di abitanti interessati e circa 47.000 km2 di superficie, più del 50% del totale dei territori interessati potenzialmente molto sensibile agli effetti del cambiamento climatico. La distribuzione territoriale dell’indice nelle regioni Obiettivo Convergenza evidenzia una elevata vulnerabilità delle aree di costa che, rispetto alle aree interne dell’Appennino meridionale, sembrano esposte contemporaneamente a molti dei potenziali rischi connessi agli effetti del cambiamento climatico. Anche l’armatura dei principali insediamenti urbani sul territorio e la localizzazione di alcuni grandi poli industriali rende le aree costiere maggiormente sensibili ai fenomeni in corso. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 59 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA 1. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO E POLITICHE DI SVILUPPO Il clima terrestre si va modificando ad una velocità senza precedenti per cause non solo naturali. Il rapporto dell’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change pubblicato nel 2007 evidenziava le responsabilità dell’attività antropica nel provocare il fenomeno del cambiamento climatico1. Il fenomeno rappresenta una sfida globale che genera effetti diversificati nei contesti locali. Gli effetti del fenomeno nelle diverse regioni hanno differente intensità e durata e generano impatti diseguali in funzione della vulnerabilità fisica e naturale del territorio, il livello di sviluppo economico, la capacità di adattamento2 della componente umana e di quella naturale, i meccanismi di sorveglianza delle catastrofi naturali, le misure di mitigazione, prevenzione e precauzione. La Commissione considera la capacità delle regioni di contrastare e di sapersi adattare al cambiamento climatico di importanza fondamentale per il futuro dell’Unione. Alle profonde disparità economiche e sociali che caratterizzano i territori regionali rischiano di aggiungersi, in alcuni casi sommandosi ad altri fenomeni, ulteriori differenze derivanti dal fenomeno del cambiamento climatico. In merito alla sfida del cambiamento climatico, in particolare, si prevede che la sua incidenza “sull’ambiente dell’Europa e sulla sua società (sia) diventato il centro dell’agenda europea, obbligando i decisori politici a riflettere sulla migliore possibile risposta da dare, utilizzando gli strumenti politici a disposizione dell’Europa. Ciò si riscontra sia negli sforzi per mitigare i cambiamenti climatici contrastando l’aumento delle emissioni di gas che provocano l’effetto serra, sia nella necessità di adottare misure per adattarsi alle conseguenze di tale cambiamento”. Il tema della vulnerabilità al cambiamento climatico è oggetto di molteplici studi, ricerche, valutazioni ed analisi interpretative. L’interesse per il tema è riconducibile al fatto che proprio in funzione della vulnerabilità, gli effetti del cambiamento climatico possono avere ricadute differenziate nei territori interessati dal fenomeno. Ciò induce a considerare la vulnerabilità un fenomeno da osservare e da valutare secondo le indicazione in tal senso elaborate nel documento “Vulnerability assessment for climate adaptation”3 predisposto nell’ambito del IPCC che definisce la valutazione della vulnerabilità “un aspetto fondamentale per ancorare le valutazioni degli impatti del cambiamento climatico alla presentazione di piani di sviluppo” in cui sono considerati, per poter valutare la vulnerabilità, i pericoli naturali, elementi, che “ciascuno con le proprie sfumature, forniscono un nucleo di best practices da utilizzare negli studi per la vulnerabilità ai cambiamenti climatici e l’adattamento”. Il documento suggerisce che alcuni degli elementi da considerare sono: la sicurezza alimentare; il grado di povertà,; i mezzi di sussistenza sostenibili 1 Le definizioni principali di cambiamento climatico sono state formulate dall’IPCC e dalla United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC). L’IPCC intende per cambiamento climatico: un cambiamento nello stato del clima che può essere identificato per mezzo di un cambiamento nella media e/o variabilità delle sue proprietà, e che persiste per un periodo esteso, tipicamente decenni o più; l’UNFCCC intende: un cambiamento del clima che é attribuito direttamente o indirettamente all’attività umana che altera la composizione dell’atmosfera globale e che si somma alla variabilità naturale del clima. 2 Secondo l’IPPC (2007) la capacità di adattamento può essere definita come la capacità che il sistema ha di correggere i cambiamenti climatici per moderare i danni potenziali, per trarre vantaggio dalle opportunità, o fronteggiare le conseguenze. 3 Vulnerability assessment for climate adaptation - Adaptation Planning Framework Technical Paper 3 - Vers: Habana-Oxford 20/09/02 60 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Nel 2008 i servizi della Commissione europea hanno pubblicato il documento “Regions 2020 - An Assessment of Future Challenges for EU Regions”, con l’obiettivo di comprendere in quale misura ed a quali condizioni le politiche comunitarie si adattano alle “sfide chiave” che le regioni europee saranno chiamate ad affrontare nel prossimo futuro. Il documento della Commissione, con un orizzonte al 2020, presenta i potenziali impatti nelle regioni europee generati dalle quattro sfide considerate cruciali: 1. 2. 3. 4. globalizzazione cambiamento demografico cambiamento climatico approvvigionamento energetico Al fine di esaminare le conseguenze che avranno sulle regioni i fenomeni derivanti da ciascuna delle quattro sfide sono stati elaborati quattro indici di vulnerabilità. Relativamente al cambiamento climatico è stato calcolato l’indice di vulnerabilità al cambiamento climatico4 in grado di fornire una rappresentazione congiunta dei fenomeni sociali, economici e ambientali, basato sui seguenti elementi: 1. evoluzione demografica della popolazione colpita dalle inondazioni; 2. evoluzione demografica della popolazione residente in zone costiere con altitudine inferiore a 5 m.; 3. rischio di siccità; 4. vulnerabilità dell’agricoltura e della pesca 5. dipendenza dell’economia locale dal settore turistico. I Paesi mediterranei, secondo la Commissione, saranno i primi a soffrire le conseguenze dall’aggravarsi delle condizioni climatiche, determinando ulteriori disparità di natura ambientale e sociale tra le regioni. Si stima che più di un terzo della popolazione europea vive nelle regioni maggiormente esposte al fenomeno. Le regioni soggette alla pressioni maggiori sono oltre il Mezzogiorno d’Italia, Spagna, Grecia, Bulgaria, Cipro, Malta e l’Ungheria. In tali aree, oltre ai ritardi negli indici di sviluppo, si potrà determinare una disparità nell’accesso dei cittadini ai servizi pubblici legati all’ambiente e alle risorse degli ecosistemi. In riferimento a tali servizi, le aree rurali ed urbane, fortemente esposte al rischio di siccità, potranno conoscere un aumento della conflittualità legata all’utilizzo delle risorse naturali, oltre che un potenziale degrado dei sistemi naturali. Per l’Italia, l’osservazione dei dati relativi all’indice di vulnerabilità al cambiamento climatico e del rischio energetico elaborati dalla Commissione (Tabella 1), evidenziano la concentrazione dei rischi nelle regioni in cui si registra un minore valore del PIL pro capite e quindi proprio in quelle regioni che dispongono di una minore capacità di risposta (adattamento) a tali sfide. Tali sfide, in particolare nel Mezzogiorno, potrebbero comportare gravi problemi non solo dal punto di vista della tutela ambientale ma anche per comparti produttivi strategici per lo sviluppo regionale come il settore primario (agricoltura, silvicoltura e pesca), la produzione energetica di grande scala, il settore turistico. Il contrasto ai cambiamenti climatici e l’adattamento richiedono investimenti importanti nella lotta e nella prevenzione al fenomeno della desertificazione, degli incendi, dell’erosione costiera, delle inondazioni e del rischio idrogeologico. 4 Secondo l’IPPC (2007) la vulnerabilità di un sistema è il grado al quale il sistema è suscettibile e inadatto a fronteggiare gli effetti avversi dei cambiamenti climatici, inclusi le variazioni e gli eventi estremi. È una funzione del carattere, della magnitudo, e parte delle variazioni e dei cambiamenti del clima ai quali un sistema è esposto, la sua sensibilità, e la sua capacità di adattamento. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 61 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Tabella 1.1 Vulnerabilità al cambiamento climatico e rischio energetico nelle regioni italiane (NUTS 2) Identificazione NUTS ITG1 ITG2 ITF4 ITF6 ITF5 ITF3 ITD5 ITE3 ITC2 ITF1 ITF2 ITE1 ITE4 ITE2 ITC3 ITD3 ITD1 ITC4 ITD4 ITC1 ITD2 Regione Indice vulnerabilità climatica Indice vulnerabilità energetica 56 56 51 49 49 47 45 42 42 42 42 41 41 39 38 38 34 34 33 32 29 42 35,5 48 48 48 47 52 47 50 52 55 55 52 52 48 52 48 49 46 50 49 50 48 50 39,5 Sicilia Sardegna Puglia Calabria Basilicata Campania Emilia-Romagna Marche Valle d’Aosta Abruzzo Molise Toscana Lazio Umbria Liguria Veneto Provincia Autonoma Bolzano Lombardia Friuli-Venezia Giulia Piemonte Provincia Autonoma Trento Media nazionale Media UE Fonte: Regions 2020 Figura 1.1 -Vulnerabilità al cambiamento climatico e rischio energetico nelle regioni del Mezzogiorno 60 55 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Si ci l i a Sar d eg na Pug l i a C al ab r i a I nd i ce v ul ner ab i l i t à cl i m at i ca 62 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE B as i l i cat a C am p ani a A b r uz z o M o lise I nd i ce v ul ner ab i l i t à ener g et i ca LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA L’esercizio valutativo svolto dai servizi della Commissione si è concentrato su un livello analitico a scala regionale (NUTS 2)5 ed in ragione di ciò perde il dettaglio territoriale necessario e che, a detta della stessa Commissione, andrebbe approfondito con osservazioni ad una scala geografica di maggiore dettaglio6. Declinare l’indice a scala comunale e rendere conto delle azioni avviate e dei primi risultati ottenuti dagli interventi di mitigazione e adattamento, nell’ambito della programmazione regionale 2007-2013, rappresenta l’obiettivo della sperimentazione avviata dalla Linea 3 del POAT dapprima in Regione Campania e successivamente nelle altre tre Regioni dell’Obiettivo Convergenza, Puglia, Calabria e Sicilia7. Lo sviluppo della sperimentazione consentirà di rendere disponibile la base informativa necessaria alla elaborazione di linee guida per la definizione di una strategia per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico che assuma una prospettiva sovralocale in grado di considerare le specificità dei differenti contesti. All’interno di ciascun territorio regionale è possibile rilevare difformità significative relative agli indicatori che compongono l’indice di vulnerabilità, che inducono a valutazioni differenziate a seconda delle aree territoriali di volta in volta considerate e consentono di sviluppare strategie, politiche e azioni finalizzate all’adattamento e alla mitigazione dei rischi derivanti dai fenomeni e con un elevato grado di coerenza con le caratteristiche e i fabbisogni dei territori. 5 Per NUTS si intende la Nomenclatura delle Unità Territoriali per le Statistiche usata ai fini statistici da EUROSTAT. I codici NUTS del paese lo dividono in tre livelli: NUTS 0 – Italia; NUTS 1 – Aree geografiche costituite da più regioni; NUTS 2 – Regioni; NUTS 3 – Province. 6 La Commissione afferma che tale analisi “Non potrà sostituirsi ad una analisi dettagliata degli specifici contesti nazionali e regionali, né prendere in considerazione la capacità degli Stati membri e delle Regioni a reagire”, impegnandosi ad approfondire questa analisi attraverso uno studio più approfondito dell’impatto regionale delle quattro sfide. 7 I risultati della sperimentazione avviata dalla Linea 3 del POAT sono confluiti nel primo report ambientale sull’attuazione del POR FESR Campania approvato dal CDS del 23 e 24 giugno 2011. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 63 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA 2. LA METODOLOGIA PER LA DEFINIZIONE DELL’INDICE DI VULNERABILITÀ CLIMATICA A SCALA URBANA L’applicazione in via sperimentale e ad una scala geografica di dettaglio comunale della metodologia elaborata dai servizi della Commissione per la valutazione della vulnerabilità climatica a livello regionale ha evidenziato la necessità di disporre di un indice basato su una più articolata e ampia batteria di indicatori e un diversificato panorama di fenomeni osservati. La restituzione dell’indice di vulnerabilità climatica elaborato secondo il metodo della Commissione su 5 indicatori (versione 2008) appare basato su un numero troppo limitato di informazioni e restituisce descrizioni approssimative di realtà molto complesse; se ciò può apparire di qualche utilità ad un livello analitico regionale (NUTS 2) non appare assolutamente idonea a rappresentare i fenomeni a scala comunale. Al fine di assicurare un esercizio valutativo in grado di restiture informazioni dettagliate fino alla scala comunale, appare necessario sviluppare una indagine di carattere metodologico finalizzata a: integrare ed affinare il set di indicatori che costituiscono la base di calcolo dell’indice di vulnerabilità climatica assegnare un peso congruo a ciascun fenomeno osservato in ragione del contributo alla vulnerabilità climatica definire i criteri per aggregare nelle diverse dimensioni territoriali informazioni e valutazioni relative alla vulnerabilità energetica Di seguito sono illustrate e comparate alcune metodologie utilizzate a livello internazionale per la valutazione della vulnerabilità climatica che potranno costituire un riferimento tecnico per l’affinamento metodologico. La vulnerabilità nella Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici Uno studio condotto nell’ambito della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici8 ha evidenziato che i paesi in ritardo di sviluppo sono quelli maggiormente vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici a causa della minore disponibilità di risorse sociali, tecnologiche e finanziarie, utili all’attuazione di piani che favoriscano l’adattamento. Ciò consente di formulare l’ipotesi secondo cui il grado di vulnerabilità di un paese è legato non solo agli effetti del clima ma anche, ed in misura rilevante, dal livello di sviluppo e dai futuri percorsi di crescita che rendono i territori meno vulnerabili. Al fine di determinare il grado di vulnerabilità, lo studio in questione richiama quattro fattori la cui combinazione determina il livello di vulnerabilità di un territorio ai cambiamenti climatici: l’esposizione ai fenomeni legati ai cambiamenti climatici che è diversificata; le peculiarità ecologiche che rendono i territori più o meno sensibili ai cambiamenti climatici; l’esposizione insieme alla sensibilità influenzano l’ impatto dei cambiamenti climatici; la capacità di adattamento che risulta diversa da regione a regione. L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) si è occupato di valutare il grado di vulnerabilità dei sistemi ambientali e socio-economici ai cambiamenti climatici, le conseguenze imputabili all’innalzamento delle temperature e le possibilità di adattamento ai fenomeni. Nel rapporto sui cambiamenti climatici pubblicato nel 2007, il Working Group II ha definito la 8 United Nations Framework Convention on Climate Change: Climate Change - Impatti, Vulnerabilità ed Adattamento nei paesi in via di sviluppo. http://unfccc.int/resource/docs/publications/impacts.pdf 64 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA vulnerabilità al cambiamento climatico come “il grado in cui i sistemi geofisici, biologici e socioeconomici sono suscettibili di, ed incapaci di, far fronte agli impatti negativi del cambiamento climatico”. La vulnerabilità è dunque assunta “come il punto fino a dove il cambiamento climatico può danneggiare o nuocere un sistema; come un indice sia di sensibilità al clima che di capacità di adattamento alle nuove condizioni”. Nello stesso rapporto si legge altresì che “il termine “vulnerabilità” può quindi riferirsi allo stesso sistema vulnerabile, ad esempio, le isole a bassa quota, oppure le città costiere; all’impatto su questo sistema, quali le inondazioni delle città costiere e dei terreni agricoli o la migrazione forzata; oppure al meccanismo che causa tali impatti, ad esempio, la disintegrazione della lastra di ghiaccio dell’Antartide occidentale”. Nel rapporto dell’IPCC sono indicati sette criteri chiave (Key vulnerabilità), attraverso i quali è possibile individuare le vulnerabilità: entità degli impatti; periodicità degli impatti; persistenza e reversibilità degli impatti; probabilità degli impatti e vulnerabilità; possibilità di adattamento; aspetti distributivi degli impatti e delle vulnerabilità; rilevanza del/i sistema/I a rischio. L’approccio ESPON alla vulnerabilità climatica Un recente studio sul cambiamento climatico condotto nell’ambito dell’European Spatial Planning Observation Network (ESPON)9. In tale ambito sono state predisposte tre mappe che consentono di osservare ed interpretare i fenomeni attraverso la dimensione territoriale: la prima rappresenta i potenziali impatti del cambiamento climatico nelle regioni europee, confrontando l’esposizione e la sensibilità di ciascuna regione; la seconda illustra la capacità di adattamento delle regioni; la terza, determinata dalla sovrapposizione delle due precedenti, mostra come l’impatto regionale dei cambiamenti climatici è determinato dall’esposizione e dalla sensibilità di una regione. L’esposizione e la sensibilità, considerate congiuntamente, determinano il potenziale impatto dei cambiamenti climatici di una regione; la capacità di affrontare questi impatti è espressa dalla capacità di adattamento. L’insieme di questi fattori determina la vulnerabilità ai cambiamenti climatici di una regione. L’approccio ESPON si basa sul presupposto secondo cui “l’aumento di emissioni antropiche di gas serra contribuiscono al riscaldamento globale, e quindi al cambiamento climatico, che corrono in parallelo alla variabilità naturale del clima”. Il potenziale impatto dei cambiamenti climatici differisce in maniera considerevole tra le regioni, sia perché alcune sono maggiormente esposte di altre, sia perché varia la configurazione stessa dei cambiamenti climatici. A ciò si aggiungono le caratteristiche ecologiche, sociali ed economiche proprie di ciascuna regione, che influiscono sul loro grado di sensibilità ai cambiamenti climatici. Le analisi ESPON sono sviluppate a scala NUTS 3, idonee per l’osservazione di fenomeni a scala locale. Non a caso le osservazioni territoriali di ESPON sono utili a fornire ai decisori pubblici ed agli operatori 9 ESPON 2013 Programme/ Map of the Month – Climate change may hamper territorial cohesion ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 65 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA del settore, informazioni sintetiche circa le importanti dinamiche che investono il territorio europeo, le sue regioni e città. Questo rapporto, redatto nell’ambito della sperimentazione avviata dagli esperti della Linea 3 del POAT nelle quattro Regioni Obiettivo Convergenza, prende spunto dalla metodologia utilizzata dai servizi della Commissione nel documento Regions 2020 e rende disponibili elaborazioni per rispondere alla criticità relativa alla dimensione territoriale, nel tentativo di raggiungere un maggiore dettaglio analitico, utile ad evidenziare le differenze dei contesti regionali. Per tale ragione l’esercizio valutativo è stato condotto a livello comunale, declinando a tale scala la metodologia e gli indicatori proposti dalla Commissione. In questa prima fase l’esercizio analitico non ha tentato di evidenziare e provare a rispondere ai limiti riscontrati nella valutazione della vulnerabilità al cambiamento climatico, come definita dall’IPPC. Al fine di migliorare le analisi valutative occorrerà integrare gli indici proposti nel rapporto che qui viene proposto con dei parametri che siano in grado di rappresentare in modo quantitativo altri fenomeni considerati rilevanti, sia di natura ambientale che socioeconomica. Ci si riferisce ad esempio al tema del rischio idrogeologico, ai fenomeni di deforestazione, di impermeabilizzazione dei suoli e di contaminazione oppure al grado di istruzione della popolazione. La metodologia World Bank In tale direzione sembra muoversi la sperimentazione proposta dalla World Bank finalizzata anch’essa a verificare la vulnerabilità climatica dei territori. Il set di indicatori utilizzato per l’analisi è il seguente: capacità di adattamento sensibilità al contesto esposizione vulnerabilità Si tratta di indicatori utili a considerare, analizzare e valutare gli impatti, la vulnerabilità ed i rischi legati al fenomeno dei cambiamenti climatici, dunque meritevoli di considerazione da parte dei decision makers perché legati ai fattori chiave per la vulnerabilità. Tabella 2.1 World Bank - Vulnerabilità climatica: indicatori e formule Capacità di adattamento A = (a1 + a2 + a3+(a4+a5+ a6)/3)/4 dove a1 - consumi domestici pro capite a2 - parte di popolazione con un alto livello di educazione a3 - Herfindahl Index1 per la diversificazione del reddito (maggiore valore, maggiore diversificazione) a4 - misura del livello di fiducia a5 -misura del livello di corruzione a6 – misura del coinvolgimento politico (% partecipazione alle elezioni) Tutte le variabili a1 - a6 sono normalizzate attraverso interpolazione lineare 66 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Sensibilità al contesto S = [(s1 +s2 + s3)/3 +(s4 +s5)/2 + (s6 +s7 )/2 +s8 + (s9+s10)/2]/5 dove s1 – ammontare pro capite di territori non irrigati, LSMS s2 - Herfindahl Index sulla diversificazione dei suoli agricoli, LSMS s3 – parte dei consumi domestici che dipendono dall’agricoltura s4 – parte di popolazione sotto i 5 anni, CENSUS s5 - parte di popolazione sopra i 65 anni, CENSUS s6 – percentuale di mortalità sotto i 5 anni s7 – parte di popolazione con risorse idriche non protette, LSMS s8 – parte di popolazione soggetta ad insicurezza alimentare , LSMS s9 – vittime pro capite da disastri 1998-2009 s10 – danni procapite per I disastri 1998-2009 Tutte le variabili s1 - s10 sono normalizzate attraverso interpolazione lineare Esposizione E = [(sdT1 + ... + sdT12)/12 + (sdP1 + .. sdP12)/12 + (rT1 + .. rT12)/12 + (Nhot + Ncold)/2 + Ndry + Ndisaster]/6 dove sdTi - deviazione standard della temperature media mensile sdPi - deviazione standard della precipitazione mensile rTi - range (min – max) della temperature media mensile Nhot - frequenza di mesi estremamente caldi, (temperature media superiore a 30 C) Ncold - frequenza di mesi estremamente freddi ( temperature media inferiore a - 10 C) Ndry - frequenza di mesi estremamente secchi in primavera (meno di 5 ml di precipitazioni totali) ed in estate (0 ml di precipitazione totale) Ndisaster - frequenza di disastri relativi al tempo 2000-2009 Vulnerabilità V = (A + S + E)/3 La vulnerabilità climatica nel documento Regions 2020 (vers. 2008) Il documento della Commissione “Regions 2020 - An Assessment of Future Challenges for EU Regions”, nella versione del 2008, delinea, tra le altre cose, talune sfide politiche suscettibili di generare impatti significativi e sulle quali l’UE si propone di far convergere le strategie future. L’orizzonte temporale assunto dal rapporto è quello del 2020, termine entro il quale sarà necessario fare fronte a quattro sfide considerate cruciali: globalizzazione; cambiamento demografico; cambiamento climatico; approvvigionamento energetico. In riferimento alla sfida legata al cambiamento climatico, in particolare, le emissioni di gas a effetto serra dovranno essere ridotte del 20%, il 20% dell’energia dovrà provenire da fonti energetiche rinnovabili ed il livello di efficienza energetica dovrà aumentare del 20%. È stato inoltre elaborato l’indice di vulnerabilità al cambiamento climatico allo scopo di poter sia esaminare gli effetti dei fenomeni ad esso legati che fornire una rappresentazione congiunta dei fenomeni sociali, economici ed ambientali, basata sui seguenti elementi: ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 67 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA evoluzione demografica della popolazione colpita dalle inondazioni; evoluzione demografica della popolazione residente in zone costiere con altitudine inferiore a 5 m.; rischio di siccità; vulnerabilità dell’agricoltura e della pesca dipendenza dell’economia locale dal settore turistico. I risultati di Regions 2020 sono il frutto di valutazioni condotte su scala regionale (NUTS 2) e la metodologia utilizzata per verificare la vulnerabilità consente di sviluppare analisi integrate relativamente a fenomeni di natura ambientale ed economico-sociale. Tuttavia, il livello di aggregazione territoriale delle informazioni costringe ad alcune generalizzazioni e semplificazioni per le quali occorrerà sviluppare ulteriori indagini. La vulnerabilità climatica nel documento Regions 2020 (vers. 2011) Le questioni frequentemente indagate nella ricerca circa la capacità di adattamento dei sistemi naturali, economici e sociali ai cambiamenti climatici sono biodiversità, foreste, agricoltura, pesca, turismo, energia, gestione delle risorse idriche, salute umana, aree urbane, aree montane e zone costiere. Nel documento di aggiornamento di Regions 2020 i temi chiave considerati per valutare la vulnerabilità climatica sono : Agricoltura e foreste: hanno una importanza fondamentale per la produzione di cellulosa e di energia e la produzione di biomassa è un parametro utile a misurare l’efficacia dei sistemi di gestione Ecosistemi naturali e seminaturali: rappresentano una delle questioni più serie da affrontare; UNEP ha stimato che il valore degli ecosistemi naturali a scala globale ammonta all’intero prodotto mondiale lordo (58.000 miliardi di dollari nel 2008) Rischi naturali: sono causati da eccessive precipitazioni o da alluvioni e nella percezione pubblica sono gli effetti principali dei cambiamenti climatici Salute ed onde di calore: un caso specifico è rappresentato dai rischi naturali derivanti dalle onde di calore e dai riflessi sulla salute Dipendenza dell’acqua: la scarsità di pioggia ha effetti sula vegetazione mentre la scarsità di risorse idriche superficiali pone problemi per l’irrigazione, i processi industriali e le forniture domestiche Turismo: le condizioni climatiche hanno effetti importanti sul turismo e condizionano la qualità dell’offerta turistica e ne determinano la damanda Tabella 2.2 Regions 2020 (2011) – Indicatori di vulnerabilità climatica Vulnerabilità al clima di Agricoltura e Foreste Variazione annuale del rendimento delle colture (esposizione) Probabilità di pericolo di incendi boschivi (esposizione) % di occupati in agricoltura e silvicoltura (sensibilità) Quota del settore agricolo e forestale nel PIL (sensibilità) Quota di produzione di energia da biomassa (sensibilità) 68 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Vulnerabilità al clima degli ecosistemi naturali e seminaturali Difference of summer to annual precipitation ratio (exposure) Vegetation days change (exposure) 30-year mean temperature difference (exposure) Loss of natural, extensive to artificial, intensive area (exposure) Perdita di superficie vegetazionale (esposizione) % di aree Natura 2000 (sensibilità) Indice di sufficienza (capacità di adattamento Vulnerabilità al clima dei rischi naturali ed alle minacce costiere Pericolo potenziale di tempeste invernali e tropicali (esposizione) Esposizione alle inondazioni (esposizione) Frane (esposizione) Mareggiate (esposizione) Misure di protezione delle coste (sensibilità) Reddito disponibile delle famiglie (al netto degli utilizzi) (adattamento) PIL pro capite (capacità di adattamento) Vulnerabilità al clima per la dipendenza dall’acqua Differenza delle precipitazioni annuali (esposizione) Indice di sfruttamento dell’acqua (esposizione) % di terreni irrigui (sensibilità) % dell’industria sul PIL (sensibilità) % di produzione di energia idroelettrica sul totale(sensibilità) Attuazione della direttiva quadro sulle acque 1 (capacità di adattamento) Attuazione della direttiva quadro sulle acque 2 (capacità di adattamento) Qualità delle acque di balneazione interne (esposizione) Vulnerabilità al clima del turismo estivo Tourism Climate Index 1970 (exposure) Tourism Climate Index Difference (exposure) Qualità delle acque costiere di balneazione (esposizione) Qualità delle acque interne (esposizione) Pernottamenti (sensibilità) % di occupati nel turismo (sensibilità) Reddito delle famiglie al netto degli usi (capacità di adattamento) PIL procapite (capacità di adattamento) La vulnerabilità energetica Le metodologie descritte danno conto esclusivamente della potenziale capacità di adattamento dei contesti territoriali ai cambiamenti climatici, trascurando le azioni messe in campo per mitigare o prevenire il cambiamento climatico. Nella definizione delle misure di mitigazione e prevenzione, il settore energetico rappresenta uno dei settori prioritari in ragione di quattro fattori principali che ne determinano i contenuti: la struttura delle economie regionali e della loro efficienza energetica il mix energetico e il potenziale contenimento del contenuto di carbonio le modalità prevalenti di trasporto il potenziale di innovazione. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 69 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Per verificare la capacità delle regioni europee, di fare fronte alla sfida energetica, nell’ambito di Regions 2020, è stato messo a punto un indice di vulnerabilità energetica basato sui seguenti elementi: consumo energetico regionale, compreso il trasporto privato (ton/ab); consumo di energia stimato da trasporto merci, industria, servizi e agricoltura (ton/1000 di PIL); contenuto di carbonio del consumo interno lordo di energia (CO2/TJ); dipendenza dalle importazioni di energia (% dei consumi lordi nazionali). L’elaborazione dell’indice effettuata dai Servizi della Commissione evidenzia che, anche in questo caso, il nucleo delle regioni dell’Europa occidentale e settentrionale risulterebbe maggiormente in grado di far fronte alle sfide che si presenteranno negli anni a venire. In riferimento agli effetti che la sfida energetica potrà avere è possibile ipotizzare che le economie regionali con significativa dipendenza da settori ad alta intensità energetica, con produzioni e consumi che dipendono da mercati lontani, con un modello di trasporto sviluppato prevalentemente su gomma, potrebbero essere maggiormente esposte alle mutevoli condizioni del settore. A livello macro, si vanno affermando tendenze evolutive che rendono le regioni maggiormente vulnerabili alla sfida energetica. In particolare: la dipendenza energetica passa dal 53% del consumo energetico totale nel 2005 al 67% nel 2030; l’esposizione alla volatilità e aumento dei prezzi; concentrazione geopolitica delle riserve di combustibili fossili. D’altra parte, le regioni con un elevata efficienza energetica potranno beneficiare del ruolo strategico dell’innovazione tecnologica e dell’ICT nell’adattamento e mitigazione dei processi in atto. Nella versione al 2011 del documento Regions 2020, l’analisi della vulnerabilità legata al settore energetico approfondisce alcune questioni chiave che riguardano: gli investimenti nei nuovi settori energetici il deficit nell’approvvigionamento di energia fossile i picchi di domanda di energia. Per ciascuna delle tre questioni vengono individuati indicatori che ne descrivono l’esposizione, la sensibilità e la capacità di adattamento come riportato nello schema seguente: Tabella 2.3 Regions 2020 (vers 2011) – Indicatori di vulnerabilità energetica Capacità energetica Coefficiente di carico medio (esposizione) Margine di flessibilità (esposizione) % di energia elettrica sul totale dei consumi finali di energia (sensibilità) % di eolico al netto della capacità di produzione (sensibilità) Prezzo di mercato dell’elettricità (domestico) (sensibilità) Prezzo di mercato dell’elettricità (industriale) (sensibilità) Indice di intensità elettrica (sensibilità) PIL pro capite (capacità di adattamento) 70 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Deficit di approvvigionamento di energia fossile Grado di raffreddamento giornaliero (esposizione) Grado di riscaldamento giornaliero (esposizione) De-rated electricity peak capacity margin (sensibilità) % di energia elettrica sul totale dei consumi di energia (sensibilità) Indice di intensità elettrica (capacità di adattamento) PIL pro capite (capacità di adattamento) Picco della domanda di energia De-rated electricity peak capacity margin (esposizione) Grado di raffreddamento giornaliero (sensibilità) Grado di riscaldamento giornaliero (sensibilità) % di energia elettrica sul totale dei consumi di energia (sensibilità) Indice di intensità elettrica (capacità di adattamento) PIL pro capite (capacità di adattamento) Un approccio integrato nella considerazione delle questioni climatiche ed energetiche potrebbe determinare situazioni “win-win“, con benefici di natura sia economica sia ambientale, per i territori e le comunità. L’attuazione di politiche energetiche a livello locale risulta favorita nell’ambito delle cosiddette comunità sostenibili, lì dove per comunità sostenibile si intende una “coalizione di istituzioni ed attori pubblici e privati interessati ad incrementare il ritorno degli investimenti ed il valore patrimoniale del territorio, a partire dalla riduzione dei costi energetici e dalla valorizzazione degli asset naturalistici ed ambientali, strutturando un contesto di policy caratterizzato dalla piena integrazione degli interventi di carattere ambientale, energetico e climatico, da forme di mobilità sostenibile, dall’utilizzo di tecnologie dell’informazione e comunicazione per la gestione dei servizi e dall’attuazione di modelli di governance fondati sulla trasparenza, la partecipazione e la valutazione degli impatti e delle performance”10. Un esempio interessante di pianificazione energetica adottata a livello locale è rappresentata dal Patto dei Sindaci, un progetto della Commissione che sostiene gli enti locali nell’adozione di politiche energetiche sostenibili; gli enti locali che firmano il Patto dei Sindaci preparano il Piano d’azione per l’energia sostenibile in cui sono presentate le principali azioni che intenderanno intraprendere. Uno strumento a supporto delle amministrazioni locali per la pianificazione di politiche di mitigazione ai cambiamenti climatici è rappresentato dalla contabilizzazione delle emissioni di CO2 con il sistema IN.EM.AR. (INventario EMissioni ARia), un database realizzato nell’ambito della convenzione stipulata tra la DG Qualità dell’Ambiente della Regione Lombardia e la Fondazione Lombardia per l’Ambiente - per costruire l’inventario delle emissioni prodotte in atmosfera. Tra le regioni dell’Obiettivo Convergenza, la Regione Puglia11 intende attivare una collaborazione con la Regione Lombardia per la realizzazione concordata e coordinata dei rispettivi inventari regionali delle emissioni, attraverso la condivisione della metodologia e dell’applicativo software e per lo sviluppo dell’inventario IN.EM.AR. 10 “Comunità sostenibili” Linea 3 POAT Ambiente - Presentazione alla Rete delle Autorità Ambientali – Bari, 22 maggio 2012 11 La Regione Puglia ha affidato ad ARPA Puglia la gestione, l’implementazione e l’aggiornamento dell’Inventario Regionale delle emissioni in atmosfera mediante la DGR n. 1111/2009. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 71 Variazione della popolazione esposta alle inondazioni (% sul totale della popolazione comunale 2001 - 2051) Popolazione residente in zone con altitudine inferiore a 5 metri s.l.m. (% sul totale della popolazione comunale) Superficie di suolo secco compresa fra 86-159 giorni (% sul totale della superficie comunale) Evoluzione demografica della popolazione colpita dalle inondazioni Popolazione residente in zone costiere a rischio di innalzamento del livello del mare Territorio a rischio desertificazione Dipendenza del sistema Lavoratori impiegati in alberghi economico locale dal e ristoranti (% sul totale degli turismo occupati) REPORT LINEA 3 PON GAT – REGIONS 2020 (2008) FENOMENO INDICATORE Dipendenza del sistema Valore Aggiunto in Agricoltura, economico locale Silvicoltura e Pesca (% sul totale dall’agricoltura e pesca com.) Esposizione Sensibilità al contesto Capacità di adattamento FENOMENO Parte di popolazione soggetta ad insicurezza alimentare Vittime pro capite da disastri 1998-2009 Danni procapite per I disastri 1998-2009 Deviazione standard della temperature media mensile Deviazione standard della precipitazione mens. Range (min – max) della temperature media mens Frequenza di mesi caldi, (temp. > 30 c) Frequenza di mesi freddi (temp. < - 10 c) Frequenza di mesi estremamente secchi in primavera (meno di 5 ml di precipitazioni totali) ed in estate (0 ml di precipitazione totale) Frequenza di disastri relativi al tempo 2000-2009 Parte di popolazione con risorse idriche non protette Percentuale di mortalità sotto i 5 anni Herfindahl Index sulla diversificazione dei suoli agricoli Parte dei consumi domestici che dipendono dall’agricoltura Parte di popolazione sotto i 5 anni Parte di popolazione sopra i 65 anni Ammontare pro capite di territori non irrigati Misura del livello di fiducia Herfindahl index per la diversificazione del reddito (maggiore valore, maggiore diversificazione) WORD BANK INDICATORE Consumi domestici pro capite Parte di popolazione con un alto livello di educazione REGIONS 2020 (2011) INDICATORE Variazione annuale del rendimento delle colture (esposizione) Probabilità di pericolo di incendi boschivi (esposizione) % di occupati in agricoltura e silvicoltura (sensibilità) Quota del settore agricolo e forestale nel PIL (sensibilità) Quota di produzione di energia da biomassa (sensibilità) Difference of summer to annual precipitation ratio (exposure) Vegetation days change (exposure) 30-year mean temperature difference (exposure) Loss of natural, extensive to artificial, intensive area (exposure) Perdita di superficie vegetazionale (esposizione) % di aree Natura 2000 (sensibilità) Indice di sufficienza (capacità di adattamento) Pericolo potenziale di tempeste invernali e tropicali (esposizione) Esposizione alle inondazioni (esposizione) Frane (esposizione) Vulnerabilità al clima dei rischi naturali Mareggiate (esposizione) ed alle minacce Misure di protezione delle coste (sensibilità) costiere Reddito disponibile delle famiglie (al netto degli utilizzi) (adattamento) PIL pro capite (capacità di adattamento) Giorni all’anno con temperature superiori ai 30° (esposizione) Vulnerabilità Notti tropicali per anno (esposizione) al clima della Densità di popolazione (sensibilità) salute umana % di popolazione con età superiore ai 65 anni (sensibilità) alle onde di Medici pro capite ogni 100.000 abitanti (capacità di adattamento) calore % di spesa per assistenza sanitaria sul PIL (capacità di adattamento) Differenza delle precipitazioni annuali (esposizione) Indice di sfruttamento dell’acqua (esposizione) % di terreni irrigui (sensibilità) Vulnerabilità % dell’industria sul PIL (sensibilità) al clima per la dipendenza % di produzione di energia idroelettrica sul totale(sensibilità) dall’acqua Attuazione della direttiva quadro sulle acque 1 (capacità di adattamento) Attuazione della direttiva quadro sulle acque 2 (capacità di adattamento) Qualità delle acque di balneazione interne (esposizione) Tourism Climate Index 1970 (esposizione) Tourism Climate Index Difference (esposizione) Qualità delle acque costiere di balneazione (esposizione) Vulnerabilità Qualità delle acque interne (esposizione) al clima del Pernottamenti (sensibilità) turismo estivo % di occupati nel turismo (sensibilità) Reddito delle famiglie al netto degli usi (capacità di adattamento) PIL procapite (capacità di adattamento) Vulnerabilità al clima degli ecosistemi naturali e seminaturali Vulnerabilità al clima di Agricoltura e Foreste FENOMENO LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA 2.1 Metodologia per il calcolo dell’ indice di vulnerabilità al cambiamento climatico nei territori Obiettivo Convergenza Nell’ambito del presente report, per il calcolo dell’indice di vulnerabilità climatica a scala comunale sono state utilizzate informazioni cartografiche e alfanumeriche. Di seguito è descritta la metodologia utilizzata per la definizione dell’indice a scala comunale (2.1) e il metodo di calcolo dei 5 indicatori utilizzati per la sua elaborazione (2.2). Le fonti informative utilizzate per la definizione degli indicatori sono: ISTAT, Autorità di Bacino, Portale Cartografico Nazionale e il modello digitale del terreno. L’indice è stato calcolato attraverso l’aggregazione di 5 variabili, rappresentate da indicatori a scala comunale, utili a rappresentare i seguenti fenomeni: 1. 2. 3. 4. 5. Dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura e pesca Dipendenza del sistema economico locale dal turismo Evoluzione demografica della popolazione colpita dalle inondazioni Popolazione residente in zone costiere a rischio di innalzamento del livello del mare Territorio a rischio desertificazione Al fine di valutare i fenomeni e elaborare un indice sintetico sono stati utilizzati i seguenti indicatori: 1. Valore Aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca (% sul totale comunale) 2. Lavoratori impiegati in ristoranti, alberghi campeggi ed altri alloggi per brevi soggiorni (% sul totale degli occupati a livello comunale) 3. Variazione della popolazione esposta alle inondazioni (% sul totale della popolazione comunale tra il 2001 e il 2051) 4. Popolazione residente in zone con altitudine inferiore a 5 metri s.l.m. (% sul totale della popolazione comunale) 5. Superficie di suolo secco compresa fra 86-159 giorni ( % sul totale della superficie comunale) Gli indicatori sono stati ordinati secondo una scala di classificazione che ha permesso di catalogare i comuni ed associarli alle diverse fasce . Tabella 2.1.1 Variabili, Indicatori e punteggi per l’indice do vulnerabilità Fenomeno Indicatore Dipendenza del economico 1 sistema locale dall’agricoltura e pesca Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca (% sul totale comunale) (dati ISTAT 2005) Dipendenza del 2 sistema economico locale dal turismo Lavoratori impiegati in ristoranti, alberghi campeggi ed altri alloggi per brevi soggiorni (% sul totale degli occupati comunale) (elaborazione su dati ISTAT 2001) Evoluzione democa della popo3 grafi lazione esposta alle inondazioni Popolazione residente in zone 4 costiere a rischio di innalzamento del livello del mare Variazione della popolazione esposta a rischio di inondazione (% sul totale della popolazione 2001 - 2051) (elaborazione su dati ISTAT e PAI) Popolazione residente in zone con altitudine inferiore a 5 metri s.l.m. (% sul totale della popolazione comunale) (elaborazione su dati ISTAT 2001 e modelli digitali del terreno) Superficie di suolo secco compresa fra 86-159 giorni a rischio 5 Territorio desertificazione (% sul totale della superficie comunale) (elaborazione su dati Portale cartografico nazionale) Intervallo di classificazione per elaborazione carta < 0,75 0,75 - 1,33 1,33 - 1,98 1,98 - 2,79 2,79 - 3,97 3,97 - 6,14 6,14 < 2,80 2,8 3,69 3,69 - 4,26 4,26 - 5,64 5,64 0/nessun dato < - 0,5 -0,5 - 0 0 - 0,5 0,5 - 1 >1 0/nessun dato < 0,92 0,92 - 2,36 2,36 - 4,65 4,65 - 12,56 12,56 0 < 5,00 5,00 - 15,00 15,00 - 30,01 30,01 - 50,00 50 Fascia di classificazione settima sesta quinta quarta terza seconda prima quinta quarta terza seconda prima sesta quinta quarta terza seconda prima sesta quinta quarta terza seconda prima sesta quinta quarta terza seconda prima Punteggio per elaborazione IVCC 14,29 28,57 42,86 57,14 71,43 85,71 100 20 40 60 80 100 0 20 40 60 80 100 0 20 40 60 80 100 0 20 40 60 80 100 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 73 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA A ciascuna fascia è stato attribuito un punteggio e la media di tali punteggi che ciascun comune ha conseguito per i 5 indicatori, rappresenta il valore dell’indice sintetico di vulnerabilità al cambiamento climatico. Ciò consente analisi comparate relativamente alla salienza della sfida climatica nei territori comunali e alle differenze fra le regioni dell’Obiettivo Convergenza e fra i diversi comuni e aree territoriali. Di seguito l’intervallo di classificazione e le fasce di classificazione dell’indice sintetico. Tabella 2.1.2 Classificazione e fasce di appartenza Intervallo di classificazione Fascia di appartenenza <21,41 sesta 21,41 - 25,76 quinta 25,76 -30,33 quarta 30,33 - 37,11 terza 37,11 - 52,35 seconda 52,35 prima 2.2 Popolamento degli indicatori a scala comunale e calcolo dell’indice 1. Dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura e pesca L’indicatore scelto per descrivere la dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura e pesca riguarda il rapporto fra il valore aggiunto lordo in tali settori e il valore aggiunto regionale, riferito al 2005. Questo indicatore misura la vulnerabilità del sistema economico locale ai cambiamenti climatici in ragione della sua dipendenza dall’agricoltura e pesca; più elevato è il grado di dipendenza, maggiore risulta la vulnerabilità ai cambiamenti climatici del territorio. A scala comunale è stato calcolato il medesimo indicatore utilizzando dati ISTAT relativi al Valore aggiunto ai prezzi base, al lordo SIFIM - ANNO 2005 per la Campania, la Sicilia e la Calabria per settore di attività (Industria, Servizi e Agricoltura Silvicoltura e Pesca). Per tali regioni ISTAT raccoglie ed elabora i dati aggregati a livello di Sistema Locale del Lavoro (SLL) e, al fine di determinare l’indicatore a scala comunale, si è reso necessario la distribuizione su tutti i comuni che costituiscono il SLL dei dati relativi al Valore Aggiunto Totale ed al Valore Aggiunto Agricoltura, Silvicoltura e Pesca: Valore Aggiunto Totale comunale = Tot. VA SLL/n. comuni del SLL Valore Aggiunto Agricoltura e Pesca comunale = VA Agricoltura SLL/n. comuni del SLL Per la Puglia sono disponibili i dati ISTAT a livello comunale per il 2009 relativi alle attività in questione e non è stato quindi necessario applicare il metodo di imputazione descritto. L’indicatore a scala comunale è stato calcolato applicando la seguente formula: Valore Aggiunto Agricoltura e Pesca comunale * 100 Valore Aggiunto Totale comunale 2. Dipendenza del sistema economico locale dal turismo L’indicatore utilizzato per descrivere la dipendenza del sistema economico locale dal turismo a scala regionale fa riferimento alla percentuale degli occupati nel settore turistico rispetto al totale degli occupati a scala regionale nel 2005-2006. 74 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Per riparametrare l’indicatore a scala comunale sono stati utilizzati dati ISTAT relativi al numero di lavoratori impiegati nei servizi identificati con i codici ATECO 551 alberghi, 552 campeggi ed altri alloggi per brevi soggiorni e 553 ristoranti, sul totale degli occupati che, anche se aggiornati al 2001, sono disponibili a scala comunale per tutte le regioni oggetto della sperimentazione. Per il calcolo dell’indicatore a scala comunale è stata utilizzata la seguente formula: Totale addetti Divisione 55 comunale * 100 Totale ATECO comunale 3. Evoluzione demografica della popolazione esposta alle inondazioni L’indicatore utilizzato per descrivere l’evoluzione demografica della popolazione esposta alle inondazioni riguarda la percentuale di popolazione esposta ad esondazioni sul totale della popolazione regionale tra il 2001 e il 2100. Questo indicatore correla la vulnerabilità climatica della popolazione al livello di esposizione alle esondazioni; più numerosa è la popolazione esposta al rischio di inondazioni, maggiore risulta la vulnerabilità ai cambiamenti climatici di quel territorio. Per definire l’indicatore a scala comunale è stato necessario individuare la superficie di territorio comunale interessata da fenomeni di inondazione desumendola dalla cartografia relativa alla pericolosità idraulica (alta, media e bassa) fornita dai PAI, relativamente ai diversi tempi di ritorno. Al fine di calcolare il numero di abitanti interessati dal fenomeno a livello comunale al 2001 sono stati incrociati i dati cartografici relativi alla pericolosità idraulica con le aree delle sezioni di censimento utilizzate da ISTAT. Per il calcolo della popolazione colpita da esondazione per ogni sezione di censimento, è stata applicata la seguente formula: Superficie sez. censimento inondata * Popolazione totale sezione di censimento Superficie totale sez. censimento Per il calcolo dell’indicatore a livello comunale si è proceduto a sommare i risultati relativi a ciascuna sezione di censimento. Per la regione Calabria, in ragione della carenza di tali informazioni ,si è proceduto moltiplicando il numero di residenti per m2 per la superficie comunale interessata da esondazione. Lo stesso metodo è stato replicato per stimare l’evoluzione demografica a livello comune utilizzando i dati relativi alla stima dei residenti al 2050 fornito da DEMO ISTAT (disponibili a scala provinciale) opportunamente scalati e considerando invariata la percentuale del numero di abitanti residenti per comune rilevato al 2001. Predisposto il set di dati grezzi si è proceduto a calcolare la variazione espressa in percentuale sul totale della popolazione comunale esposta a rischio esondazioni fra il 2001 e il 2051 secondo le seguenti formule: Variazione popolazione comunale esposta a inondazioni = Popolazione colpita da esondazioni nel 2051 – Popolazione e colpita da esondazioni nel 2001 Variazione popolazione comunale esposta a rischi o inondazioni *100 Popolazione comunale al 2001 4. Popolazione residente in zone costiere a rischio di innalzamento del livello del mare Per descrivere il rischio di innalzamento del livello del mare sulla popolazione residente è stata calcolata la percentuale di popolazione che vive in aree al di sotto dei 5 metri sul livello del mare, riferita al 2001. Un elevato numero di abitanti che risiede in zone costiere risulta esposta al rischio di innalzamento del livello del mare ed arretramento della linea di costa; maggiore è la concentrazione della popolazione che vi risiede, maggiore è la vulnerabilità climatica di quel territorio. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 75 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Anche in questo caso si è proceduto al calcolo dell’indicatore a livello comunale utilizzando il dato dei residenti per sezione di censimento e individuando la superficie dell’area della sezione interessata dal fenomeno attraverso l’incrocio dei dati cartografici con quelli derivanti dal Modello Digitale del Terreno (DEM con passo 20 m). Tale incrocio ha consentito di ottenere il numero di residenti per sezione di censimento in aree al di sotto dei 5 metri sul livello del mare attraverso la formula di seguito riportata: Superficie sez. censimento < 5metri s.l.m. * Popolazione totale sezione di censimento Superficie totale sez. censimento Il dato a livello comunale è rappresentato dalla somma dei dati di ogni sezione di censimento del comune considerato. Per la Regione Calabria, causa l’assenza di informazioni, si è proceduto moltiplicando il numero di residenti per m2. per la superficie comunale al di sotto dei 5 metri s.l.m. 5. Territorio a rischio desertificazione Per rappresentare la porzione di territorio a rischio desertificazione è stato misurato il numero medio di giorni con deficit di umidità nel suolo. Per elaborare l’indicatore a scala comunale sono state utilizzate le informazioni del Portale Cartografico Nazionale del MATTM predisposte in base all’Atlante della desertificazione curato dal CNR e INEA. Nell’Atlante, la modellistica utilizza come indici di rischio di desertificazione indicatori afferenti ai due sistemi di degradazione del suolo: erosione idrica e aridità. Relativamente al sistema aridità, l’indice di impatto terre ad aridità potenziale, viene definito dall’indicatore di stato “numero medio annuale di giorni in cui il suolo è secco” utilizzato per la sperimentazione. Per l’elaborazione dell’indicatore a scala comunale sono state considerate le aree che si caratterizzano per un numero medio all’anno di giorni di suolo secco tra 86 e 107 (seconda fascia) e tra 108 e 159 (prima fascia). Per ogni comune è stata calcolata la superficie di territorio che ricade in prima e in seconda fascia. È stata poi calcolata la percentuale della superficie comunale interessata dal fenomeno mettendo in relazione l’intera superficie comunale con la superficie interessata. Per determinare il totale della superficie comunale, è stato attribuito un peso pari a 1 per la superficie comunale ricadente in prima fascia e un peso pari a 0,5 per la seconda e si è proceduto quindi alla sommatoria dei valori ottenuti. Per il calco dell’indicatore a livello comunale si è applicata la formula di seguito riportata: Superficie comunale in prima fascia * 1 + Superficie comunale in seconda fascia * 0,5 * 100 Superficie comunale I risultati ottenuti per ogni indicatore sono stati classificati secondo le scale utilizzate nel rapporto Regions 2020 ad esclusione dell’indicatore 5 per il quale si è reso necessario costruire una scala di classificazione ad hoc (cfr. 2.1). 76 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA 3. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO NEI TERRITORI DELL’OBIETTIVO CONVERGENZA Il calcolo in via sperimentale della vulnerabilità a scala comunale nelle quattro regioni Obiettivo Convergenza oltre a confermare l’elevata sensibilità di questi territori ai potenziali effetti derivanti dai fenomeni connessi al cambiamento climatico, ha messo in evidenza profonde differenze fra le regioni, all’interno delle stesse e in relazione ai differenti fenomeni osservati. Il panorama generale della potenziale vulnerabilità dei territori e dei contesti socio-economici osservati rivela rilevanti rischi ma anche alcune opportunità. I risultati evidenziano una sensibilità piuttosto diffusa in tutte le regioni osservate. Il cambiamento climatico rischia di produrre effetti significativi in una larga parte del territorio delle regioni Obiettivo Convergenza. Il numero di comuni che ricade nella prima e seconda fascia di classificazione si avvicina al 50% del totale dei comuni delle regioni considerate. Si tratta di circa 800 comuni, in termini di abitanti ci si avvicina al 60% del totale mentre se consideriamo la superficie osserviamo che quasi il 65% del territorio risulta fortemente esposto agli effetti derivanti dal cambiamento climatico. In termini assoluti si tratta di più di 9.000.000 di abitanti interessati e circa 47.000 km2 di territorio potenzialmente molto sensibile agli effetti del cambiamento climatico. Tabella 3.1 Regioni Obiettivo Convergenza – Vulnerabilità climatica per comune Fasce di classificazione Comuni (n.) Abitanti (n.) Estensione (Km2) Comuni (%) Abitanti (%) Territorio (%) Prima > 52,35 218 2.332.781 16.507,30 13,6 13,8 22,3 Seconda 52,3537,12 524 7.154.120 31.290,70 32,6 42,3 42,2 Terza 37,11 30.34 281 3.035.109 11.420,10 17,5 17,9 15,4 Quarta 30,33 – 25,77 150 931.775 4.536,70 9,3 5,5 6,1 Quinta 25,76 – 21,42 147 895.367 4.190,70 9,1 5,3 5,7 Totale Sesta < 21,41 288 2.561.305 6188,7 17,9 15,1 8,3 1608 16.910.457 74.134,20 100,0 100,0 100 Il 38% circa dei 218 comuni ricadenti nella prima fascia di classificazione sono in Sicilia, il 30% in Calabria e il 26% circa in Puglia. Solo il 5% circa dei comuni della prima fascia risultano in Campania. Rispetto ai circa 2.300.000 abitanti che risiedono in aree estremamente vulnerabili, il 40% circa si trova in Sicilia. La Regione che meno sembra essere sensibile al cambiamento climatico risulta la Campania. Circa l’85% del territorio delle regioni Convergenza posizionato nella sesta fascia di classificazione si trova in Campania e il 13% circa in Calabria. In termini di popolazione sui circa 2.500.000 di abitanti residenti in aree a bassa vulnerabilità, circa il 95% risulta residente in regione Campania. La distribuzione territoriale dell’indice nelle regioni Obiettivo Convergenza evidenzia una elevata vulnerabilità in particolare delle aree di costa che, rispetto alle aree interne dell’Appennino meridionale, sembrano esposte contemporaneamente a molti dei potenziali rischi connessi agli effetti del cambiamento climatico. Anche l’armatura dei principali insediamenti urbani sul territorio e la localizzazione di alcuni grandi poli industriali rende le aree costiere maggiormente sensibili ai fenomeni in corso. Il valore medio della vulnerabilità al cambiamento climatico dei territori delle regioni Obiettivo Convergenza è pari a 37,73. Se applicassimo la classificazione utilizzata nella sperimentazione dovremmo collocare l’intera area della Convergenza nella seconda fascia di classificazione. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 77 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA I territori della regione Puglia e della regione Siciliana fanno registrare valori dell’indicatore di molto superiori alla media dell’area Convergenza, mentre la regione Campania risulta essere quella potenzialmente meno esposta agli effetti del fenomeno. Figura 3.1 Regioni Obiettivo Convergenza – Media della vulnerabilità climatica 50 4 6 ,59 4 3 ,4 6 45 3 7,73 3 7,4 5 40 35 30 2 3 ,4 1 25 20 15 10 5 0 C alab r ia C am p ania Pug lia Sicilia R eg io ni C o nv er g enz a L’indagine indica che sono i fattori socio-economici quelli che maggiormente contribuiscono ad esporre i territori delle regioni Obiettivo Convergenza ai potenziali effetti del cambiamento climatico. In generale, a determinare la vulnerabilità climatica dei territori contribuisce principalmente la dipendenza dei sistemi economici locali dal turismo e la dipendenza dal settore agricolo, della silvicoltura e dalla pesca, segue il rischio desertificazione. Meno rilevanti ai fini della definizione del valore medio dell’indice nelle quattro regioni risulta l’evoluzione demografica della popolazione esposta alle esondazioni e il rischio derivante dall’innalzamento del livello del mare. Figura 3.2 Regioni Obiettivo Convergenza – Rilevanza dei fattori nel calcolo della vulnerabilità climatica 56 ,12 60 51,0 4 50 4 3 ,73 3 7,73 40 30 2 2 ,2 2 20 15,53 10 0 D ip em d enz a d el s is t em a eco no m ico lo cale d a ag r ico lt ur a, s ilv ico lt ur a e p es ca 78 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE D ip end enz a d el s is t em a eco no m ico lo cale d al t ur is m o E v o luz io ne d ella p o p o laz io ne co lp it a d alle ino nd az io ni Po p o laz io ne r es id ent e in z o ne co s t ier e a r is chio d i innalz am ent o d el liv ello d el m ar e T er r it o r io a r is chio d i d es er t if icaz io ne Ind ice d i V ulner ab ilit à al C am b iam ent o C lim at ico LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA In regione Puglia, il fenomeno che maggiormente sembra incidere sulla vulnerabilità del territorio appare la desertificazione seguito dalla dipendenza delle economie locali dall’agricoltura, silvicoltura e pesca. La variazione della popolazione esposta alle esondazioni, concentrandosi solo in porzioni limitate di territorio, risulta essere il fenomeno che meno incide nel determinare la vulnerabilità dei territori regionali. Anche per la regione Siciliana risulta determinante il fenomeno della desertificazione. Rilevanti sono anche le variabili socie-economiche, in particolare il settore turistico e l’agricoltura e pesca nelle economie locali. In regione Campania ad incidere sembra essere principalmente la struttura socio-economica dei sistemi territoriali e i processi di antropizzazione. La dipendenza delle economie locali dal turismo e dall’agricoltura, insieme all’esposizione della popolazione al rischio esondazioni, sono i fattori che principalmente incidono nella definizione della vulnerabilità del territorio regionale. Meno rilevante in tale contesto risulta il rischio desertificazione. Anche per la regione Calabria il fenomeno della desertificazione non appare determinante mentre risultano rilevanti le variabili socio-economiche. La vulnerabilità in questo caso è imputabile principalmente alla dipendenza dei sistemi economici locali dal turismo. Rilevante appare anche il ruolo dell’agricoltura e della pesca e i rischi derivanti dalle esondazioni e dall’innalzamento del livello del mare. Osservando la dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura, silvicoltura e pesca emerge una rilevante vulnerabilità della Puglia che supera di gran lunga la media delle Regioni Convergenza. Il settore agricolo e la pesca rappresentano infatti in tale contesto un settore determinante in molti contesti locali. Figura 3.3 Regioni Obiettivo Convergenza – Dipendenza dei sistemi economici locali da agricoltura, silvicoltura e pesca C alab r ia 3 7,55 C am p ania 2 4 ,9 9 Pug lia 71,3 9 Sicilia 4 0 ,4 4 R eg io ni C o nv er g enz a 4 3 ,73 0 10 20 30 40 50 60 70 80 La distribuzione territoriale dei valori dell’indice di vulnerabilità climatica, evidenzia la presenza di diverse aree estremamente sensibili in tutte le regioni considerate. il territorio pugliese è senza dubbio quello maggiormente interessato ma anche la Sicilia, la Calabria e la Campania presentano un territorio fortemente polarizzato, con vaste aree in cui si concentrano comuni con elevata vulnerabilità. Nel 2009, il 38% del territorio pugliese ricadeva nella prima fascia di classificazione con un valore dell’indicatore superiore al 6,14%. Il valore massimo tocca percentuali che in taluni casi superano il 30%. Solo sei comuni del territorio regionale ricadono invece nella sesta fascia di classificazione con ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 79 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA valore inferiore allo 0,75%. Si tratta di circa il 4% del territorio regionale in cui si concentra però circa il 15% della popolazione. Le aree rurali con colture ad alto reddito e specializzate ricadono nella terza fascia di classificazione. L’economia dei comuni ricompresi in questa fascia è basata su produzioni che originano in larga misura dalle aree rurali a ridosso della costa. Si osserva che i comuni che presentano i valori più alti dell’indicatore, appartengano alla provincia di Foggia (Capitanata). Anche nell’area ionica, in provincia di Taranto e nell’are del Tavoliere barese si registrano alcuni valori piuttosto elevati. In Sicilia si registra una più accentuata vulnerabilità per i comuni dell’entroterra dell’isola a vocazione agricola, localizzati prevalentemente nelle province di Enna, Siracusa, Ragusa e Trapani. I territori con una elevata dipendenza delle economie locali dall’agricoltura e dalla pesca si concentrano principalmente nell’area sud-orientale dell’isola, nell’area dell’agrigentino e in alcune aree interne. In Campania maggiormente vulnerabili risultano aree rurali interne con problemi complessivi di sviluppo.. Si tratta principalmente di aree montane dell’avellinese e del beneventano, caratterizzate dalla presenza di vaste zone con forti elementi di marginalità, amplificata da evidenti carenze nella dotazione di infrastrutture e da difficoltà di accesso ai servizi essenziali (aree svantaggiate ai sensi della Dir. 268/75/CEE). Sono aree interessate da calo demografico e senilizzazione, con una ridotta capacità produttiva spesso accompagnata da frammentazione delle filiere. Anche in alcune zone del salernitano si registrano valori significativi dell’indicatore. In Calabria la situazione appare piuttosto simile alla Campania con aree di alta specializzazione e aree in forte ritardo di sviluppo, spesso fortemente dipendenti dal settore agricolo. In generale, l’agricoltura rappresenta un settore importante e strategico per molti dei territori delle regioni Convergenza. Le logiche distributive hanno reso spesso inefficaci gli strumenti di programmazione e innovazione del settore. La conseguenza è che alcuni sistemi a vocazione agricola risultano estremamente esposti agli effetti del cambiamento climatico rendendo vulnerabili gran parte dei territori delle Regioni Convergenza dove spesso le economie locali risultano dipendere fortemente dal settore agricolo e dove raramente si è intrapresa una prospettiva integrata di sviluppo rurale. Tabella 3.2 Regioni Obiettivo Convergenza - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca Comuni in prima fascia (elenco parziale) Comune Zapponeta Ordona Alberona San Ferdinando di Puglia Cagnano Varano Orta Nova Stornara Carpino Stornarella Ascoli Satriano Provincia FG FG FG BAT FG FG FG FG FG FG Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca (% ) 30,7 27,1 22,4 21,5 19,1 17,7 17,6 17,5 15,7 15,4 I valori più elevati dell’indicatore si concentrano nella zona nord della Puglia, in particolare nella provincia di Foggia, dove il valore aggiunto di agricoltura o pesca rappresenta più del 15% del totale. Anche l’altra variabile economica osservata evidenzia un’incidenza diffusa in tutte le Regioni anche se è in particolare l’economia dei sistemi locali calabresi a sembrare fortemente dipendente dal settore turistico. L’intero territorio della Calabria sembra essere fortemente esposto agli effetti che sul settore potrebbero essere determinati dai cambiamenti climatici. 80 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Figura 3.4 Regioni Obiettivo Convergenza – Dipendenza dei sistemi economici locali dal turismo 8 0 ,78 C alab r ia 53 ,9 4 C am p ania 3 3 ,4 9 Pug lia Sicilia 56 ,2 6 56 ,12 R eg io ni C o nv er g enz a 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 Solo la Puglia si distingue tra le regioni osservate mostrando una vulnerabilità del territorio ridotta rispetto a tale dimensione analitica. I valori dell’indicatore superano il 5% in quasi tutti i comuni della Calabria. Anche in Campania si registrano diverse aree in cui il settore turistico risulta determinante mentre in Sicilia la situazione appare più polarizzata. In diverse aree della Calabria gli occupati nel settore superano di gran lunga il 15% del totale degli occupati. In realtà anche nelle altre Regioni si registrano valori particolarmente alti in particolare in alcuni contesti in cui risulta particolarmente sviluppato il turismo estivo come le isole di Ischia e Capri, la Costiera Amalfitana o il Gargano. In tali contesti gli occupati nel settore superano il 30% del totale degli occupati rivelando una forte dipendenza dei sistemi economici locali dal turismo e una elevata vulnerabilità ai potenziali effetti che i cambiamenti climatici potrebbero determinare sul settore. Tabella 3.3 Regioni Obiettivo Convergenza– Lavoratori impiegati in ristoranti, alberghi e campeggi Comuni in prima fascia (elenco parziale) Comune Serrara Fontana Ricadi Conca dei Marini Positano Forio Pollina Parghelia Alessandria del Carretto Peschici Giardini-Naxos Provincia Lavoratori impiegati in ristoranti, alberghi campeggi (%) NA VV SA SA NA PA VV CS FG ME 50,8 44,3 42,1 42,1 35,0 34,5 34,2 34,2 33,9 33,8 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 81 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Le aree maggiormente sensibili si concentrano lungo la costa. In Puglia è principalmente l’area del Gargano, la zona di Ostuni e la Valle d’Itria e alcune aree del Salento ad essere interessate. In Campania si segnalano principalmente la Costiera Amalfitana e le isole. In Sicilia la zona della valle dei Templi, del trapanese e a sud-est tra Ragusa e Siracusa che presentano valori rilevanti dell’indicatore. La Calabria risulta una Regione particolarmente sensibile anche se spostiamo l’attenzione su alcuni fenomeni naturali connessi agli effetti potenziali del cambiamento climatico come ad esempio il rischio esondazione. La media della Regione risulta anche in questo caso superiore alla media delle altre Regioni. Figura 3.5 Regioni Obiettivo Convergenza - Evoluzione demografica della popolazione esposta alle inondazioni (2001-2050) C alab r ia 2 7,0 9 2 2 ,4 0 C am p ania Pug lia 2 7,9 1 11,4 9 Sicilia 2 2 ,2 2 R eg io ni C o nv er g enz a 0 5 10 15 20 25 30 Una analisi più di dettaglio rivela che solo una piccola porzione del territorio calabrese non risulta interessato da fenomeni di esondazione. In verità le aree con un rischio più elevato si concentrano in altri contesti, in particolare nella provincia di Caserta in Regione Campania dove il rischio risulta ancora più rilevante soprattutto se si considerano gli elementi antropici connessi all’evoluzione demografica e alla contemporanea presenza di siti contaminati e in alcuni comuni della Puglia al confine con la Basilicata nella zona tra l’Ofanto e il Basento. In generale tutte le Regioni osservate presentano un territorio particolarmente sensibile ai fenomeni sia per caratteristiche naturali che per modelli di sviluppo territoriale poco attenti alle caratteristiche naturali. A mitigare il rischio considerato dalla sperimentazione contribuisce la stima delle evoluzioni demografiche che prevedono al 2050 una decrescita del numero dei residenti in queste aree del paese. L’evoluzione del numero di residenti nelle aree a rischio tuttavia non necessariamente determinerà una minore esposizione che solo una attenta pianificazione e gestione del territorio potrà garantire. L’analisi cartografica evidenzia che fenomeni di esondazione interessano la gran parte dei comuni delle regioni Obiettivo Convergenza. Solo alcune aree interne, spesso montane e a vocazione naturalistica ma scarsamente popolate, sembrano non essere interessate dai potenziali effetti del cambiamento climatico derivanti da esondazione. La maggior parte dei territori densamente abitati e fortemente antropizzati sono in varia misura interessati da tali fenomeni che con il mutare delle condizioni climatiche rischiano di accentuarsi e di amplificarsi negli effetti. 82 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Tabella 3. 4 Regioni Obiettivo Convergenza - Popolazione residente in aree a rischio esondazione a scala provinciale Province Salerno Napoli Caserta Palermo Avellino Foggia Bari Agrigento Benevento Taranto Popolazione (n.) Residenti in aree interessate da fenomeni di esondazioni (n.) Residenti in aree interessate da fenomeni di esondazione (% ) 1.109.705 3.080.873 916.467 1.249.577 439.137 641.520 1.148.409 454.002 287.874 657.362 324.040 246.326 90.108 67.598 59.093 57.441 41.796 34.984 28.409 27.127 29,2 8,0 9,8 5,4 13,5 9,0 3,6 7,7 9,9 4,1 Il fenomeno rischia di assumere ancora maggiore rilevanza con il modificarsi delle condizioni climatiche e con la sovrapposizione di altri rischi naturali e antropici. I territori delle regioni Convergenza appaiono particolarmente sensibili ai fenomeni di esondazione per diverse ragioni. In termini assoluti più di un milione di abitanti delle regioni dell’Obiettivo Convergenza risiede in aree a rischio. Circa il 65% del totale della popolazione interessata risulta residente in Campania. La provincia maggiormente sensibile risulta quella di Salerno dove circa il 30% del totale dei residenti risulta potenzialmente interessato dai fenomeni. Seguono le province di Napoli, Caserta, Palermo e in particolare Avellino dove più del 10% dei residenti risulta potenzialmente interessato. Tra i fenomeni naturali considerati per verificare la vulnerabilità dei territori, il rischio innalzamento del livello del mare rappresenta per sua stessa natura quello che maggiormente si concentra e polarizza in alcune aree. Tutte le regioni considerate presentano diversi chilometri di costa molti dei quali risultano soggetti a erosione. La varietà di tipologia di costa e le dinamiche di urbanizzazione fortunatamente mitigano il rischio che tuttavia in alcune aree, in particolare in Calabria risulta piuttosto rilevante. Figura 3.6 Regioni Obiettivo Convergenza - Popolazione residente in zone costiere a rischio di innalzamento del livello del mare C al ab r i a 2 7,3 3 C am p ani a 6 ,2 4 11,0 9 P ug l i a 17,4 4 S i ci l i a 15,53 R eg i o ni C o nv er g enz a 0 5 10 15 20 25 30 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 83 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Particolarmente sensibili risultano anche alcune aree della Sicilia occidentale ma anche di quella orientale, nella provincia di Messina e Catania dove lo sviluppo degli insediamenti antropici non sempre ha tenuto conto in modo adeguato dei vincoli naturali e urbanistici. Meno sensibili al fenomeno sembrerebbero la Regione Campania e la Regione Puglia dove tuttavia si evidenziano alcune aree di forte criticità. Si pensi ad esempio al caso di Santa Margherita di Savoia(BAT), Zaponeta (FG) e Castel Volturno (CE) dove quasi la totalità dei residenti risulta interessata dal rischio. In valore assoluto è significativo il caso della città di Bari dove più di 75.000 abitanti risiede in un area a rischio e di altri centri urbani importanti come Napoli e Salerno. Le caratteristiche naturali e lo sviluppo degli insediamenti antropici e produttivi rende le regioni del Mezzogiorno particolarmente sensibili ai fenomeni di erosione costiera e di innalzamento del livello del mare. Se si considera inoltre che molti dei comuni che fanno registrare un’elevata sensibilità al fenomeno risultano altamente dipendenti dal turismo estivo, si comprende meglio come tale fenomeno contribuisca ad aumentare la vulnerabilità di tali aree ai fenomeni connessi al cambiamento climatico. La programmazione delle politiche di sviluppo e la pianificazione territoriale anche nelle zone costiere dovrà tener conto dei possibili cambiamenti climatici che nel caso specifico dei litorali potrebbero determinare un incremento ulteriore dell’attuale trend dell’innalzamento del livello medio del mare nei prossimi anni. La questione è di grande importanza poiché l’innalzamento determinerebbe un naturale arretramento dei litorali sabbiosi e contestualmente un aumento del rischio di inondazione delle aree costiere basse. Un ulteriore fenomeno naturale che incide in modo significativo a determinare il grado di vulnerabilità dei territori del Mezzogiorno è rappresentato dal fenomeno della desertificazione. I cambiamenti climatici determinano nelle regioni osservate un incremento delle aree a rischio desertificazione. Come confermano diversi studi il fenomeno della desertificazione rischia di rappresentare un fattore di esposizione significativo agli effetti dei cambiamenti climatici. I parametri utilizzati nell’ambito della nostra sperimentazione per valutare il fenomeno prendono in considerazione esclusivamente una delle manifestazioni del fenomeno, la superficie di territorio con un numero elevato di giorni di suolo secco. I dati evidenziano una sensibilità rilevante e diffusa che incide in modo significativo sulla vulnerabilità dei territori in particolare in Sicilia e in Puglia. Diversa appare la situazione della Calabria e della Campania in cui il fenomeno appare concentrarsi in porzioni ristrette di territorio. Figura 3.7 Regioni Obiettivo Convergenza – Rischio desertificazione 14 ,4 7 C alab r ia 9 ,4 7 C am p ania 8 8 ,53 Pug lia 9 1,6 9 Sicilia R eg io ni C o nv er g enz a 51,0 4 0 84 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 20 40 60 80 10 0 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA La regione meno sensibile risulta la Campania in cui il rischio sembra concertarsi in alcune aree interne a vocazione agricola suggerendo interventi a sostegno della corretta gestione delle risorse idriche. In regione Calabria il rischio si localizza ancora una volta principalmente nelle zone costiere alcune delle quali densamente abitate. La superficie di territorio a rischio desertificazione in regione Puglia e in regione Sicilia raggiunge percentuali molto elevate restituendo una rappresentazione troppo omogenea. Per comprendere meglio le dinamiche in atto e i potenziali rischi derivanti dal fenomeno del cambiamento climatico oltre ad utilizzare ulteriori parametri di misurazione, occorrerà portare l’analisi più in profondità verificando le porzioni di territorio interessate, le dinamiche economiche e produttive, il livello di infrastrutturazione e il grado di impermeabilizzazione dei suoli. In generale, nelle regioni Obiettivo Convergenza sono circa 6.000.000 i cittadini che risiedono in un comune il cui territorio risulta a rischio elevato di desertificazione, classificato in prima fascia. Si tratta di circa il 35% del totale della popolazione di queste regioni e di circa il 50% della superficie territoriale a rischio elevato. Particolarmente significativi appaiono i casi dei comuni di Candela e Manduria in Puglia e di Lampedusa, Linosa e Pantelleria in Sicilia dove l’intero territorio comunale risulta a rischio desertificazione. La provincia con il maggior numero di residenti in territori classificati in prima fascia risulta la provincia di Bari con più di 800.000 abitanti residenti in aree a rischio elevato, seguono Catania, Lecce e Taranto. Rispetto alle superfici territoriali la provincia più sensibile risulta quella di Palermo, seguita da Bari, Foggia e Agrigento. In provincia di Caltanisetta e Enna, tutti i comuni risultano a rischio elevato. L’intero territorio sembra interessato dal fenomeno anche se ad essere maggiormente esposti sono alcune aree interne della provincia di Agrigento, Caltanissetta, Enna e Catania e lungo la cosa della Sicilia sud orientale, alcune aree interne e della costa ionica della Puglia. Le particolari caratteristiche geo-morfologiche del territorio, l’intensa attività antropica, la scarsa presenza di vegetazione e l’incidenza di incendi rendono tali aree a rischio di desertificazione aumentando la loro sensibilità agli effetti del cambiamento climatico. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 85 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA 4. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN REGIONE CALABRIA Dall’analisi emerge che in regione Calabria le aree maggiormente vulnerabili al cambiamento climatico risultano localizzate in prossimità della costa, in particolare sul versante ionico, con talune criticità anche sulla costa tirrenica, in prossimità dei comuni di Lamezia Terme e di Zambrone. La vulnerabilità del territorio risulta in generale piuttosto elevata ma sono principalmente i territori delle province di Crotone e Reggio Calabria ad essere maggiormente esposti agli effetti del cambiamento climatico. Si tratta di aree già soggette a rilevanti pressioni ambientali e interessate da fenomeni di abusivismo edilizio. A tali pressioni rischiano di sommarsi anche quelle derivanti da fenomeni connessi al cambiamento climatico. L’esercizio valutativo svolto evidenzia che una quota rilevante di popolazione è potenzialmente esposta agli impatti connessi al cambiamento climatico. Il 40% circa della popolazione della regione Calabria risiede infatti in un’area il cui sistema economico appare fortemente dipendente dal settore turistico (si tratta di circa il 60% dei comuni). Rilevante appare anche il ruolo del settore agricolo e una porzione rilevante di territorio risulta a rischio esondazione o di innalzamento del livello del mare. Il numero di abitanti esposti agli effetti dei cambiamenti climatici risulta rilevante. In generale, più del 55% del territorio regionale è posizionato tra la prima e la seconda fascia di classificazione dell’indice, evidenziando un elevato livello di sensibilità ai potenziali effetti del cambiamento climatico. Si tratta di quasi il 60% dei residenti e di circa il 45% dei comuni . L’indice di vulnerabilità ai cambiamenti climatici determinato per la regione Calabria come media dei valori assunti dallo stesso nei singoli comuni, è pari a 37.47, rispetto ad un valore pari a 49 stimato su scala regionale nel rapporto Regions 2020, collocando la regione nella seconda fascia di vulnerabilità. La rilevanza del fenomeno del cambiamento climatico in regione Calabria appare meno significativa solo nella zone interne spesso di tipo montano. Una analisi più approfondita indica che il 45% circa dei comuni e il 55% circa della superficie del territorio risulta molto vulnerabile, collocandosi nella prima e seconda fascia di classificazione dell’indice sintetico (maggiore di 37,12), come si evidenzia nella figura successiva. Le province nella quali i comuni sono i più esposti ai cambiamenti climatici risultano essere quelle di Crotone (44,19), e di Reggio Calabria (40,78), mentre con minori comuni esposti e meno vulnerabili risultano le province di Catanzaro (36,24), Vibo Valentia (35,95) e Cosenza (35,94). Figura 4.1 Regione Calabria - Indice di vulnerabilità climatica per provincia 50 4 4 ,19 45 40 4 0 ,78 3 5,9 5 3 5,3 4 3 6 ,2 4 V ib o V alent ia C o s enz a C at anz ar o 35 30 25 20 15 10 5 - 86 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE R eg g io C alab r ia C r o t o ne LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Figura 4.2 Regione Calabria - Indice di vulnerabilità climatica per provincia (%) 40 3 5,6 7 3 5,52 35 3 1,54 30 2 3 ,3 9 25 2 0 ,78 2 0 ,2 9 20 19 ,6 2 16 ,4 1 15,8 9 12 ,71 15 12 ,3 7 10 ,9 6 10 ,76 8 ,3 1 10 7,9 7 7,4 9 5,4 8 4 ,8 2 5 0 C o m uni P r i m a F as ci a A b i t ant i S eco nd a f as ci a T er z a f as ci a T er r i t o r i o Q uar t a f as ci a Q ui nt a f as c i a S es t a f as ci a In Calabria, 65 comuni, pari al 15,9 % del totale e dove risiede il 23,4% della popolazione regionale, ricadono nel 20,3% di territorio posizionato in prima fascia di classificazione, facendo registrare un valore di vulnerabilità climatica superiore a 52,35. Sempre in Calabria, 129 comuni pari al 31,5% del totale e dove risiede il 35,5% della popolazione regionale ricadono nel 31,5% di territorio posizionato in seconda fascia, con un indice di vulnerabilità climatica compreso tra di 37,12 e 52,35. Infine, 85 comuni pari al 20,8% del totale e dove risiede il 16,8% della popolazione regionale, ricadono nel 19,6% di territorio posizionato in terza fascia, con un indice di vulnerabilità climatica compresa tra 30,33 e 37,11. Tabella 4.1 Regione Calabria - Vulnerabilità climatica per comune Fasce di classificazione Comuni (n.) Abitanti (n.) Estensione (Km2) Comuni (%) Abitanti (%) Territorio (%) Prima Fascia > 52,35 65 469.962 Seconda fascia 52,35-37,12 129 713.690 Terza fascia 37,11 – 30,34 85 329.743 Quarta fascia 30,33 – 25,77 44 150.560 Quinta fascia 25,76 – 21,42 52 248.551 Sesta fascia < 21,41 34 96.824 3.088,8 5.430,1 2.987,1 1.213,5 1.667,9 834,3 15,9 23,4 20,3 31,5 35,5 35,7 20,8 16,4 19,6 10,8 7,5 8,0 12,7 12,4 11,0 8,3 4,8 5,5 La popolazione residente in territori altamente vulnerabile (prima e seconda fascia) rappresenta più del 50% del totale. In valore assoluto si tratta di più di un milione di abitanti. Se si considera anche la terza fascia di vulnerabilità, la popolazione interessata dagli effetti del cambiamento climatico sui sistemi naturali e socio-economici, supera il milione e mezzo di abitanti. Si tratta di più del 75% della popolazione regionale, di circa il 75% del territorio regionale e di circa il 65% dei comuni interessati, con tutti i servizi e le connesse attività economiche e produttive che potrebbero essere costretti a fare fronte agli effetti del cambiamento climatico. Le province maggiormente a rischio, in termini di capacità di adattamento e di potenziale capacità di risposta dei sistemi naturali, risultano spesso fortemente compromesse, si pensi alle province di Crotone e di Reggio Calabria, richiamando la necessità di mettere in campo da subito interventi finalizzati alla mitigazione e all’adattamento. Valori ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 87 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA molo elevati dell’indice si registrano anche nella province di Vibo Valentia, Cosenza e Catanzaro. Di seguito i comuni calabresi che fanno registrare una elevata vulnerabilità ai cambiamenti climatici ed inseriti in prima fascia e di quelli che risultano i meno vulnerabili ed inseriti in sesta fascia. L’indice di vulnerabilità per tutti i comuni calabresi è riportato in allegato. Tabella 4.2 Regione Calabria - Vulnerabilità climatica dei comuni calabresi Provincia Valore Aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca (%) Lavoratori impiegati in ristoranti, alberghi campeggi (%) Nicotera Botricello Roccella Ionica Gizzeria Brancaleone Bianco Marina di Gioiosa I. Cirò Marina Cariati Rocca Imperiale VV CZ RC CZ RC RC RC KR CS CS 5,5 3,8 4,2 3,4 3,5 4,3 4,7 2,3 2,8 3,9 16,5 6,5 7,8 19,3 12,0 9,2 6,1 4,0 8,0 13,5 Gimigliano Marcellinara Laganadi Simbario Melicuccà Lattarico Zumpano Sellia Agnana Calabra Polia CZ CZ RC vv RC CS CS CZ RC VV 0,1 0,1 0,1 0,7 0,9 0,0 0,0 0,1 0,7 0,2 2,7 1,2 0,0 1,8 3,2 2,3 2,5 0,0 0,0 1,4 Comune Variazione Superficie Popolazione redella podi suolo sidente in zone polazione secco con altitudine esposta a compresa inferiore a 5 rischio inonfra 86-159 metri s.l.m. dazioni giorni (% ) (%) (%) -0,25 16,5 30,2 -0,67 18,2 45,2 -0,18 3,4 31,1 -0,51 4,8 34,8 -0,23 1,8 73,0 -0,79 5,5 24,6 -1,15 4,4 35,2 -0,05 18,1 33,8 -1,77 11,4 26,3 -0,95 8,0 22,1 -0,26 -0,49 -0,29 -0,13 0,00 -1,17 -0,90 -0,97 -0,53 0.00 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,6 Indice di Vulnerabilità al cambiamento climatico 81,14 74,29 73,14 70,29 70,29 69,14 69,14 67,43 66,29 66,29 14,86 14,86 14,86 14,86 13,71 10,86 10,86 10,86 10,86 10,86 I comuni che fanno registrare una elevata vulnerabilità climatica sono principalmente quelli costieri che registrano valori significativamente superiori al limite di 52,35. Per quanto riguarda la vulnerabilità ai cambiamenti climatici registrata a livello comunale, relativamente a ciascun indicatore considerato, si registra un valore piuttosto significativo per il settore turistico e, più contenuto per quello dell’agricoltura e pesca. Il peso relativo del rischio desertificazione nella definizione della vulnerabilità al cambiamento climatico della regione Calabria appare piuttosto limitato. Il tema della disponibilità di risorse idriche ed il ricorso sistematico alla falda sotterranea hanno riflessi negativi sulla produttività di settori quali agricoltura e turismo. La variazione degli eventi piovosi, più intensi ma meno frequenti, collegata con la natura torrentizia e stagionale dei corsi idrici superficiali e accresce la vulnerabilità legata al rischio di esondazione o idrogeologico e all’inaridimento dei terreni. 88 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Figura 4.3 Regione Calabria - Rilevanza dei fattori nel calcolo della vulnerabilità climatica 90 8 0 ,78 80 70 60 50 40 3 7,55 3 7,4 7 2 7,0 9 30 2 7,3 3 20 14 ,4 7 10 0 V alo r e A g g iunt o in A g r ico lt ur a, Silvico lt ur a e Pesca Lavo r at o r i im p ieg at i in r ist o r ant i, alb er g hi cam p eg g i V ar iazio ne d ella p o p o lazio ne esp o st a a r ischio ino nd azio ni Po p o lazio ne r esid ent e in zo ne co n alt it ud ine inf er io r e a 5 m et r i s.l.m . Sup er f icie d i suo lo secco co m p r esa f r a 8 6 -159 g io r ni Ind ice d i V ulner ab ilit à ai C am b iam ent i C lim at ici Dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura e pesca La dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura e dalla pesca sembra essere significativo, tale da determinare elevati livelli di vulnerabilità ai cambiamenti climatici. Infatti, il valore aggiunto per il settore agricoltura, selvicoltura e pesca correlato al valore aggiunto complessivo dell’economia dei comuni, mostra come sia il più direttamente esposto agli effetti del cambiamento climatico. La distribuzione territoriale dell’indice appare coerente con le caratteristiche morfologiche e la vocazione produttiva del territorio. Va detto, in generale, che la maggior parte della superficie calabrese presenta un’agricoltura non specializzata, mentre colture specializzate sono presenti nella provincia di Reggio Calabria (agrumi e olivo), nella piana di Lamezia (olivo) e nella piana di Sibari (agrumi e olivo). La zootecnia è presente nella Sila. Il settore agricoltura, selvicoltura e pesca presenta il punto di forza dell’area di Sibari, sia in termini economici, sia sociali. L’indirizzo produttivo dell’area è caratterizzato dalla forte incidenza delle colture ad alto reddito (ortive, fruttifere e agrumicole rappresentano il 29% della SAU totale). L’aumento della superficie destinata a queste colture è imputabile alla particolare vocazione territoriale che ha portato al rapido sviluppo soprattutto di agrumi e pescheti, divenuti ormai i prodotti identificativi dell’area. La carta tematica evidenzia che solo il 3% del territorio regionale, corrispondente allo 0,9% della popolazione regionale, ricade nell’intervallo di classificazione superiore al 6,14 (prima fascia). Circa la metà dei comuni del territorio regionale (198 su 409) ricadono invece nell’intervallo con valore inferiore a 0,75 (sesta fascia) corrispondente a circa il 62% della popolazione regionale. Tuttavia le aree con colture ad alto reddito e specializzate ricadono nelle fasce di intervallo tra 2,79 e 3,97 (terza fascia). Le “macroaree di territorio” con indicatore di valore aggiunto elevato pertanto, in cui la componente dell’uso suolo agro-forestale dei comunali è rilevante, sono quelle che potenzialmente, in termini economici, risentiranno maggiormente degli effetti del cambiamento climatico. Nella tabella 4.3 è riportato il valore aggiunto del settore agricoltura, silvicoltura e pesca su base provinciale insieme alle fasce di classificazione. Le province di Cosenza e Reggio Calabria sono quelle che hanno comuni che ricadono nella fascia più alta. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 89 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Tabella 4.3 Regione Calabria - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca per provincia (%) Comuni (n) Province Cosenza Catanzaro Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia Fasce di classificazione 155 80 Prima 6,14 3,2 0,0 Seconda 3,97 - 6,14 0,0 5,0 Terza 2,79 - 3,97 12,9 16,3 Quarta 1,98 - 2,79 10,3 0,0 Quinta 1,33 - 1,98 4,5 0,0 Sesta 0,75 - 1,33 14,2 25,0 Settima < 0,75 54,8 53,8 97 3,1 33,0 16,5 0,0 8,2 9,3 29,9 27 50 0,0 0,0 0,0 14,0 14,8 18,0 29,6 0,0 3,7 0,0 0,0 0,0 51,9 68,0 Figura 4.4 Regione Calabria - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca per provincia (%) 80 6 8 ,0 70 60 54 ,8 53 ,8 51,9 50 40 3 3 ,0 30 20 10 2 9 ,9 2 9 ,6 2 5,0 12 ,9 10 ,3 3 ,2 16 ,3 14 ,2 0 ,0 18 ,0 14 ,0 14 ,8 8 ,2 9 ,3 5,0 4 ,5 0 ,0 16 ,5 3 ,1 0 ,0 0 ,0 0 ,0 3 ,7 0 ,0 0 ,0 0 ,0 0 ,0 0 ,0 0 ,0 0 ,0 0 1 2 Pr im a F as cia 3 Seco nd a f as cia T er z a f as cia 4 Q uar t a f as cia Q uint a f as cia 5 Ses t a f as cia Set t im a f as cia Anche in relazione all’estensione di territorio sensibile ai potenziali effetti del cambiamento climatico la provincia di Cosenza risulta quella maggiormente esposta. Come si evince dall’osservazione dei dati di seguito riportati (Tabella 3.4), Vibo Valentia e Catanzaro risultano le province meno dipendenti dal settore agricolo e dalla pesca e di conseguenza potenzialmente più in grado di fare fronte agli effetti derivanti dal fenomeno del cambiamento climatico. Tabella 4.4 Regione Calabria – Territorio provinciale per fascia di classificazione (%) Fasce di classificazione Province Cosenza Catanzaro Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia Estensione (Km2) 6.710 2.415 3.210 1.736 1.151 Prima 6,14 Seconda 3,97 - 6,14 Terza 2,79 - 3,97 Quarta 1,98 - 2,79 Quinta 1,33 - 1,98 6,0 0,0 2,2 0,0 0,0 0,0 4,0 33,2 0,0 16,5 14,1 16,7 18,6 19,4 17,6 9,4 0,0 0,0 20,8 0,0 11,7 0,0 5,6 2,3 0,0 Sesta 0,75 1,33 21,1 17,2 8,5 0,0 0,0 Settima < 0,75 37,6 62,1 31,9 57,5 65,9 Di seguito i comuni calabresi che mostrano la maggiore dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura e dalla pesca e classificati in prima fascia. 90 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Tabella 4.5 Regione Calabria - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca - Comuni in prima fascia Comune Sant’Eufemia d’Aspromonte Sinopoli San Procopio Cerchiara di Calabria Francavilla Marittima San Lorenzo Bellizzi Cropalati Longobucco Provincia Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca (%) RC RC RC CS CS CS CS CS 12,2 12,2 12,2 10,4 10,4 10,4 11,4 11,4 I comuni calabresi con i valori più elevati si concentrano nelle province di Reggio Calabria e Cosenza che presentano una maggiore dipendenza dei sistemi economici locali dall’agricoltura e dalla pesca. Dipendenza del sistema economico locale dal turismo La dipendenza del sistema economico locale dal turismo risulta, così come per l’agricoltura e la pesca, particolarmente significativa, rendendo le aree della Calabria a più spiccata vocazione turistica, vulnerabili ai cambiamenti climatici. L’elaborazione dell’indicatore ha consentito di localizzare in modo evidente che i raggruppamenti di comuni interessati dagli intervalli maggiori del valore percentuale di addetti al turismo appartengano alla fascia costiera calabrese (litorale ionico, bassa ed alta locride, distretto turistico del vibonese, area della sibaritide, alto tirreno cosentino) e alcune delle più importanti aree interne localizzate nel Parco della Sila, nel Parco Nazionale del Pollino ed in alcune zone dell’Aspromonte orientale. La percentuale di addetti al turismo rispetto agli impiegati totali nella Calabria presenta il valore più elevato con 44,31 nel comune costiero di Ricadi in provincia di Vibo Valentia, seguono i comuni costieri di Parghelia (34,23), Alessandria del Carretto e San Nicola Arcella (31,43). In posizione più arretrata ma sempre rilevante sono collocati i comuni di Tropea e Pizzo rispettivamente con 25,51 e 25,32. Nella tabella 4.6 è riportata la percentuale dei comuni che per ciascuna provincia ricade nelle rispettive fasce di classificazione definite in base alla percentuale degli impiegati in alberghi e ristoranti. Il 67% dei comuni della provincia di Cosenza ricadono nella fascia più alta, seguono quelle di Crotone e di Catanzaro. Tabella 4.6 Regione Calabria – Addetti in alberghi e ristoranti per fasce di classificazione, anno 2001 (%) Province Cosenza Catanzaro Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia Comuni (n.) 155 80 97 27 50 Fasce di classificazione Prima 5,64 67,1 63,8 44,3 66,7 52,0 Seconda 5,64 - 4,26 12,9 13,8 15,5 18,5 10,0 Terza 4,26 - 3,69 8,4 8,8 10,3 11,1 12,0 Quarta 3,69 - 2,8 5,8 8,8 10,3 0,0 6,0 Quinta < 2,8 5,8 5,0 19,6 3,7 20,0 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 91 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Figura 4.5 Regione Calabria - Addetti in alberghi e ristoranti per fasce di classificazione, anno 2001 (%) 80 70 6 7,1 6 6 ,7 6 3 ,8 60 52 ,0 50 4 4 ,3 40 30 20 12 ,9 10 13 ,8 8 ,4 5,8 5,8 15,5 8 ,8 8 ,8 19 ,6 2 0 ,0 18 ,5 12 ,0 10 ,0 11,1 10 ,3 10 ,3 5,0 0 ,0 3 ,7 6 ,0 0 C o s enz a C at anz ar o Pr im a f as cia Seco nd a f as cia R eg g io C alab r ia C r o t o ne T er z a f as cia V ib o V alent ia Q uar t a f as cia Q uint a f as c ia Nella tabella 4.7 è riportato il valore percentuale di territorio provinciale posizionato in ciascuna fascia sul totale di territorio regionale. Tabella 4.7 Regione Calabria - Territorio provinciale per fascia di classificazione (%) Estensione (km2) Province Cosenza Catanzaro Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia 6.709,7 2.415,4 3.210,4 1.735,7 1.150,6 Fasce di classificazione Prima 5,64 28,7 9,3 9,5 6,8 3,5 Seconda 5,64 - 4,26 6,5 2,5 3,1 3,2 0,8 Terza 4,26 - 3,69 4,4 2,2 4,0 1,3 1,3 Quarta 3,69 - 2,8 2,7 1,3 1,6 0,0 0,4 Quinta < 2,8 1,8 0,6 2,9 0,2 1,6 Figura 4.6 Regione Calabria - Territorio provinciale per fascia di classificazione (%) 35 30 2 8 ,7 25 20 15 10 5 9 ,5 9 ,3 6 ,5 4 ,4 6 ,8 2 ,7 1,8 2 ,5 2 ,2 1,3 0 ,6 3 ,1 4 1,6 2 ,9 3 ,2 1,3 3 ,5 0 0 ,2 0 ,8 1,3 0 ,4 1,6 0 C o s enz a Pr im a f as cia 92 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE C at anz ar o Seco nd a f as cia R eg g io C alab r ia T er z a f as cia C r o t o ne Q uar t a f as cia V ib o V alent ia Q uint a f as c ia LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Anche in questo caso è la provincia di Cosenza ad avere la maggior parte del territorio posizionato nella prima fascia con valore di addetti più elevato. Seguono distanziate, la provincia di Crotone e quella di Reggio Calabria. Nel Vibonese si riscontrano in generale valori nettamente più bassi rispetto ai territori delle altre province calabresi. Tabella 4.8 Regione Calabria - Dipendenza del sistema economico locale dal turismo - Comuni in prima fascia Comune Ricadi Parghelia Alessandria del Carretto San Nicola Arcella Carpanzano Gagliato Stalettì Roseto Capo Spulico Zambrone Casignana Tropea Pizzo Pedace Serra Pedace Briatico Isola di Capo Rizzuto Provincia VV VV CS CS CS CZ CZ CS VV RC VV VV CS CS VV KR Lavoratori impiegati in ristoranti, alberghi campeggi (%) 44,31 34,23 34,21 31,43 30,00 30,00 29,48 27,98 27,18 27,08 25,51 25,32 25,20 25,00 23,96 22,14 Risulta evidente dall’osservazione dei dati e dalle analisi condotte, che il numero di addetti in attività turistiche ha un peso quantitativo maggiore non solo nei comuni costieri a vocazione turistica, ma anche nei comuni legati ad un turismo montano, naturalistico in particolare nei parchi naturali, come quello della Sila e del Pollino. Fanno eccezione i comuni interni di interesse storico, architettonico e paesaggistico, che godono di un’attrattività specifica. Valori bassi nonostante la collocazione geografica e la presenza di un grosso polo urbano si registrano nell’area dello Stretto che ricade in provincia di Reggio Calabria. Le considerazioni relative alla vulnerabilità al cambiamento climatico determinata dei territori le cui economie dipendono dal settore turistico è misurata attraverso il numero di addetti che vi operano, facendo riferimento alle statistiche ufficiali. Tale analisi non è in grado di tenere nel debito conto la dimensione delle economie sommerse che in molti casi, specie nelle realtà più piccole, risultano prevalenti. Evoluzione demografica della popolazione colpita dalle inondazioni La Calabria è costituita da un complesso reticolo idrografico suddiviso in 13 Aree (una quattordicesima interregionale). In ciascuna di queste aree sono raggruppati un insieme di bacini idrografici che, non tenendo conto dei confini amministrativi, presentano analoghe caratteristiche fisico-territoriali ed affine equilibrio idrogeologico e di risanamento ambientale. Le aree in questione rappresentano pertanto le unità territoriali omogenee da punto di vista geomorfologico ed idrogeologico. Il territorio calabrese non presenta fiumi con portate significative, ma il carattere torrentizio dei suoi ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 93 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA corsi d’acqua, unito a condizioni di dissesto idrogeologico gravi e diffuse lungo i versanti ed il perimetro costiero, fa sì che si risulti essere uno fra i più vulnerabili nell’intero territorio nazionale. Tabella 4.9 Regione Calabria - Popolazione, superficie e comuni localizzati in zone a rischio esondazione Fascia di classificazione Province Cosenza Catanzaro Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia Prima abitanti (n.) 0 0 cosuperficie muni abitan(km2) (%) ti (n.) 0 0.0 0 0 0.0 0 Seconda Terza Sesta supersupersuperficie comu- abitan- ficie comuni abitanti ficie (km2) ni (%) ti (n.) (Km2) (%) (n.) (km2) 0 0.0 0 0 0.0 87.248 1.183.7 0 0.0 0 0 0.0 7.540 57.3 comuni (%) 16.8 5,0 0 0 0.0 0 0 0.0 0 0 0.0 41.626 231.0 11.3 0 0 0.0 0 0 0.0 0 0 0.0 4.042 86.4 7,41 0 0 0.0 0 0 0.0 0 0 0.0 40.116 272.4 30,0 La rete idrografica superficiale della regione Calabria risulta caratterizzata da una grande varietà ma prevalgono i corsi d’acqua a regime torrentizio e stagionale. Si registra la presenza di alcuni bacini di una certa estensione nel Parco della Sila e di numerosi bacini di piccola entità. L’Autorità di Bacino della Regione Calabria ha elaborato nel 2001 il Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI), fondato sulla valutazione del rischio di frana, alluvione e rischio erosione costiera. Il livello di rischio adottato varia da R1 (aree allagate o allagabili in base all’andamento altimetrico della zona) a R2 (aree inondate con danni economici meno rilevanti) a R3 e R4 (aree inondate con danni economici più rilevanti). In merito all’indicatore oggetto di sperimentazione, si osserva che i comuni percorsi da fasce di inondazione sono interessati da intervalli di variazione negativi o uguali a zero. Riguardo l’evoluzione demografica della popolazione colpita dalle inondazioni, l’analisi condotta ha evidenziato che i comuni esposti al rischio di inondazione sono 349 su un totale di 409 pari ad una percentuale di circa l’85%. La stima della percentuale della popolazione colpita da inondazioni al 2051 è risultata pari al 3% ( 50.796 abitanti) rispetto al totale di popolazione regionale stimata al 2051 pari a 1.690.935 abitanti. In termini di vulnerabilità, sia come popolazione esposta sia come danni per il sistema economico calabrese, la provincia più esposta appare quella di Cosenza, con una percentuale di comuni interessati pari al 32% ed una percentuale di popolazione interessata pari all’1,15% per un numero di abitanti pari a 19.431. Il comune che ha una percentuale di popolazione più alta interessata dal rischio inondazione è Sant’Ilario allo Ionio con una percentuale di popolazione a rischio pari al 18% dei residenti. Seguono i comuni di Monasterace, Calopezzati e Cropalati. Alla luce dell’elaborazione dell’indicatore, si evince infine che in nessun comune calabrese si è registrata una variazione di popolazione esposta con valori superiori allo 0, pertanto la vulnerabilità risulta persistente, ma assume dimensioni decrescenti nel tempo. 94 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Tabella 4.10 Regione Calabria – Popolazione esposta alle inondazioni Popolazione (n.) Province Cosenza Catanzaro Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia 733.797 369.578 564.223 173.122 170.746 Residenti in aree interessate da fenomeni di esondazione (n. ) 24.524 12.127 16.879 4.468 2.700 Residenti in aree interessate da fenomeni di esondazione (% ) 3.3 3.3 3.0 2.6 1.6 Tabella 4.11 Regione Calabria – Popolazione esposta alle inondazioni per comune Comune Catanzaro Rende Reggio di Calabria Lamezia Terme Rossano Cosenza Crotone Corigliano Calabro Bisignano Gioia Tauro Provincia CZ CS RC CZ CS CS KR CS CS RC Residenti in aree interessate da fenomeni di esondazione (n. ) 3.022 2.046 2.006 1.597 1.437 1.403 1.394 1.201 1.017 982 Residenti in aree interessate da fenomeni di esondazione (%) 3.24 5.78 1.08 2.25 3.77 2.01 2.27 2.97 9.69 5.31 Popolazione residente in zone costiere a rischio di innalzamento del livello del mare In relazione alla popolazione residente in zone costiere a rischio di innalzamento del livello del mare si sottolinea come il rischio sia originato dalle burrasche causate da forti venti, particolarmente temibili in presenza di coste sabbiose con duna assente o di limitata estensione. La questione è di grande rilievo poiché l’innalzamento del livello medio mare determinerebbe un naturale arretramento dei litorali sabbiosi e contestualmente un aumento del rischio di inondazione delle aree costiere basse. Ciò assume grande importanza per una regione che ha uno sviluppo costiero di 736 km (circa il 10% dell’intera costa italiana), distinti fra costa bassa e alta 12. Lunghezza del litorale Costa alta Costa bassa Spiagge in erosione 736 km 44 km 692 km 300 km Numerosi sono i riferimenti di letteratura tecnica e scientifica per ricostruire lo stato evolutivo e delle conoscenze delle coste calabresi13 che sottolineano comune l’alimentazione delle spiagge calabre è comunemente fornita da corsi d’acqua brevi, acclivi e con regime torrentizio, e anche i fiumi maggiori presentano, stagionalmente, portate molto variabili. Ne consegue che le spiagge hanno in gran parte una significativa componente ghiaiosa e un rapido approfondimento dei fondali. Gran parte delle spiagge sono in condizioni di instabilità tanto che molti chilometri di litorale risultano a rischio. 12 AA.VV., Libro blu delle coste italiane, 2005 13 Lupia Palmieri et al, Atlante delle spiagge italiane – Progetto CNR Conservazione del suolo, dinamica dei litorali, Roma 1985 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 95 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA In questo quadro, considerando le caratteristiche geomorfologiche della costa, si comprende meglio la sensibilità ai potenziali effetti dei cambiamenti climatici del litorale calabrese, la vulnerabilità del territorio al rischio di innalzamento del livello del mare e ai processi di erosione costiera. Il comune di San Ferdinando, nella Piana di Gioia Tauro, risulta quello con il maggior numero di abitanti esposti al rischio di innalzamento del livello del mare con un valore pari al 35%. In provincia di Cosenza i comuni con più elevata vulnerabilità all’innalzamento del livello del mare risultano essere Cariati, Cassano allo Ionio (costa ionica) e Scalea e Santa Maria del Cedro (costa tirrenica), dove i valori i massimi tuttavia non superano il 19%. In provincia di Catanzaro, i comuni di Botricello, Sellia Marina e Soverato presentano valori elevati, mentre nella provincia di Vibo Valentia, i comuni più esposti sono quelli di Nicotera e Pizzo. L’analisi effettuata e le risultanze di altri studi condotti sul tema evidenziano la necessità di migliorare l’efficacia delle pianificazione e della programmazione anche dei fondi strutturali per la realizzazione delle opere necessarie. Numerosi sono i comuni con una bassa dotazione di infrastrutture di difesa del litorale che associata ad un numero significativo di popolazione esposta al rischio ne fanno un territorio vulnerabile ai cambiamenti climatici dove gli investimenti per lo sviluppo potrebbero essere vanificati da eventi meteorologici estremi. Di seguito i gli abitanti, la superficie territoriale e la percentuale di comuni in zone con altitudine inferiore ai 5 metri s.l.m , che ricadono nella prima, seconda, terza e sesta classe, suddivisi per province. Tabella 4.12 Regione Calabria - Popolazione, superficie e comuni localizzati in zone con altitudine inferiore a 5 metri s.l.m. Fascia di classificazione Province Prima superabitan- ficie ti (n.) (Km2) comuni (%) Seconda superabitanti ficie comuni abitanti (n.) (Km2) (%) (n.) Terza superficie (Km2) Sesta comuni (%) coabitanti superfi- muni (n.) cie (Km2) (%) Cosenza 11.384 182 3,1 129.825 551 5,8 9.365 27 0,7 472.882 5.066 76,8 Catanzaro 28.316 57 1,6 107.926 392 10,0 119.092 320 8,8 108.695 1.391 68,7 Reggio Calabria 4.453 14 1,0 52.065 167 8,3 71.249 179 7,2 159.066 1.767 62,9 Crotone 14.885 42 0,3 61.392 182 3,7 19.895 270 11,1 55.285 993 70,4 Vibo Valentia 15.591 51 1,0 0 0 0,0 33.813 47 2,0 96.367 953 82,0 L’analisi dei dati relativi alla popolazione residente in aree al di sotto dei 5 metri s.l.m., evidenzia che il comune di San Ferdinando in provincia di Reggio Calabria risulta avere circa il 35% della popolazione residente esposta al rischio di innalzamento del livello del mare; questa percentuale di popolazione esposta è la più elevata della regione. Percentuali di popolazione esposta al rischio di innalzamento del mare che si aggirano tra il 18 ed il 19% si registrano nei comuni di Scalea (CS), di Botricello (CZ) e Cirò Marina (KR); il primo nella costa tirrenica, gli altri sul versante ionico della Calabria. Sul versante ionico si registrano potenziali vulnerabilità nel tratto casentino a Cassano della Ionio con circa il 15% della popolazione esposta e Villapiana con il 12% e nel tratto catanzarese a Sellia Marina con circa il 14% e Soverato con circa il 12% . Ulteriori criticità sono segnalate in altri comuni della provincia di Reggio Calabria sia sul versante tirrenico a Gioia Tauro con circa l’11% della popolazione esposta, sia sul versante ionico a Locri, con circa il 10% della popolazione esposta. Per quanto riguarda le aree urbane più densamente abitate, la città di Crotone, localizzata sul versante ionico risulta esposta al rischio circa l’11% della popolazione residente, mentre sul versante tirrenico è la città di Lamezia Terme ad avere circa l’8% della popolazione esposta. 96 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Tabella 4.13 Regione Calabria –Popolazione residente in aree costiere < 5 m. sul livello dl mare – Comuni in prima fascia Comune San Ferdinando Scalea Botricello CiròMarina Nicotera Pizzo Cassano all’Ionio Sellia Marina Provincia RC CS CZ KR VV VV CS CZ Popolazione residente in aree costiere <5 metri sul livello del mare (n.) 1563 2120 904 2694 1049 1413 2651 918 Popolazione residente in aree costiere <5 metri sul livello del mare (% ) 35,1 19,7 18,2 18,1 16,5 15,3 15.1 14,3 Territorio a rischio desertificazione A livello regionale, l’indicatore esaminato rappresenta la capacità del suolo, nel corso di un anno, di resistere all’aridità, e quindi di supportare i processi di degradazione oppure di essere idoneo a supportare gli usi specifici. L’osservazione delle caratteristiche dell’umidità presente nei suoli della regione Calabria fornisce informazioni utili a valutare il fenomeno della desertificazione in tale contesto offrendo un quadro della distribuzione territoriale dell’incidenza del fenomeno nei differenti comuni calabresi. Il territorio regionale che si caratterizza per un elevato numero di giorni di suolo secco appare limitato e si concentra nelle aree della costa ionica a nord di Catanzaro, nella costa ionica del basso reggino e nel tratto di costa tirrenica tra Paola e Troppa. In tali aree si registrano diverse porzioni di territorio che presentano un numero di giorni all’anno di suolo secco superiore al valore soglia di rischio elevato considerato da diversi studi (tra i 105 e 108 giorni all’anno). I comuni che presentano un livello elevato di superficie territoriale interessata dal fenomeno (più del 50%) sono Motta San Giovanni, Brancaleone, Melito di Porto Salvo e Palizzi in provincia di Reggio Calabria e il comune di Drapia in provincia di Vibo Valentia. Il fenomeno appare particolarmente rilevante in alcune aree costiere che risultano contemporaneamente a rischio erosione e di innalzamento del livello del mare e che spesso sono soggette a fenomeni di esondazione. Si tratta di aree a vocazione turistica, in cui si registrano anche fenomeni di abusivismo edilizio e in cui il settore agricolo risulta ancora molto importante per le economie locali. Si tratta di porzioni di territorio abbastanza limitate, circa 200 km2 che ricadono all’interno delle province Reggio Calabria e Vibo Valentia, con un numero ridotto di abitanti residenti. Significativo appare anche il caso della provincia di Cosenza in cui circa 900 km2 di territorio risultano classificati in seconda fascia. Dal punto di vista della popolazione interessata si segnala ancora una volta la provincia di Reggio Calabria che fa registrare circa 300.000 abitanti residenti in comuni classificati in prima e seconda fascia. Tra le province, quella di Cosenza risulta la meno vulnerabile sia dal punto di vista della superficie di territorio che di abitanti. Più dell’60% del territorio provinciale ricade infatti nella sesta fascia di classificazione. La provincia maggiormente esposta risulterebbe invece quella di Crotone in cui solo il 24% del territorio risulterebbe in sesta fascia. I dati, più che in termini assoluti, appaiono significativi se analizzati in considerazione alle vocazioni economiche e produttive dei sistemi locali interessati dal fenomeno e delle caratteristiche naturalistiche. Circa il 53% del territorio regionale appare essere interessato dall’indicatore, 219 su un totale di 409 comuni. le uniche zone in cui non si evidenziano gli intervalli di numero di giorni di suolo secco considerati, sono le zone della dorsale appenninica ed in particolare sull’altopiano Silano e ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 97 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA nell’Aspromonte. L’Area Grecanica, localizzata nel basso ionio reggino è quella che mostra i valori più elevati dell’indicatore con percentuali che si aggirano intorno al 70% del territorio. Anche nella Piana di Sibari, in provincia di Cosenza si riscontrano valori elevati, circa il 48%, dovuti probabilmente in parte alla “tropicalizzazione del clima, con la presenza di forti piogge che crea gravi danni al territorio, concentrate in taluni periodi dell’anno e per eventi di durata limitata. Tabella 3.14 Regione Calabria - Popolazione, superficie e comuni localizzati in territori a rischio desertificazione Fascia di classificazione Province Prima superabitanficie ti (n.) (km2) comuni (%) Seconda supercomuni abitanti ficie (%) (n.) (km2) abitanti (n.) Terza superficie (Km2) comuni (%) Sesta superabitanti ficie (n.) (Km2) comuni (%) Cosenza 0 0 0.0 150.895 946 11,6 71.410 780 10,0 270.272 2.964 49,7 Catanzaro Reggio Calabria 0 0 0.0 25.853 357 10,0 7.396 183 6,2 138.295 1.315 66,2 24.038 171 4.1 269.975 644 12,4 86.859 385 17,5 92.530 944 36,1 0 0 0.0 121.891 791 33,3 6.397 113 11,1 13.001 297 22,2 2.197 22 2,0 42.317 256 24,0 58.788 222 18,0 31.730 425 36,0 Crotone Vibo Valentia In valore assoluto il comune con la superficie di territorio a rischio più vasta risulta essere quello di Corigliano Calabro con circa 95 km2 di territorio interessato. Seguono il comune di Crotone, Cassano Ionico e Reggio Calabria con valori che superano i 70 km2. Tabella 4.15 Regione Calabria – Superficie comunale interessata da desertificazione Comune Motta San Giovanni Brancaleone Melito di Porto Salvo Palizzi Drapia Spezzano Albanese Cassano all’Ionio Corigliano Calabro Terranova da Sibari Montebello Ionico 98 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE Provincia Superficie comunale (Km2 ) RC RC RC RC VV CS CS CS CS RC 46,5 36,1 35,4 52,6 21,6 32,3 159,1 195,6 43,5 56,5 Superficie comunale interessata da desertificazione (% ) 77.3 73.0 66.5 62.9 53.3 49.8 49.1 48.7 47.3 47.2 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA 5. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN REGIONE CAMPANIA In regione Campania le aree maggiormente vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico risultano localizzate in prossimità della costa e in particolare presso le foci dei principali fiumi. Le aree che sembrano più esposte agli effetti del cambiamento climatico si concentrano nella zona nord-occidentale e sudorientale della regione, in prossimità della foce del fiume Volturno e Sele e lungo il corso del Tanagro. La vulnerabilità del territorio risulta piuttosto elevata anche nelle aree a maggiore densità abitativa e in particolare nelle province di Napoli, Caserta e Salerno. Si tratta in molti casi di aree già soggette a rilevanti pressioni ambientali, in alcuni casi interessate da fenomeni di contaminazione dei suoli, che hanno già fortemente compromesso le capacità di rigenerazione e adattamento dei sistemi naturali. A tali pressioni rischiano di sommarsi ulteriori effetti negativi per i fenomeni connessi al cambiamento climatico. I rischi si aggravano in modo significativo nelle aree in cui sono localizzati Siti di Interesse Nazionale da sottoporre ad operazioni di bonifica, siti di stoccaggio o impianti per la gestione dei rifiuti o a rischio di incidente rilevante, come ad esempio l’area nord – occidentale della regione. L’esercizio valutativo evidenzia che una quota rilevante di popolazione potrebbe essere interessata dagli impatti connessi al cambiamento climatico. Il 77% circa della popolazione della regione Campania risiede infatti in aree soggette al rischio di esondazione (si tratta di circa il 55% dei comuni) e circa il 39% della popolazione regionale vive in aree costiere al disotto dei 5 metri sul livello del mare a rischio di inondazione per l’innalzamento delle acque e l’arretramento della linea costiera. L’indice di vulnerabilità ai cambiamenti climatici determinato per la regione Campania come media dei valori assunti dallo stesso nei singoli comuni, è pari a 23,41 rispetto ad un valore pari a 47 stimato su scala regionale nell’ambito del report Regions 2020, collocando la regione nella quinta fascia di vulnerabilità. La salienza del fenomeno del cambiamento climatico in regione Campania appare rilevante solo in alcune aree come quelle corrispondenti alla zona di costa a nord della città di Napoli. Una analisi più dettagliata mostra che il 15% circa dei comuni e della superficie del territorio regionale risulta molto vulnerabile, collocandosi nella prima o seconda fascia di classificazione dell’indice sintetico (maggiore di 37,12), come si evidenzia nella figura successiva. Le province in cui i comuni sono i più esposti ai cambiamenti climatici risultano essere quelle di Salerno (27,61), e di Benevento (25,50), mentre quelle con un minor numero di comuni esposti e meno vulnerabili sono le province di Napoli (23,53), Caserta (21,49) e Avellino (18,70). Figura 5.1 Regione Campania - Indice di vulnerabilità climatica per provincia 30 2 7,6 1 2 5,50 2 3 ,53 25 20 2 1,4 9 18 ,70 15 10 5 A v el l i no B enev ent o C as er t a N ap o l i S al er no ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 99 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Figura 5.2 Regione Campania - Indice di vulnerabilità climatica per provincia (%) 50 4 5,2 45 4 1,3 3 8 ,7 40 35 30 2 4 ,9 25 20 14 ,5 15 13 ,2 14 ,9 13 ,6 0 10 ,2 0 8 ,6 10 5 11,4 0 9 ,1 13 ,4 14 ,8 16 ,4 5,3 2 ,4 2 ,0 0 C o m uni Pr im a F as cia A b it ant i Seco nd a f as cia T er z a f as cia T er r it o r io Q uar t a f as cia Q uint a f as c ia Ses t a f as cia In Campania 11 comuni su 551, pari al 2,0% del totale e dove risiede il 2,4% della popolazione regionale, ricadono nel 5,3% di territorio collocato in prima fascia di classificazione, facendo registrare un valore di vulnerabilità climatica superiore a 52,35. Sempre in Campania, 56 comuni, pari al 10,2% del totale e dove risiede il 13,4% della popolazione regionale sono localizzati nell’11,4% di territorio che ricade in seconda fascia, con un indice di vulnerabilità climatica compreso tra 37,12 e 52,35. Infine, 80 comuni pari al 14,5% del totale e dove risiede il 24,9% della popolazione regionale, ricadono nel 13,4% di territorio collocato in terza fascia, con un indice di vulnerabilità climatica compresa tra di 30,33 e 37,11. Tabella 5.1 Regione Campania - Vulnerabilità climatica per comune Fasce di classificazione 11 141.584 Seconda fascia 52,3537,12 56 791.592 719,2 1.564,9 1.847,8 2.000,8 2.243,4 5.295,0 2,0 2,4 5,3 10,2 13,6 11,4 14,5 24,9 13,4 13,2 8,6 14,8 14,9 9,1 16,4 45,2 41,3 38,7 Prima Fascia > 52,35 Comuni (n.) Abitanti (n.) Estensione (Km2) Comuni (%) Abitanti (%) Territorio (%) Terza fascia 37,11 – 30,34 Quarta fascia 30,33 – 25,77 Quinta fascia 25,76 – 21,42 Sesta fascia < 21,41 80 1.452.530 73 504.237 82 532.748 249 2.411.365 La popolazione residente in un territorio altamente vulnerabile (prima e seconda fascia) rappresenta il 16% circa del totale. Il dato percentuale tuttavia non deve trarre in inganno, in valore assoluto si tratta di quasi un milione di abitanti. Se si considera anche la terza fascia di vulnerabilità, la popolazione interessata dagli effetti del cambiamento climatico sui sistemi naturali e socio-economici, supera di gran lunga i due milioni di abitanti. Si tratta di più di un quarto della popolazione e di circa il 30% della superficie regionale, con tutti i servizi e le connesse attività economiche e produttive che potrebbero essere costrette a fare fronte agli effetti del cambiamento climatico. Le province maggiormente a rischio, in termini di capacità di adattamento e di capacità di risposta dei sistemi naturali, risultano spesso fortemente compromesse, si pensi alle province di Napoli e Caserta, richiamando la necessità di mettere in campo da subito interventi finalizzati alla mitigazione e all’adattamento. 100 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Di seguito i comuni campani che fanno registrare una elevata vulnerabilità ai cambiamenti climatici ed inseriti in prima fascia e di quelli che risultano i meno vulnerabili ed inseriti in sesta fascia. L’indice di vulnerabilità per tutti i comuni campani è riportato in allegato. Tabella 5.2 Regione Campania - Vulnerabilità climatica dei comuni campani Comune Valore Aggiunto in Agricoltura, Provincia Silvicoltura e Pesca (%) Lavoratori impiegati in ristoranti, alberghi campeggi (%) Variazione della popolazione esposta a rischio inondazioni (%) Popolazione residente in zone con altitudine inferiore a 5 metri s.l.m. (% ) Superficie di suolo secco compresa fra 86159 giorni (%) Indice di Vulnerabilità al cambiamento climatico Castel Volturno Capaccio Camerota Mondragone Cellole Ascea Casal Velino Pollica Villa Literno Sessa Aurunca CE 1,4 15,8 0,05 96,8 8,0 76,57 SA SA CE CE SA SA SA CE 4,7 1,5 1,4 1,4 0,4 0,4 0,4 0,2 14,4 21,5 5,5 8,6 10,8 11,3 15,5 8,7 -0,01 0,00 0,00 0,00 0,00 -0,01 0,00 0,02 13,8 4,73 51,3 7,6 22,5 12,6 7,1 0,0 0,0 14,3 0,2 0,0 0,8 14,4 5,7 18,3 61,14 60,57 60,57 56,57 54,86 54,86 54,86 54,86 CE 1,4 4,5 0,00 2,6 1,0 52,57 Sant’Antimo NA 0,0 2,1 0,00 0,0 0,0 6,86 Sant’Arpino CE 0,2 1,8 0,00 0,0 0,0 6,86 Sessa Cilento SA 0,4 2,6 0,00 0,0 0,0 6,86 Sparanise CE 0,1 1,6 0,00 0,0 0,0 6,86 Sturno AV 0,6 2,7 0,00 0,0 0,0 6,86 Teora AV 0,4 1,8 0,00 0,0 0,0 6,86 Torrioni AV 0,0 1,4 0,00 0,0 0,0 6,86 TrentolaDucenta CE 0,2 2,6 0,00 0,0 0,0 6,86 Tufo AV 0,0 0,5 0,00 0,0 0,0 6,86 Villamaina AV 0,6 1,9 0,00 0,0 0,0 6,86 I comuni che fanno registrare una elevata vulnerabilità climatica sono sia quelli costieri sia dell’entroterra localizzati nelle province di Salerno e Caserta che registrano valori significativamente superiori a 52,35. La figura di seguito mostra la vulnerabilità ai cambiamenti climatici registrata a livello comunale relativamente a ciascun indicatore considerato. Si registra una vulnerabilità piuttosto significativa per il settore turistico e, anche se più contenuta, in relazione al settore dell’agricoltura e della pesca. Il rischio derivante da un potenziale innalzamento del livello del mare o da desertificazione appare più modesto e concentrato in alcune aree. Maggiormente significativa l’esposizione a rischi connessi alle esondazioni sia per il valore medio dell’indicatore che per la distribuzione del rischio a livello territoriale. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 101 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Figura 5.3 Regione Campania - Rilevanza dei fattori nel calcolo della vulnerabilità climatica 60 53 ,9 4 50 40 30 2 4 ,9 9 2 3 ,4 1 2 2 ,4 0 20 10 6 ,2 4 9 ,4 7 0 V alo r e A g g iunt o in A g r ico lt ur a, Silv ico lt ur a e Pes ca Lav o r at o r i im p ieg at i V ar iaz io ne d ella Po p o laz io ne in r is t o r ant i, alb er g hi p o p o laz io ne es p o s t a r es id ent e in z o ne co n cam p eg g i a r is chio ino nd az io ni alt it ud ine inf er io r e a 5 m et r i s .l.m . Sup er f icie d i s uo lo s ecco co m p r es a f r a 8 6 -159 g io r ni Ind ice d i V ulner ab ilit à ai C am b iam ent i C lim at ici Dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura e pesca La dipendenza dei sistemi economici locali dall’agricoltura e dalla pesca insieme al turismo, rappresentano i due fenomeni che maggiormente contribuiscono a determinare la vulnerabilità del territorio regionale agli effetti dei cambiamenti climatici. Il valore aggiunto per il settore agricoltura e pesca sulla economia regionale, ancorchè importante, risulta significativamente inferiore a quello del settore turistico. Per la Campania, la distribuzione territoriale dell’indice di vulnerabilità appare coerente con le caratteristiche morfologiche, geolitologiche e pedologiche regionali che condizionano la vocazione produttiva del territorio e ne determinato dal livello di sviluppo. Il valore aggiunto registrato per i settori in esame, risulta avere maggiore rilevanza nelle aree interne dell’avellinese del beneventano e del salernitano. La distribuzione territoriale dell’indice ricalca le caratteristiche e le vocazioni produttive del territorio regionale da più parti evidenziate. Risulta evidente la coincidenza fra le aree maggiormente dipendenti dal settore agricolo con le aree introdotte dagli strumenti di programmazione per lo sviluppo rurale: i territori maggiormente sensibili coincidono infatti con le Aree rurali con problemi complessivi di sviluppo (D), che in regione Campania sono state distinte in Aree caratterizzate da ritardo di sviluppo (D.2) nella zona est delle province di Benevento e Avellino, Aree a forte valenza paesaggistico – naturalistica con potenzialità di sviluppo integrato (D.1) e Aree rurali ad agricoltura intensiva specializzata (B.) nel salernitano. Tali macro-aree di territorio risultano quelle con un livello più elevato di valore aggiunto, in cui la componente dell’uso suolo agro-forestale risulta rilevante e che potenzialmente risentiranno maggiormente degli effetti del cambiamento climatico. Nel caso delle Aree rurali ad agricoltura intensiva (B.), come si rileva dall’osservazione dell’elaborazione cartografica dell’indicatore, la vulnerabilità appare meno rilevante, probabilmente a causa della struttura delle aziende impegnate nel settore e del contesto economico maggiormente diversificato. Maggiormente vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico risultano invece le Aree rurali con problemi complessivi di sviluppo. Si tratta principalmente di aree montane caratterizzate dalla presenza di vaste zone con forti elementi di marginalita, amplificata da evidenti carenze nella dotazione di infrastrutture e da difficoltà di accesso ai servizi essenziali (aree svantaggiate ai sensi della Dir. 268/75/ 102 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA CEE). Sono aree interessate da calo demografico e senilizzazione, con una ridotta capacità produttiva spesso accompagnata da frammentazione delle filiere. Il profilo economico produttivo di tale aree vede l’agricoltura recitare un ruolo ancora importante nella determinazione del Pil locale, sebbene non più in grado di esercitare un forte potere attrattivo verso la forza lavoro locale, in particolare quella giovane. Il sistema produttivo è caratterizzato da debolezza strutturale ed organizzativa ed elevato invecchiamento della classe imprenditoriale, con scarsa potenzialità di ricambio generazionale. La produzione è eseguita con un basso livello tecnologico e sono carenti le forme di valorizzazione delle produzioni. In tali contesti, i cambiamenti climatici potrebbero determinare effetti negativi che se non affrontati con adeguate strategie di adattamento e mitigazione, andrebbero ad amplificare la marginalità di tali territori. L’osservazione dei dati relativi al valore aggiunto derivante dall’agricoltura, dalla silvicoltura e dalla pesca suggerisce che il cambiamento climatico potrebbe impattare in modo maggiormente significativo in alcuni territori delle province di Salerno, Benevento e Avellino. La rappresentazione cartografica evidenzia che le aree interne risultano molto più esposte agli effetti potenziali del cambiamento climatico. La dipendenza dei sistemi economici locali dal settore agricolo e dalla pesca appare fortemente concentrata in alcune porzioni di territorio regionale. La carta tematica e l’analisi dei dati riportati nelle tabelle seguenti, evidenzia infatti che solo l’1,3% del territorio regionale ricade nella prima fascia di classificazione. Si tratta in totale di solo 5 comuni, in cui risiede una porzione molto limitata di popolazione (circa lo 0,2% del totale regionale). Tale circostanza conferma una serie di studi relativi alle dinamiche del settore agricolo campano e alla sua struttura e organizzazione a livello territoriale. Nella tabella 5.3 è riportato il valore aggiunto del settore agricoltura, silvicoltura e pesca su base provinciale insieme alle fasce di classificazione. Le province di Avellino e Benevento sono le uniche con comuni che ricadono nella fascia più alta. Tabella 5.3 Regione Campania - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca per provincia (%) Province Avellino Benevento Caserta Napoli Salerno Comuni (n) 119 78 104 92 158 Fasce di classificazione Prima 6,14 1,7 3,9 0,0 0,0 0,0 Seconda 3,97 - 6,14 0,0 9,0 0,0 0,0 2,53 Terza 2,79 - 3,97 8,4 19,2 0,0 0,0 0,0 Quarta 1,98 - 2,79 0,0 0,0 0,0 0,0 13,92 Quinta 1,33 - 1,98 19,3 0,0 7,7 1,1 12,0 Sesta 0,75 - 1,33 1,7 7,7 12,5 0,0 12,0 Settima < 0,75 68,9 60,3 79,8 98,9 59,5 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 103 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Figura 5.4 Regione Campania - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca per provincia (%) 12 0 9 8 ,9 10 0 79 ,8 80 6 8 ,9 6 0 ,3 59 ,6 60 40 1 9 ,3 20 1 9 ,2 8 ,4 1 ,7 0 ,0 9 ,0 0 ,0 1 ,7 3 ,8 1 3 ,9 1 2 ,0 1 2 ,0 1 2 ,5 7,7 7,7 0 ,00 ,0 2 ,5 0 ,0 0 ,0 0 ,0 0 ,0 0 ,0 0 ,0 1 ,1 0 ,0 0 ,0 0 ,0 0 ,0 0 ,0 0 A v el l i no P r i m a f as ci a B enev ent o S eco nd a f as ci a C as er t a T er z a f as ci a N ap o l i Q uar t a f as ci a Q ui nt a f as c i a S al er no S es t a f as ci a S et t i m a f as ci a La superficie territoriale maggiormente esposta al fenomeno del cambiamento climatico (prima e seconda fascia) si concentra nella provincia di Benevento. Le province di Avellino e Salerno risultano anch’esse interessate anche se presentano una minore dipendenza dell’economia locale dal settore agricolo. Tabella 5.4 Regione Campania - Territorio provinciale per fascia di classificazione (%) Province Avellino Benevento Caserta Napoli Salerno Estensione (Km2) 2.806 2.080 2.651 1.178 4.954 Prima 6,14 2,9 4,0 0,0 0,0 0,0 Seconda 3,97 - 6,14 0,0 13,6 0,0 0,0 4,6 Fasce di classificazione Terza Quarta Quinta 2,79 - 3,97 1,98 - 2,79 1,33 - 1,98 12,8 0,0 25,7 25,8 0,0 0,0 0,0 0,0 19,4 0,0 0,0 0,6 0,0 16,7 12,8 Sesta 0,75 - 1,33 3,1 7,2 13,7 0,0 13,0 Settima < 0,75 55,5 49,3 66,9 99,4 52,9 I comuni campani che hanno mostrato una pronunciata dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura e dalla pesca e classificati in prima fascia sono riportati di seguito. Tabella 5.5 Regione Campania - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca – Comuni in prima fascia Comune Montecalvo Irpino Casalbore Buonalbergo Apice Sant’Arcangelo Trimonte Provincia Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca (%) AV AV BN BN BN 8,2 8,2 8,2 8,0 8,0 I comuni campani con i valori più elevati si concentrano nelle province di Avellino e Benevento, province nelle quali risulta ancora rilevante il contributo del settore agricolo, che presentano una maggiore dipendenza dei sistemi economici dall’agricoltura e dalle attività ad esse connesse. 104 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Dipendenza del sistema economico locale dal turismo La vulnerabilità del territorio regionale sembra dipendere in modo significativo anche dall’altra variabile socio-economica oggetto di osservazione, gli occupati nel settore turistico. L’osservazione della rappresentazione cartografica circa la dipendenza dei sistemi economici locali dal turismo, evidenzia un potenziale effetto cumulativo in particolare in alcune aree interne della regione. La percentuale di occupati nel settore turistico, rispetto al totale degli occupati a livello comunale, determina infatti una potenziale incidenza significativa del fenomeno nelle aree interne che, in questo caso, va ad aggiungersi a quella delle aree costiere e delle isole. In verità, l’analisi cartografica della distribuzione dell’indicatore evidenzia una vulnerabilità ampiamente diffusa su tutto il territorio regionale, con poche differenze fra le province campane che risulterebbero potenzialmente impattate in modo pressoché uniforme, a meno della provincia di Salerno che, in particolare per alcune aree, risulterebbe potenzialmente più vulnerabile rispetto a tale variabile. La diffusione di una serie di attrattori culturali e naturali, e la loro rilevanza anche internazionale, spiega il peso significativo del settore in diverse economie locali. La percentuale più elevata di impiegati nel settore si registra in alcuni comuni dell’isola di Ischia come Forio e Serrara Fontana, di Capri, della costiera Amalfitana (Conca dei Marini, Positano, Ravello, Furore) e a Sorrento. Con percentuali meno significative ma comunque con valori superiori al 20% del totale degli occupati, risulta un gran numero di comuni che si concentrano nella provincia di Napoli e Salerno. Nella tabella 5.6 è riportata, su base provinciale, la percentuale dei comuni che ricadono nelle diverse fasce di classificazione definite in base alla percentuale degli impiegati in alberghi e ristoranti. Il 35% circa dei comuni della provincia di Salerno ricade nella fascia più alta, segue la province di Napoli con 30%. Significativo anche il dato della provincia di Avellino con il 20% circa. Tabella 5.6 Regione Campania – Addetti in alberghi e ristoranti per fasce di classificazione, anno 2001 (%) Fasce di classificazione Comuni (n.) Province Avellino Benevento Caserta Napoli Salerno Prima 5,64 19,3 16,7 15,4 29,4 34,8 119 78 104 92 158 Seconda 5,64 - 4,26 20,2 12,8 18,3 3,3 15,8 Terza 4,26 - 3,69 4,2 7,7 3,9 8,7 8,9 Quarta 3,69 - 2,8 Quinta < 2,8 19,3 21,8 11,5 8,7 13,9 37,0 41,0 51,0 50,0 26,6 Figura 5.5 Regione Campania - Addetti in alberghi e ristoranti per fasce di classificazione, anno 2001 (%) 60 51,0 50 ,0 50 4 1,0 3 7,0 40 3 4 ,8 2 9 ,3 30 2 6 ,6 19 ,3 2 1,8 2 0 ,2 19 ,3 20 18 ,3 16 ,7 15,8 15,4 12 ,8 8 ,7 7,7 10 13 ,9 11,4 4 ,2 3 ,9 8 ,7 8 ,9 3 ,3 0 A v el l i no P r i m a f as ci a B enev ent o S eco nd a f as ci a C as er t a T er z a f as ci a N ap o l i Q uar t a f as ci a S al er no Q ui nt a f as c i a ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 105 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Nella tabella 5.7 è riportato il valore percentuale di territorio provinciale ricadente nelle singole fasce sul totale regionale. Tabella 5.7 Regione Campania - Territorio provinciale per fascia di classificazione (%) Fasce di classificazione Estensione (Km2) Province Avellino Benevento Caserta Napoli Salerno Prima 5,64 18,6 13,4 18,8 22,3 29,3 2.806,1 2.080,4 2.651,4 1.178,9 4.954,3 Seconda 5,64 - 4,26 20,5 13,5 22,8 5,3 14,9 Terza 4,26 - 3,69 5,9 8,2 1,9 15,6 11,5 Quarta 3,69 - 2,8 26,3 26,6 12,6 17,5 21,4 Quinta < 2,8 29,3 38,2 43,8 39,3 22,9 Figura 5.6 Regione Campania - Territorio provinciale per fascia di classificazione (%) 50 4 3 ,8 45 3 9 ,3 3 8 ,2 40 35 2 9 ,3 30 2 9 ,3 2 6 ,7 2 6 ,2 8 2 2 ,9 25 20 2 0 ,4 6 18 ,6 2 2 ,3 2 1,4 18 ,8 15,7 13 ,4 13 ,5 15 2 2 ,9 17,4 14 ,9 12 ,6 11,5 8 ,2 10 5,9 5,3 5 1,9 0 A v el l i no P r i m a f as ci a B enev ent o C as er t a S eco nd a f as ci a N ap o l i T er z a f as ci a S al er no Q uar t a f as ci a Q ui nt a f as c i a Anche in questo caso è la provincia di Salerno ad avere la maggior parte del territorio collocato nella prima fascia, con una percentuale di addetti più elevata. Seguono, seppure distanziate, le province di Napoli, Caserta e Avellino. Nel beneventano si riscontrano in generale valori nettamente più bassi rispetto ai territori delle altre province campane. Tabella 5.8 Regione Campania - Dipendenza del sistema economico locale dal turismo Comuni in prima fascia* Comune Serrara Fontana Conca dei Marini Positano Forio Ravello Furore Sorrento Anacapri Praiano 106 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE Provincia Lavoratori impiegati in ristoranti, alberghi campeggi (%) NA SA SA NA SA SA NA NA SA 50,8 42,1 42,1 35,0 32,8 31,3 30,9 29,6 28,5 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Amalfi Lacco Ameno Casamicciola Terme Capri Ischia Letino Camerota Barano d’Ischia Centola SA NA NA NA NA CE SA NA SA 27,4 27,0 26,2 23,5 23,0 22,3 21,5 20,7 20,6 * elenco parziale Risulta evidente dall’osservazione dei dati e dalle analisi condotte, che il numero di addetti in attività turistiche ha un peso maggiore non solo nei comuni costieri a vocazione turistica e nelle isole, ma anche in territorio interni dove spesso in piccoli comuni si registrano iniziative connesse ad un turismo rurale o naturalistico, in particolare nei parchi, come quello del Cilento o delle altre numerose aree protette regionali. Fanno eccezione alcuni comuni interni di interesse storico, architettonico e paesaggistico, in particolare nel beneventano e nell’avellinese che godono di una propria attrattiva specifica. Valori bassi nonostante la collocazione geografica e la presenza di un grosso polo urbano e di numerosi attrattori storico-culturali o naturalistici, si registrano nell’area vesuviana e della città di Napoli. In Campania, la percentuale di addetti nel settore del turismo presenta il valore più elevato nel paese di Serrara Fontana nel napoletano con più del 50% sul totale, seguono altre località costiere come Conca dei Marini , Postano, Forio e Ravello. Si segnalano alcuni comuni isolani come Anacapri (29,6%), Lacco Ameno (27,0%), Capri (23,5%), Ischia (23,0%) , Barano d’Ischia (20,7%). Le considerazioni relative alla vulnerabilità al cambiamento climatico determinata dei territori le cui economie dipendono dal settore turistico è misurata attraverso il numero di addetti che vi operano, facendo riferimento alle statistiche ufficiali. Tale analisi non è in grado di tenere nel debito conto la dimensione delle economie sommerse che in molti casi, specie nelle realtà più piccole, risultano prevalenti. Evoluzione demografica della popolazione colpita dalle inondazioni I fenomeni estremi determinati dai cambiamenti climatici pur non essendo facilmente prevedibili, possono in qualche modo essere mitigati, contenuti nei loro impatti, attraverso specifiche misure di prevenzione che interessano i territori potenzialmente interessati. In particolare, in relazione ai fenomeni di esondazione, l’analisi degli scenari relativi alla percentuale di popolazione potenzialmente interessata da inondazione rappresenta in regione Campania un fenomeno che, data la fragilità del territorio dal punto di vista idrografico, considerata la distribuzione della popolazione residente e degli insediamenti territoriali, considerata la presenza di aree sensibili dal punto di vista naturalistico, assume un significato particolare. I territori della provincia di Caserta risulterebbero i più vulnerabili sia in termini di incidenza territoriale che per dinamiche evolutive della popolazione residente. Si prevede che entro il 2050 i territori potenzialmente interessati da esondazioni dei comuni di Castel Volturno, Cancello ed Arnone, Grazzanise e Santa Maria la Fossa, faranno registrare un incremento significativo della popolazione residente, di più del 5%. Si tratta di dati piuttosto preoccupanti che, se si considera contemporaneamente anche lo stato dell’ambiente in tali aree e quindi la capacità di adattamento degli ecosistemi naturali, lasciano prefigurare potenziali costi rilevanti, anche di natura economica e sociale. Oltre agli effetti ambientali ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 107 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA derivanti dal fenomeno del cambiamento climatico e ai relativi potenziali impatti sulla salute umana derivanti da eventi estremi, in tali contesti si rischia di dover fronteggiare costi di gestione delle emergenze, di riparazione o di correzione degli interventi crescenti e difficilmente sostenibili con risorse endogene. Tabella 5.9 Regione Campania - Popolazione, superficie e comuni localizzati in zone a rischio esondazione Fasce di classificazione Province Avellino Benevento Caserta Napoli Salerno Prima abitan- superfiti (n.) cie (km2) 0 0 0 0 71.698 340 0 0 0 0 Seconda comuni abitan- superfi(%) ti (n.) cie (km2) 0,0 0 0 0,0 0 0 7,7 40.232 106 0,0 0 0 0,0 0 0 comuni (%) 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 abitanti (n.) 0 0 0 0 0 Terza superficie (Km2) 0 0 0 0 0 comuni (%) 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 abitanti (n.) 342.526 116.000 354.502 374.741 78.522 Sesta superficie (km2) 2.524 935 981 98 1.220 comuni (%) 82,4 48,7 49,0 23,9 24,1 La rete idrografica superficiale della regione Campania risulta caratterizzata da una grande varietà di morfotipi fluviali, differenziati da condizioni orografiche, termometriche e pluviometriche. Si registra la presenza di pochi bacini significativamente estesi e di numerosi bacini di piccola entità, come si evince dalla carta del reticolo idrografico regionale, di seguito riportata. Più che le caratteristiche naturali del territorio sono i processi di antropizzazione che determinano la rilevanza del rischio di esondazione in diverse aree del territorio regionale. Il Piano Territoriale Regionale ha individuato le aree inondabili sulla base dei Piani Stralcio di Assetto Idrogeologico delle Autorità di Bacino che a partire dal 2001 hanno mappato le aree inondabili. Sono ancora in corso gli aggiornamenti degli strumenti di pianificazione e le informazioni a disposizione non risultano ancora agevolmente comparabili. L’analisi ha evidenziato una certa rilevanza del fenomeno a livello regionale. Circa la metà dei comuni campani risultano potenzialmente interessati da fenomeni di esondazione. La popolazione potenzialmente interessata risulta pari a più del 75% del totale della popolazione regionale e la superficie territoriale raggiunge valori prossimi al 60% dell’intera superficie regionale. L’analisi cartografica evidenzia la diffusione della vulnerabilità a tale fenomeno che a meno dei territori della provincia di Avellino e di Caserta, si distribuisce in modo piuttosto omogeneo in tutte le province campane. Le aree maggiormente a rischio risulterebbero quelle in prossimità della costa, nelle province di Caserta, Napoli e Salerno. In particolare nel casertano, lungo il litorale domitio, la vulnerabilità dei territori aumenta considerevolmente poiché i fenomeni di esondazione rischiano di interessare aree in cui si prevede un incremento della popolazione residente. In tali aree la rilevanza del fenomeno assume dimensioni ancora più preoccupanti se oltre alla densità abitativa e all’evoluzione demografica presunta, si considera la presenza proprio in tali aree di siti contaminati in attesa di bonifica e messa in sicurezza. Come si rileva dall’osservazione della Figura 5.9, i comuni della provincia di Caserta risultano quelli maggiormente esposti anche se diversi comuni della regione fanno registrare valori significativi dell’indicatore. Rispetto alla popolazione potenzialmente interessata da fenomeni di esondazione in termini assoluti, le elaborazioni evidenziano un elevato rischio nelle province di Salerno e Napoli. Circa 250.000 abitanti nella provincia di Napoli potrebbero essere interessati da fenomeni di esondazione e circa 330.000 nella provincia di Salerno. In totale, circa 750.000 abitanti della regione Campania risiedono in aree a rischio esondazione. 108 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Tabella 5.10 Regione Campania – Popolazione esposta alle inondazioni Province Popolazione (n.) Avellino Benevento Caserta Napoli Salerno 439.137 287.874 916.467 3.080.873 1.109.705 Residenti in aree interessate da fenomeni di esondazione (n.) 59.093 28.409 90.108 246.326 324.040 Residenti in aree interessate da fenomeni di esondazione (n.) 13,5 9,9 9,8 8,0 29,2 Il comune con il maggior numero di abitanti potenzialmente interessati risulta essere quello di Castellammare di Stabia con circa il 50% del totale di residenti interessati, seguito da Nocera Inferiore e Scafati con più del 60% e Salerno. Significativo il caso di Mercato San Severino (SA) in cui circa l’80% dei residenti vive in aree a rischio. Tabella 5.11 Regione Campania – Popolazione esposta alle inondazioni per comune Comune Castellammare di Stabia Nocera Inferiore Scafati Salerno Mercato San Severino Ercolano San Felice a Cancello Battipaglia Castel Volturno Torre del Greco Provincia NA SA SA SA SA NA CE SA CE NA Residenti in aree interessate da fenomeni di esondazione (n.) 31.758 29.815 28.819 25.360 16.501 16.126 14.191 13.782 12.697 12.263 Residenti in aree interessate da fenomeni di esondazione (%) 47,6 64,0 61,1 18,4 81,1 28,4 84,5 27,4 68,4 13,6 Popolazione residente in zone costiere a rischio di innalzamento del livello del mare Spostando l’osservazione su caratteristiche più tipicamente ambientali l’incidenza e la salienza del fenomeno sembra modificarsi significativamente come in parte già evidenziato nella sezione dedicata al rischio esondazione. I potenziali impatti derivanti dall’innalzamento del livello del mare naturalmente si concentrano nelle isole e nelle zone costiere della regione e quindi nelle province di Caserta, Napoli e Salerno, in particolare l’area cilentana e del litorale domitio ma anche l’area urbana di Napoli e la cintura metropolitana, sembrano sensibili alle conseguenze del cambiamento climatico a causa delle caratteristiche geomorfologiche della costa e del modello insediativo attorno al quale si è sviluppata la regione Campania. L’arretramento dei litorali sabbiosi è da tempo in atto in regione Campania in particolare nelle aree in cui si è concentrato il fenomeno dell’abusivismo edilizio. Le aree di costa bassa spesso sono state interessate da un processo di urbanizzazione poco attento al contrasto all’erosione costiera. Anche in questo caso i rischi sembrano concentrarsi lungo il litorale domitio tuttavia rilevanti porzioni del litorale salernitano risultano fortemente vulnerabili al fenomeno soprattutto se si considera il numero di residenti e la rilevanza turistica di alcune aree. Si tratta di aree che sono anche interessate da fenomeni di erosione costiera che con l’intensificarsi degli eventi climatici estremi e dell’innalzamento del livello del mare, rischiano di estendersi ulteriormente. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 109 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Il fenomeno appare di una certa rilevanza se si considera che lungo le aree di costa del territorio regionale si concentrano i principali poli produttivi e insediamenti urbani. Il fenomeno riguarda tutte le province costiere, Napoli, Salerno e Caserta. In particolare nella provincia di Caserta si concentrano però i casi maggiormente significativi. Dall’analisi dei dati emerge che il comune di Castel Volturno (CE) risulta quello con il maggior numero di abitanti esposti al rischio di innalzamento del livello del mare con un valore pari al 97% circa dei residenti seguito da Mondragone con circa il 50% della popolazione residente in area al di sotto dei 5 metri sul livello del mare. In provincia di Salerno i comuni con più elevata vulnerabilità all’innalzamento del livello del mare risultano essere quelli più a sud della costa cilentana, Ispani con circa il 40%, Sapri con il 37% e Santa Marina con il 33%. Sempre sulla costa cilentana si segnala il comune di Ascea con il 23%, seguono Capaccio, la stessa città di Salerno e Casal Velino che tuttavia non superano il 14% di popolazione interessata. In provincia di Napoli si segnala il comune di Bacoli con circa il 25% e Castellammare di Stabia con il 18% circa. Seguono Torre Annunziata (circa 11%), Pozzuoli (circa 8%), Ischia e Procida che non superano il 7% della popolazione residente. Se si considera il valore assoluto della popolazione esposta al rischio, la vulnerabilità della Regione Campania risulta particolarmente significativa: più di 300.000 abitanti risiederebbero in aree costiere a rischio. Di seguito si riporta il numero degli abitanti, la superficie territoriale e la percentuale di comuni in zone con altitudine inferiore ai 5 metri s.l.m., che ricadono nelle prima, seconda, terza e sesta classe, suddivisi per province. Tabella 5.12 Regione Campania - Popolazione, superficie e comuni localizzati in zone con altitudine inferiore a 5 metri s.l.m. Fascia di classificazione Province Avellino Benevento Caserta Napoli Salerno Prima superabitanti ficie (n.) (Km2) 0 0 0 0 51.554 130 91.773 31 178.426 261 comuni (%) 0,0 0,0 1,9 2,2 3,8 Seconda superfiabitanti cie (n.) (km2) 0 0 0 0 7.873 37 161.365 65 43.329 188 comuni (%) 0,0 0,0 1,0 5,4 3,2 Terza superfiabitanti cie (n.) (km2) 0 0 0 0 22.603 162 1.198.880 268 83.645 257 comuni (%) 0,0 0,0 1,0 6,5 5,7 abitanti (n.) 439.137 287.874 916.467 1.405.724 718.956 Sesta superficie (km2) 2.806 2.080 2.323 690 4.024 L’analisi degli indicatori relativi alla popolazione residente in aree al di sotto dei 5 metri s.l.m. evidenzia che i comuni con la maggiore percentuale di abitanti esposti soni localizzati in provincia di Caserta, a CastelVolturno dove sono circa il 97% e Mondragone dove sono il 51%. I comuni con percentuali significative di popolazione esposizione al rischio si concentrano sulla costa salernitana. Il comune di Ispani ha circa il 41% della popolazione esposta al rischio di innalzamento del mare, il comune di Santa Marina ha il 32,3% di popolazione esposta. Sempre in provincia di Salerno, ma con valori percentuali inferiori, sono localizzati il comune di Ascea nel quale circa il 22% della popolazione risulta esposta ed i comuni di Capaccio, Salerno e Castel Velino con circa il 13% . Nel napoletano sono i comuni d Bacoli e di Castellamare di Stabia ad avere la maggiore percentuale di popolazione esposta rispettivamente con il 24% ed il 17%. Tra le isole sembra, Ischia quella maggiormente vulnerabile con i comuni di Lacco Ameno ed Ischia che hanno circa il 6% di popolazione esposta a rischio. 110 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE comuni (%) 100 100 96,2 72,6 81,0 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Tabella 5.13 Regione Campania –Popolazione residente in aree costiere < 5 m. sul livello dl mare . Comuni in prima fascia Comune Castel Volturno Mondragone Ispani Sapri Santa Marina Bacoli Ascea Castellammare di Stabia Capaccio Salerno Provincia CE CE SA SA SA NA SA NA SA SA Popolazione residente in aree costiere <5 metri sul livello del mare (n.) 17.974 12.379 413 2.577 1.067 6.401 1.210 11.605 2.792 18.853 Popolazione residente in aree costiere <5 metri sul livello del mare (% ) 96,8 51,3 40,8 36,6 32,3 24,2 22,5 17,4 13,8 13,7 Territorio a rischio desertificazione L’osservazione delle caratteristiche dell’umidità presente nei suoli fornisce informazioni utili a valutare il fenomeno della desertificazione in relazione alla superficie di territorio potenzialmente interessata, alla distribuzione territoriale e all’incidenza del fenomeno nei differenti comuni. Il territorio regionale che si caratterizza per un elevato numero di giorni di suolo secco appare limitato e si concentra nelle aree centrali della Campania, a sud del Vesuvio e ancora una volta lungo il litorale domitio (CE) e la costa cilentana (SA). In Campania non sono state rilevate aree territoriali che presentano un numero di giorni all’anno di suolo secco superiore al valore soglia di rischio elevato considerato da diversi studi (tra i 105 e 108 giorni all’anno). I comuni che presentano una elevata porzione di territorio interessata dal fenomeno (più del 30%) sono il Comune di Calvi in Provincia di Benevento, San Valentino Torio in Provincia di Salerno, Striano, Santa Maria la Carità, Poggiomarino, Scafati e Sant’Antonio Abate in provincia di Napoli, Trevico e Venticano in provincia di Avellino. Il fenomeno appare significativo in particolare in alcune aree interne delle province di Benevento e Avellino caratterizzate da una rilevante vocazione agricola. Si tratta di aree piuttosto estese ma scarsamente abitate. Nelle province di Napoli e Salerno il fenomeno sembra viceversa interessare un numero di popolazione maggiore. Tra le province campane, quella di Caserta risulta con la percentuale più elevata di territorio con un rischio desertificazione meno rilevante. Più dell’80% del territorio provinciale ricade infatti nella sesta fascia di classificazione. La provincia maggiormente esposta risulterebbe quella di Benevento in cui solo il 40% del territorio risulterebbe in sesta fascia. Il dato appare significativo se si considerano le vocazioni agricole di molti dei sistemi locali interessati dal fenomeno. Se osserviamo i dati sulla desertificazione a livello regionale, congiuntamente ad altre dinamiche di carattere naturalistico o socioeconomico, si comprende come tali effetti anche in Campania posso determinare rilevanti criticità. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 111 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Tabella 5.14 Regione Campania - Popolazione, superficie e comuni localizzati in territori a rischio desertificazione Fascia di classificazione Province Avellino Benevento Caserta Napoli Salerno abitanti (n.) 0 0 0 0 0 Prima superficie (km2) 0 0 0 0 0 comuni (%) 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 Seconda superabitanti ficie comuni (n.) (km2) (%) 3.684 25 1,7 2.634 22 1,3 0 0 0 61.087 33 4,3 61.107 29 1,3 abitanti (n.) 4.641 26.612 27.854 81.132 87.335 Terza superficie (km2) 26 173 95 47 38 comuni (%) 2,5 10,3 2,9 5,4 2,5 abitanti (n.) 346.632 84.450 612.851 2.343.173 692.948 Sesta superficie (km2) 1858 622 1918 681 3806 Come evidenzia la cartografia relativa al rischio desertificazione, una elevata vulnerabilità al fenomeno del cambiamento climatico si registra principalmente. Si tratta di economie rurali fortemente dipendenti dall’agricoltura e dalla silvicoltura o dal turismo, principalmente di tipo naturalistico e rurale. Sono aree che presentano molto spesso elevati valori naturalistici quindi maggiormente esposte tuttavia maggiormente capaci di adattarsi agli effetti del cambiamento climatico. In molti casi coincidono con il sistema delle aree naturali protette della rete Natura 2000 (Parco Nazionale del Cilento, Parco Regionale del Matese e di Roccamonfina, Fiume Sarno ecc.), come nel caso delle province di Salerno e di Benevento. È noto che dal punto di vista ambientale le pressioni sui sistemi naturali rischiano di aggravare ulteriormente i potenziali impatti dei cambiamenti climatici in ragione della riduzione delle capacità di adattamento dei sistemi naturali e delle specie che li compongono, tuttavia una gestione attenta di tali aree potrebbe contribuire agli interventi di adattamento che, considerando le caratteristiche socio-economiche di tali aree dovranno necessariamente promuovere un uso responsabile del suolo e delle risorse idriche in agricoltura. Il comune di Calvi in provincia di Benevento risulta quello maggiormente esposto al rischio desertificazione. Si segnalano inoltre il comune di Scafati (SA), Venticano (AV), Poggiomarino (NA) e Trevico (AV) in cui più di 10 Km2 della superficie comunale risulta a rischio desertificazione. Tabella 5.15 Regione Campania – Superficie comunale interessata da desertificazione Comune Calvi San Valentino Torio Striano Santa Maria la Carità Poggiomarino Trevico Sant’Antonio Abate Scafati Venticano Pietradefusi 112 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE Provincia Superficie comunale (Km2) BN SA NA NA NA AV NA SA AV AV 22,3 9,2 7,7 4,0 13,2 11,0 7,9 19,9 14,2 9,2 Superficie comunale interessata da desertificazione (%) 44,9 43,2 41,2 38,1 35,3 33,7 33,1 32,9 32,8 28,2 comuni (%) 72,3 42,3 81,7 71,7 79,1 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA 6. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN REGIONE PUGLIA L’elaborazione dell’indice e l’analisi dei relativi indicatori per la regione Puglia ha messo in evidenza una distribuzione della vulnerabilità agli effetti del cambiamento climatico concentrata nelle zone costiere, come in gran parte dell’area Convergenza. In particolare, le zone costiere caratterizzate da un elevato livello di vulnerabilità sono localizzate sotto il promontorio del Gargano, dove si registrano alcuni importanti fenomeni di urbanizzazione, e nel tratto di costa compreso tra le città di Bari e Brindisi. Al riguardo, le zone costiere del versante adriatico, connesse all’asse autostradale Bologna-Taranto che catalizza i flussi di trasporto su gomma, fanno registrare una elevata concentrazione antropica, circostanze che determinano significativi impatti ambientali, potenzialmente cumulabili con gli effetti del cambiamento climatico. La distribuzione territoriale della vulnerabilità ai cambiamenti climatici, determinata tra l’altro dalla dipendenza dei sistemi economici locali dell’agricoltura, dalla pesca oltre che dal peso del turismo, sembra interessare meno le aree centrale della regione poste lungo l’asse longitudinale e il Salento, nonostante la presenza di fenomeni legati alla desertificazione. L’indice di vulnerabilità ai cambiamenti climatici determinato per la regione Puglia come media dei valori assunti nei singoli comuni è pari a 46,59 rispetto ad un valore pari a 51 stimato su scala regionale nell’ambito del report Regions 2020, collocando la regione nella seconda fascia di vulnerabilità. La vulnerabilità al fenomeno del cambiamento climatico in regione Puglia appare rilevante soprattutto se si considera la distribuzione piuttosto omogenea del valore dell’indice fra le sei province. Come evidenziato dalla analisi della cartografia relativa all’indice di vulnerabilità, in tutte le province sono localizzati comuni che fanno registrare un alto valore dell’indice sintetico. I territori che risultano maggiormente esposti al cambiamento climatico risultano essere quelli della provincia di BarlettaAndria-Trani (54,69), seguiti da quelli della provincia di Brindisi (47,83), di Taranto (46,98), di Bari (46,98) e per finire di Foggia (52,46); meno vulnerabili sembrano essere i territori ricadenti nella provincia di Lecce (41,52). Figura 6.1 Regione Puglia - Indice di vulnerabilità climatica per provincia 60 50 54 ,6 9 52 ,4 6 4 7,8 3 4 6 ,9 8 4 6 ,9 8 4 1,52 40 30 20 10 0 B ar i BAT B r ind isi F o g g ia Lecce T ar ant o ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 113 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Figura 6.2 Regione Puglia - Indice di vulnerabilità climatica per fascia di classificazione (%) 70 6 3 ,2 58 ,5 57,4 60 50 40 30 2 5,54 2 2 ,4 8 18 ,15 15,8 9 20 10 3 ,8 8 0 ,3 9 16 ,8 3 13 ,15 1,8 0 ,0 0 0 ,0 6 2 ,73 0 ,0 0 0 ,0 6 0 ,0 0 0 C o m uni Pr im a F as cia A b it ant i Seco nd a f as cia T er z a f as cia Q uar t a f as cia T er r it o r io Q uint a f as c ia Ses t a f as cia In Puglia, 58 comuni su 258, pari al 22,5% del totale e dove risiede il 18% circa della popolazione regionale, ricadono nel 25,3% del territorio regionale collocato in prima fascia con vulnerabilità superiore a 52,35. Sempre in Puglia, 148 comuni, pari al 57% del totale e dove risiede il 63,1% della popolazione regionale, ricadono nel territorio collocato in seconda fascia, con un valore dell’indice di vulnerabilità compreso tra di 37,12 e 52,35. Infine, 41 comuni, pari al 15,9% del totale e dove risiede il 16,8% della popolazione regionale, ricadono nel 13% del territorio collocato in terza fascia con un indice di vulnerabilità climatica compreso tra di 30,33 e 37,11. Tabella 6.1 Regione Puglia - Vulnerabilità climatica per comune Fasce di classificazione Prima Fascia > 52,35 Comuni (n.) Abitanti (n.) Estensione (Km2) Comuni (%) Abitanti (%) Territorio (%) 58 728.958 4.990,4 22,48 18,15 25,54 Seconda fascia 52,3537,12 148 2.536.783 11.432,2 57,36 63,17 58,52 Terza fascia 37,11 – 30,34 Quarta fascia 30,33 – 25,77 41 675.946 2.569,0 15,89 16,83 13,15 10 72.100 534,1 3,88 1,80 2,73 Quinta fascia Sesta fascia 25,76 – 21,42 < 21,41 1 2.209 11,2 0,39 0,06 0,06 0 0 0,0 0,00 0,00 0,00 L’analisi condotta evidenzia come circa l’80% della popolazione risiede in porzioni di territorio classificati in prima e seconda fascia e con un significativo grado di vulnerabilità. Anche in valore assoluto il dato risulta preoccupante poiché sono più di tre milioni gli abitanti che risiedono in aree ad elevata vulnerabilità. Se si considera anche la terza fascia di vulnerabilità, la popolazione interessata dagli effetti del cambiamento climatico sui sistemi naturali e socio-economici, raggiunge quasi quattro milioni di abitanti, pari a circa il 98% della totale, che risiede nel 99% del territorio regionale. Di seguito i comuni pugliesi che fanno registrare una elevata vulnerabilità al cambiamento climatico ed inseriti in prima fascia e quelli che risultano meno vulnerabili. L’indice di vulnerabilità per tutti i comuni pugliesi è riportato in allegato. 114 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Tabella 6.2 Regione Puglia - Vulnerabilità climatica dei comuni pugliesi Comune Gallipoli Vieste Lesina Porto Cesareo Margherita di Savoia Mola di Bari Rodi Garganico Carovigno Peschici Ischitella Galatone Poggiardo Soleto Sternatia Cursi Spongano Panni Cavallino San Cesario di Lecce Melpignano LE FG FG LE Valore Aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca (%) 4,77 4,53 9,26 8,22 Lavoratori impiegati in ristoranti, alberghi campeggi (%) 11,90 28,26 6,31 5,63 BAT BA 7,16 9,62 4,96 3,56 -2,050955 -0,028522 100,00 15,65 38,85 75,11 76,00 76,00 FG BR FG FG 2,85 4,54 4,04 12,22 22,32 6,56 33,91 9,64 -0,104989 -0,029056 -0,002309 -1,220558 8,93 0,99 3,94 13,04 38,20 63,68 34,47 9,05 74,29 73,14 73,14 72,00 LE LE LE LE LE LE FG LE 1,26 0,80 0,77 1,22 1,77 1,93 12,31 0,72 0,40 1,04 0,53 0,75 0,15 0,33 1,52 1,18 nc -12,092870 nc nc nc nc -4,015755 nc nc nc nc nc nc nc nc nc 88,00 45,21 91,13 80,45 43,63 44,44 0,00 81,18 29,71 29,71 29,71 29,71 28,57 28,57 28,00 26,86 LE LE 0,67 0,77 0,45 1,00 nc nc nc nc 77,02 49,91 26,86 25,71 Provincia Variazione Popolazione Superficie di Indice di Vuldella popola- residente in zone suolo secco nerabilità zione esposta a con altitudine compresa fra al cambiarischio inonda- inferiore a 5 me86 -159 giorni mento climazioni tri s.l.m. (%) tico (%) (% ) -0,001243 10,83 57,58 81,14 -1,282088 41,76 72,21 81,14 -0,096512 71,12 29,56 80,00 -1,498038 78,97 57,11 80,00 Valori di vulnerabilità superiori a 52,35 si riscontrano in particolare lungo le zone costiere, dove si registrano, per ciascun comune, significativi valori degli indicatori relativi al valore aggiunto in agricoltura e pesca, alla superficie di suolo secco e a quello della popolazione residente in aree a rischio per l’innalzamento del livello medio del mare. Il fenomeno che maggiormente sembra incidere sulla vulnerabilità del territorio regionale appare quello legato alla desertificazione (Fig. 6.4), seguito dalla dipendenza delle economie locali dall’agricoltura e dalla pesca. La variazione al 2050 della popolazione esposta alle esondazioni risulta essere il fenomeno che meno incide rispetto alla sfida del cambiamento climatico, interessando porzioni limitate di territorio. In particolare, in alcune aree sembrerebbe che la minore disponibilità di acqua e lo sfruttamento intensivo della falda sotterranea possano incidere negativamente sulla produttività di alcuni settori economici, rendendo indispensabili politiche che mirino ad una gestione sostenibile delle risorse idriche. La variazione degli eventi piovosi, più intensi ma meno frequenti, determina la siccità dei corsi idrici superficiali e accresce la vulnerabilità legata alle esondazioni, al rischio idrogeologico e all’inaridimento dei terreni. Assume una certa rilevanza il rischio al quale sono esposti gli insediamenti antropici lungo la costa pugliese e, più in generale, l’ambiente marino costiero, in ragione del potenziale innalzamento del livello del mare. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 115 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Figura 6.3 Regione Puglia - Rilevanza dei fattori nel calcolo della vulnerabilità climatica 10 0 8 8 ,53 90 80 71,9 3 70 60 4 6 ,59 50 40 3 3 ,4 9 2 7,9 1 30 20 11,0 9 10 0 V alo r e A g g iunt o in A g r ico lt ur a, Silvico lt ur a e Pesca Lavo r at o r i im p ieg at i in V ar iazio ne d ella Po p o lazio ne r esid ent e r ist o r ant i, alb er g hi p o p o lazio ne esp o st a a in zo ne co n alt it ud ine cam p eg g i r ischio ino nd azio ni inf er io r e a 5 m et r i s.l.m . Sup er f icie d i suo lo secco co m p r esa f r a 8 6 -159 g io r ni Ind ice d i V ulner ab ilit à al C am b iam ent o C lim at ico Dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura, silvicoltura e pesca Le aree territoriali nelle quali l’uso agricolo - forestale del suolo risulta rilevante e che come risultato dell’analisi presentano un valore aggiunto di agricoltura e pesca nelle economie locali molto elevato, sono quelle che potrebbero risentire maggiormente degli effetti del cambiamento climatico. In generale per la Puglia, la dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura e dalla pesca sembra essere piuttosto significativa, determinando elevati livelli di vulnerabilità. L’elevato valore aggiunto assicurato dal settore agricoltura e pesca rispetto al valore aggiunto complessivo dell’economia dei comuni, evidenzia come la dipendenza del sistema economico da tali settori sia una delle componenti che espone maggiormente il territorio pugliese agli effetti del cambiamento climatico. Il valore aggiunto registrato per le attività produttive in esame, varia in “macroaree di territorio” aventi entità sub-provinciale e facilmente identificabili geograficamente: Capitanata, Gargano, Tavoliere, Daunia, Arco ionico-tarantino, Sud-Est barese. L’economia di queste aree è basata, con distribuzione pressoché omogenea, sulla produzione agricola, come confermano i dati relativi alla superficie agricola utilizzata. La distribuzione dell’indice di vulnerabilità è influenzato dallo sviluppo complessivo dell’economia dei singoli comuni ed appare coerente con le caratteristiche morfologiche, geolitologiche e pedologiche regionali che determinano e condizionano la vocazione produttiva del territorio. Nel 2009, il 38% del territorio regionale, ricadeva nella prima fascia di classificazione con un valore dell’indicatore superiore al 6,14%. Il valore massimo dell’indicatore tocca percentuali che in taluni casi superano il 30%. Solo nove comuni del territorio regionale ricadono invece nella settima fascia di classificazione con valore dell’indicare inferiore allo 0,75%. Si tratta di circa il 4% del territorio regionale.. Le aree rurali con colture ad alto reddito e specializzate ricadono nella terza fascia di classificazione. L’economia dei comuni ricompresi in questa fascia è basata su produzioni che originano in larga misura dalle aree rurali a ridosso della costa. Si osserva che i comuni che presentano i valori più alti dell’indicatore appartengono alla provincia di Foggia (Capitanata) che, tra le province, presenta il dato medio dell’indicatore più elevato (10,37%); i comuni del Tavoliere che presentano il dato maggiore 116 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA risultano Zapponeta, con il valore comunale assoluto più elevato pari a 30,68%, Ordona (27,11%) e Alberona (22,38%). Tutti i comuni del foggiano presentano valori molto elevati di tale indicatore e nessuno mostra valori inferiori a 1,6%, così come quelli della provincia Barletta-Andria-Trani che si attestano su un valore medio pari al 7%. In tale area il comune di S. Ferdinando di Puglia risulta quello con il valore più elevato (21,48%), seguito da Trinitapoli con il 12,91%. Nell’area ionica, in provincia di Taranto, l’indicatore mostra una media del 6%, con valori di punta pari a 15,04% e 13,92%, rispettivamente per i comuni di Palagianello e Palagiano. In provincia di Bari, il valore dell’indicatore mostra una media pari a 4,15% e i valori più elevati sono assunti dai comuni irrigui del Sud-Est barese, Rutigliano e Noicattaro, rispettivamente con 11,69% e 11,56%. Ad esclusione di alcune aree a vegetazione forestale, quali il Gargano ed in parte l’Appennino Dauno, si osserverebbe una corrispondenza tra comuni con valori elevati dell’indice esaminato e distribuzione regionale delle aree agricole irrigue al 2005 (fonte INEA), riportata in fig. 6.6; questo dimostrerebbe come la presenza dell’irrigazione influenzi fortemente la produttività agricola del territorio. I comuni che generano parte rilevante del valore aggiunto attraverso il settore primario sono territori che potenzialmente potrebbero risentire degli effetti negativi indotti dal cambiamento climatico. L’aumento di siccità, associato alla salinizzazione e sodicizzazione dei suoli, al cattivo impiego della risorsa idrica, insieme all’intensificarsi delle piogge in alcuni periodi e ai rischi di esondazioni, potrebbero determinare perdite rilevanti per il settore. Nella tabella 6.3 è riportato il valore aggiunto del settore agricoltura, silvicoltura e pesca su base provinciale insieme alla percentuale dei comuni ricadenti in ciascuna fascia di appartenenza. Le province di Foggia, Taranto e Barletta – Andria - Trani sono quelle che hanno il maggior numero di comuni che ricadono nella fascia più alta. Tabella 6.3 Regione Puglia - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca per provincia (%) Province Bari BAT Brindisi Foggia Lecce Taranto Comuni (n) 41 10 20 61 97 29 Fasce di classificazione Prima 6,14 19,5 40,0 20,0 78,7 5,2 41,4 Seconda 3,97 - 6,14 17,1 20,0 35,0 13,2 9,3 17,2 Terza 2,79 - 3,97 24,4 20,0 30,0 4,9 18,5 13,8 Quarta 1,98 - 2,79 12,2 10,0 5,0 1,6 23,7 13,8 Quinta 1,33 - 1,98 14,6 10,0 5,0 1,6 26,8 3,5 Sesta 0,75 - 1,33 7,3 0,0 0,0 0,0 10,3 10,3 Settima < 0,75 4,9 0,0 5,0 0,0 6,2 0,0 Risulta particolarmente significativo il dato relativo alla provincia di Foggia in cui circa l’80% dei comuni evidenzia una forte dipendenza del sistema economico locale dal settore agricolo. I fenomeni derivanti dai cambiamenti climatici in tali aree potrebbero determinare impatti rilevanti non solo dal punto di vista ambientale ma anche dal punto di vista economico. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 117 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Figura 6.4 Regione Puglia - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca per provincia (%) 90 78 ,7 80 70 60 50 4 1,4 4 0 ,0 3 5,0 40 3 0 ,0 20 2 6 ,8 2 3 ,7 2 4 ,4 30 19 ,5 17,1 2 0 ,0 2 0 ,0 14 ,6 12 ,2 7,3 4 ,9 10 2 0 ,0 18 ,5 13 ,2 10 ,0 10 ,0 5,0 5,0 0 ,00 ,0 5,0 4 ,9 0 ,0 1,6 1,6 10 ,3 6 ,2 9 ,3 5,2 17,2 13 ,8 13 ,8 0 ,00 ,0 10 ,3 3 ,5 0 ,0 0 B ar i BAT P r i m a F as ci a S eco nd a f as ci a B r i nd i s i T er z a f as ci a F o g g ia Q uar t a f as ci a Lecce Q ui nt a f as c i a T ar ant o S es t a f as ci a S et t i m a f as ci a In relazione alla estensione del territorio, significativo appare anche il dato relativo alla provincia di Taranto in cui circa il 55% del territorio risulta a vocazione agricola o di pesca. Il territorio con una maggiore differenziazione economica e produttiva sembrerebbe quello della provincia di Lecce. Tabella 6.4 Regione Puglia - Territorio provinciale per fascia di appartenenza (%) Province Bari BAT Brindisi Foggia Lecce Taranto Estensione (Km2) 3.863 1.542 1.860 7.007 2.799 2.466 Fasce Prima 6,14 10,7 31,3 8,7 68,7 8,6 53,4 Seconda 3,97 - 6,14 15,9 21,7 38,9 15,3 2,8 11,3 Terza 2,79 - 3,97 25,7 30,7 19,4 5,0 15,9 3,3 Quarta 1,98 - 2,79 21,3 9,6 2,9 3,7 18,5 6,4 Quinta 1,33 - 1,98 20,5 6,7 12,2 7,3 24,1 12,2 Sesta 0,75 - 1,33 2,0 0,0 0,0 0,0 10,0 13,4 Settima < 0,75 3,9 0,0 17,8 0,0 12,0 0,0 Tabella 6.5 Regione Puglia - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca – Comuni in prima fascia Comune Zapponata Ordona Alberona San Ferdinando di Puglia Cagnano Varano Orta Nova Stornara Carpino Stornarella Ascoli Satriano Provincia FG FG FG BAT FG FG FG FG FG FG Valore Aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca (% ) 30,7 27,1 22,4 21,5 19,1 17,7 17,6 17,5 15,7 15,4 I comuni pugliesi con i valori più elevati, ricadenti in prima fascia (tabella 6.5), si concentrano nella provincia di Foggia. Dipendenza del sistema economico locale dal turismo Al fine di rilevare la dipendenza del sistema economico locale dalle attività legate al turismo è stato 118 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA considerato il numero di impiegati in alberghi e ristoranti, misurato a scala comunale attraverso la percentuale di addetti nei servizi connessi al settore turistico sul totale degli impiegati. Nonostante il turismo rappresenti per la regione Puglia un settore economico importante ed in forte crescita, l’analisi non sembra evidenziare una elevata e diffusa dipendenza del sistema socio-economico da tale settore. I territori le cui economie risultano maggiormente dipendenti dal turismo si concentrano nel promontorio del Gargano, nell’Appennino Dauno e nella fascia costiera che dal barese, attraverso il litorale brindisino, giunge fino alle coste salentine, adriatiche e ioniche; lungo l’intera fascia costiera, l’elevato valore dell’indicatore è legato agli stabilimenti balneari che fanno registrare un numero elevato di addetti durante la stagione estiva. Dall’osservazione dei dati e dalle analisi condotte risulta evidente che gli addetti in attività turistiche hanno un peso quantitativo maggiore non solo nei comuni costieri a vocazione turistica, ma anche nei comuni interni di interesse storico, architettonico e paesaggistico, che godono di un’attrattiva specifica. Sulla restante superficie regionale, l’analisi cartografica evidenzia una omogenea diffusione del livello di dipendenza dei sistemi economici locali dal settore turistico, distribuendo in modo quasi uniforme il grado di vulnerabilità al cambiamento climatico. Nella tabella 6.6 è riportata la percentuale dei comuni che per ogni singola provincia ricade nelle rispettive fasce di classificazione in relazione agli impiegati in alberghi e ristoranti. Si confermano i giudizi espressi in precedenza, in particolare risulta evidente come il territorio delle province di BAT e di Taranto presentino una dipendenza del tutto marginale dal settore (il 90% dei comuni delle province ricadono nella quinta fascia). Tabella 6.6 Regione Puglia – Addetti in alberghi e ristoranti per fasce di classificazione, anno 2001 (%) Fasce di classificazione Comuni (n.) Province Bari BAT Brindisi Foggia Lecce Taranto Prima 5,64 9,8 0,0 5,0 21,3 6,2 0,0 41 10 20 61 97 29 Seconda 5,64 - 4,26 2,4 10,0 10,0 8,2 5,2 0,0 Terza 4,26 - 3,69 4,9 0,0 5,0 4,9 2,1 0,0 Quarta 3,69 - 2,8 9,8 0,0 5,0 16,4 3,1 6,9 Quinta < 2,8 73,2 90,0 75,0 49,2 83,5 93,1 Figura 6.5 Regione Puglia - Addetti in alberghi e ristoranti per fasce di classificazione, anno 2001 (%) 10 0 9 3 ,1 90 90 8 3 ,5 80 75 73 ,2 70 60 4 9 ,2 50 40 30 20 10 2 1,3 9 ,8 2 ,4 4 ,9 9 ,8 10 0 0 0 5 10 5 5 16 ,4 8 ,2 4 ,9 6 ,2 5,2 2 ,1 3 ,1 6 ,9 0 0 0 0 B ar i BAT Pr im a f as cia B r ind is i Seco nd a f as cia F o g g ia T er z a f as cia Lecce Q uar t a f as cia T ar ant o Q uint a f as c ia ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 119 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Se l’osservazione si focalizza sulla superficie territoriale investigata dall’indicatore, risulta ancora più evidente come le attività legate al turismo siano concentrate in una porzione piuttosto ridotta del territorio regionale. Nella tabella 6.7 è riportato il valore percentuale di territorio provinciale per ciascuna delle cinque fasce di classificazione dell’indicatore. Tabella 6.7 Regione Puglia - Territorio provinciale per fasce di classificazione(%) Fasce di classificazione Estensione (Km2) Prima Seconda Terza Quarta Quinta 3.979 1.542 2.129 6.540 2.881 2.466 5,64 7,5 0,0 5,0 16,8 8,5 0,0 5,64 - 4,26 2,3 2,3 8,7 11,6 5,7 0,0 4,26 - 3,69 2,2 0,0 10,7 3,2 0,8 0,0 3,69 - 2,8 10,5 0,0 3,9 12,4 9,6 0,9 < 2,8 77,6 97,7 71,7 56,0 75,4 99,1 Province Bari BAT Brindisi Foggia Lecce Taranto Figura 6.6 Regione Puglia - Territorio provinciale per fasce di classificazione (%) 12 0 9 9 ,1 9 7,7 10 0 77,6 80 75,4 71,7 56 60 40 20 7,5 10 ,5 2 ,3 2 ,2 0 2 ,3 0 0 5 8 ,7 10 ,7 16 ,8 3 ,9 12 ,4 11,6 3 ,2 8 ,5 5,7 9 ,6 0 ,8 0 0 0 0 ,9 0 B ar i BAT Pr im a f as cia B r ind is i Seco nd a f as cia F o g g ia Lecce T er z a f as cia Q uar t a f as cia T ar ant o Q uint a f as c ia Sono le province di Foggia e Lecce ad avere la maggior parte del territorio ricadente nella prima fascia, con una percentuale di addetti più elevata. Seguono, le province di Bari e Brindisi, mentre le province di Taranto e BAT mostrano una totale indipendenza dell’economia dal settore turistico. Tabella 6.8 Regione Puglia - Dipendenza del sistema economico locale dal turismo - Comuni in prima fascia Comune Peschici Mattinata Isole Tremiti Vieste San Giovanni Rotondo Rodi Garganico Otranto San Marco la Catola 120 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE Provincia Lavoratori impiegati in ristoranti, alberghi campeggi (%) FG FG FG FG FG FG LE FG 33,9 33,5 30,3 28,3 24,3 22,3 19,2 13,4 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Orsara di Puglia Alberona Gallipoli Volturino Ischitella Melendugno Chieuti Polignano a Mare Giovinazzo Nociglia FG FG LE FG FG LE FG BA BA LE 12,6 12,5 11,9 9,8 9,6 8,9 8,3 7,9 7,4 7,3 * elenco parziale La percentuale di addetti nelle attività connesse al turismo in Puglia presenta il valore più elevato nel paese costiero di Peschici, nel foggiano, con un valore pari a 33,9% sul totale degli impiegati; seguono altre località costiere come Mattinata, Vieste e le Isole Tremiti. Rilevante come quantità relativa di addetti risulta anche la zona a nord-ovest della provincia di Foggia, in cui Chieuti presenta una valore pari a 8,33% e Lesina 6,31%. Anche alcuni comuni dell’Appenino Dauno presentano un valore elevato dell’indicatore: San Marco La Catola, Orsara di Puglia, Alberona e Volturino. Nel Salento si segnalano i comuni di Otranto (19,2%), Melendugno, Gallipoli, Patù, Porto Cesareo e Salice Salentino, unico comune non costiero. Nel barese si riscontrano valori nettamente più bassi rispetto a quelli precedenti. I comuni per i quali si è riscontrato un valore elevato (7,9%) dell’indicatore sono i comuni costieri di Polignano a Mare e Giovinazzo. Nel brindisino, lungo la costa si segnalano i comuni di Carovigno e Ostuni e nelle aree interne Fasano e Cisternino, in valle d’Itria. Come precedentemente evidenziato poco significativo appare il fenomeno nella provincia BAT ad esclusione di Margherita di Savoia. Risulta dall’osservazione dei dati che gli addetti in attività turistiche hanno un peso quantitativo maggiore non solo nei comuni costieri a vocazione turistica, ma anche nei comuni legati ad un turismo montano e naturalistico quali quelli nel Gargano, nella Daunia o nella Murgia barese e in comuni con un’attrattività di tipo storico-culturale o religioso. Nella provincia di Foggia è stata rilevata una significativa correlazione tra territori comunali con elevati valori dell’indicatore esaminato e le aree di Rete Natura 2000, in particolare i SIC dei Laghi di Lesina, Gargano, Bosco Faeto e Bosco Incoronata. Stessa correlazione si registra rispetto al Parco Nazionale del Gargano. Anche nel brindisino, i comuni con valori più alti hanno sul proprio territorio aree SIC e SIC Mare, quali il SIC “Litorale Brindisino” interessato da più comuni costieri e l’Area Marina Protetta Torre Guaceto, che è anche Riserva Naturale Statale. Nel Salento si riscontra questa correlazione in prossimità delle Cesine e dei Laghi di Alimini, entrambi SIC. E’ evidente e fisiologico che nei comuni in cui si localizzano i principali poli industriali pugliesi, Brindisi e Taranto, le attività turistiche e di conseguenza gli addetti nel settore risultino marginali. Le considerazioni relative alla vulnerabilità al cambiamento climatico nei territori le cui economie dipendono dal settore turistico è misurata attraverso il numero di addetti che vi operano, facendo riferimento alle statistiche ufficiali. Tale analisi non è in grado di tenere nel debito conto la dimensione delle economie sommerse che in molti casi, specie nelle realtà più piccole, potrebbe incidere sul risultato dell’analisi. Evoluzione demografica della popolazione colpita dalle inondazioni L’analisi dell’indicatore utilizzato nella sperimentazione evidenzia che tutti i comuni percorsi da fasce ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 121 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA di inondazione siano interessati da intervalli di variazione negativi o uguali a zero, a dimostrazione di una riduzione della popolazione vulnerabile nell’arco del cinquantennio ricostruito. Tuttavia i comuni esposti al rischio di inondazione risultano più del 75% del totale regionale (199 su un totale di 258). L’estensione comunale complessivamente interessata dal rischio di inondazione risultata pari al 68,72 % dell’intero territorio regionale (19.536,94 kmq). In termini di vulnerabilità territoriale, ovvero come danni derivanti per il sistema economico pugliese (perdita di terreno coltivabile, ecc.), il territorio più esposto risulta quello della provincia di Foggia, con una percentuale di area interessata pari al 23,42% rispetto al territorio regionale, seguita dalle province di Bari (12,43%), Taranto (9,49%), Lecce (9,43%), Brindisi (8,31%) e per ultima Barletta-Adria-Trani (5,64%). Le elaborazioni per la stima della variazione della popolazione soggetta a inondazione hanno distinto, per lo studio del fenomeno, il tessuto urbanizzato dalle aree extra-urbane. Da questo risulterebbe che, pur non essendo previsti incrementi demografici nelle area a rischio, una elevata percentuale della popolazione residente potrebbe subire disagi derivanti da fenomeni di esondazione. Tabella 6.9 Regione Puglia - Popolazione, superficie e comuni localizzati in zone a rischio esondazione Fascia di classificazione Province Terza Bari BAT Brindisi Foggia Lecce Taranto superficie (Km2) 0 441 0 1.381 0 0 abitanti (n.) 0 17.575 0 67.156 0 0 Quarta coabitanti muni (n.) (%) 0 310.786 20,0 165.111 0 122.256 44,3 207.648 0 336.819 0 380.978 superficie (Km2) 1.400 514 675 2.272 1.252 1.188 Quinta comuni (%) abitanti (n.) 43,9 50,0 45,0 29,5 42,3 41,4 693.158 200.332 238.681 374.305 182.248 103.527 superficie (Km2) 1.145 588 1.218 2.887 672 592 Sesta comuni (%) 34,1 30,0 35,0 26,2 19,6 27,6 abitanti (n.) 214.094 0 41.485 0 268.758 91.079 superficie (Km2) 1.434 0 236 0 956 686 La Puglia è costituita da un complesso reticolo idrografico caratterizzato da bacini di una certa estensione, quali ad esempio il bacino dell’Ofanto ed i bacini del Subappennino: Candelaro, Cervaro e Carapelle che versano nell’Adriatico; di ridotta estensione sono i bacini idrografici Lato, Lenne e Tara che tributano nello Ionio. L’Autorità di Bacino della Regione Puglia nell’ambito del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) ha individuato le aree soggette a rischio idraulico ed ha fissato i tempi di ritorno di 30, 200 e 500 anni per la perimetrazione, rispettivamente, delle aree soggette ad Alta Probabilità (AP), Media Probabilità (MP) e Bassa Probabilità (BP) di esondazione. La carta delle “fasce di inondabilità” riporta la perimetrazione delle zone a pericolo di inondazione corrispondenti a diversi tempi di ritorno (figura 6.12). L’analisi ha evidenziato una rilevanza modesta del fenomeno a livello regionale. Tutti i comuni pugliesi risultano classificati in quarta, quinta e sesta fascia con un livello di rischio basso. La popolazione regionale potenzialmente interessata risulta pari a circa 200.000 abitanti, circa il 5% del totale. Il territorio potenzialmente interessato dal rischio esondazione (quarta e quinta fascia) corrisponde al 64,53% dell’intera superficie regionale. L’analisi cartografica evidenzia una diffusione piuttosto omogenea della vulnerabilità in tutta la regione, con una certa sensibilità dei territori a ridosso della zona costiera, in particolare nelle province di Foggia, Bari, BAT e nel golfo di Taranto. A ridosso dell’area 122 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE comuni n. 22,0 0,0 20,0 0,0 38,1 31,0 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA urbana il livello di rischio risulta più accentuato in ragione della presenza, nelle aree interessate da esondazioni, di siti produttivi potenzialmente pericolosi o associati ad una elevata densità abitativa. Di seguito sono illustrati i valori percentuali della popolazione residente nelle aree a rischio di inondazione nel 2001, quale risultato dall’intersezione tra popolazione residente in aree urbanizzate e fasce inondabili. Tabella 6.10 Regione Puglia – Popolazione esposta alle inondazioni Province Popolazione (n.) Residenti in aree interessate da fenomeni di esondazione (n.) Residenti in aree interessate da fenomeni di esondazione (% ) Bari BAT Brindisi Foggia Lecce Taranto 1.148.409 383.018 408.372 641.520 964.282 657.362 41.796 18.800 25.864 57.441 24.124 27.127 3,6 4,9 6,3 9,0 2,5 4,1 Nella zona del Gargano, tra le aree maggiormente esposte per numero di abitanti residenti, si segnalano il comune di Orta Nova, che presenta circa la metà della popolazione vulnerabile a tale rischio (49%); il comune di Manfredonia, attraversato dal fiume Cervaro, con il 33,45% della popolazione residente in aree a rischio. Significativi anche i dati relativi a comuni più piccoli come quello di Panni e Carapelle, rispettivamente con il 37% ed il 34% di popolazione potenzialmente interessata. Nel comune di Foggia, la popolazione esposta risulta il 7% del totale; in quest’ultimo caso si evidenzia come la fascia di inondazione sia localizzata per la maggior parte in territorio extra urbano, interessando pertanto una porzione ridotta di residenti. A sud di Foggia, la popolazione maggiormente vulnerabile risulta quella residente nei nuclei abitativi dei comuni di Margherita di Savoia, Barletta e Andria, con popolazioni esposte pari rispettivamente al 19%, 10% e 6%. Nell’ambito della provincia di Bari, particolarmente interessato dal fenomeno risulta essere il territorio comunale di Bari, collocato in un’area depressa attraversata da un serie di bacini idrografici che dall’altopiano delle Murge convogliano le acque di scorrimento superficiale verso il Mar Adriatico. La particolarità di questo territorio è la presenza di nove lame che lo fendono da nord-ovest a sudest; queste costituiscono dei micro ambienti molto favorevoli all’antropizzazione per la presenza di acqua e di terreni particolarmente fertili, e quindi nel tempo hanno subìto degli interventi antropici e di urbanizzazione non sempre rispettosi dei deflussi naturali. Nel comune di Bari, rispetto alla popolazione residente nelle aree urbanizzate pari a 314.956 nel 2001, 11.606 abitanti risultano esposti a rischio di esondazione. Il comune più vulnerabile, in termini di popolazione esposta al rischio, è quello di Molfetta con il 13% dei residenti interessati; seguono i comuni di Putignano con percentuali di popolazione esposta che si avvicina al 13% e Terlizzi con circa il 10%. Valori elevati, in termini di percentuale di popolazione esposta, si evidenziano anche nel comune di Bitonto, interessato dal Parco Naturale Regionale di Lama Balice. Nella provincia brindisina il comune più esposto è Ostuni con il 22% di popolazione coinvolta, dove le aree di vincolo idrogeologico sono localizzate ad ovest del centro urbano, lungo la scarpata murgiana. Si segnalano anche i comuni di Mesagne e di San Pietro Vernotico che presentano percentuali rispettivamente del 18% e 13% di popolazione esposta. Nel comune di Brindisi l’8% della popolazione residente risulta a rischio esondazione. Nel territorio leccese si segnala il comune di Poggiardo quasi totalmente a rischio con l’85% del totale dei residenti esposti; seguono i comuni di Taurisano con il ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 123 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA 21%, di Aradeo con il 15% e di Maglie con l’11 %. Nel tarantino il comune maggiormente interessato è Avetrana, interamente in area a rischio esondazione, con circa il 98% della popolazione esposta; seguono Palagiano (48,5%), Massafra (16%) e Palagianello (10%). Tabella 6.11 Regione Puglia – Popolazione esposta alle inondazioni per comune Comune Manfredonia Bari Foggia Barletta Orta Nova Molfetta Palagiano Ostuni Avetrana Brindisi Provincia FG BA FG BAT FG BA TA BR TA BR Residenti in aree interessate da fenomeni di esondazione (n. ) 19.305 11.606 10.699 9.350 8.612 8.083 7.482 7.229 7.141 6.910 Residenti in aree interessate da fenomeni di esondazione (%) 33.45 3.66 6.89 10.15 48.75 13 48.50 22 97.70 7.75 In valore assoluto, le province di Foggia e di Bari presentano i dati più preoccupanti: quasi 60.000 abitanti nel foggiano e circa 42.000 nel barese risultano risiedere in aree a rischio esondazione. Tali valutazioni sono confermate dall’esame degli eventi di allagamento che storicamente investono tali aree. Parallelamente all’andamento demografico al 2051, con una decrescita della popolazione, risulterebbe in diminuzione anche il rischio di inondazione, pur con la persistenza del grado di vulnerabilità in alcune aree del territorio regionale. Popolazione residente in zone costiere a rischio di innalzamento del livello del mare A causa dell’aumento del livello del mare e dell’intensificarsi di fenomeni di erosione costiera, il fenomeno del cambiamento climatico potrebbe determinare effetti rilevanti in particolare lungo le aree costiere. Per determinare la vulnerabilità dei territori al rischio di innalzamento del livello del mare è stata calcolata la popolazione effettivamente residente in zone poste al di sotto dei 5 metri sul livello del mare. La cartografia evidenzia come il rischio sia distribuito senza soluzione di continuità lungo le coste pugliesi. Il paesaggio costiero pugliese si presenta, in molti casi, profondamente alterato nei suoi caratteri morfologici e ambientali, a causa delle rilevanti trasformazioni antropiche prodotte negli ultimi decenni. Con l’aumento della popolazione si sono incrementate anche le attività commerciali (aree portuali di Bari, Brindisi e Taranto) e industriali (Taranto e Brindisi), con un aumento dell’urbanizzazione della fascia costiera ed uno sviluppo delle infrastrutture per il trasporto stradale e ferroviario oltre che dei porti e degli approdi. La pianificazione territoriale della fascia costiera dovrà tener conto dei possibili cambiamenti climatici che, nel caso specifico dei litorali, potrebbero determinare un incremento ulteriore dell’attuale trend dell’innalzamento del livello medio mare nei prossimi decenni. La questione è rilevante poiché l’innalzamento determina un naturale arretramento dei litorali sabbiosi e contestualmente un aumento del rischio di inondazione delle aree costiere basse. 124 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA La costa pugliese si estende per circa 985 km ed è costituita per il 29% da spiagge sabbiose, per il 31% da coste rocciose basse, per il 22% da alte falesie e per il 9% da tratti antropizzati. La fascia litoranea ricade in tutte le sei province, interessando il territorio di 68 comuni costieri. L’incidenza del fenomeno potrebbe risultare particolarmente significativa per il territorio della provincia di Foggia, per estensione e per residenti interessati. Meno rilevante appare la vulnerabilità del territorio delle province di Lecce e Brindisi. Tabella 6.12 Regione Puglia - Popolazione, superficie e comuni localizzati in zone con altitudine inferiore a 5 metri s.l.m. Fasce di classificazione Province Bari BAT Brindisi Foggia Lecce Taranto abitanti (n.) 342.451 27.033 0 27.291 4.419 22.146 Prima superficie (Km2) 168 185 0 456 35 189 comuni (%) 4,9 20,0 0,0 6,6 1,0 3,4 abitanti (n.) 129.554 0 0 3.778 25.548 0 Seconda superficie (Km2) 261 0 0 85 117 0 comuni (%) 7,3 0 0 1,6 2,1 0,0 Terza superabitanti ficie (n.) (m2) 0,0 0 0,0 0 89.081 332 62.043 406 2.557 5 202.033 249 Sesta comuni (%) 0,0 0,0 5,0 3,3 1,0 3,4 abitanti (n.) 721.743 159.034 249.996 472.297 556.376 224.305 superficie (Km2) 3.327 1.036 1.368 5.079 1.852 1.277 comuni (%) 85,4 50,0 70,0 78,6 79,4 65,5 L’analisi dei dati relativi all’indicatore “popolazione residente in aree al di sotto dei 5 metri s.l.m.” evidenzia che il comune di Zapponeta risulta interamente sensibile, con il 99% della popolazione residente in un’area al di sotto di 5 metri s.l.m.; segue il comune di Lesina, con il 70% della popolazione esposta a tale rischio. Cifre inferiori come valore assoluto e nell’ordine del 10% della popolazione interessata, si registrano nei comuni di Vieste e Manfredonia, che ricadono nel Parco Nazionale del Gargano. Vulnerabile a tale fenomeno risulta essere in modo particolare il comune di Margherita di Savoia, della provincia BAT, che è anche quello che presenta valori percentuali maggiori in assoluto a livello regionale. Ulteriori criticità sono segnalate in altri comuni della costa adriatica, scendendo verso il litorale barese, come confermano i risultati dell’elaborazione per i comuni di Bari, Mola di Bari e Molfetta. Nel territorio brindisino, le percentuali di popolazione esposta al rischio assumono una rilevanza inferiore e si attestano intorno al 2% del totale. Segnali di criticità emergono in più punti della costa ionica, nel tarantino, in particolare nel comune di Ginosa. Infine occorre segnalare che in alcuni comuni, come Monte Sant’Angelo in provincia di Foggia e Alessano, Gagliano del Capo, Galatone, Tiggiano e Morciano di Leuca nel leccese, pur essendoci zone costiere con quote molto basse, la popolazione esposta risulta tendenzialmente nulla, in quanto i centri abitati sono sorti e sviluppati nell’entroterra. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 125 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Tabella 6.7 Regione Puglia –Popolazione residente in aree costiere < 5 m. sul livello dl mare – Comuni in prima fascia Provincia Popolazione residente in aree costiere <5 metri sul livello del mare (n ) Popolazione residente in aree costiere <5 metri sul livello del mare (% ) Margherita di Savoia BAT 12.585 100 Zapponeta FG 3.010 99,9 Porto Cesareo LE 3.491 79 Lesina FG 4.469 71,1 Vieste FG 5.614 41,8 Trinitapoli BAT 5.519 38,2 Bari BA 75.018 23,7 Ginosa TA 4.651 21 Mola di Bari BA 4.069 15,7 Ischitella FG 593 13 Comune Potrebbe risultare utile un confronto con le analisi sviluppate nel corso della predisposizione del “Piano Stralcio della dinamica delle Coste della Regione Puglia” che ha mappato gli interventi di difesa della costa pugliese realizzati in ciascun comune. Dal confronto si rileva che i comuni costieri dove sono stati effettuati interventi di difesa delle costa più significativi sono quelli per i quali le elaborazioni hanno determinato un grado di vulnerabilità maggiore dell’indicatore investigato (Margherita di Savoia, Bari e Taranto). Invece, nei comuni in cui si evidenzia una densità minore di opere di difesa del litorale associata ad una vulnerabilità elevata riscontrata dallo studio, i risultati potrebbero suggerire ai pianificatori una maggiore attenzione. Territorio a rischio desertificazione Uno dei fenomeni che più frequentemente è considerato conseguenza del cambiamento climatico è quello della desertificazione. Per rappresentare il fenomeno è stato considerato esclusivamente l’indicatore relativo ai giorni di suolo secco annui, verificando per ogni comune la superficie territoriale interessata da fenomeni di siccità dei suoli. L’analisi cartografica in questo caso non aiuta molto nelle valutazioni, dal momento che un gran numero di comuni supera la soglia di rischio di desertificazione assunta come metodo di classificazione. Occorre approfondire attraverso l’osservazione di dettaglio dei dati, per cogliere le necessarie informazioni. Circa l’80,5% del territorio regionale appare essere interessato da valori significativi dell’indicatore: 251 su un totale di 258 comuni presentano al loro interno porzioni di territorio con fenomeni di desertificazione o a potenziale desertificazione, ovvero risultano interessati da un numero di giorni di suolo secco compreso tra 95 e 125 giorni; le uniche aree in cui il fenomeno appare più limitato sono le zone della foresta Umbra, sul promontorio del Gargano, e la zona interna dell’Appennino Dauno, entrambe caratterizzate dalla presenza di complessi boschivi estesi. 126 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Tabella 6.8 Regione Puglia - Popolazione, superficie e comuni localizzati in territori a rischio desertificazione Fascia di classificazione Province Prima Seconda Terza Sesta abitanti (n.) superficie (km2) comuni (%) abitanti (n.) superficie (km2) comuni (%) abitanti (n.) superficie (km2) comuni (%) superficie (km2) comuni (%) Bari 846.572 3.670 87,8 371466 193 12,2 0 0 0,0 0 0,0 BAT 363.071 1.506 90,0 19947 36 10,0 0 0 0,0 0 0,0 Brindisi 267.716 1.528 95,0 119702 332 5,0 0 0 0,0 0 0,0 Foggia 479.695 3.001 26,2 86.318 1.614 27,9 37.452 904 14,8 573 13,1 Lecce 662.706 2.384 72,2 125119 414 27,8 0 0 0,0 0 0,0 Taranto 568.442 2.412 93,1 7142 55 6,9 0 0 0,0 0 0,0 abitanti (n.) 13.852 Anche la zona dell’Alta Murgia presenta valori alquanto elevati dell’indicatore. Nei comuni del Tavoliere, invece, i valori risultano più variabilmente distribuiti, con comuni che vanno da un minimo di 0,35% a un massimo del 27% del territorio interessato da aridità del suolo. Nel leccese e nel basso Salento è facile riscontrare valori percentuali in media più elevati, che si attestano attorno al 20% del territorio. Come popolazione interessata, il fenomeno appare particolarmente significativo nelle province di Bari, Lecce e Taranto. Quanto a superficie di territorio interessata, le province maggiormente colpite risulterebbero quella di Foggia e Bari, mentre le province di Brindisi e di Taranto risulterebbero quelle con il maggior numero di comuni interessati. Tabella 6.15 Regione Puglia – Superficie comunale interessata da desertificazione Comune Provincia Superficie comunale (Km2 ) Superficie comunale interessata da desertificazione (% ) Candela FG 95.21 97.4 Manduria TA 147.60 77.94 Bitetto BA 31.58 75.61 Villa Castelli BR 33.42 94,92 Castri di Lecce LE 12.23 93.57 Alezio LE 17.85 93.79 Francavilla Fontana BR 171.68 91.23 Bitritto BA 17.59 90.31 Binetto BA 16.78 88.2 Sannicola LE 26.06 90.3 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 127 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Il fenomeno impatta significativamente in aree a forte vocazione agricola, come i territori di Candela nel foggiano e di Manduria nel tarantino, ma tutte le province presentano comuni con la quasi totalità del territorio a rischio desertificazione. Il fenomeno sembra interessare in modo indistinto sia i comuni costieri che le aree interne del territorio regionale, costringendo ad azioni immediate per la gestione sostenibile delle risorse idriche, in particolare nelle aree a vocazione agricola, e più in generale per la protezione del suolo. Nonostante la valutazione del fenomeno presenti dei limiti informativi e metodologici relativi alla scelta dell’indicatore utilizzato nell’ambito della sperimentazione, tali valutazioni trovano autorevoli riscontri in studi specifici realizzati sul territorio regionale14 Come confermano diversi studi condotti a livello nazionale e regionale, il fenomeno della desertificazione rappresenta un fattore di esposizione significativo agli effetti dei cambiamenti climatici. I dati sembrano evidenziare una sensibilità diffusa che incide in modo rilevante sulla vulnerabilità del territorio regionale. 14 Per approfondimenti si veda la relazione finale curata dalla Regione Puglia in collaborazione con ARPA Puglia, I.A.M.B., I.N.E.A., CNR-IRSA, sull’ Attuazione sperimentale della nuova direttiva per la protezione del suolo finalizzata alla lotta alla desertificazione in Puglia, in attuazione dell’Accordo di programma del 19 dicembre 2006 tra il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il Comitato Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla Desertificazione e la Regione Puglia 128 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA 7. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN REGIONE SICILIA La vulnerabilità della regione Sicilia agli effetti del cambiamento climatico risulta molto rilevante. Da una prima valutazione dei fattori che determinano la vulnerabilità ai cambiamenti climatici, si possono individuare alcune macro aree regionali che maggiormente sono esposte a tali fenomeni. Risulta evidente una maggiore sensibilità in alcune aree a vocazione naturalistica quali i Parchi dei Nebrodi e delle Madonie o a vocazione agricola, come ad esempio le pianure del trapanese in cui si concentrano coltivazioni per la produzione del vino DOC. Le province più a sud della regione sembrano essere meno vulnerabili con alcune eccezioni come ad esempio il polo industriale di Gela o il comune di Noto del siracusano. I comuni maggiormente vulnerabili, nel caso della Sicilia, non si concentrano esclusivamente lungo la costa ma si distribuiscono in modo piuttosto omogeneo in tutto il territorio regionale anche se si segnalano i valori elevati registrati nelle piccole isole. La media dell’indice di vulnerabilità a livello regionale risulta essere piuttosto elevata, pari a 43,46 collocando la regione nella seconda fascia di classificazione, rispetto ad un valore pari a 56 stimato su scala regionale nell’ambito del report Regions 2020. È da evidenziare la significativa vulnerabilità ai cambiamenti climatici delle aree di Milazzo, Augusta, Priolo e Gela dove si concentrano impianti di trasformazione di prodotti petroliferi e di produzione di energia, aree nelle quali la vulnerabilità climatica si cumula ai rischi ambientali con effetti potenzialmente preoccupanti. In generale, il territorio regionale risulta fortemente vulnerabile agli effetti che cambiamenti climatici potrebbero determinare sui sistemi economici e naturali. Più del 75% del territorio risulta infatti collocato nella prima e seconda fascia di vulnerabilità. I territori provinciali dove sono localizzati i comuni maggiormente esposti ai cambiamenti climatici risultano essere quelli di Trapani (52,76) e di Ragusa (48,81), mentre con un minore grado di esposizione sono le province di Messina (41,21) e Catania (39,62) i cui comuni sembrano meno vulnerabili. Figura 7.1 Regione Siciliana - Indice di vulnerabilità climatica per provincia 60 50 52 ,76 4 6 ,2 2 4 8 ,8 1 4 4 ,2 6 4 3 ,9 2 3 9 ,6 2 40 4 1,2 1 4 4 ,9 8 4 2 ,8 9 30 20 10 A g r ig ent o C alt anisset t a C at ania E nna M essina Paler m o R ag usa Sir acusa T r ap ani ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 129 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Figura 7.2 Regione Siciliana - Vulnerabilità climatica per fascia di classificazione (%) 70 6 2 ,2 60 52 ,5 4 9 ,7 50 40 2 6 ,4 30 19 ,0 2 1,0 17,7 20 17,1 12 ,5 10 5,6 3 ,3 3 ,9 1,3 2 ,7 2 ,9 1,1 0 ,9 0 ,2 0 C o m uni P r i m a F as ci a A b i t ant i S eco nd a f as ci a T er z a f as ci a T er r i t o r i o Q uar t a f as ci a Q ui nt a f as c i a S es t a f as ci a In Sicilia, 84 i comuni su 390, pari a circa il 21,5% dei comuni con il 19,6% della popolazione regionale, totale ricadono nel 30% del territorio collocato in prima fascia di classificazione, con un indice di vulnerabilità climatica molto elevato, superiore a 52,35. Sempre in Sicilia, 191 comuni, pari al 49% del totale e dove risiede il 62% circa della popolazione regionale, sono compresi nel 50% di territorio collocato in seconda fascia con un indice di vulnerabilità climatica compreso tra di 37,12 e 52,35. Infine, 75 comuni pari al 19% circa del totale e dove risiedel’11,4% della popolazione regionale, sono localizzati nel 15,6% di territorio collocato in terza fascia con un indice di vulnerabilità climatica compreso tra 30,34 e 37,11. I rischi derivanti dal cambiamento climatico risultano molto elevati e a conferma di ciò è sufficiente osservare che solo cinque comuni risultano avere un livello di vulnerabilità basso. Gran parte del territorio regionale risulta molto vulnerabile; circa 20.000 km2 di territorio, pari a circa l’80% del totale risulta collocato fra la prima e la seconda fascia di classificazione. Tabella 7.1 Regione Siciliana - Vulnerabilità climatica per comune Fasce di classificazione Comuni (n.) Abitanti (n.) Estensione (Km2) Comuni (%) Abitanti (%) Territorio (%) Prima > 52.35 84 992.277 7.708,9 21,5 19,6 30,0 Seconda 52.35-37.12 191 3.112.055 12.863,5 49,0 61,6 50,0 Terza 37,11 - 30.34 75 576.890 4.016,2 19,2 11,4 15,6 Quarta 30.33 - 25.77 23 204.878 788,3 5,9 4,1 3,1 Quinta 25.76 - 21.42 12 111.859 268,2 3,1 2,2 1,0 Sesta < 21.41 5 53.116 59,4 1,3 1,1 0,2 La rilevanza del fenomeno appare ancora più evidente se si considera che sono più di quattro milioni gli abitanti che risiedono in aree vulnerabili classificate in prima e seconda fascia, pari a circa il 68,7% della popolazione. Solo duecentomila abitanti, pari al 3,8% del totale, risiedono in aree classificate in quinta e seta fascia con livelli di vulnerabilità contenuti. 130 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA L’elenco di seguito riporta i comuni siciliani che fanno registrare una elevata vulnerabilità al cambiamento climatico ed inseriti in prima fascia e quelli che risultano i meno vulnerabili ed inseriti in sesta fascia. L’indice di vulnerabilità calcolato per tutti i comuni siciliani è riportato in allegato. Tabella 7.2 Regione Siciliana - Vulnerabilità climatica dei comuni siciliani Popolazione Lavoratori Superficie di Variazione della residente in impiegati in suolo secco popolazione zone con alristoranti, compresa esposta a rischio titudine infealberghi, camfra 86-159 inondazioni riore a 5 metri peggi giorni (%) s.l.m. (%) (%) (% ) 7,1 -0,04 0,2 92,2 5,7 -1,16 3,5 90,6 7,5 - 3,08 1,4 52,6 13,2 0,00 4,4 78,3 5,9 -0,26 2,4 56,8 15,0 -1,47 1,9 33,3 7,8 -0,05 0,0 85,0 4,9 -0,01 0,7 83,7 6,8 -4,41 28,3 81,4 3,2 -0,36 6,9 42,3 Provincia Valore Aggiunto in Agricoltura Silvicoltura e Pesca (%) Butera Campobello di M. Noto Cefalù Lascari Campofelice di R. Geraci Siculo Menfi Alì Terme Avola CL TP SR PA PA PA PA AG ME SR 13,7 3,8 5,7 1,7 1,7 9,3 8,1 7,7 0,1 5,7 Mascalucia Misterbianco Pagliara Sant’Agata li Batt. Tremestieri Etneo Condrò Floridia Gualtieri Sicaminò San Filippo del M. Villabate CT CT ME CT CT ME SR 0,0 0,0 0,1 0,0 0,0 0,3 0,4 2,2 2,3 2,6 1,5 2,5 0,0 2,1 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 37,3 47,5 47,3 42,1 49,6 16,5 15,9 22,86 22,86 22,86 22,86 22,86 18,86 18,86 ME 0,3 2,8 0,00 0,0 29,3 18,86 ME PA 0,3 0,0 3,0 2,2 0,00 0,00 0,0 0,0 14,2 20,8 18,86 18,86 Comune Indice di Vulnerabilità al cambiamento climatico 72,00 70,29 69,14 68,57 68,57 68,00 68,00 68,00 66,86 65,14 La maggior parte dei comuni con i valori più elevati di vulnerabilità ricadono nella provincia di Palermo anche se tutte le province, ad eccezione di Catania, sono equamente rappresentate. Principalmente nel catanese e nel messinese si concentrano invece i comuni meno sensibili ai fenomeni connessi ai cambiamenti climatici. La vulnerabilità del territorio siciliano al cambiamento climatico è determinata prevalentemente dal valore aggiunto che agricoltura, silvicoltura e pesca assicurano ai sistemi economici locali, insieme alla dipendenza delle economie locali dai redditi assicurati dall’industria turistica. Tuttavia i fenomeni legati alla desertificazione sono quelli che determinano più di ogni altro fattore la vulnerabilità al cambiamento climatico del territorio regionale. Anche per la Sicilia, l’uso talvolta improprio delle risorse idriche e la ridotta disponibilità di acqua, insieme a fenomeni di siccità incidono negativamente sullo sviluppo di alcuni comparti produttivi (turismo) e per altri ne compromettono la produttività (agricoltura). I fenomeni di dissesto idrogeologico legati agli effetti di eventi climatici estremi sono un altro dei fattori che contribuiscono alla vulnerabilità dei territori riducendo il loro grado di attrattività e competitività e condizionando di fatto la localizzazione e la nascita di nuove imprese. La figura di seguito mostra la media della vulnerabilità ai cambiamenti climatici registrata a livello comunale relativamente a ciascun indicatore considerato. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 131 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Figura 7.3 Regione Siciliana – Rilevanza dei fattori nel calcolo della vulnerabilità climatica 10 0 9 1,6 9 90 80 70 56 ,2 6 60 50 4 3 ,4 6 4 0 ,4 4 40 30 20 11,4 9 17,4 4 10 0 V alo r e A g g iunt o in Lav o r at o r i im p ieg at i A g r ico lt ur a, in r is t o r ant i, alb er g hi Silv ico lt ur a e Pes ca cam p eg g i V ar iaz io ne d ella p o p o laz io ne es p o s t a a r is chio ino nd az io ni Po p o laz io ne Sup er f icie d i s uo lo r es id ent e in z o ne co n s ecco co m p r es a f r a alt it ud ine inf er io r e a 8 6 -159 g io r ni 5 m et r i s .l.m . Ind ice d i V ulner ab ilit à al C am b iam ent o C lim at ico Dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura e pesca Analizzando la vulnerabilità di ciascun comune determinata dalla dipendenza dei sistemi economici locali da agricoltura, silvicoltura e pesca, misurato attraverso la rilevazione del valore aggiunto che i settori assicurano, emerge un quadro omogeneo in cui tutte le province sembrano essere interessate dal fenomeno. In generale, si registra una maggiore dipendenza dal settore primario ed una più accentuata vulnerabilità per i comuni dell’entroterra dell’isola a vocazione agricola, localizzati prevalentemente nelle province di Enna, Siracusa, Ragusa e Trapani. I comuni costieri del siracusano e del trapanese si caratterizzano per avere economie locali dipendenti in modo significativo, se non esclusivo, dal settore della pesca. I territori con una elevata dipendenza delle economie locali dall’agricoltura e dalla pesca si concentrano principalmente nell’area sud-orientale dell’isola, nell’area dell’agrigentino e in alcune aree interne. Le province di Trapani, Enna e Caltanisetta sono quelle con il maggior numero di comuni che ricadono nella fascia più alta. Si tratta principalmente di quelle aree del territorio che il PSR 2007-2013 della Regione ha classificato come aree agricole rurali con problemi di sviluppo o di aree rurali intermedie. Molto spesso caratterizzate dalla presenza di valori naturalistici tipici delle montagne e colline rurali, le aree rurali con problemi complessivi di sviluppo rappresentano le aree meno densamente popolate della regione (76,6 ab*km2), caratterizzate da una riduzione della popolazione nell’ultimo decennio. Queste aree,pur rappresentando in termini demografici appena il 15% della popolazione regionale, occupano in termini di estensione territoriale quasi il 39% della superficie regionale e sembrano dipendere fortemente dal punto di vista del sistema economico dal settore agricolo. La dipendenza dei sistemi economici locali dal settore appare fortemente concentrata in alcune porzioni di territorio regionale. La carta tematica e l’analisi dei dati riportati nelle tabelle seguenti, evidenzia che circa il 14% del territorio regionale ricade nella prima fascia di classificazione. Si tratta in totale di 37 comuni nei quali risiede circa il 5% della popolazione regionale. Nella tabella 7.3 è riportato il valore aggiunto del settore agricoltura, silvicoltura e pesca su base provinciale insieme alle fasce di classificazione. In tutte le province eccetto quella di Ragusa, si registra la presenza di con comuni che ricadono nella fascia più alta. 132 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Tabella 7.3 Regione Siciliana - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca per provincia (%) Fasce di classificazione Comuni (n.) Province Agrigento Caltanissetta Catania Enna Messina Palermo Ragusa Siracusa Trapani Seconda 3,97 6,14 4,7 0,0 0,0 20,0 2,8 7,3 16,7 33,3 0,0 Prima 6,14 43 22 58 20 108 82 12 21 24 11,6 13,6 12,1 15,0 3,7 7,3 0,0 9,5 29,2 Terza 2,79 - 3,97 9,3 0,0 13,8 25,0 4,6 4,9 33,3 14,3 8,3 Quarta 1,98 2,79 18,6 13,6 5,2 20,0 4,6 6,1 8,3 0,0 8,3 Quinta 1,33 - 1,98 Sesta 0,75 - 1,33 Settima < 0,75 16,3 27,3 15,5 0,0 3,7 28,0 41,7 0,0 12,5 0,0 0,0 10,3 0,0 11,1 11,0 0,0 0,0 12,5 39,5 45,4 43,1 20,0 69,4 35,4 0,0 42.9 29,2 Nelle province della Sicilia interna, quelle di Agrigento, Caltanissetta, Catania (esclusi i comuni costieri) ed Enna si concentrano più del 50% di comuni classificati in prima fascia di vulnerabilità a causa della dipendenza del sistema economico ai settori dell’agricolura e della silvicoltura. Figura 7.4 Regione Siciliana - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca per provincia (%) 80 6 9 ,4 70 60 4 5,4 50 4 3 ,1 40 3 5,4 2 7,3 30 1 8 ,6 1 6 ,3 20 1 1 ,6 10 1 3 ,6 1 2 ,1 9 ,3 1 3 ,8 1 5,5 0 ,0 0 ,0 0 ,0 0 ,0 2 9 ,2 2 0 ,0 1 6 ,7 1 1 ,1 5,2 0 ,0 3 3 ,3 2 9 ,2 1 5,0 1 0 ,3 4 ,7 3 3 ,3 2 8 ,0 2 5,0 2 0 ,02 0 ,0 1 3 ,6 4 2 ,9 4 1 ,7 3 9 ,5 0 ,0 0 ,0 4 ,6 4 ,6 3 ,7 3 ,8 2 ,8 1 1 ,0 1 4 ,3 0 ,0 1 2 ,5 1 2 ,5 9 ,5 8 ,3 7,37,3 6 ,1 4 ,9 0 ,0 0 ,0 8 ,3 8 ,3 0 ,0 0 ,0 0 ,0 0 ,0 0 A g r i g ent o C al t ani s s et t a P r i m a F as ci a C at ani a S eco nd a f as ci a E nna T er z a f as ci a M es s i na Q uar t a f as ci a P al er m o Q ui nt a f as c i a R ag us a S es t a f as ci a S i r acus a T r ap ani S et t i m a f as ci a Se si osservano i dati relativi al territorio, la provincia maggiormente interessata risulta quella di Caltanisetta, mentre quella di Ragusa conferma una certa differenziazione delle attività economiche. Gli abitanti che risiedono nei comuni che ricadono nella prima e seconda fascia di classificazione sono più di 500.000 anche se occorre sottolineare che più del 60% della popolazione risiede in comuni i cui sistemi economici sono poco dipendenti dal settore dell’agricoltura e dalla pesca. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 133 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Tabella 7.4 Regione Siciliana - Territorio provinciale per fascia di classificazione (%) Province Estensione (Km2) Agrigento Caltanissetta Catania Enna Messina Palermo Ragusa Siracusa Trapani 3.042 2.128 3.551 2.561 3.245 4.992 1.613 2.108 2.466 Prima 6,14 14,3 30,9 21,7 13,8 11,6 12,3 0,0 3,1 18,6 Seconda 3,97 6,14 4,3 0,0 0,,0 28,7 2,3 9,8 15,3 43,5 0,0 Fasce di classificazione Terza Quinta Quarta 2,79 1,33 1,98 - 2,79 3,97 1,98 9,0 27,5 10,5 0,0 19,4 15,5 17,4 10,9 24,6 21,2 16,4 0.0 12,5 3,3 2,3 3,2 7,1 27,4 34,5 6,3 43,9 21,2 0,0 0,0 11,2 5,3 16,7 Sesta 0,75 1,33 0,0 0,0 3,7 0,0 13,4 10,7 0,0 0,0 22,8 Settima < 0,75 34,3 34,2 21,7 19,9 54,7 29,4 0,0 32,2 25,4 I comuni siciliani che hanno mostrato una spiccata dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura e dalla pesca e classificati in prima fascia sono riportati di seguito. Tabella 7.5 Regione Siciliana - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca – Comuni in prima fascia Comune Butera Riesi Camastra Naro Castell’Umberto Tortorici Caronia San Fratello Mazzarino San Cono Provincia CL Cl AG AG ME ME ME ME CL CT Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca (%) 13,7 13,7 12,3 12,3 11,2 11,2 10,1 10,1 10,0 10,0 I dati relativi alla percentuale del valore aggiunto nel settore evidenziano una certa differenziazione economica e produttiva della regione che, in diverse aree del territorio, non sembra presentare elevati livelli di criticità relativamente a tale aspetto. In nessun comune il settore pesa più del 14% sul totale del valore aggiunto. A meno di alcune aree interne in particolare nella provincia di Enna, di Messina, di Trapani e di Agrigento, nelle zone costiere i sistemi economici locali appaiono maggiormente differenziati e legati ad altri settori importanti come il turismo, la produzione energetica, il comparto manifatturiero ed in alcuni poli della ICT. Dipendenza del sistema economico locale dal turismo L’analisi della componente turistica e delle attività economiche ad essa connesse restituisce un quadro regionale sufficientemente coerente con le naturali vocazioni dei diversi territori. La percentuale di occupati nel settore turistico, rispetto al totale degli occupati a livello comunale, identifica le aree potenzialmente sensibili alle variazioni dei reddito legate all’andamento dei flussi turistici. Ancora una volta le aree potenzialmente più sensibili sembrano essere le aree interessate dai grandi parchi naturali de Nebrodi e delle Madonie, le aree del trapanese con i loro importanti poli turistici quali San Vito lo Capo e le Isole Egadi. La sensibilità al turismo sembra interessare maggiormente le province più a 134 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA nord della regione ed è meno sentita al sud. Questa lieve difformità è da imputare principalmente alla dotazione infrastrutturale della regione che ha facilitato le connessioni sull’asse est-ovest (Messina, Palermo, Trapani) ed il conseguente aumento dell’attività turistica dei poli ad esso associati. Le province più a sud dell’isola, invece, benché abbiano una spiccata valenza naturalistica e storico culturale, sono rimaste parzialmente escluse dai grossi flussi turistici (ed economici), spesso di carattere stagionale. La parziale esclusione ha certamente consentito di preservare la qualità ambientale e paesaggistica ma, al contempo, non ha favorito lo sviluppo socio-economico di alcuni territori della regione comunque caratterizzati dalla presenza di importanti attrattori naturali e culturali. La regione siciliana presenta una situazione estremamente variegata. Alcuni comuni, distribuiti in modo piuttosto uniforme nel territorio presentano una elevata dipendenza dal settore turistico risultando quindi potenzialmente molto vulnerabili ai fenomeni connessi al cambiamento climatico. Nella tabella 7.6 è riportata la percentuale dei comuni che per ciascuna provincia ricadono nelle rispettive fasce di classificazione definite in base alla percentuale degli impiegati in alberghi e ristoranti. Le province che hanno economie locali meno dipendenti dal settore turistico risultano essere quelle di Catania e Caltanisetta, rispettivamente con quasi il 70 e il 60% dei comuni in quinta fascia di classificazione. Anche la provincia di Enna risulta poco esposta, mentre nelle altre province siciliane si registrano dati più significativi in termini di sviluppo del settore e di dipendenza dei sistemi economici. Tabella 7.6 Regione Siciliana - Addetti in alberghi e ristoranti per fasce di classificazione, anno 2001 (%) Province Agrigento Caltanissetta Catania Enna Messina Palermo Ragusa Siracusa Trapani Comuni (n.) 43 22 58 20 108 82 12 21 24 Prima 5,64 4,3 5,2 9,6 1,7 14,4 12,4 6,7 6,5 12,6 Seconda 5,64 - 4,26 17,8 4,9 4,3 12,7 10,9 1,4 14,4 5,1 9,1 Fasce di classificazione Terza Quarta 3,69 4,26 - 3,69 - 2,8 24,5 26,3 14,7 15,2 10,7 7,8 5,1 36,9 7,2 50,0 5.0 58.6 0,0 64,4 43,8 17,1 20,1 39,5 Quinta < 2,8 27,2 59,9 67,6 43,6 17,4 22,3 14,5 27,5 18,7 Come evidenzia la figura 7.8, la provincia maggiormente vulnerabile, con una significativa dipendenza del sistema economico dal turismo risulta essere quella di Messina, seguono Trapani e Palermo. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 135 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Figura 7.5 Regione Siciliana - Addetti in alberghi e ristoranti per fasce di classificazione, anno 2001 (%) 80 6 7,6 70 6 4 ,4 59 ,9 58 ,6 60 50 ,0 50 4 3 ,6 3 9 ,5 2 7,5 2 7,2 2 4 2,56 ,3 30 2 2 ,3 17,8 20 10 4 3 ,8 3 6 ,9 40 4 ,3 15,2 14 ,7 5,24 ,9 9 ,6 10 ,7 7,8 4 ,3 12 ,7 1,7 5,1 14 ,4 10 ,9 7,2 17,4 14 ,4 12 ,4 6 ,7 1,40 ,2 17,1 14 ,5 6 ,55,1 2 0 ,1 18 ,7 12 ,6 9 ,1 0 ,0 0 A g r i g ent o C al t ani s s et t a C at ani a Pr i m a F as ci a E nna Seco nd a f as ci a M es s i na Pal er m o T er z a f as ci a R ag us a Si r acus a Q uar t a f as ci a T r ap ani Q ui nt a f as c i a Se l’osservazione viene condotta sulla dimensione territoriale, la provincia con la porzione di territorio maggiormente sensibile risulta quella di Messina seguita da Siracusa e Caltanisetta. Tabella 7.7 Regione Siciliana - Territorio provinciale per fasce di classificazione (%) Province Agrigento Caltanissetta Catania Enna Messina Palermo Ragusa Siracusa Trapani Estensione (Km2) 3.042 2.128 3.551 2.561 3.245 4.992 1.613 2.108 2.466 Fasce di classificazione Prima 5,64 5,5 21,1 7,4 2,4 30,2 17,7 13,9 28,9 17,4 Seconda 5,64 - 4,26 20,8 4,2 3,2 14,1 15,5 7,5 9,5 5,5 10,1 Terza 4,26 - 3,69 18,1 9,2 34,3 10,4 10,6 21,8 0,0 22,0 12,3 Quarta 3,69 - 2,8 10,5 7,7 9,2 35,3 24,3 14,1 65,6 18,8 38,6 Quinta < 2,8 45,1 57,8 45,8 37,8 19,4 38,9 11,0 24,9 21,7 Le province di Agrigento e Enna sembrano quelle meno dipendenti dal settore turistico. A differenza dell’altra variabile socio-economica considerata (dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura e dalla pesca), in questo caso la fotografia della regione risulta maggiormente diversificata. 136 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Figura 7.6 Regione Siciliana – Territorio provinciale per fasce di classificazione (%) 6 5,6 70 57,8 60 50 4 5,8 4 5,1 40 3 8 ,9 3 7,8 3 5,3 3 4 ,3 3 8 ,6 3 0 ,2 30 20 2 0 ,8 18 ,1 10 ,5 10 5,5 2 1,1 9 ,27,7 4 ,2 2 8 ,9 2 4 ,3 7,4 3 ,2 9 ,2 14 ,1 10 ,4 15,5 10 ,6 19 ,4 2 1,8 17,7 14 ,1 7,5 2 ,4 13 ,9 9 ,5 2 4 ,9 22 18 ,8 17,4 2 1,7 12 ,3 10 ,1 11 5,5 0 0 A g r ig ent o C alt anis s et t a Pr im a f as cia C at ania E nna Seco nd a f as cia M es s ina T er z a f as cia Paler m o R ag us a Sir acus a Q uar t a f as cia T r ap ani Q uint a f as c ia L’osservazione del grafico evidenzia una maggiore polarizzazione del territorio regionale. La presenza di alcuni poli di attrazione turistica in cui il sistema economico sembra dipendere in modo rilevante dal settore, si evince dai dati relativi all’indicatore che in alcuni casi fanno registrare percentuali di addetti nel turismo superiori al 25%. In particolare nella provincia di Messina e Palermo si concentrano alcuni di questi poli turistici, si tratta tuttavia di un turismo spesso di tipo stagionale, legato al mare e di conseguenza molto esposto ai potenziali effetti derivanti dai cambiamenti climatici. Tabella 7.8 Regione Siciliana - Dipendenza del sistema economico locale dal turismo - Comuni in prima fascia* Comune Pollina Giardini-Naxos Letojanni Taormina Castelmola Sant’Alessio Siculo San Vito Lo Capo Cefalà Diana Aci Castello Terrasini Isnello Gioiosa Marea Roccafiorita Leni Santa Cristina Gela Provincia Lavoratori impiegati in ristoranti, alberghi campeggi (%) PA ME ME ME ME ME TP PA CT PA PA ME ME ME PA 34,5 33,8 33,3 32,5 23,1 18,6 18,3 17,5 16,9 16,6 16,4 16,3 16,1 15,3 15,1 * elenco parziale Le analisi condotte relative al numero di addetti in attività turistiche fanno registrare una incidenza significativa del settore nei comuni costieri a vocazione turistica e nelle isole minori. Una rilevanza più contenuta si registra nei territori interni dove sono in corso iniziative di valorizzazione a fini turistici delle aree naturali e dei parchi. Nei poli urbani l’incidenza delle attività turistiche sulle economi urbane ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 137 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA sembra marginale, nonostante la la presenza di numerosi e significativi attrattori storico-culturali e paesaggistici. In Sicilia, la percentuale di addetti nel settore del turismo presenta il valore più elevato nel paese di Pollina in provincia di Palermo con 34,4% sul totale. Tra gli altri comuni, si segnala la dipendenza del sistema economico locale dal turismo di Taormina (32,5%) e di alcuni comuni limitrofi quali Letojanni (33,3%), Castelmola (23,1%) Giardini – Naxos (33,8%). Nel catanese si registrano valori nettamente più bassi, il comune con maggiore vulnerabilità determinata dalla dipendenza dell’economia dal turismo è Aci Castello con il 16,9% dei lavoratori impiegati nel settore turistico. Le province di Agrigento, Trapani, Enna e Caltanissetta hanno territori con economie caratterizzate da un basso grado di dipendenza del turismo. A differenza di altre regioni del Mezzogiorno, per la Sicilia non si registra una chiara sovrapposizione tra comuni ricompresi nelle aree della Rete Natura 2000 e nei parchi regionali e la dipendenza delle economie di quei territori dal turismo. Le considerazioni relative alla vulnerabilità al cambiamento climatico determinata dei territori le cui economie dipendono dal settore turistico è misurata attraverso il numero di addetti che vi operano, facendo riferimento alle statistiche ufficiali. Tale analisi non è in grado di tenere nel debito conto la dimensione delle economie sommerse che in molti casi, specie nelle realtà più piccole, risultano prevalenti. Evoluzione demografica della popolazione colpita dalle inondazioni La polarizzazione del territorio regionale appare evidente anche se l’analisi si focalizza su elementi e fenomeni maggiormente legati alle caratteristiche dei sistemi naturali e ambientali. L’analisi dello scenario relativo alla popolazione potenzialmente esposta ai fenomeni di esondazione e la sua evoluzione al 2050, restituisce un quadro controverso. I fenomeni idraulici legati ad eventi catastrofici con tempi di ritorno fino a 300 anni, possono interessare una buona parte del territorio generando rischi anche grandi per la popolazione residente in alcune aree in funzione del tirante idrico accoppiato all’onda di piena (si considerano tiranti idrici anche superiori ai 2 m). Nonostante la cronaca nel recente passato abbia portato all’attenzione dell’opinione pubblica pù volte il territorio siciliano per eventi drammatici dovuti a fenomeni di esondazione e dissesto idrogeologico, l’analisi non restituisce dati eccessivamente allarmanti. Le cause sono da ricerca sia nella distribuzione geografica delle aree urbane, spesso interessate dal fenomeno solo nei tratti di foce fluviale, sia per le caratteristiche del reticolo reticolo idrografico e per le entità dei volumi di fluidi accoppiati ai fenomeni di esondazione. Complessivamente le province più ad ovest della regione sembrano maggiormente interessate dalla vulnerabilità determinata dal rischio esondazione; questo scenario, se pur da interpretare in funzione delle variazioni demografiche ipotizzate sul territorio fino al 2050, in alcuni casi sembra contrastare con la distribuzione geografica dei grossi bacini idrografici regionali. 138 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Tabella 7.9 Regione Siciliana - Popolazione, superficie e comuni localizzati in zone a rischio esondazione Fasce di classificazione Province Agrigento Caltanissetta Catania Enna Messina Palermo Ragusa Siracusa Trapani Prima superabitanti ficie (n.) (km2) 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 comuni abitan(%) ti (n.) 0,0 0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0 0 0 0 0 0 0 0 Seconda superficie (km2) 0 0 0 0 0 0 0 0 0 comuni abitan(%) ti (n.) 0,0 12.730 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 24.761 4.726 13.954 0 7.159 73.743 0 12.929 Terza superficie (Km2) 327,7 comuni (%) 11,6 Sesta superfiabitanti cie comuni (n.) (km2) (%) 131.463 962,3 44,19 472,2 102,6 84,0 0,0 443,3 441,8 0,0 238,3 13,6 1,7 5,0 0,0 3,7 8,3 0,0 12,5 57.931 590.966 93.691 285.939 228.685 241.634 176.146 91.794 348,0 1822,5 1282,0 2172,1 2244,6 1127,9 870,8 722,7 36,36 81,03 60,00 81,48 58,54 83,33 71,43 45,83 La rete idrografica superficiale della regione Siciliana risulta caratterizzata da una grande varietà di morfotipi fluviali, differenziati per condizioni orografiche, termometriche e pluviometriche. Si registra la presenza di pochi bacini significativamente estesi e di numerosi bacini di piccola entità, come si evince dalla carta del reticolo idrografico regionale, di seguito riportata. Dalla analisi dell’indicatore utilizzato nella sperimentazione, si evince che tutti i comuni percorsi da fasce di inondazione, sono interessati da intervalli di variazione negativi o uguali a zero, il che fa supporre una progressiva riduzione della popolazione vulnerabile nell’arco del cinquantennio oggetto della ricostruzione. L’analisi dimostra che il numero di comuni esposti al rischio di inondazione supera di poco il 30%. La percentuale dell’estensione territoriale complessivamente interessata dal rischio di esondazione risultata pari al 25% circa rispetto all’estensione regionale totale. In termini di vulnerabilità, sia come popolazione esposta sia come potenziali danni derivanti per il sistema economico regionale, i territori più esposti risultano quelli delle province di Agrigento e Palermo, con una area interessata pari rispettivamente a circa il 21% e il 16% del totale Tabella 7.10 Regione Siciliana – Popolazione esposta alle inondazioni Province Agrigento Caltanissetta Catania Enna Messina Palermo Ragusa Siracusa Trapani Abitanti (n.) Residenti in aree interessate da fenomeni di esondazioni (n. ) Residenti in aree interessate da fenomeni di esondazioni (% ) 454.002 271.729 1.090.101 172.485 653.737 1.249.577 318.549 404.271 436.624 34.984 7.189 5.627 574 23.369 67.598 18 8.433 7.976 7,7 2,6 0,5 0,3 3,6 5,4 0,0 2,1 1,8 La provincia meno sensibile a tali fenomeni risulta quella di Ragusa con una percentuale trascurabile di territorio potenzialmente interessato. In termini asoluti la provincia maggiormente esposta dal punto di vista della popolazione residente in aree a rischio risulta essere quella di Palermo con quasi 70.000 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 139 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA abitanti le cui abitazioni ricadono in aree a rischio esondazione. Anche la provincia di Agrigento risulta molto vulnerabile con circa 35.000 abitanti esposti, pari a quasi l’8% del totale dei residenti. L’analisi evidenzia una situazione di criticità in alcuni comuni importanti della regione come Palermo e Messina mentre in alcuni piccoli comuni dell’isola la percentuale dei residenti in aree a rischio tocca il 50% del totale come nel caso di Vallelunga Pratameno nella provincia di Caltanisetta, Altofonte e Borgetto nel palermitano. Tabella 7.7 Regione Siciliana – Popolazione esposta alle inondazioni per comune Comune Palermo Canicatti’ Messina Licata Altofonte Borgetto Noto Palma di Montechiaro Capo d’Orlando Vallelunga Pratameno Provincia Residenti in aree interessate da fenomeni di esondazione (n.) Residenti in aree interessate da fenomeni di esondazione (%) PA AG ME AG PA PA SR AG ME CL 34.631 11.249 10.227 8.387 7.914 5.024 4.826 4.327 4.007 3.845 4,8 26,2 3,9 18,1 46,3 44,6 17,3 16,7 24,0 50,0 Popolazione residente in zone costiere a rischio di innalzamento del livello del mare A causa delle caratteristiche morfologiche della regione Siciliana, un altro aspetto potenzialmente rilevante ai fini della vulnerabilità al cambiamento climatico è misurare il numero di abitanti potenzialmente coinvolti in fenomeni di innalzamento del livello del mare. La Sicilia, essendo interamente circondata dai mari, ha un livello di rischio più elevato delle altre regioni oggetto di sperimentazione sia in termini di superficie territoriale potenzialmente interessata sia di popolazione coinvolta. L’utilizzo dei dati ISTAT a scala censuaria ha permesso una stima affidabile dei danni potenziali in termini di popolazione coinvolta evidenziando come alcune province, come ad esempio Trapani, Messina e Siracusa, risultino fortemente esposte al rischio di innalzamento del mare e di erosione costiera. In particolare, gran parte dei comuni del messinese sono localizzati in area costiera a causa dell’assetto geo-morfologico determinato dalle catene montuose dei Peloritani e dei Nebrodi che attraversano longitudinalmente la provincia. I comuni del trapanese, invece, sono localizzati in sistemi territoriali pianeggianti, non molto al di sopra del livello del mare, ed hanno mantenuto un rapporto diretto con il litorale, sia per vocazione culturale sia per quella economica, fortemente incentrata sulla pesca e sulle attività turistiche legate al mare. I territori della provincia di Siracusa risultano molto esposti principalmente per la presenza di importanti poli industriali (Augusta) ed a causa delle attività e insediamenti antropici connessi. Tra le aree maggiormente a rischio, considerando a parte il caso dell’Isola delle Femmine nel comune di Palermo, troviamo tutti comuni delle province di Trapani, Messina e Siracusa. Significativi alcuni dati relativi a comuni importanti come Augusta e Trapani dove circa il 50% della popolazione risiede in aree al di sotto di 5 metri s.l.m.. Tra i comuni meno estesi si segnalano Milazzo, Olivieri e Scaletta Zanclea nel territorio messinese. Tra le isole si segnala in particolare Favignana con più del 35% dei residenti in aree a rischio innalzamento del livello del mare. 140 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Tabella 7.8 Regione Siciliana - Popolazione, superficie e comuni localizzati in zone con altitudine inferiore a 5 metri s.l.m. Fasce di classificazione Prima superfiabitanti cie (n.) (Km2) Agrigento 6.299 25 Caltanissetta 0 0 Catania 18.031 9 Enna 0 0 Messina 89.695 166 Palermo 7.336 4 Ragusa 19.234 15 Siracusa 38.357 125 Trapani 157.710 554 comuni (%) 2,3 0,0 1,7 0,0 13,9 1,2 8,3 9,5 13,0 Seconda superabitanti ficie (n.) (Km2) 56.343 204 0 0 14.981 13 0 0 296.374 408 15.539 27 0 0 155.677 280 87.749 367 comuni (%) 4,7 0,0 1,7 0,0 10,2 3,7 0,0 9,5 8,7 abitanti (n.) 0 77.360 307.322 0 73.798 685.168 36.501 0 46.628 Terza superficie (Km2) 0 278 219 0 172 240 179 0 321 comuni (%) 0,0 4,5 3,4 0,0 5,6 4,9 16,7 0,0 21,7 abitanti (n.) 218.888 189.377 681.373 172.485 119.858 345.395 45.196 121.161 47.225 Sesta superficie (Km2) 1.918 1.553 3.231 2.561 1.973 4.382 291 752 687 comuni (%) 72,1 90,9 87,9 100 56,5 76,8 33,3 57,1 39,1 L’osservazione dei dati e l’analisi cartografica conferma le valutazioni precedenti. Nella provincia di Trapani sono più di 150.000 i residenti in aree a rischio e la superficie territoriale interessata supera i 550 km2. Anche l’area del messinese, del catanese e del siracusano risultano fortemente sensibili al rischio con complessivamente circa 150.000 abitanti potenzialmente interessati. Nella parte orientale e sud-orientale dell’isola i rischi sembrano più concentrati in alcuni comuni rispetto all’area del trapanese in cui la vulnerabilità del territorio appare maggiormente diffusa e omogenea. Naturalmente meno esposte risultano le aree interne e quindi le province di Enna e Caltanisetta. Tabella 7.13 Regione Siciliana –Popolazione residente in aree costiere < 5 m. sul livello dl mare – Comuni in prima fascia Comune Trapani Palermo Messina Augusta Milazzo Siracusa Marsala Catania Mazara del Vallo Pozzallo Provincia TP PA ME SR ME SR TP CT TP RG Popolazione residente in aree costiere <5 metri sul livello del mare (n.) 33.175 26.546 20.359 17.748 15.621 15.522 12.714 12.431 4.768 3.889 Popolazione residente in aree costiere <5 metri sul livello del mare (% ) 47,0 4,0 8,4 51,4 47,9 12,5 15,4 4,2 9,3 20,2 In termini assoluti rispetto al numero di abitanti effettivamente interessati, risulta piuttosto rilevante il rischio anche nel Comune di Palermo e di Messina, oltre al già richiamato caso di Trapani e Augusta. In conclusione è possibile affermare che il rischio derivante dall’innalzamento del livello del mare sul territorio regionale appare piuttosto rilevante. Circa l’8% del totale degli abitanti della regione risiede infatti in aree al di sotto dei 5 metri s.l.m. Si tratta di più 200 mila unità con le relative strutture residenziali e infrastrutture di servizio potenzialmente interessate. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 141 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Territorio a rischio desertificazione Il fenomeno che maggiormente sembra incidere sulla definizione della vulnerabilità del territorio regionale al cambiamento climatico è il rischio desertificazione che, come è possibile rilevare attraverso l’analisi cartografica, interessa l’intero territorio dell’isola. L’analisi cartografica in questo caso non aiuta nelle valutazioni dal momento che una gran numero di comuni supera la soglia di rischio di desertificazione assunta come metodo di classificazione. Occorrerà approfondire attraverso l’osservazione di dettaglio dei dati relativi all’indicatore per cogliere le informazioni di maggior dettaglio necessarie. Il fenomeno della desertificazione in Sicilia è stato oggetto di diversi approfondimenti e studi. Nell’isola, il fenomeno della desertificazione rappresenta una delle maggiori forme di degrado del suolo in cui si registra la riduzione o la perdita della produttività biologica ed economica della terra, dovuta sia a cause naturali sia antropiche (fenomeni di urbanizzazione e di abbandono del territorio, pratiche agricole non idonee, uso irrazionale delle risorse idriche, sovrapascolo, ecc.). La regione Siciliana nel 2002 ha pubblicato, nell’ambito del progetto Interreg II.C MEDOCC Rete Lab, una “Metodologia per la redazione di una carta in scala 1:250.000 delle aree vulnerabili al rischio di desertificazione in Sicilia” e successivamente, ha adottato, con D.D.G. n. 908 del 24 luglio 2003 del Dipartimento Territorio ed Ambiente, la “Carta della Vulnerabilità al rischio di desertificazione in Sicilia”. I suoli regionali sono caratterizzati da una più o meno accentuata vulnerabilità ai principali processi di degrado rappresentati da: erosione, diminuzione della sostanza organica, salinizzazione, compattazione e contaminazione locale e diffusa che in ambiente mediterraneo favoriscono la desertificazione dei suoli. La Sicilia è una delle regioni del Mediterraneo maggiormente soggetta al rischio di desertificazione, con circa il 50% del territorio regionale classificato a rischio medio e medio-elevato ed il 7% a rischio elevato: fra le cause che sono alla base del fenomeno vanno ricordate, oltre al prolungamento dei periodi di siccità, la presenza di suoli ad alto rischio di erosione, l’alta frequenza ed estensione degli incendi boschivi e la riduzione della copertura vegetale, la salinizzazione dei suoli e l’abbandono colturale di vaste aree divenute extramarginali. Complessivamente, circa il 70% della superficie territoriale regionale appare interessata da valori significativi dell’indicatore: tutti i comuni presentano al loro interno porzioni di territorio con fenomeni di desertificazione o a potenziale desertificazione; le uniche zone in cui il fenomeno appare leggermente più limitato sono le aree ad elevata naturalità, soggette a minore stress di deficit di umidità dei suoli. Nella provincia di Catania le aree meno sensibili al fenomeno coincidono con il Parco dell’Etna, nelle province di Messina ed Enna con il Parco dei Nebrodi, ed infine nella Provincia di Palermo con il Parco delle Madonie ed i monti Sicani (sotto la metropoli). 142 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Tabella 7.9 Regione Siciliana - Popolazione, superficie e comuni localizzati in territori a rischio desertificazione Fasce di classificazione Province Prima Quarta Quinta cosupermuni abitan- ficie (%) ti (n.) (Km2) Abitanti (n.) superficie (Km2) comuni (%) abitanti (n.) superficie (Km2) Agrigento 454.002 3.042 100 0 0 0,0 0 Caltanissetta 271.729 2.128 100 0 0 0,0 Catania 611.896 2.818 75,9 0 0 Enna 172.485 2.561 100 0 Messina 190.951 1.954 51,9 Palermo 400.676 4.472 Ragusa 195.787 Siracusa Trapani Sesta comuni (%) abitanti (n.) superficie (Km2) comuni (%) 0 0,0 0 0 0,0 0 0 0,0 0 0 0,0 0,0 0 0 0,0 0 0 0,0 0 0,0 0 0 0,0 0 0 0,0 28.992 92 8,3 11.022 25 2,8 0 0 0,0 76,8 3.250 4 1,2 7.336 4 1,2 0 0 0,0 963 66,7 0 0 0,0 0 0 0,0 0 0 0,0 144.410 1.534 57,1 184.197 382 19,0 0 0 0,0 0 0 0,0 422.495 2.297 87,5 4.366 60 4,2 0 0 0,0 0 0 0,0 In valore assoluto il territorio maggiormente esposto è localizzato nella provincia di Agrigento nella quale una superficie superiore ai 3.000 Km2 risulta collocata nella prima fascia di classificazione. Anche nelle province di Enna, Catania e Caltanisetta la superficie di territorio a rischio elevato risulta rilevante superando i 2.000 km2. Nelle province di Agrigento, Caltanisetta e Enna tutti i comuni ricadono nella prima fascia di classificazione. Dal punto di vista della popolazione esposta al rischio, la provincia maggiormente sensibile al fenomeno della desertificazione risulta quella di Catania, seguita da Trapani e Palermo. La salienza del fenomeno in Sicilia appare evidente anche approfondendo l’analisi dei dati statistici. In regione non sono presenti in regione comuni che ricadono nella sesta fascia di classificazione e solo nelle province di Messina e Palermo si registra la presenza di alcuni comuni ricompresi nella quinta fascia. Un numero rilevante di comuni hanno porzioni di territorio a elevato rischio. Si tratta di superfici che molto spesso superano il 90% del territorio comunale. In valore assoluto il comune con l’aree territoriale a rischio desertificazione più ampia risulta Monreale (PA) con pù di 400 km2, seguono con valori superiori a 300 km2 Caltanissetta, Caltagirone e Enna. Tabella 7.15 Regione Siciliana – Superficie comunale interessata da desertificazione Provincia Superficie comunale (Km2 ) Superficie comunale interessata da desertificazione (% ) Joppolo Giancaxio AG 18,9 98,9 Villafranca Sicula AG 17,2 97,8 Montagnareale ME 15,9 97,7 Comune ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 143 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Cefala’ Diana PA 8,8 97,2 Raddusa CT 22,6 97,1 Calamonaci AG 31,8 97,0 San Michele di Ganzaria CT 24,8 96,6 Camastra AG 15,7 96,5 Montedoro CL 14,0 96,4 Burgio AG 40,6 96,4 L’intero territorio regionale sembra interessato dal fenomeno anche se ad essere maggiormente esposti sono quei territori interni della provincia di Agrigento, Caltanissetta, Enna e Catania e lungo la fascia costiera nella Sicilia sud orientale. Le particolari caratteristiche geo-morfologiche del territorio (colline argillose poco stabili), l’intensa attività antropica con conseguente eccessivo sfruttamento delle risorse naturali, la scarsa presenza di vegetazione e l’incidenza di incendi rendono tali aree particolarmente sensibili agli effetti del cambiamento climatico. 144 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA IMMAGINI Regioni Obiettivo Convergenza – Vulnerabilità climatica ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 145 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Regioni Obiettivo Convergenza – Dipendenza dei sistemi economici locali dalla agricoltura e pesca 146 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Regioni Obiettivo Convergenza - Dipendenza dei sistemi economici locali dal turismo ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 147 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Regioni Obiettivo Convergenza - Evoluzione demografica della popolazione esposta alle esondazioni 148 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Regioni Obiettivo Convergenza - Popolazione residente in zone costiere a rischio di innalzamento del livello del mare ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 149 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA Regioni Obiettivo Convergenza – Territorio a rischio desertificazione 150 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA REGIONE CALABRIA Indice di vulnerabilità al cambiamento climatico REGIONE CAMPANIA Indice di vulnerabilità al cambiamento climatico ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 151 LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA REGIONE PUGLIA Indice di vulnerabilità al cambiamento climatico REGIONE SICILIA Indice di vulnerabilità al cambiamento climatico 152 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE DOCUMENTO 3 REGIONE PUGLIA Assessorato alla Qualità dell’Ambiente Autorità Ambientale PO FESR 2007-2013 PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DOCUMENTO DI SINTESI Ottobre 2012 REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO Regione Puglia Assessorato alla Qualità dell’Ambiente Autorità Ambientale Regionale Via delle Magnolie 6/8 – Zona Industriale 70026 Modugno (BA) Tel. 080 5403912 Tel / Fax 080 5404365 [email protected] http://ecologia.regione.puglia.it/ Documento a cura di Lidia Alifano (*) Adolfo Camposarcone (*) Michele Chieco (*) Claudia de Robertis (*) Alessandra Lisi Cervone (**) Giuseppe Orlando (*) Fausto Pizzolante (*) Serena Scorrano (*) Erminia Sgaramella (**) Coordinamento Struttura di supporto Giuseppe Angelini Autorità ambientale Antonello Antonicelli (*) Struttura di Supporto all’Autorità Ambientale (**) PON GAT, POAT Ambiente Linea 3 154 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO INDICE PREMESSA 156 1 I REPORT DI MONITORAGGIO 156 1.1 Primo bilancio delle attività 157 2 L’IMPOSTAZIONE METODOLOGICA 158 2.1 La struttura del piano di monitoraggio 158 2.2 I soggetti coinvolti e l’organizzazione tecnica e procedurale del monitoraggio 159 3 IL SISTEMA DI MONITORAGGIO AMBIENTALE 160 3.1 Aggiornamento del quadro delle conoscenze. 160 3.2 Identificazione degli obiettivi di sostenibilità 161 3.3 Focus per l’individuazione delle azioni da monitorare. 168 Tabella 5 – Criteri ambientali per l’Asse VI 3.4 3.5 170 Identificazione degli indicatori di sostenibilità ambientale per il programma 172 Analisi dei risultati e restituzione dell’attività di monitoraggio 180 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 155 REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO PREMESSA L’Autorità Ambientale ha predisposto il Piano di monitoraggio ambientale del PO FESR (di seguito PMA) per svolgere in modo strutturato il suo mandato in relazione all’attività di monitoraggio delle ricadute in campo ambientale dell’attuazione del programma. Il PMA è stato elaborato secondo quanto previsto dal capitolo 10 “Il Sistema Di Monitoraggio” del Rapporto Ambientale (RA) del PO FESR, in particolare dal paragrafo 10.3 “Le relazioni di monitoraggio”, in cui si prevede che “al fine di dare compiuta informazione e di consentire che il processo di VAS accompagni effettivamente l’intera programmazione 2007-2013, saranno presentate Relazioni Annuali di Monitoraggio Ambientale al Comitato di Sorveglianza del Programma Operativo, la cui redazione sarà curata dall’Autorità Ambientale. […] Successivamente all’approvazione definitiva del P.O., saranno presentati al Comitato di Sorveglianza del Programma Operativo il Piano per il Monitoraggio Ambientale del Programma stesso e il Piano Operativo di Cooperazione tra AdG ed AA.” L’attività di monitoraggio ambientale integra il monitoraggio del programma già in essere, con l’obiettivo di verificare e stimare il grado di sostenibilità delle azioni previste dal PO, attraverso la definizione di un set di obiettivi ed indicatori di sostenibilità ambientale, già impostati nel Rapporto ambientale e opportunamente aggiornati, e l’eventuale sperimentazione di “azioni innovative”. Lo scopo del monitoraggio dunque consiste nell’intercettare eventuali impatti negativi del programma, individuandone le cause per adottare opportune misure di riorientamento, e contestualmente nel descrivere e quantificare gli effetti positivi segnalando azioni meritevoli di ulteriore impulso. La metodologia impostata mira inoltre a costituire uno strumento di lavoro versatile, utile per la valutazione degli effetti ambientali delle politiche messe in campo a qualsiasi livello sul territorio regionale. Nella redazione del PMA ci si è avvalsi dei contributi concettuali, metodologici ed operativi elaborati dal Ministero dell’Ambiente e della Difesa del Territorio e del Mare, da ISPRA e dalla Agenzie Ambientali nell’ambito della “Convenzione per la definizione di indicatori utili per l’attuazione della Valutazione Ambientale Strategica”. 1 I REPORT DI MONITORAGGIO Nel corso del 2011 e 2012, l’AA ha lavorato attivamente alla predisposizione del PMA e ha prodotto numerosi documenti che, letti congiuntamente, costituiscono l’ossatura del monitoraggio realizzato. A gennaio 2011, d’intesa con l’AdG, l’AA ha prodotto il Documento metodologico per il PMA, nel quale sono stati illustrati la metodologia, i soggetti interessati e le fasi operative del Piano di Monitoraggio Ambientale, da sviluppare nei report dedicati a ciascuna tematica ambientale. A seguire, seguendo l’impostazione definita in tale documento, l’AA ha prodotto 6 Report Tematici per componente ambientale: Il sistema di monitoraggio per la componente ARIA, maggio 2011 Il sistema di monitoraggio per la componente Rifiuti, novembre 2011 Il sistema di monitoraggio per la componente Paesaggio e Beni Culturali, novembre 2011 Il sistema di monitoraggio per la componente Suolo, novembre 2011 156 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO Il sistema di monitoraggio per la componente Ambiente Marino Costiero, aprile 2012 Il sistema di monitoraggio per la componente Acqua – Acque continentali e Risorse idriche, maggio 2012 Il documento Primo elenco di criteri ambientali, pubblicato a giugno 2012, contiene una sintesi di tutti i criteri ambientali (di ammissibilità, premialità e/o priorità) elaborati nell’ambito del PMA; i criteri rappresentano un utile strumento per l’integrazione ambientale in fase di attuazione del programma, in quanto consentono di selezionare gli interventi in relazione alle loro prestazioni ambientali ed alla coerenza con gli obiettivi ambientali regionali. A maggio 2012 è stato prodotto il documento L’integrazione ambientale: una risposta ai cambiamenti climatici, in cui i criteri ambientali del PMA sono correlati ai principali rischi derivanti dai cambiamenti climatici; l’obiettivo del lavoro è stato evidenziare il ruolo dei criteri di selezione quale possibile risposta strategica da mettere in campo, attraverso l’utilizzo dei fondi strutturali, per la massimizzazione dell’efficienza ambientale della spesa. Tutti i report sono disponibili al seguente indirizzo: http://ecologia.regione.puglia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=863%3Ail-pianodi-monitoraggio-ambientale-pma&catid=74&Itemid=280 A maggio 2012, infine, è stato prodotto un focus utile a sperimentare la metodologia adottata, attraverso il popolamento degli indicatori individuati all’interno dei Report tematici disponibili. Il focus è rivolto all’ASSE VI – L.d.I. 6.1 – Azione 6.1.9 – “Regolamento dei regimi di aiuto in esenzione per le imprese turistiche” (PIA TURISMO), azione che finanzia importanti investimenti nel settore turistico. 1.1 Primo bilancio delle attività Quale primo bilancio del lavoro svolto, si vuole evidenziare la significatività dei risultati “indiretti” che è stato possibile cogliere con la costruzione del PMA e dei report tematici, di notevole utilità per le prossime attività della struttura. Da un lato la Regione Puglia si è infatti dotata di un quadro delle conoscenze aggiornato che consente di avere una base articolata su cui costruire la Valutazione Ambientale Strategica del nuovo ciclo di programmazione. In secondo luogo, il lavoro condotto in relazione agli obiettivi di sostenibilità e in particolare la definizione degli obiettivi regionali di sostenibilità ambientale (ORSA), pone le basi per la scrittura della Strategia Regionale di Sviluppo Sostenibile, capace di tradurre con un formalismo più vicino alla programmazione le previsioni della politica regionale dell’attuale amministrazione. Infine, l’approccio seguito nella costruzione del PMA ha consentito di costruire una banca dati dei criteri di sostenibilità ambientale che si sta rilevando di grande utilità nella specifica attività di integrazione richiesta all’Autorità Ambientale. Tra le criticità più evidenti si vuole invece rilevare la difficoltà di reperimento dei dati utili per il popolamento degli indicatori di sostenibilità individuati. La fonte principale dei dati rinviene infatti dai progetti presentati dai beneficiari, e la metodologia proposta prevede di raccogliere i dati attraverso apposite schede di monitoraggio allegate ai Bandi/ Avvisi pubblici, da sottoporre ai beneficiari e/o ai Responsabili di Azione. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 157 REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO In considerazione dello stato di attuazione molto avanzato del programma, si rileva che è stato possibile integrare con le Schede di Monitoraggio, contenenti gli indicatori afferenti all’azione di riferimento, solo i Bandi/Avvisi Pubblici più recenti, mentre occorre avviare in questo momento un’attività di raccolta dati “ex-post”. In integrazione ai dati disponibili nel Sistema di Monitoraggio degli interventi regionali (MIRWEB), la prossima fase prevede la distribuzione “ex-post” delle Schede di Monitoraggio ai Responsabili di Azione; le Schede di Monitoraggio potranno essere compilate dai R.D.A. con il supporto dell’AA in fase di attuazione dell’intervento, oppure potranno essere distribuite agli istanti aggiudicatari dei finanziamenti , compilate e restituite all’AA . 2 L’IMPOSTAZIONE METODOLOGICA 2.1 La struttura del piano di monitoraggio Il monitoraggio ambientale, prendendo avvio dalla VAS del PO FESR, intende proporsi quale strumento di aggiornamento in continuo del quadro di conoscenza da questa delineato, utile a verificare l’effettiva sostenibilità ambientale del programma ed eventualmente a fornire indicazioni per la riprogrammazione di interventi e risorse. Il monitoraggio ha inteso verificare se le condizioni analizzate in fase di valutazione ambientale strategica abbiano subito evoluzioni significative, se le interazioni con l’ambiente stimate si siano verificate o meno, se le indicazioni fornite per ridurre e compensare gli effetti significativi siano state sufficienti a garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente. Il piano è stato articolato in cinque fasi operative: FASE 1 - Aggiornamento del quadro delle conoscenze. La conoscenza approfondita del contesto regionale, inteso come evoluzione sia dello stato dell’ambiente sia delle politiche/normative di settore, è condizione necessaria all’attività di valutazione e monitoraggio. È stato utile infatti capire se le condizioni valutate nel Rapporto Ambientale siano ancora valide o se vi sia stato uno scostamento delle condizioni di contesto delle quali il Programma deve tenere conto; a questo scopo sono utilizzati gli indicatori di contesto. La verifica dell’andamento dello stato dell’ambiente (tramite tali indicatori), contribuisce alla definizione dello scenario di riferimento e alla costruzione del monitoraggio del contesto. FASE 2 – Identificazione degli obiettivi di sostenibilità. L’aggiornamento del quadro delle conoscenze ha consentito di definire gli obiettivi regionali di sostenibilità ambientale (ORSA), per i quali si è operato un confronto con gli obiettivi di sostenibilità ambientale rivenienti da strategie e norme comunitarie (OSA), con gli obiettivi ambientali espressamente dichiarati nel PO FESR, e con l’evoluzione degli Orientamenti strategici comunitari, nazionali e regionali, in modo tale da poterne stabilire la correlazione. FASE 3 – Definizione delle azioni da monitorare per le diverse Linee d’Intervento del PO FESR. Si è valutata la capacità del piano di perseguire gli obiettivi di sostenibilità attraverso l’individuazione delle azioni con effetto, positivo o negativo, su ciascun obiettivo di sostenibilità e che, pertanto, occorre monitorare. Per ciascuna azione o linea di intervento individuata sono stati elencati i criteri di selezione ambientali eventualmente previsti nei bandi e sono stati formulati nuovi criteri di sostenibilità, in grado di massimizzare gli effetti positivi delle azioni e/o di minimizzare gli impatti delle stesse azioni. 158 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO FASE 4 – Definizione degli indicatori di sostenibilità per il programma utili al monitoraggio degli effetti ambientali delle azioni individuate. Gli indicatori di processo descrivono l’attuazione delle azioni previste dalle Linee d’Intervento, con riferimento sia alle loro interazioni dirette con l’ambiente che dei criteri di sostenibilità individuati nella fase precedente. Con la finalità di “tradurre” le informazioni relative all’attuazione del programma in effetti sul contesto ambientale, sono stati utilizzati, laddove possibile, gli indicatori che misurano il contributo del programma alla variazione del contesto ambientale. Gli indicatori di variazione del contesto descrivono gli effetti positivi e negativi sul contesto ambientale attribuibili all’attuazione del Programma stesso e sono elaborati a partire dagli indicatori di processo. In generale, gli indicatori di processo sono popolati acquisendo le informazioni fornite dai beneficiari dei finanziamenti, attraverso i formulari di presentazione dei progetti (con riferimento alle informazioni fornite per la valutazione dei criteri ambientali di selezione) o la relazione di sostenibilità ambientale, laddove prevista. Per alcune tipologie di azioni è prevista la raccolta dei dati in fase di esercizio dell’opera finanziata, attraverso questionari, indagini ad hoc e sopralluoghi diretti. Gli indicatori di variazione del contesto necessitano invece, il più delle volte, di una elaborazione a partire dai dati di processo rilevati presso i beneficiari, da effettuarsi a cura dell’Autorità Ambientale. FASE 5 – Analisi dei risultati e produzione dei rapporti di monitoraggio. La valutazione dei dati raccolti e l’interpretazione dei risultati è descritta nei rapporti di monitoraggio, con cadenza periodica. I rapporti sono resi accessibili al pubblico attraverso la pubblicazione sul sito web dell’Autorità Ambientale. Schema interpretativo della metodologia utilizzata per la costruzione del Piano di Monitoraggio 2.2 I soggetti coinvolti e l’organizzazione tecnica e procedurale del monitoraggio. Il capitolo 10 del Rapporto Ambientale specifica le competenze per il monitoraggio ambientale, richiamando la Direttiva 2001/42/CE che pone in capo agli Stati membri l’onere del controllo degli effetti ambientali significativi dell’attuazione dei piani e dei programmi. L’Autorità di Gestione (AdG) del Programma Operativo è formalmente responsabile dell’attuazione del Piano nel suo complesso e a tal fine mette in campo le risorse e si dota degli strumenti necessari per il suo monitoraggio. L’AdG ha affidato l’attività di monitoraggio delle ricadute in campo ambientale dell’attuazione del PO FESR all’Autorità Ambientale (AA)1, che esercita tale ruolo coerentemente con il proprio mandato istituzionale e con le modalità definite nel Piano Operativo di Cooperazione Sistematica tra l’Autorità di Gestione e l’Autorità Ambientale, approvato con DGR n. 1499 del 25.06.2010. 1 par. 5.1.4 del PO FESR 2007-2013 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 159 REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO Il dialogo con l’AdG e con tutte le strutture delegate all’attuazione del programma consente infatti all’AA di impostare ed effettuare un monitoraggio ambientale efficace, attraverso la collaborazione costante, l’informazione preventiva sui documenti programmatici, le proposte di bando e sullo stato di avanzamento fisico, finanziario e procedurale del Programma e attraverso l’accesso alle informazioni disponibili presso i soggetti attuatori. Di particolare importanza in questo contesto è stato il coinvolgimento di ARPA Puglia, in particolare per l’acquisizione di dati aggiornati sul contesto ambientale pugliese oltre che per il supporto metodologico alle valutazioni. Ad esempio, nell’ambito del Report “Aria”, le informazioni raccolte nel sistema INEMAR e rielaborate a cura dell’ARPA Puglia permettono di definire, con il maggiore dettaglio possibile, lo stato degli indicatori di contesto relativi al quadro emissivo globale della Regione Puglia, suddivisi per macroattività economica. Tale quadro costituisce lo “stato zero”, rispetto al quale valutare le modifiche conseguenti all’attuazione del PO-FESR 2007-2013. 3 IL SISTEMA DI MONITORAGGIO AMBIENTALE 3.1 Aggiornamento del quadro delle conoscenze. Il RA della VAS contiene una analisi del contesto di riferimento ambientale, effettuata attraverso la descrizione delle componenti ambientali Aria, Acqua, Suolo, Biodiversità, Paesaggio e Beni culturali, e delle tematiche Ambiente marino-costiero e Rifiuti, ritenute rilevanti per il territorio pugliese. All’analisi di ogni componente ambientale è correlata un’analisi SWOT di pertinenza. In virtù del tempo intercorso tra la stesura del RA e la scrittura del PMA , si è reso necessario revisionare l’analisi del contesto ambientale di riferimento: aggiornando lo stato delle componenti ambientali (attraverso l’uso degli indicatori di contesto); aggiornando l’analisi SWOT per ciascuna componente ambientale, anche alla luce dell’evoluzione delle politiche di settore attivate in risposta agli Orientamenti strategici comunitari, nazionali e regionali. Tale aggiornamento, oltre a proporsi l‘obiettivo di delineare l’andamento del contesto ambientale di riferimento, ha inteso perseguire anche l’obiettivo, laddove possibile, di territorializzare eventuali criticità ambientali, esplicitando le aree in cui si evidenziano specificità e correlandole al macrosettore economico da cui esse presumibilmente traggono origine. Per fare quanto sino ad ora illustrato, il quadro di riferimento ambientale è stato descritto attraverso indicatori di contesto, elaborati dai soggetti deputati alla produzione dei dati ambientali (Regione Puglia, ARPA, ISPRA, ecc.), secondo la tempistica prevista da ciascun ente. Per ogni indicatore individuato è stato riportato un set di informazioni del tipo di quello di seguito riassunto: Indicatore di contesto Indicatore xxxx 160 Descrizione Descrizione dello stato del contesto ambientale in riferimento all’indicatore ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE Copertura temporale stato trend Aree con criticità Macrosettore EvoluValuzione Disponibilità tazione Contesto Macrosettore temporale del dello stato temporale del territoriale di correlato dato attuale valore riferimento all’indicatore (es. 2000-2009) dell’indi- dell’indicatore catore Tabella 1 - Scheda sintetica per gli indicatori di contesto Fonte dati Ente produttore del dato REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO L’aggiornamento dell’analisi SWOT, effettuata con ragionevole accuratezza e senza tuttavia pretese di esaustività, contiene gli aspetti significativi derivanti dall’analisi degli indicatori di contesto e l’aggiornamento del quadro normativo e di eventuali politiche o piani attivati nel frattempo che hanno introdotto o potranno introdurre significative modifiche nell’ambito degli obiettivi di sostenibilità. Il nuovo quadro di riferimento aggiornato consente di valutare nello specifico la capacità del PO FESR di incidere sul contesto ambientale regionale e più in generale di interpretare gli effetti ambientali delle dinamiche socio-economiche in atto. Per l’aggiornamento del contesto si rimanda a ciascun report tematico prodotto, disponibile all’indirizzo http://ecologia.regione.puglia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=863%3Ail-pianodi-monitoraggio-ambientale-pma&catid=74&Itemid=280. 3.2 Identificazione degli obiettivi di sostenibilità L’aggiornamento del quadro delle conoscenze è finalizzato a descrivere le principali criticità ed i punti di forza del territorio regionale, anche con approfondimenti a scala locale. A partire da questa analisi si è proceduto a definire il quadro degli obiettivi regionali di sostenibilità ambientale (ORSA), validi a prescindere dallo strumento di programmazione o di pianificazione a cui si applicano. Gli ORSA sono definiti per ciascuna componente ambientale analizzata e possono essere direttamente correlati ad uno o più indicatori di contesto. Obiettivo Regionale di Sostenibilità Ambientale (ORSA) Indicatore di contesto Indicatore di contesto o tematica di riferimento Obiettivo generale Obiettivo specifico Obiettivo generale Obiettivo specifico e ambito territoriale di riferimento Tabella 2 - Scheda sintetica per gli ORSA Tali obiettivi, scaturiti da un’analisi territorializzata delle principali criticità e dei punti di forza regionali, sono successivamente confrontati, in più fasi, con gli obiettivi di sostenibilità ambientale rivenienti da strategie e norme comunitarie (OSA), con gli obiettivi ambientali espressamente dichiarati nel PO FESR, e con l’eventuale evoluzione degli Orientamenti Strategici Comunitari, nazionali e regionali (che siano temporalmente successivi alle strategie prese in considerazione per la definizione degli OSA). L’iter metodologico descritto mira a consentire il confronto tra le esigenze territoriali e le strategie di protezione dell’ambiente che provengono dalla società e che sono state tradotte dal legislatore in obiettivi e target attraverso strategie e normative di livello superiore, mantenendo il legame tra obiettivi regionali e strategie sovraordinate. L’applicazione di tale metodologia consente infine di analizzare l’evoluzione del contesto ambientale, misurando gli scostamenti dagli obiettivi definiti. L’intero sistema di monitoraggio, con il set degli indicatori di processo, dovrà essere ridefinito, in funzione dei cambiamenti apportati nel tempo agli obiettivi regionali di sostenibilità ambientale. In assenza della nuova Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e della Strategia Regionale, così come previste dal D.Lgs 152/2006 e s.m.i all’art 34, gli ORSA contribuiscono a costruire un quadro strategico di riferimento ambientale regionale, all’interno del quale andare a valutare gli effetti delle azioni previste da ogni piano o programma regionale e fornire così un quadro solido e più oggettivo alla più complessiva attività di valutazione ambientale.Si riporta di seguito l’elenco degli obiettivi regionali di sostenibilità ambientale (ORSA) suddivisi per componente ambientale, come individuati nei report tematici sinora prodotti. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 161 REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO Tabella 3 – Gli ORSA Report Obiettivo generale Obiettivo specifico Ridurre le emissioni dei precursori dell’ozono (NOx, COV) Ridurre le emissioni dei principali inquinanti Ob. perseguibile dal PO FESR X Ridurre le emissioni di IPA, diossine e furani principalmente nell’area di Taranto X Ridurre le emissioni del comparto industriale (PM10, PM2.5, SOx, NOx, COV) X Ridurre le emissioni del settore dei trasporti (PM10, PM2.5, NOx, COV) anche attraverso l’ammodernamento del parco mezzi pubblico e privato, la riduzione della congestione viaria derivante dai trasporti, l’ottimizzazione delle modalità di trasporto e l’organizzazione della “co-modalità” tra i diversi modi di trasporto collettivo e individuale X Ridurre le emissioni generate dal comparto civile/terziario (PM10, PM2.5, SOx, NOx, COV), anche promuovendo il risparmio energetico, la riduzione dell’intensità energetica e la promozione dell’efficienza energetica nel settore civile e nella Pubblica Amministrazione, ricorrendo anche a procedure di Green Public Procurement (GPP) e favorendo azioni per lo sviluppo della cogenerazione diffusa e della trigenerazione, la diffusione del teleriscaldamento e teleraffreddamento X Ridurre le emissioni del comparto energetico, anche attraverso la riduzione della produzione di energia da fonti fossili (con particolare riferimento al comparto energetico di Brindisi) ARIA Ridurre le emissioni di gas serra (CO2, N2O, CH4) X Ridurre le emissioni generate dal settore dei trasporti anche attraverso l’ammodernamento del parco mezzi pubblico e privato, la riduzione della congestione viaria derivante dai trasporti, l’ottimizzazione delle modalità di trasporto e l’organizzazione della “co-modalità” tra i diversi modi di trasporto collettivo e individuale X Ridurre le emissioni generate dal comparto civile/terziario anche promuovendo il risparmio energetico, la riduzione dell’intensità energetica e la promozione dell’efficienza energetica nel settore civile e nella Pubblica Amministrazione, ricorrendo anche a procedure di Green Public Procurement (GPP) e favorendo azioni per lo sviluppo della cogenerazione diffusa (di elettricità e calore) e della trigenerazione (di elettricità, calore e freddo), la diffusione del teleriscaldamento e teleraffreddamento X Adeguare la rete di monitoraggio della qualità dell’aria al D.Lgs. 155/2010 Ricollocare le centraline di monitoraggio sulla base della nuova zonizzazione Favorire modelli di ricerca e sviluppo, produzione e consumo in grado di sostenere e incentivare l’indotto economico dei comparti ambientali, con particolare riferimento al comparto aria Favorire l’attivazione di filiere produttive e supportare lo sviluppo di attività collegate di ricerca e innovazione tecnologica nell’uso delle risorse ambientali, e nello specifico del comparto aria X Diffondere modelli di sviluppo a bassa intensità emissiva ed energetica X Raggiungere livelli di qualità dell’aria che non comportano impatti negativi significativi per la salute umana e gli ecosistemi 162 Contenere il trend emissivo del comparto industriale: verificando la qualità tecnica di impianti e apparecchiature e la fonte energetica nei processi di combustione limitando l’utilizzo di gas fluoruranti incrementando la contabilità del carbonio nelle imprese promuovendo il risparmio energetico, la riduzione dell’intensità energetica e la promozione dell’efficienza energetica nei settori produttivi, ricorrendo anche a procedure di Green public procurement (GPP) favorendo azioni per lo sviluppo della cogenerazione diffusa (di elettricità e calore) e della trigenerazione (di elettricità, calore e freddo), la diffusione del teleriscaldamento e teleraffreddamento incrementando la responsabilità sociale delle imprese (RSI) per permettere alle imprese di conciliare obiettivi economici, sociali e ambientali incentivando l’integrazione del biogas e dell’idrometano nella rete del gas naturale sostenendone, ove ci siano elevate concentrazioni di biogas, la realizzazione delle reti di trasporto ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE Modernizzare la strumentazione tecnica Promuovere iniziative per il monitoraggio, la ricerca e la prevenzione dei danni alla salute della popolazione connessi all’inquinamento atmosferico REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO Report Obiettivo generale Tutelare/ ripristinare lo stato quali/ quantitativo della risorsa idrica Obiettivo specifico Ob. perseguibile dal PO FESR Tutelare e migliorare la qualità dei corpi idrici superficiali, attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati e ridurre e controllare i fenomeni eutrofici Il PO persegue l’obiettivo in via indiretta, intervenendo principalmente sui determinanti Tutelare e migliorare la qualità dei corpi idrici sotterranei, in particolare stabilizzando e riducendo le concentrazioni di inquinanti più critici e prevenendo e limitando le immissioni di inquinanti X Garantire adeguata protezione alle acque a specifica destinazione funzionale ai fini del mantenimento delle caratteristiche specifiche Garantire il deflusso minimo vitale e l’equilibrio del bilancio idrico attraverso misure di ottimizzazione degli usi Ripristinare e/o mantenere l’equilibrio del bilancio idrogeologico: Aumentando la capacità di ricarica della falda attraverso la riduzione dell’impermeabilizzazione dei suoli e l’incremento dell’infiltrazione di acque di adeguata qualità; attuando strategie di prelievo sostenibili, evitando il sovrasfruttamento e gli usi impropri delle acque sotterranee, soprattutto nei contesti di carenza idrica o tendenza alla salinizzazione delle falde; X ACQUA Ridurre l’inquinamento delle acque provocato da nitrati di origine agricola Accrescere la capacità di offerta, la qualità e l’efficienza del servizio idrico integrato (idrico, fognario e depurativo): garantendo la capillare copertura del sistema fognario; garantendo e migliorando l’efficacia del trattamento delle acque reflue urbane; realizzando, adeguando o attivando impianti di affinamento dei reflui urbani; riducendo le perdite e migliorando la qualità e l’efficienza dei sistemi di adduzione, distribuzione ed accumulo idropotabile; orientando la progettazione e la realizzazione delle infrastrutture alla sostenibilità ambientale X Perseguire una gestione sostenibile e durevole della risorsa idrica, con priorità per quella potabile Incentivare “comportamenti virtuosi” orientati al risparmio idrico, alla riduzione dei consumi, alla riduzione o eliminazione degli usi impropri di risorse idriche pregiate e degli sprechi in generale, alla riduzione dei carichi inquinanti: incentivando il riciclo dell’acqua e il riutilizzo delle acque reflue depurate; incentivando lo stoccaggio e l’utilizzo per usi non potabili delle acque meteoriche; favorendo l’infiltrazione delle acque meteoriche, laddove non sia possibile il loro recupero; indirizzando le pratiche agricole verso una minore idroesigenza e limitando l’inquinamento delle risorse idriche prodotto dall’attività agricola e zootecnica; riducendo l’idroesigenza del comparto turistico e gli impatti della fluttuazione dei carichi inquinanti degli insediamenti turistici; riducendo i volumi idrici trattati nel settore industriale smaltiti in recettori tradizionali (mare, suolo, CIS); incentivando la riduzione dei consumi idrici e quindi dei volumi di reflui trattati; incentivando la separazione delle reti fognarie miste riducendo i carichi inquinanti provenienti da insediamenti abitativi, agricoli e produttivi non connessi alle reti idriche e fognarie X (PARZ.) Tutelare, proteggere e migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici e terrestri e delle zone umide Conservare e proteggere le zone vulnerabili e le aree sensibili e prevedere la tutela, il risanamento e le valorizzazione ecologica e paesaggistica: degli ambienti acquatici naturali ed artificiali; degli ambienti carsici, anche al fine della tutela delle specie troglobie X Mantenere la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici, nonché la capacità di sostenere comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate: garantendo portate adeguate a sostenere i processi autodepurativi tutelando e incrementando la fascia di vegetazione riparia X Diffondere modelli di sviluppo a bassa idroesigenza orientati alla sostenibilità idrica Migliorare la governance del settore Acque Favorire lo sviluppo di attività di ricerca e innovazione tecnologica correlate alla tematica acqua, in grado di sostenere e incentivare l’indotto economico del comparto acqua X Aumentare il livello di consapevolezza della popolazione in materia di risorse idriche X Promuovere metodi di valutazione e riduzione della “water footprint” X Migliorare la resilienza dei sistemi naturali ed antropizzati ad eventi correlati alle acque X Migliorare lo stato di conoscenza: sulla disponibilità e sulla qualità attuale e tendenziale delle risorse idriche primarie e alternative; sulle pressioni che agiscono sulle risorse idriche, sulle loro cause e sui loro effetti sociali ed ambientali X ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 163 REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO Limitare l’uso improprio dei terreni in agricoltura, selvicoltura, pascolamento ed evitare la riconversione dei terreni agricoli verso attività che compromettono la funzionalità e la conservazione dei suoli Contrastare i fenomeni di incendio, soprattutto quelli connessi a cause antropiche X Contrastare i processi di erosione attraverso la coerente pianificazione ed il controllo delle trasformazioni terrestri e marittime X Contrastare l’utilizzo di pratiche agricole responsabili dei processi di impoverimento dei suoli e favorire processi finalizzati all’incremento della quantità di sostanza organica nei suoli Effettuare la bonifica dei siti contaminati individuati nell’anagrafe regionale Migliorare l’efficacia delle attività di presidio territoriale per ridurre il rischio di abbandono incontrollato di rifiuti, soprattutto in corrispondenza di aree estrattive e produttive dismesse SUOLO Contrastare i fenomeni di degrado del suolo, responsabili dei processi di desertificazione Rendere pienamente efficaci gli strumenti di azione, conoscenza, monitoraggio e controllo dei fenomeni di contaminazione locale e diffusa Ridurre il rischio di contaminazione dei suoli (locale e/o diffusa) connessa alle attività antropiche (siti produttivi, agricoltura) ed alla mobilità (trasporto merci/persone), limitando il ricorso a processi produttivi/attività/soluzioni tecnologiche responsabili dell’inquinamento superficiale e profondo X Limitare il consumo di suolo, anche attraverso il recupero/riuso di aree dismesse (produttive, estrattive, ) per l’insediamento di attività idonee X Favorire l’utilizzo di soluzioni tecniche che limitino l’impermeabilizzazione dei suoli X Evitare la frammentazione, con particolare attenzione ai contesti extraurbani X Limitare e/o regolamentare il ricorso ai processi produttivi (in agricoltura e pascolamento) responsabili della compattazione del suolo Limitare e/o regolamentare i processi produttivi (es. uso di pesticidi in agricoltura) e le trasformazioni materiali/ immateriali responsabili della perdita di biodiversità X Contrastare la salinizzazione e l’alcalinizzazione dei suoli dovuta all’irrigazione con acque ad elevato contenuto salino ed alcalino Contrastare usi del suolo indifferenti alle condizioni di pericolosità idraulica e idrogeologica esistenti/potenziali (es. abusivismo edilizio) Ridurre il rischio idrogeologico e sismico Ridurre i livelli di rischio idraulico ed idrogeologico X Approfondire la conoscenza delle aree a rischio idraulico e idrogeologico (inondazioni, sinkholes, ecc.) soprattutto negli ambiti urbani o a seguito delle trasformazioni territoriali Promuovere la lotta al degrado del suolo 164 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE Contrastare i processi di degrado del territorio attraverso la ricerca, l innovazione tecnologica, la sensibilizzazione e la conoscenza, a tutti i livelli, in merito alle criticità del suolo e dei processi che ne determinano il degrado X Promuovere l’integrazione degli obiettivi di sostenibilità del suolo nella definizione delle politiche di sviluppo territoriale a livello regionale e locale X REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO Mantenere e migliorare la diversità del mosaico agropaesistico Tutela: mantenimento e valorizzazione della qualità paesaggistica Non aumentare la frammentazione del paesaggio dovuta alla realizzazione di reti stradali con capienze di traffico rilevanti, principalmente nelle aree in cui le dimensioni medie delle patches è inferiore alla media regionale (in Salento, nell Arco Jonico Tarantino e nelle aree costiere) x Limitare il consumo di suolo agricolo e naturale ad opera di nuovi interventi infrastrutturali e edilizi x Contenere l’artificializzazione del paesaggio agrario (realizzazione serre, impianti FER, sostituzione di muretti a secco) e l’espansione edilizia nei contesti rurali1 x Tutelare e valorizzare il patrimonio architettonico-archeologico e dei centri storici x PAESAGGIO E BENI CULTURALI Salvaguardare le colture, le tecniche di coltivazione e i metodi di allevamento tradizionali Perseguire il corretto inserimento paesaggistico degli interventi nel loro contesto di riferimento, riducendomitigando le trasformazioni che alterano o compromettono le relazioni visuali, in particolare nelle aree ad alta visibilità e nel paesaggio rurale x Tutelare e valorizzare il patrimonio dell’edilizia rurale (masserie e manufatti in pietra a secco) x Tutelare e valorizzare le infrastrutture storiche (strade, ferrovie, sentieri, tratturi) x Aumentare la connettività complessiva della rete ecologica regionale attraverso il ripristino degli elementi compromessi ( es. processi di rinaturalizzazione, rimozione di detrattori ) e l’introduzione di ulteriori elementi di connessione e/o di nuove unità naturali x Ridurre la pressione insediativa sulle coste e sviluppare azioni di recupero delle aree caratterizzate da abusivismo x Promuovere la riqualificazione in chiave ecologica e sostenibile delle periferie e ambiti periurbani x Promuovere la riqualificazione ambientale e paesaggistica delle aree industriali e commerciali x Trattare i beni culturali in quanto sistemi territoriali integrati nelle figure territoriali e paesaggistiche di appartenenza per la loro valorizzazione complessiva x Valorizzare la fruizione “lenta” dei paesaggi, promuovendo la fruizione carrabile lenta, potenziando la rete ciclopedonale e favorendo le interconnessioni tra le reti lente e tra queste e il sistema ferroviario x Rivitalizzare le città storiche dell interno, articolandone l ospitalità con lo sviluppo di un turismo ambientale, culturale ed enogastronomico e promuovendo relazioni di reciprocità e complementarietà con i paesaggi costieri x Recupero di contesti paesaggistici degradati Creazione di nuovi valori paesaggistici 1 L’obiettivo specifico è raggiungibile dal PO FESR 2007-2013 esclusivamente con riferimento al contenimento dell’espansione edilizia nei contesti rurali, in quanto il programma non finanzia interventi che potrebbero configurarsi come artificializzazione del paesaggio agrario (serre, impianti FER a terra, etc) ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 165 REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO Tutelare/ripristinare lo stato qualitativo delle acque marine e di transizione AMBIENTE MARINO COSTIERO Tutelare le risorse ittiche, la biodiversità e gli habitat della fascia costiera Prevenire e ridurre gli apporti di inquinanti in mare, ai fini del mantenimento delle caratteristiche specifiche per garantire che non vi siano impatti o rischi significativi per gli ecosistemi, la salute umana o gli usi legittimi del mare ed in particolare per le acque a specifica destinazione funzionale, attraverso: il miglioramento della qualità delle acque reflue (civili e industriali) recapitanti in mare; il completamento della rete fognaria nelle località costiere; la promozione della fertilizzazione bilanciata delle colture agricole e il trattamento adeguato dei reflui zoootecnici. X Mettere in sicurezza e bonificare i siti costieri contaminati X Prevenire e ridurre la perdita di biodiversità (specie e habitat) presente in ambiente marino costiero e in particolare nelle aree sensibili (APN, APR e Rete Natura 2000) X Ripristinare e rinaturalizzare gli ecosistemi della fascia costiera che abbiano subito danni X Assicurare la piena capacità riproduttiva delle risorse ittiche e il loro sfruttamento sostenibile: perseguendo l’equilibrio tra risorse e capacità di pesca della flotta peschereccia (utilizzo di attrezzi da pesca sostenibili, dismissione imbarcazioni da pesca e conversione in altre attività) promuovendo il ripopolamento ittico, anche attraverso una gestione attiva delle aree marine costiere Proteggere le coste dai fenomeni erosivi, anche attraverso: la realizzazione di interventi di prevenzione dei dissesti idrogeologici e di lotta all’erosione dei litorali; la riqualificazione delle fasce costiere degradate; la rinaturalizzazione di arenili e falesie, anche con rimozione di opere di urbanizzazione esistenti Contenere la pressione antropica sulla fascia costiera esercitata dallo sviluppo urbanistico, industriale e dalla domanda turistica: limitando l’ulteriore urbanizzazione e industrializzazione della fascia costiera; incentivando la destagionalizzazione dei flussi turistici Migliorare la governance della fascia marino costiera Promuovere modelli di gestione sostenibile delle zone costiere, attraverso: l’applicazione di un approccio ecosistemico alla gestione delle attività umane per assicurare che la pressione complessiva di tali attività sia mantenuta entro livelli compatibili con il conseguimento di un buon stato ambientale la valorizzazione delle risorse naturali, culturali e paesaggistiche locali l’ampliamento e l’integrazione della rete delle aree marine protette e di tutte le altre misure di protezione l’attrezzamento delle aree porto con infrastrutture ambientali efficienti la promozione dello sviluppo armonico e ecocompatibile del turismo balneare X Approfondire le conoscenze scientifiche e potenziare le azioni di monitoraggio X Conseguire la coerenza tra iniziative pubbliche e private e tra tutte le decisioni adottate da pubbliche autorità, a livello nazionale, regionale e locale, che hanno effetti sull’utilizzo delle zone costiere Sviluppare ed attuare le politiche integrate di protezione e sviluppo dell’ambiente marino -costiero a scala sub-regionale, regionale e globale, in cooperazione con gli altri Stati rivieraschi nell’ambito degli Accordi e delle Convenzioni internazionali in materia 166 X ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO RIFIUTI Evitare la generazione dei rifiuti e aumentare l’efficienza nello sfruttamento delle risorse naturali ragionando in termini di ciclo di vita promuovendo il riutilizzo e il riciclaggio Accrescere la capacità di offerta, qualità e efficienza del servizio di gestione dei rifiuti Riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti speciali prodotti durante i processi produttivi X Riduzione dell’impatto del fine vita dei prodotti (in termini di quantità e di pericolosità del rifiuto) attraverso: la diminuzione degli imballaggi la riduzione degli oggetti “usa e getta” lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti adatti all’uso multiplo e tecnicamente durevoli la riduzione delle sostanze pericolose contenute nei rifiuti, una volta dismessi i prodotti la realizzazione di centri e reti accreditati di riparazione/riutilizzo dei prodotti il riuso in loco degli inerti e, ove applicabili, l’adozione di tecnologie a scavi minimi a basso impatto ambientale che garantiscano la minore produzione di inerti per metro di intervento l’adeguato riciclaggio/smaltimento dei manufatti in amianto il censimento dei manufatti in amianto/cemento amianto presenti all’interno ed all’esterno delle strutture l’attuazione della normativa relativa a riutilizzo, riciclaggio e recupero dei RAEE, degli imballaggi e dei rifiuti da imballaggio, dei veicoli fuori uso Incentivare la strutturazione di un sistema finalizzato alla produzione di compost pugliese di qualità X Incentivare l’utilizzo di materie prime secondarie nel processo produttivo, creando un mercato pronto ad assorbirle, attraverso: la definizione di condizioni di appalto che prevedano l’impiego dei materiali recuperati dai rifiuti e di sostanze e oggetti prodotti, anche solo in parte, con materiali recuperati dai rifiuti, tendendo al 70% in termini di peso, anche attraverso l’implementazione del GPP la promozione di strumenti economici, eco-bilanci, sistemi di certificazione ambientale, utilizzo delle migliori tecniche disponibili, analisi del ciclo di vita dei prodotti, sviluppo del sistema di marchio ecologico ai fini della corretta valutazione dell’impatto di uno specifico prodotto sull’ambiente durante l’intero ciclo di vita il supporto alle filiere produttive collegate ai rifiuti e nello specifico quelle che permettano la trasformazione di rifiuti in materie prime secondarie ed il loro utilizzo all’interno dei cicli produttivi il supporto alla rigenerazione degli oli esausti: gli oli usati con caratteristiche differenti non dovrebbero essere miscelati tra loro o con altri tipi di rifiuti o di sostanze se tale miscelazione ne impedisce il trattamento; in particolare il supporto all’utilizzo di oli vegetali come materia prima secondaria il supporto al trend in crescita (+ 115%) del quantitativo di rifiuti urbani avviati al compostaggio creando un mercato in grado di assorbire il compost ed incentivando l’autocompostaggio domestico il riuso in loco degli inerti e l’utilizzo di inerti da filiera corta o provenienti da riutilizzo o riciclo X Innovare la tecnologia e l’organizzazione della filiera gestionale e superare le situazioni emergenziali, attraverso: l’introduzione di corretti meccanismi di incentivazione finanziaria a sostegno della infrastrutturazione e/o gestione del servizio, con misure di compensazione che permettano di fornire il servizio anche in aree di inefficienza del mercato (principalmente nelle aree di Foggia e Taranto) la razionalizzazione della gestione dei rifiuti urbani e speciali, spingendo verso una raccolta differenziata per flussi separati in modo da migliorare le attività di recupero e massimizzare le produzione di materie prime seconde di qualità adeguata il recupero dei materiali da raccolta differenziata, privilegiando il principio di prossimità agli impianti di recupero X Sostenere ed implementare l’utilizzo del SISTRI Completare gli interventi di messa in sicurezza e bonifica dei siti contaminati individuati dal Piano delle Bonifiche Favorire modelli di ricerca e sviluppo, produzione e consumo in grado di sostenere e incentivare l’indotto economico dei comparti ambientali, con particolare riferimento al comparto rifiuti Favorire lo sviluppo sostenibile e la responsabilità sociale degli attori della gestione dei rifiuti Favorire l’attivazione di filiere produttive e supportare lo sviluppo di attività collegate di ricerca e innovazione tecnologica nell’uso delle risorse ambientali, e nello specifico del comparto rifiuti incentivando la ricerca di tecnologie che permettano la trasformazione di rifiuti in materie prime secondarie ed il loro utilizzo nel cicli produttivi X X Incentivare la ricerca per promuovere la messa a punto tecnica di prodotti concepiti in modo da non contribuire o da contribuire il meno possibile, per fabbricazione, uso o smaltimento, ad incrementare la quantità o la nocività dei rifiuti e i rischi di inquinamento Utilizzare la priorità ambientale come fattore di competitività X incrementare la responsabilità sociale delle imprese (RSI) per permettere alle imprese di conciliare obiettivi economici, sociali e ambientali X Favorire il passaggio ad un’economia a basso uso di fattori produttivi, basata su tecnologie che consentano un uso razionale delle risorse X Combattere il ricorso a sistemi di smaltimento illegale Combattere la presenza della malavita organizzata nel trasporto e nello smaltimento abusivo dei rifiuti X ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 167 REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO 3.3 Focus per l’individuazione delle azioni da monitorare. A causa della complessità di azioni messe in campo dal PO FESR, intesa come varietà di ambiti di applicazione ed importo economico complessivo, per massimizzare l’efficacia dell’azione di monitoraggio è stato necessario effettuare una selezione delle azioni previste dal piano che si è stimato avere un rilevante effetto su ciascun obiettivo di sostenibilità e che, pertanto, è apparso più opportuno monitorare. L’individuazione delle azioni da monitorare è stata effettuata per ciascuna componente ambientale attraverso una valutazione (quantitativa o qualitativa) della relazione esistente tra le operazioni finanziate e gli effetti sul contesto di riferimento. Si tratta dunque, partendo dalle valutazioni effettuate nel Rapporto Ambientale, di stabilire una correlazione tra tipologie di azioni ed effetti ambientali significativi. Si è lavorato alla definizione di questa correlazione procedendo con differenti livelli di approfondimento; si sono valutate in prima battuta le Linee d’Intervento, mettendo da parte quelle i cui impatti sulla singola componente siano stati ritenuti “poco significativi” o trascurabili, ed approfondendo al livello delle Azioni quelle ritenute più significative. Gli approfondimenti per singole Azioni sono funzionali, dunque, alla significatività degli impatti previsti. Per ciascuna azione o linea di intervento sono stati esaminati i criteri di selezione ambientali che erano eventualmente già previsti nei bandi. Gli stessi criteri sono stati “revisionati” e integrati da ulteriori criteri di sostenibilità sulla base dell’analisi degli effetti riscontrati - con la finalità di mitigare gli effetti negativi e/o di massimizzare gli effetti positivi delle azioni - e sono stati utilizzati nelle attività di integrazione ambientale del programma (PPA) e/o dei bandi per le azioni di riferimento. Infine, si è proceduto all’individuazione di idonei indicatori di monitoraggio in grado di rappresentare l’entità delle trasformazioni indotte dall’attuazione del PO sul contesto. Tale rappresentazione, di tipo qualitativo o di tipo quantitativo, è utile a verificare se il piano sia in grado di perseguire i propri obiettivi ambientali e gli ORSA. Si riporta di seguito, a titolo esemplificativo, l’attività svolta per l’Asse 6- Linea di intervento 6.1. In Tabella 4 sono sintetizzati i principali effetti ambientali per azione; da tale verifica è risultato utile monitorare le azioni 6.1.1, 6.1.2, 6.1.4, 6.1.5, 6.1.6, 6.1.9, 6.1.10 e 6.1.11. Per tali azioni, si riportano in Tabella 5 i criteri ambientali già presenti nel PO e nella VAS e i criteri di nuova formulazione, definiti durante la redazione del PMA. 168 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO Tabella 4 – Effetti ambientali dell’Asse VI per componente Linea Azione 6.1.1 - Programmi di investimento promossi da grandi imprese anche in associazione con PMI 6.1.2 - Programmi integrati di agevolazione realizzati da medie imprese e da consorzi di PMI 6.1 - Interventi per la competitività delle imprese 6.1.4 - Aiuti agli investimenti delle micro e piccole imprese ARIA ACQUA SUOLO PAESAGGIO E BENI CULTURALI Incremento della concentrazione di inquinanti a seguito di un incremento della capacità produttiva dell’impresa e dell’ampliamento delle attività turistico ricettive Potenziale incremento dei consumi idrici a seguito di un incremento della capacità produttiva dell’impresa o dell’attività turistico ricettiva Aumento dell’impermeabilizzazione e del consumo di suolo. Recupero di aree degradate e di fabbricati esistenti dimessi Potenziale impermeabilizzazione del suolo a seguito della realizzazione di nuove strutture edili (capannoni, edifici, piazzali, viabilità etc.) Possibilità che nuovi insediamenti industriali deturpino il paesaggio agricolo Riduzione del carico inquinante emesso a seguito dell’ammodernamento degli impianti produttivi e degli impianti collegati all’attività turistico ricettiva Potenziale inquinamento della falda a seguito di incidenti rilevanti Riduzione dei consumi idrici Incremento dei in seguito consumi energeti- all’ammoder6.1.5 - Sosteci (termici/elettri- namento degli gno allo start ci) a seguito di un impianti e dei up di microim- incremento della cicli produttivi prese di nuova capacità produtcostituzione tiva dell’impresa/ Riuso dell’acrealizzate da attività turistico qua piovana soggetti svan- ricettiva per usi comtaggiati patibili Migliore efficienza 6.1.6 - Aiuti in energetica a seAdozione di forma di garan- guito dell’ammo- sistemi di zia di credito dernamento degli gestione amimpianti produtti- bientale 6.1.9 - Qualifi- vi e degli immobili cazione dell’of- ad uso civile. ferta turistico Incremento di – ricettiva emissioni da traffico veicolare 6.1.10 - Servizi a seguito dell’inper l’innovazio- cremento della ne e la compe- capacità produttititività del set- va e dell’aumento tore turistico dell’affluenza turistica 6.1.11 - Aiuti alle piccole im- Adozione di siprese per prostemi di gestione getti industriali ambientale integrati AMBIENTE MARINO COSTIERO Riduzione del carico inquinante emesso a seguito dell’ammodernamento degli impianti produttivi e degli impianti collegati all’attività turistico ricettiva Incremento dell’inquinamento acustico per la realizzazione di nuovi insediamenti produttivi/ attività turistico ricettiva e per il traffico ad essi Inserimento correlato delle strutPotenziale imperture ricettive in aree meabilizzazione del suolo a seguito della tutelate Potenziale realizzazione di nuove inquinamenstrutture edili (capanto dei terreni noni, edifici, piazzali, a seguito viabilità etc.) di incidenti rilevanti Potenziale inquinamento delle acque marino costiere a seguito di scarichi a mare e di incidenti rilevanti Ulteriore compromissione della qualità dell’ambiente prossimo all’area di insediamento e conseguente compromissione dell’habitat delle specie ivi presenti per le aree industriali e per gli insediamenti turistici Possibile aumento dei fenomeni di erosione e di riduzione degli apporti e del trasporto di materiali solidi a seguito della realizzazione di opere sulla fascia costiera e lungo la linea di riva RIFIUTI Incremento della produzione di rifiuti a seguito di un incremento della capacità produttiva dell’impresa o di un incremento dell’afflusso di turisti Aumento dei rifiuti da terre e rocce di scavo Gestione degli inerti durante la realizzazione delle opere Possibilità di massimizzare il riuso in loco di terre e rocce di scavo, e l’utilizzo di inerti provenienti da riutilizzo o riciclo Riduzione della produzione di rifiuti a seguito di un ipotetico ammodernamento degli impianti produttivi e dei cicli produttivi Adozione di sistemi di gestione ambientale ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 169 REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO Tabella 5 – Criteri ambientali per l’Asse VI CRITERI VAS PO FESR 1) Premialità in fase di bando per selezionare iniziative che promuovano il risparmio energetico, la gestione sostenibile dei rifiuti e il recupero degli stessi, il risparmio e la tutela dei corpi idrici , l’introduzione delle BAT di settore, che limitino il consumo e l’inquinamento del suolo 2) Adesione a sistemi di gestione ambientale -registrazione EMAS e/o certificazioni ambientale di prodotto (es Ecolabel) e a un “regolamento etico per le imprese” 3) Riduzione di emissioni di CO2, di sostanze acidificanti, e di emissioni odorifere e sonore da parte delle imprese beneficiarie CRITERI DI SOSTENIBILITA’ INTEGRATIVI (DA PMA) A1 - Incentivare la definizione di nuovi cicli produttivi che minimizzino le emissioni, a fronte dell’incremento produttivo (dato qualitativo) A2 - Ammettere a finanziamento la realizzazione di interventi aggiuntivi di contenimento delle emissioni in atmosfera (filtri etc) per impianti soggetti ad AIA A3 - Incentivare gli interventi, nell’ambito dei codici ATECO maggiormente impattanti in termini di emissioni, che ottengano un valore della quantità annua emessa per ogni inquinante per unità di prodotto (kg/unità di prodotto), in concentrazione inferiore del X % rispetto ai valori ottenuti nell’ultima annualità. E1 - Incentivare la produzione di quota parte dell’energia elettrica/termica necessaria per il funzionamento della struttura da fonti rinnovabili. E2 - Incentivare l’ammodernamento dei macchinari o la modifica del ciclo produttivo che portino ad una migliore efficienza energetica per unità di prodotto (Kwh/unità di prodotto(anno) E3 - Incentivare chi effettua o si impegna ad effettuare un AUDIT energetico dell’azienda per individuare i centri di consumo energetico e pianificare la gestione dell’energia E6 - Dare premialità o incentivare l’adozione di criteri di sostenibilità ambientale presenti nella L.R. sull’abitare sostenibile per la realizzazione delle strutture edili T1 - Incentivare la filiera corta del ciclo produttivo: spostamenti di materie prime e i rifiuti in un’ottica di LCA, per limitare i flussi di traffico. T2 - Prevedere premialità per le iniziative che prevedono sistemi di mobilità sostenibile per la gestione dei flussi di traffico afferenti all’area: trasporto sostenibile e congiunto (mezzi pubblici e reti ciclopedonali) G1 Incentivare l’adozione di sistemi di gestione ambientale (preferibilmente EMAS II piuttosto che ISO 14001) o sistemi di cerificazione di prodotto (ECOLABEL etc.) o analisi del ciclo di vita del processo produttivo. G2 - Incentivare lo sviluppo e la diffusione di Tecnologie per il miglioramento e la qualificazione delle performance ambientali, con particolare attenzione all’intero ciclo di vita del prodotto/servizio Rif2 - Incentivare la definizione di nuovi cicli produttivi che minimizzino la produzione di rifiuti, a fronte dell’incremento produttivo (dato qualitativo) Rif2/a - Incentivare gli interventi, nell’ambito dei codici ATECO maggiormente impattanti in termini di produzione di rifiuti, che ottengano un valore della quantità annua di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi prodotti per unità di prodotto (kg/unità di prodotto), in concentrazione inferiore del X % rispetto ai valori ottenuti nell’ultima annualità. Rif3 - Dare premialità ad impianti produttivi che chiudano il ciclo dei rifiuti prevedendo la fabbricazione di nuovi prodotti finiti a partire da materie prime secondarie da recupero/riciclo e che collochino gli scarti di produzione in altri ulteriori cicli produttivi Rif4 - Dare premialità alla realizzazione di prodotti che prevedano, a valle dell’investimento proposto, una riduzione dell’imballaggio per unità di prodotto Rif 6 - Disincentivare la realizzazione di prodotti usa e getta Rif 7 - Dare premialità alla realizzazione di prodotti a basso contenuto di sostanze nocive e che riducano il rischio di impatto in fase di riuso, riciclo o smaltimento del prodotto stesso Rif8 - Incentivare la realizzazione di centri di raccolta e trasformazione dei rifiuti da RD che prevedano processi di trasformazione in materie prime secondarie per l’utilizzo diretto in altri processi industriali 170 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO GR 1 - Incentivare la realizzazione di centri e di reti accreditate per la riparazione/riutilizzo dei prodotti GR 5 - Sostenere l’utilizzo del sistema SISTRI GR7 - Richiedere, nella gestione delle strutture, una raccolta differenziata spinta e per flussi separati Rif 10 - Massimizzare il riuso in loco degli inerti e, ove applicabili, adottare tecnologie a scavi minimi a basso impatto ambientale che garantiscano la minore produzione di inerti per metro di intervento Rif 10/a - Massimizzare l’utilizzo di inerti da filiera corta o provenienti da riutilizzo o riciclo Rif 11 - Riciclare/smaltire adeguatamente i manufatti in amianto, seguendo le indicazioni del piano di smaltimento dell’amianto Rif 12 - Supportare il censimento dei manufatti in amianto/cemento amianto presenti all’interno ed all’esterno delle strutture che richiedono finanziamento Rif 15 - Incentivare, nelle azioni di comunicazione e promozione, la dematerializzazione delle informazioni da veicolare e la sostituzione di beni con servizi I4 Premialità per interventi infrastrutturali coerenti con le “Linee guida per la qualificazione paesaggistica e ambientale delle infrastrutture” allegato al PPTR. P1 Premialità per interventi che prevedano la riqualificazione paesaggistica di ambiti degradati (es.zone costiere interessate da edificazione abusiva, aree industriali in dismissione...) ; P5 Premialità per interventi redatti secondo le Linee Guida Linee guida sulla progettazione di aree produttive paesaggisticamente ed ecologicamente attrezzate (A.P.P.E.A.) allegate al PPTR ; ES1 Dare premialità a interventi che prevedano il recupero-riqualificazione di manufatti esistenti per l’insediamento delle nuove funzioni; T5 Premialità per interventi integrati con sistemi infrastrutturali per la mobilità sostenibile (reti ciclo-pedonali, programmi di trasporto pubblico). EN2 Premialità per interventi che prevedano l’inserimento di aree verdi, anche attrezzate, anche per la mitigazione dell’impatto visivo delle strutture edilizie S2 Premialità per interventi che prevedano l’incremento delle superfici permeabili AC2 - Incentivare soluzioni che consentano la riduzione dei prelievi di acque sotterranee (adeguati volumi di accumulo per la riduzione delle portate emunte, utilizzo di fonti alternative, ecc.) AC4 -Nella realizzazione di parcheggi e piazzali, garantire trattamenti delle acque adeguati all’estensione e alla permeabilità delle superfici occupate, ai fini della tutela delle falde sotterranee rispetto a fenomeni di infiltrazione di agenti inquinanti AC5 - Promuovere soluzioni impiantistiche che consentano di ridurre i carichi inquinanti provenienti da insediamenti produttivi e turistici AC7 - Per interventi ricadenti in aree attigue ad “acque a specifica destinazione” e aree sensibili, privilegiare le soluzioni progettuali e gestionali che concorrano alla tutela delle stesse e/o alla mitigazione delle specifiche criticità Rif. AC 10 - Premialità per interventi che consentano prioritariamente il riciclo dell’acqua e l’utilizzo di acqua reflua depurata per gli usi non potabili AC 11 - Nella progettazione e realizzazione delle opere tendere al raggiungimento dell’invarianza idraulica rispetto alle condizioni pre-insediative minimizzando le superfici impermeabili e prevedendo sistemi di accumulo, laminazione ed infiltrazione delle acque meteoriche Rif. AC 18 - Incentivare piantumazioni con specie poco idroesigenti e a basso utilizzo di fertilizzanti e fitofarmaci, laddove non vi siano adeguati volumi di acque non potabili a disposizione AC 20 - Prevedere sistemi e soluzioni finalizzati al risparmio idrico, alla riduzione degli sprechi ed al recupero e riutilizzo dell’acqua, con eventuale presenza di sistemi di monitoraggio AC21 Promuovere sistemi di gestione idrica efficiente e sostenibile basati sull’analisi delle fonti di approvvigionamento AC 22 - Promuovere la produzione e l’utilizzo di prodotti di cui sia nota l’”impronta idrica” optando per quelli che minimizzano tale parametro AC 23 - Valutare con modalità trasparenti l’idroesigenza di ampliamenti e/o nuovi processi produttivi M3 - Premialità per l’implementazione di dispositivi di monitoraggio/controllo quali quantitativo delle risorse idriche (contabilizzazione idrica, monitoraggio effluenti etc.) AMC9 - Premialità per le strutture turistiche e produttive che si insediano al di fuori della fascia costiera Legenda: Axx ACxx AMCxx Bxx Exx ESxx Gxx Aria Acque Ambiente Marino Costiero Biodiversità Energia Edilizia Sostenibile Gestione Ambientale GRxx Ixx Mxx Pxx Rxx Rifxx Sxx Txx Gestione Rifiuti Infrastrutture Monitoraggio Paesaggio e beni culturali Ricerca Rifiuti Suolo Trasporti ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 171 REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO 3.4 Identificazione degli indicatori di sostenibilità ambientale per il programma Il monitoraggio del piano, ovvero della sua attuazione e della sua capacità di incidere sul contesto di riferimento, si compone di due attività distinte: la prima descrive lo stato di attuazione del piano (azioni, misure di mitigazione e/o compensazione) e prevede l’uso di indicatori di processo (in parte già individuati nell’ambito del PO FESR 20072013); la seconda interpreta il contributo dell’attuazione del piano sullo scenario di riferimento e può essere effettuata facendo ricorso all’uso di specifici indicatori di contributo alla variazione del contesto, in grado di registrare e valutare l’entità dell’impatto del PO sul contesto di riferimento e quindi, sui suoi obiettivi di sostenibilità ambientale. Gli indicatori di variazione del contesto descrivono infatti gli effetti sul contesto ambientale attribuibili all’attuazione del Programma e sono elaborati a partire dagli indicatori di processo Come già detto, la individuazione degli indicatori di processo e di variazione del contesto è stata effettuata solo sul set di azioni individuato a valle del focus operato in precedenza su tutte le azioni del piano. La Tabella 6 mostra la scheda di monitoraggio tipo utile a correlare tra di loro obiettivi di sostenibilità, azioni di piano selezionate ed indicatori. Obiettivi di sostenibilità (generali e specifici) Azioni di piano Effetto delle azioni sull’obiettivo specifico Criteri ambientali correlato al raggiungimento dell’obiettivo Obiettivo di sostenibilità generale Indicatori di processo / contributo Indicatori di contesto Contributo del piaIndicatore di contesto no all’indicatore di generale contesto generale Azioni verso l’obiettivo (+) Azione 1 Obiettivo di sostenibilità correlato 1 Azioni contro l’obiettivo (-) Azione 1 Contributo del piano all’indicatore correlato 1 Indicatore di contesto correlato 1 … … … Azione n … … … Tabella 6 – Scheda di monitoraggio Per ogni indicatore di sostenibilità individuato è stata elaborata una scheda riassuntiva contenente tutte le informazioni utili al suo popolamento. A titolo esemplificativo, si riporta in Tabella 7 un estratto dal PMA Aria con la scheda di monitoraggio per l’Obiettivo generale “Ridurre le emissioni dei principali inquinanti” e dell’Obiettivo specifico “Ridurre le emissioni di IPA e diossine e furani” e in Tabella 8 la scheda indicatore “Ton di IPA, Diossine e Furani emesse, per nuovi interventi e impianti esistenti”. 172 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO Tabella 7 – Indicatori per l’obiettivo “Ridurre le emissioni dei principali inquinanti” – Report ARIA Obiettivo generale: Ridurre le emissioni dei principali inquinanti Obiettivo specifico Azione Effetto dell’azione sull’obiettivo specifico Criterio ambientale correlato al raggiungimento dell’obiettivo A3- Incentivare gli interventi, nell’ambito dei codici ATECO maggiormente impattanti in termini di emissioni, che ottengano un valore della quantità annua emessa per ogni inquinante per unità di prodotto (kg/ unità di prodotto), in concentrazione inferiore del X % rispetto ai valori ottenuti nell’ultima annualità. Ridurre le emissioni di IPA e diossine e furani principalmente nell’area di Taranto Incremento della concentrazione di IPA e diossine a seguito di un incremento della capacità produttiva dell’impresa Azione 6.1.1 (-) Azione 6.1.2 (-) Ipotetico ammodernamento degli impianti produttivi e conseguente riduzione del carico inquinante emesso Adozione di sistemi di gestione ambientale Indicatore di processo/contributo Ton di IPA, diossine e furani emessi per i nuovi interventi e gli impianti esistenti Fonti per il popolamento Indicatore di contesto correlato Beneficiario fornisce informazioni in merito a: - quantità inquinanti emessi (per ciascun inquinante) - concentrazione per ogni inquinante (in riferimento all’ultimo campionamento effettuato) - ore di funzionamento dell’impianto - portata media riferita al campionamento indicato - produzione (kg, num. pezzi, ecc..) pre e post investimento. Per i nuovi impianti le stesse informazioni verranno richieste sotto forma di stima. Num di interventi di ammodernamento degli impianti finalizzato al contenimento delle emissioni Beneficiario A1 - Incentivare la definizione di nuovi cicli produttivi che minimizzino le emissioni di IPA, diossine e furani, a fronte dell’incremento produttivo Num di nuovi cicli produttivi che minimizzano le emissioni di IPA, diossine e furani, a fronte dell’incremento produttivo Beneficiario A2 - Ammettere a finanziamento interventi aggiuntivi di contenimento delle emissioni in atmosfera (filtri etc) per impianti soggetti ad AIA. Num di interventi che finanziano l’ammodernamento dei sistemi di filtraggio dei fumi Beneficiario (formulario) G1 - Incentivare l’adozione di sistemi di gestione ambientale (preferibilmente EMAS II piuttosto che ISO 14001) o sistemi di certificazione di prodotto (ECOLABEL etc.) o analisi del ciclo di vita del processo produttivo. Num di aziende già certificate che richiedono un finanziamento Beneficiario Num di aziende che richiedono un finanziamento per la certificazione Beneficiario Ipa e diossine ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 173 REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO Tabella 8 – Scheda indicatore “Ton di IPA, Diossine e Furani emesse, per nuovi interventi e impianti esistenti” – Report ARIA Nome dell’indicatore Descrizione dell’indicatore Tipo di indicatore Ton di IPA, Diossine e Furani emesse, per nuovi interventi e impianti esistenti L’indicatore quantifica le emissioni di IPA, Diossine e Furani emesse prodotte o evitate dall’investimento proposto Contributo Unità di misura Ton Azioni associate Azione 6.1.1 Azione 6.1.2 Fonti per il popolamento: Soggetto fornitore del dato Beneficiario fornisce informazioni in merito a: - quantità inquinanti emessi (per ciascun inquinante) - % di adozione/attuazione delle BAT nel caso di impianti soggetti ad AIA; - concentrazione per ogni inquinante (in riferimento all’ultimo campionamento effettuato) - ore di funzionamento dell’impianto - portata media riferita al campionamento indicato - produzione (kg, num. pezzi, ecc..) pre e post investimento. Per i nuovi impianti le stesse informazioni verranno richieste sotto forma di stima. beneficiario Modalità di acquisizione del dato e momento della acquisizione Dato richiesto all’istante previa firma del disciplinare e successiva elaborazione da parte dell’AA Modalità di elaborazione dal dato Nel caso in cui l’istante non produca le informazioni in merito alla quantificazione delle emissioni, si procederà ad una stima: La stima delle emissioni passa attraverso i fattori di emissione individuati per unità di prodotto/trattamento ed individuati nell’ambito inventario delle emissioni INEMAR. Il dato sulla produzione consentirà di poter effettuare un’analisi delle emissioni per unità di prodotto. Indicatore di contributo correlato Variazione delle emissioni di IPA Diossine e Furani Modalità di correlazione tra indicatore di processo e indicatore di contributo Indicatore di contesto correlato Nessuna Inquinanti: IPA, Diossine e Furani In Tabella 9 si riporta l’elenco completo degli indicatori di sostenibilità definiti nel PMA, con l’evidenza del report tematico a cui fanno riferimento e del numero di azioni che ciascuno di essi monitora. 174 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO Tabella 9 – Elenco degli indicatori di sostenibilità ambientale per il programma Codifica per tematica di riferimento ACQUE ACQUE ACQUE ACQUE ACQUE ACQUE ACQUE MONITORAGGIO ACQUE ACQUE ACQUE ACQUE RICERCA ACQUE ACQUE ACQUE MONITORAGGIO AMBIENTE MARINO COSTIERO AMBIENTE MARINO COSTIERO AMBIENTE MARINO COSTIERO AMBIENTE MARINO COSTIERO AMBIENTE MARINO COSTIERO Indicatore ambientale di programma N° di impianti di depurazione adeguati-realizzati N° di interventi di risanamento, bonifica ambientale, MISP N° di interventi di tutela, risanamento, valorizzazione di ambienti acquatici* N° di interventi di infrastrutturazione fognaria N° di interventi di collettamento, trattamento e recapito/stoccaggio delle acque meteoriche Variazione dei prelievi da falda N° di interventi ricadenti in aree con specifiche problematiche/valenze correlabili alle risorse idriche Sistemi di monitoraggio/controllo quali-quantitativo delle risorse idriche N° di interventi di infrastrutturazione idrica N° di interventi di riciclo-riutilizzo di acque depurate Volume di reflui trattati / A.E. civili-industriali serviti Variazione impronta idrica per unità di prodotto N° di progetti per la ricerca e l’implementazione di prodotti/processi finalizzati alla riduzione dell’impronta idrica N° di azioni di comunicazione e promozione orientate all’uso sostenibile della risorsa acqua N° di interventi che prevedono la valutazione dell’impronta idrica N° di interventi in grado di aumentare la resilienza di territori e comunità rispetto ai rischi correlati alle acque Servizi di informazione, monitoraggio e controllo delle risorse idriche e della difesa del suolo attivati Interventi di realizzazione o potenziamento di impianti di depurazione con recapito finale in mare Impianti adeguati con recapito in mare/impianti con recapito in mare Interventi di completamento, adeguamento ed ottimizzazione delle infrastrutture fognarie e depurative negli agglomerati urbani costieri e/o nelle aree produttive costiere Aree marine costiere prospicienti “acque a specifica destinazione” o aree sensibili (ANP e Rete Natura 2000) messe in sicurezza e bonificate (num e kmq) Opere di difesa della costa realizzate (num e/o km) unità di misura Tipologia Report Num. di azioni monitorate num processo Acqua 8 num processo Acqua 6 num processo Acqua 5 num processo Acqua 8 num processo Acqua 15 mc/ anno contributo Acqua 1 num processo Acqua 32 num processo Acqua 10 num processo Acqua 9 num processo Acqua 21 mc, ae contributo Acqua 17 l-mc, num processo Acqua 5 num processo Acqua 6 num processo Acqua 2 num processo Acqua 16 num processo Acqua 12 num processo Acqua 2 num, a.e. totali trattati processo AMC 1 % processo AMC 1 num, a.e. processo AMC 7 num, kmq processo AMC 1 num, km processo AMC 17 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 175 REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO Codifica per tematica di riferimento AMBIENTE MARINO COSTIERO INFRASTRUTTURE BIODIVERSITÀ RICERCA AMBIENTE MARINO COSTIERO MONITORAGGIO AMBIENTE MARINO COSTIERO AMBIENTE MARINO COSTIERO SUOLO AMBIENTE MARINO COSTIERO AMBIENTE MARINO COSTIERO AMBIENTE MARINO COSTIERO AMBIENTE MARINO COSTIERO GESTIONE AMBIENTALE BIODIVERSITÀ TRASPORTI BIODIVERSITÀ PAESAGGIO Tipologia Report Num. di azioni monitorate num, km processo AMC 14 % processo AMC Paesaggio 10 num, local processo AMC 13 num processo AMC 4 processo AMC 1 processo AMC 1 num processo AMC 5 num processo AMC 5 num processo AMC 3 num processo AMC 1 % processo AMC 1 % processo AMC 5 Aree costiere sabbiose riqualificate km processo AMC 6 Strutture certificate num processo AMC 6 num processo AMC 3 num processo AMC 3 num processo AMC 1 num processo AMC 9 Opere realizzate in adiacenza ad “acque a specifica destinazione” e/o aree sensibili (ANP, rete natura 2000) Infrastrutture potenziate e/o realizzate in adiacenza a opere esistenti / totale delle infrastrutture finanziate Interventi di riqualificazione paesaggistica e ambientale (all’interno della rete ecologica e/o in aree naturali protette) N° di progetti di ricerca inerenti la gestione ambientale dell’ambiente marino costiero Aree costiere messe in sicurezza e bonificate Dispositivi di allerta previsti in azioni di monitoraggio Nuovi insediamenti produttivi e turistici realizzati in ambito costiero Ammodernamenti di insediamenti produttivi e turistici costieri realizzati Interventi realizzati con tecniche di ingegneria naturalistica Porti attrezzati con servizi ambientali Rapporto tra strutture portuali fisse e strutture leggere Strutture realizzate fuori dalla fascia costiera / strutture realizzate Interventi di promozione e valorizzazione degli ambienti naturali Interventi con sistemi di mobilità sostenibile (in aree costiere) Servizi per la fruizione sostenibile degli ambienti naturali Interventi coerenti con criteri di inserimento paesaggistico (aree costiere) num, kmq num, kmq PAESAGGIO Interventi di riqualificazione urbana num processo AMC Paesaggio 4 MONITORAGGIO Programmi di monitoraggio num processo AMC 2 RICERCA Studi sullo stato delle componenti ambientali 1 Idroesigenza processo processo/ contributo AMC ACQUE num Kmc/ anno Acqua 13 Ton contributo Aria 1 kWh/ anno processo Aria 7 num processo Aria 4 Mc/ anno processo Aria 1 ARIA ENERGIA ENERGIA ENERGIA 176 unità di misura Indicatore ambientale di programma Emissioni di inquinanti, CO2 e N2O evitate attraverso interventi di risparmio energetico e cogenerazione ad alto rendimento Energia risparmiata con interventi di efficienza energetica Num. di interventi di ammodernamento degli impianti finalizzato al contenimento dei consumi energetici kWh/anno prodotti dalla combustione del biogas recuperato ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO Codifica per tematica di riferimento Indicatore ambientale di programma unità di misura Tipologia Report Num. di azioni monitorate RIFIUTI Num. di impianti di compostaggio anaerobico con recupero di metano e produzione di energia num processo Aria 1 ARIA Ton di gas climalteranti emessi: CO2, N2O, CH4 Ton processo Aria 4 Ton contributo Aria 2 Ton contributo Aria 4 num processo Aria 4 num processo Aria 4 num processo Aria 4 num processo Aria Rifiuti 21 Num di aziende che effettuano AUDIT energetico num processo Aria 9 Num di aziende che effettuano il LCA dei propri processi produttivi num processo Aria Rifiuti 5 ENERGIA Kwh/anno (termici/elettrici) prodotti da fonti rinnovabili Ton processo Aria 12 BIODIVERSITÀ Ha di piantumazioni realizzate Ha processo Aria Paesaggio 14 RIFIUTI Num di aziende che movimentano materie prime e rifiuti entro un raggio di 70 km (filiera corta) Num di progetti che prevedano la movimentazione dei rifiuti entro un raggio di 70 km (filiera corta) num processo Aria Rifiuti 8 TRASPORTI Num di interventi con sistemi di mobilità sostenibile num processo Aria Paesaggio 16 Ton processo Aria 2 % processo Aria 2 % processo Aria 2 km processo Aria 2 km processo Aria 2 Num mezzi, % processo Aria 1 km processo Aria Paesaggio 16 num processo Aria 1 Ton contributo Rifiuti 5 num contributo Rifiuti 5 ARIA ARIA ARIA ARIA ARIA GESTIONE AMBIENTALE GESTIONE AMBIENTALE GESTIONE AMBIENTALE TRASPORTI TRASPORTI TRASPORTI TRASPORTI TRASPORTI TRASPORTI Ton di IPA, Diossine e Furani emesse, per nuovi interventi e impianti esistenti Tonnellate di emissioni di ogni inquinante a seguito dell’investimento, per nuovi interventi e impianti esistenti Num di interventi di riduzione dell’utilizzo di gas fluorurati ad effetto serra Num di interventi di ammodernamento degli impianti finalizzato al contenimento delle emissioni Num di interventi che finanziano l’ammodernamento dei sistemi di filtraggio dei fumi Num di aziende già certificate che richiedono un finanziamento Num di aziende che richiedono un finanziamento per la certificazione Ton merci movimentate in ingresso e in uscita per ferrovia sul tot delle modalità (strada, ferro, nave) Frequenza di utilizzazione dei treni (%) Km di infrastrutture ferroviarie elettrificate realizzate Estensione linea adeguata (Km) Km di metropolitane leggere e/o di treno-tram realizzati Num di mezzi elettrici o a idrometano finanziati % mezzi pubblici elettrici o a idrometano / tot mezzi in circolazione % mezzi pubblici a bassa emissione / tot mezzi in circolazione TRASPORTI Km di piste ciclabili realizzate EDILIZIA SOSTE- Num. di interventi con criteri tratti dalla LR sull’abitare sostenibile Variazione delle Ton di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi prodotti pre e post investimento Num di interventi di ammodernamento degli impianti finalizzati al contenimento della produzione di rifiuti speciali NIBILE RIFIUTI RIFIUTI ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 177 REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO Codifica per tematica di riferimento RIFIUTI RIFIUTI RIFIUTI RIFIUTI RIFIUTI RIFIUTI RIFIUTI RIFIUTI RIFIUTI RIFIUTI RIFIUTI RIFIUTI RIFIUTI RIFIUTI RIFIUTI RIFIUTI 178 Indicatore ambientale di programma Numero di impianti produttivi che prevedano la fabbricazione di nuovi prodotti finiti a partire da materie prime secondarie da recupero/riciclo Ton di materie prime secondarie utilizzate nel processo produttivo Variazione delle Ton di fanghi conferiti in discarica pre e post investimento Ton di rocce da scavo conferite in discarica: intese come ton di rocce da scavo conferite in discarica sul totale delle rocce da scavo prodotte dall’intervento Ton di inerti da riutilizzo o riciclo/ton di inerti utilizzate Numero di progetti presentati che prevedono la riduzione dell’imballaggio del prodotto finito a valle dell’investimento e quantificazione della riduzione di imballaggi prodotti o necessari al prodotto Numero di progetti presentati che annoverano la realizzazione di prodotti usa e getta Numero di progetti presentati che prevedono: - l’utilizzo di prodotti con minor imballaggio per unità di prodotto - il minor utilizzo possibile di prodotti usa e getta e quantificazione della riduzione di imballaggi/ prodotti usa e getta smaltiti Numero di progetti presentati che annoverano la produzione di prodotti a basso contenuto di sostanze nocive (con particolare attenzione alle apparecchiature elettroniche che produrranno RAEE) Numero di progetti presentati che prevedano la realizzazione di centri di raccolta e trasformazione dei rifiuti da Raccolta Differenziata che effettuino la trasformazione del rifiuto in materia prima secondaria che si presti ad un utilizzo diretto in un processo di lavorazione industriale Ton di materie prime secondarie prodotte dall’impianto Numero ed estensione delle strutture contenenti amianto presenti nei manufatti Ton di sostanze contaminate inviate a smaltimento / ton totali di sostanze contaminate Numero di progetti presentati che annoverano l’utilizzo ammendante compostato Numero di centri e di reti accreditate per la riparazione/riutilizzo dei prodotti, previsti nei progetti Numero di progetti che presentano la pianificazione di una raccolta differenziata spinta e per flussi separati Num di progetti che prevedano servizi di raccolta differenziata spinta in aree di inefficienza Numero di progetti presentati che annoverano una corretta valorizzazione delle biomasse Ton di biomassa sottoposta ad autocompostaggio ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE unità di misura Tipologia Report Num. di azioni monitorate num, ton processo Rifiuti 5 Ton contributo Rifiuti 2 Ton contributo Rifiuti 29 Ton contributo Rifiuti 29 num, ton contributo Rifiuti 5 num processo Rifiuti 5 num, ton contributo Rifiuti 14 num, ton processo Rifiuti 5 num, ton processo Rifiuti 9 num, mq processo Rifiuti 19 Ton contributo Rifiuti 1 num processo Rifiuti 8 num processo Rifiuti 8 num processo Rifiuti 2 num processo Rifiuti 1 num, ton processo Rifiuti 7 REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO Codifica per tematica di riferimento RIFIUTI GESTIONE AMBIENTALE PAESAGGIO BIODIVERSITÀ BIODIVERSITÀ SUOLO EDILIZIA SOSTENIBILE PAESAGGIO PAESAGGIO PAESAGGIO PAESAGGIO RICERCA ACQUE PAESAGGIO PAESAGGIO BIODIVERSITÀ ACQUE INFRASTRUTTURE PAESAGGIO SUOLO Indicatore ambientale di programma % di rifiuto indifferenziato raccolto rispetto al totale dei rifiuti prodotti nella gestione delle strutture Numero di flussi differenziati in più nella gestione delle strutture rispetto a quelli previsti dal sistema di raccolta comunale Numero di progetti presentati che adottano procedure o criteri di Green Public Procurement (GPP) Variazione della frammentazione del paesaggio dovuta alle nuove infrastrutture N° ed estensione di spazi verdi realizzati a mitigazione lungo le infrastrutture N° ed estensione di reti ecologiche (reti verdi e blu) realizzate in ambito urbano Consumo di suolo naturale e/o agricolo N° di interventi di recupero e rifunzionalizzazione di manufatti esistenti N° di manufatti realizzati in ambito extraurbano Km di infrastrutture ricadenti in ambiti di valenza ecologica e paesaggistica /totale km realizzati N° di interventi in aree ad alta visibilità/N° di interventi totali Variazione dell’esperienza del paesaggio rurale N° di progetti di ricerca per la conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-architettonico e paesaggistico N° di impianti di fitodepurazione realizzati N° di interventi di riqualificazione paesaggistica e ambientale N° di interventi coerenti con criteri di inserimento paesaggistico N° di interventi di valorizzazione della rete ecologica regionale N° di interventi di infrastrutturazione idrica e fognaria in ambiti “compromessi” N° di porti turistici realizzati Num di reti di beni culturali promosse Incremento (%) di aree soggette a rischio idrogeologico ricadenti in Comuni/Province dotate di piani di protezione civile unità di misura Tipologia Report Num. di azioni monitorate %num processo Rifiuti 8 num processo Rifiuti 16 processo Paesaggio 5 processo Paesaggio 10 Sup media delle patches su elaborazione cartografica num, kmq num, kmq Ha processo Paesaggio 4 contributo Paesaggio 15 num processo Paesaggio 15 num contributo Paesaggio 8 % processo Paesaggio 3 % processo Paesaggio 20 superficie media contributo Paesaggio 18 num processo Paesaggio 4 num processo Paesaggio 1 num processo Paesaggio 8 num processo Paesaggio 17 num processo Paesaggio 11 num processo Paesaggio 1 num processo Paesaggio 1 num processo Paesaggio 4 % contributo Suolo 2 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 179 REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO Codifica per tematica di riferimento RICERCA RICERCA RICERCA SUOLO SUOLO SUOLO SUOLO SUOLO SUOLO Indicatore ambientale di programma Numero di progetti di sviluppo sperimentale/ attività di ricerca industriale finalizzati alla produzione/innovazione di prodotti o processi produttivi e/o logistici in grado di ridurne l’impatto sul suolo Numero di aziende che implementano innovativi prodotti/processi produttivi e/o logistici in grado di ridurre l’impatto delle attività sul suolo Numero di reti di laboratori pubblici di ricerca o di progetti strategici congiunti imprese/enti di ricerca sviluppati (nei settori Tecnologie per l’energia e l’ambiente, Logistica, Agroalimentare, Biotecnologie per la salute dell’uomo), la cui ricerca può direttamente o indirettamente contribuire a favorire un utilizzo ed una gestione sostenibile del suolo Numero di piani di protezione civile redatti/ aggiornati Estensione aree soggette a rischio idrogeologico (individuate nel PAI) ricadenti in aree interessate da piani di protezione civile Incremento (%) di aree soggette a rischio idrogeologico (individuate nel PAI) ricadenti in aree interessate da piani di protezione civile Potenziamento delle dotazioni organiche, strutturali e tecnologiche (espresso in termini economici o di numero di personale impiegato) del servizio di Protezione Civile a livello comunale, provinciale e regionale Aree dismesse recuperate (o di aree naturali sottratte alla trasformazione/impermeabilizzazione) Variazione (%) della superficie di aree dismesse (o di aree naturali trasformate/impermeabilizzate) unità di misura Tipologia Report Num. di azioni monitorate num processo Suolo 3 num contributo Suolo 3 num processo Suolo 3 num processo Suolo 2 mq contributo Suolo 2 % contributo Suolo 2 num contributo Suolo 1 num, mq processo Suolo 1 % contributo Suolo 1 3.5 Analisi dei risultati e restituzione dell’attività di monitoraggio L’ultima delle fasi previste è relativa alla interpretazione e valutazione dei dati raccolti e alla diffusione dei risultati. L’analisi delle informazioni e dei dati ed il confronto con gli obiettivi di sostenibilità individuati può consentire di evidenziare le eventuali problematiche, di identificare le cause che possano averle indotte e di proporre eventuali azioni correttive per le successive fasi di attuazione. Sinora, è stato prodotto il Focus di monitoraggio: ASSE VI – L.d.I. 6.1 – Azione 6.1.9 – “Regolamento dei regimi di aiuto in esenzione per le imprese turistiche” (PIA TURISMO), utile a sperimentare la metodologia adottata all’interno del Piano di monitoraggio ambientale del PO FESR e i contenuti dei Report tematici sinora prodotti, attraverso il popolamento degli indicatori di sostenibilità individuati. 180 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE DOCUMENTO 4 REGIONE PUGLIA Assessorato alla Qualità dell’Ambiente Autorità Ambientale PO FESR 2007-2013 REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE ASSE VI – Linea di Intervento 6.9 – Azione 6.9.1 “PIA TURISMO” Maggio 2012 REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE Regione Puglia Assessorato alla Qualità dell’Ambiente Autorità Ambientale Regionale Via delle Magnolie 6/8 – Zona Industriale 70026 Modugno (BA) Tel. 080 5403912 Tel / Fax 080 5404365 [email protected] http://ecologia.regione.puglia.it/ Documento a cura di Lidia Alifano (*) Michele Chieco (*) Hanno collaborato Adolfo Camposarcone (*) Michele Chieco (*) Claudia de Robertis (*) Giuseppe Orlando (*) Fausto Pizzolante (*) Serena Scorrano (*) Erminia Sgaramella (**) Coordinamento Struttura di supporto Giuseppe Angelini Autorità ambientale Antonello Antonicelli (*) Struttura di Supporto all’Autorità Ambientale (**) PON GAT, POAT Ambiente Linea 3 182 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE INDICE 1. PREMESSA E OBIETTIVI DEL DOCUMENTO 184 2. PIA TURISMO 186 3. Allegato 1 – Modello di Scheda di Sostenibilità Ambientale 187 Allegato 2 – Autocertificazione attestante il regime giuridico dell’area oggetto di intervento 190 Allegato 3 – Istanze pervenute in risposta all’Avviso Pubblico 191 Allegato 4 – Localizzazione delle istanze pervenute in risposta all’Avviso Pubblico 192 SPERIMENTAZIONE DEL PMA 193 3.1. PMA ARIA 194 3.2. PMA ACQUA 198 3.3. PMA AMBIENTE MARINO COSTIERO 202 3.4. PMA PAESAGGIO E BENI CULTURALI 206 3.5. PMA RIFIUTI 209 3.6 Conclusioni 211 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 183 REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE 1. PREMESSA E OBIETTIVI DEL DOCUMENTO Il monitoraggio ambientale, prendendo avvio dalla VAS del PO FESR, si propone quale strumento di aggiornamento in continuo del quadro di conoscenza da questa delineato, utile a verificare l’effettiva sostenibilità ambientale del programma ed eventualmente a fornire indicazioni per la riprogrammazione di interventi e risorse. Il PMA si propone infatti di verificare e stimare il grado di sostenibilità delle azioni previste dal PO, attraverso la definizione di un set di obiettivi ed indicatori di sostenibilità ambientale, di intercettare eventuali impatti negativi, individuandone le cause per adottare opportune misure di ri-orientamento e di descrivere e quantificare gli effetti positivi del Programma, segnalando azioni meritevoli di ulteriore impulso. A gennaio 2011 l’AA, d’intesa con l’AdG, ha prodotto il Documento metodologico per il PMA, che definisce struttura, soggetti interessati e fasi operative del Piano di Monitoraggio Ambientale. All’interno del Documento Metodologico è stata definita la struttura del Piano, articolato in 5 fasi: FASE 1 - Aggiornamento del quadro delle conoscenze. FASE 2 – Identificazione degli obiettivi di sostenibilità regionali (ORSA). FASE 3 – Definizione delle azioni da monitorare per le diverse Linee d’Intervento del PO FESR. FASE 4 – Definizione degli indicatori di sostenibilità per il programma utili al monitoraggio degli effetti ambientali delle azioni individuate. FASE 5 – Analisi dei risultati e produzione dei rapporti di monitoraggio. Successivamente, seguendo l’impostazione del documento metodologico, l’AA ha prodotto 7 Report Tematici relativi alle seguenti componenti ambientali: - Aria Rifiuti Paesaggio e Beni Culturali Acqua Suolo Ambiente Marino Costiero Quale primo bilancio del lavoro svolto, si vuole evidenziare la significatività dei risultati “indiretti” che è stato possibile cogliere con la costruzione del PMA e dei report tematici, di notevole utilità per le prossime attività della struttura. Da un lato la Regione Puglia si è infatti dotata di un quadro delle conoscenze aggiornato che consente di avere una base articolata su cui costruire la Valutazione Ambientale Strategica del nuovo ciclo di programmazione. In secondo luogo, il lavoro condotto in relazione agli obiettivi di sostenibilità e, in particolare, la definizione degli obiettivi regionali di sostenibilità ambientale (ORSA), può porre le basi per la scrittura della Strategia di Sviluppo Sostenibile Regionale, capace di tradurre con un formalismo più vicino alla programmazione le previsioni della politica regionale dell’attuale amministrazione. Infine, l’approccio seguito nella costruzione del PMA ha consentito di costruire una banca dati dei criteri di sostenibilità ambientale che si sta rilevando di grande utilità nella specifica attività di integrazione richiesta all’Autorità Ambientale. 184 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE Tra le criticità più evidenti si vuole invece rilevare la difficoltà di reperimento dei dati utili per il popolamento degli indicatori di sostenibilità individuati. La fonte principale dei dati rinviene infatti dai progetti presentati dai beneficiari, e la metodologia proposta prevede di raccogliere i dati attraverso apposite schede di monitoraggio allegate ai Bandi/Avvisi pubblici, da sottoporre ai beneficiari e/o ai Responsabili di Azione. In considerazione dello stato di attuazione molto avanzato del programma, si rileva che è stato possibile integrare con le Schede di Monitoraggio contenenti gli indicatori afferenti all’azione di riferimento solo i Bandi/Avvisi Pubblici più recenti, mentre occorre avviare in questo momento un’attività di raccolta dati “ex-post”. In integrazione ai dati disponibili nel Sistema di Monitoraggio degli interventi regionali (MIRWEB) la prossima fase prevede la distribuzione “ex-post” delle Schede di Monitoraggio ai Responsabili di Azione (RdA): le Schede di Monitoraggio potranno essere compilate dai RdA con il supporto dell’AA in fase di attuazione dell’intervento, oppure potranno essere distribuite agli istanti aggiudicatari dei finanziamenti , compilate e restituite all’AA . Tutto ciò premesso, il presente documento è un primo focus di monitoraggio utile a sperimentare la metodologia adottata all’interno del Piano di monitoraggio ambientale del PO FESR e i contenuti dei Report tematici sinora prodotti. Il focus è rivolto all’ASSE VI – L.d.I. 6.1 – Azione 6.1.9 – “Regolamento dei regimi di aiuto in esenzione per le imprese turistiche” (PIA TURISMO), azione che finanzia importanti investimenti nel settore turistico. Sebbene il numero degli interventi non sia statisticamente rilevante, la scelta di questa Azione è stata dettata dalla disponibilità dei dati progettuali relativi agli interventi previsti e, soprattutto, dall’impatto potenzialmente significativo e trasversale su numerose componenti ambientali. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 185 REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE 2. PIA TURISMO L’Azione 6.19 “Qualificazione dell’offerta turistico-ricettiva” prevede l’erogazione di finanziamenti nella forma di regimi di aiuto – al sistema imprenditoriale regionale (piccole, medie e grandi imprese, Consorzi di PMI) per investimenti nel settore turistico-ricettivo, con l’obiettivo di qualificare, ampliare e diversificare l’offerta regionale, contribuendo ad attrarre maggiori investimenti e consumi attraverso l’incremento degli arrivi e delle presenze nazionali ed estere. Il finanziamento è rivolto a: - realizzazione di nuove strutture turistico alberghiere, anche attraverso il recupero funzionale di immobili esistenti; - ampliamento, ammodernamento e ristrutturazione di strutture turistico alberghiere esistenti al fine dell’innalzamento degli standard di qualità e/o della classificazione; - realizzazione di strutture connesse servizi a supporto del turismo, quali strutture sportive, campi da golf, porti turistici, centri congressuali e auditorium. Le caratteristiche degli interventi, i criteri di selezione, le spese ammissibili e le procedure afferenti all’azione sono disciplinati con un apposito Regolamento Regionale (n. 36 del 30.12.2009 “Regolamento dei regimi di aiuto in esenzione per le imprese turistiche”), pubblicato sul BURP n. 210 del 31.12.2009. L’Avviso Pubblico, approvato con Determina Dirigenziale n. 615 del 10/6/2010, è stato pubblicato sul BURP n° 105 del 17.06.2010. La procedura di attuazione è “valutativa a sportello”, ovvero le istanze sono esaminate in base all’ordine cronologico di presentazione, fino a esaurimento dei fondi stanziati per i singoli interventi. Le istanze sono trasmesse all’Area Politiche per lo Sviluppo, il Lavoro e l’Innovazione, Servizio Ricerca e Competitività della Regione Puglia, mentre l’istruttoria tecnico-amministrativa è svolta dalla società inhouse “Puglia Sviluppo S.p.A.”. L’istruttoria è articolata in due fasi: la prima fase prevede la valutazione dell’ammissibilità della proposta di investimento, ovvero la completezza della documentazione trasmessa e la rispondenza dei requisiti delle imprese istanti e delle caratteristiche della proposta di investimento ai criteri fissati dal Regolamento. Le istanze ammesse partecipano alla seconda fase di valutazione attraverso la presentazione del progetto definitivo della proposta di investimento. La struttura dell’AA ha partecipato all’attività di integrazione ambientale del bando, introducendo, all’interno della modulistica da compilare a cura degli istanti, una Scheda di Valutazione della Sostenibilità Ambientale della Proposta di investimento (Allegato 1) e un modello di Autocertificazione attestante il regime vincolistico dell’area oggetto di intervento (Allegato 2). Inoltre, la struttura dell’AA sta collaborando con Puglia Sviluppo S.p.A. all’attività istruttoria delle istanze pervenute in risposta all’Avviso Pubblico, valutando la sostenibilità ambientale delle proposte di investimento sulla base delle dichiarazioni e informazioni rese dagli istanti nelle Schede predisposte. Le procedure di valutazione hanno sinora portato alla selezione, a fronte delle 15 istanze pervenute in risposta all’Avviso, di n. 8 interventi relativi a 4 Consorzi di imprese turistiche, per investimenti pari a circa 50 MEuro. Si riportano nell’Allegato 3 i dati maggiormente significativi relativi alle 15 istanze pervenute: i siti relativi alle proposte di investimento sono cartografati nell’Allegato 4. 186 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE Allegato 1 – Modello di Scheda di Sostenibilità Ambientale SEZIONE A – ANAGRAFICA DELL’INIZIATIVA A.1 - Proponente: ”chi”, indicare il soggetto che intende realizzare l’investimento, precisando se si tratta di una singola impresa o di un consorzio o di un impresa nell’ambito di un consorzio (in tal caso indicare quale consorzio). Occorre indicare in modo chiaro ed inequivocabile il soggetto giuridico responsabile dell’intervento. Nel caso fossero intercorse modificazioni nelle ragioni sociali dei proponenti (sempre che questo sia consentito dal bando) queste devono essere chiaramente indicate, in modo che sia possibile immediatamente risalire alle precedenti denominazioni: p.es.: XXXX s.r.l. ex YYYY s.r.l. A.2 - Proposta: “cosa”, indicare in modo chiaro e sintetico in cosa consiste l’intervento indicandone il titolo o riassumendo in pochi righi (max 3) di cosa si tratta. A.3 - Ubicazione: “dove”, indicare il luogo in cui si intende realizzare l’intervento riportando l’indirizzo attraverso la via, il civico, la località, il comune, la provincia. A.4 - Dimensione economica: indicare l’importo complessivo dell’investimento e l’importo per cui si richiede il finanziamento. SEZIONE B – NOTE TECNICHE SULL’INIZIATIVA B.1 - Descrizione dell’iniziativa oggetto di finanziamento 1. Descrivere in modo esaustivo in cosa consiste l’intervento. Se il proponente fa parte di un consorzio è necessario inquadrare l’interazione del singolo intervento proposto con l’iniziativa complessiva. Questa circostanza è ancora più importante nel caso in cui l’intervento proposto dalla singola impresa sia funzionalmente legato con altri interventi proposti da altri soggetti facenti parte del consorzio; 2. indicare l’ampiezza dell’intero progetto oggetto dell’investimento, calcolata ai confini dell’insediamento stesso (per esempio la recinzione esistente o da realizzare, comprendente qualsiasi area funzionale alle attività previste e connesse con esse); 3. qualora sia prevista la realizzazione di nuovi manufatti o il recupero di immobili esistenti, indicarne le caratteristiche (superfici, volumi), i materiali da utilizzare anche in relazione al contesto di inserimento (utilizzo di materiali tipici del luogo, ecc) e le scelte progettuali adottate (edilizia sostenibile, ecc); 4. evidenziare l’integrazione del progetto con le attività di fruizione e valorizzazione ai fini turistici eventualmente già esistenti nell’area ed i benefici che l’intervento comporta ai fini della destagionalizzazione e della sostenibilità ambientale della fruizione; 5. indicare qualsiasi altra informazione utile alla valutazione della sostenibilità ambientale dell’intervento proposto. B.2 - Localizzazione: le informazioni di questa sottosezione sono finalizzate alla precisa localizzazione delle iniziative nel sistema informativo geografico in uso presso l’Ufficio. A tal fine, oltre a fornire la precisa identificazione catastale del luogo sede dell’intervento dove si realizza l’investimento, occorre produrne una adeguata rappresentazione cartografica. In particolare, la rappresentazione deve prevedere un inquadramento generale su ortofoto (scala 1:25.000) ed una individuazione di dettaglio sulla Carta Tecnica Regionale (scala 1:5.000)1. Su entrambe le tavole andrà individuata l’area (o le aree) di intervento, rappresentandone il solo perimetro evidenziato con idonea campitura. In aggiunta alla indicazione cartacea (e non in sostituzione) e al fine di accelerare l’istruttoria è auspicabile sia fornita l’ubicazione precisa anche in formato digitale (dwg, dxf o shp), georeferenziato nel sistema di riferimento cartografico UTM 33N datum WGS84. In tal caso si raccomanda di fornire il solo perimetro dell’area, o delle aree, su cui si intende intervenire. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 187 REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE SEZIONE C – CONTESTUALIZZAZIONE DELL’INTERVENTO E DELLE MODIFICHE INTRODOTTE SULLE COMPONENTI AMBIENTALI Componente ambientale STATO MODIFICHE Atmosfera/ Impatto acustico STATO MODIFICHE STATO Suolo e sottosuolo MODIFICHE STATO Rifiuti MODIFICHE STATO Energia MODIFICHE STATO Vegetazione, flora, fauna MODIFICHE Descrizione dello stato dell’ambiente2 del contesto territoriale in cui si inserisce l’intervento, identificando la situazione ex ante, che consenta di analizzare le modificazioni indotte dall’investimento proposto rispetto allo stato di fatto. A tal fine si richiede di procedere analizzando le singole componenti ambientali di seguito richiamate3, fornendo qualsiasi informazione ritenuta utile per poter caratterizzare il sito e il tipo di intervento in oggetto in relazione alla componente ambientale considerata. Rappresentazione delle modificazioni indotte dall’intervento proposto rispetto al contesto ex ante relativamente alle singole componenti ambientali4 Si descriva qualitativamente lo stato dell’aria e la caratterizzazione meteoclimatica del sito in oggetto e si indichi se l’attività in oggetto è soggetta a Valutazione di Impatto Acustico ai sensi D.P.C.M. del 1° marzo 1991 della Legge Quadro sull’Inquinamento Acustico n. 447 del 26 ottobre 1995 e ss.mm.ii.. Si descrivano le azioni che si intendono avviare ai fini di una riduzione di emissioni di CO2 e gli accorgimenti mirati alla riduzione dell’impatto acustico dell’attività proposta. Si indichi qualitativamente lo stato del suolo ed il suo consumo. Si descriva qualitativamente lo stato di suolo e sottosuolo a seguito dell’investimento proposto, evidenziando sia gli aspetti positivi che gli eventuali rischi e criticità connessi indicando, per questi, le relative misure che si intende porre in atto per mitigarli. Si descriva qualitativamente il sistema di raccolta e gestione dei rifiuti in atto indicando qualsiasi ulteriore informazione si ritenga utile alla caratterizzazione della produzione e dello smaltimento degli stessi. Si descrivano qualitativamente le modifiche che l’investimento proposto apporterà all’attuale sistema di gestione dei rifiuti qualora presente; qualora non presente si descriva il sistema di gestione da adottare. Si indichino gli attuali fabbisogni di energia, indicando le fonti energetiche primarie di approvvigionamento (metano, gpl, energia elettrica ecc.) Si descrivano le eventuali scelte progettuali volte a conseguire risparmio energetico nonché a garantire la produzione di quota parte del fabbisogno energetico complessivo da fonti rinnovabili. Si indichi qualitativamente lo stato della vegetazione, della flora e della fauna riferite al contesto dell’insediamento. Si descrivano qualitativamente le modifiche che l’investimento proposto apporterà alla vegetazione, flora e fauna in riferimento al contesto. In particolare si esplicitino, laddove possibile, azioni di salvaguardia/valorizzazione del contesto naturale e la eventuale creazione/ricostituzione di reti di connessione ecologica. 1) È possibile consultare, stampare (ed eventualmente scaricare) gratuitamente la Carta Tecnica Regionale e l’ortofoto direttamente dal sito www.sit.puglia.it, accedendo alla sezione “Consultazione”, quindi “Dati Topografici”, quindi “Carta Tecnica” (http://www.sit.puglia.it/portal/ sit_cittadino/Dati+Topografici/Carta+Tecnica). A questo punto è possibile rendere visibile lo strato informativo “Ortofoto” cliccando nell’apposito flag posto nella parte destra del monitor, nella sezione intitolata “Selezione dei layer”: il flag diventa cliccabile quando il fattore di scala è inferiore a 1:50.000, quindi è opportuno zoomare sull’area di interesse con gli appositi tool del menù posto sulla sinistra dello schermo. Perché sia visibile l’ortofoto è opportuno deselezionare il layer “DTM” e cliccare sul tasto “Aggiorna Mappa”. La stampa degli elaborati richiesti può essere effettuata con l’apposito tool del menù posto sulla sinistra dello schermo. Poichè non è possibile settare con precisione il fattore di scala, è sufficiente che questo sia prossimo a 1:25.000 per l’inquadramento generale su ortofoto e a 1:5.000 per l’individuazione su CTR (che può anche conservare sullo sfondo l’ortofoto). 2) La richiesta di descrivere lo stato dell’ambiente facendo ricorso alla schematizzazione per componente ambientale è funzionale da un lato ad offrire una traccia di lavoro dall’altro a rendere più agevole la comprensione di quanto rappresentato. È molto importante rilevare che il livello di approfondimento dell’analisi di ciascuna componente è strettamente connesso con la specificità dell’iniziativa e con le caratteristiche del luogo in cui questa si localizza. Si raccomanda di attenersi solo agli aspetti pertinenti e di offrire un’analisi contestualizzata, evitando di dilungarsi inutilmente su improbabili ricadute ambientali e/o su analisi generali. 3) Le componenti ambientali interessate dall’intervento proposto da un soggetto inserito in un consorzio devono avere una cornice che afferisca all’intero consorzio. 4) Vedasi nota 3. 188 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE STATO Paesaggio MODIFICHE STATO Viabilità MODIFICHE Si indichi qualitativamente lo stato attuale del paesaggio del sito di intervento. Si descriva qualitativamente lo stato del paesaggio a seguito dell’investimento proposto, evidenziando sia gli aspetti positivi che gli eventuali rischi e criticità connessi indicando, per questi, le relative misure che si intende porre in atto per mitigarli. In particolare può essere utile riferirsi ai seguenti aspetti in quanto pertinenti: adattamento alla morfologia dei luoghi e contenimento dei movimenti di terra; studio delle visuali a partire da luoghi di particolare fruizione (linea di costa, strade di grande scorrimento, aree di pregio naturalistico) ai fini della riduzione dell’impatto visivo; salvaguardia/valorizzazione del contesto paesaggistico; salvaguardia/valorizzazione del contesto rurale; rapporto superficie piantumata/superficie coperta-pavimentata (indicare il rapporto con un numero); utilizzo di pavimentazione drenante e/o di materiali naturali per gli spazi esterni; utilizzo di essenze provenienti da ecotipi locali per la progettazione degli spazi verdi inquadrare l’integrazione dell’intervento proposto con la rete di elementi territoriali esistenti (tratturi, strade rurali, mulattiere, piste di servizio di canali o altre infrastrutture lineari ecc. anche riscontrabili da cartografia storica o da altro tipo di documentazione) potenzialmente utilizzabili ai fini della fruizione di aree ad elevata valenza naturalistica, storica e paesaggistica. Si indichi qualitativamente lo stato della viabilità esistente in termini di infrastrutture presenti e mezzi attratti dal comparto esistente. Si descriva qualitativamente lo stato della viabilità a seguito dell’investimento proposto, evidenziando sia gli aspetti positivi che gli eventuali rischi e criticità connessi indicando, per questi, le relative misure che si intendono porre in atto per mitigarli come per esempio l’inserimento del progetto in reti di trasporto a basso consumo, ecc. SEZIONE D – ASSOGGETTABILITA’ DEL PROGETTO ALLE NORMATIVE AMBIENTALI D.1 – Tipologia progetto secondo la normativa VIA: indicare se l’attività del soggetto proponente rientra nell’ambito di applicazione della LR 12 aprile 2001, n. 11 e ss.mm.ii. e del D.Lgs. n. 152/06 e ss.mm.ii. Va verificato, cioè, se per tipologia e dimensioni, l’intervento è riconducibile ad una delle tipologie di cui agli allegati A e B della LR 11/2001 e degli allegati II, III, IV del D.Lgs. n. 152/2006 (5) In caso affermativo indicare la data in cui risulta avviata o conclusa la specifica procedura prevista dalla legge. D.2 – Autorizzazione all’emungimento di acqua ed agli scarichi idrici: indicare se l’attività è soggetta ad autorizzazione per l’emungimento di acqua da pozzo ed ad autorizzazione specifica per la gestione delle acque reflue. D.3 – Altre autorizzazioni: si indichino eventuali altre autorizzazioni di tipo ambientale utili ai fini della valutazione della sostenibilità ambientale dell’intervento. SEZIONE E – CONCLUSIONI Sintetizzare le risultanze emerse nella sezione precedente evidenziando i principali aspetti positivi e le eventuali criticità con le relative misure previste per mitigarle. SEZIONE F – DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA Inserire una documentazione fotografica che aiuti nella comprensione del contesto ambientale in cui si inserisce l’iniziativa. La relazione deve essere redatta e firmata da un tecnico abilitato. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 189 REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE Allegato 2 – Autocertificazione attestante il regime giuridico dell’area oggetto di intervento Dichiarazione sostitutiva di atto notorio (ai sensi dell’art. 46 e 47 del D.P.R. 445 del 28/12/2000) Il sottoscritto ____________________________ P.IVA / C.F. _____________________________ professionista incaricato dalla impresa _______________________________________________ con studio professionale in ____________________ via_________________ n.______ iscritto all’Ordine/Collegio dei ____________________________ prov. di ________________ al n._____ consapevole che, ai sensi dell’art. 76 del DPR 445/2000, chiunque rilascia dichiarazioni mendaci, forma atti falsi o ne fa uso è punito ai sensi del codice penale e delle leggi speciali in materia DICHIARA che l’intera area di pertinenza dell’area di insediamento dell’intervento oggetto di investimento denominato _____________________________________________ meglio identificato al punto B.3 della Relazione di Sostenibilità Ambientale, presenta il seguente regime giuridico: Tipo di vincolo Aree naturali protette regionali e/o nazionali Presenza NO SI Rete Natura 2000 (SIC e ZPS) NO SI Vincoli da P.A.I. NO SI Vincoli da P.U.T.T. NO SI Vincoli paesaggistici ai sensi del NO D.Lgs 42/2004 Aree ad elevato rischio di crisi ambientale (DPR 12/04/96, DLgs NO 112 31/03/98): SI note Indicare se l’area oggetto dell’investimento ricade anche solo parzialmente all’interno di aree naturali regionali e/o nazionali. In caso affermativo indicare la data in cui risulta avviata la specifica procedura di valutazione di incidenza Indicare se nell’area oggetto di investimento esistono vincoli da Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.) Indicare la classificazione ATE e la presenza di eventuali ATD; indicare se l’intervento ricade nei c.d. “territori costruiti” nei quali non trovano attuazione le norme del piano ai sensi dell’art. 1.03 delle NTA del PUTT; indicare se il comune in cui ricade l’intervento ha predisposto i “primi adempimenti per l’attuazione del PUTT” ai sensi dell’art. 5.05 delle NTA del PUTT e/o l’adeguamento dello strumento urbanistico al piano ai sensi dell’art. 5.06 delle NTA del PUTT, e il relativo stato nell’iter di approvazione. Indicare se sono presenti vincoli paesaggistici di cui all’art. 142 del D.Lgs 42/2004. SI Indicare se l’area oggetto dell’investimento ricade all’interno di aree ad elevato rischio di crisi ambientale. Conformità Urbanistica NO SI Indicare la destinazione d’uso delle aree oggetto di intervento secondo lo Strumento Urbanistico Generale (PRG, PUG) vigente e gli estremi della delibera di approvazione. Altri vincoli NO SI Indicare la presenza di qualsiasi altro vincolo presente sull’area oggetto dell’investimento. Si indichi inoltre se sono state ottenute eventuali deroghe rispetto ai vincoli presenti. Si allega copia del documento di identità. Luogo, data Il professionista incaricato (timbro e firma) ___________________ 190 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE Allegato 3 – Istanze pervenute in risposta all’Avviso Pubblico ID 1 2 3 4 5 6 7 8 ASSE VI – L.d.I. 6.1 – Azione 6.1.9 – INTERVENTI SUP. (mq) Realizzazione di un porto turistico con rifornimento carburanti, sollevamento e varo imbarcazioni ed edifici di 53.000 servizio (Portineria, reception, capitaneria, servizi igienici, deposito officina e torre di controllo. Realizzazione di una struttura turistico alberghiera (48 suite alberghiere e n. 9 camere albergo, per un totale di 114 posti letto) con annesse aree a parcheggio e servizi comuni (3 45.000 piscine esterne, 2 campi da tennis, un centro benessere, una sala bar una sala ristorante) Realizzazione di un centro polifunzionale per lo sport e il tempo libero: campo da golf da 18 buche con annessa club house, foresteria e ristorante per ospitare atleti e appassionati 269.822 di golf, realizzazione di una struttura polifunzionale che possa consentire attività sportiva ai soci del Club anche nei mesi invernali. Miglioramento funzionale di una struttura ricettiva esistente all’interno di un complesso turistico, attraverso la realizzazione di parcheggi interrati di pertinenza della struttura, centro benessere con piscina coperta all’interno 100.000 della struttura esistente, intervento di ristrutturazione interna con sostituzione degli impianti tecnologici, di alcune unità abitative, percorso vita/salute esterno con pavimentazione. Ampliamento e ammodernamento di una struttura alberghiera esistente attraverso la realizzazione di 30 nuovi alloggi di tipologia “residence”, 2 campi da calcetto, un campo 117.182 pratica da golf con annessi spogliatoi, due nuove zone per ricevimento all’aperto. Ristrutturazione di insediamento turistico-alberghiero esistente: consolidamento statico, demolizione e ricostruzione ND del solaio di copertura, diversa distribuzione interna, creazione di portici. Realizzazione di un campo pratica da golf. Realizzazione di un villaggio turistico con residenze per 800 posti letto, Centro Congressi con annessi auditorium, sale meeting e alloggi di servizio, 2 sale ristoranti con annessi 241.236 servizi (lato nord e lato sud), un centro benessere con talassoterapia, 3 piscine, un anfiteatro per spettacoli Recupero di un ex stabilimento nel centro urbano di S.Pietro Vernotico da destinare a struttura ricettiva da 69 posti letto, centro benessere, punto vendita vini. Ristrutturazione della sala congressi dell’Azienda Vinicola e la realizzazione di un 3.485 itinerario turistico all’interno delle vigne con soste attrezzate in corrispondenza dei punti di interesse intercettati sul territorio (masserie, chiese, scavi archeologici etc) Struttura ricettiva (120 camere), museo d’arte contemporanea di circa 7000 mq. , auditorium da 5000 posti attraverso il 11.000 recupero dell’ex stabilimento “Alco Palmera” nella Zona ASI di Bari Realizzazione di un villaggio turistico a ridosso di uno stabilimento balneare costituito da 50 unità abitative, due 80.000 ristoranti, un centro benessere, una struttura polifunzionale con un centro congressi per una capienza di 2000 persone Struttura ricettiva (120 camere), servizi commerciali e campo 44.380 da golf da 27 buche PROV IMPORTO (€) BA 11.149.000 STATO ISTRUTTORIA In corso (2° fase) In corso BA 7.895.000 (2° fase) In corso FG 6.040.000 (2° fase) In corso FG 1.171.600 (2° fase) In corso FG 2.975.000 (2° fase) In corso FG 1.775.000 (2° fase) In corso LE 21.343.090 (2° fase) In corso BR 3.310.000 (2° fase) BA 19.085.700 Ammesso alla 2° fase TA 16.000.000 Ammesso alla 2° fase BA 20.500.000 Non ammesso alla 2° fase ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 191 REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE ID ASSE VI – L.d.I. 6.1 – Azione 6.1.9 – INTERVENTI SUP. (mq) PROV IMPORTO (€) Nuovo centro congressuale polifunzionale da 2000 posti 4.800 FG 6.745.462 ND FG ND 65.453 LE 20.882.965 Non ammesso alla 2° fase 30.000 TA 2.600.000 Proposta ritirata Riqualificazione di una tenuta da destinare a struttura turistico-ricettiva Realizzazione di un insediamento turistico-alberghiero: reception, ristorante, bar, teatrino-miniclub, n. 19 plessi per complessive 337 camere e 674 posti letto Realizzazione di una struttura turistico ricettiva (8 strutture residence) attraverso il recupero funzionale di una residenza signorile di campagna del XIX secolo; realizzazione di strutture sportive annesse (campo di calcetto a 8, 2 campi di calcetto a 5, due campi da tennis, due campi da pallavolo e un percorso jogging) Allegato 4 – Localizzazione delle istanze pervenute in risposta all’Avviso Pubblico 192 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE STATO ISTRUTTORIA Non ammesso alla 2° fase Non ammesso alla 2° fase REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE 3 SPERIMENTAZIONE DEL PMA L’attività di valutazione svolta dalla struttura dell’AA e la conseguente disponibilità di tutta la documentazione progettuale relativa alle proposte di investimento hanno consentito il popolamento degli indicatori di processo/contributo individuati nei Report Tematici. Questo primo focus di monitoraggio servirà a sperimentare la metodologia adottata all’interno del Piano di monitoraggio ambientale del PO FESR, al fine di valutarne l’efficacia nell’individuazione delle ricadute in termini ambientali delle azioni del programma. Il PMA ha individuato, per ciascun Report tematico e alla luce dell’aggiornamento del quadro delle conoscenze, gli Obiettivi Regionali di Sostenibilità Ambientale (ORSA) che costituiscono il quadro strategico di riferimento ambientale regionale all’interno del quale si possono valutare gli effetti delle azioni previste da ogni piano o programma regionale. Gli approfondimenti sugli effetti delle azioni del programma ha consentito di selezionare le azioni per le quali si ritiene esistano delle interferenze (positive e negative) con il tema ambientale considerato e i criteri di sostenibilità che possano mitigare gli effetti negativi e/o potenziare gli effetti positivi, da inserire in sede di integrazione ambientale del programma. La valutazione degli effetti ambientali delle azioni e la definizione dei criteri di sostenibilità ha permesso di identificare gli Indicatori di programma (Indicatori di processo e indicatori di contributo alla variazione del contesto), che nel loro insieme interpretano il contributo dell’attuazione del programma nello scenario di riferimento misurandone gli effetti sul contesto ambientale. Ciò premesso, con riferimento all’azione 6.1.9 oggetto del presente focus di monitoraggio, nei paragrafi seguenti saranno popolati, per ciascuna componente ambientale, gli indicatori di processo/contributo individuati nei Report tematici del PMA. La fonte dei dati sono i progetti definitivi delle 8 proposte di investimento in corso di valutazione (2° fase); non sono state considerate le 2 proposte che, sebbene ammesse, non hanno ancora avviato la seconda fase di valutazione in quanto la relativa documentazione progettuale non consente il reperimento dei dati necessari per il popolamento degli indicatori. I dati raccolti sono stati poi aggregati e riportati in tabelle (estratte dai Report tematici per l’azione 6.1.9) ove sono correlati gli Obiettivi di Sostenibilità con gli Indicatori di programma e con gli Indicatori di contesto. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 193 194 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE N.D. 706.720 1.069.070 41.272 N.D. 160.000 3 4 5 6 7 8 ND N.D. 45.448 1.200.000 48.070 N.D. 79.112 44.706 2.529.884,41 1.417.335,95 366.078 2 TOT. 186.745 1 ID 4 1 1 - - 1 1 - - 13 13 - - - - - - - N.D. 30,00% - 28,30% 47,86% 25% - 100,00% 565.264 40.000 - 41.272 84.000 212.016 - 103.600 89.376 6.992 - 45.448 17.480 48.070 6.992 26.600 22.800 N.D. - 100 -65 % N.D. 100,00% 3 1 - 1 - 1 - - 58% Blocco B 80% Blocco A N.D. - 51,00% 0 - - - - - - - - % energia terNumero di in- Num di azienmica da fonte terventi di ef- de che effetrinnovabile/ ficientamento tuano AUDIT totale energia energetico energetico consumata 174.382 % energia Num di Km di Consumi terKwh/anno elet- elettrica da Kwh/anno terConsumi eletinterventi piste mici trici prodotti da fonte rinno- mici prodotti da trici con sistemi ciclabili fonti rinnovabili vabile/totale fonti rinnovabili (kwh/anno (kwh/anno) di mobilità realiztermici) (Fotovoltaico) energia consu- (Solare termico) sostenibile zate mata Popolamento degli indicatori di programma individuati nel Report tematico 3.1. PMA ARIA 7 1 1 1 1 1 1 1 - 2 - - - 1 1 - - - Num di interventi con cri- Num di teri tratti dalla aziende L.R. sull’abita- certificate re sostenibile REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE Ridurre le emissioni di NOx generate dal comparto residenziale/terziario Ridurre le emissioni del settore dei trasporti (PM10, PM2.5, NOx) Ob.Specifico Ridurre le emissioni di Ridurre le emissioni generate dal comparto gas serra residenziale/terziario Ridurre le emissioni dei principali inquinanti Ob.Generale Tabella sinottica degli ORSA – Indicatori di programma 2.529.884,41 1.417.335,95 565.264 (el) 174.382 (ter) 3 0 Consumi elettrici (kWh/anno) Consumi termici (kWh/anno) Numero di interventi di efficientamento energetico Num di aziende che effettuano AUDIT energetico Num di interventi con criteri tratti dalla L.R. sull’abitare sostenibile Num di interventi con sistemi di mobilità sostenibile Num di aziende certificate Kwh/anno (termici/elettrici) prodotti da fonti rinnovabili Numero di interventi di efficientamento energetico Num di aziende che effettuano AUDIT energetico Num di interventi con criteri tratti dalla L.R. sull’abitare sostenibile Consumi elettrici (kWh/anno) Consumi termici (kWh/anno) 4 2 7 2.529.884,41 1.417.335,95 565.264 (el) 174.382 (ter) 3 0 7 13 Km di piste ciclabili realizzate Kwh/anno (termici/elettrici) prodotti da fonti rinnovabili 4 Num di interventi con sistemi di mobilità sostenibile Indicatore di processo-contributo N2O, CH4 Emissioni di CO2, Emissioni di NOx PM10, PM2.5 Emissioni di NOx, Indicatore di contesto REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 195 REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE Analisi dei risultati I dati raccolti lasciano emergere un quadro abbastanza positivo degli effetti sulla componente ambientale “Aria”. Sebbene i dati disponibili evidenzino un impatto significativo delle strutture ricettive sui consumi energetici per lo svolgimento delle attività (pari a circa 2.529.884,41 kWh/anno elettrici e 1.417.335,95 41 kWh/anno termici), tale impatto risulta in parte mitigato dalla produzione energetica da fonte rinnovabile. Anche grazie all’attività di integrazione e valutazione ambientale svolta dalla struttura, un dato molto positivo è che 6 proposte di investimento su 8 prevedono di installare impianti fotovoltaici sulle coperture degli edifici, per una potenza pari a circa 565.264 kWh/anno, mentre ben 7 proposte di investimento su 8 prevedono l’installazione di impianti di solare-termico, per una potenza pari a circa 174.382 kWh/anno. La potenza installata relativa all’energia prodotta da impianti fotovoltaici corrisponde a 300,155 ton/ anno1 di emissioni di CO2 evitate, mentre la potenza relativa all’energia termica prodotta da impianti di solare termico corrisponde a 34,81 ton/anno2 di emissioni di CO2 evitate. Fon rinnovabili E cientamento energe co Audit energe co Sistemi di mobilità sostenibile Criteri tra dalla L.R. sull’abitare sostenibile Aziende cer cate Piste ciclabili Da un’analisi qualitativa sul numero di interventi è possibile stimare – in forma di trend – gli effetti dell’azione in relazione all’Obiettivo di Sostenibilità cui l’indicatore fa riferimento. Un altro dato molto positivo che emerge dal popolamento degli indicatori di programma è che quasi tutti gli interventi (7 su 8) prevedono di adottare i criteri tratti dalla L.R. 13/2008 (“Norme sull’abitare sostenibile”); questa circostanza assicura che gli interventi edilizi saranno orientati alla sostenibilità ambientale, assicurando il risparmio delle risorse naturali e la riduzione dell’inquinamento, oltre alla promozione dell’innovazione nel settore edile. Questo dato contribuisce, unitamente a 1 fattore unitario di emissioni KgCO2 evitate = 0.531*KWhel prodotti 2 fattore unitario di emissioni KgCO2 evitate = 0,199*kWhter prodotti 196 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE quello sulla produzione energetica da fonti rinnovabili, a delineare un trend positivo verso l’Obiettivo di Sostenibilità Ambientale “Ridurre le emissioni di NOx e gas serra generate dal comparto residenziale/terziario”. Un altro trend abbastanza positivo è segnato nella direzione dell’Obiettivo di Sostenibilità Ambientale “Ridurre le emissioni del settore dei trasporti (PM10, PM2.5, NOx)”; sebbene sia alquanto difficile reperire dati che offrano una stima delle emissioni causate dal flusso dei turisti verso le strutture ricettive, si può comunque ritenere positivo che la metà degli interventi (4 su 8) adottino Sistemi di mobilità sostenibile per gli spostamenti interni ai complessi turistici. Una proposta di investimento prevede la realizzazione di un itinerario turistico ciclabile all’interno delle vigne di proprietà dell’azienda turistica con soste attrezzate in corrispondenza dei punti di interesse intercettati sul territorio (masserie, chiese, scavi archeologici etc), riducendo le emissioni legate agli spostamenti dei turisti per visitare il territorio. Dai dati si può rilevare infine una scarsa attenzione dedicata dal settore ai sistemi di certificazione ambientale: solo due strutture sono infatti in possesso di certificazione ISO 14001, e nessuno degli istanti ha previsto di acquisire, nell’ambito della proposta di investimento, una certificazione ambientale. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 197 198 N° di interventi che prevedono il prelievo da falda - - 1 - 1 1 - 1 4 ID 1 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 2 3 4 5 6 7 8 TOT. 405 16 197 3 27 23 57 58 24 Idroesigenza (kmc/ anno) 1 - 1 1 - 1 1 1 1 1 usi non potabili, irrigazione usi non potabili, irrigazione 6 reti duali - usi non potabili, irrigazione 1 1 1 usi non potabili, irrigazione - 1 fogna bianca N° di interventi di collettamento, trattamento e recapito delle acque meteoriche 2 1 aree vulnerabili da contaminazione salina 6 - - - aree vulnerabili da contaminazione salina aree vulnerabili da contaminazione salina - 1 - aree vulnerabili da contaminazione salina area vulnerabile da nitrati - N° di sistemi di monitoraggio delle risorse idriche aree vulnerabili da contaminazione salina N° di interventi ricadenti in aree con specifiche problematiche/ valenze correlabili alle risorse idriche Popolamento degli indicatori di programma individuati nel Report tematico 3.2. PMA ACQUA 93.141 - 35.029,63 - 1.383 - 5.800 13.075 37.853 1 1 1 3 infiltrazione infiltrazione infiltrazione Variazione delle aree N° di interventi di impermea- riciclo-riutilizzo bilizzate di acque depurate (mq) 0 - - - - - - - - N° di impianti di depurazione adeguati-realizzati 275 17 142 7 5 9 21 10 64 Volumi di reflui trattati (mc/g) 0 - - - - - - - - N° di interventi di tutela e valorizzazione di ambienti acquatici 1 - - - - - 1 - - N° di interventi che prevedono la valutazione dell’impronta idrica REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE 2 N° di sistemi di monitoraggio/controllo quali-quantitativo delle risorse idriche (su CISO) Conservare e proteggere le zone vulnerabili e le aree sensibili e prevedere la tutela, il risanamento e le valorizzazione ecologica e paesaggistica: - degli ambienti acquatici naturali ed artificiali; - degli ambienti carsici, anche al fine della tutela delle specie troglobie Promuovere metodi di valutazione e riduzione della “water footprint” Migliorare la governance del settore Acque N° di interventi che prevedono la valutazione dell’impronta idrica N° di interventi ricadenti in aree con specifiche problematiche/valenze correlabili alle risorse idriche (- Registro aree protette ex Dir. 2000/60; rete ecologica PPTR) N° di interventi di tutela, risanamento, valorizzazione di ambienti acquatici (ambienti carsici) Volumi di reflui trattati (mc/g) 1 0 0 275 0 1 5 405 3 5 4 N° di interventi che prevedono il prelievo da falda N° di interventi ricadenti in aree con specifiche problematiche/ valenze correlabili alle risorse idriche (aree vulnerabili da contaminazione salina) 93.141 0 2 6 6 4 Variazione delle aree impermeabilizzate (mq) N° di interventi di collettamento, trattamento e recapito delle acque meteoriche N° di interventi ricadenti in aree con specifiche problematiche/valenze correlabili alle risorse idriche N° di sistemi di monitoraggio/controllo quali-quantitativo delle risorse idriche (su CISO) N° di interventi di collettamento, trattamento e recapito delle acque meteoriche (suolo, primi strati del sottosuolo) N° di interventi che prevedono il prelievo da falda Indicatore di processo-contributo Idroesigenza (kmc/anno) N° di interventi di riciclo-riutilizzo di acque depurate N° di interventi di collettamento, trattamento e recapito delle acque Incentivare “comportamenti virtuosi” orientati al risparmeteoriche (recupero) mio idrico, alla riduzione dei consumi, alla riduzione o N° di interventi di riciclo-riutilizzo di acque depurate (reti duali) eliminazione degli usi impropri di risorse idriche pregiate e degli sprechi in generale, alla riduzione dei carichi N° di impianti di depurazione adeguati-realizzati (sistemi di fitodeinquinanti: purazione) Ripristinare e/o mantenere l’equilibrio del bilancio idrogeologico attuando strategie di prelievo sostenibili, evitando il sovrasfruttamento e gli usi impropri delle acque sotterranee, soprattutto nei contesti di carenza idrica o tendenza alla salinizzazione delle falde; Ripristinare e/o mantenere l’equilibrio del bilancio idrogeologico aumentando la capacità di ricarica della falda attraverso la riduzione dell’impermeabilizzazione dei suoli e l’incremento dell’infiltrazione di acque di adeguata qualità Tutelare e migliorare la qualità dei corpi idrici sotterranei, in particolare stabilizzando e riducendo le concentrazioni di inquinanti più critici e prevenendo e limitando le immissioni di inquinanti Ob.Specifico Tutelare, proteggere e migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici e terrestri e delle zone umide Perseguire una gestione sostenibile e durevole della risorsa idrica, con priorità per quella potabile Tutelare-ripristinare lo stato quali/quantitativo della risorsa idrica Ob. generale Tabella sinottica degli ORSA – Indicatori di programma Conformità dei sistemi di depurazione delle acque reflue urbane Aree impermeabilizzate (suddivise per urbanizzazione e per infrastrutturazione) Prelievi d’acqua per uso idropotabile: prelievi da falda Prelievi d’acqua per uso idropotabile: prelievi da falda Indicatore di contesto REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 199 REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE Analisi dei risultati I dati riguardanti l’ambiente idrico evidenziano alcune situazioni di criticità e, seppure in un quadro condizionato dalla non omogenea qualità delle informazioni fornite dagli istanti, è possibile effettuare alcune considerazioni in merito. In primo luogo, la realizzazione e il potenziamento delle attività turistico-ricettive sul territorio provocheranno un incremento dei consumi idrici (potabili e non), stimabile sulla base dei dati delle presenze, degli addetti e degli usi delle attività ricettive3, intorno ai 405 kmc/anno, e un incremento dei volumi di reflui trattati, stimabile intorno ai 275 mc/g (pari a 100,37 kmc/anno). L’aumento dell’idroesigenza non si accompagna ad un adeguamento degli impianti di depurazione dei reflui civili o alla realizzazione di nuovi impianti. Tanto induce a elaborare diverse ipotesi: gli impianti già a servizio delle strutture sono già sovradimensionati in modo da trattare le extraportate, gli adeguamenti non sono stati oggetto di richiesta di finanziamento, ovvero le portate aggiuntive saranno avviate nelle reti ed impianti esistenti. Tale ultima ipotesi andrebbe scongiurata in presenza di sistemi inadatti a gestire notevoli variazioni stagionali di carico idraulico ed organico (si vedano a tal proposito i criteri ambientali impostati nel PMA Acque). L’impatto previsto è in parte mitigato dal numero di interventi che prevedono il collettamento, trattamento e recapito delle acque meteoriche (ben 6 su 8), prevalentemente recuperate per usi non potabili/irrigui. Tale soluzione progettuale consente di razionalizzare la gestione dei volumi da trattare negli impianti di depurazione evitando i problemi funzionali legati al trattamento dei volumi idrici corrispondenti ad eventi meteorici intensi. Prelievo da falda Colleamento acque meteoriche Sistemi di monitoraggio Riulizzo acque depurate Sistemi di fitodepurazione Valorizzazione Valutazione ambien impronta acquaci idrica Sebbene i dati presenti nella documentazione progettuale non consentano di calcolare con precisione i volumi di acqua recuperati, il numero di interventi di riuso acque meteoriche (6 su 8), di riciclo/ riutilizzo di acque depurate (3 su 8) e la realizzazione di reti duali (1 su 8) consentono di stabilire, pur in presenza di un incremento degli impatti, un trend positivo nella direzione dell’Obiettivo di 3 Per un maggior dettaglio sulle stime effettuate si rimanda all’appendice 200 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE Sostenibilità “Perseguire una gestione sostenibile e durevole della risorsa idrica, con priorità per quella potabile” che si esplicita attraverso il recepimento di opportuni criteri progettuali. In riferimento alle condizioni ambientali delle aree di intervento, si rileva che 6 interventi su 8 ricadono in aree con specifiche problematiche/valenze correlabili alle risorse idriche, come si evince nell’immagine di seguito riportata che indica la localizzazione degli interventi sulla cartografia del PTA. Dal raffronto di tale quadro con le previsioni progettuali emerge un altro importante fattore di criticità, legato all’impatto sulle acque sotterranee. Dai dati raccolti si evince che 4 interventi su 8 prevedono l’emungimento da pozzi già esistenti (3) oppure da autorizzare (1); tale circostanza risulta aggravata dalla condizione che 3 dei pozzi oggetto di emungimento ricadono in aree con specifiche problematiche/valenze correlabili alle risorse idriche (2 in aree vulnerabili da contaminazione salina, 1 in aree vulnerabili da nitrati). Risulta quindi importante, come suggerito in sede di istruttoria, minimizzare gli emungimenti e valutare quanto esposto in sede di rilascio/rinnovo delle autorizzazioni al prelievo. In considerazione del dato sulle aree impermeabilizzate, corrispondenti a circa 93 ha, si rileva una pressione anche indiretta sulle acque sotterranee, ovvero un trend negativo dell’Obiettivo di Sostenibilità “Tutelare-ripristinare lo stato quali/quantitativo della risorsa idrica”, correlabile all’impermeabilizzazione delle superfici ed alla conseguente riduzione dell’infiltrazione delle acque meteoriche nel suolo. Nella documentazione trasmessa risultano assenti stime delle voci di bilancio idrico a scala del lotto e le conseguenti valutazioni delle aliquote di infiltrazione che consentano il rispetto dell’invarianza idraulica e la stima dei volumi recuperabili in rapporto ai fabbisogni. Risulta poco diffusa la previsione di sistemi di monitoraggio-controllo della gestione della risorsa idrica (2 interventi) e, ancor meno, di valutazione dell’impronta idrica (1 intervento). ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 201 202 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE entro 300m dalla linea di costa TOT. 8 3 1 6 1 1 5 7 1 4 3 entro 300m dalla linea di costa entro 10 km dalla linea di costa entro 300m dalla linea di costa 0 1 1 1 1 entro 300m dalla linea di costa 1 2 3 1 entro 300m dalla linea di costa 1 1 5 SIC Mare acque a specifica destinazione (molluschicoltura) acque a specifica destinazione (molluschicoltura) SIC Mare SIC Mare Opere realizzate in adiacenza ad “acque a specifica destinazione” e/o aree sensibili (ANP, rete natura 2000) ID N° di strutture fisse rimosse lungo la linea di riva Nuovi insediamenti produttivi e turistici realizzati in ambito costiero Ammodernamenti di insediamenti produttivi e turistici costieri realizzati (num) Popolamento degli indicatori di programma individuati nel Report tematico 3.3. PMA AMBIENTE MARINO COSTIERO 1 1 Infrastrutture potenziate e/o realizzate in adiacenza a opere esistenti (in ambito costiero) 1 1 Porti attrezzati con servizi ambientali 0 Servizi di fruizione sostenibile degli ambienti naturali costieri (num) REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE Ob.Specifico Indicatore di processo-contributo 1 Porti attrezzati con servizi ambientali (num) 0 1 0 5 Opere realizzate in adiacenza ad “acque a specifica destinazione” e/o aree sensibili (ANP, rete natura 2000) N° di strutture fisse rimosse lungo la linea di riva Proteggere le coste dai fenomeni erosivi, anche attraverso: - la realizzazione di interventi di prevenzione dei dissesti idrogeologici e di lotta all’erosione dei litorali; - la riqualificazione delle fasce costiere degradate; Infrastrutture potenziate e/o realizzate in adiacenza -la rinaturalizzazione di arenili e falesie, anche con rimozione di opere di urbanizzaa opere esistenti (in ambito costiero) zione esistenti Prevenire e ridurre la perdita di biodiversità (specie e habitat) presente in ambiente marino costiero e in particolare nelle aree sensibili (APN, APR e Rete Natura 2000) Promuovere modelli di gestione sostenibile delle zone costiere, attraverso: - la valorizzazione delle risorse naturali, culturali e paesaggistiche locali Migliorare la go- l’ampliamento e l’integrazione della rete delle aree marine protette e di tutvernance della Servizi di fruizione sostenibile degli ambienti natute le altre misure di protezione fascia marino corali costieri (num) - la promozione dello sviluppo armonico e ecocompatibile del turismo balnestiera are - l’attrezzamento delle aree porto con infrastrutture ambientali efficienti Proteggere le coste dai fenomeni erosivi Tutelare le risorse ittiche, la biodiversità e gli habitat della fascia costiera Nuovi insediamenti produttivi e turistici realizzati in Tutelare o ripri3 Prevenire e ridurre gli apporti di inquinanti in mare, ai fini del mantenimento delle ambito costiero (num) stinare lo stato caratteristiche specifiche per garantire che non vi siano impatti o rischi significativi qualitativo delle per gli ecosistemi, la salute umana o gli usi legittimi del mare ed in particolare per le Ammodernamenti di insediamenti produttivi e turiacque marine e di 3 acque a specifica destinazione funzionale stici costieri (num) transizione Ob. generale Tabella sinottica degli ORSA – Indicatori di programma Indicatore di contesto REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 203 REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE Analisi dei risultati Anche per la componente Ambiente Marino Costiero i dati raccolti evidenziano alcune situazioni di criticità. In particolare, gli indicatori relativi agli Obiettivi di Sostenibilità “Tutelare o ripristinare lo stato qualitativo delle acque marine e di transizione” e “Tutelare le risorse ittiche, la biodiversità e gli habitat della fascia costiera” esprimono un trend negativo: 6 interventi su 8 sono infatti localizzati in area costiera , dei quali 3 prevedono nuovi insediamenti su aree attualmente libere da edificazione e 3 la ristrutturazione e l’ampliamento di strutture esistenti. L’urbanizzazione della fascia costiera (300 m dal demanio) determina una pressione ambientale sull’ambiente marino costiero che esplica i suoi effetti con diverse modalità. Sono infatti attesi, solo per citarne alcuni, impatti sugli ecosistemi marini correlati alla produzione di reflui, incremento dell’erosione costiera correlabile al minor apporto di sedimenti in conseguenza dell’alterazione dello stato naturale specie dei tratti di foce degli impluvi, ecc. È inoltre evidente che, al di là delle ovvie considerazioni sulla vulnerabilità dei sistemi antropici e naturali e sulla frequenza attesa degli eventi dannosi, l’aumento della pressione insediativa comporta un significativo incremento del rischio. 204 Rapporto SOGEDIS REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE Il dato appare ancora più critico in considerazione della sensibilità delle aree costiere interessate: dei 6 interventi previsti in area costiera, 5 ricadono in “acque a specifica destinazione” e/o in aree sensibili . In particolare, 3 interventi ricadono in tratti di costa prospicienti SIC Marini e 2 in corrispondenza di tratti di mare individuati come “Acque a specifica destinazione” per la molluschicoltura. In riferimento all’infrastruttura portuale proposta si rileva come, ferme restando le considerazioni sopra esposte, la stessa sia coerente con alcuni criteri di sostenibilità ambientale in quanto attrezzata con servizi ambientali per la gestione di rifiuti solidi e liquidi e realizzata quale ampliamento in coincidenza di un’opera esistente, senza l’occupazione di nuovi tratti di costa. Nessuno degli interventi proposti prevede la rimozione di strutture fisse e l’implementazione di servizi di fruizione sostenibile degli ambienti naturali costieri orientati alla riduzione degli impatti sui tratti di costa interessati dagli interventi. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 205 206 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 37.853,00 13.075,00 5.800,00 - 1.383,00 - 35.029,63 - 93.140,63 1 2 3 4 5 6 7 8 TOT. ID - 1 (beni culturali) (in centri storici dell’interno) 4 18 - 5 1 2 5 2 33 - 4 - 1 10.242,02 mq. (in aree costiere) - 1383 mq (in aree protette) 1 - 26.750 mq (in aree costiere) - - 1 2.400 mq (in aree costiere) 5400 mq 1 478.772,00 - 179.170 - - - 264.600 29.905 5.097 3 1 - - - - - 1 1 N° di interventi N° di interventi Piantumazioni coerenti con ricadenti in realizzate criteri di insearee ad alta (mq) rimento paevisibilità saggistico 1217,43 mq (in aree costiere) N° di manufatti realizzati in ambito extraurbano - 1 1 1 - - - N° di interventi Consumo di di recupero e risuolo naturale funzionalizzazione e/o agricolo di manufatti esi(mq) stenti Popolamento degli indicatori di programma individuati nel Report tematico 3.4. PMA PAESAGGIO E BENI CULTURALI 1 - - - - - - - 1 N° di porti turistici realizzatipotenziati 2 1 - - - - - - - 13 13 - - - - - - - N° di interventi di riKm di piste qualificazione ciclabili realizpaesaggistica zate e ambientale 4 1 (collegamento centri storici dell’interno) 1 - - 1 1 - - Num di interventi con sistemi di mobilità sostenibile REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE Contenere l’artificializzazione del paesaggio agrario (realizzazione serre, impianti FER, sostituzione di muretti a secco) e l’espansione edilizia nei contesti rurali Limitare il consumo di suolo agricolo e naturale ad opera di nuovi interventi infrastrutturali e edilizi Ob.Specifico Creazione di nuovi Valori Paesaggistici Recupero di contesti paesaggistici degradati 3 0 5 N° di interventi coerenti con criteri di inserimento paesaggistico N° di interventi di recupero e rifunzionalizzazione di manufatti esistenti (edifici rurali, masserie e manufatti in pietra a secco) Aumentare la connettività complessiva della rete ecologica regionale attraverso il ripristino degli elementi compromessi N° di manufatti realizzati in ambito extraurbano (strutture ( es. processi di rinaturalizzazione, rimozione di detrattori…) turistiche in aree naturali protette) e l’introduzione di ulteriori elementi di connessione e/o di nuove unità naturali N° di interventi di recupero e rifunzionalizzazione di Rivitalizzare le città storiche dell’interno, articolandone manufatti esistenti (siti in città storiche dell’interno) l’ospitalità con lo sviluppo di un turismo ambientale, culturale Num di interventi con sistemi di mobilità sostenibile: ed enogastronomico e promuovendo relazioni di reciprocità e (collegamento centri urbani minori-aree protette e centri complementarietà con i paesaggi costieri minori aree costiere) N° di interventi coerenti con criteri di inserimento paesaggistico (aree costiere) Km di piste ciclabili realizzate Valorizzare la fruizione “lenta” dei paesaggi, promuovendo la fruizione carrabile lenta, potenziando la rete ciclopedonale e favorendo le interconnessioni tra le reti lente e tra queste e il Num di interventi con sistemi di mobilità sostenibile sistema ferroviario N° di porti turistici realizzati-potenziati Ridurre la pressione insediativa sulle coste e sviluppare azioni di recupero delle aree caratterizzate da abusivismo N° di interventi di riqualificazione paesaggistica e ambientale (aree costiere) 1 1 4 13 2 0 1 26 47,8772 Ha di piantumazioni realizzate N° di manufatti realizzati in ambito extraurbano (strutture turistiche in aree costiere) 4 N° di interventi ricadenti in aree ad alta visibilità Tutelare e valorizzare il patrimonio dell’edilizia rurale (masserie e manufatti in pietra a secco) 1 33 4 N° di interventi di recupero e rifunzionalizzazione di manufatti esistenti N° di manufatti realizzati in ambito extraurbano 9,3141 Consumo di suolo naturale e/o agricolo (Ha) Indicatore di processo-contributo N° di interventi di recupero e rifunzionalizzazione di manufatti esistenti (beni culturali) Tutela: mante- Tutelare e valorizzare il patrimonio architettonico-archeolonimento e valogico e dei centri storici rizzazione della qualità paesaggistica Perseguire il corretto inserimento paesaggistico degli interventi nel loro contesto di riferimento, riducendo-mitigando le trasformazioni che alterano o compromettono le relazioni visuali Ob.Generale Tabella sinottica degli ORSA – Indicatori di programma Proliferazione insediamenti in aree extraurbane Densità di verde urbano per i comuni capoluogo di provincia Proliferazione insediamenti in aree extraurbane Consumo di suolo Indicatore di contesto REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 207 REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE Analisi dei risultati Dalla lettura dei dati aggregati per tutte le proposte di investimento, emerge che le maggiori criticità sono relative al consumo di suolo naturale e agricolo (pari a 93.140,63 mq.) e al numero di nuovi manufatti previsti in ambito extraurbano (33, per un ingombro complessivo di 47.392,45 mq), che dimostrano un potenziale effetto negativo dell’azione sull’Obiettivo di Sostenibilità “Tutela: mantenimento e valorizzazione della qualità paesaggistica”. Sebbene non sia sempre evidente la corrispondenza tra urbanizzazione-espansione edilizia nelle aree extraurbane e degrado paesaggistico, in quanto molto dipende anche dalle caratteristiche e dalla qualità degli insediamenti, il dato rappresenta comunque la spia di un carico ambientale e paesaggistico elevato, e quindi potenzialmente critico. Quanto sopra anche alla luce del fatto che i nuovi volumi edilizi ricadono quasi interamente in aree costiere, (26 manufatti di superficie pari a 40.609,45 mq.) e in Aree Protette (5 manufatti, 1.383 mq.), ovvero in ambiti sensibili ove sarebbe necessaria la massima cautela nelle operazioni di trasformazione del territorio. Inoltre, ulteriori dati che destano attenzione sono legati alla circostanza che metà degli interventi proposti prevedono la realizzazione di manufatti su aree costiere attualmente libere da edificazione e ad alta visibilità, rappresentando di per certo una significativa modifica dell’attuale assetto paesaggistico. Recupero e rifunzionalizzazione di manufa esisten Realizzazione di manufa in ambito extraurbano In aree a alta visibilità Piantumazioni realizzate Coerenza con criteri di inserimento paesaggisco Riqualificazione paesaggisca e ambientale Pertanto, i trend messi in atto dalle proposte di investimento disegnano un quadro sostanzialmente negativo anche su altri obiettivi di Sostenibilità, quali “Recupero di paesaggi degradati” (obiettivo specifico “Ridurre la pressione insediativa sulle coste e sviluppare azioni di recupero delle aree caratterizzate da abusivismo”). Gli interventi proposti infatti si pongono l’obiettivo (previsto dal bando) di destagionalizzare i flussi turistici e offrono, in integrazione al turismo balneare, altre attività perseguibili nei mesi invernali (sport, benessere, spazi congressuali) che di fatto introducono ulteriori elementi di pressione in contesti già critici. D’altra parte, si possono evidenziare dati positivi. Innanzitutto, le notevoli superfici destinate a verde dagli interventi, pari a 478.772,00 mq, potranno svolgere la funzione di mitigazione dell’impatto percettivo dei nuovi volumi edilizi e di riequilibrio - 208 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE anche ambientale - delle superfici impermeabilizzate; inoltre 3 interventi (di cui 2 in area costiera) su 8, anche per effetto dei pareri e autorizzazioni acquisite nell’iter di approvazione, prevedono di applicare criteri di inserimento paesaggistico che potranno garantire una adeguata qualità degli interventi e la loro corretta contestualizzazione. Infine si rileva che 4 interventi sono rivolti a strutture esistenti, ovvero riguardano contesti paesaggistici già in parte modificati che potranno essere oggetto di riqualificazione e miglioramento funzionale. Un solo intervento prevede il recupero e valorizzazione di un “bene culturale”; il progetto prevede il restauro e il ri-adattamento in struttura ricettiva, ristorante, centro benessere e punto di informazione culturale ed eno-gastronomica di un ex-stabilimento vinicolo sito all’interno del centro abitato di S.Pietro Vernotico, costruito nel 1890 e utilizzato fino al 2003 per la produzione di vino. Con riferimento all’Obiettivo di Sostenibilità “Creazione di nuovi valori paesaggistici”, la proposta di investimento appena citata coglie l’opportunità di valorizzare le città storiche dell’interno, creando relazioni attraverso sistemi di mobilità sostenibile tra la struttura ricettiva e le emergenze storiche e culturali di un territorio poco conosciuto dal turismo di massa e puntando alla riscoperta delle attività e dei prodotti locali dei quali anche il paesaggio è espressione. 3.5. PMA RIFIUTI Popolamento degli indicatori di programma individuati nel Report tematico % di raccolta Numero ed estensione differenziata delle strutture prodotta nella contenenti amianto gestione delle presenti nei manufatti strutture ID Incremento annuo di rifiuti prodotti (kg/anno) Num di aziende già certificate che richiedono un finanziamento Ton di rocce da scavo prodotte dall’intervento (mc) 1 191.625 - 1.217,43 - 35% 2 65.700 - 2.400,00 - 35% 3 72.000 - 6.324,98 - 65% 4 31.242 1 3.000,00 - N.D. 5 34.410 1 968,00 - 65% 6 13.868 - - - 65% 7 128.021 - N.D. - N.D. 8 61.965 - - - 65% TOT. 598.830 2 13.910,41 0 55% ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 209 REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE Tabella sinottica degli ORSA – Indicatori di programma Ob. generale Ob.Specifico Evitare la generazione Ridurre l’impatto del fine vita di rifiuti e dei prodotti (in termini di aumentare quantità e di pericolosità del l’efficienza nello rifiuto) sfruttamento delle risorse naturali, ragionando in termini di ciclo di vita e promuovendo Incentivare l’utilizzo di materie il riutilizzo e il prime secondarie nel processo riciclaggio produttivo creando un mercato pronto ad assorbirle Indicatore di contesto Indicatore di processo-contributo Num di aziende già certificate che richiedono un finanziamento 2 Mc di rocce da scavo conferite in discarica prodotte dall’intervento 13.910,41 Numero ed estensione delle strutture contenenti amianto presenti nei manufatti 0 Mc di inerti da riutilizzo o riciclo/ ton di inerti utilizzate 0 Num di aziende già certificate che richiedono un finanziamento 1 Incremento annuo di rifiuti Accrescere la capacità di Accrescere la prodotti offerta, qualità e efficienza capacità di (kg/anno) del servizio di gestione dei offerta, qualità rifiuti innovando la tecnologia e efficienza e l’organizzazione della filiera % di raccolta differenziata prodotta del servizio di gestionale e superando le nella gestione delle strutture gestione dei rifiuti situazioni emergenziali Produzione di RS da costruzione e demolizione Produzione di RS da costruzione e demolizione 598.830 55 % Analisi dei risultati Il programma di investimenti avrà sicuramente un impatto sulla componente “Rifiuti” dovuto - all’incremento delle presenze turistiche nelle strutture (e/o alle presenze generate dalle nuove strutture) che comporterà un incremento della produzione dei Rifiuti Solidi Urbani stimabile in circa 598.830 kg/anno - ai rifiuti prodotti in fase di realizzazione delle opere, dei quali si può stimare con una certa attendibilità la quantità di rocce da scavo prodotte, in ragione delle dimensioni dei manufatti da realizzare, pari a circa 13.910,41 mc. I dati progettuali non forniscono informazioni circa l’eventuale riutilizzo dei rifiuti da demolizione all’interno dello stesso cantiere, anche se è presumibile che almeno una parte sarà reimpiegata. Per quanto riguarda la produzione di RSU, quasi tutte le strutture hanno dichiarato che in fase di gestione dell’attività sarà avviata la raccolta differenziata dei rifiuti prodotti, con percentuali che oscillano tra il 35% e il 65% (55% è il dato medio). 210 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE 3.6 Conclusioni Si riporta di seguito una tabella sinottica che sintetizza gli effetti ambientali più rilevanti dell’azione 6.1.9 in relazione agli Obiettivi di Sostenibilità individuati nel PMA. In verde sono evidenziati i potenziali effetti positivi e in rosso i potenziali effetti negativi. Contenere le emissioni dei principali inquinanti ARIA • • • ACQUA Impianti F.E.R. Coerenza L.R. 13/2008 sull’abitare sostenibile Sistemi di mobilità sostenibile Perseguire una gestione sostenibile e durevole • Recupero acque meteoriche della risorsa idrica, con priorità per quella • Incremento consumi idrici e volumi di reflui potabile AMBIENTE MARINO COSTIERO Tutelare o ripristinare lo stato qualitativo delle • Interventi localizzati soprattutto in aree acque marine e di transizione costiere, realizzate in adiacenza ad “acque a specifica Tutelare le risorse ittiche, la biodiversità e gli destinazione” e/o aree sensibili habitat della fascia costiera PAESAGGIO • Consumo di suolo • Proliferazione edifici in aree extraurbane (aree Tutela: mantenimento e valorizzazione della costiere) qualità paesaggistica • Incremento aree a verde • Recupero manufatti esistenti Un solo intervento coglie l’obiettivo di valorizzare le Creazione di nuovi valori paesaggistici città storiche dell’interno, attraverso lo sviluppo di un turismo ambientale, culturale ed enogastronomico RIFIUTI Accrescere la capacità di offerta, qualità e • Incremento produzione R.S.U. efficienza del servizio di gestione dei rifiuti • 55 % di raccolta differenziata L’esercizio di monitoraggio descritto nel presente report testa e convalida la metodologia proposta, che consente di valutare e misurare gli effetti ambientali del programma all’interno di una struttura ordinata, costituita dall’insieme degli Obiettivi di Sostenibilità, coerenti con le disposizioni normative e programmatiche vigenti e con le specificità del territorio, dai criteri e dagli indicatori ambientali. I risultati del presente monitoraggio potranno offrire un valido supporto alla fase istruttoria finale, sia perché la stima degli impatti derivanti da ciascuna istanza sarà fondata su dati numerici e consentirà una valutazione di carattere oggettivo, sia perché la conoscenza delle criticità derivanti dall’impatto cumulativo degli interventi consentirà di selezionare efficaci azioni di correzione o mitigazione degli impatti ritenuti più rilevanti, attraverso la definizione di prescrizioni nei pareri di competenza dell’AA. Le azioni da prescrivere e/o suggerire sono individuati nei singoli Report Tematici, per ciascuna azione del programma, come criteri di sostenibilità. I criteri ambientali, che nelle prossime fasi di programmazione potranno essere utili per orientare il programma a una maggiore sostenibilità in sede di integrazione ambientale del PPA o dei bandi, saranno pertanto riformulati come prescrizioni nel corso dell’attività di valutazione delle istanze pervenute. Si riporta di seguito l’elenco dei criteri ambientali previsti dai Report tematici per l’azione 6.19. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 211 REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE Attesa l’esaustività dei criteri individuati, sono evidenziati: - in giallo, i criteri ritenuti gerarchicamente più rilevanti al fine di mitigare i profili di maggiore criticità emersi dai risultati del monitoraggio effettuato; - In verde, i criteri che risultano già soddisfatti dalle istanze proposte. CRITERI AMBIENTALI PREVISTI DAI REPORT TEMATICI PER L’AZIONE 6.1.9 AC2 - Incentivare soluzioni che consentano la riduzione dei prelievi di acque sotterranee (adeguati volumi di accumulo per la riduzione delle portate emunte, utilizzo di fonti alternative, ecc.) AC4 - Nella realizzazione di parcheggi e piazzali, garantire trattamenti delle acque adeguati all’estensione e alla permeabilità delle superfici occupate, ai fini della tutela delle falde sotterranee rispetto a fenomeni di infiltrazione di agenti inquinanti AC5 - Promuovere soluzioni impiantistiche che consentano di ridurre i carichi inquinanti provenienti da insediamenti abitativi, agricoli e produttivi non connessi alle reti idriche e fognarie AC9 - In edilizia, incentivare il recupero per usi non potabili delle acque piovane tramite la realizzazione di appositi sistemi di raccolta, filtraggio ed erogazione AC10 - Premialità per interventi che consentano prioritariamente il riciclo dell’acqua e l’utilizzo di acqua reflua depurata per gli usi non potabili AC11 - Nella progettazione e realizzazione delle opere tendere al raggiungimento dell’invarianza idraulica rispetto alle condizioni pre-insediative minimizzando le superfici impermeabili e prevedendo sistemi di accumulo, laminazione ed infiltrazione delle acque meteoriche AC18 - Incentivare piantumazioni con specie poco idroesigenti e a basso utilizzo di fertilizzanti e fitofarmaci, laddove non vi siano adeguati volumi di acque non potabili a disposizione AC19 - Prevedere dispositivi per la riduzione degli sprechi nelle utenze domestiche o assimilabili alle domestiche (scarichi a portata ridotta, getti regolati, ecc.) AMC7 - Per interventi ricadenti in aree attigue ad “acque a specifica destinazione” e aree sensibili, privilegiare le soluzioni progettuali e gestionali che concorrano alla tutela delle stesse e/o alla mitigazione delle specifiche criticità AMC8 - Premialità per interventi che prevedono l’eliminazione di strutture che contribuiscono e/o accentuano i fenomeni di erosione costiera (sbarramenti trasversali alla linea di costa, opere radenti, opere sui sistemi dunali e sulla fascia costiera) AMC9 - Premialità per le strutture turistiche e produttive che si insediano al di fuori della fascia costiera AMC11 - Premialità per i servizi di fruizione rivolti all’ecoturismo E1 - Incentivare la produzione di quota parte dell’energia elettrica/termica da fonti rinnovabili. E3 - Incentivare chi effettua o si impegna ad effettuare un AUDIT energetico dell’azienda per individuare i centri di consumo energetico dell’azienda e pianificare la gestione dell’energia E4 - Premialità alle iniziative che raggiungano di una migliore efficienza energetica espressa come rapporto tra energia consumata nell’ultima annualità e previsione di consumo a seguito dell’investimento [introducendo una soglia di riferimento] E6 - Dare premialità o incentivare l’adozione di criteri di sostenibilità ambientale presenti nella L.R. sull’abitare sostenibile per la realizzazione delle strutture edili EN2 - Premialità per interventi che prevedano l’inserimento di aree verdi, anche attrezzate, anche per la mitigazione dell’impatto visivo delle strutture edilizie ES1 - Dare premialità a interventi che prevedano il recupero-riqualificazione di manufatti esistenti, anche di interesse storico e architettonico e/o del patrimonio di edilizia rurale (masserie e manufatti in pietra a secco), per l’insediamento delle nuove funzioni G1 - Incentivare l’adozione di sistemi di gestione ambientale (preferibilmente EMAS II piuttosto che ISO 14001) GR6 - Incentivare l’autocompostaggio domestico GR7 - Richiedere, nella gestione delle strutture, una raccolta differenziata spinta e per flussi separati M3 - Premialità per l’implementazione di dispositivi di monitoraggio/controllo qualiquantitativo delle risorse idriche (contabilizzazione idrica, monitoraggio effluenti etc.) P1 - Premialità per interventi che prevedano la riqualificazione paesaggistica di ambiti degradati (es.zone costiere interessate da edificazione abusiva, aree industriali in dismissione...) 212 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE P3 - Per gli interventi in ambito rurale, premialità a interventi coerenti con l’obiettivo di riqualificazione-valorizzazione dei caratteri del paesaggio agrario, finalizzati altresì al contenimento del consumo di suolo e della dispersione insediativa, all’infrastrutturazione in chiave ecologica degli insediamenti, all’incremento delle superfici a verde e alle connessioni con gli spazi urbani. P4 - Per gli interventi in aree costiere, dare premialità a interventi coerenti con gli obiettivi di valorizzazione e riqualificazione integrata dei paesaggi costieri della Puglia previsti dal PPTR per l’ambito interessato RIF6/a - Disincentivare l’utilizzo di prodotti usa e getta RIF7/a --Dare premialità all’utilizzo di prodotti a basso contenuto di sostanze nocive e che riducano il rischio di impatto in fase di riuso, riciclo o smaltimento del prodotto stesso RIF10 - Massimizzare il riuso in loco degli inerti e, ove applicabili, adottare tecnologie a scavi minimi a basso impatto ambientale che garantiscano la minore produzione di inerti per metro di intervento RIF10/a - Massimizzare l’utilizzo di inerti da filiera corta o provenienti da riutilizzo o riciclo RIF11 - Riciclare/smaltire adeguatamente i manufatti in amianto, seguendo le indicazioni del piano di smaltimento dell’amianto RIF12 - Supportare il censimento dei manufatti in amianto/cemento amianto presenti all’interno ed all’esterno delle strutture che richiedono finanziamento RIF15 - Incentivare, nelle azioni di Comunicazione e promozione la dematerializzazione delle informazioni da veicolare e la sostituzione di beni con servizi RIF9 - Incentivare l’utilizzo di ammendante compostato S2 - Premialità per interventi che prevedano l’incremento delle superfici permeabili T2 - Dare premialità alle iniziative che prevedono sistemi di mobilità sostenibile per la gestione dei flussi di traffico afferenti all’area T5 - Premialità per interventi integrati con sistemi infrastrutturali per la mobilità sostenibile (reti ciclo-pedonali, programmi di trasporto pubblico). Legenda: GRxx Gestione Rifiuti Axx Aria Ixx Infrastrutture ACxx Acque Mxx Monitoraggio AMCxx Ambiente Marino Costiero Pxx Paesaggio e beni culturali Bxx Biodiversità Rxx Ricerca Exx Energia Rifxx Rifiuti ESxx Edilizia Sostenibile Sxx Suolo Gxx Gestione Ambientale Txx Trasporti ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 213 DOCUMENTO 5 IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA: ESPERIENZE E RIFLESSIONI IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA INDICE RUOLO DEL MONITORAGGIO AMBIENTALE 217 ASPETTI METODOLOGICI 218 TEMPESTIVITÀ E RETROAZIONE 220 ESEMPI APPLICATIVI 220 ESEMPIO 1 – IL MONITORAGGIO DELLE RIDUZIONI DI EMISSIONI CLIMALTERANTI 220 ESEMPIO 2 - LE ANALISI TERRITORIALI NEL MONITORAGGIO DEL PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE 224 ESEMPIO 3 – II MONITORAGGIO DELL’INTEGRAZIONE AMBIENTALE NEI BANDI DEL POR 229 Regione Lombardia Direzione generale Ambiente, Energia e Reti Autorità Ambientale Filippo Dadone (Responsabile), Elisabetta Pozzoli Poliedra, Politecnico di Milano - Assistenza tecnica all'Autorità Ambientale di Regione Lombardia Eliot Laniado(Coordinamento scientifico), Silvia Vaghi (Coordinamento operativo), Elena Conte, Carlotta Sigismondi, Elena Girola Rielaborazione del testo Silvia Vaghi Versione integrale dei report di monitoraggio La versione integrale dei report di monitoraggio del POR Competitività e del Programma di Sviluppo Rurale è disponibile sul sito web dell’Autorità Ambientale Regionale (Regione Lombardia > Ambiente, Energia e Reti > Autorità ambientale). 216 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA L’esperienza di monitoraggio ambientale sviluppata nell’ambito della programmazione 2007-20131, ha messo in luce alcune condizioni di ordine procedurale e metodologico necessarie per garantire l’efficacia del processo, vale a dire per “assicurare il controllo sugli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione dei piani e dei programmi (…) e verificare il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità prefissati, così da individuare tempestivamente gli impatti negativi imprevisti e da adottare le opportune misure correttive” 2. Tali elementi, che si aggiungono ad alcune difficoltà ancora presenti nell’identificazione di indicatori di monitoraggio significativi e popolabili, sono di carattere di carattere generale e riguardano: il riconoscimento, da parte delle Autorità di Gestione, del monitoraggio ambientale come strumento di verifica dell’efficacia della programmazione, al pari delle valutazioni; l’introduzione di metodologie di monitoraggio diverse e complementari agli indicatori che consentano una più corretta identificazione e descrizione degli effetti ambientali (es. analisi cartografiche) o valutazioni relative alla funzionalità dei meccanismi di integrazione ambientale introdotti; l’anticipazione, per quanto possibile, dell’avvio del monitoraggio, senza attendere il completamento di un numero significativo di interventi, affinché vi siano i tempi per riorientare efficacemente le successive fasi di attuazione del programma. A corredo di queste riflessioni iniziali sono riportate tre esemplificazioni tratte dai report di monitoraggio del POR Competitività e del Programma di Sviluppo Rurale, funzionali ad evidenziare sia gli approcci metodologici adottati, che alcuni degli esiti valutativi raggiunti. Ruolo del monitoraggio ambientale Secondo le previsioni regolamentari della programmazione vigente3, la responsabilità della gestione e dell’attuazione dei programmi è in capo all’Autorità di Gestione (AdG), che, guidando il Comitato di Sorveglianza (CdS), ne verifica l’implementazione, anche avvalendosi dell’analisi degli indicatori, dei rapporti annuali di esecuzione (RAE) e della valutazione. Il riconoscimento nell’ambito del Comitato di Sorveglianza di un preciso ruolo per il monitoraggio ambientale, al pari delle altre attività valutative, così come la definizione di elementi di integrazione con i rapporti annuali di esecuzione, potrebbe dare maggiore ufficialità al processo, migliorandone l’efficacia. Poiché il monitoraggio del programma, la valutazione e il monitoraggio ambientale, pur con le loro specificità, concorrono ai medesimi obiettivi di promozione della qualità attuativa dei programmi, risulta essenziale promuoverne l’integrazione e la sinergia risolvendo i nodi critici che sussistono nella Programmazione attuale. Il Regolamento di attuazione dei Fondi4 2007-2013, nel definire puntualmente i contenuti del RAE, infatti, 1 L’Autorità Ambientale (AA) della Lombardia è responsabile del monitoraggio ambientale del POR Competitività (FESR) e del Programma di Sviluppo Rurale (FEASR) 2007-2013; per il PO Cooperazione Italia - Svizzera (FESR), l’AA coopera con le Autorità Ambientali delle altre Amministrazioni coinvolte nel Programma nell’ambito del Gruppo Tecnico Ambiente, coordinato da Regione Piemonte. L’AA ha elaborato i documenti metodologici di riferimento per il POR Competitività (novembre 2009) e per il Programma di Sviluppo Rurale (giugno 2010), cui sono seguiti periodici aggiornamenti dei report di monitoraggio. Le periodicità sono state annuale per Programma di Sviluppo Rurale (Giugno 2010, 2011, 2012) e variabile secondo le necessità per il POR Competitività (Novembre 2009, Giugno 2010, Giugno 2011, previsto per Giugno 2013). 2 D.lgs. 152/2006 e s.m.i. 3 Regolamento (CE) n. 1083/2006, Regolamento (CE) n. 1698/2005 4 Regolamento (CE) n. 1828/2006 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 217 IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA non contiene richiami al monitoraggio ambientale: solo con la nota informativa della DG Regio alle Autorità di Gestione sul tema “Politica di coesione e ambiente” del settembre 20085, la Commissione incoraggia a includere le misure di monitoraggio o gli indicatori VAS nelle relazioni annuali di esecuzione, allo scopo di raggiungere una maggiore efficacia. Tale indicazione appare tardiva rispetto all’avvio della programmazione e assume valore di suggerimento non vincolante: nell’esperienza di Regione Lombardia, l’integrazione del monitoraggio con i rapporti di esecuzione non si è rivelata particolarmente proficua, in quanto piuttosto rigidamente legati ai soli contenuti previsti dal Regolamento di attuazione. Nel caso lombardo, un livello più interessante di integrazione è stato però raggiunto con le valutazioni. In questo caso, il monitoraggio ha fornito un valido supporto nell’elaborazione delle risposte inerenti diverse domande valutative affidate ai valutatori indipendenti, rappresentando una fonte di riferimento per i rapporti di valutazione. Nel caso del Programma di Sviluppo Rurale (PSR), ci si è spinti sino ad una suddivisione operativa degli aspetti da indagare fra Autorità Ambientale e valutatore, con il risultato di indagare complessivamente le tematiche ambientali secondo un maggior numero di punti di vista, arricchendo gli esiti valutativi. Anche il Quadro Strategico Nazionale6, richiamando gli “obblighi di monitoraggio degli effetti ambientali significativi dei programmi (...)”, evidenzia come tali attività rappresentassero “una opportunità e una base di partenza per la considerazione nelle valutazioni degli aspetti di impatto ambientale”, sottolineandone pertanto l’importanza, senza tuttavia esplicitare un suo potenziale ruolo come strumento “di valutazione” vero e proprio. In prospettiva 2014-2020, il percorso intrapreso potrebbe sfociare nell’introduzione a pieno titolo del monitoraggio ambientale fra le valutazioni, ad esempio riconoscendolo nel Piano di valutazione, qualora si dovesse confermare l’utilizzo di tale strumento, con un preciso ruolo di approfondimento degli aspetti e degli effetti ambientali. Rendere conto delle misure di monitoraggio ambientale intraprese e dei relativi esiti principali nel RAE, inoltre, anche introducendo uno specifico paragrafo ad esso dedicato, potrebbe favorire la coerenza e l’integrazione fra i diversi strumenti esistenti. Infine, una mirata azione di sensibilizzazione potrebbe essere funzionale ad accrescere la consapevolezza delle Autorità di Gestione in merito al processo e ai sui esiti, soprattutto nei casi in cui sia necessario prendere delle decisioni sulle azioni correttive che dovessero rivelarsi necessarie. Aspetti metodologici L’impostazione metodologica dei sistemi di monitoraggio di POR e PSR è basata sulle indicazioni del documento “Verso le linee guida per il monitoraggio”7. Pur adottando scelte operative differenti che rispondono alle peculiarità dei programmi, le elaborazioni sviluppate sono coerenti con il ruolo complessivamente svolto dall’AA nell’attuazione e dipendono dalla presenza di sistemi informativi che garantiscono informazioni adeguate e aggiornate periodicamente. La metodologia prevede la strutturazione di un sistema di obiettivi di sostenibilità e di indicatori che consentano di monitorare sia l’andamento complessivo del contesto che il contributo di ciascun programma al contesto ambientale (cioè i relativi effetti ambientali). La stima del “contributo al contesto” è elaborata a partire dalle informazioni sui progetti finanziati (“indicatori di processo”), opportunamente elaborate e aggregate fra loro al fine di restituirne una lettura complessiva. 5 Nota del 30.09.2008, prot. 009432 – Nella lettera si suggerisce, dal punto di vista operativo, che le misure di monitoraggio VAS potrebbero essere inserite nel paragrafo 2.7 “Modalità di sorveglianza” 6 http://www.dps.mef.gov.it/documentazione/QSN/docs/QSN2007-2013_giu_07.pdf 7 “Verso le linee guida per il monitoraggio”, Ministero dell’Ambiente – ISPRA – ARPA, con il supporto tecnico di Poliedra – Politecnico di Milano, cui si rimanda per approfondimenti metodologici 218 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA I sistemi di obiettivi e indicatori, costruiti aggiornando quelli presenti nei rispettivi Rapporti Ambientali e sviluppando il maggior grado di trasversalità possibile per le tematiche comuni a POR e PSR (prima fra tutte il cambiamento climatico), hanno tuttavia mostrato alcune lacune. In particolare, considerando l’importanza di costruire valutazioni e letture interpretative dell’andamento dei programmi, il solo utilizzo di indicatori è apparso necessario ma non sufficiente a garantire una adeguata rappresentazione degli effetti ambientali. Si è ritenuto pertanto importante integrare altre metodologie, prime fra tutte le analisi territoriali basate sull’utilizzo di strumenti GIS, essenziali per interpretare e valutare adeguatamente gli effetti su tutte le tematiche ambientali. Tali analisi sono risultate vincenti per contestualizzare i risultati raggiunti, mettere in evidenza le criticità locali non ancora colte dai programmi ed evidenziare gli effetti cumulati concentrati sulla stesso territorio. Inoltre hanno consentito di effettuare analisi a diverse scale di dettaglio, coniugando la visione a scala regionale a specifici zoom territoriali di particolare interesse. Questa lettura “paesistico – territoriale” dell’attuazione del programma è stata introdotta nel monitoraggio del PSR: considerando la molteplicità di misure e di soggetti beneficiari, nonché la numerosità dei soggetti coinvolti nelle istruttorie, ciò è stato possibile grazie alla presenza di un sistema informativo (SIARL)8 che fornisce informazioni puntuali, in molti casi georeferenziate, per tutti gli interventi finanziati. Elemento essenziale per garantire la funzionalità del sistema di monitoraggio, infatti, è il poter contare su un flusso informativo sistematico e costante che permetta l’effettivo aggiornamento degli indicatori e degli strati informativi georeferenziati. Questa questione non riguarda tanto gli indicatori di contesto, che sono normalmente popolati con frequenze prefissate da ARPA o da altri soggetti deputati alla produzione di dati ambientali, ma piuttosto concerne gli indicatori di processo e di contributo al contesto, che devono essere rilevati o calcolati a partire dalle informazioni sui progetti finanziati. Un secondo elemento metodologico peculiare introdotto nel monitoraggio riguarda la verifica dell’efficacia del processo di integrazione ambientale, introdotta per cercare di anticipare una valutazione “operativa” dell’adeguatezza dei meccanismi attuativi dei programmi (bandi, meccanismi, di selezione, ...) a prevenire gli effetti negativi indesiderati e a massimizzare le ricadute positive. Nel caso in cui siano previste più edizioni successive di bandi che finanziano le medesime tipologie di interventi o che, pur riguardando tipologie diverse, prevedono l’utilizzo dei medesimi criteri di valutazione ambientali, risulta funzionale che prima di procedere alla stesura di un secondo bando, si verifichi la bontà degli strumenti già utilizzati, fornendo indicazioni per una loro eventuale revisione. Per il POR, nell’ambito di un sistema di monitoraggio che prevedeva tre principali dimensioni di analisi (cambiamento climatico e aria; paesaggio, suolo e biodiversità; governance), variamente declinate nella valutazione del Programma, è stata introdotta questa tipologia di analisi su alcuni specifici bandi9. In questo caso, le informazioni necessarie al monitoraggio sono state ricavate analizzando direttamente i progetti finanziati, perché il sistema informativo della programmazione, sebbene attivo, non possiede ancora la piena funzionalità per il calcolo automatico degli indicatori. Questa condizione è stata facilitata dalla partecipazione diretta dell’AA alle istruttorie e, sebbene dispendiosa in termini di tempo, ha consentito di elaborare valutazioni e indicazioni piuttosto puntuali. 8 Sistema Informativo Agricolo della Regione Lombardia https://www.siarl.regione.lombardia.it/index.htm 9 Ad oggi, le schede realizzate hanno riguardato: Il Fondo di Rotazione per l’Imprenditorialità - Asse 1 Innovazione ed economia della conoscenza, i quattro bandi pubblicati in attuazione dell’Asse 3 Mobilità sostenibile, il bando per la promozione delle reti di teleriscaldamento – Asse 2 Energia e il primo bando attuativo dell’Asse 4 Tutela e valorizzazione delle risorse naturali e culturali. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 219 IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA In conclusione, dall’esperienza diversificata sin qui condotta, emerge la necessità che, anche in prospettiva futura, il monitoraggio integri in modo flessibile approcci quantitativi e qualitativi, superando il solo utilizzo degli indicatori e sviluppando approfondimenti tematici o territoriali significativi per i diversi programmi e nelle varie fasi di attuazione. A questo scopo, è necessario che i sistemi informativi di monitoraggio dei programmi integrino al loro interno la rilevazione degli indicatori per il monitoraggio ambientale e che siano dotati di funzioni per la georeferenziazione degli interventi finanziati. Infine, per garantire il sostegno all’interpretazione dei risultati del monitoraggio, tema chiave per formulare giudizi e proposte correttive, potrebbe essere utile il supporto di un gruppo di esperti di differenti discipline (ad esempio dei soggetti con competenza ambientale coinvolti nel processo di VAS), così come potrebbe essere funzionale l’utilizzo di metodologie partecipate, quali i focus group, per far emergere interpretazioni e punti di vista differenti. Tempestività e retroazione Il terzo ambito di riflessione riguarda i tempi del monitoraggio: la retroazione sul programma, infatti, è efficace solo se avviene in tempo utile per poter reindirizzare le successive fasi dell’attuazione. Devono essere adottate, pertanto, soluzioni che consentano di restituire informazioni sull’andamento del programma in tempi rapidi, anche elaborando le stime previsionali degli effetti (e le conseguenti valutazioni) prima che essi si verifichino e siano, pertanto, irreversibili. In prospettiva, pertanto, il monitoraggio non deve essere compiuto solo a partire da uno stadio avanzato della programmazione, quando la maggior parte degli interventi sono stati realizzati, ma deve essere anticipato sin dalla pubblicazione delle prime graduatorie di finanziamento, per evitare che lo strumento valutativo non riesca a fornire indicazioni significative per l’attuazione. Esempi applicativi Alla luce di queste considerazioni, di seguito sono riportati tre esempi che evidenziano come alcune delle sottolineature metodologiche citate siano state interpretate nel monitoraggio dei programmi lombardi: gli esempi vogliono fornire degli spunti e hanno la finalità di mostrare gli approcci metodologici utilizzati e la potenzialità degli strumenti utilizzati, senza pretesa di esaustività. Per una visione più completa delle metodologie utilizzate e delle valutazioni compiute si rimanda ai già citati report di monitoraggio periodici. Gli esempi riguardano: l’impostazione metodologica “classica” (sistema obiettivi – indicatori) per il tema “cambiamento climatico”, che ha carattere di trasversalità fra il POR e il PSR (Esempio 1); la sperimentazione dell’analisi territoriale sviluppata nel monitoraggio del PSR, con riferimento agli interventi finanziati sull’Asse 2 (Misure agroambientali e di imboschimento) al 31/12/2011 (Esempio 2); alcune valutazioni relative ai risultati ambientali dei bandi attuativi del POR, con particolare riferimento all’efficacia dei meccanismi di selezione ambientale, tratte dalle schede di monitoraggio (Esempio 3). Esempio 1 – Il sistema di monitoraggio per il tema “cambiamenti climatici” nel POR Competitività e nel Programma di Sviluppo Rurale L’avvio della programmazione 2007-2013 è coinciso con una fase di progressivo incremento dell’attenzione comunitaria sul tema del contrasto al cambiamento climatico, che ha avuto un primo importante sbocco nel 2008 con l’approvazione da parte del Parlamento europeo del pacchetto clima- 220 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA energia, volto conseguire, entro il 2020, i seguenti obiettivi: ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, portare al 20% il risparmio energetico e aumentare al 20% il consumo di fonti rinnovabili. POR Competitività e PSR concorrono all’obiettivo generale di riduzione delle emissioni climalteranti agendo su diversi fronti. Se il POR agisce nel campo dell’efficienza energetica, delle fonti rinnovabili e della mobilità sostenibile, il PSR contempla, accanto ai temi energetici, azioni orientate ad incrementare lo stock di carbonio nei suoli e nelle foreste, a razionalizzare l’ uso dei fertilizzanti, a una migliore gestione dei reflui zootecnici riducendone le missioni climalteranti, a promuovere le pratiche agricole a basso impatto. Coerentemente con la metodologia, la costruzione del sistema di monitoraggio è stata effettuata a partire dalla definizione degli obiettivi di sostenibilità specifici concorrenti alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti e perseguiti dai programmi. Ad esempio, per il Programma di Sviluppo Rurale, la Tabella 1 mostra gli obiettivi di sostenibilità e gli indicatori di contesto che li descrivono con le relative fonti. Tabella 1 PSR: il sistema di monitoraggio per l’obiettivo “Riduzione del cambiamento climatico” - obiettivi e indicatori di contesto PSR – Riduzione delle emissioni climalteranti (target: n.d.) OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ SPECIFICI INDICATORI DI CONTESTO OB.1 - Promuovere interventi di gestione sostenibile del patrimonio forestale, di afforestazione, di riforestazione e Superficie forestale regionale (ha) di rivegetazione volti all’assorbimento di carbonio atmo[Rapporto sullo stato delle foreste 2010, Regione sferico, al contenimento vegetazionale di inquinanti aeLombardia] rodispersi e alla costituzione di depositi di carbonio agroforestali. (L.R. 24/2006 Art. 19) OB.2 - Incrementare la sostanza organica nei suoli 1 Sostanza organica immagazzinata nei suoli (ktCO2eq) [Regione Lombardia, Progetto Kyoto Lombardia] OB.3 - Ridurre i carichi di fertilizzanti e antiparassitari Uso di fertilizzanti in agricoltura (ktazoto/anno) nell’agricoltura (PTR - Ob. tematici) [ISTAT] OB.4 - Ridurre i consumi specifici di energia migliorando Consumi energetici per il settore agricolo (ktep) l’efficienza energetica e promuovendo interventi per l’uso [Regione Lombardia, SIRENA] razionale dell’energia (Rapporto Ambientale PSR) * Potenza termica ed elettrica installata, suddivisa per fonte rinnovabile (MWt, MWe) [Regione Lombardia, SIRENA, PAE] Energia prodotta, suddivisa per fonte rinnovabile OB. 5 - Promuovere l’impiego e la diffusione capillare sul (ktep/anno) territorio delle fonti energetiche rinnovabili, potenziando [Regione Lombardia, SIRENA] l’industria legata alle FER (Rapporto Ambientale PSR che SAU investita a colture energetiche (ha) riprende la Dir. 2001/77/CE)* [Regione Lombardia, SIARL] Stima dell’energia prodotta da impianti arborei per la produzione di biomassa (ktep/anno) [elaborazione da Regione Lombardia, SIARL] OB. 6 - Promuovere l’adozione delle migliori tecniche disponibili per la conduzione e la gestione delle aziende agricole e degli allevamenti zootecnici funzionali anche al contenimento di emissioni azotate e di carbonio (L.R. 24/2006 Art. 18) Emissioni di protossido di azoto e metano per la zootecnia (tN2O/anno, tCH4/anno) [Regione Lombardia, INEMAR, Piano Regionale per la Qualità dell’Aria e Rapporto sullo stato dell’ambiente] *Gli obiettivi di sostenibilità inerenti le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica sono stati rivisti recentemente, in coerenza con il mutamento del quadro normativo e programmatico (es. burden sharing Fonti Rinnovabili, ...). ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 221 IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA A valle della costruzione del sistema obiettivi-indicatori, sono state identificate le tipologie di azione funzionali o contrarie al raggiungimento di ciascun obiettivo. La Tabella 2 mostra, a titolo di esempio e con riferimento all’’obiettivo OB.5, relativo alla diffusione delle fonti rinnovabili, le tipologie di azione e gli indicatori (di processo e di contributo al contesto) identificati. Tabella 2 Monitoraggio del PSR: Tipologie di azione, indicatori di processo e indicatori di contributo al contesto per l’Obiettivo di promozione delle fonti rinnovabili OB. 5 - PROMUOVERE L’IMPIEGO E LA DIFFUSIONE CAPILLARE SUL TERRITORIO DELLE FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI TIPOLOGIA DI AZIONE INDICATORE DI PROCESSO (proxy) CONTRIBUTO DEL PROGRAMMA AL CONTESTO Interventi per la produzione di energia Interventi e investimenti per la produzione di energia da fonti energetiche rinnovabili (numero, € per tipologia di fonte) Stima dell’energia prodotta da fonti energetiche rinnovabili (ktep/anno) Interventi forestali SAU che beneficia di incentivi per la realiz- Stima dell’energia prodotta dagli zazione di impianti arborei per la produzio- impianti arborei per la produzione ne di biomassa (ha) di biomassa finanziati (ktep/anno) Stima della riduzione delle emissioni di CO2 eq (kton/anno) Lo stesso ragionamento vale per il POR Competitività, che riprende i medesimi obiettivi di sostenibilità del PSR per quanto riguarda le energie rinnovabili e l’efficienza energetica e introduce uno specifico obiettivo per la mobilità (Tabella 3), rispetto al quale in Tabella 4 sono riportati gli indicatori di processo e di contributo al contesto. Tabella 3 POR: il sistema di monitoraggio per l’obiettivo “Riduzione del cambiamento climatico” - obiettivi e indicatori di contesto POR – Obiettivo generale: Riduzione delle emissioni climalteranti (Target proposto 104 kton/anno) OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ SPECIFICI INDICATORI DI CONTESTO OB.A - Ridurre i consumi specifici di energia migliorando l’efficienza energetica e promuovendo interventi per l’uso razionale dell’energia (Rapporto Ambientale POR) * Consumi energetici totali e per settore (ktep) [Regione Lombardia, SIRENA] OB. B - Promuovere l’impiego e la diffusione capillare sul territorio delle fonti energetiche rinnovabili, potenziando l’industria legata alle FER (Rapporto Ambientale POR che riprende la Dir. 2001/77/CE)* OB. C- Promuovere il trasporto intermodale (Piano Territoriale Regionale, 2010) Potenza termica ed elettrica installata, suddivisa per fonte rinnovabile (MWt, MWe) [Regione Lombardia, SIRENA, PAE] Energia prodotta, suddivisa per fonte rinnovabile (ktep/ anno) [Regione Lombardia, SIRENA] Utenza delle stazioni del servizio ferroviario regionale (n. saliti / g) (Fonte: Trenord) Merci movimentate con tecnica intermodale in Lombardia (t/anno) (Fonte: DG Infrastrutture, Regione Lombardia) *Gli obiettivi di sostenibilità inerenti le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica sono stati rivisti recentemente, in coerenza con il mutamento del quadro normativo e programmatico (es. burden sharing Fonti Rinnovabili, ...). 222 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA Tabella 4 Monitoraggio del POR: Tipologie di azione, indicatori di processo e indicatori di contributo al contesto per l’Obiettivo di promozione del trasporto intermodale OB.C - PROMUOVERE IL TRASPORTO INTERMODALE TIPOLOGIA DI AZIONE INDICATORE DI PROCESSO (proxy) CONTRIBUTO DEL PROGRAMMA AL CONTESTO Intermodalità merci Incremento dell’offerta dei centri intermodali (t/anno) Stima dell’incremento potenziale delle merci movimentate via ferro (t/anno) Stima della riduzione delle emisAccessibilità alle stazioStima della riduzione delle per- sioni di CO2 eq Incremento dei passeggeri (n. ni del servizio ferroviacorrenze in auto, a favore del (kton/anno) saliti/g) treno (km/g) rio regionale Per ciascuno degli indicatori elencati, sono puntualmente definite le modalità di calcolo o di stima, comprese le ipotesi assunte e i coefficienti da utilizzare nelle elaborazioni; gli indicatori di processo sono rilevati presso i beneficiari tramite i sistemi informativi, mentre il calcolo degli indicatori di contributo al contesto è effettuato dall’Autorità Ambientale, nell’ambito del monitoraggio. Per il POR, che all’atto dell’approvazione prevedeva un target di riduzione pari a 51,3 kton/anno, la stima delle emissioni risparmiabili è stata effettuata una prima volta ex ante, quando una sola linea di intervento dell’Asse Energia era stata attuata. Tale valutazione ha consentito di evidenziare come il target definito inizialmente fosse largamente sottostimato: è pertanto stato avviato un percorso di ridefinizione del target che lo ha portato ad un valore di 104 kton/anno. Al 31/12/2011, gli interventi conclusi consentivano di stimare un risparmio di emissioni pari a 24,3 kton/anno. Per il PSR, non è invece presente un target di programma sulla riduzione delle emissioni: l’unico valore target si riferisce alla produzione di energia da fonte rinnovabile e considera solo la produzione di biomassa a scopi energetici (pari a 16 ktep/anno). Anche in questo caso, il monitoraggio ambientale ha evidenziato come troppo limitante questo approccio integrando la valutazione di altri importanti fattori (gestione dei suoli, impianti per la produzione di fonti rinnovabili diversi dalle biomasse, ecc.). Considerando solo gli interventi finanziati al 31/12/2011, il valore di risparmio delle emissioni climalteranti era già superiore ai 140 kton/anno. A fronte di queste considerazioni sui target di programma, sviluppate “ex post”, cioè ricostruendo i valori obiettivo a partire dalle risorse allocate per tipologia di intervento, emerge la difficoltà di stabilire e quantificare ex ante gli obiettivi della programmazione. Ciò può essere motivato anche dall’assenza, a livello regionale, di obiettivi quantificati di riferimento per le politiche settoriali. In assenza di tali obiettivi, risulta inoltre molto difficile valutare la significatività dei contributi della programmazione comunitaria nel panorama regionale, né è chiaro quali altri strumenti sinergici e complementari siano disponibili in regione per dare attuazione alle strategie. Prospettive future Alla luce delle proposte di nuovi Regolamenti, nel periodo 2014-2020 l’attenzione sul tema del cambiamento climatico è destinata ad aumentare, integrando anche la necessità di considerare gli scenari climatici futuri e di attuare specifiche politiche di adattamento ad esso. Con riferimento all’esperienza del monitoraggio sviluppata sino ad ora, che ha riguardato sostanzialmente la riduzione delle emissioni climalteranti, emergono alcuni punti di attenzione nel definire i programmi futuri: ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 223 IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA una prima questione riguarda la definizione dei target di riduzione delle emissioni per ciascun programma. In assenza di una strategia regionale condivisa, è necessario che i target per la programmazione comunitaria siano definiti a partire dagli obiettivi dell’UE e dall’analisi dei trend emissivi regionali, tenendo inoltre presente gli esiti delle valutazioni dei programmi attuali. La definizione di un obiettivo di riduzione delle emissioni per la programmazione potrebbe essere effettuata nell’ambito dei documenti strategici unitari, predisponendo l’allocazione di adeguate risorse finanziarie sugli obiettivi specifici / linee di intervento / misure in grado di raggiungere l’obiettivo. In tal modo sarebbe possibile ampliare la visione strategica, rendendola più efficace e superare i vincoli di concentrazione delle risorse posti dai Regolamenti, che si focalizzano sugli “input” (risorse economiche allocate), anziché sugli “output” (riduzione delle emissioni); un secondo tema concerne la creazione di strategie integrate che valorizzino le sinergie a tutti i livelli: fra i Fondi (FESR e FEASR), fra tipologie di azioni da promuovere, rafforzando legami fra la ricerca e l’innovazione e le politiche energetiche e fra attori diversi (pubblici e privati, es. ESCO); infine, è importante che la selezione delle tipologie di intervento da promuovere nei programmi avvenga valutandole non solo i costi, ma anche gli altri effetti ambientali e sociali, per poter privilegiare quelle che consentono di raggiungere contestualmente più obiettivi, cioè più efficaci e più efficienti (ad esempio, per gli impianti a biomasse, è necessario valutare le emissioni di polveri, nonché il tema della conversione degli usi agricoli funzionali alla produzione di biomassa ecc.). In questo modo sarebbe possibile identificare linee di intervento efficaci per tutti i settori rilevanti in termini emissivi, non solo per quello energetico: si pensi ad esempio alla mobilità. Esempio 2 -Le analisi territoriali nel monitoraggio del Programma di Sviluppo Rurale Nel Report di monitoraggio 201210 del Programma di Sviluppo Rurale è stata introdotta una prima proposta per una lettura “paesaggistico-territoriale” delle Misure agroambientali e di imboschimento (Asse 2). Alla scala regionale, l’analisi e la valutazione è stata impostata in base a tre macrotemi, strettamente legati ai contenuti del Piano Paesaggistico Regionale (PPR)11, che riguardano: una prima definizione degli ambiti territoriali di riferimento, ovvero delle unità paesaggistiche sulle quali compiere la lettura delle dinamiche e degli interventi; una proposta di definizione delle componenti strutturali del paesaggio agrario, con l’identificazione di tematismi che possano fungere da indicatori guida per la fotografia del contesto paesaggistico; l’individuazione di alcuni fenomeni di degrado rispetto ai quali elaborare le valutazioni, come ad esempio le dinamiche di banalizzazione del paesaggio, la frammentazione e la progressiva diminuzione delle strutture vegetazionali che caratterizzano gli spazi coltivati, i fenomeni di inquinamento della falda dovuta all’uso di fertilizzanti e ai carichi zootecnici. Di seguito si riportano due esempi: il primo riguarda il potenziamento della connettività eco paesaggistica a sostegno della biodiversità, cioè degli elementi naturali strutturanti il paesaggio agrario, il secondo è relativo a contenimento dei carichi di azoto (effetto tampone), rispetto alle Zone Vulnerabili ai Nitrati, identificate dal PPR come un elemento di degrado paesistico. 10 http://www.reti.regione.lombardia.it/shared/ccurl/698/629/Autorità%20Ambientale_Report%20di%20monitoraggio%20 ambientale%20PSR_giugno%202012.pdf 11 http://www.territorio.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=Redazionale_P&childpagename=DG_Territorio%2FDetail&cid=121330522 2630&packedargs=NoSlotForSitePlan%3Dtrue%26menu-to-render%3D1213299878360&pagename=DG_TERRWrapper 224 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA Le Misure più significative valutate in riferimento ai due esempi proposti prevedono la realizzazione di interventi agroambientali, di interventi di forestazione e il mantenimento e la realizzazione di strutture vegetali lineari, i cui dati di realizzazione al 31 dicembre 2011 sono riportati in Tabella 5. Tabella 5 Interventi agroambientali, di forestazione e sulle strutture vegetali lineari finanziati dal PSR (dati SIARL al 31/12/2011) Misura Superficie finanziata (ha) Interventi agroambientali 214C Produzioni vegetali estensive 21.534 214E Produzioni agricole biologiche 8.473 214I Conservazione della biodiversità nelle risaie 25.941 214L Conservazione della biodiversità delle praterie ad alto valore naturalistico 57.642 214M Introduzione di tecniche di agricoltura conservativa 8.499 Interventi di forestazione A scopo naturalistico 221A Boschi permanenti a scopo ambientale 119 221B Arboricoltura da legno a ciclo medio-lungo 390 223 Imboschimento di superfici non agricole 222 Arboricoltura a ciclo breve 221C Arboricoltura da legno con ceduazione a turno breve 221D Arboricoltura da legno a rapido accrescimento Totale (ha) 41 1.913 124.774 Mantenimento e realizzazione di strutture vegetali Lunghezza finanziata (km) 214F Mantenimento di strutture vegetali lineari 375 216A Costituzione di siepi, filari 498 Totale (km) 873 Interventi di potenziamento della connettività eco-paesaggistica e a favore della biodiversità La carta (Figura 1) rappresenta la distribuzione degli interventi finanziati dal PSR sulle misure citate in Tabella 5, unitamente ad alcuni elementi di contesto rilevanti per l’analisi: il Sistema delle Aree Protette, SIC e ZPS, la Rete Ecologica regionale e le aree di protezione per le acque. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 225 IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA Figura 1 Il contributo del PSR al potenziamento della connessione ecopaesaggistica e della biodiversità (dati al 31/12/2011) Il sistema siepe – filare costituisce un elemento di grandissimo valore paesaggistico, in quanto elemento strutturante del paesaggio rurale e componente strategica e centrale per la conservazione della biodiversità. I filari si stagliano lungo le vie poderali, le rive dei canali e lungo i limiti dei grandi campi irrigui, descrivendo così gli elementi che compongono il paesaggio (parcelle campestri, corsi d’acqua, ecc.) e sono elementi di connettività per la fauna. Negli ultimi 15 anni in Lombardia il processo di riduzione dei filari ha subito un rallentamento e si sta assistendo a una lieve inversione della tendenza con un leggero aumento della diffusione dei filari nelle aree agricole (in particolare nelle aree agricole comprese negli ambiti dei Parchi e della Rete Ecologica Regionale). Il contributo del PSR risulta in quest’ottica significativo: il monitoraggio evidenzia come circa il 60% degli interventi di mantenimento e il 72% degli interventi di realizzazione di strutture vegetali lineari si collochi in Aree Parco o in Aree Natura 2000. Inoltre circa il 35% delle siepi e filari presenti in SAU di pianura della Regione Lombardia si trova in aree della Rete Ecologica Regionale. Nell’ambito della Rete Ecologica Regionale, la distribuzione degli interventi relativi alle strutture vegetali lineari è decisamente coerente con il rafforzamento della connettività: spicca in modo evidente la concentrazione degli interventi relativi alla costituzione e al mantenimento di siepi e filari e fasce tampone boscate nei varchi della rete ecologica, che rappresentano gli elementi più sensibili per garantire la connettività ecologica (fino a 1.997 m/km2 di SAU per gli interventi di mantenimento in SAU di pianura). Questo dato è decisamente positivo vista la valenza di questi interventi in termini di deframmentazione, di connettività e di collegamento. 226 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA Nello specifico, si evidenzia una concentrazione di interventi nel cremasco e nel milanese sulla linea delle risorgive che, associati ai 231 interventi di recupero dei fontanili, costituiscono nel complesso un significativo intervento del PSR in termini di potenziamento delle struttura paesaggistica. È da evidenziarsi la concentrazione di siepi e filari nelle aree di protezione delle acque e in particolare vicino ai fontanili. Per quanto riguarda il pavese e la Lomellina, gli interventi si concentrano nella Rete Ecologica Regionale e, per quanto riguarda la Lomellina, in area di rispetto di elementi del reticolo idrico principale (fiume Agogna e area golenale del Po). Inoltre in queste aree si integrano con interventi di conservazione della biodiversità nelle risaie, con interventi di agricoltura biologica e con interventi di lotta integrata. Tipologie quest’ultime che, oltre a promuovere un consolidamento della tradizione colturale di quegli ambiti geografici, hanno un positivo effetto sul paesaggio in quanto conservano e ripropongono tecniche colturali di lavorazione e modelli produttivi eco-compatibili nel rispetto alla diversità ecologica e paesistica. Da notare la quasi totale assenza di interventi di siepi e filari nell’alta pianura e fascia pedemontana, dove l’agricoltura potrebbe invece assumere un ruolo fondamentale di conservazione/ripristino delle strutture vegetazionali del mosaico paesistico, di deframmentazione degli spazi coltivati, di contenimento dello sprawl urbano e del degrado paesaggistico, causati dai fenomeni di infrastrutturazione e urbanizzazione. Con riferimento alle azioni agroambientali e forestali, emerge che il 15% degli interventi agroambientali è collocato in SIC e/o ZPS, valore che sale al 24% per gli interventi di forestazione e di gestione forestale. Vista la significatività della presenza di superfici finanziate in aree sottoposte a vincolo ambientale, risulta che queste siano luoghi privilegiati per forme di agricoltura di qualità e di allevamento finalizzati a realizzare modelli di sviluppo sostenibile del territorio. Ne è un esempio la distribuzione delle superfici a biologico che, pur essendo nel complesso poco diffusa in Lombardia, si concentra nelle aree significative per la biodiversità in termini di superfici premiate con l’azione 214E (il 20% sul totale è in aree Natura 2000, il 13% in altre aree protette). Anche gli interventi finanziati con l’azione 214I - Conservazione della biodiversità nelle risaie mostrano un’incidenza molto significativa in aree Natura 2000 rispetto al totale finanziato (32%), concentrandosi in particolare in Lomellina, essendo questa un’area a principale orientamento risicolo. Anche gli interventi della misura 214L - Conservazione della biodiversità in praterie ad alto valore naturalistico ricadono per una quota significativa della superficie in aree Natura 2000 (27%) e per la maggior parte nella Rete Ecologica Regionale. Infine, gli interventi della misura 214C - Produzioni vegetali estensive risultano significativi per la biodiversità soprattutto dove le superfici sono finanziate vicino alla linea delle risorgive, in particolare nell’area del Serio morto tra i fiumi Adda e Serio, lungo uno dei corridoi primari della Rete Ecologica Regionale. Sono aree della Regione Lombardia, in termini di uso del suolo agricolo, già caratterizzate dalla presenza di prati. Si osserva inoltre una concentrazione delle superfici finanziate con la misura 214C anche nel Parco del Mincio nella zona tra a nord di Mantova e sotto le colline moreniche, area caratterizzata da prati lì presenti per motivi pedologici e per tradizione. Sono diffusi su tutto il territorio di pianura, ma soprattutto lungo le aree golenali dei fiumi (che in genere coincidono con corridoi della Rete Ecologica Regionale) Ticino e Po, gli interventi di imboschimento. Si evidenzia, tuttavia, la diversa valenza ai fini del sostegno alla biodiversità degli interventi di imboschimento. L’imboschimento permanente, infatti, risulta poco diffuso, mentre prevale la Short Rotation Forestry, applicata a superfici più ampie. Interventi di riduzione degli apporti di azoto ed effetto tampone La carta (Figura 2) rappresenta come elemento di contesto le Zone Vulnerabili ai Nitrati (ZVN), ovvero ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 227 IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA quelle porzioni di territorio dove le situazioni critiche per le acque sotterranee e superficiali sono particolarmente evidenti. Sono sovrapposte a queste gli interventi agroambientali finanziati dal PSR che riguardano le forme di conduzione dei terreni che possono contribuire al miglioramento e alla tutela dell’ambiente (produzione agricola integrata; produzione agricola biologica; produzioni vegetali estensive; agricoltura conservativa; realizzazione e mantenimento di siepi, filari e fasce tampone boscate) e gli interventi di forestazione a scopo naturalistico. Figura 2 Il contributo del PSR alla riduzione dei carichi di azoto (dati al 31/12/2011) Come si evince dalla carta, le zone in cui la vulnerabilità risulta essere fortemente diffusa si estendono principalmente nella Media e Bassa Pianura Lombarda: lungo l’asta del Ticino e in alcuni comuni nel Milanese e nella Brianza la Valle dell’Adda, la media e bassa pianura bresciana e la Valle del Mincio sono le altre tre grandi zone i cui comuni sono caratterizzati da estesa vulnerabilità e carico zootecnico generalmente elevato. I carichi di azoto crescono significativamente muovendosi dalla parte occidentale verso quella centroorientale della pianura lombarda (province di Lodi, Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova fino al Mincio e a nord del Po). Infatti nel settore orientale della pianura si concentrano le attività agricole e zootecniche di più alto impatto. La carta mostra un’interessante concentrazione di interventi di produzioni vegetali estensive nel cremasco (in area di risorgive), nel lodigiano e a nord di Mantova, aree ad alto carico zootecnico. È da 228 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA notarsi inoltre che nella parte bassa del corso dei fiumi Adda, Mincio e Oglio, zone ad alta vulnerabilità, è poco significativa la presenza di misure per la diffusione del biologico e della lotta integrata, che invece andrebbero potenziate considerato il contesto della pianura. Significativa è la diffusione di agricoltura conservativa nel lodigiano favorita dal sistema di irrigazione che avviene per aspersione e non per scorrimento, sistema di irrigazione quest’ultimo che favorisce la contaminazione delle risorse idriche da nitrati di origine agricola. Da sottolineare è poi la positiva concentrazione di fertilizzazione bilanciata e avvicendamento (misura che prevede l’obbligo di realizzare piani di concimazione) nelle zone ZVN del mantovano, caratterizzate da un uso del suolo a mais e da un alto carico zootecnico. Infine si segnala la concentrazione di questa misura nell’Oltrepo mantovano e pavese che però, essendo suoli a prevalente tessitura fine (limi e argille), non sono classificati come vulnerabili ai nitrati. Esempio 3 – II monitoraggio dell’integrazione ambientale nei bandi del POR Le analisi presentate in questo esempio sono estrapolate da diverse schede di monitoraggio, che riguardano bandi attuativi relativi linee di intervento diverse (infrastrutturali, per la valorizzazione delle risorse naturali e culturali, per l’innovazione delle imprese). Le analisi, da cui derivano indicazioni operative che mirano a rafforzare la qualità ambientale nelle successive fasi attuative, riguardano: le tipologie di interventi finanziati e le tipologie di beneficiari, verificando la presenza e la consistenza dei progetti con contenuti esplicitamente ambientali e la rappresentatività dei beneficiari significativi per l’attuazione delle politiche ambientali; la capacità dei criteri ambientali di prevenire gli effetti ambientali negativi e di contribuire alla selezione dei progetti caratterizzati da migliori performance ambientali; l’efficacia della modulistica allegata al bando per raccogliere le informazioni necessarie alla valutazione dei criteri ambientali e al loro monitoraggio. A. Analisi delle tipologie di intervento finanziate e dei beneficiari – Primo bando Asse 4 “Tutela e valorizzazione delle risorse naturali e culturali” Il bando, pubblicato nel febbraio 2009, vede il suo primario obiettivo nell’integrazione tematica degli interventi: valorizzazione degli elementi patrimoniali naturali e culturali del territorio finalizzata all’aumento della capacità attrattiva dei luoghi e alla promozione turistica. Vengono finanziati Progetti Integrati d’Area (PIA) che hanno una forte struttura programmatoria con una connotazione sovra locale e multifunzionale: il PIA può contenere una molteplicità di tipologie di intervento (es. restauro dei beni culturali e architettonici, percorsi ciclopedonali, interventi di riqualificazione naturalisticoambientale, sistemi informativi, interventi immateriali, ecc.). Ogni intervento contenuto nel PIA è detto “operazione”. L’analisi degli 8 PIA finanziati a valere sul bando ha riguardato la tipologia prevalente di operazioni finanziate e il relativo peso finanziario, anche rispetto alle caratteristiche delle aree interessate dai PIA, in termini di presenza di aree di rilevanza paesistico – ambientale e alle tipologie di beneficiari presenti. Dall’analisi dei dati istruttori emerge che, sul totale delle 152 operazioni dei PIA, solo 12 riguardano il recupero funzionale di aree di interesse naturale e la realizzazione di infrastrutture ambientali quali la Rete Ecologica Regionale (RER) e la Rete Verde. Di contro, sono 81 le operazioni inerenti il restauro, recupero e valorizzazione di beni culturali e delle loro pertinenze (ma anche interventi di riqualificazione urbanistica come ad es. gli arredi urbani) e 40 sono gli interventi di realizzazione di attrezzature e strutture e servizi relativi alla fruizione delle aree (tra i quali anche strutture e servizi per ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 229 IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA l’accessibilità come parcheggi, rotatorie, vie d’accesso ecc.). Inoltre altro dato significativo è il fatto che i succitati 12 interventi di recupero di aree di interesse naturale non sono identificabili come operazioni uniche, con una propria “dignità d’intervento”, ma si configurano sempre come interventi “accessori” ad altre tipologie di tipo più squisitamente infrastrutturale, venendo quindi a far parte di un’operazione “multipla”, ovvero composta da più interventi, come se la finalità di tutela della connessione ecologica non potesse bastare da sola a giustificare la necessità di intervento. Un esempio di scarsa diffusione di interventi a finalità ambientale è riferibile al PIA della Valcamonica: a fronte di una significativa presenza di superficie a Parco attestata sul 49% e di una presenza percentuale di Rete Natura 2000 del 35%, su 29 operazioni finanziate il 72% riguarda interventi infrastrutturali, l’8% la creazione di percorsi, sentieristica e piste ciclabili e lo 0% riguarda il recupero funzionale di aree di interesse naturale. Anche per ciò che riguarda il peso finanziario delle operazioni, dagli esiti istruttori si rileva che la percentuale del contributo finanziario del POR agli interventi dell’asse a diretta finalità ambientale12 si attesta su valori molto bassi (0,13%), come è chiaramente rappresentato dal grafico seguente. Figura 3 Finanziamenti per tipologia di intervento (Primo bando - Asse 4, POR Competitività) Risulta quindi importante promuovere una maggiore presenza degli interventi a carattere prettamente ambientale nel secondo bando, attraverso specifiche azioni di comunicazione rivolte in particolare agli Enti Parco. Per quanto concerne le tipologie di beneficiari, infatti, emerge una debolezza dei Parchi come enti promotori di interventi: su 141 (delle 152 complessive dei PIA) operazioni di carattere materiale (infrastrutture per la fruizione, recuperi/restauri, infrastrutture ambientali, ecc.), solo 6 sono attribuibili agli Enti Parco, nessun Parco ha attivato azioni uniche a diretta finalità ambientale, ma le operazioni di questo tipo sono sempre “accessorie” ad interventi di potenziamento delle dotazioni infrastrutturali (in particolare piste ciclabili, attrezzature per la fruizione, realizzazione strutture/punti 12 “B) Interventi di messa in sicurezza, opere di riqualificazione ambientale e/o valorizzazione atte a ridurre/eliminare effetti ambientali negativi nelle aree oggetto d’intervento; C) Recupero funzionale di aree di interesse naturale, realizzazione di infrastrutture ambientali quali la Rete Ecologica Regionale (RER) e la Rete Verde” 230 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA informativi, parcheggi, strade di accesso, ecc.) e sono comunque presenti in azioni cosiddette ”multiple” in percentuali molto basse (2,4%). Risulta quindi essenziale per il futuro cercare di incrementare la presenza degli Enti Parco nell’attuazione dell’asse 4, anche perché sarebbero proprio loro gli attori maggiormente titolati e competenti nel realizzare interventi di tipo ambientale. Anche per questo motivo, nel secondo bando si è voluto valorizzare e premiare, a livello di criteri ambientali, il ruolo del gestore di Aree Protette come partner attivo del PIA che propone modelli e interventi di sostenibilità ambientale dello sviluppo territoriale anche al di fuori dei propri confini. B. Analisi delle tipologie di interventi finanziati e della risposta ai criteri ambientali – Fondo di Rotazione per l’Imprenditorialità (FRIM) Asse 1 Innovazione ed economia della conoscenza Il FRIM è una misura di ingegneria finanziaria con uno stanziamento economico complessivo di 35 milioni di euro che ha l’obiettivo di incentivare investimenti negli ambiti dell’innovazione di prodotto e di processo e dell’applicazione industriale dei risultati della ricerca. In particolare è finalizzato al sostegno a progetti che comportino attività di ricerca industriale e/o di sviluppo sperimentale e si rivolge alle PMI operanti nel settore manifatturiero e nel settore dei servizi alle imprese. L’istruttoria ambientale dei progetti è basata su due criteri di valutazione ambientale, che assommano complessivamente 7 punti (su un massimo di 100 punti totali): la capacità dell’intervento di conseguire obiettivi di uso razionale delle risorse, riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti e della produzione dei rifiuti e relativa pericolosità; il possesso certificazione ambientale (EMAS, ISO 14000). L’analisi dei primi 44 progetti finanziati (a giugno 2010) mostrava che una quota pari all’86% dichiaravano, nelle sezioni di descrizione del progetto, potenziali effetti positivi sui temi strategici trasversali ambiente ed energia. Di questi 38 progetti, però, solo 9 riuscivano a fornire informazioni quantificate circa l’entità dell’impatto positivo sulle componenti ambientali (4 dei quali relativi alla riduzione dei consumi energetici, 3 alla riduzione delle materie prime e delle risorse idriche e 2 alla riduzione degli inquinanti in acqua). Emerge inoltre una consistente diffusione degli strumenti di sostenibilità per le imprese, in particolare il possesso del sistema di gestione ambientale ISO 14001 (23% del totale delle imprese) e degli studi LCA finalizzati alla messa alla realizzazione del progetto per il quale è richiesto il finanziamento (11% dei progetti). Nel contesto produttivo considerato, si evidenzia pertanto una marcata caratterizzazione ambientale dei progetti di innovazione: per sostenere le tendenze positive evidenziate dai dati analizzati, per le successive fasi di attuazione del fondo, appare utile prevedere: il potenziamento del punteggio attribuito ai criteri ambientali che valutano positivamente la riduzione degli impatti ambientali nel processo o prodotto e riformulazione del sistema dei criteri di valutazione ambientale per premiare i progetti che hanno come focus principale la riduzione degli impatti ambientali nel processo produttivo o la realizzazione di un prodotto ambientalmente sostenibile, rispetto a quelli in cui il vantaggio ambientale è solo corollario degli altri vantaggi; la definizione della modulistica per la compilazione dei bandi in modo che siano esaustivi dal punto di vista delle informazioni e facilmente comprensibili da parte dei beneficiari. In particolare si dovrebbe pensare ad un maggiore dettaglio delle due sezioni previste per vincolare l’attribuzione del punteggio a delle informazioni anche quantitative sugli effetti ambientali positivi; ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 231 IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA la formulazione di nuovi criteri di valutazione capaci di estendere la valutazione anche al peso degli impatti ambientali negativi di un processo che non si sono riusciti ad eliminare; il rafforzamento della premialità per le imprese che adottano gli strumenti volontari. C. Analisi dell’efficacia dei criteri ambientali per la selezione dei progetti – Bando Asse 3 Mobilità sostenibile, Linea di intervento 3.1.2.1 Interventi infrastrutturali per lo sviluppo dell’intermodalità merci Il bando di finanziamento relativo alla linea di intervento 3.1.2.113, approvato nel maggio 2009, è finalizzato a incentivare il potenziamento delle infrastrutture per l’accessibilità a terminal di interscambio modale delle merci (scali merci, aree portuali raccordate, impianti intermodali) e a Poli industriali, mediante la riqualificazione e la realizzazione ex novo di opere. Gli interventi non devono agire sulle aree direttamente funzionali all’esercizio dell’attività intermodale, ma sugli elementi che ne incrementano l’accessibilità e che consentono di conseguenza un aumento di capacità di servizio dell’impianto servito. Contributo dei criteri ambientali alla formulazione della graduatoria I progetti sono stati valutati applicando una rosa di 13 criteri: a ciascuno di essi corrisponde un range di punteggio attribuibile ai fini della costituzione della graduatoria, fino ad un massimo di 100 punti totali per ciascun progetto. In Tabella 5 sono riassunti i criteri di valutazione applicati con i relativi punteggi. Sono evidenziati in azzurro i criteri significativi per la valutazione sotto il profilo ambientale. Tabella 6 Criteri di valutazione del bando Asse 3, Mobilità sostenibile, POR Competitività Criterio punti 1 Qualità progettuale dell’operazione (congruità degli elementi progettuali per il conseguimento degli obiettivi previsti, congruità dei costi e dei tempi di realizzazione) 0-8 2 Incremento annuale delle merci movimentate con tecnica intermodale con riferimento al centro oggetto dell’operazione 0-25 3 Grado di efficacia dell’operazione in relazione all’aumento della capacità di interscambio modale 0-15 4 Sostenibilità ambientale (grado di attenzione al mantenimento delle funzionalità del suolo, contributo alla valorizzazione e riqualificazione dei contesti, messa in atto di accorgimenti per la prevenzione dell’inquinamento acustico, idrico). Punteggio assegnato sulla base di: 0-15 1. Inserimento paesistico – ambientale 2. Riduzione e prevenzione degli inquinamenti acustico e idrico 5 Grado di cantierabilità 0-5 6 Integrazione con progetti di city logistic 0-2 7 Integrazione con azioni di trasformazione e valorizzazione territoriale, con particolare attenzione al recupero delle aree dismesse 0-2 8 Grado di cofinanziamento richiesto anche in termini di finanziamento da parte di privati 0-8 1. Grado di cofinanziamento (0-6 punti) 2. Finanziamento da parte di privati (0-2 punti) 9 Utilizzo di materiali, tecnologie e processi innovativi 10 Sinergia con operazioni finanziate a valere su altri/e assi/linee d’azione del POR, altri Piani e Programmi regionali (anche della Programmazione 2000-2006), nazionali o comunitari 13 Approvato con d.d.u.o. n. 4731 del 13 maggio 2009 e pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia 4º Supplemento Straordinario n. 20 del 22 maggio 2009. 232 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 0-4 0-2 IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA Criterio punti 11 Inserimento dell’operazione nell’ambito di un contesto programmatico locale o sovralocale (con particolare riferimento agli atti di programmazione negoziata) 0-2 12 Grado di condivisione territoriale 0-5 13 Strategicità dell’operazione in relazione al raggiungimento degli obiettivi di PRS e alle politiche di settore 0-7 La Figura 4 propone una sintesi dei punteggi attribuiti a ciascun progetto ammesso a finanziamento per i criteri non ambientali (in grigio) e i criteri ambientali. Si fa notare che nessun intervento ha realizzato punteggio sul criterio 7. Figura 4 Punteggi ambientali e punteggi totali per i progetti in graduatoria Come evidenziato in Figura 4, i progetti che occupano una posizione più alta in graduatoria e che quindi sono più coerenti con l’obiettivo del bando di incrementare la capacità di scambio intermodale, mostrano generalmente anche punteggi più elevati sul criterio ambientale n. 2, che valuta la capacità di riduzione potenziale delle emissioni climalteranti e inquinanti direttamente correlato al potenziale trasferimento di quote di trasporto da gomma a ferro. Gli interventi, tuttavia, possano avere effetti negativi su altre componenti (es. paesaggio, suolo, conservazione della biodiversità, ecc.), valutati attraverso altri criteri che considerano l’inserimento paesistico, l’interferenza con aree di pregio, la capacità di prevenire l’inquinamento idrico o acustico (criterio n. 4), la presenza di materiali o tecniche costruttive sostenibili e/o di impianti alimentati da fonti rinnovabili (criterio n. 9). I punteggi acquisiti in questo secondo gruppo di criteri dai progetti sono molto più difficilmente correlabili alla posizione in graduatoria dei progetti stessi e in qualche caso risultano molto bassi anche nei progetti collocati nelle prime posizioni. In particolare, poiché il criterio 4 mira a garantire la tutela delle risorse ambientali e paesaggistiche, si ritiene essenziale per il futuro identificare una soglia minima di punteggio, per garantire che tutti i progetti caratterizzati da effetti potenzialmente significativi si pongano il problema dell’integrazione con i contesti. A tal proposito, deve essere evidenziato come ai criteri di selezione inseriti nei bandi di finanziamento possa essere assegnato un ruolo importante per innalzare la qualità progettuale degli interventi, fatto salvo, per tutti i progetti il rispetto delle procedure di valutazione e autorizzazione ambientale rappresentino obbligatorie per legge e sufficienti a garantire le condizioni minime di compatibilità ambientale e paesistica degli interventi. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 233 DOCUMENTO 6 IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLA REGIONE MOLISE PER LA PROGRAMMAZIONE 2007-2013 Il documento è stato predisposto dal gruppo di coordinamento: Angelo Di Lauro, Carmen Fanelli, Virginia Nardacchione, Luciana Turro. IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLA REGIONE MOLISE Il documento che segue rappresenta un primo contributo su quanto in corso di realizzazione in Regione Molise in materia di monitoraggio della VAS dei programmi regionali cofinanziati per il periodo 2007-2013. L’Autorità Ambientale della Regione Molise ha promosso l’avvio di un processo integrato di monitoraggio al fine di sperimentare un sistema “intercomunicante” tra gli strumenti a disposizione, tale da costituire la base per la nuova, ormai imminente, programmazione. L’handicap del ritardo con cui il processo prende forma potrebbe rappresentare un punto di forza se si guarda alla necessità di avviare, in contemporanea, i tavoli per la nuova programmazione, in cui le tematiche ambientali assumono rilievo centrale. Poter costruire un sistema di monitoraggio dell’intera gamma degli strumenti finanziari a disposizione, pertanto, potrebbe fare da ponte con le necessità di analisi, verifica e valutazione richieste dalla particolare fase “temporale” in cui questo Programma Integrato di Monitoraggio Ambientale prende avvio. Nelle pagine che seguono si dà conto del processo di elaborazione del PIMA Molise, delle scelte, effettuate o ancora in discussione, che stanno guidando il percorso, degli ostacoli e degli strumenti a disposizione, nonché delle competenze messe in campo a supporto delle attività. IL MONITORAGGIO AMBIENTALE NELL’AMBITO DEL PROCESSO DI VAS: RIFERIMENTI NORMATIVI Il processo di Valutazione Ambientale Strategica prevede, durante la fase di attuazione e gestione dei programmi operativi (PO), il monitoraggio e il controllo degli effetti ambientali individuati nella fase di predisposizione del programma. La necessità di attivare un sistema di monitoraggio, per la misurazione degli aspetti ambientali significativi, è esplicitata all’articolo 10 della Direttiva Comunitaria 2001/42/CE concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente (Direttiva VAS) che afferma: “Gli Stati Membri controllano gli effetti ambientali significativi dell’attuazione dei piani e dei programmi al fine, tra l’altro, di individuare tempestivamente gli effetti negativi imprevisti e essere in grado di adottare le misure correttive che ritengono opportune”. Il dettato normativo prevede, quindi, che per i piani o programmi sottoposti a valutazione ambientale, siano adottate specifiche misure di monitoraggio ambientale dirette al controllo degli effetti ambientali significativi e alla verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale prefissati, al fine di individuare ed adottare eventuali misure correttive ritenute opportune, in fase di attuazione del piano o programma. La Direttiva non fornisce, però, ulteriori indicazioni di carattere tecnico e non stabilisce le modalità con cui gli effetti significativi sull’ambiente debbano essere controllati; non ci sono, inoltre, indicazioni sugli enti responsabili del controllo, sui tempi e la frequenza dei controlli o sui metodi da usare. L’Unione Europea lascia, dunque, ai singoli Stati Membri il compito di definire le specifiche modalità con cui controllare gli effetti ambientali significativi derivanti dall’applicazione di piani e programmi, nonché la possibilità e le modalità con cui adottare misure correttive nel caso siano individuati effetti negativi imprevisti. L’articolo 10 della Direttiva VAS prescrive, inoltre, che vengano controllati tutti gli effetti ambientali significativi dell’attuazione dei piani e programmi soggetti alla Direttiva VAS, non specificando se tale controllo sia da attuarsi in maniera separata per ogni singolo piano. Secondo tale logica, il meccanismo di controllo potrebbe anche essere unico per vari strumenti programmatori purché sia possibile avere informazioni specifiche per ogni piano o programma circa gli effetti ambientali significativi. 236 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLA REGIONE MOLISE Lo stesso Regolamento (CE) 1083/2006 del Consiglio, recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, e che abroga il regolamento (CE) 1260/1999, dopo aver precisato, all’art. 17, che gli obiettivi dei Fondi devono essere perseguiti nel quadro dello sviluppo sostenibile e della promozione, da parte della Comunità, dell’obiettivo di tutelare e migliorare l’ambiente, nel successivo art. 47 fa espressamente riferimento alla necessità di tenere conto, nelle valutazioni che devono essere svolte nell’ambito dei Fondi, della legislazione in materia di VIA e di VAS. Articolo 47 – Disposizioni generali: Le valutazioni sono volte a migliorare la qualità, l’efficacia e la coerenza dell’intervento dei Fondi nonché la strategia e l’attuazione dei programmi operativi con riguardo ai problemi strutturali specifici che caratterizzano gli Stati membri e le regioni interessate, tenendo conto al tempo stesso dell’obiettivo di sviluppo sostenibile e della pertinente normativa comunitaria in materia di impatto ambientale e valutazione ambientale strategica. L’importanza del monitoraggio ambientale dei programmi viene sottolineata anche dalla DG Ambiente della Commissione Europea nella nota n. 009432 del 30.09.2008 indirizzata alle Autorità di Gestione dei programmi operativi. In tale informativa, la Commissione evidenzia che gli obblighi derivanti dalla Direttiva VAS non si esauriscono con l’adozione dei programmi e piani regionali, ma che vi sono ulteriori aspetti da considerare per portare avanti correttamente tutto il processo, come la definizione di adeguate misure di monitoraggio, quale strumento di controllo degli effetti ambientali significativi dell’attuazione dei piani e dei programmi. Nella nota viene precisato, inoltre, come “allo scopo di raggiungere un’efficacia di ordine amministrativo, la Commissione incoraggia l’inclusione di misure di monitoraggio o di indicatori VAS nelle relazioni annuali di applicazione per la politica di coesione” Anche la normativa nazionale, come la normativa comunitaria, prevede una forma di controllo sugli impatti ambientali significativi derivanti dall’attuazione di un piano, anche al fine di individuare tempestivamente gli impatti negativi imprevisti. Nello specifico, l’art. 18 del Decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 recante norme in materia ambientale, che ha recepito la Direttiva VAS, così come modificato dal Decreto legislativo 16 gennaio 2008 n. 4 e da ultimo, dal Decreto legislativo 29 giugno 2010 n. 128, afferma, in merito al monitoraggio ambientale di piani e programmi, che: “Il monitoraggio assicura il controllo sugli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione dei piani e dei programmi approvati e la verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità prefissati, cosi da individuare tempestivamente gli impatti negativi imprevisti e da adottare le opportune misure correttive. Il monitoraggio è effettuato avvalendosi del sistema delle Agenzie ambientali”. E ancora, al comma 8 dell’art. 34: “Il sistema di monitoraggio, effettuato anche avvalendosi delle Agenzie ambientali e dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), garantisce la raccolta dei dati concernenti gli indicatori strutturali comunitari o altri appositamente scelti dall’autorità competente”. La normativa nazionale individua, quindi, quale soggetto da coinvolgere nell’attività di monitoraggio ambientale, il “sistema delle Agenzie ambientali” ovvero l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (di seguito, ISPRA) e le Agenzie Regionali/Provinciali per la protezione dell’Ambiente. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 237 IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLA REGIONE MOLISE IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE: ELEMENTI ORGANIZZATIVI E DESCRIZIONE GENERALE. Gli adempimenti normativi richiesti dall’UE, e il quadro regolatorio che si va delineando per il ciclo di programmazione 2014-2020, suggeriscono, in un’ottica di unitarietà, di veicolare gli sforzi dei programmatori e degli attori verso una fattiva ed efficiente integrazione delle informazioni, ambientali e non, che garantisca l’instaurarsi di meccanismi sinergici in grado di migliorare le performance complessive dei Programmi. Pertanto, aprendo già una finestra sul prossimo ciclo di programmazione, si è ritenuto opportuno assolvere fin da questa fase di elaborazione ed adozione del PIMA agli adempimenti previsti dalla normativa in materia di VAS in un’ottica di monitoraggio, valutazione e azione/correzione integrati per tutti i Programmi Cofinanziati attualmente attivi in Regione. Il Piano Integrato di Monitoraggio Ambientale (PIMA) ha lo scopo di definire nelle specifico ruoli, responsabilità, procedure e modalità di attuazione del monitoraggio ambientale integrato dei Programmi Regionali attivati per il ciclo di programmazione 2007-2013 (POR FESR, PSR FEASR; PAR FSC), al fine di conseguire i seguenti obiettivi generali: 1) verifica integrata del grado di conseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale individuati nei Rapporti Ambientali; 2) verifica integrata degli effetti ambientali significativi (positivi e negativi) riferibili alla attuazione degli interventi programmati; 3) individuazione degli effetti positivi, negativi, attesi e inattesi; 4) individuazione ed attuazione di misure correttive integrate (anche in termini di riprogrammazione) 5) pubblicazione periodica di report delle attività di monitoraggio. L’impostazione metodologica adottata per la stesura del PIMA è ispirata alle direttive riportate nel “Rapporto Finale sulle attività svolte nell’ambito della Convenzione per la Definizione di Indicatori Utili per l’attuazione della VAS” (di seguito chiamato Rapporto finale della Convenzione), redatto a conclusione dei lavori svolti da ISPRA in collaborazione con il MATTM per arrivare a definire una batteria di indicatori comuni, generali e specifici, per il monitoraggio di Piani e Programmi (P&P). Sebbene il suddetto rapporto sia riferito al monitoraggio ambientale di un solo P&P, l’approccio metodologico, pur con i dovuti aggiustamenti e integrazioni, resta un validissimo punto di riferimento ed uno standard dal quale partire per aumentare il grado di omogeneità e confrontabilità con le altre Regioni italiane. Il Rapporto suddivide il processo di monitoraggio di P&P in tre fasi cicliche. Ogni ciclo si chiude con la redazione di un rapporto periodico di monitoraggio ambientale. Le tre fasi che si individuano per ogni ciclo sono: 1. Analisi: in questa fase rientrano la raccolta dei dati, l’elaborazione degli indicatori e le valutazioni sulle variazioni degli stessi rispetto a quanto previsto. 2. Diagnosi: consiste nello stabilire le cause di eventuali scostamenti da quanto previsto e se tali cause sono da ascrivere a fattori interni all’attuazione del P&P o esterni ad esso. 3. Terapia: in questa fase si stabilisce se è necessario intraprendere azioni correttive per riorientare il P&P e, in caso positivo, quali sono le soluzioni più indicate per migliorare la rispondenza del P&P agli obiettivi di sostenibilità. Una volta adottate, le misure correttive verranno inserite tra le azioni prioritarie da monitorare dall’inizio del successivo ciclo di monitoraggio. 238 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLA REGIONE MOLISE Rappresentazione schematica delle tre fasi costituenti un ciclo di monitoraggio. Fonte: Rapporto Finale Sulle Attività Svolte Nell’ambito Della Convenzione MATTM-ISPRA. Alle tre fasi descritte va aggiunta una “fase di ingresso” nel ciclo che consiste in una serie di operazioni preliminari: questa è temporalmente precedente alle altre e consiste nell’aggiornamento della batteria degli indicatori, nell’aggiornamento del quadro di riferimento ambientale e nella attribuzione dei criteri di priorità alle azioni da monitorare. Gli indicatori, secondo il Rapporto, dovrebbero essere distinti in tre categorie: 1. Indicatori di contesto: descrivono l’evoluzione del contesto ambientale in funzione degli obiettivi di sostenibilità individuati. Il rapporto propone negli allegati, suddivisi per componenti ambientali, una serie di indicatori che sono normalmente prodotti dai soggetti istituzionalmente preposti al controllo ed al monitoraggio ambientale e/o dagli uffici statistici (Sistema delle agenzie per la protezione ambientale, ISTAT, …) e consentono di tenere sotto controllo l’evoluzione dello scenario, risultante dall’insieme delle dinamiche attive sul territorio di riferimento. Questi indicatori, pur essendo esaustivi nella descrizione dell’evoluzione del contesto ambientale, non forniscono informazioni circa il contributo del P&P alle variazioni registrate. Questo primo set di indicatori sarà comune e condiviso per tutti e tre i programmi interessati dal monitoraggio pur tenendo nella dovuta considerazione la pertinenza e la rappresentatività del singolo indicatore rispetto alle azioni specifiche di ogni programma. Saranno necessarie altre due tipologie di indicatori che consentano di legare le variazioni del contesto ambientale alla attuazione dei Programmi: ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 239 IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLA REGIONE MOLISE 2. Indicatori di processo: poiché tutti i programmi prevedono un sistema di monitoraggio sul loro stato di attuazione (numero di azioni attivate, finanziamenti erogati, percentuale di target raggiunti, ecc.), gli indicatori appartenenti a questa categoria sono disponibili fin dalle prime fasi di attuazione degli stessi, hanno tempi di risposta molto rapidi e sono facilmente calcolabili. Tali indicatori consentono di “trasferire” informazioni non prettamente di carattere ambientale sul sistema di monitoraggio ambientale. Sarà possibile, così, legare gli stati di avanzamento del programma al conseguimento degli obiettivi di sostenibilità. Per ogni programma verrà definito un “sotto-set” di indicatori di processo specifici ed individuati nell’ambito degli indicatori che sono attualmente utilizzati per il monitoraggio dei Programmi. In fase di valutazione si andrà a definire un quadro di avanzamento globale che manterrà comunque evidenza degli avanzamenti dei singoli programmi. 3. Indicatori di contributo del singolo programma e dei programmi nel loro insieme alla variazione del contesto ambientale: sono indicatori in grado di creare una relazione, e di fornire informazioni, tra la variazione di un indicatore di contesto ambientale ed un indicatore di processo. STATO DELL’AMBIENTE Indicatori di contesto generali (P,S) monitorati dalle ARPA Obiettivi di sostenibilità generale (Strategia SvsS) Obiettivi/azioni di piano correlati Indicatori di possesso Contributo del piano alal variazione del contesto DETERMINANTI Correlazione tra obiettivi e indicatori. Fonte: Rapporto Finale sulle Attività Svolte nell’Ambito della Convenzione MATTM-ISPRA A valle della definizione del set di indicatori sarà progettato un sistema informativo (anche geografico) in grado di raccogliere, gestire ed elaborare i dati in entrata e di fornire gli output più idonei alle successive valutazioni. Sarà valutata la possibilità di integrare a livello funzionale il sistema informativo del PIMA con gli altri sistemi informativi operativi in Regione e la possibilità di creare una interfaccia web che serva alla diffusione dei risultati del monitoraggio al pubblico. Poiché lo scopo è quello di realizzare una integrazione a più livelli tra i Programmi, il sistema di governance del PIMA dovrà garantire non solo un flusso costante di informazione e dati tra i programmi e il sistema informativo di monitoraggio ambientale ma anche il corretto funzionamento dei meccanismi decisionali. La necessità è stata, quindi, quella di individuare uno spazio comune in cui i soggetti coinvolti nel PIMA, ovvero le Autorità di Gestione dei Programmi, l’Autorità Ambientale, il Nucleo di Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici, il Settore Ambiente della Regione ed, auspicabilmente, l’ARPA Molise, potessero prendere le decisioni in maniera concertata e condivisa. La scelta è ricaduta sul meccanismo della Cabina di Regia (CdR) per il coordinamento della programmazione 2007-2013 della 240 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLA REGIONE MOLISE Regione Molise, che, per sua stessa definizione, rappresenta il momento e il luogo più adatto alla formazione delle decisioni riguardanti il PIMA. La Cabina di Regia, quando viene convocata per gli aspetti inerenti il PIMA, è integrata dal Direttore Responsabile del Servizio Valutazione, Prevenzione e Tutela dell’ambiente. Resta, invece, ancora in fase di definizione il ruolo di ARPA Molise. Una volta individuata “la testa pensante” del PIMA, si è proceduto a definire un Gruppo di Lavoro (GdL PIMA) che, attualmente, porta avanti il lavoro di redazione del piano definendo gli aspetti tecnici e procedurali. Il GdL PIMA è costituito da rappresentanti di ogni soggetto direttamente coinvolto nell’attuazione del PIMA. Pur essendo suscettibile di modifiche nella composizione, il GdL PIMA è composto dai seguenti membri: POR FESR: due collaboratori PSR FEASR: un funzionario ed un collaboratore PAR FSC: un funzionario e tre collaboratori NVVIP: due componenti e un collaboratore Servizio Valutazione Prevenzione e Tutela dell’Ambiente: due collaboratori Autorità Ambientale: Task Force Ambiente (tre collaboratori) Servizio Valutazione Investimenti Pubblici: un collaboratore. Pertanto, complessivamente, tra Cabina di Regia e GdL PIMA sono attualmente coinvolte 24 persone ognuna per le sue professionalità ed esperienza. PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE VAS: CRONISTORIA. Questa cronistoria vuole ricostruire le tappe che fino ad ora il processo di realizzazione del Piano di Monitoraggio Ambientale nell’ambito del processo di VAS ha compiuto. La prima fase è collegata alla Cabina di Regia per il Coordinamento della Programmazione 2007-2013 (CdR) del 20 aprile 2012 il cui ordine del giorno comprendeva, tra i vari punti, la condivisione del programma di lavoro relativo al Piano di Monitoraggio Ambientale VAS. Tale incontro era stato preceduto dall’invio, da parte dell’Autorità Ambientale alle Autorità di Gestione dei diversi programmi regionali, di una nota (la n. 9970/12 del 13/04/2012) in cui si trasmetteva una griglia di strutturazione del Piano di Monitoraggio Ambientale, valida come proposta, anche al fine di verificare la possibilità di avviare un PMA integrato. Questo documento conteneva una sintesi degli obiettivi che la Regione Molise, unitamente ai soggetti che hanno competenze ambientali, intendeva raggiungere attraverso l’attuazione del Piano di Monitoraggio Ambientale. La CdR, dopo un’attenta discussione del documento suddetto, condivideva la costituzione di un Piano Integrato di Monitoraggio Ambientale (PIMA) e istituiva il Gruppo di Lavoro (GdL PIMA); ogni componente della CdR proponeva, inoltre, i nominativi dei propri rappresentanti nel GdL PIMA. Infine, si stabiliva che il GdL PIMA sarebbe stato coordinato dall’Autorità Ambientale, dai componenti della TF Ambiente Regione Molise e con la partecipazione di un collaboratore del Servizio Valutazione Investimenti Pubblici. A questa riunione è seguito il primo incontro del gruppo di lavoro, durante il quale tra i vari temi è stato affrontato quello riguardante il programma delle attività da svolgere: 1. individuare un set di indicatori unico, il più possibile sintetico; 2. definire un primo livello di integrazione del programma sulla raccolta dei dati; 3. popolare l’indicatore con i valori forniti dal singolo programma; ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 241 IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLA REGIONE MOLISE 4. valutare e stimare gli effetti sinergici dei programmi; 5. prevedere la possibilità di dover attivare azioni correttive nel caso in cui il programma non stia raggiungendo un obiettivo di sostenibilità e/o dovessero emergere criticità su un particolare indicatore di contesto. Il gruppo di lavoro ha inoltre approfondito gli aspetti legati alla propria organizzazione operativa, all’avanzamento dei programmi ed ha discusso un primo aggiornamento sui monitoraggi e sulle valutazioni. Negli incontri successivi sono stati discussi i contributi dei tre programmi alla proposta di definizione del set di indicatori di contesto e la bozza di indice del documento pilota. Le attività dell’ultimo periodo hanno riguardato l’analisi di coerenza di ogni indicatore proposto con i programmi e la conseguente definizione della batteria di indicatori. Attualmente il GdL PIMA, suddiviso in due sottogruppi di lavoro, relativi uno alla “governance del Piano ” e l’altro alla “batteria di indicatori”, è impegnato nella verifica della popolabilità del set prescelto di indicatori e nella elaborazione di un primo focus sulla tematica “Energia”. Con riferimento alla tematica della governance, il gruppo è attualmente impegnato in una ricognizione degli strumenti di gestione, monitoraggio e restituzione delle informazioni adottati dai singoli programmi. L’analisi dei ruoli di ogni soggetto coinvolto nel processo è finalizzata alla delineazione di un sistema chiaramente definito e sufficientemente stabile di responsabilità decisionale e di gestione dei flussi informativi indispensabile alla buona riuscita del progetto PIMA e quindi alla sua capacità di fornire indicazioni utili sulla performance ambientale dei programmi interessati. LE ATTIVITÀ DEL GRUPPO DI LAVORO DEL PIMA (GDL PIMA) I compiti del gruppo di lavoro sono così sintetizzabili: Definizione di ruoli, funzioni e responsabilità dei soggetti coinvolti nelle attività di monitoraggio ambientale. A seguito della individuazione in CdR dei soggetti chiamati a collaborare, direttamente o indirettamente, nel processo di monitoraggio integrato ambientale dei Programmi, il GdL PIMA ha il compito di definire in dettaglio le modalità di interazione dei suddetti soggetti al fine di definire una “rete di attori” in grado di garantire il corretto svolgimento di tutte le attività previste dal PIMA. In sostanza, si tratterà di stabilire ruoli, responsabilità e modalità di “messa in rete” di tutti i soggetti direttamente coinvolti, per loro specificità e ruoli nel PIMA. Di seguito si riportano i soggetti attualmente coinvolti e con i quali è attualmente in corso l’attività di definizione della Governance del PIMA nell’ambito dei lavori del GdL PIMA: Autorità di Gestione del POR FESR 2007-2013 Autorità di Gestione del PSR FEASR 2007-2013 Organismo di Programmazione del PAR FSC 2007-2013 Autorità Ambientale Regionale Servizio Valutazione Prevenzione e Tutela dell’Ambiente NVVIP Per ognuno di essi è stato già individuato in via del tutto generale un ruolo che sarà definito nel dettaglio attraverso i lavori della Cabina di Regia e del GdL PIMA. In primis, un ruolo attivo in tutte le fasi del monitoraggio VAS (analisi, diagnosi e terapia) sarà attribuito ad Autorità di Gestione (AdG) FESR e FEASR ed Organismo di Programmazione FSC, responsabili dell’intero processo di monitoraggio fisico, finanziario e procedurale dei Programmi, in quanto titolari dei flussi informativi relativi all’attuazione dei Programmi e delle informazioni relative alle localizzazioni delle attività e alle prestazioni degli Assi, degli obiettivi operativi e specifici. 242 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLA REGIONE MOLISE All’Autorità Ambientale (AA), il cui ruolo, così come definito nei diversi documenti programmatici, è quello di garantire l’integrazione ambientale e di rafforzare l’orientamento allo sviluppo sostenibile in tutte le fasi di predisposizione, attuazione e sorveglianza del Programma, assicurando efficacia e continuità al processo di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), anche attraverso il monitoraggio e la gestione di eventuali meccanismi di retroazione sul Programma, è attribuito il compito di assicurare l’avanzamento di tutte le fasi di redazione del PIMA e di coordinare i lavori del GdL PIMA. Il NVVIP e il Servizio Valutazione Prevenzione e Tutela dell’Ambiente, ciascuno per le proprie competenze, forniranno tutto il supporto necessario per quegli aspetti che non sono strettamente connessi ai Programmi interessati dal Monitoraggio Ambientale. Come accennato nelle pagine precedenti, sono in corso di valutazione le modalità di coinvolgimento dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, Ente strumentale della Regione Molise, la cui mission è “intervenire sul territorio, operando secondo multireferenzialità e multi-disciplinarietà, per prevenire il danno ambientale, controllare lo stato dell’ambiente, anche a fini sanitari, e supportare le altre strutture ed Enti con il proprio contributo tecnico scientifico”1. In particolare, le necessità minime a cui ARPA Molise potrebbe assolvere sono sintetizzabili nei seguenti punti: raccogliere i dati provenienti dalle diverse fonti di monitoraggio e banche dati ambientali e metterli a sistema; popolare il set d’indicatori di contesto e di processo e fornire i dati all’AA per le opportune analisi e verifiche degli effetti ambientali significativi connessi all’attuazione dei Programmi. Ai soggetti sopra elencati se ne potranno aggiungere altri (assessorati, enti statistici, beneficiari, ecc.) che avranno ruoli meno centrali, ma sicuramente fondamentali per affinare i meccanismi del sistema di monitoraggio e per i contributi circa le informazioni da includere nel Rapporto periodico di monitoraggio ambientale. Definizione del set di indicatori per il monitoraggio ambientale. L’altro compito rilevante che spetta al GdL PIMA consiste nella definizione di un set di indicatori adeguato, popolabile e rappresentativo ai fini degli obiettivi del monitoraggio ambientale. Al fine di rendere esecutive e coerenti le indicazioni metodologiche adottate, il compito del GdL PIMA è quello di valutare, attraverso l’esame delle fonti di dati disponibili a livello regionale e nazionale, quali siano, tra quelli proposti nei Rapporti Ambientali dei Programmi e nel Rapporto sulla Convenzione MATTM ISPRA, gli indicatori più idonei al conseguimento degli obiettivi del PIMA. È stato definito, attraverso un’analisi comparata delle necessità di monitoraggio ambientale dei singoli Programmi, un set di indicatori di contesto ambientale. Per ogni indicatore è elaborata una tabella (di cui si riporta un esempio) costituita da due sezioni: nella prima si riportano i dati identificativi e le informazioni di base del singolo indicatore mentre nella seconda si riporta il grado di rilevanza, per ogni misura di ogni piano, dell’indicatore stesso. L’analisi della rilevanza sarà importante nel momento in cui, in fase di valutazione, si dovrà attribuire alle variazioni degli indicatori di contesto il giusto peso in relazione al singolo programma e nella valutazione complessiva del contributo che i programmi stanno fornendo alla variazione dell’indicatore. 1 Come esplicitato nella Carta dei Servizi ARPA Molise, 2011. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 243 IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLA REGIONE MOLISE Programma/Misure/Rilevanza Anagrafica indicatore ID 1 Indicatore Produzione di energia da fonte rinnovabile/consumo interno lordo Misure Rilevanza Misure Rilevanza Misure Rilevanza Questione ambientale Cambiamenti climatici e energia pulita misura x da 1 a 3 (3 rilevanza max) misura x da 1 a 3 (3 rilevanza max) misura x da 1 a 3 (3 rilevanza max) Tematica strategica da SSS Prod. Energia da fonti rinnovabili misura y … misura y … misura y … Unità di misura % misura z … misura z … misura z … Popolabilità Si/No … … … … … … Fonte Ente di riferimento … … … … … … Link scheda metainformazioni eventuale … … … … … … POR FESR PSR FEASR PAR FSC Predisposizione del Report di monitoraggio ambientale. Il Report di monitoraggio ambientale rappresenta lo strumento attraverso il quale vengono raccolti sistematicamente e resi pubblici gli esiti della valutazione degli effetti ambientali significativi monitorati attraverso l’attuazione del Piano di Monitoraggio Ambientale. Il Report avrà la duplice funzione di informare le Autorità con specifiche competenze ambientali ed il pubblico sulle ricadute ambientali generate dall’attuazione del Programma e di fornire al decisore uno strumento in grado di evidenziare tempestivamente gli eventuali effetti negativi imprevisti, al fine di consentire l’adozione di opportune misure correttive. In via preliminare, e pertanto suscettibile di modifiche anche sostanziali, il Rapporto sarà articolato in tre sezioni principali: una sezione di analisi ambientale (aggiornamento degli indicatori, aggiornamento del contesto ambientale di riferimento, analisi del contributo del programma alla variazione del contesto), una sezione di valutazione dei risultati (individuazione di eventuali effetti positivi, negativi, attesi e imprevisti) e una sezione di descrizione delle eventuali misure correttive. In sede di GdL PIMA e di Cabina di Regia verranno definiti nel dettaglio e successivamente approvati, le tempistiche di redazione del Rapporto di Monitoraggio, le informazioni da includere e le modalità di rappresentazione delle stesse. Saranno, inoltre, oggetto di discussione le modalità con cui i diversi Soggetti saranno coinvolti nella redazione del Rapporto. Sistema informativo Il sistema informativo per il monitoraggio ambientale dei Programmi sarà strutturato come uno strumento informatico in grado di garantire un flusso costante e puntuale dei dati e delle informazioni necessarie a valorizzare gli indicatori prestazionali individuati nell’ambito del PIMA. Tale strumento, attraverso un’attività costante di valutazione ed elaborazione delle informazioni inserite, consentirà di soddisfare i seguenti obiettivi prioritari: organizzare il set di dati e migliorare le modalità di accesso e di utilizzo degli stessi e delle informazioni necessarie per il monitoraggio ambientale; garantire il raccordo e l’interscambio dei dati con i sistemi informativi regionali nonché con i sistemi informativi dei Programmi; consentire, a partire dai dati presenti, una restituzione delle informazioni facilmente comprensibile ed adeguatamente strutturata; fornire alle AdG dei Programmi gli elementi di analisi necessari all’attivazione di eventuali azioni di riorientamento dei Programmi. 244 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE DOCUMENTO 7 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA PROGRAMMAZIONE 2007-2013 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA Regione Campania Assessorato all’Ecologia – Tutela dell’ambiente e disinquinamento Programmazione e gestione dei rifiuti – Ciclo Integrato delle Acque Documento a cura dell’Ufficio dell’Autorità Ambientale Responsabile Antonio RISI Coordinamento tecnico Pierfrancesco FIGHERA (*) Assistenza tecnica Ferdinando D’ARGENIO (*) Melania Rosaria ROMANO (*) Giuseppe LUONGO (**) Luigi GELLI (**) Alice PALESTINO (**) Teresa ALAIA (**) Via Bracco 15/A 80133 NAPOLI (NA) TEL 081.551.33.22 FAX 081.25.14.125 e-mail: [email protected] (*) – PON GAT, POAT Ambiente Linea 3 Azioni orizzontali per l’integrazione ambientale (**) – Assistenze Tecniche Ob. Op. 7.1 del POR FESR 2007/2013 246 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA INDICE 1. 2. 3. 4. 5. L’APPROCCIO UNITARIO AL MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLE POLITICHE DI SVILUPPO 248 L’AGGIORNAMENTO DELL’ANALISI DEL CONTESTO AMBIENTALE E PROGRAMMATICO 251 2.1 Salute 251 2.2 Acque 252 2.3 Aria e cambiamento climatico 253 2.4 Biodiversità e aree naturali protette 254 2.5 Paesaggio e beni culturali 256 2.6 Suolo 257 2.7 Rifiuti e bonifiche 258 2.8 Ambiente urbano 259 LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE NELL’ATTUAZIONE DEL POR FESR 2007-2013 CAMPANIA 260 3.1 La salute umana nel POR FESR 2007-2013 Campania 263 3.2 La qualità delle acque nel POR FESR 2007-2013 Campania 263 3.3 La qualità dell’aria e il cambiamento climatico nel POR FESR 2007-2013 Campania 266 3.4 La biodiversità e le aree naturali protette nel POR FESR 2007-2013 Campania 268 3.5 Il paesaggio e i beni culturali nell’attuazione del POR FESR 2007-2013 Campnia 269 3.6 Il suolo nel POR FESR 2007-2013 Campania 269 3.7 I rifiuti e le bonifiche nel POR FESR Campania 2007-2013 271 3.8 L’ambiente urbano nel POR FESR Campania 2007-2013 272 LA DECLINAZIONE TERRITORIALE DELLE ATTIVITÀ DEL POR FERS CAMPANIA 2007 – 2013 274 CONCLUSIONI 296 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 247 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA 1. L’APPROCCIO UNITARIO AL MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLE POLITICHE DI SVILUPPO1 L’approccio monofondo adottato nell’ambito del ciclo di programmazione 2007-2013, se da un lato ha consentito di agevolare la gestione dei programmi, dall’altro ha costretto le amministrazioni a sperimentare soluzioni tecniche e organizzative al fine di garantire la necessaria integrazione e il coordinamento fra le azioni programmatiche dei diversi fondi e fra gli attori in gioco e garantire come previsto dai regolamenti, l’orientamento dei programmi ai principi dello sviluppo sostenibile. È in tale prospettiva che l’ufficio dell’Autorità Ambientale Regionale ha proposto un approccio unitario per il monitoraggio ambientale degli strumenti di programmazione dello sviluppo a livello regionale, attraverso l’implementazione di un sistema che integra considerazioni relative all’osservazione del contesto ambientale con quelle provenienti dall’attuazione di tutti i piani e programmi di sviluppo che operano nell’ambito del territorio regionale. Figura 1.1 Lo schema di governance dei programmi regionali di sviluppo Il monitoraggio ambientale viene inteso come attività di supporto alle decisioni, collegata ad analisi valutative e a strumenti di comunicazione e rendicontazione, secondo una logica di “accountability” integrata, economica, sociale e ambientale da applicare alle politiche per lo sviluppo regionale. Il Piano Unitario di Monitoraggio Ambientale (PUMA) ha l’obiettivo di contribuire alla razionalizzazione dei diversi sistemi di raccolta delle informazioni sul ciclo di programmazione delle politiche regionali di sviluppo (fondi FESR, FEASR, FAS ecc.) fornendo un contributo alle analisi valutative in relazione agli effetti di tutti i piani e programmi cofinanziati dall’UE, sull’evoluzione del contesto ambientale. In attesa della definizione di una strategia per lo sviluppo sostenibile anche a livello regionale che fornisca priorità e target e un quadro chiaro per la valutazioni ambientali dei piani e programmi, in attuazione dei commi 3 e 4 dell’art. 34 del D. Lgs. 152/06 (Titolo IV), tale approccio permette di riportare ad unitarietà i differenti strumenti di programmazione e valutazione, fornendo un quadro unitario e integrato di obiettivi e di criticità ambientali utili al miglioramento della pianificazione di alcuni settori ambientali strategici per lo sviluppo regionale (energia, rifiuti, acque ecc.). 1 Il capito è stato redatto da P. Fighera. 248 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA Figura 1.2 Approccio unitario al monitoraggio ambientale dei programmi regionali Al fine di monitorare l’attuazione dei programmi dal punto di vista del sistema ambientale e territoriale all’interno del quale operano e dare quindi completa attuazione alla Dir. CE 42/01, il Comitato di Sorveglianza del PSR (22 novembre 2010) e del POR FESR (23 giugno 2011) hanno condiviso l’approccio metodologico elaborato grazie al contributo del PON GAT Linea 3 Azioni orizzontali per l’integrazione ambientale e proposto dall’Ufficio dell’Autorità Ambientale. Dal punto di vista dell’impostazione metodologica il PUMA si articola lungo due filoni di attività: - il monitoraggio del contesto che tiene sotto osservazione la situazione ambientale ed eventuali scostamenti, sia positivi che negativi, rispetto allo scenario di riferimento descritto nel Rapporto Ambientale dei diversi programmi; - il monitoraggio degli effetti che verifica le prestazioni ambientali dei singoli programmi e delle attività da questi realizzate, i conflitti o le sinergie fra azioni, fra programmi regionali di sviluppo o fra altri piani di settore. Il confronto fra la variazione nel contesto ambientale e le informazioni elaborate relativamente al processo di attuazione e alle prestazioni dei programmi rappresenta la base informativa per una valutazione di efficacia ed efficienza delle politiche e dei programma in campo ambientale. Si tratta di un processo che consente di accompagnare l’implementazione dei programmi fornendo costantemente informazioni utili al miglioramento delle performance ambientali delle azioni programmatiche, come descritto nella figura 1.3. Le informazioni relative al contesto ambientale e quelle relative al processo di attuazione dei programmi confluiscono all’interno di un sistema informativo territoriale che, per architettura e finalità, si configura come un sistema di supporto alle decisioni (DSS – PUMA). ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 249 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA Figura 1.3 Struttura e funzionamento del DSS – PUMA L’impostazione metodologica, l’approccio e gli strumenti sperimentati nell’ambito della programmazione delle politiche di sviluppo regionale, sono stati internalizzati nella prassi amministrative attraverso l’estensione della loro applicazione al monitoraggio ambientale del ciclo dei rifiuti2. Per quanto concerne il POR FESR il “Primo report ambientale sull’attuazione del POR FESR Campania 2007 -2013 e la proposta del Piano Unitario di Monitoraggio Ambientale – PUMA” prevedono l’elaborazione di tre report annuali di monitoraggio ambientale del programma nel periodo 2012-2015. Nel periodo luglio 2010 - luglio 2012, in attuazione di quanto previsto dal PUMA, grazie al supporto tecnico fornito dagli esperti della Linea 3 del PON GAT e dell’Obiettivo Operativo 7.1 del POR FESR, sono state avviate le seguenti attività per il monitoraggio ambientale i cui risultati sono sintetizzati nei paragrafi seguenti: 1. aggiornamento dell’analisi del contesto ambientale; 2. osservazione dell’attuazione della normativa in materia di ambiente e sviluppo sostenibile in Regione Campania; 3. monitoraggio del processo di attuazione del programma relativamente alle priorità ambientali, energetiche e climatiche; 4. verifica dell’andamento dei target di sostenibilità ambientale del POR FESR. 2 cfr. Programma di misure per il monitoraggio ambientale (PUMA - Rifiuti), approvate dalla DGR n. 8 del 23.01.2012 come parte integrante del Piano Regionale per la gestione dei rifiuti urbani della Regione Campania e del Piano Regionale per la gestione dei rifiuti speciali, attualmente in fase di approvazione da parte del Consiglio regionale. 250 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA 2. L’AGGIORNAMENTO DELL’ANALISI DEL CONTESTO AMBIENTALE E PROGRAMMATICO3 L’attività di aggiornamento dell’analisi di contesto ambientale è stata sviluppata attraverso la selezione e l’aggiornamento di un set di indicatori organizzati per tematismo/componente ambientale e riferiti a specifici obiettivi di sostenibilità4 . Contestualmente, per ogni tematismo, è stata ricostruita l’evoluzione del quadro normativo e programmatico di riferimento a livello europeo, nazionale e regionale. Si riporta una sintesi delle principali criticità rispetto agli obiettivi di sostenibilità ambientale individuati in fase di impostazione del programma5. 2.1 Salute Il contesto relativo alla salute della popolazione è stato descritto utilizzando il registro regionale e l’archivio ISTAT di mortalità, nonché il Registro Tumori presso la ex ASL Napoli 4. Occorre considerare, tuttavia, alcune criticità riferite alla interpretazione dei risultati, non potendo essere, infatti, immediatamente ed univocamente correlati a fattori di rischio ambientali, essendo le patologie considerate multifattoriali, afferenti, cioè, a più fattori di rischio oltre quelli ambientali (sociali, genetici, stili di vita ecc.). Come si evince dalla tabella seguente, oltre la metà dell’eccesso di mortalità registrato in regione Campania, tra gli uomini nel 2007, è dovuto soprattutto a cause cardiovascolari; ad esse seguono diabete, malattie respiratorie e tumori, specie quelli del polmone e del fegato. Tra le donne, gli 11 decessi in più, ogni 10.000 abitanti, rispetto al resto dell’Italia, sono dovuti soprattutto alle malattie cardiocircolatorie e, in misura minore, al diabete, a malattie del digerente, come la cirrosi epatica, ed alle malattie respiratorie. Fa riflettere la differenza tra l’area costituita dalle province di Napoli e Caserta, rispetto al resto del territorio regionale: in tali province, infatti, si riscontra un incremento pari rispettivamente a 15 e 10 morti in più per 10.000 abitanti, attribuibile principalmente a malattie cardiovascolari. Le restanti province hanno tassi di mortalità, standardizzati per età, più vicini al dato medio nazionale. Nel napoletano, inoltre, in aggiunta alle malattie cardiovascolari, assumono importanza i tumori, le malattie respiratorie, quelle dell’apparato digerente e le cause endocrine e metaboliche, soprattutto il diabete. La mortalità infantile della Regione, pur rimanendo tradizionalmente ancora una delle più elevate d’Italia (4,7‰ nel 2002, Italia 4,4‰), negli ultimi anni ha mostrato una delle più alte percentuali di riduzione rispetto alle altre Regioni italiane: 57% dal 1991 al 2002, a fronte di una riduzione media nazionale del 44%. Ai tre quarti di questa mortalità contribuisce la cosiddetta “incomprimibile” mortalità neonatale, in particolare quella precoce. Per quanto riguarda il contesto normativo e programmatico in materia di salute, la Regione Campania ha approvato il Piano Sanitario Regionale 2011/2013 (decreto n. 22 del 22 Marzo 2011), un piano triennale che definisce le linee prioritarie di sviluppo del Servizio Sanitario Regionale nel rispetto dei principi fondamentali che regolano tutti i sistemi sanitari sviluppati: tutela del diritto alla salute delle comunità e delle persone, garanzia di universalità eguaglianza ed equità di accesso alle cure, erogazione di tutte le attività assistenziali previste dai LEA, libertà di scelta e attenzione all’informazione e alla partecipazione dei cittadini. Le linee strategiche della politica sanitaria regionale per il prossimo triennio sono rivolte prioritariamente verso: 3 Il capitolo è stato redatto da M. Romano sulla base dei contributi di T. Alaia (biodiversità e paesaggio), F. D’Argenio (aria), P. Fighera (cambiamento climatico), L. Gelli (rifiuti e bonifiche), G. Luongo (suolo), A. Palestino (acque). 4 Per approfondimenti si veda il 2° Report di monitoraggio ambientale del POR FESR - luglio 2011 e il Piano di monitoraggio ambientale del PSR - novembre 2010. 5 Per approfondimenti si veda il paragrafo 2 del 2° Report ambientale del POR FESR 2007-2013 - luglio 2012. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 251 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA - il miglioramento e potenziamento della prevenzione e della promozione della salute; - la riorganizzazione delle cure primarie e la tutela e la cura delle persone più deboli; - la diffusione ed il consolidamento dell’integrazione sociosanitaria; - il rafforzamento della rete territoriale dell’assistenza; - l’integrazione tra i diversi soggetti che operano nel sistema e l’ottimizzazione del rapporto con i privati attraverso il sistema dell’accreditamento; - lo sviluppo della clinical governance e l’attenzione alla sicurezza delle cure; - la realizzazione dei necessari investimenti per l’ammodernamento strutturale e tecnologico; - la riorganizzazione del sistema informativo e lo sviluppo delle attività di monitoraggio; - le politiche del farmaco; - la cura della formazione e della qualificazione del personale. 2.2 Acque Le principali pressioni sullo stato qualitativo della risorsa idrica nel territorio campano sono rappresentate principalmente dal carico inquinante determinatosi a seguito delle attività agricole nelle aree di piana, nelle aree a forte antropizzazione, come quelle urbane o le grosse aree industriali. Le pressioni sono in prevalenza di tipo puntuale, conseguenti allo scarico di reflui sia civili che industriali che misti, spesso con caratteristiche qualitative non rispondenti agli standard normativi per la scarsa efficienza degli impianti di trattamento. A tali pressioni si aggiungono quelle derivanti dalle attività illecite legate ad esempio allo smaltimento illecito dei rifiuti o all’abusivismo edilizio. Le pressioni agenti sullo stato quantitativo sono rappresentate dai prelievi di risorsa effettuati per i vari usi. La presenza di elementi contaminanti chimici o biologici nelle acque, in funzione dell’uso finale delle stesse, costituisce un elemento di rischio per la salute umana della popolazione estremamente significativo. Nel secondo report di Monitoraggio ambientale del POR FESR Campania è stato analizzato lo stato qualitativo delle acque considerate sia per tipologia - superficiali, sotterranee, marine e costiere - che in funzione dell’utilizzo. Per approfondimenti sul tema si rimanda, pertanto, alla lettura delle pagine dedicate. Di seguito, invece, si forniscono taluni elementi utili a delineare, seppure sommariamente, il contesto programmatico della Campania in materia di acque. Con Deliberazione di Giunta Regionale n. 1220 del 6 luglio 2007 è stato adottato il Piano di Tutela delle Acque che recepisce solo parzialmente gli obiettivi previsti dalla Direttiva 2000/60/CE, cioè: ampliare la protezione delle acque, sia superficiali che sotterranee; raggiungere lo stato di “buono” per tutte le acque entro il 31 dicembre 2015; gestire le risorse idriche sulla base di bacini idrografici indipendentemente dalle strutture amministrative; procedere attraverso un’azione che unisca limiti delle emissioni e standard di qualità; riconoscere a tutti i servizi idrici il giusto prezzo che tenga conto del loro costo economico reale; rendere partecipi i cittadini delle scelte adottate in materia. Per le Autorità di Bacino, a seguito del processo di riforma si è delineata la seguente situazione: 1. 2. 3. 4. 5. 252 Nazionale Liri-Garigliano e Volturno Regionale della Campania Centrale Regionale Campania Sud ed interregionale per il Bacino Idrografico del fiume Sele Interregionale dei fiumi Trigno, Biferno e Minori, Saccione e Fortore Regionale della Puglia. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA Per quanto riguarda gli ATO, in Campania allo stato attuale risultano effettivamente costituiti ed operanti gli ATO n. 1 – “Calore Irpino”; n. 2 –“ Napoli Volturno”; n.3 – “Sarnese Vesuviano”; n. 4 – “Sele”. Ciascuno dei 4 ATO si è dotato di un Piano d’Ambito . Appare opportuno ricordare che in materia di acque sono in corso due procedure di infrazione: una sulla non corretta trasposizione della direttiva 2006/7/CE relativa alla gestione della qualità delle acque balneabili ed a causa della quale l’Italia è in fase di Messa in mora, l’altra sulla non conformità della Parte III del decreto 152/2006 con la direttiva 2000/60/CE, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque. Un elemento fondamentale per favorire il miglioramento della qualità delle acque è rappresentato da una corretta gestione dei rifiuti. La Campania si è dotata del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani ed ha altresì adottato il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali (Deliberazione n. 199 del 27 aprile 2012). Per quanto riguarda le bonifiche, l’iter di adozione del relativo piano non si è ancora concluso, è stata infatti attivata la procedura di aggiornamento e adeguamento del precedente piano alla sopraggiunta normativa del D.lgs. 152/2006 e ss.mm.ii. Per approfondimenti si rimanda alla lettura del paragrafo dedicato alla componente Rifiuti e bonifiche. 2.3 Aria e cambiamento climatico Per esigenza di chiarificazione e semplificazione, si è scelto di distinguere la trattazione della tematica della qualità dell’aria da quella della vulnerabilità del territorio campano agli effetti derivanti dal cambiamento climatico. Partendo dalla qualità dell’aria, il Piano Regionale di Risanamento e Mantenimento della Qualità dell’Aria della Regione Campania (PRRMQA) del 2005 elabora una sintesi riferita all’inquinamento a scala locale ed all’inquinamento a scala globale. L’attività di valutazione della qualità dell’aria e la successiva zonazione è stata effettuata basandosi in primo luogo sui risultati del monitoraggio ed integrando questi ultimi con una metodologia delle concentrazioni di inquinanti dell’aria su tutto il territorio della regione. Le risultanze dell’attività hanno consentito di classificare il territorio regionale in: a) zone di risanamento, definite come quelle zone in cui almeno un inquinante supera il limite più il margine di tolleranza fissato dalla legislazione. b) zone di osservazione, definite dal superamento del limite ma non del margine di tolleranza c) zone di mantenimento. Per il monitoraggio della qualità dell’aria, talune aree sono costantemente monitorate da stazioni che rendono disponibili dati e serie storiche, per altre aree, invece, non c’è la medesima disponibilità. La fonte principale dell’inquinamento atmosferico è rappresentata dal traffico veicolare a cui va ad aggiungersi il maggior utilizzo degli impianti termici. La Regione Campania sta provvedendo alla ridefinizione della rete regionale per il controllo della qualità dell’aria nel rispetto del D.M. 60/02., in modo da poter effettuare un monitoraggio integrato con le stazioni disponibili presso gli impianti aventi caratteristiche emissive . Per quanto riguarda il cambiamento climatico, Il rapporto dell’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change pubblicato nel 2007 evidenzia le responsabilità dell’attività antropica nel provocare il fenomeno del cambiamento climatico . Nel rapporto si legge: “L’incremento globale della concentrazione di biossido di carbonio è principalmente dovuto all’uso di combustibili fossili e ai cambiamenti nell’utilizzo dei suoli, mentre gli incrementi di metano e ossido di azoto sono principalmente dovuti all’agricoltura”. Le variazioni del clima e della temperatura hanno già oggi notevoli impatti sul sistema socioeconomico ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 253 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA ed ecologico a livello globale e locale. Dal punto di vista delle risposte è necessario affiancare agli interventi finalizzati al contrasto del fenomeno del cambiamento climatico, una serie di politiche e interventi finalizzati alla mitigazione e prevenzione, orientate quindi non solo al contrasto ma anche all’adattamento alle trasformazioni in atto. Nel 2008 i servizi della Commissione europea hanno pubblicato il documento “Regions 2020 An Assessment of Future Challenges for EU Regions”, con l’obiettivo di interrogarsi sulla misura in cui le politiche comunitarie si adattano ad alcune sfide considerate rilevanti con le quali le regioni europee saranno chiamate a fare fronte nei prossimi anni. Si tratta della globalizzazione, dell’evoluzione demografica, del cambiamento climatico e dell’approvvigionamento energetico. Al fine di esaminare le conseguenze che avranno sulle regioni i fenomeni derivanti da ciascuna delle quattro sfide sopra elencate, sono stati elaborati quattro indici di vulnerabilità. Relativamente al cambiamento climatico, in particolare, si parla in maniera specifica di indice di vulnerabilità al cambiamento climatico. Secondo l’IPPC (2007) la vulnerabilità di un sistema è il grado al quale il sistema è suscettibile e inadatto a fronteggiare gli effetti avversi dei cambiamenti climatici, inclusi le variazioni e gli eventi estremi. È una funzione del carattere, della magnitudo, e parte delle variazioni e dei cambiamenti del clima ai quali un sistema è esposto, la sua sensibilità, e la sua capacità di adattamento. Una sperimentazione svolta nell’ambito delle attività del PON GAT - POAT Linea 3 Azioni orizzontali per l’integrazione ambientale nelle Regioni Obiettivo Convergenza, evidenzia un’elevata vulnerabilità del territorio della Regione Campania alla sfida del cambiamento climatico. Le aree maggiormente vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico risultano localizzate in prossimità della costa e in particolare presso le foci dei principali fiumi. Le aree che sembrano più esposte agli effetti del cambiamento climatico si concentrano nella zona nord occidentale e sudorientale della regione, in prossimità della foce del fiume Volturno e Sele e lungo il corso del Tanagro. La vulnerabilità del territorio risulta piuttosto elevata anche nelle aree a maggiore densità abitativa e in particolare nelle province di Napoli, Caserta e Salerno. Si tratta in molti casi di aree già soggette a rilevanti pressioni ambientali, in alcuni casi interessate da fenomeni di contaminazione dei suoli, che hanno già fortemente compromesso le capacità di rigenerazione e adattamento dei sistemi naturali. A tali pressioni rischiano di sommarsi ulteriori effetti negativi per i fenomeni connessi al cambiamento climatico. I rischi si aggravano in modo significativo nelle aree in cui sono localizzati Siti di Interesse Nazionale da sottoporre ad operazioni di bonifica, siti di stoccaggio o impianti per la gestione dei rifiuti o a rischio di incidente rilevante, come ad esempio l’area nord – occidentale della regione6. 2.4 Biodiversità e aree naturali protette La Campania si caratterizza per una notevole varietà di ambienti naturali, cui è associata una grande ricchezza di specie floristiche e faunistiche. Tale situazione è in parte correlata ad un’articolata e complessa storia geologica che ha originato un elevato livello di diversificazione degli aspetti geomorfologici, idrografici, pedologici e microclimatici nelle diverse aree del territorio regionale. La costa è di tipo roccioso alternata a litorali sabbiosi prospicienti il mare, si segnala la presenza di pianure costiere alluvionali e piane interne, rilievi collinari e montani di natura vulcanica o carbonatica. In termini molto generali è possibile ascrivere gli habitat naturali più rappresentativi della regione alle seguenti tipologie ambientali: 6 Per approfondimenti si veda il report La vulnerabilità al cambiamento climatico dei territori Obiettivo Convergenza (MATTM 2012). 254 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA 1. 2. 3. 4. 5. ambienti marino – costieri: falesie, dune, delta ed estuari, lagune, stagni costieri); ambienti con vegetazione arbustiva prevalente: macchia mediterranea; ambienti con vegetazione arborea prevalente: boschi; ambienti con vegetazione erbacea prevalente: praterie; ambienti umidi in aree interne corsi d’acqua e specchi acquei. Notevole importanza per la diversità biologica della Campania è rivestita dai corsi d’acqua superficiali che rappresentano, non soltanto ambienti ecosistemici peculiari, ma anche elementi fisici del paesaggio che, per la loro struttura lineare e continua, possono fungere da “corridoi” di connessione ecologica tra ambienti naturali separati. Nel sistema delle aree naturali protette campane possono essere inclusi: - i Parchi e le Riserve Naturali di rilievo nazionale o regionale (Legge n. 394/91 “Legge quadro sulle aree protette” e Legge Regionale n. 33/93 “Istituzione di parchi e riserve naturali in Campania”); - le aree marine protette (Legge n. 979/82 o della Legge n. 394/91); i siti della Rete Natura 2000 - Zone di Protezione Speciale e Siti di Importanza Comunitaria (Dir. 79/409/CEE e Dir. 92/43/CE); - le zone umide di importanza internazionale (Convenzione di Ramsar del 1971); i parchi urbani di interesse regionale (Legge Regionale n. 17/2003 “Istituzione del sistema parchi urbani di interesse regionale”); - le oasi naturalistiche. Nel caso dei Parchi il Piano ed il Regolamento costituiscono i principali strumenti di riferimento per la disciplina dell’organizzazione generale del territorio e della sua articolazione in zone sottoposte a forme differenziate di uso, godimento e tutela, dei vincoli e delle destinazioni d’uso pubblico e privato, delle modalità di realizzazione e svolgimento di interventi ed attività consentite. Nell’ambito di tale tipologia di aree naturali protette, in Campania sono stati istituiti 2 Parchi Nazionali (Vesuvio; Cilento e Vallo di Diano), 8 Parchi Naturali Regionali (Matese; Partenio; Roccamonfina – Foce del Garigliano; Monti Lattari; Campi Flegrei; Fiume Sarno; Monti Picentini; Taburno – Camposauro), 5 Riserve Naturali dello Stato (Castelvolturno; Isola di Vivara; Tirone – Alto Vesuvio; Valle delle Ferriere; Cratere degli Astroni) e 4 Riserve Naturali Regionali (Foce Volturno – Costa di Licola; Foce Sele – Tanagro; Lago Falciano; Monti Eremita Marzano). Relativamente a tali aree protette risultano ad oggi approvati i Piani dei due Parchi Nazionali, mentre nei Parchi e nelle Riserve Naturali Regionali vigono le Misure di Salvaguardia approvate con le deliberazioni della Giunta Regionale della Campania istitutive delle singole aree protette. L’emanazione del Decreto del Ministro dell’Ambiente del 17 ottobre 2007 “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS)” impone l’obbligo per l’Amministrazione regionale di adozione di misure di conservazione sulla base dei criteri minimi definiti dal decreto stesso e sulla base degli indirizzi fissati dal Decreto del Ministero dell’Ambiente del 3 settembre 2002. Pertanto, nelle more dell’adozione degli atti previsti dall’art. 3, comma 1, del citato decreto, con Deliberazione della Giunta Regionale n. 2295 del 29 dicembre 2007 (pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Campania n. 13 del 31 marzo 2008), si è provveduto ad uniformare le misure di conservazione approvate con le precedenti deliberazioni regionali ai criteri generali fissati con il provvedimento ministeriale. Rispetto agli aspetti gestionali si segnala che non essendo ancora approvato dal Consiglio Regionale il Disegno di Legge Regionale avente ad oggetto “Disposizioni in materia di conservazione e gestione dei siti della rete Natura 2000” approvato con Deliberazione della giunta Regionale n. 231/2006, non risultano ancora superate le criticità in merito alla mancata individuazione dei soggetti gestori dei siti ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 255 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA della rete natura 2000. Nelle more dell’approvazione del citato Disegno di Legge Regionale sono state adottate le linee guida semplificate per la predisposizione dei Piani dei Parchi Regionali, ai sensi dell’art. 18 della L. R. 33/93 e s.m.i.. La gran parte delle aree della Rete Natura 2000 ricade infatti all’interno delle aree parco (Parchi nazionali o regionali). In Regione Campania lo stato della pianificazione delle aree protette regionali risulta ancora incompleto e frammentario soprattutto se si tiene conto degli strumenti di pianificazione finalizzati alla gestione e conservazione delle aree SIC e ZPS. In attesa di una chiarificazione normativa, si è assistito all’elaborazione e in alcuni casi all’adozione da parte degli organismi responsabili dei Parchi nazionali e regionali di una serie di strumenti di pianificazione che, tuttavia, solo nel caso dei due Parchi nazionali, consentono di affrontare e risolvere la necessaria pianificazione della gestione delle aree SIC e ZPS come previsto dalla Direttiva Habitat e Uccelli. Tra le misure a carattere preventivo, di applicazione per ogni tipologia di sito della Rete Natura 2000, assume particolare rilevanza la procedura di Valutazione di Incidenza: l’articolo 6 della Direttiva 92/43/ CEE, al paragrafo 3 stabilisce che qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito, ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione dell’incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Tale procedura ha l’obiettivo di assicurare un’adeguata valutazione preventiva della significatività delle interferenze che piani o progetti possono eventualmente produrre sui siti della Rete Natura 2000 – sia singolarmente che congiuntamente ad altri – tenendo conto degli specifici obiettivi di conservazione per i quali i siti stessi sono stati istituiti. Nell’ultimo scorcio di legislatura regionale, anche a seguito dell’entrata in vigore del D.lgs. 152/2006 (corretto successivamente dal D.Lgs. 4/2008) che ha regolato la materia a livello nazionale, il Consiglio Regionale con DPGR n.9 del 29/01/2010 ha approvato il “regolamento: “disposizioni in materia di procedimento di Valutazione di Incidenza”. Preme segnalare che ad oggi, nonostante gli interventi di sostegno per tali aree realizzati nell’ambito del precedente ciclo di programmazione, risultano adottatiti, per la pianificazione delle aree di riferimento, i Piani di Gestione ricadenti nell’ambito dei Parchi Nazionali presenti in Regione Campania. Per quanto riguarda i parchi urbani di interesse regionale, ad oggi sono stati istituiti il Parco metropolitano (Parco delle Colline di Napoli) e 8 Parchi urbani (San Giorgio a Cremano; Rocca d’Evandro; Frigento; Aiello del Sabato; Valle dell’Irno di Baronissi; Valle dell’Irno di Pellezzano; Montoro Inferiore; Riardo). Nelle misure finalizzate alla tutela della biodiversità occorre ricordare la corretta gestione del patrimonio faunistico e forestale. Risulta in corso di elaborazione il “Piano Faunistico Venatorio della Regione Campania”, che ha concluso la fase di consultazione pubblica in attuazione della VAS nel dicembre del 2011. Con D.G.R. n. 44 del 28/01/2010 è stato adottato il Piano Forestale Generale 2009/2013 da parte della VIII Commissione Consiliare Permanente. 2.5 Paesaggio e beni culturali A tutela degli ambiti paesaggistici regionali di maggiore pregio, con decreti ministeriali sono state individuate aree nelle quali sono state disciplinate, anche mediante adeguata zonizzazione, le trasformazioni compatibili con i valori paesaggistici, le azioni di recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela, nonché gli interventi di valorizzazione del paesaggio, anche in relazione alle prospettive di sviluppo sostenibile. Con Legge Regionale n. 13/2008, unitamente al Piano Territoriale Regionale (PTR), sono state approvate le “Linee Guida per il Paesaggio”. Il PTR, in base alle caratteristiche naturali e storico architettoniche ed in relazione al livello di rilevanza e integrità dei valori paesaggistici, ha operato una ripartizione del territorio in ambiti omogenei, 256 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA da quelli ad elevato pregio paesaggistico, fino a quelli significativamente compromessi o degradati, fornendo direttive specifiche e precisi indirizzi in funzione delle diverse caratteristiche recependo a pieno le principali direttive e strategie europee (ad es. Dir. 2009/47/CE Concernente la conservazione degli uccelli selvatici e la Dir. 92/43/CEE “Habitat” Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Ulteriore elementi di riflessione sulle caratteristiche e sugli elementi di vulnerabilità del paesaggio campano derivano dall’analisi delle aree di interesse ambientale e paesaggistico da sottoporre a tutela ai sensi del Codice Urbani (D.Lgs. 42/2004). La distribuzione provinciale degli ambiti territoriali in cui sono presenti i vincoli previsti dall’art. 136 del D. Lgs 42/042 (si tratta in particolare dei vincoli derivanti dall’art. 1 della L. 1497/39) rileva un lieve incremento nell’arco del quinquennio 2000 – 2005. La provincia con la superficie maggiore tutelata risulta quella di Napoli dove più della metà del territorio si presenta sottoposto a vincolo. Per le aree tutelate ai sensi dell’art. 142 del D.Lgs. 42/0444 (vincoli derivanti dalla L. 341/85 o Legge “Galasso) la superficie sottoposta a vincolo è rimasta pressoché invariata nell’arco del quinquennio 2000 – 2005. Risultano attualmente in corso le procedure tecniche per la definizione del Piano Paesaggistico Regionale. 2.6 Suolo Il degrado del suolo in Regione Campania si manifesta con dissesti (frane, alluvioni, erosione) talora di notevole gravità oltre che con la sua contaminazione. In alcuni casi i fenomeni possono sovrapporsi generando rilevanti effetti ambientali anche sulle altre componenti. L’importanza economica di tali fenomeni è notevole, in quanto, contestualmente alla perdita della risorsa “suolo”, essi determinano danni agli insediamenti, alle infrastrutture ed al sistema produttivo. Dal punto di vista delle aree contaminate la situazione della Regione Campania appare fortemente critica. Nel 2008 sono stati censiti 462 siti contaminati e il numero di siti censiti nei SIN è pari a 2.893. Solo 13 sui 3.733 siti potenzialmente inquinati hanno concluso il procedimento. La situazione resta profondamente critica soprattutto se si considera l’impatto che tale fenomeno può determinare su settori strategici per l’economia regionale come quello agricolo o del turismo. Altra questione rilevante rispetto alla componente è rappresentata dalla questione relativa al dissesto idrogeologico: la superficie delle aree a rischio da frana corrisponde a 1.615 Kmq pari all’11,8% del territorio regionale, cui si aggiungono 638 Kmq aree a rischio di alluvione pari al 4,7%, che complessivamente individuano una superficie a rischio per frana e/o alluvione di 2.253 kmq, pari al 16,5% dell’intero territorio regionale, che fanno risultare la Campania la seconda regione per percentuale di territorio dissestato. Le condizioni geologiche e di attività morfodinamica e la estesa antropizzazione di vasti settori regionali hanno reso il territorio campano interessato da una diffusa vulnerabilità al rischio idrogeologico, con importanti infrastrutture territoriali e numerosi centri urbani instabili per fenomeni di dissesto idrogeologico (frane, erosione accelerata, inondazioni, alluvionamenti, mareggiate ed erosioni di sponda). La Campania è contraddistinta da un territorio particolarmente vario e diversificato, in cui prevalgono le aree collinari, pari a circa il 40% della superficie regionale, seguite dalle aree montane per un ulteriore 30%, mentre le aree di pianura corrispondono al restante 25% del territorio. Tuttavia, le singole aree non sono omogenee e si compongono di contesti territoriali con caratteristiche articolate. L’agricoltura regionale presenta dei caratteri molto variegati nell’ambito del territorio regionale, sia in termini di diversa vocazione all’agricoltura dei differenti comuni, che di utilizzazione dei terreni e dunque dei comparti produttivi, prevalenti nei diversi ambiti territoriali. Il consumo di suolo inteso come utilizzo di superficie non edificata a fini insediativi ed infrastrutturali, ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 257 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA costituisce in Italia ed in particolare in Campania una problematica rilevante. In Campania la problematica, dal punto di vista normativo, viene affrontata attraverso le pianificazioni di settore, in termini paesaggistici attraverso i Piani Paesistici emanati dalle competenti Soprintendenze, in attuazione dalla LR 16/04 “Norme per il governo del territorio”; in termini di difesa suolo, attraverso i Piani di Bacino che limitano l’utilizzo dei suoli alle arre esenti da rischi naturali. In relazione al rischio ambientale della componente suolo, dalla proposta di Piano Regionale di Bonifica della Regione Campania (attualmente sottoposto a procedura di VAS) si può dedurre che I siti potenzialmente contaminati individuati in Campania sono 361, a cui corrisponde una superficie pari a 4.150 ha. Mentre I siti contaminati, contenuti tra l’altro nell’Anagrafe dei siti da bonificare della proposta di PRB, sono 158 ed occupano complessivamente una superficie di 591 ha. Se è vero che per molti siti dell’anagrafe sono stati avviati interventi di bonifica, bisogna prendere atto che solo per il 10 % di essi è stata portata a termine la bonifica. La superficie totale risultata contaminata nell’intero territorio campano è dello 0,043%, mentre la percentuale di superficie potenzialmente contaminata è dello 0,3%. Le matrici ambientali interessate dalla contaminazione sono il suolo, il sottosuolo e le acque sotterranee, è sufficiente che in almeno una di esse si riscontri il superamento delle CSC o CSR affinché un sito possa essere considerato rispettivamente potenzialmente contaminato o contaminato. Nel 2008 ARPAC ha censito nel territorio regionale 3.733 siti e le famiglie di inquinanti riscontrate che interessano i siti nella matrice suolo, appartengono a categorie quali gli idrocarburi, inorganici, IPA , Aromatici e altre combinazioni. 2.7 Rifiuti e bonifiche La Regione Campania ha approvato nella seduta del Consiglio regionale del 16 gennaio 2012 il Piano di Gestione dei Rifiuti Urbani. Il Piano (Bollettino Ufficiale della Regione Campania n. 5 del 24/01/2012) era già stato approvato dalla Giunta regionale nella seduta del 19/12/2011 con la Deliberazione n. 732. Il PRGRU della Regione Campania prevede che entro un anno dall’adozione dello stesso in Consiglio regionale sarà predisposto un piano stralcio per la diminuzione della produzione dei rifiuti. La regione campania ha elaborato altresì un programma attuativo per la gestione del periodo transitorio che, nelle more del completamento della rete impiantistica per la gestione integrata del ciclo dei rifiuti in Campania prevista nel PRGRU, si pone l’obiettivo di pianificare efficacemente gli interventi per lo smaltimento dei rifiuti prodotti. Il PRGRU fissa l’ambizioso obiettivo di puntare al termine del prossimo triennio ad una contrazione del 10% della produzione annua di rifiuti. Per il perseguimento di tale risultato, la Giunta regionale con D.G.R. 731 del 19/12/2011 ha avviato le attività funzionali alla predisposizione del Piano attuativo integrato per la minimizzazione dei rifiuti nel rispetto delle disposizioni previste dall’art. 180 del Dlgs. 152/2006 e ss.mm.ii e dell’art. 27 della L.R. 4/2007 e ss.mm.ii. Contestualmente all’approvazione del PRGRU è stato approvato, come parte integrante del piano, un programma unitario contenente le misure di monitoraggio ambientale del PRGRU e del PRGRS - PUMA (cfr. DGR n. 8 del 23/01/2012). Tali misure sono dirette al controllo degli effetti ambientali significativi e alla verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale prefissati dai piani. Il monitoraggio ambientale rappresenta quindi un aspetto sostanziale del carattere strategico della valutazione ambientale, trattandosi di una fase propositiva dalla quale trarre indicazioni per il progressivo riallineamento dei contenuti del piano attraverso l‘introduzione di eventuali azioni correttive. Lo scopo del PUMA Rifiuti è di fornire un quadro conoscitivo utile alla valutazione ambientale anche in fase di attuazione dei piani, attraverso un approccio “unitario” in grado di integrare considerazioni relative alla gestione dei rifiuti urbani e speciali e in futuro delle bonifiche. L’approccio unitario oltre a favorire la gestione integrata del ciclo, consentirà di dare conto dell’efficacia delle misure implementate 258 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA andando incontro a quanto suggerito dalla D.G.R. n. 203 del 2010 sulle valutazioni ambientali che recepisce il D. Lgs. 152/2006, che invita a evitare duplicazioni e ad utilizzare “in via prioritaria, qualora ritenuti adeguati, i meccanismi di controllo già esistenti nell’ambito della Pubblica Amministrazione ovvero già predisposti per il monitoraggio di altri piani e programmi” e a quanto richiesto nel parere motivato espresso dall’autorità competente sulle proposte di PRGRS e PRGRU. Le attività previste dal Piano Unitario di Monitoraggio Ambientale in materia di Rifiuti sono incluse e integrate nel monitoraggio generale degli strumenti di pianificazione del settore rifiuti e, nello specifico, nel monitoraggio dell’attuazione dei piani. Tale integrazione avviene non solo a livello procedurale, ma anche per quanto concerne gli aspetti informativi/informatici, al fine di ottenere la condivisione delle informazioni necessarie da parte di tutti i soggetti impegnati nelle attività di attuazione degli interventi. A fine di meglio integrare la verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale con quella degli obiettivi generali del piano e di analizzare l’interazione degli effetti ambientali e degli effetti territoriali, sociali ed economici, anche con gli effetti derivanti dall’attuazione di altri piani e programmi di settore, sarà implementato un sistema informativo territoriale geo referenziato a supporto del monitoraggio ambientale, in grado di gestire contemporaneamente informazioni relative al contesto ambientale di riferimento e al processo di attuazione dei piani di settore, configurandosi come un vero e proprio sistema di supporto alle decisioni in materia dei gestione integrata dei rifiuti (DSS Rifiuti). Fondamentale ai fini dell’attuazione dei piani sarà infatti la condivisione delle informazioni all’interno del sistema tecnico e amministrativo e all’esterno, con i cittadini e i portatori di interesse. La disponibilità e l’accessibilità delle informazioni ambientali ai soggetti interni al sistema amministrativo permetterà di facilitare l’attuazione e all’esterno favorirà l’attivazione di un processo continuo di verifica e validazione dei dati e delle informazioni relative alla gestione dei rifiuti. Per quanto concerne gli interventi infrastrutturali dei Piani, l’acquisizione periodica di dati e immagini per l’implementazione del DSS Rifiuti, oltre a consentire di monitorare l’efficacia ambientale e il reale avanzamento dei lavori di esecuzione e quindi di verificare costantemente l’efficienza delle azioni e delle realizzazioni del piano, offrirà un’opportunità di comunicazione e rendicontazione delle azioni realizzate anche attraverso gli strumenti ICT. La Regione Campania ha altresì adottato il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali (Deliberazione n. 199 del 27 aprile 2012) così come modificato alla luce delle osservazioni pervenute a seguito delle consultazioni pubbliche, dei rilievi formulati dalla Commissione Europea e del parere della Commissione regionale VIA, VAS e VI. Detto Piano è stato inviato al Consiglio regionale della Campania per la definitiva approvazione, insieme alla Dichiarazione di Sintesi, al Programma di misure per il monitoraggio ambientale, al Rapporto Ambientale, integrato con lo studio di incidenza, la relativa Sintesi non tecnica ed il parere motivato espresso dalla “Commissione regionale VIA, VAS, VI”. Per quanto riguarda le bonifiche, l’iter di adozione del relativo piano non si è ancora concluso. Al momento, infatti, è stata redatta la proposta di Piano Regionale Bonifiche ed è stato acquisito il sentito della Conferenza Regione Autonomie locali. 2.8 Ambiente urbano La qualità dell’ambiente urbano è un tema che ha iniziato a destare interesse ed a richiamare attenzione solo a partire dagli anni ’90, quando ha preso piede l’idea secondo cui le risorse a disposizione dell’uomo e presenti in natura non fossero infinite. In Campania la pianificazione di politiche volte all’attuazione delle strategie comunitarie per il risanamento degli ambiti urbani è avvenuto sia a livello regionale che provinciale. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 259 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA A scala regionale, nel 2002 sono state elaborate le Linee Guida per la Pianificazione Territoriale Regionale a cui è seguita l’adozione del Piano Territoriale Regionale (DGR n. 1956 del 30 novembre 2006, approvato in via definitiva con la Legge Regionale n. 13 del 13 ottobre 2008, pubblicata su BURC n. 48bis del 1 dicembre 2008). A scala provinciale, invece, la Legge di riforma delle autonomie locali 142/1990 ha definito le competenze delle Province nella programmazione del territorio con l’istituzione dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale (PTCP). A scala locale, infine, anche se il PTR organizzava il territorio attorno a aggregazioni territoriali con vocazioni socio-economiche o ambientali comuni attraverso i Sistemi Territoriali di Sviluppo, la pianificazione e progettazione degli interventi ha seguito maggiormente il percorso dei Piani Urbanistici Comunali e nell’ambito del POR dei Progetti Integrati Urbani. Anche in questo caso, ai fini di un approfondimento, si rimanda alla lettura del paragrafo dedicato nel Report di Monitoraggio ambientale del POR FESR Campania. 3. LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE NELL’ATTUAZIONE DEL POR FESR 2007-2013 CAMPANIA7 Le attività del PUMA hanno permesso una ricostruzione dell’attuazione del programma in relazione al suo contributo positivo o negativo, diretto e indiretto, rispetto al perseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale individuati nel Rapporto Ambientale e in riferimento alla declinazione territoriale delle azioni. Al fine di verificare e monitorare l’orientamento del programma agli obiettivi di sostenibilità ambientale si è proceduto ad una analisi di tutte le azioni. Ogni azione e relativo tema prioritario è stato classificato all’interno di una griglia di influenza secondo i criteri di seguito riportati. Classificazione PD PI ND NI Incerto - Criterio di riferimento Contributo positivo diretto Contributo positivo indiretto Contributo negativo diretto Contributo negativo indiretto Contributo condizionato dalle modalità di attuazione Assenza di influenza Si riporta un quadro di sintesi dei risultati di tale attività di verifica delle influenze delle 130 azioni previste dal programma sui tematismi e sugli obiettivi ambientali (cfr. Tabella 2.1). Tabella 3.1 Classificazione delle attività del POR FESR in relazione all’influenza sugli obiettivi di sostenibilità ambientale 7 Il capitolo è stato redatto da P. Fighera sulla base dei contributi di T. Alaia (biodiversità e paesaggio), F. D’Argenio (aria), L. Gelli (rifiuti), G. Luongo (suolo), A. Palestino (acque), M. Romano (ambiente urbano). 260 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA Tematismo Obiettivo di sostenibilità ambientale SP1 SP2 SALUTE SP3 SP4 SP5 BIODIVERSITA’ e AREE NATURALI PROTETTE n. n. n. azioni azioni azioni ND NI incerte 1 9 0 8 27 0 4 0 7 14 1 1 0 5 0 2 9 0 0 14 0 6 0 0 0 Contrastare l’inquinamento al fine di raggiungere lo stato di qualità “buono” per tutte le acque ed assicurare, al contempo, che non si verifichi un ulteriore deterioramento dello stato dei corpi idrici tutelati 10 8 3 9 14 Ac2 Promuovere un uso sostenibile dell’acqua basato su una gestione a lungo termine, salvaguardando i diritti delle generazioni future 7 13 1 11 11 Ac3 Proteggere gli ecosistemi acquatici nonché gli ecosistemi terrestri e le zone umide che dipendono direttamente da essi, al fine di assicurarne la funzione ecologica, nonché per salvaguardare e sviluppare le utilizzazioni potenziali delle acque 11 10 3 10 13 Ac4 Approccio “combinato” nella pianificazione e gestione integrata, su scala di bacino, ai fini della riduzione alla fonte di specifici fattori di inquinamento delle acque 9 8 1 0 0 Ac5 Protezione del Mar Mediterraneo contro l’inquinamento marino 12 8 3 10 12 Ar1 Miglioramento della qualità dell’aria: Ridurre le emissioni di inquinanti in atmosfera da sorgenti lineari e diffuse, anche attraverso il ricorso all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili 22 7 5 8 8 Ar2 Contribuire al perseguimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto: Ridurre le emissioni di GHG 21 12 5 8 8 B1 Promuovere la conservazione e la valorizzazione di habitat e specie 5 15 0 0 0 B2 Contrastare l’inquinamento, la semplificazione strutturale, l’artificializzazione e la frammentazione degli ambienti naturali 7 17 9 21 8 B3 Ridurre gli impatti negativi per la biodiversità derivanti dalle attività produttive 9 13 10 23 4 B4 Garantire l’adeguata gestione delle aree naturali protette 2 6 0 1 0 B5 Assicurare la partecipazione equa e giusta ai benefici derivanti dall’uso e dalla valorizzazione delle risorse genetiche di origine agricola 4 5 0 0 0 P1 Conservazione e valorizzazione della diversità paesaggistica e recupero dei paesaggi degradati 13 14 6 15 2 14 11 6 11 1 9 7 0 0 0 P2 PAESAGGIO e BENI CULTURALI n. azioni PI Ac1 ACQUA ARIA e CAMBIAMENTO CLIMATICO Ridurre la percentuale di popolazione esposta agli inquinamenti Ridurre gli impatti delle sostanze chimiche pericolose sulla salute umana e sull’ambiente Ridurre il grado di accadimento di incidente rilevante nel settore industriale Migliorare l’organizzazione e la gestione sanitaria di alcune aree prioritarie e/o critiche Migliorare l’informazione sull’inquinamento ambientale e le conseguenze negative sulla salute n. azioni PD P3 Conservazione, recupero e valorizzazione del patrimonio culturale al fine di preservare le identità locali, di combattere i fenomeni di omologazione e di ripristinare i valori preesistenti o di realizzarne di nuovi in modo coerente al contesto Miglioramento dello stato delle conoscenze sul patrimonio storico – culturale e paesaggistico e dei processi che contribuiscono a preservarlo P4 Sensibilizzazione, informazione e formazione dei cittadini, delle organizzazioni private e delle autorità pubbliche al valore del patrimonio culturale e paesaggistico 10 3 0 0 0 P5 Coinvolgimento del pubblico nelle attività di programmazione e pianificazione che implicano una modifica dell’assetto territoriale e paesaggistico al fine di garantire il rispetto dei valori attribuiti ai paesaggi tradizionali dalle popolazioni interessate. 8 5 0 0 0 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 261 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA Tematismo Obiettivo di sostenibilità ambientale S1 SUOLO S2 S3 S4 RIFIUTI e BONIFICHE n. azioni PI n. n. n. azioni azioni azioni ND NI incerte 9 5 0 10 0 0 4 2 2 0 7 4 0 0 0 1 8 14 0 0 R1 Sviluppo della prevenzione, finalizzata a ridurre la quantità e la pericolosità dei rifiuti prodotti 5 9 0 2 0 R2 Aumento della Raccolta Differenziata al fine del raggiungimento dei target normativi 4 1 0 0 0 R3 Incentivazione del riutilizzo, re-impiego e riciclaggio dei rifiuti (recupero di materia e di energia) 4 2 0 1 0 R4 Razionalizzazione della gestione dei rifiuti urbani e speciali, minimizzando il ricorso allo smaltimento in discarica ed incrementando il recupero energetico 4 3 0 3 0 R5 Attuazione della normativa relativa alla gestione degli imballaggi e dei rifiuti da imballaggio, delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, dei veicoli fuori uso e della gestione delle discariche 3 0 0 0 0 R6.1 Pervenire ad un sempre più esteso processo di bonifica dei siti contaminati presenti sul territorio, prevedendo a tal fine anche una adeguata disponibilità di risorse 6 0 0 0 0 6 0 0 0 0 12 13 0 3 2 5 2 0 0 0 7 4 0 0 0 5 9 0 0 0 R6.2 AU1 AMBIENTE URBANO Prevenzione e gestione del rischio sismico, vulcanico, idrogeologico, desertificazione ed erosione costiera attraverso la pianificazione di bacino ed i piani di protezione civile. Definizione delle priorità di intervento sulle criticità presenti sul territorio regionale per la difesa del suolo dal dissesto geoambientale e dalle catastrofi naturali. Mitigazione dei fenomeni di erosione degli arenili. Contrastare i fenomeni di diminuzione di materia organica, impermeabilizzazione, compattazione e salinizzazione dei suoli Favorire la conservazione e l’aumento della superficie forestale in considerazione della funzione delle foreste rispetto all’assetto idrogeologico del territorio e contrastare il fenomeno degli incendi, utilizzando appositi strumenti di pianificazione Contrastare i fenomeni di contaminazione dei suoli legati alle attività produttive, commerciali ed agricole attraverso l’attuazione del Piano Regionale di Bonifica dei siti inquinati della Regione Campania e delle norme tecniche e dei codici della buona pratica agricola Favorire la gestione sostenibile della risorsa suolo e contrastare la perdita di superficie (e quindi di terreno) dovuta agli sviluppi urbanistici, alle nuove edificazione ed all’edilizia in generale n. azioni PD AU2 AU3 AU4 Recuperare siti inquinati Contribuire al sviluppo delle città rafforzando l’efficacia dell’attuazione delle politiche in materia di ambiente e promuovendo a lungo termine un assetto del territorio rispettoso dell’ambiente a livello locale Garantire per l’area Metropolitana e le città con più di 100.000 abitanti l’adozione di adeguati Piani di Gestione Urbana Sostenibile nonché Piani di Trasporto Urbano Sostenibile, anche attraverso l’attivazione di processi partecipativi quali le Agende 21 Locali Ampliare le aree verdi e le zone pedonalizzate nei processi di riqualificazione ed espansione urbanistica Aumentare il rendimento ambientale degli edifici con particolare riferimento al miglioramento dell’efficienza idrica ed energetica L’esercizio analitico, prendendo le mosse dalla struttura del programma (Assi, Obiettivi specifici e Obiettivi Operativi), pone l’attenzione sulle attività e sui temi prioritari di riferimento, secondo la classificazione delle categorie di spesa proposta dall’Allegato IV del Regolamento generale 1083/2006. Tale operazione ha consentito la costruzione di un sistema informativo che permette una lettura pluridimensionale e territorializzata dell’attuazione. Il risultato di tali classificazioni, insieme alle informazioni descrittive del contesto ambientale, rappresentano la struttura di base del Sistema di Supporto alle Decisioni 262 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA (DSS PUMA), un sistema che opportunamente interrogato restituisce informazioni utili a valutare l’attuazione e gli effetti del programma. Il sistema informativo implementato (DSS – PUMA) permette ad esempio di verificare quante e quali attività, o quante risorse del programma hanno un influenza positiva su un determinato obiettivo ambientale, dove si localizzano gli interventi, su quale tipologia di sistema territoriale incidono e attraverso quali strumenti programmatici vengono implementate le azioni. Le informazioni sull’attuazione, se relazionate alla analisi delle evoluzioni del contesto ambientale e territoriale, permettono di verificare la qualità e l’efficacia ambientale delle singole azioni e della programmazione in generale ad esempio attraverso una verifica della coerenza degli interventi con le problematiche/criticità ambientali rilevate. L’analisi del processo di attuazione ha rivelato alcune criticità relative sia ai contenuti sia agli strumenti programmatici. Proprio in relazione agli strumenti occorre segnalare che la scelta dei parametri di misurazione delle realizzazioni, solo in alcuni casi ha consentito una ricostruzione del contributo delle azioni ai risultati e alla variazione del contesto (cfr. tabelle capito 4 – indicatori di realizzazione). In molti casi è stato necessario integrare l’analisi quantitativi con metodi maggiormente qualitativi come ad esempio interviste ai responsabili dell’attuazione e ai beneficiari degli interventi. Rispetto ai contenuti, nel paragrafo seguente si riporta una sintesi dei risultati delle attività di monitoraggio ambientale per ogni componente/tematismo ambientale. 3.1 La salute umana nel POR FESR 2007-2013 Campania L’attuazione del POR FESR viene osservata rispetto alle capacità del Programma di incidere positivamente o negativamente, in modo diretto o indiretto, rispetto a 5 obiettivi di sostenibilità ambientale che interessano il tematismo della salute umana individuati nel Rapporto Ambientale (Cfr. Tabella 2.1). Il Programma Operativo FESR della Regione Campania non ha assunto obiettivi direttamente connessi alla tematica della salute umana anche se diversi obiettivi specifici del POR contribuiscono in modo indiretto al loro perseguimento. In verità rispetto all’obiettivo di sostenibilità Migliorare l’organizzazione e la gestione sanitaria di alcune aree prioritarie e/o critiche (SP4), si segnalano le attività programmate nell’ambito dell’Asse 5 e in particolare l’obiettivo specifico 5.3 Migliorare la dotazione di infrastrutture materiali e immateriali per la salute, al fine di facilitare l’accessibilità alle prestazioni sanitarie, migliorare la qualità dei servizi erogati e ridurre i tempi di attesa. Diverse azioni programmatiche contribuiscono in modo indiretto al perseguimento degli obiettivi richiamati in particolare quelle dell’asse 1 e dell’asse 4. L’esercizio valutativo in fase ex ante ha evidenziato il contributo positivo dell’attuazione delle azioni afferenti ai temi prioritari 6, 30, 44, 45 e 46. In alcuni casi le stesse attività potrebbero incidere negativa nel raggiungimento degli obiettivi di protezione ambientale relativi alla componente Salute. Gli interventi previsti, infatti, pur presentando una potenziale influenza positiva, sono suscettibili di produrre potenziali negatività imputabili alle modalità di realizzazione degli stessi. Si ritiene pertanto opportuno, in fase di attuazione dei singoli progetti, attribuire un peso significativo ai criteri di ammissibilità a finanziamento che prevedano il ricorso a tecniche progettuali ecocompatibili, a misure mitigative, a soluzioni tecnologiche ecosostenibili. 3.2 La qualità delle acque nel POR FESR 2007-2013 Campania L’attuazione del POR FESR viene monitorata rispetto alle capacità di incidere positivamente o negativamente, in modo diretto o indiretto, rispetto a 5 obiettivi di sostenibilità ambientale che interessano le acque (cfr. Tabella 2.1). Il Programma ha assunto alcuni obiettivi che direttamente ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 263 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA contribuiscono al loro perseguimento. L’Asse 1 – Sostenibilità ambientale ed attrattività culturale e turistica, è incentrato sugli interventi riguardanti l’uso sostenibile delle risorse ambientali, la valorizzazione delle risorse naturali e culturali, è l’Asse che maggiormente è in grado di produrre effetti ambientali significativi positivi sulla componente. Coerentemente agli Orientamenti Strategici in materia di coesione, questi interventi avrebbero dovuto dotare il territorio delle infrastrutture necessarie ad assicurare l’adeguamento alla normativa ambientale e alla prevenzione dei rischi, in modo da renderlo vivibile per i cittadini e le imprese e favorire la promozione di un sistema di offerta turistica ecosostenibile e diversificato. In relazione alle problematiche inerenti il dissesto idrogeologico, i fenomeni di erosione del territorio e della depurazione, significativa l’azione programmatica avviata nel corso del anno attraverso i seguenti Grandi Progetti: 1) Completamento della riqualificazione e recupero del fiume Sarno; 2) Risanamento ambientale e valorizzazione dei laghi dei Campi Flegrei; 3) Risanamento ambientale e valorizzazione dei Regi Lagni; 4) La bandiera blu del litorale domitio; 5) Interventi di difesa e ripascimento del litorale del golfo di Salerno; 6) Risanamento ambientale dei corpi idrici superficiali delle aree interne; 7) Risanamento ambientale dei corpi idrici superficiali della Provincia di Salerno. Considerata la condizione di contesto ambientale e programmatico descritta in precedenza, la vulnerabilità del territorio e le procedure di infrazione in corso in materia di acque, la concentrazione delle risorse, la razionalizzazione della strategia attuata in un’ottica di sistema attraverso il ricorso allo strumento dei Grandi Progetti, dovrebbe produrre riflessi significativi nel miglioramento della qualità delle acque, producendo benefici indiretti anche in altri settori di intervento del POR come ad esempio il turismo. Oltre alle attività potenzialmente direttamente connesse alla realizzazione degli obiettivi di sostenibilità ambientale della componente, classificate ai fini del monitoraggio come Positive Dirette (PD), diverse attività del programma potrebbero contribuire indirettamente al loro perseguimento (attività Positive Indirette – PI), a condizione che siano attuate attraverso specifici meccanismi di integrazione ambientale (criteri di ammissibilità, priorità ecc.). Tra le misure di attuazione che potenzialmente potrebbero avere un’influenza sugli obiettivi della componente acque si segnalano alcuni interventi a cui è stata attribuita una duplice valutazione; il tema prioritario 5 si attua attraverso due obiettivi operativi: 2.3 Sistemi e filiere produttive e 2.6 Apertura internazionale, le attività di tali obiettivi operativi sono in grado di produrre potenziali influenze negative indirette in quanto l’incentivazione alle imprese potrebbe comportare un incremento di pressione sulla componente; tali attività, tuttavia, potrebbero rivestire un’influenza positiva indiretta qualora i criteri di selezione prevedessero un peso significativo a strumenti di gestione ambientale (ad esempio EMAS o certificazione di prodotto). Un analoga valutazione è stata effettuata anche nel caso del tema prioritario 8 in relazione alla sua attuazione con gli obiettivi operativi 2.3 Sistemi e filiere produttive, 2.4 Credito e finanza innovativa e 6.3 Città solidali e scuole aperte. Nel caso dell’attuazione del tema prioritario 6 “Gestione integrata del ciclo dei rifiuti”, la potenziale influenza è stata valutata a carattere positivo indiretto e negativo indiretto; ciò è imputabile al carattere generalmente positivo attribuito agli interventi previsti nell’obiettivo operativo 1.1 Gestione integrata del ciclo dei rifiuti, accanto al quale è opportuno considerare potenziali influenze negative indirette di carattere locale connesse al rischio di inquinamento derivante dall’attuazione dell’attività d. dell’obiettivo operativo 2.3 Sistemi e filiere produttive: Incentivi per la realizzazione e/o l’adeguamento 264 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA di impianti destinati al recupero di materia derivante da rifiuti industriali e/o dalla raccolta differenziata, e al trattamento e all’inertizzazione dei materiali contenenti amianto. La valutazione del tema prioritario 9 “Altre misure volte a stimolare la ricerca, l’innovazione e l’imprenditorialità nelle PMI” risulta particolarmente articolata, dal momento che detto tema prioritario trova attuazione in 7 obiettivi operativi; le attività comprese negli obiettivi operativi 1.8, 1.9, 1.11, 2.3 e le attività b. e d. dell’obiettivo operativo 2.4 sono state valutate in grado di produrre una potenziale influenza negativa indiretta derivante dal potenziale aumento di pressione sulla componente, ed in particolare nell’influenza sugli obiettivi ambientali Ac1, Ac2, Ac3 e Ac5 derivante dal sostegno all’imprenditoria e dall’incremento dei servizi turistici (con conseguente possibile incremento del flusso turistico); alle attività sopra citate, tuttavia, è stata attribuita anche una potenziale positività indiretta, qualora in fase di attuazione siano privilegiati strumenti di sostenibilità ambientale quali requisiti di ammissibilità a finanziamento. L’attuazione dell’obiettivo operativo 2.5 è stata ritenuta in grado di produrre una potenziale influenza negativa indiretta, che potrebbe essere mitigata, in fase di attuazione, tramite una opportuna scelta di tecniche progettuali che favoriscano un uso sostenibile delle risorse idriche. Le attività dell’obiettivo operativo 3.3 Contenimento ed efficienza della domanda sono state ritenute generalmente in grado di produrre una potenziale influenza positiva indiretta nel raggiungimento degli obiettivi di protezione ambientale; il carattere indiretto di tale positività è ascrivibile alle modalità di attuazione di tali attività. Complessivamente, dunque, il tema prioritario 9 è in grado di produrre potenziali influenze positive indirette e negative indirette. La valutazione degli interventi associati al tema prioritario 30 “Porti” ha evidenziato una potenziale influenza negativa diretta, connessa all’impatto degli Interventi infrastrutturali per la creazione di una rete di porti commerciali intermedi, tesa ad ottimizzare i flussi di merci su tutto il territorio regionale, compreso il sistema di accesso viario e/o ferroviario (attività a.) sugli obiettivi Ac1 e Ac3. Gli interventi previsti nell’attività b. Interventi infrastrutturali per la salvaguardia dell’ambiente naturale e di quello antropizzato dei bacini portuali e delle aree demaniali, nonché per la sicurezza dei porti e della navigazione, invece, potrebbero essere in grado di produrre un’influenza di carattere positivo indiretto. L’attuazione del tema prioritario 46 “Trattamento delle Acque (acque reflue)” presenta una potenziale influenza positiva diretta ed una potenziale influenza negativa indiretta sugli obiettivi Ac1 e Ac3, dal momento che le attività c. Realizzazione di nuove discariche, conformi al piano regionale dei rifiuti e alla direttiva quadro comunitaria e b. Supporto al processo autodepurativo dei litorali marini, anche con il posizionamento di condotte sottomarine integrate con impianti di depurazione sono in grado di produrre effetti generalmente positivi nel raggiungimento degli obiettivi di protezione ambientale, ma potrebbero comportare potenziali influenze negative di carattere locale legate al rischio di inquinamento dovuto all’eventuale danneggiamento delle condotte o al malfunzionamento delle stesse. In generale rispetto all’attuazione del programma alcune delle misure degli Assi 2, 3, 4 e 6 potrebbero determinare influenze negative sugli obiettivi di sostenibilità ambientale anche se indirette. Le influenze positive si concentrano nelle azioni dell’Asse 1 anche se positività indirette si rilevano in alcune azioni degli altri assi. È il caso del codice 6 o del codice 9. Le misure a diretta finalità presentano alcuni elementi di criticità di attuazione. In fase di impostazione del POR sono stati allocati 2.340 Mln di euro in misure a potenziale influenza positiva o negativa, diretta e indiretta. Si tratta di circa 1/3 dell’intera allocazione del programma, una scelta che sembra riflettere le criticità da più parti segnalate in relazione al settore e sinteticamente richiamate nell’analisi del contesto. Circa il 60% di queste risorse risultano direttamente connesse alle finalità della componente. Focalizzandosi sulle performance di attuazione, si rileva una maggiore facilità nell’implementare le misure a potenziale influenza Positiva Indiretta che tuttavia, ricordiamo, richiedono specifici ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 265 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA accorgimenti in fase di attuazione affinché contribuiscano efficacemente al perseguimento degli obiettivi si sostenibilità ambientale individuati per la componente. Le attività Positive Dirette fanno registrare alcuni ritardi: solo il 10% circa delle risorse allocate risulta in fase di implementazione (a differenza delle misure PI dove risulta implementato circa il 30%). Come si rileva dalle tabelle riportate nel capito 4, alcune azioni positive dirette come quelle dedicate al tema dell’adattamento al cambiamento climatico (codice 49) e alla promozione e protezione delle risorse naturali (codice 55, 56) non sono state attivate. Forti ritardi si registrano nell’implementazione delle misure a sostegno alle PMI per la promozione di prodotti e processi produttivi rispettosi dell’ambiente (codice 06), per la gestione e distribuzione dell’acqua potabile (codice 45), per le bonifiche e per la prevenzione dei rischi (codice 50, 53). Sono state rilevate attività che possono produrre sia effetti positivi che negativi e non solo a seconda delle scelte programmatiche ma anche a causa di effetti indiretti. È il caso ad esempio degli interventi sui porti (codice 30) che se da un lato favoriscono una migliore gestione delle attività portuali con minori impatti ambientali derivanti dal funzionamento del sistema portuale, dall’altro potrebbero determinare un aumento delle pressioni sulle acque marine prospicienti, a causa di aumenti dei trasporti marittimi. Rispetto al totale delle azioni con influenza positiva o negativa risulta in fase di realizzazione circa il 17% degli interventi. Alcune criticità si rilevano nel passaggio fra la programmazione, pianificazione e progettazione degli interventi in particolare sui temi legati al cambiamento climatico e alla gestione delle risorse naturali. Gli indicatori di realizzazione selezionati dal Programma non consentono una valutazione sull’efficacia degli interventi in relazione al contribuito delle azioni ai risultati previsti. I parametri di misurazione selezionati per rendicontare le realizzazioni del programma non risultano sempre coerenti con il quadro degli obiettivi di sostenibilità ambientale. Tale circostanza appare meno rilevante nelle misure a diretta finalità ambientale come ad esempio nel caso della prevenzione dei rischi naturali (codice 53) o del recupero dei siti industriali (codice 50). Più complicata risulta l’analisi e la valutazione delle realizzazioni in materia di gestione delle acque o dei rifiuti dove non sempre si evincono le portate o le tipologie degli impianti e di trattamento, i volumi effettivamente trattati, l’energia prodotta o risparmiata, il numero di nuovi collettamenti o i nuovi abitanti serviti dalle realizzazioni o dalle ristrutturazioni degli impianti. Ciò appare ancora più evidente per gli indicatori di realizzazione associati alle azioni a finalità ambientale indiretta. 3.3 La qualità dell’aria e il cambiamento climatico nel POR FESR 2007-2013 Campania Per quanto riguarda l’attuazione degli interventi per il miglioramento qualità dell’aria si è osservata la capacità del programma di incidere positivamente o negativamente su 2 obiettivi di sostenibilità ambientale (cfr. Tabella 2.1). Questi obiettivi di sostenibilità ambientale trovano attuazione principalmente nell’Asse 1, in particolare nell’obiettivo operativo 1.1 Gestione integrata del ciclo dei rifiuti. L’obiettivo operativo prevede azioni mirate al potenziamento del ciclo integrato dei rifiuti attraverso l’adeguamento o la realizzazione di impianti (BAT) per la raccolta, il trattamento, il recupero di materia e lo smaltimento dei rifiuti e nell’obiettivo operativo 1.2 Migliorare la salubrità dell’ambiente attraverso la bonifica dei siti inquinati, prevalentemente nelle aree sensibili o a forte vocazione produttiva. Il monitoraggio evidenzia che più di 7 milioni di euro sono stati impegnati in azioni dirette ed in particolare in interventi di attuazione del Piano di Risanamento e Mantenimento della Qualità dell’Aria (PRRMQA), codice 47. Azioni a potenziale influenza positiva indiretta si riscontrano nell’asse 2 Competitività del sistema produttivo regionale ed in particolare su tutte le azioni incentivanti e di sostegno alle Piccole e Medie Imprese (PMI), finalizzate a favorire l’adesione ai sistemi di gestione 266 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA ambientale e l’impiego di innovazioni tecnologiche, anche attraverso il ricorso alle Best Available Technologies (BAT), per il risparmio idrico ed energetico, la riduzione della produzione dei rifiuti e della loro pericolosità, per il recupero e riciclaggio dei rifiuti, per lo smaltimento dei rifiuti speciali, per la riduzione delle emissioni inquinanti, anche in ottemperanza ai parametri previsti nel protocollo di Kyoto (Categoria di Spesa cod. 06). Anche le azioni dell’Asse III risultano avere una forte incidenza positiva diretta sugli obiettivi ambientali della componente, sia in relazione alla qualità dell’aria che al tema del cambiamento climatico. Il monitoraggio evidenzia tuttavia che soltanto il 3,4% delle risorse allocate pari a 50 milioni di euro per le “Energie rinnovabili: idroelettrica, geotermica e altre” (codice 42) sono state impegnate. Si tratta nello specifico di una piccola centrale idroelettrica, un unico intervento in fase di realizzazione nella provincia di Salerno. In riferimento agli interventi di “Efficienza energetica, cogenerazione, gestione energetica” (codice 43), solo il 10,4% dei 90 milioni di euro allocati sono stati impegnati. Occorre segnalare che diversi interventi relativi all’efficentamento e al risparmio energetico o alla produzione energetica da fonti rinnovabili finalizzata all’autoconsumo sono rinvenibili anche in altre azioni del programma ad esempio nei progetti dei PIU Europa finalizzati allo sviluppo urbano (codice 61) o in quelli finalizzati allo sviluppo e alla ristrutturazione dei porti (codice 30). Tali “interventi integrati” in altre azioni del programma risultano molto importanti nel perseguimento di diversi obiettivi ambientali ma sfuggono molto spesso alle attività di monitoraggio, non essendo previsti indicatori di realizzazione coerenti alla natura e finalità delle azioni. In riferimento ai restanti 40 milioni di euro allocati per le “Energie rinnovabili: eolica”, (codice 39), i 45 milioni di euro sul tema prioritario “Energie rinnovabili: solare” (codice 40) e i 65 milioni euro allocati relativo alle “Energie rinnovabili: da biomassa” (codice 41), nessuna progettazione risulta attivata e l’impegno finanziario ad oggi risulta ancora nullo. Tali criticità attuative vanno interpretate in modo distinto a seconda della tipologia di tema. Se da un lato è facilmente comprensibile che per quanto concerne il solare e l’eolico le criticità riguardano la fase di programmazione delle risorse destinate per un verso ad un settore in fase di saturazione, l’eolico, e per l’altro in concorrenza con altre misure incentivanti, in relazione agli interventi per la produzione da biomassa o per il risparmio energetico, le criticità sembrerebbero riguardare più la fase di pianificazione e progettazione degli interventi. Il potenziale energetico da biomassa di origine agricola o forestale regionale appare rilevante e gli interventi se strettamente legati allo sviluppo di filiere e consorzi per la gestione degli impianti potrebbero rappresentare iniziative in grado di dare attuazione agli obiettivi ambientali e contemporaneamente sostenere lo sviluppo di filiere produttive importanti per l’economia regionale. Anche le azioni dell’asse IV Accessibilità e trasporti, potranno incidere sugli obiettivi di sostenibilità ambientale della componente aria e cambiamento climatico sia in modo positivo nel caso ad esempio della realizzazione e completamento delle infrastrutture ferroviarie e della metropolitana di Napoli, sia in modo negativo come nel caso degli interventi per lo sviluppo dei porti, degli interporti e delle infrastrutture viarie. In particolare nel caso di tali interventi appare determinante la capacità di integrare misure finalizzate al perseguimento degli obiettivi ambientali e alla mitigazione. Anche le azioni dell’Asse VI - Sviluppo urbano e qualità della vita potranno avere un’incidenza sia positiva sia negativa, molto dipenderà dalle modalità di selezione dei progetti, dai criteri di priorità e di ammissibilità che ad oggi sembrano preferire la “cantierabilità” delle operazioni rispetto alla loro qualità e capacità di incidere sulla qualità ambientale dello sviluppo urbano. L’impostazione strategica affidata alla pianificazione su scala urbana rischia di essere svilita per rispondere alle esigenze di accelerazione della spesa e ai problemi di cassa delle amministrazioni locali che costringono molto spesso i beneficiari a prediligere interventi che, anche se spesso necessari, ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 267 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA difficilmente possono essere considerati strategici per la promozione dello sviluppo locale sostenibile. Un contributo importante al perseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale della componente potrebbe derivare dall’attuazione di alcuni Grandi Progetti a condizione che vengano introdotti strumenti tecnici e gestionali orientati all’integrazione ambientale. 3.4 La biodiversità e le aree naturali protette nel POR FESR 2007-2013 Campania In relazione al tematismo della biodiversità e delle aree naturali protette l’attuazione del POR FESR viene osservata rispetto alla sua capacità di contribuire al perseguimento di 5 obiettivi di sostenibilità ambientale (cfr. Tabella 2.1). La risoluzione delle emergenze ambientali, la riqualificazione naturalistica del territorio andavano perseguiti attraverso interventi per la tutela dell’ambiente, la bonifica e la sicurezza del territorio, e attraverso la valorizzazione delle risorse naturali e culturali della regione, privilegiando il ruolo dei Parchi quali sistemi locali e istituzionali capaci di innescare processi di sviluppo sostenibile in parziale continuità con gli interventi già realizzati anche attraverso l’esperienza della pianificazione integrata del precedente ciclo di programmazione (2000-2006). Per tale motivo nell’ambito dell’Asse 1 hanno trovato spazio non solo la promozione della rete ecologica regionale nell’ottica di uno sviluppo eco-compatibile ma anche interventi volti migliorare l’attrattività dei territori e la competitività delle imprese operanti nelle aree protette. In particolare le attività degli Ob. Op. 1.8 Parchi e aree protette, 1.11 Destinazione Campania e 1.12 Promuovere la conoscenza della Campania risultano potenzialmente direttamente connesse al perseguimento degli obiettivi della componente. Il programma presenta una serie di interventi che indirettamente possono incidere positivamente sul raggiungimento di questi obiettivi. Anche alcuni dei Grandi Progetti potrebbero impattare sulla componente analizzata in modo positivo anche se solo indirettamente. È il caso del GP Risanamento ambientale dei corpi idrici superficiali delle aree interne (BN - AV - CE), del GP Risanamento ambientale dei corpi idrici superficiali (SA) e del GP Risanamento ambientale e valorizzazione dei laghi dei Campi Flegrei. Altre iniziative, compresi alcuni GP, potrebbero invece determinare influenze negative su alcuni degli obiettivi di sostenibilità ambientale ma le procedure tecniche e amministrative previste per gli interventi ricadenti in tali aree, dovrebbero garantire la compatibilità con gli obiettivi di conservazione degli habitat e delle specie naturali. L’osservazione dell’attuazione del programma restituisce tuttavia un quadro che poco si avvicina a quanto definito ad inizio programmazione poiché le azioni che afferiscono in modo positivo e diretto al perseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale della componente (temi prioritari 51, 55 e 56) evidenziano rilevanti difficoltà di attuazione mentre quelle che potrebbero determinare impatti negativi, diretti o indiretti, risultano in fase avanzata di implementazione. Le criticità attuative solo in parte possono essere ricondotte al mancato completamento della pianificazione nella aree SIC e ZPS di alcuni territori (cfr. analisi contesto normativo e programmatico della componente Biodiversità e Aree protette). Tra le azioni a potenziale influenza negativa sulla componente si segnalano quelle afferenti all’Obiettivo Operativo 2.5 - Infrastrutture industriali ed economiche, all’Obiettivo Operativo 4.1 - Collegamenti trasversali e longitudinali, 4.2 - Collegamenti aerei e 4.3 Interporti. In fase di impostazione del programma erano stati previsti 115 milioni di Euro per interventi direttamente finalizzati alla promozione delle risorse naturali e alla loro protezione e valorizzazione (codice 55 e 56). I ritardi degli investimenti direttamente connessi alla tutela della biodiversità rischia di rendere poco utili ed efficaci anche altri interventi potenzialmente positivi, diretti e indiretti, previsti dal programma: il sostegno alle imprese del settore turistico che operano nell’ambito delle aree protette se non accompagnato da interventi di valorizzazione e tutela della biodiversità, rischiano infatti di risultare inefficaci. 268 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA Come si evince dall’osservazione dei dati riportati nelle tabelle del capitolo 4, rispetto al totale allocato risulta in fase di realizzazione circa il 28% degli interventi. Se si approfondisce l’analisi sulle attività a potenziale influenza positiva il tasso di attuazione scende al 12% circa. La progettazione nell’ambito delle aree naturali protette sembra risentire della assenza dei piani di gestione in particolare per le aree SIC e ZPS ma soprattutto risente della mancata realizzazione degli interventi previsti nell’ambito dei Progetti Rurali per le Aree Protette (PIRAP) che, anche se rappresentano uno strumento di governance del PSR, avrebbero dovuto trovare attuazione, per le misure pertinenti, anche nell’ambito POR FESR e FSE. 3.5 Il paesaggio e i beni culturali nell’attuazione del POR FESR 2007-2013 Campnia Nell’ambito del PO FESR esistono interventi che si propongono il miglioramento dello stato di conservazione e la valorizzazione delle risorse culturali e paesaggistiche regionali. In questo senso, l’attuazione del Programma può contribuire a perseguire gli obiettivi di tutela del patrimonio culturale e paesaggistico previsti dal Piano Territoriale Regionale. Ciò nonostante non si può escludere a priori che, in relazione a taluni interventi di sviluppo territoriale (nuovi insediamenti commerciali e produttivi, strutture ricettive, infrastrutture di collegamento, ecc.), si determinino potenziali influenze negative sugli obiettivi della componente anche a causa della mancanza della pianificazione paesaggistica. Anche per tali considerazioni l’attuazione del programma viene monitorata rispetto alla capacità delle diverse azioni di incidere positivamente o negativamente, in modo diretto o indiretto, rispetto a 5 obiettivi di sostenibilità ambientale (cfr. Tabella 2.1). Il disegno strategico trova riscontro principalmente nei contenuti dell’Asse 1 dedicato alle risorse naturali e culturali e alla promozione del turismo. Alcune azioni sono direttamente dedicate al perseguimento degli obiettivi della componente: Ob. Op. 1.8 Parchi e aree protette, 1.9 Beni e siti culturali, 1.10 La cultura come risorsa, 1.11 Destinazione Campania e 1.12 Promuovere la conoscenza della Campania. Coerente agli obiettivi della componente risulta anche l’azione programmatica avviata nel corso del anno attraverso i seguenti Grandi Progetti: 1) Interventi di difesa e ripascimento del litorale del golfo di Salerno; 2) Risanamento ambientale e valorizzazione dei laghi dei Campi Flegrei; 3) Polo fieristico regionale; 4) Parco Urbano di Bagnoli; 5) Centro storico di Napoli, valorizzazione del sito UNESCO. Considerate le caratteristiche del contesto ambientale e programmatico, la vulnerabilità del territorio e le sue peculiarità, la razionalizzazione della strategia attuata attraverso il ricorso allo strumento dei Grandi Progetti e la concentrazione delle risorse, anche se dovrebbe produrre riflessi significativi nel perseguimento degli obiettivi della componente, andrebbe attuata in un’ottica di sistema che ponga le basi per operare in modo capillare e diffuso sull’itero territorio regionale. Oltre alle attività potenzialmente direttamente connesse alla realizzazione degli obiettivi di sostenibilità ambientale della componente, diverse attività del programma potrebbero contribuire indirettamente al loro perseguimento a condizione che siano attuate attraverso meccanismi efficaci di integrazione ambientale (criteri di ammissibilità, priorità ecc.). 3.6 Il suolo nel POR FESR 2007-2013 Campania La salvaguardia della multifunzionalità, delle qualità del suolo e la sua difesa intesa in senso più ampio, rappresentano uno degli obiettivi prioritari di qualsiasi programmazione e pianificazione territoriale. Per tale considerazione l’attuazione del POR FESR viene monitorata rispetto alla capacità del Programma di incidere positivamente o negativamente, in modo diretto o indiretto, rispetto a 4 obiettivi di sostenibilità ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 269 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA ambientale (cfr. Tabella 2.1). Il Programma Operativo FESR della Regione Campania ha assunto alcuni obiettivi che direttamente contribuiscono al loro perseguimento. Anche in questo caso l’Asse 1 è quello che maggiormente è in grado di produrre effetti ambientali significativi positivi sugli obiettivi della componente. In relazione alle problematiche inerenti il dissesto idrogeologico, i fenomeni di erosione e di contaminazione dei suoli, significativa è l’azione programmatica avviata nel corso del anno attraverso i seguenti Grandi Progetti: 1) Completamento della riqualificazione e recupero del fiume Sarno; 2) Interventi di difesa e ripascimento del litorale del golfo di Salerno; 3) Riqualificazione urbana area portuale Napoli Est; 4) Paco Urbano di Bagnoli; Considerata la condizione e l’evoluzione del contesto ambientale e programmatico a livello regionale, la vulnerabilità del territorio e la sua esposizione ai rischi sia naturali sia antropici, la concentrazione delle risorse, la razionalizzazione della strategia attuata attraverso il ricorso allo strumento dei Grandi Progetti, anche se può produrre riflessi significativi in termini di riduzione del consumo di suolo e di prevenzione e riduzione dei rischi, richiederebbe di essere accompagnata da un intervento diffuso sull’intero territorio regionale e da specifiche azioni di prevenzione. Oltre alle attività potenzialmente direttamente connesse alla realizzazione degli obiettivi di sostenibilità ambientale, diverse attività del programma potrebbero contribuire indirettamente al loro perseguimento a condizione che siano attuate attraverso specifici meccanismi di integrazione ambientale. Tra le misure di attuazione che potenzialmente dovrebbero avere un’influenza sugli obiettivi della componente si segnalano quelle afferenti al temi delle bonifiche (codice 50), della depurazione (codice 46), al monitoraggio e alla mitigazione dei rischi naturali (codice 11, 49, 53, 54). L’attuazione delle azioni previste dall’Obiettivo Operativo 1.2 ed in particolare le azioni a) e b) promuovono la bonifica dei siti inquinati, prevalentemente nelle aree sensibili o a forte vocazione produttiva, contribuendo in modo positivo al raggiungimento dell’obiettivo ambientale S3 Contrastare i fenomeni di contaminazione dei suoli legati alle attività produttive, commerciali ed agricole individuato dal rapporto ambientale. Le risorse destinate all’obiettivo operativo 1.2 afferenti al il codice del tema prioritario 50 ammontavano a 140 Mln di Euro di cui solo il 7% circa è stato attivato. Del totale delle risorse impegnate circa il 40% ricade nella provincia di Caserta, il 25% rispettivamente nella provincia di Salerno e di Avellino, solo il 7% circa ricade nel territorio provinciale di Napoli e il restante 3% circa nel beneventano. La declinazione territoriale degli interventi solo in parte segue la distribuzione delle emergenze ambientali relative alla contaminazioni del suolo che, come è noto, si concentrano lungo il litorale nelle province di Napoli e Caserta. In termini di realizzazione si osserva che sono stati programmati e impegnati interventi di bonifica per meno di 1 Km2 pari a circa il 15% del totale delle superfici di suolo regionale da bonificare e ad oggi solo il 50% circa risulta completato. Anche l’attuazione delle azioni previste dall’Obiettivo Operativo 1.5 finalizzato alla messa in sicurezza dei territori esposti a rischi naturali, attraverso opere di mitigazione del rischio idrogeologico, di messa in sicurezza del reticolo idrografico e dei litorali in erosione, contribuiscono direttamente al perseguimento degli obiettivi ambientali S1, S2, S3, S4. Si tratta di interventi relativi alla Prevenzione dei rischi (codice 53) e Altri provvedimenti intesi a preservare l’ambiente e a prevenire i rischi (codice 54). In totale si tratta di 210 Mln di Euro allocati ad inizio programmazione che fanno registrare un certo ritardo nell’attuazione. Ad oggi solo il 16% circa delle risorse risulta impegnato. In termini di realizzazione si tratta in totale di 15 progetti di cui 9 prevedono la riduzione dei rischi e 6 la loro prevenzione e il monitoraggio la cui efficacia risulta tuttavia di difficile valutazione a causa delle eterogeneità dei contesti di intervento e delle tecniche utilizzate. In questo caso l’attuazione si concentra nelle province di Benevento, Salerno e Napoli. 270 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA Infine, in relazione al tema dell’adattamento al cambiamento climatico erano stati previsti interventi per 120 Mln di Euro che anche se avrebbero potuto determinare effetti positivi sugli obiettivi del tematismo e erano stati coerentemente declinati nell’ambito delle attività dell’obiettivo 1.5, ad oggi non fanno ancora registrare avanzamenti in termini di impegni (cfr. tabelle del capitolo 4). 3.7 I rifiuti e le bonifiche nel POR FESR Campania 2007-2013 La corretta gestione dei rifiuti rappresentava un obiettivo strategico del POR FESR che ha dedicato due obiettivi operativi dell’Asse 1 al tema dei rifiuti e delle bonifiche (1.1 e 1.2). La certificazione della spesa era tuttavia condizionata alla verifica della coerenza con la pianificazione regionale di settore, per i rifiuti urbani completata solo nel gennaio del 2012, al superamento della gestione commissariale e ad una valutazione positiva del piano da parte della Commissione. Occorre segnalare che molte delle attività previste dal programma sono in fase di realizzazione con altre fonti programmatiche anche a causa del blocco delle risorse europee dovuto al mancato rispetto di alcune delle condizioni definite per l’attuazione del programma. Il programma è stato monitorato rispetto alla sua capacità di incidere positivamente o negativamente, in modo diretto o indiretto, rispetto a 7 obiettivi di sostenibilità ambientale (cfr. Tabella 2.1 - obiettivi del tematismo Rifiuti e bonifiche). L’Asse 1 è quello che maggiormente è in grado di produrre effetti significativi positivi sulla componente attraverso la promozione della raccolta differenziata da un lato e il sostegno per il completamento degli impianti dedicati al ciclo integrato dei rifiuti, nel rispetto della gerarchia prevista dalle direttive e strategie europee. Tra gli strumenti di attuazione e le strutture gestionali, oltre agli interventi dell’Obiettivo Operativo 1.1 e 1.2, l’attività di monitoraggio ambientale del POR ha consentito di individuare altre azioni che potenzialmente contribuiscono in modo diretto e indiretto al perseguimento degli obiettivi della componente. Si tratta principalmente di attività ricadenti nell’ambito dell’asse 2 e 4 che, anche se in modo indiretto, favoriscono il perseguimento di alcuni degli obiettivi ambientali. Alcune potenziali influenze negative potrebbero interessare indirettamente l’obiettivo R1 E R4 a seguito delle attività di bonifica che come è noto producono un aumento della quantità di rifiuti da sottoporre a trattamento e in ultima istanza a smaltimento in discarica. Nel breve peridio di attuazione degli interventi dell’obiettivo 1.1, diverse iniziative hanno incentivato la raccolta differenziata e la realizzazione di un intervento infrastrutturale importante e innovativo ha permesso di aumentare il potenziale di trattamento regionale della frazione umida dei rifiuti urbani consentendo anche il recupero di energia. In termini di realizzazioni sembra possibile affermare che sia dal punto di vista istituzionale e amministrativo che dal punto di vista infrastrutturale e gestionale, le poche azioni implementate nell’ambito del programma, in particolare in alcuni contesti territoriali, abbiano contributo significativamente al raggiungimento di importanti risultati, già in parte evidenziati nell’analisi di contesto ambientale. Dal punto di vista infrastrutturale e della capacità di trattamento delle differenti frazioni merceologiche restano da risolvere alcune criticità principalmente nella provincia di Napoli e Caserta. In tali contesti permangono ritardi sia in relazione agli aspetti gestionali che rispetto ai risultati in termini di raccolta differenziata e di capacità di trattamento. I rilievi formulati in fase di audit da parte della Commissione e il conseguente blocco delle risorse degli interventi in materia di rifiuti e bonifiche rischiano di compromettere il raggiungimento di alcuni obiettivi ambientali che non potranno che essere che perseguiti in modo indiretto. A tal fine occorrerebbe rafforzare i meccanismi gestionali finalizzati all’integrazione ambientale attraverso ad esempio la revisione dei criteri di ammissibilità e priorità degli interventi. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 271 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA 3.8 L’ambiente urbano nel POR FESR Campania 2007-2013 Il miglioramento della qualità dell’ambiente urbano rappresenta uno degli obiettivi prioritari di qualsiasi programmazione e pianificazione territoriale. Per tale considerazione l’attuazione del POR FESR viene monitorata rispetto alla capacità del Programma di incidere positivamente o negativamente, in modo diretto o indiretto, rispetto a 4 obiettivi di sostenibilità ambientale (cfr. Tabella 2.1 - obiettivi del tematismo Ambiente urbano). Diverse azioni che ricadono in diversi assi e obiettivi operativi presentano un influenza positiva diretta e indiretta rispetto agli obiettivi ambientali della componente anche se è l’Asse VI quello esplicitamente dedicato Sviluppo urbano e qualità della vita. Azioni a potenziale impatto negativo, diretto o indiretto si riscontrano principalmente nell’ambito delle attività dell’Asse IV. Uno studio8 condotto nell’ambito delle Regioni Convergenza – Calabria, Campania, Puglia e Sicilia – e curato dagli esperti della Linea 3 del PON GAT del Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, evidenzia, tra le altre cose, lo status quo relativo alla quota di risorse allocate, programmate, impegnate e spese a favore degli interventi all’interno degli agglomerati urbani. Le risorse allocate per interventi negli agglomerati urbani sono pari al 65% circa dell’intera dotazione del Programma. Le risorse per gli interventi a finalità ambientale all’interno degli agglomerati urbani rappresentano il 26%. Di dette risorse solo 135.000.000 € sono destinate per interventi di efficientamento energetico; 120.000.000 per interventi di adattamento ai cambiamenti climatici. Le tabelle che seguono mostrano il dettaglio delle risorse programmate, impegnate e spese. Tabella 3.2 Risorse POR Campania FESR 2007-2013 programmate, impegnate e spese per interventi in ambito urbano € RISORSE Risorse POR Campania aree urbane Risorse Programmate Risorse Impegnate Risorse spese 4.468.250.000 1.368.388.063 354.051.185 433.534.388 Tabella 3.3 Risorse POR Campania FESR 2007-2013 programmate, impegnate e spese per interventi in ambito urbano per tipologia di attività Finalità diretta Finalità indiretta Ininfluente PROGRAMMATO IMPEGNATO SPESO 751.697.727 439.097.459 177.592.877 343.528.517 7.761.437 2.761.231 235.131.630 198.366.363 36.396 Fonte: “Gli interventi in tema di Ambiente, energia e Clima nella programmazione Comunitaria 2007-2013 delle Regioni Obiettivo Convergenza. Attori, procedure, Risorse”, 11 novembre 2011. Elaborazione AT PON GAT Linea 3 su dati SMILE (Regione Campania) al 31.12.2011 L’analisi realizzata in relazione alla territorializzazione degli interventi evidenzia l’elevata incidenza del Programma sull’ambito urbano: la percentuale dei progetti che ricadono nelle aree urbane è di gran lunga superiore rispetto alla percentuale dei progetti che ricadono in altri ambiti territoriali, come ad esempio quello rurale (cfr. tabelle capitolo 4). Tali interventi tuttavia non sempre rispondono a strategie locali ma derivano dal perseguimento di altri obiettivi programmatici. L’osservazione dei dati di attuazione rivela risultati più incoraggianti rispetto ad altre componenti 8 Cfr. “Gli interventi in tema di Ambiente, energia e Clima nella programmazione Comunitaria 2007-2013 delle Regioni Obiettivo Convergenza. Attori, procedure, Risorse”, 11 novembre 2011. 272 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA probabilmente anche grazie ad un quadro pianificatorio di riferimento piuttosto consolidato (PTR e pianificazioni comunali) e meccanismi di governace (PIU Europa) già in parte sperimentati nel precedente periodo di programmazione. Anche in questo caso tuttavia si evidenziano criticità relative alla progettazione degli interventi. Il Programma Operativo della Campania prevede che gli interventi finanziati con le risorse dell’Asse VI siano realizzati attraverso forme di piani integrati. È questo il caso dei Programmi Integrati Urbani, PIU Europa, finalizzati alla realizzazione di interventi integrati di sviluppo urbano per il miglioramento delle funzioni urbane superiori e per assicurare condizioni di sviluppo sostenibile, sociale ed economico all’interno delle “città medie” (Ob. Op. 6.1). L’attuazione dell’obiettivo operativo 6.2 avviene, invece principalmente attraverso i Grandi Progetti, in particolare: 1. Parco urbano di Bagnoli 2. Riqualificazione urbana area portuale Napoli est 3. Centro Storico di Napoli, valorizzazione del Sito Unesco. L’obiettivo 6.3 attua interventi volti al potenziamento ed alla qualificazione delle infrastrutture sociali attraverso i Piani di Zona Sociale. Da un punto di vista qualitativo è utile soffermare l’analisi anche sugli obiettivi posti dalla Commissione e sui relativi avanzamenti in relazione ai core indicators. Per l’Asse VI ne sono indicati quattro tra cui “Numero di progetti che assicurano sostenibilità e aumentano l’attrattività di città e centri minori”. I dati riportati nel RAE 2011 mostrano che a fronte dell’obiettivo posto dalla Commissione (n. 170), in Campania il dato è di n. 23 progetti per il 2010 e di n. 23 progetti per il 2011. Le attività di monitoraggio hanno inoltre rivelato la progettazione e in alcuni casi realizzazione di diversi interventi afferenti al tema del risparmio energetico o delle energie rinnovabili. Tali attività in alcuni casi rischiano di non essere adeguatamente valorizzate o inserite in strategie locali coerenti e condivise. Le criticità che caratterizzano i contesti urbani della Campania descritte nell’analisi della componente non favoriscono una programmazione di politiche integrate di lungo periodo focalizzate sui fattori di crescita ambientalmente sostenibile anche se dal punto di vista della politica di coesione “la questione del carattere sostenibile della crescita riveste particolare importanza nelle città più esposte all’esclusione sociale, al degrado dell’ambiente, all’esistenza di aree abbandonate e alla proliferazione urbana”9. A tal fine occorrerà anche in questo caso rivedere e rafforzare i criteri di ammissione e selezione previsti dal programma probabilmente ancora troppo generici o declinati in modo eccessivamente formalistico e migliorare i parametri di misurazione (indicatori). 9 COM(2006) 385 def.: La politica di coesione e le città:il contributo delle città e degli agglomerati urbani alla crescita e all’occupazione all’interno delle regioni, pp. 4. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 273 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA 4. La declinazione territoriale delle attività del POR FERS Campania 2007 – 201310 10 Il capitolo è stato redatto da F. D’Argenio e M. Romano sulla base dei dati IGRUE e del sistema di monitoraggio del POR FESR SMILE. L’elaborazioni cartografiche sono di F. D’Argenio. 274 Rapporto SOGEDIS L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA Rapporto SOGEDIS 275 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA 276 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 7 6 5 4 3 2 Servizi avanzati di sostegno alle imprese e ai gruppi di imprese Sostegno alle PMI per la promozione di prodotti e processi produttivi rispettosi dell’ambiente Investimenti in imprese direttamente legati alla ricerca e all’innovazione Sostegno a R&ST 50.000.000,00 120.000.000,00 175.000.000,00 180.000.000,00 110.000.000,00 90.000.000,00 50.000.000,00 Attività di R&ST nei centri di ricerca 1 Infrastrutture di R&ST e centri di competenza in una tecnologia specifica Trasferimenti di tecnologie e miglioramento delle reti di cooperazione tra PMI Allocato (Fonte POR) € Descrizione Tema prioritario Codice TP 60,0% 3,9% 2,3% 10,3% 18,2% 2,7% 40,8% % Impegno su allocato Giornate/uomo prestate Giornate/uomo attivate fase di cantiere Giornate/uomo prestate Giornate/uomo attivate fase di cantiere N N 63199,27 63225,27 296481,2 289797,8 N 300 300 928 63199,27 63225,27 289797,82 296481,25 300 300 928 928 350,1 1 350,1 1 928 200 350,1 350,1 200 Impegnato Progr. iniziale N N N Giornate/uomo attivate fase di cantiere Giornate/uomo prestate N N Giornate/uomo prestate Giornate/uomo attivate fase di cantiere Indicatore fisico (Fon- UdM te: monit-IGRUE) Giornate/uomo attivate N fase di cantiere Giornate/uomo per la realizzazione dello studio o N progetto Giornate/uomo prestate N Studi o progettazioni N Indicatori di realizzazione 98,2 98,2 0,7 0,7 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 % concluso 0,0 Attività: 1 - Ricerca e sviluppo tecnologico (R&ST) innovazione e imprenditorialità Temi prioritari: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9 Assi del POR interessati in fase di programmazione: 1, 2, 3, 6 Obiettivi Operativi del POR interessati in fase di attuazione: 1.1, 1.8, 1.9, 1.11, 2.1, 2.2, 2.3, 2.4, 2.5, 2.6, 3.3, 6.3 Attuazione Attività 1 “Ricerca e sviluppo tecnologico (R&ST) innovazione e imprenditorialità” 1 1 9 106 2 3 4 100% 100% 22,2% 100% 0% 0% 0,25 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0 0,0% 0,0% 77,8% 0,0% 100,0% 100,0% 0,75 Progetti per Tema prioritario % % aree aree N. urbane Altro rurali 100% 2.2 100% 2.3 58% 2.3 100% 2.2 100% 2.1 100% 2.1 100% 2.1 42% 2.6 Impegno ammesso validato per Ob. Op. (ns elaborazione su dati SMILE) L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 277 278 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 500.000.000,00 Altre misure volte a stimolare la ricerca, l’innovazione e l’imprenditorialità nelle PMI 9 13,2% Giornate/uomo attivate fase di cantiere Occupazione creata Posti letto Superficie oggetto di intervento (mq) 131,5% Occupazione creata N MQ N N N 99567 3567021 424 127 200 98934 3567021 424 127 200 77,9 61,8 0,0 0,0 0,0 209 70 75,0% 96,0% 12,0% 0% 13,0% 4,0% 2.4 0,5% 1.8 7,7% 2.3 47,3% 46,8% 2.3 Attività: 2 - Società dell’informazione Temi prioritari: 11, 12, 13, 14, 15 Assi del POR interessati in fase di programmazione: 1, 2, 4, 5, 6 Obiettivi operativi del POR interessati in fase di attuazione: 1.1, 1.4, 1.5, 1.6, 1.7, 1.8, 1.9, 1.10, 1.12, 2.2, 4.4, 4.6, 5.1, 5.2, 5.3, 6.3 Declinazione territoriale Attività 1 “Ricerca e sviluppo tecnologico (R&ST) innovazione e imprenditorialità” 130.000.000,00 Altri investimenti in imprese 8 2.5 20,9% 70,8% 2.4 5,9% 6.3 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA Tecnologie dell’informazione e della 15.000.000,00 comunicazione (RTETIC) Servizi ed applicazioni per i cittadini 12 13 15 Servizi ed applicazioni per le PMI (e-commerce, istruzione e 70.000.000,00 formazione, creazione di reti ecc.) Altre misure per migliorare l’accesso e l’utilizzo efficace 70.000.000,00 delle TIC da parte delle PMI 0,0% 33,7% 275.000.000,00 Tecnologie dell’informazione e della comunicazione 11 14 20,8% 75.000.000,00 Infrastrutture telefoniche (comprese le reti a banda larga) 10 295.000.000,00 0,0% Allocato (Fonte POR) € Descrizione Tema prioritario Codice TP Giornate/uomo prestate Giornate/uomo attivate fase di cantiere Giornate/uomo necessarie alla messa in opera Giornate/uomo per la realizzazione dello studio o progetto Giornate/uomo prestate Studi o progettazioni Unità di beni acquistati 7,2 5377,2 2,2 181 N N N N 42644,1 21,1 N N 5377,2 N 7,2 5377,2 2,2 181 35109,1 21,1 5377,2 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 73 9 1% 78,0% 0% 0% 99,0% 22,0% 100% 5.2 100% 5.1 Indicatori di realizzazione Progetti per Tema prioritario % ImImpegno ammesso validato per % pegno % Ob. Op. (ns elaborazione su dati su allo- Indicatore fisico (Fon- UdM Progr. Impegna- % con- N. aree aree Altro SMILE) te: monit-IGRUE) iniziale to cluso urbacato rurali ne Giornate/uomo necesN 1544 1534 32,9 5.1 1,0% sarie alla messa in opera 1 0% 0% 100,0% Unità di beni acquistati N 47 43 100,0 100% Unità di beni acquistati N 1951,1 1917,1 2,5 1.6 1.12 5.1 5.2 Giornate/uomo attivate N 41627,73 41627,73 0,0 10,2% fase di cantiere 58 0% 0% 100,0% 16,0% 57,7% 12,6% 13,7% Giornate/uomo prestate N 41627,73 41627,73 0,0 Occupazione creata N 22 22 63,6 Attuazione del Tema Prioritario “Società dell’informazione” nell’ambito del POR FESR 2007-2013 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 279 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA Declinazione territoriale Attività 2 “Società dell’informazione” Attività: 3 – Trasporti Temi prioritari: 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32 Assi del POR interessati in fase di programmazione: 4 Obiettivi operativi del POR interessati in fase di attuazione: 4.1, 4.2, 4.3, 4.4, 4.5, 4.6, 4.7, 4.8 280 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE Strade nazionali Strade locali Piste ciclabili Trasporti urbani T r a s p o r t i 60.000.000,00 multimodali T r a s p o r t i multimodali (RTE-T) Sistemi di t r a s p o r t o intelligenti Aeroporti Porti 22 23 24 25 29 30 32 31 28 27 26 Vie navigabili interne (regionali e locali) Vie navigabili interne (RTE-T) regionali/ Autostrade (RTE-T) 21 20 19 - - 150.000.000,00 70.000.000,00 - 75.000.000,00 - - Ferrovie (RTE-T) 160.000.000,00 Infrastrutture ferroviarie mobili Infrastrutture ferroviarie mobili (RTE-T) Autostrade 55.000.000,00 18 17 615.000.000,00 Trasporti ferroviari Allocato (Fonte POR) € 16 Codice Descrizione Tema TP prioritario 10,8% 374,4% 0,0% 75,8% 0,0% 0,0% 50,9% % Impegno su allocato Estensione dell’intervento in lunghezza (Km) Giornate/uomo attivate fase di cantiere Giornate/uomo attivate fase di cantiere Superficie oggetto di intervento (mq) Estensione dell’intervento in lunghezza (Km) Giornate/uomo attivate fase di cantiere Estensione dell’intervento in lunghezza (Km) Giornate/uomo attivate fase di cantiere Superficie oggetto di intervento (mq) Indicatore fisico (Fonte: monit-IGRUE) 11050,5 3911,7 N MQ 912500 4,6 1000,1 N KM N 8,35 5600 MQ KM 1147303 7,39 Progr. iniziale N KM UdM Indicatori di realizzazione Attuazione del Tema Prioritario “Trasporti” nell’ambito del POR FESR 2007-2013 10769,33 3911,7 642572,54 2,96 1000,1 8,35 4918,46 37182,89 2,72 Impegnato 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 % concluso 8 2 2 6 38,0% 100% 100% 100% 0% 0% 0% 0% 62,0% 0,0% 0,0% 0,0% Progetti per Tema prioritario % % aree N. aree Altro urbane rurali 100% 4.8 100% 4.2 100% 4.7 100% 4.6 Impegno ammesso validato per Ob. Op. (ns elaborazione su dati SMILE) L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 281 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA Declinazione territoriale Attività 3 “Trasporti” Attività: 4 – Energia Temi prioritari: 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 42, 43 Assi del POR interessati in fase di programmazione: 3 Obiettivi operativi del POR interessati in fase di attuazione: 3.1, 3.2, 3.3 282 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 43 42 41 40 39 0,0% 0,0% 45.000.000,00 65.000.000,00 0,0% 40.000.000,00 - - - 10,4% Prodotti petroliferi Prodotti petroliferi (RTEE) Energie rinnovabili: eolica Energie rinnovabili: solare Energie rinnovabili: da biomassa Energie rinnovabili: idroelettrica, geotermica e altre 37 - Efficienza energetica, cogenerazione, gestione 90.000.000,00 energetica Gas naturale (RTE-E) 36 - 3,4% Gas naturale 35 - % Impegno su allocato 50.000.000,00 Elettricità (RTE-E) 34 38 Elettricità Descrizione Tema priAllocato oritario (Fonte POR) € 33 Codice TP Giornate/uomo attivate fase N di cantiere Portata media equivalente MCS Estensione dell’intervento in KM lunghezza (Km) Giornate/uomo attivate fase N di cantiere Potenza installata oggetto di KW intervento Riduzione nei consumi enerTEP getici Superficie oggetto di interMQ vento (mq) Indicatore fisico (Fonte: monit-IGRUE) 177827,27 260783 254933 10484 10561 177827,3 786 786 143 3 3 143 900 1100 Indicatori di realizzazione 21,6 85,5 0,0 33,5 0,1 100,0 100,0 11 1 91% 0% 0% 100% 9,0% 0,0% 100% 3.3 100% 3.1 Progetti per Tema prioImpegno ammesso varitario % lidato per Ob. Op. (ns Progr. ini% conaree % aree UdM Impegnato N. Altro elaborazione su dati ziale cluso urba- rurali SMILE) ne Attuazione del Tema Prioritario “Energia” nell’ambito del POR FESR 2007-2013 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 283 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA Declinazione territoriale Attività 4 “Energia” Attività: 5 – Protezione dell’ambiente e protezione dai rischi Codici tema prioritario: 44, 45, 46, 47, 48, 49, 50, 51, 52, 53, 54 Assi del POR interessati in fase di programmazione: 1 Obiettivi operativi del POR interessati in fase di attuazione: 1.1, 1.2, 1.3, 1.4, 11.5, 1.6 284 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 150.000.000,00 Trattamento delle acque (acque reflue) 45 46 49 48 Prevenzione e controllo integrati dell’inquinamento Adattamento al cambiamento climatico 120.000.000,00 50.000.000,00 40.000.000,00 120.000.000,00 Gestione e distribuzione dell’acqua (acqua potabile) Qualità dell’aria 70.000.000,00 Gestione dei rifiuti domestici e industriali 44 47 Allocato (Fonte POR) € Descrizione Tema prioritario Codice TP 0,0% 0,0% 19,3% 24,6% 8,0% 11,1% % Impegno su allocato Capacità smaltimento rifiuti oggetto di intervento Giornate/uomo attivate fase di cantiere Giornate/uomo necessarie alla messa in opera Unità di beni acquistati Ampliamento di portata Giornate/uomo attivate fase di cantiere Portata media equivalente Superficie oggetto di intervento (mq) Ampliamento di portata Ampliamento lunghezza rete Capacità impianti/sistemi di raccolta oggetto di intervento Capacità trattamento reflui oggetto di intervento Giornate/uomo attivate fase di cantiere Lunghezza rete Lunghezza rete oggetto di intervento Portata media equivalente Superficie oggetto di intervento (mq) Giornate/uomo attivate fase di cantiere Giornate/uomo prestate Indicatore fisico (Fonte: monitIGRUE) 54555,2 50517 90,06 0,1 6000 8928 8928 N ML KM MCS MQ N N 1 T/A 1,15 0,1 678,94 MCS 0,01 0,01 MQ MCS ML 8928 8928 6000 0,1 90,06 50517 53276,2 1,15 1 0,1 678,94 0,22 0,22 9820 90431 3 MCS 90433 3 N MCS 367 9820 368 N 3000 30000 Impegnato N 3000 30000 Progr. iniziale N T/A UdM Indicatori di realizzazione 100,0 100,0 0,0 100,0 44,4 44,5 10,6 34,8 0,0 100,0 0,0 0,0 95,5 9,6 1,3 0,0 1,6 0,0 0,0 % concluso 50% 1 0% 34 100% 2 39 100% 0% 0% 0% 0% 0,0% 0,0% 50,0% 0,0% Progetti per Tema prioritario % aree % aree N. Altro urba- rurali ne Attuazione del Tema Prioritario “Protezione dell’ambiente e protezione dai rischi” nell’ambito del POR FESR 2007-2013 100% 1.2 100% 1.4 100% 1.4 100% 1.1 Impegno ammesso validato per Ob. Op. (ns elaborazione su dati SMILE) L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 285 286 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 54 53 52 51 50 Prevenzione dei rischi (inclusa l’elaborazione e l’attuazione di piani e provvedimenti volti a prevenire i rischi naturali e tecnologici) A l t r i provvedimenti intesi a preservare l’ambiente e a prevenire i rischi Promozione della biodiversità e protezione della natura (compresa Natura 2000) Promozione di trasporti urbani puliti 80.000.000,00 130.000.000,00 - - Recupero dei siti industriali e dei 140.000.000,00 terreni contaminati 29,2% 8,5% 7,0% N Giornate/uomo attivate fase di cantiere HA N Unità di beni acquistati Superficie oggetto di intervento (Ha) MQ N Superficie oggetto di intervento (mq) N Giornate/uomo necessarie alla messa in opera 456855 40502 296 70554 690 2205 29824,22 MC 446861 35691 296 69452 690 1472 29824,22 897559,7 897559,67 35113 2000 4 1118 108481 MQ 35113 2000 4 1118 N N MCS N 108481 N Giornate/uomo attivate fase di cantiere Giornate/uomo attivate fase di cantiere Giornate/uomo per la realizzazione dello studio o progetto Giornate/uomo prestate Portata media equivalente Studi o progettazioni Superficie oggetto di intervento (mq) Volume oggetto di intervento 0,0 0,0 100,0 0,0 75,2 0,0 100,0 52,4 99,9 0,0 100,0 100,0 56,6 9 6 78,0% 0% 27 59,0% 0% 0% 11,0% 22,0% 0,0% 30,0% 100% 1.5 100% 1.6 100% 1.2 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA 57 56 55 Codice TP Allocato (Fonte POR) € Altri aiuti per il miglioramento dei servizi turistici 90.000.000,00 Promozione delle risorse na25.000.000,00 turali Protezione e valorizzazione del 90.000.000,00 patrimonio naturale Descrizione Tema prioritario 26,5% 0,0% 0,0% % Impegno su allocato Giornate/uomo attivate fase di cantiere Superficie oggetto di intervento (mq) Giornate/uomo necessarie alla messa in opera Giornate/uomo prestate Unità di beni acquistati Indicatore fisico (Fonte: monit-IGRUE) 3,86 5145,21 3,59 N N 385700 MQ N 182109 N UdM 5145,21 3,59 3,86 385700 182109 Progr. iniImpegnato ziale Indicatori di realizzazione Attuazione del Tema Prioritario “Turismo” nell’ambito del POR FESR 2007-2013 Attività: 6 – Turismo Codici tema prioritario: 55, 56, 57 Assi del POR interessati in fase di programmazione: 1 Obiettivi operativi del POR interessati in fase di attuazione: 1.8, 1.11, 1.12 Declinazione territoriale Attività 5 “Protezione dell’ambiente e protezione dai rischi” 20,7 0,0 0,0 100,0 98,4 % concluso 160 N. 2,0% % aree urbane 0% % aree rurali 98,0% Altro Progetti per Tema prioritario 82,5% 1.11 17,5% 1.12 Impegno ammesso validato per Ob. Op. (ns elaborazione su dati SMILE) L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 287 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA Declinazione territoriale Attività 5 “Protezione dell’ambiente e protezione dai rischi” Attività: 7 – Cultura Codici tema prioritario: 59 Assi del POR interessati in fase di programmazione: 1 Obiettivi operativi del POR interessati in fase di attuazione: 1.10 288 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE Allocato (Fonte POR) € 180.000.000,00 30.000.000,00 - Descrizione Tema prioritario Protezione e conservazione del patrimonio culturale Sviluppo di infrastrutture culturali Altri aiuti per il m i g l i o ra m e n t o dei servizi culturali Codice TP 58 59 60 14,5% 50,4% % Impegno su allocato Estensione dell’intervento in lunghezza (Km) Giornate/uomo attivate fase di cantiere Giornate/uomo necessarie alla messa in opera Giornate/uomo per la realizzazione dello studio o progetto Giornate/uomo prestate Studi o progettazioni Superficie oggetto di intervento (mq) Unità di beni acquistati Giornate/uomo attivate fase di cantiere Giornate/uomo prestate Indicatore fisico (Fonte: monit-IGRUE) 568927,4 2 12252777 726 3620 2370 N N MQ N N N 726 N 8596 897394,3 N N 0,3 Progr. iniziale KM UdM Indicatori di realizzazione Attuazione del Tema Prioritario “Cultura” nell’ambito del POR FESR 2007-2013 2370 3620 726 11687972 562985,4 2 8602 726 896489,3 0,3 Impegnato 100,6 107,1 100,0 4,6 54,5 100,0 81,0 100,0 40,6 100,0 % concluso 2 168 100% 55,0% 0% 0% 0,0% 45,0% Progetti per Tema prioritario % aree % aree Altro N. urba- rurali ne 1.10 1.12 100% 1.10 55,9% 39,2% 4,9% 1.9 Impegno ammesso validato per Ob. Op. (ns elaborazione su dati SMILE) L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 289 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA Declinazione territoriale Attività 6 “Cultura” Attività: 8 – Rinnovamento urbano e rurale Codici tema prioritario: 61 Assi del POR interessati in fase di programmazione: 6 Obiettivi operativi del POR interessati in fase di attuazione: 6.1, 6.2 290 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE Allocato (Fonte POR) € Progetti integrati di rinnova1.085.000.000,00 mento urbano e rurale Descrizione Tema prioritario 35,2% Estensione dell’intervento in lunKM ghezza (Km) Giornate/uomo attivate fase di N cantiere Occupazione creata N Superficie oggetto di intervento MQ (mq) % Impegno su allocato Indicatore fisico (Fonte: monit- UdM IGRUE) 65115,46 0,1 1393937,5 0,1 1424356 22,05 Impegnato 102753,5 22,05 Progr. iniziale Indicatori di realizzazione Declinazione territoriale Attività 8 “Rinnovamento urbano e rurale” 61 Codice TP 2,3 0,0 17,2 2,1 % concluso Attuazione del Tema Prioritario “Rinnovamento urbano e rurale” nell’ambito del POR FESR 2007-2013 31 97,0% 0% 3,0% Progetti per Tema prioritario % % aree AlN. aree urbatro rurali ne 6.2 96,8% 3,2% 6.1 Impegno ammesso validato per Ob. Op. (ns elaborazione su dati SMILE) L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 291 292 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 79 78 77 76 75 Codice TP Allocato (Fonte POR) € Altre infrastrutture sociali 170.000.000,00 Infrastrutture per 120.000.000,00 l’istruzione Infrastrutture per la sanità Infrastrutture per 70.000.000,00 l’infanzia Infrastrutture edilizie - Descrizione Tema prioritario 17% 0% 121,1% % Impegno su allocato Giornate/uomo attivate N fase di cantiere Superficie oggetto di inMQ tervento (mq) 67360,72 80294 66110,72 76777 Indicatore fisico (FonProgr. ini- ImpegnaUdM te: monit-IGRUE) ziale to Indicatori di realizzazione 0,3 6,1 % concluso 35 2751 100% 76,0% 0% 2,0% 0,0% 100% 1.7 Impegno ammesso validato per Ob. Op. (ns elaborazione su dati SMILE) 6.3 22,0% 100% Progetti per Tema prioritario % % aree N. aree Altro urbane rurali Attuazione del Tema Prioritario “Investimenti nelle infrastrutture sociali” nell’ambito del POR FESR 2007-2013 Attività: 13 – Investimenti nelle infrastrutture sociali Codici tema prioritario: 75, 76, 77, 78, 79 Assi del POR interessati in fase di programmazione: 1, 6 Obiettivi operativi del POR interessati in fase di attuazione: 1.7, 6.3 Attività: 12 – Miglioramento del capitale umano Codici tema prioritario: 72, 73, 74 non declinati nel POR Attività: 11 – Una migliore inclusione sociale dei gruppi svantaggiati Codici tema prioritario: 71 non declinato nel POR Attività: 10 – Miglioramento dell’accesso all’occupazione e della sostenibilità Codici tema prioritario: 65, 66, 67, 68, 69, 70 non declinati nel POR Attività: 9 – Sviluppo della capacità di adattamento dei lavoratori, delle imprese e degli imprenditori Codici tema prioritario: 62, 63, 64 non declinati nel POR L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA Declinazione territoriale Attività 13 “Investimenti nelle infrastrutture sociali” ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 293 294 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 81 Codice TP Allocato (Fonte POR) € Meccanismi volti a migliorare l’elaborazione di politiche e programmi efficaci, il controllo e la valutazione a 124.795.198,00 livello nazionale, regionale e locale, e potenziamento delle capacità di attuazione delle politiche e dei programmi Descrizione Tema prioritario 24% % Impegno su allocato Indicatore fisico Progr. (Fonte: monit- UdM iniziale IGRUE) Giornate/uomo attivate fase di N 63135,3 cantiere Giornate/uomo N 63135,3 prestate Giornate/uomo per la realizzazione del- N 3967,1 lo studio o progetto Studi o progettaN 2867,2 zioni 0,0 0,0 2867,2 2,7 63723,3 4133,1 2,7 63723,3 Impegna- % conto cluso Indicatori di realizzazione 24 N. 17,0% 0% % aree % aree urbane rurali 83,0% Altro Progetti per Tema prioritario 7.2 77,5% 22,5% 7.1 Impegno ammesso validato per Ob. Op. (ns elaborazione su dati SMILE) Attuazione del Tema Prioritario “Consolidamento delle capacità istituzionali a livello nazionale, regionale e locale” nell’ambito del POR FESR 2007-2013 Attività: 15 – Consolidamento delle capacità istituzionali a livello nazionale, regionale e locale Codici tema prioritario: 81 Assi del POR interessati in fase di programmazione: 7 Obiettivi operativi del POR interessati in fase di attuazione: 7.1, 7.2 Attività: 14 – Mobilitazione a favore delle riforme nei settori dell’occupazione e dell’inclusione Codici tema prioritario: 80 non declinato nell’ambito del POR L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA Allocato (Fonte POR) € 65.000.000,00 35.000.000,00 Descrizione Tema prioritario Preparazione, attuazione, sorveglianza e ispezioni Valutazione e studi; informazione e comunicazione Codice TP 85 86 2% 2% % Impegno su allocato Giornate/uomo attivate fase di cantiere Giornate/uomo prestate Giornate/uomo attivate fase di cantiere Indicatore fisico (Fonte: monitIGRUE) N N N UdM 5523 5523 24428,7 Progr. iniziale 5523 5523 24348,7 Impegnato Indicatori di realizzazione Attuazione del Tema Prioritario “Assistenza tecnica” nell’ambito del POR FESR 2007-2013 Attività: 17 – Assistenza tecnica Codici tema prioritario: 85, 86 Assi del POR interessati in fase di programmazione: 7 Obiettivi Operativi interessati in fase di attuazione: 7.1 14,8 14,8 0,0 % concluso 6 7 17,0% 86,0% 0% 0% 83,0% 14,0% Progetti per Tema prioritario % % aree aree N. Altro urbane rurali Attività: 16 – Riduzione dei costi supplementari che ostacolano lo sviluppo delle regioni ultraperiferiche Codici tema prioritario: 82, 83, 84 non declinati nel POR 100% 7.1 100% 7.1 Impegno ammesso validato per Ob. Op. (ns elaborazione su dati SMILE) L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 295 L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA 5. CONCLUSIONI112 La condivisione delle rilevazioni effettuate attraverso il monitoraggio ambientale con gli attori istituzionali e sociali impegnati in questa fase di riprogrammazione ha consentito di favorire il confronto con i responsabili della attuazione e includere considerazioni di natura ambientale nelle proposte di modifica o di integrazione del programma. Le attività descritte nei precedenti capitoli hanno consentito tra le altre cose di: - sperimentare l’utilizzo di un Sistema di Supporto alle Decisioni (DSS – PUMA) che supporta le analisi e le attività di monitoraggio ambientale sulle politiche di sviluppo regionale; - rafforzare una sistematica attività di collaborazione finalizzata all’integrazione degli obiettivi e dei criteri di sostenibilità ambientale con l’AdG e i responsabili dell’attuazione dei principali interventi del programma (in particolare i Grandi Progetti); - introdurre strumenti e metodologie finalizzate all’integrazione ambientale nella definizione e attuazione delle politiche settoriali (PUMA – Rifiuti); - verificare costantemente il recepimento delle principali direttive e strategie comunitarie in materia di ambiente e sviluppo sostenibile utile anche in vista del meccanismo delle condizionalità ex ante previste per la programmazione 2014-2020; - fornire informazioni al partenariato socio-economico e alle strutture tecniche responsabili della valutazione ambientale e socio-economica dei programmi (Autorità competente in materia di VAS e Nucleo di valutazione); - fornire valutazioni e indirizzi per rafforzare l’orientamento alla sostenibilità ambientale del programma nell’ambito delle attività di ri-programmazione attualmente in corso. L’analisi ha consentito inoltre di verificare la qualità di alcuni strumenti programmatici come i criteri di selezione degli interventi o i parametri selezionati per descrivere le realizzazioni e i risultati (indicatori di realizzazione e di risultato). Attraverso il monitoraggio ambientale unitario è stato possibile focalizzare meglio le carenze programmatiche, pianificatorie o progettuali in particolare di alcuni settori strategici per la sostenibilità non solo ambientale dello sviluppo regionale. Le attività di monitoraggio consentono di evidenziare punti di forza e di debolezza dell’attuazione non solo in riferimento alle componenti ambientali ma anche rispetto alle differenti fasi del ciclo di policy (impostazione della strategia e allocazione delle risorse, programmazione degli interventi, progettazione e selezione delle attività, implementazione, monitoraggio e valutazione). L’esperienza del PUMA ha permesso di evidenziare alcune tendenze positive e la contemporanea persistenza di alcune criticità su cui occorrerà intervenire con maggiore incisività al fine di favorire l’orientamento dei programmi regionali di sviluppo ai principi dello sviluppo sostenibile. In questa sede si ritiene utile richiamare alcune criticità di carattere generale su cui l’Autorità Ambientale Regionale ritiene necessario intervenire: - la non completa disponibilità e le difficoltà di accesso ad alcune informazioni ambientali di base, strategiche per l’elaborazione di alcuni indicatori (si pensi alla tematica Acqua, Aria e in particolare alla informazioni relative alla componente Suolo e al tema dei rischi naturali e antropici) e per la verifica dell’efficacia ambientale dei programmi. Il quadro dell’informazione, per quanto in alcuni casi in miglioramento, risulta ancora poco accessibile. Le informazioni, anche se in alcuni casi ci sono, non sono strutturate o aggregate secondo esigenze di comparabilità tematica o territoriale; 11 Il capito è stato redatto da A. Risi e P. Fighera. 296 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA - le carenze o i ritardi nella pianificazione in alcuni settori ambientali direttamente derivante da alcune Direttive Europee e dalla normativa nazionale che le recepisce. Anche se qualche passo in avanti va registrato, in particolare in materia di rifiuti12 , persistono alcuni ritardi nella pianificazione per la gestione delle aree della rete “Natura 2000” (anche se si segnala l’approvazione di numerosi Piani di gestione come riportato nel RAE 2011 - parag. 2.2), nella redazione del piano di tutela delle acque, nella definizione dei piani d’ambito, nell’aggiornamento del piano di tutela della qualità dell’aria, nella definizione del piano energetico ambientale regionale. Nei settori dei servizi ambientali sono proprio tali ritardi che hanno contribuito a determinare profonde criticità gestionali e il proliferare di attività illecite; - il ritardo nella sedimentazione di un approccio integrato alle questioni ambientali che favorisca la promozione di sinergie fra le politiche di sviluppo e di tutela ambientale, dovuta principalmente alla mancanza di una strategia regionale per lo sviluppo sostenibile e ad una non completa efficacia ed efficienza delle procedure di valutazione ambientale (VIA, VAS e Valutazione di Incidenza) e di Autorizzazione Ambientale Integrata. Ruolo e funzioni di integrazione ambientale, attribuite nell’ambito dei fondi strutturali all’Autorità Ambientale Regionale, non risultano ancora pienamente istituzionalizzati. 3 12 Approvato a gennaio 2012 il PRGRU da parete del Consiglio, valutato positivamente il PRGRS e in fase di approvazione, in fase di valutazione ambientale il PRB. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 297 DOCUMENTO 8 POLITICHE E MISURE PER LA CRESCITA SOSTENIBILE DELL’ITALIA Una strategia in 5 punti per lo sviluppo sostenibile dell’Italia Contributo del Ministro Corrado Clini al piano crescita del governo 21 agosto 2012 POLITICHE E MISURE PER LA CRESCITA SOSTENIBILE DELL’ITALIA IL QUADRO DI RIFERIMENTO EUROPEO Le politiche e misure per la crescita e lo sviluppo sostenibile dell’Italia sono “incardinate” nella strategia europea (Europa 2020 e Europa 2050) nella quale si collocano i programmi, le direttive e i regolamenti per la protezione dell’ambiente, che rappresentano a loro volta il volano per la competitività e la crescita della nostra economia. In particolare assumono rilievo : 1. Gli impegni legalmente vincolanti per gli Stati Membri e per le imprese, stabiliti dai regolamenti e dalle direttive del “Pacchetto clima-energia”, che stabiliscono gli obiettivi e le politiche per la “decarbonizzazione dell’economia europea”. Ogni Stato Membro, oltre a recepire nel proprio ordinamento e ad applicare le direttive e i regolamenti europei, deve • approvare un piano nazionale per la riduzione delle emissioni, con l’indicazione delle misure - incluse quelle finanziarie - in tutti i settori (industria, trasporti, residenziale, agricoltura, forestazione, rifiuti); • co-finanziare dal 2013 al 2020 le misure individuate dal piano nazionale per la riduzione delle emissioni con almeno il 50% dei proventi dalla vendita dei permessi di emissione alle industrie ed alle compagnie aeree. 2. i regolamenti e le direttive per la sicurezza idrogeologica dei territori (alluvioni e dissesto), che impegnano tra l’altro gli Stati Membri ad adottare il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici con l’individuazione delle vulnerabilità “critiche” del territorio e le relative misure di prevenzione. 3. I regolamenti e le direttive per la bonifica dei suoli contaminati, e per l’applicazione del principio chi inquina paga attraverso il riconoscimento del danno ambientale, che stabiliscono i criteri per il risanamento e il riuso dei siti industriali, nonché le procedure per la copertura dei costi dei programmi di risanamento e bonifica. 4. I regolamenti e le direttive in materia di rifiuti, che stabiliscono la priorità della raccolta differenziata, e del recupero dei materiali e di energia attraverso filiere settoriali. 5. I regolamenti e le direttive per la gestione integrata del ciclo delle acque, che stabiliscono • l’uso efficiente e la riduzione dei consumi, anche attraverso la manutenzione delle reti idriche e tariffe adeguate ai costi di gestione; • il collettamento e la depurazione delle acque reflue prima della immissione nei corpi idrici recettori (fiumi,laghi e mare); • il riciclo e recupero delle acque reflue depurate per gli usi agricoli e industriali. 6. Gli obiettivi e le disposizioni dei regolamenti e delle direttive europee costituiscono per gli Stati Membri un vincolo da rispettare, e le inadempienze sono causa di procedure di infrazione e sanzioni. Le procedure europee di infrazione in materia ambientale a carico dell’Italia, prevalentemente determinate da inadempienze locali o regionali, sono attualmente 38. L’obiettivo prioritario è quello di ridurre drasticamente le procedure attraverso misure in grado di assicurare il pieno rispetto delle regole europee. LE POLITICHE E MISURE NAZIONALI Le misure nazionali per la crescita sostenibile dell’Italia discendono in larga misura dai regolamenti e dalle direttive europee. In molti casi le misure sono già state indicate dal Ministero dell’Ambiente, ma sono ancora da completare le procedure per il recepimento delle direttive e l’approvazione dei piani nazionali previsti dalle stesse direttive : le procedure, avviate da mesi, sono ritardate prevalentemente 300 ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE POLITICHE E MISURE PER LA CRESCITA SOSTENIBILE DELL’ITALIA da conflitti di competenza sollevati dai funzionari delle amministrazioni “concertanti”. Si richiamano di seguito le politiche e misure già individuate o in corso di elaborazione : 1. “DECARBONIZZAZIONE” DELL’ECONOMIA ITALIANA Obiettivi • Sviluppo della filiera nazionale delle tecnologie “verdi”, prioritariamente nei settori energetico e della chimica “verde”; • Transizione del sistema energetico nazionale verso sistemi distribuiti di trigenerazione (elettricità, calore e freddo) ad alto rendimento, con lo sviluppo contestuale di reti intelligenti locali (smart grids); • Eco efficienza nell’edilizia; • Modifica delle modalità di trasporto di merci e persone a favore di ferrovia e cabotaggio; • Recupero e valorizzazione dei rifiuti; • Promozione dell’esportazione di tecnologie “verdi” Misure 1.1. Approvazione del Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di CO2 e degli altri gas ad effetto serra, trasmesso al CIPE nel maggio 2012. Il Piano,“ infrastruttura programmatica” per l’attuazione in Italia del “Pacchetto Clima Energia” identifica le misure per l’aumento dell’efficienza energetica in tutti i settori dell’economia nazionale, la crescita dell’impiego delle fonti rinnovabili, le misure fiscali a favore della riduzione delle emissioni di CO2. 1.2. Approvazione del DPCM per l’assegnazione dei proventi della vendita all’asta delle quote di emissione di CO2 per le attività stabilite dall’articolo 10, paragrafo 3, della direttiva 2003/87/ CE del Parlamento europeo e del Consiglio come modificata dalla direttiva 2009/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, previsto dall’art.25 della legge 214/2011, trasmesso al Ministero dell’Economia e delle Finanze nel marzo 2012 1.3. Recepimento della direttiva 2009/29/CE sul mercato dei permessi di emissione e l’utilizzo dei proventi delle aste dei permessi di CO2 1.4. Recepimento della direttiva 2010/31/CE che stabilisce i nuovi standard di efficienza negli edifici 1.5. Approvazione dei decreti per • l’incentivazione delle fonti rinnovabili termiche; • la revisione del meccanismo dei certificati bianchi per l’efficienza energetica, finalizzato in particolare alla promozione della generazione distribuita e delle smart grids; • l’applicazione di meccanismi premianti per la ricerca, sviluppo e produzione di tecnologie innovative in Italia, per l’impiego dell’energia solare, per lo sviluppo dei biocarburanti di seconda generazione, per la valorizzazione della geotermia, per lo sviluppo dell’impiego delle biomasse a filiera corta. 1.6. Istituzione e aggiornamento della lista delle tecnologie, dei sistemi e dei prodotti che contribuiscono alla riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra e degli inquinanti atmosferici. La lista verrà elaborata ed aggiornata annualmente dal Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, in collaborazione con MISE e MIUR. L’impiego delle tecnologie, dei sistemi e dei prodotti individuati dalla lista consentirà l’accesso di imprese e soggetti privati: a) b) ai benefici previsti dal “Fondo rotativo del Protocollo di Kyoto” istituito presso la Cassa Depositi e Prestiti, integrato dal 50% delle entrate derivanti dalla vendita dei diritti di emissione di CO2, in attuazione della direttiva europea 2009/29/CE - art.10. ad una riduzione del 55% dell’IVA sull’acquisto delle tecnologie,dei sistemi e dei prodotti. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 301 POLITICHE E MISURE PER LA CRESCITA SOSTENIBILE DELL’ITALIA 1.7. Introduzione dell’obbligo per tutte le Amministrazioni Pubbliche di dotarsi esclusivamente delle tecnologie, dei sistemi e dei prodotti individuati dalla lista. 1.8. Promozione di un programma nazionale per la produzione dei biocarburanti di seconda generazione e della filiera della chimica “verde”. Il programma, già definito in larga misura da imprese italiane leader nel mercato globale e sostenuto prevalentemente da finanziamenti privati con il supporto di fondi europei, deve essere assunto come priorità nazionale, attraverso la semplificazione delle procedure autorizzative e l’istituzione di un meccanismo di credito d’imposta per gli investimenti finalizzati alla realizzazione degli impianti di produzione 1.9. Introduzione di un pedaggio di circolazione nelle autostrade e nelle strade statali, per autoveicoli, autobus e camion, differenziato in relazione alle emissioni specifiche di CO2/km (EUROVIGNETTE). La misura, già applicata in altri paesi europei, ha il duplice effetto di usare la leva del prezzo per modificare le modalità di trasporto, e fare cassa a favore di programmi per la mobilità sostenibile. I proventi saranno destinati ad un Fondo Nazionale per la mobilità sostenibile. 1.10. Promozione dell’esportazione di tecnologie “verdi”. I programmi di cooperazione ambientale internazionale nell’ambito delle Convenzione sui Cambiamenti Climatici costituiscono un volano per la promozione e la disseminazione di tecnologie “verdi”. In questo contesto l’esperienza del Ministero dell’Ambiente dimostra i vantaggi per le imprese italiane che partecipano ai programmi di cooperazione ambientale. Sono individuate tre linee di azione a) confermare ed estendere i programmi esistenti di cooperazione ambientale internazionale nelle economie emergenti, con priorità per la promozione di progetti fondati sulle tecnologie e i sistemi individuati dalla lista di cui al punto 1.3; b) rafforzare la capacità di SACE e SIMEST di supporto alle imprese italiane che esportano tecnologie, sistemi e prodotti della lista; c) applicare alle imprese che esportano le tecnologie e i sistemi della lista, o stabiliscono joint ventures per produrre le stesse tecnologie, i benefici previsti dal Fondo Rotativo del Protocollo di Kyoto. 2. LA SICUREZZA DEL TERRITORIO Obiettivi • Prevenzione dei rischi, sulla base di mappe aggiornate della vulnerabilità; • Revisione degli usi del territorio in relazione alle mappe di vulnerabilità. Misure • 302 Approvazione del Piano Nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, la manutenzione e la sicurezza del territorio entro dicembre 2012. Il Piano sarà predisposto secondo il format della Commissione Europea. Il Piano dovrà definire gli obiettivi e le competenze per la manutenzione, la sicurezza e la revisione degli usi del territorio. Il piano dovrà prevedere a) l’aggiornamento e la revisione delle norme urbanistiche in materia di usi del territorio, con il divieto di procedure di condono edilizio; b) l’obbligo per gli Enti pubblici e per i privati della manutenzione dei boschi e dei corsi d’acqua; c) la concessione in uso a imprese cooperative di giovani di terreni abbandonati, situati nelle zone vulnerabili al rischio idrogeologico o al rischio di incendio, per la loro valorizzazione e manutenzione; d) l’istituzione di un fondo rotativo, istituito presso la Cassa Depositi e Prestiti, finalizzato al credito a basso tasso di interesse alle imprese ed ai soggetti privati per la realizzazione di progetti che concorrono alla attuazione del Piano, alimentato con il prelievo dello 0,5% dell’accisa applicata ai carburanti ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE POLITICHE E MISURE PER LA CRESCITA SOSTENIBILE DELL’ITALIA 3. RECUPERO E VALORIZZAZIONE DELLE AREE INDUSTRIALI DISMESSE IN ZONE URBANE, SOGGETTE A BONIFICA. Obiettivi • Recuperare aree strategiche per lo sviluppo urbano bloccate da anni dalle procedure di bonifica dei siti contaminati e dai contenziosi. • Revisione dei parametri da considerare per la messa in sicurezza, l’ analisi di rischio e la bonifica, sulla base degli indici e delle procedure adottate dagli altri Stati Membri con problematiche analoghe ( Gran Bretagna, Germania, Belgio,Olanda); Misure 3.1. Semplificazione delle procedure in materia di bonifica dei siti inquinati in aree urbane. La misura prevede l’estensione progressiva a tutti i Siti di Interesse Nazionale (SIN) della procedura adottata con l’Accordo di Programma per Porto Marghera, al fine di concludere Conferenze di Servizi aperte da almeno dieci anni, ed avviare le operazioni di messa in sicurezza e/o bonifica, anche ai sensi delle norme di semplificazione inserite nel decreto legge “Sviluppo” 3.2. Applicazione della direttiva europea sul danno ambientale, con l’obiettivo di promuovere gli investimenti delle imprese nel risanamento e ridurre le transazioni economiche con il Ministero a casi particolari e marginali 3.3. Applicazione di un credito di imposta per le imprese che investono nelle reindustrializzazione di aree ubicate nei SIN con l’impiego di tecnologie “verdi” incluse nella lista di cui al punto 1.6. 4. GESTIONE INTEGRATA DEI RIFIUTI Obiettivi • Promozione della raccolta differenziata, fino al recupero di almeno il 70% di materia entro il 2016. • Valorizzazione energetica della frazione residua dei rifiuti non riciclati, attraverso l’impiego prioritario come co-combustibile nella produzione di energia e nelle produzioni industriali. Misure 4.1. Adozione entro dicembre 2012 del piano nazionale per il recupero dei rifiuti. Il piano dovrà indicare gli obiettivi da raggiungere, le procedure per la definizione delle tariffe, nonché le sanzioni a carico delle amministrazioni locali inadempienti. 4.2. Semplificazione delle procedure per l’autorizzazione degli impianti per la valorizzazione energetica della frazione residua dei rifiuti non riciclati. 5. GESTIONE INTEGRATA DELLE RISORSE IDRICHE Obiettivi • • • • Misure • Riduzione dei consumi di acqua; Bilanciamento tra i diversi usi ( industria, energia, agricoltura, alimentazione umana); Collettamento e depurazione delle acque reflue; Riuso delle acque depurate negli usi agricoli e industriali. Adozione entro dicembre 2012 del Piano Nazionale per la Gestione Integrata delle Risorse Idriche in Italia, con l’indicazione delle misure per il raggiungimento degli obiettivi, e la definizione degli indicatori necessari per l’applicazione delle tariffe agli usi delle acque, anche ai fini della piena applicazione del DPCM adottato ai sensi della legge 214/2011. ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE 303 dicembre 2012