Annuario della Rete 2012 - Rete Ambientale

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Annuario della Rete 2012 - Rete Ambientale
RETE AMBIENTALE
RETE NAZIONALE DELLE AUTORITÀ AMBIENTALI E DELLE AUTORITÀ DI GESTIONE
PER I FONDI STRUTTURALI UE
ANNUARIO 2012
DELLA RETE AMBIENTALE
Realizzato con il cofinanziamento del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale,
Programma Operativo Nazionale PON Governance e Assistenza Tecnica 2007-2013
a cura di: Segreteria Tecnica della Rete Ambientale
editing e stampa a cura di: Ediguida srl
Dicembre 2012
i documenti pubblicati nell’Annuario sono disponibili anche sul sito web della Rete
Ambientale: http://reteambientale.minambiente.it/
PREMESSA
L’Annuario 2012 della Rete Ambientale vuole essere una testimonianza concreta delle attività
realizzate quest’anno, documentando i lavori e le esperienze più significative realizzate
dai componenti della Rete, Autorità di Gestione ed Autorità Ambientali a livello nazionale e
regionale, dai gruppi di lavoro e dagli esperti che si sono occupati a diverso titolo del tema
dell’integrazione ambientale nelle politiche di coesione. Sempre di più sta maturando nella nostra
società la consapevolezza dell’importanza dei temi ambientali: conservazione della biodiversità,
adattamento ai cambiamenti climatici e soprattutto opportunità offerte dalla green economy
nel fronteggiare la crisi ambientale e socio-economica che stiamo attraversando.
Il dibattito su questi temi, applicato alle politiche di coesione, si è fatto particolarmente
vivace a livello comunitario per l’avvicinarsi del nuovo ciclo di programmazione 2014-2020;
emerge soprattutto la necessità di condividere obiettivi e strategie per il prossimo ciclo, ma
anche l’obiettivo di un utilizzo più efficace delle risorse europee, evitando sprechi e limitando
l’incapacità di spesa (di qui la definizione a livello nazionale del Piano di Azione-Coesione,
promossa dal Ministro per la Coesione Territoriale).
Questi i temi chiave affrontati nelle due riunioni plenarie della Rete Ambientale, a maggio a
Bari e ad ottobre a Roma; in quest’ultima occasione, peraltro, la rete italiana ha ospitato quella
europea ENEA-MA, allargando dunque l’orizzonte della discussione a livello comunitario.
Tra gli argomenti su cui il dibattito si è fatto più animato vi è senza dubbio quello del processo di
valutazione ambientale applicato ai piani e programmi per le politiche di coesione. Le difficoltà
e le opportunità dell’applicazione della VAS, e del relativo monitoraggio ambientale, sono del
resto una delle tematiche ampiamente sviluppate nell’Annuario che documenta le esperienze
più significative, le criticità ed i risultati più interessanti conseguiti a livello regionale.
La Rete ha continuato a rappresentare dunque un’opportunità di confronto tra le autorità
nazionali e regionali, fornendo spazi per la discussione e la condivisione di attività, documenti
ed iniziative. In questo quadro rientra la pubblicazione dell’Annuario, così come la recente
riorganizzazione del sito web della Rete, ridisegnato in modo da rendere più accessibili i
contenuti e le notizie, e la predisposizione di una newsletter periodica. Si tratta di un insieme di
strumenti che vuole garantire la più ampia ed aperta discussione, cercando il coinvolgimento e
la partecipazione attiva di tutti i componenti della Rete.
INDICE
• PREMESSA
• DOCUMENTI PRODOTTI DAI GRUPPI DI LAVORO DELLA RETE AMBIENTALE
Documento 1
Il Monitoraggio VAS nella Programmazione 2007/2013
pag. 07
Documento 2
La Vulnerabilità al cambiamento climatico dei territori Obiettivo Convergenza
pag. 55
• DOCUMENTI PRODOTTI DAI COMPONENTI DELLA RETE AMBIENTALE
Documento 3
Regione Puglia, Piano di Monitoraggio Ambientale del PO FESR
pag. 153
Documento 4
Regione Puglia, Monitoraggio Ambientale (ASSE VI, Az. 6.9.1 PIA TURISMO)
pag. 181
Documento 5
Regione Lombardia, Monitoraggio Ambientale dei Programmi Comunitari
in Lombardia: esperienze e riflessioni
pag. 215
Documento 6
Regione Molise, Piano Integrato di Monitoraggio Ambientale della
Regione Molise per la Programmazione 2007-2013
pag. 235
Documento 7
Regione Campania, L’attuazione del Piano Unitario
di Monitoraggio Ambientale
pag. 245
• DOCUMENTI DI INTERESSE PER LE ATTIVITÀ DELLA RETE
Documento 8
C. Clini, Politiche e misure per la crescita sostenibile dell’Italia
pag. 299
DOCUMENTO 1
IL MONITORAGGIO VAS NELLA
PROGRAMMAZIONE 2007/2013
14 FEBBRAIO 2012
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
Il documento è stato elaborato dagli esperti della Linea 2 – VIA-VAS (PON GAT 2007 – 2013) con il
coordinamento del MATTM e il contributo del Gruppo di Lavoro Monitoraggio VAS dei Programmi
cofinanziati dai Fondi Strutturali 2007-13.
Indagini ed elaborazione del documento:
Mara Cossu e Bruna Kohan, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio (Task Force PON
“Governance e Assistenza Tecnica”, linea 2 VIA-VAS)
Contributi al testo:
Pierfrancesco Fighera
Regione Campania (Task Force PON “Governance e Assistenza Tecnica”, linea 3)
Elisabetta Pozzoli
Regione Lombardia (Ufficio Autorità Ambientale)
Silvia Vaghi
Regione Lombardia (Assistenza Tecnica Autorità Ambientale)
Revisione del testo:
Paola Andreolini
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio (Task Force PON “Governance e Assistenza Tecnica”,
linea 2 VIA-VAS)
Compilazione e verifica schede di analisi1:
Regione Basilicata - Venera Locicero
Regione Calabria - Rosa Alessi
Regione Campania - Pierfrancesco Fighera, Giuseppe Luongo e Melania Rosaria Romano
Regione Liguria - Francesca Dupont, Andrea Picollo e Giovanni Torre
Regione Lombardia - Elena Girola, Elisabetta Pozzoli, Silvia Vaghi
Regione Molise - Angelo di Lauro, Virginia Nardacchione, Luciana Turro
Regione Piemonte - Giuseppina Sestito
Regione Puglia - Lidia Alifano, Claudia de Robertis e Serena Scorrano
Regione Sardegna - Paola Manconi, Agnese Marcus e Luigi Moro
Regione Sicilia - Maria Teresa Gino
Regione Umbria - Cristiana Lucidi, Alfredo Manzi, Cecilia Ricci, Paolo Stranieri
Regione Valle d’Aosta - Marta Arena
Regione Veneto - Carlo Bartolini
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Maria Rita Antonini
Gruppo di Lavoro Monitoraggio Vas dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali
2007/2013
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Direzione Valutazioni Ambientali
(coordinamento) - Paola Andreolini, Mara Cossu, Bruna Kohan
Regione Campania (referente per il tema governance) - Antonio Risi, Pierfrancesco Fighera, Ferdinando
D’Argenio, Melania Romano, Giuseppe Luongo
1 L’elenco contiene i nomi delle persone che in ogni Regione hanno compilato o contribuito all’integrazione dei materiali
inviati. Le schede delle Regioni Basilicata, Calabria, Liguria, Lazio, Marche e delle Province di Bolzano e Trento sono state compilate dal Mattm e inviate alle rispettive amministrazioni per una verifica..
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
Regione Lombardia (referente per il tema indicatori) - Filippo Dadone, Elisabetta Pozzoli, Silvia Vaghi
Ministero delle Infrastrutture - Maria Rita Antonini, Salvatore R. Perricone, Francesco Bella
Ministero delle Politiche Agricole - Camillo Zaccarini , Alessandro Monteleone, Augusto Buglione, Elena
Peta, Luigi Servadei, Riccardo Berti, Paolo Ammassari, Graziella Romito, Nicola Massimiliano Zucaro
Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale - Patrizia Fiorletti
Arpa Campania - Caterina d’Alise; Arpa Lazio - Alessandro Di Giosa; Arpa Lombardia - Sonia Rumi;
Arpa Sardegna - Paola Manconi; Arpa Toscana - Luca Petroni, Stefano Rossi; Arpa Umbria - Cecilia
Ricci; Arpa Veneto - Paolo Bortolami
Regione Abruzzo - Francesca Laschiazza, Luca Iagnemma, Antonella Bronico, Chiara Mocchi, Angelo
Andreoli, Cinzia Di Giacinto, Antonio Sorgi, Laura D’Antonio, Giulia Rosaria Taraschi
Regione Basilicata - Venera Locicero
Regione Calabria - Alessia Loise, Rosa Alessi
Regione Molise - Nicolina Del Bianco, Angelo Di Lauro, Virginia Nardacchione, Luciana Turro, Carmen
Fanelli, Massimo Pillarella
Regione Piemonte - Giuseppina Sestito, Andrea Bressi, Mario Elia, Benedetta Ciampi, Giulia Campi
Regione Puglia - Antonello Antonicelli, , Giuseppe Angelini, Pasquale Orlando, Francesca Pastoressa
Regione Sardegna - Sandro Sanna, Andrea Dessy, Luigi Moro
Regione Sicilia - Maria Teresa Gino
Regione Toscana - Elena Calistri
Regione Umbria - Francesco Cicchella, Alfredo Manzi, Francesca Rondelli
Regione Valle D’Aosta - Marta Arena
Regione Veneto - Marco Puiatti, Carlo Bartolini
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
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IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
ELENCO ACRONIMI
AAR
Autorità Ambientale Regionale
AdG
Autorità di Gestione
ARPA
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente
ISPRA
Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale
VAS
RA
SN2000
FEASR
FESR
Rapporto Ambientale
Siti Natura 2000
Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale
Fondo Europeo di Sviluppo Regionale
PSR
Programma di Sviluppo Rurale
PON
Programma Operativo Nazionale
POI
Programma Operativo Interregionale
POR
Programma Operativo Regionale
PON
GAT
Programma Operativo Nazionale Governance e Assistenza Tecnica
POC
Piano Operativo di Cooperazione
CdS
Comitato di Sorveglianza
CTA
Comitato Tecnico per l’Ambiente
PMA
PUMA
Piano di Monitoraggio Ambientale
Piano Unitario di Monitoraggio Ambientale
RdM
Rapporto di Monitoraggio
DSS
Strumento di supporto alle decisioni
RAE
Rapporto Annuale di Esecuzione
GP
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Valutazione Ambientale Strategica
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
Grandi Progetti
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
INDICE
1. INTRODUZIONE
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2. IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007 -2013
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Opportunità del monitoraggio VAS
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Profili problematici
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3. LE ANALISI
A. INDICATORI
20
20
Indicatori di contesto
20
Indicatori di programma
21
Fonti e modalità di popolamento degli indicatori di programma
25
Utilizzo dei sistemi informativi
27
B. INTEGRAZIONE
29
Monitoraggio VAS e Monitoraggio di Programma
30
Piano Unitario di Valutazione e Monitoraggio VAS
33
Monitoraggio integrato o Unitario
35
C. GOVERNANCE
36
Soggetti coinvolti
36
Specificità nel ruolo delle Autorità Ambientali
39
Regole d’interazione tra i soggetti: modalità e strumenti
42
4. LA STRADA DA PERCORRERE
45
ALLEGATI
48
Programmi analizzati e riferimenti disponibili
48
Scheda di analisi
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
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IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
1. INTRODUZIONE
Questo testo nasce dalla necessità di analizzare e verificare il livello di definizione e di attivazione dei
sistemi di monitoraggio VAS dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali nel periodo 2007-2013
in Italia e, rappresenta il primo contributo del Gruppo di Lavoro Monitoraggio VAS della Rete delle
Autorità Ambientali e delle Autorità di Gestione.
E’ stato preceduto da un intenso dibattito all’interno del GdL che ha fatto emergere la necessità di
capire se e come il monitoraggio VAS nella Programmazione 2007-2013 (Fondi FESR e FEASR) fosse
stato effettivamente avviato e ad individuare profili di miglioramento possibili. Quest’attività fa infatti
parte di un contributo iniziale, utile alla definizione di proposte metodologiche e linee guida di carattere
e valenza generale, in relazione anche alla Programmazione 2014-2020.
L’ambito di indagine ha coinvolto tutti i Programmi cofinanziati dai fondi FESR e FEASR 2007-2013 di
livello regionale/provinciale, interregionale e nazionale. Sono pervenute presso il MATTM, che ha curato
l’analisi, 23 programmi così suddivisi:
- n. 16 Programmi Operativi – P.O.R. fondi FESR- Bolzano, Calabria, Campania, Lazio, Liguria,
Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Trento, Umbria, Valle d’Aosta e
Veneto;
- n. 5 Programmi di Sviluppo Rurale – P.S.R. fondi FEASR- Bolzano, Campania, Liguria, Lombardia,
Marche;
- n. 1 Programma Interregionale, P.O.I. Energie rinnovabili e risparmio energetico;
- n. 1 Programma Nazionale, P.O.N. Reti e Mobilità.
Nella compilazione della scheda di analisi, si è cercato il coinvolgimento diretto dei referenti locali,
in special modo dei partecipanti al GdL. Nel caso delle Regioni o Province che non partecipano al
Gruppo, il MATTM ha provveduto alla elaborazione delle informazioni disponibili nei documenti di
programmazione e di VAS e sottoposto alle amministrazioni di riferimento la scheda di analisi
precompilata per verifica. Infine, alcune Regioni parte del GdL (Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Emilia
Romagna e Toscana) non sono presenti nell’analisi perché non è stata inviata la scheda.
L’analisi proposta deve essere intesa come fase preliminare di un’attività necessariamente più ampia,
volta all’individuazione delle metodologie utilizzate e alla raccolta delle informazioni ritenute rilevanti,
inquadrate in una griglia condivisa. L’identificazione delle “buone pratiche” e dei nodi critici rappresenta,
in tal senso, una delle fasi del lavoro, ma non la sua conclusione.
Le attività del GdL, come esplicitato nel Capitolo 4 , svilupperanno proposte operative di supporto
al prossimo ciclo di programmazione, sulla base delle informazioni raccolte nell’ambito di questa
analisi.
Metodi e strumento di analisi
In continuità con le proposte e i documenti prodotti nell’ambito del Tavolo Tecnico di Coordinamento
sulla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) attivato dal MATTM con Ispra, le Regioni e le Province
Autonome, il monitoraggio VAS nelle attività del GdL è stato inteso come un sistema composto da due
elementi:
 gli indicatori (corredati da informazioni in merito alla tipologia, fonti dei dati, alla relazione tra
indicatori di tipo diverso, eventuali utilizzo di sistemi informativi territoriali)
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
 le condizioni per la sua gestione e funzionalità (governance), ovvero l’insieme di soggetti
coinvolti, i ruoli loro assegnati, le regole e gli strumenti per il loro coinvolgimento
La ricerca è stata avviata attraverso la definizione di una scheda di analisi (cfr. Allegato 2) divisa in due
sezioni, che indaga quattro ambiti principali:
Sezione 1
- anagrafica
- indicatori
- governance
Sezione 2
- Integrazione
La Sezione 1, indaga aspetti amministrativi e tecnici essenziali per la definizione e la verifica dell’effettiva
attivazione del monitoraggio VAS. Attenzione particolare è riservata al ruolo effettivo dell’Autorità
Ambientale nell’attuazione del programma e in particolare nel monitoraggio VAS. Si vuole rilevare
l’architettura del sistema di monitoraggio in termini tecnici (indicatori) e in termini di responsabilità
(governance). In questa sezione, vengono inoltre messe in evidenza le caratteristiche amministrative
del monitoraggio (presenza di Piani e di Rapporti di monitoraggio, periodicità di questi ultimi, modalità
di consultazione, ecc).
La Sezione 2, rispecchia le peculiarità della Programmazione Unitaria, e indaga diverse modalità possibili
di integrazione. In particolare, analizza l’eventuale integrazione tra monitoraggio VAS e monitoraggio
di programma, tra monitoraggi VAS di programmi diversi e il ruolo in tal senso dei Piani Unitari di
Valutazione. Infine, verifica la presenza di quadri di riferimento per la valutazione e il monitoraggio
ambientale a livello provinciale, regionale o nazionale.
L’insieme delle schede compilate è stato assemblato in un documento separato, correlato al presente,
“Il monitoraggio VAS nella Programmazione 2007/2013 – SCHEDE”.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
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IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
2. IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE
2007/2013
L’analisi condotta evidenzia come il Rapporto Ambientale (RA) dei PO contenga spesso informazioni
abbastanza dettagliate e precise sul monitoraggio ambientale in apposite sezioni sulle “Misure del
monitoraggio”. Rimanda però le decisioni, anche in merito alla governance del processo, ad un piano di
monitoraggio da approvare successivamente all’avvio del programma. A tutt’oggi molto spesso i piani
risultano indisponibili. Soltanto in pochi casi, si è riusciti a dare seguito alle aspettative.
Dei 23 programmi analizzati, infatti, 14 hanno approvato il Piano di Monitoraggio Ambientale
(PMA), o definito misure di monitoraggio tali nel RA da non aver bisogno di un piano successivo. In
particolare, i PMA mancano in una delle Regioni Convergenza (Calabria). La Regione Sicilia in tempi
molto rapidi (2006) si è dotata di un PMA per il PO Fesr. La Regione Campania ha approvato un Piano
Unitario per il Monitoraggio Ambientale per i programmi operativi del FESR e del FEASR.
I Rapporti di monitoraggio (RdM), testimonianza effettiva dello svolgimento delle attività, sono stati
pubblicati per 9 programmi, dei 14 con piani approvati. Nella maggioranza dei casi, i PMA e i RdM
non sono disponibili online (sui portali ufficiali) insieme ai documenti della VAS e degli elaborati di
Programma.
Il ritardo nell’avvio del monitoraggio VAS può essere attribuito a fattori diversi e molteplici.
Innanzitutto, i ritardi subiti dall’attuazione, in generale. In secondo luogo, il graduale adattamento
delle strutture alla “novità” del monitoraggio ambientale legato alla VAS. Fattore rilevante, però, si è
rivelata l’efficacia dell’interazione tra Autorità di Gestione e Autorità Ambientale e l’effettiva possibilità
che quest’ultima ha di assolvere alle funzioni assegnatele, in termini di risorse professionali disponibili.
In allegato 1 si riporta l’elenco dei programmi analizzati e dei relativi riferimenti. Ove disponibile, è
stato inserito il collegamento all’indirizzo online dove reperire i materiali di approfondimento, anche
citati nei capitoli successivi, in cui si descrivono nel dettaglio le esperienze analizzate.
La tabella che segue contiene una lettura sintetica degli esiti dell’analisi.
Legenda tabella di sintesi:
+ elemento presente
- elemento non presente
elemento rilevante – approfondimento nel testo che segue
* Monitoraggio mai effettivamente avviato (elemento potenzialmente rilevante con riferimento
ai contenuti dei documenti di programma e di Vas)
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
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IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
Pur non essendo questa un’analisi esaustiva, è possibile mettere in luce alcune caratteristiche,
potenzialità e lacune delle attività di monitoraggio avviate, necessarie per la verifica degli effetti
ambientali indotti dai programmi e per la definizione di input per l’eventuale modifica in corso d’opera
degli stessi. La definizione di tali elementi consente di ragionare sulle possibilità di miglioramento,
semplificazione e ottimizzazione dei sistemi di monitoraggio VAS attivati, soprattutto in relazione al
monitoraggio fisico, finanziario e procedurale dei programmi.
Opportunità del monitoraggio VAS
Una primo elemento rilevante emerso dalle analisi condotte è rappresentato dalla possibilità di effettivo
utilizzo del monitoraggio VAS come strumento di supporto alla programmazione. Nei casi in cui esso
viene integrato all’interno del più ampio monitoraggio di programma (fisico, finanziario e procedurale),
anche in ragione di una forte integrazione della dimensione ambientale nel programma stesso, come
nel FEASR, i suoi esiti possono efficacemente e tempestivamente essere presi in considerazione dai
Comitati di Sorveglianza (CdS) per le eventuali modifiche da apportare. Analogamente, il monitoraggio
è in grado di supportare l’attività dell’AA.
In questo senso, gli esiti del monitoraggio ambientale restituiscono una verifica dell’efficacia degli
strumenti e delle condizionalità per l’integrazione ambientale messi in atto, consentendone una
continua modificazione e ottimizzazione2.
Un secondo elemento, è costituito dalla decisione di alcune Regioni di utilizzare il monitoraggio
VAS della programmazione 2007/2013 come occasione per focalizzare tematiche più ampie a livello
regionale per:
 la preparazione di quadri strategici regionali anche preliminari alla definizione delle Strategie
per lo Sviluppo Sostenibile prescritte dal D.lgs. 152/2006 e s.m.i.;
 la costruzione e sistematizzazione di banche dati territoriali.
È rilevante, infatti, come in alcune regioni si siano predisposti sistemi informativi nell’ambito del
monitoraggio della programmazione comunitaria come banco di prova per l’avvio di un flusso
informativo riguardante i contesti territoriali che possa servire per il monitoraggio ambientale dei più
diversi strumenti, anche a diverse scale, che interessano l’intero territorio regionale.
Inoltre, la creazione di quadri di riferimento strategici consente di ottimizzare le VAS dei diversi
programmi e crea le condizioni per sviluppare maggiori sinergie fra fondi diversi (FESR / FEASR),
semplificando notevolmente le difficoltà, anche economiche, legate al monitoraggio VAS senza
sminuirne la rilevanza.
L’insieme di questi due elementi costituisce un’occasione per mettere in relazione l’informazione
ambientale tecnica, che esiste ma rimane spesso confinata negli uffici tecnici o in appositi allegati dei
piani e dei programmi, con la programmazione, ovvero con i contesti in cui si costruiscono le politiche
di sviluppo dei territori. L’avvio di questa relazione, se associata ad un miglioramento delle relazioni
tra AdG e AA, anche attraverso una sua formalizzazione, può portare ad una definizione di politiche
consapevole da un lato delle peculiarità e delle fragilità territoriali, dall’altro delle richieste a livello
ambientale cui le regioni sono chiamate a rispondere.
2 Per una riflessione sulla efficacia degli interventi in tema ambientale (problematica parallela alla valutazione dell’efficacia
dell’integrazione ambientale negli interventi non ambientali) cfr. “Gli interventi in tema di ambiente, energia e clima nella
programmazione comunitaria 2007/2013 delle Regioni Obiettivo Convergenza. Attori, procedure, risorse”, predisposto dagli
Esperti della Linea 3 “Azioni orizzontali per l’integrazione ambientale” del POAT Ambiente – PON GAT 2007/2013 e disponibile
presso il sito della Rete www.reteambientale.it
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
L’analisi condotta mette in evidenza alcune dimensioni su cui appare necessario lavorare per ottimizzare
tali opportunità e garantire un effettivo apporto del monitoraggio VAS alla programmazione. Il testo
che segue contiene alcune riflessioni in questo senso, in relazione agli ambiti principali su cui l’attività
di analisi è stata incentrata (indicatori, integrazione e governance).
Indicatori
Risulta ancora problematico il reperimento sistematico degli indicatori che possano rappresentare il
contesto di riferimento alle diverse scale (nazionale, regionale, provinciale). In questo senso, il ruolo
di ARPA è molto significativo nella formazione, la gestione e l’aggiornamento dei dati ambientali.
Passa poi alla Regione/Provincia la responsabilità di sistematizzare e rendere pubbliche le informazioni
pervenute, attraverso la costituzione di Sistemi informativi dedicati, Cataloghi Regionali/Provinciali che
possano diffondere gli indicatori di contesto proposti. Nei casi in cui la sinergia sia stata attivata, tali
strumenti si sono rivelati la principale fonte di riferimento nella formazione dei PMA dei programmi.
Infatti, ove le Regioni abbiano a disposizione sistemi informativi anche tematici, la messa a sistema
delle diverse banche dati consente la copertura di tutte le tematiche ambientali con dettaglio almeno
regionale/provinciale e garantisce l’attendibilità e il continuo aggiornamento del dato. In queste
situazioni non si riscontrano criticità circa il reperimento delle informazioni per il popolamento degli
indicatori di contesto.
In altri casi, le Relazioni sullo Stato dell’Ambiente (RSA) o gli Annuari sono assunti come riferimento
principale per il monitoraggio degli andamenti delle variabili di contesto. Questa impostazione
appare efficace a patto che vengano chiarite da subito le responsabilità, le modalità e la tempistica
dell’aggiornamento degli indicatori selezionati.
Gli indicatori che verificano la capacità del programma di raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità
e gli effetti indotti nell’ambiente risentono della difficoltà di dover aggiornare la stima dei propri effetti
in continuo nel corso dell’attuazione (calcolo ipotetico elaborato in sede di RA). Inoltre, in molti casi
si segnala la difficoltà di registrare gli effetti indotti dal programma su un contesto ambientale che
varia per una serie di elementi scaturiti dai diversi piani e programmi attivi sul medesimo territorio.
L’approccio utilizzato in molti casi prevede infatti che gli effetti del programma siano controllati
in relazione al contesto ambientale in cui il programma opera, in particolare, che gli indicatori di
programma siano posti in relazione con gli obiettivi di sostenibilità e gli indicatori di contesto.
Integrazione
Come e quanto il monitoraggio ambientale stia influenzando l’attuazione del programma ed eventuali
sue modifiche, è pressoché impossibile da valutare in questa fase, anche per l’avvio disomogeneo
delle attività di monitoraggio nelle diverse Regioni. Il traguardo da porsi rimane ad ogni modo la
capacità di orientare la programmazione, integrandosi al meglio con il monitoraggio e la valutazione
indipendente previsti dai programmi, che presentano interessanti opportunità di sinergia. Essenziale è
la capacità delle amministrazioni di coordinare le richieste di informazioni a diverso titolo avanzate nei
confronti dei beneficiari, senza le quali il monitoraggio si trasforma in un esercizio autoreferenziale.
Ove questa funzione sia demandata per il monitoraggio VAS interamente all’AA, in assenza di qualsiasi
forma di integrazione tra il monitoraggio del programma e quello ambientale, questa attività diviene
estremamente faticosa e difficilmente consente la raccolta delle informazioni necessarie. Analogamente,
dal punto di vista della pubblicazione degli esiti del monitoraggio, appare evidente come nei casi in cui
essi vengano inseriti nel RAE, si creino realmente le condizioni perché il CdS operi eventuali modifiche
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IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
al programma o al regime dell’attuazione in modo pienamente consapevole degli effetti indotti sul
territorio. Ciò potrebbe avvenire anche attraverso la definizione di un nucleo ristretto di indicatori
condivisi fra i programmi, che tuttavia non esauriscano la problematica del monitoraggio.
Da questo punto di vista è rilevante sottolineare che soltanto alcune Regioni hanno identificato
all’interno del sistema di monitoraggio ambientale le modalità per procedere ad eventuali modifiche
del programma sulla base dei suoi esiti. Tra queste, la Regione Sardegna, ha definito delle soglie critiche
in base alle quali procedere ad attivare misure di ri-orientamento.
In sintesi, la direzione verso cui lavorare sembra profilarsi chiaramente nell’integrazione tra il
monitoraggio VAS e quello di programma, nonché nella definizione di strumenti trasversali per
l’integrazione di monitoraggi di strumenti diversi. Parallelamente all’integrazione dei monitoraggi,
perché realmente possa essere garantito un supporto alla programmazione, procede l’integrazione
delle valutazioni, per la quale appare rilevante la relazione tra i soggetti coinvolti nei due diversi filoni
di attività e la condivisione di informazioni e metodi.
Governance
Il ritardo nell’attivazione del monitoraggio VAS appare attribuibile a motivazioni diverse, tra cui la
carenza di personale presso gli uffici dell’AA, cui si demandano le responsabilità sul tema, quando non
sia prevista una specifica integrazione con il monitoraggio di programma o in assenza di assistenza
tecnica dedicata. Cruciale appare anche il mancato riconoscimento formale del ruolo dell’AA: in molte
Regioni l’assenza di un riferimento diretto all’interno della sezione Autorità del programma ha portato
ad una subalternità delle attività dell’AA quasi totale. In questi casi, molto spesso il monitoraggio VAS
appare assolutamente secondario e non tenuto in adeguata considerazione dall’AdG, che ne dovrebbe
essere soggetto responsabile. In altri casi invece, all’AA è demandata la responsabilità del monitoraggio
ambientale. In alcuni programmi FESR e in diversi casi per il FEASR, l’AdG partecipa attivamente alla
definizione di contributi specifici e all’effettiva presa in carico delle informazioni derivanti dalle attività
di monitoraggio.
I casi analizzati esplicitano come il monitoraggio ambientale funzioni se proceduralizzato all’interno
del monitoraggio del programma. In particolare, se dall’inizio venga prevista la partecipazione dei
responsabili di asse e di misura, ancor meglio se all’interno di un coinvolgimento più ampio dei soggetti
della programmazione e della valutazione (nuclei e valutatore indipendente). Il riconoscimento
delle attività e degli esiti del monitoraggio esce dalla dimensione puramente formale per aprire a
reali possibilità di interagire con la struttura dell’attuazione del programma. In quest’ottica, appare
dirimente il ruolo dei sistemi informativi nei casi in cui essi vengano utilizzati come piattaforma per i
monitoraggi, garantendo trasparenza e facilità di accesso alle informazioni, nonché il governo delle
interazioni tra i soggetti coinvolti.
Queste dimensioni funzionano se c’è una definizione chiara delle responsabilità dei diversi soggetti,
in particolare di AA e AdG, anche attraverso strumenti specifici come i piani di cooperazione. Non è
importante la forma scelta, ma è essenziale che la definizione dei ruoli e l’attribuzione dei compiti
tra le due autorità sia condivisa e abbia un supporto tecnico-scientifico adeguato. In alcune regioni
l’esperienza del monitoraggio ambientale è stata resa possibile solo attraverso il contributo delle
assistenze tecniche di programma o dell’AA.
La proceduralizzazione riguarda allo stesso modo il tema dei tempi. Appare necessario gestire anche
temporalmente i flussi informativi necessari al monitoraggio ambientale, per fare in modo che i rapporti
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
di monitoraggio siano un reale supporto alle attività di verifica dell’attuazione e di ridefinizione di
alcuni elementi dei programmi. Lo scambio delle informazioni deve essere progettato lungo l’intero
arco dell’attuazione, individuando finestre temporali precise, prevedendo risposte al manifestarsi di
possibili carenze informative predisponendo schede per la raccolta di informazioni ad hoc.
Profili problematici
La testimonianza delle amministrazioni coinvolte, con pareri espressi sia dalla AA che dalle AdG,
segnala come alcuni temi come la disponibilità delle informazioni e le relazioni istituzionali rimangano
problematici. Le difficoltà nel reperimento dei dati e soprattutto nella loro organizzazione e
aggiornamento rimangono infatti uno dei nodi più critici. Esse sono legate anche alla frammentarietà
dei soggetti detentori del dato che creano patrimoni informativi eterogenei e non confrontabili tra
loro. A queste situazioni si chiede di rispondere definendo direttive regionali comuni, che dettino regole
per la gestione e la messa a disposizione dei dati. In molti casi, è la relazione con Arpa a non trovare una
adeguata codificazione per poter assolvere alle esigenze sempre più stringenti del monitoraggio del
contesto per la VAS. Ulteriore elemento da tenere in considerazione è la necessità di rispondere e tenere
sotto controllo criticità tipicamente ambientali che interessano alcune componenti e, in particolare,
alcuni territori.
Dal punto di vista degli indicatori per il monitoraggio degli effetti del programma, si rileva come il
calcolo sia generalmente effettuato sulla base dei dati derivanti da monitoraggi esistenti. Questa
caratteristica, tuttavia, rende difficile comprovare attraverso gli effetti delle misure intraprese
(indicatori influenzati da molteplici fattori esterni al programma).
Sono frequenti le difficoltà nel reperimento dei dati per il popolamento degli indicatori di processo per
il numero ed il dettaglio dei dati richiesti ai beneficiari che difficilmente producono documentazione
consona a quella richiesta, sia spesso per competenze non adeguate alla restituzione di informazioni
tecniche in assenza di indicazioni chiare. In generale, si ravvisa la necessità di prevedere l’obbligo per
i beneficiari di indicare alcune informazioni quantitative di progetto contestualmente all’inserimento
delle domande di finanziamento. Ulteriore fattore di difficoltà è il rilevamento dei dati negativi dei
singoli interventi, in quanto si tratta di dati impliciti non misurabili.
Come anticipato nei paragrafi precedenti, emerge una forte necessità di stabilire una procedura
per rendere più efficace il monitoraggio in fase di attuazione del programma, che ne disegni la
governance ed eventualmente definisca sin dal principio gli strumenti che ne dovranno garantire
l’efficacia. Nell’ambito di questa proceduralizzazione, è necessario infine temporalizzare le attività
di monitoraggio, e disegnare le eventuali trasformazioni degli indicatori di processo/di programma
a seconda delle fasi di reperimento delle informazioni per il popolamento, che si rendono via via più
accurate.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
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IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
3. LE ANALISI
A. INDICATORI
Come anticipato, dei 23 programmi analizzati 13 hanno approvato il Piano di monitoraggio, o definito
misure di monitoraggio tali nel RA da non aver bisogno di un piano successivo. Dei 13 programmi con
piani approvati, 9 hanno pubblicato uno o più rapporti di monitoraggio (tematici o complessivi).
In generale, i PMA e i rapporti ambientali analizzati rispecchiano una struttura degli indicatori
secondo due tipologie principali:
 indicatori di contesto;
 Indicatori di programma (per la verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e per
la valutazione degli effetti ambientali.)
Una delle potenzialità di ampliare questo nucleo principale, è rappresentata dagli indicatori che hanno
lo scopo di verificare l’efficacia dell’integrazione ambientale, su cui diverse Regioni stanno ragionando.
Soltanto in rarissimi casi, gli indicatori si pongono l’obiettivo di tenere sotto controllo la governance
del programma.
Nella maggioranza dei casi, unitamente all’elenco degli indicatori da utilizzare, viene fornita la metainformazione necessaria al loro popolamento.
Nel testo che seguono si delineano informazioni di dettaglio sulle due tipologie di indicatori per
ciascuno dei programmi analizzati. All’interno degli indicatori di programma, è stata mantenuta la
terminologia del programma di riferimento.
Indicatori di contesto
In alcuni casi, come in Campania, Puglia, Lombardia, Piemonte e Umbria, il sistema di monitoraggio
del contesto prevede la correlazione tra obiettivi di sostenibilità e indicatori in grado di descriverli,
contemporaneamente all’analisi degli andamenti delle variabili ambientali. I soggetti fornitori di dati
sono in questi casi chiaramente individuati per ciascun indicatore, pur con alcune criticità. L’ARPA non
è sempre coinvolta direttamente nel monitoraggio, ma figura sempre tra i soggetti detentori e fornitori
di dati, anche se permane la criticità in molte Regioni del titolo oneroso con cui le Agenzie forniscono
alcuni dati ritenuti rilevanti.
In Regione Campania, in cui è stato predisposto un monitoraggio unitario per la Programmazione FESR e
FEASR (Piano Unitario di Monitoraggio Ambientale – PUMA), gli indicatori di contesto utilizzati sono comuni
a tutti gli strumenti di programmazione e articolati per componente ambientale: Aria e Cambiamento
climatico/Energia, Acqua, Suolo, Biodiversità, Paesaggio. Tali indicatori, organizzati per obiettivi ambientali
individuati nel RA, vengono selezionati in relazione agli obiettivi del singolo programma.
In alcuni casi, le Relazioni sullo Stato dell’Ambiente (Liguria) o gli Annuari, sono assunti come
riferimento principale per il monitoraggio degli andamenti delle variabili di contesto. In questi casi, non
vengono riscontrate criticità circa il reperimento delle informazioni per il popolamento degli indicatori
di contesto.
In generale, il reperimento di dati per la descrizione del contesto risulta ancora problematico. Nei casi
i cui le Regioni siano particolarmente ricche di sistemi informativi anche tematici, la messa a sistema
delle diverse banche dati consente la copertura di tutte le tematiche ambientali con dettaglio almeno
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
regionale e garantisce l’attendibilità e il continuo aggiornamento del dato.
Il PUMA del POR Campania ad esempio, prevede per il popolamento degli indicatori di contesto, il
coinvolgimento degli enti territoriali e delle Strutture Tecniche di Settore, quali Autorità di Bacino o di
Distretto, Osservatorio Regionale Rifiuti, ARCADIS, ASTIR ecc.
La Regione Sardegna utilizza il Sistema Informativo Regionale Ambientale (SIRA) per il popolamento
degli indicatori di contesto. Tra i moduli del SIRA, vi è quello dedicato alla gestione multidimensionale
degli indicatori ambientali che fornisce un ausilio all’individuazione degli indicatori per il monitoraggio
della VAS. Nello specifico, attraverso il SIRA, vengono popolati gli indicatori relativi alle diverse
componenti ambientali del PO FESR.
La Regione Umbria, con L.R. 12/2010 ), ha assegnato ad ARPA la formazione, la gestione e l’aggiornamento
di un Catalogo Regionale degli Indicatori. Esso definisce per tipologie di piani o programmi gli indicatori
ambientali e costituisce il riferimento per la formazione dei PMA di tutti i piani e programmi da
sottoporre a VAS. Il POR FESR, pur essendo stato redatto prima della L.R., utilizza indicatori presenti nel
Catalogo, garantendo una sostanziale autosufficienza della Regione dal punto di vista della fornitura
dei dati necessari. Gli indicatori inseriti nel PMA hanno infatti come principali fonti i dati forniti dalla
Regione o dall’ARPA; solo in casi eccezionali si fa ricorso a dati esterni forniti da ISTAT o ENEA.
Arpa ha un ruolo centrale per il popolamento degli indicatori di contesto anche in Veneto, dove
rappresenta la principale fonte dei dati utilizzati.
Indicatori di programma
Programmi Operativi Regionali (POR FESR)
Gli indicatori di programma sono generalmente strutturati per Assi e per Linee d’intervento a cui
vengono associati gli obiettivi di sostenibilità ambientale individuati nei R.A.
In tutte le Regioni tali indicatori seguono l’andamento del programma per verificare la capacità di
raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità e gli effetti ambientali indotti. In alcuni casi, c’è uno
specifico riferimento alla necessità di aggiornare di continuo la stima degli effetti ambientali elaborata
in sede di RA.
La Regione Lombardia (POR e PSR) utilizza anche indicatori in grado di valutare la qualità del processo
d’integrazione ambientale, verificando la presenza e la significatività dei criteri ambientali nei bandi,
la risposta da parte dei beneficiari, l’efficacia dei criteri nel prevenire effetti ambientali avversi. Sono
inoltre stati elaborati indicatori per la valutazione dell’interazione fra AA e Responsabili di Linea di
Intervento/di Asse, con l’obiettivo di descrivere la funzionalità del disegno di governance attivato.
Nel PSR, essi valutano la qualità del processo d’integrazione ambientale attraverso la valutazione
della stessa all’interno delle Disposizioni Attuative Quadro, esaminando la presenza e il peso di criteri
ambientali di ammissibilità e di priorità e valutando la risposta da parte dei beneficiari. Tengono inoltre
sotto controllo l’evoluzione del regime di condizionalità per componente ambientale. In questo caso
specifico, fanno parte degli indicatori di programma indicatori sia di processo sia per la valutazione del
contributo del programma alla variazione del contesto. Di questi ultimi, che possono essere elaborati
in termini di “variazioni” dei valori relativi al contesto, si fornisce la metodologia di calcolo,. Si prevede
infine che alcuni indicatori possano avere approfondimenti territoriali ove si ritenga necessario.
In Valle d’Aosta, la valutazione della qualità del processo d’integrazione ambientale, è oggetto di
confronto tra l’AdG e l’AA, a valle della presentazione del monitoraggio ambientale.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
21
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
Nel Po FESR della Regione Puglia, la qualità del processo di integrazione ambientale è – indirettamente
– oggetto del sistema di monitoraggio, in quanto molti indicatori proposti saranno popolabili solo in
caso di recepimento da parte del programma dei criteri di sostenibilità individuati.
Il PUMA della Regione Campania ha adottato un metodo unitario per il monitoraggio dei programmi
di sviluppo regionale (al momento FESR e FEASR) che prevede il monitoraggio ambientale attraverso
indicatori di processo, legati all’attuazione del programma e indicatori descrittivi del contesto.
L’approccio suggerito prevede che gli effetti del programma siano controllati in relazione al contesto
ambientale in cui il piano stesso opera e che, per sua stessa natura, è soggetto a variazioni non
solo imputabili all’attuazione del PO FESR. Gli indicatori di processo consentono di verificare il
raggiungimento degli obiettivi in termini sia di efficacia che di efficienza3.
Ai fini del monitoraggio ambientale occorrerà mettere in relazione le attività finanziate dal PO
che potranno avere incidenza positiva diretta sugli obiettivi di sostenibilità ambientale, indiretta o
indifferente/potenzialmente negativa, con gli scostamenti registrati a livello di contesto ambientale di
riferimento. La raccolta e l’analisi degli indicatori di processo consente, in ultima istanza di verificare
il raggiungimento degli obiettivi operativi del PO e di mettere in relazione questi obiettivi con quelli di
sostenibilità ambientale riportati nel Rapporto Ambientale.
Gli indicatori di processo si distinguono in indicatori di risultato e di realizzazione e si riferiscono al
raggiungimento degli obiettivi operativi del PO FESR e all’avanzamento del programma.
Al fine di acquisire e organizzare le informazioni necessarie a valutare il modo in cui il piano interviene
modificando i processi in corso nelle differenti aree territoriali e sulle diverse componenti ambientali
osservate, gli obiettivi ambientali sono stati correlati a indicatori di contesto e di processo e, attraverso
una matrice di valutazione, con le realizzazioni del Programma.
Il PUMA presenta inoltre un’analisi della vulnerabilità del territorio regionale rispetto alla sfida del
cambiamento climatico. All’interno dei singoli territori regionali è possibile infatti rilevare differenze
significative relative agli indicatori che compongono gli indici aggregati di vulnerabilità al fenomeno
del cambiamento climatico.
Al fine di effettuare analisi più approfondite e valutazioni differenziate a seconda delle aree territoriali di
volta in volta considerate, ma anche per sviluppare strategie, politiche e azioni finalizzate all’adattamento
e alla mitigazione dei rischi derivanti dai fenomeni in corso coerenti con le caratteristiche e i fabbisogni
dei territori, occorre poter disporre di analisi e informazioni di dettaglio. In questa prospettiva è stata
avviata una prima sperimentazione che declina a livello comunale le valutazioni svolte dalla DG REGIO.
In Regione Liguria, gli indicatori di programma monitorano i principali obiettivi ambientali desunti
dal contesto conoscitivo, normativo e programmatico di vario livello, ritenuti pertinenti ai
contenuti del POR. Gli indicatori di valutazione (così vengono definiti) sono strutturati per componente
3 Al fine di monitorare l’attuazione del programma dal punto di vista del sistema ambientale all’interno del quale opera, a
partire da luglio 2010, sono state avviate le seguenti attività:
1. individuazione e aggiornamento indicatori ambientali di contesto al fine di verificare le condizioni e lo stato delle
risorse naturali relativamente ai principali tematismi/componenti individuate nel rapporto ambientale;
2. osservatorio permanente sull’attuazione della normativa in materia di ambiente e sviluppo sostenibile al fine di verificare le risposte messe in campo a livello europeo e la declinazione a livello nazionale e regionale;
3. monitoraggio dell’attuazione del programma relativamente alle priorità ambientali, energetiche e climatiche del QSN
e agli obiettivi di sostenibilità ambientale del POR FESR;
4. analisi della vulnerabilità del territorio regionale rispetto alla sfida prioritaria del cambiamento climatico (Regions
2020 - DG Regio)
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
ambientale, in stretto contatto con gli indicatori di monitoraggio del programma. Per ciascuna
componente considerata, vengono selezionati due indicatori (uno per il tema dei Rifiuti) integrati con
la descrizione, l’unità di misura e la tipologia corrispondente secondo il modello DPSIR. Il popolamento
e l’aggiornamento degli indicatori avviene attraverso il Sistema Informativo Regionale Ambientale
e attraverso i vari soggetti coinvolti nel monitoraggio (cfr Cap. 2.3 “Governance”). In generale, gli
aggiornamenti sono semestrali o annuali ma le frequenze variano a secondo degli indicatori e dei
fornitori dei dati..
Il monitoraggio ambientale del PO FESR in Puglia prevede indicatori di programma strutturati per
componente ambientale analogamente agli indicatori di contesto e definiti in relazione agli obiettivi
di sostenibilità individuati per ciascuna componente ambientale. Essi descrivono gli effetti ambientali
conseguenti all’attuazione del programma. Dalle tabelle e dalle schede allegate ai RdM, è possibile
infatti individuare le azioni del programma concorrenti al loro popolamento, che avverrà attraverso
il rilevamento dei dati dai beneficiari e/o dai Responsabili di Azione. Ciascun indicatore è descritto
dettagliatamente in apposite schede4.
Il PO FESR della Regione Veneto propone un set di indicatori articolati per Asse prioritario di intervento.
Non avendo la valutazione degli effetti messo in luce effetti negativi, non esiste correlazione diretta tra
gli effetti sulle componenti ambientali e gli indicatori.
Nel PO FESR della Regione Umbria, gli indicatori sono strutturati per Asse prioritario e raggruppati in
quattro tipologie5:
a) Indicatori di contesto: riguardano gli obiettivi globali che il programma ed i suoi Assi hanno
definito in funzione dell’analisi di contesto. Sono utilizzati gli indicatori di programma anche
per l’analisi di contesto ai fini del monitoraggio ambientale in sede di Rapporti annuali;
b) Indicatori di effetto: definiti nel PO FESR come indicatori d’Impatto, e posizionati a livello di
Asse per la quantificazione degli obiettivi specifici e la valutazione di efficacia del programma;
c) Indicatori di risultato: utili per la valutazione degli output del programma a livello di
obiettivi operativi nel breve periodo;
d) Indicatori di realizzazione: posizionati a livello di singola attività permetteranno in corso
d’opera, di monitorare assieme agli indicatori di risultato, l’efficienza del programma.
Il PO FESR della Regione Sardegna ha previsto per ogni Asse indicatori di realizzazione e di risultato
afferenti alle componenti ambientali interessate dall’attuazione degli interventi finanziati. Gli indicatori
di realizzazione vengono utilizzati per valutare la realizzazione di interventi correlati in relazione agli
obiettivi di sostenibilità ambientali integrati nel Programma e/o alle misure di mitigazione; gli indicatori
di risultato valutano gli esiti del Programma in relazione al perseguimento degli obiettivi ambientali.
Infine, nel PO Fesr della Regione Sicilia sono previsti indicatori prestazionali di realizzazione, risultato
e impatto.
Programmi di Sviluppo rurale (PSR FEASR)
I Programmi di Sviluppo Rurale si avvalgono del “Quadro comune per il monitoraggio e la valutazione”
4 Le informazioni contenute nelle schede degli indicatori di programma sono: nome, descrizione, tipo (contributo, processo
ecc), unità di misura, azioni associate, fonti per il popolamento, soggetto fornitore del dato, modalità di acquisizione, modalità di elaborazione, presenza di un eventuale indicatore di contributo correlato, modalità di correlazione tra l’indicatore di
processo e l’indicatore di contributo, indicatore di contesto correlato.
5 Le informazioni definite per ciascun indicatore sono: specificità, misurabilità, raggiungibilità, pertinenza, aggiornabilità.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
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IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
di cui all’art 89 del Regolamento CE n°1698/2005. In alcuni casi il monitoraggio Vas viene condotto
completamente all’interno del monitoraggio di programma attraverso gli indicatori del quadro comune
(ad esempio Bolzano). In altri casi, questo set minimo viene arricchito in sede regionale.
Nel caso della Regione Liguria, il RA del PSR, individuava un primo set esemplificativo di indicatori
da valorizzare, prevalentemente ex ante ed ex post l’attuazione del programma. Successivamente,
l’AdG si è dotata di un sistema di monitoraggio che si avvale degli indicatori del “Quadro comune
per il monitoraggio e la valutazione” e di un set aggiuntivo di indicatori regionali. Nel RdM è stato
definito l’approccio metodologico al monitoraggio ambientale attraverso un’analisi qualitativa degli
effetti ambientali per ciascuna misura. Gli indicatori di misura con contenuto ambientale individuati,
costituiscono il sistema di monitoraggio ambientale del programma. Essi sono valorizzati nei RAE (cfr.
tabella esemplificativa del RA). Sono stati inoltre inseriti tra i “Baseline Indicators” il “Bird Farmland
Index” e la “concentrazione dei nitrati nelle acque superficiali e sotterranee” monitorati attraverso
specifici programmi da Regione Liguria - ARPAL.
Il PSR della Provincia di Bolzano individua:
 Indicatori di programma: permettono di verificare il contributo del PSR rispetto ai principali
trend ambientali;
 Indicatori di impatto: informazioni o dati elaborati anche per fini diversi dal PSR utili per
identificare l’impatto complessivo del programma sul territorio in relazione alle principali
tematiche ambientali.
Il monitoraggio degli aspetti ambientali si svolge su tre differenti livelli:
 per il singolo progetto verifica che le azioni siano conformi alla legislazione comunitaria,
nazionale e provinciale;
 per una selezione rappresentativa di progetti, grazie al previsto monitoraggio a campione,
in ambito di approvazione viene seguita l’attuazione del progetto attraverso uno strumento
specifico;
 per i Comuni, la disponibilità di una serie d’indicatori di sostenibilità a livello comunale
permette di svolgere un’analisi aggregata di efficacia, anche se in questo caso diviene
problematico il riconoscimento degli effetti del programma rispetto a quelli indotti da altri
strumenti sul territorio.
Il RA evidenzia inoltre, come nella maggior parte dei casi non sia possibile correlare al programma
le variazioni degli indicatori di effetto proposti con un nesso causale. Per tale motivo, si ritiene più
efficiente e anche più efficace un monitoraggio a livello di progetti approvati e di progetti attuati.
Relativamente all’approvazione dei progetti, due aspetti sono oggetto di verifica:
 la documentazione di progetto può lasciar supporre che il progetto evidenzi significative
divergenze rispetto al profilo valutativo della misura nel suo complesso?
 il progetto viene attuato in una zona in cui si evidenziano parametri ambientali interessati dal
progetto stesso, che hanno già raggiunto valori critici?
Nella verifica di progetti già attuati possono essere esaminati aspetti che non potrebbero risultare
evidenti né dal programma stesso, né dalla domanda di finanziamento. Ad esempio: la cessione
dell’azienda agricola, che viene di per sé favorita nel quadro del programma, porta tendenzialmente
ad un’intensivizzazione o ad un’estensivizzazione dei sistemi di conduzione? Oppure: il risanamento di
corpi idrici superficiali può effettivamente produrre un effetto positivo per l’ambiente?
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
Simili verifiche su casi singoli (come proposto nella valutazione ex-ante), condotte sulla traccia del set
dei 19 indicatori di efficacia, permettono di evidenziare molto rapidamente la qualità dell’attuazione
del programma e ne consentono eventualmente una tempestiva correzione.
Fonti e modalità di popolamento degli indicatori di programma
Nei casi in cui le informazioni per il monitoraggio ambientale vengono raccolte attraverso il sistema
di monitoraggio del programma (Veneto, Liguria, ..) non si ravvisa alcuna difficoltà nel popolamento
degli indicatori.
In altri casi, in cui i sistemi di monitoraggio fisico, finanziario e procedurale dei programmi interagiscono
con il monitoraggio ambientale; ovvero in cui l’AA ha accesso ai dati del monitoraggio di programma,
gli strumenti attuativi rappresentano la fonte dati principale per il popolamento degli indicatori di
programma. Infatti, nel caso di misure a diretta finalità ambientale, le informazioni necessarie al
monitoraggio ambientale coincidono con quelle rese disponibili nell’ambito del processo di selezione e
valutazione delle richieste di finanziamento. Negli altri casi, l’integrazione dei documenti di attuazione
consente la verifica del rispetto delle condizionalità ambientali poste (criteri ambientali) e la valutazione
della loro efficacia attraverso il monitoraggio ambientale. In molti casi, però, l’accesso ai dati del
monitoraggio di programma non appare scontato, sintomo di una difficoltà di relazione tra AdG e AA.
In Regione Piemonte, una prima raccolta di informazioni avviene nella fase di presentazione delle
domande. Il Sistema di Monitoraggio Ambientale del POR-FESR raccoglie e gestisce principalmente
due tipologie di informazioni:
 dati inerenti il contesto ambientale, contenuti nelle banche dati settoriali esistenti che vanno a
comporre il Sistema Informativo Regionale Ambientale, in modo da aggiornare periodicamente
gli indicatori che compongono lo scenario di riferimento;
 dati sulle prestazioni ambientali dei singoli interventi, raccolti in fase di istruttoria, di ammissione
a finanziamento e di realizzazione (al saldo). La raccolta avviene in maniera progressiva e in
funzione delle necessità legate alle varie fasi della valutazione.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
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IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
Il reperimento dei dati per il popolamento degli indicatori di programma necessita di una chiara
identificazione delle informazioni reperibili attraverso i diversi strumenti attuativi e di una conseguente
integrazione degli stessi. Per i dati derivanti da bandi il cui finanziamento è subordinato a prestazioni
ambientali, infatti, si ottengono tutte le informazioni “positive” che necessariamente devono essere
fornite per accedere al finanziamento. Nei casi in cui non c’è un obbligo di trasmissione delle
informazioni, poiché non direttamente collegate al finanziamento, i dati possono mancare o essere
forniti in maniera episodica e senza una reale possibilità di validazione. In questi casi si cerca di supplire
con analisi statistiche che associano i dati ambientali calcolati ai processi produttivi.
In Regione Veneto, il sistema di monitoraggio di programma verifica anche le performance ambientali
con rilevazioni dirette a livello progettuale. Il rilevamento avviene in concomitanza con la Valutazione
Intermedia e relativo aggiornamento.
In Regione Sardegna, gli indicatori di realizzazione sono strettamente legati agli interventi proposti dal
PO FESR, e i relativi dati verranno forniti direttamente dall’AdG in base ai progetti finanziati e alle loro
caratteristiche.
In Regione Campania, tutti gli indicatori di realizzazione fisica e finanziari previsti dal Sistema
Regionale di Monitoraggio (presenti all’interno del sistema SMILE) rappresentano le fonti primarie
per la costruzione degli indicatori di processo previsti dal PUMA. Le informazioni relative alla
programmazione e attuazione degli interventi, classificate per tipologia e organizzate per ambito
territoriale e geografico di intervento, potranno essere inoltre incrociate con altre informazioni che
descrivono il contesto ambientale e territoriale, fornendo spunti utili per analizzare la capacità del
programma di rispondere a particolari situazioni ambientali o territoriali e verificare quindi la coerenza
delle risposte messe in campo.
Al fine di acquisire le informazioni necessarie a elaborare gli indicatori di processo per alcune misure del
PSR FEASR sarà necessario acquisire ulteriori informazioni sulle modalità di attuazione degli interventi.
A tal fine, è stata elaborata una scheda di rilevazione tipo che, una volta compilata, il Referente di Misura
avrà cura di trasferire all’Ufficio dell’AAR e all’AdG in formato digitale. Le informazioni contenute nella
scheda, insieme alle ordinarie informazioni fisiche e finanziarie relative all’attuazione del PSR trasmesse
dai Responsabili di Asse e di Misura, consentiranno all’Ufficio dell’AA di elaborare annualmente i RdM
che andranno a completare i RAE. Si segnala come modalità specifiche di attuazione come i Grandi
Progetti abbiano necessità di particolare attenzione. In questo senso, la AdG ha chiesto supporto all’AA
anche al fine di poter avviare da subito, in coerenza con quanto previsto dal PUMA, un sistema di
monitoraggio in grado di dare conto degli effetti ambientali dei GP.
Sul medesimo modello, la Regione Lombardia prevede per il PO FESR tre fasi in cui si svolge il
monitoraggio:
 “ex ante”, per un monitoraggio previsionale, basato sugli interventi ammessi a finanziamento
(analisi delle graduatorie);
 “ex post”, una volta che gli interventi sono stati realizzati prevedendo anche sopralluoghi,
interviste con i beneficiari, ecc.;
 in una fase intermedia per casi specifici (ad esempio per l’Asse 3 “Mobilità Sostenibile”, vi è
una fase di verifica del progetto esecutivo a base di gara, preliminare alla conferma dell’aiuto
finanziario).
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
Gli indicatori di processo sono popolati a partire da dati reperibili:
 all’atto del finanziamento, dai formulari di presentazione dei progetti secondo i criteri ambientali
di selezione, e/o da questionari compilati da parte del beneficiario;
 nel caso di variazioni significative intervenute a valle del finanziamento;
 alla conclusione della realizzazione, attraverso la documentazione specifica prodotta
contestualmente alla richiesta di saldo e/o sopralluoghi diretti da parte dell’AA inserita all’interno
del, sistema informativo GEFO (Gestione Finanziamenti on line – dati inseriti direttamente dai
beneficiari);
 in fase di esercizio, attraverso questionari e indagini ad hoc, sopralluoghi diretti da parte
dell’AA.
Con specifico riferimento al PSR, Il SIARL (Sistema Informativo Agricolo di Regione Lombardia) raccoglie
e aggiorna in continuo tutte le informazioni riguardanti le istruttorie di tutti gli interventi finanziati
con il programma, una parte dei quali dispone di informazioni georiferite. Il sistema contiene solo
in alcuni casi i dati di progetto necessari alla stima quantitativa degli indicatori per il monitoraggio
ambientale.
In Regione Umbria, i dati dovrebbero essere trasferiti dai responsabili di attività ogni qualvolta in loro
possesso, ma in realtà l’aggiornamento avviene una volta l’anno attraverso degli specifici incontri
bilaterali volti all’aggiornamento dello stato di avanzamento effettivo della propria attività.
In Regione Valle d’Aosta, il rilevamento dei dati avviene a seconda della tipologia dell’intervento,
mediante richieste dirette a:
 i beneficiari dell’intervento quando si tratta di strutture dell’Amministrazione Regionale
(Direzioni);
 le strutture coinvolte nella gestione degli interventi del POR (ex. Società in house)
 le strutture dell’Amministrazione Regionale competenti per la tematica interessata (ex.
Direzioni dell’Assessorato territorio e ambiente, ARPA)
Le principali fonti dei dati per gli indicatori del PO FESR della Regione Puglia sono i beneficiari e i
Responsabili di Azione, attraverso la compilazione di appositi formulari predisposti dall’AA. In alcuni
casi, e in particolare negli avvisi pubblici già integrati dall’AA, alla documentazione del bando sono
state allegate le schede di rilevamento dei dati.
In rari casi si prevedono valutazioni di tipo ambientale per gli strumenti di attuazione dei programmi.
L’Asse 4 “Tutela e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale” del PO FESR della Regione
Lombardia si attua attraverso strumenti di progettazione integrata (PIA – Progetto Integrato d’Area).
La valutazione ambientale è effettuata tramite criteri di sostenibilità che valutano complessivamente:
la governance dello strumento e la sua coerenza esterna e interna. È presente una soglia di punteggio
minima (relativamente all’insieme dei criteri) che deve essere raggiunta per l’ammissibilità
Utilizzo dei sistemi informativi
I sistemi informativi regionali o provinciali vengono utilizzati, ove possibile come fonte principale per
il popolamento degli indicatori di contesto. Nella maggior parte delle Regioni però, i sistemi appaiono
ancora frammentari e non in grado di supportare le necessità dettate dal monitoraggio del contesto
ambientale in funzione della VAS. In alcuni casi, riescono ad interagire con il monitoraggio del
programma, che restituisce informazioni derivanti dal monitoraggio degli effetti ambientali in forma
territorializzata, contribuendo in qualche modo all’aggiornamento dei sistemi informativi.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
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IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
In generale, al fine dell’espletamento di tutte le funzioni connesse all’attuazione dei programmi,
risulta indispensabile l’impiego di procedure informatizzate e la creazione di un sistema informativo
che consenta la gestione delle possibili attività connesse all’attuazione del programma, concernenti la
gestione, la sorveglianza, il controllo, la valutazione ed il monitoraggio.
Il Sistema Informativo del POR-FESR della Regione Piemonte è realizzato all’interno del Sistema
Informativo Regionale (SIRE), in modo da garantire il raccordo e l’interscambio dei dati con i sistemi
informativi esistenti relativi alle diverse materie di interesse in ambito regionale e connesse con
l’argomento. Nel caso di progetti a carattere energetico-ambientale dell’Asse II, le informazioni
derivanti dalle domande, sono conservate anche nel DTIF Energia - Dati tecnici interventi finanziati
- della RUPAR-Piemonte. Tale Banca Dati rappresenta un archivio per la raccolta dei dati tecnici
degli interventi energetici oggetto di finanziamenti, che forniscono indicazioni per descrivere gli
interventi finanziati e la loro distribuzione sul territorio. Dalla Banca Dati è inoltre possibile esportare
le informazioni per realizzare successive elaborazioni.
Nel caso della Campania, oltre all’utilizzo dei sistemi informativi regionali esistenti ove possibile,
si propone di implementare un sistema informativo territoriale geo-referenziato a supporto del
monitoraggio ambientale della programmazione unitaria in grado di gestire contemporaneamente
informazioni relative al contesto ambientale di riferimento (andando ad interfacciarsi con il Sistema
Informativo Regionale Ambientale) e al processo di attuazione dei differenti programmi. Tale strumento
si configura come un vero e proprio Sistema di Supporto alle Decisioni per la politica regionale di
sviluppo (DSS). Consentirebbe inoltre di integrare la verifica del raggiungimento degli obiettivi di
sostenibilità ambientale con quella degli obiettivi generali del PO FESR e di analizzare l’interazione degli
effetti ambientali e degli effetti territoriali, sociali ed economici, considerando anche eventuali effetti
derivanti dall’attuazione di altri piani e programmi in termini di sinergie o conflitti. Inoltre, il DSS è
pensato come uno strumento utile alla comunicazione: le informazioni di processo e i risultati annuali
delle analisi di comparazione multi temporale relative all’evoluzione delle componenti ambientali,
archiviate e trattate all’interno del DSS, potranno essere pubblicate tramite le risorse web già presenti
presso l’amministrazione regionale per favorirne la condivisione e assicurare una adeguata divulgazione
delle realizzazioni. Tali informazioni potranno inoltre rappresentare i primi contenuti di base necessari
ad implementare un sistema informativo geografico a supporto della gestione ambientale integrata,
dei programmi di sviluppo e, in ultima istanza, del processo di definizione della Strategia Regionale per
lo Sviluppo Sostenibile. Tale sistema informativo condiviso, potrà quindi rappresentare lo strumento
tecnologico e operativo in grado di consentire l’acquisizione, il trattamento dei dati, la loro analisi in
termini geografici e ambientali e la successiva condivisione delle informazioni prodotte tra i vari attori
istituzionali e sociali.
Analogamente, l’AA della Regione Puglia ha costruito un sistema informativo territoriale nel cui database
sono inserite le informazioni utili al monitoraggio ambientale (posizione territoriale, anagrafica, stato
delle istanze, ecc.).
La Regione Sardegna, anche in attuazione della Direttiva comunitaria 2003/4/CE recepita con
D.lgs.195/2005, nonché in base alle Direttive della rete SINAnet, ha istituito il Sistema Informativo
Ambientale Regionale (SIRA) che implementa e gestisce i catasti ambientali (aria, acqua, suolo, rifiuti,
etc.) derivanti dal D.Lvo 152/2006 e s.m.i. Il secondo stralcio attuativo del SIRA prevede la realizzazione
di nuovi moduli applicativi che consentiranno tra l’altro la copertura completa dei tematismi ambientali
e la costruzione del modulo di gestione dei procedimenti autorizzativi in campo ambientale. A regime,
il SIRA consentirà di fornire un sistema integrato dell’informazione regionale relativa all’ambiente, al
territorio e ad altre variabili socio-economiche.
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
L’art. 16 della L.R. 12/2010 dell’Umbria dispone che il SIAT (Sistema Informativo Territoriale e Ambientale)
raccolga e organizzi di concerto con ARPA le informazioni e i dati relativi ai processi di valutazione
ambientale di VAS, di VIA, di AIA e di VIncA, nonché quelli concernenti le azioni ed i progetti finalizzati
allo sviluppo durevole e sostenibile del territorio della Regione. E’ allo studio l’implementazione
dell’attuale SIAT con uno specifico modulo ambientale.
Nella Provincia di Trento, il processo di monitoraggio degli interventi del PO FESR è svolto di concerto ed
in collaborazione con l’AA. Esso sarà eseguito mediante l’uso del Sistema informativo della Sensibilità
Ambientale (SISA), che permette di avere una conoscenza della situazione ambientale del territorio
provinciale. Principale obiettivo del SISA è quello di creare mappe delle pressioni antropiche e di
sensibilità in generale atte ad illustrare velocemente la distribuzione delle azioni dell’uomo sul territorio
in modo da valutarne gli effetti in un’ottica di sviluppo sostenibile. Il SISA può essere inquadrato come
un sistema di settore che usa il SIAT come fonte di informazione base per le finalità di monitoraggio e
tutela dell’ambiente.
Infine, il sistema informativo per il monitoraggio ambientale del PON Reti e Mobilità è stato pensato
come uno strumento informatico di supporto alle decisioni in grado di garantire un flusso costante e
puntuale di dati e informazioni necessari a valorizzare gli indicatori individuati nell’ambito del PMA.
La soluzione adottata per l’avvio delle attività di implementazione del PMA ha previsto:
 l‘utilizzo di un applicativo freeware per la gestione dei dati (Qgis);
 il contributo del MATTM per l’acquisizione dei dati finalizzati alla rappresentazione del
contesto ambientale;
 La verifica della documentazione disponibile presso il MIT per la caratterizzazione degli
interventi e l’individuazione degli eventuali deficit conoscitivi da colmare
 La scelta di procedere in modo incrementale per l’implementazione del sistema, anche alla luce
dei dati disponibili.
B. INTEGRAZIONE
Il tema dell’integrazione è stato affrontato da diversi punti di vista. La scheda proponeva infatti almeno
tre possibili dimensioni dell’integrazione:
- tra monitoraggio VAS e monitoraggio fisico, finanziario e procedurale del programma
- tra monitoraggi VAS di programmi diversi (eventuale presenza di monitoraggi integrati/unitari
–ruolo del Piano Unitario di Valutazione)
- tra i diversi monitoraggi ambientali attraverso la definizione di strumenti trasversali (quadri di
riferimento per la valutazione e il monitoraggio ambientale).
L’analisi ha portato in luce livelli diversi di integrazione che hanno o possono avere implicazioni dirette
sulla efficacia, la proceduralizzazione e la semplificazione del monitoraggio VAS.
Dal punto di vista dell’integrazione tra monitoraggio VAS e monitoraggio fisico, finanziario e procedurale
del programma, si evidenziano esperienze in cui il primo è una delle componenti del più ampio
monitoraggio di programma (nel caso specifico del FEASR, ma non solo). In questi casi, le informazioni
che riguardano gli aspetti ambientali sono contenute all’interno del RAE che è oggetto di valutazione
specifica da parte del Valutatore indipendente. Il monitoraggio ambientale beneficia dunque dei canali
informativi della programmazione in ingresso (disponibilità delle informazioni per il popolamento degli
indicatori) e in uscita (visibilità degli esiti del monitoraggio sia all’interno del CdS che all’esterno).
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
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IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
Ad un livello diverso, l’integrazione si avvia attraverso la condivisione di alcuni indicatori tra i due
monitoraggi, oppure attraverso l’utilizzo del monitoraggio di programma come parziale fonte di dati
per quello ambientale.
Dal punto di vista dell’integrazione tra monitoraggi VAS di strumenti diversi, emerge come soltanto
in Regione Campania sia stato definito un sistema unitario di monitoraggio ambientale per la
programmazione. In Piemonte, l’integrazione tra FESR e FESR è limitato alle misure in compartecipazione
tra i due fondi.
Il ruolo e il potenziale dei Piani Unitari di Valutazione in questo contesto appare abbastanza marginale.
Solo in rari casi infatti contengono specifiche sul monitoraggio ambientale, anche ponendosi come
elemento di raccordo tra i monitoraggi ambientali, almeno inerenti i programmi finanziati dai fondi
FESR e FEASR (alcune regioni stanno studiando questa possibilità). Ancora più rara è la partecipazione
dell’AA alla definizione di domande di valutazione specifiche, che consentano un’interazione diretta
con il monitoraggio ambientale.
Un ulteriore livello di riflessione riguarda l’integrazione garantita dall’intervento sui diversi programmi
delle AA e delle Arpa, che divengono a loro volta in alcuni casi fattori di integrazione e di messa
in comune di strumenti e indicatori per il monitoraggio ambientale. La partecipazione a gruppi di
pilotaggio o cabine di regia per la programmazione rafforzano queste potenzialità anche in termini di
consolidamento dei contenuti dei Piani e dei Disegni di Valutazione in questo senso.
In alcuni casi, inoltre, sono state avviate attività generali di definizione di quadri di riferimento (sistemi
obiettivi di sostenibilità/indicatori di contesto) per le VAS (Umbria, Puglia, Campania). I programmi
finanziati dai fondi strutturali hanno utilizzato in questo senso riferimenti esistenti, come in Regione
Umbria, oppure hanno rappresentato l’occasione per definire quadri di riferimento più generali (Puglia).
Monitoraggio VAS e Monitoraggio di Programma
Il monitoraggio di programma, fisico, finanziario e procedurale, rappresenta generalmente la fonte dei
dati per il popolamento degli indicatori di processo del monitoraggio ambientale. In alcuni casi però, il
monitoraggio ambientale viene inglobato all’interno del complessivo monitoraggio di programma. Per
il PO FESR della Provincia di Bolzano, ad esempio, questo avviene nell’ottica di una piena integrazione
della VAS nel processo di pianificazione, rilevando come gli effetti ambientali derivanti dalle
decisioni della programmazione vadano analizzati in maniera integrata, insieme alle loro interazioni
con quelli territoriali, sociali ed economici.
La Regione Umbria (PO FESR) ha definito un sistema di monitoraggio in cui si prevede l’inserimento
degli indicatori, come descritti dal RA, nel sistema informatizzato di raccolta dati per il monitoraggio
della fase di realizzazione e per la quantificazione di parte dei risultati attesi. È stata inoltre avviata
l’integrazione dei dati interni alle strutture regionali responsabili della implementazione con altri dati
detenuti da soggetti terzi (ARPA, ISTAT, Centri di ricerca specializzati, Studi e ricerche specifici ecc). Per
quanto concerne il monitoraggio del contesto, tutte le VAS fanno riferimento al Catalogo Regionale
degli Indicatori.
In Regione Piemonte (PO FESR), il Monitoraggio Ambientale è parte integrante ed imprescindibile del
monitoraggio complessivo del programma (lettera I all. VI D.Lgs 152/06). In quest’ottica l’AA collabora
costantemente con l’AdG anche per la predisposizione di domande valutative ad hoc da inserire nelle
Valutazioni del Programma effettuate in fase ex-ante, intermedia ed ex-post, da un valutatore indipendente.
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
La Regione Liguria si è dotata di un sistema unico di monitoraggio fisico, finanziario e procedurale
(SIRGIL) per tutti gli interventi finanziati (cfr. Presentazioni evento “Il sistema dei controlli del PO FESR,
marzo 2011, http://www.regione.liguria.it/argomenti/affari-e-fondi-europei/por-FESR-2007-2013/
informazione-e-pubblicita/eventi/il-sistema-dei-controlli-del-por-FESR-23-marzo-2011.html). I due
livelli di indicatori che costituiscono il sistema di monitoraggio, andranno ad affiancare, permettendo
talvolta addirittura di valorizzare gli altri indicatori fisici previsti dal Sistema di Monitoraggio
Comunitario SFC2007 e dal Sistema Nazionale di Monitoraggio dell’IGRUE (MONITWEB). Attualmente,
le informazioni utili a valorizzare gli indicatori fisici prestazionali (indicatori di realizzazione e
di risultato) sono rilevate dai beneficiari finali degli interventi e verificate dalle strutture regionali
competenti che gestiscono i canali di finanziamento dell’attuale programmazione. Tali informazioni,
vengono caricate sul Sistema informativo Regionale Gestione Interventi Liguria (SIRGIL) condiviso
fra tutti i dipartimenti regionali e usato come strumento interno non solo di gestione e monitoraggio
ma anche di valutazione e supporto alla programmazione. Successivamente i dati vengono trasferiti
attraverso opportune procedure sul MONITWEB.
Di seguito, si riporta in maniera sintetica lo schema logico del PMA; le frecce indicano il flusso
informativo.
In sede di attuazione del PO, vengono raccolte le informazioni (riquadro in basso a sinistra) necessarie a
valorizzare gli indicatori prestazionali e di obiettivo ambientale sul sistema informativo regionale SIRGIL;
queste informazioni, quindi, possono essere successivamente elaborate dal soggetto incaricato del
monitoraggio ambientale per aggiornare tali indicatori. Contemporaneamente, il Sistema Informativo
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
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IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
Regionale Ambientale fornirà i dati e le informazioni necessari per l’aggiornamento degli indicatori di
contesto.
Tutto il sistema seguirà secondo le logiche del ciclo di Deming (Plan–Do–Check–Act), un percorso
virtuoso attraverso la raccolta delle informazioni ottenute con i piani e le attività di monitoraggio
previsti, integrandone i risultati nella gestione. In questo modo, il sistema intende perseguire il
miglioramento continuo delle prestazioni complessive del programma e, in particolare, di quelle
ambientali. I risultati delle attività di monitoraggio consentiranno quindi, di indirizzare le eventuali
rimodulazioni dei contenuti e delle azioni del programma. Le informazioni che riguardano gli aspetti
ambientali, sono contenute all’interno del RAE, anch’esso oggetto di valutazione.
In Valle d’Aosta (PO FESR), si verifica la capacità del programma di raggiungere i propri obiettivi
ambientali, sulla base degli indicatori ambientali definiti nel POR. In particolare, le sedi di verifica del
raggiungimento degli obiettivi sono il RAE e il Rapporto di Valutazione Intermedia (attualmente in
fase di elaborazione).
In Regione Veneto, il monitoraggio VAS è strettamente correlato al monitoraggio di programma,
attingendo direttamente ai core indicators della Commissione Europea6.. Molti indicatori ambientali
coincidono esattamente con gli indicatori di programma. Gli indicatori proposti dalla Regione (di
realizzazione e di risultato), integrano e ampliano i core indicators, a valenza ambientale, per meglio
cogliere le performance ambientali degli interventi. I due monitoraggi appaiono integrati sia per l’utilizzo
di un nucleo comune di indicatori, che per la condivisione delle fonti di riferimento e l’identificazione
dei referenti per l’attuazione dei monitoraggi stessi.
La Sardegna (PO FESR) ha previsto per gli obiettivi ambientali più sensibili del programma, alcuni
indicatori di programma strettamente relazionati agli indicatori VASTra gli indicatori di impatto
associati all’Obiettivo generale del Por l’indicatore “Riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra”
è equiparabile all’indicatore utilizzato per il monitoraggio VAS “Emissioni climalteranti (CO2)”. Altri
indicatori del programma relazionati ad indicatori VAS sono :
 L’indicatore di impatto associato all’Obiettivo globale dell’Asse III “Consumi di energia prodotta da
fonti rinnovabili (GWh di energia consumata e prodotta da fonti rinnovabili su GWh consumati
n totale).
 Indicatori di risultato associati agli Obiettivi specifici dell’Asse III. Esempio: Produzione energetica
addizionale da fonti rinnovabili (MWh)
 Indicatori di risultato associati agli Obiettivi specifici dell’Asse IV. Esempio: Rifiuti urbani oggetto
di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani (%)
Allo stesso modo, nel POI “Energie rinnovabili e risparmio energetico”, gli indicatori di risultato
sono direttamente legati agli effetti prodotti dall’attuazione delle linee d’intervento. Poiché alcuni
dei principali obiettivi specifici e operativi del POIn coincidono con alcuni obiettivi di sostenibilità
ambientale individuati nel RA (aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili, riduzione dei
6 Dal sito del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica . Ministero dello Sviluppo Economico
Allo scopo di rendicontare al Parlamento Europeo quanto realizzato dalla politica regionale Comunitaria in forme sintetiche
alternative a quelle dell’avanzamento finanziario, la Commissione Europea richiede alle singole Autorità di Gestione dei
Programmi Operativi finanziati con il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), la quantificazione di un numero limitato
di indicatori, denominati Core indicators.
I Core Indicators, introdotti nell’Agosto 2006 con il Working Document n.2 della CE, sono stati oggetto di revisioni e successive semplificazioni,fino a pervenire al Working Document n.7 “Indicative Guidelines on evaluation methods: reporting on
Core Indicators for the European Regional Development Fund and the Cohesion Fund July 2009 “
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
consumi energetici, riduzione delle emissioni di gas serra, ecc.), vi può esser una larga coincidenza tra
indicatori di risultato, di realizzazione e indicatori da utilizzare per le attività di monitoraggio ambientale.
Pertanto, alcuni valori target specificati per gli indicatori di programma risultano applicabili anche agli
indicatori per il monitoraggio ambientale. In ogni caso, saranno definiti valori target specifici per gli
indicatori di realizzazione e di risultato ambientali, con un aggiornamento intermedio inizialmente
previsto per il 2010.
Nel PMA della Regione Sicilia, gli indicatori prestazionali sono selezionati per evidenziare le ricadute
ambientali scaturite dalle azioni del programma. Questa tipologia d’indicatori viene ricondotta al
sistema di monitoraggio generale del Programma attraverso indicatori di realizzazione, risultato e
impatto per la valutazione in termini ambientali dell’efficienza ed efficacia del Programma. In sostanza
l’insieme degli indicatori prestazionali include
• gli indicatori con rilevanza ambientale già presenti nel Programma;
• gli indicatori destinati al monitoraggio degli obiettivi di servizio a finalità ambientale;
• gli indicatori per i quali sono stati individuati target a livello Mezzogiorno all’interno del QSN
2007-2013;
• ulteriori indicatori ambientali specifici e volti a fornire elementi informativi aggiuntivi ed utili alla
valutazione ambientale su aspetti non colti dal sistema di indicatori del PO FESR, ed a verificare
l’integrazione degli aspetti ambientali sulla base delle indicazioni scaturite dal processo di VAS.
Il monitoraggio ambientale del PON Reti e Mobilità, “interagisce” costantemente con il sistema di
monitoraggio procedurale del programma. In particolare, tale interazione si concretizza nella messa a
sistema - anche attraverso l’utilizzo delle rispettive piattaforme informatiche - del set di indicatori di
processo e, quindi, delle relative fonti di reperimento dei dati. Nella fase di implementazione del PMA è
prevista, inoltre, una collaborazione strutturata tra i soggetti responsabili dei due sistemi.
Piano Unitario di Valutazione e Monitoraggio VAS
In Liguria, è stato effettuato un tentativo per individuare un set di indicatori comuni, che permetta di
evidenziare le eventuali sinergie tra PO FESR, PSR FEASR, PO FSE e FAS attraverso il Piano Unitario di
Valutazione coordinato dal Settore Pianificazione e Valutazione Interventi del Dipartimento Programmi
Regionali della Regione Liguria. Un ulteriore livello di valutazione è inerente alle diverse tipologie
territoriali (Riqualificazione urbana e trasporti, Costa, Entroterra, ecc), nell’ambito delle quali si
valutano gli effetti ambientali indotti dalla programmazione unitaria:
 Riqualificazione urbana e trasporti - qualità dell’aria;
 Costa - riduzione dei consumi e miglioramento qualità delle acque superficiali e sotterranee,
Analisi della densità di insediamenti produttivi insediati su siti bonificati,
Analisi della crescita di attrattività in termini di turismo sostenibile.
 Entroterra: energia, rifiuti, acque, aria, assetto idrogeologico, biodiversità
Analisi della crescita di attrattività in termini di turismo sostenibile
Le fonti per il popolamento degli indicatori del monitoraggio unitario sono definite all’interno della
sintesi del Piano Unitario di Valutazione, che specifica come “La scelta degli ambiti di valutazione più
significativi dipende dalle scelte strategiche - già espresse nel Documento Strategico Regionale e
perfezionate nel Documento Unico di Programmazione (DUP) in corso di redazione - e dalle relative
esigenze conoscitive, anche legate all’esperienza maturata con la programmazione 2000 – 2006.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
33
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
Si ritiene utile inoltre sviluppare congiuntamente anche la tematica ambientale prevista in ambito
di procedura di Valutazione Ambientale Strategica sia a livello di programmazione unitaria che per i
singoli Programmi Operativi”.
Come ambito di valutazione specifica, oltre alla competitività regionale e alle pari opportunità è stato
definito il Rispetto delle peculiarità ambientali e culturali del territorio e loro valorizzazione per la
conservazione del patrimonio e lo sviluppo di un’economia sostenibile. La struttura della valutazione si
esprime in una tabella (cfr. pag.9). Man mano che i Programmi Operativi dei diversi fondi si svilupperanno,
il Piano di Valutazione Unitario verrà integrato con specifici ambiti di valutazione, seguendo il metodo già
adottato per le tematiche trasversali e settoriali, con le opportune sinergie con le attività di monitoraggio
in itinere ed ex post che accompagneranno la realizzazione dei programmi ed in particolare con i
relativi PMA implementati ai sensi dell’art. 10, c.1, della Direttiva 2001/42/CE sulla VAS.
In Campania, il Piano Unitario di Valutazione non prevede nello specifico un Monitoraggio Ambientale
Unitario. Fa però riferimento, in maniera generica, alla necessità di implementare un “monitoraggio
unitario”, necessità dettata dal nuovo approccio alla valutazione introdotto dal QSN, il quale individua
temi/strumenti/territori su cui condurre valutazioni, indipendentemente dalla fonte finanziaria.
Le domande di valutazione formulate al suo interno pongono fortemente l’accento sul tema della
sostenibilità ambientale. Nello specifico, Il Piano Unitario di Valutazione non prevede un monitoraggio
ambientale integrato con il FEASR. Pur tuttavia, emergono dei macro argomenti (politiche per la
competitività, sostenibilità ambientale –cfr. Tavole 1 e 2 del Piano Unitario di Valutazione-) da sottoporre
a valutazione. Il Gruppo di Coordinamento Strategico dovrà quindi, designare il responsabile per ogni
macro argomento, che dovrà gestire valutazioni che riguardano diversi programmi (FESR, FSE, FAS,
PSR, FEP, Programmi interregionali e nazionali, piani settoriali) in un’ottica di programmazione unitaria.
L’AA del Piemonte, ha collaborato per la definizione delle domande valutative di tipo ambientale
da integrare nelle previste valutazioni strategiche ed operative, per poter evidenziare la coerenza
dell’attuazione del PO FESR con gli obiettivi di tutela ambientale interni al programma stesso e alle
politiche regionali. Inoltre, è stata chiamata ad individuare gli elementi di competenza del capitolato
per la selezione del soggetto designato per la valutazione delle politiche energetiche della Regione,
finanziate da fondi comunitari, in modo da garantire la trattazione dei temi specifici a carattere
ambientale secondo quanto concordato con l’AdG.
In Umbria, esiste un Piano Unitario della Valutazione in cui è individuato un Gruppo di pilotaggio che
comprende l’AA..Non esiste però un “monitoraggio ambientale unitario”.
In Veneto, è attualmente in fase di studio l’integrazione del Piano di Valutazione con un “monitoraggio
ambientale unitario”.
Il Piano di Valutazione della Politica Provinciale Unitaria di Trento propone un sistema di monitoraggio
coordinato e integrato tra il PO FESR e il PSR FEASR.
Richiamandosi direttamente a quanto emerso dal processo di VAS, il Piano di Valutazione del PON Reti
e Mobilità menziona esplicitamente come principali dimensioni quelle relative alla valutazione su:
 il conseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, così come desumibili dal RA;
 l’individuazione di effetti ambientali imprevisti e la messa in opera di tempestive misure
correttive o di azioni volte ad attenuare/contrastare gli impatti negativi sull’ambiente.
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
Monitoraggio Integrato o Unitario
In Regione Liguria, come già anticipato, una proposta di integrazione tra i monitoraggi è stata formulata
nel Piano Unitario di Valutazione attraverso la definizione di indicatori comuni.
In Regione Piemonte, il monitoraggio integrato tra FESR e FEASR è limitato alle misure finanziate in
compartecipazione POR- PSR.
In Campania, è stato proposto un sistema di monitoraggio ambientale unitario per tutti gli strumenti di
programmazione regionale affinché le misure di monitoraggio ambientale rappresentino effettivamente
un’attività di supporto alle decisioni collegata ad analisi valutative e a strumenti di comunicazione e
rendicontazione. In questo modo, il monitoraggio previsto dalla procedura VAS costituisce realmente
“una opportunità e una base di partenza per la considerazione nelle valutazioni degli aspetti di
impatto ambientale”. Gli indicatori di contesto legati alle componenti sono comuni a tutti gli strumenti
di programmazione. Tali indicatori organizzati per obiettivi ambientali saranno selezionati in relazione
agli obiettivi del singolo programma. Gli indicatoti di processo sono invece riferiti all’attuazione e quindi
derivano dagli strumenti di attuazione. Indispensabili ai fini di una corretta ed efficace interpretazione
dei risultati del monitoraggio ambientale, risulteranno le rilevazioni del monitoraggio ambientale di
alcuni piani e programmi regionali di settore, strategici per l’attuazione dei programmi regionali di
sviluppo e fonti di utili informazioni relative al contesto; ad esempio, il monitoraggio ambientale dei
piani regionali in materia di rifiuti (urbani, speciali e bonifiche), di acque o di energia. A riguardo, si
segnala che la metodologia del PUMA è stata proposta dall’Ufficio della AAR alla Autorità procedente
del PRGRU e del PRGRS (AGC 21). Si tratterà quindi di riportare ad unitarietà i differenti strumenti di
programmazione e valutazione fornendo un quadro unitario di obiettivi e di criticità ambientali per le
valutazioni ambientali dei singoli programmi anche al fine di prevenire conflitti fra strumenti e obiettivi
di programmazione e favorire l’attivazione di sinergie su obiettivi e criticità che non potranno essere
trattati in modo distinto a seconda del programma considerato.
Il PO FESR della Regione Puglia non prevede specificatamente un nucleo di indicatori comuni per il
monitoraggio di più strumenti, ma per quanto riguarda la componente ambientale “Paesaggio e beni
culturali”, gli indicatori di contesto individuati, sono comuni agli indicatori di paesaggio elaborati per il RA
del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR) nell’ambito del processo di VAS. Gli stessi indicatori
sono stati proposti dal gruppo di lavoro che ha redatto il RA del PPTR all’interno del documento “GLI
INDICATORI PER IL PAESAGGIO - Indicazioni per la redazione delle Valutazione Ambientali Strategiche
dei Piani e Programmi“ (Giugno 2010). Il documento propone il recepimento degli stessi indicatori per
la componente “Paesaggio” nell’ambito delle procedure di VAS dei Piani Urbanistici Generali (PUG)
di scala comunale, al fine di ottenere l’aggiornamento dei dati ad una scala di maggior dettaglio e
l’implementazione degli stessi indicatori all’interno degli strati informativi dei PUG.
In Umbria infine, si individua l’ARPA Umbria come soggetto cui compete il monitoraggio ambientale
di piani e programmi di ambito regionale. L’ARPA stessa si pone quindi come fattore di integrazione
tra i monitoraggi VAS (a supporto delle attività iniziali assicurate dall’Autorità Competente sui temi
ambientali). Concorre inoltre a fornire indicazioni per l’individuazione degli impatti significativi e degli
indicatori idonei a rappresentarli, anche attraverso il riferimento a dati e conoscenze già acquisiti da
monitoraggi ambientali di altri strumenti.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
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IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
C. GOVERNANCE
La sezione dedicata alla Governance nella scheda di analisi, propone l’indagine di alcuni elementi
significativi nella gestione del sistema di monitoraggio VAS. In particolare disegna una struttura
incentrata sui soggetti coinvolti, definendone ruoli e responsabilità. Verifica inoltre, l’esistenza di regole
condivise che permettano l’interazione tra i diversi soggetti, esplicitando le modalità e gli strumenti
messi in campo. Il testo che segue ripercorre questi temi con un focus specifico sull’interazione tra AA
e AdG e sugli strumenti attivati per il suo governo.
Soggetti coinvolti
L’analisi delle schede pervenute testimonia il coinvolgimento nella maggior parte dei casi dell’Autorità
Ambientale, dell’Autorità di Gestione e dell’ARPA oltre ad altri soggetti, quali le assistenze tecniche o
gli uffici regionali responsabili delle diverse tematiche ambientali.
In alcuni casi (Bolzano, Calabria e POIn Energie rinnovabili e risparmio energetico), non è stato possibile
verificare l’effettiva interazione tra i soggetti coinvolti nelle attività di monitoraggio. Le informazioni
desumibili dai programmi si limitano Infatti alla individuazione dei soggetti coinvolti, ma non danno
conto della qualità dei rapporti intrapresi tra di loro.
Autorità Ambientale e Autorità di Gestione
Al ruolo specifico dell’Autorità Ambientale nel complessivo processo Vas e di integrazione ambientale
dei programmi e alla sua formalizzazione viene dedicato il paragrafo successivo. Analizzando La
relazione tra AdG e AA per il monitoraggio ambientale, si evidenzia come di volta in volta essa preveda
una cooperazione continua tra le due, una decisa responsabilità tecnica e operativa dell’AA oppure un
ruolo preminente della AdG con funzioni consultive dell’AA (PO FESR Valle d’Aosta).
Al primo gruppo appartengono i PO FESR delle Regioni Liguria, Sardegna, Veneto, la Provincia di Trento,
Il PON Reti e Mobilità.
Nel PO FESR della Regione Liguria, l’Autorità Ambientale coopera con l’AdG per assicurare la corretta
applicazione della Direttiva VAS e pertanto anche per lo svolgimento del monitoraggio previsto dal D.
Lgs 152/06 e s.m.i.. L’AA ha infatti definito, d’intesa con l’AdG, la modalità di attuazione del Piano di
Monitoraggio Ambientale.
Nell’ambito del PO FESR, in Regione Sardegna la verifica degli effetti ambientali del Programma si
affianca al controllo dell’attuazione dal punto di vista procedurale, finanziario e fisico. L’AdG opera
infatti avvalendosi dell’AA del SAVI (Servizio della sostenibilità ambientale, valutazione impatti e
sistemi informativi ambientali) dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente e dell’Agenzia Regionale per
la Protezione dell’Ambiente (ARPAS) per la raccolta e sistematizzazione delle informazioni in materia
ambientale. Nel corso dell’attuazione, vengono sviluppate azioni valutative specifiche e la revisione del
Programma viene sottoposta a verifica di assoggettabilità a VAS. L’AdG, con il supporto dell’AA del SAVI
redige Report di monitoraggio annuali che, sulla base dell’aggiornamento dei dati, valutino le cause che
possano aver determinato uno scostamento dalle previsioni e propongano delle eventuali misure di riorientamento. Nel rilascio del parere di coerenza delle proposte di attuazione predisposte dai Responsabili
di Linea di Attività con il PO FESR e la Programmazione Unitaria, l’AdG si avvale del supporto dell’AA.
Nel PON Reti e Mobilità, l’AdG è il soggetto responsabile della realizzazione e dell’implementazione del
sistema di monitoraggio degli effetti ambientali del Programma. Assicura le funzioni di orientamento e
sorveglianza per l’integrazione della componente ambientale e dello sviluppo sostenibile. Collabora con
l’AA per le attività di raccolta dei dati e di popolamento degli indicatori, per l’analisi e interpretazione
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
dell’andamento degli stessi e per la definizione degli approfondimenti e delle analisi necessarie al fine
di mettere in atto eventuali azioni correttive per il Programma. L’AA contribuisce alla predisposizione
del Rapporto sul monitoraggio e la gestione degli aspetti ambientali e assicura l’efficacia e la continuità
al processo di Valutazione Ambientale Strategica, anche attraverso il monitoraggio e la gestione di
eventuali meccanismi di retroazione sul Programma. Nell’espletamento delle attività di collaborazione
con l’AdG relative all’aggiornamento periodico della VAS e del monitoraggio, l’AA viene supportata dal
GdL “Sostenibilità Ambientale del PON Reti e Mobilità”.
Nel PO FESR della Provincia di Trento, infine, l’AA collabora con l’AdG in tutte le fasi del processo
di programmazione degli interventi (definizione, selezione, attuazione, sorveglianza, monitoraggio e
valutazione) ai fini dell’implementazione degli obiettivi, dei criteri e degli indicatori di sostenibilità
ambientale. Garantisce inoltre la corretta applicazione della normativa comunitaria, nazionale e
provinciale in materia di ambiente. Inoltre, l’AA ha il compito di coordinarsi con il Nucleo di Valutazione
Ambientale per verificare la definizione degli indirizzi tecnico-metodologici inerenti la valutazione
degli aspetti ambientali. Essa predispone (d’intesa con gli altri organismi competenti) adeguate sintesi,
aggiornate periodicamente, dei dati sullo stato dell’ambiente. Parallelamente, l’AdG coordina con l’AA
l’attuazione del monitoraggio ambientale. Inoltre, svolge una costante attività di pubblicizzazione e
informazione degli interventi a valere sul PO. In tale senso è prevista, tra le altre attività informative, la
predisposizione di un Piano di Comunicazione curato dall’AA.
Un secondo gruppo di programmi vede la prevalenza dell’impegno tecnico dell’AA nel monitoraggio
VAS, sia in termini di coordinamento che di attuazione (Campania, Lombardia, Umbria e Valle d’Aosta),
fermo restando la responsabilità dell’AdG in quanto Autorità Procedente, come previsto dal D. Lgs.
152/2006 e s.m.i.
In particolare, in Regione Campania le attività di monitoraggio ambientale previste dal PUMA sono
incluse e integrate nel monitoraggio generale del PO FESR e del PSR FEASR. Tale integrazione dovrà
avvenire non solo a livello procedurale, ma anche per quanto concerne gli aspetti informativi/
informatici, al fine di ottenere la condivisione delle informazioni necessarie da parte di
tutti i soggetti interessati dalle attività di monitoraggio e dall’attuazione degli interventi. I soggetti
coinvolti direttamente e chiamati ad interagire nella impostazione ed aggiornamento del PUMA e
nell’implementazione delle relative attività sono le AdG dei diversi programmi, i Responsabili di Asse e
di Misura e l’AA (con il supporto della specifica assistenza tecnica messa a disposizione dal PON GATPOAT Ambiente Linea 3 e dal PO FESR Ob. Op. 7.1). Le interazioni tra i diversi soggetti nell’ambito
del monitoraggio dei diversi programmi avvengono secondo lo schema che segue :
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
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IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
In questo contesto, l’AdG del PO FESR è responsabile dei flussi informativi relativi all’attuazione
del programma e delle informazioni relative alle localizzazioni delle attività (Grandi Progetti) e alle
prestazioni degli Assi e degli obiettivi operativi e specifici;
Analogamente, l’AdG del PSR è responsabile delle attività di monitoraggio complessivo, che costituiscono
parte essenziale del sistema di controllo e sorveglianza. Si occupa di raccogliere e conservare i
dati fisici, finanziari e procedurali relativi a ciascuna operazione prevista dal Programma. In relazione
agli obiettivi specifici degli Assi, raccoglie anche informazioni relative agli indicatori di realizzazione, di
risultato e di impatto quantificati nel Programma. Deve garantire le condizioni tecniche ed organizzative
per l’implementazione e l’effettiva integrazione del monitoraggio ambientale nel monitoraggio
complessivo del PSR.. In relazione alla valutazione degli esiti del monitoraggio ambientale, è infine
responsabile dell’adozione di eventuali misure correttive, definite in collaborazione con i Responsabili
di Asse e di Misura..
Nel PO FESR della Lombardia, l’AA (con il supporto dell’assistenza tecnica dedicata) predispone
l’impostazione metodologica del POR, realizza i report di monitoraggio e li presenta al Comitato di
Sorveglianza. Sulla base degli esiti del monitoraggio propone raccomandazioni per le successive fasi
attuative. L’AdG è “destinatario” delle raccomandazioni del monitoraggio e responsabile di eventuali
modifiche dell’ attuazione del programma.
Il caso dell’Umbria è molto particolare in quanto l’ARPA è stata identificata come AA del PO FESR. Il
Servizio Valutazioni Ambientali VIA, VAS e Sviluppo Sostenibile (Autorità competente in materia di
VAS), ne coordina le attività di monitoraggio e approva e convalida i Rapporti di monitoraggio prodotti
da ARPA. Questa situazione certamente favorisce l’interazione tra i soggetti coinvolti nelle attività
di monitoraggio ambientale. In qualità di AA, ARPA Umbria è membro permanente del CdS. Nel caso
specifico del PO FESR, l’AA ha redatto il Rapporto Ambientale ed essendo responsabile del PMA, ha
sviluppato un sistema di monitoraggio condiviso con l’AdG (che approva eventuali modifiche al PMA)
e con i Responsabili di attività linea (fattore che incrementa le possibilità di effettiva attivazione del
monitoraggio e che delinea la strada per un suo inserimento a pieno titolo tra le attività ascritte ai
diversi soggetti che partecipano all’attuazione del programma). Inoltre, ARPA svolge periodicamente
incontri bilaterali con i vari responsabili di attività per l’aggiornamento degli indicatori di realizzazione,
di risultato e d’impatto individuati nel PMA E’ infine di supporto nell’elaborazione dei bandi pubblici
per l’attuazione delle diverse linee di intervento del programma, integrando la documentazione
eventualmente richiesta ai beneficiari e provvedendo alla elaborazione delle informazioni pervenute
L’AdG approva eventuali modifiche al Piano di monitoraggio ambientale.
Infine, nel PO FESR della Valle d’Aosta, l’AdG è responsabile anche tecnico del monitoraggio e si
occupa della raccolta dei dati per la compilazione delle tabelle degli indicatori. L’AA riceve gli esiti
del Monitoraggio Ambientale con periodicità annuale e provvede all’eventuale individuazione di
problematiche connesse al mancato raggiungimento degli obiettivi.
Sistema Agenziale (Ispra e Arpa)
L’analisi evidenzia il coinvolgimento quasi totale delle ARPA e di ISPRA, secondo quanto indicato nel
D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., che invita alla partecipazione del sistema agenziale nel monitoraggio VAS dei
P/P. Fanno eccezione le Regioni Lombardia e Liguria, che non definiscono chiaramente un ruolo per le
ARPA nel monitoraggio dei PO FESR. Negli altri casi, si menziona un coinvolgimento, ma alcune Regioni
e Province Autonome attribuiscono loro ruoli e funzioni specifici?
L’ARPA Puglia elabora il Rapporto Annuale sullo Stato dell’Ambiente, consentendo la valutazione della
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
variazione degli indicatori di contesto. Per il PO FESR, ha inoltre supportato l’AA nella quantificazione
delle emissioni in atmosfera regionali attraverso il modello INEMAR.
L’ARPA Campania è responsabile dell’aggiornamento periodico di alcuni indicatori ambientali e fornisce
dati di base e informazioni ambientali di contesto relative alle componenti e agli obiettivi di sostenibilità
ambientale del PO FESR individuati nel Rapporto Ambientale.
L’ARPA Valle d’Aosta è il soggetto responsabile della rilevazione di alcuni indicatori (suolo, acque, aria
rumore, radiazioni, energia) per il PO FESR.
Arpa Umbria, infine, è Autorità Ambientale per la programmazione comunitaria, come specificato nel
paragrafo precedente.
Nel PON Reti e Mobilità, ISPRA e le Agenzie ambientali, sono chiamate a raccogliere i dati provenienti
dalle diverse fonti di monitoraggio e banche dati ambientali e a metterli a sistema. Si occupano inoltre
di popolare il set d’indicatori di contesto e fornire i dati all’AA per le opportune analisi e verifiche degli
effetti ambientali significativi connessi all’attuazione del Programma.
In alcuni casi come Campania, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia e Sardegna, l’ARPA ha anche un
ruolo riconosciuto come membro di Comitati o Tavoli Tecnici specifici per la VAS. Nel PO FESR Sardegna
ad esempio, è attualmente in fase di attivazione un Tavolo Tecnico con ARPA per il coordinamento delle
attività di monitoraggio
Specificità nel ruolo delle Autorità Ambientali
I ruoli e le responsabilità formalmente attribuite alle AA e le attività effettivamente svolte nel corso
dell’attuazione dei programmi, in special modo nel monitoraggio VAS, variano sensibilmente da regione
a regione.
Nel Veneto, il ruolo dell’AA del PO FESR non è formalmente identificato ed essa non viene coinvolta
nelle attività di monitoraggio.
In Liguria, l’AA non è inserita all’interno della sezione autorità del PO FESR (e del relativo sito web),
sebbene il testo del programma indichi come fondamentale il rapporto tra AA e AdG per l’integrazione
ambientale del programma stesso. Tuttavia l’AA è membro effettivo con diritto di voto del Comitato di
Sorveglianza del PSR e si confronta in quella sede con la relativa AdG (responsabile del monitoraggio
e dei meccanismi di revisione del programma a seguito degli esiti del monitoraggio) e con i Soggetti
con competenza ambientale. L’AA partecipa anche agli incontri della Rete Nazionale delle Autorità
Ambientali.
L’AA del PO FESR in Campania è identificata all’interno del paragrafo 5.4.2 del documento di programma
(attuazione dell’art. 17 del Reg. CE 1083/2006 sullo sviluppo sostenibile). Il suo ruolo e le funzioni sono
specificati nel Manuale di attuazione del Programma e attribuiti all’Autorità Ambientale già istituita
per il POR Campania 2000-2006. In fase di attuazione l’AA ha inoltre svolto le seguenti attività:
- redazione del Rapporto Preliminare Ambientale per la Verifica di Assoggettabilità a VAS sulle
proposte di modifiche al PO FESR 2007/2013 apportate in fase di attuazione;
- supporto all’AdG del PO FESR 2007/2013 per la verifica di conformità alla normativa comunitaria
in materia di ambiente e di sviluppo sostenibile;
- integrazioni alla Dichiarazione di Sintesi intervenute a seguito delle variazioni al PO FESR
2007/13 intercorse successivamente alla redazione del RA;
- assistenza tecnica ai Comuni della Regione Campania per l’applicazione della procedura di VAS
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
39
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
agli strumenti di pianificazione;
- collaborazione con l’AdG per la redazione del Rapporto Finale di Esecuzione del PO FESR
Campania 2000 06 e del Rapporto Annuale di Esecuzione del Programma (2009) curando gli
aspetti relativi al perseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale;
- proposta di revisione del Manuale di attuazione del PO FESR 2007 13 e dei relativi documenti
allegati e appendici;
- pubblicazione sul Portale dell’Autorità Ambientale di informazioni e materiali inerenti la Rete
Natura 2000 come supporto alle valutazioni di incidenza;
- redazione del Rapporto Ambientale della proposta di Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti
Speciali (PRGRS);
- assistenza tecnica all’AdG per fornire informazioni sull’inquadramento ambientale dei Grandi
Progetti. Tale attività è stata avviata in coerenza con quanto previsto dal Piano Unitario di
Monitoraggio Ambientale.
Con riferimento al PSR, l’AA della Regione Campania individua gli indicatori relativi agli aspetti rilevanti
di propria competenza. Anche a questo scopo, l’AA viene coinvolta nel processo di predisposizione
degli strumenti attuativi (bandi, manifestazioni d’interesse, disciplinari etc.) per la definizione dei
criteri di ammissibilità, valutazione e selezione delle proposte progettuali e per l’individuazione
delle informazioni di interesse ambientale da fornire per l’accesso al finanziamento degli interventi,
necessarie ai fini del monitoraggio ambientale. Tali informazioni raccolte dai Responsabili di Misura
e di Asse, saranno elaborate dall’AA con il supporto della Assistenza Tecnica al fine di popolare gli
indicatori selezionati per il monitoraggio ambientale del PSR.
L’AA della Regione Liguria, assolve la funzione di garantire l’integrazione ambientale e di rafforzare
l’orientamento allo sviluppo sostenibile assicurando efficacia e continuità al processo di VAS, anche
attraverso il monitoraggio e la gestione di eventuali meccanismi di retroazione sul Programma.
Collabora, infatti, per gli aspetti di propria competenza, con le Autorità di Programmazione e Gestione
dei piani o programmi cofinanziati da Fondi comunitari. Partecipa infine ai lavori dei Comitati di
Sorveglianza e a quelli della Rete Nazionale delle Autorità Ambientali.
Il ruolo e la funzione dell’Autorità Ambientale della Regione Lombardia per il PO FESR sono formalizzati
nel Programma (capitolo 5.1 “ Procedure di attuazione – paragrafo “Autorità”), al pari delle altre autorità
coinvolte nell’attuazione del POR. L’Autorità ambientale è membro del Comitato di Sorveglianza e
partecipa all’Autorità Centrale di Coordinamento (ACCP), che ha ruolo di coordinamento – cabina di regia
della Programmazione, a cui partecipano tutte le Autorità di Gestione dei FS, Sviluppo Rurale e del FAS.
L’Autorità Ambientale partecipa inoltre ai lavori della rete nazionale delle Autorità Ambientali e fa
parte del Comitato di pilotaggio della valutazione.
Nel corso dell’attuazione del PO FESR, l’AA ha condotto le seguenti attività:
- integrazione di criteri ambientali nei bandi (tutti gli Assi di finanziamento);
- partecipazione alle istruttorie per gli Assi Mobilità Sostenibile e Tutela e Valorizzazione del
Patrimonio Naturale e Culturale attraverso:
- la valutazione dei criteri ambientali introdotti nei bandi;
- la valutazione della completezza delle autorizzazioni ambientali dei progetti.
- monitoraggio ambientale del Programma (impostazione metodologica, redazione dei Rapporti
di Monitoraggio, presentazioni al CdS);
- attività di comunicazione sui criteri ambientali;
- collaborazione con l’AdG per la revisione degli indicatori di programma;
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
- partecipazione al Comitato di Sorveglianza;
- partecipazione al Comitato di Pilotaggio della Valutazione
- partecipazione all’Autorità Centrale di Coordinamento.
Riguardo il PO FESR della Regione Marche, l’AA partecipa ai lavori dei Comitati di Sorveglianza e a
quelli della Rete Nazionale delle Autorità ambientali.
Il ruolo dell’AA della Regione Piemonte è previsto e formalizzato nel PO FESR (par. 5.1.4), nell’ambito
dell’integrazione del principio orizzontale dello sviluppo sostenibile. Nel corso dell’attuazione e
nell’ambito delle funzioni ad essa assegnate, l’AA ha condotto le seguenti attività:
-
definizione dei criteri e delle modalità di gestione;
predisposizione degli strumenti attuativi;
selezione delle domande di finanziamento e partecipazione ai Comitati di Valutazione;
supporto alla programmazione/progettazione in caso di bandi/accordo di programma;
cooperazione con i Responsabili di Misura;
cooperazione nelle attività trasversali di monitoraggio e sorveglianza del programma e
collaborazione con il Valutatore Indipendente;
- collaborazione con il NuVal e con le strutture di Coordinamento della Programmazione Unitaria
2007-13.
Ha collaborato inoltre per la definizione delle domande valutative di tipo ambientale da integrare nelle
previste valutazioni strategiche ed operative, in modo da evidenziare la coerenza della realizzazione
del PO FESR con gli obiettivi di tutela ambientale interni al programma e alle politiche regionali. Essa
partecipa attivamente alle attività di istruttoria e selezione delle domande pervenute e dei progetti
presentati per i finanziamenti, collaborando all’interno dei Comitati di Valutazione istituiti per le
singole misure con le direzioni competenti o con Finpiemonte.
L’AA è stata chiamata ad individuare gli elementi di competenza del capitolato per la selezione del
soggetto designato per la valutazione delle politiche energetiche della Regione finanziate da fondi
comunitari, in modo da garantire la trattazione dei temi specifici a carattere ambientale secondo
quanto concordato con l’AdG.
Infine, per sistematizzare le valutazioni di propria competenza dei progetti pervenuti per ciascun bando,
l’AA ha predisposto specifiche check list e schede di valutazione su cui registrare i dati ambientali
dichiarati dai proponenti.
In Regione Puglia, per il PO FESR, Il ruolo di AA è identificato e definito all’interno del cap. 5 Procedure
di attuazione - paragrafo 5.1.4 Autorità Ambientale. Con D.P.G.R. n. 886/2008 (art. 9) sono definite
le modalità operative con cui, in applicazione dei principi orizzontali, l’AA integra la componente
ambientale del Programma. Tali modalità operative sono state ulteriormente specificate all’interno del
Piano Operativo di Cooperazione tra AdG e AA (BURP 118 del 09-07-2010).
Le attività svolte sinora dall’AA nella fase di attuazione sono:
-
partecipazione alla revisione del Programma;
revisione dei criteri di selezione degli interventi;
rimodulazione/revisione dei Programmi Pluriennali di Asse (PPA);
partecipazione alla redazione di Avvisi Pubblici;
supporto operativo nella fase di istruttoria e valutazione delle istanze pervenute a seguito di
Avviso Pubblico;
- attività finalizzate allo svolgimento dei Comitati di Sorveglianza;
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
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IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
- monitoraggio ambientale del programma, attraverso la redazione del Piano di Monitoraggio
Ambientale;
- redazione di modulistica, report, linee guida;
- attività di comunicazione ambientale.
Il ruolo dell’AA della Regione Valle d’Aosta, è identificato nella sezione “Modalità di Attuazione Autorità” del PO FESR. Oltre alla funzione di integrazione ambientale, l’AA collabora con l’AdG per la
realizzazione del monitoraggio ambientale.
Il PO FESR della Regione Veneto identifica ruolo e funzioni dell’AA per il programma : all’interno della
sezione “autorità” del documento di Programma. Le attività condotte nel corso dell’attuazione sono:
- predisposizione di linee guida per l’applicazione della procedura di valutazione di incidenza sui
Siti della Rete Natura 2000 relativa ai progetti cofinanziati dal Programma;
- predisposizione di indicazioni per l’integrazione della componente ambientale nei criteri di
selezione delle operazioni
Nel caso del POI Energie Rinnovabili e Risparmio Energetico, l’AA è inserita tra le “Autorità del
Programma” (Capitolo 5 “modalità di attuazione” sezione 5.1.1 “Autorità” del programma, par. 5.1.1.4
“Autorità Ambientale”). L’AA è chiamata ad assolvere la funzione di garantire l’integrazione ambientale
e di rafforzare l’orientamento allo sviluppo sostenibile in tutte le fasi di predisposizione e attuazione
del programma, anche attraverso il monitoraggio e la gestione di eventuali meccanismi di retroazione.
Tali attività sono condotte attraverso la partecipazione, il consenso e il concorso delle AA delle altre
Regioni coinvolte nel programma.
L’AA partecipa a titolo consultivo ai lavori del Comitato di Sorveglianza e a quelli della Rete Nazionale
delle Autorità Ambientali, concorre all’indirizzo ed orientamento del Programma, nonché all’efficacia
della sua attuazione, attraverso la partecipazione al Comitato Tecnico Congiunto per l’Attuazione del
Programma. Cura inoltre, in collaborazione con le AA delle altre regioni coinvolte nel Programma, la
definizione delle metodologie e degli strumenti idonei a garantire il monitoraggio ambientale anche
sulla base di indicatori e di criteri/modalità di verifica di rispetto del principio di sviluppo sostenibile,
definiti dall’AdG. L’AA orienta infine le attività collegiali di controllo e di gestione degli aspetti ambientali
del Programma attraverso il coinvolgimento delle altre AA.
Regole d’interazione tra i soggetti: modalità e strumenti
Il PUMA della Regione Campania, propone un processo complesso di gestione del monitoraggio
ambientale che vede coinvolti molteplici attori. Nello specifico, propone di acquisire le informazioni
necessarie per elaborare gli indicatori di processo (risultato e realizzazione) e integrarle nell’ambito
del Sistema di Supporto delle Decisioni (DSS) del PUMA, strumento predisposto per la gestione del
flusso delle informazioni in grado di consentire l’acquisizione, il trattamento dei dati, la loro analisi in
termini geografici e ambientali e la successiva condivisione delle informazioni prodotte tra i vari attori
istituzionali e sociali.
Tuttavia, per alcune attività del programma risulta necessario acquisire informazioni aggiuntive sulle
modalità di attuazione degli interventi. A tal fine, l’AA ha messo a punto un questionario tipo da
declinare sulle singole misure di attuazione previste nei diversi Obiettivi Operativi. Per portare avanti
l’acquisizione di informazioni aggiuntive sulle modalità di attuazione degli interventi, sono stati previsti
una serie di incontri con i Responsabili degli Obiettivi Operativi per poter condividere il questionario e
ottenere concretamente le informazioni necessarie al popolamento degli indicatori per il monitoraggio.
Il sistema informativo condiviso potrà quindi rappresentare lo strumento tecnologico e operativo
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
in grado di consentire l’acquisizione, il trattamento dei dati, la loro analisi in termini geografici e
ambientali e la successiva condivisione delle informazioni prodotte tra i vari attori istituzionali e
sociali. Il DSS è pensato come uno strumento a supporto delle decisioni, utile alla comunicazione: le
informazioni di processo, così come i risultati annuali delle analisi di comparazione multi temporale
relative all’evoluzione delle componenti ambientali, archiviate e trattate all’interno del DSS potranno
essere pubblicate tramite le risorse web già presenti presso l’amministrazione regionale per favorirne
la condivisione e assicurare una adeguata divulgazione delle realizzazioni. Tali informazioni potranno
inoltre rappresentare i primi contenuti di base necessari ad implementare un sistema informativo
geografico a supporto della gestione ambientale integrata in Regione Campania e dei programmi di
sviluppo e, in ultima istanza, sostenere il processo per la definizione della Strategia regionale per lo
sviluppo sostenibile. Il DSS rappresenta lo strumento che consente di stabilire relazioni tra il monitoraggio
del POR e il monitoraggio VAS. Esso si configura, infatti, quale vero e proprio sistema di supporto alle
decisioni per la politica regionale di sviluppo. In occasione del primo Comitato di Sorveglianza del PSR
della Campania, (…..) è stato approvato il “Piano Operativo di Collaborazione Sistematica tra Autorità
di Gestione del PSR e Autorità Ambientale”, che regola i rapporti di cooperazione dell’AA con tutti gli
attori coinvolti nell’attuazione del Programma. il medesimo strumento non è stato attivato per il POR.
Nell’ambito del PSR della Regione Liguria, è stato istituito un Gruppo Tecnico che ha costituito il raccordo
dei soggetti coinvolti nella programmazione, nella valutazione e nell’attuazione. Ha inoltre garantito,
durante la fase di predisposizione del Programma, il coordinamento del monitoraggio con le strutture
competenti in materia di Assetto del Territorio (difesa del suolo e pianificazione di bacino), Politiche
dell’Energia e Gestione delle risorse idriche. Nel monitoraggio sono coinvolti indirettamente diversi
soggetti con competenze ambientali in qualità di soggetti attuatori di monitoraggi ambientali previsti
ai sensi della normativa comunitaria e nazionale (es. ARPAL per monitoraggio delle acque superficiali
e sotterranee ex D. Lgs 152/06 e D. Lgs 30/09). Gli indicatori del PSR sono monitorati annualmente
nell’ambito del Rapporto di Monitoraggio Ambientale e del Rapporto Annuale di Esecuzione (RAE). Il
monitoraggio ambientale viene condotto annualmente ed è totalmente integrato al monitoraggio di
programma. L’AdG intende migliorare questa integrazione valutando l’inserimento di alcuni ulteriori
indicatori ambientali della VAS nel sistema di monitoraggio del PSR. La struttura della governance è
delineata nello schema seguente:
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
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IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
Gli strumenti e le modalità messe in atto per il monitoraggio del PSR in Regione Lombardia sono
molteplici. Sono stati organizzati incontri tra l’AA, il Valutatore Indipendente (VI) e l’AdG al fine
di favorire le sinergie (es. convergenza verso un Rapporto di Valutazione Unico), condividendo
metodologia di lavoro e caratteristiche dei dati da utilizzare. Inoltre, è stato avviato il coordinamento
con l’assistenza tecnica dell’ AdG, con l’obiettivo di definire le caratteristiche dei dati da utilizzare per il
monitoraggio ambientale. Una volta quindi predisposta l’impostazione metodologica del monitoraggio
e verificata la possibilità di sovrapposizione di alcune tematiche con le valutazioni effettuate dal
Valutatore Indipendente, è stato deciso di coordinare le attività e suddividere gli approfondimenti da
effettuare sulle differenti componenti ambientali. In questo modo, l’AA e il VI sviluppano i rispettivi
approfondimenti e questi convergono annualmente nel Rapporto di Monitoraggio da presentare al CdS
e, nel 2015, nel Rapporto Finale.
Inoltre, la Puglia (PO FESR e POIn Energie) e l’Umbria (PO FESR), hanno individuato e formalizzato
i rapporti di cooperazione dell’AA con tutti i soggetti istituzionali e non istituzionali, a vario titolo
coinvolti nell’attuazione del Programma, allo scopo di favorire l’integrazione delle questioni connesse
alla sostenibilità ambientale nelle scelte e negli strumenti della programmazione economica dei Fondi
Strutturali. A tal fine, sono state individuate procedure e prassi operative dirette ad assicurare efficacia
alle attività della AA, delle modalità operative che regolano la collaborazione tra i soggetti attraverso
l’elaborazione del Piano Operativo di Cooperazione Sistematica (POCS).
Tra gli strumenti per il dialogo e lo scambio di informazioni tra i diversi soggetti messi in campo,
l’Umbria, ha formato un Gruppo di Lavoro per l’elaborazione del Catalogo Regionale degli Indicatori
(CRDI) e per la definizione del Quadro Ambientale Regionale (QUAR). A questo gruppo partecipano:
le Province, l’ANCI, i Servizi regionali competenti in materie ambientali, l’ARPA, la Direzione Beni
Culturali e le Soprintendenze. La Regione ha previsto anche la costituzione di un Tavolo Regionale per
la sperimentazione delle fasi procedurali VAS con i Comuni e le Province e uno spazio Intranet sul WEB
regionale per lo scambio di informazioni ed esperienze e dati da Enti pubblici e per la pubblicazione
di provvedimenti, documenti, monitoraggi di piani e programmi. Inoltre, si prospetta anche
l’organizzazione di un evento partecipativo (nel corso del 2012) di informazione e partecipazione sullo
stato di avanzamento del PO FESR e sugli effetti ambientali prodotti sulla base dei dati dei Rapporti di
Monitoraggio.
Infine il PON Reti e Mobilità, unico programma nazionale analizzato, prevede un Gruppo di Lavoro
“Sostenibilità ambientale del PON Reti e mobilità”, che oltre al compito di supportare l’AA nazionale
(MATTM) nell’espletamento delle attività di collaborazione con l’AdG (MIT) relative all’aggiornamento
periodico della VAS, la supporta nelle attività connesse alla realizzazione e all’implementazione del
sistema di monitoraggio degli effetti ambientali del Programma,
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
4. LA STRADA DA PERCORRERE
Il testo che segue ripercorre i contenuti di una nota condivisa con il GdL Monitoraggio VAS per
l’impostazione delle attività dei prossimi mesi, a seguito di quanto emerso dalle analisi condotte.
In continuità con le riflessioni espresse in queste pagine, due ambiti di lavoro appaiono prioritari,
il monitoraggio dell’integrazione ambientale (in cui confluiscono le considerazioni sulla governance
del monitoraggio ) e il monitoraggio degli effetti ambientali (e del raggiungimento degli obiettivi di
sostenibilità).
MONITORAGGIO DELL’INTEGRAZIONE AMBIENTALE
Rispetto al primo tema, i lavori del GdL hanno messo in luce come dall’analisi delle attività di
monitoraggio ambientale dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali emergano situazioni
diversificate che tuttavia rimandano ad alcuni elementi di criticità o fattori facilitanti che hanno a che
fare con i sistemi e i modelli di governance che sottendono il processo di integrazione ambientale. Tali
elementi rimandano ad aspetti su cui occorre intervenire (o considerare) in fase di pianificazione e
implementazione delle attività di monitoraggio ambientale:
1. il quadro delle regole;
2. l’insieme delle procedure (e dei processi che innescano);
3. la definizione delle responsabilità, l’individuazione delle competenze e delle risorse necessarie
agli attori in gioco;
4. gli strumenti tecnici e gestionali.
1. Quadro delle regole
Il monitoraggio ambientale dei piani e programmi anche se ormai adeguatamente istituzionalizzato
(Dir. CE 42/01, D.lgs. 152/06 e legislazione regionale) rischia di rivelarsi un esercizio rituale (formale
e autoreferenziale), difficilmente utilizzabile ai fini di un eventuale riallineamento dei contenuti dei
programmi agli obiettivi di sostenibilità ambientale.
Poter disporre di un quadro di regole che descriva le modalità di declinazione del principio trasversale
dello sviluppo sostenibile a livello nazionale e regionale, consentirebbe pratiche di monitoraggio più
efficaci per il miglioramento in itinere dei processi di attuazione, in grado di considerare sinergie o
conflitti fra i diversi piani e programmi.
Ci si riferisce quindi alle Strategie nazionali e regionali per lo sviluppo sostenibile o alla definizione di
quadri ambientali regionali (obiettivi, indicatori, target ecc…) e alla istituzionalizzazione delle funzioni
di integrazione ambientale a partire dai regolamenti di attuazione o dai quadri strategici (QSN e QSC
per il 2014-2020).
2. Procedure
Il quadro delle regole consente di dare maggiore legittimazione ad una serie di procedure necessarie
al monitoraggio ambientale dei piani e programmi e di evitare il rischio di episodicità e di non
comparabilità.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
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IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
La messa a punto di procedure per l’integrazione ambientale e la valutazione ambientale strettamente
connesse all’attuazione degli interventi, favorisce l’integrazione del monitoraggio ambientale con il
monitoraggio dei programmi e introduce momenti di dialogo fra gli attori, utili all’implementazione
degli strumenti messi a punto.
Ci si riferisce agli strumenti che regolano i processi di attuazione dei PO e i rapporti fra gli attori in
gioco o che definiscono compiti e funzioni delle AA, (ad esempio i manuali di attuazione dei PO, i Piani
di valutazione, i Piani di cooperazione AA/AdG, i Piani di monitoraggio ambientale ecc.).
3. Responsabilità, competenze e risorse degli attori in gioco
Il quadro delle responsabilità (formali) individuato dalla normativa (Autorità procedente, competente
e sistema agenziale) necessita di una declinazione sostanziale nei differenti contesti operativi che si
adatti alle esperienze, alle competenze e alle risorse (non solo economiche ma anche professionali) già
a disposizione delle diverse strutture tecniche e amministrative. Gli attori in gioco e le responsabilità
variano da contesto a contesto anche se è possibile individuare alcune costanti: le AdG, i Responsabili
degli Assi o degli Obiettivi Operativi, le AA, i CdS, le ARPA, il Valutatore Indipendente ecc.
Una definizione più precisa delle diverse attività dei singoli attori, una azione di sistema o degli
strumenti di orientamento rivolte anche ai beneficiari che accompagnino l’implementazione del
monitoraggio ambientale potrebbe favorirne l’efficacia.
4. Strumenti tecnici e gestionali
Gli strumenti messi in campo sono giustamente diversificati resta il problema della valutazione della
loro efficacia anche in combinazione fra di loro. Si va da schede di rilevazione e questionari per i
responsabili dell’attuazione, ai sistemi informativi geografici o a sistemi più complessi che integrano
informazioni relative al contesto con quelle relative al processo di attuazione dei programmi (ad es. DSS
Campania) agli strumenti gestionali come ad esempio tavoli inter-istituzionali o inter-dipartimentali.
A tal riguardo indirizzi tecnici che prendendo le mosse dalle esperienze in atto, a seconda dei diversi
assetti istituzionali, modelli organizzativi e gestionali, suggeriscano soluzioni e forniscano strumenti
operativi, potrebbero facilitare la funzione di monitoraggio ambientale dei PO (ad esempio un set
di indicatori di processo per tipologia di attività, indicatori di contesto aggiornati e ad una scala
territoriale adeguata e pertinente ai PO ecc.).
La declinazione di questi elementi supporta la definizione delle attività per il prossimo semestre sul
tema del monitoraggio dell’integrazione ambientale nell’attuazione dei Programmi. L’obiettivo è quello
di identificare, per le diverse fasi della programmazione-attuazione, i meccanismi di governance e
gli strumenti che consentono di orientare efficacemente la programmazione verso la sostenibilità
ambientale, mettendo a disposizione un pacchetto di strumenti utili per la programmazione 20142020 ed una lettura critica dell’esperienza 2007-2013.
Monitoraggio degli effetti ambientali
Con riferimento al tema del monitoraggio degli effetti e del raggiungimento degli obiettivi ambientali,
sono emerse riflessioni inerenti le caratteristiche necessarie affinché gli indicatori si rivelino significativi
ed efficaci. In particolare:
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
1. Gli indicatori devono intercettare i fenomeni ambientali significativi, sia con riferimento al
contesto che agli effetti ambientali dei programmi. Pertanto devono essere identificati a valle
di un processo di analisi e di valutazione delle relazioni esistenti fra i driver socio – economici
(lo sviluppo economico è sostenuto dai programmi) e le loro potenziali ricadute ambientali sul
territorio (à stretto legame con tutte le analisi della VAS).
2. Gli indicatori devono essere condivisi fra Autorità di gestione e Autorità ambientale e con gli
attori economici e ambientali, analizzandone in particolare il significato e il ruolo (cosa comunica
l’indicatore? Quale fenomeno rappresenta? A che cosa serve? Quale è la “direzione” desiderata
per gli indicatori ? Il programma può darsi dei valori obiettivo?).
3. È necessario rafforzare la capacità degli indicatori, in particolare di quelli quantitativi, di
interpretare e valutare i fenomeni, anche prevedendo l’ausilio degli strumenti dell’analisi
territoriale e della partecipazione.
4. La scelta degli indicatori dovrebbe essere finalizzata anche a produrre valutazioni di livello
strategico e territoriale, di sintesi, oltre che di analisi, delle componenti ambientali. Oggi la
scelta degli indicatori ambientali è spesso frutto di un compromesso tra la loro significatività
e la loro popolabilità con gli strumenti di gestione dei programmi (sistema di monitoraggio del
programma altri sistemi informativi regionali). Per consentire il popolamento di indicatori più
significativi dal punto di vista ambientale è necessario prevedere:
- specifici strumenti per il monitoraggio ambientale e metodologie di gestione delle misure
funzionali alla raccolta dei dati necessari (campagne di rilevazione / richiesta dati ai beneficiari);
- la georeferenziazione degli interventi finanziati;
- fasi di rilevamento delle informazioni progettuali significative per il monitoraggio ambientale;
5. Vi è difficoltà a identificare indicatori significativi e popolabili per la valutazione degli effetti
negativi e degli effetti indiretti dei programmi (selezione degli effetti da monitorare). Tenendo
presente le problematiche inerenti i tempi di risposta degli indicatori ambientali, è necessario
identificare anche indicatori proxy con tempi di risposta più brevi che consentano comunque di
effettuare le valutazioni previsionali degli impatti.
6. L’esigenza di confrontare e aggregare i risultati riscontrati da diverse Regioni / Stati Membri
richiede la definizione di un nucleo minimo di indicatori ambientali condivisi, sia di processo
che di contesto. Sugli indicatori di contesto la base del lavoro è rappresentata dalle attività di
Uval e Ispra sull’integrazione del nucleo dei core.
Sulla base di tali considerazioni, le attività in merito al monitoraggio degli effetti (e del raggiungimento
degli obiettivi di sostenibilità) mirano alla definizione di un nucleo di indicatori base (di processo e di
contesto) sia per il prossimo ciclo di programmazione, sia per una lettura ex post dei risultati della
programmazione 2007-2013. Essi dovranno essere sviluppati a partire da una tematica ambientale e in
stretta connessione con le priorità tematiche dei fondi 2014/2021.
Nel corso degli incontri del GdL è emersa come prioritaria la tematica del cambiamento climatico, che
potrebbe in una fase successiva essere associata ad altre, scelte anche in funzione delle attività che
Ispra sta portando avanti con Uval, in merito all’integrazione dei core e con il tavolo delle Agenzie per
l’aggiornamento del Catalogo di indicatori per il monitoraggio Vas. Tale scelta comporterebbe anche
una piena sintonia con l’attivazione da parte della Rete del GdL specifico sul cambiamento climatico,
con cui si dovrebbe attivare una cooperazione immediata.
Il tema del cambiamento climatico, inoltre, consentirebbe di lavorare sull’integrazione FESR – FEASR,
anche in raccordo con la Rete Rurale – GdL Ambiente .
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
47
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
ALLEGATI
Programmi analizzati e riferimenti disponibili
Por FESR 2007/2013 - Bolzano
Documenti di programma e Rapporto ambientale
http://www.provincia.bz.it/europa/it/sviluppo-finanziamenti/competitivita-occupazione.asp
Psr FEASR 2007/2013 - Bolzano
Documenti di programma e Rapporto ambientale
http://www.provincia.bz.it/agricoltura/sviluppo-rurale/info-programma-sviluppo.asp
Por FESR 2007/2013 - Calabria
Documenti di programma
http://www.regione.calabria.it/calabriaeuropa/index.php?option=com_content&task=view&id=120&I
temid=253
Por FESR 2007/2013 - Campania
Documenti di programma
http://porFESR.regione.campania.it/opencms/opencms/FESR/Programma_files/Valutazione.html
Rapporto di monitoraggio POR e Piano Unitario di Monitoraggio Ambientale - giugno 2011
http://resources.regione.campania.it/slide/files/Assessori/Romano/NEWS/file_11469_GNR.pdf
PSR FEASR 2007/2013 – Campania
Documenti di programma
http://agricoltura.regione.campania.it/PSR_2007_2013/pdf/PSR_DGR_283.pdf
Piano Unitario di Monitoraggio Ambientale - presentazione
http://www.sito.regione.campania.it/agricoltura/PSR_2007_2013/pdf/relazione_completa_
novembre_2010.pdf
Piano di lavoro per l’applicazione della procedura di Valutazione Ambientale Strategica alla
programmazione dei fondi comunitari per il ciclo 2007-2013 in Campania
Link: http://www.sito.regione.campania.it/burc/pdf06/burc33or_06/del824_06.pdf
POR FESR 2007/2013 - Lazio
Documenti di programma
http://www.regione.lazio.it/binary/rl_bilancio/tbl_contenuti/4_Revisione_POR_FESR.pdf
Rapporto Ambientale VAS:
http://www.regione.lazio.it/binary/rl_bilancio/tbl_contenuti/1_Rapporto_Ambientale.pdf
POR FESR 2007/2013 - Liguria
Documenti di programma (il rapporto ambientale è un allegato del programma)
http://www.regione.liguria.it/argomenti/affari-e-fondi-europei/por-FESR-2007-2013.html
Documenti elaborati ma non disponibili sul portale:
 Piano di Monitoraggio Ambientale previsto art. 10 dir. 2001/42/CE
 Piani di Monitoraggio sugli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione del
Progetto Integrato (asse 3 e 4)
POR FESR 2007/2013 - Lombardia
Documenti di programma
48
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
http://www.ue.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=Redazionale_P&childpagename=Programmazione
Comunitaria%2FDetail&cid=1213306715309&packedargs=NoSlotForSitePlan%3Dtrue%26menu-torender%3D1213305986611&pagename=PROCOMWrapper
Documenti Vas (Rapporto Ambientale, I Rapporto di monitoraggio ambientale, Vademecum criteri
ambientali bando Asse IV)
http://www.reti.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=Redazionale_P&childpagename=DG_Reti%2FDeta
il&cid=1213466252826&packedargs=NoSlotForSitePlan%3Dtrue%26menu-to-render%3D12134660
09181&pagename=DG_RSSWrapper
Documenti elaborati ma non disponibili sul portale:
Sono stati elaborati due successivi aggiornamenti presentati al Comitato di Sorveglianza riguardo
l’integrazione ambientale nei bandi pubblicati (peso dei criteri ambientali, contenuti ecc.) e il
monitoraggio previsionale di alcune linee di intervento (giugno 2010: bando Teleriscaldamento,
primo bando asse 4 - Tutela e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale, graduatorie Fondo
di Rotazione per l’Imprenditorialità; giugno 2011: 4 bandi attuativi dell’Asse 3 – Mobilità sostenibile)
Por FESR 2007/2013 - Marche
Documenti di programma
http://www.europa.marche.it/LinkClick.aspx?fileticket=02k-h2Av54g%3d&tabid=106
Rapporto ambientale
http://www.regione.marche.it/Portals/0/Ambiente/VAS/VAS_POR_rapportoambientale.pdf
Por FESR 2007/2013 - Molise
Documenti di programma
http://www.regione.molise.it/nvi/nucleovalutazioneinvestimenti.nsf/88F06E208A847256C125750000
3D93DE/52909132AD000F01C125791900376D72/$file/POR_FESR_Rimodulato.pdf
Rapporto Ambientale:
http://www.regione.molise.it/web/assessorati/_vc5qn8rrid5q8anr1dlh6ipbeehig_.nsf/7b2fc1dd3b25fd
dfc125742d0025e1d5/dc556a6fb32c8c35c12572eb002c8f37?OpenDocument
Por FESR 2007/2013 - Piemonte
Documenti di programma e di Vas (programmazione unitaria) http://www.regione.piemonte.it/ambiente/autorita/documentazione.htm
Por FESR 2007/2013 - Puglia
Documenti di programma
http://www.regione.puglia.it/burp_doc/pdf/xxxix/N031_26_02_2008.pdf
Rapporto ambientale :
http://ecologia.regione.puglia.it/index.php?option=com_joomdoc&task=doc_
download&gid=1956&Itemid=661
Rapporti di monitoraggio
- Il sistema di monitoraggio per la componente “ARIA”;
- Il sistema di monitoraggio per la componente “PAESAGGIO E BENI CULTURALI”;
- Il sistema di monitoraggio per la componente “RIFIUTI”.
- Il sistema di monitoraggio per la componente “ACQUA”;
- Il sistema di monitoraggio per la componente “SUOLO”;
http://ecologia.regione.puglia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=863%3Ail-pianodi-monitoraggio-ambientale-pma&catid=74&Itemid=280
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
49
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
Rapporti di monitoraggio in corso di elaborazione:
- Il sistema di monitoraggio per la componente “AMBIENTE MARINO COSTIERO”;
- Il sistema di monitoraggio per la componente “BIODIVERSITA’”.
Por FESR 2007/2013 - Sardegna
Documenti di programma
http://www.sardegnaprogrammazione.it/index.php?xsl=1227&s=35&v=9&c=7490&na=1&n=10&nod
esc=2
Documenti Vas
http://www.sardegnaprogrammazione.it/index.php?xsl=1384&s=175866&v=2&c=7499
Report di monitoraggio 2010
http://www.sardegnaprogrammazione.it/documenti/35_84_20110126165515.pdf
Por FESR 2007/2013 - Sicilia
Documenti di programma e di Vas
www.euroinfosicilia.it
Presentazione (ppt) sul piano di monitoraggio ambientale
http://www.euroinfosicilia.it/Default.aspx?tabid=252
Por FESR 2007/2013 - Trento
Documenti di programma
http://www.puntoeuropa.provincia.tn.it/binary/pat_puntoeuropa/programma_2007_2013/
PO_2007_2013_FESR.1225356504.pdf
Rapporto ambientale
http://www.puntoeuropa.provincia.tn.it/binary/pat_puntoeuropa//programma_2007_2013/VAS_
Rapporto.1224841286.pdf
Por FESR 2007/2013 - Umbria
Documenti di programma
http://www.FESR.regione.umbria.it/MEDIACENTER/FE/CategoriaMedia.aspx?idc=35&explicit=SI
Rapporto ambientale, Sintesi non tecnica e Piano di monitoraggio Ambientale POR FESR
http://www.arpa.umbria.it/au/portale_vas/piani%20di%20monitoraggio-elenco%20documenti.htm
I Rapporti di monitoraggio sono annuali: è stato redatto un documento iniziale di impostazione delle
attività nel 2008 (Piano Operativo), e sono stati redatti due Report di monitoraggio ambientale, uno
nel 2009 e uno del 2010 mentre è in via di formulazione quello per il 2011.
Por FESR 2007/2013 – Valle d’Aosta
Documenti di programma
http://www.regione.vda.it/europa/por_competitivita_regionale/programma/default_i.asp
Documenti Vas e Rapporti di Monitoraggio ambientale 2008, 2009, 2010
http://www.regione.vda.it/europa/por_competitivita_regionale/programma/ambiente_i.asp
http://www.regione.vda.it/europa/por_competitivita_regionale/valutazione_i.asp
Por FESR 2007/2013 - Veneto
Documenti di programma
http://www.regione.veneto.it/Economia/Programmi+Comunitari/Nuova+programmazio
ne+2007+-+2013/Documenti+di+Programmazione.htm
Documenti VAS (parere dell’autorità competente e dichiarazione di sintesi ex art. 17 D. Lgs. 152/2006
e s.m.i.)
50
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
http://www.regione.veneto.it/Economia/Programmi+Comunitari/Nuova+programmazione+2007+-+2013/
Valutazione.htm
P.O.I. “Energie rinnovabili e risparmio energetico” 2007-2013
Documenti di programma e di Vas (Rapporto ambientale e misure di monitoraggio)
http://www.poienergia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=340&Itemid=140
P.O.N. Reti e mobilità
Documenti di programma e di Vas (Consultazione, partecipazione, comunicazione; Dichiarazione di
sintesi; Sintesi non tecnica, Sistema di monitoraggio degli effetti ambientali, procedure di consultazione,
Piano di monitoraggio ambientale)
www.mit.gov.it/ponreti
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
51
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
SCHEDA DI ANALISI (MODELLO)
Sezione 1
Programma 1 xxxxxxxxxxxxxxx
(referente per la compilazione)
ANAGRAFICA
Disponibilità Programma e Rap- Inserire link ai documenti di programma e della VAS
porto Ambientale VAS
Autorità di Gestione
Inserire riferimenti
a) Specificare se e in che modo è identificato il ruolo di Autorità Ambientale per il
programma (legge regionale, sezione “Autorità” del programma, ...)
Autorità Ambientale
b) Descrivere sinteticamente le attività effettivamente svolte dall’AA nella fase di
attuazione
Piano di monitoraggio/ Rapporti Elencare i documenti elaborati e inserire estremi e link se presenti.
di monitoraggio
Specificare se esistano strumenti di attuazione sottoposti a VAS o a valutazioni di soStrumenti di attuazione
stenibilità ambientale
INDICATORI
a) Descrivere sinteticamente l’architettura del sistema di monitoraggio e le eventuali
parti di cui si compone
b) Evidenziare quali fra queste tematiche siano oggetto di monitoraggio (attraverso
la definizione di specifici indicatori):
Contesto ambientale – evidenziare in che modo il monitoraggio di programma si
relaziona con gli indicatori di contesto utilizzati in sede di Rapporto Ambientale
Struttura del sistema di
(RA)
monitoraggio(definita nel RapCapacità del programma di raggiungere i propri obiettivi ambientali
porto Ambientale o nel Piano
Effetti ambientali positivi / negativi – evidenziare la relazione con la valutazione
di Monitoraggio / Rapporti di
degli effetti ambientali (RA )
Monitoraggio)
Qualità del processo di integrazione ambientale (es. presenza / efficacia dei criteri
di selezione ambientali ecc, …)
Governance ambientale del processo
c) Specificare se siano state previste / realizzate analisi di tipo territoriale (sulla regione o su aree specifiche di particolare significato per la registrazione degli effetti
del programma)
a) Evidenziare le caratteristiche degli indicatori utilizzati, specificando se essi siano
strutturati per:
Componenti / fattori ambientali (elencare)
Obiettivi di sostenibilità ambientale
Linee di intervento
Assi prioritari
Caratteristiche degli indicatori
Altro (specificare)
b) Specificare eventuali relazioni fra gli indicatori di programma e gli indicatori VAS
c) Elencare le informazioni definite per ciascun indicatore al fine di consentirne il
popolamento (fonte dei dati –anche con riferimento alle varie fasi di attuazionemodalità di elaborazione, ecc.)
d) Evidenziare se sia stato previsto un nucleo di indicatori comune per il monitoraggio di più strumenti
a) Descrivere sinteticamente le principali fonti dei dati per il popolamento degli indicatori (integrazione di formulari dei bandi, richieste dirette, monitoraggio ad hoc,
Fonti dei dati
…) e le fasi di rilevamento previste.
b) Fornire una breve valutazione delle principali problematiche connesse al reperimento dei dati.
52
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
Sistemi informativi regionali
Descrivere l’eventuale utilizzo di sistemi informativi territoriali a supporto del monitoraggio e loro specifiche funzionalità rispetto agli indicatori VAS e di programma
GOVERNANCE
Soggetti coinvolti nel monitoraggio
Strumenti di interazione tra i
soggetti
Partecipazione soggetti con
competenza ambientale / stakeholder
Periodicità reportistica
Monitoraggio VAS e monitoraggio di programma
Identificare il ruolo e le funzioni assegnate ai soggetti / organismi coinvolti nel monitoraggio VAS:
 Autorità Ambientale
 Autorità di Gestione
 Comitato di Sorveglianza
 ARPA
 Valutatore Indipendente
 Assistenza tecnica del programma
 Eventuali comitati di pilotaggio della valutazione (o strumenti analoghi)
 altri soggetti
Specificare l’utilizzo di strumenti per il dialogo e lo scambio di informazioni tra i diversi
soggetti. Mettere in luce sia l’utilizzo di protocolli di intesa, che la definizione di strumenti operativi per la concertazione (tavoli e gruppi di lavoro, ecc)
Evidenziare se sia prevista la consultazione dei soggetti con competenza ambientale e
degli stakeholder, se sì con quali modalità e tempi.
Periodicità di produzione dei report di monitoraggio,
a) Evidenziare se e come il monitoraggio VAS sia parte del Piano di valutazione del
programma
b) Specificare strumenti e modalità per le eventuali relazioni tra i due sistemi di
monitoraggio (utilizzo di un nucleo comune di indicatori, condivisione delle fonti
di reperimento dati, cooperazione tra i soggetti responsabili, identificazione dei
referenti per l’attuazione dei monitoraggi, ecc).
Sezione 2
INTEGRAZIONE
a) Specificare se il piano unitario di valutazione preveda un “monitoraggio ambientale
unitario” trasversale ai programmi della politica regionale
b) Evidenziare quali fattori/componenti ambientali siano presi in considerazione e se
siano identificati indicatori comuni
Piano unitario di valutazione
c) Specificare se vengano fornite indicazioni per le fasi e gli strumenti attuativi
Quadri di riferimento
d) Specificare se il piano unitario di valutazione, nel rispetto delle rispettive
responsabilità di gestione e delle diverse regole delle attività di valutazione,
preveda un monitoraggio ambientale integrato con il FEASR
Evidenziare l’esistenza di quadri di riferimento per la valutazione e il monitoraggio
ambientale a livello regionale/nazionale (strategie di sostenibilità, documenti di
programmazione, ecc), valutandone e motivandone il livello di efficacia
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
53
IL MONITORAGGIO VAS NELLA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
a) Specificare struttura e relazioni esistenti tra i diversi sistemi di monitoraggio VAS,
descrivendone brevemente le caratteristiche principali (tra programmi attinenti
il ciclo di programmazione unitaria e con riferimento ai programmi di sviluppo
rurale, tra la programmazione e la pianificazione; tra il monitoraggio Vas del
programma e il monitoraggio Via degli interventi attuativi)
Integrazione dei monitoraggi
Vas
b) Evidenziare struttura e funzionalità di un eventuale sistema unitario/integrato
c) Descrivere eventuali strumenti predisposti per la governance complessiva
del monitoraggio Vas dei programmi coinvolti (piani di cooperazione, tavoli
interistituzionali, cabine di regia, tavoli tecnici, ecc)
d) Specificare se esistano strumenti condivisi per il reperimento dei dati o attività
condotte in parallelo a questo scopo, evidenziandone punti di forza e criticità
54
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
DOCUMENTO 2
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO
CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO
CONVERGENZA
SETTEMBRE 2012
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Il documento è stato elaborato dagli esperti della Linea 3 – Azioni orizzontali per l’integrazione
ambientale del POAT Ambiente (PON GAT 2007 – 2013) con il coordinamento del MATTM - DG SEC e il
contributo delle Regioni dell’Obiettivo Convergenza.
Ministero dell’Ambiente
delle Tutela Territorio
e del Mare
Giovanni BRUNELLI - Dirigente della Direzione per lo Sviluppo Sostenibile
il Clima e l’Energia
Elio MANTI - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto senior coordinatore
Regione Campania
Antonio RISI – Responsabile dell’Ufficio dell’Autorità Ambientale
Pierfrancesco FIGHERA - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto senior
Melania Rosaria ROMANO - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto junior
Ferdinando D’ARGENIO - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto junior
Regione Puglia
Antonello ANTONICELLI – Direttore Area Politiche per la riqualificazione,
la tutela e la sicurezza ambientale e per l’attuazione delle opere pubbliche
Giuseppe ANGELINI - Responsabile Struttura dell’Autorità Ambientale
Erminia SGARAMELLA - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto senior
Daniela BATTISTA - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto junior
Alessandra LISI CERVONE - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto junior
Regione Calabria
Francesca CURRÀ – Nucleo Regionale di Valutazione e Verifica degli
Investimenti Pubblici
Ernesto NAIMO - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto senior
Arturo VELTRI - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto junior
Marco CAFERRO - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto junior
Regione Siciliana
Rossella REYES - Presidenza Dipartimento regionale della Programmazione
Servizio Interventi Infrastrutturali – Unità Operativa di Base II
Angelo FUCARINO - Linea 3 POAT Ambiente - Esperto junior
La predisposizione di questo Rapporto è stata conclusa il 30 settembre 2012
La Linea 3 “Azioni Orizzontali per l’Integrazione Ambientale” è stata attivata nell’ambito del POAT
Ambiente PON GAT 2007 – 2013
La Linea 3 è costituita da esperti che operano prevalente mente presso le Regioni Convergenza con
l’obiettivo di:
1. definire e attuare procedure e strumenti funzionali all’ integrazione delle politiche ambientali
(principalmente risorse idriche, bonifiche e difesa del suolo) negli interventi di sviluppo
economico e di coesione sociale;
2. strutturare una rete di cooperazione istituzionale delle Regioni dell’Obiettivo Convergenza
dedicata all’ integrazione ambientale e costituita da unità operative dislocate presso le strutture
regionali;
3. sviluppare interventi volti all’adattamento, alla mitigazione e alla riduzione degli impatti
ambientali determinati dalle politiche di sviluppo;
4. selezionare e trasferire buone pratiche per l’integrazione ambientale
56
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
INDICE
ABSTRACT
58
1. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO
CLIMATICO E POLITICHE DI SVILUPPO
60
2. METODOLOGIA PER LA DEFINIZIONE DELL’INDICE
DI VULNERABILITÀ AI CAMBIAMENTI CLIMATICI A SCALA URBANA
64
3. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO
NEI TERRITORI DELL’OBIETTIVO CONVERGENZA
77
4. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN REGIONE CALABRIA
86
5. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN REGIONE CAMPANIA
99
6. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN REGIONE PUGLIA
113
7. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN REGIONE SICILIA
129
IMMAGINI
Regione Calabria
Regione Campania
Regione Puglia
Regione Sicilia
151
151
152
152
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
57
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
ABSTRACT
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO
CONVERGENZA
Il fenomeno del cambiamento climatico rappresenta una sfida globale che genera effetti locali
diversificati in ragione delle caratteristiche e delle criticità ambientali, economiche e sociali dei
differenti contesti territoriali. Le disparità economiche e sociali che caratterizzano i territori regionali
rischiano di aggravarsi e l’efficacia delle politiche di coesione per lo sviluppo potrebbe essere ridotta
in ragione degli effetti del cambiamento climatico. La sfida climatica è una delle priorità dell’agenda
europea e spinge i decisori a stabilire strategie e criteri di intervento utili a determinare le risposte da
mettere in campo. Alla luce delle recenti decisioni circa le politiche di coesione del’Unione per il periodo
2014 - 2020 la definizione e l’attuazione dei programmi nazionali e regionali potrà essere oggetto di
condizionalità relativa alla presenza di strategie per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento
climatico.
Nelle regioni europee gli impatti del fenomeno difficilmente potranno essere interpretati e rappresentati
in maniera uniforme, viceversa dovranno essere analizzati e valutati in modo differenziato in funzione
della diversa vulnerabilità fisica e naturale del territorio, dei livelli di sviluppo economico, della capacità
di adattamento della componente antropica e naturale, dei meccanismi di sorveglianza delle catastrofi
naturali, delle misure di mitigazione, prevenzione o precauzione. In Europa, le regioni mediterranee,
saranno le prime a soffrire le conseguenze dell’aggravarsi delle condizioni climatiche, determinando
ulteriori disparità di natura ambientale e sociale tra le regioni. Le regioni soggette alla pressioni maggiori
oltre all’Italia, in particolare il Mezzogiorno, sono Spagna, Grecia, Bulgaria, Cipro, Malta e l’Ungheria. In
tali aree, oltre ai ritardi degli indicatori di sviluppo, nei prossimi anni, si potranno determinare disparità
tra i cittadini nell’accesso ai servizi pubblici legati all’ambiente e alle risorse degli ecosistemi.
Il report propone l’applicazione di una metodologia volta a misurare la vulnerabilità dei territori alla
sfida climatica attraverso la definizione di un indice sintetico a scala comunale che considera in maniera
congiunta aspetti di natura sociale, economica e ambientale. Prendendo le mosse dalla valutazione della
distribuzione territoriale degli effetti del cambiamento climatico nei territori Obiettivo Convergenza il
report ha l’obiettivo di rendere disponibili informazioni e considerazioni utili a
(a) verificare la coerenza dei programmi regionali di sviluppo con le priorità strategiche dell’Unione
in tema di clima ed energia
(b) definire strategie di adattamento e mitigazione al cambiamento climatico per i diversi contesti
regionali e locali
(c) stabilire condizionalità climatiche nella predisposizione dei programmi, elaborare criteri di
selezione climatici ed energetici delle operazioni in fase di attuazione, indentificare set di
indicatori per il monitoraggio degli impatti dei programmi sul clima
I risultati evidenziano una sensibilità piuttosto diffusa in tutte le regioni osservate. Il cambiamento
climatico rischia di produrre effetti significativi in una larga parte del territorio delle regioni Obiettivo
Convergenza.
Il numero di comuni che ricade in aree esposte al cambiamento climatico si avvicina al 50% del totale
dei comuni delle regioni considerate.
Si tratta di circa 800 comuni, in termini di abitanti ci si avvicina al 60% del totale mentre se consideriamo
58
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
la superficie osserviamo che quasi il 65% del territorio risulta fortemente a rischio. In termini assoluti
si tratta di circa 10.000.000 di abitanti interessati e circa 47.000 km2 di superficie, più del 50% del
totale dei territori interessati potenzialmente molto sensibile agli effetti del cambiamento climatico.
La distribuzione territoriale dell’indice nelle regioni Obiettivo Convergenza evidenzia una elevata
vulnerabilità delle aree di costa che, rispetto alle aree interne dell’Appennino meridionale, sembrano
esposte contemporaneamente a molti dei potenziali rischi connessi agli effetti del cambiamento
climatico.
Anche l’armatura dei principali insediamenti urbani sul territorio e la localizzazione di alcuni grandi
poli industriali rende le aree costiere maggiormente sensibili ai fenomeni in corso.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
59
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
1. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO E
POLITICHE DI SVILUPPO
Il clima terrestre si va modificando ad una velocità senza precedenti per cause non solo naturali. Il
rapporto dell’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change pubblicato nel 2007 evidenziava
le responsabilità dell’attività antropica nel provocare il fenomeno del cambiamento climatico1. Il
fenomeno rappresenta una sfida globale che genera effetti diversificati nei contesti locali.
Gli effetti del fenomeno nelle diverse regioni hanno differente intensità e durata e generano impatti
diseguali in funzione della vulnerabilità fisica e naturale del territorio, il livello di sviluppo economico,
la capacità di adattamento2 della componente umana e di quella naturale, i meccanismi di sorveglianza
delle catastrofi naturali, le misure di mitigazione, prevenzione e precauzione.
La Commissione considera la capacità delle regioni di contrastare e di sapersi adattare al cambiamento
climatico di importanza fondamentale per il futuro dell’Unione.
Alle profonde disparità economiche e sociali che caratterizzano i territori regionali rischiano di
aggiungersi, in alcuni casi sommandosi ad altri fenomeni, ulteriori differenze derivanti dal fenomeno
del cambiamento climatico. In merito alla sfida del cambiamento climatico, in particolare, si prevede
che la sua incidenza “sull’ambiente dell’Europa e sulla sua società (sia) diventato il centro dell’agenda
europea, obbligando i decisori politici a riflettere sulla migliore possibile risposta da dare, utilizzando gli
strumenti politici a disposizione dell’Europa. Ciò si riscontra sia negli sforzi per mitigare i cambiamenti
climatici contrastando l’aumento delle emissioni di gas che provocano l’effetto serra, sia nella necessità
di adottare misure per adattarsi alle conseguenze di tale cambiamento”.
Il tema della vulnerabilità al cambiamento climatico è oggetto di molteplici studi, ricerche, valutazioni
ed analisi interpretative. L’interesse per il tema è riconducibile al fatto che proprio in funzione della
vulnerabilità, gli effetti del cambiamento climatico possono avere ricadute differenziate nei territori
interessati dal fenomeno.
Ciò induce a considerare la vulnerabilità un fenomeno da osservare e da valutare secondo le indicazione
in tal senso elaborate nel documento “Vulnerability assessment for climate adaptation”3 predisposto
nell’ambito del IPCC che definisce la valutazione della vulnerabilità “un aspetto fondamentale per
ancorare le valutazioni degli impatti del cambiamento climatico alla presentazione di piani di
sviluppo” in cui sono considerati, per poter valutare la vulnerabilità, i pericoli naturali, elementi, che
“ciascuno con le proprie sfumature, forniscono un nucleo di best practices da utilizzare negli studi per
la vulnerabilità ai cambiamenti climatici e l’adattamento”. Il documento suggerisce che alcuni degli
elementi da considerare sono:
la sicurezza alimentare;
il grado di povertà,;
i mezzi di sussistenza sostenibili
1 Le definizioni principali di cambiamento climatico sono state formulate dall’IPCC e dalla United Nations Framework Convention
on Climate Change (UNFCCC). L’IPCC intende per cambiamento climatico: un cambiamento nello stato del clima che può essere
identificato per mezzo di un cambiamento nella media e/o variabilità delle sue proprietà, e che persiste per un periodo esteso,
tipicamente decenni o più; l’UNFCCC intende: un cambiamento del clima che é attribuito direttamente o indirettamente
all’attività umana che altera la composizione dell’atmosfera globale e che si somma alla variabilità naturale del clima.
2 Secondo l’IPPC (2007) la capacità di adattamento può essere definita come la capacità che il sistema ha di correggere i
cambiamenti climatici per moderare i danni potenziali, per trarre vantaggio dalle opportunità, o fronteggiare le conseguenze.
3 Vulnerability assessment for climate adaptation - Adaptation Planning Framework Technical Paper 3 - Vers: Habana-Oxford
20/09/02
60
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Nel 2008 i servizi della Commissione europea hanno pubblicato il documento “Regions 2020 - An
Assessment of Future Challenges for EU Regions”, con l’obiettivo di comprendere in quale misura ed a
quali condizioni le politiche comunitarie si adattano alle “sfide chiave” che le regioni europee saranno
chiamate ad affrontare nel prossimo futuro. Il documento della Commissione, con un orizzonte al 2020,
presenta i potenziali impatti nelle regioni europee generati dalle quattro sfide considerate cruciali:
1.
2.
3.
4.
globalizzazione
cambiamento demografico
cambiamento climatico
approvvigionamento energetico
Al fine di esaminare le conseguenze che avranno sulle regioni i fenomeni derivanti da ciascuna delle
quattro sfide sono stati elaborati quattro indici di vulnerabilità. Relativamente al cambiamento
climatico è stato calcolato l’indice di vulnerabilità al cambiamento climatico4 in grado di fornire
una rappresentazione congiunta dei fenomeni sociali, economici e ambientali, basato sui seguenti
elementi:
1. evoluzione demografica della popolazione colpita dalle inondazioni;
2. evoluzione demografica della popolazione residente in zone costiere con altitudine inferiore a
5 m.;
3. rischio di siccità;
4. vulnerabilità dell’agricoltura e della pesca
5. dipendenza dell’economia locale dal settore turistico.
I Paesi mediterranei, secondo la Commissione, saranno i primi a soffrire le conseguenze dall’aggravarsi
delle condizioni climatiche, determinando ulteriori disparità di natura ambientale e sociale tra le
regioni. Si stima che più di un terzo della popolazione europea vive nelle regioni maggiormente esposte
al fenomeno. Le regioni soggette alla pressioni maggiori sono oltre il Mezzogiorno d’Italia, Spagna,
Grecia, Bulgaria, Cipro, Malta e l’Ungheria. In tali aree, oltre ai ritardi negli indici di sviluppo, si potrà
determinare una disparità nell’accesso dei cittadini ai servizi pubblici legati all’ambiente e alle risorse
degli ecosistemi. In riferimento a tali servizi, le aree rurali ed urbane, fortemente esposte al rischio di
siccità, potranno conoscere un aumento della conflittualità legata all’utilizzo delle risorse naturali, oltre
che un potenziale degrado dei sistemi naturali.
Per l’Italia, l’osservazione dei dati relativi all’indice di vulnerabilità al cambiamento climatico e del
rischio energetico elaborati dalla Commissione (Tabella 1), evidenziano la concentrazione dei rischi
nelle regioni in cui si registra un minore valore del PIL pro capite e quindi proprio in quelle regioni
che dispongono di una minore capacità di risposta (adattamento) a tali sfide. Tali sfide, in particolare
nel Mezzogiorno, potrebbero comportare gravi problemi non solo dal punto di vista della tutela
ambientale ma anche per comparti produttivi strategici per lo sviluppo regionale come il settore
primario (agricoltura, silvicoltura e pesca), la produzione energetica di grande scala, il settore turistico.
Il contrasto ai cambiamenti climatici e l’adattamento richiedono investimenti importanti nella lotta
e nella prevenzione al fenomeno della desertificazione, degli incendi, dell’erosione costiera, delle
inondazioni e del rischio idrogeologico.
4 Secondo l’IPPC (2007) la vulnerabilità di un sistema è il grado al quale il sistema è suscettibile e inadatto a fronteggiare gli effetti
avversi dei cambiamenti climatici, inclusi le variazioni e gli eventi estremi. È una funzione del carattere, della magnitudo, e parte
delle variazioni e dei cambiamenti del clima ai quali un sistema è esposto, la sua sensibilità, e la sua capacità di adattamento.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
61
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Tabella 1.1 Vulnerabilità al cambiamento climatico e rischio energetico nelle regioni italiane
(NUTS 2)
Identificazione
NUTS
ITG1
ITG2
ITF4
ITF6
ITF5
ITF3
ITD5
ITE3
ITC2
ITF1
ITF2
ITE1
ITE4
ITE2
ITC3
ITD3
ITD1
ITC4
ITD4
ITC1
ITD2
Regione
Indice vulnerabilità
climatica
Indice vulnerabilità
energetica
56
56
51
49
49
47
45
42
42
42
42
41
41
39
38
38
34
34
33
32
29
42
35,5
48
48
48
47
52
47
50
52
55
55
52
52
48
52
48
49
46
50
49
50
48
50
39,5
Sicilia
Sardegna
Puglia
Calabria
Basilicata
Campania
Emilia-Romagna
Marche
Valle d’Aosta
Abruzzo
Molise
Toscana
Lazio
Umbria
Liguria
Veneto
Provincia Autonoma Bolzano
Lombardia
Friuli-Venezia Giulia
Piemonte
Provincia Autonoma Trento
Media nazionale
Media UE
Fonte: Regions 2020
Figura 1.1 -Vulnerabilità al cambiamento climatico e rischio energetico nelle regioni del
Mezzogiorno
60
55
50
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
Si ci l i a
Sar d eg na
Pug l i a
C al ab r i a
I nd i ce v ul ner ab i l i t à cl i m at i ca
62
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
B as i l i cat a
C am p ani a
A b r uz z o
M o lise
I nd i ce v ul ner ab i l i t à ener g et i ca
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
L’esercizio valutativo svolto dai servizi della Commissione si è concentrato su un livello analitico a scala
regionale (NUTS 2)5 ed in ragione di ciò perde il dettaglio territoriale necessario e che, a detta della
stessa Commissione, andrebbe approfondito con osservazioni ad una scala geografica di maggiore
dettaglio6.
Declinare l’indice a scala comunale e rendere conto delle azioni avviate e dei primi risultati ottenuti
dagli interventi di mitigazione e adattamento, nell’ambito della programmazione regionale 2007-2013,
rappresenta l’obiettivo della sperimentazione avviata dalla Linea 3 del POAT dapprima in Regione
Campania e successivamente nelle altre tre Regioni dell’Obiettivo Convergenza, Puglia, Calabria e Sicilia7.
Lo sviluppo della sperimentazione consentirà di rendere disponibile la base informativa necessaria alla
elaborazione di linee guida per la definizione di una strategia per la mitigazione e l’adattamento al
cambiamento climatico che assuma una prospettiva sovralocale in grado di considerare le specificità
dei differenti contesti.
All’interno di ciascun territorio regionale è possibile rilevare difformità significative relative agli
indicatori che compongono l’indice di vulnerabilità, che inducono a valutazioni differenziate a seconda
delle aree territoriali di volta in volta considerate e consentono di sviluppare strategie, politiche e azioni
finalizzate all’adattamento e alla mitigazione dei rischi derivanti dai fenomeni e con un elevato grado
di coerenza con le caratteristiche e i fabbisogni dei territori.
5 Per NUTS si intende la Nomenclatura delle Unità Territoriali per le Statistiche usata ai fini statistici da EUROSTAT. I codici
NUTS del paese lo dividono in tre livelli: NUTS 0 – Italia; NUTS 1 – Aree geografiche costituite da più regioni; NUTS 2 – Regioni;
NUTS 3 – Province.
6 La Commissione afferma che tale analisi “Non potrà sostituirsi ad una analisi dettagliata degli specifici contesti nazionali
e regionali, né prendere in considerazione la capacità degli Stati membri e delle Regioni a reagire”, impegnandosi ad
approfondire questa analisi attraverso uno studio più approfondito dell’impatto regionale delle quattro sfide.
7 I risultati della sperimentazione avviata dalla Linea 3 del POAT sono confluiti nel primo report ambientale sull’attuazione del
POR FESR Campania approvato dal CDS del 23 e 24 giugno 2011.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
63
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
2. LA METODOLOGIA PER LA DEFINIZIONE DELL’INDICE
DI VULNERABILITÀ CLIMATICA A SCALA URBANA
L’applicazione in via sperimentale e ad una scala geografica di dettaglio comunale della metodologia
elaborata dai servizi della Commissione per la valutazione della vulnerabilità climatica a livello regionale
ha evidenziato la necessità di disporre di un indice basato su una più articolata e ampia batteria di
indicatori e un diversificato panorama di fenomeni osservati. La restituzione dell’indice di vulnerabilità
climatica elaborato secondo il metodo della Commissione su 5 indicatori (versione 2008) appare basato
su un numero troppo limitato di informazioni e restituisce descrizioni approssimative di realtà molto
complesse; se ciò può apparire di qualche utilità ad un livello analitico regionale (NUTS 2) non appare
assolutamente idonea a rappresentare i fenomeni a scala comunale.
Al fine di assicurare un esercizio valutativo in grado di restiture informazioni dettagliate fino alla scala
comunale, appare necessario sviluppare una indagine di carattere metodologico finalizzata a:
integrare ed affinare il set di indicatori che costituiscono la base di calcolo dell’indice di
vulnerabilità climatica
assegnare un peso congruo a ciascun fenomeno osservato in ragione del contributo alla
vulnerabilità climatica
definire i criteri per aggregare nelle diverse dimensioni territoriali informazioni e valutazioni
relative alla vulnerabilità energetica
Di seguito sono illustrate e comparate alcune metodologie utilizzate a livello internazionale per la
valutazione della vulnerabilità climatica che potranno costituire un riferimento tecnico per l’affinamento
metodologico.
La vulnerabilità nella Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici
Uno studio condotto nell’ambito della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici8 ha evidenziato
che i paesi in ritardo di sviluppo sono quelli maggiormente vulnerabili agli impatti dei cambiamenti
climatici a causa della minore disponibilità di risorse sociali, tecnologiche e finanziarie, utili all’attuazione
di piani che favoriscano l’adattamento. Ciò consente di formulare l’ipotesi secondo cui il grado di
vulnerabilità di un paese è legato non solo agli effetti del clima ma anche, ed in misura rilevante, dal
livello di sviluppo e dai futuri percorsi di crescita che rendono i territori meno vulnerabili.
Al fine di determinare il grado di vulnerabilità, lo studio in questione richiama quattro fattori la cui
combinazione determina il livello di vulnerabilità di un territorio ai cambiamenti climatici:
l’esposizione ai fenomeni legati ai cambiamenti climatici che è diversificata;
le peculiarità ecologiche che rendono i territori più o meno sensibili ai cambiamenti climatici;
l’esposizione insieme alla sensibilità influenzano l’ impatto dei cambiamenti climatici;
la capacità di adattamento che risulta diversa da regione a regione.
L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) si è occupato di valutare il grado di vulnerabilità
dei sistemi ambientali e socio-economici ai cambiamenti climatici, le conseguenze imputabili
all’innalzamento delle temperature e le possibilità di adattamento ai fenomeni.
Nel rapporto sui cambiamenti climatici pubblicato nel 2007, il Working Group II ha definito la
8 United Nations Framework Convention on Climate Change: Climate Change - Impatti, Vulnerabilità ed Adattamento nei
paesi in via di sviluppo. http://unfccc.int/resource/docs/publications/impacts.pdf
64
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
vulnerabilità al cambiamento climatico come “il grado in cui i sistemi geofisici, biologici e socioeconomici sono suscettibili di, ed incapaci di, far fronte agli impatti negativi del cambiamento
climatico”. La vulnerabilità è dunque assunta “come il punto fino a dove il cambiamento climatico
può danneggiare o nuocere un sistema; come un indice sia di sensibilità al clima che di capacità di
adattamento alle nuove condizioni”. Nello stesso rapporto si legge altresì che “il termine “vulnerabilità”
può quindi riferirsi allo stesso sistema vulnerabile, ad esempio, le isole a bassa quota, oppure le città
costiere; all’impatto su questo sistema, quali le inondazioni delle città costiere e dei terreni agricoli o
la migrazione forzata; oppure al meccanismo che causa tali impatti, ad esempio, la disintegrazione
della lastra di ghiaccio dell’Antartide occidentale”.
Nel rapporto dell’IPCC sono indicati sette criteri chiave (Key vulnerabilità), attraverso i quali è possibile
individuare le vulnerabilità:
entità degli impatti;
periodicità degli impatti;
persistenza e reversibilità degli impatti;
probabilità degli impatti e vulnerabilità;
possibilità di adattamento;
aspetti distributivi degli impatti e delle vulnerabilità;
rilevanza del/i sistema/I a rischio.
L’approccio ESPON alla vulnerabilità climatica
Un recente studio sul cambiamento climatico condotto nell’ambito dell’European Spatial Planning
Observation Network (ESPON)9. In tale ambito sono state predisposte tre mappe che consentono di
osservare ed interpretare i fenomeni attraverso la dimensione territoriale:
la prima rappresenta i potenziali impatti del cambiamento climatico nelle regioni europee,
confrontando l’esposizione e la sensibilità di ciascuna regione;
la seconda illustra la capacità di adattamento delle regioni;
la terza, determinata dalla sovrapposizione delle due precedenti, mostra come l’impatto regionale
dei cambiamenti climatici è determinato dall’esposizione e dalla sensibilità di una regione.
L’esposizione e la sensibilità, considerate congiuntamente, determinano il potenziale impatto dei
cambiamenti climatici di una regione; la capacità di affrontare questi impatti è espressa dalla capacità
di adattamento. L’insieme di questi fattori determina la vulnerabilità ai cambiamenti climatici di una
regione.
L’approccio ESPON si basa sul presupposto secondo cui “l’aumento di emissioni antropiche di gas serra
contribuiscono al riscaldamento globale, e quindi al cambiamento climatico, che corrono in parallelo
alla variabilità naturale del clima”. Il potenziale impatto dei cambiamenti climatici differisce in maniera
considerevole tra le regioni, sia perché alcune sono maggiormente esposte di altre, sia perché varia
la configurazione stessa dei cambiamenti climatici. A ciò si aggiungono le caratteristiche ecologiche,
sociali ed economiche proprie di ciascuna regione, che influiscono sul loro grado di sensibilità ai
cambiamenti climatici.
Le analisi ESPON sono sviluppate a scala NUTS 3, idonee per l’osservazione di fenomeni a scala locale.
Non a caso le osservazioni territoriali di ESPON sono utili a fornire ai decisori pubblici ed agli operatori
9 ESPON 2013 Programme/ Map of the Month – Climate change may hamper territorial cohesion
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
65
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
del settore, informazioni sintetiche circa le importanti dinamiche che investono il territorio europeo,
le sue regioni e città.
Questo rapporto, redatto nell’ambito della sperimentazione avviata dagli esperti della Linea 3 del
POAT nelle quattro Regioni Obiettivo Convergenza, prende spunto dalla metodologia utilizzata dai
servizi della Commissione nel documento Regions 2020 e rende disponibili elaborazioni per rispondere
alla criticità relativa alla dimensione territoriale, nel tentativo di raggiungere un maggiore dettaglio
analitico, utile ad evidenziare le differenze dei contesti regionali. Per tale ragione l’esercizio valutativo
è stato condotto a livello comunale, declinando a tale scala la metodologia e gli indicatori proposti
dalla Commissione.
In questa prima fase l’esercizio analitico non ha tentato di evidenziare e provare a rispondere ai limiti
riscontrati nella valutazione della vulnerabilità al cambiamento climatico, come definita dall’IPPC.
Al fine di migliorare le analisi valutative occorrerà integrare gli indici proposti nel rapporto che qui
viene proposto con dei parametri che siano in grado di rappresentare in modo quantitativo altri
fenomeni considerati rilevanti, sia di natura ambientale che socioeconomica. Ci si riferisce ad esempio
al tema del rischio idrogeologico, ai fenomeni di deforestazione, di impermeabilizzazione dei suoli e di
contaminazione oppure al grado di istruzione della popolazione.
La metodologia World Bank
In tale direzione sembra muoversi la sperimentazione proposta dalla World Bank finalizzata anch’essa
a verificare la vulnerabilità climatica dei territori. Il set di indicatori utilizzato per l’analisi è il seguente:
capacità di adattamento
sensibilità al contesto
esposizione
vulnerabilità
Si tratta di indicatori utili a considerare, analizzare e valutare gli impatti, la vulnerabilità ed i rischi legati
al fenomeno dei cambiamenti climatici, dunque meritevoli di considerazione da parte dei decision
makers perché legati ai fattori chiave per la vulnerabilità.
Tabella 2.1 World Bank - Vulnerabilità climatica: indicatori e formule
Capacità di adattamento
A = (a1 + a2 + a3+(a4+a5+ a6)/3)/4
dove
a1 - consumi domestici pro capite
a2 - parte di popolazione con un alto livello di educazione
a3 - Herfindahl Index1 per la diversificazione del reddito (maggiore valore, maggiore diversificazione)
a4 - misura del livello di fiducia
a5 -misura del livello di corruzione
a6 – misura del coinvolgimento politico (% partecipazione alle elezioni)
Tutte le variabili a1 - a6 sono normalizzate attraverso interpolazione lineare
66
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Sensibilità al contesto
S = [(s1 +s2 + s3)/3 +(s4 +s5)/2 + (s6 +s7 )/2 +s8 + (s9+s10)/2]/5
dove
s1 – ammontare pro capite di territori non irrigati, LSMS
s2 - Herfindahl Index sulla diversificazione dei suoli agricoli, LSMS
s3 – parte dei consumi domestici che dipendono dall’agricoltura
s4 – parte di popolazione sotto i 5 anni, CENSUS
s5 - parte di popolazione sopra i 65 anni, CENSUS
s6 – percentuale di mortalità sotto i 5 anni
s7 – parte di popolazione con risorse idriche non protette, LSMS
s8 – parte di popolazione soggetta ad insicurezza alimentare , LSMS
s9 – vittime pro capite da disastri 1998-2009
s10 – danni procapite per I disastri 1998-2009
Tutte le variabili s1 - s10 sono normalizzate attraverso interpolazione lineare
Esposizione
E = [(sdT1 + ... + sdT12)/12 + (sdP1 + .. sdP12)/12 + (rT1 + .. rT12)/12 + (Nhot + Ncold)/2 + Ndry + Ndisaster]/6
dove
sdTi - deviazione standard della temperature media mensile
sdPi - deviazione standard della precipitazione mensile
rTi - range (min – max) della temperature media mensile
Nhot - frequenza di mesi estremamente caldi, (temperature media superiore a 30 C)
Ncold - frequenza di mesi estremamente freddi ( temperature media inferiore a - 10 C)
Ndry - frequenza di mesi estremamente secchi in primavera (meno di 5 ml di precipitazioni totali) ed in estate (0 ml di
precipitazione totale)
Ndisaster - frequenza di disastri relativi al tempo 2000-2009
Vulnerabilità
V = (A + S + E)/3
La vulnerabilità climatica nel documento Regions 2020 (vers. 2008)
Il documento della Commissione “Regions 2020 - An Assessment of Future Challenges for EU Regions”,
nella versione del 2008, delinea, tra le altre cose, talune sfide politiche suscettibili di generare impatti
significativi e sulle quali l’UE si propone di far convergere le strategie future. L’orizzonte temporale
assunto dal rapporto è quello del 2020, termine entro il quale sarà necessario fare fronte a quattro
sfide considerate cruciali:
globalizzazione;
cambiamento demografico;
cambiamento climatico;
approvvigionamento energetico.
In riferimento alla sfida legata al cambiamento climatico, in particolare, le emissioni di gas a effetto serra
dovranno essere ridotte del 20%, il 20% dell’energia dovrà provenire da fonti energetiche rinnovabili
ed il livello di efficienza energetica dovrà aumentare del 20%. È stato inoltre elaborato l’indice di
vulnerabilità al cambiamento climatico allo scopo di poter sia esaminare gli effetti dei fenomeni ad
esso legati che fornire una rappresentazione congiunta dei fenomeni sociali, economici ed ambientali,
basata sui seguenti elementi:
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
67
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
evoluzione demografica della popolazione colpita dalle inondazioni;
evoluzione demografica della popolazione residente in zone costiere con altitudine inferiore a
5 m.;
rischio di siccità;
vulnerabilità dell’agricoltura e della pesca
dipendenza dell’economia locale dal settore turistico.
I risultati di Regions 2020 sono il frutto di valutazioni condotte su scala regionale (NUTS 2) e
la metodologia utilizzata per verificare la vulnerabilità consente di sviluppare analisi integrate
relativamente a fenomeni di natura ambientale ed economico-sociale. Tuttavia, il livello di aggregazione
territoriale delle informazioni costringe ad alcune generalizzazioni e semplificazioni per le quali
occorrerà sviluppare ulteriori indagini.
La vulnerabilità climatica nel documento Regions 2020 (vers. 2011)
Le questioni frequentemente indagate nella ricerca circa la capacità di adattamento dei sistemi naturali,
economici e sociali ai cambiamenti climatici sono biodiversità, foreste, agricoltura, pesca, turismo,
energia, gestione delle risorse idriche, salute umana, aree urbane, aree montane e zone costiere. Nel
documento di aggiornamento di Regions 2020 i temi chiave considerati per valutare la vulnerabilità
climatica sono :
Agricoltura e foreste: hanno una importanza fondamentale per la produzione di cellulosa e
di energia e la produzione di biomassa è un parametro utile a misurare l’efficacia dei sistemi di
gestione
Ecosistemi naturali e seminaturali: rappresentano una delle questioni più serie da affrontare;
UNEP ha stimato che il valore degli ecosistemi naturali a scala globale ammonta all’intero
prodotto mondiale lordo (58.000 miliardi di dollari nel 2008)
Rischi naturali: sono causati da eccessive precipitazioni o da alluvioni e nella percezione
pubblica sono gli effetti principali dei cambiamenti climatici
Salute ed onde di calore: un caso specifico è rappresentato dai rischi naturali derivanti dalle
onde di calore e dai riflessi sulla salute
Dipendenza dell’acqua: la scarsità di pioggia ha effetti sula vegetazione mentre la scarsità
di risorse idriche superficiali pone problemi per l’irrigazione, i processi industriali e le forniture
domestiche
Turismo: le condizioni climatiche hanno effetti importanti sul turismo e condizionano la qualità
dell’offerta turistica e ne determinano la damanda
Tabella 2.2 Regions 2020 (2011) – Indicatori di vulnerabilità climatica
Vulnerabilità al clima di Agricoltura e Foreste
Variazione annuale del rendimento delle colture (esposizione)
Probabilità di pericolo di incendi boschivi (esposizione)
% di occupati in agricoltura e silvicoltura (sensibilità)
Quota del settore agricolo e forestale nel PIL (sensibilità)
Quota di produzione di energia da biomassa (sensibilità)
68
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Vulnerabilità al clima degli ecosistemi naturali e seminaturali
Difference of summer to annual precipitation ratio (exposure)
Vegetation days change (exposure)
30-year mean temperature difference (exposure)
Loss of natural, extensive to artificial, intensive area (exposure)
Perdita di superficie vegetazionale (esposizione)
% di aree Natura 2000 (sensibilità)
Indice di sufficienza (capacità di adattamento
Vulnerabilità al clima dei rischi naturali ed alle minacce costiere
Pericolo potenziale di tempeste invernali e tropicali (esposizione)
Esposizione alle inondazioni (esposizione)
Frane (esposizione)
Mareggiate (esposizione)
Misure di protezione delle coste (sensibilità)
Reddito disponibile delle famiglie (al netto degli utilizzi) (adattamento)
PIL pro capite (capacità di adattamento)
Vulnerabilità al clima per la dipendenza dall’acqua
Differenza delle precipitazioni annuali (esposizione)
Indice di sfruttamento dell’acqua (esposizione)
% di terreni irrigui (sensibilità)
% dell’industria sul PIL (sensibilità)
% di produzione di energia idroelettrica sul totale(sensibilità)
Attuazione della direttiva quadro sulle acque 1 (capacità di adattamento)
Attuazione della direttiva quadro sulle acque 2 (capacità di adattamento)
Qualità delle acque di balneazione interne (esposizione)
Vulnerabilità al clima del turismo estivo
Tourism Climate Index 1970 (exposure)
Tourism Climate Index Difference (exposure)
Qualità delle acque costiere di balneazione (esposizione)
Qualità delle acque interne (esposizione)
Pernottamenti (sensibilità)
% di occupati nel turismo (sensibilità)
Reddito delle famiglie al netto degli usi (capacità di adattamento)
PIL procapite (capacità di adattamento)
La vulnerabilità energetica
Le metodologie descritte danno conto esclusivamente della potenziale capacità di adattamento dei
contesti territoriali ai cambiamenti climatici, trascurando le azioni messe in campo per mitigare o
prevenire il cambiamento climatico. Nella definizione delle misure di mitigazione e prevenzione, il
settore energetico rappresenta uno dei settori prioritari in ragione di quattro fattori principali che ne
determinano i contenuti:
la struttura delle economie regionali e della loro efficienza energetica
il mix energetico e il potenziale contenimento del contenuto di carbonio
le modalità prevalenti di trasporto
il potenziale di innovazione.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
69
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Per verificare la capacità delle regioni europee, di fare fronte alla sfida energetica, nell’ambito di Regions
2020, è stato messo a punto un indice di vulnerabilità energetica basato sui seguenti elementi:
consumo energetico regionale, compreso il trasporto privato (ton/ab);
consumo di energia stimato da trasporto merci, industria, servizi e agricoltura (ton/1000 di PIL);
contenuto di carbonio del consumo interno lordo di energia (CO2/TJ);
dipendenza dalle importazioni di energia (% dei consumi lordi nazionali).
L’elaborazione dell’indice effettuata dai Servizi della Commissione evidenzia che, anche in questo caso,
il nucleo delle regioni dell’Europa occidentale e settentrionale risulterebbe maggiormente in grado di
far fronte alle sfide che si presenteranno negli anni a venire.
In riferimento agli effetti che la sfida energetica potrà avere è possibile ipotizzare che le economie
regionali con significativa dipendenza da settori ad alta intensità energetica, con produzioni e consumi
che dipendono da mercati lontani, con un modello di trasporto sviluppato prevalentemente su gomma,
potrebbero essere maggiormente esposte alle mutevoli condizioni del settore.
A livello macro, si vanno affermando tendenze evolutive che rendono le regioni maggiormente
vulnerabili alla sfida energetica. In particolare:
la dipendenza energetica passa dal 53% del consumo energetico totale nel 2005 al 67% nel
2030;
l’esposizione alla volatilità e aumento dei prezzi;
concentrazione geopolitica delle riserve di combustibili fossili.
D’altra parte, le regioni con un elevata efficienza energetica potranno beneficiare del ruolo strategico
dell’innovazione tecnologica e dell’ICT nell’adattamento e mitigazione dei processi in atto.
Nella versione al 2011 del documento Regions 2020, l’analisi della vulnerabilità legata al settore
energetico approfondisce alcune questioni chiave che riguardano:
gli investimenti nei nuovi settori energetici
il deficit nell’approvvigionamento di energia fossile
i picchi di domanda di energia.
Per ciascuna delle tre questioni vengono individuati indicatori che ne descrivono l’esposizione, la
sensibilità e la capacità di adattamento come riportato nello schema seguente:
Tabella 2.3 Regions 2020 (vers 2011) – Indicatori di vulnerabilità energetica
Capacità energetica
Coefficiente di carico medio (esposizione)
Margine di flessibilità (esposizione)
% di energia elettrica sul totale dei consumi finali di energia (sensibilità)
% di eolico al netto della capacità di produzione (sensibilità)
Prezzo di mercato dell’elettricità (domestico) (sensibilità)
Prezzo di mercato dell’elettricità (industriale) (sensibilità)
Indice di intensità elettrica (sensibilità)
PIL pro capite (capacità di adattamento)
70
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Deficit di approvvigionamento di energia fossile
Grado di raffreddamento giornaliero (esposizione)
Grado di riscaldamento giornaliero (esposizione)
De-rated electricity peak capacity margin (sensibilità)
% di energia elettrica sul totale dei consumi di energia (sensibilità)
Indice di intensità elettrica (capacità di adattamento)
PIL pro capite (capacità di adattamento)
Picco della domanda di energia
De-rated electricity peak capacity margin (esposizione)
Grado di raffreddamento giornaliero (sensibilità)
Grado di riscaldamento giornaliero (sensibilità)
% di energia elettrica sul totale dei consumi di energia (sensibilità)
Indice di intensità elettrica (capacità di adattamento)
PIL pro capite (capacità di adattamento)
Un approccio integrato nella considerazione delle questioni climatiche ed energetiche potrebbe
determinare situazioni “win-win“, con benefici di natura sia economica sia ambientale, per i territori e
le comunità.
L’attuazione di politiche energetiche a livello locale risulta favorita nell’ambito delle cosiddette
comunità sostenibili, lì dove per comunità sostenibile si intende una “coalizione di istituzioni ed attori
pubblici e privati interessati ad incrementare il ritorno degli investimenti ed il valore patrimoniale del
territorio, a partire dalla riduzione dei costi energetici e dalla valorizzazione degli asset naturalistici ed
ambientali, strutturando un contesto di policy caratterizzato dalla piena integrazione degli interventi di
carattere ambientale, energetico e climatico, da forme di mobilità sostenibile, dall’utilizzo di tecnologie
dell’informazione e comunicazione per la gestione dei servizi e dall’attuazione di modelli di governance
fondati sulla trasparenza, la partecipazione e la valutazione degli impatti e delle performance”10.
Un esempio interessante di pianificazione energetica adottata a livello locale è rappresentata dal
Patto dei Sindaci, un progetto della Commissione che sostiene gli enti locali nell’adozione di politiche
energetiche sostenibili; gli enti locali che firmano il Patto dei Sindaci preparano il Piano d’azione per
l’energia sostenibile in cui sono presentate le principali azioni che intenderanno intraprendere.
Uno strumento a supporto delle amministrazioni locali per la pianificazione di politiche di mitigazione
ai cambiamenti climatici è rappresentato dalla contabilizzazione delle emissioni di CO2 con il sistema
IN.EM.AR. (INventario EMissioni ARia), un database realizzato nell’ambito della convenzione stipulata
tra la DG Qualità dell’Ambiente della Regione Lombardia e la Fondazione Lombardia per l’Ambiente - per
costruire l’inventario delle emissioni prodotte in atmosfera. Tra le regioni dell’Obiettivo Convergenza,
la Regione Puglia11 intende attivare una collaborazione con la Regione Lombardia per la realizzazione
concordata e coordinata dei rispettivi inventari regionali delle emissioni, attraverso la condivisione
della metodologia e dell’applicativo software e per lo sviluppo dell’inventario IN.EM.AR.
10 “Comunità sostenibili” Linea 3 POAT Ambiente - Presentazione alla Rete delle Autorità Ambientali – Bari, 22 maggio 2012
11 La Regione Puglia ha affidato ad ARPA Puglia la gestione, l’implementazione e l’aggiornamento dell’Inventario Regionale
delle emissioni in atmosfera mediante la DGR n. 1111/2009.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
71
Variazione della popolazione
esposta alle inondazioni (% sul
totale della popolazione comunale
2001 - 2051)
Popolazione residente in zone con
altitudine inferiore a 5 metri s.l.m.
(% sul totale della popolazione
comunale)
Superficie di suolo secco compresa
fra 86-159 giorni (% sul totale della
superficie comunale)
Evoluzione demografica
della popolazione
colpita dalle
inondazioni
Popolazione residente
in zone costiere a
rischio di innalzamento
del livello del mare
Territorio a rischio
desertificazione
Dipendenza del sistema Lavoratori impiegati in alberghi
economico locale dal
e ristoranti (% sul totale degli
turismo
occupati)
REPORT LINEA 3 PON GAT – REGIONS 2020 (2008)
FENOMENO
INDICATORE
Dipendenza del sistema Valore Aggiunto in Agricoltura,
economico locale
Silvicoltura e Pesca (% sul totale
dall’agricoltura e pesca com.)
Esposizione
Sensibilità al
contesto
Capacità di
adattamento
FENOMENO
Parte di popolazione soggetta ad insicurezza
alimentare
Vittime pro capite da disastri 1998-2009
Danni procapite per I disastri 1998-2009
Deviazione standard della temperature media
mensile
Deviazione standard della precipitazione mens.
Range (min – max) della temperature media mens
Frequenza di mesi caldi, (temp. > 30 c)
Frequenza di mesi freddi (temp. < - 10 c)
Frequenza di mesi estremamente secchi in
primavera (meno di 5 ml di precipitazioni totali) ed
in estate (0 ml di precipitazione totale)
Frequenza di disastri relativi al tempo 2000-2009
Parte di popolazione con risorse idriche non protette
Percentuale di mortalità sotto i 5 anni
Herfindahl Index sulla diversificazione dei suoli
agricoli
Parte dei consumi domestici che dipendono
dall’agricoltura
Parte di popolazione sotto i 5 anni
Parte di popolazione sopra i 65 anni
Ammontare pro capite di territori non irrigati
Misura del livello di fiducia
Herfindahl index per la diversificazione del reddito
(maggiore valore, maggiore diversificazione)
WORD BANK
INDICATORE
Consumi domestici pro capite
Parte di popolazione con un alto livello di
educazione
REGIONS 2020 (2011)
INDICATORE
Variazione annuale del rendimento delle colture (esposizione)
Probabilità di pericolo di incendi boschivi (esposizione)
% di occupati in agricoltura e silvicoltura (sensibilità)
Quota del settore agricolo e forestale nel PIL (sensibilità)
Quota di produzione di energia da biomassa (sensibilità)
Difference of summer to annual precipitation ratio (exposure)
Vegetation days change (exposure)
30-year mean temperature difference (exposure)
Loss of natural, extensive to artificial, intensive area (exposure)
Perdita di superficie vegetazionale (esposizione)
% di aree Natura 2000 (sensibilità)
Indice di sufficienza (capacità di adattamento)
Pericolo potenziale di tempeste invernali e tropicali (esposizione)
Esposizione alle inondazioni (esposizione)
Frane (esposizione)
Vulnerabilità
al clima dei
rischi naturali
Mareggiate (esposizione)
ed alle minacce
Misure di protezione delle coste (sensibilità)
costiere
Reddito disponibile delle famiglie (al netto degli utilizzi) (adattamento)
PIL pro capite (capacità di adattamento)
Giorni all’anno con temperature superiori ai 30° (esposizione)
Vulnerabilità
Notti tropicali per anno (esposizione)
al clima della
Densità di popolazione (sensibilità)
salute umana
% di popolazione con età superiore ai 65 anni (sensibilità)
alle onde di
Medici pro capite ogni 100.000 abitanti (capacità di adattamento)
calore
% di spesa per assistenza sanitaria sul PIL (capacità di adattamento)
Differenza delle precipitazioni annuali (esposizione)
Indice di sfruttamento dell’acqua (esposizione)
% di terreni irrigui (sensibilità)
Vulnerabilità
% dell’industria sul PIL (sensibilità)
al clima per
la dipendenza
% di produzione di energia idroelettrica sul totale(sensibilità)
dall’acqua
Attuazione della direttiva quadro sulle acque 1 (capacità di adattamento)
Attuazione della direttiva quadro sulle acque 2 (capacità di adattamento)
Qualità delle acque di balneazione interne (esposizione)
Tourism Climate Index 1970 (esposizione)
Tourism Climate Index Difference (esposizione)
Qualità delle acque costiere di balneazione (esposizione)
Vulnerabilità
Qualità delle acque interne (esposizione)
al clima del
Pernottamenti (sensibilità)
turismo estivo
% di occupati nel turismo (sensibilità)
Reddito delle famiglie al netto degli usi (capacità di adattamento)
PIL procapite (capacità di adattamento)
Vulnerabilità
al clima degli
ecosistemi
naturali e
seminaturali
Vulnerabilità
al clima di
Agricoltura e
Foreste
FENOMENO
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
2.1 Metodologia per il calcolo dell’ indice di vulnerabilità al cambiamento climatico nei territori
Obiettivo Convergenza
Nell’ambito del presente report, per il calcolo dell’indice di vulnerabilità climatica a scala comunale
sono state utilizzate informazioni cartografiche e alfanumeriche. Di seguito è descritta la metodologia
utilizzata per la definizione dell’indice a scala comunale (2.1) e il metodo di calcolo dei 5 indicatori
utilizzati per la sua elaborazione (2.2). Le fonti informative utilizzate per la definizione degli indicatori
sono: ISTAT, Autorità di Bacino, Portale Cartografico Nazionale e il modello digitale del terreno.
L’indice è stato calcolato attraverso l’aggregazione di 5 variabili, rappresentate da indicatori a scala
comunale, utili a rappresentare i seguenti fenomeni:
1.
2.
3.
4.
5.
Dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura e pesca
Dipendenza del sistema economico locale dal turismo
Evoluzione demografica della popolazione colpita dalle inondazioni
Popolazione residente in zone costiere a rischio di innalzamento del livello del mare
Territorio a rischio desertificazione
Al fine di valutare i fenomeni e elaborare un indice sintetico sono stati utilizzati i seguenti indicatori:
1. Valore Aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca (% sul totale comunale)
2. Lavoratori impiegati in ristoranti, alberghi campeggi ed altri alloggi per brevi soggiorni (% sul
totale degli occupati a livello comunale)
3. Variazione della popolazione esposta alle inondazioni (% sul totale della popolazione comunale
tra il 2001 e il 2051)
4. Popolazione residente in zone con altitudine inferiore a 5 metri s.l.m. (% sul totale della
popolazione comunale)
5. Superficie di suolo secco compresa fra 86-159 giorni ( % sul totale della superficie comunale)
Gli indicatori sono stati ordinati secondo una scala di classificazione che ha permesso di catalogare i
comuni ed associarli alle diverse fasce .
Tabella 2.1.1 Variabili, Indicatori e punteggi per l’indice do vulnerabilità
Fenomeno
Indicatore
Dipendenza del
economico
1 sistema
locale dall’agricoltura e pesca
Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e
Pesca
(% sul totale comunale)
(dati ISTAT 2005)
Dipendenza del
2 sistema economico
locale dal turismo
Lavoratori impiegati in ristoranti, alberghi campeggi ed altri alloggi per brevi soggiorni
(% sul totale degli occupati comunale)
(elaborazione su dati ISTAT 2001)
Evoluzione democa della popo3 grafi
lazione esposta alle
inondazioni
Popolazione
residente in zone
4 costiere a rischio di
innalzamento del
livello del mare
Variazione della popolazione esposta
a rischio di inondazione
(% sul totale della popolazione 2001 - 2051)
(elaborazione su dati ISTAT e PAI)
Popolazione residente in zone con altitudine
inferiore a 5 metri s.l.m.
(% sul totale della popolazione comunale)
(elaborazione su dati ISTAT 2001
e modelli digitali del terreno)
Superficie di suolo secco
compresa fra 86-159 giorni
a rischio
5 Territorio
desertificazione
(% sul totale della superficie comunale)
(elaborazione su dati Portale cartografico nazionale)
Intervallo di
classificazione
per elaborazione
carta
< 0,75
0,75 - 1,33
1,33 - 1,98
1,98 - 2,79
2,79 - 3,97
3,97 - 6,14
 6,14
< 2,80
2,8 3,69
3,69 - 4,26
4,26 - 5,64
 5,64
0/nessun dato
< - 0,5
-0,5 - 0
0 - 0,5
0,5 - 1
>1
0/nessun dato
< 0,92
0,92 - 2,36
2,36 - 4,65
4,65 - 12,56
 12,56
0
< 5,00
5,00 - 15,00
15,00 - 30,01
30,01 - 50,00
 50
Fascia di
classificazione
settima
sesta
quinta
quarta
terza
seconda
prima
quinta
quarta
terza
seconda
prima
sesta
quinta
quarta
terza
seconda
prima
sesta
quinta
quarta
terza
seconda
prima
sesta
quinta
quarta
terza
seconda
prima
Punteggio
per elaborazione
IVCC
14,29
28,57
42,86
57,14
71,43
85,71
100
20
40
60
80
100
0
20
40
60
80
100
0
20
40
60
80
100
0
20
40
60
80
100
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
73
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
A ciascuna fascia è stato attribuito un punteggio e la media di tali punteggi che ciascun comune ha
conseguito per i 5 indicatori, rappresenta il valore dell’indice sintetico di vulnerabilità al cambiamento
climatico. Ciò consente analisi comparate relativamente alla salienza della sfida climatica nei territori
comunali e alle differenze fra le regioni dell’Obiettivo Convergenza e fra i diversi comuni e aree
territoriali.
Di seguito l’intervallo di classificazione e le fasce di classificazione dell’indice sintetico.
Tabella 2.1.2 Classificazione e fasce di appartenza
Intervallo di classificazione
Fascia di appartenenza
<21,41
sesta
21,41 - 25,76
quinta
25,76 -30,33
quarta
30,33 - 37,11
terza
37,11 - 52,35
seconda
 52,35
prima
2.2 Popolamento degli indicatori a scala comunale e calcolo dell’indice
1. Dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura e pesca
L’indicatore scelto per descrivere la dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura e pesca
riguarda il rapporto fra il valore aggiunto lordo in tali settori e il valore aggiunto regionale, riferito al
2005.
Questo indicatore misura la vulnerabilità del sistema economico locale ai cambiamenti climatici in
ragione della sua dipendenza dall’agricoltura e pesca; più elevato è il grado di dipendenza, maggiore
risulta la vulnerabilità ai cambiamenti climatici del territorio.
A scala comunale è stato calcolato il medesimo indicatore utilizzando dati ISTAT relativi al Valore
aggiunto ai prezzi base, al lordo SIFIM - ANNO 2005 per la Campania, la Sicilia e la Calabria per settore
di attività (Industria, Servizi e Agricoltura Silvicoltura e Pesca). Per tali regioni ISTAT raccoglie ed elabora
i dati aggregati a livello di Sistema Locale del Lavoro (SLL) e, al fine di determinare l’indicatore a scala
comunale, si è reso necessario la distribuizione su tutti i comuni che costituiscono il SLL dei dati relativi
al Valore Aggiunto Totale ed al Valore Aggiunto Agricoltura, Silvicoltura e Pesca:
Valore Aggiunto Totale comunale = Tot. VA SLL/n. comuni del SLL
Valore Aggiunto Agricoltura e Pesca comunale = VA Agricoltura SLL/n. comuni del SLL
Per la Puglia sono disponibili i dati ISTAT a livello comunale per il 2009 relativi alle attività in questione
e non è stato quindi necessario applicare il metodo di imputazione descritto.
L’indicatore a scala comunale è stato calcolato applicando la seguente formula:
Valore Aggiunto Agricoltura e Pesca comunale * 100
Valore Aggiunto Totale comunale
2. Dipendenza del sistema economico locale dal turismo
L’indicatore utilizzato per descrivere la dipendenza del sistema economico locale dal turismo a scala
regionale fa riferimento alla percentuale degli occupati nel settore turistico rispetto al totale degli
occupati a scala regionale nel 2005-2006.
74
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Per riparametrare l’indicatore a scala comunale sono stati utilizzati dati ISTAT relativi al numero di
lavoratori impiegati nei servizi identificati con i codici ATECO 551 alberghi, 552 campeggi ed altri
alloggi per brevi soggiorni e 553 ristoranti, sul totale degli occupati che, anche se aggiornati al 2001,
sono disponibili a scala comunale per tutte le regioni oggetto della sperimentazione. Per il calcolo
dell’indicatore a scala comunale è stata utilizzata la seguente formula:
Totale addetti Divisione 55 comunale * 100
Totale ATECO comunale
3. Evoluzione demografica della popolazione esposta alle inondazioni
L’indicatore utilizzato per descrivere l’evoluzione demografica della popolazione esposta alle inondazioni
riguarda la percentuale di popolazione esposta ad esondazioni sul totale della popolazione regionale
tra il 2001 e il 2100. Questo indicatore correla la vulnerabilità climatica della popolazione al livello di
esposizione alle esondazioni; più numerosa è la popolazione esposta al rischio di inondazioni, maggiore
risulta la vulnerabilità ai cambiamenti climatici di quel territorio.
Per definire l’indicatore a scala comunale è stato necessario individuare la superficie di territorio
comunale interessata da fenomeni di inondazione desumendola dalla cartografia relativa alla
pericolosità idraulica (alta, media e bassa) fornita dai PAI, relativamente ai diversi tempi di ritorno. Al
fine di calcolare il numero di abitanti interessati dal fenomeno a livello comunale al 2001 sono stati
incrociati i dati cartografici relativi alla pericolosità idraulica con le aree delle sezioni di censimento
utilizzate da ISTAT. Per il calcolo della popolazione colpita da esondazione per ogni sezione di
censimento, è stata applicata la seguente formula:
Superficie sez. censimento inondata * Popolazione totale sezione di censimento
Superficie totale sez. censimento
Per il calcolo dell’indicatore a livello comunale si è proceduto a sommare i risultati relativi a ciascuna
sezione di censimento. Per la regione Calabria, in ragione della carenza di tali informazioni ,si è proceduto
moltiplicando il numero di residenti per m2 per la superficie comunale interessata da esondazione.
Lo stesso metodo è stato replicato per stimare l’evoluzione demografica a livello comune utilizzando
i dati relativi alla stima dei residenti al 2050 fornito da DEMO ISTAT (disponibili a scala provinciale)
opportunamente scalati e considerando invariata la percentuale del numero di abitanti residenti per
comune rilevato al 2001. Predisposto il set di dati grezzi si è proceduto a calcolare la variazione espressa
in percentuale sul totale della popolazione comunale esposta a rischio esondazioni fra il 2001 e il 2051
secondo le seguenti formule:
Variazione popolazione comunale esposta a inondazioni = Popolazione colpita da esondazioni nel
2051 – Popolazione e colpita da esondazioni nel 2001
Variazione popolazione comunale esposta a rischi o inondazioni *100
Popolazione comunale al 2001
4. Popolazione residente in zone costiere a rischio di innalzamento del livello del mare
Per descrivere il rischio di innalzamento del livello del mare sulla popolazione residente è stata calcolata
la percentuale di popolazione che vive in aree al di sotto dei 5 metri sul livello del mare, riferita al 2001.
Un elevato numero di abitanti che risiede in zone costiere risulta esposta al rischio di innalzamento del
livello del mare ed arretramento della linea di costa; maggiore è la concentrazione della popolazione
che vi risiede, maggiore è la vulnerabilità climatica di quel territorio.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
75
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Anche in questo caso si è proceduto al calcolo dell’indicatore a livello comunale utilizzando il dato dei
residenti per sezione di censimento e individuando la superficie dell’area della sezione interessata dal
fenomeno attraverso l’incrocio dei dati cartografici con quelli derivanti dal Modello Digitale del Terreno
(DEM con passo 20 m). Tale incrocio ha consentito di ottenere il numero di residenti per sezione di
censimento in aree al di sotto dei 5 metri sul livello del mare attraverso la formula di seguito riportata:
Superficie sez. censimento < 5metri s.l.m. * Popolazione totale sezione di censimento
Superficie totale sez. censimento
Il dato a livello comunale è rappresentato dalla somma dei dati di ogni sezione di censimento del comune
considerato. Per la Regione Calabria, causa l’assenza di informazioni, si è proceduto moltiplicando il
numero di residenti per m2. per la superficie comunale al di sotto dei 5 metri s.l.m.
5. Territorio a rischio desertificazione
Per rappresentare la porzione di territorio a rischio desertificazione è stato misurato il numero medio
di giorni con deficit di umidità nel suolo.
Per elaborare l’indicatore a scala comunale sono state utilizzate le informazioni del Portale Cartografico
Nazionale del MATTM predisposte in base all’Atlante della desertificazione curato dal CNR e INEA.
Nell’Atlante, la modellistica utilizza come indici di rischio di desertificazione indicatori afferenti ai due
sistemi di degradazione del suolo: erosione idrica e aridità. Relativamente al sistema aridità, l’indice di
impatto terre ad aridità potenziale, viene definito dall’indicatore di stato “numero medio annuale di
giorni in cui il suolo è secco” utilizzato per la sperimentazione.
Per l’elaborazione dell’indicatore a scala comunale sono state considerate le aree che si caratterizzano
per un numero medio all’anno di giorni di suolo secco tra 86 e 107 (seconda fascia) e tra 108 e 159
(prima fascia). Per ogni comune è stata calcolata la superficie di territorio che ricade in prima e in
seconda fascia. È stata poi calcolata la percentuale della superficie comunale interessata dal fenomeno
mettendo in relazione l’intera superficie comunale con la superficie interessata. Per determinare il
totale della superficie comunale, è stato attribuito un peso pari a 1 per la superficie comunale ricadente
in prima fascia e un peso pari a 0,5 per la seconda e si è proceduto quindi alla sommatoria dei valori
ottenuti.
Per il calco dell’indicatore a livello comunale si è applicata la formula di seguito riportata:
Superficie comunale in prima fascia * 1 + Superficie comunale in seconda fascia * 0,5 * 100
Superficie comunale
I risultati ottenuti per ogni indicatore sono stati classificati secondo le scale utilizzate nel rapporto
Regions 2020 ad esclusione dell’indicatore 5 per il quale si è reso necessario costruire una scala di
classificazione ad hoc (cfr. 2.1).
76
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
3. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO NEI
TERRITORI DELL’OBIETTIVO CONVERGENZA
Il calcolo in via sperimentale della vulnerabilità a scala comunale nelle quattro regioni Obiettivo
Convergenza oltre a confermare l’elevata sensibilità di questi territori ai potenziali effetti derivanti dai
fenomeni connessi al cambiamento climatico, ha messo in evidenza profonde differenze fra le regioni,
all’interno delle stesse e in relazione ai differenti fenomeni osservati.
Il panorama generale della potenziale vulnerabilità dei territori e dei contesti socio-economici osservati
rivela rilevanti rischi ma anche alcune opportunità. I risultati evidenziano una sensibilità piuttosto
diffusa in tutte le regioni osservate. Il cambiamento climatico rischia di produrre effetti significativi
in una larga parte del territorio delle regioni Obiettivo Convergenza. Il numero di comuni che ricade
nella prima e seconda fascia di classificazione si avvicina al 50% del totale dei comuni delle regioni
considerate. Si tratta di circa 800 comuni, in termini di abitanti ci si avvicina al 60% del totale mentre
se consideriamo la superficie osserviamo che quasi il 65% del territorio risulta fortemente esposto agli
effetti derivanti dal cambiamento climatico. In termini assoluti si tratta di più di 9.000.000 di abitanti
interessati e circa 47.000 km2 di territorio potenzialmente molto sensibile agli effetti del cambiamento
climatico.
Tabella 3.1 Regioni Obiettivo Convergenza – Vulnerabilità climatica per comune
Fasce di classificazione
Comuni (n.)
Abitanti (n.)
Estensione (Km2)
Comuni (%)
Abitanti (%)
Territorio (%)
Prima
> 52,35
218
2.332.781
16.507,30
13,6
13,8
22,3
Seconda
52,3537,12
524
7.154.120
31.290,70
32,6
42,3
42,2
Terza
37,11 30.34
281
3.035.109
11.420,10
17,5
17,9
15,4
Quarta
30,33 –
25,77
150
931.775
4.536,70
9,3
5,5
6,1
Quinta
25,76 –
21,42
147
895.367
4.190,70
9,1
5,3
5,7
Totale
Sesta
< 21,41
288
2.561.305
6188,7
17,9
15,1
8,3
1608
16.910.457
74.134,20
100,0
100,0
100
Il 38% circa dei 218 comuni ricadenti nella prima fascia di classificazione sono in Sicilia, il 30% in
Calabria e il 26% circa in Puglia. Solo il 5% circa dei comuni della prima fascia risultano in Campania.
Rispetto ai circa 2.300.000 abitanti che risiedono in aree estremamente vulnerabili, il 40% circa si trova
in Sicilia. La Regione che meno sembra essere sensibile al cambiamento climatico risulta la Campania.
Circa l’85% del territorio delle regioni Convergenza posizionato nella sesta fascia di classificazione si
trova in Campania e il 13% circa in Calabria. In termini di popolazione sui circa 2.500.000 di abitanti
residenti in aree a bassa vulnerabilità, circa il 95% risulta residente in regione Campania.
La distribuzione territoriale dell’indice nelle regioni Obiettivo Convergenza evidenzia una elevata
vulnerabilità in particolare delle aree di costa che, rispetto alle aree interne dell’Appennino
meridionale, sembrano esposte contemporaneamente a molti dei potenziali rischi connessi agli effetti
del cambiamento climatico. Anche l’armatura dei principali insediamenti urbani sul territorio e la
localizzazione di alcuni grandi poli industriali rende le aree costiere maggiormente sensibili ai fenomeni
in corso. Il valore medio della vulnerabilità al cambiamento climatico dei territori delle regioni Obiettivo
Convergenza è pari a 37,73. Se applicassimo la classificazione utilizzata nella sperimentazione
dovremmo collocare l’intera area della Convergenza nella seconda fascia di classificazione.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
77
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
I territori della regione Puglia e della regione Siciliana fanno registrare valori dell’indicatore di
molto superiori alla media dell’area Convergenza, mentre la regione Campania risulta essere quella
potenzialmente meno esposta agli effetti del fenomeno.
Figura 3.1 Regioni Obiettivo Convergenza – Media della vulnerabilità climatica
50
4 6 ,59
4 3 ,4 6
45
3 7,73
3 7,4 5
40
35
30
2 3 ,4 1
25
20
15
10
5
0
C alab r ia
C am p ania
Pug lia
Sicilia
R eg io ni C o nv er g enz a
L’indagine indica che sono i fattori socio-economici quelli che maggiormente contribuiscono ad
esporre i territori delle regioni Obiettivo Convergenza ai potenziali effetti del cambiamento climatico.
In generale, a determinare la vulnerabilità climatica dei territori contribuisce principalmente la
dipendenza dei sistemi economici locali dal turismo e la dipendenza dal settore agricolo, della
silvicoltura e dalla pesca, segue il rischio desertificazione. Meno rilevanti ai fini della definizione del
valore medio dell’indice nelle quattro regioni risulta l’evoluzione demografica della popolazione esposta
alle esondazioni e il rischio derivante dall’innalzamento del livello del mare.
Figura 3.2 Regioni Obiettivo Convergenza – Rilevanza dei fattori nel calcolo della
vulnerabilità climatica
56 ,12
60
51,0 4
50
4 3 ,73
3 7,73
40
30
2 2 ,2 2
20
15,53
10
0
D ip em d enz a d el
s is t em a eco no m ico
lo cale d a ag r ico lt ur a,
s ilv ico lt ur a e p es ca
78
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
D ip end enz a d el
s is t em a eco no m ico
lo cale d al t ur is m o
E v o luz io ne d ella
p o p o laz io ne co lp it a
d alle ino nd az io ni
Po p o laz io ne
r es id ent e in z o ne
co s t ier e a r is chio d i
innalz am ent o d el
liv ello d el m ar e
T er r it o r io a r is chio
d i d es er t if icaz io ne
Ind ice d i
V ulner ab ilit à
al C am b iam ent o
C lim at ico
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
In regione Puglia, il fenomeno che maggiormente sembra incidere sulla vulnerabilità del territorio
appare la desertificazione seguito dalla dipendenza delle economie locali dall’agricoltura, silvicoltura
e pesca.
La variazione della popolazione esposta alle esondazioni, concentrandosi solo in porzioni limitate
di territorio, risulta essere il fenomeno che meno incide nel determinare la vulnerabilità dei territori
regionali. Anche per la regione Siciliana risulta determinante il fenomeno della desertificazione.
Rilevanti sono anche le variabili socie-economiche, in particolare il settore turistico e l’agricoltura e
pesca nelle economie locali. In regione Campania ad incidere sembra essere principalmente la struttura
socio-economica dei sistemi territoriali e i processi di antropizzazione. La dipendenza delle economie
locali dal turismo e dall’agricoltura, insieme all’esposizione della popolazione al rischio esondazioni,
sono i fattori che principalmente incidono nella definizione della vulnerabilità del territorio regionale.
Meno rilevante in tale contesto risulta il rischio desertificazione.
Anche per la regione Calabria il fenomeno della desertificazione non appare determinante mentre
risultano rilevanti le variabili socio-economiche. La vulnerabilità in questo caso è imputabile
principalmente alla dipendenza dei sistemi economici locali dal turismo. Rilevante appare anche il
ruolo dell’agricoltura e della pesca e i rischi derivanti dalle esondazioni e dall’innalzamento del livello
del mare.
Osservando la dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura, silvicoltura e pesca emerge
una rilevante vulnerabilità della Puglia che supera di gran lunga la media delle Regioni Convergenza.
Il settore agricolo e la pesca rappresentano infatti in tale contesto un settore determinante in molti
contesti locali.
Figura 3.3 Regioni Obiettivo Convergenza – Dipendenza dei sistemi economici locali da
agricoltura, silvicoltura e pesca
C alab r ia
3 7,55
C am p ania
2 4 ,9 9
Pug lia
71,3 9
Sicilia
4 0 ,4 4
R eg io ni C o nv er g enz a
4 3 ,73
0
10
20
30
40
50
60
70
80
La distribuzione territoriale dei valori dell’indice di vulnerabilità climatica, evidenzia la presenza di
diverse aree estremamente sensibili in tutte le regioni considerate. il territorio pugliese è senza dubbio
quello maggiormente interessato ma anche la Sicilia, la Calabria e la Campania presentano un territorio
fortemente polarizzato, con vaste aree in cui si concentrano comuni con elevata vulnerabilità.
Nel 2009, il 38% del territorio pugliese ricadeva nella prima fascia di classificazione con un valore
dell’indicatore superiore al 6,14%. Il valore massimo tocca percentuali che in taluni casi superano il
30%. Solo sei comuni del territorio regionale ricadono invece nella sesta fascia di classificazione con
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
79
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
valore inferiore allo 0,75%. Si tratta di circa il 4% del territorio regionale in cui si concentra però circa
il 15% della popolazione. Le aree rurali con colture ad alto reddito e specializzate ricadono nella terza
fascia di classificazione. L’economia dei comuni ricompresi in questa fascia è basata su produzioni che
originano in larga misura dalle aree rurali a ridosso della costa. Si osserva che i comuni che presentano i
valori più alti dell’indicatore, appartengano alla provincia di Foggia (Capitanata). Anche nell’area ionica,
in provincia di Taranto e nell’are del Tavoliere barese si registrano alcuni valori piuttosto elevati.
In Sicilia si registra una più accentuata vulnerabilità per i comuni dell’entroterra dell’isola a vocazione
agricola, localizzati prevalentemente nelle province di Enna, Siracusa, Ragusa e Trapani. I territori con una
elevata dipendenza delle economie locali dall’agricoltura e dalla pesca si concentrano principalmente
nell’area sud-orientale dell’isola, nell’area dell’agrigentino e in alcune aree interne.
In Campania maggiormente vulnerabili risultano aree rurali interne con problemi complessivi di
sviluppo.. Si tratta principalmente di aree montane dell’avellinese e del beneventano, caratterizzate
dalla presenza di vaste zone con forti elementi di marginalità, amplificata da evidenti carenze nella
dotazione di infrastrutture e da difficoltà di accesso ai servizi essenziali (aree svantaggiate ai sensi della
Dir. 268/75/CEE). Sono aree interessate da calo demografico e senilizzazione, con una ridotta capacità
produttiva spesso accompagnata da frammentazione delle filiere. Anche in alcune zone del salernitano
si registrano valori significativi dell’indicatore. In Calabria la situazione appare piuttosto simile alla
Campania con aree di alta specializzazione e aree in forte ritardo di sviluppo, spesso fortemente
dipendenti dal settore agricolo.
In generale, l’agricoltura rappresenta un settore importante e strategico per molti dei territori
delle regioni Convergenza. Le logiche distributive hanno reso spesso inefficaci gli strumenti di
programmazione e innovazione del settore. La conseguenza è che alcuni sistemi a vocazione agricola
risultano estremamente esposti agli effetti del cambiamento climatico rendendo vulnerabili gran parte
dei territori delle Regioni Convergenza dove spesso le economie locali risultano dipendere fortemente
dal settore agricolo e dove raramente si è intrapresa una prospettiva integrata di sviluppo rurale.
Tabella 3.2 Regioni Obiettivo Convergenza - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca
Comuni in prima fascia (elenco parziale)
Comune
Zapponeta
Ordona
Alberona
San Ferdinando di Puglia
Cagnano Varano
Orta Nova
Stornara
Carpino
Stornarella
Ascoli Satriano
Provincia
FG
FG
FG
BAT
FG
FG
FG
FG
FG
FG
Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca
(% )
30,7
27,1
22,4
21,5
19,1
17,7
17,6
17,5
15,7
15,4
I valori più elevati dell’indicatore si concentrano nella zona nord della Puglia, in particolare nella
provincia di Foggia, dove il valore aggiunto di agricoltura o pesca rappresenta più del 15% del totale.
Anche l’altra variabile economica osservata evidenzia un’incidenza diffusa in tutte le Regioni anche se
è in particolare l’economia dei sistemi locali calabresi a sembrare fortemente dipendente dal settore
turistico. L’intero territorio della Calabria sembra essere fortemente esposto agli effetti che sul settore
potrebbero essere determinati dai cambiamenti climatici.
80
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Figura 3.4 Regioni Obiettivo Convergenza – Dipendenza dei sistemi economici locali dal
turismo
8 0 ,78
C alab r ia
53 ,9 4
C am p ania
3 3 ,4 9
Pug lia
Sicilia
56 ,2 6
56 ,12
R eg io ni C o nv er g enz a
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
Solo la Puglia si distingue tra le regioni osservate mostrando una vulnerabilità del territorio ridotta
rispetto a tale dimensione analitica.
I valori dell’indicatore superano il 5% in quasi tutti i comuni della Calabria. Anche in Campania si
registrano diverse aree in cui il settore turistico risulta determinante mentre in Sicilia la situazione
appare più polarizzata. In diverse aree della Calabria gli occupati nel settore superano di gran lunga il
15% del totale degli occupati.
In realtà anche nelle altre Regioni si registrano valori particolarmente alti in particolare in alcuni
contesti in cui risulta particolarmente sviluppato il turismo estivo come le isole di Ischia e Capri, la
Costiera Amalfitana o il Gargano. In tali contesti gli occupati nel settore superano il 30% del totale
degli occupati rivelando una forte dipendenza dei sistemi economici locali dal turismo e una elevata
vulnerabilità ai potenziali effetti che i cambiamenti climatici potrebbero determinare sul settore.
Tabella 3.3 Regioni Obiettivo Convergenza– Lavoratori impiegati in ristoranti, alberghi e
campeggi
Comuni in prima fascia (elenco parziale)
Comune
Serrara Fontana
Ricadi
Conca dei Marini
Positano
Forio
Pollina
Parghelia
Alessandria del Carretto
Peschici
Giardini-Naxos
Provincia
Lavoratori impiegati in ristoranti, alberghi
campeggi
(%)
NA
VV
SA
SA
NA
PA
VV
CS
FG
ME
50,8
44,3
42,1
42,1
35,0
34,5
34,2
34,2
33,9
33,8
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
81
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Le aree maggiormente sensibili si concentrano lungo la costa. In Puglia è principalmente l’area del
Gargano, la zona di Ostuni e la Valle d’Itria e alcune aree del Salento ad essere interessate. In Campania
si segnalano principalmente la Costiera Amalfitana e le isole. In Sicilia la zona della valle dei Templi, del
trapanese e a sud-est tra Ragusa e Siracusa che presentano valori rilevanti dell’indicatore.
La Calabria risulta una Regione particolarmente sensibile anche se spostiamo l’attenzione su alcuni
fenomeni naturali connessi agli effetti potenziali del cambiamento climatico come ad esempio il
rischio esondazione. La media della Regione risulta anche in questo caso superiore alla media delle
altre Regioni.
Figura 3.5 Regioni Obiettivo Convergenza - Evoluzione demografica della popolazione esposta
alle inondazioni (2001-2050)
C alab r ia
2 7,0 9
2 2 ,4 0
C am p ania
Pug lia
2 7,9 1
11,4 9
Sicilia
2 2 ,2 2
R eg io ni C o nv er g enz a
0
5
10
15
20
25
30
Una analisi più di dettaglio rivela che solo una piccola porzione del territorio calabrese non risulta
interessato da fenomeni di esondazione.
In verità le aree con un rischio più elevato si concentrano in altri contesti, in particolare nella
provincia di Caserta in Regione Campania dove il rischio risulta ancora più rilevante soprattutto se si
considerano gli elementi antropici connessi all’evoluzione demografica e alla contemporanea presenza
di siti contaminati e in alcuni comuni della Puglia al confine con la Basilicata nella zona tra l’Ofanto
e il Basento. In generale tutte le Regioni osservate presentano un territorio particolarmente sensibile
ai fenomeni sia per caratteristiche naturali che per modelli di sviluppo territoriale poco attenti alle
caratteristiche naturali.
A mitigare il rischio considerato dalla sperimentazione contribuisce la stima delle evoluzioni
demografiche che prevedono al 2050 una decrescita del numero dei residenti in queste aree del paese.
L’evoluzione del numero di residenti nelle aree a rischio tuttavia non necessariamente determinerà una
minore esposizione che solo una attenta pianificazione e gestione del territorio potrà garantire.
L’analisi cartografica evidenzia che fenomeni di esondazione interessano la gran parte dei comuni delle
regioni Obiettivo Convergenza. Solo alcune aree interne, spesso montane e a vocazione naturalistica
ma scarsamente popolate, sembrano non essere interessate dai potenziali effetti del cambiamento
climatico derivanti da esondazione.
La maggior parte dei territori densamente abitati e fortemente antropizzati sono in varia misura
interessati da tali fenomeni che con il mutare delle condizioni climatiche rischiano di accentuarsi e di
amplificarsi negli effetti.
82
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Tabella 3. 4 Regioni Obiettivo Convergenza - Popolazione residente in aree a rischio esondazione
a scala provinciale
Province
Salerno
Napoli
Caserta
Palermo
Avellino
Foggia
Bari
Agrigento
Benevento
Taranto
Popolazione
(n.)
Residenti in aree interessate da
fenomeni di esondazioni
(n.)
Residenti in aree interessate da
fenomeni di esondazione
(% )
1.109.705
3.080.873
916.467
1.249.577
439.137
641.520
1.148.409
454.002
287.874
657.362
324.040
246.326
90.108
67.598
59.093
57.441
41.796
34.984
28.409
27.127
29,2
8,0
9,8
5,4
13,5
9,0
3,6
7,7
9,9
4,1
Il fenomeno rischia di assumere ancora maggiore rilevanza con il modificarsi delle condizioni climatiche
e con la sovrapposizione di altri rischi naturali e antropici.
I territori delle regioni Convergenza appaiono particolarmente sensibili ai fenomeni di esondazione per
diverse ragioni. In termini assoluti più di un milione di abitanti delle regioni dell’Obiettivo Convergenza
risiede in aree a rischio. Circa il 65% del totale della popolazione interessata risulta residente in
Campania.
La provincia maggiormente sensibile risulta quella di Salerno dove circa il 30% del totale dei residenti
risulta potenzialmente interessato dai fenomeni. Seguono le province di Napoli, Caserta, Palermo e in
particolare Avellino dove più del 10% dei residenti risulta potenzialmente interessato.
Tra i fenomeni naturali considerati per verificare la vulnerabilità dei territori, il rischio innalzamento del
livello del mare rappresenta per sua stessa natura quello che maggiormente si concentra e polarizza in
alcune aree. Tutte le regioni considerate presentano diversi chilometri di costa molti dei quali risultano
soggetti a erosione. La varietà di tipologia di costa e le dinamiche di urbanizzazione fortunatamente
mitigano il rischio che tuttavia in alcune aree, in particolare in Calabria risulta piuttosto rilevante.
Figura 3.6 Regioni Obiettivo Convergenza - Popolazione residente in zone costiere a rischio di
innalzamento del livello del mare
C al ab r i a
2 7,3 3
C am p ani a
6 ,2 4
11,0 9
P ug l i a
17,4 4
S i ci l i a
15,53
R eg i o ni C o nv er g enz a
0
5
10
15
20
25
30
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
83
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Particolarmente sensibili risultano anche alcune aree della Sicilia occidentale ma anche di quella
orientale, nella provincia di Messina e Catania dove lo sviluppo degli insediamenti antropici non sempre
ha tenuto conto in modo adeguato dei vincoli naturali e urbanistici.
Meno sensibili al fenomeno sembrerebbero la Regione Campania e la Regione Puglia dove tuttavia si
evidenziano alcune aree di forte criticità. Si pensi ad esempio al caso di Santa Margherita di Savoia(BAT),
Zaponeta (FG) e Castel Volturno (CE) dove quasi la totalità dei residenti risulta interessata dal rischio. In
valore assoluto è significativo il caso della città di Bari dove più di 75.000 abitanti risiede in un area a
rischio e di altri centri urbani importanti come Napoli e Salerno. Le caratteristiche naturali e lo sviluppo
degli insediamenti antropici e produttivi rende le regioni del Mezzogiorno particolarmente sensibili ai
fenomeni di erosione costiera e di innalzamento del livello del mare. Se si considera inoltre che molti
dei comuni che fanno registrare un’elevata sensibilità al fenomeno risultano altamente dipendenti dal
turismo estivo, si comprende meglio come tale fenomeno contribuisca ad aumentare la vulnerabilità di
tali aree ai fenomeni connessi al cambiamento climatico. La programmazione delle politiche di sviluppo
e la pianificazione territoriale anche nelle zone costiere dovrà tener conto dei possibili cambiamenti
climatici che nel caso specifico dei litorali potrebbero determinare un incremento ulteriore dell’attuale
trend dell’innalzamento del livello medio del mare nei prossimi anni.
La questione è di grande importanza poiché l’innalzamento determinerebbe un naturale arretramento
dei litorali sabbiosi e contestualmente un aumento del rischio di inondazione delle aree costiere basse.
Un ulteriore fenomeno naturale che incide in modo significativo a determinare il grado di vulnerabilità
dei territori del Mezzogiorno è rappresentato dal fenomeno della desertificazione. I cambiamenti
climatici determinano nelle regioni osservate un incremento delle aree a rischio desertificazione.
Come confermano diversi studi il fenomeno della desertificazione rischia di rappresentare un fattore
di esposizione significativo agli effetti dei cambiamenti climatici. I parametri utilizzati nell’ambito della
nostra sperimentazione per valutare il fenomeno prendono in considerazione esclusivamente una delle
manifestazioni del fenomeno, la superficie di territorio con un numero elevato di giorni di suolo secco.
I dati evidenziano una sensibilità rilevante e diffusa che incide in modo significativo sulla vulnerabilità
dei territori in particolare in Sicilia e in Puglia. Diversa appare la situazione della Calabria e della
Campania in cui il fenomeno appare concentrarsi in porzioni ristrette di territorio.
Figura 3.7 Regioni Obiettivo Convergenza – Rischio desertificazione
14 ,4 7
C alab r ia
9 ,4 7
C am p ania
8 8 ,53
Pug lia
9 1,6 9
Sicilia
R eg io ni C o nv er g enz a
51,0 4
0
84
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
20
40
60
80
10 0
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
La regione meno sensibile risulta la Campania in cui il rischio sembra concertarsi in alcune aree interne
a vocazione agricola suggerendo interventi a sostegno della corretta gestione delle risorse idriche. In
regione Calabria il rischio si localizza ancora una volta principalmente nelle zone costiere alcune delle
quali densamente abitate.
La superficie di territorio a rischio desertificazione in regione Puglia e in regione Sicilia raggiunge
percentuali molto elevate restituendo una rappresentazione troppo omogenea. Per comprendere meglio
le dinamiche in atto e i potenziali rischi derivanti dal fenomeno del cambiamento climatico oltre ad
utilizzare ulteriori parametri di misurazione, occorrerà portare l’analisi più in profondità verificando le
porzioni di territorio interessate, le dinamiche economiche e produttive, il livello di infrastrutturazione
e il grado di impermeabilizzazione dei suoli.
In generale, nelle regioni Obiettivo Convergenza sono circa 6.000.000 i cittadini che risiedono in un
comune il cui territorio risulta a rischio elevato di desertificazione, classificato in prima fascia. Si tratta
di circa il 35% del totale della popolazione di queste regioni e di circa il 50% della superficie territoriale
a rischio elevato. Particolarmente significativi appaiono i casi dei comuni di Candela e Manduria in
Puglia e di Lampedusa, Linosa e Pantelleria in Sicilia dove l’intero territorio comunale risulta a rischio
desertificazione. La provincia con il maggior numero di residenti in territori classificati in prima fascia
risulta la provincia di Bari con più di 800.000 abitanti residenti in aree a rischio elevato, seguono
Catania, Lecce e Taranto. Rispetto alle superfici territoriali la provincia più sensibile risulta quella di
Palermo, seguita da Bari, Foggia e Agrigento. In provincia di Caltanisetta e Enna, tutti i comuni risultano
a rischio elevato. L’intero territorio sembra interessato dal fenomeno anche se ad essere maggiormente
esposti sono alcune aree interne della provincia di Agrigento, Caltanissetta, Enna e Catania e lungo
la cosa della Sicilia sud orientale, alcune aree interne e della costa ionica della Puglia. Le particolari
caratteristiche geo-morfologiche del territorio, l’intensa attività antropica, la scarsa presenza di
vegetazione e l’incidenza di incendi rendono tali aree a rischio di desertificazione aumentando la loro
sensibilità agli effetti del cambiamento climatico.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
85
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
4. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN
REGIONE CALABRIA
Dall’analisi emerge che in regione Calabria le aree maggiormente vulnerabili al cambiamento climatico
risultano localizzate in prossimità della costa, in particolare sul versante ionico, con talune criticità
anche sulla costa tirrenica, in prossimità dei comuni di Lamezia Terme e di Zambrone. La vulnerabilità
del territorio risulta in generale piuttosto elevata ma sono principalmente i territori delle province di
Crotone e Reggio Calabria ad essere maggiormente esposti agli effetti del cambiamento climatico. Si
tratta di aree già soggette a rilevanti pressioni ambientali e interessate da fenomeni di abusivismo
edilizio. A tali pressioni rischiano di sommarsi anche quelle derivanti da fenomeni connessi al
cambiamento climatico.
L’esercizio valutativo svolto evidenzia che una quota rilevante di popolazione è potenzialmente esposta
agli impatti connessi al cambiamento climatico. Il 40% circa della popolazione della regione Calabria
risiede infatti in un’area il cui sistema economico appare fortemente dipendente dal settore turistico
(si tratta di circa il 60% dei comuni). Rilevante appare anche il ruolo del settore agricolo e una porzione
rilevante di territorio risulta a rischio esondazione o di innalzamento del livello del mare. Il numero
di abitanti esposti agli effetti dei cambiamenti climatici risulta rilevante. In generale, più del 55%
del territorio regionale è posizionato tra la prima e la seconda fascia di classificazione dell’indice,
evidenziando un elevato livello di sensibilità ai potenziali effetti del cambiamento climatico. Si tratta di
quasi il 60% dei residenti e di circa il 45% dei comuni .
L’indice di vulnerabilità ai cambiamenti climatici determinato per la regione Calabria come media dei
valori assunti dallo stesso nei singoli comuni, è pari a 37.47, rispetto ad un valore pari a 49 stimato su
scala regionale nel rapporto Regions 2020, collocando la regione nella seconda fascia di vulnerabilità.
La rilevanza del fenomeno del cambiamento climatico in regione Calabria appare meno significativa solo
nella zone interne spesso di tipo montano. Una analisi più approfondita indica che il 45% circa dei comuni
e il 55% circa della superficie del territorio risulta molto vulnerabile, collocandosi nella prima e seconda
fascia di classificazione dell’indice sintetico (maggiore di 37,12), come si evidenzia nella figura successiva.
Le province nella quali i comuni sono i più esposti ai cambiamenti climatici risultano essere quelle di
Crotone (44,19), e di Reggio Calabria (40,78), mentre con minori comuni esposti e meno vulnerabili
risultano le province di Catanzaro (36,24), Vibo Valentia (35,95) e Cosenza (35,94).
Figura 4.1 Regione Calabria - Indice di vulnerabilità climatica per provincia
50
4 4 ,19
45
40
4 0 ,78
3 5,9 5
3 5,3 4
3 6 ,2 4
V ib o V alent ia
C o s enz a
C at anz ar o
35
30
25
20
15
10
5
-
86
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
R eg g io C alab r ia
C r o t o ne
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Figura 4.2 Regione Calabria - Indice di vulnerabilità climatica per provincia (%)
40
3 5,6 7
3 5,52
35
3 1,54
30
2 3 ,3 9
25
2 0 ,78
2 0 ,2 9
20
19 ,6 2
16 ,4 1
15,8 9
12 ,71
15
12 ,3 7
10 ,9 6
10 ,76
8 ,3 1
10
7,9 7
7,4 9
5,4 8
4 ,8 2
5
0
C o m uni
P r i m a F as ci a
A b i t ant i
S eco nd a f as ci a
T er z a f as ci a
T er r i t o r i o
Q uar t a f as ci a
Q ui nt a f as c i a
S es t a f as ci a
In Calabria, 65 comuni, pari al 15,9 % del totale e dove risiede il 23,4% della popolazione regionale,
ricadono nel 20,3% di territorio posizionato in prima fascia di classificazione, facendo registrare un
valore di vulnerabilità climatica superiore a 52,35. Sempre in Calabria, 129 comuni pari al 31,5% del
totale e dove risiede il 35,5% della popolazione regionale ricadono nel 31,5% di territorio posizionato
in seconda fascia, con un indice di vulnerabilità climatica compreso tra di 37,12 e 52,35. Infine, 85
comuni pari al 20,8% del totale e dove risiede il 16,8% della popolazione regionale, ricadono nel 19,6%
di territorio posizionato in terza fascia, con un indice di vulnerabilità climatica compresa tra 30,33 e
37,11.
Tabella 4.1 Regione Calabria - Vulnerabilità climatica per comune
Fasce di classificazione
Comuni (n.)
Abitanti (n.)
Estensione
(Km2)
Comuni (%)
Abitanti (%)
Territorio (%)
Prima Fascia
> 52,35
65
469.962
Seconda fascia
52,35-37,12
129
713.690
Terza fascia
37,11 – 30,34
85
329.743
Quarta fascia
30,33 – 25,77
44
150.560
Quinta fascia
25,76 – 21,42
52
248.551
Sesta fascia
< 21,41
34
96.824
3.088,8
5.430,1
2.987,1
1.213,5
1.667,9
834,3
15,9
23,4
20,3
31,5
35,5
35,7
20,8
16,4
19,6
10,8
7,5
8,0
12,7
12,4
11,0
8,3
4,8
5,5
La popolazione residente in territori altamente vulnerabile (prima e seconda fascia) rappresenta più
del 50% del totale. In valore assoluto si tratta di più di un milione di abitanti. Se si considera anche
la terza fascia di vulnerabilità, la popolazione interessata dagli effetti del cambiamento climatico sui
sistemi naturali e socio-economici, supera il milione e mezzo di abitanti. Si tratta di più del 75% della
popolazione regionale, di circa il 75% del territorio regionale e di circa il 65% dei comuni interessati,
con tutti i servizi e le connesse attività economiche e produttive che potrebbero essere costretti a
fare fronte agli effetti del cambiamento climatico. Le province maggiormente a rischio, in termini
di capacità di adattamento e di potenziale capacità di risposta dei sistemi naturali, risultano spesso
fortemente compromesse, si pensi alle province di Crotone e di Reggio Calabria, richiamando la
necessità di mettere in campo da subito interventi finalizzati alla mitigazione e all’adattamento. Valori
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
87
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
molo elevati dell’indice si registrano anche nella province di Vibo Valentia, Cosenza e Catanzaro.
Di seguito i comuni calabresi che fanno registrare una elevata vulnerabilità ai cambiamenti climatici ed
inseriti in prima fascia e di quelli che risultano i meno vulnerabili ed inseriti in sesta fascia. L’indice di
vulnerabilità per tutti i comuni calabresi è riportato in allegato.
Tabella 4.2 Regione Calabria - Vulnerabilità climatica dei comuni calabresi
Provincia
Valore Aggiunto in
Agricoltura,
Silvicoltura e
Pesca
(%)
Lavoratori
impiegati in
ristoranti,
alberghi
campeggi
(%)
Nicotera
Botricello
Roccella Ionica
Gizzeria
Brancaleone
Bianco
Marina di Gioiosa I.
Cirò Marina
Cariati
Rocca Imperiale
VV
CZ
RC
CZ
RC
RC
RC
KR
CS
CS
5,5
3,8
4,2
3,4
3,5
4,3
4,7
2,3
2,8
3,9
16,5
6,5
7,8
19,3
12,0
9,2
6,1
4,0
8,0
13,5
Gimigliano
Marcellinara
Laganadi
Simbario
Melicuccà
Lattarico
Zumpano
Sellia
Agnana Calabra
Polia
CZ
CZ
RC
vv
RC
CS
CS
CZ
RC
VV
0,1
0,1
0,1
0,7
0,9
0,0
0,0
0,1
0,7
0,2
2,7
1,2
0,0
1,8
3,2
2,3
2,5
0,0
0,0
1,4
Comune
Variazione
Superficie
Popolazione redella podi suolo
sidente in zone
polazione
secco
con altitudine
esposta a
compresa
inferiore a 5
rischio inonfra 86-159
metri s.l.m.
dazioni
giorni
(% )
(%)
(%)
-0,25
16,5
30,2
-0,67
18,2
45,2
-0,18
3,4
31,1
-0,51
4,8
34,8
-0,23
1,8
73,0
-0,79
5,5
24,6
-1,15
4,4
35,2
-0,05
18,1
33,8
-1,77
11,4
26,3
-0,95
8,0
22,1
-0,26
-0,49
-0,29
-0,13
0,00
-1,17
-0,90
-0,97
-0,53
0.00
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,6
Indice di
Vulnerabilità
al cambiamento
climatico
81,14
74,29
73,14
70,29
70,29
69,14
69,14
67,43
66,29
66,29
14,86
14,86
14,86
14,86
13,71
10,86
10,86
10,86
10,86
10,86
I comuni che fanno registrare una elevata vulnerabilità climatica sono principalmente quelli costieri
che registrano valori significativamente superiori al limite di 52,35.
Per quanto riguarda la vulnerabilità ai cambiamenti climatici registrata a livello comunale, relativamente
a ciascun indicatore considerato, si registra un valore piuttosto significativo per il settore turistico
e, più contenuto per quello dell’agricoltura e pesca. Il peso relativo del rischio desertificazione nella
definizione della vulnerabilità al cambiamento climatico della regione Calabria appare piuttosto
limitato.
Il tema della disponibilità di risorse idriche ed il ricorso sistematico alla falda sotterranea hanno riflessi
negativi sulla produttività di settori quali agricoltura e turismo.
La variazione degli eventi piovosi, più intensi ma meno frequenti, collegata con la natura torrentizia
e stagionale dei corsi idrici superficiali e accresce la vulnerabilità legata al rischio di esondazione o
idrogeologico e all’inaridimento dei terreni.
88
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Figura 4.3 Regione Calabria - Rilevanza dei fattori nel calcolo della vulnerabilità climatica
90
8 0 ,78
80
70
60
50
40
3 7,55
3 7,4 7
2 7,0 9
30
2 7,3 3
20
14 ,4 7
10
0
V alo r e A g g iunt o in
A g r ico lt ur a, Silvico lt ur a e
Pesca
Lavo r at o r i im p ieg at i in
r ist o r ant i, alb er g hi
cam p eg g i
V ar iazio ne d ella
p o p o lazio ne esp o st a a
r ischio ino nd azio ni
Po p o lazio ne r esid ent e in
zo ne co n alt it ud ine
inf er io r e a 5 m et r i s.l.m .
Sup er f icie d i suo lo secco
co m p r esa f r a 8 6 -159
g io r ni
Ind ice d i V ulner ab ilit à
ai C am b iam ent i C lim at ici
Dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura e pesca
La dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura e dalla pesca sembra essere significativo,
tale da determinare elevati livelli di vulnerabilità ai cambiamenti climatici. Infatti, il valore aggiunto per
il settore agricoltura, selvicoltura e pesca correlato al valore aggiunto complessivo dell’economia dei
comuni, mostra come sia il più direttamente esposto agli effetti del cambiamento climatico.
La distribuzione territoriale dell’indice appare coerente con le caratteristiche morfologiche e la
vocazione produttiva del territorio. Va detto, in generale, che la maggior parte della superficie calabrese
presenta un’agricoltura non specializzata, mentre colture specializzate sono presenti nella provincia di
Reggio Calabria (agrumi e olivo), nella piana di Lamezia (olivo) e nella piana di Sibari (agrumi e olivo).
La zootecnia è presente nella Sila.
Il settore agricoltura, selvicoltura e pesca presenta il punto di forza dell’area di Sibari, sia in termini
economici, sia sociali. L’indirizzo produttivo dell’area è caratterizzato dalla forte incidenza delle colture
ad alto reddito (ortive, fruttifere e agrumicole rappresentano il 29% della SAU totale). L’aumento della
superficie destinata a queste colture è imputabile alla particolare vocazione territoriale che ha portato
al rapido sviluppo soprattutto di agrumi e pescheti, divenuti ormai i prodotti identificativi dell’area.
La carta tematica evidenzia che solo il 3% del territorio regionale, corrispondente allo 0,9% della
popolazione regionale, ricade nell’intervallo di classificazione superiore al 6,14 (prima fascia). Circa
la metà dei comuni del territorio regionale (198 su 409) ricadono invece nell’intervallo con valore
inferiore a 0,75 (sesta fascia) corrispondente a circa il 62% della popolazione regionale. Tuttavia le
aree con colture ad alto reddito e specializzate ricadono nelle fasce di intervallo tra 2,79 e 3,97 (terza
fascia).
Le “macroaree di territorio” con indicatore di valore aggiunto elevato pertanto, in cui la componente
dell’uso suolo agro-forestale dei comunali è rilevante, sono quelle che potenzialmente, in termini
economici, risentiranno maggiormente degli effetti del cambiamento climatico.
Nella tabella 4.3 è riportato il valore aggiunto del settore agricoltura, silvicoltura e pesca su base
provinciale insieme alle fasce di classificazione. Le province di Cosenza e Reggio Calabria sono quelle
che hanno comuni che ricadono nella fascia più alta.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
89
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Tabella 4.3 Regione Calabria - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca per provincia (%)
Comuni
(n)
Province
Cosenza
Catanzaro
Reggio
Calabria
Crotone
Vibo Valentia
Fasce di classificazione
155
80
Prima
 6,14
3,2
0,0
Seconda
3,97 - 6,14
0,0
5,0
Terza
2,79 - 3,97
12,9
16,3
Quarta
1,98 - 2,79
10,3
0,0
Quinta
1,33 - 1,98
4,5
0,0
Sesta
0,75 - 1,33
14,2
25,0
Settima
< 0,75
54,8
53,8
97
3,1
33,0
16,5
0,0
8,2
9,3
29,9
27
50
0,0
0,0
0,0
14,0
14,8
18,0
29,6
0,0
3,7
0,0
0,0
0,0
51,9
68,0
Figura 4.4 Regione Calabria - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca per provincia (%)
80
6 8 ,0
70
60
54 ,8
53 ,8
51,9
50
40
3 3 ,0
30
20
10
2 9 ,9
2 9 ,6
2 5,0
12 ,9
10 ,3
3 ,2
16 ,3
14 ,2
0 ,0
18 ,0
14 ,0
14 ,8
8 ,2 9 ,3
5,0
4 ,5
0 ,0
16 ,5
3 ,1
0 ,0 0 ,0
0 ,0
3 ,7
0 ,0 0 ,0
0 ,0
0 ,0
0 ,0 0 ,0 0 ,0
0
1
2
Pr im a F as cia
3
Seco nd a f as cia
T er z a f as cia
4
Q uar t a f as cia
Q uint a f as cia
5
Ses t a f as cia
Set t im a f as cia
Anche in relazione all’estensione di territorio sensibile ai potenziali effetti del cambiamento climatico
la provincia di Cosenza risulta quella maggiormente esposta. Come si evince dall’osservazione dei dati
di seguito riportati (Tabella 3.4), Vibo Valentia e Catanzaro risultano le province meno dipendenti dal
settore agricolo e dalla pesca e di conseguenza potenzialmente più in grado di fare fronte agli effetti
derivanti dal fenomeno del cambiamento climatico.
Tabella 4.4 Regione Calabria – Territorio provinciale per fascia di classificazione (%)
Fasce di classificazione
Province
Cosenza
Catanzaro
Reggio Calabria
Crotone
Vibo Valentia
Estensione
(Km2)
6.710
2.415
3.210
1.736
1.151
Prima
 6,14
Seconda
3,97 - 6,14
Terza
2,79 - 3,97
Quarta
1,98 - 2,79
Quinta
1,33 - 1,98
6,0
0,0
2,2
0,0
0,0
0,0
4,0
33,2
0,0
16,5
14,1
16,7
18,6
19,4
17,6
9,4
0,0
0,0
20,8
0,0
11,7
0,0
5,6
2,3
0,0
Sesta
0,75 1,33
21,1
17,2
8,5
0,0
0,0
Settima
< 0,75
37,6
62,1
31,9
57,5
65,9
Di seguito i comuni calabresi che mostrano la maggiore dipendenza del sistema economico locale
dall’agricoltura e dalla pesca e classificati in prima fascia.
90
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Tabella 4.5 Regione Calabria - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca - Comuni in
prima fascia
Comune
Sant’Eufemia d’Aspromonte
Sinopoli
San Procopio
Cerchiara di Calabria
Francavilla Marittima
San Lorenzo Bellizzi
Cropalati
Longobucco
Provincia
Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca
(%)
RC
RC
RC
CS
CS
CS
CS
CS
12,2
12,2
12,2
10,4
10,4
10,4
11,4
11,4
I comuni calabresi con i valori più elevati si concentrano nelle province di Reggio Calabria e Cosenza
che presentano una maggiore dipendenza dei sistemi economici locali dall’agricoltura e dalla pesca.
Dipendenza del sistema economico locale dal turismo
La dipendenza del sistema economico locale dal turismo risulta, così come per l’agricoltura e la pesca,
particolarmente significativa, rendendo le aree della Calabria a più spiccata vocazione turistica,
vulnerabili ai cambiamenti climatici.
L’elaborazione dell’indicatore ha consentito di localizzare in modo evidente che i raggruppamenti di
comuni interessati dagli intervalli maggiori del valore percentuale di addetti al turismo appartengano
alla fascia costiera calabrese (litorale ionico, bassa ed alta locride, distretto turistico del vibonese, area
della sibaritide, alto tirreno cosentino) e alcune delle più importanti aree interne localizzate nel Parco
della Sila, nel Parco Nazionale del Pollino ed in alcune zone dell’Aspromonte orientale. La percentuale
di addetti al turismo rispetto agli impiegati totali nella Calabria presenta il valore più elevato con 44,31
nel comune costiero di Ricadi in provincia di Vibo Valentia, seguono i comuni costieri di Parghelia
(34,23), Alessandria del Carretto e San Nicola Arcella (31,43). In posizione più arretrata ma sempre
rilevante sono collocati i comuni di Tropea e Pizzo rispettivamente con 25,51 e 25,32.
Nella tabella 4.6 è riportata la percentuale dei comuni che per ciascuna provincia ricade nelle rispettive
fasce di classificazione definite in base alla percentuale degli impiegati in alberghi e ristoranti. Il 67%
dei comuni della provincia di Cosenza ricadono nella fascia più alta, seguono quelle di Crotone e di
Catanzaro.
Tabella 4.6 Regione Calabria – Addetti in alberghi e ristoranti per fasce di classificazione, anno
2001 (%)
Province
Cosenza
Catanzaro
Reggio Calabria
Crotone
Vibo Valentia
Comuni
(n.)
155
80
97
27
50
Fasce di classificazione
Prima
 5,64
67,1
63,8
44,3
66,7
52,0
Seconda
5,64 - 4,26
12,9
13,8
15,5
18,5
10,0
Terza
4,26 - 3,69
8,4
8,8
10,3
11,1
12,0
Quarta
3,69 - 2,8
5,8
8,8
10,3
0,0
6,0
Quinta < 2,8
5,8
5,0
19,6
3,7
20,0
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
91
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Figura 4.5 Regione Calabria - Addetti in alberghi e ristoranti per fasce di classificazione, anno
2001 (%)
80
70
6 7,1
6 6 ,7
6 3 ,8
60
52 ,0
50
4 4 ,3
40
30
20
12 ,9
10
13 ,8
8 ,4
5,8 5,8
15,5
8 ,8 8 ,8
19 ,6
2 0 ,0
18 ,5
12 ,0
10 ,0
11,1
10 ,3 10 ,3
5,0
0 ,0
3 ,7
6 ,0
0
C o s enz a
C at anz ar o
Pr im a f as cia
Seco nd a f as cia
R eg g io C alab r ia
C r o t o ne
T er z a f as cia
V ib o V alent ia
Q uar t a f as cia
Q uint a f as c ia
Nella tabella 4.7 è riportato il valore percentuale di territorio provinciale posizionato in ciascuna fascia
sul totale di territorio regionale.
Tabella 4.7 Regione Calabria - Territorio provinciale per fascia di classificazione (%)
Estensione
(km2)
Province
Cosenza
Catanzaro
Reggio Calabria
Crotone
Vibo Valentia
6.709,7
2.415,4
3.210,4
1.735,7
1.150,6
Fasce di classificazione
Prima
 5,64
28,7
9,3
9,5
6,8
3,5
Seconda
5,64 - 4,26
6,5
2,5
3,1
3,2
0,8
Terza
4,26 - 3,69
4,4
2,2
4,0
1,3
1,3
Quarta
3,69 - 2,8
2,7
1,3
1,6
0,0
0,4
Quinta
< 2,8
1,8
0,6
2,9
0,2
1,6
Figura 4.6 Regione Calabria - Territorio provinciale per fascia di classificazione (%)
35
30
2 8 ,7
25
20
15
10
5
9 ,5
9 ,3
6 ,5
4 ,4
6 ,8
2 ,7
1,8
2 ,5 2 ,2
1,3 0 ,6
3 ,1
4
1,6
2 ,9
3 ,2
1,3
3 ,5
0 0 ,2
0 ,8 1,3 0 ,4 1,6
0
C o s enz a
Pr im a f as cia
92
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
C at anz ar o
Seco nd a f as cia
R eg g io C alab r ia
T er z a f as cia
C r o t o ne
Q uar t a f as cia
V ib o V alent ia
Q uint a f as c ia
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Anche in questo caso è la provincia di Cosenza ad avere la maggior parte del territorio posizionato nella
prima fascia con valore di addetti più elevato. Seguono distanziate, la provincia di Crotone e quella di
Reggio Calabria. Nel Vibonese si riscontrano in generale valori nettamente più bassi rispetto ai territori
delle altre province calabresi.
Tabella 4.8 Regione Calabria - Dipendenza del sistema economico locale dal turismo - Comuni
in prima fascia
Comune
Ricadi
Parghelia
Alessandria del Carretto
San Nicola Arcella
Carpanzano
Gagliato
Stalettì
Roseto Capo Spulico
Zambrone
Casignana
Tropea
Pizzo
Pedace
Serra Pedace
Briatico
Isola di Capo Rizzuto
Provincia
VV
VV
CS
CS
CS
CZ
CZ
CS
VV
RC
VV
VV
CS
CS
VV
KR
Lavoratori impiegati
in ristoranti, alberghi
campeggi
(%)
44,31
34,23
34,21
31,43
30,00
30,00
29,48
27,98
27,18
27,08
25,51
25,32
25,20
25,00
23,96
22,14
Risulta evidente dall’osservazione dei dati e dalle analisi condotte, che il numero di addetti in attività
turistiche ha un peso quantitativo maggiore non solo nei comuni costieri a vocazione turistica, ma
anche nei comuni legati ad un turismo montano, naturalistico in particolare nei parchi naturali, come
quello della Sila e del Pollino.
Fanno eccezione i comuni interni di interesse storico, architettonico e paesaggistico, che godono
di un’attrattività specifica. Valori bassi nonostante la collocazione geografica e la presenza di un
grosso polo urbano si registrano nell’area dello Stretto che ricade in provincia di Reggio Calabria.
Le considerazioni relative alla vulnerabilità al cambiamento climatico determinata dei territori le cui
economie dipendono dal settore turistico è misurata attraverso il numero di addetti che vi operano,
facendo riferimento alle statistiche ufficiali. Tale analisi non è in grado di tenere nel debito conto
la dimensione delle economie sommerse che in molti casi, specie nelle realtà più piccole, risultano
prevalenti.
Evoluzione demografica della popolazione colpita dalle inondazioni
La Calabria è costituita da un complesso reticolo idrografico suddiviso in 13 Aree (una quattordicesima
interregionale). In ciascuna di queste aree sono raggruppati un insieme di bacini idrografici che,
non tenendo conto dei confini amministrativi, presentano analoghe caratteristiche fisico-territoriali
ed affine equilibrio idrogeologico e di risanamento ambientale. Le aree in questione rappresentano
pertanto le unità territoriali omogenee da punto di vista geomorfologico ed idrogeologico.
Il territorio calabrese non presenta fiumi con portate significative, ma il carattere torrentizio dei suoi
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
93
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
corsi d’acqua, unito a condizioni di dissesto idrogeologico gravi e diffuse lungo i versanti ed il perimetro
costiero, fa sì che si risulti essere uno fra i più vulnerabili nell’intero territorio nazionale.
Tabella 4.9 Regione Calabria - Popolazione, superficie e comuni localizzati in zone a rischio
esondazione
Fascia di classificazione
Province
Cosenza
Catanzaro
Reggio
Calabria
Crotone
Vibo Valentia
Prima
abitanti
(n.)
0
0
cosuperficie muni abitan(km2)
(%)
ti (n.)
0
0.0
0
0
0.0
0
Seconda
Terza
Sesta
supersupersuperficie
comu- abitan- ficie comuni abitanti
ficie
(km2)
ni (%) ti (n.) (Km2)
(%)
(n.)
(km2)
0
0.0
0
0
0.0
87.248 1.183.7
0
0.0
0
0
0.0
7.540
57.3
comuni
(%)
16.8
5,0
0
0
0.0
0
0
0.0
0
0
0.0
41.626
231.0
11.3
0
0
0.0
0
0
0.0
0
0
0.0
4.042
86.4
7,41
0
0
0.0
0
0
0.0
0
0
0.0
40.116
272.4
30,0
La rete idrografica superficiale della regione Calabria risulta caratterizzata da una grande varietà ma
prevalgono i corsi d’acqua a regime torrentizio e stagionale. Si registra la presenza di alcuni bacini di
una certa estensione nel Parco della Sila e di numerosi bacini di piccola entità.
L’Autorità di Bacino della Regione Calabria ha elaborato nel 2001 il Piano Stralcio di Assetto
Idrogeologico (PAI), fondato sulla valutazione del rischio di frana, alluvione e rischio erosione costiera.
Il livello di rischio adottato varia da R1 (aree allagate o allagabili in base all’andamento altimetrico della
zona) a R2 (aree inondate con danni economici meno rilevanti) a R3 e R4 (aree inondate con danni
economici più rilevanti).
In merito all’indicatore oggetto di sperimentazione, si osserva che i comuni percorsi da fasce di
inondazione sono interessati da intervalli di variazione negativi o uguali a zero.
Riguardo l’evoluzione demografica della popolazione colpita dalle inondazioni, l’analisi condotta ha
evidenziato che i comuni esposti al rischio di inondazione sono 349 su un totale di 409 pari ad una
percentuale di circa l’85%. La stima della percentuale della popolazione colpita da inondazioni al 2051
è risultata pari al 3% ( 50.796 abitanti) rispetto al totale di popolazione regionale stimata al 2051 pari
a 1.690.935 abitanti. In termini di vulnerabilità, sia come popolazione esposta sia come danni per il
sistema economico calabrese, la provincia più esposta appare quella di Cosenza, con una percentuale
di comuni interessati pari al 32% ed una percentuale di popolazione interessata pari all’1,15% per un
numero di abitanti pari a 19.431.
Il comune che ha una percentuale di popolazione più alta interessata dal rischio inondazione è Sant’Ilario
allo Ionio con una percentuale di popolazione a rischio pari al 18% dei residenti. Seguono i comuni di
Monasterace, Calopezzati e Cropalati. Alla luce dell’elaborazione dell’indicatore, si evince infine che in
nessun comune calabrese si è registrata una variazione di popolazione esposta con valori superiori allo
0, pertanto la vulnerabilità risulta persistente, ma assume dimensioni decrescenti nel tempo.
94
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Tabella 4.10 Regione Calabria – Popolazione esposta alle inondazioni
Popolazione
(n.)
Province
Cosenza
Catanzaro
Reggio Calabria
Crotone
Vibo Valentia
733.797
369.578
564.223
173.122
170.746
Residenti in aree interessate da
fenomeni di esondazione
(n. )
24.524
12.127
16.879
4.468
2.700
Residenti in aree interessate da
fenomeni di esondazione
(% )
3.3
3.3
3.0
2.6
1.6
Tabella 4.11 Regione Calabria – Popolazione esposta alle inondazioni per comune
Comune
Catanzaro
Rende
Reggio di Calabria
Lamezia Terme
Rossano
Cosenza
Crotone
Corigliano Calabro
Bisignano
Gioia Tauro
Provincia
CZ
CS
RC
CZ
CS
CS
KR
CS
CS
RC
Residenti in aree interessate
da fenomeni di esondazione
(n. )
3.022
2.046
2.006
1.597
1.437
1.403
1.394
1.201
1.017
982
Residenti in aree interessate da
fenomeni di esondazione
(%)
3.24
5.78
1.08
2.25
3.77
2.01
2.27
2.97
9.69
5.31
Popolazione residente in zone costiere a rischio di innalzamento del livello del mare
In relazione alla popolazione residente in zone costiere a rischio di innalzamento del livello del mare si
sottolinea come il rischio sia originato dalle burrasche causate da forti venti, particolarmente temibili
in presenza di coste sabbiose con duna assente o di limitata estensione. La questione è di grande rilievo
poiché l’innalzamento del livello medio mare determinerebbe un naturale arretramento dei litorali
sabbiosi e contestualmente un aumento del rischio di inondazione delle aree costiere basse. Ciò assume
grande importanza per una regione che ha uno sviluppo costiero di 736 km (circa il 10% dell’intera
costa italiana), distinti fra costa bassa e alta 12.
Lunghezza del litorale
Costa alta
Costa bassa
Spiagge in erosione
736 km
44 km
692 km
300 km
Numerosi sono i riferimenti di letteratura tecnica e scientifica per ricostruire lo stato evolutivo e delle
conoscenze delle coste calabresi13 che sottolineano comune l’alimentazione delle spiagge calabre è
comunemente fornita da corsi d’acqua brevi, acclivi e con regime torrentizio, e anche i fiumi maggiori
presentano, stagionalmente, portate molto variabili. Ne consegue che le spiagge hanno in gran parte
una significativa componente ghiaiosa e un rapido approfondimento dei fondali. Gran parte delle
spiagge sono in condizioni di instabilità tanto che molti chilometri di litorale risultano a rischio.
12 AA.VV., Libro blu delle coste italiane, 2005
13 Lupia Palmieri et al, Atlante delle spiagge italiane – Progetto CNR Conservazione del suolo, dinamica dei litorali, Roma
1985
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
95
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
In questo quadro, considerando le caratteristiche geomorfologiche della costa, si comprende meglio
la sensibilità ai potenziali effetti dei cambiamenti climatici del litorale calabrese, la vulnerabilità del
territorio al rischio di innalzamento del livello del mare e ai processi di erosione costiera.
Il comune di San Ferdinando, nella Piana di Gioia Tauro, risulta quello con il maggior numero di abitanti
esposti al rischio di innalzamento del livello del mare con un valore pari al 35%.
In provincia di Cosenza i comuni con più elevata vulnerabilità all’innalzamento del livello del mare
risultano essere Cariati, Cassano allo Ionio (costa ionica) e Scalea e Santa Maria del Cedro (costa tirrenica),
dove i valori i massimi tuttavia non superano il 19%. In provincia di Catanzaro, i comuni di Botricello,
Sellia Marina e Soverato presentano valori elevati, mentre nella provincia di Vibo Valentia, i comuni più
esposti sono quelli di Nicotera e Pizzo. L’analisi effettuata e le risultanze di altri studi condotti sul tema
evidenziano la necessità di migliorare l’efficacia delle pianificazione e della programmazione anche
dei fondi strutturali per la realizzazione delle opere necessarie. Numerosi sono i comuni con una bassa
dotazione di infrastrutture di difesa del litorale che associata ad un numero significativo di popolazione
esposta al rischio ne fanno un territorio vulnerabile ai cambiamenti climatici dove gli investimenti per
lo sviluppo potrebbero essere vanificati da eventi meteorologici estremi.
Di seguito i gli abitanti, la superficie territoriale e la percentuale di comuni in zone con altitudine
inferiore ai 5 metri s.l.m , che ricadono nella prima, seconda, terza e sesta classe, suddivisi per province.
Tabella 4.12 Regione Calabria - Popolazione, superficie e comuni localizzati in zone con
altitudine inferiore a 5 metri s.l.m.
Fascia di classificazione
Province
Prima
superabitan- ficie
ti (n.)
(Km2)
comuni
(%)
Seconda
superabitanti
ficie
comuni abitanti
(n.)
(Km2)
(%)
(n.)
Terza
superficie
(Km2)
Sesta
comuni
(%)
coabitanti superfi- muni
(n.)
cie (Km2) (%)
Cosenza
11.384
182
3,1
129.825
551
5,8
9.365
27
0,7
472.882
5.066
76,8
Catanzaro
28.316
57
1,6
107.926
392
10,0
119.092
320
8,8
108.695
1.391
68,7
Reggio
Calabria
4.453
14
1,0
52.065
167
8,3
71.249
179
7,2
159.066
1.767
62,9
Crotone
14.885
42
0,3
61.392
182
3,7
19.895
270
11,1
55.285
993
70,4
Vibo Valentia 15.591
51
1,0
0
0
0,0
33.813
47
2,0
96.367
953
82,0
L’analisi dei dati relativi alla popolazione residente in aree al di sotto dei 5 metri s.l.m., evidenzia che il
comune di San Ferdinando in provincia di Reggio Calabria risulta avere circa il 35% della popolazione
residente esposta al rischio di innalzamento del livello del mare; questa percentuale di popolazione
esposta è la più elevata della regione. Percentuali di popolazione esposta al rischio di innalzamento del
mare che si aggirano tra il 18 ed il 19% si registrano nei comuni di Scalea (CS), di Botricello (CZ) e Cirò
Marina (KR); il primo nella costa tirrenica, gli altri sul versante ionico della Calabria.
Sul versante ionico si registrano potenziali vulnerabilità nel tratto casentino a Cassano della Ionio con
circa il 15% della popolazione esposta e Villapiana con il 12% e nel tratto catanzarese a Sellia Marina
con circa il 14% e Soverato con circa il 12% . Ulteriori criticità sono segnalate in altri comuni della
provincia di Reggio Calabria sia sul versante tirrenico a Gioia Tauro con circa l’11% della popolazione
esposta, sia sul versante ionico a Locri, con circa il 10% della popolazione esposta.
Per quanto riguarda le aree urbane più densamente abitate, la città di Crotone, localizzata sul versante
ionico risulta esposta al rischio circa l’11% della popolazione residente, mentre sul versante tirrenico è
la città di Lamezia Terme ad avere circa l’8% della popolazione esposta.
96
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Tabella 4.13 Regione Calabria –Popolazione residente in aree costiere < 5 m. sul livello dl mare
– Comuni in prima fascia
Comune
San Ferdinando
Scalea
Botricello
CiròMarina
Nicotera
Pizzo
Cassano all’Ionio
Sellia Marina
Provincia
RC
CS
CZ
KR
VV
VV
CS
CZ
Popolazione residente in aree
costiere <5 metri sul livello del
mare
(n.)
1563
2120
904
2694
1049
1413
2651
918
Popolazione residente in aree
costiere <5 metri sul livello del
mare
(% )
35,1
19,7
18,2
18,1
16,5
15,3
15.1
14,3
Territorio a rischio desertificazione
A livello regionale, l’indicatore esaminato rappresenta la capacità del suolo, nel corso di un anno, di
resistere all’aridità, e quindi di supportare i processi di degradazione oppure di essere idoneo a supportare
gli usi specifici. L’osservazione delle caratteristiche dell’umidità presente nei suoli della regione Calabria
fornisce informazioni utili a valutare il fenomeno della desertificazione in tale contesto offrendo un
quadro della distribuzione territoriale dell’incidenza del fenomeno nei differenti comuni calabresi. Il
territorio regionale che si caratterizza per un elevato numero di giorni di suolo secco appare limitato e
si concentra nelle aree della costa ionica a nord di Catanzaro, nella costa ionica del basso reggino e nel
tratto di costa tirrenica tra Paola e Troppa.
In tali aree si registrano diverse porzioni di territorio che presentano un numero di giorni all’anno di
suolo secco superiore al valore soglia di rischio elevato considerato da diversi studi (tra i 105 e 108
giorni all’anno). I comuni che presentano un livello elevato di superficie territoriale interessata dal
fenomeno (più del 50%) sono Motta San Giovanni, Brancaleone, Melito di Porto Salvo e Palizzi in
provincia di Reggio Calabria e il comune di Drapia in provincia di Vibo Valentia.
Il fenomeno appare particolarmente rilevante in alcune aree costiere che risultano contemporaneamente
a rischio erosione e di innalzamento del livello del mare e che spesso sono soggette a fenomeni di
esondazione. Si tratta di aree a vocazione turistica, in cui si registrano anche fenomeni di abusivismo
edilizio e in cui il settore agricolo risulta ancora molto importante per le economie locali. Si tratta di
porzioni di territorio abbastanza limitate, circa 200 km2 che ricadono all’interno delle province Reggio
Calabria e Vibo Valentia, con un numero ridotto di abitanti residenti.
Significativo appare anche il caso della provincia di Cosenza in cui circa 900 km2 di territorio risultano
classificati in seconda fascia. Dal punto di vista della popolazione interessata si segnala ancora una volta
la provincia di Reggio Calabria che fa registrare circa 300.000 abitanti residenti in comuni classificati
in prima e seconda fascia. Tra le province, quella di Cosenza risulta la meno vulnerabile sia dal punto
di vista della superficie di territorio che di abitanti. Più dell’60% del territorio provinciale ricade infatti
nella sesta fascia di classificazione. La provincia maggiormente esposta risulterebbe invece quella di
Crotone in cui solo il 24% del territorio risulterebbe in sesta fascia. I dati, più che in termini assoluti,
appaiono significativi se analizzati in considerazione alle vocazioni economiche e produttive dei sistemi
locali interessati dal fenomeno e delle caratteristiche naturalistiche.
Circa il 53% del territorio regionale appare essere interessato dall’indicatore, 219 su un totale
di 409 comuni. le uniche zone in cui non si evidenziano gli intervalli di numero di giorni di suolo
secco considerati, sono le zone della dorsale appenninica ed in particolare sull’altopiano Silano e
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
97
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
nell’Aspromonte. L’Area Grecanica, localizzata nel basso ionio reggino è quella che mostra i valori più
elevati dell’indicatore con percentuali che si aggirano intorno al 70% del territorio. Anche nella Piana
di Sibari, in provincia di Cosenza si riscontrano valori elevati, circa il 48%, dovuti probabilmente in
parte alla “tropicalizzazione del clima, con la presenza di forti piogge che crea gravi danni al territorio,
concentrate in taluni periodi dell’anno e per eventi di durata limitata.
Tabella 3.14 Regione Calabria - Popolazione, superficie e comuni localizzati in territori a rischio
desertificazione
Fascia di classificazione
Province
Prima
superabitanficie
ti (n.)
(km2)
comuni
(%)
Seconda
supercomuni
abitanti
ficie
(%)
(n.)
(km2)
abitanti (n.)
Terza
superficie
(Km2)
comuni
(%)
Sesta
superabitanti
ficie
(n.)
(Km2)
comuni
(%)
Cosenza
0
0
0.0
150.895
946
11,6
71.410
780
10,0
270.272
2.964
49,7
Catanzaro
Reggio
Calabria
0
0
0.0
25.853
357
10,0
7.396
183
6,2
138.295
1.315
66,2
24.038
171
4.1
269.975
644
12,4
86.859
385
17,5
92.530
944
36,1
0
0
0.0
121.891
791
33,3
6.397
113
11,1
13.001
297
22,2
2.197
22
2,0
42.317
256
24,0
58.788
222
18,0
31.730
425
36,0
Crotone
Vibo Valentia
In valore assoluto il comune con la superficie di territorio a rischio più vasta risulta essere quello di
Corigliano Calabro con circa 95 km2 di territorio interessato. Seguono il comune di Crotone, Cassano
Ionico e Reggio Calabria con valori che superano i 70 km2.
Tabella 4.15 Regione Calabria – Superficie comunale interessata da desertificazione
Comune
Motta San Giovanni
Brancaleone
Melito di Porto Salvo
Palizzi
Drapia
Spezzano Albanese
Cassano all’Ionio
Corigliano Calabro
Terranova da Sibari
Montebello Ionico
98
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
Provincia
Superficie comunale
(Km2 )
RC
RC
RC
RC
VV
CS
CS
CS
CS
RC
46,5
36,1
35,4
52,6
21,6
32,3
159,1
195,6
43,5
56,5
Superficie comunale interessata
da desertificazione
(% )
77.3
73.0
66.5
62.9
53.3
49.8
49.1
48.7
47.3
47.2
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
5. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN
REGIONE CAMPANIA
In regione Campania le aree maggiormente vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico risultano
localizzate in prossimità della costa e in particolare presso le foci dei principali fiumi. Le aree che sembrano
più esposte agli effetti del cambiamento climatico si concentrano nella zona nord-occidentale e sudorientale della regione, in prossimità della foce del fiume Volturno e Sele e lungo il corso del Tanagro.
La vulnerabilità del territorio risulta piuttosto elevata anche nelle aree a maggiore densità abitativa e
in particolare nelle province di Napoli, Caserta e Salerno. Si tratta in molti casi di aree già soggette a
rilevanti pressioni ambientali, in alcuni casi interessate da fenomeni di contaminazione dei suoli, che
hanno già fortemente compromesso le capacità di rigenerazione e adattamento dei sistemi naturali. A
tali pressioni rischiano di sommarsi ulteriori effetti negativi per i fenomeni connessi al cambiamento
climatico. I rischi si aggravano in modo significativo nelle aree in cui sono localizzati Siti di Interesse
Nazionale da sottoporre ad operazioni di bonifica, siti di stoccaggio o impianti per la gestione dei rifiuti
o a rischio di incidente rilevante, come ad esempio l’area nord – occidentale della regione.
L’esercizio valutativo evidenzia che una quota rilevante di popolazione potrebbe essere interessata dagli
impatti connessi al cambiamento climatico. Il 77% circa della popolazione della regione Campania
risiede infatti in aree soggette al rischio di esondazione (si tratta di circa il 55% dei comuni) e circa il
39% della popolazione regionale vive in aree costiere al disotto dei 5 metri sul livello del mare a rischio
di inondazione per l’innalzamento delle acque e l’arretramento della linea costiera.
L’indice di vulnerabilità ai cambiamenti climatici determinato per la regione Campania come media dei
valori assunti dallo stesso nei singoli comuni, è pari a 23,41 rispetto ad un valore pari a 47 stimato su scala
regionale nell’ambito del report Regions 2020, collocando la regione nella quinta fascia di vulnerabilità.
La salienza del fenomeno del cambiamento climatico in regione Campania appare rilevante solo in
alcune aree come quelle corrispondenti alla zona di costa a nord della città di Napoli. Una analisi più
dettagliata mostra che il 15% circa dei comuni e della superficie del territorio regionale risulta molto
vulnerabile, collocandosi nella prima o seconda fascia di classificazione dell’indice sintetico (maggiore
di 37,12), come si evidenzia nella figura successiva.
Le province in cui i comuni sono i più esposti ai cambiamenti climatici risultano essere quelle di
Salerno (27,61), e di Benevento (25,50), mentre quelle con un minor numero di comuni esposti e meno
vulnerabili sono le province di Napoli (23,53), Caserta (21,49) e Avellino (18,70).
Figura 5.1 Regione Campania - Indice di vulnerabilità climatica per provincia
30
2 7,6 1
2 5,50
2 3 ,53
25
20
2 1,4 9
18 ,70
15
10
5
A v el l i no
B enev ent o
C as er t a
N ap o l i
S al er no
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
99
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Figura 5.2 Regione Campania - Indice di vulnerabilità climatica per provincia (%)
50
4 5,2
45
4 1,3
3 8 ,7
40
35
30
2 4 ,9
25
20
14 ,5
15
13 ,2
14 ,9
13 ,6 0
10 ,2 0
8 ,6
10
5
11,4 0
9 ,1
13 ,4
14 ,8
16 ,4
5,3
2 ,4
2 ,0
0
C o m uni
Pr im a F as cia
A b it ant i
Seco nd a f as cia
T er z a f as cia
T er r it o r io
Q uar t a f as cia
Q uint a f as c ia
Ses t a f as cia
In Campania 11 comuni su 551, pari al 2,0% del totale e dove risiede il 2,4% della popolazione regionale,
ricadono nel 5,3% di territorio collocato in prima fascia di classificazione, facendo registrare un valore
di vulnerabilità climatica superiore a 52,35.
Sempre in Campania, 56 comuni, pari al 10,2% del totale e dove risiede il 13,4% della popolazione
regionale sono localizzati nell’11,4% di territorio che ricade in seconda fascia, con un indice di
vulnerabilità climatica compreso tra 37,12 e 52,35. Infine, 80 comuni pari al 14,5% del totale e dove
risiede il 24,9% della popolazione regionale, ricadono nel 13,4% di territorio collocato in terza fascia,
con un indice di vulnerabilità climatica compresa tra di 30,33 e 37,11.
Tabella 5.1 Regione Campania - Vulnerabilità climatica per comune
Fasce di classificazione
11
141.584
Seconda
fascia 52,3537,12
56
791.592
719,2
1.564,9
1.847,8
2.000,8
2.243,4
5.295,0
2,0
2,4
5,3
10,2
13,6
11,4
14,5
24,9
13,4
13,2
8,6
14,8
14,9
9,1
16,4
45,2
41,3
38,7
Prima Fascia
> 52,35
Comuni (n.)
Abitanti (n.)
Estensione
(Km2)
Comuni (%)
Abitanti (%)
Territorio (%)
Terza fascia
37,11 – 30,34
Quarta fascia
30,33 – 25,77
Quinta fascia
25,76 – 21,42
Sesta fascia
< 21,41
80
1.452.530
73
504.237
82
532.748
249
2.411.365
La popolazione residente in un territorio altamente vulnerabile (prima e seconda fascia) rappresenta il
16% circa del totale. Il dato percentuale tuttavia non deve trarre in inganno, in valore assoluto si tratta
di quasi un milione di abitanti. Se si considera anche la terza fascia di vulnerabilità, la popolazione
interessata dagli effetti del cambiamento climatico sui sistemi naturali e socio-economici, supera di
gran lunga i due milioni di abitanti. Si tratta di più di un quarto della popolazione e di circa il 30% della
superficie regionale, con tutti i servizi e le connesse attività economiche e produttive che potrebbero
essere costrette a fare fronte agli effetti del cambiamento climatico. Le province maggiormente a
rischio, in termini di capacità di adattamento e di capacità di risposta dei sistemi naturali, risultano
spesso fortemente compromesse, si pensi alle province di Napoli e Caserta, richiamando la necessità di
mettere in campo da subito interventi finalizzati alla mitigazione e all’adattamento.
100
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Di seguito i comuni campani che fanno registrare una elevata vulnerabilità ai cambiamenti climatici ed
inseriti in prima fascia e di quelli che risultano i meno vulnerabili ed inseriti in sesta fascia. L’indice di
vulnerabilità per tutti i comuni campani è riportato in allegato.
Tabella 5.2 Regione Campania - Vulnerabilità climatica dei comuni campani
Comune
Valore
Aggiunto in
Agricoltura,
Provincia
Silvicoltura
e Pesca
(%)
Lavoratori
impiegati in
ristoranti,
alberghi
campeggi
(%)
Variazione della
popolazione
esposta
a rischio
inondazioni
(%)
Popolazione
residente
in zone con
altitudine
inferiore a 5
metri s.l.m.
(% )
Superficie
di suolo
secco
compresa
fra 86159 giorni
(%)
Indice di
Vulnerabilità
al cambiamento
climatico
Castel
Volturno
Capaccio
Camerota
Mondragone
Cellole
Ascea
Casal Velino
Pollica
Villa Literno
Sessa
Aurunca
CE
1,4
15,8
0,05
96,8
8,0
76,57
SA
SA
CE
CE
SA
SA
SA
CE
4,7
1,5
1,4
1,4
0,4
0,4
0,4
0,2
14,4
21,5
5,5
8,6
10,8
11,3
15,5
8,7
-0,01
0,00
0,00
0,00
0,00
-0,01
0,00
0,02
13,8
4,73
51,3
7,6
22,5
12,6
7,1
0,0
0,0
14,3
0,2
0,0
0,8
14,4
5,7
18,3
61,14
60,57
60,57
56,57
54,86
54,86
54,86
54,86
CE
1,4
4,5
0,00
2,6
1,0
52,57
Sant’Antimo
NA
0,0
2,1
0,00
0,0
0,0
6,86
Sant’Arpino
CE
0,2
1,8
0,00
0,0
0,0
6,86
Sessa Cilento
SA
0,4
2,6
0,00
0,0
0,0
6,86
Sparanise
CE
0,1
1,6
0,00
0,0
0,0
6,86
Sturno
AV
0,6
2,7
0,00
0,0
0,0
6,86
Teora
AV
0,4
1,8
0,00
0,0
0,0
6,86
Torrioni
AV
0,0
1,4
0,00
0,0
0,0
6,86
TrentolaDucenta
CE
0,2
2,6
0,00
0,0
0,0
6,86
Tufo
AV
0,0
0,5
0,00
0,0
0,0
6,86
Villamaina
AV
0,6
1,9
0,00
0,0
0,0
6,86
I comuni che fanno registrare una elevata vulnerabilità climatica sono sia quelli costieri sia dell’entroterra
localizzati nelle province di Salerno e Caserta che registrano valori significativamente superiori a 52,35.
La figura di seguito mostra la vulnerabilità ai cambiamenti climatici registrata a livello comunale
relativamente a ciascun indicatore considerato. Si registra una vulnerabilità piuttosto significativa per
il settore turistico e, anche se più contenuta, in relazione al settore dell’agricoltura e della pesca. Il
rischio derivante da un potenziale innalzamento del livello del mare o da desertificazione appare più
modesto e concentrato in alcune aree. Maggiormente significativa l’esposizione a rischi connessi alle
esondazioni sia per il valore medio dell’indicatore che per la distribuzione del rischio a livello territoriale.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
101
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Figura 5.3 Regione Campania - Rilevanza dei fattori nel calcolo della vulnerabilità climatica
60
53 ,9 4
50
40
30
2 4 ,9 9
2 3 ,4 1
2 2 ,4 0
20
10
6 ,2 4
9 ,4 7
0
V alo r e A g g iunt o in
A g r ico lt ur a,
Silv ico lt ur a e Pes ca
Lav o r at o r i im p ieg at i
V ar iaz io ne d ella
Po p o laz io ne
in r is t o r ant i, alb er g hi p o p o laz io ne es p o s t a r es id ent e in z o ne co n
cam p eg g i
a r is chio ino nd az io ni alt it ud ine inf er io r e a 5
m et r i s .l.m .
Sup er f icie d i s uo lo
s ecco co m p r es a f r a
8 6 -159 g io r ni
Ind ice d i V ulner ab ilit à
ai C am b iam ent i
C lim at ici
Dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura e pesca
La dipendenza dei sistemi economici locali dall’agricoltura e dalla pesca insieme al turismo,
rappresentano i due fenomeni che maggiormente contribuiscono a determinare la vulnerabilità del
territorio regionale agli effetti dei cambiamenti climatici. Il valore aggiunto per il settore agricoltura e
pesca sulla economia regionale, ancorchè importante, risulta significativamente inferiore a quello del
settore turistico.
Per la Campania, la distribuzione territoriale dell’indice di vulnerabilità appare coerente con le
caratteristiche morfologiche, geolitologiche e pedologiche regionali che condizionano la vocazione
produttiva del territorio e ne determinato dal livello di sviluppo. Il valore aggiunto registrato per i settori
in esame, risulta avere maggiore rilevanza nelle aree interne dell’avellinese del beneventano e del
salernitano. La distribuzione territoriale dell’indice ricalca le caratteristiche e le vocazioni produttive del
territorio regionale da più parti evidenziate. Risulta evidente la coincidenza fra le aree maggiormente
dipendenti dal settore agricolo con le aree introdotte dagli strumenti di programmazione per lo
sviluppo rurale: i territori maggiormente sensibili coincidono infatti con le Aree rurali con problemi
complessivi di sviluppo (D), che in regione Campania sono state distinte in Aree caratterizzate da
ritardo di sviluppo (D.2) nella zona est delle province di Benevento e Avellino, Aree a forte valenza
paesaggistico – naturalistica con potenzialità di sviluppo integrato (D.1) e Aree rurali ad agricoltura
intensiva specializzata (B.) nel salernitano. Tali macro-aree di territorio risultano quelle con un livello
più elevato di valore aggiunto, in cui la componente dell’uso suolo agro-forestale risulta rilevante e che
potenzialmente risentiranno maggiormente degli effetti del cambiamento climatico.
Nel caso delle Aree rurali ad agricoltura intensiva (B.), come si rileva dall’osservazione dell’elaborazione
cartografica dell’indicatore, la vulnerabilità appare meno rilevante, probabilmente a causa della
struttura delle aziende impegnate nel settore e del contesto economico maggiormente diversificato.
Maggiormente vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico risultano invece le Aree rurali con
problemi complessivi di sviluppo. Si tratta principalmente di aree montane caratterizzate dalla presenza
di vaste zone con forti elementi di marginalita, amplificata da evidenti carenze nella dotazione di
infrastrutture e da difficoltà di accesso ai servizi essenziali (aree svantaggiate ai sensi della Dir. 268/75/
102
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
CEE). Sono aree interessate da calo demografico e senilizzazione, con una ridotta capacità produttiva
spesso accompagnata da frammentazione delle filiere.
Il profilo economico produttivo di tale aree vede l’agricoltura recitare un ruolo ancora importante nella
determinazione del Pil locale, sebbene non più in grado di esercitare un forte potere attrattivo verso la
forza lavoro locale, in particolare quella giovane.
Il sistema produttivo è caratterizzato da debolezza strutturale ed organizzativa ed elevato invecchiamento
della classe imprenditoriale, con scarsa potenzialità di ricambio generazionale. La produzione è eseguita
con un basso livello tecnologico e sono carenti le forme di valorizzazione delle produzioni.
In tali contesti, i cambiamenti climatici potrebbero determinare effetti negativi che se non affrontati
con adeguate strategie di adattamento e mitigazione, andrebbero ad amplificare la marginalità di tali
territori.
L’osservazione dei dati relativi al valore aggiunto derivante dall’agricoltura, dalla silvicoltura e dalla
pesca suggerisce che il cambiamento climatico potrebbe impattare in modo maggiormente significativo
in alcuni territori delle province di Salerno, Benevento e Avellino. La rappresentazione cartografica
evidenzia che le aree interne risultano molto più esposte agli effetti potenziali del cambiamento
climatico.
La dipendenza dei sistemi economici locali dal settore agricolo e dalla pesca appare fortemente
concentrata in alcune porzioni di territorio regionale. La carta tematica e l’analisi dei dati riportati
nelle tabelle seguenti, evidenzia infatti che solo l’1,3% del territorio regionale ricade nella prima fascia
di classificazione. Si tratta in totale di solo 5 comuni, in cui risiede una porzione molto limitata di
popolazione (circa lo 0,2% del totale regionale). Tale circostanza conferma una serie di studi relativi
alle dinamiche del settore agricolo campano e alla sua struttura e organizzazione a livello territoriale.
Nella tabella 5.3 è riportato il valore aggiunto del settore agricoltura, silvicoltura e pesca su base
provinciale insieme alle fasce di classificazione. Le province di Avellino e Benevento sono le uniche con
comuni che ricadono nella fascia più alta.
Tabella 5.3 Regione Campania - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca per
provincia (%)
Province
Avellino
Benevento
Caserta
Napoli
Salerno
Comuni
(n)
119
78
104
92
158
Fasce di classificazione
Prima
 6,14
1,7
3,9
0,0
0,0
0,0
Seconda
3,97 - 6,14
0,0
9,0
0,0
0,0
2,53
Terza
2,79 - 3,97
8,4
19,2
0,0
0,0
0,0
Quarta
1,98 - 2,79
0,0
0,0
0,0
0,0
13,92
Quinta
1,33 - 1,98
19,3
0,0
7,7
1,1
12,0
Sesta
0,75 - 1,33
1,7
7,7
12,5
0,0
12,0
Settima
< 0,75
68,9
60,3
79,8
98,9
59,5
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
103
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Figura 5.4 Regione Campania - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca per provincia (%)
12 0
9 8 ,9
10 0
79 ,8
80
6 8 ,9
6 0 ,3
59 ,6
60
40
1 9 ,3
20
1 9 ,2
8 ,4
1 ,7 0 ,0
9 ,0
0 ,0
1 ,7
3 ,8
1 3 ,9
1 2 ,0
1 2 ,0
1 2 ,5
7,7
7,7
0 ,00 ,0
2 ,5
0 ,0
0 ,0
0 ,0 0 ,0 0 ,0 0 ,0 1 ,1 0 ,0
0 ,0 0 ,0 0 ,0 0 ,0
0
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S es t a f as ci a
S et t i m a f as ci a
La superficie territoriale maggiormente esposta al fenomeno del cambiamento climatico (prima e
seconda fascia) si concentra nella provincia di Benevento. Le province di Avellino e Salerno risultano
anch’esse interessate anche se presentano una minore dipendenza dell’economia locale dal settore
agricolo.
Tabella 5.4 Regione Campania - Territorio provinciale per fascia di classificazione (%)
Province
Avellino
Benevento
Caserta
Napoli
Salerno
Estensione
(Km2)
2.806
2.080
2.651
1.178
4.954
Prima
 6,14
2,9
4,0
0,0
0,0
0,0
Seconda
3,97 - 6,14
0,0
13,6
0,0
0,0
4,6
Fasce di classificazione
Terza
Quarta
Quinta
2,79 - 3,97 1,98 - 2,79 1,33 - 1,98
12,8
0,0
25,7
25,8
0,0
0,0
0,0
0,0
19,4
0,0
0,0
0,6
0,0
16,7
12,8
Sesta
0,75 - 1,33
3,1
7,2
13,7
0,0
13,0
Settima
< 0,75
55,5
49,3
66,9
99,4
52,9
I comuni campani che hanno mostrato una pronunciata dipendenza del sistema economico locale
dall’agricoltura e dalla pesca e classificati in prima fascia sono riportati di seguito.
Tabella 5.5 Regione Campania - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca – Comuni
in prima fascia
Comune
Montecalvo Irpino
Casalbore
Buonalbergo
Apice
Sant’Arcangelo Trimonte
Provincia
Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca
(%)
AV
AV
BN
BN
BN
8,2
8,2
8,2
8,0
8,0
I comuni campani con i valori più elevati si concentrano nelle province di Avellino e Benevento, province
nelle quali risulta ancora rilevante il contributo del settore agricolo, che presentano una maggiore
dipendenza dei sistemi economici dall’agricoltura e dalle attività ad esse connesse.
104
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Dipendenza del sistema economico locale dal turismo
La vulnerabilità del territorio regionale sembra dipendere in modo significativo anche dall’altra variabile
socio-economica oggetto di osservazione, gli occupati nel settore turistico. L’osservazione della
rappresentazione cartografica circa la dipendenza dei sistemi economici locali dal turismo, evidenzia
un potenziale effetto cumulativo in particolare in alcune aree interne della regione. La percentuale di
occupati nel settore turistico, rispetto al totale degli occupati a livello comunale, determina infatti una
potenziale incidenza significativa del fenomeno nelle aree interne che, in questo caso, va ad aggiungersi
a quella delle aree costiere e delle isole. In verità, l’analisi cartografica della distribuzione dell’indicatore
evidenzia una vulnerabilità ampiamente diffusa su tutto il territorio regionale, con poche differenze
fra le province campane che risulterebbero potenzialmente impattate in modo pressoché uniforme, a
meno della provincia di Salerno che, in particolare per alcune aree, risulterebbe potenzialmente più
vulnerabile rispetto a tale variabile. La diffusione di una serie di attrattori culturali e naturali, e la loro
rilevanza anche internazionale, spiega il peso significativo del settore in diverse economie locali.
La percentuale più elevata di impiegati nel settore si registra in alcuni comuni dell’isola di Ischia come
Forio e Serrara Fontana, di Capri, della costiera Amalfitana (Conca dei Marini, Positano, Ravello, Furore)
e a Sorrento. Con percentuali meno significative ma comunque con valori superiori al 20% del totale
degli occupati, risulta un gran numero di comuni che si concentrano nella provincia di Napoli e Salerno.
Nella tabella 5.6 è riportata, su base provinciale, la percentuale dei comuni che ricadono nelle diverse
fasce di classificazione definite in base alla percentuale degli impiegati in alberghi e ristoranti. Il 35%
circa dei comuni della provincia di Salerno ricade nella fascia più alta, segue la province di Napoli con
30%. Significativo anche il dato della provincia di Avellino con il 20% circa.
Tabella 5.6 Regione Campania – Addetti in alberghi e ristoranti per fasce di classificazione,
anno 2001 (%)
Fasce di classificazione
Comuni
(n.)
Province
Avellino
Benevento
Caserta
Napoli
Salerno
Prima
 5,64
19,3
16,7
15,4
29,4
34,8
119
78
104
92
158
Seconda
5,64 - 4,26
20,2
12,8
18,3
3,3
15,8
Terza
4,26 - 3,69
4,2
7,7
3,9
8,7
8,9
Quarta 3,69 - 2,8
Quinta < 2,8
19,3
21,8
11,5
8,7
13,9
37,0
41,0
51,0
50,0
26,6
Figura 5.5 Regione Campania - Addetti in alberghi e ristoranti per fasce di classificazione,
anno 2001 (%)
60
51,0
50 ,0
50
4 1,0
3 7,0
40
3 4 ,8
2 9 ,3
30
2 6 ,6
19 ,3
2 1,8
2 0 ,2
19 ,3
20
18 ,3
16 ,7
15,8
15,4
12 ,8
8 ,7
7,7
10
13 ,9
11,4
4 ,2
3 ,9
8 ,7
8 ,9
3 ,3
0
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ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
105
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Nella tabella 5.7 è riportato il valore percentuale di territorio provinciale ricadente nelle singole fasce
sul totale regionale.
Tabella 5.7 Regione Campania - Territorio provinciale per fascia di classificazione (%)
Fasce di classificazione
Estensione
(Km2)
Province
Avellino
Benevento
Caserta
Napoli
Salerno
Prima
 5,64
18,6
13,4
18,8
22,3
29,3
2.806,1
2.080,4
2.651,4
1.178,9
4.954,3
Seconda
5,64 - 4,26
20,5
13,5
22,8
5,3
14,9
Terza
4,26 - 3,69
5,9
8,2
1,9
15,6
11,5
Quarta 3,69
- 2,8
26,3
26,6
12,6
17,5
21,4
Quinta
< 2,8
29,3
38,2
43,8
39,3
22,9
Figura 5.6 Regione Campania - Territorio provinciale per fascia di classificazione (%)
50
4 3 ,8
45
3 9 ,3
3 8 ,2
40
35
2 9 ,3
30
2 9 ,3
2 6 ,7
2 6 ,2 8
2 2 ,9
25
20
2 0 ,4 6
18 ,6
2 2 ,3
2 1,4
18 ,8
15,7
13 ,4 13 ,5
15
2 2 ,9
17,4
14 ,9
12 ,6
11,5
8 ,2
10
5,9
5,3
5
1,9
0
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Anche in questo caso è la provincia di Salerno ad avere la maggior parte del territorio collocato nella
prima fascia, con una percentuale di addetti più elevata. Seguono, seppure distanziate, le province
di Napoli, Caserta e Avellino. Nel beneventano si riscontrano in generale valori nettamente più bassi
rispetto ai territori delle altre province campane.
Tabella 5.8 Regione Campania - Dipendenza del sistema economico locale dal turismo Comuni in prima fascia*
Comune
Serrara Fontana
Conca dei Marini
Positano
Forio
Ravello
Furore
Sorrento
Anacapri
Praiano
106
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
Provincia
Lavoratori impiegati in ristoranti, alberghi campeggi
(%)
NA
SA
SA
NA
SA
SA
NA
NA
SA
50,8
42,1
42,1
35,0
32,8
31,3
30,9
29,6
28,5
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Amalfi
Lacco Ameno
Casamicciola Terme
Capri
Ischia
Letino
Camerota
Barano d’Ischia
Centola
SA
NA
NA
NA
NA
CE
SA
NA
SA
27,4
27,0
26,2
23,5
23,0
22,3
21,5
20,7
20,6
* elenco parziale
Risulta evidente dall’osservazione dei dati e dalle analisi condotte, che il numero di addetti in attività
turistiche ha un peso maggiore non solo nei comuni costieri a vocazione turistica e nelle isole, ma anche
in territorio interni dove spesso in piccoli comuni si registrano iniziative connesse ad un turismo rurale
o naturalistico, in particolare nei parchi, come quello del Cilento o delle altre numerose aree protette
regionali. Fanno eccezione alcuni comuni interni di interesse storico, architettonico e paesaggistico, in
particolare nel beneventano e nell’avellinese che godono di una propria attrattiva specifica. Valori bassi
nonostante la collocazione geografica e la presenza di un grosso polo urbano e di numerosi attrattori
storico-culturali o naturalistici, si registrano nell’area vesuviana e della città di Napoli.
In Campania, la percentuale di addetti nel settore del turismo presenta il valore più elevato nel paese di
Serrara Fontana nel napoletano con più del 50% sul totale, seguono altre località costiere come Conca
dei Marini , Postano, Forio e Ravello.
Si segnalano alcuni comuni isolani come Anacapri (29,6%), Lacco Ameno (27,0%), Capri (23,5%), Ischia
(23,0%) , Barano d’Ischia (20,7%). Le considerazioni relative alla vulnerabilità al cambiamento climatico
determinata dei territori le cui economie dipendono dal settore turistico è misurata attraverso il numero
di addetti che vi operano, facendo riferimento alle statistiche ufficiali. Tale analisi non è in grado di
tenere nel debito conto la dimensione delle economie sommerse che in molti casi, specie nelle realtà
più piccole, risultano prevalenti.
Evoluzione demografica della popolazione colpita dalle inondazioni
I fenomeni estremi determinati dai cambiamenti climatici pur non essendo facilmente prevedibili,
possono in qualche modo essere mitigati, contenuti nei loro impatti, attraverso specifiche misure
di prevenzione che interessano i territori potenzialmente interessati. In particolare, in relazione ai
fenomeni di esondazione, l’analisi degli scenari relativi alla percentuale di popolazione potenzialmente
interessata da inondazione rappresenta in regione Campania un fenomeno che, data la fragilità del
territorio dal punto di vista idrografico, considerata la distribuzione della popolazione residente e
degli insediamenti territoriali, considerata la presenza di aree sensibili dal punto di vista naturalistico,
assume un significato particolare.
I territori della provincia di Caserta risulterebbero i più vulnerabili sia in termini di incidenza territoriale
che per dinamiche evolutive della popolazione residente. Si prevede che entro il 2050 i territori
potenzialmente interessati da esondazioni dei comuni di Castel Volturno, Cancello ed Arnone, Grazzanise
e Santa Maria la Fossa, faranno registrare un incremento significativo della popolazione residente, di
più del 5%. Si tratta di dati piuttosto preoccupanti che, se si considera contemporaneamente anche lo
stato dell’ambiente in tali aree e quindi la capacità di adattamento degli ecosistemi naturali, lasciano
prefigurare potenziali costi rilevanti, anche di natura economica e sociale. Oltre agli effetti ambientali
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
107
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
derivanti dal fenomeno del cambiamento climatico e ai relativi potenziali impatti sulla salute umana
derivanti da eventi estremi, in tali contesti si rischia di dover fronteggiare costi di gestione delle
emergenze, di riparazione o di correzione degli interventi crescenti e difficilmente sostenibili con
risorse endogene.
Tabella 5.9 Regione Campania - Popolazione, superficie e comuni localizzati in zone a rischio
esondazione
Fasce di classificazione
Province
Avellino
Benevento
Caserta
Napoli
Salerno
Prima
abitan- superfiti (n.) cie (km2)
0
0
0
0
71.698
340
0
0
0
0
Seconda
comuni abitan- superfi(%)
ti (n.) cie (km2)
0,0
0
0
0,0
0
0
7,7 40.232
106
0,0
0
0
0,0
0
0
comuni
(%)
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
abitanti
(n.)
0
0
0
0
0
Terza
superficie
(Km2)
0
0
0
0
0
comuni
(%)
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
abitanti
(n.)
342.526
116.000
354.502
374.741
78.522
Sesta
superficie
(km2)
2.524
935
981
98
1.220
comuni
(%)
82,4
48,7
49,0
23,9
24,1
La rete idrografica superficiale della regione Campania risulta caratterizzata da una grande varietà di
morfotipi fluviali, differenziati da condizioni orografiche, termometriche e pluviometriche. Si registra la
presenza di pochi bacini significativamente estesi e di numerosi bacini di piccola entità, come si evince
dalla carta del reticolo idrografico regionale, di seguito riportata.
Più che le caratteristiche naturali del territorio sono i processi di antropizzazione che determinano
la rilevanza del rischio di esondazione in diverse aree del territorio regionale. Il Piano Territoriale
Regionale ha individuato le aree inondabili sulla base dei Piani Stralcio di Assetto Idrogeologico delle
Autorità di Bacino che a partire dal 2001 hanno mappato le aree inondabili. Sono ancora in corso gli
aggiornamenti degli strumenti di pianificazione e le informazioni a disposizione non risultano ancora
agevolmente comparabili. L’analisi ha evidenziato una certa rilevanza del fenomeno a livello regionale.
Circa la metà dei comuni campani risultano potenzialmente interessati da fenomeni di esondazione.
La popolazione potenzialmente interessata risulta pari a più del 75% del totale della popolazione
regionale e la superficie territoriale raggiunge valori prossimi al 60% dell’intera superficie regionale.
L’analisi cartografica evidenzia la diffusione della vulnerabilità a tale fenomeno che a meno dei territori
della provincia di Avellino e di Caserta, si distribuisce in modo piuttosto omogeneo in tutte le province
campane. Le aree maggiormente a rischio risulterebbero quelle in prossimità della costa, nelle province
di Caserta, Napoli e Salerno. In particolare nel casertano, lungo il litorale domitio, la vulnerabilità dei
territori aumenta considerevolmente poiché i fenomeni di esondazione rischiano di interessare aree in
cui si prevede un incremento della popolazione residente. In tali aree la rilevanza del fenomeno assume
dimensioni ancora più preoccupanti se oltre alla densità abitativa e all’evoluzione demografica presunta,
si considera la presenza proprio in tali aree di siti contaminati in attesa di bonifica e messa in sicurezza.
Come si rileva dall’osservazione della Figura 5.9, i comuni della provincia di Caserta risultano quelli
maggiormente esposti anche se diversi comuni della regione fanno registrare valori significativi
dell’indicatore. Rispetto alla popolazione potenzialmente interessata da fenomeni di esondazione in
termini assoluti, le elaborazioni evidenziano un elevato rischio nelle province di Salerno e Napoli. Circa
250.000 abitanti nella provincia di Napoli potrebbero essere interessati da fenomeni di esondazione
e circa 330.000 nella provincia di Salerno. In totale, circa 750.000 abitanti della regione Campania
risiedono in aree a rischio esondazione.
108
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Tabella 5.10 Regione Campania – Popolazione esposta alle inondazioni
Province
Popolazione
(n.)
Avellino
Benevento
Caserta
Napoli
Salerno
439.137
287.874
916.467
3.080.873
1.109.705
Residenti in aree interessate da
fenomeni di esondazione
(n.)
59.093
28.409
90.108
246.326
324.040
Residenti in aree interessate da
fenomeni di esondazione
(n.)
13,5
9,9
9,8
8,0
29,2
Il comune con il maggior numero di abitanti potenzialmente interessati risulta essere quello di
Castellammare di Stabia con circa il 50% del totale di residenti interessati, seguito da Nocera Inferiore
e Scafati con più del 60% e Salerno. Significativo il caso di Mercato San Severino (SA) in cui circa l’80%
dei residenti vive in aree a rischio.
Tabella 5.11 Regione Campania – Popolazione esposta alle inondazioni per comune
Comune
Castellammare di Stabia
Nocera Inferiore
Scafati
Salerno
Mercato San Severino
Ercolano
San Felice a Cancello
Battipaglia
Castel Volturno
Torre del Greco
Provincia
NA
SA
SA
SA
SA
NA
CE
SA
CE
NA
Residenti in aree interessate da
fenomeni di esondazione
(n.)
31.758
29.815
28.819
25.360
16.501
16.126
14.191
13.782
12.697
12.263
Residenti in aree interessate da
fenomeni di esondazione
(%)
47,6
64,0
61,1
18,4
81,1
28,4
84,5
27,4
68,4
13,6
Popolazione residente in zone costiere a rischio di innalzamento del livello del mare
Spostando l’osservazione su caratteristiche più tipicamente ambientali l’incidenza e la salienza del
fenomeno sembra modificarsi significativamente come in parte già evidenziato nella sezione dedicata
al rischio esondazione. I potenziali impatti derivanti dall’innalzamento del livello del mare naturalmente
si concentrano nelle isole e nelle zone costiere della regione e quindi nelle province di Caserta, Napoli
e Salerno, in particolare l’area cilentana e del litorale domitio ma anche l’area urbana di Napoli e la
cintura metropolitana, sembrano sensibili alle conseguenze del cambiamento climatico a causa delle
caratteristiche geomorfologiche della costa e del modello insediativo attorno al quale si è sviluppata
la regione Campania. L’arretramento dei litorali sabbiosi è da tempo in atto in regione Campania in
particolare nelle aree in cui si è concentrato il fenomeno dell’abusivismo edilizio. Le aree di costa bassa
spesso sono state interessate da un processo di urbanizzazione poco attento al contrasto all’erosione
costiera. Anche in questo caso i rischi sembrano concentrarsi lungo il litorale domitio tuttavia rilevanti
porzioni del litorale salernitano risultano fortemente vulnerabili al fenomeno soprattutto se si considera
il numero di residenti e la rilevanza turistica di alcune aree.
Si tratta di aree che sono anche interessate da fenomeni di erosione costiera che con l’intensificarsi degli
eventi climatici estremi e dell’innalzamento del livello del mare, rischiano di estendersi ulteriormente.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
109
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Il fenomeno appare di una certa rilevanza se si considera che lungo le aree di costa del territorio
regionale si concentrano i principali poli produttivi e insediamenti urbani.
Il fenomeno riguarda tutte le province costiere, Napoli, Salerno e Caserta. In particolare nella provincia
di Caserta si concentrano però i casi maggiormente significativi. Dall’analisi dei dati emerge che il
comune di Castel Volturno (CE) risulta quello con il maggior numero di abitanti esposti al rischio di
innalzamento del livello del mare con un valore pari al 97% circa dei residenti seguito da Mondragone
con circa il 50% della popolazione residente in area al di sotto dei 5 metri sul livello del mare.
In provincia di Salerno i comuni con più elevata vulnerabilità all’innalzamento del livello del mare
risultano essere quelli più a sud della costa cilentana, Ispani con circa il 40%, Sapri con il 37% e Santa
Marina con il 33%. Sempre sulla costa cilentana si segnala il comune di Ascea con il 23%, seguono
Capaccio, la stessa città di Salerno e Casal Velino che tuttavia non superano il 14% di popolazione
interessata.
In provincia di Napoli si segnala il comune di Bacoli con circa il 25% e Castellammare di Stabia con il
18% circa. Seguono Torre Annunziata (circa 11%), Pozzuoli (circa 8%), Ischia e Procida che non superano
il 7% della popolazione residente. Se si considera il valore assoluto della popolazione esposta al rischio,
la vulnerabilità della Regione Campania risulta particolarmente significativa: più di 300.000 abitanti
risiederebbero in aree costiere a rischio. Di seguito si riporta il numero degli abitanti, la superficie
territoriale e la percentuale di comuni in zone con altitudine inferiore ai 5 metri s.l.m., che ricadono
nelle prima, seconda, terza e sesta classe, suddivisi per province.
Tabella 5.12 Regione Campania - Popolazione, superficie e comuni localizzati in zone con
altitudine inferiore a 5 metri s.l.m.
Fascia di classificazione
Province
Avellino
Benevento
Caserta
Napoli
Salerno
Prima
superabitanti
ficie
(n.)
(Km2)
0
0
0
0
51.554
130
91.773
31
178.426
261
comuni
(%)
0,0
0,0
1,9
2,2
3,8
Seconda
superfiabitanti
cie
(n.)
(km2)
0
0
0
0
7.873
37
161.365
65
43.329
188
comuni
(%)
0,0
0,0
1,0
5,4
3,2
Terza
superfiabitanti
cie
(n.)
(km2)
0
0
0
0
22.603
162
1.198.880
268
83.645
257
comuni
(%)
0,0
0,0
1,0
6,5
5,7
abitanti
(n.)
439.137
287.874
916.467
1.405.724
718.956
Sesta
superficie
(km2)
2.806
2.080
2.323
690
4.024
L’analisi degli indicatori relativi alla popolazione residente in aree al di sotto dei 5 metri s.l.m. evidenzia
che i comuni con la maggiore percentuale di abitanti esposti soni localizzati in provincia di Caserta, a
CastelVolturno dove sono circa il 97% e Mondragone dove sono il 51%.
I comuni con percentuali significative di popolazione esposizione al rischio si concentrano sulla costa
salernitana. Il comune di Ispani ha circa il 41% della popolazione esposta al rischio di innalzamento
del mare, il comune di Santa Marina ha il 32,3% di popolazione esposta.
Sempre in provincia di Salerno, ma con valori percentuali inferiori, sono localizzati il comune di Ascea
nel quale circa il 22% della popolazione risulta esposta ed i comuni di Capaccio, Salerno e Castel
Velino con circa il 13% . Nel napoletano sono i comuni d Bacoli e di Castellamare di Stabia ad avere la
maggiore percentuale di popolazione esposta rispettivamente con il 24% ed il 17%.
Tra le isole sembra, Ischia quella maggiormente vulnerabile con i comuni di Lacco Ameno ed Ischia che
hanno circa il 6% di popolazione esposta a rischio.
110
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
comuni
(%)
100
100
96,2
72,6
81,0
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Tabella 5.13 Regione Campania –Popolazione residente in aree costiere < 5 m. sul livello dl
mare . Comuni in prima fascia
Comune
Castel Volturno
Mondragone
Ispani
Sapri
Santa Marina
Bacoli
Ascea
Castellammare di Stabia
Capaccio
Salerno
Provincia
CE
CE
SA
SA
SA
NA
SA
NA
SA
SA
Popolazione residente in aree
costiere <5 metri sul livello del
mare
(n.)
17.974
12.379
413
2.577
1.067
6.401
1.210
11.605
2.792
18.853
Popolazione residente in aree costiere
<5 metri sul livello del mare
(% )
96,8
51,3
40,8
36,6
32,3
24,2
22,5
17,4
13,8
13,7
Territorio a rischio desertificazione
L’osservazione delle caratteristiche dell’umidità presente nei suoli fornisce informazioni utili a valutare
il fenomeno della desertificazione in relazione alla superficie di territorio potenzialmente interessata,
alla distribuzione territoriale e all’incidenza del fenomeno nei differenti comuni. Il territorio regionale
che si caratterizza per un elevato numero di giorni di suolo secco appare limitato e si concentra nelle
aree centrali della Campania, a sud del Vesuvio e ancora una volta lungo il litorale domitio (CE) e la
costa cilentana (SA).
In Campania non sono state rilevate aree territoriali che presentano un numero di giorni all’anno di
suolo secco superiore al valore soglia di rischio elevato considerato da diversi studi (tra i 105 e 108
giorni all’anno). I comuni che presentano una elevata porzione di territorio interessata dal fenomeno
(più del 30%) sono il Comune di Calvi in Provincia di Benevento, San Valentino Torio in Provincia di
Salerno, Striano, Santa Maria la Carità, Poggiomarino, Scafati e Sant’Antonio Abate in provincia di
Napoli, Trevico e Venticano in provincia di Avellino.
Il fenomeno appare significativo in particolare in alcune aree interne delle province di Benevento
e Avellino caratterizzate da una rilevante vocazione agricola. Si tratta di aree piuttosto estese ma
scarsamente abitate. Nelle province di Napoli e Salerno il fenomeno sembra viceversa interessare un
numero di popolazione maggiore. Tra le province campane, quella di Caserta risulta con la percentuale
più elevata di territorio con un rischio desertificazione meno rilevante. Più dell’80% del territorio
provinciale ricade infatti nella sesta fascia di classificazione. La provincia maggiormente esposta
risulterebbe quella di Benevento in cui solo il 40% del territorio risulterebbe in sesta fascia. Il dato appare
significativo se si considerano le vocazioni agricole di molti dei sistemi locali interessati dal fenomeno.
Se osserviamo i dati sulla desertificazione a livello regionale, congiuntamente ad altre dinamiche di
carattere naturalistico o socioeconomico, si comprende come tali effetti anche in Campania posso
determinare rilevanti criticità.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
111
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Tabella 5.14 Regione Campania - Popolazione, superficie e comuni localizzati in territori a
rischio desertificazione
Fascia di classificazione
Province
Avellino
Benevento
Caserta
Napoli
Salerno
abitanti
(n.)
0
0
0
0
0
Prima
superficie
(km2)
0
0
0
0
0
comuni
(%)
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
Seconda
superabitanti
ficie
comuni
(n.)
(km2)
(%)
3.684
25
1,7
2.634
22
1,3
0
0
0
61.087
33
4,3
61.107
29
1,3
abitanti
(n.)
4.641
26.612
27.854
81.132
87.335
Terza
superficie
(km2)
26
173
95
47
38
comuni
(%)
2,5
10,3
2,9
5,4
2,5
abitanti
(n.)
346.632
84.450
612.851
2.343.173
692.948
Sesta
superficie
(km2)
1858
622
1918
681
3806
Come evidenzia la cartografia relativa al rischio desertificazione, una elevata vulnerabilità al fenomeno
del cambiamento climatico si registra principalmente. Si tratta di economie rurali fortemente dipendenti
dall’agricoltura e dalla silvicoltura o dal turismo, principalmente di tipo naturalistico e rurale.
Sono aree che presentano molto spesso elevati valori naturalistici quindi maggiormente esposte tuttavia
maggiormente capaci di adattarsi agli effetti del cambiamento climatico. In molti casi coincidono
con il sistema delle aree naturali protette della rete Natura 2000 (Parco Nazionale del Cilento, Parco
Regionale del Matese e di Roccamonfina, Fiume Sarno ecc.), come nel caso delle province di Salerno
e di Benevento. È noto che dal punto di vista ambientale le pressioni sui sistemi naturali rischiano
di aggravare ulteriormente i potenziali impatti dei cambiamenti climatici in ragione della riduzione
delle capacità di adattamento dei sistemi naturali e delle specie che li compongono, tuttavia una
gestione attenta di tali aree potrebbe contribuire agli interventi di adattamento che, considerando
le caratteristiche socio-economiche di tali aree dovranno necessariamente promuovere un uso
responsabile del suolo e delle risorse idriche in agricoltura.
Il comune di Calvi in provincia di Benevento risulta quello maggiormente esposto al rischio
desertificazione. Si segnalano inoltre il comune di Scafati (SA), Venticano (AV), Poggiomarino (NA) e
Trevico (AV) in cui più di 10 Km2 della superficie comunale risulta a rischio desertificazione.
Tabella 5.15 Regione Campania – Superficie comunale interessata da desertificazione
Comune
Calvi
San Valentino Torio
Striano
Santa Maria la Carità
Poggiomarino
Trevico
Sant’Antonio Abate
Scafati
Venticano
Pietradefusi
112
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
Provincia
Superficie comunale
(Km2)
BN
SA
NA
NA
NA
AV
NA
SA
AV
AV
22,3
9,2
7,7
4,0
13,2
11,0
7,9
19,9
14,2
9,2
Superficie comunale interessata da
desertificazione
(%)
44,9
43,2
41,2
38,1
35,3
33,7
33,1
32,9
32,8
28,2
comuni
(%)
72,3
42,3
81,7
71,7
79,1
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
6. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN
REGIONE PUGLIA
L’elaborazione dell’indice e l’analisi dei relativi indicatori per la regione Puglia ha messo in evidenza una
distribuzione della vulnerabilità agli effetti del cambiamento climatico concentrata nelle zone costiere,
come in gran parte dell’area Convergenza. In particolare, le zone costiere caratterizzate da un elevato
livello di vulnerabilità sono localizzate sotto il promontorio del Gargano, dove si registrano alcuni
importanti fenomeni di urbanizzazione, e nel tratto di costa compreso tra le città di Bari e Brindisi.
Al riguardo, le zone costiere del versante adriatico, connesse all’asse autostradale Bologna-Taranto
che catalizza i flussi di trasporto su gomma, fanno registrare una elevata concentrazione antropica,
circostanze che determinano significativi impatti ambientali, potenzialmente cumulabili con gli effetti
del cambiamento climatico. La distribuzione territoriale della vulnerabilità ai cambiamenti climatici,
determinata tra l’altro dalla dipendenza dei sistemi economici locali dell’agricoltura, dalla pesca oltre
che dal peso del turismo, sembra interessare meno le aree centrale della regione poste lungo l’asse
longitudinale e il Salento, nonostante la presenza di fenomeni legati alla desertificazione.
L’indice di vulnerabilità ai cambiamenti climatici determinato per la regione Puglia come media dei
valori assunti nei singoli comuni è pari a 46,59 rispetto ad un valore pari a 51 stimato su scala regionale
nell’ambito del report Regions 2020, collocando la regione nella seconda fascia di vulnerabilità.
La vulnerabilità al fenomeno del cambiamento climatico in regione Puglia appare rilevante soprattutto
se si considera la distribuzione piuttosto omogenea del valore dell’indice fra le sei province. Come
evidenziato dalla analisi della cartografia relativa all’indice di vulnerabilità, in tutte le province sono
localizzati comuni che fanno registrare un alto valore dell’indice sintetico. I territori che risultano
maggiormente esposti al cambiamento climatico risultano essere quelli della provincia di BarlettaAndria-Trani (54,69), seguiti da quelli della provincia di Brindisi (47,83), di Taranto (46,98), di Bari (46,98)
e per finire di Foggia (52,46); meno vulnerabili sembrano essere i territori ricadenti nella provincia di
Lecce (41,52).
Figura 6.1 Regione Puglia - Indice di vulnerabilità climatica per provincia
60
50
54 ,6 9
52 ,4 6
4 7,8 3
4 6 ,9 8
4 6 ,9 8
4 1,52
40
30
20
10
0
B ar i
BAT
B r ind isi
F o g g ia
Lecce
T ar ant o
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
113
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Figura 6.2 Regione Puglia - Indice di vulnerabilità climatica per fascia di classificazione (%)
70
6 3 ,2
58 ,5
57,4
60
50
40
30
2 5,54
2 2 ,4 8
18 ,15
15,8 9
20
10
3 ,8 8
0 ,3 9
16 ,8 3
13 ,15
1,8
0 ,0 0
0 ,0 6
2 ,73
0 ,0 0
0 ,0 6
0 ,0 0
0
C o m uni
Pr im a F as cia
A b it ant i
Seco nd a f as cia
T er z a f as cia
Q uar t a f as cia
T er r it o r io
Q uint a f as c ia
Ses t a f as cia
In Puglia, 58 comuni su 258, pari al 22,5% del totale e dove risiede il 18% circa della popolazione
regionale, ricadono nel 25,3% del territorio regionale collocato in prima fascia con vulnerabilità
superiore a 52,35.
Sempre in Puglia, 148 comuni, pari al 57% del totale e dove risiede il 63,1% della popolazione regionale,
ricadono nel territorio collocato in seconda fascia, con un valore dell’indice di vulnerabilità compreso
tra di 37,12 e 52,35. Infine, 41 comuni, pari al 15,9% del totale e dove risiede il 16,8% della popolazione
regionale, ricadono nel 13% del territorio collocato in terza fascia con un indice di vulnerabilità
climatica compreso tra di 30,33 e 37,11.
Tabella 6.1 Regione Puglia - Vulnerabilità climatica per comune
Fasce di classificazione
Prima Fascia
> 52,35
Comuni (n.)
Abitanti (n.)
Estensione (Km2)
Comuni (%)
Abitanti (%)
Territorio (%)
58
728.958
4.990,4
22,48
18,15
25,54
Seconda
fascia 52,3537,12
148
2.536.783
11.432,2
57,36
63,17
58,52
Terza fascia
37,11 – 30,34
Quarta fascia
30,33 – 25,77
41
675.946
2.569,0
15,89
16,83
13,15
10
72.100
534,1
3,88
1,80
2,73
Quinta fascia Sesta fascia
25,76 – 21,42
< 21,41
1
2.209
11,2
0,39
0,06
0,06
0
0
0,0
0,00
0,00
0,00
L’analisi condotta evidenzia come circa l’80% della popolazione risiede in porzioni di territorio
classificati in prima e seconda fascia e con un significativo grado di vulnerabilità. Anche in valore
assoluto il dato risulta preoccupante poiché sono più di tre milioni gli abitanti che risiedono in aree ad
elevata vulnerabilità. Se si considera anche la terza fascia di vulnerabilità, la popolazione interessata
dagli effetti del cambiamento climatico sui sistemi naturali e socio-economici, raggiunge quasi quattro
milioni di abitanti, pari a circa il 98% della totale, che risiede nel 99% del territorio regionale.
Di seguito i comuni pugliesi che fanno registrare una elevata vulnerabilità al cambiamento climatico ed
inseriti in prima fascia e quelli che risultano meno vulnerabili. L’indice di vulnerabilità per tutti i comuni
pugliesi è riportato in allegato.
114
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Tabella 6.2 Regione Puglia - Vulnerabilità climatica dei comuni pugliesi
Comune
Gallipoli
Vieste
Lesina
Porto Cesareo
Margherita di
Savoia
Mola di Bari
Rodi Garganico
Carovigno
Peschici
Ischitella
Galatone
Poggiardo
Soleto
Sternatia
Cursi
Spongano
Panni
Cavallino
San Cesario
di Lecce
Melpignano
LE
FG
FG
LE
Valore Aggiunto in
Agricoltura,
Silvicoltura e
Pesca
(%)
4,77
4,53
9,26
8,22
Lavoratori
impiegati in
ristoranti,
alberghi
campeggi
(%)
11,90
28,26
6,31
5,63
BAT
BA
7,16
9,62
4,96
3,56
-2,050955
-0,028522
100,00
15,65
38,85
75,11
76,00
76,00
FG
BR
FG
FG
2,85
4,54
4,04
12,22
22,32
6,56
33,91
9,64
-0,104989
-0,029056
-0,002309
-1,220558
8,93
0,99
3,94
13,04
38,20
63,68
34,47
9,05
74,29
73,14
73,14
72,00
LE
LE
LE
LE
LE
LE
FG
LE
1,26
0,80
0,77
1,22
1,77
1,93
12,31
0,72
0,40
1,04
0,53
0,75
0,15
0,33
1,52
1,18
nc
-12,092870
nc
nc
nc
nc
-4,015755
nc
nc
nc
nc
nc
nc
nc
nc
nc
88,00
45,21
91,13
80,45
43,63
44,44
0,00
81,18
29,71
29,71
29,71
29,71
28,57
28,57
28,00
26,86
LE
LE
0,67
0,77
0,45
1,00
nc
nc
nc
nc
77,02
49,91
26,86
25,71
Provincia
Variazione
Popolazione
Superficie di Indice di Vuldella popola- residente in zone
suolo secco
nerabilità
zione esposta a con altitudine
compresa fra
al cambiarischio inonda- inferiore a 5 me86 -159 giorni mento climazioni
tri s.l.m.
(%)
tico
(%)
(% )
-0,001243
10,83
57,58
81,14
-1,282088
41,76
72,21
81,14
-0,096512
71,12
29,56
80,00
-1,498038
78,97
57,11
80,00
Valori di vulnerabilità superiori a 52,35 si riscontrano in particolare lungo le zone costiere, dove si
registrano, per ciascun comune, significativi valori degli indicatori relativi al valore aggiunto in
agricoltura e pesca, alla superficie di suolo secco e a quello della popolazione residente in aree a rischio
per l’innalzamento del livello medio del mare.
Il fenomeno che maggiormente sembra incidere sulla vulnerabilità del territorio regionale appare quello
legato alla desertificazione (Fig. 6.4), seguito dalla dipendenza delle economie locali dall’agricoltura e
dalla pesca. La variazione al 2050 della popolazione esposta alle esondazioni risulta essere il fenomeno
che meno incide rispetto alla sfida del cambiamento climatico, interessando porzioni limitate di territorio.
In particolare, in alcune aree sembrerebbe che la minore disponibilità di acqua e lo sfruttamento
intensivo della falda sotterranea possano incidere negativamente sulla produttività di alcuni settori
economici, rendendo indispensabili politiche che mirino ad una gestione sostenibile delle risorse idriche.
La variazione degli eventi piovosi, più intensi ma meno frequenti, determina la siccità dei corsi idrici
superficiali e accresce la vulnerabilità legata alle esondazioni, al rischio idrogeologico e all’inaridimento
dei terreni. Assume una certa rilevanza il rischio al quale sono esposti gli insediamenti antropici lungo
la costa pugliese e, più in generale, l’ambiente marino costiero, in ragione del potenziale innalzamento
del livello del mare.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
115
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Figura 6.3 Regione Puglia - Rilevanza dei fattori nel calcolo della vulnerabilità climatica
10 0
8 8 ,53
90
80
71,9 3
70
60
4 6 ,59
50
40
3 3 ,4 9
2 7,9 1
30
20
11,0 9
10
0
V alo r e A g g iunt o in
A g r ico lt ur a,
Silvico lt ur a e Pesca
Lavo r at o r i im p ieg at i in
V ar iazio ne d ella
Po p o lazio ne r esid ent e
r ist o r ant i, alb er g hi
p o p o lazio ne esp o st a a in zo ne co n alt it ud ine
cam p eg g i
r ischio ino nd azio ni inf er io r e a 5 m et r i s.l.m .
Sup er f icie d i suo lo
secco co m p r esa f r a
8 6 -159 g io r ni
Ind ice d i V ulner ab ilit à
al C am b iam ent o
C lim at ico
Dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura, silvicoltura e pesca
Le aree territoriali nelle quali l’uso agricolo - forestale del suolo risulta rilevante e che come risultato
dell’analisi presentano un valore aggiunto di agricoltura e pesca nelle economie locali molto elevato,
sono quelle che potrebbero risentire maggiormente degli effetti del cambiamento climatico.
In generale per la Puglia, la dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura e dalla pesca
sembra essere piuttosto significativa, determinando elevati livelli di vulnerabilità.
L’elevato valore aggiunto assicurato dal settore agricoltura e pesca rispetto al valore aggiunto
complessivo dell’economia dei comuni, evidenzia come la dipendenza del sistema economico da
tali settori sia una delle componenti che espone maggiormente il territorio pugliese agli effetti del
cambiamento climatico.
Il valore aggiunto registrato per le attività produttive in esame, varia in “macroaree di territorio” aventi
entità sub-provinciale e facilmente identificabili geograficamente: Capitanata, Gargano, Tavoliere,
Daunia, Arco ionico-tarantino, Sud-Est barese. L’economia di queste aree è basata, con distribuzione
pressoché omogenea, sulla produzione agricola, come confermano i dati relativi alla superficie agricola
utilizzata.
La distribuzione dell’indice di vulnerabilità è influenzato dallo sviluppo complessivo dell’economia dei
singoli comuni ed appare coerente con le caratteristiche morfologiche, geolitologiche e pedologiche
regionali che determinano e condizionano la vocazione produttiva del territorio.
Nel 2009, il 38% del territorio regionale, ricadeva nella prima fascia di classificazione con un valore
dell’indicatore superiore al 6,14%. Il valore massimo dell’indicatore tocca percentuali che in taluni
casi superano il 30%. Solo nove comuni del territorio regionale ricadono invece nella settima fascia di
classificazione con valore dell’indicare inferiore allo 0,75%. Si tratta di circa il 4% del territorio regionale..
Le aree rurali con colture ad alto reddito e specializzate ricadono nella terza fascia di classificazione.
L’economia dei comuni ricompresi in questa fascia è basata su produzioni che originano in larga
misura dalle aree rurali a ridosso della costa. Si osserva che i comuni che presentano i valori più alti
dell’indicatore appartengono alla provincia di Foggia (Capitanata) che, tra le province, presenta il dato
medio dell’indicatore più elevato (10,37%); i comuni del Tavoliere che presentano il dato maggiore
116
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
risultano Zapponeta, con il valore comunale assoluto più elevato pari a 30,68%, Ordona (27,11%) e
Alberona (22,38%). Tutti i comuni del foggiano presentano valori molto elevati di tale indicatore e
nessuno mostra valori inferiori a 1,6%, così come quelli della provincia Barletta-Andria-Trani che si
attestano su un valore medio pari al 7%. In tale area il comune di S. Ferdinando di Puglia risulta quello
con il valore più elevato (21,48%), seguito da Trinitapoli con il 12,91%.
Nell’area ionica, in provincia di Taranto, l’indicatore mostra una media del 6%, con valori di punta pari
a 15,04% e 13,92%, rispettivamente per i comuni di Palagianello e Palagiano. In provincia di Bari, il
valore dell’indicatore mostra una media pari a 4,15% e i valori più elevati sono assunti dai comuni
irrigui del Sud-Est barese, Rutigliano e Noicattaro, rispettivamente con 11,69% e 11,56%.
Ad esclusione di alcune aree a vegetazione forestale, quali il Gargano ed in parte l’Appennino Dauno,
si osserverebbe una corrispondenza tra comuni con valori elevati dell’indice esaminato e distribuzione
regionale delle aree agricole irrigue al 2005 (fonte INEA), riportata in fig. 6.6; questo dimostrerebbe
come la presenza dell’irrigazione influenzi fortemente la produttività agricola del territorio.
I comuni che generano parte rilevante del valore aggiunto attraverso il settore primario sono territori
che potenzialmente potrebbero risentire degli effetti negativi indotti dal cambiamento climatico.
L’aumento di siccità, associato alla salinizzazione e sodicizzazione dei suoli, al cattivo impiego della
risorsa idrica, insieme all’intensificarsi delle piogge in alcuni periodi e ai rischi di esondazioni, potrebbero
determinare perdite rilevanti per il settore.
Nella tabella 6.3 è riportato il valore aggiunto del settore agricoltura, silvicoltura e pesca su base
provinciale insieme alla percentuale dei comuni ricadenti in ciascuna fascia di appartenenza. Le
province di Foggia, Taranto e Barletta – Andria - Trani sono quelle che hanno il maggior numero di
comuni che ricadono nella fascia più alta.
Tabella 6.3 Regione Puglia - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca per provincia (%)
Province
Bari
BAT
Brindisi
Foggia
Lecce
Taranto
Comuni
(n)
41
10
20
61
97
29
Fasce di classificazione
Prima
 6,14
19,5
40,0
20,0
78,7
5,2
41,4
Seconda
3,97 - 6,14
17,1
20,0
35,0
13,2
9,3
17,2
Terza
2,79 - 3,97
24,4
20,0
30,0
4,9
18,5
13,8
Quarta
1,98 - 2,79
12,2
10,0
5,0
1,6
23,7
13,8
Quinta
1,33 - 1,98
14,6
10,0
5,0
1,6
26,8
3,5
Sesta
0,75 - 1,33
7,3
0,0
0,0
0,0
10,3
10,3
Settima
< 0,75
4,9
0,0
5,0
0,0
6,2
0,0
Risulta particolarmente significativo il dato relativo alla provincia di Foggia in cui circa l’80% dei
comuni evidenzia una forte dipendenza del sistema economico locale dal settore agricolo. I fenomeni
derivanti dai cambiamenti climatici in tali aree potrebbero determinare impatti rilevanti non solo dal
punto di vista ambientale ma anche dal punto di vista economico.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
117
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Figura 6.4 Regione Puglia - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca per provincia (%)
90
78 ,7
80
70
60
50
4 1,4
4 0 ,0
3 5,0
40
3 0 ,0
20
2 6 ,8
2 3 ,7
2 4 ,4
30
19 ,5
17,1
2 0 ,0
2 0 ,0
14 ,6
12 ,2
7,3
4 ,9
10
2 0 ,0
18 ,5
13 ,2
10 ,0
10 ,0
5,0 5,0
0 ,00 ,0
5,0
4 ,9
0 ,0
1,6 1,6
10 ,3
6 ,2
9 ,3
5,2
17,2
13 ,8
13 ,8
0 ,00 ,0
10 ,3
3 ,5
0 ,0
0
B ar i
BAT
P r i m a F as ci a
S eco nd a f as ci a
B r i nd i s i
T er z a f as ci a
F o g g ia
Q uar t a f as ci a
Lecce
Q ui nt a f as c i a
T ar ant o
S es t a f as ci a
S et t i m a f as ci a
In relazione alla estensione del territorio, significativo appare anche il dato relativo alla provincia di
Taranto in cui circa il 55% del territorio risulta a vocazione agricola o di pesca. Il territorio con una
maggiore differenziazione economica e produttiva sembrerebbe quello della provincia di Lecce.
Tabella 6.4 Regione Puglia - Territorio provinciale per fascia di appartenenza (%)
Province
Bari
BAT
Brindisi
Foggia
Lecce
Taranto
Estensione
(Km2)
3.863
1.542
1.860
7.007
2.799
2.466
Fasce
Prima
 6,14
10,7
31,3
8,7
68,7
8,6
53,4
Seconda
3,97 - 6,14
15,9
21,7
38,9
15,3
2,8
11,3
Terza
2,79 - 3,97
25,7
30,7
19,4
5,0
15,9
3,3
Quarta
1,98 - 2,79
21,3
9,6
2,9
3,7
18,5
6,4
Quinta
1,33 - 1,98
20,5
6,7
12,2
7,3
24,1
12,2
Sesta
0,75 - 1,33
2,0
0,0
0,0
0,0
10,0
13,4
Settima
< 0,75
3,9
0,0
17,8
0,0
12,0
0,0
Tabella 6.5 Regione Puglia - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca – Comuni in
prima fascia
Comune
Zapponata
Ordona
Alberona
San Ferdinando di Puglia
Cagnano Varano
Orta Nova
Stornara
Carpino
Stornarella
Ascoli Satriano
Provincia
FG
FG
FG
BAT
FG
FG
FG
FG
FG
FG
Valore Aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca
(% )
30,7
27,1
22,4
21,5
19,1
17,7
17,6
17,5
15,7
15,4
I comuni pugliesi con i valori più elevati, ricadenti in prima fascia (tabella 6.5), si concentrano nella
provincia di Foggia.
Dipendenza del sistema economico locale dal turismo
Al fine di rilevare la dipendenza del sistema economico locale dalle attività legate al turismo è stato
118
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
considerato il numero di impiegati in alberghi e ristoranti, misurato a scala comunale attraverso la
percentuale di addetti nei servizi connessi al settore turistico sul totale degli impiegati. Nonostante il
turismo rappresenti per la regione Puglia un settore economico importante ed in forte crescita, l’analisi
non sembra evidenziare una elevata e diffusa dipendenza del sistema socio-economico da tale settore.
I territori le cui economie risultano maggiormente dipendenti dal turismo si concentrano nel
promontorio del Gargano, nell’Appennino Dauno e nella fascia costiera che dal barese, attraverso il
litorale brindisino, giunge fino alle coste salentine, adriatiche e ioniche; lungo l’intera fascia costiera,
l’elevato valore dell’indicatore è legato agli stabilimenti balneari che fanno registrare un numero elevato
di addetti durante la stagione estiva. Dall’osservazione dei dati e dalle analisi condotte risulta evidente
che gli addetti in attività turistiche hanno un peso quantitativo maggiore non solo nei comuni costieri
a vocazione turistica, ma anche nei comuni interni di interesse storico, architettonico e paesaggistico,
che godono di un’attrattiva specifica. Sulla restante superficie regionale, l’analisi cartografica evidenzia
una omogenea diffusione del livello di dipendenza dei sistemi economici locali dal settore turistico,
distribuendo in modo quasi uniforme il grado di vulnerabilità al cambiamento climatico. Nella tabella
6.6 è riportata la percentuale dei comuni che per ogni singola provincia ricade nelle rispettive fasce
di classificazione in relazione agli impiegati in alberghi e ristoranti. Si confermano i giudizi espressi
in precedenza, in particolare risulta evidente come il territorio delle province di BAT e di Taranto
presentino una dipendenza del tutto marginale dal settore (il 90% dei comuni delle province ricadono
nella quinta fascia).
Tabella 6.6 Regione Puglia – Addetti in alberghi e ristoranti per fasce di classificazione, anno
2001 (%)
Fasce di classificazione
Comuni
(n.)
Province
Bari
BAT
Brindisi
Foggia
Lecce
Taranto
Prima
 5,64
9,8
0,0
5,0
21,3
6,2
0,0
41
10
20
61
97
29
Seconda
5,64 - 4,26
2,4
10,0
10,0
8,2
5,2
0,0
Terza
4,26 - 3,69
4,9
0,0
5,0
4,9
2,1
0,0
Quarta
3,69 - 2,8
9,8
0,0
5,0
16,4
3,1
6,9
Quinta
< 2,8
73,2
90,0
75,0
49,2
83,5
93,1
Figura 6.5 Regione Puglia - Addetti in alberghi e ristoranti per fasce di classificazione, anno
2001 (%)
10 0
9 3 ,1
90
90
8 3 ,5
80
75
73 ,2
70
60
4 9 ,2
50
40
30
20
10
2 1,3
9 ,8
2 ,4
4 ,9
9 ,8
10
0
0
0
5
10
5
5
16 ,4
8 ,2
4 ,9
6 ,2 5,2
2 ,1 3 ,1
6 ,9
0
0
0
0
B ar i
BAT
Pr im a f as cia
B r ind is i
Seco nd a f as cia
F o g g ia
T er z a f as cia
Lecce
Q uar t a f as cia
T ar ant o
Q uint a f as c ia
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
119
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Se l’osservazione si focalizza sulla superficie territoriale investigata dall’indicatore, risulta ancora
più evidente come le attività legate al turismo siano concentrate in una porzione piuttosto ridotta
del territorio regionale. Nella tabella 6.7 è riportato il valore percentuale di territorio provinciale per
ciascuna delle cinque fasce di classificazione dell’indicatore.
Tabella 6.7 Regione Puglia - Territorio provinciale per fasce di classificazione(%)
Fasce di classificazione
Estensione
(Km2)
Prima
Seconda
Terza
Quarta
Quinta
3.979
1.542
2.129
6.540
2.881
2.466
 5,64
7,5
0,0
5,0
16,8
8,5
0,0
5,64 - 4,26
2,3
2,3
8,7
11,6
5,7
0,0
4,26 - 3,69
2,2
0,0
10,7
3,2
0,8
0,0
3,69 - 2,8
10,5
0,0
3,9
12,4
9,6
0,9
< 2,8
77,6
97,7
71,7
56,0
75,4
99,1
Province
Bari
BAT
Brindisi
Foggia
Lecce
Taranto
Figura 6.6 Regione Puglia - Territorio provinciale per fasce di classificazione (%)
12 0
9 9 ,1
9 7,7
10 0
77,6
80
75,4
71,7
56
60
40
20
7,5
10 ,5
2 ,3 2 ,2
0 2 ,3 0
0
5
8 ,7 10 ,7
16 ,8
3 ,9
12 ,4
11,6
3 ,2
8 ,5
5,7
9 ,6
0 ,8
0
0
0 0 ,9
0
B ar i
BAT
Pr im a f as cia
B r ind is i
Seco nd a f as cia
F o g g ia
Lecce
T er z a f as cia
Q uar t a f as cia
T ar ant o
Q uint a f as c ia
Sono le province di Foggia e Lecce ad avere la maggior parte del territorio ricadente nella prima fascia,
con una percentuale di addetti più elevata. Seguono, le province di Bari e Brindisi, mentre le province
di Taranto e BAT mostrano una totale indipendenza dell’economia dal settore turistico.
Tabella 6.8 Regione Puglia - Dipendenza del sistema economico locale dal turismo - Comuni
in prima fascia
Comune
Peschici
Mattinata
Isole Tremiti
Vieste
San Giovanni Rotondo
Rodi Garganico
Otranto
San Marco la Catola
120
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
Provincia
Lavoratori impiegati in ristoranti, alberghi campeggi
(%)
FG
FG
FG
FG
FG
FG
LE
FG
33,9
33,5
30,3
28,3
24,3
22,3
19,2
13,4
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Orsara di Puglia
Alberona
Gallipoli
Volturino
Ischitella
Melendugno
Chieuti
Polignano a Mare
Giovinazzo
Nociglia
FG
FG
LE
FG
FG
LE
FG
BA
BA
LE
12,6
12,5
11,9
9,8
9,6
8,9
8,3
7,9
7,4
7,3
* elenco parziale
La percentuale di addetti nelle attività connesse al turismo in Puglia presenta il valore più elevato nel
paese costiero di Peschici, nel foggiano, con un valore pari a 33,9% sul totale degli impiegati; seguono
altre località costiere come Mattinata, Vieste e le Isole Tremiti. Rilevante come quantità relativa di
addetti risulta anche la zona a nord-ovest della provincia di Foggia, in cui Chieuti presenta una valore
pari a 8,33% e Lesina 6,31%. Anche alcuni comuni dell’Appenino Dauno presentano un valore elevato
dell’indicatore: San Marco La Catola, Orsara di Puglia, Alberona e Volturino.
Nel Salento si segnalano i comuni di Otranto (19,2%), Melendugno, Gallipoli, Patù, Porto Cesareo e Salice
Salentino, unico comune non costiero. Nel barese si riscontrano valori nettamente più bassi rispetto
a quelli precedenti. I comuni per i quali si è riscontrato un valore elevato (7,9%) dell’indicatore sono i
comuni costieri di Polignano a Mare e Giovinazzo. Nel brindisino, lungo la costa si segnalano i comuni
di Carovigno e Ostuni e nelle aree interne Fasano e Cisternino, in valle d’Itria. Come precedentemente
evidenziato poco significativo appare il fenomeno nella provincia BAT ad esclusione di Margherita di
Savoia. Risulta dall’osservazione dei dati che gli addetti in attività turistiche hanno un peso quantitativo
maggiore non solo nei comuni costieri a vocazione turistica, ma anche nei comuni legati ad un turismo
montano e naturalistico quali quelli nel Gargano, nella Daunia o nella Murgia barese e in comuni
con un’attrattività di tipo storico-culturale o religioso. Nella provincia di Foggia è stata rilevata una
significativa correlazione tra territori comunali con elevati valori dell’indicatore esaminato e le aree di
Rete Natura 2000, in particolare i SIC dei Laghi di Lesina, Gargano, Bosco Faeto e Bosco Incoronata.
Stessa correlazione si registra rispetto al Parco Nazionale del Gargano. Anche nel brindisino, i comuni
con valori più alti hanno sul proprio territorio aree SIC e SIC Mare, quali il SIC “Litorale Brindisino”
interessato da più comuni costieri e l’Area Marina Protetta Torre Guaceto, che è anche Riserva Naturale
Statale.
Nel Salento si riscontra questa correlazione in prossimità delle Cesine e dei Laghi di Alimini, entrambi
SIC. E’ evidente e fisiologico che nei comuni in cui si localizzano i principali poli industriali pugliesi,
Brindisi e Taranto, le attività turistiche e di conseguenza gli addetti nel settore risultino marginali.
Le considerazioni relative alla vulnerabilità al cambiamento climatico nei territori le cui economie
dipendono dal settore turistico è misurata attraverso il numero di addetti che vi operano, facendo
riferimento alle statistiche ufficiali. Tale analisi non è in grado di tenere nel debito conto la dimensione
delle economie sommerse che in molti casi, specie nelle realtà più piccole, potrebbe incidere sul risultato
dell’analisi.
Evoluzione demografica della popolazione colpita dalle inondazioni
L’analisi dell’indicatore utilizzato nella sperimentazione evidenzia che tutti i comuni percorsi da fasce
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
121
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
di inondazione siano interessati da intervalli di variazione negativi o uguali a zero, a dimostrazione di
una riduzione della popolazione vulnerabile nell’arco del cinquantennio ricostruito.
Tuttavia i comuni esposti al rischio di inondazione risultano più del 75% del totale regionale (199 su un
totale di 258). L’estensione comunale complessivamente interessata dal rischio di inondazione risultata
pari al 68,72 % dell’intero territorio regionale (19.536,94 kmq).
In termini di vulnerabilità territoriale, ovvero come danni derivanti per il sistema economico pugliese
(perdita di terreno coltivabile, ecc.), il territorio più esposto risulta quello della provincia di Foggia, con
una percentuale di area interessata pari al 23,42% rispetto al territorio regionale, seguita dalle province
di Bari (12,43%), Taranto (9,49%), Lecce (9,43%), Brindisi (8,31%) e per ultima Barletta-Adria-Trani
(5,64%).
Le elaborazioni per la stima della variazione della popolazione soggetta a inondazione hanno distinto,
per lo studio del fenomeno, il tessuto urbanizzato dalle aree extra-urbane. Da questo risulterebbe che,
pur non essendo previsti incrementi demografici nelle area a rischio, una elevata percentuale della
popolazione residente potrebbe subire disagi derivanti da fenomeni di esondazione.
Tabella 6.9 Regione Puglia - Popolazione, superficie e comuni localizzati in zone a rischio
esondazione
Fascia di classificazione
Province
Terza
Bari
BAT
Brindisi
Foggia
Lecce
Taranto
superficie
(Km2)
0
441
0
1.381
0
0
abitanti
(n.)
0
17.575
0
67.156
0
0
Quarta
coabitanti
muni
(n.)
(%)
0
310.786
20,0 165.111
0
122.256
44,3 207.648
0
336.819
0
380.978
superficie
(Km2)
1.400
514
675
2.272
1.252
1.188
Quinta
comuni
(%)
abitanti
(n.)
43,9
50,0
45,0
29,5
42,3
41,4
693.158
200.332
238.681
374.305
182.248
103.527
superficie
(Km2)
1.145
588
1.218
2.887
672
592
Sesta
comuni
(%)
34,1
30,0
35,0
26,2
19,6
27,6
abitanti
(n.)
214.094
0
41.485
0
268.758
91.079
superficie
(Km2)
1.434
0
236
0
956
686
La Puglia è costituita da un complesso reticolo idrografico caratterizzato da bacini di una certa
estensione, quali ad esempio il bacino dell’Ofanto ed i bacini del Subappennino: Candelaro, Cervaro e
Carapelle che versano nell’Adriatico; di ridotta estensione sono i bacini idrografici Lato, Lenne e Tara
che tributano nello Ionio. L’Autorità di Bacino della Regione Puglia nell’ambito del Piano di Assetto
Idrogeologico (PAI) ha individuato le aree soggette a rischio idraulico ed ha fissato i tempi di ritorno di
30, 200 e 500 anni per la perimetrazione, rispettivamente, delle aree soggette ad Alta Probabilità (AP),
Media Probabilità (MP) e Bassa Probabilità (BP) di esondazione. La carta delle “fasce di inondabilità”
riporta la perimetrazione delle zone a pericolo di inondazione corrispondenti a diversi tempi di ritorno
(figura 6.12).
L’analisi ha evidenziato una rilevanza modesta del fenomeno a livello regionale. Tutti i comuni pugliesi
risultano classificati in quarta, quinta e sesta fascia con un livello di rischio basso. La popolazione
regionale potenzialmente interessata risulta pari a circa 200.000 abitanti, circa il 5% del totale. Il
territorio potenzialmente interessato dal rischio esondazione (quarta e quinta fascia) corrisponde
al 64,53% dell’intera superficie regionale. L’analisi cartografica evidenzia una diffusione piuttosto
omogenea della vulnerabilità in tutta la regione, con una certa sensibilità dei territori a ridosso della
zona costiera, in particolare nelle province di Foggia, Bari, BAT e nel golfo di Taranto. A ridosso dell’area
122
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
comuni n.
22,0
0,0
20,0
0,0
38,1
31,0
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
urbana il livello di rischio risulta più accentuato in ragione della presenza, nelle aree interessate da
esondazioni, di siti produttivi potenzialmente pericolosi o associati ad una elevata densità abitativa.
Di seguito sono illustrati i valori percentuali della popolazione residente nelle aree a rischio di
inondazione nel 2001, quale risultato dall’intersezione tra popolazione residente in aree urbanizzate e
fasce inondabili.
Tabella 6.10 Regione Puglia – Popolazione esposta alle inondazioni
Province
Popolazione
(n.)
Residenti in aree interessate da
fenomeni di esondazione
(n.)
Residenti in aree interessate da
fenomeni di esondazione
(% )
Bari
BAT
Brindisi
Foggia
Lecce
Taranto
1.148.409
383.018
408.372
641.520
964.282
657.362
41.796
18.800
25.864
57.441
24.124
27.127
3,6
4,9
6,3
9,0
2,5
4,1
Nella zona del Gargano, tra le aree maggiormente esposte per numero di abitanti residenti, si segnalano
il comune di Orta Nova, che presenta circa la metà della popolazione vulnerabile a tale rischio (49%); il
comune di Manfredonia, attraversato dal fiume Cervaro, con il 33,45% della popolazione residente in
aree a rischio. Significativi anche i dati relativi a comuni più piccoli come quello di Panni e Carapelle,
rispettivamente con il 37% ed il 34% di popolazione potenzialmente interessata. Nel comune di Foggia,
la popolazione esposta risulta il 7% del totale; in quest’ultimo caso si evidenzia come la fascia di
inondazione sia localizzata per la maggior parte in territorio extra urbano, interessando pertanto una
porzione ridotta di residenti. A sud di Foggia, la popolazione maggiormente vulnerabile risulta quella
residente nei nuclei abitativi dei comuni di Margherita di Savoia, Barletta e Andria, con popolazioni
esposte pari rispettivamente al 19%, 10% e 6%.
Nell’ambito della provincia di Bari, particolarmente interessato dal fenomeno risulta essere il territorio
comunale di Bari, collocato in un’area depressa attraversata da un serie di bacini idrografici che
dall’altopiano delle Murge convogliano le acque di scorrimento superficiale verso il Mar Adriatico.
La particolarità di questo territorio è la presenza di nove lame che lo fendono da nord-ovest a sudest; queste costituiscono dei micro ambienti molto favorevoli all’antropizzazione per la presenza di
acqua e di terreni particolarmente fertili, e quindi nel tempo hanno subìto degli interventi antropici
e di urbanizzazione non sempre rispettosi dei deflussi naturali. Nel comune di Bari, rispetto alla
popolazione residente nelle aree urbanizzate pari a 314.956 nel 2001, 11.606 abitanti risultano esposti
a rischio di esondazione. Il comune più vulnerabile, in termini di popolazione esposta al rischio, è
quello di Molfetta con il 13% dei residenti interessati; seguono i comuni di Putignano con percentuali
di popolazione esposta che si avvicina al 13% e Terlizzi con circa il 10%. Valori elevati, in termini di
percentuale di popolazione esposta, si evidenziano anche nel comune di Bitonto, interessato dal Parco
Naturale Regionale di Lama Balice.
Nella provincia brindisina il comune più esposto è Ostuni con il 22% di popolazione coinvolta, dove le
aree di vincolo idrogeologico sono localizzate ad ovest del centro urbano, lungo la scarpata murgiana.
Si segnalano anche i comuni di Mesagne e di San Pietro Vernotico che presentano percentuali
rispettivamente del 18% e 13% di popolazione esposta. Nel comune di Brindisi l’8% della popolazione
residente risulta a rischio esondazione. Nel territorio leccese si segnala il comune di Poggiardo quasi
totalmente a rischio con l’85% del totale dei residenti esposti; seguono i comuni di Taurisano con il
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
123
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
21%, di Aradeo con il 15% e di Maglie con l’11 %. Nel tarantino il comune maggiormente interessato
è Avetrana, interamente in area a rischio esondazione, con circa il 98% della popolazione esposta;
seguono Palagiano (48,5%), Massafra (16%) e Palagianello (10%).
Tabella 6.11 Regione Puglia – Popolazione esposta alle inondazioni per comune
Comune
Manfredonia
Bari
Foggia
Barletta
Orta Nova
Molfetta
Palagiano
Ostuni
Avetrana
Brindisi
Provincia
FG
BA
FG
BAT
FG
BA
TA
BR
TA
BR
Residenti in aree interessate da
fenomeni di esondazione
(n. )
19.305
11.606
10.699
9.350
8.612
8.083
7.482
7.229
7.141
6.910
Residenti in aree interessate da
fenomeni di esondazione
(%)
33.45
3.66
6.89
10.15
48.75
13
48.50
22
97.70
7.75
In valore assoluto, le province di Foggia e di Bari presentano i dati più preoccupanti: quasi 60.000 abitanti
nel foggiano e circa 42.000 nel barese risultano risiedere in aree a rischio esondazione. Tali valutazioni
sono confermate dall’esame degli eventi di allagamento che storicamente investono tali aree.
Parallelamente all’andamento demografico al 2051, con una decrescita della popolazione, risulterebbe
in diminuzione anche il rischio di inondazione, pur con la persistenza del grado di vulnerabilità in
alcune aree del territorio regionale.
Popolazione residente in zone costiere a rischio di innalzamento del livello del mare
A causa dell’aumento del livello del mare e dell’intensificarsi di fenomeni di erosione costiera, il
fenomeno del cambiamento climatico potrebbe determinare effetti rilevanti in particolare lungo le
aree costiere.
Per determinare la vulnerabilità dei territori al rischio di innalzamento del livello del mare è stata
calcolata la popolazione effettivamente residente in zone poste al di sotto dei 5 metri sul livello del
mare. La cartografia evidenzia come il rischio sia distribuito senza soluzione di continuità lungo le coste
pugliesi.
Il paesaggio costiero pugliese si presenta, in molti casi, profondamente alterato nei suoi caratteri
morfologici e ambientali, a causa delle rilevanti trasformazioni antropiche prodotte negli ultimi
decenni. Con l’aumento della popolazione si sono incrementate anche le attività commerciali (aree
portuali di Bari, Brindisi e Taranto) e industriali (Taranto e Brindisi), con un aumento dell’urbanizzazione
della fascia costiera ed uno sviluppo delle infrastrutture per il trasporto stradale e ferroviario oltre
che dei porti e degli approdi. La pianificazione territoriale della fascia costiera dovrà tener conto
dei possibili cambiamenti climatici che, nel caso specifico dei litorali, potrebbero determinare un
incremento ulteriore dell’attuale trend dell’innalzamento del livello medio mare nei prossimi decenni.
La questione è rilevante poiché l’innalzamento determina un naturale arretramento dei litorali sabbiosi
e contestualmente un aumento del rischio di inondazione delle aree costiere basse.
124
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
La costa pugliese si estende per circa 985 km ed è costituita per il 29% da spiagge sabbiose, per il 31%
da coste rocciose basse, per il 22% da alte falesie e per il 9% da tratti antropizzati. La fascia litoranea
ricade in tutte le sei province, interessando il territorio di 68 comuni costieri.
L’incidenza del fenomeno potrebbe risultare particolarmente significativa per il territorio della provincia
di Foggia, per estensione e per residenti interessati. Meno rilevante appare la vulnerabilità del territorio
delle province di Lecce e Brindisi.
Tabella 6.12 Regione Puglia - Popolazione, superficie e comuni localizzati in zone con altitudine
inferiore a 5 metri s.l.m.
Fasce di classificazione
Province
Bari
BAT
Brindisi
Foggia
Lecce
Taranto
abitanti
(n.)
342.451
27.033
0
27.291
4.419
22.146
Prima
superficie
(Km2)
168
185
0
456
35
189
comuni
(%)
4,9
20,0
0,0
6,6
1,0
3,4
abitanti
(n.)
129.554
0
0
3.778
25.548
0
Seconda
superficie
(Km2)
261
0
0
85
117
0
comuni
(%)
7,3
0
0
1,6
2,1
0,0
Terza
superabitanti
ficie
(n.)
(m2)
0,0
0
0,0
0
89.081
332
62.043
406
2.557
5
202.033
249
Sesta
comuni
(%)
0,0
0,0
5,0
3,3
1,0
3,4
abitanti
(n.)
721.743
159.034
249.996
472.297
556.376
224.305
superficie
(Km2)
3.327
1.036
1.368
5.079
1.852
1.277
comuni
(%)
85,4
50,0
70,0
78,6
79,4
65,5
L’analisi dei dati relativi all’indicatore “popolazione residente in aree al di sotto dei 5 metri s.l.m.”
evidenzia che il comune di Zapponeta risulta interamente sensibile, con il 99% della popolazione
residente in un’area al di sotto di 5 metri s.l.m.; segue il comune di Lesina, con il 70% della popolazione
esposta a tale rischio. Cifre inferiori come valore assoluto e nell’ordine del 10% della popolazione
interessata, si registrano nei comuni di Vieste e Manfredonia, che ricadono nel Parco Nazionale del
Gargano.
Vulnerabile a tale fenomeno risulta essere in modo particolare il comune di Margherita di Savoia, della
provincia BAT, che è anche quello che presenta valori percentuali maggiori in assoluto a livello regionale.
Ulteriori criticità sono segnalate in altri comuni della costa adriatica, scendendo verso il litorale barese,
come confermano i risultati dell’elaborazione per i comuni di Bari, Mola di Bari e Molfetta.
Nel territorio brindisino, le percentuali di popolazione esposta al rischio assumono una rilevanza
inferiore e si attestano intorno al 2% del totale. Segnali di criticità emergono in più punti della costa
ionica, nel tarantino, in particolare nel comune di Ginosa. Infine occorre segnalare che in alcuni comuni,
come Monte Sant’Angelo in provincia di Foggia e Alessano, Gagliano del Capo, Galatone, Tiggiano e
Morciano di Leuca nel leccese, pur essendoci zone costiere con quote molto basse, la popolazione
esposta risulta tendenzialmente nulla, in quanto i centri abitati sono sorti e sviluppati nell’entroterra.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
125
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Tabella 6.7 Regione Puglia –Popolazione residente in aree costiere < 5 m. sul livello dl mare
– Comuni in prima fascia
Provincia
Popolazione residente in aree costiere
<5 metri sul livello del mare
(n )
Popolazione residente in aree costiere
<5 metri sul livello del mare
(% )
Margherita di Savoia
BAT
12.585
100
Zapponeta
FG
3.010
99,9
Porto Cesareo
LE
3.491
79
Lesina
FG
4.469
71,1
Vieste
FG
5.614
41,8
Trinitapoli
BAT
5.519
38,2
Bari
BA
75.018
23,7
Ginosa
TA
4.651
21
Mola di Bari
BA
4.069
15,7
Ischitella
FG
593
13
Comune
Potrebbe risultare utile un confronto con le analisi sviluppate nel corso della predisposizione del “Piano
Stralcio della dinamica delle Coste della Regione Puglia” che ha mappato gli interventi di difesa della
costa pugliese realizzati in ciascun comune. Dal confronto si rileva che i comuni costieri dove sono
stati effettuati interventi di difesa delle costa più significativi sono quelli per i quali le elaborazioni
hanno determinato un grado di vulnerabilità maggiore dell’indicatore investigato (Margherita di
Savoia, Bari e Taranto). Invece, nei comuni in cui si evidenzia una densità minore di opere di difesa del
litorale associata ad una vulnerabilità elevata riscontrata dallo studio, i risultati potrebbero suggerire ai
pianificatori una maggiore attenzione.
Territorio a rischio desertificazione
Uno dei fenomeni che più frequentemente è considerato conseguenza del cambiamento climatico
è quello della desertificazione. Per rappresentare il fenomeno è stato considerato esclusivamente
l’indicatore relativo ai giorni di suolo secco annui, verificando per ogni comune la superficie territoriale
interessata da fenomeni di siccità dei suoli.
L’analisi cartografica in questo caso non aiuta molto nelle valutazioni, dal momento che un gran numero
di comuni supera la soglia di rischio di desertificazione assunta come metodo di classificazione. Occorre
approfondire attraverso l’osservazione di dettaglio dei dati, per cogliere le necessarie informazioni.
Circa l’80,5% del territorio regionale appare essere interessato da valori significativi dell’indicatore:
251 su un totale di 258 comuni presentano al loro interno porzioni di territorio con fenomeni di
desertificazione o a potenziale desertificazione, ovvero risultano interessati da un numero di giorni di
suolo secco compreso tra 95 e 125 giorni; le uniche aree in cui il fenomeno appare più limitato sono
le zone della foresta Umbra, sul promontorio del Gargano, e la zona interna dell’Appennino Dauno,
entrambe caratterizzate dalla presenza di complessi boschivi estesi.
126
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Tabella 6.8 Regione Puglia - Popolazione, superficie e comuni localizzati in territori a rischio
desertificazione
Fascia di classificazione
Province
Prima
Seconda
Terza
Sesta
abitanti
(n.)
superficie
(km2)
comuni
(%)
abitanti
(n.)
superficie
(km2)
comuni
(%)
abitanti
(n.)
superficie
(km2)
comuni (%)
superficie
(km2)
comuni
(%)
Bari
846.572
3.670
87,8
371466
193
12,2
0
0
0,0
0
0,0
BAT
363.071
1.506
90,0
19947
36
10,0
0
0
0,0
0
0,0
Brindisi
267.716
1.528
95,0
119702
332
5,0
0
0
0,0
0
0,0
Foggia
479.695
3.001
26,2
86.318
1.614
27,9
37.452
904
14,8
573
13,1
Lecce
662.706
2.384
72,2
125119
414
27,8
0
0
0,0
0
0,0
Taranto
568.442
2.412
93,1
7142
55
6,9
0
0
0,0
0
0,0
abitanti
(n.)
13.852
Anche la zona dell’Alta Murgia presenta valori alquanto elevati dell’indicatore. Nei comuni del Tavoliere,
invece, i valori risultano più variabilmente distribuiti, con comuni che vanno da un minimo di 0,35% a
un massimo del 27% del territorio interessato da aridità del suolo.
Nel leccese e nel basso Salento è facile riscontrare valori percentuali in media più elevati, che si
attestano attorno al 20% del territorio.
Come popolazione interessata, il fenomeno appare particolarmente significativo nelle province di
Bari, Lecce e Taranto. Quanto a superficie di territorio interessata, le province maggiormente colpite
risulterebbero quella di Foggia e Bari, mentre le province di Brindisi e di Taranto risulterebbero quelle
con il maggior numero di comuni interessati.
Tabella 6.15 Regione Puglia – Superficie comunale interessata da desertificazione
Comune
Provincia
Superficie comunale
(Km2 )
Superficie comunale interessata da
desertificazione
(% )
Candela
FG
95.21
97.4
Manduria
TA
147.60
77.94
Bitetto
BA
31.58
75.61
Villa Castelli
BR
33.42
94,92
Castri di Lecce
LE
12.23
93.57
Alezio
LE
17.85
93.79
Francavilla Fontana
BR
171.68
91.23
Bitritto
BA
17.59
90.31
Binetto
BA
16.78
88.2
Sannicola
LE
26.06
90.3
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
127
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Il fenomeno impatta significativamente in aree a forte vocazione agricola, come i territori di Candela
nel foggiano e di Manduria nel tarantino, ma tutte le province presentano comuni con la quasi totalità
del territorio a rischio desertificazione. Il fenomeno sembra interessare in modo indistinto sia i comuni
costieri che le aree interne del territorio regionale, costringendo ad azioni immediate per la gestione
sostenibile delle risorse idriche, in particolare nelle aree a vocazione agricola, e più in generale per la
protezione del suolo.
Nonostante la valutazione del fenomeno presenti dei limiti informativi e metodologici relativi alla
scelta dell’indicatore utilizzato nell’ambito della sperimentazione, tali valutazioni trovano autorevoli
riscontri in studi specifici realizzati sul territorio regionale14 Come confermano diversi studi condotti a
livello nazionale e regionale, il fenomeno della desertificazione rappresenta un fattore di esposizione
significativo agli effetti dei cambiamenti climatici. I dati sembrano evidenziare una sensibilità diffusa
che incide in modo rilevante sulla vulnerabilità del territorio regionale.
14 Per approfondimenti si veda la relazione finale curata dalla Regione Puglia in collaborazione con ARPA Puglia, I.A.M.B.,
I.N.E.A., CNR-IRSA, sull’ Attuazione sperimentale della nuova direttiva per la protezione del suolo finalizzata alla lotta alla
desertificazione in Puglia, in attuazione dell’Accordo di programma del 19 dicembre 2006 tra il Ministero dell’Ambiente e
della Tutela del Territorio e del Mare, il Comitato Nazionale per la Lotta alla Siccità ed alla Desertificazione e la Regione Puglia
128
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
7. VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN
REGIONE SICILIA
La vulnerabilità della regione Sicilia agli effetti del cambiamento climatico risulta molto rilevante. Da
una prima valutazione dei fattori che determinano la vulnerabilità ai cambiamenti climatici, si possono
individuare alcune macro aree regionali che maggiormente sono esposte a tali fenomeni. Risulta
evidente una maggiore sensibilità in alcune aree a vocazione naturalistica quali i Parchi dei Nebrodi e
delle Madonie o a vocazione agricola, come ad esempio le pianure del trapanese in cui si concentrano
coltivazioni per la produzione del vino DOC. Le province più a sud della regione sembrano essere meno
vulnerabili con alcune eccezioni come ad esempio il polo industriale di Gela o il comune di Noto del
siracusano.
I comuni maggiormente vulnerabili, nel caso della Sicilia, non si concentrano esclusivamente lungo la costa
ma si distribuiscono in modo piuttosto omogeneo in tutto il territorio regionale anche se si segnalano
i valori elevati registrati nelle piccole isole. La media dell’indice di vulnerabilità a livello regionale risulta
essere piuttosto elevata, pari a 43,46 collocando la regione nella seconda fascia di classificazione, rispetto
ad un valore pari a 56 stimato su scala regionale nell’ambito del report Regions 2020.
È da evidenziare la significativa vulnerabilità ai cambiamenti climatici delle aree di Milazzo, Augusta,
Priolo e Gela dove si concentrano impianti di trasformazione di prodotti petroliferi e di produzione
di energia, aree nelle quali la vulnerabilità climatica si cumula ai rischi ambientali con effetti
potenzialmente preoccupanti.
In generale, il territorio regionale risulta fortemente vulnerabile agli effetti che cambiamenti climatici
potrebbero determinare sui sistemi economici e naturali. Più del 75% del territorio risulta infatti
collocato nella prima e seconda fascia di vulnerabilità.
I territori provinciali dove sono localizzati i comuni maggiormente esposti ai cambiamenti climatici
risultano essere quelli di Trapani (52,76) e di Ragusa (48,81), mentre con un minore grado di esposizione
sono le province di Messina (41,21) e Catania (39,62) i cui comuni sembrano meno vulnerabili.
Figura 7.1 Regione Siciliana - Indice di vulnerabilità climatica per provincia
60
50
52 ,76
4 6 ,2 2
4 8 ,8 1
4 4 ,2 6
4 3 ,9 2
3 9 ,6 2
40
4 1,2 1
4 4 ,9 8
4 2 ,8 9
30
20
10
A g r ig ent o
C alt anisset t a
C at ania
E nna
M essina
Paler m o
R ag usa
Sir acusa
T r ap ani
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
129
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Figura 7.2 Regione Siciliana - Vulnerabilità climatica per fascia di classificazione (%)
70
6 2 ,2
60
52 ,5
4 9 ,7
50
40
2 6 ,4
30
19 ,0
2 1,0
17,7
20
17,1
12 ,5
10
5,6
3 ,3
3 ,9
1,3
2 ,7
2 ,9
1,1
0 ,9
0 ,2
0
C o m uni
P r i m a F as ci a
A b i t ant i
S eco nd a f as ci a
T er z a f as ci a
T er r i t o r i o
Q uar t a f as ci a
Q ui nt a f as c i a
S es t a f as ci a
In Sicilia, 84 i comuni su 390, pari a circa il 21,5% dei comuni con il 19,6% della popolazione regionale,
totale ricadono nel 30% del territorio collocato in prima fascia di classificazione, con un indice di
vulnerabilità climatica molto elevato, superiore a 52,35.
Sempre in Sicilia, 191 comuni, pari al 49% del totale e dove risiede il 62% circa della popolazione
regionale, sono compresi nel 50% di territorio collocato in seconda fascia con un indice di vulnerabilità
climatica compreso tra di 37,12 e 52,35.
Infine, 75 comuni pari al 19% circa del totale e dove risiedel’11,4% della popolazione regionale, sono
localizzati nel 15,6% di territorio collocato in terza fascia con un indice di vulnerabilità climatica compreso
tra 30,34 e 37,11. I rischi derivanti dal cambiamento climatico risultano molto elevati e a conferma di ciò è
sufficiente osservare che solo cinque comuni risultano avere un livello di vulnerabilità basso.
Gran parte del territorio regionale risulta molto vulnerabile; circa 20.000 km2 di territorio, pari a circa
l’80% del totale risulta collocato fra la prima e la seconda fascia di classificazione.
Tabella 7.1 Regione Siciliana - Vulnerabilità climatica per comune
Fasce di classificazione
Comuni (n.)
Abitanti (n.)
Estensione (Km2)
Comuni (%)
Abitanti (%)
Territorio (%)
Prima
> 52.35
84
992.277
7.708,9
21,5
19,6
30,0
Seconda
52.35-37.12
191
3.112.055
12.863,5
49,0
61,6
50,0
Terza
37,11 - 30.34
75
576.890
4.016,2
19,2
11,4
15,6
Quarta
30.33 - 25.77
23
204.878
788,3
5,9
4,1
3,1
Quinta
25.76 - 21.42
12
111.859
268,2
3,1
2,2
1,0
Sesta
< 21.41
5
53.116
59,4
1,3
1,1
0,2
La rilevanza del fenomeno appare ancora più evidente se si considera che sono più di quattro milioni
gli abitanti che risiedono in aree vulnerabili classificate in prima e seconda fascia, pari a circa il 68,7%
della popolazione. Solo duecentomila abitanti, pari al 3,8% del totale, risiedono in aree classificate in
quinta e seta fascia con livelli di vulnerabilità contenuti.
130
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
L’elenco di seguito riporta i comuni siciliani che fanno registrare una elevata vulnerabilità al
cambiamento climatico ed inseriti in prima fascia e quelli che risultano i meno vulnerabili ed inseriti in
sesta fascia. L’indice di vulnerabilità calcolato per tutti i comuni siciliani è riportato in allegato.
Tabella 7.2 Regione Siciliana - Vulnerabilità climatica dei comuni siciliani
Popolazione
Lavoratori
Superficie di
Variazione della
residente in
impiegati in
suolo secco
popolazione
zone con alristoranti,
compresa
esposta a rischio titudine infealberghi, camfra 86-159
inondazioni
riore a 5 metri
peggi
giorni
(%)
s.l.m.
(%)
(%)
(% )
7,1
-0,04
0,2
92,2
5,7
-1,16
3,5
90,6
7,5
- 3,08
1,4
52,6
13,2
0,00
4,4
78,3
5,9
-0,26
2,4
56,8
15,0
-1,47
1,9
33,3
7,8
-0,05
0,0
85,0
4,9
-0,01
0,7
83,7
6,8
-4,41
28,3
81,4
3,2
-0,36
6,9
42,3
Provincia
Valore Aggiunto
in Agricoltura
Silvicoltura e
Pesca
(%)
Butera
Campobello di M.
Noto
Cefalù
Lascari
Campofelice di R.
Geraci Siculo
Menfi
Alì Terme
Avola
CL
TP
SR
PA
PA
PA
PA
AG
ME
SR
13,7
3,8
5,7
1,7
1,7
9,3
8,1
7,7
0,1
5,7
Mascalucia
Misterbianco
Pagliara
Sant’Agata li Batt.
Tremestieri Etneo
Condrò
Floridia
Gualtieri Sicaminò
San Filippo del M.
Villabate
CT
CT
ME
CT
CT
ME
SR
0,0
0,0
0,1
0,0
0,0
0,3
0,4
2,2
2,3
2,6
1,5
2,5
0,0
2,1
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
37,3
47,5
47,3
42,1
49,6
16,5
15,9
22,86
22,86
22,86
22,86
22,86
18,86
18,86
ME
0,3
2,8
0,00
0,0
29,3
18,86
ME
PA
0,3
0,0
3,0
2,2
0,00
0,00
0,0
0,0
14,2
20,8
18,86
18,86
Comune
Indice di Vulnerabilità
al cambiamento climatico
72,00
70,29
69,14
68,57
68,57
68,00
68,00
68,00
66,86
65,14
La maggior parte dei comuni con i valori più elevati di vulnerabilità ricadono nella provincia di Palermo
anche se tutte le province, ad eccezione di Catania, sono equamente rappresentate. Principalmente
nel catanese e nel messinese si concentrano invece i comuni meno sensibili ai fenomeni connessi ai
cambiamenti climatici. La vulnerabilità del territorio siciliano al cambiamento climatico è determinata
prevalentemente dal valore aggiunto che agricoltura, silvicoltura e pesca assicurano ai sistemi
economici locali, insieme alla dipendenza delle economie locali dai redditi assicurati dall’industria
turistica. Tuttavia i fenomeni legati alla desertificazione sono quelli che determinano più di ogni altro
fattore la vulnerabilità al cambiamento climatico del territorio regionale.
Anche per la Sicilia, l’uso talvolta improprio delle risorse idriche e la ridotta disponibilità di acqua,
insieme a fenomeni di siccità incidono negativamente sullo sviluppo di alcuni comparti produttivi
(turismo) e per altri ne compromettono la produttività (agricoltura).
I fenomeni di dissesto idrogeologico legati agli effetti di eventi climatici estremi sono un altro dei fattori
che contribuiscono alla vulnerabilità dei territori riducendo il loro grado di attrattività e competitività e
condizionando di fatto la localizzazione e la nascita di nuove imprese.
La figura di seguito mostra la media della vulnerabilità ai cambiamenti climatici registrata a livello
comunale relativamente a ciascun indicatore considerato.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
131
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Figura 7.3 Regione Siciliana – Rilevanza dei fattori nel calcolo della vulnerabilità climatica
10 0
9 1,6 9
90
80
70
56 ,2 6
60
50
4 3 ,4 6
4 0 ,4 4
40
30
20
11,4 9
17,4 4
10
0
V alo r e A g g iunt o in Lav o r at o r i im p ieg at i
A g r ico lt ur a,
in r is t o r ant i, alb er g hi
Silv ico lt ur a e Pes ca
cam p eg g i
V ar iaz io ne d ella
p o p o laz io ne
es p o s t a a r is chio
ino nd az io ni
Po p o laz io ne
Sup er f icie d i s uo lo
r es id ent e in z o ne co n s ecco co m p r es a f r a
alt it ud ine inf er io r e a
8 6 -159 g io r ni
5 m et r i s .l.m .
Ind ice d i
V ulner ab ilit à
al C am b iam ent o
C lim at ico
Dipendenza del sistema economico locale dall’agricoltura e pesca
Analizzando la vulnerabilità di ciascun comune determinata dalla dipendenza dei sistemi economici
locali da agricoltura, silvicoltura e pesca, misurato attraverso la rilevazione del valore aggiunto che i
settori assicurano, emerge un quadro omogeneo in cui tutte le province sembrano essere interessate
dal fenomeno.
In generale, si registra una maggiore dipendenza dal settore primario ed una più accentuata vulnerabilità
per i comuni dell’entroterra dell’isola a vocazione agricola, localizzati prevalentemente nelle province
di Enna, Siracusa, Ragusa e Trapani. I comuni costieri del siracusano e del trapanese si caratterizzano
per avere economie locali dipendenti in modo significativo, se non esclusivo, dal settore della pesca.
I territori con una elevata dipendenza delle economie locali dall’agricoltura e dalla pesca si concentrano
principalmente nell’area sud-orientale dell’isola, nell’area dell’agrigentino e in alcune aree interne. Le
province di Trapani, Enna e Caltanisetta sono quelle con il maggior numero di comuni che ricadono
nella fascia più alta. Si tratta principalmente di quelle aree del territorio che il PSR 2007-2013 della
Regione ha classificato come aree agricole rurali con problemi di sviluppo o di aree rurali intermedie.
Molto spesso caratterizzate dalla presenza di valori naturalistici tipici delle montagne e colline rurali,
le aree rurali con problemi complessivi di sviluppo rappresentano le aree meno densamente popolate
della regione (76,6 ab*km2), caratterizzate da una riduzione della popolazione nell’ultimo decennio.
Queste aree,pur rappresentando in termini demografici appena il 15% della popolazione regionale,
occupano in termini di estensione territoriale quasi il 39% della superficie regionale e sembrano
dipendere fortemente dal punto di vista del sistema economico dal settore agricolo.
La dipendenza dei sistemi economici locali dal settore appare fortemente concentrata in alcune porzioni
di territorio regionale. La carta tematica e l’analisi dei dati riportati nelle tabelle seguenti, evidenzia che
circa il 14% del territorio regionale ricade nella prima fascia di classificazione. Si tratta in totale di 37
comuni nei quali risiede circa il 5% della popolazione regionale.
Nella tabella 7.3 è riportato il valore aggiunto del settore agricoltura, silvicoltura e pesca su base
provinciale insieme alle fasce di classificazione. In tutte le province eccetto quella di Ragusa, si registra
la presenza di con comuni che ricadono nella fascia più alta.
132
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Tabella 7.3 Regione Siciliana - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca per provincia
(%)
Fasce di classificazione
Comuni
(n.)
Province
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
Seconda
3,97 6,14
4,7
0,0
0,0
20,0
2,8
7,3
16,7
33,3
0,0
Prima
 6,14
43
22
58
20
108
82
12
21
24
11,6
13,6
12,1
15,0
3,7
7,3
0,0
9,5
29,2
Terza
2,79 - 3,97
9,3
0,0
13,8
25,0
4,6
4,9
33,3
14,3
8,3
Quarta
1,98 2,79
18,6
13,6
5,2
20,0
4,6
6,1
8,3
0,0
8,3
Quinta
1,33 - 1,98
Sesta
0,75 - 1,33
Settima
< 0,75
16,3
27,3
15,5
0,0
3,7
28,0
41,7
0,0
12,5
0,0
0,0
10,3
0,0
11,1
11,0
0,0
0,0
12,5
39,5
45,4
43,1
20,0
69,4
35,4
0,0
42.9
29,2
Nelle province della Sicilia interna, quelle di Agrigento, Caltanissetta, Catania (esclusi i comuni costieri)
ed Enna si concentrano più del 50% di comuni classificati in prima fascia di vulnerabilità a causa della
dipendenza del sistema economico ai settori dell’agricolura e della silvicoltura.
Figura 7.4 Regione Siciliana - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca per provincia
(%)
80
6 9 ,4
70
60
4 5,4
50
4 3 ,1
40
3 5,4
2 7,3
30
1 8 ,6
1 6 ,3
20
1 1 ,6
10
1 3 ,6
1 2 ,1
9 ,3
1 3 ,8
1 5,5
0 ,0
0 ,0
0 ,0
0 ,0
2 9 ,2
2 0 ,0
1 6 ,7
1 1 ,1
5,2
0 ,0
3 3 ,3
2 9 ,2
1 5,0
1 0 ,3
4 ,7
3 3 ,3
2 8 ,0
2 5,0
2 0 ,02 0 ,0
1 3 ,6
4 2 ,9
4 1 ,7
3 9 ,5
0 ,0
0 ,0
4 ,6
4 ,6
3 ,7
3 ,8
2 ,8
1 1 ,0
1 4 ,3
0 ,0
1 2 ,5
1 2 ,5
9 ,5
8 ,3
7,37,3
6 ,1
4 ,9
0 ,0
0 ,0
8 ,3
8 ,3
0 ,0
0 ,0
0 ,0
0 ,0
0
A g r i g ent o
C al t ani s s et t a
P r i m a F as ci a
C at ani a
S eco nd a f as ci a
E nna
T er z a f as ci a
M es s i na
Q uar t a f as ci a
P al er m o
Q ui nt a f as c i a
R ag us a
S es t a f as ci a
S i r acus a
T r ap ani
S et t i m a f as ci a
Se si osservano i dati relativi al territorio, la provincia maggiormente interessata risulta quella di
Caltanisetta, mentre quella di Ragusa conferma una certa differenziazione delle attività economiche.
Gli abitanti che risiedono nei comuni che ricadono nella prima e seconda fascia di classificazione sono
più di 500.000 anche se occorre sottolineare che più del 60% della popolazione risiede in comuni i cui
sistemi economici sono poco dipendenti dal settore dell’agricoltura e dalla pesca.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
133
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Tabella 7.4 Regione Siciliana - Territorio provinciale per fascia di classificazione (%)
Province
Estensione
(Km2)
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
3.042
2.128
3.551
2.561
3.245
4.992
1.613
2.108
2.466
Prima
 6,14
14,3
30,9
21,7
13,8
11,6
12,3
0,0
3,1
18,6
Seconda
3,97 6,14
4,3
0,0
0,,0
28,7
2,3
9,8
15,3
43,5
0,0
Fasce di classificazione
Terza
Quinta
Quarta
2,79 1,33 1,98 - 2,79
3,97
1,98
9,0
27,5
10,5
0,0
19,4
15,5
17,4
10,9
24,6
21,2
16,4
0.0
12,5
3,3
2,3
3,2
7,1
27,4
34,5
6,3
43,9
21,2
0,0
0,0
11,2
5,3
16,7
Sesta
0,75 1,33
0,0
0,0
3,7
0,0
13,4
10,7
0,0
0,0
22,8
Settima
< 0,75
34,3
34,2
21,7
19,9
54,7
29,4
0,0
32,2
25,4
I comuni siciliani che hanno mostrato una spiccata dipendenza del sistema economico locale
dall’agricoltura e dalla pesca e classificati in prima fascia sono riportati di seguito.
Tabella 7.5 Regione Siciliana - Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca – Comuni
in prima fascia
Comune
Butera
Riesi
Camastra
Naro
Castell’Umberto
Tortorici
Caronia
San Fratello
Mazzarino
San Cono
Provincia
CL
Cl
AG
AG
ME
ME
ME
ME
CL
CT
Valore aggiunto in Agricoltura, Silvicoltura e Pesca
(%)
13,7
13,7
12,3
12,3
11,2
11,2
10,1
10,1
10,0
10,0
I dati relativi alla percentuale del valore aggiunto nel settore evidenziano una certa differenziazione
economica e produttiva della regione che, in diverse aree del territorio, non sembra presentare elevati
livelli di criticità relativamente a tale aspetto. In nessun comune il settore pesa più del 14% sul totale
del valore aggiunto. A meno di alcune aree interne in particolare nella provincia di Enna, di Messina,
di Trapani e di Agrigento, nelle zone costiere i sistemi economici locali appaiono maggiormente
differenziati e legati ad altri settori importanti come il turismo, la produzione energetica, il comparto
manifatturiero ed in alcuni poli della ICT.
Dipendenza del sistema economico locale dal turismo
L’analisi della componente turistica e delle attività economiche ad essa connesse restituisce un quadro
regionale sufficientemente coerente con le naturali vocazioni dei diversi territori. La percentuale di
occupati nel settore turistico, rispetto al totale degli occupati a livello comunale, identifica le aree
potenzialmente sensibili alle variazioni dei reddito legate all’andamento dei flussi turistici. Ancora una
volta le aree potenzialmente più sensibili sembrano essere le aree interessate dai grandi parchi naturali
de Nebrodi e delle Madonie, le aree del trapanese con i loro importanti poli turistici quali San Vito
lo Capo e le Isole Egadi. La sensibilità al turismo sembra interessare maggiormente le province più a
134
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
nord della regione ed è meno sentita al sud. Questa lieve difformità è da imputare principalmente alla
dotazione infrastrutturale della regione che ha facilitato le connessioni sull’asse est-ovest (Messina,
Palermo, Trapani) ed il conseguente aumento dell’attività turistica dei poli ad esso associati. Le province
più a sud dell’isola, invece, benché abbiano una spiccata valenza naturalistica e storico culturale, sono
rimaste parzialmente escluse dai grossi flussi turistici (ed economici), spesso di carattere stagionale. La
parziale esclusione ha certamente consentito di preservare la qualità ambientale e paesaggistica ma,
al contempo, non ha favorito lo sviluppo socio-economico di alcuni territori della regione comunque
caratterizzati dalla presenza di importanti attrattori naturali e culturali.
La regione siciliana presenta una situazione estremamente variegata. Alcuni comuni, distribuiti in modo
piuttosto uniforme nel territorio presentano una elevata dipendenza dal settore turistico risultando
quindi potenzialmente molto vulnerabili ai fenomeni connessi al cambiamento climatico.
Nella tabella 7.6 è riportata la percentuale dei comuni che per ciascuna provincia ricadono nelle
rispettive fasce di classificazione definite in base alla percentuale degli impiegati in alberghi e ristoranti.
Le province che hanno economie locali meno dipendenti dal settore turistico risultano essere quelle
di Catania e Caltanisetta, rispettivamente con quasi il 70 e il 60% dei comuni in quinta fascia di
classificazione. Anche la provincia di Enna risulta poco esposta, mentre nelle altre province siciliane si
registrano dati più significativi in termini di sviluppo del settore e di dipendenza dei sistemi economici.
Tabella 7.6 Regione Siciliana - Addetti in alberghi e ristoranti per fasce di classificazione, anno
2001 (%)
Province
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
Comuni
(n.)
43
22
58
20
108
82
12
21
24
Prima
 5,64
4,3
5,2
9,6
1,7
14,4
12,4
6,7
6,5
12,6
Seconda
5,64 - 4,26
17,8
4,9
4,3
12,7
10,9
1,4
14,4
5,1
9,1
Fasce di classificazione
Terza
Quarta 3,69
4,26 - 3,69
- 2,8
24,5
26,3
14,7
15,2
10,7
7,8
5,1
36,9
7,2
50,0
5.0
58.6
0,0
64,4
43,8
17,1
20,1
39,5
Quinta
< 2,8
27,2
59,9
67,6
43,6
17,4
22,3
14,5
27,5
18,7
Come evidenzia la figura 7.8, la provincia maggiormente vulnerabile, con una significativa dipendenza
del sistema economico dal turismo risulta essere quella di Messina, seguono Trapani e Palermo.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
135
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Figura 7.5 Regione Siciliana - Addetti in alberghi e ristoranti per fasce di classificazione, anno
2001 (%)
80
6 7,6
70
6 4 ,4
59 ,9
58 ,6
60
50 ,0
50
4 3 ,6
3 9 ,5
2 7,5
2 7,2
2 4 2,56 ,3
30
2 2 ,3
17,8
20
10
4 3 ,8
3 6 ,9
40
4 ,3
15,2
14 ,7
5,24 ,9
9 ,6 10 ,7
7,8
4 ,3
12 ,7
1,7
5,1
14 ,4
10 ,9
7,2
17,4
14 ,4
12 ,4
6 ,7
1,40 ,2
17,1
14 ,5
6 ,55,1
2 0 ,1 18 ,7
12 ,6
9 ,1
0 ,0
0
A g r i g ent o
C al t ani s s et t a
C at ani a
Pr i m a F as ci a
E nna
Seco nd a f as ci a
M es s i na
Pal er m o
T er z a f as ci a
R ag us a
Si r acus a
Q uar t a f as ci a
T r ap ani
Q ui nt a f as c i a
Se l’osservazione viene condotta sulla dimensione territoriale, la provincia con la porzione di territorio
maggiormente sensibile risulta quella di Messina seguita da Siracusa e Caltanisetta.
Tabella 7.7 Regione Siciliana - Territorio provinciale per fasce di classificazione (%)
Province
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
Estensione
(Km2)
3.042
2.128
3.551
2.561
3.245
4.992
1.613
2.108
2.466
Fasce di classificazione
Prima
 5,64
5,5
21,1
7,4
2,4
30,2
17,7
13,9
28,9
17,4
Seconda
5,64 - 4,26
20,8
4,2
3,2
14,1
15,5
7,5
9,5
5,5
10,1
Terza
4,26 - 3,69
18,1
9,2
34,3
10,4
10,6
21,8
0,0
22,0
12,3
Quarta
3,69 - 2,8
10,5
7,7
9,2
35,3
24,3
14,1
65,6
18,8
38,6
Quinta
< 2,8
45,1
57,8
45,8
37,8
19,4
38,9
11,0
24,9
21,7
Le province di Agrigento e Enna sembrano quelle meno dipendenti dal settore turistico. A differenza
dell’altra variabile socio-economica considerata (dipendenza del sistema economico locale
dall’agricoltura e dalla pesca), in questo caso la fotografia della regione risulta maggiormente
diversificata.
136
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Figura 7.6 Regione Siciliana – Territorio provinciale per fasce di classificazione (%)
6 5,6
70
57,8
60
50
4 5,8
4 5,1
40
3 8 ,9
3 7,8
3 5,3
3 4 ,3
3 8 ,6
3 0 ,2
30
20
2 0 ,8
18 ,1
10 ,5
10
5,5
2 1,1
9 ,27,7
4 ,2
2 8 ,9
2 4 ,3
7,4
3 ,2
9 ,2
14 ,1
10 ,4
15,5
10 ,6
19 ,4
2 1,8
17,7
14 ,1
7,5
2 ,4
13 ,9
9 ,5
2 4 ,9
22
18 ,8
17,4
2 1,7
12 ,3
10 ,1
11
5,5
0
0
A g r ig ent o
C alt anis s et t a
Pr im a f as cia
C at ania
E nna
Seco nd a f as cia
M es s ina
T er z a f as cia
Paler m o
R ag us a
Sir acus a
Q uar t a f as cia
T r ap ani
Q uint a f as c ia
L’osservazione del grafico evidenzia una maggiore polarizzazione del territorio regionale. La presenza
di alcuni poli di attrazione turistica in cui il sistema economico sembra dipendere in modo rilevante dal
settore, si evince dai dati relativi all’indicatore che in alcuni casi fanno registrare percentuali di addetti
nel turismo superiori al 25%. In particolare nella provincia di Messina e Palermo si concentrano alcuni
di questi poli turistici, si tratta tuttavia di un turismo spesso di tipo stagionale, legato al mare e di
conseguenza molto esposto ai potenziali effetti derivanti dai cambiamenti climatici.
Tabella 7.8 Regione Siciliana - Dipendenza del sistema economico locale dal turismo - Comuni
in prima fascia*
Comune
Pollina
Giardini-Naxos
Letojanni
Taormina
Castelmola
Sant’Alessio Siculo
San Vito Lo Capo
Cefalà Diana
Aci Castello
Terrasini
Isnello
Gioiosa Marea
Roccafiorita
Leni
Santa Cristina Gela
Provincia
Lavoratori impiegati in ristoranti, alberghi campeggi
(%)
PA
ME
ME
ME
ME
ME
TP
PA
CT
PA
PA
ME
ME
ME
PA
34,5
33,8
33,3
32,5
23,1
18,6
18,3
17,5
16,9
16,6
16,4
16,3
16,1
15,3
15,1
* elenco parziale
Le analisi condotte relative al numero di addetti in attività turistiche fanno registrare una incidenza
significativa del settore nei comuni costieri a vocazione turistica e nelle isole minori. Una rilevanza più
contenuta si registra nei territori interni dove sono in corso iniziative di valorizzazione a fini turistici
delle aree naturali e dei parchi. Nei poli urbani l’incidenza delle attività turistiche sulle economi urbane
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
137
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
sembra marginale, nonostante la la presenza di numerosi e significativi attrattori storico-culturali e
paesaggistici.
In Sicilia, la percentuale di addetti nel settore del turismo presenta il valore più elevato nel paese di
Pollina in provincia di Palermo con 34,4% sul totale. Tra gli altri comuni, si segnala la dipendenza del
sistema economico locale dal turismo di Taormina (32,5%) e di alcuni comuni limitrofi quali Letojanni
(33,3%), Castelmola (23,1%) Giardini – Naxos (33,8%).
Nel catanese si registrano valori nettamente più bassi, il comune con maggiore vulnerabilità
determinata dalla dipendenza dell’economia dal turismo è Aci Castello con il 16,9% dei lavoratori
impiegati nel settore turistico. Le province di Agrigento, Trapani, Enna e Caltanissetta hanno territori
con economie caratterizzate da un basso grado di dipendenza del turismo. A differenza di altre regioni
del Mezzogiorno, per la Sicilia non si registra una chiara sovrapposizione tra comuni ricompresi nelle
aree della Rete Natura 2000 e nei parchi regionali e la dipendenza delle economie di quei territori
dal turismo. Le considerazioni relative alla vulnerabilità al cambiamento climatico determinata dei
territori le cui economie dipendono dal settore turistico è misurata attraverso il numero di addetti
che vi operano, facendo riferimento alle statistiche ufficiali. Tale analisi non è in grado di tenere nel
debito conto la dimensione delle economie sommerse che in molti casi, specie nelle realtà più piccole,
risultano prevalenti.
Evoluzione demografica della popolazione colpita dalle inondazioni
La polarizzazione del territorio regionale appare evidente anche se l’analisi si focalizza su elementi
e fenomeni maggiormente legati alle caratteristiche dei sistemi naturali e ambientali. L’analisi dello
scenario relativo alla popolazione potenzialmente esposta ai fenomeni di esondazione e la sua
evoluzione al 2050, restituisce un quadro controverso. I fenomeni idraulici legati ad eventi catastrofici
con tempi di ritorno fino a 300 anni, possono interessare una buona parte del territorio generando
rischi anche grandi per la popolazione residente in alcune aree in funzione del tirante idrico accoppiato
all’onda di piena (si considerano tiranti idrici anche superiori ai 2 m). Nonostante la cronaca nel recente
passato abbia portato all’attenzione dell’opinione pubblica pù volte il territorio siciliano per eventi
drammatici dovuti a fenomeni di esondazione e dissesto idrogeologico, l’analisi non restituisce dati
eccessivamente allarmanti. Le cause sono da ricerca sia nella distribuzione geografica delle aree urbane,
spesso interessate dal fenomeno solo nei tratti di foce fluviale, sia per le caratteristiche del reticolo
reticolo idrografico e per le entità dei volumi di fluidi accoppiati ai fenomeni di esondazione.
Complessivamente le province più ad ovest della regione sembrano maggiormente interessate dalla
vulnerabilità determinata dal rischio esondazione; questo scenario, se pur da interpretare in funzione
delle variazioni demografiche ipotizzate sul territorio fino al 2050, in alcuni casi sembra contrastare
con la distribuzione geografica dei grossi bacini idrografici regionali.
138
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Tabella 7.9 Regione Siciliana - Popolazione, superficie e comuni localizzati in zone a rischio
esondazione
Fasce di classificazione
Province
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
Prima
superabitanti
ficie
(n.)
(km2)
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
comuni abitan(%)
ti (n.)
0,0
0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0
0
0
0
0
0
0
0
Seconda
superficie
(km2)
0
0
0
0
0
0
0
0
0
comuni abitan(%)
ti (n.)
0,0 12.730
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
24.761
4.726
13.954
0
7.159
73.743
0
12.929
Terza
superficie
(Km2)
327,7
comuni
(%)
11,6
Sesta
superfiabitanti
cie
comuni
(n.)
(km2)
(%)
131.463 962,3
44,19
472,2
102,6
84,0
0,0
443,3
441,8
0,0
238,3
13,6
1,7
5,0
0,0
3,7
8,3
0,0
12,5
57.931
590.966
93.691
285.939
228.685
241.634
176.146
91.794
348,0
1822,5
1282,0
2172,1
2244,6
1127,9
870,8
722,7
36,36
81,03
60,00
81,48
58,54
83,33
71,43
45,83
La rete idrografica superficiale della regione Siciliana risulta caratterizzata da una grande varietà di
morfotipi fluviali, differenziati per condizioni orografiche, termometriche e pluviometriche. Si registra
la presenza di pochi bacini significativamente estesi e di numerosi bacini di piccola entità, come si evince
dalla carta del reticolo idrografico regionale, di seguito riportata. Dalla analisi dell’indicatore utilizzato
nella sperimentazione, si evince che tutti i comuni percorsi da fasce di inondazione, sono interessati
da intervalli di variazione negativi o uguali a zero, il che fa supporre una progressiva riduzione della
popolazione vulnerabile nell’arco del cinquantennio oggetto della ricostruzione.
L’analisi dimostra che il numero di comuni esposti al rischio di inondazione supera di poco il 30%.
La percentuale dell’estensione territoriale complessivamente interessata dal rischio di esondazione
risultata pari al 25% circa rispetto all’estensione regionale totale. In termini di vulnerabilità, sia
come popolazione esposta sia come potenziali danni derivanti per il sistema economico regionale, i
territori più esposti risultano quelli delle province di Agrigento e Palermo, con una area interessata pari
rispettivamente a circa il 21% e il 16% del totale
Tabella 7.10 Regione Siciliana – Popolazione esposta alle inondazioni
Province
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
Abitanti
(n.)
Residenti in aree interessate da
fenomeni di esondazioni
(n. )
Residenti in aree interessate da fenomeni
di esondazioni
(% )
454.002
271.729
1.090.101
172.485
653.737
1.249.577
318.549
404.271
436.624
34.984
7.189
5.627
574
23.369
67.598
18
8.433
7.976
7,7
2,6
0,5
0,3
3,6
5,4
0,0
2,1
1,8
La provincia meno sensibile a tali fenomeni risulta quella di Ragusa con una percentuale trascurabile di
territorio potenzialmente interessato. In termini asoluti la provincia maggiormente esposta dal punto
di vista della popolazione residente in aree a rischio risulta essere quella di Palermo con quasi 70.000
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
139
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
abitanti le cui abitazioni ricadono in aree a rischio esondazione. Anche la provincia di Agrigento risulta
molto vulnerabile con circa 35.000 abitanti esposti, pari a quasi l’8% del totale dei residenti.
L’analisi evidenzia una situazione di criticità in alcuni comuni importanti della regione come Palermo
e Messina mentre in alcuni piccoli comuni dell’isola la percentuale dei residenti in aree a rischio tocca
il 50% del totale come nel caso di Vallelunga Pratameno nella provincia di Caltanisetta, Altofonte e
Borgetto nel palermitano.
Tabella 7.7 Regione Siciliana – Popolazione esposta alle inondazioni per comune
Comune
Palermo
Canicatti’
Messina
Licata
Altofonte
Borgetto
Noto
Palma di Montechiaro
Capo d’Orlando
Vallelunga Pratameno
Provincia
Residenti in aree interessate da
fenomeni di esondazione
(n.)
Residenti in aree interessate da fenomeni
di esondazione
(%)
PA
AG
ME
AG
PA
PA
SR
AG
ME
CL
34.631
11.249
10.227
8.387
7.914
5.024
4.826
4.327
4.007
3.845
4,8
26,2
3,9
18,1
46,3
44,6
17,3
16,7
24,0
50,0
Popolazione residente in zone costiere a rischio di innalzamento del livello del mare
A causa delle caratteristiche morfologiche della regione Siciliana, un altro aspetto potenzialmente
rilevante ai fini della vulnerabilità al cambiamento climatico è misurare il numero di abitanti
potenzialmente coinvolti in fenomeni di innalzamento del livello del mare. La Sicilia, essendo
interamente circondata dai mari, ha un livello di rischio più elevato delle altre regioni oggetto di
sperimentazione sia in termini di superficie territoriale potenzialmente interessata sia di popolazione
coinvolta.
L’utilizzo dei dati ISTAT a scala censuaria ha permesso una stima affidabile dei danni potenziali in
termini di popolazione coinvolta evidenziando come alcune province, come ad esempio Trapani,
Messina e Siracusa, risultino fortemente esposte al rischio di innalzamento del mare e di erosione
costiera. In particolare, gran parte dei comuni del messinese sono localizzati in area costiera a causa
dell’assetto geo-morfologico determinato dalle catene montuose dei Peloritani e dei Nebrodi che
attraversano longitudinalmente la provincia. I comuni del trapanese, invece, sono localizzati in sistemi
territoriali pianeggianti, non molto al di sopra del livello del mare, ed hanno mantenuto un rapporto
diretto con il litorale, sia per vocazione culturale sia per quella economica, fortemente incentrata sulla
pesca e sulle attività turistiche legate al mare. I territori della provincia di Siracusa risultano molto
esposti principalmente per la presenza di importanti poli industriali (Augusta) ed a causa delle attività
e insediamenti antropici connessi.
Tra le aree maggiormente a rischio, considerando a parte il caso dell’Isola delle Femmine nel comune
di Palermo, troviamo tutti comuni delle province di Trapani, Messina e Siracusa. Significativi alcuni dati
relativi a comuni importanti come Augusta e Trapani dove circa il 50% della popolazione risiede in aree
al di sotto di 5 metri s.l.m.. Tra i comuni meno estesi si segnalano Milazzo, Olivieri e Scaletta Zanclea
nel territorio messinese. Tra le isole si segnala in particolare Favignana con più del 35% dei residenti in
aree a rischio innalzamento del livello del mare.
140
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Tabella 7.8 Regione Siciliana - Popolazione, superficie e comuni localizzati in zone con altitudine
inferiore a 5 metri s.l.m.
Fasce di classificazione
Prima
superfiabitanti
cie
(n.)
(Km2)
Agrigento
6.299
25
Caltanissetta
0
0
Catania
18.031
9
Enna
0
0
Messina
89.695
166
Palermo
7.336
4
Ragusa
19.234
15
Siracusa
38.357
125
Trapani
157.710
554
comuni
(%)
2,3
0,0
1,7
0,0
13,9
1,2
8,3
9,5
13,0
Seconda
superabitanti
ficie
(n.)
(Km2)
56.343
204
0
0
14.981
13
0
0
296.374
408
15.539
27
0
0
155.677
280
87.749
367
comuni
(%)
4,7
0,0
1,7
0,0
10,2
3,7
0,0
9,5
8,7
abitanti
(n.)
0
77.360
307.322
0
73.798
685.168
36.501
0
46.628
Terza
superficie
(Km2)
0
278
219
0
172
240
179
0
321
comuni
(%)
0,0
4,5
3,4
0,0
5,6
4,9
16,7
0,0
21,7
abitanti
(n.)
218.888
189.377
681.373
172.485
119.858
345.395
45.196
121.161
47.225
Sesta
superficie
(Km2)
1.918
1.553
3.231
2.561
1.973
4.382
291
752
687
comuni
(%)
72,1
90,9
87,9
100
56,5
76,8
33,3
57,1
39,1
L’osservazione dei dati e l’analisi cartografica conferma le valutazioni precedenti. Nella provincia di
Trapani sono più di 150.000 i residenti in aree a rischio e la superficie territoriale interessata supera
i 550 km2. Anche l’area del messinese, del catanese e del siracusano risultano fortemente sensibili al
rischio con complessivamente circa 150.000 abitanti potenzialmente interessati. Nella parte orientale e
sud-orientale dell’isola i rischi sembrano più concentrati in alcuni comuni rispetto all’area del trapanese
in cui la vulnerabilità del territorio appare maggiormente diffusa e omogenea. Naturalmente meno
esposte risultano le aree interne e quindi le province di Enna e Caltanisetta.
Tabella 7.13 Regione Siciliana –Popolazione residente in aree costiere < 5 m. sul livello dl mare
– Comuni in prima fascia
Comune
Trapani
Palermo
Messina
Augusta
Milazzo
Siracusa
Marsala
Catania
Mazara del Vallo
Pozzallo
Provincia
TP
PA
ME
SR
ME
SR
TP
CT
TP
RG
Popolazione residente in aree costiere
<5 metri sul livello del mare
(n.)
33.175
26.546
20.359
17.748
15.621
15.522
12.714
12.431
4.768
3.889
Popolazione residente in aree costiere <5
metri sul livello del mare
(% )
47,0
4,0
8,4
51,4
47,9
12,5
15,4
4,2
9,3
20,2
In termini assoluti rispetto al numero di abitanti effettivamente interessati, risulta piuttosto rilevante
il rischio anche nel Comune di Palermo e di Messina, oltre al già richiamato caso di Trapani e Augusta.
In conclusione è possibile affermare che il rischio derivante dall’innalzamento del livello del mare sul
territorio regionale appare piuttosto rilevante. Circa l’8% del totale degli abitanti della regione risiede
infatti in aree al di sotto dei 5 metri s.l.m. Si tratta di più 200 mila unità con le relative strutture
residenziali e infrastrutture di servizio potenzialmente interessate.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
141
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Territorio a rischio desertificazione
Il fenomeno che maggiormente sembra incidere sulla definizione della vulnerabilità del territorio
regionale al cambiamento climatico è il rischio desertificazione che, come è possibile rilevare attraverso
l’analisi cartografica, interessa l’intero territorio dell’isola.
L’analisi cartografica in questo caso non aiuta nelle valutazioni dal momento che una gran numero
di comuni supera la soglia di rischio di desertificazione assunta come metodo di classificazione.
Occorrerà approfondire attraverso l’osservazione di dettaglio dei dati relativi all’indicatore per cogliere
le informazioni di maggior dettaglio necessarie.
Il fenomeno della desertificazione in Sicilia è stato oggetto di diversi approfondimenti e studi. Nell’isola,
il fenomeno della desertificazione rappresenta una delle maggiori forme di degrado del suolo in cui
si registra la riduzione o la perdita della produttività biologica ed economica della terra, dovuta sia
a cause naturali sia antropiche (fenomeni di urbanizzazione e di abbandono del territorio, pratiche
agricole non idonee, uso irrazionale delle risorse idriche, sovrapascolo, ecc.).
La regione Siciliana nel 2002 ha pubblicato, nell’ambito del progetto Interreg II.C MEDOCC Rete
Lab, una “Metodologia per la redazione di una carta in scala 1:250.000 delle aree vulnerabili al
rischio di desertificazione in Sicilia” e successivamente, ha adottato, con D.D.G. n. 908 del 24
luglio 2003 del Dipartimento Territorio ed Ambiente, la “Carta della Vulnerabilità al rischio di
desertificazione in Sicilia”.
I suoli regionali sono caratterizzati da una più o meno accentuata vulnerabilità ai principali
processi di degrado rappresentati da: erosione, diminuzione della sostanza organica, salinizzazione,
compattazione e contaminazione locale e diffusa che in ambiente mediterraneo favoriscono la
desertificazione dei suoli.
La Sicilia è una delle regioni del Mediterraneo maggiormente soggetta al rischio di desertificazione,
con circa il 50% del territorio regionale classificato a rischio medio e medio-elevato ed il 7% a rischio
elevato: fra le cause che sono alla base del fenomeno vanno ricordate, oltre al prolungamento dei
periodi di siccità, la presenza di suoli ad alto rischio di erosione, l’alta frequenza ed estensione degli
incendi boschivi e la riduzione della copertura vegetale, la salinizzazione dei suoli e l’abbandono
colturale di vaste aree divenute extramarginali.
Complessivamente, circa il 70% della superficie territoriale regionale appare interessata da valori
significativi dell’indicatore: tutti i comuni presentano al loro interno porzioni di territorio con fenomeni
di desertificazione o a potenziale desertificazione; le uniche zone in cui il fenomeno appare leggermente
più limitato sono le aree ad elevata naturalità, soggette a minore stress di deficit di umidità dei suoli.
Nella provincia di Catania le aree meno sensibili al fenomeno coincidono con il Parco dell’Etna, nelle
province di Messina ed Enna con il Parco dei Nebrodi, ed infine nella Provincia di Palermo con il Parco
delle Madonie ed i monti Sicani (sotto la metropoli).
142
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Tabella 7.9 Regione Siciliana - Popolazione, superficie e comuni localizzati in territori a rischio
desertificazione
Fasce di classificazione
Province
Prima
Quarta
Quinta
cosupermuni abitan- ficie
(%)
ti (n.) (Km2)
Abitanti
(n.)
superficie
(Km2)
comuni
(%)
abitanti
(n.)
superficie
(Km2)
Agrigento
454.002
3.042
100
0
0
0,0
0
Caltanissetta
271.729
2.128
100
0
0
0,0
Catania
611.896
2.818
75,9
0
0
Enna
172.485
2.561
100
0
Messina
190.951
1.954
51,9
Palermo
400.676
4.472
Ragusa
195.787
Siracusa
Trapani
Sesta
comuni
(%)
abitanti
(n.)
superficie
(Km2)
comuni
(%)
0
0,0
0
0
0,0
0
0
0,0
0
0
0,0
0,0
0
0
0,0
0
0
0,0
0
0,0
0
0
0,0
0
0
0,0
28.992
92
8,3
11.022
25
2,8
0
0
0,0
76,8
3.250
4
1,2
7.336
4
1,2
0
0
0,0
963
66,7
0
0
0,0
0
0
0,0
0
0
0,0
144.410
1.534
57,1
184.197
382
19,0
0
0
0,0
0
0
0,0
422.495
2.297
87,5
4.366
60
4,2
0
0
0,0
0
0
0,0
In valore assoluto il territorio maggiormente esposto è localizzato nella provincia di Agrigento nella
quale una superficie superiore ai 3.000 Km2 risulta collocata nella prima fascia di classificazione. Anche
nelle province di Enna, Catania e Caltanisetta la superficie di territorio a rischio elevato risulta rilevante
superando i 2.000 km2. Nelle province di Agrigento, Caltanisetta e Enna tutti i comuni ricadono nella
prima fascia di classificazione.
Dal punto di vista della popolazione esposta al rischio, la provincia maggiormente sensibile al fenomeno
della desertificazione risulta quella di Catania, seguita da Trapani e Palermo.
La salienza del fenomeno in Sicilia appare evidente anche approfondendo l’analisi dei dati statistici. In
regione non sono presenti in regione comuni che ricadono nella sesta fascia di classificazione e solo nelle
province di Messina e Palermo si registra la presenza di alcuni comuni ricompresi nella quinta fascia.
Un numero rilevante di comuni hanno porzioni di territorio a elevato rischio. Si tratta di superfici che
molto spesso superano il 90% del territorio comunale.
In valore assoluto il comune con l’aree territoriale a rischio desertificazione più ampia risulta Monreale
(PA) con pù di 400 km2, seguono con valori superiori a 300 km2 Caltanissetta, Caltagirone e Enna.
Tabella 7.15 Regione Siciliana – Superficie comunale interessata da desertificazione
Provincia
Superficie comunale
(Km2 )
Superficie comunale interessata da
desertificazione
(% )
Joppolo Giancaxio
AG
18,9
98,9
Villafranca Sicula
AG
17,2
97,8
Montagnareale
ME
15,9
97,7
Comune
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
143
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Cefala’ Diana
PA
8,8
97,2
Raddusa
CT
22,6
97,1
Calamonaci
AG
31,8
97,0
San Michele di Ganzaria
CT
24,8
96,6
Camastra
AG
15,7
96,5
Montedoro
CL
14,0
96,4
Burgio
AG
40,6
96,4
L’intero territorio regionale sembra interessato dal fenomeno anche se ad essere maggiormente esposti
sono quei territori interni della provincia di Agrigento, Caltanissetta, Enna e Catania e lungo la fascia
costiera nella Sicilia sud orientale. Le particolari caratteristiche geo-morfologiche del territorio (colline
argillose poco stabili), l’intensa attività antropica con conseguente eccessivo sfruttamento delle risorse
naturali, la scarsa presenza di vegetazione e l’incidenza di incendi rendono tali aree particolarmente
sensibili agli effetti del cambiamento climatico.
144
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
IMMAGINI
Regioni Obiettivo Convergenza – Vulnerabilità climatica
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
145
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Regioni Obiettivo Convergenza – Dipendenza dei sistemi economici locali dalla agricoltura e
pesca
146
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Regioni Obiettivo Convergenza - Dipendenza dei sistemi economici locali dal turismo
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
147
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Regioni Obiettivo Convergenza - Evoluzione demografica della popolazione esposta alle
esondazioni
148
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Regioni Obiettivo Convergenza - Popolazione residente in zone costiere a rischio di innalzamento
del livello del mare
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
149
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
Regioni Obiettivo Convergenza – Territorio a rischio desertificazione
150
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
REGIONE CALABRIA
Indice di vulnerabilità al cambiamento climatico
REGIONE CAMPANIA
Indice di vulnerabilità al cambiamento climatico
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
151
LA VULNERABILITÀ AL CAMBIAMENTO CLIMATICO DEI TERRITORI OBIETTIVO CONVERGENZA
REGIONE PUGLIA
Indice di vulnerabilità al cambiamento climatico
REGIONE SICILIA
Indice di vulnerabilità al cambiamento climatico
152
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
DOCUMENTO 3
REGIONE PUGLIA
Assessorato alla Qualità dell’Ambiente
Autorità Ambientale PO FESR 2007-2013
PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
DOCUMENTO DI SINTESI
Ottobre 2012
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
Regione Puglia
Assessorato alla Qualità dell’Ambiente
Autorità Ambientale Regionale
Via delle Magnolie 6/8 – Zona Industriale
70026 Modugno (BA)
Tel. 080 5403912
Tel / Fax 080 5404365
[email protected]
http://ecologia.regione.puglia.it/
Documento a cura di
Lidia Alifano (*)
Adolfo Camposarcone (*)
Michele Chieco (*)
Claudia de Robertis (*)
Alessandra Lisi Cervone (**)
Giuseppe Orlando (*)
Fausto Pizzolante (*)
Serena Scorrano (*)
Erminia Sgaramella (**)
Coordinamento Struttura di supporto
Giuseppe Angelini
Autorità ambientale
Antonello Antonicelli
(*) Struttura di Supporto all’Autorità Ambientale
(**) PON GAT, POAT Ambiente Linea 3
154
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
INDICE
PREMESSA
156
1 I REPORT DI MONITORAGGIO
156
1.1
Primo bilancio delle attività
157
2 L’IMPOSTAZIONE METODOLOGICA
158
2.1
La struttura del piano di monitoraggio
158
2.2
I soggetti coinvolti e l’organizzazione
tecnica e procedurale del monitoraggio
159
3 IL SISTEMA DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
160
3.1
Aggiornamento del quadro delle conoscenze.
160
3.2
Identificazione degli obiettivi di sostenibilità
161
3.3
Focus per l’individuazione delle azioni da monitorare.
168
Tabella 5 – Criteri ambientali per l’Asse VI
3.4
3.5
170
Identificazione degli indicatori di sostenibilità
ambientale per il programma
172
Analisi dei risultati e restituzione dell’attività di monitoraggio
180
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
155
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
PREMESSA
L’Autorità Ambientale ha predisposto il Piano di monitoraggio ambientale del PO FESR (di seguito PMA)
per svolgere in modo strutturato il suo mandato in relazione all’attività di monitoraggio delle ricadute
in campo ambientale dell’attuazione del programma.
Il PMA è stato elaborato secondo quanto previsto dal capitolo 10 “Il Sistema Di Monitoraggio” del
Rapporto Ambientale (RA) del PO FESR, in particolare dal paragrafo 10.3 “Le relazioni di monitoraggio”,
in cui si prevede che “al fine di dare compiuta informazione e di consentire che il processo di VAS
accompagni effettivamente l’intera programmazione 2007-2013, saranno presentate Relazioni
Annuali di Monitoraggio Ambientale al Comitato di Sorveglianza del Programma Operativo, la cui
redazione sarà curata dall’Autorità Ambientale. […] Successivamente all’approvazione definitiva
del P.O., saranno presentati al Comitato di Sorveglianza del Programma Operativo il Piano per il
Monitoraggio Ambientale del Programma stesso e il Piano Operativo di Cooperazione tra AdG ed AA.”
L’attività di monitoraggio ambientale integra il monitoraggio del programma già in essere, con
l’obiettivo di verificare e stimare il grado di sostenibilità delle azioni previste dal PO, attraverso la
definizione di un set di obiettivi ed indicatori di sostenibilità ambientale, già impostati nel Rapporto
ambientale e opportunamente aggiornati, e l’eventuale sperimentazione di “azioni innovative”. Lo
scopo del monitoraggio dunque consiste nell’intercettare eventuali impatti negativi del programma,
individuandone le cause per adottare opportune misure di riorientamento, e contestualmente nel
descrivere e quantificare gli effetti positivi segnalando azioni meritevoli di ulteriore impulso.
La metodologia impostata mira inoltre a costituire uno strumento di lavoro versatile, utile per la
valutazione degli effetti ambientali delle politiche messe in campo a qualsiasi livello sul territorio
regionale.
Nella redazione del PMA ci si è avvalsi dei contributi concettuali, metodologici ed operativi elaborati
dal Ministero dell’Ambiente e della Difesa del Territorio e del Mare, da ISPRA e dalla Agenzie Ambientali
nell’ambito della “Convenzione per la definizione di indicatori utili per l’attuazione della Valutazione
Ambientale Strategica”.
1 I REPORT DI MONITORAGGIO
Nel corso del 2011 e 2012, l’AA ha lavorato attivamente alla predisposizione del PMA e ha prodotto
numerosi documenti che, letti congiuntamente, costituiscono l’ossatura del monitoraggio realizzato.
A gennaio 2011, d’intesa con l’AdG, l’AA ha prodotto il Documento metodologico per il PMA, nel quale
sono stati illustrati la metodologia, i soggetti interessati e le fasi operative del Piano di Monitoraggio
Ambientale, da sviluppare nei report dedicati a ciascuna tematica ambientale.
A seguire, seguendo l’impostazione definita in tale documento, l’AA ha prodotto 6 Report Tematici per
componente ambientale:
Il sistema di monitoraggio per la componente ARIA, maggio 2011
Il sistema di monitoraggio per la componente Rifiuti, novembre 2011
Il sistema di monitoraggio per la componente Paesaggio e Beni Culturali, novembre 2011
Il sistema di monitoraggio per la componente Suolo, novembre 2011
156
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
Il sistema di monitoraggio per la componente Ambiente Marino Costiero, aprile 2012
Il sistema di monitoraggio per la componente Acqua – Acque continentali e Risorse
idriche, maggio 2012
Il documento Primo elenco di criteri ambientali, pubblicato a giugno 2012, contiene una sintesi di
tutti i criteri ambientali (di ammissibilità, premialità e/o priorità) elaborati nell’ambito del PMA; i criteri
rappresentano un utile strumento per l’integrazione ambientale in fase di attuazione del programma,
in quanto consentono di selezionare gli interventi in relazione alle loro prestazioni ambientali ed alla
coerenza con gli obiettivi ambientali regionali.
A maggio 2012 è stato prodotto il documento L’integrazione ambientale: una risposta ai
cambiamenti climatici, in cui i criteri ambientali del PMA sono correlati ai principali rischi derivanti
dai cambiamenti climatici; l’obiettivo del lavoro è stato evidenziare il ruolo dei criteri di selezione
quale possibile risposta strategica da mettere in campo, attraverso l’utilizzo dei fondi strutturali, per la
massimizzazione dell’efficienza ambientale della spesa.
Tutti i report sono disponibili al seguente indirizzo:
http://ecologia.regione.puglia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=863%3Ail-pianodi-monitoraggio-ambientale-pma&catid=74&Itemid=280
A maggio 2012, infine, è stato prodotto un focus utile a sperimentare la metodologia adottata,
attraverso il popolamento degli indicatori individuati all’interno dei Report tematici disponibili. Il focus
è rivolto all’ASSE VI – L.d.I. 6.1 – Azione 6.1.9 – “Regolamento dei regimi di aiuto in esenzione
per le imprese turistiche” (PIA TURISMO), azione che finanzia importanti investimenti nel settore
turistico.
1.1 Primo bilancio delle attività
Quale primo bilancio del lavoro svolto, si vuole evidenziare la significatività dei risultati “indiretti”
che è stato possibile cogliere con la costruzione del PMA e dei report tematici, di notevole utilità per le
prossime attività della struttura.
Da un lato la Regione Puglia si è infatti dotata di un quadro delle conoscenze aggiornato che consente
di avere una base articolata su cui costruire la Valutazione Ambientale Strategica del nuovo
ciclo di programmazione.
In secondo luogo, il lavoro condotto in relazione agli obiettivi di sostenibilità e in particolare la
definizione degli obiettivi regionali di sostenibilità ambientale (ORSA), pone le basi per la scrittura della
Strategia Regionale di Sviluppo Sostenibile, capace di tradurre con un formalismo più vicino alla
programmazione le previsioni della politica regionale dell’attuale amministrazione.
Infine, l’approccio seguito nella costruzione del PMA ha consentito di costruire una banca dati dei
criteri di sostenibilità ambientale che si sta rilevando di grande utilità nella specifica attività di
integrazione richiesta all’Autorità Ambientale.
Tra le criticità più evidenti si vuole invece rilevare la difficoltà di reperimento dei dati utili per il
popolamento degli indicatori di sostenibilità individuati.
La fonte principale dei dati rinviene infatti dai progetti presentati dai beneficiari, e la metodologia
proposta prevede di raccogliere i dati attraverso apposite schede di monitoraggio allegate ai Bandi/
Avvisi pubblici, da sottoporre ai beneficiari e/o ai Responsabili di Azione.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
157
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
In considerazione dello stato di attuazione molto avanzato del programma, si rileva che è stato possibile
integrare con le Schede di Monitoraggio, contenenti gli indicatori afferenti all’azione di riferimento,
solo i Bandi/Avvisi Pubblici più recenti, mentre occorre avviare in questo momento un’attività di
raccolta dati “ex-post”.
In integrazione ai dati disponibili nel Sistema di Monitoraggio degli interventi regionali (MIRWEB),
la prossima fase prevede la distribuzione “ex-post” delle Schede di Monitoraggio ai Responsabili di
Azione; le Schede di Monitoraggio potranno essere compilate dai R.D.A. con il supporto dell’AA in
fase di attuazione dell’intervento, oppure potranno essere distribuite agli istanti aggiudicatari dei
finanziamenti , compilate e restituite all’AA .
2 L’IMPOSTAZIONE METODOLOGICA
2.1 La struttura del piano di monitoraggio
Il monitoraggio ambientale, prendendo avvio dalla VAS del PO FESR, intende proporsi quale strumento
di aggiornamento in continuo del quadro di conoscenza da questa delineato, utile a verificare l’effettiva
sostenibilità ambientale del programma ed eventualmente a fornire indicazioni per la riprogrammazione
di interventi e risorse.
Il monitoraggio ha inteso verificare se le condizioni analizzate in fase di valutazione ambientale
strategica abbiano subito evoluzioni significative, se le interazioni con l’ambiente stimate si siano
verificate o meno, se le indicazioni fornite per ridurre e compensare gli effetti significativi siano state
sufficienti a garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente.
Il piano è stato articolato in cinque fasi operative:
FASE 1 - Aggiornamento del quadro delle conoscenze. La conoscenza approfondita del contesto
regionale, inteso come evoluzione sia dello stato dell’ambiente sia delle politiche/normative di
settore, è condizione necessaria all’attività di valutazione e monitoraggio. È stato utile infatti
capire se le condizioni valutate nel Rapporto Ambientale siano ancora valide o se vi sia stato uno
scostamento delle condizioni di contesto delle quali il Programma deve tenere conto; a questo
scopo sono utilizzati gli indicatori di contesto. La verifica dell’andamento dello stato dell’ambiente
(tramite tali indicatori), contribuisce alla definizione dello scenario di riferimento e alla costruzione
del monitoraggio del contesto.
FASE 2 – Identificazione degli obiettivi di sostenibilità. L’aggiornamento del quadro delle
conoscenze ha consentito di definire gli obiettivi regionali di sostenibilità ambientale (ORSA),
per i quali si è operato un confronto con gli obiettivi di sostenibilità ambientale rivenienti da
strategie e norme comunitarie (OSA), con gli obiettivi ambientali espressamente dichiarati nel PO
FESR, e con l’evoluzione degli Orientamenti strategici comunitari, nazionali e regionali, in modo tale
da poterne stabilire la correlazione.
FASE 3 – Definizione delle azioni da monitorare per le diverse Linee d’Intervento del PO FESR. Si
è valutata la capacità del piano di perseguire gli obiettivi di sostenibilità attraverso l’individuazione
delle azioni con effetto, positivo o negativo, su ciascun obiettivo di sostenibilità e che, pertanto,
occorre monitorare.
Per ciascuna azione o linea di intervento individuata sono stati elencati i criteri di selezione ambientali
eventualmente previsti nei bandi e sono stati formulati nuovi criteri di sostenibilità, in grado di
massimizzare gli effetti positivi delle azioni e/o di minimizzare gli impatti delle stesse azioni.
158
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
FASE 4 – Definizione degli indicatori di sostenibilità per il programma utili al monitoraggio
degli effetti ambientali delle azioni individuate.
Gli indicatori di processo descrivono l’attuazione delle azioni previste dalle Linee d’Intervento, con
riferimento sia alle loro interazioni dirette con l’ambiente che dei criteri di sostenibilità individuati
nella fase precedente.
Con la finalità di “tradurre” le informazioni relative all’attuazione del programma in effetti sul
contesto ambientale, sono stati utilizzati, laddove possibile, gli indicatori che misurano il contributo
del programma alla variazione del contesto ambientale. Gli indicatori di variazione del contesto
descrivono gli effetti positivi e negativi sul contesto ambientale attribuibili all’attuazione del
Programma stesso e sono elaborati a partire dagli indicatori di processo.
In generale, gli indicatori di processo sono popolati acquisendo le informazioni fornite dai
beneficiari dei finanziamenti, attraverso i formulari di presentazione dei progetti (con riferimento
alle informazioni fornite per la valutazione dei criteri ambientali di selezione) o la relazione di
sostenibilità ambientale, laddove prevista. Per alcune tipologie di azioni è prevista la raccolta dei dati
in fase di esercizio dell’opera finanziata, attraverso questionari, indagini ad hoc e sopralluoghi diretti.
Gli indicatori di variazione del contesto necessitano invece, il più delle volte, di una elaborazione a
partire dai dati di processo rilevati presso i beneficiari, da effettuarsi a cura dell’Autorità Ambientale.
FASE 5 – Analisi dei risultati e produzione dei rapporti di monitoraggio. La valutazione dei
dati raccolti e l’interpretazione dei risultati è descritta nei rapporti di monitoraggio, con cadenza
periodica. I rapporti sono resi accessibili al pubblico attraverso la pubblicazione sul sito web
dell’Autorità Ambientale.
Schema interpretativo della metodologia utilizzata per la costruzione del Piano di Monitoraggio
2.2 I soggetti coinvolti e l’organizzazione tecnica e procedurale del monitoraggio.
Il capitolo 10 del Rapporto Ambientale specifica le competenze per il monitoraggio ambientale,
richiamando la Direttiva 2001/42/CE che pone in capo agli Stati membri l’onere del controllo degli
effetti ambientali significativi dell’attuazione dei piani e dei programmi.
L’Autorità di Gestione (AdG) del Programma Operativo è formalmente responsabile dell’attuazione del
Piano nel suo complesso e a tal fine mette in campo le risorse e si dota degli strumenti necessari per
il suo monitoraggio. L’AdG ha affidato l’attività di monitoraggio delle ricadute in campo ambientale
dell’attuazione del PO FESR all’Autorità Ambientale (AA)1, che esercita tale ruolo coerentemente con il
proprio mandato istituzionale e con le modalità definite nel Piano Operativo di Cooperazione Sistematica
tra l’Autorità di Gestione e l’Autorità Ambientale, approvato con DGR n. 1499 del 25.06.2010.
1 par. 5.1.4 del PO FESR 2007-2013
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
159
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
Il dialogo con l’AdG e con tutte le strutture delegate all’attuazione del programma consente infatti
all’AA di impostare ed effettuare un monitoraggio ambientale efficace, attraverso la collaborazione
costante, l’informazione preventiva sui documenti programmatici, le proposte di bando e sullo stato di
avanzamento fisico, finanziario e procedurale del Programma e attraverso l’accesso alle informazioni
disponibili presso i soggetti attuatori.
Di particolare importanza in questo contesto è stato il coinvolgimento di ARPA Puglia, in particolare per
l’acquisizione di dati aggiornati sul contesto ambientale pugliese oltre che per il supporto metodologico
alle valutazioni. Ad esempio, nell’ambito del Report “Aria”, le informazioni raccolte nel sistema INEMAR
e rielaborate a cura dell’ARPA Puglia permettono di definire, con il maggiore dettaglio possibile, lo
stato degli indicatori di contesto relativi al quadro emissivo globale della Regione Puglia, suddivisi per
macroattività economica. Tale quadro costituisce lo “stato zero”, rispetto al quale valutare le modifiche
conseguenti all’attuazione del PO-FESR 2007-2013.
3 IL SISTEMA DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
3.1 Aggiornamento del quadro delle conoscenze.
Il RA della VAS contiene una analisi del contesto di riferimento ambientale, effettuata attraverso la
descrizione delle componenti ambientali Aria, Acqua, Suolo, Biodiversità, Paesaggio e Beni culturali, e
delle tematiche Ambiente marino-costiero e Rifiuti, ritenute rilevanti per il territorio pugliese.
All’analisi di ogni componente ambientale è correlata un’analisi SWOT di pertinenza.
In virtù del tempo intercorso tra la stesura del RA e la scrittura del PMA , si è reso necessario revisionare
l’analisi del contesto ambientale di riferimento:
 aggiornando lo stato delle componenti ambientali (attraverso l’uso degli indicatori di contesto);
 aggiornando l’analisi SWOT per ciascuna componente ambientale, anche alla luce dell’evoluzione
delle politiche di settore attivate in risposta agli Orientamenti strategici comunitari, nazionali e
regionali.
Tale aggiornamento, oltre a proporsi l‘obiettivo di delineare l’andamento del contesto ambientale
di riferimento, ha inteso perseguire anche l’obiettivo, laddove possibile, di territorializzare eventuali
criticità ambientali, esplicitando le aree in cui si evidenziano specificità e correlandole al macrosettore
economico da cui esse presumibilmente traggono origine.
Per fare quanto sino ad ora illustrato, il quadro di riferimento ambientale è stato descritto attraverso
indicatori di contesto, elaborati dai soggetti deputati alla produzione dei dati ambientali (Regione
Puglia, ARPA, ISPRA, ecc.), secondo la tempistica prevista da ciascun ente.
Per ogni indicatore individuato è stato riportato un set di informazioni del tipo di quello di seguito
riassunto:
Indicatore di contesto
Indicatore
xxxx
160
Descrizione
Descrizione
dello stato
del contesto
ambientale in
riferimento
all’indicatore
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
Copertura
temporale
stato
trend
Aree con
criticità
Macrosettore
EvoluValuzione
Disponibilità
tazione
Contesto
Macrosettore
temporale del dello stato temporale del territoriale di correlato
dato
attuale
valore riferimento
all’indicatore
(es. 2000-2009) dell’indi- dell’indicatore
catore
Tabella 1 - Scheda sintetica per gli indicatori di contesto
Fonte dati
Ente produttore del
dato
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
L’aggiornamento dell’analisi SWOT, effettuata con ragionevole accuratezza e senza tuttavia pretese
di esaustività, contiene gli aspetti significativi derivanti dall’analisi degli indicatori di contesto e
l’aggiornamento del quadro normativo e di eventuali politiche o piani attivati nel frattempo che hanno
introdotto o potranno introdurre significative modifiche nell’ambito degli obiettivi di sostenibilità.
Il nuovo quadro di riferimento aggiornato consente di valutare nello specifico la capacità del PO FESR
di incidere sul contesto ambientale regionale e più in generale di interpretare gli effetti ambientali delle
dinamiche socio-economiche in atto.
Per l’aggiornamento del contesto si rimanda a ciascun report tematico prodotto, disponibile all’indirizzo
http://ecologia.regione.puglia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=863%3Ail-pianodi-monitoraggio-ambientale-pma&catid=74&Itemid=280.
3.2 Identificazione degli obiettivi di sostenibilità
L’aggiornamento del quadro delle conoscenze è finalizzato a descrivere le principali criticità ed i punti
di forza del territorio regionale, anche con approfondimenti a scala locale. A partire da questa analisi
si è proceduto a definire il quadro degli obiettivi regionali di sostenibilità ambientale (ORSA), validi a
prescindere dallo strumento di programmazione o di pianificazione a cui si applicano.
Gli ORSA sono definiti per ciascuna componente ambientale analizzata e possono essere direttamente
correlati ad uno o più indicatori di contesto.
Obiettivo Regionale di Sostenibilità Ambientale (ORSA)
Indicatore di contesto
Indicatore di contesto
o tematica di riferimento
Obiettivo generale
Obiettivo specifico
Obiettivo generale
Obiettivo specifico e ambito territoriale di
riferimento
Tabella 2 - Scheda sintetica per gli ORSA
Tali obiettivi, scaturiti da un’analisi territorializzata delle principali criticità e dei punti di forza regionali,
sono successivamente confrontati, in più fasi, con gli obiettivi di sostenibilità ambientale rivenienti da
strategie e norme comunitarie (OSA), con gli obiettivi ambientali espressamente dichiarati nel PO FESR,
e con l’eventuale evoluzione degli Orientamenti Strategici Comunitari, nazionali e regionali (che siano
temporalmente successivi alle strategie prese in considerazione per la definizione degli OSA).
L’iter metodologico descritto mira a consentire il confronto tra le esigenze territoriali e le strategie
di protezione dell’ambiente che provengono dalla società e che sono state tradotte dal legislatore
in obiettivi e target attraverso strategie e normative di livello superiore, mantenendo il legame tra
obiettivi regionali e strategie sovraordinate.
L’applicazione di tale metodologia consente infine di analizzare l’evoluzione del contesto ambientale,
misurando gli scostamenti dagli obiettivi definiti. L’intero sistema di monitoraggio, con il set degli
indicatori di processo, dovrà essere ridefinito, in funzione dei cambiamenti apportati nel tempo agli
obiettivi regionali di sostenibilità ambientale.
In assenza della nuova Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e della Strategia Regionale, così come
previste dal D.Lgs 152/2006 e s.m.i all’art 34, gli ORSA contribuiscono a costruire un quadro strategico di
riferimento ambientale regionale, all’interno del quale andare a valutare gli effetti delle azioni previste da
ogni piano o programma regionale e fornire così un quadro solido e più oggettivo alla più complessiva attività
di valutazione ambientale.Si riporta di seguito l’elenco degli obiettivi regionali di sostenibilità ambientale
(ORSA) suddivisi per componente ambientale, come individuati nei report tematici sinora prodotti.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
161
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
Tabella 3 – Gli ORSA
Report
Obiettivo generale
Obiettivo specifico
Ridurre le emissioni dei precursori dell’ozono (NOx, COV)
Ridurre le emissioni dei principali inquinanti
Ob. perseguibile
dal PO FESR
X
Ridurre le emissioni di IPA, diossine e furani principalmente nell’area di Taranto
X
Ridurre le emissioni del comparto industriale (PM10, PM2.5, SOx, NOx, COV)
X
Ridurre le emissioni del settore dei trasporti (PM10, PM2.5, NOx, COV)
anche attraverso l’ammodernamento del parco mezzi pubblico e privato, la riduzione della congestione viaria
derivante dai trasporti, l’ottimizzazione delle modalità di trasporto e l’organizzazione della “co-modalità” tra i
diversi modi di trasporto collettivo e individuale
X
Ridurre le emissioni generate dal comparto civile/terziario (PM10, PM2.5, SOx, NOx, COV),
anche promuovendo il risparmio energetico, la riduzione dell’intensità energetica e la promozione dell’efficienza
energetica nel settore civile e nella Pubblica Amministrazione, ricorrendo anche a procedure di Green Public
Procurement (GPP) e favorendo azioni per lo sviluppo della cogenerazione diffusa e della trigenerazione, la
diffusione del teleriscaldamento e teleraffreddamento
X
Ridurre le emissioni del comparto energetico,
anche attraverso la riduzione della produzione di energia da fonti fossili (con particolare riferimento al comparto
energetico di Brindisi)
ARIA
Ridurre le
emissioni di gas
serra (CO2, N2O,
CH4)
X
Ridurre le emissioni generate dal settore dei trasporti
anche attraverso l’ammodernamento del parco mezzi pubblico e privato, la riduzione della congestione viaria
derivante dai trasporti, l’ottimizzazione delle modalità di trasporto e l’organizzazione della “co-modalità” tra i
diversi modi di trasporto collettivo e individuale
X
Ridurre le emissioni generate dal comparto civile/terziario
anche promuovendo il risparmio energetico, la riduzione dell’intensità energetica e la promozione dell’efficienza
energetica nel settore civile e nella Pubblica Amministrazione, ricorrendo anche a procedure di Green Public
Procurement (GPP) e favorendo azioni per lo sviluppo della cogenerazione diffusa (di elettricità e calore) e della
trigenerazione (di elettricità, calore e freddo), la diffusione del teleriscaldamento e teleraffreddamento
X
Adeguare la rete
di monitoraggio
della qualità
dell’aria al D.Lgs.
155/2010
Ricollocare le centraline di monitoraggio sulla base della nuova zonizzazione
Favorire modelli
di ricerca e
sviluppo, produzione e consumo in grado
di sostenere e
incentivare l’indotto economico
dei comparti
ambientali, con
particolare
riferimento al
comparto aria
Favorire l’attivazione di filiere produttive e supportare lo sviluppo di attività collegate di ricerca e innovazione
tecnologica nell’uso delle risorse ambientali, e nello specifico del comparto aria
X
Diffondere modelli di sviluppo a bassa intensità emissiva ed energetica
X
Raggiungere
livelli di qualità
dell’aria che
non comportano
impatti negativi
significativi per
la salute umana
e gli ecosistemi
162
Contenere il trend emissivo del comparto industriale:
verificando la qualità tecnica di impianti e apparecchiature e la fonte energetica nei processi di combustione
limitando l’utilizzo di gas fluoruranti
incrementando la contabilità del carbonio nelle imprese
promuovendo il risparmio energetico, la riduzione dell’intensità energetica e la promozione dell’efficienza
energetica nei settori produttivi, ricorrendo anche a procedure di Green public procurement (GPP)
favorendo azioni per lo sviluppo della cogenerazione diffusa (di elettricità e calore) e della trigenerazione
(di elettricità, calore e freddo), la diffusione del teleriscaldamento e teleraffreddamento
incrementando la responsabilità sociale delle imprese (RSI) per permettere alle imprese di conciliare obiettivi economici, sociali e ambientali
incentivando l’integrazione del biogas e dell’idrometano nella rete del gas naturale sostenendone, ove ci
siano elevate concentrazioni di biogas, la realizzazione delle reti di trasporto
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
Modernizzare la strumentazione tecnica
Promuovere iniziative per il monitoraggio, la ricerca e la prevenzione dei danni alla salute della popolazione
connessi all’inquinamento atmosferico
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
Report
Obiettivo generale
Tutelare/
ripristinare lo
stato quali/
quantitativo
della risorsa
idrica
Obiettivo specifico
Ob. perseguibile
dal PO FESR
Tutelare e migliorare la qualità dei corpi idrici superficiali, attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati
e ridurre e controllare i fenomeni eutrofici
Il PO persegue
l’obiettivo in
via indiretta,
intervenendo
principalmente sui
determinanti
Tutelare e migliorare la qualità dei corpi idrici sotterranei, in particolare stabilizzando e riducendo le
concentrazioni di inquinanti più critici e prevenendo e limitando le immissioni di inquinanti
X
Garantire adeguata protezione alle acque a specifica destinazione funzionale ai fini del mantenimento
delle caratteristiche specifiche
Garantire il deflusso minimo vitale e l’equilibrio del bilancio idrico attraverso misure di ottimizzazione
degli usi
Ripristinare e/o mantenere l’equilibrio del bilancio idrogeologico:
Aumentando la capacità di ricarica della falda attraverso la riduzione dell’impermeabilizzazione dei suoli
e l’incremento dell’infiltrazione di acque di adeguata qualità;
attuando strategie di prelievo sostenibili, evitando il sovrasfruttamento e gli usi impropri delle acque
sotterranee, soprattutto nei contesti di carenza idrica o tendenza alla salinizzazione delle falde;
X
ACQUA
Ridurre l’inquinamento delle acque provocato da nitrati di origine agricola
Accrescere la capacità di offerta, la qualità e l’efficienza del servizio idrico integrato (idrico, fognario
e depurativo):
garantendo la capillare copertura del sistema fognario;
garantendo e migliorando l’efficacia del trattamento delle acque reflue urbane;
realizzando, adeguando o attivando impianti di affinamento dei reflui urbani;
riducendo le perdite e migliorando la qualità e l’efficienza dei sistemi di adduzione, distribuzione ed
accumulo idropotabile;
orientando la progettazione e la realizzazione delle infrastrutture alla sostenibilità ambientale
X
Perseguire
una gestione
sostenibile e
durevole della
risorsa idrica,
con priorità per
quella potabile
Incentivare “comportamenti virtuosi” orientati al risparmio idrico, alla riduzione dei consumi, alla riduzione
o eliminazione degli usi impropri di risorse idriche pregiate e degli sprechi in generale, alla riduzione dei carichi
inquinanti:
incentivando il riciclo dell’acqua e il riutilizzo delle acque reflue depurate;
incentivando lo stoccaggio e l’utilizzo per usi non potabili delle acque meteoriche;
favorendo l’infiltrazione delle acque meteoriche, laddove non sia possibile il loro recupero;
indirizzando le pratiche agricole verso una minore idroesigenza e limitando l’inquinamento delle risorse
idriche prodotto dall’attività agricola e zootecnica;
riducendo l’idroesigenza del comparto turistico e gli impatti della fluttuazione dei carichi inquinanti degli
insediamenti turistici;
riducendo i volumi idrici trattati nel settore industriale smaltiti in recettori tradizionali (mare, suolo, CIS);
incentivando la riduzione dei consumi idrici e quindi dei volumi di reflui trattati;
incentivando la separazione delle reti fognarie miste
riducendo i carichi inquinanti provenienti da insediamenti abitativi, agricoli e produttivi non connessi
alle reti idriche e fognarie
X
(PARZ.)
Tutelare,
proteggere e
migliorare lo
stato degli
ecosistemi
acquatici e
terrestri e delle
zone umide
Conservare e proteggere le zone vulnerabili e le aree sensibili e prevedere la tutela, il risanamento e le
valorizzazione ecologica e paesaggistica:
degli ambienti acquatici naturali ed artificiali;
degli ambienti carsici, anche al fine della tutela delle specie troglobie
X
Mantenere la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici, nonché la capacità di sostenere
comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate:
garantendo portate adeguate a sostenere i processi autodepurativi
tutelando e incrementando la fascia di vegetazione riparia
X
Diffondere modelli di sviluppo a bassa idroesigenza orientati alla sostenibilità idrica
Migliorare la
governance del
settore Acque
Favorire lo sviluppo di attività di ricerca e innovazione tecnologica correlate alla tematica acqua, in grado
di sostenere e incentivare l’indotto economico del comparto acqua
X
Aumentare il livello di consapevolezza della popolazione in materia di risorse idriche
X
Promuovere metodi di valutazione e riduzione della “water footprint”
X
Migliorare la resilienza dei sistemi naturali ed antropizzati ad eventi correlati alle acque
X
Migliorare lo stato di conoscenza:
sulla disponibilità e sulla qualità attuale e tendenziale delle risorse idriche primarie e alternative;
sulle pressioni che agiscono sulle risorse idriche, sulle loro cause e sui loro effetti sociali ed ambientali
X
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
163
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
Limitare l’uso improprio dei terreni in agricoltura, selvicoltura, pascolamento ed evitare la riconversione dei terreni
agricoli verso attività che compromettono la funzionalità e la conservazione dei suoli
Contrastare i fenomeni di incendio, soprattutto quelli connessi a cause antropiche
X
Contrastare i processi di erosione attraverso la coerente pianificazione ed il controllo delle trasformazioni terrestri
e marittime
X
Contrastare l’utilizzo di pratiche agricole responsabili dei processi di impoverimento dei suoli e favorire processi
finalizzati all’incremento della quantità di sostanza organica nei suoli
Effettuare la bonifica dei siti contaminati individuati nell’anagrafe regionale
Migliorare l’efficacia delle attività di presidio territoriale per ridurre il rischio di abbandono incontrollato di rifiuti,
soprattutto in corrispondenza di aree estrattive e produttive dismesse
SUOLO
Contrastare
i fenomeni
di degrado
del suolo, responsabili dei
processi di desertificazione
Rendere pienamente efficaci gli strumenti di azione, conoscenza, monitoraggio e controllo dei fenomeni di contaminazione locale e diffusa
Ridurre il rischio di contaminazione dei suoli (locale e/o diffusa) connessa alle attività antropiche (siti produttivi,
agricoltura) ed alla mobilità (trasporto merci/persone), limitando il ricorso a processi produttivi/attività/soluzioni
tecnologiche responsabili dell’inquinamento superficiale e profondo
X
Limitare il consumo di suolo, anche attraverso il recupero/riuso di aree dismesse (produttive, estrattive, ) per
l’insediamento di attività idonee
X
Favorire l’utilizzo di soluzioni tecniche che limitino l’impermeabilizzazione dei suoli
X
Evitare la frammentazione, con particolare attenzione ai contesti extraurbani
X
Limitare e/o regolamentare il ricorso ai processi produttivi (in agricoltura e pascolamento) responsabili della compattazione del suolo
Limitare e/o regolamentare i processi produttivi (es. uso di pesticidi in agricoltura) e le trasformazioni materiali/
immateriali responsabili della perdita di biodiversità
X
Contrastare la salinizzazione e l’alcalinizzazione dei suoli dovuta all’irrigazione con acque ad elevato contenuto
salino ed alcalino
Contrastare usi del suolo indifferenti alle condizioni di pericolosità idraulica e idrogeologica esistenti/potenziali
(es. abusivismo edilizio)
Ridurre il
rischio idrogeologico e sismico
Ridurre i livelli di rischio idraulico ed idrogeologico
X
Approfondire la conoscenza delle aree a rischio idraulico e idrogeologico (inondazioni, sinkholes, ecc.) soprattutto
negli ambiti urbani o a seguito delle trasformazioni territoriali
Promuovere la
lotta al degrado
del suolo
164
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
Contrastare i processi di degrado del territorio attraverso la ricerca, l innovazione tecnologica, la sensibilizzazione
e la conoscenza, a tutti i livelli, in merito alle criticità del suolo e dei processi che ne determinano il degrado
X
Promuovere l’integrazione degli obiettivi di sostenibilità del suolo nella definizione delle politiche di sviluppo
territoriale a livello regionale e locale
X
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
Mantenere e migliorare la diversità del mosaico agropaesistico
Tutela: mantenimento e
valorizzazione
della qualità paesaggistica
Non aumentare la frammentazione del paesaggio dovuta alla realizzazione di reti stradali con capienze di traffico rilevanti, principalmente nelle aree in cui le dimensioni medie delle patches è inferiore alla media regionale
(in Salento, nell Arco Jonico Tarantino e nelle aree costiere)
x
Limitare il consumo di suolo agricolo e naturale ad opera di nuovi interventi infrastrutturali e edilizi
x
Contenere l’artificializzazione del paesaggio agrario (realizzazione serre, impianti FER, sostituzione di muretti a
secco) e l’espansione edilizia nei contesti rurali1
x
Tutelare e valorizzare il patrimonio architettonico-archeologico e dei centri storici
x
PAESAGGIO
E BENI CULTURALI
Salvaguardare le colture, le tecniche di coltivazione e i metodi di allevamento tradizionali
Perseguire il corretto inserimento paesaggistico degli interventi nel loro contesto di riferimento, riducendomitigando le trasformazioni che alterano o compromettono le relazioni visuali, in particolare nelle aree ad alta
visibilità e nel paesaggio rurale
x
Tutelare e valorizzare il patrimonio dell’edilizia rurale (masserie e manufatti in
pietra a secco)
x
Tutelare e valorizzare le infrastrutture storiche (strade, ferrovie, sentieri, tratturi)
x
Aumentare la connettività complessiva della rete ecologica regionale attraverso il ripristino degli elementi compromessi ( es. processi di rinaturalizzazione, rimozione di detrattori ) e l’introduzione di ulteriori elementi di
connessione e/o di nuove unità naturali
x
Ridurre la pressione insediativa sulle coste e sviluppare azioni di recupero delle aree caratterizzate da abusivismo
x
Promuovere la riqualificazione in chiave ecologica e sostenibile delle periferie e ambiti periurbani
x
Promuovere la riqualificazione ambientale e paesaggistica delle aree industriali e commerciali
x
Trattare i beni culturali in quanto sistemi territoriali integrati nelle figure territoriali e paesaggistiche di appartenenza per la loro valorizzazione complessiva
x
Valorizzare la fruizione “lenta” dei paesaggi, promuovendo la fruizione carrabile lenta, potenziando la rete ciclopedonale e favorendo le interconnessioni tra le reti lente e tra queste e il sistema ferroviario
x
Rivitalizzare le città storiche dell interno, articolandone l ospitalità con lo sviluppo di un turismo ambientale,
culturale ed enogastronomico e promuovendo relazioni di reciprocità e complementarietà con i paesaggi costieri
x
Recupero di contesti paesaggistici
degradati
Creazione di
nuovi valori paesaggistici
1 L’obiettivo specifico è raggiungibile dal PO FESR 2007-2013 esclusivamente con riferimento al contenimento dell’espansione
edilizia nei contesti rurali, in quanto il programma non finanzia interventi che potrebbero configurarsi come artificializzazione
del paesaggio agrario (serre, impianti FER a terra, etc)
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
165
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
Tutelare/ripristinare lo stato
qualitativo delle
acque marine e
di transizione
AMBIENTE MARINO COSTIERO
Tutelare le risorse
ittiche, la biodiversità e gli habitat della fascia
costiera
Prevenire e ridurre gli apporti di inquinanti in mare, ai fini del mantenimento delle caratteristiche specifiche
per garantire che non vi siano impatti o rischi significativi per gli ecosistemi, la salute umana o gli usi legittimi
del mare ed in particolare per le acque a specifica destinazione funzionale, attraverso:
il miglioramento della qualità delle acque reflue (civili e industriali) recapitanti in mare;
il completamento della rete fognaria nelle località costiere;
la promozione della fertilizzazione bilanciata delle colture agricole e il trattamento adeguato dei reflui
zoootecnici.
X
Mettere in sicurezza e bonificare i siti costieri contaminati
X
Prevenire e ridurre la perdita di biodiversità (specie e habitat) presente in ambiente marino costiero e in
particolare nelle aree sensibili (APN, APR e Rete Natura 2000)
X
Ripristinare e rinaturalizzare gli ecosistemi della fascia costiera che abbiano subito danni
X
Assicurare la piena capacità riproduttiva delle risorse ittiche e il loro sfruttamento sostenibile:
perseguendo l’equilibrio tra risorse e capacità di pesca della flotta peschereccia (utilizzo di attrezzi da
pesca sostenibili, dismissione imbarcazioni da pesca e conversione in altre attività) promuovendo il ripopolamento ittico, anche attraverso una gestione attiva delle aree marine costiere
Proteggere le coste dai fenomeni erosivi, anche attraverso:
la realizzazione di interventi di prevenzione dei dissesti idrogeologici e di lotta all’erosione dei litorali;
la riqualificazione delle fasce costiere degradate;
la rinaturalizzazione di arenili e falesie, anche con rimozione di opere di urbanizzazione esistenti
Contenere la pressione antropica sulla fascia costiera esercitata dallo sviluppo urbanistico, industriale e
dalla domanda turistica:
limitando l’ulteriore urbanizzazione e industrializzazione della fascia costiera;
incentivando la destagionalizzazione dei flussi turistici
Migliorare la
governance della
fascia marino
costiera
Promuovere modelli di gestione sostenibile delle zone costiere, attraverso:
l’applicazione di un approccio ecosistemico alla gestione delle attività umane per assicurare che la pressione complessiva di tali attività sia mantenuta entro livelli compatibili con il conseguimento di un buon
stato ambientale
la valorizzazione delle risorse naturali, culturali e paesaggistiche locali
l’ampliamento e l’integrazione della rete delle aree marine protette e di tutte le altre misure di protezione
l’attrezzamento delle aree porto con infrastrutture ambientali efficienti
la promozione dello sviluppo armonico e ecocompatibile del turismo balneare
X
Approfondire le conoscenze scientifiche e potenziare le azioni di monitoraggio
X
Conseguire la coerenza tra iniziative pubbliche e private e tra tutte le decisioni adottate da pubbliche autorità,
a livello nazionale, regionale e locale, che hanno effetti sull’utilizzo delle zone costiere
Sviluppare ed attuare le politiche integrate di protezione e sviluppo dell’ambiente marino -costiero a
scala sub-regionale, regionale e globale, in cooperazione con gli altri Stati rivieraschi nell’ambito degli Accordi e
delle Convenzioni internazionali in materia
166
X
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
RIFIUTI
Evitare la generazione dei rifiuti
e aumentare
l’efficienza nello
sfruttamento
delle risorse naturali
ragionando
in termini di
ciclo di vita
promuovendo
il riutilizzo e
il riciclaggio
Accrescere la
capacità di offerta, qualità e
efficienza del
servizio di gestione dei rifiuti
Riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti speciali prodotti durante i processi produttivi
X
Riduzione dell’impatto del fine vita dei prodotti (in termini di quantità e di pericolosità del rifiuto)
attraverso:
la diminuzione degli imballaggi
la riduzione degli oggetti “usa e getta”
lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti adatti all’uso multiplo e tecnicamente
durevoli
la riduzione delle sostanze pericolose contenute nei rifiuti, una volta dismessi i prodotti
la realizzazione di centri e reti accreditati di riparazione/riutilizzo dei prodotti
il riuso in loco degli inerti e, ove applicabili, l’adozione di tecnologie a scavi minimi a basso impatto ambientale che garantiscano la minore produzione di inerti per metro di intervento
l’adeguato riciclaggio/smaltimento dei manufatti in amianto
il censimento dei manufatti in amianto/cemento amianto presenti all’interno ed all’esterno delle strutture
l’attuazione della normativa relativa a riutilizzo, riciclaggio e recupero dei RAEE, degli imballaggi e dei
rifiuti da imballaggio, dei veicoli fuori uso
Incentivare la strutturazione di un sistema finalizzato alla produzione di compost pugliese di qualità
X
Incentivare l’utilizzo di materie prime secondarie nel processo produttivo, creando un mercato pronto
ad assorbirle, attraverso:
la definizione di condizioni di appalto che prevedano l’impiego dei materiali recuperati dai rifiuti e di
sostanze e oggetti prodotti, anche solo in parte, con materiali recuperati dai rifiuti, tendendo al 70% in
termini di peso, anche attraverso l’implementazione del GPP
la promozione di strumenti economici, eco-bilanci, sistemi di certificazione ambientale, utilizzo delle
migliori tecniche disponibili, analisi del ciclo di vita dei prodotti, sviluppo del sistema di marchio ecologico
ai fini della corretta valutazione dell’impatto di uno specifico prodotto sull’ambiente durante l’intero
ciclo di vita
il supporto alle filiere produttive collegate ai rifiuti e nello specifico quelle che permettano la trasformazione di rifiuti in materie prime secondarie ed il loro utilizzo all’interno dei cicli produttivi
il supporto alla rigenerazione degli oli esausti: gli oli usati con caratteristiche differenti non dovrebbero
essere miscelati tra loro o con altri tipi di rifiuti o di sostanze se tale miscelazione ne impedisce il trattamento; in particolare il supporto all’utilizzo di oli vegetali come materia prima secondaria
il supporto al trend in crescita (+ 115%) del quantitativo di rifiuti urbani avviati al compostaggio creando
un mercato in grado di assorbire il compost ed incentivando l’autocompostaggio domestico
il riuso in loco degli inerti e l’utilizzo di inerti da filiera corta o provenienti da riutilizzo o riciclo
X
Innovare la tecnologia e l’organizzazione della filiera gestionale e superare le situazioni emergenziali,
attraverso:
l’introduzione di corretti meccanismi di incentivazione finanziaria a sostegno della infrastrutturazione e/o
gestione del servizio, con misure di compensazione che permettano di fornire il servizio anche in aree di
inefficienza del mercato (principalmente nelle aree di Foggia e Taranto)
la razionalizzazione della gestione dei rifiuti urbani e speciali, spingendo verso una raccolta differenziata
per flussi separati in modo da migliorare le attività di recupero e massimizzare le produzione di materie
prime seconde di qualità adeguata
il recupero dei materiali da raccolta differenziata, privilegiando il principio di prossimità agli impianti di
recupero
X
Sostenere ed implementare l’utilizzo del SISTRI
Completare gli interventi di messa in sicurezza e bonifica dei siti contaminati individuati dal Piano delle Bonifiche
Favorire modelli
di ricerca e
sviluppo, produzione e consumo
in grado di sostenere e incentivare
l’indotto economico dei comparti ambientali,
con particolare
riferimento al
comparto rifiuti
Favorire lo sviluppo sostenibile
e la responsabilità sociale degli
attori della gestione dei rifiuti
Favorire l’attivazione di filiere produttive e supportare lo sviluppo di attività collegate di ricerca e innovazione tecnologica nell’uso delle risorse ambientali, e nello specifico del comparto rifiuti
incentivando la ricerca di tecnologie che permettano la trasformazione di rifiuti in materie prime secondarie ed il loro utilizzo nel cicli produttivi
X
X
Incentivare la ricerca per promuovere la messa a punto tecnica di prodotti concepiti in modo da non
contribuire o da contribuire il meno possibile, per fabbricazione, uso o smaltimento, ad incrementare la
quantità o la nocività dei rifiuti e i rischi di inquinamento
Utilizzare la priorità ambientale come fattore di competitività
X
incrementare la responsabilità sociale delle imprese (RSI) per permettere alle imprese di conciliare
obiettivi economici, sociali e ambientali
X
Favorire il passaggio ad un’economia a basso uso di fattori produttivi, basata su tecnologie che consentano un uso razionale delle risorse
X
Combattere il ricorso a sistemi di smaltimento illegale
Combattere la presenza della malavita organizzata nel trasporto e nello smaltimento abusivo dei rifiuti
X
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
167
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
3.3 Focus per l’individuazione delle azioni da monitorare.
A causa della complessità di azioni messe in campo dal PO FESR, intesa come varietà di ambiti
di applicazione ed importo economico complessivo, per massimizzare l’efficacia dell’azione di
monitoraggio è stato necessario effettuare una selezione delle azioni previste dal piano che si è stimato
avere un rilevante effetto su ciascun obiettivo di sostenibilità e che, pertanto, è apparso più opportuno
monitorare.
L’individuazione delle azioni da monitorare è stata effettuata per ciascuna componente ambientale
attraverso una valutazione (quantitativa o qualitativa) della relazione esistente tra le operazioni
finanziate e gli effetti sul contesto di riferimento. Si tratta dunque, partendo dalle valutazioni effettuate
nel Rapporto Ambientale, di stabilire una correlazione tra tipologie di azioni ed effetti ambientali
significativi.
Si è lavorato alla definizione di questa correlazione procedendo con differenti livelli di approfondimento;
si sono valutate in prima battuta le Linee d’Intervento, mettendo da parte quelle i cui impatti sulla
singola componente siano stati ritenuti “poco significativi” o trascurabili, ed approfondendo al livello
delle Azioni quelle ritenute più significative. Gli approfondimenti per singole Azioni sono funzionali,
dunque, alla significatività degli impatti previsti.
Per ciascuna azione o linea di intervento sono stati esaminati i criteri di selezione ambientali che erano
eventualmente già previsti nei bandi. Gli stessi criteri sono stati “revisionati” e integrati da ulteriori
criteri di sostenibilità sulla base dell’analisi degli effetti riscontrati - con la finalità di mitigare gli effetti
negativi e/o di massimizzare gli effetti positivi delle azioni - e sono stati utilizzati nelle attività di
integrazione ambientale del programma (PPA) e/o dei bandi per le azioni di riferimento.
Infine, si è proceduto all’individuazione di idonei indicatori di monitoraggio in grado di rappresentare
l’entità delle trasformazioni indotte dall’attuazione del PO sul contesto. Tale rappresentazione, di tipo
qualitativo o di tipo quantitativo, è utile a verificare se il piano sia in grado di perseguire i propri
obiettivi ambientali e gli ORSA.
Si riporta di seguito, a titolo esemplificativo, l’attività svolta per l’Asse 6- Linea di intervento 6.1.
In Tabella 4 sono sintetizzati i principali effetti ambientali per azione; da tale verifica è risultato utile
monitorare le azioni 6.1.1, 6.1.2, 6.1.4, 6.1.5, 6.1.6, 6.1.9, 6.1.10 e 6.1.11.
Per tali azioni, si riportano in Tabella 5 i criteri ambientali già presenti nel PO e nella VAS e i criteri di
nuova formulazione, definiti durante la redazione del PMA.
168
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
Tabella 4 – Effetti ambientali dell’Asse VI per componente
Linea Azione
6.1.1 - Programmi di
investimento
promossi da
grandi imprese
anche in associazione con
PMI
6.1.2 - Programmi
integrati di
agevolazione
realizzati da
medie imprese
e da consorzi
di PMI
6.1
- Interventi
per
la
competitività
delle
imprese
6.1.4 - Aiuti
agli investimenti delle
micro e piccole
imprese
ARIA
ACQUA
SUOLO
PAESAGGIO E BENI
CULTURALI
Incremento della
concentrazione
di inquinanti a
seguito di un
incremento della
capacità produttiva dell’impresa e
dell’ampliamento
delle attività turistico ricettive
Potenziale incremento dei
consumi idrici
a seguito di
un incremento
della capacità
produttiva
dell’impresa
o dell’attività
turistico ricettiva
Aumento
dell’impermeabilizzazione e del
consumo di
suolo.
Recupero
di aree
degradate e
di fabbricati
esistenti
dimessi
Potenziale
impermeabilizzazione
del suolo a
seguito della
realizzazione
di nuove
strutture
edili (capannoni, edifici,
piazzali, viabilità etc.)
Possibilità
che nuovi
insediamenti
industriali
deturpino il
paesaggio
agricolo
Riduzione del
carico inquinante
emesso a seguito
dell’ammodernamento degli impianti produttivi e
degli impianti collegati all’attività
turistico ricettiva
Potenziale
inquinamento
della falda
a seguito di
incidenti rilevanti
Riduzione dei
consumi idrici
Incremento dei
in seguito
consumi energeti- all’ammoder6.1.5 - Sosteci (termici/elettri- namento degli
gno allo start
ci) a seguito di un impianti e dei
up di microim- incremento della
cicli produttivi
prese di nuova capacità produtcostituzione
tiva dell’impresa/
Riuso dell’acrealizzate da
attività turistico
qua piovana
soggetti svan- ricettiva
per usi comtaggiati
patibili
Migliore efficienza
6.1.6 - Aiuti in energetica a seAdozione di
forma di garan- guito dell’ammo- sistemi di
zia di credito
dernamento degli gestione amimpianti produtti- bientale
6.1.9 - Qualifi- vi e degli immobili
cazione dell’of- ad uso civile.
ferta turistico
Incremento di
– ricettiva
emissioni da
traffico veicolare
6.1.10 - Servizi a seguito dell’inper l’innovazio- cremento della
ne e la compe- capacità produttititività del set- va e dell’aumento
tore turistico
dell’affluenza
turistica
6.1.11 - Aiuti
alle piccole im- Adozione di siprese per prostemi di gestione
getti industriali ambientale
integrati
AMBIENTE MARINO
COSTIERO
Riduzione del carico
inquinante emesso a
seguito dell’ammodernamento degli
impianti produttivi e
degli impianti collegati
all’attività turistico
ricettiva
Incremento dell’inquinamento acustico
per la realizzazione
di nuovi insediamenti
produttivi/ attività
turistico ricettiva e
per il traffico ad essi
Inserimento correlato
delle strutPotenziale imperture ricettive in aree meabilizzazione del
suolo a seguito della
tutelate
Potenziale
realizzazione di nuove
inquinamenstrutture edili (capanto dei terreni
noni, edifici, piazzali,
a seguito
viabilità etc.)
di incidenti
rilevanti
Potenziale inquinamento delle acque marino costiere a seguito
di scarichi a mare e di
incidenti rilevanti
Ulteriore compromissione della qualità
dell’ambiente prossimo
all’area di insediamento e conseguente
compromissione
dell’habitat delle specie
ivi presenti per le aree
industriali e per gli insediamenti turistici
Possibile aumento dei
fenomeni di erosione
e di riduzione degli
apporti e del trasporto
di materiali solidi a
seguito della realizzazione di opere sulla
fascia costiera e lungo
la linea di riva
RIFIUTI
Incremento
della produzione di rifiuti
a seguito di
un incremento
della capacità
produttiva
dell’impresa
o di un incremento dell’afflusso di turisti
Aumento dei
rifiuti da terre
e rocce di scavo
Gestione degli
inerti durante
la realizzazione
delle opere
Possibilità di
massimizzare
il riuso in loco
di terre e rocce
di scavo, e l’utilizzo di inerti
provenienti
da riutilizzo o
riciclo
Riduzione della
produzione
di rifiuti a
seguito di un
ipotetico ammodernamento
degli impianti
produttivi e dei
cicli produttivi
Adozione di
sistemi di
gestione ambientale
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
169
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
Tabella 5 – Criteri ambientali per l’Asse VI
CRITERI VAS PO FESR
1) Premialità in fase di bando per selezionare iniziative che promuovano il risparmio energetico, la gestione sostenibile dei
rifiuti e il recupero degli stessi, il risparmio e la tutela dei corpi idrici , l’introduzione delle BAT di settore, che limitino il
consumo e l’inquinamento del suolo
2) Adesione a sistemi di gestione ambientale -registrazione EMAS e/o certificazioni ambientale di prodotto (es Ecolabel) e a
un “regolamento etico per le imprese”
3) Riduzione di emissioni di CO2, di sostanze acidificanti, e di emissioni odorifere e sonore da parte delle imprese beneficiarie
CRITERI DI SOSTENIBILITA’ INTEGRATIVI (DA PMA)
A1 - Incentivare la definizione di nuovi cicli produttivi che minimizzino le emissioni, a fronte dell’incremento produttivo
(dato qualitativo)
A2 - Ammettere a finanziamento la realizzazione di interventi aggiuntivi di contenimento delle emissioni in atmosfera
(filtri etc) per impianti soggetti ad AIA
A3 - Incentivare gli interventi, nell’ambito dei codici ATECO maggiormente impattanti in termini di emissioni, che ottengano un valore della quantità annua emessa per ogni inquinante per unità di prodotto (kg/unità di prodotto), in concentrazione inferiore del X % rispetto ai valori ottenuti nell’ultima annualità.
E1 - Incentivare la produzione di quota parte dell’energia elettrica/termica necessaria per il funzionamento della struttura da fonti rinnovabili.
E2 - Incentivare l’ammodernamento dei macchinari o la modifica del ciclo produttivo che portino ad una migliore efficienza energetica per unità di prodotto (Kwh/unità di prodotto(anno)
E3 - Incentivare chi effettua o si impegna ad effettuare un AUDIT energetico dell’azienda per individuare i centri di
consumo energetico e pianificare la gestione dell’energia
E6 - Dare premialità o incentivare l’adozione di criteri di sostenibilità ambientale presenti nella L.R. sull’abitare sostenibile
per la realizzazione delle strutture edili
T1 - Incentivare la filiera corta del ciclo produttivo: spostamenti di materie prime e i rifiuti in un’ottica di LCA, per limitare i flussi di traffico.
T2 - Prevedere premialità per le iniziative che prevedono sistemi di mobilità sostenibile per la gestione dei flussi di traffico afferenti all’area: trasporto sostenibile e congiunto (mezzi pubblici e reti ciclopedonali)
G1 Incentivare l’adozione di sistemi di gestione ambientale (preferibilmente EMAS II piuttosto che ISO 14001) o sistemi di
cerificazione di prodotto (ECOLABEL etc.) o analisi del ciclo di vita del processo produttivo.
G2 - Incentivare lo sviluppo e la diffusione di Tecnologie per il miglioramento e la qualificazione delle performance ambientali, con particolare attenzione all’intero ciclo di vita del prodotto/servizio
Rif2 - Incentivare la definizione di nuovi cicli produttivi che minimizzino la produzione di rifiuti, a fronte dell’incremento
produttivo (dato qualitativo)
Rif2/a - Incentivare gli interventi, nell’ambito dei codici ATECO maggiormente impattanti in termini di produzione di
rifiuti, che ottengano un valore della quantità annua di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi prodotti per unità di
prodotto (kg/unità di prodotto), in concentrazione inferiore del X % rispetto ai valori ottenuti nell’ultima annualità.
Rif3 - Dare premialità ad impianti produttivi che chiudano il ciclo dei rifiuti prevedendo la fabbricazione di nuovi prodotti
finiti a partire da materie prime secondarie da recupero/riciclo e che collochino gli scarti di produzione in altri ulteriori
cicli produttivi
Rif4 - Dare premialità alla realizzazione di prodotti che prevedano, a valle dell’investimento proposto, una riduzione
dell’imballaggio per unità di prodotto
Rif 6 - Disincentivare la realizzazione di prodotti usa e getta
Rif 7 - Dare premialità alla realizzazione di prodotti a basso contenuto di sostanze nocive e che riducano il rischio di impatto in fase di riuso, riciclo o smaltimento del prodotto stesso
Rif8 - Incentivare la realizzazione di centri di raccolta e trasformazione dei rifiuti da RD che prevedano processi di trasformazione in materie prime secondarie per l’utilizzo diretto in altri processi industriali
170
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
GR 1 - Incentivare la realizzazione di centri e di reti accreditate per la riparazione/riutilizzo dei prodotti
GR 5 - Sostenere l’utilizzo del sistema SISTRI
GR7 - Richiedere, nella gestione delle strutture, una raccolta differenziata spinta e per flussi separati
Rif 10 - Massimizzare il riuso in loco degli inerti e, ove applicabili, adottare tecnologie a scavi minimi a basso impatto ambientale che garantiscano la minore produzione di inerti per metro di intervento
Rif 10/a - Massimizzare l’utilizzo di inerti da filiera corta o provenienti da riutilizzo o riciclo
Rif 11 - Riciclare/smaltire adeguatamente i manufatti in amianto, seguendo le indicazioni del piano di smaltimento dell’amianto
Rif 12 - Supportare il censimento dei manufatti in amianto/cemento amianto presenti all’interno ed all’esterno delle strutture che richiedono finanziamento
Rif 15 - Incentivare, nelle azioni di comunicazione e promozione, la dematerializzazione delle informazioni da veicolare e la
sostituzione di beni con servizi
I4 Premialità per interventi infrastrutturali coerenti con le “Linee guida per la qualificazione paesaggistica e ambientale delle
infrastrutture” allegato al PPTR.
P1 Premialità per interventi che prevedano la riqualificazione paesaggistica di ambiti degradati (es.zone costiere interessate
da edificazione abusiva, aree industriali in dismissione...) ;
P5 Premialità per interventi redatti secondo le Linee Guida Linee guida sulla progettazione di aree produttive paesaggisticamente ed ecologicamente attrezzate (A.P.P.E.A.) allegate al PPTR ;
ES1 Dare premialità a interventi che prevedano il recupero-riqualificazione di manufatti esistenti per l’insediamento delle
nuove funzioni;
T5 Premialità per interventi integrati con sistemi infrastrutturali per la mobilità sostenibile (reti ciclo-pedonali, programmi di
trasporto pubblico).
EN2 Premialità per interventi che prevedano l’inserimento di aree verdi, anche attrezzate, anche per la mitigazione dell’impatto visivo delle strutture edilizie
S2 Premialità per interventi che prevedano l’incremento delle superfici permeabili
AC2 - Incentivare soluzioni che consentano la riduzione dei prelievi di acque sotterranee (adeguati volumi di accumulo per
la riduzione delle portate emunte, utilizzo di fonti alternative, ecc.)
AC4 -Nella realizzazione di parcheggi e piazzali, garantire trattamenti delle acque adeguati all’estensione e alla permeabilità
delle superfici occupate, ai fini della tutela delle falde sotterranee rispetto a fenomeni di infiltrazione di agenti inquinanti
AC5 - Promuovere soluzioni impiantistiche che consentano di ridurre i carichi inquinanti provenienti da insediamenti produttivi e turistici
AC7 - Per interventi ricadenti in aree attigue ad “acque a specifica destinazione” e aree sensibili, privilegiare le soluzioni progettuali e gestionali che concorrano alla tutela delle stesse e/o alla mitigazione delle specifiche criticità
Rif. AC 10 - Premialità per interventi che consentano prioritariamente il riciclo dell’acqua e l’utilizzo di acqua reflua depurata per gli usi non potabili
AC 11 - Nella progettazione e realizzazione delle opere tendere al raggiungimento dell’invarianza idraulica rispetto alle condizioni pre-insediative minimizzando le superfici impermeabili e prevedendo sistemi di accumulo, laminazione ed infiltrazione delle acque meteoriche
Rif. AC 18 - Incentivare piantumazioni con specie poco idroesigenti e a basso utilizzo di fertilizzanti e fitofarmaci, laddove
non vi siano adeguati volumi di acque non potabili a disposizione
AC 20 - Prevedere sistemi e soluzioni finalizzati al risparmio idrico, alla riduzione degli sprechi ed al recupero e riutilizzo
dell’acqua, con eventuale presenza di sistemi di monitoraggio
AC21 Promuovere sistemi di gestione idrica efficiente e sostenibile basati sull’analisi delle fonti di approvvigionamento
AC 22 - Promuovere la produzione e l’utilizzo di prodotti di cui sia nota l’”impronta idrica” optando per quelli che minimizzano tale parametro
AC 23 - Valutare con modalità trasparenti l’idroesigenza di ampliamenti e/o nuovi processi produttivi
M3 - Premialità per l’implementazione di dispositivi di monitoraggio/controllo quali quantitativo delle risorse idriche (contabilizzazione idrica, monitoraggio effluenti etc.)
AMC9 - Premialità per le strutture turistiche e produttive che si insediano al di fuori della fascia costiera
Legenda:
Axx
ACxx
AMCxx
Bxx
Exx
ESxx
Gxx
Aria
Acque
Ambiente Marino Costiero
Biodiversità
Energia
Edilizia Sostenibile
Gestione Ambientale
GRxx
Ixx
Mxx
Pxx
Rxx
Rifxx
Sxx
Txx
Gestione Rifiuti
Infrastrutture
Monitoraggio
Paesaggio e beni culturali
Ricerca
Rifiuti
Suolo
Trasporti
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
171
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
3.4 Identificazione degli indicatori di sostenibilità ambientale per il programma
Il monitoraggio del piano, ovvero della sua attuazione e della sua capacità di incidere sul contesto di
riferimento, si compone di due attività distinte:
 la prima descrive lo stato di attuazione del piano (azioni, misure di mitigazione e/o compensazione)
e prevede l’uso di indicatori di processo (in parte già individuati nell’ambito del PO FESR 20072013);
 la seconda interpreta il contributo dell’attuazione del piano sullo scenario di riferimento e può
essere effettuata facendo ricorso all’uso di specifici indicatori di contributo alla variazione del
contesto, in grado di registrare e valutare l’entità dell’impatto del PO sul contesto di riferimento
e quindi, sui suoi obiettivi di sostenibilità ambientale. Gli indicatori di variazione del contesto
descrivono infatti gli effetti sul contesto ambientale attribuibili all’attuazione del Programma e
sono elaborati a partire dagli indicatori di processo
Come già detto, la individuazione degli indicatori di processo e di variazione del contesto è stata effettuata
solo sul set di azioni individuato a valle del focus operato in precedenza su tutte le azioni del piano.
La Tabella 6 mostra la scheda di monitoraggio tipo utile a correlare tra di loro obiettivi di sostenibilità,
azioni di piano selezionate ed indicatori.
Obiettivi di
sostenibilità
(generali e
specifici)
Azioni di
piano
Effetto
delle azioni
sull’obiettivo
specifico
Criteri ambientali correlato al
raggiungimento
dell’obiettivo
Obiettivo di
sostenibilità
generale
Indicatori di processo / contributo
Indicatori di contesto
Contributo del piaIndicatore di contesto
no all’indicatore di
generale
contesto generale
Azioni verso
l’obiettivo
(+)
Azione 1
Obiettivo di
sostenibilità
correlato 1
Azioni contro
l’obiettivo (-)
Azione 1
Contributo del piano
all’indicatore correlato 1
Indicatore di contesto
correlato 1
…
…
…
Azione n
…
…
…
Tabella 6 – Scheda di monitoraggio
Per ogni indicatore di sostenibilità individuato è stata elaborata una scheda riassuntiva contenente
tutte le informazioni utili al suo popolamento.
A titolo esemplificativo, si riporta in Tabella 7 un estratto dal PMA Aria con la scheda di monitoraggio
per l’Obiettivo generale “Ridurre le emissioni dei principali inquinanti” e dell’Obiettivo specifico “Ridurre
le emissioni di IPA e diossine e furani” e in Tabella 8 la scheda indicatore “Ton di IPA, Diossine e Furani
emesse, per nuovi interventi e impianti esistenti”.
172
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
Tabella 7 – Indicatori per l’obiettivo “Ridurre le emissioni dei principali inquinanti” – Report ARIA
Obiettivo generale: Ridurre le emissioni dei principali inquinanti
Obiettivo
specifico
Azione
Effetto
dell’azione
sull’obiettivo specifico
Criterio ambientale
correlato al raggiungimento dell’obiettivo
A3- Incentivare gli interventi,
nell’ambito dei codici ATECO
maggiormente impattanti in
termini di emissioni, che ottengano un valore della quantità
annua emessa per ogni inquinante per unità di prodotto (kg/
unità di prodotto), in concentrazione inferiore del X % rispetto
ai valori ottenuti nell’ultima
annualità.
Ridurre le
emissioni
di IPA e
diossine e
furani principalmente
nell’area di
Taranto
Incremento
della concentrazione di IPA
e diossine a
seguito di un
incremento
della capacità
produttiva
dell’impresa
Azione 6.1.1
(-)
Azione 6.1.2
(-)
Ipotetico
ammodernamento
degli impianti
produttivi e
conseguente
riduzione del
carico inquinante emesso
Adozione di
sistemi di
gestione ambientale
Indicatore di
processo/contributo
Ton di IPA,
diossine e furani
emessi per i
nuovi interventi
e gli impianti
esistenti
Fonti per il popolamento
Indicatore
di contesto
correlato
Beneficiario fornisce informazioni in merito a:
- quantità inquinanti
emessi (per ciascun
inquinante)
- concentrazione per
ogni inquinante (in
riferimento all’ultimo
campionamento effettuato)
- ore di funzionamento
dell’impianto
- portata media riferita
al campionamento
indicato
- produzione (kg, num.
pezzi, ecc..) pre e post
investimento.
Per i nuovi impianti
le stesse informazioni
verranno richieste sotto
forma di stima.
Num di interventi di ammodernamento
degli impianti
finalizzato al
contenimento
delle emissioni
Beneficiario
A1 - Incentivare la definizione
di nuovi cicli produttivi che
minimizzino le emissioni di
IPA, diossine e furani, a fronte
dell’incremento produttivo
Num di nuovi
cicli produttivi
che minimizzano
le emissioni di
IPA, diossine e
furani, a fronte
dell’incremento
produttivo
Beneficiario
A2 - Ammettere a finanziamento interventi aggiuntivi di
contenimento delle emissioni in
atmosfera (filtri etc) per impianti soggetti ad AIA.
Num di interventi che
finanziano l’ammodernamento
dei sistemi di
filtraggio dei
fumi
Beneficiario (formulario)
G1 - Incentivare l’adozione di
sistemi di gestione ambientale
(preferibilmente EMAS II piuttosto che ISO 14001) o sistemi di
certificazione di prodotto (ECOLABEL etc.) o analisi del ciclo di
vita del processo produttivo.
Num di aziende
già certificate
che richiedono
un finanziamento
Beneficiario
Num di aziende
che richiedono
un finanziamento per la certificazione
Beneficiario
Ipa e diossine
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
173
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
Tabella 8 – Scheda indicatore “Ton di IPA, Diossine e Furani emesse, per nuovi interventi e impianti
esistenti” – Report ARIA
Nome dell’indicatore
Descrizione dell’indicatore
Tipo di indicatore
Ton di IPA, Diossine e Furani emesse, per nuovi interventi e impianti esistenti
L’indicatore quantifica le emissioni di IPA, Diossine e Furani emesse prodotte o evitate
dall’investimento proposto
Contributo
Unità di misura
Ton
Azioni associate
Azione 6.1.1 Azione 6.1.2
Fonti per il popolamento:
Soggetto fornitore del
dato
Beneficiario fornisce informazioni in merito a:
- quantità inquinanti emessi (per ciascun inquinante)
- % di adozione/attuazione delle BAT nel caso di impianti soggetti ad AIA;
- concentrazione per ogni inquinante (in riferimento all’ultimo campionamento effettuato)
- ore di funzionamento dell’impianto
- portata media riferita al campionamento indicato
- produzione (kg, num. pezzi, ecc..) pre e post investimento.
Per i nuovi impianti le stesse informazioni verranno richieste sotto forma di stima.
beneficiario
Modalità di acquisizione
del dato e momento della
acquisizione
Dato richiesto all’istante previa firma del disciplinare e successiva elaborazione da parte
dell’AA
Modalità di elaborazione
dal dato
Nel caso in cui l’istante non produca le informazioni in merito alla quantificazione delle
emissioni, si procederà ad una stima:
La stima delle emissioni passa attraverso i fattori di emissione individuati per unità di prodotto/trattamento ed individuati nell’ambito inventario delle emissioni INEMAR.
Il dato sulla produzione consentirà di poter effettuare un’analisi delle emissioni per unità di
prodotto.
Indicatore di contributo
correlato
Variazione delle emissioni di IPA Diossine e Furani
Modalità di correlazione
tra indicatore di processo
e indicatore di contributo
Indicatore di contesto
correlato
Nessuna
Inquinanti: IPA, Diossine e Furani
In Tabella 9 si riporta l’elenco completo degli indicatori di sostenibilità definiti nel PMA, con l’evidenza del report
tematico a cui fanno riferimento e del numero di azioni che ciascuno di essi monitora.
174
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
Tabella 9 – Elenco degli indicatori di sostenibilità ambientale per il programma
Codifica per
tematica di
riferimento
ACQUE
ACQUE
ACQUE
ACQUE
ACQUE
ACQUE
ACQUE
MONITORAGGIO
ACQUE
ACQUE
ACQUE
ACQUE
RICERCA
ACQUE
ACQUE
ACQUE
MONITORAGGIO
AMBIENTE MARINO COSTIERO
AMBIENTE MARINO COSTIERO
AMBIENTE MARINO COSTIERO
AMBIENTE MARINO COSTIERO
AMBIENTE MARINO COSTIERO
Indicatore ambientale di programma
N° di impianti di depurazione adeguati-realizzati
N° di interventi di risanamento, bonifica ambientale, MISP
N° di interventi di tutela, risanamento, valorizzazione di ambienti acquatici*
N° di interventi di infrastrutturazione fognaria
N° di interventi di collettamento, trattamento e
recapito/stoccaggio delle acque meteoriche
Variazione dei prelievi da falda
N° di interventi ricadenti in aree con specifiche
problematiche/valenze correlabili alle risorse
idriche
Sistemi di monitoraggio/controllo quali-quantitativo delle risorse idriche
N° di interventi di infrastrutturazione idrica
N° di interventi di riciclo-riutilizzo di acque depurate
Volume di reflui trattati / A.E. civili-industriali
serviti
Variazione impronta idrica per unità di prodotto
N° di progetti per la ricerca e l’implementazione
di prodotti/processi finalizzati alla riduzione
dell’impronta idrica
N° di azioni di comunicazione e promozione
orientate all’uso sostenibile della risorsa acqua
N° di interventi che prevedono la valutazione
dell’impronta idrica
N° di interventi in grado di aumentare la resilienza di territori e comunità rispetto ai rischi
correlati alle acque
Servizi di informazione, monitoraggio e controllo
delle risorse idriche e della difesa del suolo attivati
Interventi di realizzazione o potenziamento di
impianti di depurazione con recapito finale in
mare
Impianti adeguati con recapito in mare/impianti
con recapito in mare
Interventi di completamento, adeguamento ed
ottimizzazione delle infrastrutture fognarie e
depurative negli agglomerati urbani costieri e/o
nelle aree produttive costiere
Aree marine costiere prospicienti “acque a specifica destinazione” o aree sensibili (ANP e Rete
Natura 2000) messe in sicurezza e bonificate
(num e kmq)
Opere di difesa della costa realizzate (num e/o
km)
unità
di misura
Tipologia
Report
Num. di azioni
monitorate
num
processo
Acqua
8
num
processo
Acqua
6
num
processo
Acqua
5
num
processo
Acqua
8
num
processo
Acqua
15
mc/
anno
contributo
Acqua
1
num
processo
Acqua
32
num
processo
Acqua
10
num
processo
Acqua
9
num
processo
Acqua
21
mc, ae
contributo
Acqua
17
l-mc,
num
processo
Acqua
5
num
processo
Acqua
6
num
processo
Acqua
2
num
processo
Acqua
16
num
processo
Acqua
12
num
processo
Acqua
2
num,
a.e.
totali
trattati
processo
AMC
1
%
processo
AMC
1
num,
a.e.
processo
AMC
7
num,
kmq
processo
AMC
1
num,
km
processo
AMC
17
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
175
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
Codifica per
tematica di
riferimento
AMBIENTE MARINO COSTIERO
INFRASTRUTTURE
BIODIVERSITÀ
RICERCA
AMBIENTE MARINO COSTIERO
MONITORAGGIO
AMBIENTE MARINO COSTIERO
AMBIENTE MARINO COSTIERO
SUOLO
AMBIENTE MARINO COSTIERO
AMBIENTE MARINO COSTIERO
AMBIENTE MARINO COSTIERO
AMBIENTE MARINO COSTIERO
GESTIONE AMBIENTALE
BIODIVERSITÀ
TRASPORTI
BIODIVERSITÀ
PAESAGGIO
Tipologia
Report
Num. di azioni
monitorate
num,
km
processo
AMC
14
%
processo
AMC
Paesaggio
10
num,
local
processo
AMC
13
num
processo
AMC
4
processo
AMC
1
processo
AMC
1
num
processo
AMC
5
num
processo
AMC
5
num
processo
AMC
3
num
processo
AMC
1
%
processo
AMC
1
%
processo
AMC
5
Aree costiere sabbiose riqualificate
km
processo
AMC
6
Strutture certificate
num
processo
AMC
6
num
processo
AMC
3
num
processo
AMC
3
num
processo
AMC
1
num
processo
AMC
9
Opere realizzate in adiacenza ad “acque a specifica destinazione” e/o aree sensibili (ANP, rete
natura 2000)
Infrastrutture potenziate e/o realizzate in adiacenza a opere esistenti / totale delle infrastrutture finanziate
Interventi di riqualificazione paesaggistica e
ambientale (all’interno della rete ecologica e/o in
aree naturali protette)
N° di progetti di ricerca inerenti la gestione ambientale dell’ambiente marino costiero
Aree costiere messe in sicurezza e bonificate
Dispositivi di allerta previsti in azioni di monitoraggio
Nuovi insediamenti produttivi e turistici realizzati
in ambito costiero
Ammodernamenti di insediamenti produttivi e
turistici costieri realizzati
Interventi realizzati con tecniche di ingegneria
naturalistica
Porti attrezzati con servizi ambientali
Rapporto tra strutture portuali fisse e strutture
leggere
Strutture realizzate fuori dalla fascia costiera /
strutture realizzate
Interventi di promozione e valorizzazione degli
ambienti naturali
Interventi con sistemi di mobilità sostenibile (in
aree costiere)
Servizi per la fruizione sostenibile degli ambienti
naturali
Interventi coerenti con criteri di inserimento paesaggistico (aree costiere)
num,
kmq
num,
kmq
PAESAGGIO
Interventi di riqualificazione urbana
num
processo
AMC
Paesaggio
4
MONITORAGGIO
Programmi di monitoraggio
num
processo
AMC
2
RICERCA
Studi sullo stato delle componenti ambientali
1
Idroesigenza
processo
processo/
contributo
AMC
ACQUE
num
Kmc/
anno
Acqua
13
Ton
contributo
Aria
1
kWh/
anno
processo
Aria
7
num
processo
Aria
4
Mc/
anno
processo
Aria
1
ARIA
ENERGIA
ENERGIA
ENERGIA
176
unità
di misura
Indicatore ambientale di programma
Emissioni di inquinanti, CO2 e N2O evitate attraverso interventi di risparmio energetico e cogenerazione ad alto rendimento
Energia risparmiata con interventi di efficienza
energetica
Num. di interventi di ammodernamento degli
impianti finalizzato al contenimento dei consumi
energetici
kWh/anno prodotti dalla combustione del biogas
recuperato
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
Codifica per
tematica di
riferimento
Indicatore ambientale di programma
unità
di misura
Tipologia
Report
Num. di azioni
monitorate
RIFIUTI
Num. di impianti di compostaggio anaerobico
con recupero di metano e produzione di energia
num
processo
Aria
1
ARIA
Ton di gas climalteranti emessi: CO2, N2O, CH4
Ton
processo
Aria
4
Ton
contributo
Aria
2
Ton
contributo
Aria
4
num
processo
Aria
4
num
processo
Aria
4
num
processo
Aria
4
num
processo
Aria
Rifiuti
21
Num di aziende che effettuano AUDIT energetico
num
processo
Aria
9
Num di aziende che effettuano il LCA dei propri
processi produttivi
num
processo
Aria
Rifiuti
5
ENERGIA
Kwh/anno (termici/elettrici) prodotti da fonti
rinnovabili
Ton
processo
Aria
12
BIODIVERSITÀ
Ha di piantumazioni realizzate
Ha
processo
Aria
Paesaggio
14
RIFIUTI
Num di aziende che movimentano materie prime
e rifiuti entro un raggio di 70 km (filiera corta)
Num di progetti che prevedano la movimentazione dei rifiuti entro un raggio di 70 km (filiera
corta)
num
processo
Aria
Rifiuti
8
TRASPORTI
Num di interventi con sistemi di mobilità sostenibile
num
processo
Aria
Paesaggio
16
Ton
processo
Aria
2
%
processo
Aria
2
%
processo
Aria
2
km
processo
Aria
2
km
processo
Aria
2
Num
mezzi,
%
processo
Aria
1
km
processo
Aria
Paesaggio
16
num
processo
Aria
1
Ton
contributo
Rifiuti
5
num
contributo
Rifiuti
5
ARIA
ARIA
ARIA
ARIA
ARIA
GESTIONE AMBIENTALE
GESTIONE AMBIENTALE
GESTIONE AMBIENTALE
TRASPORTI
TRASPORTI
TRASPORTI
TRASPORTI
TRASPORTI
TRASPORTI
Ton di IPA, Diossine e Furani emesse, per nuovi
interventi e impianti esistenti
Tonnellate di emissioni di ogni inquinante a
seguito dell’investimento, per nuovi interventi e
impianti esistenti
Num di interventi di riduzione dell’utilizzo di gas
fluorurati ad effetto serra
Num di interventi di ammodernamento degli impianti finalizzato al contenimento delle emissioni
Num di interventi che finanziano l’ammodernamento dei sistemi di filtraggio dei fumi
Num di aziende già certificate che richiedono un
finanziamento
Num di aziende che richiedono un finanziamento
per la certificazione
Ton merci movimentate in ingresso e in uscita
per ferrovia sul tot delle modalità (strada, ferro,
nave)
Frequenza di utilizzazione dei treni (%)
Km di infrastrutture ferroviarie elettrificate realizzate
Estensione linea adeguata (Km)
Km di metropolitane leggere e/o di treno-tram
realizzati
Num di mezzi elettrici o a idrometano finanziati
% mezzi pubblici elettrici o a idrometano / tot
mezzi in circolazione
% mezzi pubblici a bassa emissione / tot mezzi in
circolazione
TRASPORTI
Km di piste ciclabili realizzate
EDILIZIA SOSTE-
Num. di interventi con criteri tratti dalla LR
sull’abitare sostenibile
Variazione delle Ton di rifiuti speciali pericolosi e
non pericolosi prodotti pre e post investimento
Num di interventi di ammodernamento degli
impianti finalizzati al contenimento della produzione di rifiuti speciali
NIBILE
RIFIUTI
RIFIUTI
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
177
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
Codifica per
tematica di
riferimento
RIFIUTI
RIFIUTI
RIFIUTI
RIFIUTI
RIFIUTI
RIFIUTI
RIFIUTI
RIFIUTI
RIFIUTI
RIFIUTI
RIFIUTI
RIFIUTI
RIFIUTI
RIFIUTI
RIFIUTI
RIFIUTI
178
Indicatore ambientale di programma
Numero di impianti produttivi che prevedano la
fabbricazione di nuovi prodotti finiti a partire da
materie prime secondarie da recupero/riciclo
Ton di materie prime secondarie utilizzate nel
processo produttivo
Variazione delle Ton di fanghi conferiti in discarica pre e post investimento
Ton di rocce da scavo conferite in discarica:
intese come ton di rocce da scavo conferite in
discarica sul totale delle rocce da scavo prodotte
dall’intervento
Ton di inerti da riutilizzo o riciclo/ton di inerti
utilizzate
Numero di progetti presentati che prevedono la
riduzione dell’imballaggio del prodotto finito a
valle dell’investimento e quantificazione della
riduzione di imballaggi prodotti o necessari al
prodotto
Numero di progetti presentati che annoverano la
realizzazione di prodotti usa e getta
Numero di progetti presentati che prevedono:
- l’utilizzo di prodotti con minor imballaggio per
unità di prodotto
- il minor utilizzo possibile di prodotti usa e getta
e quantificazione della riduzione di imballaggi/
prodotti usa e getta smaltiti
Numero di progetti presentati che annoverano
la produzione di prodotti a basso contenuto di
sostanze nocive (con particolare attenzione alle
apparecchiature elettroniche che produrranno
RAEE)
Numero di progetti presentati che prevedano la
realizzazione di centri di raccolta e trasformazione dei rifiuti da Raccolta Differenziata che
effettuino la trasformazione del rifiuto in materia
prima secondaria che si presti ad un utilizzo diretto in un processo di lavorazione industriale
Ton di materie prime secondarie prodotte dall’impianto
Numero ed estensione delle strutture contenenti
amianto presenti nei manufatti
Ton di sostanze contaminate inviate a smaltimento / ton totali di sostanze contaminate
Numero di progetti presentati che annoverano
l’utilizzo ammendante compostato
Numero di centri e di reti accreditate per la riparazione/riutilizzo dei prodotti, previsti nei progetti
Numero di progetti che presentano la pianificazione di una raccolta differenziata spinta e per
flussi separati
Num di progetti che prevedano servizi di raccolta
differenziata spinta in aree di inefficienza
Numero di progetti presentati che annoverano
una corretta valorizzazione delle biomasse
Ton di biomassa sottoposta ad autocompostaggio
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
unità
di misura
Tipologia
Report
Num. di azioni
monitorate
num,
ton
processo
Rifiuti
5
Ton
contributo
Rifiuti
2
Ton
contributo
Rifiuti
29
Ton
contributo
Rifiuti
29
num,
ton
contributo
Rifiuti
5
num
processo
Rifiuti
5
num,
ton
contributo
Rifiuti
14
num,
ton
processo
Rifiuti
5
num,
ton
processo
Rifiuti
9
num,
mq
processo
Rifiuti
19
Ton
contributo
Rifiuti
1
num
processo
Rifiuti
8
num
processo
Rifiuti
8
num
processo
Rifiuti
2
num
processo
Rifiuti
1
num,
ton
processo
Rifiuti
7
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
Codifica per
tematica di
riferimento
RIFIUTI
GESTIONE AMBIENTALE
PAESAGGIO
BIODIVERSITÀ
BIODIVERSITÀ
SUOLO
EDILIZIA SOSTENIBILE
PAESAGGIO
PAESAGGIO
PAESAGGIO
PAESAGGIO
RICERCA
ACQUE
PAESAGGIO
PAESAGGIO
BIODIVERSITÀ
ACQUE
INFRASTRUTTURE
PAESAGGIO
SUOLO
Indicatore ambientale di programma
% di rifiuto indifferenziato raccolto rispetto al
totale dei rifiuti prodotti nella gestione delle
strutture
Numero di flussi differenziati in più nella gestione delle strutture rispetto a quelli previsti dal
sistema di raccolta comunale
Numero di progetti presentati che adottano
procedure o criteri di Green Public Procurement
(GPP)
Variazione della frammentazione del paesaggio
dovuta alle nuove infrastrutture
N° ed estensione di spazi verdi realizzati a mitigazione lungo le infrastrutture
N° ed estensione di reti ecologiche (reti verdi e
blu) realizzate in ambito urbano
Consumo di suolo naturale e/o agricolo
N° di interventi di recupero e rifunzionalizzazione
di manufatti esistenti
N° di manufatti realizzati in ambito extraurbano
Km di infrastrutture ricadenti in ambiti di valenza
ecologica e paesaggistica /totale km realizzati
N° di interventi in aree ad alta visibilità/N° di
interventi totali
Variazione dell’esperienza del paesaggio rurale
N° di progetti di ricerca per la conservazione e
valorizzazione del patrimonio storico-architettonico e paesaggistico
N° di impianti di fitodepurazione realizzati
N° di interventi di riqualificazione paesaggistica
e ambientale
N° di interventi coerenti con criteri di inserimento paesaggistico
N° di interventi di valorizzazione della rete ecologica regionale
N° di interventi di infrastrutturazione idrica e
fognaria in ambiti “compromessi”
N° di porti turistici realizzati
Num di reti di beni culturali promosse
Incremento (%) di aree soggette a rischio idrogeologico ricadenti in Comuni/Province dotate di
piani di protezione civile
unità
di misura
Tipologia
Report
Num. di azioni
monitorate
%num
processo
Rifiuti
8
num
processo
Rifiuti
16
processo
Paesaggio
5
processo
Paesaggio
10
Sup
media
delle
patches
su
elaborazione
cartografica
num,
kmq
num,
kmq
Ha
processo
Paesaggio
4
contributo
Paesaggio
15
num
processo
Paesaggio
15
num
contributo
Paesaggio
8
%
processo
Paesaggio
3
%
processo
Paesaggio
20
superficie
media
contributo
Paesaggio
18
num
processo
Paesaggio
4
num
processo
Paesaggio
1
num
processo
Paesaggio
8
num
processo
Paesaggio
17
num
processo
Paesaggio
11
num
processo
Paesaggio
1
num
processo
Paesaggio
1
num
processo
Paesaggio
4
%
contributo
Suolo
2
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
179
REGIONE PUGLIA - PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ASSE VI PIA TURISMO
Codifica per
tematica di
riferimento
RICERCA
RICERCA
RICERCA
SUOLO
SUOLO
SUOLO
SUOLO
SUOLO
SUOLO
Indicatore ambientale di programma
Numero di progetti di sviluppo sperimentale/
attività di ricerca industriale finalizzati alla produzione/innovazione di prodotti o processi produttivi e/o logistici in grado di ridurne l’impatto
sul suolo
Numero di aziende che implementano innovativi
prodotti/processi produttivi e/o logistici in grado
di ridurre l’impatto delle attività sul suolo
Numero di reti di laboratori pubblici di ricerca
o di progetti strategici congiunti imprese/enti
di ricerca sviluppati (nei settori Tecnologie per
l’energia e l’ambiente, Logistica, Agroalimentare,
Biotecnologie per la
salute dell’uomo), la cui ricerca può direttamente
o indirettamente contribuire a favorire un utilizzo
ed una gestione sostenibile del suolo
Numero di piani di protezione civile redatti/
aggiornati
Estensione aree soggette a rischio idrogeologico
(individuate nel PAI) ricadenti in aree interessate
da piani di protezione civile
Incremento (%) di aree soggette a rischio idrogeologico (individuate nel PAI) ricadenti in aree
interessate da piani di protezione civile
Potenziamento delle dotazioni organiche, strutturali e tecnologiche (espresso in termini economici o di numero di personale impiegato) del
servizio di Protezione Civile a livello comunale,
provinciale e regionale
Aree dismesse recuperate (o di aree naturali sottratte alla trasformazione/impermeabilizzazione)
Variazione (%) della superficie di aree dismesse
(o di aree naturali trasformate/impermeabilizzate)
unità
di misura
Tipologia
Report
Num. di azioni
monitorate
num
processo
Suolo
3
num
contributo
Suolo
3
num
processo
Suolo
3
num
processo
Suolo
2
mq
contributo
Suolo
2
%
contributo
Suolo
2
num
contributo
Suolo
1
num,
mq
processo
Suolo
1
%
contributo
Suolo
1
3.5 Analisi dei risultati e restituzione dell’attività di monitoraggio
L’ultima delle fasi previste è relativa alla interpretazione e valutazione dei dati raccolti e alla diffusione
dei risultati. L’analisi delle informazioni e dei dati ed il confronto con gli obiettivi di sostenibilità
individuati può consentire di evidenziare le eventuali problematiche, di identificare le cause che
possano averle indotte e di proporre eventuali azioni correttive per le successive fasi di attuazione.
Sinora, è stato prodotto il Focus di monitoraggio: ASSE VI – L.d.I. 6.1 – Azione 6.1.9 – “Regolamento
dei regimi di aiuto in esenzione per le imprese turistiche” (PIA TURISMO), utile a sperimentare
la metodologia adottata all’interno del Piano di monitoraggio ambientale del PO FESR e i contenuti dei
Report tematici sinora prodotti, attraverso il popolamento degli indicatori di sostenibilità individuati.
180
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
DOCUMENTO 4
REGIONE PUGLIA
Assessorato alla Qualità dell’Ambiente
Autorità Ambientale PO FESR 2007-2013
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
ASSE VI – Linea di Intervento 6.9 – Azione 6.9.1
“PIA TURISMO”
Maggio 2012
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
Regione Puglia
Assessorato alla Qualità dell’Ambiente
Autorità Ambientale Regionale
Via delle Magnolie 6/8 – Zona Industriale
70026 Modugno (BA)
Tel. 080 5403912
Tel / Fax 080 5404365
[email protected]
http://ecologia.regione.puglia.it/
Documento a cura di
Lidia Alifano (*)
Michele Chieco (*)
Hanno collaborato
Adolfo Camposarcone (*)
Michele Chieco (*)
Claudia de Robertis (*)
Giuseppe Orlando (*)
Fausto Pizzolante (*)
Serena Scorrano (*)
Erminia Sgaramella (**)
Coordinamento Struttura di supporto
Giuseppe Angelini
Autorità ambientale
Antonello Antonicelli
(*) Struttura di Supporto all’Autorità Ambientale
(**) PON GAT, POAT Ambiente Linea 3
182
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
INDICE
1.
PREMESSA E OBIETTIVI DEL DOCUMENTO
184
2.
PIA TURISMO
186
3.
Allegato 1 – Modello di Scheda di Sostenibilità Ambientale
187
Allegato 2 – Autocertificazione attestante il regime
giuridico dell’area oggetto di intervento
190
Allegato 3 – Istanze pervenute in risposta all’Avviso Pubblico
191
Allegato 4 – Localizzazione delle istanze pervenute in risposta all’Avviso Pubblico
192
SPERIMENTAZIONE DEL PMA
193
3.1. PMA ARIA
194
3.2. PMA ACQUA
198
3.3. PMA AMBIENTE MARINO COSTIERO
202
3.4. PMA PAESAGGIO E BENI CULTURALI
206
3.5. PMA RIFIUTI
209
3.6 Conclusioni
211
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
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REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
1. PREMESSA E OBIETTIVI DEL DOCUMENTO
Il monitoraggio ambientale, prendendo avvio dalla VAS del PO FESR, si propone quale strumento di
aggiornamento in continuo del quadro di conoscenza da questa delineato, utile a verificare l’effettiva
sostenibilità ambientale del programma ed eventualmente a fornire indicazioni per la riprogrammazione
di interventi e risorse.
Il PMA si propone infatti di verificare e stimare il grado di sostenibilità delle azioni previste
dal PO, attraverso la definizione di un set di obiettivi ed indicatori di sostenibilità ambientale, di
intercettare eventuali impatti negativi, individuandone le cause per adottare opportune misure di
ri-orientamento e di descrivere e quantificare gli effetti positivi del Programma, segnalando azioni
meritevoli di ulteriore impulso.
A gennaio 2011 l’AA, d’intesa con l’AdG, ha prodotto il Documento metodologico per il PMA, che
definisce struttura, soggetti interessati e fasi operative del Piano di Monitoraggio Ambientale.
All’interno del Documento Metodologico è stata definita la struttura del Piano, articolato in 5 fasi:
FASE 1 - Aggiornamento del quadro delle conoscenze.
FASE 2 – Identificazione degli obiettivi di sostenibilità regionali (ORSA).
FASE 3 – Definizione delle azioni da monitorare per le diverse Linee d’Intervento del PO
FESR.
FASE 4 – Definizione degli indicatori di sostenibilità per il programma utili al monitoraggio
degli effetti ambientali delle azioni individuate.
FASE 5 – Analisi dei risultati e produzione dei rapporti di monitoraggio.
Successivamente, seguendo l’impostazione del documento metodologico, l’AA ha prodotto 7 Report
Tematici relativi alle seguenti componenti ambientali:
-
Aria
Rifiuti
Paesaggio e Beni Culturali
Acqua
Suolo
Ambiente Marino Costiero
Quale primo bilancio del lavoro svolto, si vuole evidenziare la significatività dei risultati “indiretti”
che è stato possibile cogliere con la costruzione del PMA e dei report tematici, di notevole utilità per le
prossime attività della struttura.
Da un lato la Regione Puglia si è infatti dotata di un quadro delle conoscenze aggiornato che consente
di avere una base articolata su cui costruire la Valutazione Ambientale Strategica del nuovo
ciclo di programmazione.
In secondo luogo, il lavoro condotto in relazione agli obiettivi di sostenibilità e, in particolare, la
definizione degli obiettivi regionali di sostenibilità ambientale (ORSA), può porre le basi per la scrittura
della Strategia di Sviluppo Sostenibile Regionale, capace di tradurre con un formalismo più vicino
alla programmazione le previsioni della politica regionale dell’attuale amministrazione.
Infine, l’approccio seguito nella costruzione del PMA ha consentito di costruire una banca dati dei
criteri di sostenibilità ambientale che si sta rilevando di grande utilità nella specifica attività di
integrazione richiesta all’Autorità Ambientale.
184
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
Tra le criticità più evidenti si vuole invece rilevare la difficoltà di reperimento dei dati utili per il
popolamento degli indicatori di sostenibilità individuati. La fonte principale dei dati rinviene infatti dai
progetti presentati dai beneficiari, e la metodologia proposta prevede di raccogliere i dati attraverso
apposite schede di monitoraggio allegate ai Bandi/Avvisi pubblici, da sottoporre ai beneficiari e/o ai
Responsabili di Azione.
In considerazione dello stato di attuazione molto avanzato del programma, si rileva che è stato possibile
integrare con le Schede di Monitoraggio contenenti gli indicatori afferenti all’azione di riferimento solo
i Bandi/Avvisi Pubblici più recenti, mentre occorre avviare in questo momento un’attività di raccolta
dati “ex-post”.
In integrazione ai dati disponibili nel Sistema di Monitoraggio degli interventi regionali (MIRWEB)
la prossima fase prevede la distribuzione “ex-post” delle Schede di Monitoraggio ai Responsabili di
Azione (RdA): le Schede di Monitoraggio potranno essere compilate dai RdA con il supporto dell’AA
in fase di attuazione dell’intervento, oppure potranno essere distribuite agli istanti aggiudicatari dei
finanziamenti , compilate e restituite all’AA .
Tutto ciò premesso, il presente documento è un primo focus di monitoraggio utile a sperimentare la
metodologia adottata all’interno del Piano di monitoraggio ambientale del PO FESR e i contenuti dei
Report tematici sinora prodotti.
Il focus è rivolto all’ASSE VI – L.d.I. 6.1 – Azione 6.1.9 – “Regolamento dei regimi di aiuto in
esenzione per le imprese turistiche” (PIA TURISMO), azione che finanzia importanti investimenti nel
settore turistico.
Sebbene il numero degli interventi non sia statisticamente rilevante, la scelta di questa Azione è stata
dettata dalla disponibilità dei dati progettuali relativi agli interventi previsti e, soprattutto, dall’impatto
potenzialmente significativo e trasversale su numerose componenti ambientali.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
185
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
2. PIA TURISMO
L’Azione 6.19 “Qualificazione dell’offerta turistico-ricettiva” prevede l’erogazione di finanziamenti nella forma di regimi di aiuto – al sistema imprenditoriale regionale (piccole, medie e grandi imprese,
Consorzi di PMI) per investimenti nel settore turistico-ricettivo, con l’obiettivo di qualificare, ampliare
e diversificare l’offerta regionale, contribuendo ad attrarre maggiori investimenti e consumi attraverso
l’incremento degli arrivi e delle presenze nazionali ed estere.
Il finanziamento è rivolto a:
- realizzazione di nuove strutture turistico alberghiere, anche attraverso il recupero funzionale di
immobili esistenti;
- ampliamento, ammodernamento e ristrutturazione di strutture turistico alberghiere esistenti al
fine dell’innalzamento degli standard di qualità e/o della classificazione;
- realizzazione di strutture connesse servizi a supporto del turismo, quali strutture sportive, campi
da golf, porti turistici, centri congressuali e auditorium.
Le caratteristiche degli interventi, i criteri di selezione, le spese ammissibili e le procedure afferenti
all’azione sono disciplinati con un apposito Regolamento Regionale (n. 36 del 30.12.2009 “Regolamento
dei regimi di aiuto in esenzione per le imprese turistiche”), pubblicato sul BURP n. 210 del 31.12.2009.
L’Avviso Pubblico, approvato con Determina Dirigenziale n. 615 del 10/6/2010, è stato pubblicato sul
BURP n° 105 del 17.06.2010. La procedura di attuazione è “valutativa a sportello”, ovvero le istanze
sono esaminate in base all’ordine cronologico di presentazione, fino a esaurimento dei fondi stanziati
per i singoli interventi.
Le istanze sono trasmesse all’Area Politiche per lo Sviluppo, il Lavoro e l’Innovazione, Servizio Ricerca
e Competitività della Regione Puglia, mentre l’istruttoria tecnico-amministrativa è svolta dalla società
inhouse “Puglia Sviluppo S.p.A.”.
L’istruttoria è articolata in due fasi: la prima fase prevede la valutazione dell’ammissibilità della
proposta di investimento, ovvero la completezza della documentazione trasmessa e la rispondenza
dei requisiti delle imprese istanti e delle caratteristiche della proposta di investimento ai criteri fissati
dal Regolamento. Le istanze ammesse partecipano alla seconda fase di valutazione attraverso la
presentazione del progetto definitivo della proposta di investimento.
La struttura dell’AA ha partecipato all’attività di integrazione ambientale del bando, introducendo,
all’interno della modulistica da compilare a cura degli istanti, una Scheda di Valutazione
della Sostenibilità Ambientale della Proposta di investimento (Allegato 1) e un modello di
Autocertificazione attestante il regime vincolistico dell’area oggetto di intervento (Allegato 2).
Inoltre, la struttura dell’AA sta collaborando con Puglia Sviluppo S.p.A. all’attività istruttoria delle
istanze pervenute in risposta all’Avviso Pubblico, valutando la sostenibilità ambientale delle proposte
di investimento sulla base delle dichiarazioni e informazioni rese dagli istanti nelle Schede predisposte.
Le procedure di valutazione hanno sinora portato alla selezione, a fronte delle 15 istanze pervenute in
risposta all’Avviso, di n. 8 interventi relativi a 4 Consorzi di imprese turistiche, per investimenti
pari a circa 50 MEuro.
Si riportano nell’Allegato 3 i dati maggiormente significativi relativi alle 15 istanze pervenute: i siti
relativi alle proposte di investimento sono cartografati nell’Allegato 4.
186
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
Allegato 1 – Modello di Scheda di Sostenibilità Ambientale
SEZIONE A – ANAGRAFICA DELL’INIZIATIVA
A.1 - Proponente: ”chi”, indicare il soggetto che intende realizzare l’investimento, precisando se si tratta di una singola
impresa o di un consorzio o di un impresa nell’ambito di un consorzio (in tal caso indicare quale consorzio). Occorre
indicare in modo chiaro ed inequivocabile il soggetto giuridico responsabile dell’intervento. Nel caso fossero intercorse
modificazioni nelle ragioni sociali dei proponenti (sempre che questo sia consentito dal bando) queste devono essere
chiaramente indicate, in modo che sia possibile immediatamente risalire alle precedenti denominazioni: p.es.: XXXX s.r.l.
ex YYYY s.r.l.
A.2 - Proposta: “cosa”, indicare in modo chiaro e sintetico in cosa consiste l’intervento indicandone il titolo o riassumendo
in pochi righi (max 3) di cosa si tratta.
A.3 - Ubicazione: “dove”, indicare il luogo in cui si intende realizzare l’intervento riportando l’indirizzo attraverso la via,
il civico, la località, il comune, la provincia.
A.4 - Dimensione economica: indicare l’importo complessivo dell’investimento e l’importo per cui si richiede il
finanziamento.
SEZIONE B – NOTE TECNICHE SULL’INIZIATIVA
B.1 - Descrizione dell’iniziativa oggetto di finanziamento
1. Descrivere in modo esaustivo in cosa consiste l’intervento. Se il proponente fa parte di un consorzio è necessario
inquadrare l’interazione del singolo intervento proposto con l’iniziativa complessiva. Questa circostanza è ancora
più importante nel caso in cui l’intervento proposto dalla singola impresa sia funzionalmente legato con altri
interventi proposti da altri soggetti facenti parte del consorzio;
2. indicare l’ampiezza dell’intero progetto oggetto dell’investimento, calcolata ai confini dell’insediamento stesso (per
esempio la recinzione esistente o da realizzare, comprendente qualsiasi area funzionale alle attività previste e
connesse con esse);
3. qualora sia prevista la realizzazione di nuovi manufatti o il recupero di immobili esistenti, indicarne le caratteristiche
(superfici, volumi), i materiali da utilizzare anche in relazione al contesto di inserimento (utilizzo di materiali tipici
del luogo, ecc) e le scelte progettuali adottate (edilizia sostenibile, ecc);
4. evidenziare l’integrazione del progetto con le attività di fruizione e valorizzazione ai fini turistici eventualmente
già esistenti nell’area ed i benefici che l’intervento comporta ai fini della destagionalizzazione e della sostenibilità
ambientale della fruizione;
5. indicare qualsiasi altra informazione utile alla valutazione della sostenibilità ambientale dell’intervento proposto.
B.2 - Localizzazione: le informazioni di questa sottosezione sono finalizzate alla precisa localizzazione delle
iniziative nel sistema informativo geografico in uso presso l’Ufficio.
A tal fine, oltre a fornire la precisa identificazione catastale del luogo sede dell’intervento dove si realizza
l’investimento, occorre produrne una adeguata rappresentazione cartografica.
In particolare, la rappresentazione deve prevedere un inquadramento generale su ortofoto (scala 1:25.000) ed
una individuazione di dettaglio sulla Carta Tecnica Regionale (scala 1:5.000)1.
Su entrambe le tavole andrà individuata l’area (o le aree) di intervento, rappresentandone il solo perimetro
evidenziato con idonea campitura.
In aggiunta alla indicazione cartacea (e non in sostituzione) e al fine di accelerare l’istruttoria è auspicabile
sia fornita l’ubicazione precisa anche in formato digitale (dwg, dxf o shp), georeferenziato nel sistema di
riferimento cartografico UTM 33N datum WGS84. In tal caso si raccomanda di fornire il solo perimetro dell’area,
o delle aree, su cui si intende intervenire.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
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REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
SEZIONE C – CONTESTUALIZZAZIONE DELL’INTERVENTO E DELLE MODIFICHE INTRODOTTE SULLE COMPONENTI
AMBIENTALI
Componente
ambientale
STATO
MODIFICHE
Atmosfera/
Impatto
acustico
STATO
MODIFICHE
STATO
Suolo e
sottosuolo
MODIFICHE
STATO
Rifiuti
MODIFICHE
STATO
Energia
MODIFICHE
STATO
Vegetazione,
flora, fauna
MODIFICHE
Descrizione dello stato dell’ambiente2 del contesto territoriale in cui si inserisce
l’intervento, identificando la situazione ex ante, che consenta di analizzare le
modificazioni indotte dall’investimento proposto rispetto allo stato di fatto. A tal
fine si richiede di procedere analizzando le singole componenti ambientali di seguito
richiamate3, fornendo qualsiasi informazione ritenuta utile per poter caratterizzare
il sito e il tipo di intervento in oggetto in relazione alla componente ambientale
considerata.
Rappresentazione delle modificazioni indotte dall’intervento proposto rispetto al
contesto ex ante relativamente alle singole componenti ambientali4
Si descriva qualitativamente lo stato dell’aria e la caratterizzazione meteoclimatica del
sito in oggetto e si indichi se l’attività in oggetto è soggetta a Valutazione di Impatto
Acustico ai sensi D.P.C.M. del 1° marzo 1991 della Legge Quadro sull’Inquinamento
Acustico n. 447 del 26 ottobre 1995 e ss.mm.ii..
Si descrivano le azioni che si intendono avviare ai fini di una riduzione di emissioni di
CO2 e gli accorgimenti mirati alla riduzione dell’impatto acustico dell’attività proposta.
Si indichi qualitativamente lo stato del suolo ed il suo consumo.
Si descriva qualitativamente lo stato di suolo e sottosuolo a seguito dell’investimento
proposto, evidenziando sia gli aspetti positivi che gli eventuali rischi e criticità connessi
indicando, per questi, le relative misure che si intende porre in atto per mitigarli.
Si descriva qualitativamente il sistema di raccolta e gestione dei rifiuti in atto indicando
qualsiasi ulteriore informazione si ritenga utile alla caratterizzazione della produzione
e dello smaltimento degli stessi.
Si descrivano qualitativamente le modifiche che l’investimento proposto apporterà
all’attuale sistema di gestione dei rifiuti qualora presente; qualora non presente si
descriva il sistema di gestione da adottare.
Si indichino gli attuali fabbisogni di energia, indicando le fonti energetiche primarie di
approvvigionamento (metano, gpl, energia elettrica ecc.)
Si descrivano le eventuali scelte progettuali volte a conseguire risparmio energetico
nonché a garantire la produzione di quota parte del fabbisogno energetico complessivo
da fonti rinnovabili.
Si indichi qualitativamente lo stato della vegetazione, della flora e della fauna riferite
al contesto dell’insediamento.
Si descrivano qualitativamente le modifiche che l’investimento proposto apporterà
alla vegetazione, flora e fauna in riferimento al contesto. In particolare si esplicitino,
laddove possibile, azioni di salvaguardia/valorizzazione del contesto naturale e la
eventuale creazione/ricostituzione di reti di connessione ecologica.
1) È possibile consultare, stampare (ed eventualmente scaricare) gratuitamente la Carta Tecnica Regionale e l’ortofoto direttamente dal sito
www.sit.puglia.it, accedendo alla sezione “Consultazione”, quindi “Dati Topografici”, quindi “Carta Tecnica” (http://www.sit.puglia.it/portal/
sit_cittadino/Dati+Topografici/Carta+Tecnica). A questo punto è possibile rendere visibile lo strato informativo “Ortofoto” cliccando nell’apposito flag posto nella parte destra del monitor, nella sezione intitolata “Selezione dei layer”: il flag diventa cliccabile quando il fattore di scala
è inferiore a 1:50.000, quindi è opportuno zoomare sull’area di interesse con gli appositi tool del menù posto sulla sinistra dello schermo.
Perché sia visibile l’ortofoto è opportuno deselezionare il layer “DTM” e cliccare sul tasto “Aggiorna Mappa”. La stampa degli elaborati richiesti
può essere effettuata con l’apposito tool del menù posto sulla sinistra dello schermo. Poichè non è possibile settare con precisione il fattore
di scala, è sufficiente che questo sia
prossimo a 1:25.000 per l’inquadramento generale su ortofoto e a 1:5.000 per l’individuazione su CTR (che può anche conservare sullo sfondo
l’ortofoto).
2) La richiesta di descrivere lo stato dell’ambiente facendo ricorso alla schematizzazione per componente ambientale è funzionale da un lato
ad offrire una traccia di lavoro dall’altro a rendere più agevole la comprensione di quanto rappresentato. È molto importante rilevare che il
livello di approfondimento dell’analisi di ciascuna componente è strettamente connesso con la specificità dell’iniziativa e con le caratteristiche
del luogo in cui questa si localizza. Si raccomanda di attenersi solo agli aspetti pertinenti e di offrire un’analisi contestualizzata, evitando di
dilungarsi inutilmente su improbabili ricadute ambientali e/o su analisi generali.
3) Le componenti ambientali interessate dall’intervento proposto da un soggetto inserito in un consorzio devono avere una cornice che
afferisca all’intero consorzio.
4) Vedasi nota 3.
188
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
STATO
Paesaggio
MODIFICHE
STATO
Viabilità
MODIFICHE
Si indichi qualitativamente lo stato attuale del paesaggio del sito di intervento.
Si descriva qualitativamente lo stato del paesaggio a seguito dell’investimento
proposto, evidenziando sia gli aspetti positivi che gli eventuali rischi e criticità connessi
indicando, per questi, le relative misure che si intende porre in atto per mitigarli.
In particolare può essere utile riferirsi ai seguenti aspetti in quanto pertinenti:
 adattamento alla morfologia dei luoghi e contenimento dei movimenti di terra;
 studio delle visuali a partire da luoghi di particolare fruizione (linea di costa,
strade di grande scorrimento, aree di pregio naturalistico) ai fini della riduzione
dell’impatto visivo;
 salvaguardia/valorizzazione del contesto paesaggistico;
 salvaguardia/valorizzazione del contesto rurale;
 rapporto superficie piantumata/superficie coperta-pavimentata (indicare il
rapporto con un numero);
 utilizzo di pavimentazione drenante e/o di materiali naturali per gli spazi
esterni;
 utilizzo di essenze provenienti da ecotipi locali per la progettazione degli spazi
verdi
 inquadrare l’integrazione dell’intervento proposto con la rete di elementi
territoriali esistenti (tratturi, strade rurali, mulattiere, piste di servizio di canali
o altre infrastrutture lineari ecc. anche riscontrabili da cartografia storica o da
altro tipo di documentazione) potenzialmente utilizzabili ai fini della fruizione
di aree ad elevata valenza naturalistica, storica e paesaggistica.
Si indichi qualitativamente lo stato della viabilità esistente in termini di infrastrutture
presenti e mezzi attratti dal comparto esistente.
Si descriva qualitativamente lo stato della viabilità a seguito dell’investimento
proposto, evidenziando sia gli aspetti positivi che gli eventuali rischi e criticità connessi
indicando, per questi, le relative misure che si intendono porre in atto per mitigarli
come per esempio l’inserimento del progetto in reti di trasporto a basso consumo, ecc.
SEZIONE D – ASSOGGETTABILITA’ DEL PROGETTO ALLE NORMATIVE AMBIENTALI
D.1 – Tipologia progetto secondo la normativa VIA: indicare se l’attività del soggetto proponente rientra nell’ambito di
applicazione della LR 12 aprile 2001, n. 11 e ss.mm.ii. e del D.Lgs. n. 152/06 e ss.mm.ii.
Va verificato, cioè, se per tipologia e dimensioni, l’intervento è riconducibile ad una delle tipologie di cui agli allegati A e B
della LR 11/2001 e degli allegati II, III, IV del D.Lgs. n. 152/2006 (5)
In caso affermativo indicare la data in cui risulta avviata o conclusa la specifica procedura prevista dalla legge.
D.2 – Autorizzazione all’emungimento di acqua ed agli scarichi idrici: indicare se l’attività è soggetta ad autorizzazione
per l’emungimento di acqua da pozzo ed ad autorizzazione specifica per la gestione delle acque reflue.
D.3 – Altre autorizzazioni: si indichino eventuali altre autorizzazioni di tipo ambientale utili ai fini della valutazione della
sostenibilità ambientale dell’intervento.
SEZIONE E – CONCLUSIONI
Sintetizzare le risultanze emerse nella sezione precedente evidenziando i principali aspetti positivi e le eventuali criticità con
le relative misure previste per mitigarle.
SEZIONE F – DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
Inserire una documentazione fotografica che aiuti nella comprensione del contesto ambientale in cui si inserisce l’iniziativa.
La relazione deve essere redatta e firmata da un tecnico abilitato.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
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REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
Allegato 2 – Autocertificazione attestante il regime giuridico dell’area oggetto di intervento
Dichiarazione sostitutiva di atto notorio
(ai sensi dell’art. 46 e 47 del D.P.R. 445 del 28/12/2000)
Il sottoscritto ____________________________ P.IVA / C.F. _____________________________
professionista incaricato dalla impresa _______________________________________________
con studio professionale in ____________________ via_________________ n.______ iscritto
all’Ordine/Collegio dei ____________________________ prov. di ________________ al n._____
consapevole che, ai sensi dell’art. 76 del DPR 445/2000, chiunque rilascia dichiarazioni mendaci, forma
atti falsi o ne fa uso è punito ai sensi del codice penale e delle leggi speciali in materia
DICHIARA
che l’intera area di pertinenza dell’area di insediamento dell’intervento oggetto di investimento
denominato _____________________________________________ meglio identificato al punto
B.3 della Relazione di Sostenibilità Ambientale, presenta il seguente regime giuridico:
Tipo di vincolo
Aree naturali protette regionali
e/o nazionali
Presenza
NO
SI
Rete Natura 2000 (SIC e ZPS)
NO
SI
Vincoli da P.A.I.
NO
SI
Vincoli da P.U.T.T.
NO
SI
Vincoli paesaggistici ai sensi del
NO
D.Lgs 42/2004
Aree ad elevato rischio di crisi
ambientale (DPR 12/04/96, DLgs NO
112 31/03/98):
SI
note
Indicare se l’area oggetto dell’investimento ricade anche solo
parzialmente all’interno di aree naturali regionali e/o nazionali.
In caso affermativo indicare la data in cui risulta avviata la specifica
procedura di valutazione di incidenza
Indicare se nell’area oggetto di investimento esistono vincoli da Piano
di Assetto Idrogeologico (P.A.I.)
Indicare la classificazione ATE e la presenza di eventuali ATD; indicare
se l’intervento ricade nei c.d. “territori costruiti” nei quali non trovano
attuazione le norme del piano ai sensi dell’art. 1.03 delle NTA del
PUTT; indicare se il comune in cui ricade l’intervento ha predisposto
i “primi adempimenti per l’attuazione del PUTT” ai sensi dell’art. 5.05
delle NTA del PUTT e/o l’adeguamento dello strumento urbanistico
al piano ai sensi dell’art. 5.06 delle NTA del PUTT, e il relativo stato
nell’iter di approvazione.
Indicare se sono presenti vincoli paesaggistici di cui all’art. 142 del
D.Lgs 42/2004.
SI
Indicare se l’area oggetto dell’investimento ricade all’interno di aree
ad elevato rischio di crisi ambientale.
Conformità Urbanistica
NO
SI
Indicare la destinazione d’uso delle aree oggetto di intervento
secondo lo Strumento Urbanistico Generale (PRG, PUG) vigente e gli
estremi della delibera di approvazione.
Altri vincoli
NO
SI
Indicare la presenza di qualsiasi altro vincolo presente sull’area
oggetto dell’investimento.
Si indichi inoltre se sono state ottenute eventuali deroghe rispetto ai vincoli presenti.
Si allega copia del documento di identità.
Luogo, data
Il professionista incaricato
(timbro e firma)
___________________
190
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
Allegato 3 – Istanze pervenute in risposta all’Avviso Pubblico
ID
1
2
3
4
5
6
7
8
ASSE VI – L.d.I. 6.1 – Azione 6.1.9 – INTERVENTI
SUP.
(mq)
Realizzazione di un porto turistico con rifornimento
carburanti, sollevamento e varo imbarcazioni ed edifici di
53.000
servizio (Portineria, reception, capitaneria, servizi igienici,
deposito officina e torre di controllo.
Realizzazione di una struttura turistico alberghiera (48 suite
alberghiere e n. 9 camere albergo, per un totale di 114 posti
letto) con annesse aree a parcheggio e servizi comuni (3 45.000
piscine esterne, 2 campi da tennis, un centro benessere, una
sala bar una sala ristorante)
Realizzazione di un centro polifunzionale per lo sport e il
tempo libero: campo da golf da 18 buche con annessa club
house, foresteria e ristorante per ospitare atleti e appassionati
269.822
di golf, realizzazione di una struttura polifunzionale che possa
consentire attività sportiva ai soci del Club anche nei mesi
invernali.
Miglioramento funzionale di una struttura ricettiva
esistente all’interno di un complesso turistico, attraverso
la realizzazione di parcheggi interrati di pertinenza della
struttura, centro benessere con piscina coperta all’interno 100.000
della struttura esistente, intervento di ristrutturazione interna
con sostituzione degli impianti tecnologici, di alcune unità
abitative, percorso vita/salute esterno con pavimentazione.
Ampliamento e ammodernamento di una struttura
alberghiera esistente attraverso la realizzazione di 30 nuovi
alloggi di tipologia “residence”, 2 campi da calcetto, un campo 117.182
pratica da golf con annessi spogliatoi, due nuove zone per
ricevimento all’aperto.
Ristrutturazione di insediamento turistico-alberghiero
esistente: consolidamento statico, demolizione e ricostruzione
ND
del solaio di copertura, diversa distribuzione interna, creazione
di portici. Realizzazione di un campo pratica da golf.
Realizzazione di un villaggio turistico con residenze per 800
posti letto, Centro Congressi con annessi auditorium, sale
meeting e alloggi di servizio, 2 sale ristoranti con annessi 241.236
servizi (lato nord e lato sud), un centro benessere con
talassoterapia, 3 piscine, un anfiteatro per spettacoli
Recupero di un ex stabilimento nel centro urbano di S.Pietro
Vernotico da destinare a struttura ricettiva da 69 posti letto,
centro benessere, punto vendita vini. Ristrutturazione della
sala congressi dell’Azienda Vinicola e la realizzazione di un 3.485
itinerario turistico all’interno delle vigne con soste attrezzate
in corrispondenza dei punti di interesse intercettati sul
territorio (masserie, chiese, scavi archeologici etc)
Struttura ricettiva (120 camere), museo d’arte contemporanea
di circa 7000 mq. , auditorium da 5000 posti attraverso il
11.000
recupero dell’ex stabilimento “Alco Palmera” nella Zona ASI
di Bari
Realizzazione di un villaggio turistico a ridosso di uno
stabilimento balneare costituito da 50 unità abitative, due
80.000
ristoranti, un centro benessere, una struttura polifunzionale
con un centro congressi per una capienza di 2000 persone
Struttura ricettiva (120 camere), servizi commerciali e campo
44.380
da golf da 27 buche
PROV
IMPORTO (€)
BA
11.149.000
STATO
ISTRUTTORIA
In corso
(2° fase)
In corso
BA
7.895.000
(2° fase)
In corso
FG
6.040.000
(2° fase)
In corso
FG
1.171.600
(2° fase)
In corso
FG
2.975.000
(2° fase)
In corso
FG
1.775.000
(2° fase)
In corso
LE
21.343.090
(2° fase)
In corso
BR
3.310.000
(2° fase)
BA
19.085.700
Ammesso alla
2° fase
TA
16.000.000
Ammesso alla
2° fase
BA
20.500.000
Non ammesso
alla 2° fase
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
191
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
ID
ASSE VI – L.d.I. 6.1 – Azione 6.1.9 – INTERVENTI
SUP.
(mq)
PROV
IMPORTO (€)
Nuovo centro congressuale polifunzionale da 2000 posti
4.800
FG
6.745.462
ND
FG
ND
65.453
LE
20.882.965
Non ammesso
alla 2° fase
30.000
TA
2.600.000
Proposta
ritirata
Riqualificazione di una tenuta da destinare a struttura
turistico-ricettiva
Realizzazione di un insediamento turistico-alberghiero:
reception, ristorante, bar, teatrino-miniclub, n. 19 plessi per
complessive 337 camere e 674 posti letto
Realizzazione di una struttura turistico ricettiva (8 strutture
residence) attraverso il recupero funzionale di una residenza
signorile di campagna del XIX secolo; realizzazione di strutture
sportive annesse (campo di calcetto a 8, 2 campi di calcetto a
5, due campi da tennis, due campi da pallavolo e un percorso
jogging)
Allegato 4 – Localizzazione delle istanze pervenute in risposta all’Avviso Pubblico
192
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
STATO
ISTRUTTORIA
Non ammesso
alla 2° fase
Non ammesso
alla 2° fase
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
3 SPERIMENTAZIONE DEL PMA
L’attività di valutazione svolta dalla struttura dell’AA e la conseguente disponibilità di tutta la
documentazione progettuale relativa alle proposte di investimento hanno consentito il popolamento
degli indicatori di processo/contributo individuati nei Report Tematici.
Questo primo focus di monitoraggio servirà a sperimentare la metodologia adottata all’interno del
Piano di monitoraggio ambientale del PO FESR, al fine di valutarne l’efficacia nell’individuazione delle
ricadute in termini ambientali delle azioni del programma.
Il PMA ha individuato, per ciascun Report tematico e alla luce dell’aggiornamento del quadro delle
conoscenze, gli Obiettivi Regionali di Sostenibilità Ambientale (ORSA) che costituiscono il quadro
strategico di riferimento ambientale regionale all’interno del quale si possono valutare gli effetti delle
azioni previste da ogni piano o programma regionale.
Gli approfondimenti sugli effetti delle azioni del programma ha consentito di selezionare le azioni per
le quali si ritiene esistano delle interferenze (positive e negative) con il tema ambientale considerato
e i criteri di sostenibilità che possano mitigare gli effetti negativi e/o potenziare gli effetti positivi, da
inserire in sede di integrazione ambientale del programma.
La valutazione degli effetti ambientali delle azioni e la definizione dei criteri di sostenibilità ha permesso
di identificare gli Indicatori di programma (Indicatori di processo e indicatori di contributo alla
variazione del contesto), che nel loro insieme interpretano il contributo dell’attuazione del programma
nello scenario di riferimento misurandone gli effetti sul contesto ambientale.
Ciò premesso, con riferimento all’azione 6.1.9 oggetto del presente focus di monitoraggio, nei paragrafi
seguenti saranno popolati, per ciascuna componente ambientale, gli indicatori di processo/contributo
individuati nei Report tematici del PMA.
La fonte dei dati sono i progetti definitivi delle 8 proposte di investimento in corso di valutazione
(2° fase); non sono state considerate le 2 proposte che, sebbene ammesse, non hanno ancora avviato
la seconda fase di valutazione in quanto la relativa documentazione progettuale non consente il
reperimento dei dati necessari per il popolamento degli indicatori.
I dati raccolti sono stati poi aggregati e riportati in tabelle (estratte dai Report tematici per l’azione
6.1.9) ove sono correlati gli Obiettivi di Sostenibilità con gli Indicatori di programma e con gli Indicatori
di contesto.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
193
194
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
N.D.
706.720
1.069.070
41.272
N.D.
160.000
3
4
5
6
7
8
ND
N.D.
45.448
1.200.000
48.070
N.D.
79.112
44.706
2.529.884,41 1.417.335,95
366.078
2
TOT.
186.745
1
ID
4
1
1
-
-
1
1
-
-
13
13
-
-
-
-
-
-
-
N.D.
30,00%
-
28,30%
47,86%
25%
-
100,00%
565.264
40.000
-
41.272
84.000
212.016
-
103.600
89.376
6.992
-
45.448
17.480
48.070
6.992
26.600
22.800
N.D.
-
100 -65 %
N.D.
100,00%
3
1
-
1
-
1
-
-
58% Blocco B
80% Blocco A
N.D.
-
51,00%
0
-
-
-
-
-
-
-
-
% energia terNumero di in- Num di azienmica da fonte
terventi di ef- de che effetrinnovabile/
ficientamento tuano AUDIT
totale energia
energetico
energetico
consumata
174.382
% energia
Num di
Km di
Consumi terKwh/anno elet- elettrica da Kwh/anno terConsumi eletinterventi
piste
mici
trici prodotti da fonte rinno- mici prodotti da
trici
con sistemi ciclabili
fonti rinnovabili vabile/totale fonti rinnovabili
(kwh/anno
(kwh/anno)
di mobilità realiztermici)
(Fotovoltaico) energia consu- (Solare termico)
sostenibile
zate
mata
Popolamento degli indicatori di programma individuati nel Report tematico
3.1. PMA ARIA
7
1
1
1
1
1
1
1
-
2
-
-
-
1
1
-
-
-
Num di interventi con cri- Num di
teri tratti dalla aziende
L.R. sull’abita- certificate
re sostenibile
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
Ridurre le emissioni di NOx generate dal
comparto residenziale/terziario
Ridurre le emissioni del settore dei trasporti
(PM10, PM2.5, NOx)
Ob.Specifico
Ridurre le emissioni di Ridurre le emissioni generate dal comparto
gas serra
residenziale/terziario
Ridurre le emissioni
dei principali
inquinanti
Ob.Generale
Tabella sinottica degli ORSA – Indicatori di programma
2.529.884,41
1.417.335,95
565.264 (el)
174.382 (ter)
3
0
Consumi elettrici (kWh/anno)
Consumi termici (kWh/anno)
Numero di interventi di efficientamento energetico
Num di aziende che effettuano AUDIT energetico
Num di interventi con criteri tratti dalla L.R. sull’abitare
sostenibile
Num di interventi con sistemi di mobilità sostenibile
Num di aziende certificate
Kwh/anno (termici/elettrici) prodotti da fonti rinnovabili
Numero di interventi di efficientamento energetico
Num di aziende che effettuano AUDIT energetico
Num di interventi con criteri tratti dalla L.R. sull’abitare
sostenibile
Consumi elettrici (kWh/anno)
Consumi termici (kWh/anno)
4
2
7
2.529.884,41
1.417.335,95
565.264 (el)
174.382 (ter)
3
0
7
13
Km di piste ciclabili realizzate
Kwh/anno (termici/elettrici) prodotti da fonti rinnovabili
4
Num di interventi con sistemi di mobilità sostenibile
Indicatore di processo-contributo
N2O, CH4
Emissioni di CO2,
Emissioni di NOx
PM10, PM2.5
Emissioni di NOx,
Indicatore di
contesto
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
195
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
Analisi dei risultati
I dati raccolti lasciano emergere un quadro abbastanza positivo degli effetti sulla componente
ambientale “Aria”.
Sebbene i dati disponibili evidenzino un impatto significativo delle strutture ricettive sui consumi
energetici per lo svolgimento delle attività (pari a circa 2.529.884,41 kWh/anno elettrici e
1.417.335,95 41 kWh/anno termici), tale impatto risulta in parte mitigato dalla produzione
energetica da fonte rinnovabile.
Anche grazie all’attività di integrazione e valutazione ambientale svolta dalla struttura, un dato molto
positivo è che 6 proposte di investimento su 8 prevedono di installare impianti fotovoltaici sulle
coperture degli edifici, per una potenza pari a circa 565.264 kWh/anno, mentre ben 7 proposte di
investimento su 8 prevedono l’installazione di impianti di solare-termico, per una potenza pari a circa
174.382 kWh/anno.
La potenza installata relativa all’energia prodotta da impianti fotovoltaici corrisponde a 300,155 ton/
anno1 di emissioni di CO2 evitate, mentre la potenza relativa all’energia termica prodotta da impianti
di solare termico corrisponde a 34,81 ton/anno2 di emissioni di CO2 evitate.
Fon
rinnovabili
E cientamento
energe co
Audit
energe co
Sistemi di
mobilità
sostenibile
Criteri tra dalla
L.R. sull’abitare
sostenibile
Aziende
cer cate
Piste
ciclabili
Da un’analisi qualitativa sul numero di interventi è possibile stimare – in forma di trend – gli effetti
dell’azione in relazione all’Obiettivo di Sostenibilità cui l’indicatore fa riferimento.
Un altro dato molto positivo che emerge dal popolamento degli indicatori di programma è che quasi
tutti gli interventi (7 su 8) prevedono di adottare i criteri tratti dalla L.R. 13/2008 (“Norme
sull’abitare sostenibile”); questa circostanza assicura che gli interventi edilizi saranno orientati alla
sostenibilità ambientale, assicurando il risparmio delle risorse naturali e la riduzione dell’inquinamento,
oltre alla promozione dell’innovazione nel settore edile. Questo dato contribuisce, unitamente a
1 fattore unitario di emissioni KgCO2 evitate = 0.531*KWhel prodotti
2 fattore unitario di emissioni KgCO2 evitate = 0,199*kWhter prodotti
196
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
quello sulla produzione energetica da fonti rinnovabili, a delineare un trend positivo verso l’Obiettivo
di Sostenibilità Ambientale “Ridurre le emissioni di NOx e gas serra generate dal comparto
residenziale/terziario”.
Un altro trend abbastanza positivo è segnato nella direzione dell’Obiettivo di Sostenibilità Ambientale
“Ridurre le emissioni del settore dei trasporti (PM10, PM2.5, NOx)”; sebbene sia alquanto difficile
reperire dati che offrano una stima delle emissioni causate dal flusso dei turisti verso le strutture
ricettive, si può comunque ritenere positivo che la metà degli interventi (4 su 8) adottino Sistemi di
mobilità sostenibile per gli spostamenti interni ai complessi turistici.
Una proposta di investimento prevede la realizzazione di un itinerario turistico ciclabile all’interno delle
vigne di proprietà dell’azienda turistica con soste attrezzate in corrispondenza dei punti di interesse
intercettati sul territorio (masserie, chiese, scavi archeologici etc), riducendo le emissioni legate agli
spostamenti dei turisti per visitare il territorio.
Dai dati si può rilevare infine una scarsa attenzione dedicata dal settore ai sistemi di certificazione
ambientale: solo due strutture sono infatti in possesso di certificazione ISO 14001, e nessuno degli
istanti ha previsto di acquisire, nell’ambito della proposta di investimento, una certificazione ambientale.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
197
198
N° di interventi
che prevedono il
prelievo da
falda
-
-
1
-
1
1
-
1
4
ID
1
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
2
3
4
5
6
7
8
TOT.
405
16
197
3
27
23
57
58
24
Idroesigenza
(kmc/
anno)
1
-
1
1
-
1
1
1
1
1
usi non potabili, irrigazione
usi non potabili, irrigazione
6
reti duali
-
usi non potabili, irrigazione
1
1
1
usi non potabili, irrigazione
-
1
fogna bianca
N° di interventi di
collettamento, trattamento e recapito delle
acque meteoriche
2
1
aree vulnerabili
da contaminazione salina
6
-
-
-
aree vulnerabili
da contaminazione salina
aree vulnerabili
da contaminazione salina
-
1
-
aree vulnerabili
da contaminazione salina
area vulnerabile da nitrati
-
N° di sistemi di
monitoraggio
delle
risorse
idriche
aree vulnerabili
da contaminazione salina
N° di interventi ricadenti in aree con specifiche problematiche/
valenze correlabili alle
risorse idriche
Popolamento degli indicatori di programma individuati nel Report tematico
3.2. PMA ACQUA
93.141
-
35.029,63
-
1.383
-
5.800
13.075
37.853
1
1
1
3
infiltrazione
infiltrazione
infiltrazione
Variazione
delle aree N° di interventi di
impermea- riciclo-riutilizzo
bilizzate di acque depurate
(mq)
0
-
-
-
-
-
-
-
-
N° di
impianti
di depurazione
adeguati-realizzati
275
17
142
7
5
9
21
10
64
Volumi
di reflui
trattati
(mc/g)
0
-
-
-
-
-
-
-
-
N° di interventi di
tutela e valorizzazione
di ambienti
acquatici
1
-
-
-
-
-
1
-
-
N° di interventi che
prevedono la
valutazione
dell’impronta idrica
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
2
N° di sistemi di monitoraggio/controllo quali-quantitativo delle risorse idriche (su CISO)
Conservare e proteggere le zone vulnerabili e le aree
sensibili e prevedere la tutela, il risanamento e le valorizzazione ecologica e paesaggistica: - degli ambienti
acquatici naturali ed artificiali; - degli ambienti carsici,
anche al fine della tutela delle specie troglobie
Promuovere metodi di valutazione e riduzione della
“water footprint”
Migliorare la governance del settore
Acque
N° di interventi che prevedono la valutazione dell’impronta idrica
N° di interventi ricadenti in aree con specifiche problematiche/valenze correlabili alle risorse idriche (- Registro aree protette ex Dir.
2000/60; rete ecologica PPTR)
N° di interventi di tutela, risanamento, valorizzazione di ambienti
acquatici (ambienti carsici)
Volumi di reflui trattati (mc/g)
1
0
0
275
0
1
5
405
3
5
4
N° di interventi che prevedono il prelievo da falda
N° di interventi ricadenti in aree con specifiche problematiche/
valenze correlabili alle risorse idriche (aree vulnerabili da contaminazione salina)
93.141
0
2
6
6
4
Variazione delle aree impermeabilizzate (mq)
N° di interventi di collettamento, trattamento e recapito delle acque
meteoriche
N° di interventi ricadenti in aree con specifiche problematiche/valenze correlabili alle risorse idriche
N° di sistemi di monitoraggio/controllo quali-quantitativo delle risorse idriche (su CISO)
N° di interventi di collettamento, trattamento e recapito delle acque
meteoriche (suolo, primi strati del sottosuolo)
N° di interventi che prevedono il prelievo da falda
Indicatore di processo-contributo
Idroesigenza (kmc/anno)
N° di interventi di riciclo-riutilizzo di acque depurate
N° di interventi di collettamento, trattamento e recapito delle acque
Incentivare “comportamenti virtuosi” orientati al risparmeteoriche (recupero)
mio idrico, alla riduzione dei consumi, alla riduzione o
N°
di
interventi
di
riciclo-riutilizzo
di acque depurate (reti duali)
eliminazione degli usi impropri di risorse idriche pregiate
e degli sprechi in generale, alla riduzione dei carichi
N° di impianti di depurazione adeguati-realizzati (sistemi di fitodeinquinanti:
purazione)
Ripristinare e/o mantenere l’equilibrio del bilancio idrogeologico attuando strategie di prelievo sostenibili, evitando il sovrasfruttamento e gli usi impropri delle acque
sotterranee, soprattutto nei contesti di carenza idrica o
tendenza alla salinizzazione delle falde;
Ripristinare e/o mantenere l’equilibrio del bilancio
idrogeologico aumentando la capacità di ricarica della
falda attraverso la riduzione dell’impermeabilizzazione
dei suoli e l’incremento dell’infiltrazione di acque di
adeguata qualità
Tutelare e migliorare la qualità dei corpi idrici sotterranei, in particolare stabilizzando e riducendo le concentrazioni di inquinanti più critici e prevenendo e limitando le immissioni di inquinanti
Ob.Specifico
Tutelare, proteggere
e migliorare lo stato
degli ecosistemi acquatici e terrestri e
delle zone umide
Perseguire una gestione sostenibile
e durevole della
risorsa idrica, con
priorità per quella
potabile
Tutelare-ripristinare
lo stato quali/quantitativo della risorsa
idrica
Ob. generale
Tabella sinottica degli ORSA – Indicatori di programma
Conformità dei sistemi di depurazione delle acque reflue
urbane
Aree impermeabilizzate (suddivise per urbanizzazione e
per infrastrutturazione)
Prelievi d’acqua per uso idropotabile:
prelievi da falda
Prelievi d’acqua per uso idropotabile:
prelievi da falda
Indicatore di contesto
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
199
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
Analisi dei risultati
I dati riguardanti l’ambiente idrico evidenziano alcune situazioni di criticità e, seppure in un quadro
condizionato dalla non omogenea qualità delle informazioni fornite dagli istanti, è possibile effettuare
alcune considerazioni in merito.
In primo luogo, la realizzazione e il potenziamento delle attività turistico-ricettive sul territorio
provocheranno un incremento dei consumi idrici (potabili e non), stimabile sulla base dei dati delle
presenze, degli addetti e degli usi delle attività ricettive3, intorno ai 405 kmc/anno, e un incremento
dei volumi di reflui trattati, stimabile intorno ai 275 mc/g (pari a 100,37 kmc/anno).
L’aumento dell’idroesigenza non si accompagna ad un adeguamento degli impianti di depurazione
dei reflui civili o alla realizzazione di nuovi impianti. Tanto induce a elaborare diverse ipotesi: gli
impianti già a servizio delle strutture sono già sovradimensionati in modo da trattare le extraportate,
gli adeguamenti non sono stati oggetto di richiesta di finanziamento, ovvero le portate aggiuntive
saranno avviate nelle reti ed impianti esistenti. Tale ultima ipotesi andrebbe scongiurata in presenza di
sistemi inadatti a gestire notevoli variazioni stagionali di carico idraulico ed organico (si vedano a tal
proposito i criteri ambientali impostati nel PMA Acque).
L’impatto previsto è in parte mitigato dal numero di interventi che prevedono il collettamento,
trattamento e recapito delle acque meteoriche (ben 6 su 8), prevalentemente recuperate per usi non
potabili/irrigui. Tale soluzione progettuale consente di razionalizzare la gestione dei volumi da trattare
negli impianti di depurazione evitando i problemi funzionali legati al trattamento dei volumi idrici
corrispondenti ad eventi meteorici intensi.
Prelievo da
falda
Colleamento
acque meteoriche
Sistemi di
monitoraggio
Riulizzo acque
depurate
Sistemi di
fitodepurazione
Valorizzazione Valutazione
ambien
impronta
acquaci
idrica
Sebbene i dati presenti nella documentazione progettuale non consentano di calcolare con precisione
i volumi di acqua recuperati, il numero di interventi di riuso acque meteoriche (6 su 8), di riciclo/
riutilizzo di acque depurate (3 su 8) e la realizzazione di reti duali (1 su 8) consentono di stabilire,
pur in presenza di un incremento degli impatti, un trend positivo nella direzione dell’Obiettivo di
3 Per un maggior dettaglio sulle stime effettuate si rimanda all’appendice
200
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
Sostenibilità “Perseguire una gestione sostenibile e durevole della risorsa idrica, con priorità per
quella potabile” che si esplicita attraverso il recepimento di opportuni criteri progettuali.
In riferimento alle condizioni ambientali delle aree di intervento, si rileva che 6 interventi su 8 ricadono
in aree con specifiche problematiche/valenze correlabili alle risorse idriche, come si evince
nell’immagine di seguito riportata che indica la localizzazione degli interventi sulla cartografia del PTA.
Dal raffronto di tale quadro con le previsioni progettuali emerge un altro importante fattore di criticità,
legato all’impatto sulle acque sotterranee. Dai dati raccolti si evince che 4 interventi su 8 prevedono
l’emungimento da pozzi già esistenti (3) oppure da autorizzare (1); tale circostanza risulta aggravata
dalla condizione che 3 dei pozzi oggetto di emungimento ricadono in aree con specifiche
problematiche/valenze correlabili alle risorse idriche (2 in aree vulnerabili da contaminazione
salina, 1 in aree vulnerabili da nitrati).
Risulta quindi importante, come suggerito in sede di istruttoria, minimizzare gli emungimenti e valutare
quanto esposto in sede di rilascio/rinnovo delle autorizzazioni al prelievo.
In considerazione del dato sulle aree impermeabilizzate, corrispondenti a circa 93 ha, si rileva
una pressione anche indiretta sulle acque sotterranee, ovvero un trend negativo dell’Obiettivo di
Sostenibilità “Tutelare-ripristinare lo stato quali/quantitativo della risorsa idrica”, correlabile
all’impermeabilizzazione delle superfici ed alla conseguente riduzione dell’infiltrazione delle acque
meteoriche nel suolo. Nella documentazione trasmessa risultano assenti stime delle voci di bilancio
idrico a scala del lotto e le conseguenti valutazioni delle aliquote di infiltrazione che consentano il
rispetto dell’invarianza idraulica e la stima dei volumi recuperabili in rapporto ai fabbisogni.
Risulta poco diffusa la previsione di sistemi di monitoraggio-controllo della gestione della risorsa idrica
(2 interventi) e, ancor meno, di valutazione dell’impronta idrica (1 intervento).
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
201
202
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
entro 300m dalla
linea di costa
TOT.
8
3
1
6
1
1
5
7
1
4
3
entro 300m dalla
linea di costa
entro 10 km dalla
linea di costa
entro 300m dalla
linea di costa
0
1
1
1
1
entro 300m dalla
linea di costa
1
2
3
1
entro 300m dalla
linea di costa
1
1
5
SIC Mare
acque a specifica
destinazione
(molluschicoltura)
acque a specifica
destinazione (molluschicoltura)
SIC Mare
SIC Mare
Opere realizzate in adiacenza
ad “acque a specifica destinazione” e/o aree sensibili (ANP,
rete natura 2000)
ID
N° di strutture
fisse rimosse
lungo la linea
di riva
Nuovi insediamenti produttivi e turistici realizzati
in ambito costiero
Ammodernamenti di insediamenti produttivi e
turistici costieri realizzati
(num)
Popolamento degli indicatori di programma individuati nel Report tematico
3.3. PMA AMBIENTE MARINO COSTIERO
1
1
Infrastrutture potenziate e/o realizzate
in adiacenza a opere
esistenti (in ambito
costiero)
1
1
Porti attrezzati
con servizi ambientali
0
Servizi di fruizione sostenibile degli ambienti naturali
costieri (num)
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
Ob.Specifico
Indicatore di processo-contributo
1
Porti attrezzati con servizi ambientali (num)
0
1
0
5
Opere realizzate in adiacenza ad “acque a specifica
destinazione” e/o aree sensibili (ANP, rete natura
2000)
N° di strutture fisse rimosse lungo la linea di riva
Proteggere le coste dai fenomeni erosivi, anche attraverso:
- la realizzazione di interventi di prevenzione dei dissesti idrogeologici e di lotta all’erosione dei litorali;
- la riqualificazione delle fasce costiere degradate;
Infrastrutture potenziate e/o realizzate in adiacenza
-la rinaturalizzazione di arenili e falesie, anche con rimozione di opere di urbanizzaa opere esistenti (in ambito costiero)
zione esistenti
Prevenire e ridurre la perdita di biodiversità (specie e habitat) presente in ambiente
marino
costiero e in particolare nelle aree sensibili (APN, APR e Rete Natura 2000)
Promuovere modelli di gestione sostenibile delle zone costiere, attraverso:
- la valorizzazione delle risorse naturali, culturali e paesaggistiche locali
Migliorare la go- l’ampliamento e l’integrazione della rete delle aree marine protette e di tutvernance della
Servizi di fruizione sostenibile degli ambienti natute le altre misure di protezione
fascia marino corali costieri (num)
- la promozione dello sviluppo armonico e ecocompatibile del turismo balnestiera
are
- l’attrezzamento delle aree porto con infrastrutture ambientali efficienti
Proteggere le coste dai fenomeni
erosivi
Tutelare le risorse
ittiche, la biodiversità e gli habitat della fascia
costiera
Nuovi insediamenti produttivi e turistici realizzati in
Tutelare o ripri3
Prevenire e ridurre gli apporti di inquinanti in mare, ai fini del mantenimento delle
ambito costiero (num)
stinare lo stato
caratteristiche specifiche per garantire che non vi siano impatti o rischi significativi
qualitativo delle
per gli ecosistemi, la salute umana o gli usi legittimi del mare ed in particolare per le Ammodernamenti di insediamenti produttivi e turiacque marine e di
3
acque a specifica destinazione funzionale
stici costieri (num)
transizione
Ob. generale
Tabella sinottica degli ORSA – Indicatori di programma
Indicatore di
contesto
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
203
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
Analisi dei risultati
Anche per la componente Ambiente Marino Costiero i dati raccolti evidenziano alcune situazioni di
criticità.
In particolare, gli indicatori relativi agli Obiettivi di Sostenibilità “Tutelare o ripristinare lo stato
qualitativo delle acque marine e di transizione” e “Tutelare le risorse ittiche, la biodiversità
e gli habitat della fascia costiera” esprimono un trend negativo: 6 interventi su 8 sono infatti
localizzati in area costiera , dei quali 3 prevedono nuovi insediamenti su aree attualmente libere da
edificazione e 3 la ristrutturazione e l’ampliamento di strutture esistenti.
L’urbanizzazione della fascia costiera (300 m dal demanio) determina una pressione ambientale
sull’ambiente marino costiero che esplica i suoi effetti con diverse modalità. Sono infatti attesi, solo
per citarne alcuni, impatti sugli ecosistemi marini correlati alla produzione di reflui, incremento
dell’erosione costiera correlabile al minor apporto di sedimenti in conseguenza dell’alterazione dello
stato naturale specie dei tratti di foce degli impluvi, ecc.
È inoltre evidente che, al di là delle ovvie considerazioni sulla vulnerabilità dei sistemi antropici e
naturali e sulla frequenza attesa degli eventi dannosi, l’aumento della pressione insediativa comporta
un significativo incremento del rischio.
204
Rapporto SOGEDIS
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
Il dato appare ancora più critico in considerazione della sensibilità delle aree costiere interessate: dei
6 interventi previsti in area costiera, 5 ricadono in “acque a specifica destinazione” e/o in aree sensibili
. In particolare, 3 interventi ricadono in tratti di costa prospicienti SIC Marini e 2 in corrispondenza di
tratti di mare individuati come “Acque a specifica destinazione” per la molluschicoltura.
In riferimento all’infrastruttura portuale proposta si rileva come, ferme restando le considerazioni sopra
esposte, la stessa sia coerente con alcuni criteri di sostenibilità ambientale in quanto attrezzata con
servizi ambientali per la gestione di rifiuti solidi e liquidi e realizzata quale ampliamento in coincidenza
di un’opera esistente, senza l’occupazione di nuovi tratti di costa.
Nessuno degli interventi proposti prevede la rimozione di strutture fisse e l’implementazione di servizi
di fruizione sostenibile degli ambienti naturali costieri orientati alla riduzione degli impatti sui tratti di
costa interessati dagli interventi.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
205
206
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
37.853,00
13.075,00
5.800,00
-
1.383,00
-
35.029,63
-
93.140,63
1
2
3
4
5
6
7
8
TOT.
ID
-
1
(beni culturali)
(in centri storici
dell’interno)
4
18
-
5
1
2
5
2
33
-
4
-
1
10.242,02 mq.
(in aree costiere)
-
1383 mq
(in aree protette)
1
-
26.750 mq
(in aree costiere)
-
-
1
2.400 mq
(in aree costiere)
5400 mq
1
478.772,00
-
179.170
-
-
-
264.600
29.905
5.097
3
1
-
-
-
-
-
1
1
N° di interventi
N° di interventi
Piantumazioni coerenti con
ricadenti in
realizzate
criteri di insearee ad alta
(mq)
rimento paevisibilità
saggistico
1217,43 mq
(in aree costiere)
N° di manufatti
realizzati in ambito
extraurbano
-
1
1
1
-
-
-
N° di interventi
Consumo di
di recupero e risuolo naturale
funzionalizzazione
e/o agricolo
di manufatti esi(mq)
stenti
Popolamento degli indicatori di programma individuati nel Report tematico
3.4. PMA PAESAGGIO E BENI CULTURALI
1
-
-
-
-
-
-
-
1
N° di porti
turistici
realizzatipotenziati
2
1
-
-
-
-
-
-
-
13
13
-
-
-
-
-
-
-
N° di interventi di riKm di piste
qualificazione ciclabili realizpaesaggistica
zate
e ambientale
4
1
(collegamento
centri storici
dell’interno)
1
-
-
1
1
-
-
Num di interventi con
sistemi di
mobilità sostenibile
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
Contenere l’artificializzazione del paesaggio agrario (realizzazione serre, impianti FER, sostituzione di muretti a secco)
e l’espansione edilizia nei contesti rurali
Limitare il consumo di suolo agricolo e naturale ad opera di
nuovi interventi infrastrutturali e edilizi
Ob.Specifico
Creazione di
nuovi Valori
Paesaggistici
Recupero di contesti paesaggistici degradati
3
0
5
N° di interventi coerenti con criteri di inserimento paesaggistico
N° di interventi di recupero e rifunzionalizzazione di manufatti
esistenti (edifici rurali, masserie e manufatti in pietra a secco)
Aumentare la connettività complessiva della rete ecologica
regionale attraverso il ripristino degli elementi compromessi N° di manufatti realizzati in ambito extraurbano (strutture
( es. processi di rinaturalizzazione, rimozione di detrattori…)
turistiche in aree naturali protette)
e l’introduzione di ulteriori elementi di connessione e/o di
nuove unità naturali
N° di interventi di recupero e rifunzionalizzazione di
Rivitalizzare le città storiche dell’interno, articolandone
manufatti esistenti (siti in città storiche dell’interno)
l’ospitalità con lo sviluppo di un turismo ambientale, culturale
Num di interventi con sistemi di mobilità sostenibile:
ed enogastronomico e promuovendo relazioni di reciprocità e
(collegamento centri urbani minori-aree protette e centri
complementarietà con i paesaggi costieri
minori aree costiere)
N° di interventi coerenti con criteri di inserimento paesaggistico (aree costiere)
Km di piste ciclabili realizzate
Valorizzare la fruizione “lenta” dei paesaggi, promuovendo la
fruizione carrabile lenta, potenziando la rete ciclopedonale e
favorendo le interconnessioni tra le reti lente e tra queste e il
Num di interventi con sistemi di mobilità sostenibile
sistema ferroviario
N° di porti turistici realizzati-potenziati
Ridurre la pressione insediativa sulle coste e sviluppare azioni di recupero delle aree caratterizzate da abusivismo
N° di interventi di riqualificazione paesaggistica e ambientale (aree costiere)
1
1
4
13
2
0
1
26
47,8772
Ha di piantumazioni realizzate
N° di manufatti realizzati in ambito extraurbano (strutture
turistiche in aree costiere)
4
N° di interventi ricadenti in aree ad alta visibilità
Tutelare e valorizzare il patrimonio dell’edilizia rurale (masserie e manufatti in pietra a secco)
1
33
4
N° di interventi di recupero e rifunzionalizzazione di manufatti esistenti
N° di manufatti realizzati in ambito extraurbano
9,3141
Consumo di suolo naturale e/o agricolo (Ha)
Indicatore di processo-contributo
N° di interventi di recupero e rifunzionalizzazione di manufatti esistenti (beni culturali)
Tutela: mante- Tutelare e valorizzare il patrimonio architettonico-archeolonimento e valogico e dei centri storici
rizzazione della
qualità paesaggistica
Perseguire il corretto inserimento paesaggistico degli interventi nel loro contesto di riferimento, riducendo-mitigando
le trasformazioni che alterano o compromettono le relazioni
visuali
Ob.Generale
Tabella sinottica degli ORSA – Indicatori di programma
Proliferazione insediamenti in aree extraurbane
Densità di verde urbano
per i comuni capoluogo
di provincia
Proliferazione insediamenti in aree extraurbane
Consumo di suolo
Indicatore di contesto
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
207
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
Analisi dei risultati
Dalla lettura dei dati aggregati per tutte le proposte di investimento, emerge che le maggiori criticità
sono relative al consumo di suolo naturale e agricolo (pari a 93.140,63 mq.) e al numero di nuovi
manufatti previsti in ambito extraurbano (33, per un ingombro complessivo di 47.392,45 mq),
che dimostrano un potenziale effetto negativo dell’azione sull’Obiettivo di Sostenibilità “Tutela:
mantenimento e valorizzazione della qualità paesaggistica”.
Sebbene non sia sempre evidente la corrispondenza tra urbanizzazione-espansione edilizia nelle aree
extraurbane e degrado paesaggistico, in quanto molto dipende anche dalle caratteristiche e dalla
qualità degli insediamenti, il dato rappresenta comunque la spia di un carico ambientale e paesaggistico
elevato, e quindi potenzialmente critico.
Quanto sopra anche alla luce del fatto che i nuovi volumi edilizi ricadono quasi interamente in aree
costiere, (26 manufatti di superficie pari a 40.609,45 mq.) e in Aree Protette (5 manufatti,
1.383 mq.), ovvero in ambiti sensibili ove sarebbe necessaria la massima cautela nelle operazioni di
trasformazione del territorio.
Inoltre, ulteriori dati che destano attenzione sono legati alla circostanza che metà degli interventi
proposti prevedono la realizzazione di manufatti su aree costiere attualmente libere da edificazione e ad
alta visibilità, rappresentando di per certo una significativa modifica dell’attuale assetto paesaggistico.
Recupero e
rifunzionalizzazione
di manufa
esisten
Realizzazione di
manufa in
ambito
extraurbano
In aree a alta
visibilità
Piantumazioni
realizzate
Coerenza con criteri
di inserimento
paesaggisco
Riqualificazione
paesaggisca e
ambientale
Pertanto, i trend messi in atto dalle proposte di investimento disegnano un quadro sostanzialmente
negativo anche su altri obiettivi di Sostenibilità, quali “Recupero di paesaggi degradati” (obiettivo
specifico “Ridurre la pressione insediativa sulle coste e sviluppare azioni di recupero delle aree
caratterizzate da abusivismo”). Gli interventi proposti infatti si pongono l’obiettivo (previsto dal
bando) di destagionalizzare i flussi turistici e offrono, in integrazione al turismo balneare, altre attività
perseguibili nei mesi invernali (sport, benessere, spazi congressuali) che di fatto introducono ulteriori
elementi di pressione in contesti già critici.
D’altra parte, si possono evidenziare dati positivi.
Innanzitutto, le notevoli superfici destinate a verde dagli interventi, pari a 478.772,00 mq, potranno
svolgere la funzione di mitigazione dell’impatto percettivo dei nuovi volumi edilizi e di riequilibrio -
208
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
anche ambientale - delle superfici impermeabilizzate; inoltre 3 interventi (di cui 2 in area costiera)
su 8, anche per effetto dei pareri e autorizzazioni acquisite nell’iter di approvazione, prevedono di
applicare criteri di inserimento paesaggistico che potranno garantire una adeguata qualità degli
interventi e la loro corretta contestualizzazione. Infine si rileva che 4 interventi sono rivolti a
strutture esistenti, ovvero riguardano contesti paesaggistici già in parte modificati che potranno
essere oggetto di riqualificazione e miglioramento funzionale.
Un solo intervento prevede il recupero e valorizzazione di un “bene culturale”; il progetto
prevede il restauro e il ri-adattamento in struttura ricettiva, ristorante, centro benessere e punto di
informazione culturale ed eno-gastronomica di un ex-stabilimento vinicolo sito all’interno del centro
abitato di S.Pietro Vernotico, costruito nel 1890 e utilizzato fino al 2003 per la produzione di vino.
Con riferimento all’Obiettivo di Sostenibilità “Creazione di nuovi valori paesaggistici”, la proposta
di investimento appena citata coglie l’opportunità di valorizzare le città storiche dell’interno, creando
relazioni attraverso sistemi di mobilità sostenibile tra la struttura ricettiva e le emergenze storiche e
culturali di un territorio poco conosciuto dal turismo di massa e puntando alla riscoperta delle attività
e dei prodotti locali dei quali anche il paesaggio è espressione.
3.5. PMA RIFIUTI
Popolamento degli indicatori di programma individuati nel Report tematico
% di raccolta
Numero ed estensione
differenziata
delle strutture
prodotta nella
contenenti amianto
gestione delle
presenti nei manufatti
strutture
ID
Incremento
annuo di rifiuti
prodotti
(kg/anno)
Num di aziende già
certificate che richiedono
un finanziamento
Ton di rocce da scavo
prodotte dall’intervento
(mc)
1
191.625
-
1.217,43
-
35%
2
65.700
-
2.400,00
-
35%
3
72.000
-
6.324,98
-
65%
4
31.242
1
3.000,00
-
N.D.
5
34.410
1
968,00
-
65%
6
13.868
-
-
-
65%
7
128.021
-
N.D.
-
N.D.
8
61.965
-
-
-
65%
TOT.
598.830
2
13.910,41
0
55%
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
209
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
Tabella sinottica degli ORSA – Indicatori di programma
Ob. generale
Ob.Specifico
Evitare la
generazione
Ridurre l’impatto del fine vita
di rifiuti e
dei prodotti (in termini di
aumentare
quantità e di pericolosità del
l’efficienza nello
rifiuto)
sfruttamento delle
risorse naturali,
ragionando
in termini di
ciclo di vita e
promuovendo
Incentivare l’utilizzo di materie
il riutilizzo e il
prime secondarie nel processo
riciclaggio
produttivo creando un
mercato pronto ad assorbirle
Indicatore di
contesto
Indicatore di processo-contributo
Num di aziende già certificate che
richiedono un finanziamento
2
Mc di rocce da scavo conferite in
discarica prodotte dall’intervento
13.910,41
Numero ed estensione delle
strutture contenenti amianto
presenti nei manufatti
0
Mc di inerti da riutilizzo o riciclo/
ton di inerti utilizzate
0
Num di aziende già certificate che
richiedono un finanziamento
1
Incremento annuo di rifiuti
Accrescere la capacità di
Accrescere la
prodotti
offerta, qualità e efficienza
capacità di
(kg/anno)
del servizio di gestione dei
offerta, qualità
rifiuti innovando la tecnologia
e efficienza
e l’organizzazione della filiera % di raccolta differenziata prodotta
del servizio di
gestionale e superando le
nella gestione delle strutture
gestione dei rifiuti
situazioni emergenziali
Produzione di RS
da costruzione e
demolizione
Produzione di RS
da costruzione e
demolizione
598.830
55 %
Analisi dei risultati
Il programma di investimenti avrà sicuramente un impatto sulla componente “Rifiuti” dovuto
- all’incremento delle presenze turistiche nelle strutture (e/o alle presenze generate dalle nuove
strutture) che comporterà un incremento della produzione dei Rifiuti Solidi Urbani stimabile
in circa 598.830 kg/anno
- ai rifiuti prodotti in fase di realizzazione delle opere, dei quali si può stimare con una certa
attendibilità la quantità di rocce da scavo prodotte, in ragione delle dimensioni dei manufatti da
realizzare, pari a circa 13.910,41 mc.
I dati progettuali non forniscono informazioni circa l’eventuale riutilizzo dei rifiuti da demolizione
all’interno dello stesso cantiere, anche se è presumibile che almeno una parte sarà reimpiegata.
Per quanto riguarda la produzione di RSU, quasi tutte le strutture hanno dichiarato che in fase di
gestione dell’attività sarà avviata la raccolta differenziata dei rifiuti prodotti, con percentuali che
oscillano tra il 35% e il 65% (55% è il dato medio).
210
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
3.6 Conclusioni
Si riporta di seguito una tabella sinottica che sintetizza gli effetti ambientali più rilevanti dell’azione
6.1.9 in relazione agli Obiettivi di Sostenibilità individuati nel PMA.
In verde sono evidenziati i potenziali effetti positivi e in rosso i potenziali effetti negativi.
Contenere le emissioni dei principali inquinanti
ARIA
•
•
•
ACQUA
Impianti F.E.R.
Coerenza L.R. 13/2008 sull’abitare sostenibile
Sistemi di mobilità sostenibile
Perseguire una gestione sostenibile e durevole
•
Recupero acque meteoriche
della risorsa idrica, con priorità per quella
•
Incremento consumi idrici e volumi di reflui
potabile
AMBIENTE MARINO COSTIERO
Tutelare o ripristinare lo stato qualitativo delle
•
Interventi localizzati soprattutto in aree
acque marine e di transizione
costiere, realizzate in adiacenza ad “acque a specifica
Tutelare le risorse ittiche, la biodiversità e gli
destinazione” e/o aree sensibili
habitat della fascia costiera
PAESAGGIO
•
Consumo di suolo
•
Proliferazione edifici in aree extraurbane (aree
Tutela: mantenimento e valorizzazione della
costiere)
qualità paesaggistica
•
Incremento aree a verde
•
Recupero manufatti esistenti
Un solo intervento coglie l’obiettivo di valorizzare le
Creazione di nuovi valori paesaggistici
città storiche dell’interno, attraverso lo sviluppo di
un turismo ambientale, culturale ed enogastronomico
RIFIUTI
Accrescere la capacità di offerta, qualità e
•
Incremento produzione R.S.U.
efficienza del servizio di gestione dei rifiuti
•
55 % di raccolta differenziata
L’esercizio di monitoraggio descritto nel presente report testa e convalida la metodologia proposta,
che consente di valutare e misurare gli effetti ambientali del programma all’interno di una struttura
ordinata, costituita dall’insieme degli Obiettivi di Sostenibilità, coerenti con le disposizioni normative e
programmatiche vigenti e con le specificità del territorio, dai criteri e dagli indicatori ambientali.
I risultati del presente monitoraggio potranno offrire un valido supporto alla fase istruttoria
finale, sia perché la stima degli impatti derivanti da ciascuna istanza sarà fondata su dati numerici
e consentirà una valutazione di carattere oggettivo, sia perché la conoscenza delle criticità derivanti
dall’impatto cumulativo degli interventi consentirà di selezionare efficaci azioni di correzione o
mitigazione degli impatti ritenuti più rilevanti, attraverso la definizione di prescrizioni nei pareri di
competenza dell’AA.
Le azioni da prescrivere e/o suggerire sono individuati nei singoli Report Tematici, per ciascuna
azione del programma, come criteri di sostenibilità. I criteri ambientali, che nelle prossime fasi di
programmazione potranno essere utili per orientare il programma a una maggiore sostenibilità in sede
di integrazione ambientale del PPA o dei bandi, saranno pertanto riformulati come prescrizioni nel
corso dell’attività di valutazione delle istanze pervenute.
Si riporta di seguito l’elenco dei criteri ambientali previsti dai Report tematici per l’azione 6.19.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
211
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
Attesa l’esaustività dei criteri individuati, sono evidenziati:
- in giallo, i criteri ritenuti gerarchicamente più rilevanti al fine di mitigare i profili di
maggiore criticità emersi dai risultati del monitoraggio effettuato;
- In verde, i criteri che risultano già soddisfatti dalle istanze proposte.
CRITERI AMBIENTALI PREVISTI DAI REPORT TEMATICI PER L’AZIONE 6.1.9
AC2 - Incentivare soluzioni che consentano la riduzione dei prelievi di acque sotterranee (adeguati volumi di accumulo
per la riduzione delle portate emunte, utilizzo di fonti alternative, ecc.)
AC4 - Nella realizzazione di parcheggi e piazzali, garantire trattamenti delle acque adeguati all’estensione e alla
permeabilità delle superfici occupate, ai fini della tutela delle falde sotterranee rispetto a fenomeni di infiltrazione di
agenti inquinanti
AC5 - Promuovere soluzioni impiantistiche che consentano di ridurre i carichi inquinanti provenienti da insediamenti
abitativi, agricoli e produttivi non connessi alle reti idriche e fognarie
AC9 - In edilizia, incentivare il recupero per usi non potabili delle acque piovane tramite la realizzazione di appositi
sistemi di raccolta, filtraggio ed erogazione
AC10 - Premialità per interventi che consentano prioritariamente il riciclo dell’acqua e l’utilizzo di acqua reflua depurata
per gli usi non potabili
AC11 - Nella progettazione e realizzazione delle opere tendere al raggiungimento dell’invarianza idraulica rispetto alle
condizioni pre-insediative minimizzando le superfici impermeabili e prevedendo sistemi di accumulo, laminazione ed
infiltrazione delle acque meteoriche
AC18 - Incentivare piantumazioni con specie poco idroesigenti e a basso utilizzo di fertilizzanti e fitofarmaci, laddove
non vi siano adeguati volumi di acque non potabili a disposizione
AC19 - Prevedere dispositivi per la riduzione degli sprechi nelle utenze domestiche o assimilabili alle domestiche (scarichi
a portata ridotta, getti regolati, ecc.)
AMC7 - Per interventi ricadenti in aree attigue ad “acque a specifica destinazione” e aree sensibili, privilegiare le soluzioni
progettuali e gestionali che concorrano alla tutela delle stesse e/o alla mitigazione delle specifiche criticità
AMC8 - Premialità per interventi che prevedono l’eliminazione di strutture che contribuiscono e/o accentuano i
fenomeni di erosione costiera (sbarramenti trasversali alla linea di costa, opere radenti, opere sui sistemi dunali e sulla
fascia costiera)
AMC9 - Premialità per le strutture turistiche e produttive che si insediano al di fuori della fascia costiera
AMC11 - Premialità per i servizi di fruizione rivolti all’ecoturismo
E1 - Incentivare la produzione di quota parte dell’energia elettrica/termica da fonti rinnovabili.
E3 - Incentivare chi effettua o si impegna ad effettuare un AUDIT energetico dell’azienda per individuare i centri di
consumo energetico dell’azienda e pianificare la gestione dell’energia
E4 - Premialità alle iniziative che raggiungano di una migliore efficienza energetica espressa come rapporto tra energia
consumata nell’ultima annualità e previsione di consumo a seguito dell’investimento [introducendo una soglia di
riferimento]
E6 - Dare premialità o incentivare l’adozione di criteri di sostenibilità ambientale presenti nella L.R. sull’abitare sostenibile
per la realizzazione delle strutture edili
EN2 - Premialità per interventi che prevedano l’inserimento di aree verdi, anche attrezzate, anche per la mitigazione
dell’impatto visivo delle strutture edilizie
ES1 - Dare premialità a interventi che prevedano il recupero-riqualificazione di manufatti esistenti, anche di interesse
storico e architettonico e/o del patrimonio di edilizia rurale (masserie e manufatti in pietra a secco), per l’insediamento
delle nuove funzioni
G1 - Incentivare l’adozione di sistemi di gestione ambientale (preferibilmente EMAS II piuttosto che ISO 14001)
GR6 - Incentivare l’autocompostaggio domestico
GR7 - Richiedere, nella gestione delle strutture, una raccolta differenziata spinta e per flussi separati
M3 - Premialità per l’implementazione di dispositivi di monitoraggio/controllo qualiquantitativo delle risorse idriche
(contabilizzazione idrica, monitoraggio effluenti etc.)
P1 - Premialità per interventi che prevedano la riqualificazione paesaggistica di ambiti degradati (es.zone costiere
interessate da edificazione abusiva, aree industriali in dismissione...)
212
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
REPORT DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
P3 - Per gli interventi in ambito rurale, premialità a interventi coerenti con l’obiettivo di riqualificazione-valorizzazione
dei caratteri del paesaggio agrario, finalizzati altresì al contenimento del consumo di suolo e della dispersione insediativa,
all’infrastrutturazione in chiave ecologica degli insediamenti, all’incremento delle superfici a verde e alle connessioni con
gli spazi urbani.
P4 - Per gli interventi in aree costiere, dare premialità a interventi coerenti con gli obiettivi di valorizzazione e
riqualificazione integrata dei paesaggi costieri della Puglia previsti dal PPTR per l’ambito interessato
RIF6/a - Disincentivare l’utilizzo di prodotti usa e getta
RIF7/a --Dare premialità all’utilizzo di prodotti a basso contenuto di sostanze nocive e che riducano il rischio di impatto
in fase di riuso, riciclo o smaltimento del prodotto stesso
RIF10 - Massimizzare il riuso in loco degli inerti e, ove applicabili, adottare tecnologie a scavi minimi a basso impatto
ambientale che garantiscano la minore produzione di inerti per metro di intervento
RIF10/a - Massimizzare l’utilizzo di inerti da filiera corta o provenienti da riutilizzo o riciclo
RIF11 - Riciclare/smaltire adeguatamente i manufatti in amianto, seguendo le indicazioni del piano di smaltimento
dell’amianto
RIF12 - Supportare il censimento dei manufatti in amianto/cemento amianto presenti all’interno ed all’esterno delle
strutture che richiedono finanziamento
RIF15 - Incentivare, nelle azioni di Comunicazione e promozione la dematerializzazione delle informazioni da veicolare e
la sostituzione di beni con servizi
RIF9 - Incentivare l’utilizzo di ammendante compostato
S2 - Premialità per interventi che prevedano l’incremento delle superfici permeabili
T2 - Dare premialità alle iniziative che prevedono sistemi di mobilità sostenibile per la gestione dei flussi di traffico
afferenti all’area
T5 - Premialità per interventi integrati con sistemi infrastrutturali per la mobilità sostenibile (reti ciclo-pedonali,
programmi di trasporto pubblico).
Legenda:
GRxx
Gestione Rifiuti
Axx
Aria
Ixx
Infrastrutture
ACxx
Acque
Mxx
Monitoraggio
AMCxx
Ambiente Marino Costiero
Pxx
Paesaggio e beni culturali
Bxx
Biodiversità
Rxx
Ricerca
Exx
Energia
Rifxx
Rifiuti
ESxx
Edilizia Sostenibile
Sxx
Suolo
Gxx
Gestione Ambientale
Txx
Trasporti
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
213
DOCUMENTO 5
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE
DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN
LOMBARDIA:
ESPERIENZE E RIFLESSIONI
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA
INDICE
RUOLO DEL MONITORAGGIO AMBIENTALE
217
ASPETTI METODOLOGICI
218
TEMPESTIVITÀ E RETROAZIONE
220
ESEMPI APPLICATIVI
220
ESEMPIO 1 – IL MONITORAGGIO DELLE RIDUZIONI
DI EMISSIONI CLIMALTERANTI
220
ESEMPIO 2 - LE ANALISI TERRITORIALI NEL MONITORAGGIO
DEL PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE
224
ESEMPIO 3 – II MONITORAGGIO DELL’INTEGRAZIONE
AMBIENTALE NEI BANDI DEL POR
229
Regione Lombardia
Direzione generale Ambiente, Energia e Reti
Autorità Ambientale
Filippo Dadone (Responsabile), Elisabetta Pozzoli
Poliedra, Politecnico di Milano - Assistenza tecnica all'Autorità Ambientale di Regione Lombardia
Eliot Laniado(Coordinamento scientifico), Silvia Vaghi (Coordinamento operativo), Elena Conte,
Carlotta Sigismondi, Elena Girola
Rielaborazione del testo
Silvia Vaghi
Versione integrale dei report di monitoraggio
La versione integrale dei report di monitoraggio del POR Competitività e del Programma di Sviluppo
Rurale è disponibile sul sito web dell’Autorità Ambientale Regionale (Regione Lombardia > Ambiente,
Energia e Reti > Autorità ambientale).
216
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA
L’esperienza di monitoraggio ambientale sviluppata nell’ambito della programmazione 2007-20131,
ha messo in luce alcune condizioni di ordine procedurale e metodologico necessarie per garantire
l’efficacia del processo, vale a dire per “assicurare il controllo sugli impatti significativi sull’ambiente
derivanti dall’attuazione dei piani e dei programmi (…) e verificare il raggiungimento degli obiettivi
di sostenibilità prefissati, così da individuare tempestivamente gli impatti negativi imprevisti e da
adottare le opportune misure correttive” 2.
Tali elementi, che si aggiungono ad alcune difficoltà ancora presenti nell’identificazione di indicatori di
monitoraggio significativi e popolabili, sono di carattere di carattere generale e riguardano:
 il riconoscimento, da parte delle Autorità di Gestione, del monitoraggio ambientale come
strumento di verifica dell’efficacia della programmazione, al pari delle valutazioni;
 l’introduzione di metodologie di monitoraggio diverse e complementari agli indicatori che
consentano una più corretta identificazione e descrizione degli effetti ambientali (es. analisi
cartografiche) o valutazioni relative alla funzionalità dei meccanismi di integrazione ambientale
introdotti;
 l’anticipazione, per quanto possibile, dell’avvio del monitoraggio, senza attendere il
completamento di un numero significativo di interventi, affinché vi siano i tempi per riorientare
efficacemente le successive fasi di attuazione del programma.
A corredo di queste riflessioni iniziali sono riportate tre esemplificazioni tratte dai report di monitoraggio
del POR Competitività e del Programma di Sviluppo Rurale, funzionali ad evidenziare sia gli approcci
metodologici adottati, che alcuni degli esiti valutativi raggiunti.
Ruolo del monitoraggio ambientale
Secondo le previsioni regolamentari della programmazione vigente3, la responsabilità della gestione e
dell’attuazione dei programmi è in capo all’Autorità di Gestione (AdG), che, guidando il Comitato di
Sorveglianza (CdS), ne verifica l’implementazione, anche avvalendosi dell’analisi degli indicatori, dei
rapporti annuali di esecuzione (RAE) e della valutazione.
Il riconoscimento nell’ambito del Comitato di Sorveglianza di un preciso ruolo per il monitoraggio
ambientale, al pari delle altre attività valutative, così come la definizione di elementi di integrazione
con i rapporti annuali di esecuzione, potrebbe dare maggiore ufficialità al processo, migliorandone
l’efficacia. Poiché il monitoraggio del programma, la valutazione e il monitoraggio ambientale, pur
con le loro specificità, concorrono ai medesimi obiettivi di promozione della qualità attuativa dei
programmi, risulta essenziale promuoverne l’integrazione e la sinergia risolvendo i nodi critici che
sussistono nella Programmazione attuale.
Il Regolamento di attuazione dei Fondi4 2007-2013, nel definire puntualmente i contenuti del RAE, infatti,
1 L’Autorità Ambientale (AA) della Lombardia è responsabile del monitoraggio ambientale del POR Competitività (FESR) e del
Programma di Sviluppo Rurale (FEASR) 2007-2013; per il PO Cooperazione Italia - Svizzera (FESR), l’AA coopera con le Autorità Ambientali delle altre Amministrazioni coinvolte nel Programma nell’ambito del Gruppo Tecnico Ambiente, coordinato
da Regione Piemonte. L’AA ha elaborato i documenti metodologici di riferimento per il POR Competitività (novembre 2009)
e per il Programma di Sviluppo Rurale (giugno 2010), cui sono seguiti periodici aggiornamenti dei report di monitoraggio. Le
periodicità sono state annuale per Programma di Sviluppo Rurale (Giugno 2010, 2011, 2012) e variabile secondo le necessità
per il POR Competitività (Novembre 2009, Giugno 2010, Giugno 2011, previsto per Giugno 2013).
2 D.lgs. 152/2006 e s.m.i.
3 Regolamento (CE) n. 1083/2006, Regolamento (CE) n. 1698/2005
4 Regolamento (CE) n. 1828/2006
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
217
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA
non contiene richiami al monitoraggio ambientale: solo con la nota informativa della DG Regio alle
Autorità di Gestione sul tema “Politica di coesione e ambiente” del settembre 20085, la Commissione
incoraggia a includere le misure di monitoraggio o gli indicatori VAS nelle relazioni annuali di esecuzione,
allo scopo di raggiungere una maggiore efficacia. Tale indicazione appare tardiva rispetto all’avvio della
programmazione e assume valore di suggerimento non vincolante: nell’esperienza di Regione Lombardia,
l’integrazione del monitoraggio con i rapporti di esecuzione non si è rivelata particolarmente proficua, in
quanto piuttosto rigidamente legati ai soli contenuti previsti dal Regolamento di attuazione.
Nel caso lombardo, un livello più interessante di integrazione è stato però raggiunto con le valutazioni.
In questo caso, il monitoraggio ha fornito un valido supporto nell’elaborazione delle risposte inerenti
diverse domande valutative affidate ai valutatori indipendenti, rappresentando una fonte di riferimento
per i rapporti di valutazione. Nel caso del Programma di Sviluppo Rurale (PSR), ci si è spinti sino
ad una suddivisione operativa degli aspetti da indagare fra Autorità Ambientale e valutatore, con il
risultato di indagare complessivamente le tematiche ambientali secondo un maggior numero di punti
di vista, arricchendo gli esiti valutativi. Anche il Quadro Strategico Nazionale6, richiamando gli “obblighi
di monitoraggio degli effetti ambientali significativi dei programmi (...)”, evidenzia come tali attività
rappresentassero “una opportunità e una base di partenza per la considerazione nelle valutazioni degli
aspetti di impatto ambientale”, sottolineandone pertanto l’importanza, senza tuttavia esplicitare un
suo potenziale ruolo come strumento “di valutazione” vero e proprio.
In prospettiva 2014-2020, il percorso intrapreso potrebbe sfociare nell’introduzione a pieno titolo
del monitoraggio ambientale fra le valutazioni, ad esempio riconoscendolo nel Piano di valutazione,
qualora si dovesse confermare l’utilizzo di tale strumento, con un preciso ruolo di approfondimento
degli aspetti e degli effetti ambientali. Rendere conto delle misure di monitoraggio ambientale
intraprese e dei relativi esiti principali nel RAE, inoltre, anche introducendo uno specifico paragrafo
ad esso dedicato, potrebbe favorire la coerenza e l’integrazione fra i diversi strumenti esistenti. Infine,
una mirata azione di sensibilizzazione potrebbe essere funzionale ad accrescere la consapevolezza
delle Autorità di Gestione in merito al processo e ai sui esiti, soprattutto nei casi in cui sia necessario
prendere delle decisioni sulle azioni correttive che dovessero rivelarsi necessarie.
Aspetti metodologici
L’impostazione metodologica dei sistemi di monitoraggio di POR e PSR è basata sulle indicazioni
del documento “Verso le linee guida per il monitoraggio”7. Pur adottando scelte operative differenti
che rispondono alle peculiarità dei programmi, le elaborazioni sviluppate sono coerenti con il ruolo
complessivamente svolto dall’AA nell’attuazione e dipendono dalla presenza di sistemi informativi che
garantiscono informazioni adeguate e aggiornate periodicamente.
La metodologia prevede la strutturazione di un sistema di obiettivi di sostenibilità e di indicatori
che consentano di monitorare sia l’andamento complessivo del contesto che il contributo di ciascun
programma al contesto ambientale (cioè i relativi effetti ambientali). La stima del “contributo al
contesto” è elaborata a partire dalle informazioni sui progetti finanziati (“indicatori di processo”),
opportunamente elaborate e aggregate fra loro al fine di restituirne una lettura complessiva.
5 Nota del 30.09.2008, prot. 009432 – Nella lettera si suggerisce, dal punto di vista operativo, che le misure di monitoraggio
VAS potrebbero essere inserite nel paragrafo 2.7 “Modalità di sorveglianza”
6 http://www.dps.mef.gov.it/documentazione/QSN/docs/QSN2007-2013_giu_07.pdf
7 “Verso le linee guida per il monitoraggio”, Ministero dell’Ambiente – ISPRA – ARPA, con il supporto tecnico di Poliedra –
Politecnico di Milano, cui si rimanda per approfondimenti metodologici
218
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA
I sistemi di obiettivi e indicatori, costruiti aggiornando quelli presenti nei rispettivi Rapporti Ambientali
e sviluppando il maggior grado di trasversalità possibile per le tematiche comuni a POR e PSR (prima fra
tutte il cambiamento climatico), hanno tuttavia mostrato alcune lacune. In particolare, considerando
l’importanza di costruire valutazioni e letture interpretative dell’andamento dei programmi, il solo utilizzo
di indicatori è apparso necessario ma non sufficiente a garantire una adeguata rappresentazione degli
effetti ambientali. Si è ritenuto pertanto importante integrare altre metodologie, prime fra tutte le analisi
territoriali basate sull’utilizzo di strumenti GIS, essenziali per interpretare e valutare adeguatamente
gli effetti su tutte le tematiche ambientali. Tali analisi sono risultate vincenti per contestualizzare i
risultati raggiunti, mettere in evidenza le criticità locali non ancora colte dai programmi ed evidenziare
gli effetti cumulati concentrati sulla stesso territorio. Inoltre hanno consentito di effettuare analisi
a diverse scale di dettaglio, coniugando la visione a scala regionale a specifici zoom territoriali di
particolare interesse.
Questa lettura “paesistico – territoriale” dell’attuazione del programma è stata introdotta nel
monitoraggio del PSR: considerando la molteplicità di misure e di soggetti beneficiari, nonché la
numerosità dei soggetti coinvolti nelle istruttorie, ciò è stato possibile grazie alla presenza di un
sistema informativo (SIARL)8 che fornisce informazioni puntuali, in molti casi georeferenziate, per tutti
gli interventi finanziati. Elemento essenziale per garantire la funzionalità del sistema di monitoraggio,
infatti, è il poter contare su un flusso informativo sistematico e costante che permetta l’effettivo
aggiornamento degli indicatori e degli strati informativi georeferenziati. Questa questione non riguarda
tanto gli indicatori di contesto, che sono normalmente popolati con frequenze prefissate da ARPA o
da altri soggetti deputati alla produzione di dati ambientali, ma piuttosto concerne gli indicatori di
processo e di contributo al contesto, che devono essere rilevati o calcolati a partire dalle informazioni
sui progetti finanziati.
Un secondo elemento metodologico peculiare introdotto nel monitoraggio riguarda la verifica
dell’efficacia del processo di integrazione ambientale, introdotta per cercare di anticipare una valutazione
“operativa” dell’adeguatezza dei meccanismi attuativi dei programmi (bandi, meccanismi, di selezione,
...) a prevenire gli effetti negativi indesiderati e a massimizzare le ricadute positive. Nel caso in cui
siano previste più edizioni successive di bandi che finanziano le medesime tipologie di interventi o che,
pur riguardando tipologie diverse, prevedono l’utilizzo dei medesimi criteri di valutazione ambientali,
risulta funzionale che prima di procedere alla stesura di un secondo bando, si verifichi la bontà degli
strumenti già utilizzati, fornendo indicazioni per una loro eventuale revisione.
Per il POR, nell’ambito di un sistema di monitoraggio che prevedeva tre principali dimensioni di analisi
(cambiamento climatico e aria; paesaggio, suolo e biodiversità; governance), variamente declinate
nella valutazione del Programma, è stata introdotta questa tipologia di analisi su alcuni specifici
bandi9. In questo caso, le informazioni necessarie al monitoraggio sono state ricavate analizzando
direttamente i progetti finanziati, perché il sistema informativo della programmazione, sebbene attivo,
non possiede ancora la piena funzionalità per il calcolo automatico degli indicatori. Questa condizione
è stata facilitata dalla partecipazione diretta dell’AA alle istruttorie e, sebbene dispendiosa in termini di
tempo, ha consentito di elaborare valutazioni e indicazioni piuttosto puntuali.
8 Sistema Informativo Agricolo della Regione Lombardia https://www.siarl.regione.lombardia.it/index.htm
9 Ad oggi, le schede realizzate hanno riguardato: Il Fondo di Rotazione per l’Imprenditorialità - Asse 1 Innovazione ed economia della conoscenza, i quattro bandi pubblicati in attuazione dell’Asse 3 Mobilità sostenibile, il bando per la promozione
delle reti di teleriscaldamento – Asse 2 Energia e il primo bando attuativo dell’Asse 4 Tutela e valorizzazione delle risorse
naturali e culturali.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
219
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA
In conclusione, dall’esperienza diversificata sin qui condotta, emerge la necessità che, anche in prospettiva
futura, il monitoraggio integri in modo flessibile approcci quantitativi e qualitativi, superando il solo
utilizzo degli indicatori e sviluppando approfondimenti tematici o territoriali significativi per i diversi
programmi e nelle varie fasi di attuazione. A questo scopo, è necessario che i sistemi informativi di
monitoraggio dei programmi integrino al loro interno la rilevazione degli indicatori per il monitoraggio
ambientale e che siano dotati di funzioni per la georeferenziazione degli interventi finanziati. Infine,
per garantire il sostegno all’interpretazione dei risultati del monitoraggio, tema chiave per formulare
giudizi e proposte correttive, potrebbe essere utile il supporto di un gruppo di esperti di differenti
discipline (ad esempio dei soggetti con competenza ambientale coinvolti nel processo di VAS), così
come potrebbe essere funzionale l’utilizzo di metodologie partecipate, quali i focus group, per far
emergere interpretazioni e punti di vista differenti.
Tempestività e retroazione
Il terzo ambito di riflessione riguarda i tempi del monitoraggio: la retroazione sul programma, infatti,
è efficace solo se avviene in tempo utile per poter reindirizzare le successive fasi dell’attuazione.
Devono essere adottate, pertanto, soluzioni che consentano di restituire informazioni sull’andamento
del programma in tempi rapidi, anche elaborando le stime previsionali degli effetti (e le conseguenti
valutazioni) prima che essi si verifichino e siano, pertanto, irreversibili.
In prospettiva, pertanto, il monitoraggio non deve essere compiuto solo a partire da uno stadio
avanzato della programmazione, quando la maggior parte degli interventi sono stati realizzati, ma
deve essere anticipato sin dalla pubblicazione delle prime graduatorie di finanziamento, per evitare che
lo strumento valutativo non riesca a fornire indicazioni significative per l’attuazione.
Esempi applicativi
Alla luce di queste considerazioni, di seguito sono riportati tre esempi che evidenziano come alcune
delle sottolineature metodologiche citate siano state interpretate nel monitoraggio dei programmi
lombardi: gli esempi vogliono fornire degli spunti e hanno la finalità di mostrare gli approcci
metodologici utilizzati e la potenzialità degli strumenti utilizzati, senza pretesa di esaustività. Per una
visione più completa delle metodologie utilizzate e delle valutazioni compiute si rimanda ai già citati
report di monitoraggio periodici.
Gli esempi riguardano:
 l’impostazione metodologica “classica” (sistema obiettivi – indicatori) per il tema “cambiamento
climatico”, che ha carattere di trasversalità fra il POR e il PSR (Esempio 1);
 la sperimentazione dell’analisi territoriale sviluppata nel monitoraggio del PSR, con riferimento
agli interventi finanziati sull’Asse 2 (Misure agroambientali e di imboschimento) al 31/12/2011
(Esempio 2);
 alcune valutazioni relative ai risultati ambientali dei bandi attuativi del POR, con particolare
riferimento all’efficacia dei meccanismi di selezione ambientale, tratte dalle schede di
monitoraggio (Esempio 3).
Esempio 1 – Il sistema di monitoraggio per il tema “cambiamenti climatici” nel POR Competitività
e nel Programma di Sviluppo Rurale
L’avvio della programmazione 2007-2013 è coinciso con una fase di progressivo incremento
dell’attenzione comunitaria sul tema del contrasto al cambiamento climatico, che ha avuto un primo
importante sbocco nel 2008 con l’approvazione da parte del Parlamento europeo del pacchetto clima-
220
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA
energia, volto conseguire, entro il 2020, i seguenti obiettivi: ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto
serra, portare al 20% il risparmio energetico e aumentare al 20% il consumo di fonti rinnovabili.
POR Competitività e PSR concorrono all’obiettivo generale di riduzione delle emissioni climalteranti
agendo su diversi fronti. Se il POR agisce nel campo dell’efficienza energetica, delle fonti rinnovabili e
della mobilità sostenibile, il PSR contempla, accanto ai temi energetici, azioni orientate ad incrementare
lo stock di carbonio nei suoli e nelle foreste, a razionalizzare l’ uso dei fertilizzanti, a una migliore
gestione dei reflui zootecnici riducendone le missioni climalteranti, a promuovere le pratiche agricole a
basso impatto. Coerentemente con la metodologia, la costruzione del sistema di monitoraggio è stata
effettuata a partire dalla definizione degli obiettivi di sostenibilità specifici concorrenti alla riduzione
delle emissioni di gas climalteranti e perseguiti dai programmi.
Ad esempio, per il Programma di Sviluppo Rurale, la Tabella 1 mostra gli obiettivi di sostenibilità e gli
indicatori di contesto che li descrivono con le relative fonti.
Tabella 1 PSR: il sistema di monitoraggio per l’obiettivo “Riduzione del cambiamento climatico”
- obiettivi e indicatori di contesto
PSR – Riduzione delle emissioni climalteranti (target: n.d.)
OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ SPECIFICI
INDICATORI DI CONTESTO
OB.1 - Promuovere interventi di gestione sostenibile del
patrimonio forestale, di afforestazione, di riforestazione e
Superficie forestale regionale (ha)
di rivegetazione volti all’assorbimento di carbonio atmo[Rapporto sullo stato delle foreste 2010, Regione
sferico, al contenimento vegetazionale di inquinanti aeLombardia]
rodispersi e alla costituzione di depositi di carbonio agroforestali. (L.R. 24/2006 Art. 19)
OB.2 - Incrementare la sostanza organica nei suoli 1
Sostanza organica immagazzinata nei suoli (ktCO2eq)
[Regione Lombardia, Progetto Kyoto Lombardia]
OB.3 - Ridurre i carichi di fertilizzanti e antiparassitari Uso di fertilizzanti in agricoltura (ktazoto/anno)
nell’agricoltura (PTR - Ob. tematici)
[ISTAT]
OB.4 - Ridurre i consumi specifici di energia migliorando
Consumi energetici per il settore agricolo (ktep)
l’efficienza energetica e promuovendo interventi per l’uso
[Regione Lombardia, SIRENA]
razionale dell’energia (Rapporto Ambientale PSR) *
Potenza termica ed elettrica installata, suddivisa per
fonte rinnovabile (MWt, MWe)
[Regione Lombardia, SIRENA, PAE]
Energia prodotta, suddivisa per fonte rinnovabile
OB. 5 - Promuovere l’impiego e la diffusione capillare sul
(ktep/anno)
territorio delle fonti energetiche rinnovabili, potenziando
[Regione Lombardia, SIRENA]
l’industria legata alle FER (Rapporto Ambientale PSR che
SAU investita a colture energetiche (ha)
riprende la Dir. 2001/77/CE)*
[Regione Lombardia, SIARL]
Stima dell’energia prodotta da impianti arborei per la
produzione di biomassa (ktep/anno)
[elaborazione da Regione Lombardia, SIARL]
OB. 6 - Promuovere l’adozione delle migliori tecniche
disponibili per la conduzione e la gestione delle aziende
agricole e degli allevamenti zootecnici funzionali anche
al contenimento di emissioni azotate e di carbonio (L.R.
24/2006 Art. 18)
Emissioni di protossido di azoto e metano per la zootecnia (tN2O/anno, tCH4/anno)
[Regione Lombardia, INEMAR, Piano Regionale per la
Qualità dell’Aria e Rapporto sullo stato dell’ambiente]
*Gli obiettivi di sostenibilità inerenti le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica sono stati rivisti recentemente, in coerenza
con il mutamento del quadro normativo e programmatico (es. burden sharing Fonti Rinnovabili, ...).
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
221
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA
A valle della costruzione del sistema obiettivi-indicatori, sono state identificate le tipologie di azione
funzionali o contrarie al raggiungimento di ciascun obiettivo. La Tabella 2 mostra, a titolo di esempio e
con riferimento all’’obiettivo OB.5, relativo alla diffusione delle fonti rinnovabili, le tipologie di azione
e gli indicatori (di processo e di contributo al contesto) identificati.
Tabella 2 Monitoraggio del PSR: Tipologie di azione, indicatori di processo e indicatori di
contributo al contesto per l’Obiettivo di promozione delle fonti rinnovabili
OB. 5 - PROMUOVERE L’IMPIEGO E LA DIFFUSIONE CAPILLARE SUL TERRITORIO DELLE FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI
TIPOLOGIA DI
AZIONE
INDICATORE DI PROCESSO (proxy)
CONTRIBUTO DEL PROGRAMMA AL CONTESTO
Interventi per
la produzione
di energia
Interventi e investimenti per la produzione
di energia da fonti energetiche rinnovabili
(numero, € per tipologia di fonte)
Stima dell’energia prodotta da
fonti energetiche rinnovabili
(ktep/anno)
Interventi forestali
SAU che beneficia di incentivi per la realiz- Stima dell’energia prodotta dagli
zazione di impianti arborei per la produzio- impianti arborei per la produzione
ne di biomassa (ha)
di biomassa finanziati (ktep/anno)
Stima della riduzione delle emissioni di
CO2 eq (kton/anno)
Lo stesso ragionamento vale per il POR Competitività, che riprende i medesimi obiettivi di sostenibilità del PSR per quanto
riguarda le energie rinnovabili e l’efficienza energetica e introduce uno specifico obiettivo per la mobilità (Tabella 3), rispetto
al quale in Tabella 4 sono riportati gli indicatori di processo e di contributo al contesto.
Tabella 3 POR: il sistema di monitoraggio per l’obiettivo “Riduzione del cambiamento climatico”
- obiettivi e indicatori di contesto
POR – Obiettivo generale: Riduzione delle emissioni climalteranti (Target proposto 104 kton/anno)
OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ SPECIFICI
INDICATORI DI CONTESTO
OB.A - Ridurre i consumi specifici di energia migliorando l’efficienza energetica e promuovendo interventi per l’uso razionale
dell’energia (Rapporto Ambientale POR) *
Consumi energetici totali e per settore (ktep)
[Regione Lombardia, SIRENA]
OB. B - Promuovere l’impiego e la diffusione capillare sul territorio delle fonti energetiche rinnovabili, potenziando l’industria
legata alle FER (Rapporto Ambientale POR che riprende la Dir.
2001/77/CE)*
OB. C- Promuovere il trasporto intermodale (Piano Territoriale
Regionale, 2010)
Potenza termica ed elettrica installata, suddivisa per
fonte rinnovabile (MWt, MWe)
[Regione Lombardia, SIRENA, PAE]
Energia prodotta, suddivisa per fonte rinnovabile (ktep/
anno)
[Regione Lombardia, SIRENA]
Utenza delle stazioni del servizio ferroviario regionale
(n. saliti / g)
(Fonte: Trenord)
Merci movimentate con tecnica intermodale in Lombardia (t/anno) (Fonte: DG Infrastrutture, Regione
Lombardia)
*Gli obiettivi di sostenibilità inerenti le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica sono stati rivisti recentemente, in coerenza
con il mutamento del quadro normativo e programmatico (es. burden sharing Fonti Rinnovabili, ...).
222
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA
Tabella 4 Monitoraggio del POR: Tipologie di azione, indicatori di processo e indicatori di
contributo al contesto per l’Obiettivo di promozione del trasporto intermodale
OB.C - PROMUOVERE IL TRASPORTO INTERMODALE
TIPOLOGIA DI AZIONE
INDICATORE DI PROCESSO
(proxy)
CONTRIBUTO DEL PROGRAMMA AL CONTESTO
Intermodalità merci
Incremento dell’offerta dei
centri intermodali (t/anno)
Stima dell’incremento potenziale delle merci movimentate
via ferro (t/anno)
Stima della riduzione delle emisAccessibilità alle stazioStima della riduzione delle per- sioni di CO2 eq
Incremento dei passeggeri (n.
ni del servizio ferroviacorrenze in auto, a favore del (kton/anno)
saliti/g)
treno (km/g)
rio regionale
Per ciascuno degli indicatori elencati, sono puntualmente definite le modalità di calcolo o di stima,
comprese le ipotesi assunte e i coefficienti da utilizzare nelle elaborazioni; gli indicatori di processo
sono rilevati presso i beneficiari tramite i sistemi informativi, mentre il calcolo degli indicatori di
contributo al contesto è effettuato dall’Autorità Ambientale, nell’ambito del monitoraggio.
Per il POR, che all’atto dell’approvazione prevedeva un target di riduzione pari a 51,3 kton/anno, la
stima delle emissioni risparmiabili è stata effettuata una prima volta ex ante, quando una sola linea
di intervento dell’Asse Energia era stata attuata. Tale valutazione ha consentito di evidenziare come
il target definito inizialmente fosse largamente sottostimato: è pertanto stato avviato un percorso di
ridefinizione del target che lo ha portato ad un valore di 104 kton/anno. Al 31/12/2011, gli interventi
conclusi consentivano di stimare un risparmio di emissioni pari a 24,3 kton/anno.
Per il PSR, non è invece presente un target di programma sulla riduzione delle emissioni: l’unico valore
target si riferisce alla produzione di energia da fonte rinnovabile e considera solo la produzione di
biomassa a scopi energetici (pari a 16 ktep/anno). Anche in questo caso, il monitoraggio ambientale
ha evidenziato come troppo limitante questo approccio integrando la valutazione di altri importanti
fattori (gestione dei suoli, impianti per la produzione di fonti rinnovabili diversi dalle biomasse,
ecc.). Considerando solo gli interventi finanziati al 31/12/2011, il valore di risparmio delle emissioni
climalteranti era già superiore ai 140 kton/anno.
A fronte di queste considerazioni sui target di programma, sviluppate “ex post”, cioè ricostruendo i
valori obiettivo a partire dalle risorse allocate per tipologia di intervento, emerge la difficoltà di stabilire
e quantificare ex ante gli obiettivi della programmazione. Ciò può essere motivato anche dall’assenza,
a livello regionale, di obiettivi quantificati di riferimento per le politiche settoriali. In assenza di tali
obiettivi, risulta inoltre molto difficile valutare la significatività dei contributi della programmazione
comunitaria nel panorama regionale, né è chiaro quali altri strumenti sinergici e complementari siano
disponibili in regione per dare attuazione alle strategie.
Prospettive future
Alla luce delle proposte di nuovi Regolamenti, nel periodo 2014-2020 l’attenzione sul tema del
cambiamento climatico è destinata ad aumentare, integrando anche la necessità di considerare gli
scenari climatici futuri e di attuare specifiche politiche di adattamento ad esso.
Con riferimento all’esperienza del monitoraggio sviluppata sino ad ora, che ha riguardato
sostanzialmente la riduzione delle emissioni climalteranti, emergono alcuni punti di attenzione nel
definire i programmi futuri:
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
223
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA
 una prima questione riguarda la definizione dei target di riduzione delle emissioni per ciascun
programma. In assenza di una strategia regionale condivisa, è necessario che i target per la
programmazione comunitaria siano definiti a partire dagli obiettivi dell’UE e dall’analisi dei trend
emissivi regionali, tenendo inoltre presente gli esiti delle valutazioni dei programmi attuali. La
definizione di un obiettivo di riduzione delle emissioni per la programmazione potrebbe essere
effettuata nell’ambito dei documenti strategici unitari, predisponendo l’allocazione di adeguate
risorse finanziarie sugli obiettivi specifici / linee di intervento / misure in grado di raggiungere
l’obiettivo. In tal modo sarebbe possibile ampliare la visione strategica, rendendola più efficace e
superare i vincoli di concentrazione delle risorse posti dai Regolamenti, che si focalizzano sugli
“input” (risorse economiche allocate), anziché sugli “output” (riduzione delle emissioni);
 un secondo tema concerne la creazione di strategie integrate che valorizzino le sinergie a tutti i
livelli: fra i Fondi (FESR e FEASR), fra tipologie di azioni da promuovere, rafforzando legami fra la
ricerca e l’innovazione e le politiche energetiche e fra attori diversi (pubblici e privati, es. ESCO);
 infine, è importante che la selezione delle tipologie di intervento da promuovere nei programmi
avvenga valutandole non solo i costi, ma anche gli altri effetti ambientali e sociali, per poter
privilegiare quelle che consentono di raggiungere contestualmente più obiettivi, cioè più efficaci
e più efficienti (ad esempio, per gli impianti a biomasse, è necessario valutare le emissioni di
polveri, nonché il tema della conversione degli usi agricoli funzionali alla produzione di biomassa
ecc.). In questo modo sarebbe possibile identificare linee di intervento efficaci per tutti i settori
rilevanti in termini emissivi, non solo per quello energetico: si pensi ad esempio alla mobilità.
Esempio 2 -Le analisi territoriali nel monitoraggio del Programma di Sviluppo Rurale
Nel Report di monitoraggio 201210 del Programma di Sviluppo Rurale è stata introdotta una prima
proposta per una lettura “paesaggistico-territoriale” delle Misure agroambientali e di imboschimento
(Asse 2).
Alla scala regionale, l’analisi e la valutazione è stata impostata in base a tre macrotemi, strettamente
legati ai contenuti del Piano Paesaggistico Regionale (PPR)11, che riguardano:
 una prima definizione degli ambiti territoriali di riferimento, ovvero delle unità paesaggistiche
sulle quali compiere la lettura delle dinamiche e degli interventi;
 una proposta di definizione delle componenti strutturali del paesaggio agrario, con
l’identificazione di tematismi che possano fungere da indicatori guida per la fotografia del
contesto paesaggistico;
 l’individuazione di alcuni fenomeni di degrado rispetto ai quali elaborare le valutazioni, come
ad esempio le dinamiche di banalizzazione del paesaggio, la frammentazione e la progressiva
diminuzione delle strutture vegetazionali che caratterizzano gli spazi coltivati, i fenomeni di
inquinamento della falda dovuta all’uso di fertilizzanti e ai carichi zootecnici.
Di seguito si riportano due esempi: il primo riguarda il potenziamento della connettività eco paesaggistica
a sostegno della biodiversità, cioè degli elementi naturali strutturanti il paesaggio agrario, il secondo è
relativo a contenimento dei carichi di azoto (effetto tampone), rispetto alle Zone Vulnerabili ai Nitrati,
identificate dal PPR come un elemento di degrado paesistico.
10 http://www.reti.regione.lombardia.it/shared/ccurl/698/629/Autorità%20Ambientale_Report%20di%20monitoraggio%20
ambientale%20PSR_giugno%202012.pdf
11 http://www.territorio.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=Redazionale_P&childpagename=DG_Territorio%2FDetail&cid=121330522
2630&packedargs=NoSlotForSitePlan%3Dtrue%26menu-to-render%3D1213299878360&pagename=DG_TERRWrapper
224
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA
Le Misure più significative valutate in riferimento ai due esempi proposti prevedono la realizzazione di
interventi agroambientali, di interventi di forestazione e il mantenimento e la realizzazione di strutture
vegetali lineari, i cui dati di realizzazione al 31 dicembre 2011 sono riportati in Tabella 5.
Tabella 5 Interventi agroambientali, di forestazione e sulle strutture vegetali lineari finanziati
dal PSR (dati SIARL al 31/12/2011)
Misura
Superficie finanziata (ha)
Interventi agroambientali
214C
Produzioni vegetali estensive
21.534
214E
Produzioni agricole biologiche
8.473
214I
Conservazione della biodiversità nelle risaie
25.941
214L
Conservazione della biodiversità delle praterie ad alto valore naturalistico
57.642
214M
Introduzione di tecniche di agricoltura conservativa
8.499
Interventi di forestazione
A scopo naturalistico
221A
Boschi permanenti a scopo ambientale
119
221B
Arboricoltura da legno a ciclo medio-lungo
390
223
Imboschimento di superfici non agricole
222
Arboricoltura a ciclo breve
221C
Arboricoltura da legno con ceduazione a turno breve
221D
Arboricoltura da legno a rapido accrescimento
Totale (ha)
41
1.913
124.774
Mantenimento e realizzazione di strutture vegetali
Lunghezza finanziata (km)
214F
Mantenimento di strutture vegetali lineari
375
216A
Costituzione di siepi, filari
498
Totale (km)
873
Interventi di potenziamento della connettività eco-paesaggistica e a favore della biodiversità
La carta (Figura 1) rappresenta la distribuzione degli interventi finanziati dal PSR sulle misure citate
in Tabella 5, unitamente ad alcuni elementi di contesto rilevanti per l’analisi: il Sistema delle Aree
Protette, SIC e ZPS, la Rete Ecologica regionale e le aree di protezione per le acque.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
225
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA
Figura 1 Il contributo del PSR al potenziamento della connessione ecopaesaggistica e della
biodiversità (dati al 31/12/2011)
Il sistema siepe – filare costituisce un elemento di grandissimo valore paesaggistico, in quanto
elemento strutturante del paesaggio rurale e componente strategica e centrale per la conservazione
della biodiversità. I filari si stagliano lungo le vie poderali, le rive dei canali e lungo i limiti dei grandi
campi irrigui, descrivendo così gli elementi che compongono il paesaggio (parcelle campestri, corsi
d’acqua, ecc.) e sono elementi di connettività per la fauna. Negli ultimi 15 anni in Lombardia il processo
di riduzione dei filari ha subito un rallentamento e si sta assistendo a una lieve inversione della tendenza
con un leggero aumento della diffusione dei filari nelle aree agricole (in particolare nelle aree agricole
comprese negli ambiti dei Parchi e della Rete Ecologica Regionale).
Il contributo del PSR risulta in quest’ottica significativo: il monitoraggio evidenzia come circa il 60%
degli interventi di mantenimento e il 72% degli interventi di realizzazione di strutture vegetali lineari
si collochi in Aree Parco o in Aree Natura 2000. Inoltre circa il 35% delle siepi e filari presenti in SAU di
pianura della Regione Lombardia si trova in aree della Rete Ecologica Regionale. Nell’ambito della Rete
Ecologica Regionale, la distribuzione degli interventi relativi alle strutture vegetali lineari è decisamente
coerente con il rafforzamento della connettività: spicca in modo evidente la concentrazione degli
interventi relativi alla costituzione e al mantenimento di siepi e filari e fasce tampone boscate nei
varchi della rete ecologica, che rappresentano gli elementi più sensibili per garantire la connettività
ecologica (fino a 1.997 m/km2 di SAU per gli interventi di mantenimento in SAU di pianura). Questo
dato è decisamente positivo vista la valenza di questi interventi in termini di deframmentazione, di
connettività e di collegamento.
226
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA
Nello specifico, si evidenzia una concentrazione di interventi nel cremasco e nel milanese sulla linea
delle risorgive che, associati ai 231 interventi di recupero dei fontanili, costituiscono nel complesso
un significativo intervento del PSR in termini di potenziamento delle struttura paesaggistica. È da
evidenziarsi la concentrazione di siepi e filari nelle aree di protezione delle acque e in particolare
vicino ai fontanili. Per quanto riguarda il pavese e la Lomellina, gli interventi si concentrano nella Rete
Ecologica Regionale e, per quanto riguarda la Lomellina, in area di rispetto di elementi del reticolo idrico
principale (fiume Agogna e area golenale del Po). Inoltre in queste aree si integrano con interventi di
conservazione della biodiversità nelle risaie, con interventi di agricoltura biologica e con interventi
di lotta integrata. Tipologie quest’ultime che, oltre a promuovere un consolidamento della tradizione
colturale di quegli ambiti geografici, hanno un positivo effetto sul paesaggio in quanto conservano e
ripropongono tecniche colturali di lavorazione e modelli produttivi eco-compatibili nel rispetto alla
diversità ecologica e paesistica. Da notare la quasi totale assenza di interventi di siepi e filari nell’alta
pianura e fascia pedemontana, dove l’agricoltura potrebbe invece assumere un ruolo fondamentale
di conservazione/ripristino delle strutture vegetazionali del mosaico paesistico, di deframmentazione
degli spazi coltivati, di contenimento dello sprawl urbano e del degrado paesaggistico, causati dai
fenomeni di infrastrutturazione e urbanizzazione.
Con riferimento alle azioni agroambientali e forestali, emerge che il 15% degli interventi
agroambientali è collocato in SIC e/o ZPS, valore che sale al 24% per gli interventi di forestazione e
di gestione forestale. Vista la significatività della presenza di superfici finanziate in aree sottoposte a
vincolo ambientale, risulta che queste siano luoghi privilegiati per forme di agricoltura di qualità e di
allevamento finalizzati a realizzare modelli di sviluppo sostenibile del territorio. Ne è un esempio la
distribuzione delle superfici a biologico che, pur essendo nel complesso poco diffusa in Lombardia, si
concentra nelle aree significative per la biodiversità in termini di superfici premiate con l’azione 214E (il
20% sul totale è in aree Natura 2000, il 13% in altre aree protette). Anche gli interventi finanziati con
l’azione 214I - Conservazione della biodiversità nelle risaie mostrano un’incidenza molto significativa
in aree Natura 2000 rispetto al totale finanziato (32%), concentrandosi in particolare in Lomellina,
essendo questa un’area a principale orientamento risicolo.
Anche gli interventi della misura 214L - Conservazione della biodiversità in praterie ad alto valore
naturalistico ricadono per una quota significativa della superficie in aree Natura 2000 (27%) e per la
maggior parte nella Rete Ecologica Regionale.
Infine, gli interventi della misura 214C - Produzioni vegetali estensive risultano significativi per la
biodiversità soprattutto dove le superfici sono finanziate vicino alla linea delle risorgive, in particolare
nell’area del Serio morto tra i fiumi Adda e Serio, lungo uno dei corridoi primari della Rete Ecologica
Regionale. Sono aree della Regione Lombardia, in termini di uso del suolo agricolo, già caratterizzate
dalla presenza di prati. Si osserva inoltre una concentrazione delle superfici finanziate con la misura
214C anche nel Parco del Mincio nella zona tra a nord di Mantova e sotto le colline moreniche, area
caratterizzata da prati lì presenti per motivi pedologici e per tradizione.
Sono diffusi su tutto il territorio di pianura, ma soprattutto lungo le aree golenali dei fiumi (che
in genere coincidono con corridoi della Rete Ecologica Regionale) Ticino e Po, gli interventi di
imboschimento. Si evidenzia, tuttavia, la diversa valenza ai fini del sostegno alla biodiversità degli
interventi di imboschimento. L’imboschimento permanente, infatti, risulta poco diffuso, mentre prevale
la Short Rotation Forestry, applicata a superfici più ampie.
Interventi di riduzione degli apporti di azoto ed effetto tampone
La carta (Figura 2) rappresenta come elemento di contesto le Zone Vulnerabili ai Nitrati (ZVN), ovvero
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
227
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA
quelle porzioni di territorio dove le situazioni critiche per le acque sotterranee e superficiali sono
particolarmente evidenti. Sono sovrapposte a queste gli interventi agroambientali finanziati dal PSR
che riguardano le forme di conduzione dei terreni che possono contribuire al miglioramento e alla
tutela dell’ambiente (produzione agricola integrata; produzione agricola biologica; produzioni vegetali
estensive; agricoltura conservativa; realizzazione e mantenimento di siepi, filari e fasce tampone
boscate) e gli interventi di forestazione a scopo naturalistico.
Figura 2 Il contributo del PSR alla riduzione dei carichi di azoto (dati al 31/12/2011)
Come si evince dalla carta, le zone in cui la vulnerabilità risulta essere fortemente diffusa si estendono
principalmente nella Media e Bassa Pianura Lombarda:
 lungo l’asta del Ticino e in alcuni comuni nel Milanese e nella Brianza
 la Valle dell’Adda, la media e bassa pianura bresciana e la Valle del Mincio sono le altre tre grandi
zone i cui comuni sono caratterizzati da estesa vulnerabilità e carico zootecnico generalmente
elevato.
I carichi di azoto crescono significativamente muovendosi dalla parte occidentale verso quella centroorientale della pianura lombarda (province di Lodi, Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova fino al
Mincio e a nord del Po). Infatti nel settore orientale della pianura si concentrano le attività agricole e
zootecniche di più alto impatto.
La carta mostra un’interessante concentrazione di interventi di produzioni vegetali estensive nel
cremasco (in area di risorgive), nel lodigiano e a nord di Mantova, aree ad alto carico zootecnico. È da
228
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA
notarsi inoltre che nella parte bassa del corso dei fiumi Adda, Mincio e Oglio, zone ad alta vulnerabilità,
è poco significativa la presenza di misure per la diffusione del biologico e della lotta integrata, che
invece andrebbero potenziate considerato il contesto della pianura.
Significativa è la diffusione di agricoltura conservativa nel lodigiano favorita dal sistema di irrigazione
che avviene per aspersione e non per scorrimento, sistema di irrigazione quest’ultimo che favorisce la
contaminazione delle risorse idriche da nitrati di origine agricola.
Da sottolineare è poi la positiva concentrazione di fertilizzazione bilanciata e avvicendamento (misura
che prevede l’obbligo di realizzare piani di concimazione) nelle zone ZVN del mantovano, caratterizzate
da un uso del suolo a mais e da un alto carico zootecnico. Infine si segnala la concentrazione di questa
misura nell’Oltrepo mantovano e pavese che però, essendo suoli a prevalente tessitura fine (limi e
argille), non sono classificati come vulnerabili ai nitrati.
Esempio 3 – II monitoraggio dell’integrazione ambientale nei bandi del POR
Le analisi presentate in questo esempio sono estrapolate da diverse schede di monitoraggio, che
riguardano bandi attuativi relativi linee di intervento diverse (infrastrutturali, per la valorizzazione
delle risorse naturali e culturali, per l’innovazione delle imprese). Le analisi, da cui derivano indicazioni
operative che mirano a rafforzare la qualità ambientale nelle successive fasi attuative, riguardano:
 le tipologie di interventi finanziati e le tipologie di beneficiari, verificando la presenza e la
consistenza dei progetti con contenuti esplicitamente ambientali e la rappresentatività dei
beneficiari significativi per l’attuazione delle politiche ambientali;
 la capacità dei criteri ambientali di prevenire gli effetti ambientali negativi e di contribuire alla
selezione dei progetti caratterizzati da migliori performance ambientali;
 l’efficacia della modulistica allegata al bando per raccogliere le informazioni necessarie alla
valutazione dei criteri ambientali e al loro monitoraggio.
A. Analisi delle tipologie di intervento finanziate e dei beneficiari – Primo bando Asse 4 “Tutela
e valorizzazione delle risorse naturali e culturali”
Il bando, pubblicato nel febbraio 2009, vede il suo primario obiettivo nell’integrazione tematica degli
interventi: valorizzazione degli elementi patrimoniali naturali e culturali del territorio finalizzata
all’aumento della capacità attrattiva dei luoghi e alla promozione turistica. Vengono finanziati Progetti
Integrati d’Area (PIA) che hanno una forte struttura programmatoria con una connotazione sovra
locale e multifunzionale: il PIA può contenere una molteplicità di tipologie di intervento (es. restauro
dei beni culturali e architettonici, percorsi ciclopedonali, interventi di riqualificazione naturalisticoambientale, sistemi informativi, interventi immateriali, ecc.). Ogni intervento contenuto nel PIA è detto
“operazione”.
L’analisi degli 8 PIA finanziati a valere sul bando ha riguardato la tipologia prevalente di operazioni
finanziate e il relativo peso finanziario, anche rispetto alle caratteristiche delle aree interessate dai PIA,
in termini di presenza di aree di rilevanza paesistico – ambientale e alle tipologie di beneficiari presenti.
Dall’analisi dei dati istruttori emerge che, sul totale delle 152 operazioni dei PIA, solo 12 riguardano
il recupero funzionale di aree di interesse naturale e la realizzazione di infrastrutture ambientali
quali la Rete Ecologica Regionale (RER) e la Rete Verde. Di contro, sono 81 le operazioni inerenti il
restauro, recupero e valorizzazione di beni culturali e delle loro pertinenze (ma anche interventi di
riqualificazione urbanistica come ad es. gli arredi urbani) e 40 sono gli interventi di realizzazione di
attrezzature e strutture e servizi relativi alla fruizione delle aree (tra i quali anche strutture e servizi per
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
229
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA
l’accessibilità come parcheggi, rotatorie, vie d’accesso ecc.). Inoltre altro dato significativo è il fatto che
i succitati 12 interventi di recupero di aree di interesse naturale non sono identificabili come operazioni
uniche, con una propria “dignità d’intervento”, ma si configurano sempre come interventi “accessori”
ad altre tipologie di tipo più squisitamente infrastrutturale, venendo quindi a far parte di un’operazione
“multipla”, ovvero composta da più interventi, come se la finalità di tutela della connessione ecologica
non potesse bastare da sola a giustificare la necessità di intervento.
Un esempio di scarsa diffusione di interventi a finalità ambientale è riferibile al PIA della Valcamonica: a
fronte di una significativa presenza di superficie a Parco attestata sul 49% e di una presenza percentuale
di Rete Natura 2000 del 35%, su 29 operazioni finanziate il 72% riguarda interventi infrastrutturali,
l’8% la creazione di percorsi, sentieristica e piste ciclabili e lo 0% riguarda il recupero funzionale di aree
di interesse naturale.
Anche per ciò che riguarda il peso finanziario delle operazioni, dagli esiti istruttori si rileva che la
percentuale del contributo finanziario del POR agli interventi dell’asse a diretta finalità ambientale12 si
attesta su valori molto bassi (0,13%), come è chiaramente rappresentato dal grafico seguente.
Figura 3 Finanziamenti per tipologia di intervento (Primo bando - Asse 4, POR Competitività)
Risulta quindi importante promuovere una maggiore presenza degli interventi a carattere prettamente
ambientale nel secondo bando, attraverso specifiche azioni di comunicazione rivolte in particolare agli
Enti Parco. Per quanto concerne le tipologie di beneficiari, infatti, emerge una debolezza dei Parchi
come enti promotori di interventi: su 141 (delle 152 complessive dei PIA) operazioni di carattere
materiale (infrastrutture per la fruizione, recuperi/restauri, infrastrutture ambientali, ecc.), solo 6 sono
attribuibili agli Enti Parco, nessun Parco ha attivato azioni uniche a diretta finalità ambientale, ma
le operazioni di questo tipo sono sempre “accessorie” ad interventi di potenziamento delle dotazioni
infrastrutturali (in particolare piste ciclabili, attrezzature per la fruizione, realizzazione strutture/punti
12 “B) Interventi di messa in sicurezza, opere di riqualificazione ambientale e/o valorizzazione atte a ridurre/eliminare effetti
ambientali negativi nelle aree oggetto d’intervento; C) Recupero funzionale di aree di interesse naturale, realizzazione di
infrastrutture ambientali quali la Rete Ecologica Regionale (RER) e la Rete Verde”
230
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA
informativi, parcheggi, strade di accesso, ecc.) e sono comunque presenti in azioni cosiddette ”multiple”
in percentuali molto basse (2,4%).
Risulta quindi essenziale per il futuro cercare di incrementare la presenza degli Enti Parco nell’attuazione
dell’asse 4, anche perché sarebbero proprio loro gli attori maggiormente titolati e competenti nel
realizzare interventi di tipo ambientale. Anche per questo motivo, nel secondo bando si è voluto
valorizzare e premiare, a livello di criteri ambientali, il ruolo del gestore di Aree Protette come partner
attivo del PIA che propone modelli e interventi di sostenibilità ambientale dello sviluppo territoriale
anche al di fuori dei propri confini.
B. Analisi delle tipologie di interventi finanziati e della risposta ai criteri ambientali – Fondo
di Rotazione per l’Imprenditorialità (FRIM) Asse 1 Innovazione ed economia della conoscenza
Il FRIM è una misura di ingegneria finanziaria con uno stanziamento economico complessivo di 35
milioni di euro che ha l’obiettivo di incentivare investimenti negli ambiti dell’innovazione di prodotto
e di processo e dell’applicazione industriale dei risultati della ricerca. In particolare è finalizzato al
sostegno a progetti che comportino attività di ricerca industriale e/o di sviluppo sperimentale e si
rivolge alle PMI operanti nel settore manifatturiero e nel settore dei servizi alle imprese.
L’istruttoria ambientale dei progetti è basata su due criteri di valutazione ambientale, che assommano
complessivamente 7 punti (su un massimo di 100 punti totali):
 la capacità dell’intervento di conseguire obiettivi di uso razionale delle risorse, riduzione delle
emissioni inquinanti e climalteranti e della produzione dei rifiuti e relativa pericolosità;
 il possesso certificazione ambientale (EMAS, ISO 14000).
L’analisi dei primi 44 progetti finanziati (a giugno 2010) mostrava che una quota pari all’86%
dichiaravano, nelle sezioni di descrizione del progetto, potenziali effetti positivi sui temi strategici
trasversali ambiente ed energia. Di questi 38 progetti, però, solo 9 riuscivano a fornire informazioni
quantificate circa l’entità dell’impatto positivo sulle componenti ambientali (4 dei quali relativi alla
riduzione dei consumi energetici, 3 alla riduzione delle materie prime e delle risorse idriche e 2 alla
riduzione degli inquinanti in acqua).
Emerge inoltre una consistente diffusione degli strumenti di sostenibilità per le imprese, in particolare
il possesso del sistema di gestione ambientale ISO 14001 (23% del totale delle imprese) e degli studi
LCA finalizzati alla messa alla realizzazione del progetto per il quale è richiesto il finanziamento (11%
dei progetti).
Nel contesto produttivo considerato, si evidenzia pertanto una marcata caratterizzazione ambientale
dei progetti di innovazione: per sostenere le tendenze positive evidenziate dai dati analizzati, per le
successive fasi di attuazione del fondo, appare utile prevedere:
 il potenziamento del punteggio attribuito ai criteri ambientali che valutano positivamente la
riduzione degli impatti ambientali nel processo o prodotto e riformulazione del sistema dei
criteri di valutazione ambientale per premiare i progetti che hanno come focus principale la
riduzione degli impatti ambientali nel processo produttivo o la realizzazione di un prodotto
ambientalmente sostenibile, rispetto a quelli in cui il vantaggio ambientale è solo corollario degli
altri vantaggi;
 la definizione della modulistica per la compilazione dei bandi in modo che siano esaustivi dal
punto di vista delle informazioni e facilmente comprensibili da parte dei beneficiari. In particolare
si dovrebbe pensare ad un maggiore dettaglio delle due sezioni previste per vincolare l’attribuzione
del punteggio a delle informazioni anche quantitative sugli effetti ambientali positivi;
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
231
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA
 la formulazione di nuovi criteri di valutazione capaci di estendere la valutazione anche al peso
degli impatti ambientali negativi di un processo che non si sono riusciti ad eliminare;
 il rafforzamento della premialità per le imprese che adottano gli strumenti volontari.
C. Analisi dell’efficacia dei criteri ambientali per la selezione dei progetti – Bando Asse 3
Mobilità sostenibile, Linea di intervento 3.1.2.1 Interventi infrastrutturali per lo sviluppo
dell’intermodalità merci
Il bando di finanziamento relativo alla linea di intervento 3.1.2.113, approvato nel maggio 2009, è
finalizzato a incentivare il potenziamento delle infrastrutture per l’accessibilità a terminal di
interscambio modale delle merci (scali merci, aree portuali raccordate, impianti intermodali) e a Poli
industriali, mediante la riqualificazione e la realizzazione ex novo di opere. Gli interventi non devono
agire sulle aree direttamente funzionali all’esercizio dell’attività intermodale, ma sugli elementi che
ne incrementano l’accessibilità e che consentono di conseguenza un aumento di capacità di servizio
dell’impianto servito.
Contributo dei criteri ambientali alla formulazione della graduatoria
I progetti sono stati valutati applicando una rosa di 13 criteri: a ciascuno di essi corrisponde un range
di punteggio attribuibile ai fini della costituzione della graduatoria, fino ad un massimo di 100 punti
totali per ciascun progetto. In Tabella 5 sono riassunti i criteri di valutazione applicati con i relativi
punteggi. Sono evidenziati in azzurro i criteri significativi per la valutazione sotto il profilo ambientale.
Tabella 6 Criteri di valutazione del bando Asse 3, Mobilità sostenibile, POR Competitività
Criterio
punti
1
Qualità progettuale dell’operazione (congruità degli elementi progettuali per il conseguimento degli obiettivi previsti, congruità dei costi e dei tempi di realizzazione)
0-8
2
Incremento annuale delle merci movimentate con tecnica intermodale con riferimento al centro oggetto
dell’operazione
0-25
3
Grado di efficacia dell’operazione in relazione all’aumento della capacità di interscambio modale
0-15
4
Sostenibilità ambientale (grado di attenzione al mantenimento delle funzionalità del suolo, contributo alla
valorizzazione e riqualificazione dei contesti, messa in atto di accorgimenti per la prevenzione dell’inquinamento acustico, idrico). Punteggio assegnato sulla base di:
0-15
1. Inserimento paesistico – ambientale
2. Riduzione e prevenzione degli inquinamenti acustico e idrico
5
Grado di cantierabilità
0-5
6
Integrazione con progetti di city logistic
0-2
7
Integrazione con azioni di trasformazione e valorizzazione territoriale, con particolare attenzione al recupero delle aree dismesse
0-2
8
Grado di cofinanziamento richiesto anche in termini di finanziamento da parte di privati
0-8
1. Grado di cofinanziamento (0-6 punti)
2. Finanziamento da parte di privati (0-2 punti)
9
Utilizzo di materiali, tecnologie e processi innovativi
10 Sinergia con operazioni finanziate a valere su altri/e assi/linee d’azione del POR, altri Piani e Programmi regionali (anche della Programmazione 2000-2006), nazionali o comunitari
13 Approvato con d.d.u.o. n. 4731 del 13 maggio 2009 e pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia 4º
Supplemento Straordinario n. 20 del 22 maggio 2009.
232
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
0-4
0-2
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE DEI PROGRAMMI COMUNITARI IN LOMBARDIA
Criterio
punti
11 Inserimento dell’operazione nell’ambito di un contesto programmatico locale o sovralocale (con particolare
riferimento agli atti di programmazione negoziata)
0-2
12 Grado di condivisione territoriale
0-5
13 Strategicità dell’operazione in relazione al raggiungimento degli obiettivi di PRS e alle politiche di settore
0-7
La Figura 4 propone una sintesi dei punteggi attribuiti a ciascun progetto ammesso a finanziamento
per i criteri non ambientali (in grigio) e i criteri ambientali. Si fa notare che nessun intervento ha
realizzato punteggio sul criterio 7.
Figura 4 Punteggi ambientali e punteggi totali per i progetti in graduatoria
Come evidenziato in Figura 4, i progetti che occupano una posizione più alta in graduatoria e che
quindi sono più coerenti con l’obiettivo del bando di incrementare la capacità di scambio intermodale,
mostrano generalmente anche punteggi più elevati sul criterio ambientale n. 2, che valuta la capacità
di riduzione potenziale delle emissioni climalteranti e inquinanti direttamente correlato al potenziale
trasferimento di quote di trasporto da gomma a ferro.
Gli interventi, tuttavia, possano avere effetti negativi su altre componenti (es. paesaggio, suolo,
conservazione della biodiversità, ecc.), valutati attraverso altri criteri che considerano l’inserimento
paesistico, l’interferenza con aree di pregio, la capacità di prevenire l’inquinamento idrico o acustico
(criterio n. 4), la presenza di materiali o tecniche costruttive sostenibili e/o di impianti alimentati da fonti
rinnovabili (criterio n. 9). I punteggi acquisiti in questo secondo gruppo di criteri dai progetti sono molto più
difficilmente correlabili alla posizione in graduatoria dei progetti stessi e in qualche caso risultano molto
bassi anche nei progetti collocati nelle prime posizioni. In particolare, poiché il criterio 4 mira a garantire
la tutela delle risorse ambientali e paesaggistiche, si ritiene essenziale per il futuro identificare una soglia
minima di punteggio, per garantire che tutti i progetti caratterizzati da effetti potenzialmente significativi
si pongano il problema dell’integrazione con i contesti. A tal proposito, deve essere evidenziato come ai
criteri di selezione inseriti nei bandi di finanziamento possa essere assegnato un ruolo importante per
innalzare la qualità progettuale degli interventi, fatto salvo, per tutti i progetti il rispetto delle procedure
di valutazione e autorizzazione ambientale rappresentino obbligatorie per legge e sufficienti a garantire
le condizioni minime di compatibilità ambientale e paesistica degli interventi.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
233
DOCUMENTO 6
IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO
AMBIENTALE DELLA REGIONE MOLISE PER
LA PROGRAMMAZIONE 2007-2013
Il documento è stato predisposto dal gruppo di coordinamento:
Angelo Di Lauro, Carmen Fanelli, Virginia Nardacchione,
Luciana Turro.
IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLA REGIONE MOLISE
Il documento che segue rappresenta un primo contributo su quanto in corso di realizzazione in Regione
Molise in materia di monitoraggio della VAS dei programmi regionali cofinanziati per il periodo 2007-2013.
L’Autorità Ambientale della Regione Molise ha promosso l’avvio di un processo integrato di monitoraggio
al fine di sperimentare un sistema “intercomunicante” tra gli strumenti a disposizione, tale da costituire
la base per la nuova, ormai imminente, programmazione.
L’handicap del ritardo con cui il processo prende forma potrebbe rappresentare un punto di forza se
si guarda alla necessità di avviare, in contemporanea, i tavoli per la nuova programmazione, in cui le
tematiche ambientali assumono rilievo centrale. Poter costruire un sistema di monitoraggio dell’intera
gamma degli strumenti finanziari a disposizione, pertanto, potrebbe fare da ponte con le necessità
di analisi, verifica e valutazione richieste dalla particolare fase “temporale” in cui questo Programma
Integrato di Monitoraggio Ambientale prende avvio.
Nelle pagine che seguono si dà conto del processo di elaborazione del PIMA Molise, delle scelte,
effettuate o ancora in discussione, che stanno guidando il percorso, degli ostacoli e degli strumenti a
disposizione, nonché delle competenze messe in campo a supporto delle attività.
IL MONITORAGGIO AMBIENTALE NELL’AMBITO DEL PROCESSO DI VAS:
RIFERIMENTI NORMATIVI
Il processo di Valutazione Ambientale Strategica prevede, durante la fase di attuazione e gestione dei
programmi operativi (PO), il monitoraggio e il controllo degli effetti ambientali individuati nella fase di
predisposizione del programma.
La necessità di attivare un sistema di monitoraggio, per la misurazione degli aspetti ambientali
significativi, è esplicitata all’articolo 10 della Direttiva Comunitaria 2001/42/CE concernente la
valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente (Direttiva VAS) che afferma:
“Gli Stati Membri controllano gli effetti ambientali significativi dell’attuazione dei piani e dei programmi
al fine, tra l’altro, di individuare tempestivamente gli effetti negativi imprevisti e essere in grado di
adottare le misure correttive che ritengono opportune”.
Il dettato normativo prevede, quindi, che per i piani o programmi sottoposti a valutazione ambientale,
siano adottate specifiche misure di monitoraggio ambientale dirette al controllo degli effetti ambientali
significativi e alla verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale prefissati, al
fine di individuare ed adottare eventuali misure correttive ritenute opportune, in fase di attuazione del
piano o programma.
La Direttiva non fornisce, però, ulteriori indicazioni di carattere tecnico e non stabilisce le modalità
con cui gli effetti significativi sull’ambiente debbano essere controllati; non ci sono, inoltre, indicazioni
sugli enti responsabili del controllo, sui tempi e la frequenza dei controlli o sui metodi da usare.
L’Unione Europea lascia, dunque, ai singoli Stati Membri il compito di definire le specifiche modalità
con cui controllare gli effetti ambientali significativi derivanti dall’applicazione di piani e programmi,
nonché la possibilità e le modalità con cui adottare misure correttive nel caso siano individuati effetti
negativi imprevisti.
L’articolo 10 della Direttiva VAS prescrive, inoltre, che vengano controllati tutti gli effetti ambientali
significativi dell’attuazione dei piani e programmi soggetti alla Direttiva VAS, non specificando se tale
controllo sia da attuarsi in maniera separata per ogni singolo piano. Secondo tale logica, il meccanismo
di controllo potrebbe anche essere unico per vari strumenti programmatori purché sia possibile avere
informazioni specifiche per ogni piano o programma circa gli effetti ambientali significativi.
236
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLA REGIONE MOLISE
Lo stesso Regolamento (CE) 1083/2006 del Consiglio, recante disposizioni generali sul Fondo europeo
di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, e che abroga il regolamento
(CE) 1260/1999, dopo aver precisato, all’art. 17, che gli obiettivi dei Fondi devono essere perseguiti nel
quadro dello sviluppo sostenibile e della promozione, da parte della Comunità, dell’obiettivo di tutelare
e migliorare l’ambiente, nel successivo art. 47 fa espressamente riferimento alla necessità di tenere
conto, nelle valutazioni che devono essere svolte nell’ambito dei Fondi, della legislazione in materia di
VIA e di VAS.
Articolo 47 – Disposizioni generali:
Le valutazioni sono volte a migliorare la qualità, l’efficacia e la coerenza dell’intervento dei Fondi
nonché la strategia e l’attuazione dei programmi operativi con riguardo ai problemi strutturali
specifici che caratterizzano gli Stati membri e le regioni interessate, tenendo conto al tempo stesso
dell’obiettivo di sviluppo sostenibile e della pertinente normativa comunitaria in materia di impatto
ambientale e valutazione ambientale strategica.
L’importanza del monitoraggio ambientale dei programmi viene sottolineata anche dalla DG Ambiente
della Commissione Europea nella nota n. 009432 del 30.09.2008 indirizzata alle Autorità di Gestione
dei programmi operativi.
In tale informativa, la Commissione evidenzia che gli obblighi derivanti dalla Direttiva VAS non
si esauriscono con l’adozione dei programmi e piani regionali, ma che vi sono ulteriori aspetti da
considerare per portare avanti correttamente tutto il processo, come la definizione di adeguate misure
di monitoraggio, quale strumento di controllo degli effetti ambientali significativi dell’attuazione dei
piani e dei programmi.
Nella nota viene precisato, inoltre, come “allo scopo di raggiungere un’efficacia di ordine amministrativo,
la Commissione incoraggia l’inclusione di misure di monitoraggio o di indicatori VAS nelle relazioni
annuali di applicazione per la politica di coesione”
Anche la normativa nazionale, come la normativa comunitaria, prevede una forma di controllo sugli
impatti ambientali significativi derivanti dall’attuazione di un piano, anche al fine di individuare
tempestivamente gli impatti negativi imprevisti.
Nello specifico, l’art. 18 del Decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 recante norme in materia ambientale,
che ha recepito la Direttiva VAS, così come modificato dal Decreto legislativo 16 gennaio 2008 n. 4 e da
ultimo, dal Decreto legislativo 29 giugno 2010 n. 128, afferma, in merito al monitoraggio ambientale
di piani e programmi, che:
“Il monitoraggio assicura il controllo sugli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione
dei piani e dei programmi approvati e la verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità
prefissati, cosi da individuare tempestivamente gli impatti negativi imprevisti e da adottare le opportune
misure correttive. Il monitoraggio è effettuato avvalendosi del sistema delle Agenzie ambientali”.
E ancora, al comma 8 dell’art. 34:
“Il sistema di monitoraggio, effettuato anche avvalendosi delle Agenzie ambientali e dell’Istituto
superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), garantisce la raccolta dei dati concernenti
gli indicatori strutturali comunitari o altri appositamente scelti dall’autorità competente”.
La normativa nazionale individua, quindi, quale soggetto da coinvolgere nell’attività di monitoraggio
ambientale, il “sistema delle Agenzie ambientali” ovvero l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca
Ambientale (di seguito, ISPRA) e le Agenzie Regionali/Provinciali per la protezione dell’Ambiente.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
237
IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLA REGIONE MOLISE
IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE: ELEMENTI
ORGANIZZATIVI E DESCRIZIONE GENERALE.
Gli adempimenti normativi richiesti dall’UE, e il quadro regolatorio che si va delineando per il ciclo
di programmazione 2014-2020, suggeriscono, in un’ottica di unitarietà, di veicolare gli sforzi dei
programmatori e degli attori verso una fattiva ed efficiente integrazione delle informazioni, ambientali
e non, che garantisca l’instaurarsi di meccanismi sinergici in grado di migliorare le performance
complessive dei Programmi. Pertanto, aprendo già una finestra sul prossimo ciclo di programmazione,
si è ritenuto opportuno assolvere fin da questa fase di elaborazione ed adozione del PIMA agli
adempimenti previsti dalla normativa in materia di VAS in un’ottica di monitoraggio, valutazione e
azione/correzione integrati per tutti i Programmi Cofinanziati attualmente attivi in Regione. Il Piano
Integrato di Monitoraggio Ambientale (PIMA) ha lo scopo di definire nelle specifico ruoli, responsabilità,
procedure e modalità di attuazione del monitoraggio ambientale integrato dei Programmi Regionali
attivati per il ciclo di programmazione 2007-2013 (POR FESR, PSR FEASR; PAR FSC), al fine di conseguire
i seguenti obiettivi generali:
1) verifica integrata del grado di conseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale individuati
nei Rapporti Ambientali;
2) verifica integrata degli effetti ambientali significativi (positivi e negativi) riferibili alla attuazione
degli interventi programmati;
3) individuazione degli effetti positivi, negativi, attesi e inattesi;
4) individuazione ed attuazione di misure correttive integrate (anche in termini di riprogrammazione)
5) pubblicazione periodica di report delle attività di monitoraggio.
L’impostazione metodologica adottata per la stesura del PIMA è ispirata alle direttive riportate nel
“Rapporto Finale sulle attività svolte nell’ambito della Convenzione per la Definizione di Indicatori
Utili per l’attuazione della VAS” (di seguito chiamato Rapporto finale della Convenzione), redatto a
conclusione dei lavori svolti da ISPRA in collaborazione con il MATTM per arrivare a definire una batteria
di indicatori comuni, generali e specifici, per il monitoraggio di Piani e Programmi (P&P). Sebbene il
suddetto rapporto sia riferito al monitoraggio ambientale di un solo P&P, l’approccio metodologico, pur
con i dovuti aggiustamenti e integrazioni, resta un validissimo punto di riferimento ed uno standard
dal quale partire per aumentare il grado di omogeneità e confrontabilità con le altre Regioni italiane.
Il Rapporto suddivide il processo di monitoraggio di P&P in tre fasi cicliche. Ogni ciclo si chiude con la
redazione di un rapporto periodico di monitoraggio ambientale. Le tre fasi che si individuano per ogni
ciclo sono:
1. Analisi: in questa fase rientrano la raccolta dei dati, l’elaborazione degli indicatori e le valutazioni
sulle variazioni degli stessi rispetto a quanto previsto.
2. Diagnosi: consiste nello stabilire le cause di eventuali scostamenti da quanto previsto e se tali
cause sono da ascrivere a fattori interni all’attuazione del P&P o esterni ad esso.
3. Terapia: in questa fase si stabilisce se è necessario intraprendere azioni correttive per riorientare
il P&P e, in caso positivo, quali sono le soluzioni più indicate per migliorare la rispondenza del
P&P agli obiettivi di sostenibilità. Una volta adottate, le misure correttive verranno inserite tra le
azioni prioritarie da monitorare dall’inizio del successivo ciclo di monitoraggio.
238
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLA REGIONE MOLISE
Rappresentazione schematica delle tre fasi costituenti un ciclo di monitoraggio. Fonte: Rapporto
Finale Sulle Attività Svolte Nell’ambito Della Convenzione MATTM-ISPRA.
Alle tre fasi descritte va aggiunta una “fase di ingresso” nel ciclo che consiste in una serie di operazioni
preliminari: questa è temporalmente precedente alle altre e consiste nell’aggiornamento della batteria
degli indicatori, nell’aggiornamento del quadro di riferimento ambientale e nella attribuzione dei criteri
di priorità alle azioni da monitorare.
Gli indicatori, secondo il Rapporto, dovrebbero essere distinti in tre categorie:
1. Indicatori di contesto: descrivono l’evoluzione del contesto ambientale in funzione degli obiettivi
di sostenibilità individuati. Il rapporto propone negli allegati, suddivisi per componenti ambientali,
una serie di indicatori che sono normalmente prodotti dai soggetti istituzionalmente preposti al
controllo ed al monitoraggio ambientale e/o dagli uffici statistici (Sistema delle agenzie per la
protezione ambientale, ISTAT, …) e consentono di tenere sotto controllo l’evoluzione dello scenario,
risultante dall’insieme delle dinamiche attive sul territorio di riferimento. Questi indicatori, pur
essendo esaustivi nella descrizione dell’evoluzione del contesto ambientale, non forniscono
informazioni circa il contributo del P&P alle variazioni registrate.
Questo primo set di indicatori sarà comune e condiviso per tutti e tre i programmi interessati dal
monitoraggio pur tenendo nella dovuta considerazione la pertinenza e la rappresentatività del singolo
indicatore rispetto alle azioni specifiche di ogni programma.
Saranno necessarie altre due tipologie di indicatori che consentano di legare le variazioni del contesto
ambientale alla attuazione dei Programmi:
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
239
IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLA REGIONE MOLISE
2. Indicatori di processo: poiché tutti i programmi prevedono un sistema di monitoraggio sul loro stato
di attuazione (numero di azioni attivate, finanziamenti erogati, percentuale di target raggiunti, ecc.),
gli indicatori appartenenti a questa categoria sono disponibili fin dalle prime fasi di attuazione degli
stessi, hanno tempi di risposta molto rapidi e sono facilmente calcolabili. Tali indicatori consentono
di “trasferire” informazioni non prettamente di carattere ambientale sul sistema di monitoraggio
ambientale. Sarà possibile, così, legare gli stati di avanzamento del programma al conseguimento
degli obiettivi di sostenibilità.
Per ogni programma verrà definito un “sotto-set” di indicatori di processo specifici ed individuati
nell’ambito degli indicatori che sono attualmente utilizzati per il monitoraggio dei Programmi. In fase
di valutazione si andrà a definire un quadro di avanzamento globale che manterrà comunque evidenza
degli avanzamenti dei singoli programmi.
3. Indicatori di contributo del singolo programma e dei programmi nel loro insieme alla variazione del
contesto ambientale: sono indicatori in grado di creare una relazione, e di fornire informazioni, tra
la variazione di un indicatore di contesto ambientale ed un indicatore di processo.
STATO DELL’AMBIENTE
Indicatori di contesto generali
(P,S)
monitorati dalle ARPA
Obiettivi di sostenibilità
generale (Strategia SvsS)
Obiettivi/azioni di
piano correlati
Indicatori di
possesso
Contributo del piano alal
variazione del contesto
DETERMINANTI
Correlazione tra obiettivi e indicatori. Fonte: Rapporto Finale sulle Attività Svolte nell’Ambito della Convenzione MATTM-ISPRA
A valle della definizione del set di indicatori sarà progettato un sistema informativo (anche geografico)
in grado di raccogliere, gestire ed elaborare i dati in entrata e di fornire gli output più idonei alle
successive valutazioni. Sarà valutata la possibilità di integrare a livello funzionale il sistema informativo
del PIMA con gli altri sistemi informativi operativi in Regione e la possibilità di creare una interfaccia
web che serva alla diffusione dei risultati del monitoraggio al pubblico.
Poiché lo scopo è quello di realizzare una integrazione a più livelli tra i Programmi, il sistema di
governance del PIMA dovrà garantire non solo un flusso costante di informazione e dati tra i
programmi e il sistema informativo di monitoraggio ambientale ma anche il corretto funzionamento
dei meccanismi decisionali.
La necessità è stata, quindi, quella di individuare uno spazio comune in cui i soggetti coinvolti nel
PIMA, ovvero le Autorità di Gestione dei Programmi, l’Autorità Ambientale, il Nucleo di Valutazione
e Verifica degli Investimenti Pubblici, il Settore Ambiente della Regione ed, auspicabilmente, l’ARPA
Molise, potessero prendere le decisioni in maniera concertata e condivisa. La scelta è ricaduta sul
meccanismo della Cabina di Regia (CdR) per il coordinamento della programmazione 2007-2013 della
240
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLA REGIONE MOLISE
Regione Molise, che, per sua stessa definizione, rappresenta il momento e il luogo più adatto alla
formazione delle decisioni riguardanti il PIMA.
La Cabina di Regia, quando viene convocata per gli aspetti inerenti il PIMA, è integrata dal Direttore
Responsabile del Servizio Valutazione, Prevenzione e Tutela dell’ambiente. Resta, invece, ancora in fase
di definizione il ruolo di ARPA Molise.
Una volta individuata “la testa pensante” del PIMA, si è proceduto a definire un Gruppo di Lavoro
(GdL PIMA) che, attualmente, porta avanti il lavoro di redazione del piano definendo gli aspetti tecnici
e procedurali. Il GdL PIMA è costituito da rappresentanti di ogni soggetto direttamente coinvolto
nell’attuazione del PIMA. Pur essendo suscettibile di modifiche nella composizione, il GdL PIMA è
composto dai seguenti membri:







POR FESR: due collaboratori
PSR FEASR: un funzionario ed un collaboratore
PAR FSC: un funzionario e tre collaboratori
NVVIP: due componenti e un collaboratore
Servizio Valutazione Prevenzione e Tutela dell’Ambiente: due collaboratori
Autorità Ambientale: Task Force Ambiente (tre collaboratori)
Servizio Valutazione Investimenti Pubblici: un collaboratore.
Pertanto, complessivamente, tra Cabina di Regia e GdL PIMA sono attualmente coinvolte 24 persone
ognuna per le sue professionalità ed esperienza.
PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE VAS: CRONISTORIA.
Questa cronistoria vuole ricostruire le tappe che fino ad ora il processo di realizzazione del Piano di
Monitoraggio Ambientale nell’ambito del processo di VAS ha compiuto. La prima fase è collegata alla
Cabina di Regia per il Coordinamento della Programmazione 2007-2013 (CdR) del 20 aprile 2012 il cui
ordine del giorno comprendeva, tra i vari punti, la condivisione del programma di lavoro relativo al
Piano di Monitoraggio Ambientale VAS.
Tale incontro era stato preceduto dall’invio, da parte dell’Autorità Ambientale alle Autorità di Gestione
dei diversi programmi regionali, di una nota (la n. 9970/12 del 13/04/2012) in cui si trasmetteva una
griglia di strutturazione del Piano di Monitoraggio Ambientale, valida come proposta, anche al fine di
verificare la possibilità di avviare un PMA integrato.
Questo documento conteneva una sintesi degli obiettivi che la Regione Molise, unitamente ai soggetti
che hanno competenze ambientali, intendeva raggiungere attraverso l’attuazione del Piano di
Monitoraggio Ambientale.
La CdR, dopo un’attenta discussione del documento suddetto, condivideva la costituzione di un
Piano Integrato di Monitoraggio Ambientale (PIMA) e istituiva il Gruppo di Lavoro (GdL PIMA); ogni
componente della CdR proponeva, inoltre, i nominativi dei propri rappresentanti nel GdL PIMA.
Infine, si stabiliva che il GdL PIMA sarebbe stato coordinato dall’Autorità Ambientale, dai componenti
della TF Ambiente Regione Molise e con la partecipazione di un collaboratore del Servizio Valutazione
Investimenti Pubblici.
A questa riunione è seguito il primo incontro del gruppo di lavoro, durante il quale tra i vari temi è stato
affrontato quello riguardante il programma delle attività da svolgere:
1. individuare un set di indicatori unico, il più possibile sintetico;
2. definire un primo livello di integrazione del programma sulla raccolta dei dati;
3. popolare l’indicatore con i valori forniti dal singolo programma;
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
241
IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLA REGIONE MOLISE
4. valutare e stimare gli effetti sinergici dei programmi;
5. prevedere la possibilità di dover attivare azioni correttive nel caso in cui il programma non stia
raggiungendo un obiettivo di sostenibilità e/o dovessero emergere criticità su un particolare
indicatore di contesto.
Il gruppo di lavoro ha inoltre approfondito gli aspetti legati alla propria organizzazione operativa,
all’avanzamento dei programmi ed ha discusso un primo aggiornamento sui monitoraggi e sulle valutazioni.
Negli incontri successivi sono stati discussi i contributi dei tre programmi alla proposta di definizione
del set di indicatori di contesto e la bozza di indice del documento pilota.
Le attività dell’ultimo periodo hanno riguardato l’analisi di coerenza di ogni indicatore proposto con i
programmi e la conseguente definizione della batteria di indicatori.
Attualmente il GdL PIMA, suddiviso in due sottogruppi di lavoro, relativi uno alla “governance del Piano
” e l’altro alla “batteria di indicatori”, è impegnato nella verifica della popolabilità del set prescelto
di indicatori e nella elaborazione di un primo focus sulla tematica “Energia”. Con riferimento alla
tematica della governance, il gruppo è attualmente impegnato in una ricognizione degli strumenti di
gestione, monitoraggio e restituzione delle informazioni adottati dai singoli programmi. L’analisi dei
ruoli di ogni soggetto coinvolto nel processo è finalizzata alla delineazione di un sistema chiaramente
definito e sufficientemente stabile di responsabilità decisionale e di gestione dei flussi informativi
indispensabile alla buona riuscita del progetto PIMA e quindi alla sua capacità di fornire indicazioni
utili sulla performance ambientale dei programmi interessati.
LE ATTIVITÀ DEL GRUPPO DI LAVORO DEL PIMA (GDL PIMA)
I compiti del gruppo di lavoro sono così sintetizzabili:
Definizione di ruoli, funzioni e responsabilità dei soggetti coinvolti nelle attività di monitoraggio
ambientale.
A seguito della individuazione in CdR dei soggetti chiamati a collaborare, direttamente o indirettamente,
nel processo di monitoraggio integrato ambientale dei Programmi, il GdL PIMA ha il compito di definire
in dettaglio le modalità di interazione dei suddetti soggetti al fine di definire una “rete di attori” in
grado di garantire il corretto svolgimento di tutte le attività previste dal PIMA. In sostanza, si tratterà
di stabilire ruoli, responsabilità e modalità di “messa in rete” di tutti i soggetti direttamente coinvolti,
per loro specificità e ruoli nel PIMA.
Di seguito si riportano i soggetti attualmente coinvolti e con i quali è attualmente in corso l’attività di
definizione della Governance del PIMA nell’ambito dei lavori del GdL PIMA:
Autorità di Gestione del POR FESR 2007-2013
Autorità di Gestione del PSR FEASR 2007-2013
Organismo di Programmazione del PAR FSC 2007-2013
Autorità Ambientale Regionale
Servizio Valutazione Prevenzione e Tutela dell’Ambiente
NVVIP
Per ognuno di essi è stato già individuato in via del tutto generale un ruolo che sarà definito nel
dettaglio attraverso i lavori della Cabina di Regia e del GdL PIMA.
In primis, un ruolo attivo in tutte le fasi del monitoraggio VAS (analisi, diagnosi e terapia) sarà attribuito
ad Autorità di Gestione (AdG) FESR e FEASR ed Organismo di Programmazione FSC, responsabili
dell’intero processo di monitoraggio fisico, finanziario e procedurale dei Programmi, in quanto titolari
dei flussi informativi relativi all’attuazione dei Programmi e delle informazioni relative alle localizzazioni
delle attività e alle prestazioni degli Assi, degli obiettivi operativi e specifici.
242
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLA REGIONE MOLISE
All’Autorità Ambientale (AA), il cui ruolo, così come definito nei diversi documenti programmatici, è
quello di garantire l’integrazione ambientale e di rafforzare l’orientamento allo sviluppo sostenibile
in tutte le fasi di predisposizione, attuazione e sorveglianza del Programma, assicurando efficacia e
continuità al processo di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), anche attraverso il monitoraggio e
la gestione di eventuali meccanismi di retroazione sul Programma, è attribuito il compito di assicurare
l’avanzamento di tutte le fasi di redazione del PIMA e di coordinare i lavori del GdL PIMA.
Il NVVIP e il Servizio Valutazione Prevenzione e Tutela dell’Ambiente, ciascuno per le proprie competenze,
forniranno tutto il supporto necessario per quegli aspetti che non sono strettamente connessi ai
Programmi interessati dal Monitoraggio Ambientale.
Come accennato nelle pagine precedenti, sono in corso di valutazione le modalità di coinvolgimento
dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, Ente strumentale della Regione Molise, la cui
mission è “intervenire sul territorio, operando secondo multireferenzialità e multi-disciplinarietà, per
prevenire il danno ambientale, controllare lo stato dell’ambiente, anche a fini sanitari, e supportare le
altre strutture ed Enti con il proprio contributo tecnico scientifico”1.
In particolare, le necessità minime a cui ARPA Molise potrebbe assolvere sono sintetizzabili nei seguenti
punti:
 raccogliere i dati provenienti dalle diverse fonti di monitoraggio e banche dati ambientali e
metterli a sistema;
 popolare il set d’indicatori di contesto e di processo e fornire i dati all’AA per le opportune analisi
e verifiche degli effetti ambientali significativi connessi all’attuazione dei Programmi.
Ai soggetti sopra elencati se ne potranno aggiungere altri (assessorati, enti statistici, beneficiari,
ecc.) che avranno ruoli meno centrali, ma sicuramente fondamentali per affinare i meccanismi del
sistema di monitoraggio e per i contributi circa le informazioni da includere nel Rapporto periodico di
monitoraggio ambientale.
Definizione del set di indicatori per il monitoraggio ambientale.
L’altro compito rilevante che spetta al GdL PIMA consiste nella definizione di un set di indicatori
adeguato, popolabile e rappresentativo ai fini degli obiettivi del monitoraggio ambientale.
Al fine di rendere esecutive e coerenti le indicazioni metodologiche adottate, il compito del GdL PIMA è
quello di valutare, attraverso l’esame delle fonti di dati disponibili a livello regionale e nazionale, quali
siano, tra quelli proposti nei Rapporti Ambientali dei Programmi e nel Rapporto sulla Convenzione
MATTM ISPRA, gli indicatori più idonei al conseguimento degli obiettivi del PIMA.
È stato definito, attraverso un’analisi comparata delle necessità di monitoraggio ambientale dei singoli
Programmi, un set di indicatori di contesto ambientale. Per ogni indicatore è elaborata una tabella (di
cui si riporta un esempio) costituita da due sezioni: nella prima si riportano i dati identificativi e le
informazioni di base del singolo indicatore mentre nella seconda si riporta il grado di rilevanza, per ogni
misura di ogni piano, dell’indicatore stesso. L’analisi della rilevanza sarà importante nel momento in
cui, in fase di valutazione, si dovrà attribuire alle variazioni degli indicatori di contesto il giusto peso in
relazione al singolo programma e nella valutazione complessiva del contributo che i programmi stanno
fornendo alla variazione dell’indicatore.
1 Come esplicitato nella Carta dei Servizi ARPA Molise, 2011.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
243
IL PIANO INTEGRATO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DELLA REGIONE MOLISE
Programma/Misure/Rilevanza
Anagrafica indicatore
ID
1
Indicatore
Produzione di
energia da fonte
rinnovabile/consumo
interno lordo
Misure
Rilevanza
Misure
Rilevanza
Misure
Rilevanza
Questione ambientale
Cambiamenti climatici e energia pulita
misura x
da 1 a 3 (3
rilevanza
max)
misura x
da 1 a 3 (3
rilevanza max)
misura x
da 1 a 3 (3
rilevanza max)
Tematica strategica da SSS
Prod. Energia da fonti rinnovabili
misura y
…
misura y
…
misura y
…
Unità di misura
%
misura z
…
misura z
…
misura z
…
Popolabilità
Si/No
…
…
…
…
…
…
Fonte
Ente di riferimento
…
…
…
…
…
…
Link scheda metainformazioni
eventuale
…
…
…
…
…
…
POR FESR
PSR FEASR
PAR FSC
Predisposizione del Report di monitoraggio ambientale.
Il Report di monitoraggio ambientale rappresenta lo strumento attraverso il quale vengono raccolti
sistematicamente e resi pubblici gli esiti della valutazione degli effetti ambientali significativi monitorati
attraverso l’attuazione del Piano di Monitoraggio Ambientale.
Il Report avrà la duplice funzione di informare le Autorità con specifiche competenze ambientali ed il
pubblico sulle ricadute ambientali generate dall’attuazione del Programma e di fornire al decisore uno
strumento in grado di evidenziare tempestivamente gli eventuali effetti negativi imprevisti, al fine di
consentire l’adozione di opportune misure correttive.
In via preliminare, e pertanto suscettibile di modifiche anche sostanziali, il Rapporto sarà articolato in
tre sezioni principali: una sezione di analisi ambientale (aggiornamento degli indicatori, aggiornamento
del contesto ambientale di riferimento, analisi del contributo del programma alla variazione del
contesto), una sezione di valutazione dei risultati (individuazione di eventuali effetti positivi, negativi,
attesi e imprevisti) e una sezione di descrizione delle eventuali misure correttive.
In sede di GdL PIMA e di Cabina di Regia verranno definiti nel dettaglio e successivamente approvati,
le tempistiche di redazione del Rapporto di Monitoraggio, le informazioni da includere e le modalità
di rappresentazione delle stesse. Saranno, inoltre, oggetto di discussione le modalità con cui i diversi
Soggetti saranno coinvolti nella redazione del Rapporto.
Sistema informativo
Il sistema informativo per il monitoraggio ambientale dei Programmi sarà strutturato come uno
strumento informatico in grado di garantire un flusso costante e puntuale dei dati e delle informazioni
necessarie a valorizzare gli indicatori prestazionali individuati nell’ambito del PIMA.
Tale strumento, attraverso un’attività costante di valutazione ed elaborazione delle informazioni
inserite, consentirà di soddisfare i seguenti obiettivi prioritari:
 organizzare il set di dati e migliorare le modalità di accesso e di utilizzo degli stessi e delle
informazioni necessarie per il monitoraggio ambientale;
 garantire il raccordo e l’interscambio dei dati con i sistemi informativi regionali nonché con i
sistemi informativi dei Programmi;
 consentire, a partire dai dati presenti, una restituzione delle informazioni facilmente comprensibile
ed adeguatamente strutturata;
 fornire alle AdG dei Programmi gli elementi di analisi necessari all’attivazione di eventuali azioni
di riorientamento dei Programmi.
244
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
DOCUMENTO 7
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI
MONITORAGGIO AMBIENTALE
IN CAMPANIA
PROGRAMMAZIONE 2007-2013
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
Regione Campania
Assessorato all’Ecologia – Tutela dell’ambiente e disinquinamento
Programmazione e gestione dei rifiuti – Ciclo Integrato delle Acque
Documento a cura dell’Ufficio dell’Autorità Ambientale
Responsabile
Antonio RISI
Coordinamento tecnico
Pierfrancesco FIGHERA (*)
Assistenza tecnica
Ferdinando D’ARGENIO (*)
Melania Rosaria ROMANO (*)
Giuseppe LUONGO (**)
Luigi GELLI (**)
Alice PALESTINO (**)
Teresa ALAIA (**)
Via Bracco 15/A
80133 NAPOLI (NA)
TEL 081.551.33.22
FAX 081.25.14.125
e-mail: [email protected]
(*) – PON GAT, POAT Ambiente Linea 3 Azioni orizzontali per l’integrazione ambientale
(**) – Assistenze Tecniche Ob. Op. 7.1 del POR FESR 2007/2013
246
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
INDICE
1.
2.
3.
4.
5.
L’APPROCCIO UNITARIO AL MONITORAGGIO
AMBIENTALE DELLE POLITICHE DI SVILUPPO
248
L’AGGIORNAMENTO DELL’ANALISI
DEL CONTESTO AMBIENTALE E PROGRAMMATICO
251
2.1 Salute
251
2.2 Acque
252
2.3 Aria e cambiamento climatico
253
2.4 Biodiversità e aree naturali protette
254
2.5 Paesaggio e beni culturali
256
2.6 Suolo
257
2.7 Rifiuti e bonifiche
258
2.8 Ambiente urbano
259
LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE NELL’ATTUAZIONE
DEL POR FESR 2007-2013 CAMPANIA
260
3.1 La salute umana nel POR FESR 2007-2013 Campania
263
3.2 La qualità delle acque nel POR FESR 2007-2013 Campania
263
3.3 La qualità dell’aria e il cambiamento climatico nel POR FESR 2007-2013 Campania
266
3.4 La biodiversità e le aree naturali protette nel POR FESR 2007-2013 Campania
268
3.5 Il paesaggio e i beni culturali nell’attuazione del POR FESR 2007-2013 Campnia
269
3.6 Il suolo nel POR FESR 2007-2013 Campania
269
3.7 I rifiuti e le bonifiche nel POR FESR Campania 2007-2013
271
3.8 L’ambiente urbano nel POR FESR Campania 2007-2013
272
LA DECLINAZIONE TERRITORIALE DELLE ATTIVITÀ
DEL POR FERS CAMPANIA 2007 – 2013
274
CONCLUSIONI
296
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
247
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
1. L’APPROCCIO UNITARIO AL MONITORAGGIO
AMBIENTALE DELLE POLITICHE DI SVILUPPO1
L’approccio monofondo adottato nell’ambito del ciclo di programmazione 2007-2013, se da un lato
ha consentito di agevolare la gestione dei programmi, dall’altro ha costretto le amministrazioni
a sperimentare soluzioni tecniche e organizzative al fine di garantire la necessaria integrazione e il
coordinamento fra le azioni programmatiche dei diversi fondi e fra gli attori in gioco e garantire come
previsto dai regolamenti, l’orientamento dei programmi ai principi dello sviluppo sostenibile.
È in tale prospettiva che l’ufficio dell’Autorità Ambientale Regionale ha proposto un approccio unitario
per il monitoraggio ambientale degli strumenti di programmazione dello sviluppo a livello regionale,
attraverso l’implementazione di un sistema che integra considerazioni relative all’osservazione del
contesto ambientale con quelle provenienti dall’attuazione di tutti i piani e programmi di sviluppo che
operano nell’ambito del territorio regionale.
Figura 1.1 Lo schema di governance dei programmi regionali di sviluppo
Il monitoraggio ambientale viene inteso come attività di supporto alle decisioni, collegata ad analisi
valutative e a strumenti di comunicazione e rendicontazione, secondo una logica di “accountability”
integrata, economica, sociale e ambientale da applicare alle politiche per lo sviluppo regionale.
Il Piano Unitario di Monitoraggio Ambientale (PUMA) ha l’obiettivo di contribuire alla razionalizzazione
dei diversi sistemi di raccolta delle informazioni sul ciclo di programmazione delle politiche regionali
di sviluppo (fondi FESR, FEASR, FAS ecc.) fornendo un contributo alle analisi valutative in relazione
agli effetti di tutti i piani e programmi cofinanziati dall’UE, sull’evoluzione del contesto ambientale.
In attesa della definizione di una strategia per lo sviluppo sostenibile anche a livello regionale che
fornisca priorità e target e un quadro chiaro per la valutazioni ambientali dei piani e programmi, in
attuazione dei commi 3 e 4 dell’art. 34 del D. Lgs. 152/06 (Titolo IV), tale approccio permette di riportare
ad unitarietà i differenti strumenti di programmazione e valutazione, fornendo un quadro unitario e
integrato di obiettivi e di criticità ambientali utili al miglioramento della pianificazione di alcuni settori
ambientali strategici per lo sviluppo regionale (energia, rifiuti, acque ecc.).
1 Il capito è stato redatto da P. Fighera.
248
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
Figura 1.2 Approccio unitario al monitoraggio ambientale dei programmi regionali
Al fine di monitorare l’attuazione dei programmi dal punto di vista del sistema ambientale e territoriale
all’interno del quale operano e dare quindi completa attuazione alla Dir. CE 42/01, il Comitato di
Sorveglianza del PSR (22 novembre 2010) e del POR FESR (23 giugno 2011) hanno condiviso l’approccio
metodologico elaborato grazie al contributo del PON GAT Linea 3 Azioni orizzontali per l’integrazione
ambientale e proposto dall’Ufficio dell’Autorità Ambientale. Dal punto di vista dell’impostazione
metodologica il PUMA si articola lungo due filoni di attività:
- il monitoraggio del contesto che tiene sotto osservazione la situazione ambientale ed
eventuali scostamenti, sia positivi che negativi, rispetto allo scenario di riferimento descritto nel
Rapporto Ambientale dei diversi programmi;
- il monitoraggio degli effetti che verifica le prestazioni ambientali dei singoli programmi e
delle attività da questi realizzate, i conflitti o le sinergie fra azioni, fra programmi regionali di
sviluppo o fra altri piani di settore.
Il confronto fra la variazione nel contesto ambientale e le informazioni elaborate relativamente al
processo di attuazione e alle prestazioni dei programmi rappresenta la base informativa per una
valutazione di efficacia ed efficienza delle politiche e dei programma in campo ambientale. Si tratta di
un processo che consente di accompagnare l’implementazione dei programmi fornendo costantemente
informazioni utili al miglioramento delle performance ambientali delle azioni programmatiche, come
descritto nella figura 1.3. Le informazioni relative al contesto ambientale e quelle relative al processo
di attuazione dei programmi confluiscono all’interno di un sistema informativo territoriale che, per
architettura e finalità, si configura come un sistema di supporto alle decisioni (DSS – PUMA).
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
249
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
Figura 1.3 Struttura e funzionamento del DSS – PUMA
L’impostazione metodologica, l’approccio e gli strumenti sperimentati nell’ambito della programmazione
delle politiche di sviluppo regionale, sono stati internalizzati nella prassi amministrative attraverso
l’estensione della loro applicazione al monitoraggio ambientale del ciclo dei rifiuti2.
Per quanto concerne il POR FESR il “Primo report ambientale sull’attuazione del POR FESR Campania
2007 -2013 e la proposta del Piano Unitario di Monitoraggio Ambientale – PUMA” prevedono
l’elaborazione di tre report annuali di monitoraggio ambientale del programma nel periodo 2012-2015.
Nel periodo luglio 2010 - luglio 2012, in attuazione di quanto previsto dal PUMA, grazie al supporto
tecnico fornito dagli esperti della Linea 3 del PON GAT e dell’Obiettivo Operativo 7.1 del POR FESR,
sono state avviate le seguenti attività per il monitoraggio ambientale i cui risultati sono sintetizzati nei
paragrafi seguenti:
1. aggiornamento dell’analisi del contesto ambientale;
2. osservazione dell’attuazione della normativa in materia di ambiente e sviluppo sostenibile in
Regione Campania;
3. monitoraggio del processo di attuazione del programma relativamente alle priorità ambientali,
energetiche e climatiche;
4. verifica dell’andamento dei target di sostenibilità ambientale del POR FESR.
2 cfr. Programma di misure per il monitoraggio ambientale (PUMA - Rifiuti), approvate dalla DGR n. 8 del 23.01.2012 come
parte integrante del Piano Regionale per la gestione dei rifiuti urbani della Regione Campania e del Piano Regionale per la
gestione dei rifiuti speciali, attualmente in fase di approvazione da parte del Consiglio regionale.
250
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
2. L’AGGIORNAMENTO DELL’ANALISI DEL CONTESTO
AMBIENTALE E PROGRAMMATICO3
L’attività di aggiornamento dell’analisi di contesto ambientale è stata sviluppata attraverso la selezione
e l’aggiornamento di un set di indicatori organizzati per tematismo/componente ambientale e riferiti a
specifici obiettivi di sostenibilità4 . Contestualmente, per ogni tematismo, è stata ricostruita l’evoluzione
del quadro normativo e programmatico di riferimento a livello europeo, nazionale e regionale. Si riporta
una sintesi delle principali criticità rispetto agli obiettivi di sostenibilità ambientale individuati in fase
di impostazione del programma5.
2.1 Salute
Il contesto relativo alla salute della popolazione è stato descritto utilizzando il registro regionale e l’archivio
ISTAT di mortalità, nonché il Registro Tumori presso la ex ASL Napoli 4. Occorre considerare, tuttavia,
alcune criticità riferite alla interpretazione dei risultati, non potendo essere, infatti, immediatamente ed
univocamente correlati a fattori di rischio ambientali, essendo le patologie considerate multifattoriali,
afferenti, cioè, a più fattori di rischio oltre quelli ambientali (sociali, genetici, stili di vita ecc.).
Come si evince dalla tabella seguente, oltre la metà dell’eccesso di mortalità registrato in regione
Campania, tra gli uomini nel 2007, è dovuto soprattutto a cause cardiovascolari; ad esse seguono
diabete, malattie respiratorie e tumori, specie quelli del polmone e del fegato. Tra le donne, gli 11
decessi in più, ogni 10.000 abitanti, rispetto al resto dell’Italia, sono dovuti soprattutto alle malattie
cardiocircolatorie e, in misura minore, al diabete, a malattie del digerente, come la cirrosi epatica, ed
alle malattie respiratorie.
Fa riflettere la differenza tra l’area costituita dalle province di Napoli e Caserta, rispetto al resto del
territorio regionale: in tali province, infatti, si riscontra un incremento pari rispettivamente a 15 e
10 morti in più per 10.000 abitanti, attribuibile principalmente a malattie cardiovascolari. Le restanti
province hanno tassi di mortalità, standardizzati per età, più vicini al dato medio nazionale.
Nel napoletano, inoltre, in aggiunta alle malattie cardiovascolari, assumono importanza i tumori, le
malattie respiratorie, quelle dell’apparato digerente e le cause endocrine e metaboliche, soprattutto
il diabete. La mortalità infantile della Regione, pur rimanendo tradizionalmente ancora una delle più
elevate d’Italia (4,7‰ nel 2002, Italia 4,4‰), negli ultimi anni ha mostrato una delle più alte percentuali
di riduzione rispetto alle altre Regioni italiane: 57% dal 1991 al 2002, a fronte di una riduzione media
nazionale del 44%. Ai tre quarti di questa mortalità contribuisce la cosiddetta “incomprimibile”
mortalità neonatale, in particolare quella precoce.
Per quanto riguarda il contesto normativo e programmatico in materia di salute, la Regione Campania
ha approvato il Piano Sanitario Regionale 2011/2013 (decreto n. 22 del 22 Marzo 2011), un piano
triennale che definisce le linee prioritarie di sviluppo del Servizio Sanitario Regionale nel rispetto dei
principi fondamentali che regolano tutti i sistemi sanitari sviluppati: tutela del diritto alla salute delle
comunità e delle persone, garanzia di universalità eguaglianza ed equità di accesso alle cure, erogazione
di tutte le attività assistenziali previste dai LEA, libertà di scelta e attenzione all’informazione e alla
partecipazione dei cittadini. Le linee strategiche della politica sanitaria regionale per il prossimo
triennio sono rivolte prioritariamente verso:
3 Il capitolo è stato redatto da M. Romano sulla base dei contributi di T. Alaia (biodiversità e paesaggio), F. D’Argenio (aria), P.
Fighera (cambiamento climatico), L. Gelli (rifiuti e bonifiche), G. Luongo (suolo), A. Palestino (acque).
4 Per approfondimenti si veda il 2° Report di monitoraggio ambientale del POR FESR - luglio 2011 e il Piano di monitoraggio
ambientale del PSR - novembre 2010.
5 Per approfondimenti si veda il paragrafo 2 del 2° Report ambientale del POR FESR 2007-2013 - luglio 2012.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
251
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
- il miglioramento e potenziamento della prevenzione e della promozione della salute;
- la riorganizzazione delle cure primarie e la tutela e la cura delle persone più deboli;
- la diffusione ed il consolidamento dell’integrazione sociosanitaria;
- il rafforzamento della rete territoriale dell’assistenza;
- l’integrazione tra i diversi soggetti che operano nel sistema e l’ottimizzazione del rapporto con i
privati attraverso il sistema dell’accreditamento;
- lo sviluppo della clinical governance e l’attenzione alla sicurezza delle cure;
- la realizzazione dei necessari investimenti per l’ammodernamento strutturale e tecnologico;
- la riorganizzazione del sistema informativo e lo sviluppo delle attività di monitoraggio;
- le politiche del farmaco;
- la cura della formazione e della qualificazione del personale.
2.2 Acque
Le principali pressioni sullo stato qualitativo della risorsa idrica nel territorio campano sono rappresentate
principalmente dal carico inquinante determinatosi a seguito delle attività agricole nelle aree di piana,
nelle aree a forte antropizzazione, come quelle urbane o le grosse aree industriali. Le pressioni sono in
prevalenza di tipo puntuale, conseguenti allo scarico di reflui sia civili che industriali che misti, spesso
con caratteristiche qualitative non rispondenti agli standard normativi per la scarsa efficienza degli
impianti di trattamento. A tali pressioni si aggiungono quelle derivanti dalle attività illecite legate ad
esempio allo smaltimento illecito dei rifiuti o all’abusivismo edilizio.
Le pressioni agenti sullo stato quantitativo sono rappresentate dai prelievi di risorsa effettuati per i vari
usi. La presenza di elementi contaminanti chimici o biologici nelle acque, in funzione dell’uso finale
delle stesse, costituisce un elemento di rischio per la salute umana della popolazione estremamente
significativo.
Nel secondo report di Monitoraggio ambientale del POR FESR Campania è stato analizzato lo stato
qualitativo delle acque considerate sia per tipologia - superficiali, sotterranee, marine e costiere - che
in funzione dell’utilizzo. Per approfondimenti sul tema si rimanda, pertanto, alla lettura delle pagine
dedicate.
Di seguito, invece, si forniscono taluni elementi utili a delineare, seppure sommariamente, il contesto
programmatico della Campania in materia di acque.
Con Deliberazione di Giunta Regionale n. 1220 del 6 luglio 2007 è stato adottato il Piano di Tutela delle
Acque che recepisce solo parzialmente gli obiettivi previsti dalla Direttiva 2000/60/CE, cioè:
ampliare la protezione delle acque, sia superficiali che sotterranee;
raggiungere lo stato di “buono” per tutte le acque entro il 31 dicembre 2015;
gestire le risorse idriche sulla base di bacini idrografici indipendentemente dalle strutture
amministrative;
procedere attraverso un’azione che unisca limiti delle emissioni e standard di qualità;
riconoscere a tutti i servizi idrici il giusto prezzo che tenga conto del loro costo economico reale;
rendere partecipi i cittadini delle scelte adottate in materia.
Per le Autorità di Bacino, a seguito del processo di riforma si è delineata la seguente situazione:
1.
2.
3.
4.
5.
252
Nazionale Liri-Garigliano e Volturno
Regionale della Campania Centrale
Regionale Campania Sud ed interregionale per il Bacino Idrografico del fiume Sele
Interregionale dei fiumi Trigno, Biferno e Minori, Saccione e Fortore
Regionale della Puglia.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
Per quanto riguarda gli ATO, in Campania allo stato attuale risultano effettivamente costituiti ed
operanti gli ATO n. 1 – “Calore Irpino”; n. 2 –“ Napoli Volturno”; n.3 – “Sarnese Vesuviano”; n. 4 – “Sele”.
Ciascuno dei 4 ATO si è dotato di un Piano d’Ambito .
Appare opportuno ricordare che in materia di acque sono in corso due procedure di infrazione: una
sulla non corretta trasposizione della direttiva 2006/7/CE relativa alla gestione della qualità delle
acque balneabili ed a causa della quale l’Italia è in fase di Messa in mora, l’altra sulla non conformità
della Parte III del decreto 152/2006 con la direttiva 2000/60/CE, che istituisce un quadro per l’azione
comunitaria in materia di acque.
Un elemento fondamentale per favorire il miglioramento della qualità delle acque è rappresentato da
una corretta gestione dei rifiuti. La Campania si è dotata del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti
Urbani ed ha altresì adottato il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali (Deliberazione n. 199 del
27 aprile 2012). Per quanto riguarda le bonifiche, l’iter di adozione del relativo piano non si è ancora
concluso, è stata infatti attivata la procedura di aggiornamento e adeguamento del precedente piano
alla sopraggiunta normativa del D.lgs. 152/2006 e ss.mm.ii.
Per approfondimenti si rimanda alla lettura del paragrafo dedicato alla componente Rifiuti e bonifiche.
2.3 Aria e cambiamento climatico
Per esigenza di chiarificazione e semplificazione, si è scelto di distinguere la trattazione della tematica
della qualità dell’aria da quella della vulnerabilità del territorio campano agli effetti derivanti dal
cambiamento climatico.
Partendo dalla qualità dell’aria, il Piano Regionale di Risanamento e Mantenimento della Qualità
dell’Aria della Regione Campania (PRRMQA) del 2005 elabora una sintesi riferita all’inquinamento a
scala locale ed all’inquinamento a scala globale.
L’attività di valutazione della qualità dell’aria e la successiva zonazione è stata effettuata basandosi
in primo luogo sui risultati del monitoraggio ed integrando questi ultimi con una metodologia delle
concentrazioni di inquinanti dell’aria su tutto il territorio della regione. Le risultanze dell’attività hanno
consentito di classificare il territorio regionale in:
a) zone di risanamento, definite come quelle zone in cui almeno un inquinante supera il limite più
il margine di tolleranza fissato dalla legislazione.
b) zone di osservazione, definite dal superamento del limite ma non del margine di tolleranza
c) zone di mantenimento.
Per il monitoraggio della qualità dell’aria, talune aree sono costantemente monitorate da stazioni
che rendono disponibili dati e serie storiche, per altre aree, invece, non c’è la medesima disponibilità.
La fonte principale dell’inquinamento atmosferico è rappresentata dal traffico veicolare a cui va ad
aggiungersi il maggior utilizzo degli impianti termici.
La Regione Campania sta provvedendo alla ridefinizione della rete regionale per il controllo della
qualità dell’aria nel rispetto del D.M. 60/02., in modo da poter effettuare un monitoraggio integrato
con le stazioni disponibili presso gli impianti aventi caratteristiche emissive .
Per quanto riguarda il cambiamento climatico, Il rapporto dell’IPCC – Intergovernmental Panel on
Climate Change pubblicato nel 2007 evidenzia le responsabilità dell’attività antropica nel provocare il
fenomeno del cambiamento climatico .
Nel rapporto si legge: “L’incremento globale della concentrazione di biossido di carbonio è principalmente
dovuto all’uso di combustibili fossili e ai cambiamenti nell’utilizzo dei suoli, mentre gli incrementi di
metano e ossido di azoto sono principalmente dovuti all’agricoltura”.
Le variazioni del clima e della temperatura hanno già oggi notevoli impatti sul sistema socioeconomico
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
253
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
ed ecologico a livello globale e locale. Dal punto di vista delle risposte è necessario affiancare agli
interventi finalizzati al contrasto del fenomeno del cambiamento climatico, una serie di politiche e
interventi finalizzati alla mitigazione e prevenzione, orientate quindi non solo al contrasto ma anche
all’adattamento alle trasformazioni in atto.
Nel 2008 i servizi della Commissione europea hanno pubblicato il documento “Regions 2020 An
Assessment of Future Challenges for EU Regions”, con l’obiettivo di interrogarsi sulla misura in cui le
politiche comunitarie si adattano ad alcune sfide considerate rilevanti con le quali le regioni europee
saranno chiamate a fare fronte nei prossimi anni. Si tratta della globalizzazione, dell’evoluzione
demografica, del cambiamento climatico e dell’approvvigionamento energetico.
Al fine di esaminare le conseguenze che avranno sulle regioni i fenomeni derivanti da ciascuna delle
quattro sfide sopra elencate, sono stati elaborati quattro indici di vulnerabilità.
Relativamente al cambiamento climatico, in particolare, si parla in maniera specifica di indice di
vulnerabilità al cambiamento climatico. Secondo l’IPPC (2007) la vulnerabilità di un sistema è il grado
al quale il sistema è suscettibile e inadatto a fronteggiare gli effetti avversi dei cambiamenti climatici,
inclusi le variazioni e gli eventi estremi. È una funzione del carattere, della magnitudo, e parte delle
variazioni e dei cambiamenti del clima ai quali un sistema è esposto, la sua sensibilità, e la sua capacità
di adattamento.
Una sperimentazione svolta nell’ambito delle attività del PON GAT - POAT Linea 3 Azioni orizzontali
per l’integrazione ambientale nelle Regioni Obiettivo Convergenza, evidenzia un’elevata vulnerabilità
del territorio della Regione Campania alla sfida del cambiamento climatico. Le aree maggiormente
vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico risultano localizzate in prossimità della costa
e in particolare presso le foci dei principali fiumi. Le aree che sembrano più esposte agli effetti del
cambiamento climatico si concentrano nella zona nord occidentale e sudorientale della regione, in
prossimità della foce del fiume Volturno e Sele e lungo il corso del Tanagro. La vulnerabilità del territorio
risulta piuttosto elevata anche nelle aree a maggiore densità abitativa e in particolare nelle province di
Napoli, Caserta e Salerno. Si tratta in molti casi di aree già soggette a rilevanti pressioni ambientali, in
alcuni casi interessate da fenomeni di contaminazione dei suoli, che hanno già fortemente compromesso
le capacità di rigenerazione e adattamento dei sistemi naturali. A tali pressioni rischiano di sommarsi
ulteriori effetti negativi per i fenomeni connessi al cambiamento climatico. I rischi si aggravano in modo
significativo nelle aree in cui sono localizzati Siti di Interesse Nazionale da sottoporre ad operazioni di
bonifica, siti di stoccaggio o impianti per la gestione dei rifiuti o a rischio di incidente rilevante, come
ad esempio l’area nord – occidentale della regione6.
2.4 Biodiversità e aree naturali protette
La Campania si caratterizza per una notevole varietà di ambienti naturali, cui è associata una grande
ricchezza di specie floristiche e faunistiche. Tale situazione è in parte correlata ad un’articolata
e complessa storia geologica che ha originato un elevato livello di diversificazione degli aspetti
geomorfologici, idrografici, pedologici e microclimatici nelle diverse aree del territorio
regionale. La costa è di tipo roccioso alternata a litorali sabbiosi prospicienti il mare, si segnala la
presenza di pianure costiere alluvionali e piane interne, rilievi collinari e montani di natura vulcanica o
carbonatica. In termini molto generali è possibile ascrivere gli habitat naturali più rappresentativi della
regione alle seguenti tipologie ambientali:
6 Per approfondimenti si veda il report La vulnerabilità al cambiamento climatico dei territori Obiettivo Convergenza (MATTM
2012).
254
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
1.
2.
3.
4.
5.
ambienti marino – costieri: falesie, dune, delta ed estuari, lagune, stagni costieri);
ambienti con vegetazione arbustiva prevalente: macchia mediterranea;
ambienti con vegetazione arborea prevalente: boschi;
ambienti con vegetazione erbacea prevalente: praterie;
ambienti umidi in aree interne corsi d’acqua e specchi acquei.
Notevole importanza per la diversità biologica della Campania è rivestita dai corsi d’acqua superficiali
che rappresentano, non soltanto ambienti ecosistemici peculiari, ma anche elementi fisici del paesaggio
che, per la loro struttura lineare e continua, possono fungere da “corridoi” di connessione ecologica tra
ambienti naturali separati.
Nel sistema delle aree naturali protette campane possono essere inclusi:
- i Parchi e le Riserve Naturali di rilievo nazionale o regionale (Legge n. 394/91 “Legge quadro sulle
aree protette” e Legge Regionale n. 33/93 “Istituzione di parchi e riserve naturali in Campania”);
- le aree marine protette (Legge n. 979/82 o della Legge n. 394/91);
i siti della Rete Natura 2000 - Zone di Protezione Speciale e Siti di Importanza Comunitaria
(Dir. 79/409/CEE e Dir. 92/43/CE);
- le zone umide di importanza internazionale (Convenzione di Ramsar del 1971);
i parchi urbani di interesse regionale (Legge Regionale n. 17/2003 “Istituzione del sistema parchi
urbani di interesse regionale”);
- le oasi naturalistiche.
Nel caso dei Parchi il Piano ed il Regolamento costituiscono i principali strumenti di riferimento per
la disciplina dell’organizzazione generale del territorio e della sua articolazione in zone sottoposte a
forme differenziate di uso, godimento e tutela, dei vincoli e delle destinazioni d’uso pubblico e privato,
delle modalità di realizzazione e svolgimento di interventi ed attività consentite.
Nell’ambito di tale tipologia di aree naturali protette, in Campania sono stati istituiti 2 Parchi Nazionali
(Vesuvio; Cilento e Vallo di Diano), 8 Parchi Naturali Regionali (Matese; Partenio; Roccamonfina – Foce
del Garigliano; Monti Lattari; Campi Flegrei; Fiume Sarno; Monti Picentini; Taburno – Camposauro), 5
Riserve Naturali dello Stato (Castelvolturno; Isola di Vivara; Tirone – Alto Vesuvio; Valle delle Ferriere;
Cratere degli Astroni) e 4 Riserve Naturali Regionali (Foce Volturno – Costa di Licola; Foce Sele –
Tanagro; Lago Falciano; Monti Eremita Marzano).
Relativamente a tali aree protette risultano ad oggi approvati i Piani dei due Parchi Nazionali, mentre nei
Parchi e nelle Riserve Naturali Regionali vigono le Misure di Salvaguardia approvate con le deliberazioni
della Giunta Regionale della Campania istitutive delle singole aree protette. L’emanazione del Decreto
del Ministro dell’Ambiente del 17 ottobre 2007 “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di
conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS)”
impone l’obbligo per l’Amministrazione regionale di adozione di misure di conservazione sulla base
dei criteri minimi definiti dal decreto stesso e sulla base degli indirizzi fissati dal Decreto del Ministero
dell’Ambiente del 3 settembre 2002. Pertanto, nelle more dell’adozione degli atti previsti dall’art. 3,
comma 1, del citato decreto, con Deliberazione della Giunta Regionale n. 2295 del 29 dicembre 2007
(pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Campania n. 13 del 31 marzo 2008), si è provveduto
ad uniformare le misure di conservazione approvate con le precedenti deliberazioni regionali ai criteri
generali fissati con il provvedimento ministeriale.
Rispetto agli aspetti gestionali si segnala che non essendo ancora approvato dal Consiglio Regionale
il Disegno di Legge Regionale avente ad oggetto “Disposizioni in materia di conservazione e gestione
dei siti della rete Natura 2000” approvato con Deliberazione della giunta Regionale n. 231/2006, non
risultano ancora superate le criticità in merito alla mancata individuazione dei soggetti gestori dei siti
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
255
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
della rete natura 2000. Nelle more dell’approvazione del citato Disegno di Legge Regionale sono state
adottate le linee guida semplificate per la predisposizione dei Piani dei Parchi Regionali, ai sensi dell’art.
18 della L. R. 33/93 e s.m.i.. La gran parte delle aree della Rete Natura 2000 ricade infatti all’interno
delle aree parco (Parchi nazionali o regionali).
In Regione Campania lo stato della pianificazione delle aree protette regionali risulta ancora incompleto
e frammentario soprattutto se si tiene conto degli strumenti di pianificazione finalizzati alla gestione
e conservazione delle aree SIC e ZPS.
In attesa di una chiarificazione normativa, si è assistito all’elaborazione e in alcuni casi all’adozione da
parte degli organismi responsabili dei Parchi nazionali e regionali di una serie di strumenti di pianificazione
che, tuttavia, solo nel caso dei due Parchi nazionali, consentono di affrontare e risolvere la necessaria
pianificazione della gestione delle aree SIC e ZPS come previsto dalla Direttiva Habitat e Uccelli.
Tra le misure a carattere preventivo, di applicazione per ogni tipologia di sito della Rete Natura 2000,
assume particolare rilevanza la procedura di Valutazione di Incidenza: l’articolo 6 della Direttiva 92/43/
CEE, al paragrafo 3 stabilisce che qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla
gestione del sito, ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente
ad altri piani e progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione dell’incidenza che ha sul sito,
tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Tale procedura ha l’obiettivo di assicurare
un’adeguata valutazione preventiva della significatività delle interferenze che piani o progetti possono
eventualmente produrre sui siti della Rete Natura 2000 – sia singolarmente che congiuntamente ad
altri – tenendo conto degli specifici obiettivi di conservazione per i quali i siti stessi sono stati istituiti.
Nell’ultimo scorcio di legislatura regionale, anche a seguito dell’entrata in vigore del D.lgs. 152/2006
(corretto successivamente dal D.Lgs. 4/2008) che ha regolato la materia a livello nazionale, il Consiglio
Regionale con DPGR n.9 del 29/01/2010 ha approvato il “regolamento: “disposizioni in materia di
procedimento di Valutazione di Incidenza”. Preme segnalare che ad oggi, nonostante gli interventi
di sostegno per tali aree realizzati nell’ambito del precedente ciclo di programmazione, risultano
adottatiti, per la pianificazione delle aree di riferimento, i Piani di Gestione ricadenti nell’ambito dei
Parchi Nazionali presenti in Regione Campania.
Per quanto riguarda i parchi urbani di interesse regionale, ad oggi sono stati istituiti il Parco metropolitano
(Parco delle Colline di Napoli) e 8 Parchi urbani (San Giorgio a Cremano; Rocca d’Evandro; Frigento;
Aiello del Sabato; Valle dell’Irno di Baronissi; Valle dell’Irno di Pellezzano; Montoro Inferiore; Riardo).
Nelle misure finalizzate alla tutela della biodiversità occorre ricordare la corretta gestione del patrimonio
faunistico e forestale. Risulta in corso di elaborazione il “Piano Faunistico Venatorio della Regione
Campania”, che ha concluso la fase di consultazione pubblica in attuazione della VAS nel dicembre del
2011. Con D.G.R. n. 44 del 28/01/2010 è stato adottato il Piano Forestale Generale 2009/2013 da parte
della VIII Commissione Consiliare Permanente.
2.5 Paesaggio e beni culturali
A tutela degli ambiti paesaggistici regionali di maggiore pregio, con decreti ministeriali sono state
individuate aree nelle quali sono state disciplinate, anche mediante adeguata zonizzazione, le
trasformazioni compatibili con i valori paesaggistici, le azioni di recupero e riqualificazione degli
immobili e delle aree sottoposti a tutela, nonché gli interventi di valorizzazione del paesaggio, anche in
relazione alle prospettive di sviluppo sostenibile.
Con Legge Regionale n. 13/2008, unitamente al Piano Territoriale Regionale (PTR), sono state approvate
le “Linee Guida per il Paesaggio”.
Il PTR, in base alle caratteristiche naturali e storico architettoniche ed in relazione al livello di rilevanza
e integrità dei valori paesaggistici, ha operato una ripartizione del territorio in ambiti omogenei,
256
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
da quelli ad elevato pregio paesaggistico, fino a quelli significativamente compromessi o degradati,
fornendo direttive specifiche e precisi indirizzi in funzione delle diverse caratteristiche recependo a
pieno le principali direttive e strategie europee (ad es. Dir. 2009/47/CE Concernente la conservazione
degli uccelli selvatici e la Dir. 92/43/CEE “Habitat” Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e
della flora e della fauna selvatiche.
Ulteriore elementi di riflessione sulle caratteristiche e sugli elementi di vulnerabilità del paesaggio
campano derivano dall’analisi delle aree di interesse ambientale e paesaggistico da sottoporre a tutela
ai sensi del Codice Urbani (D.Lgs. 42/2004). La distribuzione provinciale degli ambiti territoriali in cui
sono presenti i vincoli previsti dall’art. 136 del D. Lgs 42/042 (si tratta in particolare dei vincoli derivanti
dall’art. 1 della L. 1497/39) rileva un lieve incremento nell’arco del quinquennio 2000 – 2005. La provincia
con la superficie maggiore tutelata risulta quella di Napoli dove più della metà del territorio si presenta
sottoposto a vincolo. Per le aree tutelate ai sensi dell’art. 142 del D.Lgs. 42/0444 (vincoli derivanti dalla
L. 341/85 o Legge “Galasso) la superficie sottoposta a vincolo è rimasta pressoché invariata nell’arco
del quinquennio 2000 – 2005. Risultano attualmente in corso le procedure tecniche per la definizione
del Piano Paesaggistico Regionale.
2.6 Suolo
Il degrado del suolo in Regione Campania si manifesta con dissesti (frane, alluvioni, erosione) talora di
notevole gravità oltre che con la sua contaminazione. In alcuni casi i fenomeni possono sovrapporsi
generando rilevanti effetti ambientali anche sulle altre componenti. L’importanza economica di tali
fenomeni è notevole, in quanto, contestualmente alla perdita della risorsa “suolo”, essi determinano
danni agli insediamenti, alle infrastrutture ed al sistema produttivo.
Dal punto di vista delle aree contaminate la situazione della Regione Campania appare fortemente
critica. Nel 2008 sono stati censiti 462 siti contaminati e il numero di siti censiti nei SIN è pari a 2.893.
Solo 13 sui 3.733 siti potenzialmente inquinati hanno concluso il procedimento.
La situazione resta profondamente critica soprattutto se si considera l’impatto che tale fenomeno
può determinare su settori strategici per l’economia regionale come quello agricolo o del turismo.
Altra questione rilevante rispetto alla componente è rappresentata dalla questione relativa al dissesto
idrogeologico: la superficie delle aree a rischio da frana corrisponde a 1.615 Kmq pari all’11,8%
del territorio regionale, cui si aggiungono 638 Kmq aree a rischio di alluvione pari al 4,7%, che
complessivamente individuano una superficie a rischio per frana e/o alluvione di 2.253 kmq, pari
al 16,5% dell’intero territorio regionale, che fanno risultare la Campania la seconda regione per
percentuale di territorio dissestato.
Le condizioni geologiche e di attività morfodinamica e la estesa antropizzazione di vasti settori regionali
hanno reso il territorio campano interessato da una diffusa vulnerabilità al rischio idrogeologico,
con importanti infrastrutture territoriali e numerosi centri urbani instabili per fenomeni di dissesto
idrogeologico (frane, erosione accelerata, inondazioni, alluvionamenti, mareggiate ed erosioni di
sponda).
La Campania è contraddistinta da un territorio particolarmente vario e diversificato, in cui prevalgono
le aree collinari, pari a circa il 40% della superficie regionale, seguite dalle aree montane per un ulteriore
30%, mentre le aree di pianura corrispondono al restante 25% del territorio. Tuttavia, le singole aree
non sono omogenee e si compongono di contesti territoriali con caratteristiche articolate.
L’agricoltura regionale presenta dei caratteri molto variegati nell’ambito del territorio regionale, sia
in termini di diversa vocazione all’agricoltura dei differenti comuni, che di utilizzazione dei terreni e
dunque dei comparti produttivi, prevalenti nei diversi ambiti territoriali.
Il consumo di suolo inteso come utilizzo di superficie non edificata a fini insediativi ed infrastrutturali,
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
257
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
costituisce in Italia ed in particolare in Campania una problematica rilevante. In Campania la
problematica, dal punto di vista normativo, viene affrontata attraverso le pianificazioni di settore,
in termini paesaggistici attraverso i Piani Paesistici emanati dalle competenti Soprintendenze, in
attuazione dalla LR 16/04 “Norme per il governo del territorio”; in termini di difesa suolo, attraverso i
Piani di Bacino che limitano l’utilizzo dei suoli alle arre esenti da rischi naturali.
In relazione al rischio ambientale della componente suolo, dalla proposta di Piano Regionale di
Bonifica della Regione Campania (attualmente sottoposto a procedura di VAS) si può dedurre che I
siti potenzialmente contaminati individuati in Campania sono 361, a cui corrisponde una superficie
pari a 4.150 ha. Mentre I siti contaminati, contenuti tra l’altro nell’Anagrafe dei siti da bonificare della
proposta di PRB, sono 158 ed occupano complessivamente una superficie di 591 ha. Se è vero che per
molti siti dell’anagrafe sono stati avviati interventi di bonifica, bisogna prendere atto che solo per il 10
% di essi è stata portata a termine la bonifica.
La superficie totale risultata contaminata nell’intero territorio campano è dello 0,043%, mentre la
percentuale di superficie potenzialmente contaminata è dello 0,3%. Le matrici ambientali interessate
dalla contaminazione sono il suolo, il sottosuolo e le acque sotterranee, è sufficiente che in almeno
una di esse si riscontri il superamento delle CSC o CSR affinché un sito possa essere considerato
rispettivamente potenzialmente contaminato o contaminato. Nel 2008 ARPAC ha censito nel territorio
regionale 3.733 siti e le famiglie di inquinanti riscontrate che interessano i siti nella matrice suolo,
appartengono a categorie quali gli idrocarburi, inorganici, IPA , Aromatici e altre combinazioni.
2.7 Rifiuti e bonifiche
La Regione Campania ha approvato nella seduta del Consiglio regionale del 16 gennaio 2012 il Piano
di Gestione dei Rifiuti Urbani. Il Piano (Bollettino Ufficiale della Regione Campania n. 5 del 24/01/2012)
era già stato approvato dalla Giunta regionale nella seduta del 19/12/2011 con la Deliberazione n. 732.
Il PRGRU della Regione Campania prevede che entro un anno dall’adozione dello stesso in Consiglio
regionale sarà predisposto un piano stralcio per la diminuzione della produzione dei rifiuti. La regione
campania ha elaborato altresì un programma attuativo per la gestione del periodo transitorio che,
nelle more del completamento della rete impiantistica per la gestione integrata del ciclo dei rifiuti
in Campania prevista nel PRGRU, si pone l’obiettivo di pianificare efficacemente gli interventi per
lo smaltimento dei rifiuti prodotti. Il PRGRU fissa l’ambizioso obiettivo di puntare al termine del
prossimo triennio ad una contrazione del 10% della produzione annua di rifiuti. Per il perseguimento
di tale risultato, la Giunta regionale con D.G.R. 731 del 19/12/2011 ha avviato le attività funzionali alla
predisposizione del Piano attuativo integrato per la
minimizzazione dei rifiuti nel rispetto delle disposizioni previste dall’art. 180 del Dlgs. 152/2006 e
ss.mm.ii e dell’art. 27 della L.R. 4/2007 e ss.mm.ii.
Contestualmente all’approvazione del PRGRU è stato approvato, come parte integrante del piano,
un programma unitario contenente le misure di monitoraggio ambientale del PRGRU e del PRGRS
- PUMA (cfr. DGR n. 8 del 23/01/2012). Tali misure sono dirette al controllo degli effetti ambientali
significativi e alla verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale prefissati dai
piani. Il monitoraggio ambientale rappresenta quindi un aspetto sostanziale del carattere strategico
della valutazione ambientale, trattandosi di una fase propositiva dalla quale trarre indicazioni per il
progressivo riallineamento dei contenuti del piano attraverso l‘introduzione di eventuali azioni correttive.
Lo scopo del PUMA Rifiuti è di fornire un quadro conoscitivo utile alla valutazione ambientale anche
in fase di attuazione dei piani, attraverso un approccio “unitario” in grado di integrare considerazioni
relative alla gestione dei rifiuti urbani e speciali e in futuro delle bonifiche. L’approccio unitario oltre a
favorire la gestione integrata del ciclo, consentirà di dare conto dell’efficacia delle misure implementate
258
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
andando incontro a quanto suggerito dalla D.G.R. n. 203 del 2010 sulle valutazioni ambientali che
recepisce il D. Lgs. 152/2006, che invita a evitare duplicazioni e ad utilizzare “in via prioritaria, qualora
ritenuti adeguati, i meccanismi di controllo già esistenti nell’ambito della Pubblica Amministrazione
ovvero già predisposti per il monitoraggio di altri piani e programmi” e a quanto richiesto nel parere
motivato espresso dall’autorità competente sulle proposte di PRGRS e PRGRU.
Le attività previste dal Piano Unitario di Monitoraggio Ambientale in materia di Rifiuti sono incluse e
integrate nel monitoraggio generale degli strumenti di pianificazione del settore rifiuti e, nello specifico,
nel monitoraggio dell’attuazione dei piani. Tale integrazione avviene non solo a livello procedurale,
ma anche per quanto concerne gli aspetti informativi/informatici, al fine di ottenere la condivisione
delle informazioni necessarie da parte di tutti i soggetti impegnati nelle attività di attuazione degli
interventi.
A fine di meglio integrare la verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale con
quella degli obiettivi generali del piano e di analizzare l’interazione degli effetti ambientali e degli
effetti territoriali, sociali ed economici, anche con gli effetti derivanti dall’attuazione di altri piani
e programmi di settore, sarà implementato un sistema informativo territoriale geo referenziato a
supporto del monitoraggio ambientale, in grado di gestire contemporaneamente informazioni relative
al contesto ambientale di riferimento e al processo di attuazione dei piani di settore, configurandosi
come un vero e proprio sistema di supporto alle decisioni in materia dei gestione integrata dei rifiuti
(DSS Rifiuti).
Fondamentale ai fini dell’attuazione dei piani sarà infatti la condivisione delle informazioni all’interno
del sistema tecnico e amministrativo e all’esterno, con i cittadini e i portatori di interesse. La disponibilità
e l’accessibilità delle informazioni ambientali ai soggetti interni al sistema amministrativo permetterà
di facilitare l’attuazione e all’esterno favorirà l’attivazione di un processo continuo di verifica e
validazione dei dati e delle informazioni relative alla gestione dei rifiuti. Per quanto concerne gli
interventi infrastrutturali dei Piani, l’acquisizione periodica di dati e immagini per l’implementazione
del DSS Rifiuti, oltre a consentire di monitorare l’efficacia ambientale e il reale avanzamento dei lavori
di esecuzione e quindi di verificare costantemente l’efficienza delle azioni e delle realizzazioni del piano,
offrirà un’opportunità di comunicazione e rendicontazione delle azioni realizzate anche attraverso gli
strumenti ICT.
La Regione Campania ha altresì adottato il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali
(Deliberazione n. 199 del 27 aprile 2012) così come modificato alla luce delle osservazioni pervenute
a seguito delle consultazioni pubbliche, dei rilievi formulati dalla Commissione Europea e del parere
della Commissione regionale VIA, VAS e VI. Detto Piano è stato inviato al Consiglio regionale della
Campania per la definitiva approvazione, insieme alla Dichiarazione di Sintesi, al Programma di misure
per il monitoraggio ambientale, al Rapporto Ambientale, integrato con lo studio di incidenza, la relativa
Sintesi non tecnica ed il parere motivato espresso dalla “Commissione regionale VIA, VAS, VI”.
Per quanto riguarda le bonifiche, l’iter di adozione del relativo piano non si è ancora concluso. Al
momento, infatti, è stata redatta la proposta di Piano Regionale Bonifiche ed è stato acquisito il sentito
della Conferenza Regione Autonomie locali.
2.8 Ambiente urbano
La qualità dell’ambiente urbano è un tema che ha iniziato a destare interesse ed a richiamare attenzione
solo a partire dagli anni ’90, quando ha preso piede l’idea secondo cui le risorse a disposizione dell’uomo
e presenti in natura non fossero infinite.
In Campania la pianificazione di politiche volte all’attuazione delle strategie comunitarie per il
risanamento degli ambiti urbani è avvenuto sia a livello regionale che provinciale.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
259
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
A scala regionale, nel 2002 sono state elaborate le Linee Guida per la Pianificazione Territoriale
Regionale a cui è seguita l’adozione del Piano Territoriale Regionale (DGR n. 1956 del 30 novembre
2006, approvato in via definitiva con la Legge Regionale n. 13 del 13 ottobre 2008, pubblicata su BURC
n. 48bis del 1 dicembre 2008).
A scala provinciale, invece, la Legge di riforma delle autonomie locali 142/1990 ha definito le
competenze delle Province nella programmazione del territorio con l’istituzione dei Piani Territoriali di
Coordinamento Provinciale (PTCP).
A scala locale, infine, anche se il PTR organizzava il territorio attorno a aggregazioni territoriali con
vocazioni socio-economiche o ambientali comuni attraverso i Sistemi Territoriali di Sviluppo, la
pianificazione e progettazione degli interventi ha seguito maggiormente il percorso dei Piani Urbanistici
Comunali e nell’ambito del POR dei Progetti Integrati Urbani.
Anche in questo caso, ai fini di un approfondimento, si rimanda alla lettura del paragrafo dedicato nel
Report di Monitoraggio ambientale del POR FESR Campania.
3. LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE NELL’ATTUAZIONE
DEL POR FESR 2007-2013 CAMPANIA7
Le attività del PUMA hanno permesso una ricostruzione dell’attuazione del programma in relazione
al suo contributo positivo o negativo, diretto e indiretto, rispetto al perseguimento degli obiettivi
di sostenibilità ambientale individuati nel Rapporto Ambientale e in riferimento alla declinazione
territoriale delle azioni. Al fine di verificare e monitorare l’orientamento del programma agli obiettivi
di sostenibilità ambientale si è proceduto ad una analisi di tutte le azioni. Ogni azione e relativo tema
prioritario è stato classificato all’interno di una griglia di influenza secondo i criteri di seguito riportati.
Classificazione
PD
PI
ND
NI
Incerto
-
Criterio di riferimento
Contributo positivo diretto
Contributo positivo indiretto
Contributo negativo diretto
Contributo negativo indiretto
Contributo condizionato dalle modalità di attuazione
Assenza di influenza
Si riporta un quadro di sintesi dei risultati di tale attività di verifica delle influenze delle 130 azioni
previste dal programma sui tematismi e sugli obiettivi ambientali (cfr. Tabella 2.1).
Tabella 3.1 Classificazione delle attività del POR FESR in relazione all’influenza sugli obiettivi di
sostenibilità ambientale
7 Il capitolo è stato redatto da P. Fighera sulla base dei contributi di T. Alaia (biodiversità e paesaggio), F. D’Argenio (aria), L.
Gelli (rifiuti), G. Luongo (suolo), A. Palestino (acque), M. Romano (ambiente urbano).
260
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
Tematismo
Obiettivo di sostenibilità ambientale
SP1
SP2
SALUTE
SP3
SP4
SP5
BIODIVERSITA’
e AREE
NATURALI
PROTETTE
n.
n.
n.
azioni azioni azioni
ND
NI
incerte
1
9
0
8
27
0
4
0
7
14
1
1
0
5
0
2
9
0
0
14
0
6
0
0
0
Contrastare l’inquinamento al fine di raggiungere lo stato di qualità
“buono” per tutte le acque ed assicurare, al contempo, che non si
verifichi un ulteriore deterioramento dello stato dei corpi idrici
tutelati
10
8
3
9
14
Ac2
Promuovere un uso sostenibile dell’acqua basato su una gestione a
lungo termine, salvaguardando i diritti delle generazioni future
7
13
1
11
11
Ac3
Proteggere gli ecosistemi acquatici nonché gli ecosistemi terrestri e le
zone umide che dipendono direttamente da essi, al fine di assicurarne
la funzione ecologica, nonché per salvaguardare e sviluppare le
utilizzazioni potenziali delle acque
11
10
3
10
13
Ac4
Approccio “combinato” nella pianificazione e gestione integrata, su
scala di bacino, ai fini della riduzione alla fonte di specifici fattori di
inquinamento delle acque
9
8
1
0
0
Ac5
Protezione del Mar Mediterraneo contro l’inquinamento marino
12
8
3
10
12
Ar1
Miglioramento della qualità dell’aria: Ridurre le emissioni di inquinanti
in atmosfera da sorgenti lineari e diffuse, anche attraverso il ricorso
all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili
22
7
5
8
8
Ar2
Contribuire al perseguimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto:
Ridurre le emissioni di GHG
21
12
5
8
8
B1
Promuovere la conservazione e la valorizzazione di habitat e specie
5
15
0
0
0
B2
Contrastare l’inquinamento, la semplificazione strutturale,
l’artificializzazione e la frammentazione degli ambienti naturali
7
17
9
21
8
B3
Ridurre gli impatti negativi per la biodiversità derivanti dalle attività
produttive
9
13
10
23
4
B4
Garantire l’adeguata gestione delle aree naturali protette
2
6
0
1
0
B5
Assicurare la partecipazione equa e giusta ai benefici derivanti dall’uso
e dalla valorizzazione delle risorse genetiche di origine agricola
4
5
0
0
0
P1
Conservazione e valorizzazione della diversità paesaggistica e
recupero dei paesaggi degradati
13
14
6
15
2
14
11
6
11
1
9
7
0
0
0
P2
PAESAGGIO
e BENI
CULTURALI
n.
azioni
PI
Ac1
ACQUA
ARIA e
CAMBIAMENTO
CLIMATICO
Ridurre la percentuale di popolazione esposta agli
inquinamenti
Ridurre gli impatti delle sostanze chimiche pericolose sulla
salute umana e sull’ambiente
Ridurre il grado di accadimento di incidente rilevante nel
settore industriale
Migliorare l’organizzazione e la gestione sanitaria di alcune
aree prioritarie e/o critiche
Migliorare l’informazione sull’inquinamento ambientale e le
conseguenze negative sulla salute
n.
azioni
PD
P3
Conservazione, recupero e valorizzazione del patrimonio culturale
al fine di preservare le identità locali, di combattere i fenomeni di
omologazione e di ripristinare i valori preesistenti o di realizzarne di
nuovi in modo coerente al contesto
Miglioramento dello stato delle conoscenze sul patrimonio storico
– culturale e paesaggistico e dei processi che contribuiscono a
preservarlo
P4
Sensibilizzazione, informazione e formazione dei cittadini, delle
organizzazioni private e delle autorità pubbliche al valore del
patrimonio culturale e paesaggistico
10
3
0
0
0
P5
Coinvolgimento del pubblico nelle attività di programmazione e
pianificazione che implicano una modifica dell’assetto territoriale
e paesaggistico al fine di garantire il rispetto dei valori attribuiti ai
paesaggi tradizionali dalle popolazioni interessate.
8
5
0
0
0
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
261
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
Tematismo
Obiettivo di sostenibilità ambientale
S1
SUOLO
S2
S3
S4
RIFIUTI e
BONIFICHE
n.
azioni
PI
n.
n.
n.
azioni azioni azioni
ND
NI
incerte
9
5
0
10
0
0
4
2
2
0
7
4
0
0
0
1
8
14
0
0
R1
Sviluppo della prevenzione, finalizzata a ridurre la quantità e la
pericolosità dei rifiuti prodotti
5
9
0
2
0
R2
Aumento della Raccolta Differenziata al fine del raggiungimento dei
target normativi
4
1
0
0
0
R3
Incentivazione del riutilizzo, re-impiego e riciclaggio dei rifiuti
(recupero di materia e di energia)
4
2
0
1
0
R4
Razionalizzazione della gestione dei rifiuti urbani e speciali,
minimizzando il ricorso allo smaltimento in discarica ed
incrementando il recupero energetico
4
3
0
3
0
R5
Attuazione della normativa relativa alla gestione degli imballaggi
e dei rifiuti da imballaggio, delle apparecchiature elettriche ed
elettroniche, dei veicoli fuori uso e della gestione delle discariche
3
0
0
0
0
R6.1
Pervenire ad un sempre più esteso processo di bonifica dei siti
contaminati presenti sul territorio, prevedendo a tal fine anche una
adeguata disponibilità di risorse
6
0
0
0
0
6
0
0
0
0
12
13
0
3
2
5
2
0
0
0
7
4
0
0
0
5
9
0
0
0
R6.2
AU1
AMBIENTE
URBANO
Prevenzione e gestione del rischio sismico, vulcanico, idrogeologico,
desertificazione ed erosione costiera attraverso la pianificazione di
bacino ed i piani di protezione civile. Definizione delle priorità di
intervento sulle criticità presenti sul territorio regionale per la difesa
del suolo dal dissesto geoambientale e dalle catastrofi naturali.
Mitigazione dei fenomeni di erosione degli arenili. Contrastare i
fenomeni di diminuzione di materia organica, impermeabilizzazione,
compattazione e salinizzazione dei suoli
Favorire la conservazione e l’aumento della superficie forestale
in considerazione della funzione delle foreste rispetto all’assetto
idrogeologico del territorio e contrastare il fenomeno degli incendi,
utilizzando appositi strumenti di pianificazione
Contrastare i fenomeni di contaminazione dei suoli legati alle attività
produttive, commerciali ed agricole attraverso l’attuazione del Piano
Regionale di Bonifica dei siti inquinati della Regione Campania e delle
norme tecniche e dei codici della buona pratica agricola
Favorire la gestione sostenibile della risorsa suolo e contrastare
la perdita di superficie (e quindi di terreno) dovuta agli sviluppi
urbanistici, alle nuove edificazione ed all’edilizia in generale
n.
azioni
PD
AU2
AU3
AU4
Recuperare siti inquinati
Contribuire al sviluppo delle città rafforzando l’efficacia
dell’attuazione delle politiche in materia di ambiente e promuovendo
a lungo termine un assetto del territorio rispettoso dell’ambiente a
livello locale
Garantire per l’area Metropolitana e le città con più di 100.000
abitanti l’adozione di adeguati Piani di Gestione Urbana Sostenibile
nonché Piani di Trasporto Urbano Sostenibile, anche attraverso
l’attivazione di processi partecipativi quali le Agende 21 Locali
Ampliare le aree verdi e le zone pedonalizzate nei processi di
riqualificazione ed espansione urbanistica
Aumentare il rendimento ambientale degli edifici con particolare
riferimento al miglioramento dell’efficienza idrica ed energetica
L’esercizio analitico, prendendo le mosse dalla struttura del programma (Assi, Obiettivi specifici e Obiettivi
Operativi), pone l’attenzione sulle attività e sui temi prioritari di riferimento, secondo la classificazione
delle categorie di spesa proposta dall’Allegato IV del Regolamento generale 1083/2006. Tale operazione
ha consentito la costruzione di un sistema informativo che permette una lettura pluridimensionale e
territorializzata dell’attuazione. Il risultato di tali classificazioni, insieme alle informazioni descrittive
del contesto ambientale, rappresentano la struttura di base del Sistema di Supporto alle Decisioni
262
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
(DSS PUMA), un sistema che opportunamente interrogato restituisce informazioni utili a valutare
l’attuazione e gli effetti del programma.
Il sistema informativo implementato (DSS – PUMA) permette ad esempio di verificare quante e quali
attività, o quante risorse del programma hanno un influenza positiva su un determinato obiettivo
ambientale, dove si localizzano gli interventi, su quale tipologia di sistema territoriale incidono e
attraverso quali strumenti programmatici vengono implementate le azioni.
Le informazioni sull’attuazione, se relazionate alla analisi delle evoluzioni del contesto ambientale
e territoriale, permettono di verificare la qualità e l’efficacia ambientale delle singole azioni e della
programmazione in generale ad esempio attraverso una verifica della coerenza degli interventi con le
problematiche/criticità ambientali rilevate.
L’analisi del processo di attuazione ha rivelato alcune criticità relative sia ai contenuti sia agli strumenti
programmatici. Proprio in relazione agli strumenti occorre segnalare che la scelta dei parametri di
misurazione delle realizzazioni, solo in alcuni casi ha consentito una ricostruzione del contributo delle
azioni ai risultati e alla variazione del contesto (cfr. tabelle capito 4 – indicatori di realizzazione). In
molti casi è stato necessario integrare l’analisi quantitativi con metodi maggiormente qualitativi come
ad esempio interviste ai responsabili dell’attuazione e ai beneficiari degli interventi.
Rispetto ai contenuti, nel paragrafo seguente si riporta una sintesi dei risultati delle attività di
monitoraggio ambientale per ogni componente/tematismo ambientale.
3.1 La salute umana nel POR FESR 2007-2013 Campania
L’attuazione del POR FESR viene osservata rispetto alle capacità del Programma di incidere positivamente
o negativamente, in modo diretto o indiretto, rispetto a 5 obiettivi di sostenibilità ambientale che
interessano il tematismo della salute umana individuati nel Rapporto Ambientale (Cfr. Tabella 2.1).
Il Programma Operativo FESR della Regione Campania non ha assunto obiettivi direttamente connessi
alla tematica della salute umana anche se diversi obiettivi specifici del POR contribuiscono in modo
indiretto al loro perseguimento.
In verità rispetto all’obiettivo di sostenibilità Migliorare l’organizzazione e la gestione sanitaria di
alcune aree prioritarie e/o critiche (SP4), si segnalano le attività programmate nell’ambito dell’Asse 5 e
in particolare l’obiettivo specifico 5.3 Migliorare la dotazione di infrastrutture materiali e immateriali
per la salute, al fine di facilitare l’accessibilità alle prestazioni sanitarie, migliorare la qualità dei servizi
erogati e ridurre i tempi di attesa.
Diverse azioni programmatiche contribuiscono in modo indiretto al perseguimento degli obiettivi
richiamati in particolare quelle dell’asse 1 e dell’asse 4. L’esercizio valutativo in fase ex ante ha
evidenziato il contributo positivo dell’attuazione delle azioni afferenti ai temi prioritari 6, 30, 44, 45 e
46. In alcuni casi le stesse attività potrebbero incidere negativa nel raggiungimento degli obiettivi di
protezione ambientale relativi alla componente Salute.
Gli interventi previsti, infatti, pur presentando una potenziale influenza positiva, sono suscettibili di
produrre potenziali negatività imputabili alle modalità di realizzazione degli stessi. Si ritiene pertanto
opportuno, in fase di attuazione dei singoli progetti, attribuire un peso significativo ai criteri di
ammissibilità a finanziamento che prevedano il ricorso a tecniche progettuali ecocompatibili, a misure
mitigative, a soluzioni tecnologiche ecosostenibili.
3.2 La qualità delle acque nel POR FESR 2007-2013 Campania
L’attuazione del POR FESR viene monitorata rispetto alle capacità di incidere positivamente o
negativamente, in modo diretto o indiretto, rispetto a 5 obiettivi di sostenibilità ambientale che
interessano le acque (cfr. Tabella 2.1). Il Programma ha assunto alcuni obiettivi che direttamente
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
263
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
contribuiscono al loro perseguimento. L’Asse 1 – Sostenibilità ambientale ed attrattività culturale
e turistica, è incentrato sugli interventi riguardanti l’uso sostenibile delle risorse ambientali, la
valorizzazione delle risorse naturali e culturali, è l’Asse che maggiormente è in grado di produrre
effetti ambientali significativi positivi sulla componente. Coerentemente agli Orientamenti Strategici
in materia di coesione, questi interventi avrebbero dovuto dotare il territorio delle infrastrutture
necessarie ad assicurare l’adeguamento alla normativa ambientale e alla prevenzione dei rischi, in
modo da renderlo vivibile per i cittadini e le imprese e favorire la promozione di un sistema di offerta
turistica ecosostenibile e diversificato.
In relazione alle problematiche inerenti il dissesto idrogeologico, i fenomeni di erosione del territorio e
della depurazione, significativa l’azione programmatica avviata nel corso del anno attraverso i seguenti
Grandi Progetti:
1) Completamento della riqualificazione e recupero del fiume Sarno;
2) Risanamento ambientale e valorizzazione dei laghi dei Campi Flegrei;
3) Risanamento ambientale e valorizzazione dei Regi Lagni;
4) La bandiera blu del litorale domitio;
5) Interventi di difesa e ripascimento del litorale del golfo di Salerno;
6) Risanamento ambientale dei corpi idrici superficiali delle aree interne;
7) Risanamento ambientale dei corpi idrici superficiali della Provincia di Salerno.
Considerata la condizione di contesto ambientale e programmatico descritta in precedenza, la
vulnerabilità del territorio e le procedure di infrazione in corso in materia di acque, la concentrazione
delle risorse, la razionalizzazione della strategia attuata in un’ottica di sistema attraverso il ricorso allo
strumento dei Grandi Progetti, dovrebbe produrre riflessi significativi nel miglioramento della qualità
delle acque, producendo benefici indiretti anche in altri settori di intervento del POR come ad esempio
il turismo.
Oltre alle attività potenzialmente direttamente connesse alla realizzazione degli obiettivi di sostenibilità
ambientale della componente, classificate ai fini del monitoraggio come Positive Dirette (PD), diverse
attività del programma potrebbero contribuire indirettamente al loro perseguimento (attività Positive
Indirette – PI), a condizione che siano attuate attraverso specifici meccanismi di integrazione ambientale
(criteri di ammissibilità, priorità ecc.).
Tra le misure di attuazione che potenzialmente potrebbero avere un’influenza sugli obiettivi della
componente acque si segnalano alcuni interventi a cui è stata attribuita una duplice valutazione;
il tema prioritario 5 si attua attraverso due obiettivi operativi: 2.3 Sistemi e filiere produttive e 2.6
Apertura internazionale, le attività di tali obiettivi operativi sono in grado di produrre potenziali
influenze negative indirette in quanto l’incentivazione alle imprese potrebbe comportare un incremento
di pressione sulla componente; tali attività, tuttavia, potrebbero rivestire un’influenza positiva indiretta
qualora i criteri di selezione prevedessero un peso significativo a strumenti di gestione ambientale (ad
esempio EMAS o certificazione di prodotto). Un analoga valutazione è stata effettuata anche nel caso
del tema prioritario 8 in relazione alla sua attuazione con gli obiettivi operativi 2.3 Sistemi e filiere
produttive, 2.4 Credito e finanza innovativa e 6.3 Città solidali e scuole aperte.
Nel caso dell’attuazione del tema prioritario 6 “Gestione integrata del ciclo dei rifiuti”, la potenziale
influenza è stata valutata a carattere positivo indiretto e negativo indiretto; ciò è imputabile al
carattere generalmente positivo attribuito agli interventi previsti nell’obiettivo operativo 1.1 Gestione
integrata del ciclo dei rifiuti, accanto al quale è opportuno considerare potenziali influenze negative
indirette di carattere locale connesse al rischio di inquinamento derivante dall’attuazione dell’attività d.
dell’obiettivo operativo 2.3 Sistemi e filiere produttive: Incentivi per la realizzazione e/o l’adeguamento
264
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
di impianti destinati al recupero di materia derivante da rifiuti industriali e/o dalla raccolta differenziata,
e al trattamento e all’inertizzazione dei materiali contenenti amianto.
La valutazione del tema prioritario 9 “Altre misure volte a stimolare la ricerca, l’innovazione e
l’imprenditorialità nelle PMI” risulta particolarmente articolata, dal momento che detto tema prioritario
trova attuazione in 7 obiettivi operativi; le attività comprese negli obiettivi operativi 1.8, 1.9, 1.11, 2.3
e le attività b. e d. dell’obiettivo operativo 2.4 sono state valutate in grado di produrre una potenziale
influenza negativa indiretta derivante dal potenziale aumento di pressione sulla componente, ed
in particolare nell’influenza sugli obiettivi ambientali Ac1, Ac2, Ac3 e Ac5 derivante dal sostegno
all’imprenditoria e dall’incremento dei servizi turistici (con conseguente possibile incremento del
flusso turistico); alle attività sopra citate, tuttavia, è stata attribuita anche una potenziale positività
indiretta, qualora in fase di attuazione siano privilegiati strumenti di sostenibilità ambientale quali
requisiti di ammissibilità a finanziamento. L’attuazione dell’obiettivo operativo 2.5 è stata ritenuta in
grado di produrre una potenziale influenza negativa indiretta, che potrebbe essere mitigata, in fase di
attuazione, tramite una opportuna scelta di tecniche progettuali che favoriscano un uso sostenibile
delle risorse idriche. Le attività dell’obiettivo operativo 3.3 Contenimento ed efficienza della domanda
sono state ritenute generalmente in grado di produrre una potenziale influenza positiva indiretta
nel raggiungimento degli obiettivi di protezione ambientale; il carattere indiretto di tale positività è
ascrivibile alle modalità di attuazione di tali attività. Complessivamente, dunque, il tema prioritario 9 è
in grado di produrre potenziali influenze positive indirette e negative indirette.
La valutazione degli interventi associati al tema prioritario 30 “Porti” ha evidenziato una potenziale
influenza negativa diretta, connessa all’impatto degli Interventi infrastrutturali per la creazione
di una rete di porti commerciali intermedi, tesa ad ottimizzare i flussi di merci su tutto il territorio
regionale, compreso il sistema di accesso viario e/o ferroviario (attività a.) sugli obiettivi Ac1 e Ac3. Gli
interventi previsti nell’attività b. Interventi infrastrutturali per la salvaguardia dell’ambiente naturale e
di quello antropizzato dei bacini portuali e delle aree demaniali, nonché per la sicurezza dei porti e della
navigazione, invece, potrebbero essere in grado di produrre un’influenza di carattere positivo indiretto.
L’attuazione del tema prioritario 46 “Trattamento delle Acque (acque reflue)” presenta una potenziale
influenza positiva diretta ed una potenziale influenza negativa indiretta sugli obiettivi Ac1 e Ac3, dal
momento che le attività c. Realizzazione di nuove discariche, conformi al piano regionale dei rifiuti e
alla direttiva quadro comunitaria e b. Supporto al processo autodepurativo dei litorali marini, anche
con il posizionamento di condotte sottomarine integrate con impianti di depurazione sono in grado di
produrre effetti generalmente positivi nel raggiungimento degli obiettivi di protezione ambientale, ma
potrebbero comportare potenziali influenze negative di carattere locale legate al rischio di inquinamento
dovuto all’eventuale danneggiamento delle condotte o al malfunzionamento delle stesse.
In generale rispetto all’attuazione del programma alcune delle misure degli Assi 2, 3, 4 e 6 potrebbero
determinare influenze negative sugli obiettivi di sostenibilità ambientale anche se indirette. Le influenze
positive si concentrano nelle azioni dell’Asse 1 anche se positività indirette si rilevano in alcune azioni
degli altri assi. È il caso del codice 6 o del codice 9.
Le misure a diretta finalità presentano alcuni elementi di criticità di attuazione. In fase di impostazione
del POR sono stati allocati 2.340 Mln di euro in misure a potenziale influenza positiva o negativa,
diretta e indiretta. Si tratta di circa 1/3 dell’intera allocazione del programma, una scelta che sembra
riflettere le criticità da più parti segnalate in relazione al settore e sinteticamente richiamate nell’analisi
del contesto.
Circa il 60% di queste risorse risultano direttamente connesse alle finalità della componente.
Focalizzandosi sulle performance di attuazione, si rileva una maggiore facilità nell’implementare
le misure a potenziale influenza Positiva Indiretta che tuttavia, ricordiamo, richiedono specifici
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
265
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
accorgimenti in fase di attuazione affinché contribuiscano efficacemente al perseguimento degli
obiettivi si sostenibilità ambientale individuati per la componente. Le attività Positive Dirette fanno
registrare alcuni ritardi: solo il 10% circa delle risorse allocate risulta in fase di implementazione
(a differenza delle misure PI dove risulta implementato circa il 30%). Come si rileva dalle tabelle
riportate nel capito 4, alcune azioni positive dirette come quelle dedicate al tema dell’adattamento
al cambiamento climatico (codice 49) e alla promozione e protezione delle risorse naturali (codice 55,
56) non sono state attivate. Forti ritardi si registrano nell’implementazione delle misure a sostegno
alle PMI per la promozione di prodotti e processi produttivi rispettosi dell’ambiente (codice 06), per la
gestione e distribuzione dell’acqua potabile (codice 45), per le bonifiche e per la prevenzione dei rischi
(codice 50, 53). Sono state rilevate attività che possono produrre sia effetti positivi che negativi e non
solo a seconda delle scelte programmatiche ma anche a causa di effetti indiretti. È il caso ad esempio
degli interventi sui porti (codice 30) che se da un lato favoriscono una migliore gestione delle attività
portuali con minori impatti ambientali derivanti dal funzionamento del sistema portuale, dall’altro
potrebbero determinare un aumento delle pressioni sulle acque marine prospicienti, a causa di aumenti
dei trasporti marittimi.
Rispetto al totale delle azioni con influenza positiva o negativa risulta in fase di realizzazione circa il
17% degli interventi. Alcune criticità si rilevano nel passaggio fra la programmazione, pianificazione e
progettazione degli interventi in particolare sui temi legati al cambiamento climatico e alla gestione
delle risorse naturali.
Gli indicatori di realizzazione selezionati dal Programma non consentono una valutazione sull’efficacia
degli interventi in relazione al contribuito delle azioni ai risultati previsti. I parametri di misurazione
selezionati per rendicontare le realizzazioni del programma non risultano sempre coerenti con il quadro
degli obiettivi di sostenibilità ambientale. Tale circostanza appare meno rilevante nelle misure a diretta
finalità ambientale come ad esempio nel caso della prevenzione dei rischi naturali (codice 53) o del
recupero dei siti industriali (codice 50). Più complicata risulta l’analisi e la valutazione delle realizzazioni
in materia di gestione delle acque o dei rifiuti dove non sempre si evincono le portate o le tipologie
degli impianti e di trattamento, i volumi effettivamente trattati, l’energia prodotta o risparmiata, il
numero di nuovi collettamenti o i nuovi abitanti serviti dalle realizzazioni o dalle ristrutturazioni degli
impianti. Ciò appare ancora più evidente per gli indicatori di realizzazione associati alle azioni a finalità
ambientale indiretta.
3.3 La qualità dell’aria e il cambiamento climatico nel POR FESR 2007-2013 Campania
Per quanto riguarda l’attuazione degli interventi per il miglioramento qualità dell’aria si è osservata
la capacità del programma di incidere positivamente o negativamente su 2 obiettivi di sostenibilità
ambientale (cfr. Tabella 2.1). Questi obiettivi di sostenibilità ambientale trovano attuazione
principalmente nell’Asse 1, in particolare nell’obiettivo operativo 1.1 Gestione integrata del ciclo
dei rifiuti. L’obiettivo operativo prevede azioni mirate al potenziamento del ciclo integrato dei rifiuti
attraverso l’adeguamento o la realizzazione di impianti (BAT) per la raccolta, il trattamento, il recupero
di materia e lo smaltimento dei rifiuti e nell’obiettivo operativo 1.2 Migliorare la salubrità dell’ambiente
attraverso la bonifica dei siti inquinati, prevalentemente nelle aree sensibili o a forte vocazione
produttiva.
Il monitoraggio evidenzia che più di 7 milioni di euro sono stati impegnati in azioni dirette ed in
particolare in interventi di attuazione del Piano di Risanamento e Mantenimento della Qualità
dell’Aria (PRRMQA), codice 47. Azioni a potenziale influenza positiva indiretta si riscontrano nell’asse
2 Competitività del sistema produttivo regionale ed in particolare su tutte le azioni incentivanti e di
sostegno alle Piccole e Medie Imprese (PMI), finalizzate a favorire l’adesione ai sistemi di gestione
266
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
ambientale e l’impiego di innovazioni tecnologiche, anche attraverso il ricorso alle Best Available
Technologies (BAT), per il risparmio idrico ed energetico, la riduzione della produzione dei rifiuti e
della loro pericolosità, per il recupero e riciclaggio dei rifiuti, per lo smaltimento dei rifiuti speciali, per
la riduzione delle emissioni inquinanti, anche in ottemperanza ai parametri previsti nel protocollo di
Kyoto (Categoria di Spesa cod. 06).
Anche le azioni dell’Asse III risultano avere una forte incidenza positiva diretta sugli obiettivi ambientali
della componente, sia in relazione alla qualità dell’aria che al tema del cambiamento climatico. Il
monitoraggio evidenzia tuttavia che soltanto il 3,4% delle risorse allocate pari a 50 milioni di euro per
le “Energie rinnovabili: idroelettrica, geotermica e altre” (codice 42) sono state impegnate. Si tratta
nello specifico di una piccola centrale idroelettrica, un unico intervento in fase di realizzazione nella
provincia di Salerno.
In riferimento agli interventi di “Efficienza energetica, cogenerazione, gestione energetica” (codice
43), solo il 10,4% dei 90 milioni di euro allocati sono stati impegnati. Occorre segnalare che diversi
interventi relativi all’efficentamento e al risparmio energetico o alla produzione energetica da fonti
rinnovabili finalizzata all’autoconsumo sono rinvenibili anche in altre azioni del programma ad
esempio nei progetti dei PIU Europa finalizzati allo sviluppo urbano (codice 61) o in quelli finalizzati
allo sviluppo e alla ristrutturazione dei porti (codice 30). Tali “interventi integrati” in altre azioni del
programma risultano molto importanti nel perseguimento di diversi obiettivi ambientali ma sfuggono
molto spesso alle attività di monitoraggio, non essendo previsti indicatori di realizzazione coerenti alla
natura e finalità delle azioni.
In riferimento ai restanti 40 milioni di euro allocati per le “Energie rinnovabili: eolica”, (codice 39), i 45
milioni di euro sul tema prioritario “Energie rinnovabili: solare” (codice 40) e i 65 milioni euro allocati
relativo alle “Energie rinnovabili: da biomassa” (codice 41), nessuna progettazione risulta attivata e
l’impegno finanziario ad oggi risulta ancora nullo.
Tali criticità attuative vanno interpretate in modo distinto a seconda della tipologia di tema. Se da un
lato è facilmente comprensibile che per quanto concerne il solare e l’eolico le criticità riguardano la fase
di programmazione delle risorse destinate per un verso ad un settore in fase di saturazione, l’eolico, e
per l’altro in concorrenza con altre misure incentivanti, in relazione agli interventi per la produzione da
biomassa o per il risparmio energetico, le criticità sembrerebbero riguardare più la fase di pianificazione e
progettazione degli interventi. Il potenziale energetico da biomassa di origine agricola o forestale regionale
appare rilevante e gli interventi se strettamente legati allo sviluppo di filiere e consorzi per la gestione
degli impianti potrebbero rappresentare iniziative in grado di dare attuazione agli obiettivi ambientali e
contemporaneamente sostenere lo sviluppo di filiere produttive importanti per l’economia regionale.
Anche le azioni dell’asse IV Accessibilità e trasporti, potranno incidere sugli obiettivi di sostenibilità
ambientale della componente aria e cambiamento climatico sia in modo positivo nel caso ad esempio
della realizzazione e completamento delle infrastrutture ferroviarie e della metropolitana di Napoli,
sia in modo negativo come nel caso degli interventi per lo sviluppo dei porti, degli interporti e delle
infrastrutture viarie. In particolare nel caso di tali interventi appare determinante la capacità di integrare
misure finalizzate al perseguimento degli obiettivi ambientali e alla mitigazione.
Anche le azioni dell’Asse VI - Sviluppo urbano e qualità della vita potranno avere un’incidenza sia
positiva sia negativa, molto dipenderà dalle modalità di selezione dei progetti, dai criteri di priorità
e di ammissibilità che ad oggi sembrano preferire la “cantierabilità” delle operazioni rispetto alla loro
qualità e capacità di incidere sulla qualità ambientale dello sviluppo urbano.
L’impostazione strategica affidata alla pianificazione su scala urbana rischia di essere svilita per
rispondere alle esigenze di accelerazione della spesa e ai problemi di cassa delle amministrazioni locali
che costringono molto spesso i beneficiari a prediligere interventi che, anche se spesso necessari,
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
267
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
difficilmente possono essere considerati strategici per la promozione dello sviluppo locale sostenibile.
Un contributo importante al perseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale della componente
potrebbe derivare dall’attuazione di alcuni Grandi Progetti a condizione che vengano introdotti
strumenti tecnici e gestionali orientati all’integrazione ambientale.
3.4 La biodiversità e le aree naturali protette nel POR FESR 2007-2013 Campania
In relazione al tematismo della biodiversità e delle aree naturali protette l’attuazione del POR FESR
viene osservata rispetto alla sua capacità di contribuire al perseguimento di 5 obiettivi di sostenibilità
ambientale (cfr. Tabella 2.1). La risoluzione delle emergenze ambientali, la riqualificazione naturalistica
del territorio andavano perseguiti attraverso interventi per la tutela dell’ambiente, la bonifica e la
sicurezza del territorio, e attraverso la valorizzazione delle risorse naturali e culturali della regione,
privilegiando il ruolo dei Parchi quali sistemi locali e istituzionali capaci di innescare processi di
sviluppo sostenibile in parziale continuità con gli interventi già realizzati anche attraverso l’esperienza
della pianificazione integrata del precedente ciclo di programmazione (2000-2006). Per tale motivo
nell’ambito dell’Asse 1 hanno trovato spazio non solo la promozione della rete ecologica regionale
nell’ottica di uno sviluppo eco-compatibile ma anche interventi volti migliorare l’attrattività dei territori
e la competitività delle imprese operanti nelle aree protette. In particolare le attività degli Ob. Op. 1.8
Parchi e aree protette, 1.11 Destinazione Campania e 1.12 Promuovere la conoscenza della Campania
risultano potenzialmente direttamente connesse al perseguimento degli obiettivi della componente.
Il programma presenta una serie di interventi che indirettamente possono incidere positivamente
sul raggiungimento di questi obiettivi. Anche alcuni dei Grandi Progetti potrebbero impattare sulla
componente analizzata in modo positivo anche se solo indirettamente. È il caso del GP Risanamento
ambientale dei corpi idrici superficiali delle aree interne (BN - AV - CE), del GP Risanamento ambientale
dei corpi idrici superficiali (SA) e del GP Risanamento ambientale e valorizzazione dei laghi dei Campi
Flegrei. Altre iniziative, compresi alcuni GP, potrebbero invece determinare influenze negative su alcuni
degli obiettivi di sostenibilità ambientale ma le procedure tecniche e amministrative previste per gli
interventi ricadenti in tali aree, dovrebbero garantire la compatibilità con gli obiettivi di conservazione
degli habitat e delle specie naturali.
L’osservazione dell’attuazione del programma restituisce tuttavia un quadro che poco si avvicina a
quanto definito ad inizio programmazione poiché le azioni che afferiscono in modo positivo e diretto
al perseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale della componente (temi prioritari 51, 55 e
56) evidenziano rilevanti difficoltà di attuazione mentre quelle che potrebbero determinare impatti
negativi, diretti o indiretti, risultano in fase avanzata di implementazione. Le criticità attuative solo in
parte possono essere ricondotte al mancato completamento della pianificazione nella aree SIC e ZPS di
alcuni territori (cfr. analisi contesto normativo e programmatico della componente Biodiversità e Aree
protette).
Tra le azioni a potenziale influenza negativa sulla componente si segnalano quelle afferenti all’Obiettivo
Operativo 2.5 - Infrastrutture industriali ed economiche, all’Obiettivo Operativo 4.1 - Collegamenti
trasversali e longitudinali, 4.2 - Collegamenti aerei e 4.3 Interporti.
In fase di impostazione del programma erano stati previsti 115 milioni di Euro per interventi direttamente
finalizzati alla promozione delle risorse naturali e alla loro protezione e valorizzazione (codice 55 e
56). I ritardi degli investimenti direttamente connessi alla tutela della biodiversità rischia di rendere
poco utili ed efficaci anche altri interventi potenzialmente positivi, diretti e indiretti, previsti dal
programma: il sostegno alle imprese del settore turistico che operano nell’ambito delle aree protette
se non accompagnato da interventi di valorizzazione e tutela della biodiversità, rischiano infatti di
risultare inefficaci.
268
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
Come si evince dall’osservazione dei dati riportati nelle tabelle del capitolo 4, rispetto al totale allocato
risulta in fase di realizzazione circa il 28% degli interventi. Se si approfondisce l’analisi sulle attività a
potenziale influenza positiva il tasso di attuazione scende al 12% circa. La progettazione nell’ambito delle
aree naturali protette sembra risentire della assenza dei piani di gestione in particolare per le aree SIC e
ZPS ma soprattutto risente della mancata realizzazione degli interventi previsti nell’ambito dei Progetti
Rurali per le Aree Protette (PIRAP) che, anche se rappresentano uno strumento di governance del PSR,
avrebbero dovuto trovare attuazione, per le misure pertinenti, anche nell’ambito POR FESR e FSE.
3.5 Il paesaggio e i beni culturali nell’attuazione del POR FESR 2007-2013 Campnia
Nell’ambito del PO FESR esistono interventi che si propongono il miglioramento dello stato di
conservazione e la valorizzazione delle risorse culturali e paesaggistiche regionali. In questo senso,
l’attuazione del Programma può contribuire a perseguire gli obiettivi di tutela del patrimonio culturale
e paesaggistico previsti dal Piano Territoriale Regionale. Ciò nonostante non si può escludere a priori
che, in relazione a taluni interventi di sviluppo territoriale (nuovi insediamenti commerciali e produttivi,
strutture ricettive, infrastrutture di collegamento, ecc.), si determinino potenziali influenze negative
sugli obiettivi della componente anche a causa della mancanza della pianificazione paesaggistica.
Anche per tali considerazioni l’attuazione del programma viene monitorata rispetto alla capacità delle
diverse azioni di incidere positivamente o negativamente, in modo diretto o indiretto, rispetto a 5
obiettivi di sostenibilità ambientale (cfr. Tabella 2.1).
Il disegno strategico trova riscontro principalmente nei contenuti dell’Asse 1 dedicato alle risorse naturali
e culturali e alla promozione del turismo. Alcune azioni sono direttamente dedicate al perseguimento
degli obiettivi della componente: Ob. Op. 1.8 Parchi e aree protette, 1.9 Beni e siti culturali, 1.10 La
cultura come risorsa, 1.11 Destinazione Campania e 1.12 Promuovere la conoscenza della Campania.
Coerente agli obiettivi della componente risulta anche l’azione programmatica avviata nel corso del
anno attraverso i seguenti Grandi Progetti:
1) Interventi di difesa e ripascimento del litorale del golfo di Salerno;
2) Risanamento ambientale e valorizzazione dei laghi dei Campi Flegrei;
3) Polo fieristico regionale;
4) Parco Urbano di Bagnoli;
5) Centro storico di Napoli, valorizzazione del sito UNESCO.
Considerate le caratteristiche del contesto ambientale e programmatico, la vulnerabilità del territorio
e le sue peculiarità, la razionalizzazione della strategia attuata attraverso il ricorso allo strumento
dei Grandi Progetti e la concentrazione delle risorse, anche se dovrebbe produrre riflessi significativi
nel perseguimento degli obiettivi della componente, andrebbe attuata in un’ottica di sistema che
ponga le basi per operare in modo capillare e diffuso sull’itero territorio regionale. Oltre alle attività
potenzialmente direttamente connesse alla realizzazione degli obiettivi di sostenibilità ambientale
della componente, diverse attività del programma potrebbero contribuire indirettamente al loro
perseguimento a condizione che siano attuate attraverso meccanismi efficaci di integrazione
ambientale (criteri di ammissibilità, priorità ecc.).
3.6 Il suolo nel POR FESR 2007-2013 Campania
La salvaguardia della multifunzionalità, delle qualità del suolo e la sua difesa intesa in senso più ampio,
rappresentano uno degli obiettivi prioritari di qualsiasi programmazione e pianificazione territoriale. Per
tale considerazione l’attuazione del POR FESR viene monitorata rispetto alla capacità del Programma di
incidere positivamente o negativamente, in modo diretto o indiretto, rispetto a 4 obiettivi di sostenibilità
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
269
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
ambientale (cfr. Tabella 2.1). Il Programma Operativo FESR della Regione Campania ha assunto alcuni
obiettivi che direttamente contribuiscono al loro perseguimento.
Anche in questo caso l’Asse 1 è quello che maggiormente è in grado di produrre effetti ambientali
significativi positivi sugli obiettivi della componente. In relazione alle problematiche inerenti il
dissesto idrogeologico, i fenomeni di erosione e di contaminazione dei suoli, significativa è l’azione
programmatica avviata nel corso del anno attraverso i seguenti Grandi Progetti:
1) Completamento della riqualificazione e recupero del fiume Sarno;
2) Interventi di difesa e ripascimento del litorale del golfo di Salerno;
3) Riqualificazione urbana area portuale Napoli Est;
4) Paco Urbano di Bagnoli;
Considerata la condizione e l’evoluzione del contesto ambientale e programmatico a livello regionale,
la vulnerabilità del territorio e la sua esposizione ai rischi sia naturali sia antropici, la concentrazione
delle risorse, la razionalizzazione della strategia attuata attraverso il ricorso allo strumento dei Grandi
Progetti, anche se può produrre riflessi significativi in termini di riduzione del consumo di suolo e di
prevenzione e riduzione dei rischi, richiederebbe di essere accompagnata da un intervento diffuso
sull’intero territorio regionale e da specifiche azioni di prevenzione.
Oltre alle attività potenzialmente direttamente connesse alla realizzazione degli obiettivi di sostenibilità
ambientale, diverse attività del programma potrebbero contribuire indirettamente al loro perseguimento
a condizione che siano attuate attraverso specifici meccanismi di integrazione ambientale. Tra le misure
di attuazione che potenzialmente dovrebbero avere un’influenza sugli obiettivi della componente
si segnalano quelle afferenti al temi delle bonifiche (codice 50), della depurazione (codice 46), al
monitoraggio e alla mitigazione dei rischi naturali (codice 11, 49, 53, 54).
L’attuazione delle azioni previste dall’Obiettivo Operativo 1.2 ed in particolare le azioni a) e b)
promuovono la bonifica dei siti inquinati, prevalentemente nelle aree sensibili o a forte vocazione
produttiva, contribuendo in modo positivo al raggiungimento dell’obiettivo ambientale S3 Contrastare i
fenomeni di contaminazione dei suoli legati alle attività produttive, commerciali ed agricole individuato
dal rapporto ambientale. Le risorse destinate all’obiettivo operativo 1.2 afferenti al il codice del tema
prioritario 50 ammontavano a 140 Mln di Euro di cui solo il 7% circa è stato attivato. Del totale delle
risorse impegnate circa il 40% ricade nella provincia di Caserta, il 25% rispettivamente nella provincia
di Salerno e di Avellino, solo il 7% circa ricade nel territorio provinciale di Napoli e il restante 3%
circa nel beneventano. La declinazione territoriale degli interventi solo in parte segue la distribuzione
delle emergenze ambientali relative alla contaminazioni del suolo che, come è noto, si concentrano
lungo il litorale nelle province di Napoli e Caserta. In termini di realizzazione si osserva che sono stati
programmati e impegnati interventi di bonifica per meno di 1 Km2 pari a circa il 15% del totale delle
superfici di suolo regionale da bonificare e ad oggi solo il 50% circa risulta completato.
Anche l’attuazione delle azioni previste dall’Obiettivo Operativo 1.5 finalizzato alla messa in sicurezza dei
territori esposti a rischi naturali, attraverso opere di mitigazione del rischio idrogeologico, di messa in
sicurezza del reticolo idrografico e dei litorali in erosione, contribuiscono direttamente al perseguimento
degli obiettivi ambientali S1, S2, S3, S4. Si tratta di interventi relativi alla Prevenzione dei rischi (codice 53)
e Altri provvedimenti intesi a preservare l’ambiente e a prevenire i rischi (codice 54). In totale si tratta di
210 Mln di Euro allocati ad inizio programmazione che fanno registrare un certo ritardo nell’attuazione.
Ad oggi solo il 16% circa delle risorse risulta impegnato. In termini di realizzazione si tratta in totale di 15
progetti di cui 9 prevedono la riduzione dei rischi e 6 la loro prevenzione e il monitoraggio la cui efficacia
risulta tuttavia di difficile valutazione a causa delle eterogeneità dei contesti di intervento e delle tecniche
utilizzate. In questo caso l’attuazione si concentra nelle province di Benevento, Salerno e Napoli.
270
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
Infine, in relazione al tema dell’adattamento al cambiamento climatico erano stati previsti interventi
per 120 Mln di Euro che anche se avrebbero potuto determinare effetti positivi sugli obiettivi del
tematismo e erano stati coerentemente declinati nell’ambito delle attività dell’obiettivo 1.5, ad oggi
non fanno ancora registrare avanzamenti in termini di impegni (cfr. tabelle del capitolo 4).
3.7 I rifiuti e le bonifiche nel POR FESR Campania 2007-2013
La corretta gestione dei rifiuti rappresentava un obiettivo strategico del POR FESR che ha dedicato
due obiettivi operativi dell’Asse 1 al tema dei rifiuti e delle bonifiche (1.1 e 1.2). La certificazione della
spesa era tuttavia condizionata alla verifica della coerenza con la pianificazione regionale di settore,
per i rifiuti urbani completata solo nel gennaio del 2012, al superamento della gestione commissariale
e ad una valutazione positiva del piano da parte della Commissione. Occorre segnalare che molte delle
attività previste dal programma sono in fase di realizzazione con altre fonti programmatiche anche a
causa del blocco delle risorse europee dovuto al mancato rispetto di alcune delle condizioni definite
per l’attuazione del programma.
Il programma è stato monitorato rispetto alla sua capacità di incidere positivamente o negativamente,
in modo diretto o indiretto, rispetto a 7 obiettivi di sostenibilità ambientale (cfr. Tabella 2.1 - obiettivi
del tematismo Rifiuti e bonifiche).
L’Asse 1 è quello che maggiormente è in grado di produrre effetti significativi positivi sulla componente
attraverso la promozione della raccolta differenziata da un lato e il sostegno per il completamento degli
impianti dedicati al ciclo integrato dei rifiuti, nel rispetto della gerarchia prevista dalle direttive e strategie
europee. Tra gli strumenti di attuazione e le strutture gestionali, oltre agli interventi dell’Obiettivo
Operativo 1.1 e 1.2, l’attività di monitoraggio ambientale del POR ha consentito di individuare altre
azioni che potenzialmente contribuiscono in modo diretto e indiretto al perseguimento degli obiettivi
della componente. Si tratta principalmente di attività ricadenti nell’ambito dell’asse 2 e 4 che, anche se
in modo indiretto, favoriscono il perseguimento di alcuni degli obiettivi ambientali.
Alcune potenziali influenze negative potrebbero interessare indirettamente l’obiettivo R1 E R4 a
seguito delle attività di bonifica che come è noto producono un aumento della quantità di rifiuti da
sottoporre a trattamento e in ultima istanza a smaltimento in discarica. Nel breve peridio di attuazione
degli interventi dell’obiettivo 1.1, diverse iniziative hanno incentivato la raccolta differenziata e la
realizzazione di un intervento infrastrutturale importante e innovativo ha permesso di aumentare
il potenziale di trattamento regionale della frazione umida dei rifiuti urbani consentendo anche il
recupero di energia.
In termini di realizzazioni sembra possibile affermare che sia dal punto di vista istituzionale e
amministrativo che dal punto di vista infrastrutturale e gestionale, le poche azioni implementate
nell’ambito del programma, in particolare in alcuni contesti territoriali, abbiano contributo
significativamente al raggiungimento di importanti risultati, già in parte evidenziati nell’analisi di
contesto ambientale. Dal punto di vista infrastrutturale e della capacità di trattamento delle differenti
frazioni merceologiche restano da risolvere alcune criticità principalmente nella provincia di Napoli
e Caserta. In tali contesti permangono ritardi sia in relazione agli aspetti gestionali che rispetto ai
risultati in termini di raccolta differenziata e di capacità di trattamento.
I rilievi formulati in fase di audit da parte della Commissione e il conseguente blocco delle risorse
degli interventi in materia di rifiuti e bonifiche rischiano di compromettere il raggiungimento di
alcuni obiettivi ambientali che non potranno che essere che perseguiti in modo indiretto. A tal fine
occorrerebbe rafforzare i meccanismi gestionali finalizzati all’integrazione ambientale attraverso ad
esempio la revisione dei criteri di ammissibilità e priorità degli interventi.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
271
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
3.8 L’ambiente urbano nel POR FESR Campania 2007-2013
Il miglioramento della qualità dell’ambiente urbano rappresenta uno degli obiettivi prioritari di qualsiasi
programmazione e pianificazione territoriale. Per tale considerazione l’attuazione del POR FESR viene
monitorata rispetto alla capacità del Programma di incidere positivamente o negativamente, in modo
diretto o indiretto, rispetto a 4 obiettivi di sostenibilità ambientale (cfr. Tabella 2.1 - obiettivi del
tematismo Ambiente urbano).
Diverse azioni che ricadono in diversi assi e obiettivi operativi presentano un influenza positiva diretta
e indiretta rispetto agli obiettivi ambientali della componente anche se è l’Asse VI quello esplicitamente
dedicato Sviluppo urbano e qualità della vita. Azioni a potenziale impatto negativo, diretto o indiretto
si riscontrano principalmente nell’ambito delle attività dell’Asse IV.
Uno studio8 condotto nell’ambito delle Regioni Convergenza – Calabria, Campania, Puglia e Sicilia – e
curato dagli esperti della Linea 3 del PON GAT del Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e
del Mare, evidenzia, tra le altre cose, lo status quo relativo alla quota di risorse allocate, programmate,
impegnate e spese a favore degli interventi all’interno degli agglomerati urbani.
Le risorse allocate per interventi negli agglomerati urbani sono pari al 65% circa dell’intera dotazione
del Programma. Le risorse per gli interventi a finalità ambientale all’interno degli agglomerati
urbani rappresentano il 26%. Di dette risorse solo 135.000.000 € sono destinate per interventi di
efficientamento energetico; 120.000.000 per interventi di adattamento ai cambiamenti climatici. Le
tabelle che seguono mostrano il dettaglio delle risorse programmate, impegnate e spese.
Tabella 3.2 Risorse POR Campania FESR 2007-2013 programmate, impegnate e spese per interventi
in ambito urbano
€
RISORSE
Risorse POR Campania aree urbane
Risorse Programmate
Risorse Impegnate
Risorse spese
4.468.250.000
1.368.388.063
354.051.185
433.534.388
Tabella 3.3 Risorse POR Campania FESR 2007-2013 programmate, impegnate e spese per interventi
in ambito urbano per tipologia di attività
Finalità diretta
Finalità indiretta
Ininfluente
PROGRAMMATO
IMPEGNATO
SPESO
751.697.727
439.097.459
177.592.877
343.528.517
7.761.437
2.761.231
235.131.630
198.366.363
36.396
Fonte: “Gli interventi in tema di Ambiente, energia e Clima nella programmazione Comunitaria 2007-2013 delle Regioni
Obiettivo Convergenza. Attori, procedure, Risorse”, 11 novembre 2011.
Elaborazione AT PON GAT Linea 3 su dati SMILE (Regione Campania) al 31.12.2011
L’analisi realizzata in relazione alla territorializzazione degli interventi evidenzia l’elevata incidenza del
Programma sull’ambito urbano: la percentuale dei progetti che ricadono nelle aree urbane è di gran
lunga superiore rispetto alla percentuale dei progetti che ricadono in altri ambiti territoriali, come ad
esempio quello rurale (cfr. tabelle capitolo 4). Tali interventi tuttavia non sempre rispondono a strategie
locali ma derivano dal perseguimento di altri obiettivi programmatici.
L’osservazione dei dati di attuazione rivela risultati più incoraggianti rispetto ad altre componenti
8 Cfr. “Gli interventi in tema di Ambiente, energia e Clima nella programmazione Comunitaria 2007-2013 delle Regioni
Obiettivo Convergenza. Attori, procedure, Risorse”, 11 novembre 2011.
272
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
probabilmente anche grazie ad un quadro pianificatorio di riferimento piuttosto consolidato (PTR
e pianificazioni comunali) e meccanismi di governace (PIU Europa) già in parte sperimentati nel
precedente periodo di programmazione. Anche in questo caso tuttavia si evidenziano criticità relative
alla progettazione degli interventi.
Il Programma Operativo della Campania prevede che gli interventi finanziati con le risorse dell’Asse
VI siano realizzati attraverso forme di piani integrati. È questo il caso dei Programmi Integrati Urbani,
PIU Europa, finalizzati alla realizzazione di interventi integrati di sviluppo urbano per il miglioramento
delle funzioni urbane superiori e per assicurare condizioni di sviluppo sostenibile, sociale ed economico
all’interno delle “città medie” (Ob. Op. 6.1). L’attuazione dell’obiettivo operativo 6.2 avviene, invece
principalmente attraverso i Grandi Progetti, in particolare:
1. Parco urbano di Bagnoli
2. Riqualificazione urbana area portuale Napoli est
3. Centro Storico di Napoli, valorizzazione del Sito Unesco.
L’obiettivo 6.3 attua interventi volti al potenziamento ed alla qualificazione delle infrastrutture sociali
attraverso i Piani di Zona Sociale.
Da un punto di vista qualitativo è utile soffermare l’analisi anche sugli obiettivi posti dalla Commissione
e sui relativi avanzamenti in relazione ai core indicators. Per l’Asse VI ne sono indicati quattro tra cui
“Numero di progetti che assicurano sostenibilità e aumentano l’attrattività di città e centri minori”. I
dati riportati nel RAE 2011 mostrano che a fronte dell’obiettivo posto dalla Commissione (n. 170), in
Campania il dato è di n. 23 progetti per il 2010 e di n. 23 progetti per il 2011. Le attività di monitoraggio
hanno inoltre rivelato la progettazione e in alcuni casi realizzazione di diversi interventi afferenti al
tema del risparmio energetico o delle energie rinnovabili. Tali attività in alcuni casi rischiano di non
essere adeguatamente valorizzate o inserite in strategie locali coerenti e condivise.
Le criticità che caratterizzano i contesti urbani della Campania descritte nell’analisi della componente
non favoriscono una programmazione di politiche integrate di lungo periodo focalizzate sui fattori di
crescita ambientalmente sostenibile anche se dal punto di vista della politica di coesione “la questione
del carattere sostenibile della crescita riveste particolare importanza nelle città più esposte all’esclusione
sociale, al degrado dell’ambiente, all’esistenza di aree abbandonate e alla proliferazione urbana”9. A tal
fine occorrerà anche in questo caso rivedere e rafforzare i criteri di ammissione e selezione previsti dal
programma probabilmente ancora troppo generici o declinati in modo eccessivamente formalistico e
migliorare i parametri di misurazione (indicatori).
9 COM(2006) 385 def.: La politica di coesione e le città:il contributo delle città e degli agglomerati urbani alla crescita e
all’occupazione all’interno delle regioni, pp. 4.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
273
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
4. La declinazione territoriale delle attività
del POR FERS Campania 2007 – 201310
10 Il capitolo è stato redatto da F. D’Argenio e M. Romano sulla base dei dati IGRUE e del sistema di monitoraggio del POR
FESR SMILE. L’elaborazioni cartografiche sono di F. D’Argenio.
274
Rapporto SOGEDIS
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
Rapporto SOGEDIS
275
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
276
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
7
6
5
4
3
2
Servizi avanzati di
sostegno alle imprese e ai gruppi
di imprese
Sostegno alle PMI
per la promozione
di prodotti e processi produttivi
rispettosi dell’ambiente
Investimenti
in
imprese direttamente legati alla
ricerca e all’innovazione
Sostegno a R&ST
50.000.000,00
120.000.000,00
175.000.000,00
180.000.000,00
110.000.000,00
90.000.000,00
50.000.000,00
Attività di R&ST
nei centri di ricerca
1
Infrastrutture di
R&ST e centri di
competenza
in
una
tecnologia
specifica
Trasferimenti di
tecnologie e miglioramento delle
reti di cooperazione tra PMI
Allocato
(Fonte POR) €
Descrizione
Tema prioritario
Codice
TP
60,0%
3,9%
2,3%
10,3%
18,2%
2,7%
40,8%
% Impegno
su allocato
Giornate/uomo prestate
Giornate/uomo attivate
fase di cantiere
Giornate/uomo prestate
Giornate/uomo attivate
fase di cantiere
N
N
63199,27
63225,27
296481,2
289797,8
N
300
300
928
63199,27
63225,27
289797,82
296481,25
300
300
928
928
350,1
1
350,1
1
928
200
350,1
350,1
200
Impegnato
Progr.
iniziale
N
N
N
Giornate/uomo attivate
fase di cantiere
Giornate/uomo prestate
N
N
Giornate/uomo prestate
Giornate/uomo attivate
fase di cantiere
Indicatore fisico (Fon- UdM
te: monit-IGRUE)
Giornate/uomo attivate
N
fase di cantiere
Giornate/uomo per la realizzazione dello studio o
N
progetto
Giornate/uomo prestate
N
Studi o progettazioni
N
Indicatori di realizzazione
98,2
98,2
0,7
0,7
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
%
concluso
0,0
Attività: 1 - Ricerca e sviluppo tecnologico (R&ST) innovazione e imprenditorialità
Temi prioritari: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9
Assi del POR interessati in fase di programmazione: 1, 2, 3, 6
Obiettivi Operativi del POR interessati in fase di attuazione: 1.1, 1.8, 1.9, 1.11, 2.1, 2.2, 2.3,
2.4, 2.5, 2.6, 3.3, 6.3
Attuazione Attività 1 “Ricerca e sviluppo tecnologico (R&ST) innovazione e imprenditorialità”
1
1
9
106
2
3
4
100%
100%
22,2%
100%
0%
0%
0,25
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0
0,0%
0,0%
77,8%
0,0%
100,0%
100,0%
0,75
Progetti per Tema prioritario
%
% aree aree
N. urbane
Altro
rurali
100%
2.2
100%
2.3
58%
2.3
100%
2.2
100%
2.1
100%
2.1
100%
2.1
42%
2.6
Impegno ammesso validato
per Ob. Op. (ns elaborazione
su dati SMILE)
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
277
278
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
500.000.000,00
Altre misure volte
a stimolare la ricerca, l’innovazione e l’imprenditorialità nelle PMI
9
13,2%
Giornate/uomo attivate fase
di cantiere
Occupazione creata
Posti letto
Superficie oggetto di intervento (mq)
131,5% Occupazione creata
N
MQ
N
N
N
99567
3567021
424
127
200
98934
3567021
424
127
200
77,9
61,8
0,0
0,0
0,0
209
70
75,0%
96,0%
12,0%
0%
13,0%
4,0%
2.4
0,5%
1.8
7,7%
2.3
47,3% 46,8%
2.3
Attività: 2 - Società dell’informazione
Temi prioritari: 11, 12, 13, 14, 15
Assi del POR interessati in fase di programmazione: 1, 2, 4, 5, 6
Obiettivi operativi del POR interessati in fase di attuazione: 1.1, 1.4, 1.5, 1.6, 1.7, 1.8, 1.9, 1.10, 1.12, 2.2, 4.4, 4.6, 5.1, 5.2, 5.3, 6.3
Declinazione territoriale Attività 1 “Ricerca e sviluppo tecnologico (R&ST) innovazione e imprenditorialità”
130.000.000,00
Altri investimenti
in imprese
8
2.5
20,9% 70,8%
2.4
5,9%
6.3
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
Tecnologie dell’informazione e della
15.000.000,00
comunicazione (RTETIC)
Servizi ed applicazioni per i cittadini
12
13
15
Servizi ed applicazioni per le PMI (e-commerce, istruzione e
70.000.000,00
formazione, creazione
di reti ecc.)
Altre misure per
migliorare l’accesso
e l’utilizzo efficace
70.000.000,00
delle TIC da parte
delle PMI
0,0%
33,7%
275.000.000,00
Tecnologie dell’informazione e della
comunicazione
11
14
20,8%
75.000.000,00
Infrastrutture telefoniche (comprese le
reti a banda larga)
10
295.000.000,00
0,0%
Allocato
(Fonte POR) €
Descrizione Tema
prioritario
Codice
TP
Giornate/uomo prestate
Giornate/uomo attivate
fase di cantiere
Giornate/uomo necessarie alla messa in opera
Giornate/uomo per la
realizzazione dello studio o progetto
Giornate/uomo prestate
Studi o progettazioni
Unità di beni acquistati
7,2
5377,2
2,2
181
N
N
N
N
42644,1
21,1
N
N
5377,2
N
7,2
5377,2
2,2
181
35109,1
21,1
5377,2
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
73
9
1%
78,0%
0%
0%
99,0%
22,0%
100%
5.2
100%
5.1
Indicatori di realizzazione
Progetti per Tema prioritario
% ImImpegno ammesso validato per
%
pegno
%
Ob.
Op. (ns elaborazione su dati
su allo- Indicatore fisico (Fon- UdM Progr. Impegna- % con- N. aree
aree
Altro
SMILE)
te: monit-IGRUE)
iniziale
to
cluso
urbacato
rurali
ne
Giornate/uomo necesN
1544
1534
32,9
5.1
1,0% sarie alla messa in opera
1
0%
0%
100,0%
Unità di beni acquistati
N
47
43
100,0
100%
Unità di beni acquistati
N
1951,1
1917,1
2,5
1.6
1.12
5.1
5.2
Giornate/uomo attivate
N
41627,73 41627,73
0,0
10,2% fase di cantiere
58
0%
0%
100,0%
16,0% 57,7% 12,6% 13,7%
Giornate/uomo prestate N
41627,73 41627,73
0,0
Occupazione creata
N
22
22
63,6
Attuazione del Tema Prioritario “Società dell’informazione” nell’ambito del POR FESR 2007-2013
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
279
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
Declinazione territoriale Attività 2 “Società dell’informazione”
Attività: 3 – Trasporti
Temi prioritari: 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32
Assi del POR interessati in fase di programmazione: 4
Obiettivi operativi del POR interessati in fase di attuazione: 4.1, 4.2, 4.3, 4.4, 4.5, 4.6, 4.7, 4.8
280
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
Strade nazionali
Strade
locali
Piste ciclabili
Trasporti urbani
T r a s p o r t i
60.000.000,00
multimodali
T r a s p o r t i
multimodali
(RTE-T)
Sistemi
di
t r a s p o r t o
intelligenti
Aeroporti
Porti
22
23
24
25
29
30
32
31
28
27
26
Vie
navigabili
interne (regionali
e locali)
Vie
navigabili
interne (RTE-T)
regionali/
Autostrade (RTE-T)
21
20
19
-
-
150.000.000,00
70.000.000,00
-
75.000.000,00
-
-
Ferrovie (RTE-T)
160.000.000,00
Infrastrutture
ferroviarie mobili
Infrastrutture
ferroviarie mobili
(RTE-T)
Autostrade
55.000.000,00
18
17
615.000.000,00
Trasporti ferroviari
Allocato
(Fonte POR) €
16
Codice Descrizione Tema
TP
prioritario
10,8%
374,4%
0,0%
75,8%
0,0%
0,0%
50,9%
%
Impegno
su allocato
Estensione dell’intervento in
lunghezza (Km)
Giornate/uomo attivate fase di
cantiere
Giornate/uomo attivate fase di
cantiere
Superficie oggetto di intervento
(mq)
Estensione dell’intervento in
lunghezza (Km)
Giornate/uomo attivate fase di
cantiere
Estensione dell’intervento in
lunghezza (Km)
Giornate/uomo attivate fase di
cantiere
Superficie oggetto di intervento
(mq)
Indicatore fisico (Fonte:
monit-IGRUE)
11050,5
3911,7
N
MQ
912500
4,6
1000,1
N
KM
N
8,35
5600
MQ
KM
1147303
7,39
Progr.
iniziale
N
KM
UdM
Indicatori di realizzazione
Attuazione del Tema Prioritario “Trasporti” nell’ambito del POR FESR 2007-2013
10769,33
3911,7
642572,54
2,96
1000,1
8,35
4918,46
37182,89
2,72
Impegnato
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
%
concluso
8
2
2
6
38,0%
100%
100%
100%
0%
0%
0%
0%
62,0%
0,0%
0,0%
0,0%
Progetti per Tema prioritario
%
% aree
N.
aree
Altro
urbane
rurali
100%
4.8
100%
4.2
100%
4.7
100%
4.6
Impegno ammesso
validato per Ob. Op. (ns
elaborazione su dati
SMILE)
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
281
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
Declinazione territoriale Attività 3 “Trasporti”
Attività: 4 – Energia
Temi prioritari: 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 42, 43
Assi del POR interessati in fase di programmazione: 3
Obiettivi operativi del POR interessati in fase di attuazione: 3.1, 3.2, 3.3
282
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
43
42
41
40
39
0,0%
0,0%
45.000.000,00
65.000.000,00
0,0%
40.000.000,00
-
-
-
10,4%
Prodotti petroliferi
Prodotti petroliferi (RTEE)
Energie rinnovabili: eolica
Energie rinnovabili: solare
Energie rinnovabili: da
biomassa
Energie rinnovabili: idroelettrica, geotermica e
altre
37
-
Efficienza
energetica,
cogenerazione, gestione 90.000.000,00
energetica
Gas naturale (RTE-E)
36
-
3,4%
Gas naturale
35
-
% Impegno su
allocato
50.000.000,00
Elettricità (RTE-E)
34
38
Elettricità
Descrizione Tema priAllocato
oritario
(Fonte POR) €
33
Codice
TP
Giornate/uomo attivate fase
N
di cantiere
Portata media equivalente
MCS
Estensione dell’intervento in
KM
lunghezza (Km)
Giornate/uomo attivate fase
N
di cantiere
Potenza installata oggetto di
KW
intervento
Riduzione nei consumi enerTEP
getici
Superficie oggetto di interMQ
vento (mq)
Indicatore fisico (Fonte:
monit-IGRUE)
177827,27
260783
254933
10484
10561
177827,3
786
786
143
3
3
143
900
1100
Indicatori di realizzazione
21,6
85,5
0,0
33,5
0,1
100,0
100,0
11
1
91%
0%
0%
100%
9,0%
0,0%
100%
3.3
100%
3.1
Progetti per Tema prioImpegno ammesso varitario
%
lidato per Ob. Op. (ns
Progr. ini% conaree % aree
UdM
Impegnato
N.
Altro elaborazione su dati
ziale
cluso
urba- rurali
SMILE)
ne
Attuazione del Tema Prioritario “Energia” nell’ambito del POR FESR 2007-2013
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
283
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
Declinazione territoriale Attività 4 “Energia”
Attività: 5 – Protezione dell’ambiente e protezione dai rischi
Codici tema prioritario: 44, 45, 46, 47, 48, 49, 50, 51, 52, 53, 54
Assi del POR interessati in fase di programmazione: 1
Obiettivi operativi del POR interessati in fase di attuazione: 1.1, 1.2, 1.3, 1.4, 11.5, 1.6
284
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
150.000.000,00
Trattamento
delle acque (acque reflue)
45
46
49
48
Prevenzione e
controllo integrati dell’inquinamento
Adattamento al
cambiamento
climatico
120.000.000,00
50.000.000,00
40.000.000,00
120.000.000,00
Gestione e
distribuzione
dell’acqua (acqua potabile)
Qualità dell’aria
70.000.000,00
Gestione dei
rifiuti domestici
e industriali
44
47
Allocato
(Fonte POR) €
Descrizione
Tema prioritario
Codice
TP
0,0%
0,0%
19,3%
24,6%
8,0%
11,1%
% Impegno su
allocato
Capacità smaltimento rifiuti oggetto di intervento
Giornate/uomo attivate fase di cantiere
Giornate/uomo necessarie alla messa in opera
Unità di beni acquistati
Ampliamento di portata
Giornate/uomo attivate fase di cantiere
Portata media equivalente
Superficie oggetto di intervento
(mq)
Ampliamento di portata
Ampliamento lunghezza rete
Capacità impianti/sistemi di raccolta oggetto di intervento
Capacità trattamento reflui oggetto
di intervento
Giornate/uomo attivate fase di cantiere
Lunghezza rete
Lunghezza rete oggetto di intervento
Portata media equivalente
Superficie oggetto di intervento
(mq)
Giornate/uomo attivate fase di cantiere
Giornate/uomo prestate
Indicatore fisico (Fonte: monitIGRUE)
54555,2
50517
90,06
0,1
6000
8928
8928
N
ML
KM
MCS
MQ
N
N
1
T/A
1,15
0,1
678,94
MCS
0,01
0,01
MQ
MCS
ML
8928
8928
6000
0,1
90,06
50517
53276,2
1,15
1
0,1
678,94
0,22
0,22
9820
90431
3
MCS
90433
3
N
MCS
367
9820
368
N
3000
30000
Impegnato
N
3000
30000
Progr.
iniziale
N
T/A
UdM
Indicatori di realizzazione
100,0
100,0
0,0
100,0
44,4
44,5
10,6
34,8
0,0
100,0
0,0
0,0
95,5
9,6
1,3
0,0
1,6
0,0
0,0
% concluso
50%
1
0%
34 100%
2
39 100%
0%
0%
0%
0%
0,0%
0,0%
50,0%
0,0%
Progetti per Tema prioritario
%
aree % aree
N.
Altro
urba- rurali
ne
Attuazione del Tema Prioritario “Protezione dell’ambiente e protezione dai rischi” nell’ambito del POR FESR 2007-2013
100%
1.2
100%
1.4
100%
1.4
100%
1.1
Impegno ammesso
validato per Ob. Op.
(ns elaborazione su
dati SMILE)
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
285
286
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
54
53
52
51
50
Prevenzione dei
rischi
(inclusa
l’elaborazione
e
l’attuazione
di
piani
e
provvedimenti
volti a prevenire
i rischi naturali e
tecnologici)
A l t r i
provvedimenti
intesi a preservare
l’ambiente e a
prevenire i rischi
Promozione
della
biodiversità
e protezione
della natura
(compresa
Natura 2000)
Promozione di
trasporti urbani
puliti
80.000.000,00
130.000.000,00
-
-
Recupero dei siti
industriali e dei
140.000.000,00
terreni contaminati
29,2%
8,5%
7,0%
N
Giornate/uomo attivate fase di cantiere
HA
N
Unità di beni acquistati
Superficie oggetto di intervento (Ha)
MQ
N
Superficie oggetto di intervento (mq)
N
Giornate/uomo necessarie alla messa in
opera
456855
40502
296
70554
690
2205
29824,22
MC
446861
35691
296
69452
690
1472
29824,22
897559,7 897559,67
35113
2000
4
1118
108481
MQ
35113
2000
4
1118
N
N
MCS
N
108481
N
Giornate/uomo attivate fase di cantiere
Giornate/uomo attivate fase di cantiere
Giornate/uomo per la realizzazione
dello studio o progetto
Giornate/uomo prestate
Portata media equivalente
Studi o progettazioni
Superficie oggetto di intervento
(mq)
Volume oggetto di intervento
0,0
0,0
100,0
0,0
75,2
0,0
100,0
52,4
99,9
0,0
100,0
100,0
56,6
9
6
78,0%
0%
27 59,0%
0%
0%
11,0%
22,0%
0,0%
30,0%
100%
1.5
100%
1.6
100%
1.2
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
57
56
55
Codice TP
Allocato
(Fonte POR) €
Altri aiuti per il miglioramento
dei servizi turistici
90.000.000,00
Promozione delle risorse na25.000.000,00
turali
Protezione e valorizzazione del
90.000.000,00
patrimonio naturale
Descrizione Tema prioritario
26,5%
0,0%
0,0%
% Impegno
su allocato
Giornate/uomo attivate fase di
cantiere
Superficie oggetto di intervento (mq)
Giornate/uomo necessarie alla
messa in opera
Giornate/uomo prestate
Unità di beni acquistati
Indicatore fisico (Fonte:
monit-IGRUE)
3,86
5145,21
3,59
N
N
385700
MQ
N
182109
N
UdM
5145,21
3,59
3,86
385700
182109
Progr. iniImpegnato
ziale
Indicatori di realizzazione
Attuazione del Tema Prioritario “Turismo” nell’ambito del POR FESR 2007-2013
Attività: 6 – Turismo
Codici tema prioritario: 55, 56, 57
Assi del POR interessati in fase di programmazione: 1
Obiettivi operativi del POR interessati in fase di attuazione: 1.8, 1.11, 1.12
Declinazione territoriale Attività 5 “Protezione dell’ambiente e protezione dai rischi”
20,7
0,0
0,0
100,0
98,4
% concluso
160
N.
2,0%
% aree
urbane
0%
% aree
rurali
98,0%
Altro
Progetti per Tema prioritario
82,5%
1.11
17,5%
1.12
Impegno ammesso validato
per Ob. Op. (ns elaborazione
su dati SMILE)
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
287
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
Declinazione territoriale Attività 5 “Protezione dell’ambiente e protezione dai rischi”
Attività: 7 – Cultura
Codici tema prioritario: 59
Assi del POR interessati in fase di programmazione: 1
Obiettivi operativi del POR interessati in fase di attuazione: 1.10
288
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
Allocato
(Fonte POR) €
180.000.000,00
30.000.000,00
-
Descrizione
Tema prioritario
Protezione e conservazione del patrimonio culturale
Sviluppo di infrastrutture culturali
Altri aiuti per il
m i g l i o ra m e n t o
dei servizi culturali
Codice
TP
58
59
60
14,5%
50,4%
% Impegno
su allocato
Estensione dell’intervento in lunghezza (Km)
Giornate/uomo attivate
fase di cantiere
Giornate/uomo necessarie alla messa in opera
Giornate/uomo per la
realizzazione dello studio o progetto
Giornate/uomo prestate
Studi o progettazioni
Superficie oggetto di intervento (mq)
Unità di beni acquistati
Giornate/uomo attivate
fase di cantiere
Giornate/uomo prestate
Indicatore fisico (Fonte: monit-IGRUE)
568927,4
2
12252777
726
3620
2370
N
N
MQ
N
N
N
726
N
8596
897394,3
N
N
0,3
Progr.
iniziale
KM
UdM
Indicatori di realizzazione
Attuazione del Tema Prioritario “Cultura” nell’ambito del POR FESR 2007-2013
2370
3620
726
11687972
562985,4
2
8602
726
896489,3
0,3
Impegnato
100,6
107,1
100,0
4,6
54,5
100,0
81,0
100,0
40,6
100,0
%
concluso
2
168
100%
55,0%
0%
0%
0,0%
45,0%
Progetti per Tema prioritario
%
aree % aree
Altro
N.
urba- rurali
ne
1.10
1.12
100%
1.10
55,9% 39,2% 4,9%
1.9
Impegno ammesso validato per Ob. Op. (ns elaborazione su dati SMILE)
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
289
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
Declinazione territoriale Attività 6 “Cultura”
Attività: 8 – Rinnovamento urbano e rurale
Codici tema prioritario: 61
Assi del POR interessati in fase di programmazione: 6
Obiettivi operativi del POR interessati in fase di attuazione: 6.1, 6.2
290
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
Allocato
(Fonte POR) €
Progetti
integrati di rinnova1.085.000.000,00
mento urbano e
rurale
Descrizione
Tema prioritario
35,2%
Estensione dell’intervento in lunKM
ghezza (Km)
Giornate/uomo attivate fase di
N
cantiere
Occupazione creata
N
Superficie oggetto di intervento
MQ
(mq)
% Impegno
su allocato Indicatore fisico (Fonte: monit- UdM
IGRUE)
65115,46
0,1
1393937,5
0,1
1424356
22,05
Impegnato
102753,5
22,05
Progr. iniziale
Indicatori di realizzazione
Declinazione territoriale Attività 8 “Rinnovamento urbano e rurale”
61
Codice
TP
2,3
0,0
17,2
2,1
% concluso
Attuazione del Tema Prioritario “Rinnovamento urbano e rurale” nell’ambito del POR FESR 2007-2013
31 97,0%
0%
3,0%
Progetti per Tema prioritario
%
%
aree
AlN.
aree
urbatro
rurali
ne
6.2
96,8% 3,2%
6.1
Impegno ammesso
validato per Ob. Op.
(ns elaborazione su
dati SMILE)
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
291
292
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
79
78
77
76
75
Codice TP
Allocato
(Fonte POR) €
Altre infrastrutture
sociali
170.000.000,00
Infrastrutture per
120.000.000,00
l’istruzione
Infrastrutture per la
sanità
Infrastrutture per
70.000.000,00
l’infanzia
Infrastrutture edilizie
-
Descrizione Tema
prioritario
17%
0%
121,1%
% Impegno su
allocato
Giornate/uomo attivate
N
fase di cantiere
Superficie oggetto di inMQ
tervento (mq)
67360,72
80294
66110,72
76777
Indicatore fisico (FonProgr. ini- ImpegnaUdM
te: monit-IGRUE)
ziale
to
Indicatori di realizzazione
0,3
6,1
% concluso
35
2751
100%
76,0%
0%
2,0%
0,0%
100%
1.7
Impegno ammesso
validato per Ob.
Op. (ns elaborazione su dati SMILE)
6.3
22,0%
100%
Progetti per Tema prioritario
%
% aree
N.
aree
Altro
urbane
rurali
Attuazione del Tema Prioritario “Investimenti nelle infrastrutture sociali” nell’ambito del POR FESR 2007-2013
Attività: 13 – Investimenti nelle infrastrutture sociali
Codici tema prioritario: 75, 76, 77, 78, 79
Assi del POR interessati in fase di programmazione: 1, 6
Obiettivi operativi del POR interessati in fase di attuazione: 1.7, 6.3
Attività: 12 – Miglioramento del capitale umano
Codici tema prioritario: 72, 73, 74 non declinati nel POR
Attività: 11 – Una migliore inclusione sociale dei gruppi svantaggiati
Codici tema prioritario: 71 non declinato nel POR
Attività: 10 – Miglioramento dell’accesso all’occupazione e della sostenibilità
Codici tema prioritario: 65, 66, 67, 68, 69, 70 non declinati nel POR
Attività: 9 – Sviluppo della capacità di adattamento dei lavoratori, delle imprese e degli imprenditori
Codici tema prioritario: 62, 63, 64 non declinati nel POR
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
Declinazione territoriale Attività 13 “Investimenti nelle infrastrutture sociali”
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
293
294
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
81
Codice
TP
Allocato
(Fonte POR) €
Meccanismi volti a migliorare l’elaborazione di politiche
e programmi efficaci, il
controllo e la valutazione a
124.795.198,00
livello nazionale, regionale
e locale, e potenziamento
delle capacità di attuazione
delle politiche e dei programmi
Descrizione Tema prioritario
24%
% Impegno su
allocato
Indicatore fisico
Progr.
(Fonte: monit- UdM
iniziale
IGRUE)
Giornate/uomo
attivate fase di
N
63135,3
cantiere
Giornate/uomo
N
63135,3
prestate
Giornate/uomo per
la realizzazione del- N
3967,1
lo studio o progetto
Studi o progettaN
2867,2
zioni
0,0
0,0
2867,2
2,7
63723,3
4133,1
2,7
63723,3
Impegna- % conto
cluso
Indicatori di realizzazione
24
N.
17,0%
0%
% aree % aree
urbane rurali
83,0%
Altro
Progetti per Tema prioritario
7.2
77,5% 22,5%
7.1
Impegno ammesso
validato per Ob. Op. (ns
elaborazione su dati
SMILE)
Attuazione del Tema Prioritario “Consolidamento delle capacità istituzionali a livello nazionale, regionale e locale” nell’ambito del POR FESR 2007-2013
Attività: 15 – Consolidamento delle capacità istituzionali a livello nazionale, regionale e locale
Codici tema prioritario: 81
Assi del POR interessati in fase di programmazione: 7
Obiettivi operativi del POR interessati in fase di attuazione: 7.1, 7.2
Attività: 14 – Mobilitazione a favore delle riforme nei settori dell’occupazione e dell’inclusione
Codici tema prioritario: 80 non declinato nell’ambito del POR
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
Allocato
(Fonte POR) €
65.000.000,00
35.000.000,00
Descrizione Tema
prioritario
Preparazione, attuazione, sorveglianza e
ispezioni
Valutazione e studi;
informazione e comunicazione
Codice TP
85
86
2%
2%
% Impegno su
allocato
Giornate/uomo attivate fase di cantiere
Giornate/uomo prestate
Giornate/uomo attivate fase di cantiere
Indicatore fisico
(Fonte: monitIGRUE)
N
N
N
UdM
5523
5523
24428,7
Progr. iniziale
5523
5523
24348,7
Impegnato
Indicatori di realizzazione
Attuazione del Tema Prioritario “Assistenza tecnica” nell’ambito del POR FESR 2007-2013
Attività: 17 – Assistenza tecnica
Codici tema prioritario: 85, 86
Assi del POR interessati in fase di programmazione: 7
Obiettivi Operativi interessati in fase di attuazione: 7.1
14,8
14,8
0,0
% concluso
6
7
17,0%
86,0%
0%
0%
83,0%
14,0%
Progetti per Tema prioritario
%
% aree aree
N.
Altro
urbane rurali
Attività: 16 – Riduzione dei costi supplementari che ostacolano lo sviluppo delle regioni ultraperiferiche
Codici tema prioritario: 82, 83, 84 non declinati nel POR
100%
7.1
100%
7.1
Impegno ammesso validato per Ob. Op. (ns elaborazione su dati SMILE)
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
295
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
5. CONCLUSIONI112
La condivisione delle rilevazioni effettuate attraverso il monitoraggio ambientale con gli attori
istituzionali e sociali impegnati in questa fase di riprogrammazione ha consentito di favorire il
confronto con i responsabili della attuazione e includere considerazioni di natura ambientale nelle
proposte di modifica o di integrazione del programma. Le attività descritte nei precedenti capitoli
hanno consentito tra le altre cose di:
- sperimentare l’utilizzo di un Sistema di Supporto alle Decisioni (DSS – PUMA) che supporta le
analisi e le attività di monitoraggio ambientale sulle politiche di sviluppo regionale;
- rafforzare una sistematica attività di collaborazione finalizzata all’integrazione degli obiettivi
e dei criteri di sostenibilità ambientale con l’AdG e i responsabili dell’attuazione dei principali
interventi del programma (in particolare i Grandi Progetti);
- introdurre strumenti e metodologie finalizzate all’integrazione ambientale nella definizione e
attuazione delle politiche settoriali (PUMA – Rifiuti);
- verificare costantemente il recepimento delle principali direttive e strategie comunitarie in
materia di ambiente e sviluppo sostenibile utile anche in vista del meccanismo delle condizionalità
ex ante previste per la programmazione 2014-2020;
- fornire informazioni al partenariato socio-economico e alle strutture tecniche responsabili della
valutazione ambientale e socio-economica dei programmi (Autorità competente in materia di
VAS e Nucleo di valutazione);
- fornire valutazioni e indirizzi per rafforzare l’orientamento alla sostenibilità ambientale del
programma nell’ambito delle attività di ri-programmazione attualmente in corso.
L’analisi ha consentito inoltre di verificare la qualità di alcuni strumenti programmatici come i criteri di
selezione degli interventi o i parametri selezionati per descrivere le realizzazioni e i risultati (indicatori di
realizzazione e di risultato). Attraverso il monitoraggio ambientale unitario è stato possibile focalizzare
meglio le carenze programmatiche, pianificatorie o progettuali in particolare di alcuni settori strategici
per la sostenibilità non solo ambientale dello sviluppo regionale. Le attività di monitoraggio consentono
di evidenziare punti di forza e di debolezza dell’attuazione non solo in riferimento alle componenti
ambientali ma anche rispetto alle differenti fasi del ciclo di policy (impostazione della strategia e
allocazione delle risorse, programmazione degli interventi, progettazione e selezione delle attività,
implementazione, monitoraggio e valutazione).
L’esperienza del PUMA ha permesso di evidenziare alcune tendenze positive e la contemporanea
persistenza di alcune criticità su cui occorrerà intervenire con maggiore incisività al fine di favorire
l’orientamento dei programmi regionali di sviluppo ai principi dello sviluppo sostenibile. In questa sede
si ritiene utile richiamare alcune criticità di carattere generale su cui l’Autorità Ambientale Regionale
ritiene necessario intervenire:
- la non completa disponibilità e le difficoltà di accesso ad alcune informazioni ambientali di
base, strategiche per l’elaborazione di alcuni indicatori (si pensi alla tematica Acqua, Aria e
in particolare alla informazioni relative alla componente Suolo e al tema dei rischi naturali e
antropici) e per la verifica dell’efficacia ambientale dei programmi. Il quadro dell’informazione,
per quanto in alcuni casi in miglioramento, risulta ancora poco accessibile. Le informazioni, anche
se in alcuni casi ci sono, non sono strutturate o aggregate secondo esigenze di comparabilità
tematica o territoriale;
11 Il capito è stato redatto da A. Risi e P. Fighera.
296
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
L’ATTUAZIONE DEL PIANO UNITARIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE IN CAMPANIA
- le carenze o i ritardi nella pianificazione in alcuni settori ambientali direttamente derivante
da alcune Direttive Europee e dalla normativa nazionale che le recepisce. Anche se qualche
passo in avanti va registrato, in particolare in materia di rifiuti12 , persistono alcuni ritardi
nella pianificazione per la gestione delle aree della rete “Natura 2000” (anche se si segnala
l’approvazione di numerosi Piani di gestione come riportato nel RAE 2011 - parag. 2.2), nella
redazione del piano di tutela delle acque, nella definizione dei piani d’ambito, nell’aggiornamento
del piano di tutela della qualità dell’aria, nella definizione del piano energetico ambientale
regionale. Nei settori dei servizi ambientali sono proprio tali ritardi che hanno contribuito a
determinare profonde criticità gestionali e il proliferare di attività illecite;
- il ritardo nella sedimentazione di un approccio integrato alle questioni ambientali che favorisca la
promozione di sinergie fra le politiche di sviluppo e di tutela ambientale, dovuta principalmente
alla mancanza di una strategia regionale per lo sviluppo sostenibile e ad una non completa
efficacia ed efficienza delle procedure di valutazione ambientale (VIA, VAS e Valutazione di
Incidenza) e di Autorizzazione Ambientale Integrata. Ruolo e funzioni di integrazione ambientale,
attribuite nell’ambito dei fondi strutturali all’Autorità Ambientale Regionale, non risultano
ancora pienamente istituzionalizzati.
3
12 Approvato a gennaio 2012 il PRGRU da parete del Consiglio, valutato positivamente il PRGRS e in fase di approvazione, in
fase di valutazione ambientale il PRB.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
297
DOCUMENTO 8
POLITICHE E MISURE PER LA CRESCITA
SOSTENIBILE DELL’ITALIA
Una strategia in 5 punti per lo sviluppo sostenibile dell’Italia
Contributo del Ministro Corrado Clini
al piano crescita del governo
21 agosto 2012
POLITICHE E MISURE PER LA CRESCITA SOSTENIBILE DELL’ITALIA
IL QUADRO DI RIFERIMENTO EUROPEO
Le politiche e misure per la crescita e lo sviluppo sostenibile dell’Italia sono “incardinate” nella strategia
europea (Europa 2020 e Europa 2050) nella quale si collocano i programmi, le direttive e i regolamenti
per la protezione dell’ambiente, che rappresentano a loro volta il volano per la competitività e la
crescita della nostra economia. In particolare assumono rilievo :
1.
Gli impegni legalmente vincolanti per gli Stati Membri e per le imprese, stabiliti dai regolamenti
e dalle direttive del “Pacchetto clima-energia”, che stabiliscono gli obiettivi e le politiche per
la “decarbonizzazione dell’economia europea”. Ogni Stato Membro, oltre a recepire nel proprio
ordinamento e ad applicare le direttive e i regolamenti europei, deve
• approvare un piano nazionale per la riduzione delle emissioni, con l’indicazione delle misure
- incluse quelle finanziarie - in tutti i settori (industria, trasporti, residenziale, agricoltura,
forestazione, rifiuti);
• co-finanziare dal 2013 al 2020 le misure individuate dal piano nazionale per la riduzione
delle emissioni con almeno il 50% dei proventi dalla vendita dei permessi di emissione alle
industrie ed alle compagnie aeree.
2.
i regolamenti e le direttive per la sicurezza idrogeologica dei territori (alluvioni e dissesto),
che impegnano tra l’altro gli Stati Membri ad adottare il piano nazionale di adattamento ai
cambiamenti climatici con l’individuazione delle vulnerabilità “critiche” del territorio e le relative
misure di prevenzione.
3.
I regolamenti e le direttive per la bonifica dei suoli contaminati, e per l’applicazione del principio
chi inquina paga attraverso il riconoscimento del danno ambientale, che stabiliscono i criteri
per il risanamento e il riuso dei siti industriali, nonché le procedure per la copertura dei costi dei
programmi di risanamento e bonifica.
4.
I regolamenti e le direttive in materia di rifiuti, che stabiliscono la priorità della raccolta
differenziata, e del recupero dei materiali e di energia attraverso filiere settoriali.
5.
I regolamenti e le direttive per la gestione integrata del ciclo delle acque, che stabiliscono
• l’uso efficiente e la riduzione dei consumi, anche attraverso la manutenzione delle reti idriche
e tariffe adeguate ai costi di gestione;
• il collettamento e la depurazione delle acque reflue prima della immissione nei corpi idrici
recettori (fiumi,laghi e mare);
• il riciclo e recupero delle acque reflue depurate per gli usi agricoli e industriali.
6.
Gli obiettivi e le disposizioni dei regolamenti e delle direttive europee costituiscono per gli Stati
Membri un vincolo da rispettare, e le inadempienze sono causa di procedure di infrazione e
sanzioni.
Le procedure europee di infrazione in materia ambientale a carico dell’Italia, prevalentemente
determinate da inadempienze locali o regionali, sono attualmente 38.
L’obiettivo prioritario è quello di ridurre drasticamente le procedure attraverso misure in grado di
assicurare il pieno rispetto delle regole europee.
LE POLITICHE E MISURE NAZIONALI
Le misure nazionali per la crescita sostenibile dell’Italia discendono in larga misura dai regolamenti e
dalle direttive europee. In molti casi le misure sono già state indicate dal Ministero dell’Ambiente, ma
sono ancora da completare le procedure per il recepimento delle direttive e l’approvazione dei piani
nazionali previsti dalle stesse direttive : le procedure, avviate da mesi, sono ritardate prevalentemente
300
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
POLITICHE E MISURE PER LA CRESCITA SOSTENIBILE DELL’ITALIA
da conflitti di competenza sollevati dai funzionari delle amministrazioni “concertanti”.
Si richiamano di seguito le politiche e misure già individuate o in corso di elaborazione :
1.
“DECARBONIZZAZIONE” DELL’ECONOMIA ITALIANA
Obiettivi
•
Sviluppo della filiera nazionale delle tecnologie “verdi”, prioritariamente nei settori energetico
e della chimica “verde”;
•
Transizione del sistema energetico nazionale verso sistemi distribuiti di trigenerazione
(elettricità, calore e freddo) ad alto rendimento, con lo sviluppo contestuale di reti intelligenti
locali (smart grids);
•
Eco efficienza nell’edilizia;
•
Modifica delle modalità di trasporto di merci e persone a favore di ferrovia e cabotaggio;
•
Recupero e valorizzazione dei rifiuti;
•
Promozione dell’esportazione di tecnologie “verdi”
Misure
1.1. Approvazione del Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di CO2 e degli altri gas ad effetto
serra, trasmesso al CIPE nel maggio 2012. Il Piano,“ infrastruttura programmatica” per l’attuazione
in Italia del “Pacchetto Clima Energia” identifica le misure per l’aumento dell’efficienza energetica
in tutti i settori dell’economia nazionale, la crescita dell’impiego delle fonti rinnovabili, le misure
fiscali a favore della riduzione delle emissioni di CO2.
1.2. Approvazione del DPCM per l’assegnazione dei proventi della vendita all’asta delle quote di
emissione di CO2 per le attività stabilite dall’articolo 10, paragrafo 3, della direttiva 2003/87/
CE del Parlamento europeo e del Consiglio come modificata dalla direttiva 2009/29/CE del
Parlamento europeo e del Consiglio, previsto dall’art.25 della legge 214/2011, trasmesso al
Ministero dell’Economia e delle Finanze nel marzo 2012
1.3. Recepimento della direttiva 2009/29/CE sul mercato dei permessi di emissione e l’utilizzo dei
proventi delle aste dei permessi di CO2
1.4. Recepimento della direttiva 2010/31/CE che stabilisce i nuovi standard di efficienza negli edifici
1.5. Approvazione dei decreti per
• l’incentivazione delle fonti rinnovabili termiche;
• la revisione del meccanismo dei certificati bianchi per l’efficienza energetica, finalizzato in
particolare alla promozione della generazione distribuita e delle smart grids;
• l’applicazione di meccanismi premianti per la ricerca, sviluppo e produzione di tecnologie
innovative in Italia, per l’impiego dell’energia solare, per lo sviluppo dei biocarburanti di
seconda generazione, per la valorizzazione della geotermia, per lo sviluppo dell’impiego delle
biomasse a filiera corta.
1.6. Istituzione e aggiornamento della lista delle tecnologie, dei sistemi e dei prodotti che contribuiscono
alla riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra e degli inquinanti atmosferici. La lista verrà
elaborata ed aggiornata annualmente dal Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del
Mare, in collaborazione con MISE e MIUR.
L’impiego delle tecnologie, dei sistemi e dei prodotti individuati dalla lista consentirà l’accesso di
imprese e soggetti privati:
a)
b)
ai benefici previsti dal “Fondo rotativo del Protocollo di Kyoto” istituito presso la Cassa Depositi
e Prestiti, integrato dal 50% delle entrate derivanti dalla vendita dei diritti di emissione di
CO2, in attuazione della direttiva europea 2009/29/CE - art.10.
ad una riduzione del 55% dell’IVA sull’acquisto delle tecnologie,dei sistemi e dei prodotti.
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
301
POLITICHE E MISURE PER LA CRESCITA SOSTENIBILE DELL’ITALIA
1.7. Introduzione dell’obbligo per tutte le Amministrazioni Pubbliche di dotarsi esclusivamente delle
tecnologie, dei sistemi e dei prodotti individuati dalla lista.
1.8. Promozione di un programma nazionale per la produzione dei biocarburanti di seconda generazione
e della filiera della chimica “verde”. Il programma, già definito in larga misura da imprese italiane
leader nel mercato globale e sostenuto prevalentemente da finanziamenti privati con il supporto
di fondi europei, deve essere assunto come priorità nazionale, attraverso la semplificazione delle
procedure autorizzative e l’istituzione di un meccanismo di credito d’imposta per gli investimenti
finalizzati alla realizzazione degli impianti di produzione
1.9. Introduzione di un pedaggio di circolazione nelle autostrade e nelle strade statali, per autoveicoli,
autobus e camion, differenziato in relazione alle emissioni specifiche di CO2/km (EUROVIGNETTE).
La misura, già applicata in altri paesi europei, ha il duplice effetto di usare la leva del prezzo per
modificare le modalità di trasporto, e fare cassa a favore di programmi per la mobilità sostenibile.
I proventi saranno destinati ad un Fondo Nazionale per la mobilità sostenibile.
1.10. Promozione dell’esportazione di tecnologie “verdi”. I programmi di cooperazione ambientale
internazionale nell’ambito delle Convenzione sui Cambiamenti Climatici costituiscono un volano
per la promozione e la disseminazione di tecnologie “verdi”. In questo contesto l’esperienza del
Ministero dell’Ambiente dimostra i vantaggi per le imprese italiane che partecipano ai programmi
di cooperazione ambientale. Sono individuate tre linee di azione
a) confermare ed estendere i programmi esistenti di cooperazione ambientale internazionale
nelle economie emergenti, con priorità per la promozione di progetti fondati sulle tecnologie
e i sistemi individuati dalla lista di cui al punto 1.3;
b) rafforzare la capacità di SACE e SIMEST di supporto alle imprese italiane che esportano
tecnologie, sistemi e prodotti della lista;
c) applicare alle imprese che esportano le tecnologie e i sistemi della lista, o stabiliscono
joint ventures per produrre le stesse tecnologie, i benefici previsti dal Fondo Rotativo del
Protocollo di Kyoto.
2.
LA SICUREZZA DEL TERRITORIO
Obiettivi
• Prevenzione dei rischi, sulla base di mappe aggiornate della vulnerabilità;
• Revisione degli usi del territorio in relazione alle mappe di vulnerabilità.
Misure
•
302
Approvazione del Piano Nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, la
manutenzione e la sicurezza del territorio entro dicembre 2012. Il Piano sarà predisposto
secondo il format della Commissione Europea. Il Piano dovrà definire gli obiettivi e le
competenze per la manutenzione, la sicurezza e la revisione degli usi del territorio. Il piano
dovrà prevedere
a)
l’aggiornamento e la revisione delle norme urbanistiche in materia di usi del territorio,
con il divieto di procedure di condono edilizio;
b)
l’obbligo per gli Enti pubblici e per i privati della manutenzione dei boschi e dei corsi
d’acqua;
c)
la concessione in uso a imprese cooperative di giovani di terreni abbandonati, situati
nelle zone vulnerabili al rischio idrogeologico o al rischio di incendio, per la loro
valorizzazione e manutenzione;
d)
l’istituzione di un fondo rotativo, istituito presso la Cassa Depositi e Prestiti,
finalizzato al credito a basso tasso di interesse alle imprese ed ai soggetti privati per
la realizzazione di progetti che concorrono alla attuazione del Piano, alimentato con
il prelievo dello 0,5% dell’accisa applicata ai carburanti
ANNUARIO 2012 DELLA RETE AMBIENTALE
POLITICHE E MISURE PER LA CRESCITA SOSTENIBILE DELL’ITALIA
3.
RECUPERO E VALORIZZAZIONE DELLE AREE INDUSTRIALI DISMESSE IN ZONE
URBANE, SOGGETTE A BONIFICA.
Obiettivi
• Recuperare aree strategiche per lo sviluppo urbano bloccate da anni dalle procedure di
bonifica dei siti contaminati e dai contenziosi.
• Revisione dei parametri da considerare per la messa in sicurezza, l’ analisi di rischio e la
bonifica, sulla base degli indici e delle procedure adottate dagli altri Stati Membri con
problematiche analoghe ( Gran Bretagna, Germania, Belgio,Olanda);
Misure
3.1. Semplificazione delle procedure in materia di bonifica dei siti inquinati in aree urbane. La misura
prevede l’estensione progressiva a tutti i Siti di Interesse Nazionale (SIN) della procedura adottata
con l’Accordo di Programma per Porto Marghera, al fine di concludere Conferenze di Servizi
aperte da almeno dieci anni, ed avviare le operazioni di messa in sicurezza e/o bonifica, anche ai
sensi delle norme di semplificazione inserite nel decreto legge “Sviluppo”
3.2. Applicazione della direttiva europea sul danno ambientale, con l’obiettivo di promuovere gli
investimenti delle imprese nel risanamento e ridurre le transazioni economiche con il Ministero a
casi particolari e marginali
3.3. Applicazione di un credito di imposta per le imprese che investono nelle reindustrializzazione di
aree ubicate nei SIN con l’impiego di tecnologie “verdi” incluse nella lista di cui al punto 1.6.
4.
GESTIONE INTEGRATA DEI RIFIUTI
Obiettivi
•
Promozione della raccolta differenziata, fino al recupero di almeno il 70% di materia entro
il 2016.
•
Valorizzazione energetica della frazione residua dei rifiuti non riciclati, attraverso l’impiego
prioritario come co-combustibile nella produzione di energia e nelle produzioni industriali.
Misure
4.1. Adozione entro dicembre 2012 del piano nazionale per il recupero dei rifiuti. Il piano dovrà indicare
gli obiettivi da raggiungere, le procedure per la definizione delle tariffe, nonché le sanzioni a
carico delle amministrazioni locali inadempienti.
4.2. Semplificazione delle procedure per l’autorizzazione degli impianti per la valorizzazione energetica
della frazione residua dei rifiuti non riciclati.
5.
GESTIONE INTEGRATA DELLE RISORSE IDRICHE
Obiettivi
•
•
•
•
Misure
•
Riduzione dei consumi di acqua;
Bilanciamento tra i diversi usi ( industria, energia, agricoltura, alimentazione umana);
Collettamento e depurazione delle acque reflue;
Riuso delle acque depurate negli usi agricoli e industriali.
Adozione entro dicembre 2012 del Piano Nazionale per la Gestione Integrata delle Risorse
Idriche in Italia, con l’indicazione delle misure per il raggiungimento degli obiettivi, e la
definizione degli indicatori necessari per l’applicazione delle tariffe agli usi delle acque,
anche ai fini della piena applicazione del DPCM adottato ai sensi della legge 214/2011.
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dicembre 2012