CICLOSTYLE - STORIE DA COPERTINA

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CICLOSTYLE - STORIE DA COPERTINA
sterilità:
l’emergenza del
nuovo millennio
6
mille euro per
valorizzare
la bellezza
19
mura di cinta
abbandonate al
loro destino
22
il bambino
che vorrei
come quando e
suppergiù
numero
9 / anno 1
gennaio 2011
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magain
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dist ratuita
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in copertina sara greco, brindisina, 11 mesi. foto di virginia frigione - afi
numero
9 / anno 1
chiuso il 31 gennaio 2011
Testata registrata presso il Registro Stampa
del Tribunale di Brindisi n. 14/2009
gennaio 2011
Redazione:
Via F. Carena (c/o imprendigiovani.it)
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Michele Cavallo
Roberto Spagnoletto
Claudia Corsa
Marco Falcone
Vincenzo Maggiore
Web:
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Mario Spagnoletto
DIETRO LE QUINTE
cs - storie da copertina
20
nel mondo dei più piccoli con io bimbo
e non vissero felici e contenti: il vero finale delle favole
24
vetrine inedite
l’archeo-clown alla conquista dell’italia
vetrine inedite
lu pinnulu: continuano le storie di ucciu lu vasciu
30
giorno”
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moroboshi: note che non invecchiano mai
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Fotografo
EDITORIALE
Cari lettori di CicloStyle,
è trascorso solo un mese eppure tantissime sono
le novità ed i cambiamenti.
Abbiamo scelto di fare un salto, un passo in avanti
coraggioso. Per fare questo abbiamo dovuto riordinare le cose,
prendere delle decisioni imponendoci di essere più selettivi.
Per la qualità di quello che continueremo a fare e di ciò che faremo.
Non posso dire di più. Siamo certi che questa realtà editoriale, tra
tante difficoltà, ha superato quella più difficile: entrare nel vostro
cuore e nelle vostre case.
Anche il nostro sito, in questi giorni, è preso d’assalto.
Gli accessi sono schizzati alle stelle grazie alla dedizione di maura
gatti e al supporto di mario spagnoletto e valeria leggiero.
In questo numero di Ciclostyle, un complicato viaggio nel mondo
dei più piccoli si, complicato. Questo è un mondo talmente
tanto vasto da poter essere guardato da almeno un milione di
prospettive diverse. Avremmo potuto scrivere molto, molto, molto
di più. Avremmo voluto entrare ancora di più nelle speranze dei
genitori e conoscere la creatività del mondo straordinario e unico
dei piccoli brindisini.
È così che questo viaggio lo completeremo sul nostro sito web,
www.ciclostyle.it. Vi aspettiamo.
Buona lettura.
Serena Passarelli, Direttore Responsabile Ciclostyle
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numero 9
| GENNAIO 2011 | pag 3
di emanuele vasta > [email protected]
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CICLOSTYLE - storie da copertina
CICLOSTYLE - storie da copertina
Il bambino che vorrei:
come, quando
e suppergiù…
i figli a sorpresa o eredi a calendario?
lo abbiamo chiesto a 9 giovani brindisini
U
na realtà, quella brindisina, spaccata in due: da un lato diverse ragazze
diventano mamme quando ancora
non sono donne. Dall’altro lato donne che
lo sono diventate (o diventeranno) previa
oculata valutazione.
Esiste un’età giusta per diventare genitori? Quali sono i presupposti?
L’abbiamo domandato a nove giovani
menti brindisine:
Valeria Porcelluzzi, 24 anni, nubile
Non esiste un’età giusta ma è
fondamentale una certa maturità e consapevolezza.
È sicuramente un evento
meraviglioso ma per essere apprezzato
necessita di essere compreso e valutato.
Se si è disposti e “possibilitati” ad offrire un’infanzia serena ed uno sviluppo
equilibrato con amore e sacrifici, il bimbo
risulterà uno splendido dono, altrimenti
sarà considerato un incidente di percorso.
A mio parere il primo diritto di un bimbo è
di sentirsi desiderato!
pag 4
Emanuele Barletta, 30 anni, celibe
Ho sempre pensato ai trent’anni come ad un traguardo per
essere realizzati. La differenza
tra i tempi dei miei genitori ed
oggi è che vi sono sempre meno garanzie
di solidità economica. Ciò non favorisce
l’unione di una coppia e spesso capita
che un bimbo venga al mondo in situazioni economiche difficili, quindi si tende a
rimandare. Il ruolo di genitori non andrebbe lasciato a dei ragazzini prematuri a
questa responsabilità. Presupposti base:
una garanzia economica e la necessaria
maturità di entrambi i genitori.
Valentina Molfetta, 31 anni,
coniugata, mamma
La rete sociale di una volta
permetteva di avere qualcuno
su cui contare. Oggi il genitore
è solo e senza alcun supporto
se non quello dei parenti più stretti che
però hanno altrettante difficoltà. Con buona volontà, buon senso e immenso amore
l’età conta relativamente. Volere è potere, quindi ben vengano i figli a qualsiasi età anche se biologicamente sarebbe ideale averli tra i 23 e i 28
anni. Dal punto di vista “non
materiale”, quello che si spera
prima di avere un figlio, è che
tra la coppia ci sia un’intesa e
una complicità magari raggiunte nel periodo di convivenza. I presupposti concreti?
Un lavoro costante ed almeno
in foto sara greco con la sua mamma giada la palma.
sara compirà il suo primo anno l’1 marzo. dalla redazione
uno stipendio dignitoso; la
un augurio speciale. foto di virginia frigione (afi)
tranquillità e la tutela della
| GENNAIO 2011 | numero 9
“mamma lavoratrice e non”, alla quale
devono essere garantiti orari flessibili e
agevolazioni sanitarie. Avere una casa di
proprietà sarebbe il massimo, sogno di
molti giovani di oggi.
Alessia Costabile, 22 anni, celibe
Mi piacerebbe averlo prima di
aver compiuto trent’anni perché vorrei seguire l’esempio di
mia madre che mi ha avuta a
soli 22 anni ed oggi è ancora bella e giovane. Gli unici presupposti sono: un futuro
di serenità e stabilità.
Oneto Marziali, 29 anni, celibe
Il concepimento di un bambino
non deve essere assolutamente un dovere religioso, morale
o civico. L’età idonea è legata
ai limiti fisiologici del corpo femminile.
A mio avviso l’età giusta per convenzione
non esiste: è una questione individuale,
legata al sentimento sincero e la determinazione che unisce i due per crescere e
aiutare un figlio in ogni difficoltà.
I presupposti, secondo una concezione
razionale, sono il lavoro sicuro per entrambi e una casa accogliente.
È fondamentalmente una scelta di vita:
bisogna amare quel bambino fin dai suoi
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primi respiri, guidarlo nei suoi primi passi
e dargli tutte le attenzioni. È un’esperienza che necessita di maturità, ma non
escludo che persino una coppia molto
giovane possa iniziare questo percorso
garantendo al figlio una vita felice.
Raffaella Fanizza, 25 anni,
nubile, Mamma
Non esiste un’età giusta, è
necessario sentirlo dentro, il
resto poi viene da sé. È importantissimo essere consapevoli che si sta mettendo al mondo una
nuova vita e che di essa, noi siamo i padroni. I presupposti sarebbero milioni, ci
si deve solo rendere conto che è un
grande impegno. Devono coesistere tutte le possibilità per non far mancare
niente al bimbo, non solo economiche,
ma anche educative e morali.
Irene Merico, 31 anni,
nubile, mamma
Orientativamente la fascia tra i
26 e i 35 sarebbe ideale poiché prima si rischia di non
comprendere nemmeno ciò
che si sta vivendo, mentre dopo si può diventare troppo sorpassati e non comprendere i propri figli. Credo che sia un desiderio irrefrenabile che può arrivare in
qualsia­si momento, basta che ci sia la
maturità di volersi prendere una tale responsabilità. Sarebbero infinite le cose
dire, ma è essenziale esser pronti a sconvolgere la propria vita per dedicarsi totalmente al fiorimento di una nuova, facendola crescere con tutto l’amore.
Alberto Cohen, 26 anni, celibe
Non è un numero a fare la maturità di due persone. Per avere un figlio si può essere abbastanza responsabili a 20 anni
come non esserlo a 30. Non esiste un’età
giusta! Bisogna essere consapevoli delle
responsabilità alle quali si va incontro,
avere una buona stabilità economica:
fare un figlio non costa nulla, ma crescerlo spiazza tantissimo. In più è basilare
avere un tetto e soprattutto essere una
coppia consapevole di volerlo essere per
sempre, in modo da garantire una famiglia stabile.
Vito Buonsante, 33 anni, celibe
Dipende dalla maturità del singolo individuo. Non esiste
un’età giusta per avere un
bambino. Presupposti: un rapporto di coppia stabile, possibilità economica e tanta responsabilità.
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numero 9
| GENNAIO 2011 | pag 5
di Michele Cavallo > [email protected]
di Michele Cavallo > [email protected]
CICLOSTYLE - storie dA copertina
IL BAMBINO CHE
NON ARRIVA:
L’EMERGENZA
DEL NUOVO
MILLENNIO
CICLOSTYLE - storie da copertina
ecco le soluzioni al
problema della sterilità
La sterilità nelle coppie del nuovo millennio: ecco la nuova e
vera emergenza socio-sanitaria
del nostro pianeta. Il problema
coinvolge centinaia di migliaia
di coppie giovani e meno giovani, costrette a rivolgersi alle
nuove tecniche della medicina
per soddisfare quel naturale desiderio di genitorialità. Abbiamo
approfondito e cercato di capire
meglio cos'è la fecondazione in
vitro e tutte le tappe che portano all'adozione.
in foto il
dottor giuseppe d’amato
F
FIVET:
FECONDAZIONE
IN VITRO
ivet, meglio conosciuta come fecondazione in vitro. Per cercare di fare
chiarezza su uno degli argomenti
più spinosi e più sentiti del momento abbiamo interpellato uno dei massimi esponenti italiani ed internazionali della medicina della riproduzione, nonchè direttore
clinico della PROBIOS, il dottor Giuseppe
D’Amato.
L'INTERVISTA
Che cos’è la F.I.V.E.T.?
La fivet è la prima tecnica di
fecondazione in vitro inventata dal premio
nobel Robert Edwards.
Chi sono i soggetti che possono
ricorrere a questa tecnica?
Soltanto quelle coppie in cui l’uomo abbia
un buon liquido seminale e la donna
abbia una semplice sterilità dovuta ad un
fattore tubarico.
In quali rischi possono
incorrere le donne?
Il rischio chirurgico dovuto al prelievo
transgenico guidato è quello minimo o
quasi nullo di una stimolazione ovarica
con degli ormoni esogeni.
Quali le percentuali di riuscita
soprattutto legate all’età della donna?
Essendo la fivet la tecnica che si attaglia
meglio per le pazienti con un problema
tubarico, in genere queste sono molto
giovani. E quindi se eseguita da mani
esperte il tasso di gravidanza dovrebbe
viaggiare non al di sotto del 30 per cento.
Nelle pazienti intorno
ai 40 anni, quanto
sono inferiori le
probabilità di ottenere
una gravidanza?
Nelle pazienti che superano i 40 anni le
percentuali di riuscita di una fivet sono
meno del 5 per cento. A questo si è giunti
anche a causa dell’inevitabile rivoluzione
socio culturale che ha investito il mondo
femminile e che ha portato le donne a
concepire intorno ai 37-40 anni.
Questi dati sono stati dimostrati dalla
SIGO che ha rivelato come l’età media del
primo parto in Italia è di anni 34,7. Ciò, di
fatto, abbassa le percentuali di riuscita.
Una media che include le ventenni, le
quarantenni e anche le cinquantenni che
devono poi ricorrere all’ovodonazione.
Se a questo si aggiunge che oggi, a
differenza di qualche decennio fa, il
avanzamento tecnologico secondo il
livello delle conoscenze di quel momento.
È veramente importante avere di fronte
una persona con pedigree scientifico
certificato.
È importante anche che le pazienti
sappiano, soprattutto nella provincia
di Brindisi, che se un medico propone
di eseguire un’inseminazione nel
proprio studio, se non è autorizzato,
va denunciato ai carabinieri. Il medico,
infatti, deve avere alle spalle un centro
autorizzato per la cura della sterilità come
impone la legge 40. Elenco reperibile
anche presso il sito dell’Istituto superiore
della Sanità. La prima cosa, dunque,
è distinguere le persone per bene dai
delinquenti del settore che abusano
della buona fede delle coppie. Per ciò che
riguarda la sanità pubblica, non potrei
dare giudizi sereni dalla mia posizione
anche se queste strutture forse pagano
una certa inadeguatezza di tecnologie
che in centri privati è più logico trovare.
Quanti tentativi sono consigliati?
Questa è una cosa che dovrebbe essere
regolamentata da una norma. A dire basta
dovrebbe essere anche il medico che, in
coscienza, dovrebbe sconsigliare tanti
tentativi. In Italia molte coppie insistono
perché l’alternativa è quella di andarsene
all’estero a fare un ovodonazione.
Che cos’è l’ovodonazione?
Una tecnica di fecondazione eterologa
in cui la donna riesce a concepire grazie
ad un ovulo ricevuto in dono da una
donna anonima, fecondato dallo sperma
di suo marito e impiantato nel suo
utero. Situazione che non compromette
assolutamente la piena maternità
della ricevente. Nel caso il problema sia
maschile esiste anche la donazione dello
sperma. Prestazioni fatte all’estero con
tutti i rischi annessi e connessi e che si
potrebbero eseguire anche in Italia.
Ad oggi non sono regolamentate e quindi
non sono permesse.
Che consiglio darebbe alle coppie che
hanno difficoltà di concepimento?
Di non perdere assolutamente tempo,
soprattutto se sono coppie giovani.
Devono subito affidarsi a mani esperte e
centri seri per effettuare subito tutte le
indagini del caso e capire velocemente il
problema esistente.
Questo consentirebbe un più veloce
intervento specifico e una percentuale
molto più alta di riuscita.
Esistono casi di sterilità inspiegata?
Tendenzialmente la sterilità inspiegata
dovrebbe essere zero. Questo termine
purtroppo viene associato ad una coppia
il cui problema non viene indagato bene,
in quanto la serie degli esami eseguiti
non siano stati sufficienti a chiarire le
cause di una simile complessità del
caso. Poi se le cause restano sconosciute
nonostante una buona indagine allora si
rientra nella fascia dei casi rari.
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1
fattore maschile causa di infertilità è
arrivato intorno al 50 per cento, ecco che
il problema dell’infertilità è diventata
un’autentica emergenza socio-sanitaria.
Quali le tecniche a disposizione per
combattere anche questo problema?
Abbiamo la ICSI e successivamente è
arrivata anche la IMSI. Nel primo caso
è prevista una fase di manipolazione
dei gameti maschili per poi iniettare il
liquido seminale direttamente nell’ovulo.
Nel caso dell’Imsi lo spermatozoo viene
ingrandito ben 8000 volte rispetto ai 400
dell’Icsi arrivando a guardare all’interno
degli stessi e capire se ci sono segni di
sofferenza interna per poi intervenire di
conseguenza.
Prelevato il campione finale poi, tramite
l’Icsi, viene fatta la manipolazione per
iniezione.
Nelle difficoltà di concepimento tramite
una Fivet quanto centrano i nuovi mali
del secolo come stress, obesità, etc.?
Questi fattori incidono pesantemente ma
non per questo bisogna fermarsi.
È necessario fare prevenzione sugli stili
di vita, informare soprattutto le giovani
donne su rapporti sicuri e tanto altro
ancora.
I costi? Differenze
tra pubblico e privato?
In una struttura privata, non può
costare meno di 4.500 euro. In un
caso o nell’altro, le coppie devono
affidarsi a persone di chiara fama e a
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pag 6
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| GENNAIO 2011 | pag 7
IL BAMBINO CHE NON
ARRIVA: L’EMERGENZA
DEL NUOVO MILLENNIO
2
ADOZIONI: LA
FAMIGLIA GIUSTA
PER I BAMBINI
feriti dalla vita
D
inanzi alla sempre più evidente
emergenza sanitaria che costringe
molte coppie a rinunciare al sogno
di essere genitori biologici ecco che si spalanca una finestra: adottare un bambino
che aspetta solo di ricevere l’amore di una
famiglia. Quali le strade da intraprendere
per consentire ad una coppia la possibilità
di sanare una vita ferita? Lo abbiamo chiesto a Teresa Pepe, presidente della sede
pugliese del CIAI.
L'INTERVISTA
Cos’è il CIAI e di cosa si occupa?
Il CIAI (Centro Italiano Adozioni
Internazionali) nasce nel 1968 e nel 1986
viene riconosciuto come ente nazionale
per le adozioni internazionali. Nonostante
ciò, fino al 2000, le adozioni erano
fatte in maniera un po’ approssimata.
A maggio del 2000, invece, è stata
ratificata anche in Italia la convenzione
de L’Aja (convenzione sulla protezione
dei minori e sulla cooperazione in materia
di adozione internazionale, Ndr) che,
di Michele Cavallo > [email protected]
CICLOSTYLE - storie da copertina
> segue da pag 6
di MICHELE CAVALLO > [email protected]
di fatto, ha messo fine a questo brutto
commercio. Oggi l’ente che si occupa di
adozioni internazionali deve richiedere
l’autorizzazione ad una commissione
ministeriale che ha il compito di
monitorarne l’operato.
Chi sono le coppie che si
rivolgono a voi?
Solitamente sono quelle che hanno un
problema serio di sterilità ma spesso si
presentano anche coppie che hanno già
dei figli biologici e che sono disponibili ad
adottare un bambino straniero. Il nostro
compito è quello di valutare attentamente
quelle che sono le motivazioni. Al centro
del nostro lavoro ci sono i bambini.
Infatti, la nostra etica è quella di non
procurare un bambino ad una coppia
ma di procurare la famiglia giusta ad un
bambino che ne ha tanto bisogno.
Quale il percorso che
porta sino all’adozione?
Innanzitutto bisogna presentare
domanda al Tribunale per i minori
di competenza. Per le adozioni
internazionali, la provincia di Brindisi,
si dovrà rivolgere al tribunale di Lecce.
Per l’adozione italiana, invece, anche ai
tribunali di Bari e Taranto.
Scatteranno le prime indagini delle Forze
dell’ordine e dello staff locale di psicologi
e assistenti sociali. Seguirà un colloquio
con un giudice del Tribunale dei minori.
Una volta ottenuta l’attestazione
d’idoneità, queste coppie avranno un
anno di tempo per iscriversi presso
un ente autorizzato. A questo punto,
le coppie affronteranno un colloquio
personale con i nostri psicologici.
Colloqui che tendono a mettere in luce
la loro reale possibilità di adozione e
che si distinguono da quelli fatti dagli
enti locali che mirano a verificare la
genitorialità. Il compito di affidare in
adozione i bambini, è dell’ente preposto
che ha i contatti con i paesi esteri. Questi
colloqui servono ai nostri collaboratori
per capire se la coppia, per il nostro ente,
è idonea o meno per un’adozione che
implica tanti problemi. I bambini che
arrivano sono feriti dalla vita e quindi con
delle problematiche che questi genitori
dovranno affrontare poi nel tempo.
Superata questa fase si cercherà di capire
il paese verso il quale sono più inclini
e quelle che sono le reali possibilità di
affrontare anche lunghe trasferte che
vanno da 25 a 45 giorni di soggiorno
estero. Completato l’iter si attenderà
l’abbinamento prima col paese straniero
e poi con il bambino. Verrà poi presentata
la foto del bimbo - o di più bimbi se si
tratta di 2 o più fratelli- e la scheda
sanitaria. La coppia, a questo punto,
deciderà il da farsi.
C’è la possibilità di un rifiuto
da parte della coppia?
È possibile. Si cerca ovviamente di
capire i motivi e valutarne serenamente
le motivazioni. Si attende poi un altro
abbinamento.
Come avviene la scelta della nazione?
Valutiamo i desideri della coppia
rapportandoci a quelle che sono le
esigenze che arrivano dalle stesse
nazioni. Per questo cerchiamo di far
comprendere alle coppie i motivi di un
abbinamento.
Quanto incide l’età della coppia nell’età
del bambino che si vuol adottare?
Incide molto ovviamente. Le nazioni
che mandano i bambini hanno delle
regole precise sul rapporto di età che ci
deve essere tra il bambino e i genitori.
La stessa legge italiana impone che
non ci devono essere più di 45 anni di
differenza.
Quali i costi?
Un adozione al CIAI va dai 10 mila ai
14-15 mila euro.
Come sono ripartiti questi soldi?
Il percorso di preparazione costa 361
euro a coppia mentre il colloquio con
la psicologa 150 euro. Queste due cifre
da l 1928
pag 8
| GENNAIO 2011 | numero 9
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sono quelle più a rischio in quanto, se la
coppia viene fermata nel suo percorso,
non sono rimborsabili. Una volta firmato
il mandato bisognerà versare 3600 euro
al CIAI di cui 500 alla firma del mandato
e il resto durante l’attesa di tutto l’iter
che non è mai inferiore ad un anno e
mezzo. Il resto della cifra dipende dalla
nazione di appartenenza del bambino,
perché il CIAI organizza tutta la trasferta
delle coppie e le segue dalla partenza
sino al rientro. Questi soldi servono per
le documentazioni, le traduzioni nella
lingua estera, nel viaggio di andata della
coppia, nella permanenza e per il viaggio
di ritorno con i bambini. Ecco che tutte
queste competenze ci portano alle cifre
sopra citate. Va sottolineato che ogni euro
speso viene certificato e il 50 per cento
della cifra è detraibile. Il CIAI inoltre può
aiutare le coppie a chiedere dei prestiti
finanziari con un tasso minimo presso
banche collegate.
Le coppie che hanno già figli biologici
hanno un percorso più facilitato rispetto
alle altre?
No. L’importante è che abbiano le
caratteristiche per essere genitori
adottivi. La problematica è legata
all’età del bambino che deve essere
necessariamente più piccolo del
primogenito. E se la coppia è in età troppo
adulta con un bambino biologico piccolo
diventa difficile trovare un bambino
adottivo più piccolo del primogenito.
Questa è l’unica vera difficoltà. Nelle
coppie giovani questo problema non si
pone in quanto sono coppie che possono
adottare anche bambini in tenerissima
età.
E una coppia che ha già adottato
un bambino?
Deve rifare la fase preliminare con i
servizi sociali locali. Con noi salterà il
periodo della preparazione e rifarà solo il
colloquio con lo psicologo.
Un consiglio?
Il consiglio è quello di non aspettare
tanto per diventare genitori. Si, genitori.
Perché non esistono genitori adottivi ma
solo genitori. Il tempo è preziosissimo
e non va sprecato. Prima di scegliere
un’associazione, è opportuno ascoltarne
diverse per poi scegliere definitivamente
quella che più si rifà alle proprie
caratteristiche ed esigenze. Non bisogna
avere mai paura di accogliere un bimbo
in casa perché l’unica cosa che chiede è
amore.
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numero 9
| GENNAIO 2011 | pag 9
di serena passarelli > [email protected]
CICLOSTYLE - storie da copertina
Il suo futuro?
Il più bello
che ci sia
ansie, paure e speranze
da futuri genitori
A
nsie, paure e speranze da futuri genitori. A raccontarle é Veronica Gorgoni, brindisina appena ventenne al
suo quinto mese di gravidanza.
Veronica è decisa nel rispondere alla domanda per molti disarmante: qual è l'età
giusta per avere un bambino? Quesito lecito, sempre che si abbia il tempo di programmare e di darsi una risposta. La real­
tà brindisina appare nettamente divisa in
due: da un lato trentenni alla ricerca disperata del lavoro della loro vita con l'ambizioso programma di mettere su casa prima
che la famiglia, dall'altro, giovanissimi
che, con la spontaneità e l'incoscienza
che li contraddistingue, hanno già uno,
due e qualche volta tre pargoli al seguito.
“Ci sono donne che attendono le condizioni ottimali, altre che diventano mamme a
14 anni. È questione di scelte o di destino. Sta di fatto che se non c'è la persona
giusta al proprio fianco, ci si può rovinare
la vita. Sebbene un figlio resti sempre un
grande dono”, dichiara la futura mamma.
La storia di Veronica e del suo Benito, nonostante la giovane età, è frutto di una
scelta che si racconta con la stessa naturalezza che li rende unici e si conclude con
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un “E
vissero
felici e contenti”. Lei
ha compiuto da poche
s e tti ma ne
21 anni e
partorirà Michelle a fine
giugno.
Il nuovo arrivo si svela essere una femminuccia e lascia trasparire la sua presenza
nella pancia appena pronunciata che "è
apparsa in pochissimi giorni". Veronica ha
un sorriso disarmante, appena due chili e
mezzo in più e la luce smagliante di una
donna che sta per conoscere il vero miracolo di una vita che si dona.
Lei, mamma bambina, con il diploma superiore appena ottenuto sotto il braccio,
si preparava ad entrare nel mondo del lavoro. “Ho solo rimandato i miei progetti”,
confessa. Per i prossimi tre anni, ci saranno pannolini da cambiare e pappe da preparare. "Inizierò a lavorare non appena la
mia bimba inizierà la scuola materna", è
così che immagina il suo futuro prossimo.
Non sarà un gioco e lo sa bene.
I giorni trascorrono lentamente mentre i
dubbi
si fanno sempre più insistenti in lei, come in qualsiasi
donna incinta: ospedale o clinica? E si,
perché quando si è in dolce attesa, di gente se ne incontra che ne ha da raccontare
su sale parto, dottori ed ostetriche. L’ansia
non la fa dormire di notte, salvo poi riuscire ad addormentarsi ed essere svegliata
dai calcetti regolari e decisi della sua bambina.
La corsa all'acquisto di tutine e calzine è
già iniziata. Eppure questa prossima vita
sembra già avere tutto ciò che di fondamentale c'è nel corredino della famiglia
Gorgoni: “la copertina di famiglia tramandata da madre in figlia”.
Le emozioni sono da vivere giorno dopo
giorno: dalla prima ecografia quando ancora “era solo di 2 centimetri”, alla prima
morfologica tridimensionale mentre “si
succhiava il dito”.
Momenti unici da condividere in famiglia
che, dopo lo scossone iniziale, sostiene i
due ragazzi nei preparativi. E anche alla
domanda "qual è il futuro che desiderate
per la vostra bambina?”, i due decisi rispondono "Il più bello che ci sia". E sia!
(in alto a dx):
michelle al
quarto mese di
gestazione.
(in alto a sx):
veronica
gorgoni e
benito ferrari
numero 9
| GENNAIO 2011 | pag 11
ART: VETRINE INEDITE +39.347.0466197 | 0831.090392
di redazione > [email protected]
CICLOSTYLE - storie da copertina
ne
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pr
NEL MONDO
DEI PIÚ PICCOLI
CON “IO BIMBO”
+ MATERASSO
+ CUSCINO
+ SET PIUMONE
E PARACOLPI
LETTO e
CUCCIO FASCIATOIO
LO FOPP
APEDRE
TTI
in foto lo staff di io bimbo brindisi
P
assato e futuro: come è cambiato e
come ancora cambierà il mondo dei
più piccoli?
Alle curiosità hanno risposto Maurizio Petese e Giacomo Mirabella, rispettivamente
titolare e collaboratore del punto vendita
“Io bimbo” di via Dalmazia a Brindisi.
L'INTERVISTA
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2011
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E
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ICCO TRI
CH
629
Sì, proprio così; da oggi
e solo da Io Bimbo
Brindisi potrai avere un
letto e fasciatoio cucciolo
Foppapedretti, un
Chicco trio enjoy 2011, un
materasso, un cuscino, un
set piumone e paracolpi
il tutto a sole 629 euro.
Approfittane subito.
Ti aspettiamo.
io BIMBO BRINDISI | Via Dalmazia, 27 | BRINDISI | Tel. 0831.584080
Come nasce l’idea di aprire un
negozio per bambini?
(Maurizio) È nata da un’esperienza fatta
presso un altro punto vendita dove ho
lavorato per quattro anni.
Come sono cambiate le mamme
negli ultimi anni?
La mamma di oggi è molto più informata.
Il 95 per cento sa già quello che vuole,
come deve essere un oggetto, il colore e
i possibili difetti. Certo, l’ultimo consiglio
lo chiedono a noi anche se, solitamente,
le informazioni sono state già apprese
da internet o chiacchierando con altre
mamme. Internet, in particolare, ha
cambiato il modo di rapportarsi. Nel
nostro caso può essere un boomerang:
da un lato le persone sono più informate,
dall’altro possono trovare la stessa merce
a prezzi più bassi. La clientela sa bene
però che, a fare la differenza, è il rapporto
di fiducia che si crea con il commerciante
e la garanzia di potersi recare in negozio
per qualsiasi ragione, cosa che l’acquisto
su internet non consente di fare.
Qual è l’oggetto più venduto?
Omogeneizzati e pannolini. Basti pensare
che, calcolando i pannolini venduti
nel 2009 di una marca escludendo
www.ciclostyle.it | [email protected]
imprenditoria: intervista a maurizio petese
e giacomo mirabella
tutte quelle che abbiamo, potremmo
formare una colonna alta 87 chilometri
e orizzontalmente una strada di 14,400
chilometri.
Qual è l’oggetto più incomprensibile,
quello che le mamme hanno difficoltà
ad utilizzare?
I termometri digitali, sono una
disperazione per le mamme.
Come sono cambiati gli oggetti
per bambini?
Indubbiamente si è ampliata la gamma,
c’è più scelta. Inoltre molte aziende si
stanno unendo in progetti congiunti per
creare oggetti sempre più tecnologici e
sicuri.
Qual è stata la più grande scoperta in
questo campo?
Il pannolino
E l’oggetto più utile in assoluto?
Il pannolino
Cosa vi aspettate dalla futura
tecnologia?
A dire il vero è già in arrivo il passeggino
elettrico. Mentre, da poco, sul mercato c’è
l’altalena con lettore mp3 incorporato.
Progetti futuri?
Ci sono, ma non ne parliamo per
scaramanzia!
Un volto per Io Bimbo, com’è nata
l’iniziativa?
È nata con l’idea di fare qualcosa di
diverso dal solito, per coinvolgere e
ringraziare la nostra clientela. Daremo dei
gadget ai bambini che parteciperanno,
creeremo una pagina istituzionale tutta
nostra, con un collage delle foto dei
bambini che parteciperanno. Potrebbe
essere la prima di tante altre iniziative.
(tutte le foto dei bambini che hanno
partecipato sono on line su:
www.ciclostyle.it/iniziative)
Con gli altri commercianti:
sinergia o rivalità?
Sinergia
E con quelli del vostro stesso settore?
Sinergia, sempre. Manteniamo i contatti,
soprattutto in provincia.
I punti di forza di Brindisi.
Gran bella domanda. Sicuramente il
senso di appartenenza. La clientela è
ancora legata al piccolo commerciante
per un senso di fiducia. Non dirò altro
perché cadrei nel banale.
Come potrebbe migliorare il
commercio brindisino?
Innanzitutto cambierei la radicata
mentalità del coltivare solo il proprio
orticello. Ci vuole coesione. Tutti insieme
potremmo riuscire a cambiare qualcosa,
portare avanti delle iniziative comuni.
Poi, più elasticità da parte di chi decide,
mettendo a disposizione più mezzi.
In ultimo, spirito di sacrificio.
Lamentarsi non porta a nulla.
Cosa ha reso vincente la vostra attività
che ha già 14 anni di vita?
Un mix di progetti e lungimiranza nelle
scelte. Abbiamo avuto la forza di investire,
un rischio che ci ha ricompensato. I prezzi
sono competitivi e abbiamo una grande
voglia di fare. Siamo partiti in pochi,
adesso siamo in nove. Un bel risultato per
il quale dobbiamo ringraziare unicamente
la nostra clientela.
numero 9
| GENNAIO 2011 | pag 13
di maura gatti > [email protected]
di claudia corsa > [email protected]
CICLOSTYLE - storie da copertina
I
nfermiera da oltre trent’anni nel reparto di ostetricia dell’ospedale Antonio
Perrino di Brindisi, Martina Mariantonietta, così ci racconta la maternità e le
differenze rispetto al passato.
L'INTERVISTA
Tre regole per una buona gestazione.
Igiene innanzitutto. Una maggiore
attenzione verso la propria alimentazione
e seguire tutti i controlli di routine
(pressione, peso, ecc…)
Tre cose da evitare?
Ingozzarsi. Alcol, fumo e soprattutto
tacchi alti che possono causare problemi
enormi alla colonna vertebrale.
Ci sono più donne sposate o nubili?
50 e 50. Ormai avere il compagno
significa essere sposate.
Quali sono le differenze rispetto al
passato?
C'è stato un incremento delle gravidanze
di donne di età compresa tra i 30 e i 45
anni. Adesso una donna cerca prima di
sistemarsi economicamente e poi pensa
alla famiglia.
Le condizioni igieniche?
Oggi, quasi tutte le donne, sono
consapevoli dell'igiene, c'è più cura
del proprio corpo a prescindere dalla
gravidanza. Prima c'era la folle credenza
che le donne incinta non si dovessero
lavare perché il nascituro poteva prendere
freddo o affogarsi!
| GENNAIO 2011 | numero 9
IERI E OGGI in
ostetricia
ospedale a. perrino, brindisi
Adesso sono rare le persone che si
presentano in condizioni igieniche
precarie. Ancora qualcuno c'è.
Come vivono la gravidanza le ragazze
madri?
Le ragazze madri ci sono, ci sono state
e credo che ci saranno sempre. Adesso
non è più un qualcosa di cui vergognarsi.
Quando sappiamo di bambini
abbandonati ci viene una stretta al cuore.
Devo dire che i genitori adesso sono molto
più consapevoli e vicini alle ragazze.
Le donne sono informate sui rischi o
sulla gravidanza in generale? Magari si
documentano tramite internet?
Per carità! Internet crea il caos!
le case- famiglia
sono il rifugio
per chi tenta la
fortuna a migliaia
di chilometri dal
proprio paese
intervista a martina
mariantonietta, infermiera da oltre
30 anni nel reparto dell’ospedale
perrino di brindisi
Comunque sì, le donne sono molto più
documentate anche perché si tratta
di donne mature e non di giovani
sprovvedute.
Taglio cesareo o il parto naturale?
Io preferisco il parto naturale ovviamente
se non ci sono complicazioni. Il parto
cesareo è pur sempre un intervento, basti
pensare che si sanguina tre volte di più
rispetto ad un parto naturale.
Perché si preferisce il cesareo?
In realtà spesso sono le donne che lo
richiedono. Hanno il loro ginecologo
disponibile, possono prepararsi avendo
un giorno prefissato e non c'è dolore di
sorta.
www.ciclostyle.it | [email protected]
L
e case-famiglia sono il rifugio per
quei minori che, lasciando casa ed
affetti, tentano la fortuna a migliaia
di chilometri dal proprio paese.
Il fenomeno ha le sue radici nella storia.
Nel novecento erano gli stessi italiani, insieme ai coetanei di tanti paesi europei,
alle prese con i viaggi della speranza verso le Americhe o l’Australia. Oggi la storia si ripete:
cambiano i paesi di provenienza ma sono sempre i più giovani a tentare
per primi la strada della
migrazione. Giuridicamente i minori stranieri non
accompagnati sono tutti
quei ragazzi giunti nel nostro paese in età inferiore
ai diciotto anni e separati da entrambi i genitori.
Oggi sono sempre di più
quelli che giungono sulle
nostre coste, senza alcun
punto di riferimento, privi
di assistenza materiale e
di tutela, alla mercé della
microcriminalità e di forme di sfruttamento lavorativo e sessuale. Viaggiano verso
i nostri territori per sfuggire a condizioni
di estrema povertà e quasi sempre hanno subito violenze e traumi terribili. Una
volta giunti nel nostro territorio, rimangono “invisibili” per molto tempo: privi di
tutela, di documenti di soggiorno e titolari
www.ciclostyle.it | [email protected]
MINORI STRANIERI:
L'INTEGRAZIONE SI
COSTRUISCE CON
L'AFFETTO
di diritti che rimangono congelati perché
neppure ne conoscono l’esistenza. Per tali
ragioni, la fase della prima accoglienza assume un’importanza cruciale: è soltanto
in seguito all’identificazione e all’accertamento della minore età che la legge italiana prevede che il minore venga preso in
carico dai servizi sociali del Comune in cui
si trova ed inserito in strutture protette
come le case-famiglia. All’interno di questi centri si gioca la partita più difficile e la
corsa contro il tempo per coinvolgere questi ragazzini in percorsi di integrazione e
di successo. “Appena i ragazzi arrivano
da noi in casa famiglia”- ci spiega Lucia
Ghionda, coordinatrice della casa fami-
glia Nonna Bianca di Mesagne gestita
dalla cooperativa Asca - “i primi interventi
sono di tipo igienico poiché i ragazzi sono
reduci da viaggi lunghissimi e necessitano di un bagno e di una doccia oppure di
un piatto caldo. Dopo di ciò - continua la
coordinatrice - cerchiamo soprattutto di
farli sentire a loro agio e di indurli a raccontare spontaneamente
le loro storie. Di solito ci
vuole molto tempo prima
che riescano ad aprirsi, nel
frattempo noi cerchiamo
di impegnarli in varie attività come i corsi di alfabetizzazione della lingua
italiana e la ricerca di un
lavoro tramite i contratti di
apprendistato. Molti, dopo
il compimento dei diciotto
anni, decidono di andare
via ma tanti altri, grazie ai
legami di amicizia costruiti con gli altri ragazzi o con
gli stessi operatori, scelgono di rimanere.
Noi, da parte nostra- conclude Lucia Ghionda- anche se non possiamo sostituirci alle famiglie cerchiamo
di far condurre loro una vita il più normale
possibile spronandoli a praticare sport,
coinvolgendoli nelle uscite che organizziamo ed accogliendoli nelle nostre case
durante le festività affinché non siano mai
più soli”.
numero 9
| GENNAIO 2011 | pag 15
foto di: Claudia Corsa
pag 14
CICLOSTYLE - storie da copertina
di redazione > [email protected]
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SCOMUNICANDO
make a wish
esprimi un desiderio
FESTA DELLA DONNA 2011:
primo passo verso la sinergia
ecco come 13 imprenditrici cambiano
i contenuti dell’8 marzo
salone parrucchiere
acconciature moda | cut & color personalizzati | extension
solarium
doccia solare
estetica
manicure | trattamenti | massaggi
make-up
pacchetti sposa: trucco | capelli | make up
diagnosi personalizzata
del cuoio capelluto, del capello con tricocamera
per problemi di diradamento causa caduta,
forfora, desquamazione
a
om
oR
s
Cor
Via Santa
di Stefania Cuppone
Lucia
Via Porta Lecce
Via De’ Gallo
Via Lata
Via B. De Rojas
BRINDISI via Dè Gallo, 3 ƒ Tel. 0831.1982325 ƒ Lunedì chiuso
Orario continuato 8.30 - 18.00 ƒ Riceve su appuntamento
[email protected] ƒ skype: adhara.hairbeauty
in centro nei pressi
della Chiesa di Santa Lucia
L
a festa della donna cambia volto e a
dire il vero anche contenuti. A prometterlo sono 13 donne imprenditrici brindisine che, tutte insieme, hanno
organizzato una festa senza precedenti
presso la Braceria Escosazio di Brindisi.
Capitanate da Antonella Bottallo (Braceria Escosazio), le imprenditrici proporranno una serata all’insegna della bellezza.
Tutto ruoterà attorno alla femminilità in
uno stile amichevole e assolutamente
sano. “Non ho mai festeggiato questa festa”, dichiara Antonella. “Quest’anno sono
stata spinta dall’idea di proporre qualcosa
di alternativo che niente ha a che fare con
il consumismo e la volgarità in cui spesso
questa giornata sfocia”. E così, l’entusiasmo di Antonella travolge una, due, tre,
www.ciclostyle.it | [email protected]
quattro, tredici donne imprenditrici locali.
Durante la cena, accompagnata dalla musica e dall’animazione di Massimo Galantucci, non mancheranno momenti legati a
tutto ciò che riguarda la bellezza e il mondo
della donna. Saranno presenti: AnnaMaria
Funtò (Donna In) che presenterà alcune
acconciature, prodotti e macchinari in 3D;
Karin Anelli (profumeria ANELLI), con le
nuove nuance di colori della primavera/
estate 2011; Paola e Rosa Mastrapasqua
(ex Cesana), con capi d’intimo e la nuova
collezione di costumi da bagno dell’estate
2011; Angela Chionna (MyMuffin), che
presenterà le sue creazioni di gioielli in
fimo; Debora Catanzano (Fashion Jam by
Debora) presenterà gli abiti singolari da lei
stessa disegnati e prodotti; Lorena Anto-
nazzo (centro benessere La rosa del deserto) che descriverà i benefici di un massaggio. Nel corso della serata saranno presenti Cantine Botrugno, Gelateria Geyò e
Moka Sol che saranno presenti all’interno
del locale con delle degustazioni dei propri
prodotti. La redazione di CicloStyle documenterà la serata con un servizio fotografico che sarà pubblicato il giorno seguente
sul sito www.ciclostyle.it/iniziative.
Lo scatto delle imprenditrici è stato realizzato da Virginia Frigione dell’Accademia
Fotografica Italiana, partner dell’evento.
Le imprenditrici promettono: questo è solo
la prima di una lunga serie di iniziative.
info / prenotazioni 327.7594174
numero 9
| GENNAIO 2011 | pag 17
foto di: Marco Tedesco
di virginia frigione - Accademia Fotografica Italiana - AFI > [email protected]
SCOMUNICANDO
A LEZIONE DI
FOTOGRAFIA
foto di ansel adams
"la solitudine del cittadino" di herbert bayer
la camera oscura:
fascino e mistero
*gli articoli sono on line
nel canale scomunicando
di: www.ciclostyle.it
N
ei numeri precedenti di CicloStyle,
abbiamo analizzato i procedimenti
che avvengono in camera oscura
per far sì che le nostre foto prendano vita*.
Oggi scopriremo che il fotomontaggio ed il
fotoritocco delle immagini, non sono stati
inventati con l’avvento della fotografia digitale, bensì sono pratiche che avvenivano già in camera oscura.
Moltissimi fotografi di fama mondiale, utilizzavano questa tecnica per poter creare
degli effetti molto particolari e di grande
impatto per quell’epoca. Il maestro della
fotografia in bianco e nero Ansel Adams,
sviluppava i suoi negativi in diverse soluzioni al fine di ridurre il contrasto e, allo
stesso tempo, mantenere la densità delle
ombre. Il fotografo e artista Herbert Bayer nel 1932 realizzò un’opera dal titolo
“La solitudine del cittadino”, grazie ad
pag 18
| GENNAIO 2011 | numero 9
una serie di fotomontaggi
realizzati esclusivamente
in camera oscura. Lo scopo
era denunciare la solitudine
e l’anonimato a cui spesso ci
costringe la vita in una grande città. Egli
fotografò un imponente palazzo su cui
sovrappose le proprie mani contenenti i
propri occhi. Senza ombra di dubbio, questa è una tecnica che richiede moltissima
precisione e pazienza; tuttavia, grazie a
delle piccole accortezze, è possibile realizzare anche ritocchi molto più semplici,
come ad esempio l’inserimento di nuvole
in un cielo molto chiaro. Ciò si rende possibile grazie alla stampa di due negativi
sullo stesso foglio di carta fotografica.
La zona del cielo nel primo negativo sarà
molto densa, quindi le nubi del secondo
negativo saranno facilmente stampabili.
Per proteggere la parte dell’immagine che
non dovrà essere intaccata, sarà necessario creare, con un cartoncino, la sagoma
della parte sottostante la zona da trattare
e quindi, nel nostro caso, il cielo. I bordi del
taglio non devono essere netti dunque si
consiglia di muovere leggermente il cartoncino durante l’esposizione per avere
un montaggio più morbido e realistico. Nel
caso in cui nel cielo si dovessero scorgere
di redazione > [email protected]
SCOMUNICANDO
Mille euro per
valorizzare bellezzA
E arte del bello
modella per un giorno e acconciatore dell’anno: due eventi firmati smoovy look
edizione
S
alberi, pali della luce, cartelli stradali o altro, la sagoma del nostro cartoncino dovrà
essere più accurata e dovrà seguire la forma dei suddetti oggetti. A questo punto si
consiglia di effettuare una prima stampa
per poter riprodurre con precisione la sagomatura e poi procedere con la stampa
definitiva che conterrà i due fotogrammi
sovrapposti. Un negativo con forte squilibrio di densità può essere stampato con
due diversi tempi di posa mediante l’impiego di mascherature e bruciature.
Se, ad esempio, il nostro negativo è sottoesposto in alto e sovraesposto in basso,
durante la prima posa, proteggerò la parte
in alto con un cartoncino tenuto sotto l’obiettivo dell’ingranditore e continuamente mosso in avanti e in dietro per evitare
linee nette. Successivamente procederò
con l’esposizione dell’intera immagine per
il tempo di posa stabilito precedentemente nelle fasi di provinatura.
Ovviamente tutti questi procedimenti devono essere effettuati con l’utilizzo della
luce rossa di sicurezza.
www.ciclostyle.it | [email protected]
arà un grande 2011, quello pensato dallo staff di Smoovy Look, per
le aspiranti modelle e i parrucchieri
della provincia di Brindisi e non solo. Mille
euro e tanti premi per il vincitore dell’edizione 2011 di “Modelle per un giorno, testimonial per una stagione” e “Acconciatore dell’anno”.
All’evento “Modelle per un giorno”, organizzato dallo staff di Smoovy Look in
collaborazione con l’associazione Vetrine Inedite e Virginia
Frigione dell’Accademia Fotografica
Italiana (AFI), si affianca infatti il concorso “Acconciatore
dell’anno”.
“I due eventi cammineranno parallelamente”, spiega
Stefano Palmieri,
edizione
Art Di-
www.ciclostyle.it | [email protected]
rector di Smoovy Look.
Fino ad oggi, l’intento
era quello di valorizzare le bellezze del territorio. “Abbiamo lavorato
con ragazze molto belle
e ne abbiamo fatto le
protagoniste della nostra campagna di comunicazione evitando così di
usare le immagini impersonali che vengono proposte
dai grandi marchi a tutti i parrucchieri d’Italia”,
spiega Stefano.
L’evento, si arricchisce nei suoi
intenti aprendo le porte a tutti
i parrucchieri con la prima edizione di “Acconciatore dell’Anno”.
Sono previste due semifinali, una si terrà in
primavera e l’altra
in autunno e una
finalissima che si
terrà nel mese di dicembre.
La vincitrice di “Modelle per un giorno” riceverà una carta servizi Smoovy Look di Euro
1.000 (mille) valida un
anno, una targa e il book
fotografico realizzato da
Virginia Frigione.
Al secondo e terzo posto,
invece andranno: gli scatti
dell’evento, 10 pieghe omaggio presso i saloni Smoovy Look ed eventuali gadget messi a disposizione dagli organizzatori e dagli sponsor.
A tutte le partecipanti saranno consegnati
gli scatti dell’evento.
I partecipanti ad “Acconciatore dell’anno
2011”, saranno inseriti in un elenco che
verrà diffuso su alcune testate giornalistiche e riceveranno un book fotografico
come ricordo di partecipazione e dal quale
sarà possibile estrarre foto da utilizzare
per scopi pubblicitari.
Il vincitore, invece, riceverà 1000 (mille)
euro in denaro, un phon a raggi infrarossi (novità assoluta) e la targa “Premio
Smoovy Look Acconciatore dell’Anno
2011”.
Parte del ricavato sarà devoluto in beneficenza. Tutti i dettagli, la scheda di partecipazione e il regolamento su:
www.ciclostyle.it/iniziative.
numero 9
| GENNAIO 2011 | pag 19
di maura gatti > [email protected]
di maura gatti > [email protected]
SCOMUNICANDO
E… non
vissero felici
e contenti
pag 20
| GENNAIO 2011 | numero 9
SCOMUNICANDO
il vero finale delle
favole più famose
L
e favole da sempre accompagnano
l’infanzia di tutti i bambini del mondo.
Walt Disney ne ha fatto dei cartoni animati molto amati. Mamme e papà le usano
per far addormentare i bambini. Non tutti
sanno che le favole più conosciute hanno
un finale tutt’altro che “e vissero felici e
contenti”.
www.ciclostyle.it | [email protected]
Cappuccetto Rosso
Nell’antica versione di Charles Perrault,
Cappuccetto Rosso viene mangiata dal
lupo insieme alla nonna e il cacciatore non
riesce a salvarla. La morale fornita dall’autore è agghiacciante: “Da questa storia si
impara che i bambini, e specialmente le
giovanette carine, cortesi e di buona famiglia, fanno molto male a dare ascolto agli
sconosciuti; e non è cosa strana se poi il
Lupo ottiene la sua cena”. Senza contare
che in altre versione ci sono episodi di
cannibalismo dove Cappuccetto Rosso
mangia la carne della nonna a sua insaputa.
Cenerentola
La versione più antica risale ai tempi
dell’antico Egitto: “La fortunata storia
dell’etera Rodopi”, tramandata da Claudio
Eliano. Nelle versioni popolari europee le
sorellastre fanno una fine a dir poco macabra: il principe, per punirle, ordina che
dei piccioni cavino loro gli occhi.
La Sirenetta
Tristissima fine della protagonista nella fiaba originale di Andersen. Il principe
non solo non si innamora di lei, ma sposa
un’altra principessa convinto che sia stata
quest’ultima a salvarlo. Così la protagonista, che avrebbe potuto salvarsi uccidendo il principe con un pugnale magico,
decide di morire dissolvendosi in schiuma
di mare.
Biancaneve
Il risveglio di Biancaneve è meno poetico di quanto sembri. Il principe ordina ai
servitori di portare la bara al castello. Un
servitore, durante il tragitto inciampa e la
bara cade lungo il fianco della collina. Così
Biancaneve, nella caduta, sputa il boccone
avvelenato risvegliandosi. Sorte peggiore
tocca alla strega cattiva, costretta ad indossare delle scarpe arroventate sulle
braci e a danzare fino alla morte.
Il Pifferaio Magico
Il più antico riferimento si trovava su una
vetrata della chiesa della città Hamelin
(Germania), dove è stata ambientata la
storia, risalente al 1300. Nella favola originale al Pifferaio viene rifiutato il compenso
per aver liberato la città dai ratti.
Per vendetta suona attirando tutti i bambini del villaggio e facendoli annegare come
i ratti.
Hansel e Gretel
Fiaba già di per sé inquietante e rivisitata
dai fratelli Grimm. Nella versione originale
la strega è il Diavolo che vuole mangiare i
due bambini dopo averli dissanguati.
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numero 9
| GENNAIO 2011 | pag 21
unico tratto delle mura
del 1677 visibili su via dè
carpentieri, con i palazzi che si
sovrappongono
di giovanni membola > [email protected]
RADICI QUADRATE
MURA DI CINTA
ABBANDONATE
AL LORO DESTINO
L
a cinta muraria c’è ma non si vede.
Ci hanno costruito davanti, sopra, a
ridosso come se queste autorevoli
testimonianze del passato meritassero
di essere dissimulate. La cultura della
valorizzazione dell’antico è sfuggita agli
amministratori del passato - più o meno
recente – responsabili di aver permesso
la costruzione di edifici senza il dovuto
rispetto per le aree di rilevante interesse
storico-artistico e monumentale. Senza dimenticare lo scempio compiuto dagli empi
demolitori del secolo scorso, in questo numero ci limitiamo a percorrere il tracciato
e raccontare la gloriosa storia delle nostre
mura, oggi quasi interamente inglobate in
proprietà private.
Le prime tracce dell’impianto difensivo della città
risalgono all’epoca messapica (VIII-III sec. a.C.) riconducibili con i resti delle
mura presenti nella zona
tra corte Capozziello e via
Camassa.
Il centro urbano era racchiuso in questa cinta muraria sulla collinetta che si
pag 22
| GENNAIO 2011 | numero 9
RADICI QUADRATE
tratto delle cortine visibili tra i palazzi su via del
mare, in alto - oltre le mura - la chiesa del cristo
l’antico sistema difensivo,
tra passato e presente
mappa di brindisi del 1525.
opera dell'ammiraglio turco piri reis
di giovanni membola > [email protected]
affaccia sul seno di ponente. I romani e i
bizantini ripresero e rafforzarono queste
strutture difensive, le differenti dimensioni dei conci e la tecnica di costruzione permettono di distinguerne le diverse
epoche. Oggi queste mura sembrano
abbandonate al loro destino, senza una
degna illuminazione e utili pannelli informativi che ne evidenzino la presenza ed
il valore storico.
Con i normanni la città continuava ad essere limitata nel solo pianoro di Ponente,
interamente circondata da una fortificazione ad anello quasi perfettamente circolare; una immagine della città tra le mura
fu raffigurata nel XIII secolo sulla lastra
d’argento sbalzato del reliquiario di San
Teodoro. Toccherà a Federico II estendere
ed includere nella nuova cinta muraria le
altre zone dell’area urbana oramai estesa,
un progetto in buona parte rimasto incompiuto ma che mirava all’integrazione
della zona a levante. Ricadono in questo
piano, oltre al Castello, l’elevazione del
torriore di San Giacomo, poi ristrutturato e
ampliato nel XVI secolo, e la costruzione di
una entrata trionfale, oggi Porta Mesagne,
completata nel 1243 e divenuta ingresso
principale del centro urbano. Gli angioini edificarono due torri ai lati di quello
che oggi è Canale Pigonati con funzioni
di sbarramento all’ingresso del porto: la
torre maggiore posta sul lato di ponente
era collegata alla minore da una catena
di ferro, come si evince in diverse litografie d’epoca. La catena ora è custodita nel
tunnel di accesso alla corte interna del
Castello Svevo. Il timore di un’invasione
turca, soprattutto dopo la presa di Otranto
(12 agosto 1480) determinò l’evoluzione
e la ricostruzione delle fortificazioni: tra il
XV e il XVI secolo, gli Aragonesi allargarono il perimetro del sistema difensivo con
nuove mura a sud della città. Nel 1484 furono costruiti il Torrione dell’Inferno e la
cortina - originariamente merlata - che lo
collega al Castello Svevo. Questo tratto di
muro ci è giunto quasi integro, completo di
camminamento di ronda e di feritoie, purtroppo l’incombenza di palazzi troppo alti
ne limita la valorizzazione.
La diffusione dell’artiglieria moderna portò all’ulteriore ristrutturazione della cinta difensiva,
l’imperatore Carlo V nel
1516 inviò a Brindisi l’artefice delle nuove e straordinarie fortificazioni, l’architetto militare Ferdinando
di Alarcon. L’abile generale
nonché attento studioso
di tattica militare progettò
e realizzò quello che fu deimmagine d’epoca con le cortine e porta lecce “libere” dalle costruzioni
finito un autentico gioiello
www.ciclostyle.it | [email protected]
dell’architettura militare cinquecentesca,
rendendo imprendibile la città e in particolare il suo porto, scoraggiando il programmato attacco turco previsto per maggio
del 1537. Tra queste opere rientrano la
realizzazione dei Bastioni di San Giacomo e di San Giorgio (demolito nel 1865), i
fortilizi e le cortine laterali di Porta Lecce.
Il bastione che affianca Porta Mesagne fu
ripreso e completato nel 1551 dall’ingegnere militare Giovanni Battista Loffredo.
Il muro di cinta che collegava detta Porta
con il torrione dell’Inferno è oggi visibile
solo su un breve tratto di via dè Carpentieri: realizzato nel 1677 con l’innalzamento
di un terrapieno ottenuto con il materiale
di riporto dello scavo del fossato che correva parallelamente lungo tutto il fronte,
attualmente si presenta quasi del tutto
integro ma inglobato e sovrastato su entrambi i lati dalle costruzioni che qui si
EstEtica | solarium | tatuaggio artistico | trucco sEmi-pErmanEntE
tratto di mura
messapico-romane su
via pasquale camassa
poggiano e ne occludono la visione.
Anche le mura tra il Bastione San Giacomo
e Porta Lecce sono state interamente soffocate dai fabbricati, edifici postumi che
hanno occupato persino lo straordinario
spazio di protezione antistante Porta Lecce, un pregevole esempio di architettura
militare dove l’ingresso alla città era difeso dalle cortine che avanzano parallele
verso l’esterno, rendendo l’area sicura ed
imprendibile. Il percorso si completa con
l’ultimo tratto di mura che collega l’antico
accesso con il Bastione di Levante: la cortina è ben individuabile dalla piazza alta
nei pressi della chiesa del Cristo, molto
meno dal basso poiché “nascosta” dietro i
condomini presenti su via del mare.
Proviamo ad immaginare.
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AUTORIZZATO ASL
MATERIALI MONOUSO
numero 9
| GENNAIO 2011 | pag 23
di vincenzo maggiore > [email protected]
di vincenzo maggiore > [email protected]
vetrine inedite
vetrine inedite
l’archeo-clown alla
conquista DELl’Italia
un nuovo amico con il naso rosso
assicura il successo al progetto
“clown in corsia”
i quattro clown del progetto
“clown in corsia”
T
ra le corsie del reparto pediatria
dell’ospedale “Antonio Perrino” di
Brindisi si riconoscono quattro facce amiche, dispensatrici di conforto e di
pag 24
| GENNAIO 2011 | numero 9
parole gentili: sono i quattro clown protagonisti del progetto “Clown in Corsia”,
tra i più innovativi del settore, in Italia e
in Europa. L’unicità di questa importante
esperienza di clown terapia sta nella figura dell’archeo-clown: un archeologo divertente che “rende più serena la permanenza dei bambini in ospedale”.
Sotto il camice un paio di buffe scarpe gigantesche, nei tasconi laterali giocattoli
per ogni evenienza, scalpello e una carica
emotiva e professionale fuori dal comune. L’attività ludica e quella esplorativoconoscitiva rappresentano un modo, per
i piccoli ospiti del reparto, di affrontare e
superare le condizioni di passività e impotenza tipiche dell’esperienza di ospedalizzazione. Si progetta di collocare un tornio
all’interno del reparto, per realizzare piccoli oggetti che i bambini potranno porta-
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re a casa, per dare un senso più felice al
proprio vissuto ospedaliero.
Un’altra idea sbucata fuori dai cilindri dei
quattro clown che operano nel reparto,
meglio conosciuti come dottoressa Stellina (Cristiana Zongoli - responsabile del
progetto), dottoressa Coccinella (Annalisa Masilla), dottor Birimbao (Angelo Cofano) e dottor Brontolo (Christian Napolitano).
Una vera e propria “rivoluzione” si accende
del rosso del naso di un clown e risplende del candore di un camice ospedaliero,
che, sporco di argilla e colori a tempera,
farebbe venire voglia di essere indossato
anche da un bambino.
“Ridere non è solo contagioso, ma è anche la miglior medicina”, per dirla alla
Patch Adams (medico statunitense generalmente riconosciuto come l’ideatore
di una terapia olistica molto particolare:
quella del sorriso, nota anche come clown
terapia, Ndr).
L’argilla che sporca i camici dei clown impegnati nel centro ospedaliero di Brindisi
non è resistente come il calcestruzzo, ma
sposa perfettamente l’idea di malleabilità e adattabilità che qualifica l’eccellenza
dell’esperienza “Clown in corsia” della società Naukleros.
“La clown terapia che applichiamo in
ospedale e all’esterno si avvale di un vero
e proprio format studiato e perfezionato
in itinere in collaborazione con il primario Fulvio Moramarco ed è oramai parte
integrante delle attività del presidio stes-
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so, in maniera complementare a quelle
mediche”, spiega Cristiana Zongoli. “Non
a caso la nostra equipe viene chiamata
spesso per intervenire in tutte le altre unità con grande entusiasmo e aspettative”.
Il progetto “Clown in corsia”, promosso e
finanziato dalla Brindisi Lng, sta portando
l’ospedale di Brindisi a livelli competitivi,
sul piano della clown terapia, in Italia e
all’estero.
La ragione del successo risiede nella volontà messa in campo ogni giorno, nel rispetto dei ruoli, nella professionalità di chi
ha scelto di fare il clown per mestiere.
La “rivoluzione” sta anche in un modo nuovo di guardare Brindisi, come a una realtà
in cui il clima di solidarietà e disponibilità
è assoluto. Parola di clown.
leggi l’intervista ai clown nel
canale rassegna stanca di:
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PAROLA DI CLOWN
intervista alla dottoressa stellina
N
ella camera caffè del reparto di
pediatria la dottoressa Stellina
(Cristiana Zongoli) può tirare
il fiato e distogliere l’attenzione dai
bambini “ospiti” dell’ospedale “Perrino”. Può farlo solo per pochi minuti,
perché la sua assenza è subito notata
dai piccoli pazienti.
Cosa potrebbe determinare un
miglioramento della vostra attività
al’interno del reparto?
Quello che manca sostanzialmente
è lo spazio per migliorare la vita nel
reparto: avremmo bisogno di una sala
giochi più grande e di un altro spazio
idoneo per poter organizzare attività
parallele alla clown terapia
insieme alle tante associazioni
che collaborano con la nostra
società. Avremmo bisogno
anche dell’apporto di artisti
che possano rendere il reparto
ancora più a misura di bambino
di quanto non lo sia già, con
nuove idee e creatività.
leggi l’intervista completa su:
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numero 9
| GENNAIO 2011 | pag 25
di redazione > [email protected]
di Roberto Spagnoletto > [email protected]
vetrine inedite
Titty eventi:
i paladini del
divertimento
vetrine inedite
LU PINNULU
continuano le storie
di ucciu lu vasciu
T
anta voglia di stare con i bambini e di
colorare il loro mondo: un sogno da
bambina, una mission associativa da
adulta. Tiziana Chirico, Titty per parenti ed
amici, nasce con una forte passione per
l’animazione e la danza. Il suo progetto di
vita la vuole, da sempre, la protagonista su
un palcoscenico che lei stessa si costruisce: ieri come oggi. Ieri, quando organizza
Nutella party per gli amici o spettacolini e
coreografie per allietare vicini e interi condomini occupandosi di tutto: dalla direzione artistica ai costumi. Oggi, accogliendo
tutti nel suo “paese delle meraviglie” nato,
a misura di bambino, nei locali di viale Porta Pia al civico 24, a Brindisi, dove, ogni
giorno, il suo sogno diventa realtà proponendo alle mamme e ai papà più esigenti: corsi di recitazione, ballo di qualunque
tipo, doposcuola, intrattenimento, corsi di
recitazione, canto, insegnamento di strumenti musicali e tante, tante feste! “Ad
un certo punto, presa dal coraggio che mi
infondevano i complimenti di parenti ed
amici dopo ogni festa, mi sono detta: perché non farlo". Così, Titty, spiega il salto
nel buio che la porta ad aprire, il 13 settembre di tre anni fa, l’associazione culturale ricreativa sportiva Titty Eventi.
“L’associazione porta il nome del canarino
giallo (Tweety, Ndr) amato un po’ da tutte
le generazioni”, spiega. La sua laurea in
pag 26
| GENNAIO 2011 | numero 9
TITTY EVENTI
viale porta pia, 24
Brindisi
cell. 349.4111167
"ucciu lu vasciu" in un'interpretazione
di massimiliano gatti
tiziana chirico, titolare di titty eventi
sorrisi e tanta spontaneità per
conquistare il cuore dei bambini
letterature e lingue straniere conseguita
presso la facoltà di Bari, le consente di
estendere i servizi proponendosi al territorio come una delle realtà più complete
con: lezioni di lingue, servizi di traduzioni
ed interpretariato, organizzazione di congressi, mostre e così via.
“Per me è stato rivoltante sentire le crudeltà vissute dai piccoli ospiti di quelle
ludoteche o asili nido”, confessa. “Per fare
questo lavoro bisogna amare i bambini e
un comportamento simile è assolutamente in contraddizione rispetto a questo", dichiara. “Amare i bambini semmai, ti porta
a fare qualcosa per chi soffre o è meno
fortunato”. E le sue non sono sole parole.
Titty, infatti, era al fianco dei Clawn nella
festa di Natale organizzata presso il reparto di pediatria dell’ospedale Perrino.
In una realtà approssimativa, chi non
lascia nulla al caso è proprio la mamma
brindisina. “Oggi le donne sono divise tra il
lavoro e la famiglia. La mamma brindisina
chiede molto, vuole sentirsi sicura e cerca
il meglio per il proprio figlio”. Ma com'è il
bambino brindisino? Quali sono le sue esi-
Associazione
culturale ricreativa
sportiva
il cane mio
genze? Titty lo spiega senza avere nessun
dubbio: “I bambini sono istintivi per questo è sufficiente la smorfia giusta per conquistarli. Sono creativi, simpatici e hanno
bisogno di affetto e di attenzione. Sono
anche molto critici e svegli”. Tutte queste
sono buone ragioni per giustificare le ore
interminabili che Titty trascorre guardando i cartoni animati, dei quali, ovviamente,
conosce tutte le sigle e i personaggi.
“Per lavorare con i bambini bisogna avere
molta creatività perché non ci possono essere scalette o programmi.
Bisogna essere bravi a costruire, una festa
come un qualsiasi momento ludico-ricreativo, sulla base delle reazioni che hanno i
soli protagonisti di quel momento”.
Al suo fianco un animatore d’eccezione: il
piccolo e simpatico cagnolino Mio.
Ed anche l’amico a quattro zampe ha dovuto studiare per conquistarsi la possibilità di stare con i bambini. Abilitato anche
per la pet-teraphy (terapia dolce, basata
sull’interazione uomo-animale, Ndr), Mio
è l’animatore più amato dai bambini.
E così, ogni giorno è vissuto dai "paladini
del divertimento" come una vera avventura e, colorando il mondo di creatività e
originalità, lasciano il segno nel cuore dei
più piccoli. Perché chi ama i bambini, è
bambino come loro.
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Prima cu cumenzu scusate la volgarità
Ma questa è soltantu la verità.
Maria e Ucciu annu turmutu ansiemi nel
senso ti la parola
Pircè a Ucciu no s’è ntustata la… cariola
Maria cu nu baciu natru picca ‘nci tira la
dintiera
Menu mali ca si l’era n’cullata bona ti la
sera.
Cu la santa pacienza
‘n cè dittu a Ucciu quiddu ca penza
“Pirceni no vai allu dottori
cussì iddu ti tici ce si po’ fari pi lu… dulori?”
Ucciu s’è partutu a menzatia
attientu attientu ca niscinu lu vitia.
E comu si faci… Giuvanni lu iertu mancu
farlu apposta
“Uè cumpà ‘nci la misa la supposta?”
È fattu finta ca no lu veti
Comu ci sta parli allu pareti .
È cuntinuatu a caminari
è trasutu a ddo lu dottori senza mancu
salutari.
Non c’era nisciunu
noni comu quando li catiu la facci an terra
Ca li scappau lu pipitu ca simbrava la
uerra.
Quando ‘nce cuntatu lu fattu ti la notti
Lu dottori è dittu: “Tegnu na miticina ca
spari li botti”
“E ce sta spietti piscrai
quedda sta spetta a casa cu mi la tai”.
Tuttu cuntientu s’è gnuttutu lu pinnulu
Ed è cuminzatu cu si torci coma nu pendulu.
No vuei ca lu dottori era sbagliatu
Nu lassativu ‘ncera signatu
Li saietti ca è pututu minari
Ci mittiti recchia vi li putiti ‘mparari.
Si n’di binchia cu spetta Maria
Cu spetta la… cariola mia.
leggi su ciclostyle.it la storia
di ucciu “cercando e truvandu
turcinieddi"
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Organizzazione eD animazione feste e
ricorrenze con personaggi dei cartoon,
trucco decorativo, effetti speciali…
# Intrattenimento baby e doposcuola;
# Disegno;
# Corsi di recitazione;
# Canto e insegnamento strumenti musicali;
# Corsi di Ballo (Salsa, bachata, merengue, rumba,
rueda de casino, tango argentino, liscio, danza
del ventre, pizzica pizzica, balli di gruppo e
divertentismo);
# Organizzazioni di eventi, feste, congressi,
mostre;
GULP!!
# Servizio hostess, promoter, guide turistiche;
# Lezioni di lingue, servizio di traduzioni ed
interpretariato.
numero 9
| GENNAIO 2011 | pag 27
di emanuele vasta > [email protected]
vetrine inedite
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coLLabor ziende di
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tutte Le mesagne.
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brindisi Lare:
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Via A. Bafile, 46
BaR aL CaFFÈ
Piazza Di Summa, 5
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Via Cappuccini, 55
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Via Appia, 322
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SS per Mesagne
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Via Villafranca, 36
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Via Sant’Angelo, 73
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Viale A. Ligabue, 5
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Via P. della Francesca, 7
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Via Germania, 75
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Via del Lavoro, 11
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Via V. Emanuele, 46 - Tuturano
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Via Marche, 25
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Via C. Colombo, 136
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Via Annunziata, 3
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Via Santa Lucia, 21
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Via giordano Bruno 18
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V.le Regina Margherita, 38
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Viale Porta Pia, 4
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Via Santa Lucia, 9
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Corso Roma, 25
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Via Prov.le per Lecce, 30
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Via de’ Terribile, 8
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Via Prov.le San Vito, 26
La GRaN PaSTiCCeRia
Viale San G. Bosco, 147
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Via G. Cesare
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Via Damazia, 8
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BaR La NUoVa CaPaNNiNa
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MOROBOSHI: note che
non invecchiano mai
CaFFÈ LiBeRTY
SS per Mesagne 2a
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Via Ciciriello
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Via S. Angelo, 61
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piazza Dante 11
un nostalgico ritorno: le sigle dei
cartoni animati proposte da una
band brindisina
2
4
1
A
Brindisi c’è
una band
che ripro­
3
pone le sigle
suggestive dei
cartoni animati anni 70/80. Il loro fausto
progetto s’intitola Moroboshi e non è arduo fantasticarne il perché. Oggi, come
un malinconico pugnale, quelle cult-song
sfiorano l’anima se ci vince l’irresistibile
desiderio di voltarci indietro, ma restano
sempre gli spassosi sottofondi dell’infanzia di molti. Emanuele Pedote, chitarrista
della band, si difende così dai nostri indiscreti raggi fotonici.
L'INTERVISTA
Come nasce il progetto musicale
dei Moroboshi?
Era il 2008. Io ed Angelo Scalas sposammo l’idea di riproporre le sigle dei cartoni
animati anni 70/80 attraverso un progetto di divertentismo denominato “Moroboshi”. Con la stessa intuizione fu approvato
anche da Vincenzo Maggiore. Le sigle
di quel periodo sono scritte da parolieri
come Luigi Tenco o Nico Fidenco e musicisti brillanti tra cui alcuni componenti
degli Area per Jeeg Robot d’Acciaio.
Il nostro attuale obiettivo è quello di proporre uno spettacolo sempre unico.
Per questo motivo riarrangiamo sempre
pezzi che non abbiamo mai proposto.
Nonostante i side-project di ognuno di
noi abbiamo all’attivo una quarantina di
www.ciclostyle.it | [email protected]
eventi in vari pub o locali in musica.
Per quale motivo la band porta il
nome di Ataru Moroboshi?
(protagonista del manga Lamù, Ndr)
Secondo tutti noi, Lamù è stata il simbolo
della nostra generazione. Era un cartone
con contenuti particolari e doppi sensi
che coglievano i più svegli. Moroboshi era
un ragazzo normalissimo. Nessuno di noi
era un “gran fico”, per ques­to motivo ci
siamo riconosciuti in lui.
Cosa vi distingue dalle altre cover band?
Più che cover band siamo un revival.
Forse è questo che ci distingue.
Abbiamo sentito l’esigenza di ricreare
l’atmosfera di un periodo, riproponendolo
al pubblico minuziosamente attraverso i
colori di quell’epoca e suonando gli indimenticabili jingle che la rappresentano.
Come si compone l’attuale line-up?
(formazione del gruppo musicale, Ndr)
La chitarra è di Emanuele Pedote, la voce
di Enrico Martello, il basso di Francesco
Salonna e Cristian Martina alla batteria.
Infine, Sabrina De Mitri al sassofono,
voce e percussioni elettroniche.
Vi allettava avere un successo
garantito?
È stato un pensiero secondario, ma il consenso c’è stato. Qui, a Brindisi, riusciamo
a suonare anche tre volte a settimana.
I nostri concerti diventano momenti di
aggregazione per più comitive nonché occasioni per conoscere nuova gente e fare
amicizia. Abbiamo un ruolo sociale che ci
viene riconosciuto in tutta la provincia.
Quale personaggio dei cartoni
vorreste fosse reale?
1. Sabrina De Mitri - sassofono
2. Emanuele Pedote - chitarra
3. Francesco Salonna - basso
4. Enrico Martello - voce
5. Cristian Martina - batteria
5
Doraemon, il gatto robot arrivato dallo
spazio che risolveva i problemi grazie ai
suoi gadget detti ciuski.
In passato si dava più spessore a tutto
ciò che era musica?
Le sigle dei cartoni del duemila sono fatte
in ciclostile. Per la maggior parte dei casi
sono jingle elettronici suonati a “macchinetta”. Negli anni '80, ogni “cartone”
aveva una sigla dignitosa anche se molto
spesso capitava che i musicisti commissionati scrivessero testi che non corrispondevano ai reali poteri dell’eroe. Erano
musicisti di spessore, non erano proprio
indicati a scrivere sigle di cartoni.
Quale genere suonate?
Al sessanta percento scegliamo l’arrangiamento che funziona e per un quaranta
per cento ci avvaliamo di un genere che
conserva una buona funzionalità dal vivo.
Ci sono dei pezzi che possono essere riarrangiati in più generi.
Con chi sognate un featuring?
(sorride) Forse coi Cavalieri del Re, che
facevano stupendi arrangiamenti.
Erano tanti e tutti bravi.
Progetti per il futuro Moroboshi?
Abbiamo riarrangiato sigle e stilato una
nuova scaletta. Vogliamo ritagliare al progetto lo spazio che merita.
Un consiglio ai bambini di oggi?
Guardate i cartoni dei nostri anni, quelli
attuali sono di qualità inferiore.
Certo noi non eravamo coperti dalle restrizioni di oggi sui contenuti, ma siamo stati
comunque fortunatissimi.
numero 9
| GENNAIO 2011 | pag 29
di monica cucinelli > [email protected]
vetrine inedite
UN TALENTO
SENZA NOME
l’essenza dell’arte raccontata da un brindisino che non si
vuole svelare ma che molti conoscono
S
civolando dentro il vento gelido di
Brindisi sono finita al caldo di un
noto locale del Corso a bere qualcosa con degli amici. Ed è stato lì che ho
potuto notarli, nella magia del caso che
chiama a sé le coincidenze. Tracce di colore appese al muro, schizzi di attimi di vita
impressionati su tela, l’istantanea di un
passo svelto, il proprio misterioso autoritratto ed intrecci di forme geometriche fra
bianchi e colore che richiamano lo sguardo a perdersi fra le mille immagini immerse in esse. L’amore per l’arte è profondo ed
è gelosamente custodito al punto da non
volersi svelare. L’autore, dietro poche parole e tanti sorrisi, così si racconta. Vogliamo provare a scoprire chi è?
L'INTERVISTA
Una parola per definirti.
Non voglio essere e non mi sento un artista, posso dire che sono creativo.
Sono una persona riservata, dipingo per
me stesso.
Quando nasce la tua passione per
l’espressione artistica?
Diciamo da sempre.
Una definizione di arte.
Mi piace parlarne e definirla con una frase che ho letto: “un’espressione intima
dell’essere umano”.
È questo l’arte per te?
pag 30
| GENNAIO 2011 | numero 9
Mi dona energia, mi fa stare bene: prima
quando ho in mente un’idea; durante,
nell’esprimerla e dopo, a lavoro finito.
Il lavoro finito è sempre una trasformazione, ciò che viene fuori non è mai l’idea
di partenza e molte delle tele o piccoli
quadri sono lì in attesa di essere finiti
completati, in trasformazione.
Come nasce un’idea?
Da qualsiasi cosa, un momento che vivo,
qualcosa che vedo, particolari della vita
quotidiana, me stesso in un autoritratto.
Dalla mia immagine riflessa in questo piccolo quadro creato con della corteccia. Mi
piace guardare oltre le cose che vedo.
Vedi qui (vedi foto dell’intonaco screpolato su di una parete), l’ho lasciata così
perché guardando bene vedi il
profilo di un volto.
Cerchi le tue ispirazioni?
Come dicevo prima nascono
per caso dalle cose che vedo,
che capitano, situazioni, emozioni. Mi piace però anche
camminare e cercare particolari che mi ispirino e che
fotografo.
Sai che Michelangelo cercava
le sue visioni ed ispirazioni
nelle macchie di muffa sulle
pareti, crepe dei muri e così via?
(Sorride) No, non lo sapevo.
Su cosa dipingi e con quali materiali?
Butto giù il colore su tele che ritaglio
crean­do varie mescolanze, effetti con
degli acidi, uso oggetti, materiali che
mi ispirano, coperchi di barattoli di
vernice, un pennello, sale grosso…
Dove ami creare?
Qui, nel mio locale, quando c’è silenzio e
sono in pace.
Un messaggio per chi ama l’arte?
Coltivarla perché fa bene all’anima.
intonaco screpolato citato nell'articolo
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