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Caleidoscopio
P
reparazioni galeniche. Robuste
cure antibiotiche. Nei casi più
gravi: terapie d’urto.
Per i ripetenti incalliti o gli studenti dalla salute scolastica gracile, il meglio
che si può fare è rinforzare la ricetta già
somministrata nel corso dell’anno e
raddoppiare le dosi. Se poi la terapia di
ripetizioni e compiti a casa fallisce, chi
ha curato se ne farà una ragione.
D’altra parte, studiare alternative dagli
esiti incerti è costoso; le élite si formano sui banchi di scuola; e non sempre i
bocciati vogliono essere salvati.
Poi c’è l’altro virus. Quello che corrode
le amicizie e nutre la devianza: la metà
oscura degli adolescenti che sprofonda nel bullismo, contro cui non c’è
ancora un vaccino efficace, perché
lì pare piuttosto invischiata la tela di
cause ed effetti, che va da educazioni
troppo rigide o troppo permissive, a
vite virtuali consumate giorno e notte, a padri partiti e mai tornati.
Certo che tra stereotipi, zone morte
e salti nel buio, gli insegnanti hanno il
loro bel da fare. Ma per fortuna c’è (c’è
sempre stata) una parte di loro che si
batte per sperimentare soluzioni nuove e alimentare forme stabili di qualità
e benessere scolastico: investimenti costosi, ma che ripagano nel tempo, perché riguardano il presente di coloro che
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1/2013 – monografico
Formazione&Lavoro
saranno in futuro cittadini, genitori, lavoratori. Quindi, vale la pena di rischiare.
È probabile che sia stata questa la folla di pensieri, oltre a quelli dettati da
anni di esperienza a occuparsi di motivazione, valutazione, recupero scolastico, a muovere la sfida dei professionisti e dei docenti che hanno lavorato
nel progetto Di.Sco.bull a cui dedichiamo il numero monografico di F&L.
Il Caleidoscopio è diviso idealmente in
due parti. Nella prima: ricostruiamo il
modello e la regia della sperimentazione, i risultati ottenuti, le attività curate
da formatori e docenti.
Nella seconda: raccontiamo le attività
svolte con gli allievi, presso i centri di
recupero scolastico.
Cominciamo con Irene Gatti, che per
ENAIP ha coordinato il progetto a livello
nazionale. È subito chiaro che si è trattato di un’esperienza complessa e articolata, che ha conosciuto iniziali scetticismi e
necessari adattamenti, fino alla parabola
conclusiva, dove è diventata una richiesta
– da parte di una scuola – di mantenere il
centro Di.sco.bull aperto oltre la naturale
scadenza, sugellandone il successo.
A seguire, Anna Italia del Censis, lancia uno sguardo sul progetto dalla prospettiva del capofila nel coordinare un
raggruppamento composito, con un
mandato istituzionale di peso.
Quali rimedi
per recuperare
studenti schiacciati
dalla noia, e liberare
i bulli dall’angoscia
che li opprime?
Tra sfide e salti
nel buio, i docenti
hanno il loro bel da fare.
E c’è (da sempre)
una parte di loro
che si batte per
far crescere,
nelle proposte formative,
qualità e benessere.
Partendo anche
dal “ripensare”
la pratica più antica
della scuola:
la valutazione.
Ecco l’esperienza
del progetto Di.sco.bull.
Formazione&Lavoro
Caleidoscopio
A cura di:
Irene Bertucci
Responsabile Funzione ricerca e sviluppo ENAIP
Su quanto sia influente il benessere
psicologico (di docenti e allievi) nell’arginare il bullismo e migliorare il rendimento scolastico, si sofferma Catia
Santonico Ferrer dell’IPRS, partner
che ha curato la consulenza psicosociale presso i centri di ascolto.
Con Patrizia Sposetti entriamo nel
dettaglio sui due “motori” di Di.sco.bull:
la progettazione educativa per il recupero e l’inserimento scolastico-sociale, e
il modello della valutazione partecipata.
Quindi, Cristiano Corsini ripercorre le
caratteristiche del dispositivo diagnostico e delle prove di valutazione.
Uno dei valori aggiunti del progetto,
è stata la piattaforma intranet Moodle
con cui i docenti hanno potuto elaborare, automaticamente e in tempo reale, i profili degli studenti e i risultati dei
test, come descrivono Massimo Angeloni e Filippo Epifani.
Non poteva mancare la voce degli insegnanti che, grazie a un ciclo di seminari
curati da ENAIP, hanno costruito gli strumenti valutativi. Sul test di matematica,
Giuseppe Comis e Elda Fontanazza
raccontano la loro esperienza.
L’approfondita disamina di Andrea Giacomantonio sulle potenzialità e sulle
insidie che si nascondono nella lettura dei profili educativi reali degli allievi,
chiude la prima parte del Caleidoscopio.
Il cuore della seconda parte è la descrizione delle attività svolte nei centri,
dalla mano dei tutor focal point: Marco Bonaccorso (Catania, Palermo),
Roberta Cavaliere (Bari, Mola di Bari),
Katiuscia Lupia (Crotone). Sono pagine che raccontano di rimedi olistici
che rinsaldano l’antica alleanza tra corpo, cuore e cervello, e di quanto il mix
movimento-emozione-razionalità sia efficace nel lavoro con gli adolescenti per
ritrovare autostima e fiducia verso la
scuola.
Dino Galizia propone di esportare la
progettazione educativa, sperimentata con i giovani, nei centri di educazione degli adulti, confermandoci che
una buona pratica è tale se suggerisce
applicazioni in ambiti diversi da dove
è nata.
Qui il Caleidoscopio si chiude per lasciare spazio agli Approfondimenti.
Muovendo dal ragionamento sui profili, Andrea Giacomantonio si sofferma
sulla funzione diagnostica del dispositivo di valutazione adottato in Di.sco.
bull, e propone utili analisi nella prospettiva di un’auspicata replicabilità
del modello. Con Rocco Postiglione
ampliamo lo spettro delle riflessioni e
dimostriamo come l’incremento della
qualità dell’istruzione dipenda anche
dalla capacità delle politiche educative
e formative di curare lo sviluppo dei dispositivi valutativi.
Lo Sguardo sul mondo è affidato a Guido Benvenuto e Mirko Vecchiarelli che illustrano alcune esperienze di
contrasto alla dispersione in Europa.
Ma la ragnatela delle suggestioni non
si esaurisce qui. E inauguriamo la nuova rubrica Aracne, affidando i pensieri
“di confine” a due psicoanalisti e uno
scienziato.
Leonardo Verdi Vighetti tesse una
tela di delusioni che solo una pedagogia della speranza può riscattare.
Monica Vacca ricostruisce i nessi tra
la prepotente ascesa della cultura della violenza, e le assenze dei genitori,
della scuola, della società civile. Carlo De Bac si chiede se rifiutare il sudore speso sui libri sia un diritto lecito,
e quando è opportuno cercare altre
soluzioni.
In chiusura una riflessione. Non è stato facile ricucire la complessità di Di.sco.
bull, coglierne il potenziale replicabile, non cadere nello stereotipo della terapia più efficace. La passione dei protagonisti – docenti, formatori, tutor,
studenti – ci ha guidato nel trovare le
forme possibili. Molto altro si sarebbe
potuto scrivere. Ma ora è tempo di evolversi. Prendere un paio d’ali, e sollevarsi
in un nuovo cielo: you can fly!. 1/2013– monografico
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