Numero 7 - Altervista
Transcript
Numero 7 - Altervista
gratuito lacerbaonline.it ne sa di più. il periodico che esce tutti giorni Aut. Trib. di Pescara del 1007-1996. Registro stampa anno 1996 n° 21. Direttore: Berardo Lupacchini LACERBA 24 NOVEMBRE 2013 / Numero 7 / Anno XVIII periodico politico culturale sportivo dell’area vestina Volano rifiuti (e parole) A Loreto come a Penne. Per i contribuenti è una stangata continua con Tares. E un cassonetto fa discutere i pennesi un luogo una storia LA PENNE CURATA Memorie di un ospedale loreto collecorvino Cadute al cimitero Chi è MELANIA PALMUCCI lacerbaonline.it lacerba 7/2013 Declino in bianco e rosso Lo stile di vita a Penne è da borgo più che da città. Vi tira una brutta aria. Dov’è la sua guida? PENNE – Mi viene in mente una riflessione: ma non è che l’aria sia diventata troppo pesante a Penne?Non è che fra debiti vecchi e nuovi, tasse alle stelle, mala gestio, parcheggi a pagamento, scuola da spostare e debiti da lasciare ancora in eredità, impianti sportivi rattoppati, cinema chiuso, abitare in uno dei Borghi più belli d’Italia stia diventando insopportabile? D’accordo, c’è la solita, maledetta crisi, ma da queste parti pare che ci sia qualcos’altro. Non che sia tutta colpa di quest’amministrazione comunale, al solito targata centro sinistra come da decenni, ma di certo chi governa la cosa pubblica e i soldi di tutti, ha delle serie responsabilità e deve porsi più di una domanda. Può sembrare banale ma non lo è, perché è un esempio emblematico. A Penne il calcio è storicamente un elemento aggregante e che ha rappresentato una comunità. Come a Giulianova o a San Benedetto del Tronto. Lo sarebbe ancora. Rocco D’Alfonso, il sindaco, forse non lo sa: per un trentennio è stato sempre lontano da Penne. Poco conta anche per un suo potente assessore, quell’ Ennio Napoletano che è stato dirigente dell’Amatori Passo Cordone ed ha persino patteggiato una squalifica sportiva per dei contratti poco leciti. Lo stadio Fernando Colangelo, nonostante oggetto da anni di diversi interventi per renderlo agibile, non si capisce come e perché possa ospitare meno di 100 spettatori. E così la palla rotola in contrada Campetto, stadio che non piace a nessuno, e l’anno scorso un derby con il Loreto, nonostante ben due stadi, si è giocato addirittura a Pianella. Il sindaco Rocco D’Alfonso ha mandato a dire ai dirigenti biancorossi, i quali vogliono tornare al vecchio campo, che lui le responsabilità per la sfera non se le prende. Cioè firmare ordinanze per consentire di volta in volta un maggiore afflusso di pubblico non rientra fra i suoi desiderata. Ecco, non gli si chiederebbe di fare qualche fesseria, gli basterebbe però poco restituire quello stadio ai pennesi che capirebbero da che parte sta e di che pasta è il primo cittadino. Invece spostare una scuola, cambiare cioè il volto di una città, attraverso un’operazione discutibilissima in cui solo dopo un quarto di secolo il Comune diverrebbe proprietario dell’immobile, sborsando svariati milioni di euro, induce il centro sinistra cittadino a lanciarsi in una guerra di religione e in una corsa ad ostacoli. Spericolata. Il cinema è chiuso per alcune prescrizioni tecniche inderogabili imposte dai vigili del Fuoco. Si dirà: il Comune che può fare?L’immobile è privato, le leggi sono quelle. Sicuro che l’amministrazione abbia solo le mani legate? Mentre scriviamo non si sa ancora dove far svolgere la cerimonia finale del Premio Penne. Non c’è uno spazio adeguato. Ma intanto a Penne lo stile di vita, con un commercio in gravissima crisi, peggiora ogni giorno. Forse di questo il sindaco ed i suoi sodali del partito democratico dovrebbero interessarsi. In poche parole: servono leadership, carisma, senso pratico, guida. B.Lup. Associazione Culturale Progetto Domani Via Fiorano 65014 Loreto Aprutino / Telefono +39 085 8208880 www.lacerbaonline.it / [email protected] / Aut. Trib. di Pescara del 10-07-1996. Registro stampa anno 1996 n° 21. Direttore Berardo Lupacchini / Editore Gianluca Buccella / Vice Direttore Vicario Claudia Ficcaglia / Le Firme Candido Greco, Gianfranco Buccella, Gianni Cutilli, Mauro Soccio / Redazione Jaques De Molay, Jennifer Di Vincenzo / Foto A Cura Di Loreto Buttari, Achille Rasetta / Web e Grafica www.hermes-agency.com / Tipografia Arti Grafiche Picene / Lacerba viene distribuita a Penne, Loreto, Pianella, Civitella Casanova e Collecorvino Stazione PER LA VOSTRA PUBBLICITA’: [email protected] / jennifer di vincenzo +39 339 7585454 / gianluca buccella +39 3939701736 3 lacerbaonline.it lacerba 7/2013 Un luogo, una storia La Penne Curata Quando diventò il San Massimo l’unico ospedale. In attesa di un restyling annunciato da anni di Berardo Lupacchini PENNE – Il primo ospedale cittadino non era dedicato a San Massimo e non aveva l’attuale sede, ovvero l’ex monastero di Santa Chiara che dal 1912 lo ospita, da quando cioè si decise di trasferirvi quello che era diventato l’ospedale distrettuale di Penne. PORTA MARZIA O DELL’OSPEDALE. “In fondo alla via, che dalla chiesa parrocchiale di San Panfilo mena direttamente verso la strada esterna di circumvallazione, c’è un fabbricato, che era l’ospedale civile. Una volta era congiunto alla porta urbana mediante un arco, che toccava il muro dell’orto di casa Francia e fu abbattuto quarant’anni or sono, non tanto per dare aria e luce in più copia ai prossimi locali e alla via, quanto pel comodo di pochi cittadini”. Giovanni De Caesaris, attento cronista e scrittore, apre così nel 1929 il suo viaggio a ritroso, dal 1334, su come e dove a Penne si curavano gli infermi. Quella porta, Marzia o di Marte, annota De Caesaris, aveva importanza straordinaria perché il nome romano, mitologico, riconduceva a due millenni della storia cittadina e, rispetto alla toponomastica, era il maggior segno, la più chiara prova dell’antichità di Penne. Si chiamava dunque porta Marzia o dell’Ospedale. L’ospedale è al primo piano composto di un dormitorio, tutto a sud, che contiene dieci, dodici lettini e varie stanze; al secondo piano ci sono alcune camere per le suore della Carità, una sala per il consiglio direttivo e un piccolo mendicicomio, dove i vecchi ricoverati potevano accedere anche dall’esterno, grazie ad una gradinata che saliva quasi dritta accanto alla porta urbana, all’estremità del fabbricato stesso. Nel 1811, l’ospedale dispone di quindici vani, sparsi in due fabbricati, ed un orticello. Due edifici: l’uno, l’ospedale di San Massimo, l’altro forse di santa Monaca. C’è una cappellina, prima del dormitorio, dedicata al santo protettore cittadino. MA PRIMA QUANTI LUOGHI DI CURA. Eppure il primo ospedale di Penne non si chiamò dal patrono. Nel 1334, si apprende di un lascito a favore di tre ospedali (San Nicola dei Ferrari, Santo Spirito e San Lazzaro dei lebbrosi) voluto da Angelo di Amoroso. Quasi ogni confraternita cittadina finisce per avere un ospedale nella prima metà del XIV secolo, e allora: San Nicola dei Ferrari, Santo Spirito, Santa Maria della Misericordia, San Simome e San Massimo, il quale assume quello di Santa Maria della Misericordia. Nel XVI secolo anche la compagnia di Santa Monaca ne ha uno. Nella seconda metà del 1600, la compagnia di San Massimo è rimasta da sola nell’opera di bene sociale e l’omonimo ospedale l’unico. E’ qui che si accoglieranno nei decenni successivi i malati di peste e di altre malattie contagiose. IL SAN MASSIMO DIVENTA DISTRETTUALE. Nel 1807, con il governo di re Giuseppe Bonaparte, ci fu il controllo di tutte le amministrazioni. Il governatore ( o presidente) dell’ospedale, il socio, l’assistente e l’aiutante vengono nominati dal consiglio comunale. E, a capo dei luoghi pii, c’è una commissione amministrativa di pubblica beneficenza, scelta dal decurionato, ed è quindi compresa la compagnia del principale protettore, San Massimo. Ma intanto l’ospedale così com’è appare insufficiente. C’è bisogno di riorganizzarlo. Lo sa persino re Ferdinando II di Borbone che, con decreto dell’ottobre 1831, dispone la sua riorganizzazione. Due mesi dopo, il presidio passa anche distrettuale. I Comuni vicini devono contribuire, ma non sempre lo fanno. Comunque i lavori di ristrutturazione sono necessari. Se ne fanno carico il cavalier Massimo Castiglione e il barone Giovanni Aliprandi. La costruzione dei nuovi locali, insieme con i restauri, è affidata a Giuseppe Mazzella. Un cantiere che però procede con lentezza. Se ne sostiene la spesa, annota De Caesaris, varie volte: dal 1833 al 1836 per 5633,73 ducati, mentre dal 1840 al 1844 ne servono altri 3.072,71 per i pezzi d’opera. I malati vengono nel frattempo ospitati nelle In alto resti della vecchia Porta Marzia; accanto: interno dell’ospedale stanze del soppresso convento di Sant’Agostino. L’inaugurazione dell’ospedale così ampliato avviene davanti al prefetto, nel 1843. ECCO SANTA CHIARA. Ma già nel 1859 ci si accorge che l’ospedale è troppo piccolo e inadatto ad accogliere i malati. L’occasione di migliorare la situazione arriva una trentina di anni dopo, quando resta deserto il Monastero di Santa Chiara con i suoi 106 vani. Per l’immenso immobile, è immediato l’interesse dell’amministrazione della Congrega di Carità che si attiva con Comune, Provincia e Governo. La sorte dà una mano alla città. Muore donna Luisa De Sanctis: lei, teramana di origine, lascia alla Congrega tutto quanto ereditato dal marito, Pasquale Del Bono, affinché ne faccia un orfanotrofio femminile. Ne deriva che dalla Congregazione di Carità dipendono l’ospedale, l’orfanotrofio, il mendicicomio, il brefotrofio, l’istituto elemosiniere e il monte delle orfane ai quali si aggiungono il dispensario di igiene sociale Giacomo Acerbo e la Cassa di prestanze. Si arriva al 1912: c’è il trasferimento dell’ospedale e poco dopo cominciano i lavori di riattamento sotto le presidenze della Congrega dapprima del conte Ferdinando Castiglione, poi dell’agricoltore Giuseppe Di Silvestro, eletto dall’amministrazione comunale socialista. “E però da lui, come da altri nel passato, grave danno ha subito l’infelice città nostra”: lo scriveva Giovanni De Caesaris già allora. 5 6 lacerba 7/2013 lacerbaonline.it lacerbaonline.it lacerba 7/2013 Bilancio di sinistra? Macché di Matteo Tresca, consigliere comunale di minoranza L’AMMINISTRAZIONE METTE ALCUNE TOPPE MA LA SOSTANZA NON CAMBIA, PENNE E’ IN DECLINO E MANCA LA VISIONE PER RIPARTIRE “Da Livorno a Portoferraio”: la corale Di Jorio al teatro di Atri Il 14 e 15 dicembre prossimo, nella suggestiva cornice del Teatro Comunale di Atri, il Coro “Antonio Di Jorio” porterà in scena la divertente operetta “Da Livorno a Portoferraio”, composta nel 1917 da Antonio Di Jorio per il Teatro dei Riuniti di Siena. Le scene, con gli attori in costumi d’epoca, saranno accompagnate da una grande orchestra formata da venticinque professori e diretta dal Maestro Concezio Leonzi. E’ possibile acquistare i biglietti presso il botteghino del Teatro Comunale di Atri, tutti i giorni dalle ore 10,30 alle 12,30. Gli spettacoli avranno luogo sabato 14 dicembre alle ore 21 e domenica 15 dicembre alle ore 17,30. Il Coro “Antonio di Jorio” con questa iniziativa si conferma punto di riferimento importante del panorama culturale e artistico abruzzese. Alessio Turchi La discussione sul bilancio di previsione del comune di Penne quest’anno è in realtà un pre-consuntivo visto che siamo ormai alla fine del mese di novembre. Discutiamo di un bilancio particolare, con poca chiarezza sulle normative e con lo svuotamento di competenze dei consiglieri comunali ridotti al ruolo di notai per decisioni prese altrove. Lo dimostra anche la limitata discussione politica, nonostante le proposte avanzate dalle forze politiche ed i diversi emendamenti di merito presentati. C’è la consapevolezza che il Comune si è trovato ad avere enormi difficoltà a predisporre il preventivo per l’assenza di dati certi relativi alle entrate: situazione ancora più incerta per effetto della decisione del Governo di sospendere il pagamento della rata IMU per l’abitazione principale senza indicare in modo chiaro le entrate compensative per i Comuni e senza fornire risposte ai problemi di liquidità che si sarebbero determinati. Proprio per questo occorreva assumere decisioni nette capaci di dare respiro all’economia cittadina. Sulle scelte di fiscalità locale, ad esempio, era necessario bloccare i paventati aumenti di tutti i tributi e tariffe tenendo conto della situazione di particolare difficoltà delle famiglie e delle imprese. Avevo proposto di applicare un’aliquota agevolata per le abitazioni affittate a canone concordato e di introdurre anche un’aliquota di vantaggio per i locali commerciali e artigianali affittati a canone concordato con un coinvolgimento nella sperimentazione di tutte le associazioni interessate. Il complesso delle misure e degli orientamenti proposti avrebbe consentito in modo concreto, fra straordinarie difficoltà, di fornire risposte, pur parziali, al disagio crescente di tante famiglie e imprese. Da parte dell’amministrazione vi è stato solo un timido tentativo di venire incontro alle esigenze delle giovani coppie nel centro storico e poco altro. L’attuale maggioranza ha superato ormai la metà della consiliatura, mi sarebbe piaciuto confrontarmi sulle scelte necessarie per aiutare la nostra città ad uscire dal triste declino degli ultimi anni. Invece ancora una volta devo constatare che è solo un bilancio che mette in fila un’insieme di cifre. Manca di progettualità, di scelte di fondo, di idee e di coraggio. Questo fa capire in che modo si intendono governare ed amministrare i beni comuni. Avrei voluto dire: “Ecco finalmente un bilancio di sinistra!”, o anche di centrosinistra... invece niente. La mancanza di una visione di città porta l’amministrazione a mettere alcune toppe, anno dopo anno, per far fronte alle esigenze legate al rispetto del patto di stabilità ed agli altri parametri contabili. Ciò senza che vi sia una reale prospettiva di cambiamento. PenneSì ha proposto una linea da seguire attraverso una serie di emendamenti al bilancio che riguardano lo sviluppo del centro storico, le politiche giovanili, il turismo, la scuola, la cooperazione ed il sociale con l’intento di stimolare le forze di governo cittadine a cambiare rotta. Per ora invece l’amministrazione continua a portare avanti una politica di bilancio priva di uno sbocco che non sia il tirare a campare, una sorta di galleggiamento che si regge su misure tampone (di volta in volta diverse, il piano della sosta, l’aumento dei tributi, le alienazioni, ecc.). L’auspicio è che anche attraverso il contributo e le proposte dell’opposizione, possano essere affrontate e risolte alcune scelte di fondo in modo da fornire le risposte necessarie al sempre più urgente rilancio della città e ai bisogni concreti dei cittadini. 7 lacerbaonline.it lacerba 6/2013 BRIONI e le maglie perfette Numeri da punta di diamante del gruppo per la Roman Mode. Come e perché i suoi lavoratori incassano 2.700 euro annui in più CIVITELLA CASANOVA - Sono trentatre, di cui venti operai, ma possono essere soddisfatti di come vanno le questioni lavorative. Si tratta dei dipendenti della Roman Mode srl, l’azienda punta di diamante (utile milionario nel 2012) del gruppo Brioni con sede a Santa Maria Mirabello di Civitella Casanova, dove si producono maglie per una clientela maschile di lusso, che possono contare su un contratto aziendale che integrerà lo stipendio base con circa 2.700 euro lordi all’anno; un patto che li accomuna ai colleghi pennesi della Roman Style. Ne danno notizia i rappresentanti sindacali unitari Simone Desiderio e Marcello Zappacosta, insieme con Leonardo D’Addazio della Femca-Cisl, unica organizzazione sindacale presente nello stabilimento vestino. Il contratto integrativo, firmato dalla direzione aziendale rappresentata da Mario Morelli e Pierpaolo Petrucci con l’assistenza di Fabio Scalzini per Confindustria, prevede un premio annuale legato alla presenza di 525 euro, penalizzato solo dalle assenze per malattia: il premio sarà erogato nel prossimo mese. C’è poi l’indennità sostituiva di mensa che, considerando mediamente 22 giorni lavorativi ogni mese, integra lo stipendio di 100 euro netti. Non solo. A tutti e venti gli operai addetti direttamente alla linea produttiva (oltre ad essi in organico figurano 8 impiegati, un dirigente e quattro definiti altri), viene attribuito un extra non assorbibile di 40 euro al mese valido anche ai fini dei contributi pensionistici, trattamento di fine rapporto e tredicesima. “Una voce importante, se pensiamo che equivale di fatto ad un miglioramento del livello retributivo del contratto nazionale che si aggira sui 50 euro”, osserva Leonardo D’Addazio. A tutto ciò va aggiunta la conferma di una serie di agevolazioni in campo sociale da un anno già in vigore alla Roman Mode e che ricalca quelle della Roman Style di Penne, e cioè: 250 euro di voucher, il totale rimborso del trasporto pubblico, quello per gli asili nido e del doposcuola per i figli dei dipendenti nella misura del 50% e fino al decimo anno di età. Significativo appare anche l’intervento aziendale che completerà il contributo fino al 2,5% per gli iscritti alla previdenza complementare di Previmoda: ne deriva un vantaggio per il lavoratore pari a 200 euro all’anno. La Roman Mode srl è controllata dal socio unico Brioni spa ed è amministrata da Francesco Pesci e Luca Trabucco. Ha un capitale sociale di 1 milione 275 mila euro, ha chiuso il bilancio 2012 con un utile di 2 milioni 240 mila euro (destinato a riserva straordinaria), grazie a ricavi per 16 milioni 876 mila euro. E dire che lì in quell’opificio, acquistato all’asta, aleggiava lo spettro della Quattro Stelle, la fabbrica di pannolini fallita con mille sospetti di truffe e che aveva sede a Penne. Berardo Lupacchini I sindacati mettono i paletti ai francesi Esuberi SOFT o GUERRA PENNE - Sul futuro dei 60 esuberi, di cui 52 lavoratori abruzzesi e vestini soprattutto, i sindacati chiedono garanzie precise alla Brioni, la ben nota casa di moda del gruppo Kering (già Ppr). I costi indiretti del ciclo produttivo vanno ridotti e ciò significa che a rischio stavolta sono gli impiegati, in particolare. “Il confronto sugli esuberi che l’azienda dichiara e che noi contestiamoaffermano Cgil, Cisl e Uil e la rappresentanza sindacale unitaria di Penne e di Monte bello di Bertona- deve essere aperto e non blindato sui suoi numeri. Lo squilibrio è stato creato da Brioni che ha assunto indiscriminatamente durante il processo di mobilità degli operai. Quindi, chiediamo: assenza di espulsioni indiscriminate che determinerebbero conflitti sociali pesanti. Poi- aggiungono Domenico Ronca, Leonardo D’Addazio e Luca Piersante- vi sia l’apertura di una mobilità incentivata con il solo requisito della non opposizione al licenziamento, se ciò non dovesse essere sufficiente possiamo discutere sull’utilizzo di un diverso ammortizzatore sociale, per un numero limitato di lavoratori, che venga individuato con criteri oggettivi sulla base di quelli indicati dalla legge 223 del ’91, e che prioritariamente, intervengono sull’anzianità di servizio e sul carico di famiglia. Un ammortizzatore sociale finalizzato alla riqualificazione dei lavoratori ed al loro riutilizzo in azienda alla fine del percorso; integrazione dell’assegno Inps fino a concorrenza del 100% del reddito percepito da ogni singolo lavoratore”. I sindacati vogliono anche conoscere il piano industriale, dopo quello commerciale, per dare certezze nel lungo periodo ai lavoratori e per evitare che si riparli di esuberi. Francesco Pesci, timoniere di Brioni (commercializza il marchio) e di Roman Style (uomini e mezzi produttivi), rassicura: parla di un buon 2013 e di un 2014 di forte accelerazione. 9 10 lacerba 7/2013 lacerbaonline.it NEI CASSONETTI E’ STANGATA CONTINUA Dopo il rincaro del 46% del 2011, ora arriva Tares. Un tributo con famiglia a carico PENNE – Una famiglia di tre persone che vive in un appartamento non del centro storico di circa 100 mq. Nel 2012 pagava di tassa rifiuti, l’ex Tarsu, 267 euro, ma che con il nuovo tributo sull’immondizia per quest’anno ha un conto più salato di 75 euro, oltre il 28% in più. Saldo finale a dicembre, dopo il passaggio in consiglio comunale del regolamento e delle tariffe, di poco meno 150 euro. Certo, non tutto il tributo andrà al Comune: quella famiglia finirà per versare infatti 30 euro allo Stato e 10,7 euro alla Provincia come adizionale. Effetto Tares, dunque. Eccolo infatti al debutto il tributo su rifiuti e servizi, il famigerato Tares. L’amministrazione D’Alfonso l’ha deliberato ed ha promesso sconti ad esempio alle giovani coppie (anche di fatto) residenti nel centro storico e alle famiglie più numerose, quelle più penalizzate. Un aumento significativo delle bollette: per l’ente un incasso previsto di 1.886 mila euro finalizzato a coprire per intero il costo del servizio. Un servizio che l’amministrazione D’Alfonso intende rendere migliore dal nuovo anno con una raccolta differenziata porta a porta di cui dovrà occuparsi il nuovo gestore dei rifiuti. Ma intanto adesso una famiglia di due persone pagherà una tariffa fissa di 0,88 euro per metro quadrato cui si aggiunge quella variabile pari a 213,16 euro; a tutto ciò si sommano la quota di 0,30 euro a mq. che andrà allo Stato e il 5% calcolato sul tributo complessivo, ma destinato alla Provincia. A Penne la vecchia Tarsu, era già stata aumentata del 46% due anni e mezzo fa dall’attuale governo cittadino e portata da 1,71 euro a metro quadrato a 2,50 euro. Per il Tares cambia il discorso poiché valuta, oltre all’immobile, anche la grandezza della famiglia: più è ampia e più paga perché produce più rifiuti. Per un nucleo di 3 componenti si pagherà una tariffa fissa di 0,95 euro a mq. più 232,11 euro di tariffa variabile, oltre a euro 0,30 a mq. per l’erario e il 5% alla Provincia. Una famiglia di 4 persone parte da 1,02 euro di tariffa fissa a mq. incrementata dalla quota variabile di 286,58 euro, 0,30 euro a mq. allo Stato e il 5% alla Provincia. Un’abitazione dove vivono 5 persone è costretta a pagare 1,03 euro a mq. più 364,74 euro, più 0,30 euro a mq. e il 5% alla Provincia. Va ancora peggio ad un nucleo da sei o più componenti: tariffa fissa di 0,99 euro a mq. e tariffa variabile invece di 422,77 euro, oltre alla quota statale e provinciale. Per le utenze non domestiche, la stangata è per ristoranti e bar: per i primi, 3,85 euro a mq. di tariffa fissa più 8,06 euro a mq. per quella variabile, più euro 0,30 a mq. allo Stato e il 5% alla Provincia; per un bar o una pasticceria 3,58 euro a mq. di tariffa fissa, oltre a 7,29 euro a mq. della variabile, oltre al resto. Dopo gli acconti sull’80% della tassa rifiuti 2012, entro dicembre al Comune, via Soget, bisognerà saldare il conto. RIFIUTI INGOMBRANTI Un cassonetto spostato e che ora occupa un posto auto, uno dei pochi non a pagamento, in via Caselli. E’ posto sotto l’abitazione del sindaco: un’agevolazione al primo cittadino o, come qualcun altro pensa, il tentativo di fargli arrivare cattivi odori? lacerbaonline.it lacerba 7/2013 Volano rifiuti e parole Accuse reciproche tra Giovanetti e Starinieri. Loretesi salassati per Tares. LORETO APRUTINO – Un Consiglio Comunale così “rissoso” sotto l’aspetto verbale e dai toni usati, non si era mai svolto nella vita amministrativa di Loreto. Neanche le migliori performance del consigliere Alberto Cerretani, nei suoi dieci anni di consiliatura, hanno raggiunto i livelli di tensione che si sono visti nell’assise di lunedì 11 novembre, tant’è che ad un certo punto la seduta è stata sospesa dal presidente del Consiglio Comunale. Il tema clou della serata era l’aumento del TARES, pagato, dai loretesi, nel 2013 il 50% in più rispetto al 2012. Starinieri e Giovanetti si sono puntati a vicenda l’indice per il salasso finanziario che sarà praticato ai cittadini loretesi, usando parole pesanti e toni esasperati. Il primo cittadino ha ricordato più volte all’ex sindaco Giovanetti che era lui il delegato all’igiene urbana e che a causa della sua incapacità non si era preoccupato, a marzo 2012 data di scadenza del contratto con l’Ecologica srl, di predisporre un bando pubblico per il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti dovendo, necessariamente, prorogare il contratto alla stessa società con costi elevati per tutta la collettività. Dal canto suo Giovanetti ha rammentato a Starinieri che lui e la maggioranza che lo sosteneva hanno prima bocciato il bando tra Comuni associati che prevedeva il servizio in questione e che poi hanno bocciato il bando pubblico, emanato qualche mese dopo dal Commissario Prefettizio. “ La colpa è di entrambi – dice Cerretani – da una parte Starinieri è responsabile sotto l’aspetto politico in quanto lui sosteneva il governo Giovanetti, mentre l’ex sindaco ha gestito superficialmente la problematica non preoccupandosi alla scadenza del contratto nel 2012. Questo problema lo posi, nel 2011 un anno prima della scadenza dell’affidamento del servizio, al primo consiglio comunale avvertendo la maggioranza Giovanetti che tra le tante cose il problema del servizio di raccolta rifiuti era la cosa più importante da affrontare, ma puntualmente non sono stato ascoltato. Questa faccenda pesa ulteriormente considerando anche il fatto che il servizio affidato ad Ecologica dall’ex sindaco Passeri è costato alle casse comunali 300 mila euro in più all’anno e con le diverse proroghe fatte da Giovanetti e con l’aumento avvenuto nel 2013, abbiamo bruciato in due anni 700 mila euro.” Fatto sta e che una famiglia media con un’abitazione di 140 metri quadri, fino all’anno scorso pagava 300 euro quest’anno arriverà a sborsare almeno il doppio: 600 euro. Il conto sarà salatissimo anche per i nuclei famigliari numerosi in quanto il TARES applica il principio che paga chi produce più rifiuti. Per l’anno prossimo, aspettando l’affidamento del servizio alla vincitrice del bando, le tariffe scenderanno notevolmente tornando ai livelli degli anni precedenti, ma qualcuno già scommette che a dicembre ci sarà qualche ricorso al TAR da parte di quelle società che il bando lo hanno perso, facendo ulteriormente prorogare l’attuale servizio all’Ecologica srl con la conseguenza che il TARES resterà anche nel 2014 pressocchè uguale. 13 14 lacerba 7/2013 lacerbaonline.it Vi spiego il perché Tutto sul tributo per i rifiuti. Parla il sindaco. Starinieri: tariffe solo per quest’anno. “Io mi assumo tutte le responsabilità in merito alla TARES – dichiara il primo cittadino Gabriele Starinieri – ma tengo ad evidenziare l’incapacità dell’ex sindaco Giovanetti di mettere in atto con tempestività e collegialità un’azione amministrativa incisiva per espletare una nuova gara di appalto. Questa è la ragione principale per cui la TARES andrà ad incidere pesantemente sulle tasche dei cittadini. Ma passiamo ai fatti: il gruppo consiliare Italia dei Valori (IDV) al quale appartenevo, organizzò il 30 novembre 2011 un’assemblea pubblica i cui argomenti erano la variante PRG e l’imminente scadenza del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti urbani. Giovanetti intervenne in assemblea dichiarando che ultimato lo studio di fattibilità proponeva l’ appalto associato con altri dodici comuni. Purtroppo molti consiglieri di maggioranza non condividevano la scelta e rimarcavano che la scadenza ormai imminente, febbraio 2012, non avrebbe consentito percorsi alternativi alla gara di appalto diretto. Sempre lo stesso gruppo IDV presentò il 21 febbraio 2012 un documento politico programmatico, con il quale si sollecitava la disdetta alla MARV, l’uscita dalla RISCO e, visto che non era ancora bandito l’appalto, bisognava, ed allora era ancora possibile, chiedere la proroga a condizioni migliorative economiche e di qualità. Mi preme ricordare che la disdetta alla MARV fu tra i primi interventi del Commissario Prefettizio che, dopo aver approvato il bilancio, pubblicò il bando di gara per un nuovo appalto (12 dicembre 2012). Inoltre, faccio presente che la RISCO è stata posta in liquidazione così come deliberato nel rinnovato Consiglio Comunale del luglio 2013. Però Giovanetti, in campagna elettorale, ha sostenuto che la responsabilità del mancato affidamento del servizio di raccolta rifiuti, era della maggioranza che lo sosteneva che prima non volle approvare in Consiglio il bando tra Comuni associati e poi il bando pubblico. Nel marzo 2012 Giovanetti fece una ordinanza sindacale alle condizioni fino ad allora in atto, dimenticando il ” manifesto giallo” pubblicato, da lui stesso nel 2008, in qualità di segretario PD. Intanto con la lentezza decisionale che lo contraddistingue, portò l’amministrazione a non prendere decisioni in merito alla partecipazione all’associazione con gli altri comuni che scadeva a metà giugno, arrivando così all’inutile Consiglio Comunale del 10 Luglio, dove alcuni consiglieri si videro costretti non partecipare alla seduta ed altri si unirono al voto contrario dell’opposizione. Tengo a precisare che il nostro Comune, avendo oltre cinquemila abitanti, non era tenuto ad associarsi, né era dimostrato nessun vantaggio economico derivante dall’appalto associato tant’è che tutti i Comuni hanno proceduto poi singolarmente al servizio. Intanto, passavano i mesi e Giovanetti in data 10 ottobre 2012 rassegnò le proprie dimissioni da Sindaco. Su pressione dei consiglieri di maggioranza, per evitare guai amministrativi al nostro Comune e a lui personalmente, il 14 ottobre fu convocata la commissione per l’approvazione delle tariffe, al fine di compiere gli atti preliminari al bilancio comunale e, qualora il Sindaco dimissionario non si fosse ravveduto, permettere al Commissario Prefettizio l’approvazione del bilancio. Da questi ritardi deriva l’emissione dei ruoli TARSU 2012 solo a gennaio 2013, costringendo i cittadini a pagare TARSU 2012 e TARES 2013 contemporaneamente. Va precisato, che mentre il Sindaco dimissionario si divertiva a fare numeri al Supercinema Teatro, non aveva i numeri in Consiglio Comunale e pertanto fu respinta la sua proposta di appalto preconfezionato non si sa da chì. Successivamente ci fu una riunione dove si invitava il Sindaco dimissionario a tornare sui suoi passi per consentire la conclusione dell’iter del PRG. Non ritirò le dimissioni lasciando che fosse il Commissario Prefettizio ad approvare bilancio e Piano Regolatore, dimostrando così che era lui a lasciare il paese in balia delle onde e non la sua maggioranza.Fu chiaro che al cinema Giovanetti aveva lanciato la campagna elettorale per le future elezioni. Comunque sia alla fine della fiera le tariffe aumentano del 50 per cento. La TARES prevede tre componenti: la prima destinata alle casse del Governo ed è di 30 centesimi al metro quadro (la famosa tassa per i servizi indivisibili); una relativa ai metri quadri di superficie; la terza legata al numero degli occupanti per abitazione ( il principio della legge è quella che paga chi inquina di più). Riguardo alle attività produttive, la tassa si compone di una quota fissa ed una variabile in base ad alcuni indici stabiliti dal Decreto. La differenza con la TARSU é che la TARES prevede la copertura del 100 per cento da parte dei cittadini. Lo scorso anno la raccolta e lo smaltimento hanno avuto un costo di circa 1 milione 260 mila euro, di cui 960 mila pagati direttamente dai cittadini; il 14% a spese del bilancio comunale, lasciando scoperti alcuni debiti che quest’anno necessariamente dobbiamo estinguere. Nel 2013 pagheremo la tassa sui rifiuti per un importo pari a 1 milione e 645 mila euro che comprende la raccolta, lo smaltimento e maggiori costi pari a 190 mila euro, in cui sono anche compresi l’adeguamento ISTAT dovuto sin dal 2008, più qualche altro debito da saldare entro l’anno. Va precisato che i 140 mila euro di detrazioni a vantaggio di alcune categorie vanno considerati nella spesa totale e quindi a carico dei contribuenti. Tutti gli insoluti emersi non sono mai stati formalmente contestati da Giovanetti. Queste tariffe valgono solo per il 2013? Si perché il Governo non ha ancora deciso che tassa si pagherà l'anno prossimo, ma spero che parta al più presto il nuovo appalto che si prevede più vantaggioso. Fatte le tariffe adesso il bilancio di previsione 2014. L’amministrazione ha già svolto gli atti preliminari, pertanto prevedo che entro i primi giorni di dicembre il bilancio arriverà in Consiglio per l’approvazione. Abbiamo fatto quadrare i conti, sappiamo che ci sono debiti fuori bilancio e, lasciando da parte quelli derivanti da sentenze definitive, sono in attesa delle istruttorie dei responsabili di settore affinché i debiti possano essere portati all’attenzione del Consiglio Comunale per una eventuale riconoscibilità. Ci racconti di cosa vi siete occupati in questi primi mesi di amministrazione. Nei primi mesi abbiamo pensato molto alla viabilità, cercando di migliorarla il più possibile. Da novembre abbiamo assunto, tramite agenzia interinale, tre operai per un periodo di due mesi allo scopo di incrementare la manutenzione del patrimonio comunale. A breve partirà la ricostruzione della strada di Via Gerardo Rasetti finanziata dal Genio Civile, dall’ACA e dal Comune. Stiamo ripristinando la funzionalità della Sala Polivalente e approntando molti lavori nelle scuole. A proposito, colgo l’occasione per lanciare un appello: con l’arrivo della nuova dirigente scolastica, Dott. ssa Lorella Romano, sono emerse delle criticità nel funzionamento delle scuole, pertanto invito le famiglie a partecipare alla riunione del 27 novembre al fine di approdare a soluzioni condivise. Il gruppo dell’IDV, di cui lei faceva parte, ha fatto la scelta di aderire al Partito democratico. In occasione del recente congresso del PD, gran parte del gruppo IDV, insieme ad altri cittadini simpatizzanti ha aderito al Partito Democratico. Personalmente ritengo importanti i contenitori politici ma anche i contenuti, pertanto la mia formazione, riformista e progressista, può trovare all’interno del Partito Democratico le basi per un sano confronto politico con le diverse anime della maggioranza ma soprattutto con le altre formazioni politiche che non siano cartelli elettorali. 16 lacerba 7/2013 lacerbaonline.it PIOVE SUL BAGNATO INASCOLTATE LE VECCHIE RICHIESTE DI AIUTO LORETO APRUTINO – Oltre ai danni causati dal maltempo che nei giorni scorsi ha interessato i comuni dell’area vestina ci sono anche quelli generati dalla cattiva gestione del territorio da parte degli Enti Pubblici. Le foto testimoniano i danni subiti da due cittadini loretesi che da tempo sollecitano la pubblica amministrazione ad intervenire. Purtroppo un vecchio proverbio recita: “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire” e così, nostro malgra- do, prima o poi le cose accadono. Corrado Coletta già dieci anni fa si rivolse alla Prefettura di Pescara e alla Provincia per segnalare che in caso di forte pioggia l’acqua, proveniente dalla strada provinciale, invade i terreni adiacenti la sua abitazione, creando una situazione di pericolo per i residenti della zona. Infatti nei giorni dell’emergenza sono stati costretti ad abbandonare il proprio domicilio alle due di notte, a causa della frana che poi ha inva- so l’area circostante l’immobile. Analoga situazione presso l’abitazione di Pierluigi Di Mascio dove fango e acqua hanno invaso i locali commerciali della sua attività, creando danni per oltre 50 mila euro. Per la mancanza di cunette ai bordi della strada comunale, l’acqua che scorreva lungo la strada brecciata ha invaso i suoi locali. Anche in questo caso Di Mascio da anni segnala il pericolo al Comune di Loreto Aprutino ma nulla è stato fatto. lacerbaonline.it lacerba 7/2013 FOBIE DA INGRESSO E DA DEFLUSSO di Jacques De Molay Nell’ultimo numero del Lacerba abbiamo intervistato il nuovo Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo di Loreto Aprutino. L’intenzione era quella di farla conoscere ai cittadini ma, alla luce dei fatti, si è trattato di un articolo superfluo in quanto questa si è fatta conoscere abbondantemente da sè. Appena arrivata infatti ha inviato sue comunicazioni di saluto all’indirizzo del Sindaco, dei docenti e genitori nonché a tutte le realtà associative di qualsivoglia genere presenti sul territorio. Dopo tale presentazione erga omnes, è iniziato un nutrito epistolario con le famiglie degli alunni. Il primo problema posto è stato quello del peso degli zainetti scolastici. Nei primi 4-5 giorni dell’incarico il Dirigente ha effettuato la pesa degli zaini con la tecnica del campionamento statistico, ha calcolato la media ponderata del peso degli stessi e quindi ha valutato che il peso pro-capite era eccessivo. Fatto questo ha impartito disposizioni a docenti e genitori minacciando “controlli a campione sul peso degli zaini”. Mentre faceva questo partoriva anche la: “Proposta Comitato Genitori”. Un organo tutto nuovo della scuola nel quale sono membri di diritto tutti i genitori degli alunni facenti parte degli Organi Collegiali, 55 genitori circa, nonché tutti i genitori che lo desiderino, quindi potenzialmente altri 1400 genitori circa. Per riunire agevolmente tale organo potrà essere utilizzata la tribuna dello Stadio “S. Acciavatti”, in quanto a Loreto quello è l’unico luogo capace di contenere tale folla. Le competenze affidate a questo organo non sono altro che la sommatoria di quelle degli Organi Collegiali. Chissà se la Dirigente conosce il valore della Democrazia Rappresentativa? Dopo qualche altro giorno, una bella mattina, la nostra Dirigente è stata colta da una crisi di “Deflussofobia”; tale è il terrore che colpisce l’adulto quando i bambini escono da scuola. In preda a tele turbamento ha inviato a tutti i genitori un foglio già pronto con il quale i genitori medesimi formulavano una istanza al Dirigente. Questa consiste in una richiesta per l’uscita autonoma dei propri figli al termine delle lezioni. Nell’istanza i genitori devono dichiarare una infinità di cose che spaziano dall’essere a conoscenza di inesistenti criteri e modalità prescritte in merito alla vigilanza, di essere consapevoli che ogni e qualsivoglia responsabilità ricade sui genitori medesimi ecc. Sempre nello stesso documento s’impegnano, in pratica, a non perdere mai di vista i propri figli. I genitori di Loreto che fino ad oggi, evidentemente, se ne sono fregati altamente della sicurezza dei propri pargoli, sono stati costretti a prendere atto di essere genitori degeneri e a fare quindi ammenda, impegnandosi nel futuro ad assumere finalmente ogni loro responsabilità. Una istanza del genere è legalmente inutile come dimostrato dalla giurisprudenza consolidata, non si comprende proprio come sia stata partorita da una persona sì giuridicamente dotta che avrebbe voluto, addirittura, fare il Giudice del Tribunale dei minori. Viepiù che fino ad oggi, i genitori che hanno prodotto tali domande, sono ancora in attesa della comunicazione di accoglimento o di rigetto dell’istanza. Dopo qualche giorno agli stessi tutori è stato somministrata, da sottoscrivere, una dichiarazione con la quale si impegnavano, al contrario della precedente, a prelevare personalmente i figli da scuola. A questo punto, i genitori già disorientati sono finiti proprio nel pallone. Sembrava che la crisi deflussofobica fosse cessata quando vi è stata una recrudescenza. Infatti un giorno, qualche attimo prima del suono della campanella d’uscita, gli ignari genitori impegnati nella solita attesa davanti al portone della scuola primaria del Centro Urbano sono stati “perentoriamente” invitati, personalmente dalla Dirigente, ad uscire dal recinto della scuola ed a trasferirsi per la maggior parte di loro sul marciapiede di fronte, al fine di evitare la sedicente ressa che si verifica all’uscita. Frapporre una strada statale molto trafficata tra 300 alunni di scuola primaria che escono e i rispettivi genitori che attendono è come innescare una bomba ad alto potenziale. Infatti, le braccia con paletta estese dell’agente non riescono certo a contenere la spinta dei pargoli che, avvistato il genitore, si fiondano verso di esso passando sotto le braccia del vigile e calandosi a capofitto nella traffico della strada. Nel giro di qualche giorno si è evitato più volte e per un soffio un disastroso investimento è così, la nostra, ha compreso che tale soluzione era ben più peggiore del male. Allora ha dato attuazione al piano “B”: uscita dalle porte di servizio. Adesso i pargoli escono non da un’uscita principale ma da due uscite poste sul retro, lato giardino. I genitori che hanno 2 figli non sanno bene presso quale porta posizionarsi per recuperarli entrambi. Inoltre, uscendo dal basso, i bambini non hanno più il vantaggio di poter osservare i genitori in attesa da un punto elevato mentre scendono per la gradinata principale ma si trovano a guardarli dal basso e, per identificarli, sono costretti a muoversi a caso tra le persone in attesa. Come se non bastasse, centinaia tra genitori e piccini si muovono tra gli scuolabus in attesa del carico. Non si capisce veramente come facciano questi poi a muoversi senza rischiare di travolgere qualche ritardatario o qualche bambino allontanatosi troppo dal genitore. C’è da dire che d’inverno poi tra erba, ghiaia e pozzanghere, riprendere i bambini da scuola si trasformerà in una specie di ritirata di Russia. Alcuni genitori asseriscono che i prossimi tentativi per l’uscita dei pargoli consisteranno nella discesa dalle finestre attraverso la corda doppia, per provare poi con il salto sul telone dei VV.FF. Infine si tornerà al vecchio metodo dell’uscita principale, magari migliorandolo scaglionando l’uscita dei due piani con due trilli di campanella separati a distanza di cinque minuti l’uno dall’altro. Mentre la nostra è ancora presa dalle paure dell’uscita un’altra crisi si presenta improvvisa: “l’ingressofobia”. Tale è la paura che coglie l’adulto all’ingresso nella scuola dei fanciulli. I genitori lauretani si sono visti recapitare una missiva, dal Dirigente Scolastico, con la quale si affermava che l’ingresso a scuola è fissato alle ore 8:25. Viepiù, avocando a sé i poteri di sostituzione, ha sancito che: “solo chi ha fatto richiesta del servizio di pre-scuola ed ha ottenuto risposta affermativa dal comune può presentarsi prima di tale orario”. A tal proposito c’è da dire che uno dei pochi servizi funzionanti del comune è proprio quello del pre, post-scuola. L’Ente riserva tale servizio a tutti i cittadini e lo offre gratuitamente, attraverso l’affido del servizio al locale Circolo Pensionati. Il Dirigente sconosce però tale realtà, nonostante che le comunicazioni in tal senso ricevute e datate 9 e 18 settembre 2013, con le quali il comune informa dell’attivazione del servizio e fornisce i nomi degli operatori preposti; nonostante che la determinazione è rinvenibile sul sito del comune. C’è da chiedersi quali competenze rimangono al sig. Prefetto se il controllo degli atti del comune è demandato al Dirigente Scolastico? Come chiosare? La sicurezza è una cosa seria ovunque e si affronta con chiarezza e condivisione delle procedure; procedimenti empirici fatti per tentativo-errore questi sì che possono essere molto pericolosi. In tutto questo caos comincia a sentirsi l’assenza della voce del primo cittadino. 19 20 lacerba 7/2013 lacerbaonline.it lacerbaonline.it Mamma mia, che tonfo! Ma è mai possibile che l’incolumità pubblica non è garantita in questo paese? Ognissanti col pàthos Cronaca di una vicenda dolorosa tra i cipressi di Collefreddo Qui in alto il selciato dissestato, causa di diverse cadute di Mauro Soccio LORETO APRUTINO. Il bus-navetta che garantiva il trasporto gratuito dei visitatori dalla piazza al cimitero e ritorno, funzionava perfettamente e con la sua veste particolare che simulava quella del trenino ex-F.E.A. dismesso nell’ormai lontano 1963, suscitava un patetico amarcord condito con sensazioni di simpatia. Tutto si svolgeva secondo la tradizione e nulla lasciava presagire ciò che poi è dolorosamente accaduto. Non ricordo di aver mai assistito a qualcosa del genere, a quanto ho avuto modo di vedere con occhi esterrefatti il giorno di Ognissanti dell’Anno Domini 2013, all’interno del Cimitero della mia sfortunata cittadina. Una scena drammatica in cui l’ignara protagonista si è vista carambolare pericolosamente a terra (ore 16,15) e rimanere per parecchi minuti in quella posizione, infortunata, dolorante e raffreddata prima di essere soccorsa professionalmente da un medico di passaggio che ha consigliato di attendere su una sedia l’arrivo dell’ambulanza (ore 16,50). Al proposito si nota l’eloquenza delle immagini gentilmente fornite dal fotografo Achille Rasetta. Mi sono avvicinato per mettermi a disposizione di un qualsiasi aiuto ma constatando che già alcune samaritane avevano autonomamente provveduto a prestare i primi e delicati soccorsi, mi sono limitato ad osservare la brutta scena a debita distanza ed in disparte per cercare di capire il movente dell’accaduto. Ho rivisto la poveretta cadere pesantemente a terra, improvvisamente, senza apparente alcun motivo e il bouquet di fiori che stringeva tra le mani (crisantemi bianchi e una rosa) volare via ad alcuni metri di distanza. Ma non ho potuto vedere il punto d’impatto col destino beffardo, in quanto la scena era coperta dal groviglio di sagome e di gambe che connotava il viale alberato, per l’occasione frequentato da una folta schiera di visitatori. Trascorsi pochi attimi, immediatamente si svelava agli occhi di tutti i presenti, il punto critico che caratterizzava il lastricato di mattonelle bituminose prospiciente la tomba di famiglia di Giacomo Acerbo. Il movente, a questo punto, era proprio semplice da ricostruire, suscitando immediati parallelismi con le vicissitudini di Sherlock Holmes e del suo fido compagno, al quale spesso il noto investigatore uscito dalla fantasiosa penna di Conan Doyle, si rivolgeva con la stessa esternazione (popolarissima) di sempre: “-Elementare Watson ”! Alcune mattonelle erano state sollevate dal piano di calpestio probabilmente dalla forza delle radici dei cipressi, e si ponevano come pericolosissimi ostacoli al tranquillo camminare. Il rigonfiamento del viale interessava circa un metro lineare di lastricato, lasciato così incustodito, non soltanto senza essere stato urgentemente riparato, lacerba 7/2013 come l’importanza dell’annuale ricorrenza imponeva, ma nemmeno segnalato. La povera sfortunata che nel frattempo era preda della sudorazione provocata dallo shock, era costretta a chiedere ai presenti la cortesia di provvedere a collocare i fiori, raccolti da terra, al loculo a cui erano destinati. Lei non poteva farlo, non potendosi muovere dalla posizione assunta. Una signora mi anticipava nel soddisfare il desiderio dell’infortunata. Tra le persone che si avvicinavano coglievo esternazioni tipo: “-Mamma mia, che tonfo! Ma è mai possibile che l’incolumità pubblica non è garantita in questo paese? Stiamo proprio toccando il fondo. Di questo passo chissà dove andremo a finire”! Ma c’era anche chi se l’era vista brutta nella mattinata: “-Anch’io ho rischiato di cadere nello stesso punto dove ha impattato la signora. Per fortuna sono riuscita miracolosamente a scampare al pericolo”. “-Io, invece, ieri mattina – esclamava una donna matura che abita nelle vicinanze della chiesa di Santa Maria in Piano – ho rischiato di fare la stessa fine della sfortunata signora in questo stesso punto. Non so quale santo mi abbia aiutata per non farmi cadere”. Vengo, poi, a sapere del grave incidente occorso nello stesso punto due giorni prima ad una signora di Via Santa Maria in Piano che subiva fratture in più punti del corpo, presentando il busto ed un braccio comple- Sopra, seminascosta, l’infortunata sulla sedia. Sotto il bus-navetta della GTM con la veste dell’ex trenino FEA. A lato: i soccorsi alla signora infortunata; in basso il braccio fasciato di un’altra vittima del cimitero. tamente immobilizzati dal tutore. La stessa mi raccontava di un altro incidente evitato per un soffio, da un signore abitante nella zona dei Cappuccini, nel medesimo punto del viale del cimitero. Indagando su questi incresciosi fatti balzano fuori altre verità legate alle irresponsabilità amministrative del paese: cittadini infortunatisi dopo cadute accidentali su tratti di marciapiedi dissestati fortemente. Soprattutto nei tratti di Via Cappuccini prospiciente l’abitazione degli eredi di Antonio Bonfiglio (Cuccèutte) e del negozio di ortofrutta “Frutteto Magico” (Jammifèmmine): da quanti anni sono rimasti così…incompiuti? E perché? Mi si racconta anche di un cittadino di passaggio che alcuni giorni orsono, è caduto lussandosi una caviglia urtando le mattonelle divelte sul marciapiede del giardino di Santa Maria in Piano, ridotto in uno stato pietoso e pericolosissimo all’incolumità pubblica. Eppure lì, sia per la presenza dei turisti che per i matrimoni e per le messe che si celebrano nella chiesamoumento nazionale- il flusso e l’accentramento delle persone sono consistenti. Si potrebbe continuare all’infinito ma credo che non ne varrebbe la pena, perché la risposta che ti danno quando provi a chiedere il perché, è sempre la stessa: “-Tanto siamo assicurati. Non ci sono problemi”. Alla faccia di chi ci capita. Pensavo che le sufficienze con cui si affrontano i problemi del paese fossero così platealmente evidenti da lasciare poco spazio a sotterfugi o giustificazioni di sorta. Pensavo che le incongruenze e le inefficienze che connotano la nostra cittadina da alcuni anni, fossero alle nostre spalle. Evidentemente non è così. Il disagio sociale, economico e politico che continua a caratterizzare diffusamente e prepotentemente la vita della Nazione è perfettamente in scala con quello che succede a livello locale ovvero un Pozzo di San Patrizio in cui non si riesce mai a vedere il fondo…della speranza. Ma che i vivi andassero a fare danni anche nella città dei morti...! 21 22 lacerba 7/2013 lacerbaonline.it Quando la politica di Jennifer Di Vincenzo è rosa Nel corso della storia la politica è stata quasi sempre un dominio esclusivamente maschile. Nel corso del tempo e negli ultimi anni in particolare, stiamo assistendo ad una crescita consistente delle cosiddette quote rosa in politica. Un traguardo importante per le donne, e un segnale che, le capacità femminili, sicuramente rappresentano un notevole contributo per la politica. Lacerba ha incontrato Melania Palmucci, assessore alla cultura, pubblica istruzione e servizi sociali del comune di Collecorvino. Una donna a 360°, che è riuscita a conciliare i suoi mille impegni di mamma, moglie e lavoratrice libero professionista, con l’attività politica. L’abbiamo intervistata per comprendere in modo più approfondito cos’è la politica per una donna e come vive questa esperienza. Melania parlaci un po’ di te, della tua vita privata da “donna comune” e spiegaci com’è iniziata la tua carriera politica. Comincio col dire che ho 38 anni e sono una geologa libero professionista. Sono sposata e mamma di due bimbi di 8 e 4 anni. Sono di Collecorvino, ma ho vissuto a Pescara per 10 anni, finchè ho deciso di sposarmi e tornare a vivere nel mio paese di origine. Così, per caso, quando il mio attuale Sindaco, nonché amico di famiglia, ha saputo che sarei tornata a vivere a Collecorvino, ha pensato a me come quota rosa nella nuova lista civica che si stava creando per le elezioni del 2002. La proposta mi ha colto di sorpresa perché non avevo mai pensato che potesse esserci questa opportunità nella mia vita, ed ero anche piuttosto spaventata perché non riuscivo ad immaginarmi come amministratrice e soprattutto non pensavo di esserne capace. Poi ho iniziato a rifletterci, sono stata tranquillizzata da Antonio Zaffiri che avrebbe iniziato con me questa “avventura”, anche lui senza nessuna esperienza politica; inoltre sono una persona molto solare alla quale molto piace interagire con le persone e che soprattutto si butta a capofitto negli impegni che prende e così, con l’appoggio della mia famiglia ho detto:” SI, potete contare su di me”. E le persone hanno avuto fiducia in me, mi hanno eletta nel 2002, confermata nel 2007 e poi anche nel 2011, e ho avuto l’onore di rappresentare la mia comunità come Assessore alla Cultura , Pubblica Istruzione e Servizi Sociali nelle tre legislature. Una donna incontra maggiori difficoltà amministrative rispetto ad un uomo oppure è solo un luogo comune? Per qualcuno potrebbe essere un luogo comune, per me non lo è affatto. Io ho due bimbi di 8 e 4 anni e le prime difficoltà ho iniziato ad incontrarle già in gravidanza perché costretta per entrambe a stare a letto; ed allora la mia casa, per fortuna nei pressi del Municipio, si è trasformata in un vero e proprio “ufficio” per continuare lo stesso a fare il mio dovere di amministratrice. Ma anche dopo e tuttora, conciliare gli impegni lavorativi, l’attività amministrativa, la famiglia (alla quale sono molto legata), i figli,i loro compiti ,lo sport...che caos! Dunque luogo comune o no, è sicuramente più difficile per noi donne trovare il tempo di fare tutto!!! Quanto influiscono le questioni burocratiche nell’affrontare e risolvere i problemi? Vi assicuro che la burocrazia così macchinosa con la quale dobbiamo fare i conti è la più grande nemica per risolve- re le problematiche!Io dico sempre che mi piacerebbe portare avanti un progetto rivolto a tutti i cittadini denominato “AMMINISTRATORI PER 1 ANNO” proprio per far capire realmente tutta la burocrazia che c’è dietro ad un qualsiasi procedimento, anche il più piccolo. Com’è il suo rapporto con i cittadini e quanto è importante? In realtà ho già accennato prima che sono una persona solare e mi piace quindi parlare, ma anche ascoltare le persone. Ecco, io penso che per essere una brava amministratrice oltre all’impegno bisogna saper ascoltare tanto, riascoltare di nuovo e poi mettersi a disposizione realmente e dare un servizio concreto. Comunque ringrazio questa esperienza che sto vivendo anche perché ho avuto modo di conoscere tante persone e con molte di loro ormai c’è un rapporto di amicizia e di rispetto che va ben oltre l’amministrazione. Quali progetti ha realizzato e portato avanti e qual è stato il suo ostacolo maggiore? L’ostacolo maggiore in questi anni è stato cercare di capire e affrontare tutte le problematiche relative ai servizi sociali, veramente un argomento delicato del quale io, che sono una geologa ero completamente all’oscuro. Adesso, dopo una decina di anni scherzocon le assistenti sociali e dico che ne so quanto loro! Devo dire che sono molto soddisfatta per il livello dei servizi raggiunti nel mio Comune, per l’assistenza e tutto ciò che riusciamo a garantire. Certo,da 10 anni a questa parte, i bisogni delle persone si sono moltiplicati esponenzialmente e purtroppo i fondi sono sempre meno…Il fatto di essere mamma in questa esperienza mi è stata utile perché mi ha fatto cogliere molte esigenze delle donne e mamme mie concittadine, quindi in questi anni ho organizzato una serie di servizi per le famiglie a partire dalle cure termali per i bimbi (siamo stati il primo comune ad organizzarlo), le colonie estive per i bambini, il progetto “NUOTO” sia durante l’orario scolastico sia pomeridiano, per finire alla “Festa della Befana”,con la consegna di regali a tutti i bambini del paese. Per quanto riguarda la cultura ho pensato insieme agli altri amministratori di investire i fondi propri del Comune per il ripristino dell’Archivio storico locale. Inoltre abbiamo avuto un finanziamento per l’organizzazione dell’Archivio storico e acquisto di arredi. Che progetti ha per il futuro? Questa risposta non mi è facilissima, naturalmente rispondo dal punto di vista amministrativo: intanto continuare fino alla conclusione del mandato il mio percorso sempre più forte dell’esperienza maturata in questi anni e quindi più sicura e determinata di prima...intanto inaugurare l’Archivio storico che è collocato in un Palazzo Storico di Collecorvino e portare avanti un progetto con la Sovrintendenza Archivistica per l’Abruzzo ,in collaborazione con le Scuole per far conoscere la nuova realtà presente nel nostro territorio; stiamo trovando il modo di essere più vicini concretamente alle persone disagiate dal punto di vista materiale attraverso agevolazioni e strumenti di sostegno al reddito, poiché è questa l’esigenza più urgente dei miei, ma penso un po’ di tutti i cittadini. Dal punto di vista politico proprio non lo so ,vedremo cosa mi riserva il futuro! di CIRONE LILIANA C.da Conaprato, 32 - 65017 PENNE (PE) Tel.Uff. 0858279818 - Tel.Ab. 0858270385 - Cell. 3398253250 www.mobilicirone.com TRASLOCHI 26 lacerba 7/2013 lacerbaonline.it A Collecorvino perché di Gianfranco Buccella Dott.sa Michela Terrigni, ci parli un po’ del suo percorso professionale in area Vestina Il percorso per arrivare fin qui è stato abbastanza complesso. Un concorso difficile, a detta di chi è esperto, uno dei più difficili degli ultimi anni, con una selezione molto severa, con un ricorso che ha ulteriormente complicato le cose, però alla fine il tutto ha contribuito a far crescere la motivazione. L’investimento di energie è stato notevole anche se questo ha sicuramente contribuito ad incrementare, se non altro, almeno la preparazione teorica. Per quanto riguarda la decisione di passare dalla docenza alla dirigenza c’è da dire che certamente non avevo già esaurito la spinta motivazionale per l’insegnamento ; ma questa opportunità si presentava in questo momento per cui ho deciso di mettere a frutto la mia esperienza di insegnante che altro non potrà fare che favorirmi in questo nuovo compito. Ho gradito molto l’opportunità di scegliere questa scuola in particolare perché comunque l’area vestina mi appartiene già dal 1998, avendo già esercitato la mia professione per due anni a Penne e dal 2000 a Loreto Aprutino per cui questa è una realtà che conosco e che apprezzo molto. Stiamo parlando della nuova dirigente dell’Istituto Comprensivo di Collecorvino: Michela Terrigni, giovane promessa della nuova dirigenza scolastica a cui lo Stato ha affidato non solo le sorti della formazione scolastica di una parte della popolazione del suo territorio, ma anche la speranza di aggiungere una goccia di acqua pura nel mare magum della promozione culturale dell’intera nazione. Affabile ma determi- nata ci appare la nuova dirigente quasi a voler contenere anche nella fisiognomica i due cardini dell’azione educativa: l’efficacia e l’efficienza. La incalziamo, dopo aver sciolto il ghiaccio, con una domanda che mira a farla conoscere anche come persona oltre che nel suo aspetto professionale Ci parli un po’ di lei come persona La richiesta potrebbe sembrare indiscreta ed inopportuna ma lei non si sottrae anzi credo proprio che, cogliendo l’occasione, cerca con la sua risposta di mostrare il suo lato umano che nel rapporto educativo costituisce il fulcro. Vivo a Spoltore, ho una bambina stupenda di quattro anni che ha vissuto con me tutto questo travaglio di studi e di apprensioni. Lei oramai “studia”! Casa nostra è stracolma di libri e lei ha acquisito una grande familiarità con la carta riempita di parole che man mano diventeranno per lei concetti significativi per cui il suo destino appare già delineato. Mi sono occupata per diversi anni di archeologia, passione questa che poi ho dovuto abbandonare, e anche a Loreto ho partecipato ad alcune campagne di scavo promosse dalla locale sezione di Archeoclub. E questo primo impatto con la nuova professione e con la realtà scolastica di Collecorvino? Con la realtà di Collecorvino è stato molto positivo in quanto ho trovato un corpo docente molto motivato e preparato. Ho trovato molta disponibilità sia da parte del corpo docente che da parte degli uffici con una segretaria, Francesca Ferri ,che con la sua esperienza cerca di supportarmi in ogni modo. Abbiamo fin da subito stabilito con tutti un rapporto di reciproca stima e collaborazione per cui mi ritengo fortunata e soddisfatta. Per quanto concerne il ruolo di dirigente mi son dovuta ricredere perché prima pensavo che questa nuova dimensione andasse a discapito del rapporto umano invece, in particolare il rapporto con le famiglie, mi ha fatto comprendere che loro incontrano me come persona disponibile a risolvere le diverse problematiche e non il dirigente. Quindi non un lavoro di tipo burocratico, come pensavo nella fase dello studio, ma un lavoro con dei risvolti umani importanti. Quali problemi si evidenziano nella scuola italiana ed in particolare nella scuola di Collecorvino? A livello nazionale sicuramente va evidenziato il problema delle risorse che si fanno sempre più esigue. Lo stato prima pensava di incentivare il cambiamento investendo nella scuola; oggi il cambiamento comunque è sempre in atto e, pur restando l’impegno di tutti gli operatori della scuola, vengono meno quelle risorse economiche necessarie a promuovere questo cambiamento. Si cerca di sopperire con l’organizzazione ma non sempre ci si riesce. Dal punto di vista della credibilità forse qualcosa la scuola dovrà recuperare. Una volta la scuola era l’agenzia educativa per eccellenza, oggi non è più così e non sempre la colpa va attribuita alla scuola stessa ma anche ai vari cambiamenti avvenuti nella società. Per quanto riguarda la realtà locale devo dare atto all’amministrazione con cui mi sono interfacciata di una grande disponibilità anche se le ristrettezze economiche a volte vanno superate con l’intelligenza relazionale. Il tessuto sociale presenta sì alcune problematiche che si riversano sulla scuola ma che cercheremo comunque di superare. Dai genitori mi aspetto che abbiano soprattutto a cuore gli interessi superiori dei loro figli cercando sempre di collaborare con l’istituzione scolastica. E riguardo ad alcuni fenomeni di bullismo o di “cattiva educazione sentimentale” pensa che la scuola abbia una qualche responsabilità? Credo che la responsabilità maggiore sia delle famiglie e della società che risultano, rispetto alla scuola secondaria di primo e secondo grado che conservano ancora un approccio di tipo normativo, più permissive e meno attente alla trasmissione di norme e divieti. Secondo me, la scuola non deve mai perdere di vista, con l’adolescente, la relazione umana poiché ha bisogno, innanzitutto, di essere ascoltato. L’adolescente ha un suo mondo e non ha l’intento di venire a dichiarare le sue necessità per cui, se non ci si pone in atteggiamento di ricerca e di ascolto, lui rimane chiuso nel suo stato esistenziale a differenza di ciò che succede nella scuola primaria. La soluzione non sta nell’imposizione delle norme ma nel dialogo e l’insegnante che si dimostra più disponibile al dialogo ottiene risultati migliori rispetto all’insegnante che si pone in modo autoritario. Il Colloquio è stato intenso e partecipato, ci ha consentito di incontrare una persona sicuramente molto preparata ad affrontare le difficoltà derivanti dal nuovo ruolo, con una elevata probabilità di realizzare un’azione educativa improntata non solo al conseguimento dell’efficienza ma soprattutto, per le sue qualità umane, dell’efficacia. A lei confermiamo i nostri migliori auspici e la nostra disponibilità di spazio sulle nostre pagine. 28 lacerba 7/2013 lacerbaonline.it La ragione è di Pasqualone Non diffamò la ASL: assolto PENNE - Assolto perchè il fatto non costituisce reato, cioè Gabriele Pasqualone, consigliere comunale ma in questo caso segretario provinciale della Fials, è uscito indenne dal processo per diffamazione a mezzo stampa che gli aveva intentato la Asl nella persona di Vero Michitelli, capo del personale. Insieme con Pasqualone, a giudizio c’era anche Pietro Lambertini de Il Centro, il cronista che raccolse le parole di Pasqualone qualche anno fa durante una conferenza stampa nella quale attaccava l’operato della Asl colpevole di aver trasferito una sua iscritta con motivazioni poco chiare. Il giudice monocratico del tribunale di Pescara Nicola Colantonio ha assolto i due imputati, dopo che anche la procura della Repubblica, che pure aveva chiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio, propendeva per l’assoluzione. Pasqualone, difeso dall’avvocato Marino Marini del foro di Roma, aveva dichiarato che la Asl, nella vicenda della dipendente trasferita, si era comportata con fare fascista. Il dirigente Michitelli aveva interpretato quelle parole come dirette alla sua persona e al suo ruolo, per questo aveva querelato i due. Marinelli inquadra Pianella PIANELLA - A seguito dell’en- to avviato l’iter amministrati- nesimo episodio di vandali- vo che ci consentirà, grazie ad smo verificatosi sul territorio, un finanziamento regionale relativo al danneggiamento di 150.000 euro di monitorare della palestra sita all’interno l’intero territorio”. “Mai come dell’area scolastica del ca- ora – afferma l’Assessore alla poluogo, l’Amministrazione Viabilità e Sicurezza Davide Comunale annuncia provvedi- Berardinucci - l’utilizzo della menti immediati. “Ho prov- videosorveglianza finalizza- veduto a sporgere denuncia ta al controllo del territorio presso la locale caserma dei diviene fondamentale per far carabinieri- afferma il Sin- sì che non solo si possano daco Sandro prevenire episo- Marinelli- con di di questo tipo l’auspicio che ma si possa possano essere anche garantire individuati e ai cittadini una puniti gli autori maggiore sicu- dell’ennesimo rezza. Il pro- gesto vandali- getto è stato co, ancora una avviato grazie volta indirizzato all’importante verso le strut- contributo di ture scolastiche, come già cofinanziamento conces- avvenuto per l’area sportiva so dalla regione Abruzzo annessa alla scuola elemen- che consentirà di installare tare di Cerratina, per la quale telecamere in numero tale da stanno già indagando i carabi- garantire il completo controllo nieri. A tal proposito è già sta- del territorio”. lacerbaonline.it lacerba 7/2013 Scuola di Pet Care La storia e la nostra esperienza quotidiana ci insegnano quanto il legame tra l’uomo e l’animale da compagnia sia fonte di benessere reciproco.In particolare per i bambini, rapportarsi con un animale stimola l’accrescimento della fantasia,del senso di responsabilita’ ed ha un valore educativo.Ecco perche’ stiamo preparando un progetto da sottoporre alle Scuole Dell Infanzia e Primaria del nostro paese.Un impegno che nasce dalla volonta’ di condividere il nostro patrimonio dli conoscenze con le future generazioni creando cosi’ valore per la comunita’ nella quale operiamo.Il progetto educativo da noi pensato,vuole offrire a bambini,genitori ed insegnanti spunti di riflessione per promuovere e diffondere la consapevolezza dell’importanza di un rapporto maturo con i cani e i gatti,valorizzando l’innata propensione dei piu’ piccoli alla visione della diversita’ come fonte preziosa di arricchimento personale.La nostra esperienza di medico veterinario e di madri ci porta quotidianamente a contatto con bambini che non conoscono la base dell’educazione petcare e di conseguenza le buone pratiche per avvicinare un cane o un gatto.Molto spesso questi bambini,pur non avendo essi stessi avuto esperienze negative,si portano dietro paure,fobie,ansie riversate su di loro dall’ambiente familiare. Vivere con un pet e’ un’esperienza educativa importante per i bambini cui far capire che il nostro animale da compagnia NON E’ UN GIOCATTOLO ma un essere animato capace di soffrire e di gioire,dotato di sentimenti.La capacita’ di prendersi cura di un cane o di un gatto fa aumentare l’empatia verso il prossimo,ci aiuta a comprendere lo stato d’animo di chi ci sta vicino.Se ci concentriamo sul linguaggio non legato alle parole ma a movimenti del corpo,non faremo altro che migliorare la qualita’ del nostro linguaggio non verbale e la capacita’ di capire e farci capire sia dal pet che da altre persone senza utilizzare la parola. Gli incontri che vorremmo realizzare con le varie classi hanno la finalita’ di cercare di sensibilizzare quanto piu’ possibile i nostri bambini al rispetto degli animali per creare un futuro migliore che cerchi di ridurre i numerosi casi di abbandono e maltrattamenti tipici di una societa’ non evoluta! A CURA DELLE Dott.sse Giuliana Recinella e Aida Soccio dell’AMBULATORIO VETRINARIO ASSOCIATO di LORETO APRUTINO. Vestina Karate Club Domenica 3 Novembre, ad Ostia, presso il Centro Olimpico Federale si sono svolti gli Esami Nazionali di Graduazione Cinture Nere Karate 4° e 5° Dan FIJLKAM, Federazione Sportiva Nazionale e membro ufficiale delle Federazioni del CONI che oltre alle attività del Judo, della Lotta e del Karate promuove e coordina lo sviluppo del Ju Jitsu, dell’Aikido, del Sumo e del Metodo Globale Autodifesa, inoltre riconosce la Capoeira, il Grappling, il Pancrazio e S’istrumpa. A cospetto della Commissione Nazionale Federale hanno brillantemente superato gli Esami Cintura Nera Karate per 4° Dan Valeria Ciarcelluti e per 5° Dan Laila Ermano, inoltre Laila e Valeria hanno ricevuto i complimenti da tutta la Commissione esaminatrice per le bellissime prove teoriche e pratiche eseguite, difatti le Atlete della Vestina Karate Club, di grande spessore tecnico hanno conquistato il titolo di campionesse d’Italia a squadre nel 2003 e per oltre un decennio hanno conquistato risultati nazionali e internazionali, inoltre dal 2007 a Laila la Federazione ha con- ferito anche la Qualifica di Atleta Azzurro. Oggi l’attività delle due Atlete è più orientata verso l’insegnamento all’interno della Vestina Karate Club e trasmettono ai giovanissimi le loro esperienze acquisite in gara oltre a qualità come la destrezza, l’equilibrio, la tecnica, insieme a valori come il rispetto, la sicurezza e l’educazione. La Vestina Karate Club e il Comitato Regionale FIJLKAM Abruzzo organizzano per Sabato 30 novembre, presso il Palasport di Penne di Contrada Campetto, gentilmente concesso dall’Amministrazione Comunale Città di Penne, una manifestazione Karate di livello regionale. Alle ore 15 inizio manifestazione con il saluto delle autorità, le premiazioni sono previste per le ore19,30 circa. Alla manifestazione è prevista la partecipazione di circa 300 partecipanti, con età a partire da 5 anni fino alla classe master (oltre 36 anni). Atleti provenienti dalle Società FIJLKAM Abruzzo e divisi per classi di età si confronteranno nella specialità Kata (forme). 31 32 lacerba 7/2013 lacerbaonline.it lacerbaonline.it lacerba 7/2013 Sulle tracce dello scienziato di Mauro Soccio LORETO APRUTINO. C’era stata una chiamata al cellulare da parte di un amico che mi chiedeva delle notizie e delle foto di Alfonso Di Vestea perché sarebbero servite in occasione della nuova intestazione all’insigne scienziato (loretese di nascita) dell’ex Ufficio Provinciale di Igiene e Profilassi di Pescara ristrutturato e denominato ora Laboratorio Ambientale Unico di Pescara e Chieti. La chiamata ha avuto l’effetto di rinvigorire in me la volontà di ri-mettermi sulle tracce di concittadini che hanno lasciato impronte indelebili non solo sulla vita sociale e culturale del paese natio, bensì sui più vasti orizzonti italiani ed europei se non, in casi come questo, mondiali. Insomma tentare di rinvigorire in tutti noi, il senso di appartenenza al territorio, senso che va perdendosi ineluttabilmente per tantissimi motivi che non staremo a disquisire in questa sede. Ma la caduta del tasso culturale e della qualità di vita sociale per non parlare di quella economica e politica a Loreto Aprutino così come nella Nazione, è allarmante. Ho “viaggiato” su Internet prima ed effettuato una comunicazione via e-mail dopo. Il nipote diretto di Alfonso Di Vestea, nostro concittadino, insigne scienziato cacciatore di microbi, arrivato ad un passo dal “Nobel”, era stato da me rintracciato. Il Prof. in pensione Leonardo Cramarossa, si dichiarava disponibile ad un incontro nella sua abitazione di Roma. L’appuntamento era stato fissato per lunedi 11 novembre e alle ore 11 circa ho premuto il pulsante del citofono per annunciare il mio arrivo. Ho bussato alla porta ed un uomo alto, elegante e di buone maniere mi apriva accogliendomi nel suo studio. Mi trovavo di fronte ad una spiccata personalità nel mondo della medicina e nipote di un illustre concittadino che nella seconda metà dell’800 sino alla fine degli anni Trenta del Novecento, aveva vissuto donandosi completamente agli studi e alle ricerche igieniche. Ma c’è da dire che tra lui ed il nonno materno c’era stato un altro personaggio che gli aveva prepotentemente e naturalmen- te influenzato la vita: suo padre Saladino Cramarossa (che aveva sposato Grazia Di Vestea, sua madre e figlia di Alfonso) un luminare della medicina, Direttore Generale della Sanità Pubblica e Igiene c/o il Dipartimento del Ministero degli Affari Interni. Vivere con cotanta erudita progenie non è facile per nessuno ma il Prof. Leonardo ha saputo trovare la sua strada con orgoglio ed impegno donando tutte le capacità professionali ed esperienze ai giovani studenti dell’Università “La Sapienza”. Ora, in pensione da pochi anni, vive con dignità nel suo appartamento a disposizione ancora di chi avverte il bisogno di attingere dalla sua non infima esperienza professionale e di vita. E’ stato un gradevolissimo incontro nel quale a dispetto di una fotogenia seriosa mono-espressiva che ha offerto al fotografo, il professore ha sciorinato una loquacità e brillantezza non comuni. I suoi settantotto anni, portati benissimo, erano ben camuffati da uno spirito giovanile. Cosicchè anche gli occhi dal taglio orientale mi facevano pensare al Dalai Lama. Un piacere, ascoltare dalla sua viva voce le vicissitudini familiari, con una testimonianza, un trasporto ed una capacità di sintesi davvero coinvolgenti, straordinari. Oltretutto abbiamo scoperto una comune passione per la fotografia: anche lui, conserva migliaia di diapositive nel suo archivio. Immagini professionali e di viaggio, paesaggi in genere. Un gatto di stazza grande e bellissimo, di cui mi sfugge la razza (forse un persiano?), ci teneva compagnia guardando ed annuendo come se fosse una terza persona. Nel racconto del nipote orgoglioso, mi sembrava di vedere l’illustre nonno claudicante (era caduto da cavallo da giovane e gli era stato amputato una gamba all’altezza del ginocchio), annunciare il suo rientro a casa, accompagnato dal classico e secco rumore a lenta cadenza del bastone, ed abbracciare tutti i suoi cari dopo una giornata trascorsa ad aprire strade pionieristiche nel mondo dell’Igiene. Eh, si! Fu uno scienziato coi fiocchi, il Prof. Alfonso. Se ne accorse anche Pasteur che lo elesse ad allievo e discepolo prediletto. Col Maestro francese, che conobbe personalmente e con cui collaborò alla scoperta del vaccino antirabbico, intraprese una feconda corrispondenza che, dopo la scoperta del vaccino, terminò con una missiva in cui il discepolo Alfonso gli scrisse: “- Le combat est finì, la victoire est nous”. Nel frattempo, però, Alfonso Di Vestea, che aveva individuato i corpuscoli ufficialmente scoperti dal Negri nove anni dopo, era andato oltre Pasteur ovvero mentre lo scienziato francese si era fermato alla diffusione del virus rabido per via ematica, lo scienziato loretese aveva dimostrato che il virus si sarebbe diffuso anche per via intranervea. Apriti cielo, i medici più scettici (che poi erano i classici detrattori del concetto di vaccinazione in generale), aprirono un furibondo dibattito durante il quale Alfonso Di Vestea non perse la calma attendendo con fiducia che il tempo gli desse ragione. E così fu. Nel guazzabuglio che ne seguì, Luis Pasteur scrisse al “nostro” chiedendo la ragione di tutto questo ovvero che cosa avrebbe di grave commesso per scatenare una reazione così violenta. “Caro maestro-gli rispose-a questo genere di cose (leggasi invidia n.d.r.) non c’è vaccino che possa porre rimedio”! Ci ripromettiamo di tornare sull’argomento dopo la manifestazione dell’inaugurazione del Laboratorio Ambientale Unico di Pescara e Chieti intestato a suo nome. Intanto è doveroso tracciare una sua pur minima biografia. PAGINA A FRONTE, DALL’ALTO: Alfonso Di Vestea, giovane; una lettera di Louis Pasteur; il grande scienziato. In questa pagina, dall’alto: funerale di Alfonso Di Vestea; lo scienziato in età matura; Leonardo Cramarossa, nipote di Di Vestea. Alfonso Di Vestea Alfonso Di Vestea nacque a Loreto Aprutino il 20 luglio 1854 e morì a Roma il 25 aprile 1938. Fu uno dei più gloriosi pionieri d’Italia. Frequentò gli studi secondari presso il Seminario di Atri. Fu allievo dell’Ateneo napoletano ed iniziò la sua carriera scientifica nella clinica di Cantani. Nel 1886 vinse una Borsa di Studio e fu inviato a Parigi per lo studio della vaccinazione antirabbica e conobbe Luis Pasteur al quale rimase affezionato per tutta la vita. Tornato a Napoli realizzò il Primo Istituto Antirabbico Italiano e migliorò i metodi per isolare il bubbone tifico ed il vibrione. Nel 1892 salì alla cattedra di Pisa dove nel 1894 scoprì i corpuscoli oviformi nello sciatico del coniglio che 9 anni dopo passarono come i corpi del Negri. Nel 1898 entrò nel Consiglio Superiore di Sanità diventandone Vice-Presidente. In occasione della Conferenza Internazionale sulla Rabbia, tenutasi a Parigi nel 1927, il Di Vestea ebbe vasto riconoscimento. Creò 18 corsi di Polizia Sanitaria per laureandi ingegneri. Ideò il metodo di disinfezione delle pelli carbonchiose. Eseguì ricerche di grande importanza scientifica e pratica sulla sieroprofilassi e siero tera- pia della tubercolosi che ebbero grande risonanza ed ampi consensi. Si occupò dell’acqua potabile, della tubercolosi anche negli animali, dell’Igiene Pubblica e dei problemi legati all’alcolismo. Ha dato alle stampe 127 opere elencate da Raffaele Aurini nel Dizionario Bibliografico della Gente d’Abruzzo (Teramo, 1962). Sposò a Pisa Maria Di Vestea Fischmann, un’ebrea russa nata ad Odessa che fu un’antesignana dell’emancipazione femminile in Italia, battendosi per il voto, per l’assistenza a madri e bambine, per l’istruzione femminile. 33 lacerbaonline.it lacerba 7/2013 Il Vescovo ritrovato e le reliquie di S. Salome di Candido Greco Memorie di Berardo, un presule poco noto Lo studio del Processo Canonico di S. Quirico del 1224 (che i miei lettori hanno conosciuto dal mio libro sul Beato Anastasio) mi permise a suo tempo di identificare e dare il nome ad un vescovo di Penne, la cui esistenza era ignorata. Solo il tedesco Norbert Kamp aveva individuato la sua persona, qualificandolo monaco cistercense e predecessore di Anastasio, senza per altro riuscire a dargli un nome. Nel suddetto “processo” moltissimi testimoni nel citare le visite dei vescovi di Penne alla Chiesa di S. Giovanni ad Insulam, allora nella Diocesi Pennese, riportano in ordine cronologico quelle dei vescovi Ottone, Berardo, Anastasio e Gualterio di Civitaquana che dicono di ricordare perfettamente in quanto presenti. Da qui il nome del predecessore di Anastasio, Berardo, la cui elezione, come rivela il Kamp, fu preceduta da altre due annullate da Papa Innocenzo III, o per meglio dire non confermate, essendo la cattedra ghibellina, e quindi i vescovi di nomina imperiale. La Cronotassi dei vescovi di Penne, rivista in parte anche recentemente, ha saltato Berardo, vescovo dal 1200 al 1209, ignorandosi il contenuto del “Processo”. Berardo fu nominato direttamente da Papa Innocenzo III e al momento della consacrazione era abbate di un monastero cistercense, forse quello appena fondato dai Conti di Loreto, Berardo e Maria (1197) o quello originario romano dei SS Vincenzo ed Anastasio. L’Ughelli per errore lo chiamò Gualderico o Gualterio, desumendo il nome da un documento che credeva del 1209, ma in realtà era del 1219 e pertanto di Gualterio di Civitaquana. Berardo, ricevuta la nomina dal Papa, deve fare i conti con i Ghibellini della sua diocesi e perciò presta omaggio al Conte di Loreto. Il partito guelfo lo denunzia al Pontefice, qualificandolo come “uomo inutile” ed il Berardo il 29 ottobre 1200 riceve una lettera privata nella quale Innocenzo III gli rimprovera di aver dimenticato i rigidi costumi del chiostro, vestendo elegantemente e mangiando a sazietà carne in pubblico e avendo consegnato la Città di Penne al Conte di Loreto al quale ha prestato omaggio, dimentico non solo dell’antica libertà della Chiesa Pennese, ma anche di aver ricevuto “mandato apo- stolico”. Gli ordina, infine, di comparire alla sua presenza entro quindici giorni dalla data di ricezione della lettera e di portare con sé il giuramento prestato al Conte di Loreto. I documenti superstiti non ci dicono cosa egli fece, ma testimoniano la permanenza di rapporti buoni col Pontefice che nel 1203 gli dette l’incarico di trattare una causa di appello del Vescovo di Valva e nel 1206 di risolvere un conflitto locale tra Chiese di Loreto. Nel 1206 è in visita a S. Giovanni ad Insulam con tutto il suo seguito. Il preposito di S. Quirico lascia i suoi uomini sen- za vitto ed egli lo perdona anziché punirlo. L’ultimo documento che riguarda Berardo lo vede coinvolto nella ricognizione e nel miracolo delle reliquie di Santa Salome trovate a Veroli (FR), dove è il 25 maggio 1209, presso l’Abazia di Casamari da poco fondata e dove da lì a poco nei pressi sorgerà un piccolo oratorio dedicato alla Santa. Santa Salome fu moglie di Zebedeo e madre degli apostoli Giacomo e Giovanni. Stette con le altre due Marie presso la Croce di Gesù e partecipò alla sua sepoltura. E’ conosciuta meglio con il nome di S. Maria di Cleofa e la si rappresenta con la pisside della mirra per imbalsamare Gesù. Dopo l’ascensione di Nostro Signore, Maria di Cleofa con gli apostoli diffuse nel mondo romano la nuova dottrina cristiana. Dopo un viaggio per mare capitò a Veroli (FR), in casa di un pagano che convertì e chiamò Mauro. Morì poco dopo il 3 luglio per le gravi percosse ricevute dai pagani e dopo lunga agonia. Mauro la seppellì, coprendone il corpo con un marmo sul quale mise la seguente iscrizione: MARIA MATER JOANNIS EVANGELISTAE ET JACOBI. Quando dopo alcuni secoli il sepolcro venne scoperto, lo si scambiò per un tesoro. Si fece poco caso all’iscrizione e, trovandovisi invece ossa, le si abbandonò sulla piazza. Le raccolse un greco cristiano che, capito di chi erano, le racchiuse con una striscia di pergamena in un’urna di pietra con la seguente iscrizione sul coperchio: + REL(iquiae) S. MAR(iae) MA / TRIS AP(osto)LOR(um) IOH(ann)IS EV(angelistae) ET JACOBI. Nascose poi l’urna fuori Città, presso una rupe. L’urna fu trovata il 25 maggio 1209 per rivelazione di S. Pietro apparso in sogno a Tommaso, giovane verulano. Conteneva le ossa della Santa avvolte in un panno, alcune ossa di individui maschi che furono supposte di S. Biagio e di S. Demetrio, una medaglia templare coniata a Gerusalemme, un velo medioevale lungo tre metri per sessanta centimetri, e la striscia di pergamena cucita al panno della Santa con la seguente iscrizione in carattere greco antico: MARYA MATER YOANNES APOSTOLO ET YACOBI. - ENNE ESTA YACOBY MARYA. La seconda parte rafforza il senso della prima: “Maria, madre degli apostoli Giovanni e Giacomo. E’ essa la madre di Giacobbe”. L’abate di Casamari, di nome Giraldo, ed il vescovo verulano Oddone II avevano invitato a Veroli il Vescovo di Penne Berardo e l’abate di S. Anastasio di Roma per solennizzare l’avvenimento. Quando le reliquie furono sollevate in alto e mostrate al popolo, l’osso arido di una gamba cominciò a sanguinare con sangue fresco e vivo. L’abate Giraldo fece una Relazione del miracolo al Papa Innocenzo III, che è stata tramandata dai Bollandisti; il cranio della Santa fu racchiuso in una teca d’argento che ne riproduceva le ipotetiche fattezze; altre due teche d’argento ospitarono i suoi arti, tutte conservate oggi nel Tesoro della Cattedrale. Il resto del corpo restò chiuso sotto l’altare principale dell’oratorio che fu subito eretto sul luogo del rinvenimento. Le reliquie sono state indagate dai RIS di Roma che avrebbero concluso trattarsi dei resti di una donna, avanti negli anni, vissuta nel 1° secolo d.C., morta per gravi ferite al cranio e al corpo, dopo una lunga agonia. Foto: VEROLI – Basilica di Santa Salome 35 36 lacerba 7/2013 lacerbaonline.it In memoriam Don Romeo Panzone di Michele Giovanni Leone Domenica 27 ottobre, a 20 anni dalla scomparsa, è stato ricordato nella città che gli diede i natali: Loreto Aprutino, Padre Romeo Panzone, già Superiore Generale della Famiglia dei Discepoli e Consigliere Delegato dell’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia, alla presenza dei familiari più intimi, Alessandro, Romeo e Maria Luigia Panzone con le famiglie e tanti cari Amici che ebbero la ventura di conoscerlo e frequentarlo nelle sporadiche visite alla mamma Maria Luigia. La Santa Messa di suffragio e di ricordo è stata officiata nella Chiesa di San Pietro, dove Don Romeo celebrò la sua prima Messa il 27 dicembre 1953. L’Eucarestia è stata concelebrata da Padre Cesare Faiazza, attuale Segretario Generale dell’Opera e della Famiglia dei Discepoli, che l’ha presieduta, assieme al Parroco Don Andrea Di Michele ed al Discepolo Don Francesco Bracciani. Presente per l’occasione anche il Presidente dell’Associazione Amici Don Giovanni Minozzi, Michele Giovanni Leone e Signora. Nell’omelia Padre Cesare ha tratteggiato alcuni aspetti significativi della figura di Don Romeo: uomo di fede, sacerdote integerrimo, religioso dedito alla carità verso le popolazioni più povere della nostra bella Italia. E’ il Carisma del Padre Fondatore Don Giovanni Minozzi: i poveri delle regioni più povere dell’Italia centromeridionale. Ma chi è stato Don Romeo? Le giovani generazioni, a cui vogliamo riproporlo, non hanno avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo, anche tanti “Loretesi” un po’ più antichi ricordano, forse, solo la sua sottana di prete che strusciava sui gradini nella discesa verso casa dalla vicina Chiesa di San Pietro. Per riproporlo bene ci vorrebbe spazio e tempo. Noi cercheremo di stuzzicare la curiosità dei lettori di LACERBA e riproporremo brevemente la figura di Don Romeo dando la nostra disponibilità per ogni successivo approfondimento pubblico e privato. Romeo Panzone nacque a Loreto Aprutino il 20 febbraio 1927. Sentì forte la chiamata del Signore ed allora partì dalla natia Loreto per andare a studiare nel Seminario di Don Minozzi alle Vigne di Calascio. Fu un portento di impegno ed abnegazione tanto da conquistare le simpatie del Padre Fondatore che a soli 26 anni, il 19 dicembre 1953, lo fece ordinare Sacerdote e, dopo la prima messa a Loreto celebrata il 27 dicembre 1953 nella Chiesa di San Pietro, lo inviò a Potenza come Vice Rettore, prima, e Direttore dopo. Dopo la morte del Padre Fondatore, avvenuta l’11 novembre 1959, per Don Romeo, che aveva soli 33 anni, iniziò un periodo intensissimo di guida sia dell’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia sia della Famiglia religiosa dei Discepoli, periodo durato 33 anni in cui Casa di accoglienza O.M.P.N.I. ricoprì le diverse cariche dell’Opera e della Famiglia religiosa. Basti pensare che sotto la sua direzione le “belle case” divennero più di 120, gli assistiti più di 15.000. Tanto lavoro, tanto impegno lo hanno fisicamente logorato. Infatti a soli 66 anni, il 19 ottobre 1993, data di nascita del Padre Fondatore, è cessata la sua attività terrena in quel di Catanzaro. Sin qui la biografia essenziale. Ma chi è stato veramente? Ecco la sintesi: è stato un Apostolo della Carità, un Sacerdote impegnato nel fare il “BENE” ai più poveri, nelle regioni più povere ed abbandonate della nostra bella Italia che percorse in lungo ed in largo infinite volte, per le molteplici esigenze degli assistiti. E’ stato un Sacerdote “fedele” al suo giuramento di religioso col quale si impegnò a seguire il carisma di Don Minozzi “ Cultura e Carità”. Per anni studiò, lavorò ed insegnò ai giovani, per lo più meridionali, nelle “Belle Case dell’Opera nostra” e poi nella difficile e complessa Direzione dell’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia e nella guida della Famiglia dei Discepoli. E’ stato un oratore fascinoso ed uno scrittore dall’idioma semplice ed efficace. I suoi scritti, a volte lapidari, con pochi tratteggi centrano il problema e, soprattutto te lo fanno capire. Per anni sul Bollettino dell’Opera Nazionale “Evangelizzare” ha scritto l’articolo di fondo trattando i temi più svariati. Per i temi religiosi l’Editore Japadre dell’Aquila ha pubblicato un libretto prezioso “L’ALTA VIA” che ognuno dovrebbe leggere e rileggere per meglio comprendere le problematiche della fede e della vita cristiana. E’ stato un esempio di vita umana e cristiana. Ha fatto suo il dettato evangelico, quello più vero, quello che ti impegna la vita e te la consuma. L’impegno della Carità vissuta ogni giorno, ogni ora; l’impegno della Carità fatto abito ed unico pensiero. E’ stato un uomo che pur di adempiere al suo dovere di Sacerdote e di Religioso non ha avuto paura di “gettare allo sbaraglio la sua vita” proprio per servire evangelicamente i poveri. Nel primo pomeriggio, poi, nella sala sottostante la Chiesa di San Pietro è stato presentato un volumetto: Una vita per l’Opera, una vita per gli altri, che racconta in breve la figura di questo Apostolo. Chi volesse averlo può richiederlo alla Famiglia Panzone o direttamente all’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia – Via dei Pianellari, 7 – 00186 Roma. Da queste pagine sollecitiamo le autorità politiche locali e l’intera popolazione di Loreto Aprutino a non dimenticare questo concittadino che, pur lontano dal proprio paese di origine, ha dato lustro al natio borgo. Per non dimenticare sarebbe cosa buona ricordarlo, con l’intitolazione di una strada o una piazza significativa. Si, sarebbe cosa molto saggia e molto giusta per i “loretesi” ricordare Don Romeo Panzone che ha dato onore e lustro alla sua Loreto e che portava sempre nel cuore. 38 lacerba 7/2013 lacerbaonline.it Voci di donne Sul divano? Niente! Una tazza di the e un buon libro: perché leggere è anche identificarsi TERRA MIA VENEZUELA di Anna Maria Celli In questa rubrica, non ci sarà la recensione di un libro la cui storia mi ha colpito per proporvela, farvela conoscere ed approfondire. Questa volta invece vorrei dedicare un piccolo e grande pensiero al Venezuela dove negli ultimi anni regna il disordine e la paura a causa di una situazione politica particolare ed insostenibile creatasi con l’inganno messo in atto dall’attuale presidente Maduro. Qui, infatti, spesso manca il cibo di prima necessità o non si trova affatto come pane, pasta, farina, latte, zucchero, uova. Cibo che viene venduto razionato durante la settimana, non più di un certo quantitativo per famiglia, senza tener conto dei componenti. A causa di tutto ciò, di recente gruppi di persone hanno saccheggiato i negozi creando ancor di più panico e disordine. Per strada si corre il rischio di essere picchiati e persino uccisi per pochi soldi. La sera c’è il coprifuoco soprattutto per le donne costrette ad uscire accompagnate. Si è arrivati al punto che queste non possono portare i capelli lunghi e sciolti per mostrare la loro femminilità perché rischiano di essere rasate a zero da gruppi di uomini che poi a loro volta li rivendono a basso costo. Una cosa allucinante che accadeva centinaia di anni fa fra i pellerossa, non nel tremila in un mondo ormai civilizzato in cui la donna è emancipata e ha raggiunto la parità: può subire ancora queste violenze?C’è un filmato che in pochi penso qui in Italia abbiano visto su internet, subito però rimosso perché troppo cruento. Nel video, alcuni uomini circondano una ragazza e la radono a zero fra la paura e le urla di lei che chiede pietà. Sembra un vero e proprio stupro senza atto sessuale, ma molto toccante. Il Venezuela prima era, e lo è ancora, una terra fertile e ricca, di giorno e di notte per strada vi era sicurezza…un vero paradiso dove l’allegria era la base della vita anche per i più poveri. Oggi le condizioni politiche hanno creato una nuova Venezuela, triste, bellicosa ma soprattutto spenta dove nulla risplende più. Di questa terra dove sono nata e cresciuta fino ai 9 anni, ho un ricordo meraviglioso, una fanciullezza ineguagliabile. Così alla mia cara patria, con la speranza che tutto ritorni come prima, dedico questi versi (a lato). Chiudo gli occhi e… Nella mia mente ancora impressi Gli odori, i colori I sorrisi, il calore umano… La sana allegria della quotidianità… Lo splendore e la gioia di vivere di piccole cose Mia ricca e piccola Venezia Mi manchi… Ogni giorno ti sento più lontana Uomini senza scrupoli In branco come selvaggi Ti hanno denudata, stuprata, lapidata Come un’adultera Hanno spento ogni riflettore Povera innocente terra mia Non sei più la stessa… Gli odori, i colori I sorrisi e l’allegria Ora sono solo lacrime… Non regna che l’orrore, il disgusto, la morte E della mia dolce piccola Venezia non resta che il nome Impotente penso…alla mia felice infanzia insieme Patria dell’età più bella…e… Al potere di fermare il tempo Per proteggerti e conservare il tuo splendore come in una fotografia… Poter tornare indietro nel tempo Per sentirmi ancora fra le tue braccia, NELLE ORE DESOLATE DI MARIA SS cullata… Come fa una madre con il proprio piccolo Prima esecuzione mondiale della cantata religiosa del penOh!!! nese NICCOLA MONTI (1767 – 1833) Dolce, tenera, giovane Sabato 23 Novembre Madre patria Nella Cattedrale di Lanciano alle ore 19.00 Porterò nel cuore ogni ricordo… Ogni attimo di gioia vissuto insieme Domenica 24 Novembre A Pescara, Basilica Madonna dei Sette Dolori ore 18.30 Attendendo… trepida… Nuovamente la tua rinascita DIRETTORE ANTONIO PIOVANO Per poterti così… Associazione F.FENAROLI di Lanciano cara madre… Orchestra e Coro del Conservatorio “L. D’Annunzio” riabbracciare Coro dell’Associazione “Fenaroli” di Lanciano A.M.C. INGRESSO LIBERO Chi non potrà seguire dal vivo i due appuntamenti, potrà seguire la cantata in diretta su Radio Speranza (87.6 Mhz) domenica 24 novembre. lacerbaonline.it lacerba 7/2013 41 La Bilancia, 40 anni di gusto e tradizione Nel giugno 1974 Sergio accanto alla moglie Antonietta superba cuoca aprirono la “trattoria“ La Bilancia, con il prezioso aiuto della mamma Angela. Il nome La Bilancia volle significare equilibrio e se dopo 40 anni siamo ancora qui ad offrirvi una cucina legata alle tradizioni del territorio, possiamo dire che le nostre idee si sono rivelate valide e sono condivise, tuttora, dai nostri clienti. DA leggere su www.lacerbaonline.it 01 05 Il Pretore di Penne: «omosessuale non e’ insulto». «Non e’ diffamazione definire omosessuale l’ex marito. Lo ha stabilito il pretore di Penne, che ha assolto una donna “perche’ il fatto non costituisce reato”. Penne: tangentopoli in Provincia, scatta la prescrizione per Petrucci PENNE - Finisce in prescrizione uno dei processi più antichi su presunte tangenti ai colletti bianchi. LEGGI IL SEGUITO DI QUESTE ED ALTRE NEWS SU www.lacerbaonline.com 02 Penne: il ritorno di Forza Italia PENNE – Scissione indolore anche nel Pdl pennese. Sono in pochi a seguire il “Nuovo Centro Destra” di Alfano. 04 La vera cultura dell’olio LORETO APRUTINO - La raccolta delle olive rappresenta per la nostra terra un evento importante che sviluppa una economia locale di tutto rispetto. 03 Il nuovo Pd loretese LORETO APRUTINO – Enrico Luigi Colarossi, 46 anni, imprenditore, politicamente vicino all’ex assessore regionale Di Matteo, è il nuovo segretario del Partito Democratico aprutino. lacerba 7/2013 lacerbaonline.it da Antonio e Claudia Anche a Penne di Gianfranco Buccella difende i cittadini LORETO APRUTINO (PE) - Via Cappuccini, sn tel. 085 9152009 Carni Pane Caldo Confezionate anche la sera L’Associazione nasce nel 1987 e si afferma nel 1993 come Coordinamento di Associazioni per la tutela dei Diritti del Cittadino. E’ una ONLUS impegnata ad affermare i diritti dei cittadini consumatori, senza distinzione di classe, sesso, credenza religiosa e appartenenza politica. E’ un’organizzazione non lucrativa di volontariato con lo scopo di intraprendere ogni attività culturale, politica e giuridica tesa alla promozione, all’attuazione e alla tutela dei diritti dei cittadini. Essa svolge un’azione di promozione sociale favorendo l’affermazione di una società democratica e la diffusione della cultura della legalità. E’ un’Associazione Nazionale di Consumatori ed utenti, riconosciuta presso il Ministero delle Attività Produttive, che promuove e favorisce una politica di tutela e di informazione a favore dei consumatori. CODII si avvale di vari strumenti alfine di offrire un servizio utile ai cittadini come: 1) lo sportello, presente in tutte le sedi a cui i cittadini possono rivolgersi per segnalare violazioni di diritti, ricevendo un’informazione diretta da parte di operatori qualificati; 2) l’ufficio legale a cui si rivolgono i cittadini che hanno subito vessazioni ed ingiustizie da parte delle istituzioni pubbliche e private, ricevendo tutela giudiziaria e stragiudiziale; 3) il dipartimento di Comunicazione e l’ufficio stampa, un laboratorio di ricerca ed elaborazione dati, attività questa che viene svolta in perfetta sinergia con gli organi di informazione e stampa; 4) il dipartimento di progettazione e organizzazione di eventi, con lo scopo di realizzare progetti inerenti le tematiche di cui si occupa l’associazione, seguirne tutti gli stadi di realizzazione, alternando l’organizzazione di eventi e convegni; 5) i gruppi territoriali, persone che si confrontano periodicamente sulle problematiche locali ed elaborano azioni di tutela dei diritti dei cittadini; 6) il Centro Studi, formato da personale qualificato che attraverso gruppi di lavo- ro permanenti analizza ed elabora strategie di intervento in risposta a diversi fenomeni di disagio sociale. L’associazione CODICI, nel ricordare che un cittadino informato è un consumatore consapevole, si occupa delle seguenti tematiche: consumerismo – legalità e lotta all’usura – sanità sociale – utenze energia e acqua – credito e servizi finanziari –sicurezza stradale – tutela dei minori e prevenzione del bullismo – prevenzione nel settore del gioca d’azzardo – diritti degli animali - prezzi e tariffe commercio e garanzie – liberalizzazione dei pubblici servizi – sicurezza e qualità dei prodotti – agroalimentare – ambiente – rapporti internazionali – responsabilità sociale d’impresa – assicurazioni – rapporti con gli enti comunali, provinciali e regionali – accesso alla giustizia – donne vittime di violenza , stalking, mobbing o minori vittime di bullismo e/o di abusi. Con un seggio presso il Consiglio Europeo dei Consumatori a Bruxelles CODICI è diventata un’associazione a livello europeo. In Italia è presente in quasi tutte le regioni con svariati sportelli a livello provinciale. A Pescara CODICI è iscritta presso l’albo della Prefettura come Associazione Antiusura ed Antiracket con il numero d’ordine 1 . A Loreto Aprutino l’Associazione è presente con una sua delegazione dal 2010 e svolge assistenza legale con l’Avv.to Dina Marrone. A Penne, ed è qui la novità, dal prossimo mese di dicembre rimarrà aperto uno sportello che, in collaborazione con la delegazione di Loreto, offrirà un servizio di assistenza e consulenza ai cittadini che ne faranno richiesta. L’ufficio è ubicato in Vicolo Catena n.11 (nei pressi della sede della Comunità Montana) con il seguente numero di telefono 0858210035 carta fedeltà con vantaggi esclusivi Si ritirano buoni pasto Al vostro servizio dal lunedì al sabato con comodi orari compreso il giovedì pomeriggio Offerte valide dal 15 al 27 Novembre Biscotti classici MULINO BIANCO Riso Oro Parboiled SCOTTI vari formati g 350/400 Kg 1 Olio extra vergine FARCHIONI l1 Solo con € 1,29 € (al kg € 3,69) 1,99 € 3,49 inoltre.... UN PRODOTTO GRATIS * TUTTI I GIORNI dal 15 al 22 Novembre 2013 Gratis tutti i giorni una confezione d’Asciugatutto Coal x 2 rotoli dal 23 al 30 Novembre 2013 * offerta valida nei punti vendita aderenti all’iniziativa 42 Gratis tutti i giorni una confezione di Detersivo piatti Linea Ok lt 1 * con una spesa di importo pari o superiore a € 10 scontrino unico * con una spesa di importo pari o superiore a € 10 scontrino unico multipli esclusi. multipli esclusi. lacerbaonline.it lacerba 7/2013 Cuore di Tonino Testa Franco Farias: addio al TG3 con gli amici di Loreto Ha voluto intorno a sé gli amici cari della sua Loreto il noto giornalista Franco Farias per festeggiare con commozione il suo addio alla testata regionale del TG3. I festeggiamenti per il suo sessantunesimo compleanno e per il suo pensionamento si sono svolti nella calda atmosfera del ristorante Loreblik di Loreto Aprutino in compagnia del noto ristoratore Domenico Speranza. Gli amici si sono stretti intorno a Franco facendogli dono di una splendida ceramica del maestro ceramista Graziano Piattelli e raffigurante lo splendido panorama della cittadina vestina . L’atmosfera cordiale è stata “riscaldata” dalla vivacità verbale del Beato Maestro del Provvisorio Sergio Fiucci che riesce sempre a dare uno scossone alla monotonia conformista delle celebrazioni e delle occasioni formali. Un grazie va a Franco per il suo attaccamento alla sua terra d’origine; attaccamento che ha sempre dimostrato nelle più svariate occasioni in cui è stato interprete culturalmente all’altezza e affettivamente legato alle vicende locali che lo hanno sempre visto personalmente coinvolto. La foto ricordo dell’occasione è opera del fotografo Achille Rasetta. Il mese di novembre di Francesco Di Giorgio Novembre segna per noi e per tutti un incontro intimo e caro. E’ il mese nel quale ricordiamo i nostri cari defunti. Essi rivivono e si rendono presenti, come non mai, nella nostra famiglia, occupando il primo posto nel nostro ricordo e nel nostro affetto. E’ vero, non vediamo il loro volto come un tempo, ma essi ci sono accanto; non udiamo la loro voce, ma essi ascoltano la nostra preghiera. Con questa certezza di fede sentiamoci vicini a loro, custodendoli nella mente e nel cuore. Non riescano il tempo e le preoccupazioni della vita a cancellare in noi il loro ricordo. Non seppelliamoli due volte: nella terra e nel cuore, ma con la preghiera, con l’elemosina, con la Santa Messa uniamoci a Cristo, sommo ed eterno sacerdote che offre il suo corpo e il suo sangue e lo offre a Dio Padre per le anime di tutti i nostri defunti. Uniamoci nella preghiera e i nostri defunti ne trarranno il beneficio spirituale tanto invocato per la salvezza eterna. Le luci, i fiori sono solo un tributo gentile, ma ciò che realmente giova ai defunti sono le preghiere, l’elemosina, le opere buone che in loro nome ciascuno di noi deve compiere nella luce della carità. Tutti sanno che il cuore è un organo che con i suoi battiti ritmici diffonde il sangue in ogni parte del nostro organismo e quando cessa la sua funzione la vita si spegne. In un congresso medico, un luminare iniziò la sua relazione con queste parole:”La vita è una particolare condizione dalla quale non si esce mai vivi. Il nostro compito quindi è quello di fare in modo che il nostro cuore batta il più a lungo possibile”. Il cuore inoltre è la sede delle nostre emozioni, dei nostri affetti, delle nostre gioie ma anche dei nostri dolori anche se la ragione non sempre, come diceva il Manzoni, riesce a comprendere le vere ragioni del nostro cuore. C’è un vecchio motivo musicale portato al successo dal grande Alberto Rabagliati, “Abbassa la tua radio per favore, se vuoi sentire i battiti del mio cuore”. Volendo significare che i battiti del suo cuore trasmettevano il suo intenso amore per la donna amata. D’Annunzio, in una delle sue più belle odi, volendo consolare Luisa, sua madre, ormai vecchia e stanca e che vive di ricordi, scrive:”Tutto sarà come al tempo lontano. Io metterò nella tua pura mano tutto il mio cuore. Nulla è ancor distrutto…”. Il cuore comunque è anche sede del nostro dolore per la perdita di una persona cara. Marc’Antonio (nella lettura di Shakespeare), durante l’orazione funebre per l’assassinio di Giulio Cesare, vinto dal dolore, si rivolge così ai Romani:”Il mio cuore ora è là, nella bara con Cesare ed io taccio sinché non torni a me!”. Poi si rianima e continua:”Ho qui il testamento che il nobile Cesare ha lasciato a voi Romani, ma non posso leggerlo, non voglio leggerlo perché sono sicuro che il vostro cuore non resisterebbe a tanto dolore, perché il vostro cuore non è di legno, il vostro cuore non è di pietra, e morireste per tanto dolore!”. Quando frequentavo la scuola media, il professore d’Italiano ci faceva leggere alcune pagine tratte da un famoso libro di Edmondo De Amicis, “Cuore”. Erano brani commoventi e pieni di insegnamenti: l’amore per la Patria (“La piccola vendetta lombarda”), l’amore filiale (“Dagli Appennini alle Ande”), l’amore per gli anziani ed i malati (“L’infermiere di Tata”). Ora viviamo in un’epoca in cui tali sentimenti non esistono più. Guardando ed ascoltando a volte la televisione si ha l’impressione di ascoltare un bollettino di guerra per le continue tragedie che accadono in tane famiglie. Non c’è più rispetto per il prossimo. Aveva ragione il grande scrittore Antonio Fogazzaro, senatore del Regno, quando nel famoso libro “Piccolo mondo antico” scrive che l’eccessiva libertà genera una società fatta di prepotenze e di violenze. Ed aveva ragione. 45 46 lacerba 7/2013 lacerbaonline.it Fermento a Colleromano di Alessio Turchi PENNE - Si avvicina il Natale e i lavori fervono presso il convento di Colleromano. Grazie all’impegno dei membri dell’Associazione “San Cesidio Giacomantonio” le iniziative sono, anno dopo anno, di più ampio respiro. Tra le attività ormai consolidate c’è in primo luogo il calendario, ormai giunta alla sua undicesima edizione. Quest’anno è stato realizzato in collaborazione con gli studenti del Liceo Artistico di Penne, i quali hanno scelto come soggetti alcune formelle incastonate nel portale della facciata del convento. Le opere dei ragazzi, oltre a comparire sul calendario, saranno esposte al pubblico in occasione della sesta “Mostra dei Presepi”, la cui inaugurazione avrà luogo il prossimo 21 dicembre. In collaborazione con l’Associazione “Amici del Presepio”, le opere degli artisti verranno esposte in entrambi i chiostri del convento anziché solo nel primo, come avvenuto negli anni scorsi. Ciò darà modo ai visitatori di ammirare anche le bellezze architettoniche dell’edificio. L’impegno dei ragazzi della San Cesidio si rivolge anche, e forse soprattutto, all’ambito culturale. Tutti sanno quale grande patrimonio storico e artistico contenga il convento, ma il lavoro che viene quotidianamente fatto per conservarlo e renderlo fruibile al pubblico è impressionante. Abbiamo già parlato dell’opera di catalogazione dei libri contenuti nella ricchissima biblioteca, effettuata in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Culturali della Regione Abruzzo. Tale opera prosegue, anche grazie all’aiuto di alcuni studenti che hanno accettato con entusiasmo di poter mettere le loro conoscenze al servizio di questa iniziativa. Degno di nota è poi il progetto che riguarda l’area dell’ex-clausura, sita all’ultimo piano del convento: gli spazi saranno messi a disposizione di chiunque lo desideri per studiare, da soli o in gruppo. Questo permetterà così, nelle intenzioni dei membri della San Cesidio, di offrire agli studenti uno spazio a loro dedicato anche nei giorni in cui il Centro Servizi Culturali di Penne non è aperto al pubblico (segnatamente, il lunedì e il venerdì pomeriggio, oltre al sabato). Per quanto riguarda il Museo, la nuova sistemazione delle opere è stata presentata al pubblico in occasione del “Bernaday” di fine luglio: i numerosi visitatori accorsi hanno ammirato un’esposizione più ariosa e razionale, frutto di un intenso e appassionato lavoro. Il “Bernaday”, così chiamato in onore dell’indimenticato Frà Bernardino Lucantonio, vera e propria anima del convento, è stato fortemente voluto dall’associazione “San Cesidio Giacomantonio”, per presentare alla cittadinanza una Colleromano che, rimessa a nuovo, torna a vivere e a dare lustro alla nostra cittadina. L’amore dei pennesi per il convento è stato ben testimoniato dal notevole afflusso di pubblico, che ha visitato tutte le sale aperte al pubblico e affollato il piazzale della chiesa fino a tarda ora. L’enorme lavoro fatto è stato possibile anche grazie all’aiuto di molte persone e associazioni, che hanno dato il proprio contributo per aiutare i venti membri della San Cesidio, il cui presidente, Massimo Silvi, sottolinea con viva soddisfazione la stabile collaborazione che si è instaurata con altre quattro realtà associative locali: la sezione di Penne del Soccorso Alpino, il Gruppo Maccabbarri, l’Associazione Vademecum e il Terz’Ordine Francescano. Al Soccorso Alpino è stato dato in subcomodato d’uso il campo da calcio vicino al convento, al fine di permettere l’atterraggio dei mezzi nelle operazioni di elisoccorso. La gestione della foresteria del convento, che accoglie ogni anno un buon numero di visitatori, completa il quadro delle attività che la San Cesidio cura all’interno del convento. Il sogno di Massimo e degli altri, però, è ancora da realizzare: riaprire la Chiesa al culto e fare sentire di nuovo le campane di Colleromano. L’impresa non è semplice, richiederà molto lavoro e anche dei finanziamenti, ma con il tempo è un risultato senz’altro possibile da raggiungere.La rinascita di Colleromano va piacevolmente in controtendenza nel panorama attuale italiano, dove il nostro patrimonio culturale sembra più un fastidioso peso che, come è in realtà, una inesauribile miniera d’oro. Dobbiamo essere grati a tutti coloro che hanno lavorato duramente per giungere a questo risultato, che costituisce un motivo di orgoglio per la nostra città. Il MULTIMULTATO A quelli che, come me, stanno al mondo da un periodo di tempo relativamente corto di fronte all’eternità, ma relativamente lungo di fronte all’esistenza terrena, può capitare. Siamo nell’era dei ciddì, quei cosi tondi che infiliamo in macchina per ascoltare la musica e che ci fanno sembrare così lontana l’epoca dei dischi non trasparenti ma neri. Così può capitare, che, preso dal pensiero che mi era finita la schiuma da barba, e gravato dal peso dei miei prossimi venturi 56 anni, mi dimenticassi del disco orario. La mattina dopo, recatomi nella sede dei vigili urbani per pagare la multa (del cui pagamento ho regolare ricevuta), vidi lo stupore negli occhi del comandante allorquando ammisi che la multa era giusta (pochi lo fanno), avevo ammesso l’infrazione, ero un infrattore, ma la multa non l’avevo infrattata, la stavo pagando, ed era fratta, cioè frazionata a premio della mia tempestività nel pagarla. Trascorsi circa due mesi, ieri, mentre mi districavo nei fanghi residui del diluvio per andare a fare una visita, telefonata di mia figlia “A pà, t’é arrivata una multa”. Era la stessa, a firma del comandante, inviata tramite raccomandata. Il giorno dopo, che poi sarebbe oggi, altra raccomandata, notifica della notifica, altra carta ed altro contributo alle ex regie poste. A questo punto la tentazione era forte, quella di fare notare che mentre si ostenta risparmio ai quattro venti, ci si scandalizza per la costruzione di una scuola, si pensa di mandare i vecchi dell’ospizio in una stazione orbitante per farli pesare di meno, le palle di Porta Ringa si restringono, poi si sprecano soldi per le raccomandate di una multa già pagata. Ma niente di tutto questo, io amo i vigili urbani, ed il comandante ha un nome con cui è facile parafrasare Valentino di Pascoli. E chiedendo scusa al poeta romagnolo, che cantava di amore e di morte, inneggiamo alla vita dicendo “Molto bene i vigili sa comandare, ha la mia stima ma pensato non ha, ch’oltre il sostare senza discare, io la multa l’avevo pagata già”. Grazie per avermi letto e buon vino nuovo, magari con sardelle e peperoni. FAUSTO BUFARALE