Il mondo in una via

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Il mondo in una via
Il mondo in una via
In corso Giuseppe Garibaldi, Pippino Baldi per mio figlio e per gli amici, si incontra quasi tutto il
genere umano, ogni giorno dell’anno o quasi. Si comincia all’incrocio con Strada Nuova dove un
senegalese gentile che porta il mio stesso paio di scarpe (con unica differenza che le sue sono di
terza mano, ma non si nota..) saluta in maniera gentile, quasi sussurrata e non chiede pane o carità.
Se vuoi evitarlo giri lo sguardo dalla parte opposta dove due vetrine propongono scarpe con tacchi
improponibili a prezzi ancora più improponibili, la cui sola confezione vale una giornata di lavoro
del senegalese. Basta poco per scegliere dove volgere lo sguardo.
Poco più avanti, se hai fortuna, non incroci i proprietari di veicoli larghi 2,45mt che sgasando
cercano di entrare in un portone largo 2,50mt su una via che ne misura a malapena tre, mentre
pedoni e bici si cimentano in incredibili gimcane, mentre lo smog si confonde con il profumo di
pane e dolci che arriva dalla parte opposta… e tu dici: respiri o no?
Nel mezzo di tutto questo la nuova generazione di senegalesi, che per attirare attenzione canta con il
cappello in mano: anche loro si evolvono (non solo la pubblicità della Barilla in TV).
Poi ecco il primo incrocio di una strada “semipedonale” dove a sinistra ti arriva sempre qualcuno.
Prega che non sia il nuovo taxi elettrico: non inquina ma non fa rumore e non ti accorgi che arriva,
se non ti sporgi a guardare rischi, se passi in bici ancora di più.
Di seguito una serie di negozi che hanno ravvivato la vecchia via: qui convivono ancora storici
negozi sopravvissuti al tempo e alla crisi (sempre meno), vetrine chic dove non si usa mettere i
prezzi e botteghe con prodotti che arrivano da tante parti del mondo. C’è il negozio di sfuso dove le
amiche si fermano attirate dal bel negoziante, la cooperativa Piracanta e la Bottega del commercio
equo, che rivende prodotti dal Sud del mondo, come si usa dire. Ma non mancano nemmeno i
pavesi originari del Sud del mondo che hanno aperto le proprie “botteghe”: la nigeriana che vende
scarpe, i cinesi che sono aperti giorno e notte, Primo maggio, 25 aprile e tutte le sante domeniche, i
venezuelani con la loro rivendita di prodotti per la casa, la peruviana che ha aperto e già chiuso alla
ricerca di nuovi lidi, il “kebabbaro” che per alcuni è il migliore di Pavia (gli improbabili poster
all’interno sono ineguagliabili), e più avanti indiani e cinesi con i loro ristoranti tipici. A questi si
aggiungono antiche farmacie, negozi di giocattoli e cartolerie che ancora resistono, e la vecchia
armeria rinnovata. E poi i giovani che nel mezzo della crisi ci provano: la ciclofficina che ha
ravvivato tanto l’ambiente e la cooperativa Arké con il Balancin. Sono da ammirare per la voglia di
provarci, come pure il “carissimo” nuovo e gentile edicolante, un must!!
E i bar? Qui convivono quelli che fanno la coda da Cesare, le “sciure” pavesi impellicciate che
vanno a prendersi il caffè attorno a S.Michele e la combriccola che fu di Mario (la rivendita di vino
di piazza Cavagneria) che si è spostata al bar Italia: una sorta di Titanic alla De Gregori, manca
l’orchestrina; ma a questo sopperisce ogni tanto l’assessore ombra Bonanni, molto meglio di
qualsiasi triste iniziativa della CONFCOMMERCIO. Ogni tanto ci prova qualche artista di strada o
qualche rom con uno strumento musicale, ma le politiche delle amministrazioni degli ultimi anni
hanno fatto piazza pulita e i migliori artisti sono fuggiti verso città più accoglienti.
Dal primo negozio di frutta la strada semipedonale è finita, arrivano automobili da dietro, da sinistra
e, se il panettiere ha fretta anche in controsenso! In più l’autobus 2 è costretto a sostare in mezzo
alla strada, perché il suo posto è quasi sempre ostruito. Se passi la domenica dovrebbe essere più
tranquillo ma attenzione ad evitare gli orari della santa messa di S.Primo: in quel caso via Langosco
e dintorni diventano un grande ed anarchico parcheggio. Forse è inutile continuare a raccontare che
Nostro Signore è nato al freddo e al gelo in una stalla, mentre Maria viaggiava gravida sulla groppa
di un asino; in chiesa oggi si va con il SUV in pelliccia e stivali, anche per fare 100 metri. E se
piove si parcheggia rigorosamente davanti al portone, per non rovinare la nuova pettinatura.
Arrivando alla parte più larga della via pensi “finalmente ho un pò di spazio per andare più
rilassato” Sbagliato! Mai abbassare la guardia. Sul lato sinistro (se non è un giorno di vacanza
previsto dal Signore) trovi macchine in tripla o quadrupla fila con il motore acceso che aspettano
figli che guai che si bagnino o prendano freddo… e allora pensi che negli ultimi anni la religione
cattolica abbia creato nuovi precetti del tipo “non avrai altro Suv all’infuori di me” o “pace,
prosperità e lunga vita al sultano” o ancora che ”se il bimbo verrà bagnato dall’acqua piovana
diventerà comunista”… un giorno o l’altro devo far capolino in una chiesa, magari hanno messo un
pullover al Cristo in croce, non potendo anche lui andare in macchina.
Ma torniamo in corso Garibaldi, a destra della scuola se sono giorni di campagna elettorale c’è
immancabilmente un’ altra automobile parcheggiata sul marciapiede (quest’anno era la Fiat 500 che
pubblicizzava una consigliera donna… perché le donne non siano da meno, anche loro in doppia
fila e sul marciapiede) e poi la macchina di qualche “latino” che ha rilevato quella specie di parco
gonfiabili in cui i bambini vengono recintati come gli animali allo zoo e i genitori possono passare
il tempo con smartphone o tablet, ascoltando Juan Luis Guerra (tanto ora che ha conosciuto anche
lui il Signore i testi delle sue canzoni non potranno più scandalizzare i pargoli…). Molto meglio
quando cantava “quisiera ser un pez para tocar mi nariz en tu pecera…”, ma sono gusti personali.
E poi ecco che si staglia da lontano la nuova Minerva pavese, una specie di omino Michelin
illuminato da led natalizi… e qui si mostra la decadenza della città: strisce pedonali invisibili,
doppia corsia per le macchine, 6 panchine senza alberi poste al fianco della rotonda perché il
pensionato possa passare le sue giornate ammirando i nuovi modelli che girano sgommando e i suoi
coetanei che bestemmiano cercando di attraversare.
Un noto professore pavese ha tentato la roulette russa attraversando la rotonda mentre leggeva il
giornale.
Eppure io amo questa via, questo pezzo di mondo dove antico e moderno convivono, dove ricco e
povero camminano fianco a fianco (chissà fino a quando), dove si mescolano profumi vecchi e
nuovi, dove fino a poco tempo fa il comune ospitava famiglie rom vicino a palazzi da 6000€ al mq,
dove trovi vicino dormitori per senzacasa, ambulatori popolari e giardini privati, esclusivi e
nascosti, che sei fortunato se solo riesci a vederli… dove ritrovi l’Italia di questo inizio di secolo.
Giovanni Vitrano