Film di qualità, una ricerca lunga 55 anni

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Film di qualità, una ricerca lunga 55 anni
GIOVEDÌ
1
MARZO
2007
Film di qualità, una ricerca lunga 55 anni
Bergamo: i ricordi di Mario Consonni, una vita da programmista per le sale della comunità
Nelle sue mani i cartelloni dal Qoelet al Crystal di Lovere. E ora tocca a Matteo Bertolotti
Mezzo secolo di cinema.
Non è poco. Mario Consonni
lo ha vissuto in prima persona,
stavamo per dire in «prima visione».
Per 55 anni, fino a ieri, è stato programmista e contrattista
del Servizio assistenza sale di
Bergamo, emanazione locale organizzativa, logistica, culturale - dell’Associazione cattolica esercenti cinema.
Il Sas, che ha sede in via Bonomelli 13 a Bergamo, e dal 1965
è diretto da don Emilio Majer,
programma un’ottantina di
«sale della comunità», che fino a una trentina d’anni fa erano quasi il doppio. In città sono sotto l’egida del Sas il Conca Verde di Longuelo, i cineteatri di piazza Sant’Anna e di
Santa Caterina, il Qoelet di Redona, il Tasso di Città Alta, le
sale di Colognola, Loreto, Celadina e Boccaleone. In provincia si va dal Crystal di Lovere
al Garden di Clusone, dal Nuovo di Albino al Continental di
Gazzaniga, dal Prealpi di Schilpario allo Stella Alpina di Selvino, dal Don Bosco di Villa di
Serio al Trieste
di Zogno, e tanti altri.
Mario Consonni, di settimana
in settimana, ha
contrattato e
programmato i
film per tutti
questi cinema,
facendo la spola
tra le agenzie di
distribuzione
lombarde con
sede a Milano. Adesso, a (quasi) 70 anni, lascia il servizio e
si porta appresso un carico di
ricordi, cinematografici naturalmente. Non è stato un compito facile dover assicurare i
film a tutte le sale dipendenti
dall’autorità ecclesiastica (per
lo più le ex sale parrocchiali,
rinnovate sotto tutti gli aspetti), in quanto era giocoforza sostenere, soprattutto in passato,
l’agguerrita concorrenza delle
sale industriali, meno vincolate a finalità educative e giudizi morali.
Entrato a soli 14 anni a far parte della famiglia del Sas, da poco costituito in sostituzione di
quello che era fin allora il Consorzio cinema educativo, è
giunto in pochi anni ad assumersi la responsabilità di «trattare» i film da programmare.
La sosterrà, con immutata passione e una competenza via via
sempre più affinatasi, per 55
anni. Sentire i suoi ricordi è come sfogliare la storia di mezzo
secolo di cinema. In che cosa
consisteva esattamente il suo
lavoro? «In sostanza – spiega
A L L’ I N T E R N O
54 TREVIGLIO
Dai premiati
al PalaFacchetti
le tappe
della giornata
56 ROMANO
Da sinistra, in senso orario: la sala
di proiezione alla mediateca
provinciale; Mario Consonni;
il gruppo del Sas (Servizio assistenza
sale) al 50° di ordinazione del
direttore don Emilio Majer; lo staff
Sas: da sinistra Consonni, Giuseppe
Perico, don Majer, Pierluigi Majer
e Matteo Bertolotti (foto Bedolis)
le storie
– nel garantire ai cinematografi associati una programmazione regolare, di qualità e, entro
certi limiti, anche di rendimento, poiché è ovvio che occorre almeno ripianare le spese.
Ciò significa assicurare ai gestori delle sale, in generale
"parrocchiali" ma non solo,
quei film di maggior successo che però siano in sintonia
con i nostri princìpi, che tengono in considerazione gli
aspetti morali».
Quali film recenti sono entrati nel cartellone del Sas? «Non
sono i film che mancano. Per
esempio "Alla ricerca della felicità" di Muccino, "Una notte al museo", un po’ dal vero
un po’ cartoon, "Pirati dei Ca-
raibi" con Johnny Depp,
"Rocky Balboa" di e con Stallone, "Cars" della Walt Disney,
e altri. Sono tutti film di grande successo, però ci sono vincoli contrattuali che non si
possono eludere. Ossia, più un
film incassa e più deve essere
tenuto in cartellone. Il programma così si appiattisce su
pochi film, ma non può essere
altrimenti. Un esempio: non
posso mandare indietro, per
esempio, un film come "Notte prima degli esami oggi" se
l’incasso è buono (almeno
1.000 euro, sui quali grava una
percentuale per la Casa distributrice, che può raggiungere e
superare il 40%, ndr), e sostituirlo con un film magari qua-
litativamente migliore e meno
costoso ma non gradito al grande pubblico, come è stato il caso recente, per esempio, di
"Déja vu" che, seppur interpretato da un noto e bravo attore
come Denzel Washington, è
stato un flop al botteghino».
Consonni ricorda, non senza
un certo (condivisibile) rimpianto, quando andava a cercare i film di qualità, per esempio per la «Settimana del film
d’arte» che si teneva, per tutti gli Anni ’60, allo scomparso
cinema Rubini di via Paleocapa. «Erano film molto belli e
impegnativi come, per esempio, "‘Il posto delle fragole" e
"Il Settimo sigillo" di Ingmar
Bergman, "Rashomon" e "I set-
te Samurai" del giapponese
Kurosawa, "L’uomo di marmo"
e "Cenere e diamanti" del polacco Wajda, "Cieli puliti" del
russo Ciuchraj, dell’epoca del
disgelo kruscioviano».
Aggiunge Consonni: «C’era allora un pubblico numeroso e
appassionato a questi film di
qualità, quasi come adesso, è
tutto dire, per i film con Boldi
e De Sica». Ma aggiunge, rincuorandosi e rincuorandoci:
«Però non c’è male neanche
oggi, se film come il cinese "La
guerra dei fiori rossi", il danese "Dopo il matrimonio", il lungo documentario sui frati certosini "Il grande silenzio", il
finlandese "Le luci della sera",
programmati al Conca Verde,
hanno richiamato un pubblico
considerevole». Appunto, il
pubblico: c’è o non c’è? «Gli
spettatori diminuiscono anche
in considerazione del fatto che
le sale "multisale e multiplex"
aumentano e lo frammentano.
A rimetterci sono soprattutto
le monosale, che non possono
offrire contemporaneamente
un ventaglio differenziato di
programmi. Naturalmente ci
sono le molte altre forme di impiego del tempo libero, che in
questi due o tre decenni hanno progressivamente tolto spettatori al cinema, una volta spettacolo dominante».
Però non si sono mai visti tanti film in circolazione come
adesso. «È vero. Ma le Case
produttrici puntano sul cinema in senso tradizionale, come trampolino di lancio in vista dei successivi sbocchi del
prodotto, ossia il complesso
della merchandise: giochi, pupazzi, libri e altro, che spesso
accompagna l’uscita dei film,
in particolare di animazione;
le televisioni, soprattutto satellitari che si accaparrano montagne di pellicole, i dvd sempre più diffusi, Internet, e così via. Si può dire che soltanto
il 20% dei profitti deriva dalle programmazioni cinematografiche, il resto è altro».
Intanto il cinema resiste, anche sotto mutate spoglie. Ringraziamo Mario Consonni per
tutti i film che ci ha fatto vedere. Adesso lascia il Sas (lo sostituirà il giovane Matteo Bertolotti, che qui già lavorava come esperto di informatica) ma,
siamo sicuri, non il cinema, almeno fin che ci sarà uno schermo su cui puntare gli occhi.
Auguri.
Franco Colombo
Un anno
a tutta musica
tra l’Aida
e Finardi
58 NESE DI ALZANO
Elementari
Con la mensa
basta trasferte
per gli alunni
59 LA GARA
Foppolissima
Sotto le stelle
250 su sci
e snowboard
60 VAPRIO D’ADDA
In fiera
tutti i consigli
per la casa
biologica
61 ADRARA S. MARTINO
Un’«Oasi»
rilancia
il complesso
di Canzanica
l’iniziativa
Daniela è nata: una foto e un bigliettino per dire grazie al Comune di Orio
Alla fine Francesco è nato, e
ha compiuto un anno. La
disperazione in cui la sua
mamma naufragava prima che lui
venisse al mondo è avvolta in un
velo di discrezione, lo stesso che
protegge tutte le donne che si
rivolgono al Centro di aiuto alla
vita. Da questo muro di riserbo,
trapela che se nessuno avesse
aiutato quella giovane donna, il
piccolo Francesco non avrebbe
probabilmente mai visto la luce.
Come lui, Daniela: i due piccoli
hanno alle spalle nove mesi di
dubbi e dolori delle rispettive
madri, e se entrambi oggi
sorridono è anche grazie all’aiuto
di un’Amministrazione comunale
- quella di Orio al Serio - che
come Caravaggio ha detto sì al
Progetto Gemma. Nei giorni scorsi
la mamma della piccola Daniela
ha mandato la sua foto con un
grazie al Comune di Orio al Serio.
Sono lontani per lei e la sua
bimba i tempi del dolore:
abbandonata dal suo compagno,
amministratori e cittadini,
mamme e papà di questa
bimba, anche se
probabilmente non la
vedremo mai. Immaginiamo
Daniela che spalanca gli
occhi e sorride con gioia,
grazie anche a noi». Grazie
al progetto di adozione
prenatale a distanza, gestito
dalla Fondazione Vita Nova
che ha sede a Milano. Come
funziona? Al Centro di
aiuto alla vita si rivolgono
donne incinte in gravi
.Il nido del Centro di aiuto alla vita. difficoltà, anche
economiche e, se viene
Liliana (nome di fantasia) deve
ritenuto opportuno, il caso viene
anche aiutare la madre malata.
segnalato alla Fondazione Vita
«Grazie all’aiuto del nostro
Nova che gestisce il progetto di
Comune – spiega emozionato
aiuto. A cui hanno aderito anche
l’assessore alla Cultura Simone
i Comuni di Orio al Serio e
Poma – ha potuto proseguire la
Caravaggio. Il progetto prevede
gravidanza con più serenità e
uno stanziamento di 160 euro al
affrontare il futuro con meno
mese per un anno e mezzo, da
angoscia. Oggi Daniela pesa
quando la mamma è incinta a
quattro chili. Noi siamo molto
quando il bambino ha all’incirca
contenti perché ci sentiamo tutti,
un anno. L’adozione prenatale a
distanza per Francesco è
terminata a dicembre 2006,
mentre per Daniela, nata ad
agosto dello scorso anno,
continua anche nel 2007. Il
Comune di Caravaggio ha già
aiutato a nascere Lorelei e Kate
(per quest’ultima bambina il
progetto è ancora in corso), e ora
sta sostenendo economicamente
una donna che partorirà
prossimamente.
Complessivamente nel bilancio di
previsione 2007, il Comune di
Caravaggio ha stanziato 2.880
euro proprio per le due adozioni
prenatali a distanza attive. Lo
scorso anno grazie al Progetto
Gemma sono nati nella sola
provincia di Bergamo 146 bimbi.
Oltre al contributo mensile per un
bambino, il Centro aiuto alla vita
– che ha sede a Bergamo, in via
Conventino 8 (telefono
035.4598491) – gradisce anche la
donazione di abiti, carrozzine e
pannolini.
Emanuele Casali
.Sono 146 i bimbi nati nel 2006 in provincia grazie al Progetto Gemma.