Diario di un pellegrinaggio - "Tre Arcangeli"
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Diario di un pellegrinaggio - "Tre Arcangeli"
Diario di un pellegrinaggio Perché si decide di fare un pellegrinaggio a Medjugorje? Probabilmente ognuno di noi potrebbe dare una risposta diversa: per fede, per curiosità, per vedere posti nuovi, per cercare un segno, per accompagnare qualcuno, per caso …. Io non avevo mai avuto il desiderio di andarci, anzi ero prevenuta, non mi attirano i luoghi meta di pellegrinaggi dove spesso si trova confusione e devozionismo, preferisco una chiesa di campagna o il chiostro di un convento per cercare di vivere momenti di spiritualità in pace e tranquillità. Poi, con il racconto di alcune persone, la lettura di un volantino, una mail che ti invita a partecipare a una nuova esperienza, comincia a farsi strada in me e in mio marito l’idea di questo viaggio. Sono un po’ incerta, ma razionalmente decido comunque di non andare: famiglia, lavoro, salute... troppi problemi, troppi ostacoli, troppi disagi, troppe difficoltà da superare. Chi ce lo fa fare? Poi, quasi per caso, mi capita tra le mani un’immagine della Madonna di Medjugorje che mi aveva dato Loretta e leggo le parole “…aprite il vostro cuore, offritelo a me e non abbiate paura di nulla. Io sarò con voi …”, per me è un segno, abbandono la razionalità e cominciamo a preparare le valige! In questi giorni qualcuno ci ha detto: “Si va a Medjugorje perché si è chiamati” e forse proprio questa è la risposta giusta. Mercoledì 29 giugno 2011 ore 1.00: Il viaggio E' notte e siamo tutti lì, davanti la chiesa, con i nostri bagagli, i nostri dubbi, le nostre speranze: un gruppo di persone con storie diverse e motivazioni differenti. Alcuni si conoscono da tempo, altri solo di vista, altri ancora è la prima volta che si incontrano. Saliamo sul pullman, il lungo viaggio ci preoccupa un po’, diciotto ore non sono poche, ma chi è già stato a Medjugorje rassicura gli altri e così, tra sicurezze e incertezze cominciamo questo cammino. Sperimento subito la solidarietà, due persone che non conosciamo, saputo di alcuni miei problemi, ci cedono il proprio posto consentendomi un viaggio più confortevole. Forse non comprendono pienamente quale grande dono mi abbiano fatto e io non so ancora che un filo invisibile ci ha comunque legati. La mattina a Palmanova si uniscono a noi anche un gruppo di friulani e Sergio, colui che, come fa da anni con tantissimi gruppi, ci farà da guida in questo pellegrinaggio. Il pranzo a Gospik è una piacevole sorpresa che contribuisce a risollevare il fisico e il morale! Finalmente arriviamo, sono ormai le 19.00, ma tra chiacchiere, barzellette, canti e preghiere, il viaggio è stato meno pesante del previsto. Giungiamo in tempo per la Messa vespertina, la Messa internazionale celebrata sul piazzale della chiesa di San Giacomo che, attraverso la traduzione simultanea con le radioline, riusciamo comunque a seguire. Rimango un po’ disorientata, le vie intorno traboccano di negozi di souvenir religiosi e di quant’altro di solito nasce intorno ai santuari e che da sempre mi infastidisce. Avremo fatto bene ad affrontare questo viaggio o era meglio restarsene a casa? Questa domanda rimane per il momento sospesa in attesa di una risposta, ma già si comincia a sperimentare un senso di comunione fraterna. La pensione che ci ospita a Bijakovici fortunatamente è piccola, semplice e lontana dalla confusione. Dopo cena Sergio ci invita ad uscire per andare, anche se stanchi, alla Croce Blu, ai piedi della collina delle apparizioni. Non è molto distante, ma la salita ripida e sassosa, è buio e c’è bisogno delle torce per poterla raggiungere. Il giorno dopo ci aspetterà invece un’arrampicata molto più difficile, ma chi è qui per la prima volta ancora non lo sa. Giovedì 30 giugno: la salita verso la meta Al mattino ci sveglia il canto del gallo. E’ una bella giornata e dalla finestra vediamo un melograno ricco di frutti. Con uno stato d’animo lieto andiamo verso il Podbrdo, ma, quando mi trovo di fronte la salita ripida e sassosa da scalare, il mio primo pensiero è “non ce la farò mai”. Comincio comunque a salire, mi guardo intorno e vedo decine e decine di persone di tutte le età che lentamente avanzano, alcuni sono scalzi, altri hanno delle palesi difficoltà fisiche. Chi è più forte aiuta però chi si trova in difficoltà e così nessuno resta indietro. Anche io e mio marito abbiamo la possibilità di dare una mano e proprio per un caso (ma comincio a non credere più tanto al caso!) a una delle persone che ci aveva invece aiutato durante il viaggio. La preghiera del rosario scandisce la nostra salita e, piano piano, fermandoci a meditare alle tavole di bronzo che raffigurano i misteri, arriviamo in cima, là dove ci aspetta la statua della Madonna, la “Gospa” come la chiamano qui. Tante persone si sono fermate a pregare, c’è un grande clima di fede e, d’altra parte, senza la fede molti di noi non sarebbero mai riusciti ad arrivare fin qui. C’è anche un ragazzo disabile che è stato portato con una lettiga dagli amici e ancora mi domando come possano esservi riusciti. Dopo una faticosa discesa andiamo alla chiesa di San Giacomo per partecipare alla Messa in italiano. Ci sono persone provenienti da tutto il mondo a Medjugorje, ma gli Italiani sono tra i più numerosi: vengono da tutte le Regioni, anche da quelle più lontane come la Sicilia. La chiesa è stipata, è difficile trovare posto persino in piedi, ma nonostante questo non c’è confusione, ma una grande partecipazione. Nel pomeriggio ci aspetta invece la Via crucis sul monte Krizevac per incontrare Gesù nella sua passione. E’ ancora più difficile della mattina, la strada impervia e faticosa, ma la forza non ci manca e l’esperienza è significativa e intensa. Forse è proprio la fatica fisica che aiuta a meditare meglio e ad accogliere le belle e profonde riflessioni che don Raffaello e don Ernest hanno preparato. Lentamente raggiungiamo la cima della collina e arriviamo alla grande croce dove è naturale fermarsi in preghiera perché le parole sgorgano dal cuore. In questi luoghi si respira una forte spiritualità che facilita il raccoglimento e la preghiera, più della fatica fisica si sente una grande forza interiore. La discesa mette a dura prova le nostre capacità, il rischio di scivolare è alto, ma ci sosteniamo a vicenda. Ci sentiamo più fiduciosi, non c’è in noi la soddisfazione di essere riusciti in una impresa difficile, ma ogni sasso di questo monte ci ha invece insegnato la costanza e perseveranza. Torniamo in tempo per partecipare alla parte finale dell’adorazione eucaristica e viviamo, a conclusione di questa giornata, ancora un momento di forte spiritualità. Siamo tantissimi, ma intorno è silenzio e lo sguardo di tutti è rivolto verso il S.S. Sacramento, il resto non conta. Venerdì 1 luglio: dove la Parola del Signore è accolta e dove è rifiutata Oggi abbiamo avuto un cambio di programma: durante questo viaggio ce ne sono stati molti e, anche se inizialmente ci hanno infastidito, ci hanno invece insegnato a liberarci delle nostre rigidità. Alla fine poi ci accorgeremo che tirando le somme è andata bene così e tutto ha avuto invece una sua logica. Durante la mattina viviamo una serie di esperienze coinvolgenti. Nella casa dove abitava Vicka, una delle veggenti, entriamo nella stanza dove ci sono state le apparizioni, un luogo che parla di semplicità, accoglienza, preghiera. Incontriamo poi fra Silvano che ci propone un metodo “La nostra via crucis alla scuola di Gesù, in comunione con Lui”, una riflessione e una esperienza sulla comprensione del dolore e sulla capacità di poter offrire le proprie sofferenze per il bene di tanti altri. “Dove l’uomo soffre per il suo errore o per quello altrui, in quel luogo di dolore Dio disegna per la sua creatura la via della Resurrezione”. Non è Dio a mandare il dolore, ma, affrontando la sofferenza in comunione con Gesù e le sue virtù, la croce può trasformarsi in albero della vita che produce frutti per noi e per gli altri. Fra Silvano non è un teorico, è un uomo che da anni si occupa delle persone in difficoltà, in particolare dei profughi Croati presenti in Erzegovina, fortemente impegnato nelle cose concrete oltre che nella catechesi e chi lo ascolta avverte che si trova davanti a un testimone che non ci propone solo belle parole, ma in prima persona ha saputo rispondere a Gesù e seguirlo. Un’altra testimonianza ci viene offerta da suor Kornelija, anche lei ha saputo rispondere in modo concreto al Signore e seguirlo. Celebriamo la Messa nella sua comunità che accoglie bambini, giovani, anziani. E’ una donna minuta suor Kornelija, ma quando ci ha raccontato la sua testimonianza, sembrava un gigante. Con parole semplicissime ed entusiaste ha espresso concetti molto profondi richiamando ai valori dell’accoglienza, della famiglia, della preghiera, del rispetto reciproco anche tra le diverse religioni, dell’affidarsi totalmente alla Provvidenza. Ci esorta, quando torneremo a casa e inizieremo il nostro vero pellegrinaggio, a non cercare di voler cambiare le persone, ma ad avere la capacità di accettarle come sono, amandole e pregando per loro. Qui a Medjugorje durante questi anni c’è stato un fiorire di queste realtà in cui la fede si è concretizzata in opere di amore con l’accoglienza di coloro che sono abbandonati o emarginati, come ad esempio la “Comunità Cenacolo” di suor Elvira che aiuta i tossicodipendenti secondo il percorso della scoperta e dell’esperienza dei veri valori della vita cristiana. Se l'albero si riconosce dai frutti, l'albero di Medjugorje è sicuramente opera dell'amore di Dio! Nel pomeriggio facciamo una gita a Mostar, una città che è diventata tristemente famosa durante la guerra tra i Paesi della ex-Jugoslavia. Poteva essere semplicemente una gita turistica, ma è stato invece molto di più, il contrasto con quello che abbiamo vissuto la mattina è infatti molto forte. Mostar, una città dove coesistono più religioni, poteva essere un esempio di tolleranza e di integrazione, è stato invece il segno di quello che accade quando l’uomo si allontana da Dio e prevale la divisione e la discordia. Le colline che circondano Mostar sono un immenso cimitero, anche all’interno dei parchi, ai lati della strada, ci sono delle tombe. I morti erano talmente numerosi che non si sapeva più dove seppellirli, soprattutto giovani che la guerra ha strappato alla vita. Non dimenticherò mai l'enorme distesa di quelle croci! La città è stata ricostruita, rimangono solo alcuni edifici che mostrano chiaramente l’inferno che c’è stato. La città è divisa in due parti, quella cristiana e quella musulmana, due mondi diversi in cui c’è sempre chi abita “dall’altra parte”. Il flusso di pellegrini a Medjugorje però, portando turisti a Mostar e quindi un indotto economico favorevole, sta facilitando i contatti tra i due mondi. Sicuramente l’integrazione passerà attraverso i giovani con la compresenza ad esempio nelle diverse facoltà universitarie poste nelle due parti della città. Frequentarsi, dialogare, conoscersi, può abbattere le barriere religiose e culturali. Visitiamo anche la parte musulmana, molto pittoresca con il suo bazar, il Vecchio ponte, il fiume Neretva dove si specchiano la moschea e il minareto, edifici caratteristici come ad esempio la casa Turca. Mi colpisce in particolare la moschea, si percepisce che anche questo è un luogo di fede. La guida ci spiega alcuni particolari, la giornata scandita dai ritmi della preghiera, l’invocazione dei 99 nomi di Allah (il centesimo è sconosciuto perché l’uomo imperfetto non potrà mai comprendere l’infinità di Dio), il digiuno, l’obbligo per le persone ricche a prendersi cura dei più poveri, … Quante le cose che comunque ci accomunano, forse molte di più di quelle che ci dividono! Torniamo alla chiesa di San Giacomo per partecipare alla Messa vespertina e alla Venerazione della Croce. Molti decidono di accostarsi al Sacramento della Riconciliazione, altri lo faranno domani. Una delle caratteristiche di Medjugorje è proprio l’elevato numero di confessioni. Intorno alla chiesa, nei giardini, nel piazzale, dovunque ti guardi intorno, c’è un sacerdote e una fila di persone che attendono per confessarsi. Qui è naturale farlo, è l’esperienza che stai vivendo che ti fa vedere più chiaramente la tua vita e che ti spinge ad aprire il cuore e ad affidarti alla misericordia di Dio. Sabato 2 luglio: alla scuola di Maria Al mattino ci rechiamo alla Croce Blu, oggi è il giorno dell’apparizione a Mirjana e c’è una folla immensa, qualcuno ha trascorso qui la notte, qualcuno è arrivato all’alba. Sono ancora un po' dubbiosa: che ci faccio qui, in mezzo a tutte queste persone? Molte pregano intensamente, altre sembrano invece animate più da un devozionismo che mi sembra banale. Ma poi chi sono io per giudicare? Aspetto, non so nemmeno io che cosa e, improvvisamente, durante la recita del rosario, il silenzio assoluto, quasi irreale, tutto è come sospeso. Non si possono descrivere le emozioni che si provano in questi momenti, sono personali e soggettive, ma si ha comunque la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di grande e di misterioso. Le condivido solo con mio marito e ci lascia sorpresi il fatto di aver vissuto esattamente la stessa esperienza. Viene letto il messaggio della Madonna, un invito forte a compiere un passo difficile e doloroso, riconoscere i propri peccati e purificare il cuore per poter accogliere la fede. Nel piazzale della chiesa ci accolgono le note dell’inno di Medjugorje, “Siam venuti, Madre cara”, un canto che in questi giorni abbiamo imparato ad amare e che rimarrà nei nostri cuori. La Messa per gli Italiani oggi viene celebrata qui: quasi tutte le funzioni a Medjugorje si svolgono all’aperto perché la chiesa non riesce a contenere la moltitudine dei pellegrini. Colpiscono, nonostante il gran numero di persone, il raccoglimento, la partecipazione, i momenti di profondo silenzio; i canti e la musica sono bellissimi e riescono a entrare fino in fondo all’anima. Nel pomeriggio partecipiamo a due incontri importanti, il primo con Ivan, uno dei veggenti e il secondo con il viceparroco. Ivan parla a lungo, le sue parole sono semplici, serene, ma di una grande ricchezza spirituale, riescono a toglierti dagli occhi tanti veli e ti fanno vedere tutto più chiaramente. Sono parole sentite forse tante volte, ma è come ascoltarle veramente per la prima volta. Il richiamo è alla preghiera, alla riscoperta dei valori profondi, all’importanza di non sentirsi mai arrivati, ma di affidarsi invece al perdono e all’amore di Dio. Anche il viceparroco ci richiama ad una vera conversione perché tutti abbiamo bisogno di intraprendere questo cammino: è facile vedere gli errori degli altri, ma prima di tutto è necessario fare pulizia nella propria anima! Le sue parole sono argute, a volte anche scherzose, ma sono anche molto profonde e ci lasciano nel cuore dei grandi insegnamenti. Dopo cena siamo di nuovo qui nel piazzale per partecipare all’adorazione eucaristica e concludere davanti a Gesù questa intensa giornata di riflessione e di preghiera. Nel silenzio lo ascoltiamo. E’ un’esperienza molto bella che rimarrà a lungo dentro di noi; piove a dirotto, ma cosa importa? Troppo grande è la gioia che riempie i nostri cuori. Domenica 3 luglio: il ritorno La sveglia oggi è davvero al canto del gallo perché ci aspetta il lungo viaggio di ritorno. Ci sembra di essere qui da un mese e sono invece passati solo pochi giorni. Lasciamo la pensione che ci ha ospitato in questi giorni con dispiacere: qui sono persone gentili e disponibili e tutto è molto familiare. Per fortuna il turismo religioso non si è ancora strutturato come in altri luoghi e volentieri si preferisce rinunciare alle comodità per apprezzare la semplicità. Partecipiamo per l’ultima volta alla Messa qui a Medjugorje. Il sacerdote ci invita a scendere dal Tabor e di ritornare a casa cercando di mettere in pratica quello che qui abbiamo vissuto. Non sarà facile, anche qui nel nostro gruppo oltre che la condivisione, l’amicizia, la solidarietà, abbiamo sperimentato anche tensioni, incomprensioni, difficoltà a perdonarci a vicenda. E’ un cammino difficile, ma ora sappiamo che non siamo soli! Il viaggio di ritorno inizia, cantiamo, preghiamo, chiacchieriamo, vediamo immagini di alcune testimonianze, alcuni di noi raccontano la propria esperienza. Abbiamo anche il tempo di fare i turisti fermandoci ad ammirare in Croazia un panorama stupendo, Skradin, che sorge in una insenatura del fiume Krka, formando quasi un fiordo dai colori meravigliosi. Giunge poi il momento dei ringraziamenti, agli autisti che ci hanno sopportato in questi giorni, ai sacerdoti che ci hanno accompagnati con disponibilità e saggezza in questo cammino, a Sergio che ci ha guidato perché potessimo vivere pienamente questa esperienza, a Loretta e Patrizia che sono state le promotrici di questa iniziativa. Ma un grazie deve essere rivolto anche a tutti quelli che hanno partecipato perché ognuno è stato importante e soprattutto a Dio che ci ha dato questo grande dono. Ormai questo viaggio sta volgendo alla fine, si comincia a intravedere Livorno, è notte, come quando siamo partiti, ma in tutti noi c’è sicuramente più luce. Spero che sia veramente l’inizio di un nuovo cammino! Non posso fare a meno di sorridere pensando a come tutti i miei dubbi, le incertezze e i pregiudizi si siano frantumati uno dopo l’altro durante questi giorni! Sono felice di aver vissuto questa esperienza e sono felice di averla condivisa con mio marito. E' stato bello viverla anche come coppia e non solo individualmente e proprio pochi mesi dopo aver rinnovato le nostre promesse in occasione dei 25 anni del nostro matrimonio. Ma ormai chi crede più al caso? Forse nei prossimi giorni alcune persone mi chiederanno di questa esperienza e forse vorranno sapere se ho visto dei segni: sì, li ho visti, a Medjugorje gli zoppi camminano, i ciechi vedono, i sordi odono, quale segno è più grande di questo? Rossella “Cari figli, la mia chiamata materna che oggi vi rivolgo è una chiamata di verità e di vita. Mio Figlio, che è la vita, vi ama e vi conosce nella verità. Per conoscere e amare voi stessi dovete conoscere mio Figlio, mentre per conoscere ed amare gli altri dovete vedere in essi mio Figlio. Perciò, figli miei, pregate, pregate per comprendere e abbandonarvi con spirito libero, per trasformarvi completamente ed avere in questo modo il Regno dei Cieli nel vostro cuore sulla terra. Vi ringrazio" 2 luglio 2010