Salvaiciclisti: messaggi sui pannelli luminosi di
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Salvaiciclisti: messaggi sui pannelli luminosi di
5 Giugno 2012 #Salvaiciclisti: messaggi pannelli luminosi di Milano • #Salvaiciclisti • Precisazione FIAB • Conferenza Globale a Vancouver • Libri: “Il dio di Roserio” • Arte: Seraphine: la donna colorata • Ricordi in bici Tiziana De Vecchi Marco Stainer Da lunedì 26 marzo su 38 pannelli luminosi a messaggio variabile in giro per Milano compariranno due frasi a rotazione sul tema #salvaiciclisti, per sensibilizzare gli automobilisti al rispetto e all’attenzione verso biciclette e pedoni. È questa l’idea partita dall’assessore alla Mobilità e Ambiente Pierfrancesco Maran e sostenuta dal Sindaco di Milano Giuliano Pisapia, per dare un primo seguito all’incontro del 16 marzo, organizzato da RCS Sport e La Gazzetta dello Sport, “La bicicletta e la sicurezza nelle città: #salvaiciclisti” e alla giornata dedicata al TrafficCamp, che si è tenuto il giorno successivo. L’iniziativa è partita attraverso un tweet dell’assessore Maran: “Se poteste dire agli automobilisti di #Milano una frase #salvaiciclisti (3 righe, 16 caratteri l’una) cosa Dal sito del comune di Milano direste? Proposte: #bikewrite”. Tantissime le idee e i suggerimenti arrivati con hashtag #bikewrite, che in poche ore è diventato trending topic. “I pannelli variabili di solito contengono informazioni utili agli automobilisti, perché avvisano in caso di strade chiuse, deviazioni, blocchi o limitazioni del traffico. Sono cartelli speciali che attirano molto l’attenzione degli automobilisti”, ha dichiarato l’assessore Maran. “Per questo ho pensato di cominciare da qui per una nuova forma di sensibilizzazione verso le fasce più deboli della mobilità. Dare spazio a bici e pedoni, dove di solito le protagoniste sono le automobili, è un altro modo per cominciare a riappropriarsi delle strade e per ricordare a tutti di fare attenzione e di avere rispetto per chi sceglie di muoversi con mezzi sostenibili”. Si partirà dunque domani con le prime due frasi: “Guarda lo specchietto, poi apri la portiera - sui salvaiciclisti” e “Non sostare sulle corsie ciclabili salvaiciclisti”. I messaggi si intervalleranno ogni 5 secondi tra loro e con altri due messaggi informativi su Area C, per tutte le 24 ore della giornata e saranno via via sostituiti con altre idee già arrivate o in arrivo dalla rete in questi giorni. “La sicurezza per i ciclisti non deve essere limitata alla sola realizzazione e protezione di piste ciclabili, ma deve diventare una questione di mentalità per tutti, anche e soprattutto per gli automobilisti. Ed è solo impegnandoci su questo fronte che riusciremo a trasformare Milano in una città davvero amica delle biciclette”, ha concluso l’assessore Pierfrancesco Maran. “#bikewrite, intanto, continua. Stiamo raccogliendo le frasi più significative perché questa sia una campagna seria e duratura”. Notizie FIAB Pagina 2 di 4 Notiziario di BaggioX Bici “contromano”: non facciamo confusione, il provvedimento non va applicato dovunque creando allarmi e proteste di Antonio Della Venezia presidente FIAB Con riferimento alla notizia riportata da alcuni organi di stampa in modo equivoco o inesatto, in relazione al tema del “controsenso ciclabile”, ossia della possibilità di adottare il provvedimento di doppio senso per le bici su strade a senso unico a seguito di un parere del Ministero Infrastrutture e Trasporti, è doveroso precisare quanto segue: 1) non si tratta di una norma generale ed astratta, ma di un parere tecnico importante, atteso da tempo, che riteniamo utile e anzi fondamentale per lo sviluppo della ciclabilità e la sicurezza stradale, ma che va applicato con saggezza; 2) l’applicazione nei singoli casi è competenza degli organi proprietari delle strade (nei nostri casi, solitamente, i Comuni), che devono valutarne l’applicabilità concreta alle situazioni specifiche, in presenza di condizioni particolari; 3) in assenza di diversa indicazione, continuano a valere le prescrizioni di rilevanza generale previste dal codice della strada che devono pertanto essere rispettate da tutti, ciclisti inclusi; 4) chiediamo a tutti gli organi di comunicazione di prestare attenzione a una corretta ed attenta divulgazione delle informazioni per non provocare letture distorte, frettolose e controproducenti che rischiano anche di vanificare la portata innovativa e di buon senso contenuta nel parere reso dal Ministero. Già nel comunicato stampa FIAB di ieri veniva precisato che la circolazione delle bici non sarebbe stata consentita in controsenso dovunque ma, con provvedimento amministrativo del Comune, solo nei casi di “strade larghe almeno 4,25 metri, zone con limite di 30 km/h, zone a traffico limitato, assenza di traffico pesante”. Conferenza globale della mobilità ciclistica a Vancouver 2012 Gli americani guidano di meno. Secondo un’indagine su un campione di giovani di età compresa tra 16 e 34 anni (rapporto U.S.PIRGhttp://www.uspirg.org/reports/usp/ transportation-and-new-generation) in America dal 2001 le miglia percorse per veicolo sono in calo del 23% mentre crescono quelle percorse a piedi (+16%), quelle in bici (+24%), quelle con trasporto pubblico (+ 40%). Di come le politiche dei trasporti stanno cambiando a favore del trasporto ciclopedonale, si parlerà a Vancouver, Canada, alla Conferenza "globale" sulla mobilità ciclistica "Velo-City", in programma dal 26 al 29 giugno prossimi, per iniziativa di European Cyclists' Federation (ECF) e delle Autorità locali. L’evento si svolgerà presso lo Sheraton Wall Center Hotel accessibile, ovviamente, in bicicletta lungo la nuova e confortevole pista ciclabile. Le conferenze Velo-City, organizzate da una trentina d'anni in tutto il mondo da ECF, rappresentano oggi l'evento più prestigioso e di elevata qualità al mondo su pianificazione, progettazione e marketing della ciclabilità. Un’opportunità imperdibile per politici, amministratori pubblici, urbanisti, architetti, ingegneri, accademici, ricercatori, ambientalisti, utenti della bici, comunicatori, educatori, rappresentanti dell’industria della bici per incontrarsi, entrare in relazione, conoscere e condividere le migliori pratiche e le esperienze mondiali. Il programma della conferenza, in fase di continuo aggiornamento, è disponibile su http://www.velocity2012.com/programs/program-at-a-glance Ma perché è stata scelta Vancouver come sede della conferenza globale della mobilità ciclistica? Lo spiega Bernhard Ensink, direttore della serie “Velo-City”: “Perché Vancouver è un buon esempio di città che ha identificato la bicicletta come una delle sue priorità principali di trasporto. Negli ultimi 10 anni, la rete ciclabile urbana è più che raddoppiata. Il programma per lo sviluppo della mobilità ciclistica di Vancouver è iniziato nel 1988 con l’approvazione da parte del Consiglio comunale del Piano della mobilità ciclistica. Successivamente il piano dei trasporti ha individuato la mobilità ciclistica come modalità di trasporto ad alta priorità da sviluppare all'interno della città. Oltre a dotarsi di una rete di percorsi ciclabili per la mobilità quotidiana, l’Amministrazione ha provveduto a realizzare quella legata al tempo libero. Il piano ha tenuto ampiamente conto delle consultazioni di ciclisti e residenti, e analizzato quello che serviva per integrare i ciclisti nella rete di trasporto ordinaria. Nel 2003, con l’attuazione del piano urbano dei trasporti, è stata prevista l’integrazione, all’interno del nuovo sistema di mobilità, anche della rete ciclabile. Oggi Vancouver dispone di una rete ciclabile di 400 Km. Questa crescita insieme con le iniziative complementari, come la realizzazione di ciclo posteggi e le attività promozionali, hanno contribuito a integrare i ciclisti nella rete di trasporto esistente”. Il Presidente della FIAB, Antonio Dalla Venezia dichiara: "Anche per il mondo politico, economico e tecnico italiano e per i responsabili delle istituzioni che governano il territorio, prendere parte alla conferenza Velo-City di Vancouver può rappresentare un’occasione irrinunciabile per comprendere come sia assolutamente indispensabile avviare anche in Italia politiche concrete per la ciclabilità, utili a coniugare lo sviluppo economico locale e la crisi economicofinanziaria: la mobilità ciclistica aiuta la crescita". Iscriversi è ancora possibile, anzi doveroso. Tutte le informazioni sul sito http://www.velo-city2012.com Libri Notiziario di BaggioX “L'è sta un sass? E' stato un sasso? Non ne sono mica tanto certo”. E’ così che comincia il travaglio del Pessina Dante (rigorosamente prima il cognome e poi il nome) rispetto all’incidente che ha causato l’infermità del suo gregario, il semidio Consonni Sergio. E sì, perché nel ciclismo, come nella vita, “in de per lù, se va nò luntan”. Siamo animali sociali e lo sport rappresenta la metafora della vita. Il Pessina questo lo capisce subito, perché del lavoro alla pompa della benzina non gli importa granché: è una missione, la sua, quella di diventare un campione per sé stesso, per la sua gente, del quartiere Roserio di Milano, per il Consonni Sergio che Giovanni Testori - Il dio di Roserio di Claudio Negrini non sarà più quello di prima e per il senso di colpa di aver causato la caduta. Le debolezze, le furbizie degli addetti ai lavori sono lì a tentarlo, a fargli prendere decisioni che non sono nel suo modo di pensare. E allora, anche se il giorno della "Milanesi" il Pessina non sta bene, “c'ha il mal di pancia”, sa che deve vincere, perché l’è minga un “pastina”, c’ha carattere, lui. Romanzo della prima metà degli anni Cinquanta, periferia di Milano. La guerra è appena finita, ma non ancora abbastanza lontana da potersela dimenticare. Le ambientazioni, il linguaggio colorito, il milanese come lingua di “classe”, la necessità di emergere dopo un lungo periodo di fame e miseria: la guerra che ha lasciato la gioventù ha sfangarsela da sola. Non sempre comprensibile nella trama, come spesso ci abitua il Testori, il romanzo lascia una Seraphine: la donna colorata di Sabrina D’Austria Senlis, cittadina medievale vicino a Parigi, 1906. Notte. Immaginate una donna, sulla quarantina, dai capelli grigi scompigliati. Indossa abiti dismessi da domestica, è accovacciata, quasi prostrata sull’enorme telaio ricoperto di juta posato sul pavimento, al lume di una lampada a petrolio. Immaginate uno sguardo fervido, scintillante, che guizza nel silenzio della notte cercando il colore giusto, che come sempre si fabbrica da sé. Ecco che comincia a stendere uno sfondo di smalto, denso. E poi firma, subito, non sempre allo stesso posto, qualche volta in basso a destra, ma anche lungo il bordo della tela. E poi immaginate una voce dolce, ma assolutamente sgradevole, acuta, che scheggia il silenzio della stanza; la donna inizia a cantare, litanie inventate e gioiose, che solo lei conosce. Sola, nello spazio soffocato della sua stanza che usa anche come atelier, un odore pungente di trementina aleggia nell’aria; nella sua stanza tutto è scuro, invaso dalle tele, appese, accatastate, di ogni dimensione. Non era intonata e melodiosa, questa donna, ma poco importava…la sua cantilena è un respiro, un soffio verso il cielo e la Madonna, dalla quale, nella sua follia, lei diceva di essere guidata nei suoi quadri. E poi immaginate dei fiori, degli alberi, dei frutti. Immaginateli nella loro essenza, nella rappresentazione immediata del loro colore dominante, tanto da poterne sentire il profumo ed assaggiarne il sapore. Pagina 3 di 4 Niente volti, niente case o altre immagini nei lavori di questa donna; solo fiori e alberi e frutti e foglie e animali. La Natura. Fiori che somigliano a piume, piume che fanno pensare a uccelli del paradiso, a rose, a dalie, a mele, a ciliegie, a lillà. Prepara i colori macinando ciò che la Natura le offre, aggiungendo ai suoi sapienti miscugli l’olio santo della cappella della Vergine Maria di Senlis. Lo sottrae quando è da sola nella chiesa, senza occhi indiscreti, convinta che quest’olio, indispensabile per tutti i sacramenti cattolici, dia forza e spiritualità alla sua pittura, dimorando in essa come Presenza Invisibile. “L’albero del paradiso”, “I fiori del paradiso”, “Il ciliegio dietro uno steccato” sono tra le sue tele più belle; sembra che la fortuna stia guardando in faccia a questa donna grandiosa, a partire infatti dagli anni Venti i suoi quadri vengono acquistati dai più noti collezionisti valanga di suggestioni al lettore più o meno attento a tutti i dettagli del racconto. Si tratta di farsi guidare dagli episodi che descrivono l’immaginario di un giovane corridore di bicicletta che cerca di uscire dalla mediocrità a suo modo, attraverso il gesto sportivo, tra i fumi di una “millecento” o di una “lambretta”, per andare finalmente a “limonare” con la “ragassa”. Un’Italia che non c’è più, naturalmente, ma che rappresenta ciò che eravamo, in contrasto con la vacuità dei nostri giorni, dove per apparire basta vestirsi alla moda o pettinarsi col “gel”. Ogni successo doveva essere conquistato col sudore e la fatica, nulla ti era dato, in partenza. La metafora del Consonni e del Pessina sono lì a dimostrarci che il ciclismo come la vità sono delle lunghe salite che però, ogni tanto, ci danno delle gran soddisfazioni! Arte d’arte, e gli articoli che parlano di lei vengono pubblicati un po’ dappertutto, a Parigi, a Londra, in Germania e perfino negli Stati Uniti nel 1937. Invece… Immaginate la stessa donna di prima, ma senza più l’ardente guizzo dell’istinto negli occhi; immaginatela in un corridoio invaso dal rumore, dal fetore, al freddo perché sono finiti il carbone e la benzina. Accanto a lei altre persone dormono sopra sudici pagliericci di lana o alghe, stese sul pavimento, completamente nudi; dal soffitto l’acqua cade goccia a goccia da stalattiti di ghiaccio, tanto che alcuni infermieri sono costrette ad aprire gli ombrelli nelle sale dei pazienti. Siamo nell’Ospedale psichiatrico di Clermont. Nel 1938 questa donna scrive, dal manicomio: “Per far piacere alla Divina Madre non ci sarà pellegrinaggio alla mia tomba…se posso in questo farle piacere, trovare la pace, è l’unica felicità della mia esistenza in questa vita e nell’altra. La canonizzazione non aggiunge nulla alla santità, ma è un onore che si rende al venerato.” Il nome di questa donna è Seraphine, Seraphine de Senlis. Ora i suoi “lavori colorati”, come lei amava chiamarli in contrapposizione ai “lavori neri” come domestica, sono nei più importanti musei di tutto il mondo, dove a me, quando penso a lei, piace immaginare di sentirla ancora stonare l’amore per la Natura. Ricordi in bici Pagina 4 di 4 Notiziario di BaggioX Gite in periferia di Tiziana De Vecchi Una piccola bicicletta proiettata lungo la strada piantonata da due secolari olmi. Il respiro antico di un nonno suonatore di oboe e dilettante ciclista con trofei datati 1910, che pedala un po' appesantito dagli anni lungo la stessa strada in direzione la Gaggia, cascina un po' più in là della Guascona, alla periferia di Muggiano. Intorno il profumo dei fiori di robinia e il colore dei papaveri che macchiano il bianco della camomilla. Un nonno e una bambina, il sapore eterno di un rapporto intenso come una pedalata, sessantacinque e cinque anni posti sulla circonferenza di una ruota che si dipana come una traiettoria fra l'ombra e il sole, la magia di un tempo anni cinquanta che si arrotola nel carter di due biciclette di diversa misura. L'incedere è tranquillo, tranne qualche scatto della bambina che s'inventa una libertà possibile in un mondo con poche automobili, tra l'asfalto e lo sterrato, tra la realtà e il gioco. Il nonno ha la sua saggezza e con le mani appoggiate al manubrio gode del tempo condiviso... poi ci si ferma in una vecchia osteria, si appoggiano le biciclette al muro, sotto la grande sopra la piccola, un rapporto fisico come quello della bambina che prende la mano del nonno. Un bicchiere di vino rosso e una spuma e il tempo è già una veloce corsa verso il futuro..... In sella alla notte E poi ci fu la volta quando decidemmo di vivere una notte un po’ alternativa. Io e Roby avevamo 17 anni e poca voglia di annoiarci. Eravamo a casa mia e dopo aver visto un film piuttosto deludente, l’idea che ci passò per la testa fu veramente azzeccata. “Roby- il mio amico si chiama Roberto- Roby, che te ne pare se andassimo a farci un giro in bicicletta? “Ma sono le due di notte!! Mmm però non è malaccio come idea. Tanto io non ho molto sonno. Ma ce l’hai una bici in più per me?” “Si si, tranquillo! Io prendo la mia bici e tu quella di mia nonna.” Sgattaiolammo fuori di casa senza farci sentire da nessuno, aprimmo il box, acchiappammo le due bici e uscimmo dal cancello. La temperatura era perfetta per farsi una bella biciclettata in giro per Milano. Il silenzio e le luci dei lampioni che stendevano una densa luce giallognola sulla città rendevano la situazione poetica. di Marco Stainer Partimmo da Baggio alle 2 e un quarto di notte e vagammo senza una meta precisa fino alle 5 e mezza di mattina: corso Vercelli, corso Magenta, tutte le vie più famose del centro e poi… e poi Piazza Duomo. Che spettacolo! Imponente e maestosa eppure così fine ed elegante, immersa in un’atmosfera eterna, senza la chiassosa folla quotidiana, senza la solita gente appariscente che ti impegna lo sguardo. C’erano solo un paio di spazzini intenti a ripreparare la bella piazza “de la Madunina” alla seguente mattina, quando sarebbe tornata affollata e schiamazzante. La sensazione di pedalare senza dover fare zigzag per piazza Duomo e sopra il marmo della Galleria fu inebriante. Finito il nostro giretto tornammo verso Baggio. Credo che non mi sia mai pesato così poco pedalare, erano pedalate leggere e serene incorniciate da un’arietta fresca e il cinguettio degli uccellini più mattinieri. La bella nottata terminò quando ci sedemmo su una panchina del parco delle cave a guardare l’alba e a goderci la sensazione di soddisfazione per la bella esperienza vissuta. Molto spesso, forse un po’ per l’abitudine, forse un po’ perché quando camminiamo in giro per le strade di Milano siamo sempre con lo sguardo basso, il passo spedito e la mente affollata da mille pensieri e preoccupazioni, dico, forse siamo sempre troppo distratti per accorgerci di quanto sia magica la nostra città. Beh, noi quella notte ce ne accorgemmo, quella notte nessuno dei due aveva alcuna preoccupazione a distrarsi. misi a pedalare per l'appunto il più velocemente possibile. Correvo forte con la mia saltafoss rossa fiammante, avevo il diavolo in corpo. Sul rettilineo pedalavo premendo forte sui pedali, arrivato al limite del cortile dovevo invertire la marcia ed era proprio quella la parte più divertente: cercavo di non frenare finché non fosse veramente necessario, all’ultimo allargavo un po’ la curva, schiacciavo forte il freno posteriore e con una sgommata giravo la bici di 180 gradi. Quella volta, preso dalla foga, avevo calcolato male gli spazi. Derapai troppo vicino al cordolo di cemento che divideva il cortile dal giardino, urtai con la ruota il bordo e mi ritrovai insieme alla mia super-bicicletta dentro un bellissimo cespuglio di ortensie. Risultato: graffi dappertutto, foglie e rametti incastrati nei raggi della bici e una gran bella lavata di capo quando mia nonna, uscita dopocena da innaffiare le piante, constatò personalmente l’entità del danno. Saltafoss rossa di Marco Stainer -'Ste fa', 'ste fa' nani? sel'ghè sucess? Te se burlà giò?-Chi l'è Lina?- urla il nonno dalla cucina -L'è il fiulet'! L'è vegnù a ca' tut sgrafignà!La prima di una serie di cadute toste mi vide protagonista alla tenera età di 6 anni. Prima ero troppo piccolo perfino per combinare guai. Il fatto si svolse alla fine di un caldo pomeriggio di inizio estate, nel mio cortile. Saranno state le 7 di sera perché mi ricordo che avevo già iniziato a tendere le orecchie per sentire quando la mamma avrebbe proclamato il " Marcooo è prontooooo!!" dal balcone della cucina. Il tempo era poco e quindi dovevo cercare di esaurire le energie residue il più velocemente possibile, pertanto mi