L`interpretazione logico-linguistica dell`essere parmenideo.
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L`interpretazione logico-linguistica dell`essere parmenideo.
§flE pTi .Essere, nuila, divenire scorge quell'«armonia nascosta» che «vale di più di queIa che appare" (DK 228 54): tutto scorre, tutto si trasforma, ma Io scorrere non passa, il divenire non diviene. Esso è eterno, è I'arché di tutte le cose: a tutte le cose impone la sua legge, ma a quella stessa legge si sottrae. &rc Quest'ordine universale [...] sempre era, è e sarà [...]. (DK 22 B 50) Anche Eraclito, dunque, pur proclamando che Ia realtà è in pererrne mutamento, in fondo cerca di sottrarvisi, rifugiandosi nell'idea dt un l6gos che non diviene. Lintera tradizione filosofica greca vive il pensiero del divenire come foriero di angoscia, e Parmenide cercherà di dare una spiegazione dell'origine di questo "orrore": il mutamento, per lui, non solo provoca dolore e arìgoscia, ma è addirittura "follia del pensiero", perché evoca iI nulla e ci costringe a pensare l'impensabile: il divenire trattiene dentro di sé Ia contraddizione e offende Ia ragione. La prima trattazione filosofica del problema dell'essere si trova in un poema in esametri composto da Parmenide di EIea (W-V sec. a.C.), che la tradizione ha intitolato Intorno a,lla natura. Di esso ci sono rimasti pochi ma significatM frammenti (in tutto 154 versi), che hanno profondamente influerzato I'intera storia della filosofia occidentale. Diversamente dai suoi predecessori - i fisici ionici, impegnati nella ricerca del principio (archd) di tutte le cose mediante l'indagine della natura -, Parmenide solleva la riflessione filosofica da un piano;fisico a un piano metafisico, imponendosi come il fondatore dell'ontologia, cioè della riflessione sull'eseere in qua"nto nozione astratta e generale. Alcune considerazioni preliminari sono necessarie per capire come Parmenide approdi a questa nozione. Egti si muove all'interno della mentalità arcaica, che non prevede la distinzione tra ontologia, logica e linguistica, cioè tra la sfera della realtà,, quella delpensi,ero che Ia pensa e quella delLi,nguaggi,o che Ia esprime. Essere, pensiero e parola si identificano: una cosa è vera ed è esprimibile (cioè è pensabile e dicibile) solo quando è reale; e, analogamente, una cosa è reale solo se è pensabile e L angoscia del divenire La nascita dell'ontologia Essere, pensiero, paroia dicibile. Lindistinzione tra realtà, verità e parola, se da una parte costituisce I'origi- La critica nario orizzonte mentale in cui si muove la riflessione di Parmenide, dall'altra diven- di Parmenic: ta oggetto di una sua consapevole analisi critiea, e comincia a incrinarsi svelando una serie di problemi e dub,,1; I ,,, ,,Igr{Eroleehiave bi. Il filosofo di EIea, ad esempio, rileva che non tutti i "nomi" cor§Ssere".ente:;.i Gsuterlo glia rispondono a una "cosa" matell concettorparrnenideo.di "essore".nasce'da una rifle§stone,lingujstica: "esrialmente visibile; inoltre iI lin§sre{.è un,.verbo {dlna0 ilìe;rpreceduto daltlartiiolo det€in}inètko;,diventa un guaggio, nel descrivere la realtà, sostantivo,'un "08Éett0l' da indà§at e; "118$ercl§Q éfrs, . Perr designare quÈ formula non solo affermazioni sta nolio,ne,Parmeqide,,,usa ane he f€§pres§lionlèlio edn, participio presente d ("Socrate è ateniese"), ma anche negazioni ("non è spartano"), mentre nella realtà ci sono solo cose "che sono", e non cose "che non sono". éinsi "'ciò che è::oi"erit&'. Con questo termine egti si:riferisee alle c,ose viste non nelia loroÉarticolarità e peculiarità, ma rispetto a una pnoprietà che harr nò in,comune, eioè quella di:g§sei,ertutte; al di là-dele,loro'différenze, "cost chegno', lentia,,Llonterd'venii-adSi;t'oÉÉetto detfontoIo§ia, scienza che no" rna,llosserè iÀ:§é.nerale de| Ie cose studia''q{{t$à:|,s 1qu6l1a',: c, Uessere e la verità: - ,ftenzione di Parmenide è attirata dalla particolare natura del verbo "essere". In -:-::i con la parola "è" (estQ si afferma che una cosa c'è, oppure che à determinata in si esprimono la.realtà, ele caratteri,sti,che di un oggetto. Inoltre, -. -.rto modo, cioè"l'uomo è un animale e'norl à unvegetale", l'oggetto "uomo" è de-..Jra frase come --::rùrato non dalla sola espressione "è", ma anche da "non è": e questo si può dire di : J1i cosa, perché ogni cosa "è" se stessa e "non è" tutte Ie altre. Parmenide L'crnhrgui;-ii dei teri:'t!:is Ma se soltanto.l'è esprime la realtà di qualcosa, allora non può essere "mescolato" :on ù ".non è. Dunque il pensiero sembra trovarsi di fronte a una scelta decisiva (kr(,:r s), a un dilemma stringente: o "è", o "non è". iffitìr-q Ma orsù, io ti dirò - e tu fai attenzione ascoltando il mio discorso - quali sole vie di ricerca è possibile pensare: l'una [che dice] che i e che non è possibile che non sia, ed è Ia via della Persuasione (si accompagna, infatti, allaVerità), l'altra fcJre dice] che non I e che è necessario che non sia, e questa io ti dico cle è una via del tutto inconoscibile: né infatti potresti mai pensare ciò che non è (non è infatti possibile), né potresti esprimerlo. (DK 28 B 2) GIi interpreti, per lo più, hanrro riferito 1'è e il non è, che nel frammento compaiono senza soggetti espliciti, a un implicito llessere",gostantivo. Sr-rlla base di questa interpre[azione, Parmenide awebbe distinto due vie, di cui la prima dice che "l'essere è", e Ia seconda che "l'essere non è". Questo ha necessariamente suscitato una riflessione sulla natura di tale "essere": divirùtà, principio, entità materiale o immaterialg? Ma, secondo un'interpretazione logico-Iinguisticat che si oppone all'altra più consolidata, non si dovrebbe ricercare nel testo ci9 eh-e il testo omette: dunque i verbi "è" e "non è" non awebbero come soggetto una (ealtàli cui si predica I'esistenza o Ia non esisterza, ma verrebbero usati come puri elementi logico-verbali. DaI momento che per Parmenide pensare e dire che qualcosa 'lÈ" significa affermare che quella cosa "è" p_r'esente al pensiero ed "è" in un certo modo, sarà amrnissibile solo Ia forma affermativa del verbo "essere". La forma verbale "non i.l'' non si può dunque né pensare né dire, e quella che di"ce "non è" sarà necessariamente I'impercorribile "via dell'errore". ffis Perché ciò che non è non 1o puoi né pensare (non è infatti possibile) né esprimere: pensare infatti è 1o stesso che [dire] che è [quel che pensi]. (DK 28 B 2-5) La stessa cosa è pensare e pensare che qualcosa è, giacc-l-ré non troverai il pensare senza l"'è" in cui è espresso. (DK 28 B B) In altre parole: I'unico l6gos ("pensiero", ma anche "parola" o "discorso") che "dice un pensiero vero" e che "pensa una realtà non contraddittoria" è quello che dice'"è" senza soggetto e senza predicato, vale a dire nella sua assoluta indeterminazione, perché una qualsiasi determinazione introdurrebbe il. 'uon è" (se una :osa "è" in un certo modo, "non è" in un altro). I Si deve a Guìdo Calogero (1904-1986), a partire dagli annr Trenta del XX secolo tale rnnovatrva lettura der frammentr parmenider, rncen 'ata sull'esame delle strutture lrnÉurstiche e mentaI dell'ep0ca in cui Parmenide vrsse. Le due vie ii loro si{nificato e L'inte rple- tazione linguistica §fE --ffi [;T5.Essere, nulla, divenine ffi f*;rt*§*§Èe p*rnre*i{$eG: ['*§s*re r: ri ;:u!Éc Se la riflessione di Parmenide ha una matrice logico-Iinguistica, allora ali'inizio della sua indagine non c'è I'essere: esso ne sarà piuttosto l'esito, il frutto di una costruzione partita daila riflessione sul linguaggiol. Vediamo brevemente come Parmenide perviene aIIa propria nozione di "essere". Lespressione linguistica "è" (innegabilmente presente al pensiero) non può che denotare Ia realtù di un contenuto mentale. Lessere parmenideo è dunque l'ontologizzaziotre dell'essere dell'affermazione: all'opposizione linguistica di "è" e "non è" Parmenide fa coirispondere I'opposizione ontologica di "essere" e "non essere". Così, la verità non è più soltanto quella che d,i,ce "è", ma quella che riconosce La realtà, che questa parola indica. ffi* È rr"c"rrario dire e pensare non è possibile. che è quel che è: è possibile , a .,r.ì.!,ri_.-. dÈii'i.ìr:iJi.:!jiil parc*n iii+;: infatti che sia, mentre, il nulla, (DK 28 B 6) Parmenide è dunque il primo fi-losofo a trasformare il.uerbo "essere" trtun sostanti,uo ?Leutro che indica tn concetto astratto: I'essere o I'ente, opposto al non-essere o non-ente. È questo processo di astrazione e di universalizzazione a rendere possibile Ia scienza dell'essere, o ontologia, che è lo studio dell'essere nelle sue caratteristiche generali. !.i;;;;.1 1":2r3ig :i t;$::tetli:. ftiì li-: * lÈ siiàirJa dell'essere