bagdad cafè - IC 16 Valpantena
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bagdad cafè - IC 16 Valpantena
SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO AUGUSTO CAPERLE CLASSE I C PROGETTO DI EDUCAZIONE ALIMENTARE BAGDAD CAFE’ ANNO SCOLASTICO 2013-2014 Introduzione Bagdad Café è un meraviglioso film del 1987, diretto da Percy Adlon, che racconta di amore, amicizia e seconde possibilità. È ambientato in un caffè nella zona arida del Mojave, una sorta di rifugio nel deserto. Così come una splendida oasi era la città di Baghdad, fondata tra il 762 e il 767 per volere del califfo al-Mansur, conosciuta anche come "Città circolare" perché edificata in cerchi concentrici. Vero e proprio gioiello della cultura islamica e culla delle Mille e Una Notte, progettata secondo i dettami dell'astronomia asiatica, fu realizzata da centomila operai e artigiani di varia provenienza, guidati da quattro architetti. Vie commerciali dall'India, dalla Persia e dall'Europa si incontravano a Baghdad, casa di famosi scrittori, poeti e musicisti, dove era sempre possibile bere una tazza di “vino di Arabia” o caffè. Secondo alcuni storici la pianta del caffè proveniva dagli altopiani di Kaffa in Etiopia, ma furono gli Arabi i primi ad impiegare le bacche sotto forma di bevanda. Una leggenda islamica racconta che sia stato l’Arcangelo Gabriele ad offrire una tazzina di caffè bollente a Maometto, colpito improvvisamente dalla malattia del sonno, per aiutarlo a recuperare forza e salute. In definitiva le parole “Baghdad” e “caffè” testimoniano come il rapporto con l'Islam sia stato una costante del mondo europeo cristiano. Un rapporto fatto di scontri, ma anche di scambi culturali, che hanno profondamente segnato entrambe le civiltà. Insomma non potremo mangiare un risotto alla milanese o bere un tè al limone se gli arabi non avessero introdotto in Europa questi alimenti! Nella prima parte abbiamo perciò illustrato diciannove prodotti che hanno cambiato le abitudini alimentari europee (descrizione oggettiva), li abbiamo fatti nostri, vedendo quali sentimenti suscitano in noi (descrizione soggettiva) e infine abbiamo proposto ricette in cui si trovano impiegati (testo regolativo). Nella seconda parte invece abbiamo analizzato quali influssi culturali, scientifici e artistici di origine araba abbiano arricchito il mondo europeo. L’attività, infine, in linea con il progetto alimentazione promosso in classe, si proponeva di favorire la cultura del buon cibo, sviluppando una coscienza alimentare che aiuti gli allievi ad essere sempre più consapevoli e autonomi nelle scelte riguardanti benessere e salute. Wanna Bianchi PARTE PRIMA CUCINA “ARABA” IL NOSTRO MENU’ PRIMI Spaghetti gorgonzola e noci (Iacopo Corradi) Risotto allo zafferano (Elisa Righetti) Risotto all’isolana (Tommaso Zanotti) Lasagne ai carciofi (Carlo Zarattini) SECONDI Bollito e pearà (Elisa Arcosti) Ossibuchi in salsa piccante di mele (Matteo Ballini) Tacchino al melograno e avocado (Caterina Menegatti) Pollo al limone (Lorenzo Ottaviani) CONTORNO Melanzane ai pomodori e capperi (Daniel Kaempfer) Torta salata agli spinaci (Mattia Pasquato) DOLCI Tiramisù con crema pasticcera al pistacchio (Viola Benatti) Torta caprese (Giulia Corazza) Crostata alle albicocche (Francesca d’Angelo) Biscotti con gocce di cioccolato (Filippo Ferrante) Plumcake irlandese (Nicola Giarola) Budino al cioccolato con fantasia di arance (Anna Morando) CAFFE’ E AMMAZZACAFFE’ Tè con cedri canditi (Nicole Comerlati) Granita al caffè (Caterina de’ Manzoni) Liquore all’anice (Alessandro Rancan) ELISA ROSE ARCOSTI IL PEPE عةعة DESCRIZIONE OGGETTIVA Forma e dimensione: granelli grossi e se macinati diventano come granelli di sabbia Colore: nero o marrone sia chiaro che scuro, verde, bianco, grigio Suoni: non ne emette tranne quando viene macinato nel macina pepe Odore: tipico della famiglia dei piperaceae (quando annusato provoca uno starnuto) Sapore: piccante, da limone, da legno e da fiori Provenienza: India del sud e paesi tropicali Uso: si usa come spezia o medicina (in alcuni paesi) LA PIANTA: liana perenne, foglie ovali, fiori piccoli DESCRIZIONE SOGGETTIVA E' nero, marrone, verde, bianco o grigio, non è un gioco di prestigio, in tavola lo troviamo nei piatti che cuciniamo, sembra nero come cenere, che non si può quasi vedere e il gusto così squisito... sai rispondere al quesito? BOLLITO E PEARA' Ingredienti: - 3 panini secchi; 1 spicchio di aglio; pepe; 1 lingua di manzo; 1 cucchiaino di cannella; 1 pezzo di manzo (o carne varia); 1 cotechino; 1 midollo d'osso di bue; 1 rametto di rosmarino; olio (2 cucchiai); 1/2 dado; 3 litri di acqua. Procedimento: Brodo: prendere un pentolone e mettere 2 litri di acqua, immergere dentro la carne di manzo (inclusa la lingua). Per insaporire il brodo, che poi servirà per la pearà, aggiungere una carota, sedano e cipolla interi. Accendere a fiamma bassa il fuoco e lasciatela sobbollire per 3 ore. Cotechino: prendere un pentolone e a fiamma bassa immergere il cotechino intero nell' acqua. Deve riposare per 1 ora sobbollendo. Pearà: prendere un pentolino e mettetelo sul fuoco. Sul fondo mettete 2 cucchiai di olio. Mettere 3 panini grattugiati nel pentolino e mescolare con cautela. Aggiungere 1 spicchio di aglio tagliato a fettine piccole (per potersi scogliere meglio), pepe, il cucchiaino di cannella, il rametto di rosmarino, il midollo. Inserire il brodo preparato in precedenza e adagio mescolare, facendo attenzione a lasciare uno strato sul fondo. Dopo 15 minuti lasciare sul fuoco basso a sobbollire. A metà cottura togliete il rametto di rosmarino, precedentemente inserito. Lasciare 1 ora a fuoco basso. Tagliare il cotechino a fette da 1,5 cm e posare sul piatto insieme alla lingua e alla carne di manzo. Nella parte libera dalla carne versare la pearà. MATTEO BALLINI I CHIODI DI GAROFANO ناف راغ DESCRIZIONE OGGETTIVA Forma e dimensione: hanno la forma tipicamente a chiodo e misurano circa 1,5 cm. Colore: verdastro-marrone Suono: se scosso emette un tintinnio Odore: speziato e forte Sapore: speziato e intenso e per questo è soprattutto abbinato alla carne Consistenza: normale ma essendo molto piccolo si sente un po’ di più Temperatura: ambiente Categoria: spezia, aromatizzante Funzione: aromatizzante per cibi in particolare la carne e vini bolliti DESCRIZIONE SOGGETTIVA I chiodi di garofano sembrano dei piccoli bastoncini di legno che prendono la forma di un chiodo. E lo sembrano anche sentendo il loro suono che assomiglia ad un chiodo di metallo che accarezza il pavimento. Il loro profumo mi ricorda tantissimo il profumo delle cose esotiche e il loro gusto si sposa benissimo con la sua compagna più famosa: la carne. A prenderli in mano mi sembrano tanti ramoscelli che fanno parte di un piccolissimo albero. OSSIBUCHI IN SALSA PICCANTE DI MELE Ingredienti: - 4 ossibuchi di manzo; farina q.b.; 2 spicchi d’aglio; 4 cucchiai d’olio d’oliva; prezzemolo; 2 bicchieri di vino bianco secco; 1 limone; 500 g di mele; 4 chiodi di garofano; 1 pizzico di peperoncino in polvere; 1 cucchiaio di senape; Sale; pepe e brodo. Procedimento: Infarinare e rosolare in una teglia con olio e aglio gli ossibuchi, aggiungere sale e pepe, bagnare con metà di vino bianco. Cuocere a fuoco basso per un’ora. Durante la cottura, aggiungere brodo caldo. Un quarto d’ora prima della conclusione della cottura spargere sopra la buccia di limone grattugiata e il prezzemolo tritato. A parte, cuocere le mele sbucciate con il resto del vino, i chiodi di garofano, il peperoncino, la senape e il succo di limone, sale e pepe. Lasciare spappolare e setacciare. Servire la salsa con gli ossibuchi ben caldi. VIOLA BENATTI I PISTACCHI يحصصاتسية DESCRIZIONE OGGETTIVA Forma e dimensione: i pistacchi hanno una forma ovale e non sono di grandi dimensioni. Colore: verdi all’interno, il guscio marrone chiaro. Suono: non emette suoni tranne quando apri il guscio per estrarre il pistacchio. Odore: profumo simile a quello delle nocciole tostate. Sapore: lievemente salato e molto saporito. Consistenza: croccante e delicato. Temperatura: tenuto in temperatura ambiente. Categoria: derivato dall’albero del pistacchio. Funzione: usato per ricette sopraffine e non da tutti giorni, ad esempio come gusto del gelato o per l’arrosto do vitello al pistacchi. DESCRIZIONE SOGGETTIVA Il pistacchio è verde Piccolo e verde Ovale e verde Salato e verde Croccante e verde Senza difetto è verde Con un sapore buono è verde Come una collina d’estate verde Come dell’erba verde Il pistacchio io mangio e mangerò E mai mi stancherò. TIRAMISU’ CON CREMA PASTICCERA AL PISTACCHIO Ingredienti: Per la crema: - 400 ml di caffè; 200 g di biscotti savoiardi. 100g di pistacchio in polvere; 350 ml di latte intero; 250 ml di panna fresca; 4 tuorli d’uovo; 125 g di zucchero; 40 g di farina 00; 10 g di maizena. Guarnizione: - cacao amaro; - chicchi di caffè al cioccolato. Procedimento: Preparare la crema al pistacchio. In un pentolino, scaldare il latte precedentemente mescolato con la panna fresca. Non appena accennerà il bollore, spegnere la fiamma, unire la polvere di pistacchio e coprire, lasciando in infusione per almeno 30 minuti. Trascorso questo tempo filtrare con un colino e mettere nuovamente sul fuoco, riscaldando a fiamma moderata. Nel frattempo lavorare i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto liscio e omogeneo. Versare a filo il latte caldo e lavorare con una frusta in modo da amalgamare il composto. Unire anche la farina precedentemente setacciata con la maizena e riportare sul fuoco. Far addensare la crema a fuoco basso, mescolando regolarmente con la frusta, fino ad ottenere la consistenza di una crema. Versare in una ciotola, coprire con della pellicola da cucina, lasciar raffreddare a temperatura ambiente, quindi riporre in frigorifero fino al momento dell’utilizzo. Preparare il tiramisù. Estrarre la crema dal frigorifero e lavorarla velocemente con le fruste elettriche. Bagnare i savoiardi nel caffè e creare un primo strato di biscotti. Ricoprire con la crema al pistacchio, quindi realizzare un secondo strato di savoiardi e procedere in questo modo fino ad esaurire gli ingredienti, terminando con uni velo di crema. Riporre in frigorifero per alcune ore, in modo che la crema si rapprenda. Al momento di servire spolverizzare la superficie con del cacao amaro, guarnendo a piacere con dei chicchi di caffè al cioccolato. NICOLE COMERLATI IL CEDRO ردعص DESCRIZIONE OGGETTIVA Forma e dimensione: varia, ma il frutto è ben maturo può arrivare a 14 centimetri. Colore: giallo canarino con foglie color verde scuro. Suono: non emette suono, ma se spremuto produce un lieve risucchio. Odore: il suo sapore è simile a quello del limone, ma è un po’ più dolce. Sapore: Sapore: dolciastro, un po' amarognolo e asprigno. Consistenza: duro all’esterno, molle all’interno. Temperatura: fresca. Categoria: è un frutto (agrume). Funzione: acidificante per bevande e cibi. DESCRIZIONE SOGGETTIVA Il cedro è un frutto che per me simile ad un energizzante. Appena lo assaggio sprizzo felicità da tutti i pori perché la sua consistenza, sebbene acidula, è anche molto buona con una aggiunta di zucchero. L'ho assaggiato la prima volta l'anno scorso alle bancarelle di Natale in città. Appena l'ho visto non volevo assaggiarlo: la sua parte giallastra mi dava una strana sensazione e la sua buccia tutta rugosa non mi aveva convinto. Alla fine l'ho assaggiato e ora mi piace tantissimo! TE’ E CEDRO CANDITO Ingredienti: Per il cedro candito: - 1 cedro; - acqua; - zucchero. Per il tè: - 1 cucchiaio di foglie di tè nero; - acqua calda; - zucchero; - 1spicchio di limone. Procedimento: Preparare i cedri canditi. In un pentolino porre acqua (circa il 20%), zucchero (80%), immergere i pezzi di scorza di cedro precedentemente tagliata. Lasciare sul fuoco per almeno 1 ora, rigirando spesso finché lo sciroppo non sarà asciugato. Adagiare i pezzetti di cedro candito su carta forno a lasciar raffreddare. Cambiare carta finché non saranno asciutti. Porre i un vaso ermetico, aggiungendo qualche fogliolina di alloro. Per il tè, versare l'acqua in un pentolino e mettere sul fuoco per almeno 10 minuti. Quando l'acqua inizierà a sobbollire, aggiungere le foglie di tè, lasciare in infusione per 3 minuti, quindi versare in una tazza. A piacere può essere aggiunto zucchero e limone o in alternativa latte. Servire il tè con pezzetti di cedro candito. GIULIA CORAZZA LA MANDORLA الر دنام DESCRIZIONE OGGETTIVA Forma: ovale e allungata. Dimensione: piccola, da 1 a 2 cm. Suoni: non emette suoni, ma se scossa provoca un tintinnio. Odore: all'esterno non ha odore, se viene rotta però ha un profumo amarognolo. Sapore: dolce con retrogusto amarognolo. Consistenza: dura. Temperatura: varia a seconda dell'ambiente in cui viene conservata. Categoria: frutta (appartiene alla famiglia delle rosacee). Funzione: ingrediente per dolci, liquori e bibite varie. Si mangia anche al naturale dopo averla sgusciata. Colore: all’esterno marrone e all’interno bianco/giallognolo. Caratteristiche: il guscio è ruvido al tatto e costellato di piccoli fori. DESCRIZIONE SOGGETTIVA La mandorla è un ingrediente che a casa mia non manca mai. Di lei mi piace il suo gusto dolce con un retrogusto amarognolo che la rende deliziosa. La sua forma è stretta e allungata e se dovessi paragonarla a qualcosa direi che assomiglia a un piccolo uovo. Anche il suo guscio è originale: infatti i minuscoli fori sembrano tante piccole stelle che costellano un cielo buio e grande. La mandorla non ha un odore proprio all’esterno, ma appena sgusciata si scatena un profumo né troppo dolce, né troppo amaro. Ogni volta che ne mangio una mi ritornano in mente le grandi piante di mandorlo che ho visto in Sicilia, terra ricca di questo meraviglioso frutto. TORTA CAPRESE Ingredienti: - 300 gr. di mandorle pelate; 200 gr. di zucchero; 250 gr. di burro; 5 uova (medio-grandi) cioccolato fondente, 250 gr. di cioccolato fondente; zucchero a velo q.b. Procedimento: Tostare leggermente le mandorle nel forno a circa 200° e lasciatele raffreddare. Una volta fredde, tritare le mandorle non troppo finemente. Spezzare il cioccolato fondente e farlo sciogliere a bagnomaria fino a quando risulterà liscio e senza grumi, lasciarlo intiepidire mescolando di tanto in tanto. Con uno sbattitore elettrico sbattere assieme il burro (a temperatura ambiente) con metà dello zucchero e i tuorli delle uova; aggiungere il cioccolato fondente intiepidito. Amalgamarlo e quindi trasferire il composto in una ciotola capiente e unire le mandorle spezzettate. Montare gli albumi a neve ferma, aggiungere lo zucchero rimanente, quindi unire delicatamente gli albumi montati al composto di cioccolato e mandorle, incorporando gli albumi dal basso verso l’alto. Imburrare una tortiera larga (24-26 cm) e bassa e foderatela con carta forno. Versare al suo interno il composto preparato e infornare la torta caprese in forno già caldo a 180° per circa 1 ora. Trascorso il tempo necessario, estrarre la torta dal forno e lasciarla raffreddare completamente, quindi sformarla delicatamente. Spolverizzare la torta caprese con dello zucchero a velo e quindi … mangiare! IACOPO CORRADI GLI SPAGHETTI يتتعحغاةس DESCRIZIONE OGGETTIVA Forma e dimensione: sottili bastoncini allungati con diverso diametro (n°3, 5, 8). Colore: giallo intenso. Suono: non emette suono, ma se spezzato produce uno schiocco secco. Odore: quello tipico del grano. Sapore: simile alla pasta quasi dolce. Consistenza: varia a seconda del grano, in genere rigido crudo, molle se cotto. Temperatura: cuoce con acqua a 100° Categoria: pasta lunga. Funzione: per primi piatti ricchi di carboidrati. DESCRIZIONE SOGGETTIVA Io mi ricordo che da piccolo il primo cibo che ho messo in bocca dopo le “pappette” da neonato sono stati gli spaghetti. Nella mia famiglia gli spaghetti sono essenziali, gli mangiamo almeno due volte alla settimana e mio nonno addirittura, se potesse, li mangerebbe anche tutti i giorni a pranzo e a cena. Quando in estate andiamo in montagna per salvarci dal caldo e il nonno viene con noi, lui è l’addetto alla spesa e certe volte torna a casa con sette pacchi di spaghetti “Barilla” che dopo quattro o cinque giorni sono già finiti. A noi piacciono in maniera classica: carbonara, ragù, pesto, al sugo di pomodoro, alle vongole e al tonno. Ma ci piace anche inventare! Ultimamente stiamo apprezzando due nuove ricette: spaghetti con gorgonzola, noci, e scaglie di mandorle o spaghetti con pomodorini Pachino, cipolla di Tropea, origano e granella di mandorle. Son convinto che se non ci fossero gli spaghetti la mia famiglia non durerebbe a lungo! SPAGHETTI GORGONZOLA E NOCI Ingredienti: - 500 gr. di spaghetti n°5; Acqua; 250 gr. di gorgonzola, 10 noci; scaglie di mandorle; sale; pepe. Procedimento: Porre l’acqua sul fuoco e, una volta che alzerà il bollore, salare e buttare gli spaghetti. In un pentolino sciogliere il gorgonzola e aggiungere i gherigli delle noci pestati. Scolare la pasta e condire con il sugo di gorgonzola e noci. Distribuire nei piatti, aggiungere sopra mandorle e pepe e servire. CATERINA de’MANZONI IL CAFFE’ ثففاص DESCRIZIONE OGGETTIVA Forma e dimensione: a forma di semi, ma se utilizzato diventa un liquido e prende la forma del contenitore. Colore: marrone scuro. Suono: non emette suono, ma quando fuoriesce dalla caffettiera borbotta. Odore: forte, penetrante, aromatico. Sapore: forte e amaro. Consistenza: solido se in grani, in polvere se macinato e liquido se cucinato. Temperatura: bollente (circa 80°) o freddo. Categoria: bevanda. Funzione: tonificante ed energizzante. DESCRIZIONE SOGGETTIVA Il caffè è una bevanda che si beve sia calda sia fredda. Io l’ho assaggiato bollente e zuccherato. Il colore è marrone scurissimo, in certi casi sembra quasi nero, altre volte è marrone chiaro, dipende da quanto è forte. Quando è nella Moka e sta per uscire, assomiglia al borbottio di un brontolone. Anche quando lo si beve si fa un po’ di rumore, perché di solito si sorseggia, quindi si sente il tipico risucchio con la bocca. L’odore è forte e inebriante, è il primo odore che sento alla mattina quando mi sveglio e alle volte è così intenso da darmi quasi fastidio. Il sapore è amarissimo. Appena ne bevi un sorso è come se tutta la lingua fosse invasa da una medicina fortissima che ti disgusta. Mi pento di averlo assaggiato! È veramente poco piacevole, almeno per i miei gusti, nonostante all’apparenza sembri molto gradevole, in realtà non è la cosa più buona che esista sulla terra. Ma i dolci che si possono fare però sono veramente deliziosi! GRANITA AL CAFFE’ Ingredienti: - 250 ml di acqua; 70 gr. di zucchero; 250 ml. di caffè espresso; 1 baccello di vaniglia; zucchero a velo a piacere; panna. Procedimento: In una casseruola versare l’acqua, lo zucchero e il baccello di vaniglia; mescolare e mettere lo sciroppo sul fuoco. Portare ad ebollizione e lasciare bollire per un minuto. Abbassare il fuoco, unire il caffè, mescolare e togliere dal fornello. Lasciare intiepidire il composto, quindi con l’aiuto di un colino a maglie fitte, trasferire il composto in un contenitore d’acciaio o in vetro. Mettere lo sciroppo in freezer: dopo un’ora circa, estrarre la granita dal freezer e, con l’aiuto di una frusta d’acciaio, rompere finemente i cristalli di ghiaccio che si sono formati. Rimettere nuovamente il composto nel congelatore e ripetere questa operazione per 30 minuti, fino a quando la granita non risulterà pronta Servire guarnendo con un ciuffetto di panna montata. FRANCESCA D’ANGELO L’ALBICOCCA عحصص صيبلا DESCRIZIONE OGGETTIVA Forma e dimensione: sferica e leggermente allungata tra i 4 e i 6 centimetri. Colore: giallo con sfumature rosse. Suono: se aperta, emette un lieve rumore. Odore: dolce e intenso. Sapore: gustoso e lievemente acidulo. Consistenza: carnosa. Temperatura: fresca per la grande quantità di acqua. Categoria: è un frutto della famiglia delle Rosacee Funzione: frutto da mangiare e pianta medicinale, conosciuta per le sue proprietà astringenti e lassative. DESCRIZIONE SOGGETTIVA Non amo particolarmente l’albicocca per il suo sapore acidulo, ma la sua forma tondeggiante e la buccia leggermente vellutata la rendono piacevole alla vista. È un frutto estivo dolce e dalla polpa carnosa. Viste le sue proprietà, so che viene utilizzato per la cura dei capelli. Si presta poi a molte ricette, dolci e marmellate. Proverò quindi a mangiarne di più. CROSTATA DI ALBICOCCHE Ingredienti: - 300 g di farina; 150 g di zucchero; 150 g di burro; 1 uovo intero + 2 tuorli; la scorza grattugiata di un limone; un pizzico di sale; 12 (circa) albicocche piccole mature e sode; 1 vasetto di marmellata di albicocche; 1 noce di burro e un po’ di farina per la teglia. Procedimento: Per la pasta frolla Imburrare e infarinare una teglia rotonda. Su un tavolo da lavoro, disporre la farina a fontana setacciandola e mettere al centro lo zucchero, il burro freddo tagliato a pezzetti, le uova, la buccia del limone grattugiata e un pizzico di sale. Con le mani, lavorare il tutto velocemente fino ad ottenere un impasto piuttosto uniforme. Lavorare la pasta frolla in poco tempo per non farla riscaldare. Formare una palla con l’impasto e avvolgerla in un panno di cotone o con la pellicola. Mettere l’impasto in frigorifero e lascialo riposare per circa 30 minuti. Prepara la crostata di albicocche Lavare bene le albicocche, asciugarle e spaccarle in due eliminando il nocciolo. Stendere nella teglia l’impasto appena preso dal frigorifero ed aiutandosi con le dita per farlo aderire bene sui bordi. Bucherella il fondo con una forchetta. Versarci sopra la marmellata di albicocche e pareggiala bene. Disporre sopra la marmellata le albicocche fresche con il bordo tagliato verso il basso. Con una forchetta spingere leggermente su tutto il bordo della crostata in modo da formare delle scanalature. Infornare la crostata di albicocche in forno già caldo a 180°C per circa 40 minuti fino a quando la crostata si sarà un po’ dorata. Farla raffreddare prima di servirla. FILIPPO FERRANTE LO ZUCCHERO DI CANNA انناص يد رعحصصوز DESCRIZIONE OGGETTIVA Forma e dimensione: granelli dai cristalli grandi e grezzi. Colore: bruno dorato tendente al color liquirizia. Suono: non emette suono ma se viene macinato quello tipico del cibo tritato. Odore: intenso e speziato. Sapore: non troppo raffinato né eccessivamente dolce. Consistenza: granelli. Temperatura: ambiente. Categoria: zucchero scuro. Funzione: addolcire cibi e bevande. DESCRIZIONE SOGGETTIVA È bruno dorato con sentori marcati di liquerizia, non è una delizia? Metti in bocca e senti i grandi granelli dai cristalli lucenti. Al mattino lo gustiamo Nel latte, nelle torte, nei biscotti lo mettiamo. BISCOTTI CON GOCCE DI CIOCCOLATO Ingredienti: - 120 gr. di burro; 120 gr. di zucchero di canna; 60 gr. di zucchero bianco, 1 uovo; 1 bustina di vanillina, 180 gr. di farina; mezzo cucchiaino di lievito in polvere; mezzo cucchiaino di sale; 120 gr. di cioccolato fondente. Procedimento: Preriscaldare il forno a 180° e imburrare una teglia. Ammorbidire il burro e impastare con lo zucchero di canna e quello bianco. Aggiungere uovo e vanillina. Setacciare la farina, il sale e il lievito. Aggiungere il cioccolato tritato e mescolare. Con un cucchiaio formare i biscotti e deporre sulla teglia. Cuocere in forno per circa 10 – 12 minuti. Lasciar raffreddare e servire. NICOLA GIAROLA LA CANNELLA اللعنناص DESCRIZIONE OGGETTIVA Forma e dimensione: piccola ma allungata con due riccioli che la fanno sembrare un piccolissimo binocolo. Colore: colore marrone rossiccio come il colore della terra cotta. Suono: non emette suono, ma se sbriciolata produce uno scricchiolio. Odore: profumo aromatico. Sapore: sapore dolce ma un po’ forte Consistenza: duro come un stecca di liquirizia. Temperatura: calda alle estremità e verso il centro e più fredda. Categoria: spezie. Funzione: dolcezza e profumo a dolci e sapore a piatti salati. DESCRIZIONE SOGGETTIVA La cannella è un piccolo bastoncino dall’odore invitante che è impossibile dimenticare e dal gusto molto dolce che sembra un fiore appena sbocciato. All’esterno è di un marrone rossiccio che sembra terracotta, mentre l’interno è più scuro. Ha delle specie di rughe. A vederla sembra quasi un fiocco. Per me è la spezia più buona di tutte. PLUMCAKE IRLANDESE Ingredienti: - 450 gr. di farina; 225 gr. di uvetta chiara e senza semi; 225 gr. di uvetta di Corinto; 225 gr. di zucchero; 3,5 dl. di tè nero, forte e caldo; un uovo; una bustina di lievito vanigliato; un cucchiaino di spezie miste (cannella, noce moscata, chiodi di garofano e vaniglia); farina e burro per stampo e uvetta; sale. Procedimento: Lavare uvetta in acqua calda, sgocciolarla, metterla a bagno nel tè caldo e lasciarvela per circa 12 ore. Scolarla, strizzarla e tenerla da parte il tè. In una grande ciotola setacciare la farina con il lievito, una presa di sale e le spezie. Unire lo zucchero, l’uovo sbattuto e il tè, poco alla volta, mescolando energicamente con un cucchiaio di legno. Amalgamare infine l’uvetta infarinata. Accendere il forno a 170oC, versare il composto in uno stampo a cassetta lungo 28-30 cm, imburrato e infarinato. Cuocere per circa 90 nel forno caldo. Servire il dolce accompagnato da marmellata. Oppure affettare, tostare e servire con la prima colazione. DANIEL KAEMPFER LA MELANZANA انازنالعم DESCRIZIONE OGGETTIVA Forma e dimensione: ovale o arrotondata un po’ schiacciata in punta dove è attaccato il gambo. Colore: viola scuro, dentro bianco e il gambo verde chiaro. Suono: non emette suono, ma se tagliata produce un suono basso. Odore: lievemente acidulo. Sapore: fresco, asprigno, delicato. Consistenza: fibrosa. Temperatura: fresca poiché contiene molta acqua. Categoria: pianta della famiglia delle Solanaceae. Funzione: usata in cucina come ortaggio sia grigliato che cotto in pentola. DESCRIZIONE SOGGETTIVA È un ortaggio che non mi piace molto. Il suo sapore aspro non lo sopporto. Ne apprezzo il colore viola che è il mio preferito mi fa pensare all’allegria. Mi ricorda la mia infanzia in Germania, in autunno pioveva molto e io avevo un giacca da pioggia viola. Una volta avevo un gatto che amavo molto cui ho colorato la coda di viola, poveretto, sembrava una piccola melanzana. MELANZANE POMODORI E CAPPERI Ingredienti: - 2 melanzane medie; - 500 gr. di pomodori; - 2 coste di sedano; - 100 gr. di olive nere snocciolate; - un cucchiaio di capperi sotto sale; - un cucchiaio di aceto; - 4 cucchiai di olio; - un pizzico di zucchero; - sale; - pepe. Procedimento: Tagliare le melanzane a fette grosse più o meno un centimetro e cospargetele di sale non troppo abbondantemente. Scottare i pomodori in acqua bollente, scolarli, spellali e tritarli. Tagliare a vostro piacimento le olive. Mondare il sedano, lavarlo, eliminare i filamenti e le parti più dure e tagliare a fettine. Lavare le melanzane sotto l'acqua (possibilmente calda o al massimo tiepida) asciugarle e tagliarle a piccoli quadretti. Scaldare due cucchiai di olio in un tegame, unire le melanzane, farle dorare per cinque minuti, poi scolarle. Versate nel tegame due cucchiai di olio, unire i pomodori e il sedano, far cuocere per tre minuti a fuoco vivo, unire le olive, i capperi dissalati; insaporire con una presa di sale, lo zucchero e una macinata di pepe. Spruzzare di aceto e lasciare evaporare. Continuare la cottura, coperto, per dieci minuti. Aggiungere le melanzane e cuocere ancora per dieci minuti, mescolando. Servire caldo o tiepido. CATERINA MENEGATTI IL MELOGRANO نارغ لعم DESCRIZIONE OGGETTIVA Forma e dimensione: rotonda irregolare (varia a seconda del frutto). Colore: all’esterno si presenta in un colore rosa molto vivace che tende a diventare un marroncino leggero accompagnato da qualche ammaccatura,mentre i semini sono un rosso gelatinoso quasi ad accennare un po’ di bianco trasparente vicino al seme. Suono: se aperto, scricchiola. Odore: dolciastro Sapore: dolce e zuccherato con un accenno di acido prima di arrivare la seme interno. Consistenza: se mangiato come si presenta, consistenza molliccia (quasi come gelatina)da succhiare, mentre per altre ricette come frullati ecc. può essere denso. Temperatura: ambiente (sbucciato è meglio mantenerlo al fresco). Categoria: frutto. Funzione: elemento ideale per ricette, macedonie o semplicemente merende. DESCRIZIONE SOGGETTIVA Piccolo,grande, dolce o amaro che sia Il melograno con la sua sinfonia Incanta chiunque lo assaggi Con bistecche, frullati o formaggi. E i suoi piccoli semini Come tanti curumini Stan compatti stan vicini Tanto dolci come cioccolati Ideali per ogni ricetta Per secondi primi e qualche polpetta. Piccolo, grande o amaro che sia Il melograno incanta con la sua sinfonia. TACCHINO AL MELOGRANO E AVOGADO Ingredienti: - petti di tacchino; un melograno; un avogado; un cucchiaio di olio; sale e pepe. Procedimento: Tagliare per il lungo gli avocado, eliminare i noccioli e i semi. Tagliare a metà il melograno e rivolgerlo all’ingiu, battere bene la buccia per togliere tutti i chicchi. Prendere un quarto di chicchi e spremerli (meglio centrifugarli) per ricavare il succo. Miscelare l’olio con l’avocado, regolare sale e pepe e mescolare il tutto. Lessare i petti di tacchino o passarli su una piastra bollente per 4 minuti. Targliarli a bocconcini. Sistemare il tutto sul piatto e contornare con i chicchi di melograno e avocado a pezzetti. Infine servire. ANNA MORANDO L’ARANCIA ايصنارا DESCRIZIONE OGGETTIVA Forma e dimensione: rotonda. Colore: arancione. Suono: nessuno Odore: asprigno. Sapore: dolce e allo stesso tempo un po’ aspro. Consistenza: polposa e una buccia porosa. Temperatura: fredda se viene conservata in frigorifero. Categoria: agrumi. Funzione: si può mangiare, bere in spremuta e adoperare per fare torte e liquori. DESCRIZIONE SOGGETTIVA L’arancia è il mio frutto invernale preferito. Quando penso all’arancia mi ricordo la colazione della mattina, dove bevo una buonissima spremuta. Mi piace molto il succo delle arance gialle, ma anche di quelle rosse. L’arancia mi fa ricordare anche una bibita che mi piace, nella quale c’è il suo succo; questa bibita è la Fanta. BUDINO AL CIOCCOLATO CON FANTASIA DI ARANCE Ingredienti: - 2 buste di preparato per budino al cioccolato; 500 ml di latte; 3 cucchiai di zucchero; la scorza di un’arancia; 1 arancia; 1 cucchiaio di zucchero di canna. Procedimento: Mettere il contenuto del preparato in una casseruola, aggiungere la scorza di arancia, il latte e bollire per 2 minuti circa. Mettere il budino in uno stampo e lasciarlo raffreddare in frigo. Quando è freddo trasferirlo in un piatto capovolgendolo. Tagliare mezza arancia a fettine, metterla in una padella con lo zucchero di canna per farla caramellare. Fare raffreddare e decorare il budino. Conservare per qualche ora in frigo. LORENZO OTTAVIANI IL LIMONE ايصنارا DESCRIZIONE OGGETTIVA Forma e dimensione: sferica fino ad ovale, spesso con una protuberanza all'apice ed appuntito all'altra estremità. Colore: gialla o verde è la buccia, biancastri sono i semi e l'interno è di un giallo pallido. Suono: non emette suoni, ma una volta spremuto produce lievi rumori. Odore: fresco e aspro. Sapore: dolciastro, un po' amarognolo e asprigno. Consistenza: morbido all’esterno, molle all’interno. Temperatura: fresca. Categoria: è un frutto (agrume). Funzione: acidificante per bevande e cibi. DESCRIZIONE SOGGETTIVA La buccia di questo frutto mi ricorda la mattina d'estate. Il giallo mi fa pensare al sole e quelle brillanti gocce che gli scorrono attorno quando è bagnato, alla freschezza. Quando lo assaggi, i brividi ti salgono sulla pelle e ti viene da fare varie smorfie. Con il limone mi piace fare la limonata, una bibita a base di limone, acqua e zucchero, molto rinfrescante. POLLO AL LIMONE Ingredienti: - 1 petto di pollo (600 grammi circa); un po' di farina; 1 limone grande; sale; 3 cucchiai di olio di oliva. Procedimento: Tagliare il petto di pollo a strisce o dadi dopo averlo sciacquato sotto l’acqua e privato di tutto l’eventuale grasso. Disporre la farina dentro una ciotola e salarla a piacere, quindi immergere i dadini di pollo dentro la farina mescolando con le mani o con un cucchiaio. Scaldare tre cucchiai di olio di oliva dentro una padella grande e antiaderente, quindi una volta caldo adagiare tutti i dadini di pollo, lasciando cuocere fino a cottura quasi completa. A circa 3-4 minuti dalla fine della cottura versare tutto il succo del limone e mescolare lasciando dorare per bene. Togliere dalla pentola quando il pollo inizia a dorarsi e a diventare croccante. MATTIA PASQUATO GLI SPINACI يصانيةس DESCRIZIONE OGGETTIVA Forma e dimensione: foglie della grandezza di una decina di centimetro raggruppate insieme. Colore: verde scuro sulle foglie, più chiaro verso la radice. Suono: non emette suono tranne il sobbollire della pentola quando viene cotto in acqua. Odore: per la presenza di clorofilla simile all’erba appena tagliata. Sapore: acidulo, simile all’insalata. Consistenza: tenera, quasi fragile. Temperatura: fresca per l’abbondante quantità di acqua contenuta. Categoria: pianta erbacea della famiglia delle Chenopodiaceae. Funzione: si utilizza come ortaggi per accompagnare secondi o in torte salate. DESCRIZIONE SOGGETTIVA Gli spinaci sono verdi, ruvidi, ma anche profumati. Gli spinaci sono buonissimi, ma anche un po’ salati. Questa è la loro sorte: li mangio e divento più forte. TORTA SALATA AGLI SPINACI Ingredienti: - 1 rotolo di pasta sfoglia; 600 gr. di spinaci; 200 gr. di pancetta a cubetti; 200 gr. di fontina. Procedimento: Bollire gli spinaci in acqua per dieci minuti. Nel frattempo rosolare con pochissimo olio la pancetta in una padella. Scolare gli spinaci e aggiungerli alla padella con la pancetta. Unire la fontina a cubetti e amalgamare per qualche minuto. Srotolare la pasta sfoglia e adagiarla in una tortiera, bucherellarla con una forchetta e versare sopra il contenuto della padella. Ripiegare i bordi della pasta sfoglia ed eventualmente coprire il contenuto. Informare a 180° per circa trenta minuti. ALESSANDRO RANCAN L’ANICE عصينا DESCRIZIONE OGGETTIVA Forma e dimensione: si presenta come un fiore della dimensione di tre centimetri. Colore: marrone chiaro. Suono: se sbriciolato, produce un suono simile a foglie secche. Odore: un misto di menta e semi di finocchio Sapore: simile alla liquerizia. Consistenza: semi legnosa. Temperatura: ambiante. Categoria: è una pianta di angiosperma dicotiledone. Funzione: è considerato una pianta medicinale, conosciuta per le sue proprietà digestive e curative della tosse. DESCRIZIONE SOGGETTIVA È un fiore marrone bello come una stella, dolce come la liquerizia. I suoi oli essenziali profumano l’aria e i suoi petali racchiudono il sole estivo. È una stella di terra fatta di legno, leggera come una piuma. Ma può essere anche una medicina amara. Non tutto ciò che è bello in effetti può anche piacere. LIQUORE ALL’ANICE Ingredienti: - 25 gr. di semi di anice; 1 limone; 1 bastoncino di cannella; vaniglia; chiodi di garofano; 500 ml. di alcool 95°; 600 gr. di zucchero. Procedimento: Mettere tutti gli ingredienti, escluso lo zucchero, in un vaso a chiusura ermetica e fare macerare 20 giorni. Fare bollire per dieci minuti lo zucchero con mezzo litro di acqua, lasciarlo raffreddare e mescolatelo all'infuso. Filtrare e imbottigliare dopo un'ora e lasciare riposare ancora due mesi circa. ELISA RIGHETTI LO ZAFFERANO نارعففاز DESCRIZIONE OGGETTIVA Forma e Dimensione: variano secondo il contenitore. Colore: il colore del fiore dello zafferano è viola intenso e quello della polvere dello zafferano è rosso. Suono: non emette suoni. Odore: non ha nessun odore. Sapore: amaro. Consistenza: polveroso. Temperatura: deve essere tenuto in temperatura ambiente e in un luogo asciutto, deve essere tenuto lontano da ambienti umidi. Categoria: derivato dal fiore dal fiore dello zafferano. Funzione: viene introdotto in alcuni risotti come condimento. Processo di produzione: ricavato dal pistillo del fiore dello zafferano. DESCRIZIONE SOGGETTIVA Zafferano in polvere rosso svolazzante rosso leggerissimo rosso come il tramonto rosso o il sangue rosso senza odore rosso, amaro rosso come la lana rossa un mucchio tutto rosso delizioso ma anche amaro rosso. E il mio dito è rosso e il mio naso è rosso, di zafferano non mi stanco. RISOTTO ALLO ZAFFERANO Ingredienti: - 400 gr. di riso; 2 bustine di zafferano; 250 ml. di vino; 1 scalogno; 2 noci di burro; Parmigiano grattugiato; sale. Procedimento: Sbollentare a fiamma alta il vino per 5-6 minuti per far evaporare l'alcool. Soffriggere lo scalogno tritato a fiamma bassa con un po' di burro. Fare bollire l'acqua in una pentola e salatela. Fatto rosolare lo scalogno, aggiungere il riso con altro burro sciolto e sfumare con il vino bianco. Proseguire la cottura del riso, aggiungendo dell'acqua salata bollente. A fine cottura spegnere il fuoco e mescolare. Aggiungere lo zafferano e mescolare ancora infine servire su un piatto. TOMMASO ZANOTTI IL RISO سير DESCRIZIONE OGGETTIVA Forma e dimensione: piccoli chicchi grandi circa mezzo centimetro. Colore: bianco-paglierino (se raffinato) o color nocciola (se integrale). Odore: lieve profumo dolciastro di amido. Rumore: quando è in un contenitore e viene mosso produce un rumore stile Maracas. Consistenza: sono chicchi di consistenza dura. Diventano teneri se bolliti per almeno cinque minuti. Temperatura: temperatura ambiente, la conservazione deve avvenire in luogo secco Categoria: cereale. Funzione: è un alimento base dell’alimentazione umana. Processo di produzione: viene seminato i campi che poi vengono inondati di acqua. Una volta che i chicchi diventano biondi, si prosciuga il campo e si trebbia. Infine viene portato alle riserie dove viene raffinato. DESCRIZIONE SOGGETTIVA Guardando una ciotola piena di riso, mi sembra di vedere tanti piccoli sassolini biondi dal colore bianco brillante e dal profumo e dal gusto dolce e delicato, caduti in una notte di luna piena. Mi ricordano le risaie, delle immense distese di acqua e l’estate. Tutte le volte che lo vedo provo un senso di gioia, dato che è assolutamente il mio cibo preferito e la mamma e la nonna lo cucinano in molti modi deliziosi. RISOTTO ALL’ISOLANA Ingredienti: - 320 gr. Riso Vialone Nano; 7 dl brodo di carne; 150 g lombata di maiale; 150 gr. vitello magro; 40 gr. burro 50 gr. grana grattugiato; cannella in polvere; 1 rametto di rosmarino; vino bianco; sale e pepe q.b. Procedimento: Mettere a fuoco lento 30 gr. di burro con un piccolo rametto di rosmarino. Quando il burro sarà dorato, togliere il rosmarino, mettere la carne tagliata a pezzetti ed alzare il fuoco. Rosolare la carne e insaporire con pepe, sale e una spruzzatina vino bianco, quindi abbassare il fuoco e completare la cottura. Mettere la pentola con il brodo a fuoco sostenuto sul fornello e portare ad ebollizione; versare il riso e con un mestolo di legno muoverlo dal fondo, quindi coprire la pentola. Quando l’ebollizione riprende, rimuovere ancora delicatamente il riso, abbassare il fuoco al minimo, ricoprire la pentola per quindici minuti; unire a questo punto circa metà ragù, dare una mescolata e coprire fino a cottura ultimata. Levare la pentola dal fuoco, unire il rimanente ragù, il grana (spolverato di cannella) ed il burro rimasto a fiocchetti. Mescolare il tutto con estrema delicatezza. Servire in pirofila o piatto singolo con qualche rametto di rosmarino. CARLO ZARATTINI IL CARCIOFO يفف يصراص DESCRIZIONE OGGETTIVA Forma e dimensione: aspetto ovale, a scaglie, della grandezza di un pugno. Colore: verde opaco che sfuma verso il viola all’estremità dei petali. Suono: picchiettando con il dito ne risulta un suono sordo assorbito dalla sua conformazione. Odore: dolciastro, simile all’erba appena tagliata. Sapore: amarognolo, simile bastoncini di liquerizia. Consistenza: il carciofo è compatto, fibroso; il suo gambo è legnoso con profonde nerbature. Temperatura: fresca perché il suo interno è ricco di acqua Categoria: ortaggio che deriva dal cardo. Funzione: è considerato una pianta medicinale, conosciuta per le sue proprietà depurative. DESCRIZIONE SOGGETTIVA Nonostante tutte le caratteristiche positive del carciofo che ho letto, guardandolo, riesco a vedere solo un ortaggio che mi provoca un sentimento di antipatia. Con le sue spine è lontana da me la voglia di assaggiarlo. Il suo gambo pieno di coste di nervi mi ricorda il collo di un mago che ho visto in televisione che era proprio uguale, rinsecchito e nervoso. Le foglie assomigliano molto alle mani di una strega con l’artrosi: niente di simpatico o di accattivante. Soltanto dopo molti tentativi dei miei genitori di farmelo assaggiare mi sono reso conto che l’aspetto non rispecchia le caratteristiche assolutamente positive del gusto del prelibato carciofo. LASAGNE AI CARCIOFI Ingredienti: - 5 carciofi; 3 uova; 3 etti di farina; olio; aglio; prezzemolo; sale; pepe. Procedimento: Impastare uova e farina, stendere con il mattarello e tagliare a lasagna. Pulire carciofi dalle foglie più dure, tagliarli a strisce sottili lavandoli in acqua acidula con il limone . In una padella soffriggere dolcemente olio più aglio. Quando l’aglio ha preso colore, aggiungere i carciofi tagliati e scolati, sale e pepe e, bagnandoli con un po’ d’ acqua, portarli a cottura. Cuocere le lasagne in acqua bollente per qualche minuto, scolarle, spadellarle aggiungendo prezzemolo sminuzzato, formaggio grana in abbondanza. Servire e buon appetito! PARTE SECONDA CULTURA ARABA Iacopo Corradi – Alessandro Rancan ARABIA SAUDITA Generalità Stato dell'Asia occidentale, stretto tra Mar Rosso e Golfo Persico, l'Arabia Saudita occupa oltre i due terzi, circa l’80%, della Penisola Arabica. È il Paese che ha dato origine alla civiltà araboislamica e che più d'ogni altro è rimasto fedele alle antiche tradizioni dell'Islam, non a caso nell'Arabia Saudita si trovano le città sante La Mecca e Medina. L’Arabia Saudita è passata, grazie a un sorprendente processo, dalle antiche tradizioni pastorali e beduine alla redditizia industria del petrolio, ha quindi sfruttato la straordinaria ricchezza che ne è derivata per aumentare gli investimenti in diversi settori: istruzione e sicurezza sociale, infrastrutture, altre attività produttive. Lo Stato L'Arabia Saudita è diventato regno indipendente nel 1932, è una monarchia in cui il sovrano detiene il potere assoluto anche se nell'ultimo decennio del sec. XX ci sono state importanti trasformazioni. L'islam sunnita è la religione dello Stato, le cui regole valgono anche come legge civile. La legge coranica (shari’ah), amministrata da tribunali religiosi, prevede la pena di morte per una serie diversa di reati (80-100 le esecuzioni capitali stimate ogni anno). Le forze armate sono affiancate da una Guardia di frontiera e dalla Guardia nazionale. L'esistenza di tribù nomadi rende difficoltosa la scolarizzazione; non esiste del resto una legge che la obblighi (mentre è obbligatoria l'istruzione religiosa), né che stabilisca l'età per l'ingresso nella scuola. Territorio: geografia fisica Il territorio dell’Arabia Saudita é vario, ha una particolare struttura geologica della, è formata sostanzialmente da vasti tavolati che poggiano su un sostrato cristallino rigido, frammento basale del continente asiatico un tempo saldato all'Africa. Dal deserto umido della Thiama posto al livello del Mar Rosso, ci si innalza lungo la catena montuosa del Jabal al-Hijaz, che ad ovest taglia in lunghezza la penisola. Oltre questa catena si trova l'altopiano del Najd, che si estende nella parte centrale del paese. La regione sudoccidentale di Asir presenta montagne che raggiungono i 3.000 metri sul livello del mare e possiede il clima più fresco e il paesaggio più verde del paese, attirando nei mesi estivi molti sauditi in località come Abha. L'est è principalmente una pianura rocciosa o sabbiosa che si estende fino alle rive del golfo Persico. Lungo i confini meridionali si trova il deserto del Rub al-Khālī. Data l'aridità non esistono veri e propri fiumi, ma solo “uidian” che, secondo l'inclinazione generale dei tavolati, solcano il territorio da W a E; a essi si accompagnano numerose falde acquifere, che danno origine a importanti oasi, come quella di Riyadh. Climaticamente l'Arabia Saudita è caratterizzata da una spiccata aridità, con temperature assai elevate (valori medi nella capitale di 34 ºC nel mese più caldo e di 24 ºC in quello più freddo). Le escursioni termiche sono sensibili nell'interno, di poco risalto lungo le coste che presentano un'elevata umidità. Le precipitazioni si verificano soprattutto in una breve stagione da ottobre a novembre; sono debolissime e non superano su gran parte del Paese i 100 mm annui, valore che aumenta fino a 200-250 mm sui rilievi occidentali. Territorio: geografia umana L' Arabia Saudita ha una densità abitativa di 12 ab./km², una delle più basse dell'Asia e la distribuzione della popolazione sul territorio non è omogenea. La popolazione è costituita da due grandi gruppi etnici: quello saudita (74,8%) e quello yemenita (13,2%); sono inoltre presenti nel Paese gruppi di asiatici (6,5%) e neri (1,5%). L'Arabia Saudita è un Paese di antico popolamento che conserva ancora, in larga misura, l'elemento etnico originario; le popolazioni meno pure si trovano sulle fasce costiere dove si sono avute soprattutto infiltrazioni africane e iraniche. Nomadismo e sedentarietà accentrata nelle oasi sono all'origine della distribuzione della popolazione, che è ancora in larga parte suddivisa in tribù, le stesse che esistevano all'epoca della predicazione di Maometto, cui si deve la loro unificazione dal punto di vista religioso e culturale. I nomadi rappresentano ormai una piccola quota della popolazione. Territorio: ambiente La natura desertica del territorio influenza le caratteristiche dell'ambiente biologico saudita. Il manto vegetale è poverissimo, rappresentato per lo più da cespugli spinosi e, nelle aree più elevate, soprattutto lungo gli uidian, da tamerici, acacie e altre piante xerofile. Nelle oasi di tutto il Paese domina sovrana la palma da dattero. La sua collocazione lo rende uno dei Paesi a rischio di desertificazione e di esaurimento delle risorse idriche. In Arabia Saudita le aree protette a vario titolo rappresentano il 36,8% dell'intero territorio. La loro collocazione va dalle regioni settentrionali al confine con Giordania e Iraq alla grande area (64 milioni di ettari) della regione sudorientale, tra Golfo Persico e il confine con l'Oman, denominata Ar-Rub'al-Khāalīi. Negli anni Ottanta del Novecento è stata istituita una Commissione nazionale per la conservazione e lo sviluppo della natura, con l'intento di stabilire e monitorare un sistema di protezione di queste aree. Esistono inoltre aree volte alla protezione del patrimonio ambientale marino, minacciato dall'inquinamento dovuto alle fuoriuscite di petrolio. In particolare la costa occidentale, quella sul Mar Rosso, è oggetto di interesse da parte degli studiosi: nel 2003 l'Arabia Saudita ha predisposto un piano per la conservazione della barriera corallina e del complesso ecosistema marino dell'area. Economia Economicamente l'Arabia Saudita si regge quasi interamente sul petrolio. Il quadro dell'economia saudita è in espansione e coinvolge l'agricoltura, la difesa e le telecomunicazioni. I cospicui investimenti nel settore primario degli ultimi anni del sec. XX hanno permesso di aumentare le aree coltivabili attraverso l'assegnazione governativa gratuita di appezzamenti. Le autorità hanno anche favorito la concessione di aiuti finanziari agli agricoltori e lo sviluppo di moderne tecniche di coltivazione e irrigazione attraverso la razionalizzazione delle risorse idriche, lo sfruttamento dei pozzi, la desalinizzazione dell'acqua marina. L'Arabia Saudita ha raggiunto, così, l'autosufficienza alimentare. Principali colture sono i cereali (miglio, sorgo, orzo, riso e frumento), frutta (soprattutto datteri) e ortaggi, tipici prodotti delle oasi. La regione agricola più ricca è naturalmente quella più piovosa (specie le alteterre dell' Asīr). Largamente diffuso è l'allevamento (ovini e caprini particolarmente), risorsa fondamentale dei beduini. Significativo è anche il settore della pesca. Come detto, la ricchezza del Paese si fonda interamente sul petrolio, le cui riserve accertate (corrispondenti a circa un quarto del totale mondiale) assicurano al regno una notevole produzione. I maggiori giacimenti di petrolio si concentrano nella regione orientale e sul Golfo Persico. Attraverso una estesa rete di oleodotti il greggio viene trasportato nelle grandi raffinerie e ai terminali di Saida (Sidone), nel Libano, e di Yenbo sul Mar Rosso. Un'estesa rete di gasdotti consente di utilizzare le notevoli riserve di gas naturale per alimentare l'esportazione di gas liquefatto anche se la maggior parte del gas è destinato al consumo interno. Tra le risorse minerarie sono presenti bauxite, ferro, rame; a metà degli anni Ottanta del XX secolo si è rinvenuto nella provincia di Al-Qaşīm, al centro del Paese, un ricco giacimento di carbone e contemporaneamente si è iniziato lo sfruttamento delle miniere aurifere (Mahd adhDhahab). È il terziario a occupare la maggior parte della popolazione attiva mentre è ridotto il numero di sauditi impegnati negli altri settori. Le importazioni, prevalentemente di prodotti industriali, alimentari e tessili, provengono in gran parte dagli Stati Uniti, dal Giappone e dalla Germania; le esportazioni (quasi esclusivamente idrocarburi) sono dirette soprattutto verso gli Stati Uniti, il Giappone, la Corea del Sud, l'India e Singapore. Si è osservato inoltre, a partire dal nuovo millennio, come per altri Paesi, l'ingresso della Cina fra i partner commerciali più importanti. Elisa Rose Arcosti - Giulia Corazza – Caterina de’Manzoni IL CORANO Il libro sacro dell'islam è il Corano. E' la raccolta di frasi e massaggi portati dall'arcangelo Gabriele da parte di Dio, detto anche Allah. Esso è una raccolta di insegnamenti, leggi e detti sapienziali. Fu scritto da Maometto. La rivelazione Maometto era analfabeta. Egli ricevette il Corano sul monte Hira. Fu Zaid Ibn Thabiti a raccogliere i detti e a metterli per iscritto. In arabo Qur'an (Corano) significa recitazione. Infatti la prima cosa che pronunciò l‘angelo quando vide il profeta fu “recita”. Le Sure Il Corano è diviso in 114 capitoli detti "sure". Ognuna di esse inizia con le parole: "Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso". Questi vocaboli sono detti Bismillah. La Sunna La Sunna è una raccolta di saggezza che contiene un resoconto di tutto quello che il Profeta ha fatto e gli "Hadith", una raccolta dei suoi detti. La parola significa metodo o esempio. Anch’essa è un esempio di vita per i Musulmani. La lingua del Corano Il Corano è scritto in una forma storica o tradizionale di arabo. I giovani Musulmani frequentano scuole coraniche proprio per imparare a memoria queste lezioni di vita. Per i musulmani il loro libro sacro è la parola di Dio stesso, rivelata al profeta e non scritta da esseri umani. Per gli Arabi il Corano è anche il codice penale e civile. La storia Il Corano fu consegnato a Maometto sul monte Hira tramite l’arcangelo Gabriele che fu mandato da Dio. Muhammad (Maometto) quindi era diventato il Profeta e aveva il compito di diffondere la parola e le leggi di Allah. Non è stato scritto tutto in una volta, ma di tanto in tanto, l ‘angelo scendeva sulla Terra e dettava una parte di esso che il Profeta imparava a memoria. In poco tempo questa raccolta di detti diventò il libro sacro di una nuova religione: l ‘islam. Matteo Ballini – Nicola Giarola – Tommaso Zanotti I CINQUE PILASTRI DELL’ISLAM I 5 pilastri dell’islam sono i 5 elementi fondamentali della cultura islamica. Sono: - Allah unico dio e Maometto il profeta; - Pregare cinque volte al giorno; - Ramadan; - Elemosina; - Mecca. Allah unico dio e Maometto il profeta Maometto un uomo che era mercante aveva scoperto e ammirato le religioni monoteiste. Visto che nel suo paese (Arabia) c’erano soltanto religioni politeiste lui decise di predicare il monoteismo. Un giorno mentre stava meditando arrivò l’arcangelo Gabriele che gli consegnò il Corano che conteneva i voleri di Allah e per questo Maometto è il profeta cioè colui che parla in nome di Allah. Pregare 5 volte al giorno I musulmani secondo il Corano devono pregare 5 volte al giorno: - Al mattino (al-fajr) - A mezzogiorno (al- uhr) - A metà pomeriggio (al- a r) - Al tramonto (al-maghrib) - Un'ora e mezza dopo il tramonto (al- isha) Ramadan Il mese Ramadan include l'astinenza dal mangiare, dal bere, dal fumare, dai rapporti sessuali ai musulmani. Loro in questo mese possono mangiare solo dopo il tramonto e nelle giornate si dedicano alla preghiera Elemosina L’elemosina è la tassa che dovevano pagare tutti gli abitanti dell’Arabia che includeva una tassa ai musulmani e due ai non credenti: una sugli immobili e una sulla persona. La Mecca La Mecca è l’oasi in cui l’arcangelo Gabriele portò la misteriosa pietra nera che rinchiusero in un cubo (Kaaba). Ogni musulmano ci si deve recare almeno una volta nella vita. Filippo Ferrante – Daniel Kempfer SCIENZE ARABE Le risorse culturali che gli Arabi avevano a disposizione erano considerevoli. Quando Giustiniano chiuse l'Accademia platonica nel 529 d.C., molti degli studiosi greci che ne facevano parte si trasferirono in Persia e la cultura greca che vi fiorì divenne parte, un secolo dopo, del mondo arabo. Gli Arabi stabilirono contatti anche con i Greci dell'impero bizantino: i Califfi arabi comprarono manoscritti greci dai Bizantini. Le scuole siriache di Antiochia, Emesa e Damasco e la scuola dei cristiani nestoriani di Edessa, principali depositarie delle opere greche in Medio Oriente dopo la distruzione di Alessandria nel 640, e i monasteri cristiani del Medio Oriente, che possedevano anch'essi queste opere, caddero tutti sotto il dominio arabo. Così gli Arabi avevano accesso, quando non li controllavano direttamente, agli uomini ed alla cultura dell'impero bizantino, dell'Egitto, della Siria, della Persia e dei territori che si estendevano più ad est, compresa l'India. Si parla di matematica araba, ma essa era araba essenzialmente soltanto di lingua. La maggior parte degli studiosi erano greci, cristiani, persiani ed ebrei. Bisogna tuttavia dare atto agli arabi della generosità con cui, dopo il periodo della conquista, contrassegnato dal fanatismo religioso, trattarono le altre popolazioni e le altre comunità religiose, tant'è vero che gli infedeli poterono lavorare liberamente. Quella di cui gli Arabi entrarono in possesso era fondamentalmente la cultura greca reperibile direttamente nei manoscritti greci o in versioni siriache ed ebraiche. In questo modo divennero loro accessibili tutte le opere più importanti (Euclide, Tolomeo, Aristotele, Apollonio, Archimede, Erone, Diofanto e le opere più rilevanti degli Hindu). Gli Arabi adottarono e migliorarono i simboli numerici hindu e l'idea della notazione posizionale. Adottarono le operazioni con gli irrazionali che erano state introdotte dagli hindu; nell'aritmetica fecero invece un passo indietro: sebbene i numeri negativi e le regole per operare con essi fossero loro familiari attraverso i testi hindu, essi li respinsero. Lo sforzo scientifico arabo, per quanto non originale, fu molto vasto, ponendosi in continuità con le linee di ricerca che erano state inaugurate dai Greci. In astronomia, il pensiero arabo si pose sulla linea di sviluppo di quello di Tolomeo. Un'altra scienza studiata dagli Arabi fu l'ottica, argomento favorito perché si prestava a pensieri occulti e mistici; ciò nonostante, essi non portarono contributi originali importanti. La matematica veniva studiata dagli Arabi soprattutto per far avanzare le scienze che essi coltivavano e non per se stessa. D'altra parte essi non studiavano neppure le scienze per se stesse. Essi non erano interessati, come i Greci, a capire il disegno matematico della natura né, come gli Europei medioevali, a capire le vie della divina provvidenza. L'obiettivo arabo, nuovo nella storia della scienza, era quello di acquisire il dominio della natura. Essi pensavano di poter ottenere questo dominio mediante l'alchimia, la magia e l'astrologia che erano parti integranti del loro sforzo scientifico. Gli Arabi non compirono progressi significativi in matematica. Ciò che essi fecero fu di assorbire la matematica greca ed hindu, di conservarla e di trasmetterla, infine, all'Europa. Francesca D’Angelo - Anna Morando – Elisa Righetti MEDICINA ARABA La storia della medicina araba è in buona parte legata all'Islam, anche se in essa è stato inglobato tutto il patrimonio di conoscenze empiriche acquisite in età pre-islamica. Dalla seconda metà dell'VIII secolo fino alla fine dell'XI secolo, l'arabo, che divenne presto per l'Oriente quello che il latino e il greco erano per l'Occidente, fu forse la principale lingua scientifica dell'umanità. La religione, che ebbe tanta parte nella trama della conquista araba, ebbe anche una parte di primo piano nello sviluppo della medicina araba, che in realtà araba fu più che altro per il veicolo linguistico in cui fu espressa ma non per una prevalenza etnica, visto che ad essa contribuirono possentemente i Persiani, i Siriaci, i mesopotamici, i Copti, gli ebrei convertiti e non, l'elemento indiano, centro-asiatico e berbero nordafricano. Primo medico arabo Il primo medico arabo del quale abbiamo qualche notizia è stato al-Harith ibn Kalada alThakesi, nato vicino alla Mecca nel 670 d.c e che aveva studiato medicina a Jundishapur. Dopo aver esercitato la professione per molti anni in Persia ove tra i suoi pazienti poté annoverare il grande re persiano Cosroe II, ritornò nell'Arabia natale, dove divenne medico e amico del profeta Maometto.[3] Dalla sua culla in Arabia, l'Islam si diffuse verso l'Oriente e ciò determinò un cambiamento nella posizione del Califfato, cioè la sede del potere. Le origini dell'alchimia araba Nella storia della medicina araba Jabir ibn Hayyan,nato nel 813 d.c ebbe una parte molto importante, seppur non appariscente, come padre dell'alchimia araba. Molti dei termini adoperati nella chimica moderna sono di origine araba, specialmente le parole alchimia, alcool, alcali, alambicco e aldeide. I farmacisti arabi, o sandeloni, introdussero un gran numero di rimedi naturali: la sena, la canfora, il muschio, la mirra, il tamarindo, la noce moscata, i chiodi di garofano, l'ambra grigia ed il mercurio per ricordarne alcuni. Furono gli stessi arabi a creare nuovi solventi come l'acqua di rose e di arancio ed il tragacanto e inoltre conoscevano già gli effetti anestetici della cannabis. L'alchimia anche se fallì in uno dei suoi scopi principali cioè la scoperta della “pietra filosofale” (sostanza capace di trasformare i metalli in oro), ha dato importanti risultati come la scoperta di nuove sostanze chimiche come gli acidi minerali, il bismuto, l'antimonio, il fosforo, lo zinco e l'ammoniaca. La stessa parola elisir deriva dall'arabo al-iksīr. La scienza Nel campo scientifico l’influenza dell’India sugli arabi fu seconda solo a quella greca. Nel 773, per incarico di al-Mansur furono tradotti i “Siddantas”, trattati astronomici che risalivano al 425 a.C. Fu attraverso queste traduzioni che i numeri “arabi” furono acquisiti dall’Islam. Il primo a parlare dei “numeri indiani” era stato l’abate Severus Sebokht del monastero di Ken-nestre sull’alto Eufrate, il quale nel momento della conquista della Siria da parte dei musulmani (662) stava scrivendo trattati di astronomia. Nell’813 al-Khuwarizmi (che troveremo più avanti), usò i “numeri indiani” nelle sue tavole astronomiche e verso l’825 fu pubblicato un trattato conosciuto nella versione latina col nome di “Algoritmi de numero indorum”, col quale i termini “algoritmo” o “algorismo” furono introdotti per indicare il sistema aritmetico basato sui decimali. Nel 976 Muhammad ibn Ahmad nel libro “Chiavi delle scienze” suggerì che se in un calcolo non vi era nessuna cifra che indicasse le “decine”, si doveva usare un piccolo cerchio “per mantenere la fila”. Questo segno fu chiamato “sifr” (vuoto) da cui il termine “cifra”. Gli studiosi latini trasformarono “sifr” in “zephyrum”, quindi nell’abbreviazione di “zero”. L’algebra (da “al-jabr”: ripristino-completamento) era stata introdotta dal greco Diòfanto di Alessandria (III sec. d.C.), ma furono gli arabi a svilupparla. Fu infatti Muhammad ibn Musa (780-850), detto al-Khuwarizmi (dal luogo di nascita) il più grande matematico del Medioevo che si occupò anche di astronomia, geografia e cronografia. Visse a Bagdad sotto la protezione del califfo al-Ma’mun, e introdusse in Occidente, come abbiamo visto, l’algoritmo (il termine era una storpiatura latinizzata del nome al-Khuwarizmi). Oltre ad aver scritto sui numeri indiani, compilò tavole astronomiche che, rielaborate nella Spagna musulmana, furono per secoli il modello di tutti gli astronomi dalla Spagna alla Cina. Al Khuwarizmi formulò le tavole trigonometriche poi conosciute in Occidente, collaborò con altri sessantanove studiosi alla preparazione di una enciclopedia per il califfo al-Ma’mun e nel “Calcolo dell’integrazione e dell’equazione” diede soluzioni analitiche e geometriche di equazioni quadrate. L’opera, che nella versione araba andò perduta, fu tradotta da Gerardo da Cremona (XII sec.) e usata in tutte le università dell’Occidente fino al XIV sec. Solo con la traduzione di Gerardo da Cremona fu introdotto in Occidente il termine “algebra” (da “al-gabr”, compensazione mediante addizione e sottrazione). Abu Yusuf Ya’qub ibn Ishaq al-Kindi (800-73 c.a), conosciuto in Occidente come “Alkindi” o “Alcindus”, fu scienziato, oltre che filosofo (v. P.II, par. I filosofi), studiò le maree, ricercò la legge della velocità di caduta, investigò i fenomeni della luce in un libro sull’Ottica che influenzò Ruggero Bacone (1214-1294 a.C.). Viola Benatti – Caterina Menegatti – Nicole Comerlati ARCHITETTURA ARABA Nacque dall'incontro di elementi provenienti dalla tre principali tipologie costruttive dell'architettura islamica sono la moschea, la tomba, il palazzo e la fortificazione. Si suole affermare che la colonna, l'arco e la cupola sono la sacra triade dell'architettura islamica poiché dalla combinazione di tali elementi essa deriva la bellezza ed originalità che la caratterizzano. Nel 630 l'esercito di Maometto conquista la città di Mecca, strappandola alla tribù pagana dei Quraysh da cui lui stesso proveniva. L'arte islamica in Spagna si esplicò soprattutto nell'architettura e nella decorazione. Nell’architettura islamica tradizionale le costruzioni non sovrastano mai l’ambiente naturale, mirando all’armonizzazione tra natura e ambiente architettato. L’elemento che maggiormente unisce l’architettura alla natura, in un senso di continuità, è la decorazione (floreale, geometrica e calligrafica), elemento basilare dell’arte islamica in tutte le sue espressioni. Il giardino è realizzato con attenzione all’aspetto plastico-decorativo, carico di valenze simboliche, cui sono da aggiungere le conoscenze nel campo della botanica, sapientemente applicate per la realizzazione di splendide composizioni. L’armonia della casa tradizionale islamica fa dello spazio un simbolo sovrapponibile al bisogno spirituale dell’uomo. Nell’uomo il corpo racchiude l’anima che contiene lo spirito. Allo stesso modo, la casa racchiude luoghi nei luoghi, il cui centro è il giardino. Dunque, la bellezza, la cura e l’attenzione dedicata alla costruzione, all’ordinamento ritmico degli ambienti, costituiva il superamento stesso del mondo e della realtà fenomenica, nello sforzo degli architetti e pensatori sufi di assimilare il simbolo Dunque, la bellezza, la cura e l’attenzione dedicata alla costruzione, all’ordinamento ritmico degli ambienti, costituiva il superamento stesso del mondo e della realtà fenomenica, nello sforzo degli architetti e pensatori sufi di assimilare il simbolo Il giardino e la corte sono due simboli importanti che riguardano la concezione del paradiso. La costruzione architettonica del giardino rappresenta un màndala, i cui elementi, acqua e natura (le piante gli alberi), si rimandano a vicenda. La fontana, al centro del giardino (centro spirituale), con le sue onde concentriche, evoca il ciclo di espansione e contrazione della coscienza L’armonia della casa tradizionale islamica fa dello spazio un simbolo sovrapponibile al bisogno spirituale dell’uomo. Nell’uomo il corpo racchiude l’anima che contiene lo spirito. Allo stesso modo, la casa racchiude luoghi nei luoghi, il cui centro è il giardino. La corte, chiusa dalle mura, costituisce il luogo (makân) sacro. «L’interazione della forma e della superficie devono creare un ambiente sereno, vuotato dalle tensioni» e pronto alla meditazione e alla discesa nel Sé. La bellezza, la cura e l’attenzione dedicata alla costruzione, all’ordinamento ritmico degli ambienti, costituiva il superamento stesso del mondo e della realtà fenomenica, nello sforzo degli architetti e pensatori sufi di assimilare il simbolo, quale mezzo per il superamento del mondo transitorio nella dimensione archetipica. A proposito degli archetipi, nelle miniature persiane è ignorata la prospettiva proprio perché questa è un fenomeno sensibile, lontano dal mondo degli archetipi, dove si riflette la luce divina. Mattia Pasquato – Lorenzo Ottaviani – Carlo Zarattini GLOSSARI ARABO In arabo si inizia a scrivere da destra verso sinistra. L'alfabeto arabo è composto da 28 lettere. alif= ا bà= ب tà= ص thà= د jim= ع hà= ف khà= غ dàl= ح dhàl= ي rà= ج zà= ك sìn= ل shìn= م sad= ن dad= ta= ة za= ق ayn= ر ghayn= س fà= ت qàf= و kaf= ذ lam= ش mìm= خ mùm= ط hà= ز waw= ث ya= ئ Saluti Sabahere! = Buongiorno! Mesehlere! = Buonasera! Laila Saida! =Buonanotte! Domande Fin reda?(x femmine) / Fin redi?(x maschi = Dove vai? Ana reda barra = Io vado fuori. Ana reda barra and amt = Io vado dalla zia. Ana reda barra ma sabbiate \ mashabati = Io vado fuori con gli amici\e Esclamazioni Chidera? = Come stai? Labes, labes = Bene, bene. Semei!Sema!=Ascolta! Nodi! = Alzati! Berki! = Siediti! Adri bsef!=Parli molto! Prodotti arabi importanti in Europa - CANNELLA = اللعنناص - CHIODI DI GAROFANO = ناف راغ - PEPE = عةعة - ZUCCHERO DI CANNA = انناص يد رعحصصوز - TE’ = عح - CAFFE' = ثففاص - RISO = سير - MELANZANA = انازنالعم - SPINACI = يصانيةس - CEDRO = ردعص - ARANCIA = ايصنارا - LIMONE = عن ميل - POMPELMO = ملعةم ة - UVA ZIBIBBO=ببيبيز اذو - ZAFFERANO = نارعففاز - SPAGHETTI = يتتعحغاةس - BANANA = اناناب - CARCIOFI = يفف يصراص - ANICE = عصينا - MANDORLA = الر دنام - ALBICOCCHE = عحصص صيبلا - MELOGRANO = نارغ لعم - PISTACCHI = يحصصاتسية POSTILLA: CONSIGLI FINALI I califfi abbasidi affidavano l'educazione dei loro figli a eruditi, scienziati, poeti e musicisti, persuasi del detto popolare che "istruire l'infanzia è scolpire nella pietra". Lo storico Masudi narra come Harûn al-Rashîd avesse scelto per suo figlio il grammatico al-Ahmar, ammonendolo con queste parole: Il principe dei credenti ti affida il suo sangue più prezioso, il frutto del suo cuore. Ti lascia piena autorità su suo figlio e gli fa un dovere di obbedirti. Sii all'altezza del compito che il califfo ti ha assegnato: insegna al tuo allievo il Corano, fagli conoscere le tradizioni; orna la sua memoria con le poesie classiche; istruiscilo nelle nostre sacre usanze. Che egli misuri le parole e sappia parlare a proposito; regola le ore dei suoi svaghi. Insegnagli ad accogliere con rispetto gli anziani e a trattare con riguardo i capi che assisteranno ai suoi ricevimenti. Non lasciar passare un'ora della giornata senza trarne profitto per la sua educazione. Non essere né tanto severo da mortificare la sua intelligenza, né tanto indulgente da far sì che si abbandoni alla pigrizia e ci si abitui. Correggilo, per quanto dipenderà da te, usando l'amicizia e la dolcezza, ma se queste non hanno effetto su di lui, usa la severità e il rigore.