Terzo incontro - Compaspadernovillaggio.it
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«CREDO, SIGNORE, AIUTA LA MIA INCREDULITÀ» Paderno Dugnano lunedì 25 febbraio Incontri di riflessione sul Credo TERZO INCONTRO Gesù Cristo: la Pasqua 1. Vexilla regis prodeunt, fulget Crucis mysterium, quo carne carnis Conditor suspensus est patibulo. 1. I vessilli del Re avanzano: rifulge il mistero della Croce, dove il creatore della carne con la propria carne fu appeso al patibolo. 1. Vessilli regi avanzano, la croce in alto elevasi: il Creator degli uomini sospeso è sul patibolo. 2. Quo vulneratus insuper mucrone diræ lanceæ, ut nos lavaret crimine, manavit unda et sanguine. 2. Dove, trafitto inoltre da crudele punta di lancia, per lavarci dalle colpe, effuse acqua e sangue. 2. Acuta lancia perfida il petto a Cristo lacera e sangue ed acqua sgorgano lavando i nostri crimini. 3. Impleta sunt quæ concinit David fideli carmine, dicendo nationibus: “Regnavit a ligno Deus”. 3. Si compì quello che cantò Davide con veridica profezia, quando disse tra i popoli: “Dio regnò dal legno”. 3. Si compie già l’oracolo predetto dal re Davide, dicendo a tutti i popoli: “Da un legno Dio domina!”. 4. Arbor decora et fulgida, ornata regis purpura, electa, digno stipite tam sancta membra tangere! 4. Albero magnifico e splendente ornato di porpora regale, scelto con il tuo degno tronco a toccare così sante membra! 4. Fulgente e santo Albero, regal t’adorna porpora: tu fosti scelto a reggere quel Corpo sacratissimo. 5. Beata cuius brachiis pretium pependit saeculi! statera facta est corporis prædam tulitque Tartari 5. Albero beato, alle cui braccia fu appeso il prezzo del riscatto del mondo: esso divenne bilancia del corpo e tolse all'inferno la sua preda. 5. Alle tue braccia appesero il nostro Prezzo altissimo: tu sostenesti il Redentor strappando prede al baratro. 6. Salve ara, salve victima de passionis gloria, qua vita mortem pertulit et morte vitam reddidit. 6. Altare e tu, vittima, salve! È gloria la morte cruenta, la vita che soffre la morte, con la morte la vita ci dona. 6. Altare santo e Vittima di gloria nel martirio la Vita a morte donasi, da morte Vita suscita! 7. O Crux ave, spes unica hoc passionis tempore auge piis iustitiam, reisque dona veniam. 7. Salve, o Croce, unica speranza! In questo tempo di Passione ai fedeli accresci la giustizia e ai peccatori concedi il perdono. 7. O croce santa, salvaci, speranza nostra unica! Ai buoni doni grazia, ai rei misericordia. 8. Te summa, Deus, Trinitas, collaudet omnis spiritus: quos per crucis mysterium, salvas, rege per sæcula. 8. O somma Trinità che sei Dio, ti esalti ogni essere vivente; guida per l'eternità coloro che salvi con il mistero della Croce. 8. O Vita nostra, Trinità, ti lodi ogni spirito: in Croce ci rigeneri, in cielo ci letifichi. L’autore di questo inno, Venanzio Fortunato – nato a Valdobbiadene (530/540) e morto vescovo di Poitiers (600/610) -, viene considerato come il creatore della mistica simbolica della Croce. La composizione, fu cantata la prima volta a Poitiers, nel 568, in occasione della deposizione di un frammento della Santa Croce nella chiesa del monastero a essa dedicata, retto dall’abbadessa Radegonda, che aveva ricevuto quel frammento dall’imperatore Giustino II. I versi, pur non privi di qualche enfasi e retorica, sono animati da una fede ardente e pervasi da una profonda ispirazione. E a emergere subito con chiarezza è il senso salvifico della Croce, insieme dolorosa e gloriosa. Al nostro giudizio terreno, la croce appare un ignominioso strumento di morte, un orrendo marchio di infamia, un segno di insensatezza e di impotenza. Qui, invece, la Croce è esaltata come "il vessillo del Re" (vexilla Regis), come "un luminoso mistero" (fulget Crucis mysterium). 1 «CREDO, SIGNORE, AIUTA LA MIA INCREDULITÀ» Paderno Dugnano lunedì 25 febbraio Incontri di riflessione sul Credo SIMBOLO NICENO COSTANTINOPOLITANO SIMBOLO APOSTOLICO Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente: di là verrà a giudicare i vivi e i morti. 0. L’aporia : la vita di Gesù! o o o Evidenziando i due poli della vita di Cristo si comprendono già tutti gli eventi che stanno fra questi due poli. A differenza della sensibilità moderna la verità salvifica della vita di Cristo non consiste nell’essere un esempio di vita virtuosa e nobile, quanto nell’evento della Pasqua: passione, morte e resurrezione. Incarnazione / Pasqua svelano l’annuncio evangelico che è tutto raccolto su questa opposizione tra presenza di Cristo e rifiuto da parte degli uomini, Amore e odio, luce e tenebre che si affrontano a duello. 1. Il testo della professione di fede. o La storia : “sotto Ponzio Pilato”: evidenzia che la morte di Gesù avviene in un luogo e in un tempo preciso; con “attori” ben definiti; con una pratica esecutoria conosciuta; è un fatto storico – anche verificabile – e non una parabola metastorica. Il corpo: c’è un insistenza su ciò che attiene il corpo di Gesù, che viene appeso alla croce e che patisce i dolori della passione; sperimenta la morte; viene sepolto; nella sua resurrezione si muove, si sposta, agisce. Non ci troviamo di fronte a un modo di dire, o a una finzione per dare l’esempio, ma a un fatto concreto, fisico, reale. o Oltre la storia: nello spazio. La confessione di fede segue Gesù anche in luoghi non sperimentabili da noi e che esprimono una reale condizione vitale ma non una precisa collocazione geografica o cosmica: il luogo della morte e dei morti (gli inferi); il luogo di Dio stesso (il cielo) nel tempo. La confessione di fede segue Gesù in un tempo ulteriore rispetto alla nostra storia presente: il futuro del ritorno di Cristo come Giudice e l’eternità del suo regno. nei protagonisti. Si parla dei protagonisti presenti all’evento pasquale nel riferimento a Ponzio Pilato ( e si allude agli esecutori materiali della crocefissone, della tortura e della sepoltura) ma si fa riferimento anche ad altri due protagonisti che vanno oltre quel preciso momento: il Padre, presso cui Cristo vive e regna; e noi stessi, perché è “per noi” che Cristo fu crocifisso. 2 «CREDO, SIGNORE, AIUTA LA MIA INCREDULITÀ» Paderno Dugnano lunedì 25 febbraio Incontri di riflessione sul Credo 2. La chiave di lettura : le Scritture. o L’inciso “secondo le Scritture” è la chiave per interpretare tutto l’avvenimento pasquale. Gesù stesso ha insegnato ai discepoli a tenere la totalità delle Scritture come chiave ermeneutica per non essere scandalizzati dall’evento pasquale. o Solo il riferimento alla Rivelazione biblica e all’intera storia della salvezza ci fa comprendere l’agire di Dio e ci sottrae a letture parziali e fuorvianti : la Passione di Gesù è stato un fallimento, un insuccesso della missione del Figlio di Dio? La Passione è stata solo un passaggio volto a far risaltare il lieto fine della resurrezione con cui Dio ha svelato che Gesù è in realtà invincibile? La Croce è stata una vendetta sanguinaria del Padre che ha punito il Figlio per essere soddisfatto nel suo desiderio di punire in modo esemplare gli uomini? o “il prestabilito disegno e la prescienza di Dio” consistono nella inesorabile e invincibile volontà di Dio che tutti gli uomini siano salvi. Molte volte e in molti modi Dio ha parlato agli uomini, li ha sollecitati e istruiti, li ha condotti attraverso la storia e ha mostrato la sua azione salvifica nelle vicende del popolo di Israele. Ultimamente (cioè come atto definitivo e decisivo) ha mandato il suo Figlio perché assumendo la condizione di morte e di peccato degli uomini vincesse il peccato e la morte nella sua risposta libera e pienamente amorevole. o Gesù ha corrisposto al disegno del Padre non come un attore di una vicenda prescritta, ma come Figlio che partecipa all’amore del Padre e come uomo libero che risponde a questo desiderio di salvezza accettando anche la Passione. o Le Scritture ci permettono dunque di leggere l’evento Pasquale : Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi. Gesù ha offerto liberamente se stesso per dare la sua risposta d’amore nella Passione e così riscattare l’uomo dal dominio del peccato e della morte. Il passaggio di Gesù nella passione, morte e resurrezione attrae e vuole coinvolgere il destino di ogni uomo, che, in virtù di Cristo, è così erede con Lui della vita. Tuttavia questo coinvolgimento chiede sempre la risposta libera dell’uomo. 3. Conclusioni. o La Pasqua: un annuncio che coinvolge il corpo. La via eucaristica. Gesù Cristo ci ha salvato, ha capovolto il destino dell’uomo vivendo la sua concretezza: un corpo, una storia, un patimento fisico e spirituale, la morte e la sepoltura. Dentro questa concretezza umana è passato l’amore definitivo di Dio. Per questo, Gesù è risorto ed è glorificato in tutta la sua concretezza umana. L’annuncio della resurrezione di Cristo è per noi annuncio della nostra resurrezione : con il corpo e con tutta la nostra umanità. Non a caso Gesù Cristo ha anticipato gli eventi della Pasqua con il segno fisico dell’Eucarestia, che coinvolge il nostro corpo unendolo al corpo morto e risorto di Gesù stesso. Dobbiamo sempre vigilare su una fede “mutilata” (“risorge lo spirito, sopravvive l’anima….”) e su una fede che si limita alle idee, alle cose sapute, alle parole da dire, e non alla totalità fisica della nostra vita. o La Pasqua : l’esplosione definitiva della vita. Un’ immagine di M. I., Rupnik. 3 «CREDO, SIGNORE, AIUTA LA MIA INCREDULITÀ» Paderno Dugnano lunedì 25 febbraio Incontri di riflessione sul Credo 1. Hic est dies verus Dei, sancto serénus lúmine, quo díluit sanguis sacer probrósa mundi crímina, 1. È questo il vero giorno di Dio, radioso di santa luce, che vide un sangue sacro detergere i vergognosi delitti del mondo, 1. Giorno di Dio mirabile di santa luce fulgido. Col sangue Cristo elimina le colpe degli uomini, 2. fidem refúndens pérditis cæcósque visu illúminans. Quem non gravi solvit metu latrónis absolútio? 2. agli smarriti ridonò la fede; ridiede luce, con la vista, ai ciechi. Chi sarà ancora oppresso da timore dopo il perdono al ladro? 2. dona fiducia ai miseri, gli occhi dei ciechi illumina. Assolto è il ladro supplice: chi più dovrà temere ancor? 3. Qui præmium mutans cruce Iesum brevi adquisit fide iustusque prævio gradu pervenit in regnum Dei. 3. Questi mutò la sua croce in un premio, Gesù acquistando con rapida fede; così, giustificato, arrivò primo nel regno di Dio. 3. La fede di quell’attimo muta la croce in gloria: nel regno dell’Altissimo da giusto può entrare ormai. 4. Opus stupent et ángeli, pœnam vidéntes córporis Christóque adhæréntem reum vitam beátam cárpere. 4. Persino gli angeli ne stupiscono, contemplando lo strazio delle membra e, tutto stringendosi a Cristo, il reo carpire la vita beata. 4. Stupiscono gli angeli davanti a quel patibolo: a Cristo aggrappandosi può vivere il colpevole. 5. Mystérium mirábile, ut ábluat mundi luem, peccáta tollat ómnium carnis vitia mundans caro! 5. O mistero mirabile! Una carne purifica i vizi della carne, deterge il contagio del mondo e toglie i peccati di tutti! 5. Mistero incomparabile! Le colpe perdonandoci, la Carne sua purifica la nostra carne debole. 6. Quid hoc potest sublímius, ut culpa quærat grátiam, metúmque solvat cáritas reddátque mors vitam novam? 6. Che c’è di più sublime? Cerca grazia la colpa, è dall’amore vinta la paura, la morte ci ridona a vita nuova. 6. L’ora è sublime e unica: la colpa ottiene grazia, l’amore scioglie l’ansia, la morte vita genera. 7. Hamum sibi mors devote suisque se nodis liget, moriatur vita omnium, resurgat vita omnium. 7. Si divori la morte il proprio amo, nei suoi lacci s’impigli: muoia la vita di tutti, di tutti la vita risorga. 7. Nei lacci suoi malefici la morte va a soccombere: se tutti un giorno muoiono a vita poi rinascono! 8. Cum mors per omnes transeat, omnes resurgant mortui, consumpta mors ictu suo perisse se solam gemat. 8. Poi che tutti la morte avrà falciato, tutti i morti risorgeranno; e, da se stessa annientata, la morta d’esser perita lei sola si dolga. A te, Signore, gloria che sei risorto splendido, col Padre e il santo Spirito negl’infiniti secoli. Questo inno di sant’Ambrogio è stato composto per il giorno di Pasqua. Con alcune avvertenze, però: che il «giorno di Pasqua» è lo spazio di tempo in cui si è operata la salvezza del mondo, e perciò include dentro di sé, oltre che il giorno della risurrezione, anche quello della passione e della morte del Signore; che il «giorno di Pasqua» dura liturgicamente cinquanta giorni e trova il suo compimento nella Pentecoste; che il «giorno di Pasqua» è l’intera storia della Chiesa in quanto essa continua a rigenerare gli uomini alla vita della grazia e a destinarli al cielo. Alla luce serena della risurrezione, la contemplazione del poeta rivive con gioia tranquilla gli «avvenimenti pasquali» nella loro cosmica complessità: le apparizioni del Risorto che ridanno ai discepoli accecati lo sguardo penetrante della fede; la conversione del ladro crocifisso, che arriva alla vita beata; lo stupore degli angeli per tanta effusione di misericordia; la rinascita dell’umanità che, mediante il battesimo, è sciolta dall’angoscia del peccato e della vecchiezza; il nostro destino di risurrezione; la fine del dominio della morte. È ammirevole la capacità di cogliere l’intera ricchezza della redenzione di Cristo in una sintesi eloquente e senza forzature, che vede collocato al centro il condannato a morte arrivato per primo a varcare la soglia del Paradiso, quasi a raffigurazione emblematica dell’umanità destinataria dell’incredibile pietà divina. 4