3°GIORNO: 2 ottobre PRAGA mercoledì

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3°GIORNO: 2 ottobre PRAGA mercoledì
3°GIORNO: 2 ottobre PRAGA mercoledì
DOPO LA PRIMA COLAZIONE, INCONTRO CON LA GUIDA. CELEBRAZIONE SANTA MESSA.
INTERA GIORNATA DEDICATA ALLA VISITA DI PRAGA. PRANZO IN RISTORANTE.
NEL POMERIGGIO PROSEGUIMENTO DELLA VISITA GUIDATA. IN SERATA RIENTRO IN
HOTEL. CENA TIPICA IN LOCALE FOLKLORISTICO. AL TERMINE, RIENTRO IN HOTEL PER
IL PERNOTTAMENTO.
Praga è una città bellissima, caratterizzata da una splendida architettura e da un
grande numero di bellissimi edifici storici, vicoli serpeggianti e celebri monumenti,
come ad esempio Ponte Carlo, Piazza della Città Vecchia e il Castello di Praga. Nel
1992 il centro storico della città, che occupa un’area complessiva di 866 ettari, è
stato inserito nella lista dei monumenti culturali e naturali mondiali dell’UNESCO
World Heritage Centre.
Praga è la capitale della Repubblica Ceca ed è una delle città più famose d’Europa
La bellezza di Praga è quasi magica. Durante il periodo di dominio comunista sulla città,
finito nel 1989 dopo più di 40 anni, la città era praticamente uscita dalla mappa del
turismo. Ciò fu drasticamente cambiato dalla rivoluzione di velluto del 17 novembre
1989, oggi festa nazionale. “Mammina Praga” o “Maticka Praha” come la chiamano i
cechi, è la capitale e il centro culturale della repubblica, culla di molti grandi scrittori,
artisti, atleti, sportivi, modelle e registi. A Praga, a prescindere da dove si va, si
trovano le vestigia della sua ricca storia, in un percorso che parte dal Sacro Romano
Impero, passa per l’Impero Asburgico, la cosiddetta Prima Repubblica (1918), il
Protettorato Nazista di Boemia e Moravia, e la Cecoslovacchia comunista, per arrivare
alla Repubblica Ceca di oggi. La città, che evitò i danneggiamenti causati altrove dai
bombardamenti della
seconda guerra mondiale, ci ha lasciato un’impressione
indimenticabile anche solo passeggiando per le strade barocche, rococò e Art
Tour della Repubblica Ceca e dei suoi Monasteri – 3° Giorno
Nouveaux. Praga si estende su entrambe le rive del fiume Moldava nella Boemia
centrale.
Il paesaggio movimentato attribuisce a questa città un suo inconfondibile incantesimo,
offrendo numerose e suggestive vedute panoramiche. La Moldava attraversa Praga per
ben 31 chilometri, raggiungendo una larghezza massima di 330 m. Il fiume rende del
tutto particolare la città disegnando numerosi e romantici meandri e isole.
La Città dell’amore
Una passeggiata per le tortuose viuzze della città illuminate dai
lampioni a gas, un bacio sotto un albero fiorito in un giardino barocco, un giro su un
vaporetto storico o su una locomotiva a vapore, una notte trascorsa in un castello, un
matrimonio nel parco di un castello sono tutti ingredienti per un percorso romantico
Praga d’oro
Questo attributo risale probabilmente al
periodo in cui il re boemo e imperatore
tedesco, Carlo IV, fece dorare le torri del
Castello di Praga. Secondo altri invece, Praga è
stata definita “d’oro” ai tempi di Rodolfo II
che incoraggiava gli alchimisti nel loro tentativo di ottenere l’oro per sintesi chimica.
Praga dalle cento torri
L’attributo “dalle cento torri” è stato creato per
Praga qualche centinaio di anni fa per il cospicuo
numero delle sue guglie e torri, che oggi sono circa
500.
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Orologio astronomico nella citta’ vecchia
Ogni ora, davanti al lato meridionale del Municipio
della Città Vecchia si trovano centinaia di turisti
provenienti da ogni angolo del pianeta, armati di
macchine
fotografiche
e videocamere,
pronti
a immortalare lo spettacolo dello strumento che già
nel Medioevo era considerato una delle meraviglie del
mondo. L’orologio astronomico di Praga, che già da
600 anni è una delle più grandi ricchezze della città,
ancora oggi stupisce con la processione degli Apostoli
e con le statue mobili, e mostra il tempo in modo
diverso da ogni altro strumento al mondo.
Le leggende a proposito della costruzione dell’orologio astronomico sono molte. La più
famosa però è quella che vuole come costruttore il Maestro Hanuš, nel 1410.
I consiglieri di allora erano tanto entusiasti dell’orologio, che iniziarono a preoccuparsi
che Hanuš potesse forgiarne una copia in altre capitali europee. Perciò una notte lo
accecarono, ed è per questo che solo Praga può vantarsi di un tale strumento. Non si
sa se questa leggenda sia vera o meno, certo è che, ogni ora, dalle due finestrelle
sotto il tetto si affacciano i dodici Apostoli e altre figure: c’è lo Scheletro che suona
la campana, il Turco che gira la testa, l’Avaro con un borsellino pieno di soldi e la
Vanità che si rimira nello specchio. Lo spettacolo termina con il canto di un gallo d’oro
e con un potente suono di campana dall’alto della torre. Si dice anche che al primo
canto del gallo i fantasmi e i demoni fuggano da Praga.
Il quadrante dell’orologio indica il giorno corrente e la sua posizione nella settimana,
nel mese e nell’anno. Contemporaneamente, l’orologio mostra il calendario europeo,
babilonese e quello astronomico, ed è l’unico al mondo! Dall’orologio è anche possibile
capire qual è la posizione dei corpi celesti. Sul disco del calendario, opera del pittore
Josef Mánes, ssi può vedere qual è il segno zodiacale dominante. Durante la stagione
estiva vengono offerte le proiezioni di video mapping con le quali l’orologio vi
avvicinerà ai principali eventi della storia ceca! È una meraviglia che di certo non si
dimentica.
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INCONTRO CON LA GUIDA ALLE ORE 9 ED INIZIO GIRO PANORAMICO VERSO IL
SANTUARIO. SIAMO SALITI ALLA COLLINA CHIAMATA VYSEHRAD DOVE NELLA
GRANDE CHIESA DEI SANTI APOSTOLI PETRO E PAOLO ABBIAMO CELEBRATO
LA SANTA MESSA.
Si trova sulla collina alta di Praga.
La storia narra della principessa Libuše, che previde la futura gloria di Praga
dalla sua residenza a Vyšehrad ed inviò una delegazione presso Přemysl
l'Aratore, il fondatore della casa reale.
Le leggende di Vyšehrad, che spiegano le origini ed i primi anni dello stato dei
Premislidi, hanno reso questo posto uno dei luoghi più memorabili della nazione
Ceca. Vyšehrad divenne un accampamento fortificato presumibilmente intorno al
X secolo. La prima prova dell'esistenza di Vyšehrad come fortezza sono le
monete di Boleslav II che furono coniate verso la metà del X secolo.
Il regno di Vratislav II (1061-1092) aprì un nuovo capitolo nella storia di
Vyšehrad. Questo principe venne eletto re dei Cechi e dei Polacchi nel 1085 e
scelse Vyšehrad come propria residenza reale. Egli ne rinforzò le fortificazioni e
costruì un palazzo fortificato che rispondesse alle proprie ambizioni.
Vratislav II pose le fondamenta della più antica costruzione romanica di Praga: la
Rotonda di San Martino. Anche il suo successore, Soběslav I (1125-1140) ebbe
cura delle decorazioni artistiche delle chiese e del prestigio di Vyšehrad. Fu
solamente dopo l'incoronazione di Vladislav II nel 1140 che il Castello di Praga
cominciò a prendere importanza.
Vyšehrad riguadagnò una certa importanza sotto Carlo IV. La processione per
l'incoronazione del nuovo re incominciava a Vyšehrad, come espressione di
rispetto verso l'antenato della dinastia da cui Carlo IV discendeva da parte di
madre. Carlo IV convertì Vyšehrad in un forte di pietra e costruì mura che lo
collegavano alla nuova città di Praga. Egli costruì anche un palazzo gotico a
Vyšehrad, una chiesa capitolare ed il nuovo cancello di Špicka.
Durante la guerra degli Ussiti tutta la zona venne distrutta. Verso la metà del
XVII secolo Vyšehrad divenne un forte barocco con una guarnigione e rimase
sotto l'amministrazione dell'esercito fino al 1911 quando la sua giurisdizione
venne trasferita alla città. Da allora fu conservato quasi senza cambiamenti, con
l'eccezione dell'armeria che venne distrutta da un'esplosione dove oggi si trova il
giardino con sculture di Myslbek.
La forma attuale di Vyšehrad fu in gran parte determinata durante la seconda
metà del XIX secolo. La chiesa di San Pietro e Paolo, dominante l'altura di
Vyšehrad, fu ricostruita in stile neo-gotico da un disegno di J. Mocker e F.
Mikeš rispettando le disposizioni del disegno gotico di Carlo IV.
Fu a quell'epoca che nacque l'idea di creare un cimitero nazionale a Vyšehrad al
posto dell'esistente cimitero rurale. Furono necessari molti anni per costruire il
Pantheon. L'attuale cimitero di Vyšehrad è un'opera artistica unica, in armonia
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con l'ambiente circostante. Allo stesso tempo, è una galleria di sculture funerarie
ed una prova dello sviluppo artistico Ceco dalla metà del XIX secolo ad oggi. Qui
riposano oltre 600 personalità della cultura e dell'educazione.
SIAMO PARTITI IN PERFETTO ORARIO ACCOMPAGNATI DALLA NOSTRA
GUIDA PER RAGGIUNGERE LA COLLINA ALTA DOVE NELLA CHIESA DEI SS.
APOSTOLI PIETRO E PAOLO ABBIAMO CELEBRATO LA SANTA MESSA
ACCOLTI DA UNA SUORINA CHE AVEVA PREPARATO TUTTO L’OCCORRENTE
SULL’ALTARE MAGGIORE DELLA BASILICA.
PIAZZA VENCESLAO
La rotonda romanica di san Martino A WISHERAD
CHIESA DEI SANTI PIETRO E PAOLO
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LA CATTEDRALE, GLI INTERI, E IL MUSEO DELLA CATTEDRALE.
SEGUE LA PANORAMICA DELLA CITTÀ DALL’ALTO DELLA COLLINA.
ALCUNE IMMAGINI DEL VILLAGGIO ANTICO.
LE IMMAGINI DEL CAMBIO DI GUARDIA AL CASTELLO RAGGIUNTO APPENA
SCESI DALLA COLLINA DI VYSEHRAD.
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Il pulpito – la Madonna Vysehradska Zvaana Destova, l’interno, dal pulpito al tesoro
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vedute dall’alto della collina di Vysehrad
La cittadella antica
Siamo discesi verso il grande Castello per
assistere al cambio della guardia
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DOPO AVER ASSISTITO AL CAMBIO DELLA GUARDIA, SIAMO STATI
ACCOMPAGNATI AD UN RISTORANTE TIPICO NELLA STESSA APIAZZA DEL
GRANDE CASTELLO. DUE PIANI SOTTO TERRA. E COME AL SOLITO, OGNI
PRANZO O CENA ERA PRECEDUTA DA UNA ZUPPA CALDA CON QUALCHE
CHICCO DI RISO O DI SPAGHETTI FINISSIMI. POI I LORO CIBI SPESSO
PICCANTI. L’ILLUMINAZIONE DEL RISTORANTE ERA SCARSISSIMA.
Da qui inizia la visita del CASTELLO ACCOMPAGNATI dalla guida.
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Siamo entrati nella grandissima cattedrale di san Vito,
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Il castello di Praga, è un castello tra i più sontuosi ed emblematici edifici del
grande passato storico, culturale e sociale della capitale della Repubblica Ceca.
Fondato nel IX secolo, fu la residenza dei re di Boemia, imperatori del Sacro
Romano Impero, presidenti della Cecoslovacchia e presidenti della Repubblica
Ceca. Dentro il castello sono custoditi i Gioielli della Corona boema. Con 570
metri di lunghezza e 130 di larghezza media, è considerata la più grande
fortezza medioevale a corpo unico del mondo.
All'interno del complesso si trovano la cattedrale di Praga, il convento di San
Giorgio che ospita arte antica della Boemia, la basilica di San Giorgio, il Palazzo
Reale, gallerie di pittura rinascimentale e barocca.
La zona dei dintorni del castello prende il nome di Hradčany, o quartiere
Castello.
La più importante dominante del Castello di Praga è la Cattedrale di San Vito.
Appena entrati, ci è sembrato di essere capitati in un luogo in cui il tempo si
è letteralmente fermato. I suoi interni, riccamente decorati dai maestri
dell’epoca medievale, sono trafitti dai raggi del sole che penetrano attraverso le
bellissime vetrate delle finestre. L’autore di quelle più belle è il più importante
pittore di stile Liberty, Alfons Mucha. Nella cattedrale vi sono collocati i sepolcri
con reliquie dei Santi e dei re di Boemia. Da vedere c’è la tomba di San
Venceslao, patrono delle terre ceche, di San Giovanni Nepomuceno, ma anche
degli imperatori Carlo IV e Rodolfo II. C’è anche l'imponente mosaico del
“Giudizio Universale” situato sopra la Porta d’oro. Era possibile salire sul
campanile principale dal quale si gode di una bellissima veduta di Praga dalle cento
torri, ma ce ne mancava il tempo.
Tralasciando alcune varianti, la storia di San Vito narra di un fanciullo di sette anni,
nato in Sicilia da nobile famiglia e martirizzato a Roma al tempo dell'imperatore
Diocleziano (303-304 d.C.). Figlio di un padre pagano, il fanciullo Vito, educato al
cristianesimo dal precettore Modesto e dalla nutrice Crescenzia, operava molti
miracoli e prodigi nella sua terra, tanto che l'autorità locale, il preside Valeriano, lo
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fece arrestare, torturare e chiudere in carcere. Il padre cercò di convincere il
fanciullo a rinnegare la sua fede con punizioni e con lusinghe, ma inutilmente. Liberato
da un angelo, insieme a Modesto e Crescenzia, dopo un viaggio per mare, approdò in
Lucania, presso il Sele, dove continuò a compiere miracoli e prodigi. Fu poi chiamato a
Roma dall'imperatore Diocleziano che aveva un figlio (o figlia) ossesso. Vito lo guarì,
ma l'imperatore irriconoscente lo fece ugualmente incarcerare e torturare in quanto il
fanciullo non aveva voluto rinnegare la sua fede e sacrificare agli dei romani. Un
angelo, però, liberò Vito, Modesto e Crescenzia dai terribili supplizi a cui furono
sottoposti, e li condusse a volo presso il fiume Sele, dove i tre spirarono.
dal "Leggendario de' Santi" di Jacopo da Varazze (LO RIPORTIAMO TALE E QUALE)
Questi Santi Vito, Modesto e Crescenza furono lavorati per mano del meglior
maestro di lavorare Martiri, che fusse al Mondo, e questo fu l'Imperatore
Diocletiano, il quale tolse (anzi diede) la vita a piu' Martiri, che nessun'altro
persecutore della Chiesa: oltre che i tormenti e Martirj, che gli faceva patire erano
terribilissimi.
Di modo che per questo si presume che essi stiano in luogo alto, et eminente, in
quello cosi' degno edificio. La vita di questi Santi cavata da un libro antico scritta a
mano con il quale si accorda Beda, et altri Autori di Martirologj, fu in questo modo.
Al tempo ch'era Giudice nell'Isola di Sicilia un crudel huomo chiamato
Aureliano, durando ancora la crudelissima persecutione, che Diocletiano, e Massimiano
fecero contra i Christiani era nella medesima Isola un'huomo ricco, e potente
chiamato Hila. Costui havea un figliuolo di eta' di dodici anni, che haveva nome Vito: il
quale contra la volonta' del Padre, ch'era Gentile, e senza sua saputa, si fece
Christiano, e fu battezzato.
Aureliano hebbe di cio' notizia, anzi intese per certo, che Vito era Christiano:
onde fece chiamare suo Padre, et avvisollo, che procurasse far si' che il suo figliuolo
si mutasse di proposito, se non voleva rimanerne senza. Il Padre parlo' a Vito, et hora
con preghi, hora con minaccie, hora con lusinghe procurava, che il figliuolo si mutasse
di fantasia.
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Ma vedendo, che non faceva profitto alcuno, lo meno' dinanzi al Giudice il quale parlo'
in questo modo: 'Dimmi un poco, qual e' la causa, che un giovinetto della tua eta' vogli
contrafare alli precetti de gli Imperatori, polche vietando essi, che non si adori
un'huomo fatto morire in Croce, tu lo vuoi nondimeno adorare: Adora adunque i Dei,
che essi, e noi altri tutti adoriamo; se tu non vuoi, che lasciando da parte il rispetto,
che ho portato a tuo Padre, et il riguardo della tua poca eta', io ti castighi con il
medesimo rigore, che ho castigati altri della tua opinione'.
Il savio giovinetto Vito, come s'egli fusse stato di perfetta eta' gli rispose: 'Io
non sono per adorare i Demoni, ne' sono per humiliarmi a' statue vane, et
ingannatrici. Io mi sono messo in cuore di servire Giesu' Christo, Figliuolo di Dio vivo,
lui e non altri sono per adorare'.
Quando il Padre di Vito intese questo, alzo' la voce, e piangendo disse:
'Habbiate compassione di me, cittadini, et amici miei, polche avendo un figliuolo solo,
lo vedo perire, senza potervi rimediare'. Disse all'hora Vito: 'Non pensare, Padre mio,
che io perisca: anzi doveresti rallegrarti, si' come io mi rallegro, vedendo ch'io merito
essere contato nel numero de i Santi Martiri'.
Disse Aureliano: 'Qui' bisogna mutare stile; sino al presente ho havuto riguardo
all'amicizia di tuo Padre, ma hora lo mettero' da parte'. E cosi' lo fece spogliare, e
battere alquanto per fargli paura; ma perche' con quel castigo non fece profitto
alcuno, commando', ch'egli fusse tormentato con maggior rigore, e crudelta'.
I ministri volsero cominciare il tormentare il Santo: ma in un subito si sentirono haver
le braccia attratte, et il medesimo avvenne al Giudice il quale disse al Padre di Vito:
'Questo tuo figliuolo esser mago, egli mi ha fatto perdere le braccia, che non me ne
posso servire'.
'Io non son mago', disse il Santo giovane, 'ma son servo di Dio. Egli ha gastigato
te, perche' tu fai tormentar me, e se io lo prego fara' risanarti le braccia'.
Aureliano disse: 'In questo conoscero', che tu dici la verita', che il tuo Dio sia
onnipotente, e merita di essere adorato'.
Vito fece oratione per il Giudice, e subito egli si risano' con molto suo contento;
e per non vedersi di nuovo in simile pericolo, disse al Padre di Vito: 'Piglia il tuo
figliuolo, e persuadergli al meglio, che potrai, ch'egli adori i nostri Dei, perche' io non
voglio piu' havere, che far seco'. ila meno' il figliuolo a' casa, e non lascio' cosa, che
non facesse per farlo mutare di proposito. Il santo giovanetto era tutto afflitto, per i
tormenti, che haveva havuti onde il Padre lo fece mettere in un letto adorno, e
delicato. Fece poi venire molti musici con vari stromenti, accioche' sonando gli dessero
trattenimento.
Fece poi venirvi delle giovani bellissime, che lo servissero, e gli facessero
carezze, promettendo premio grande a' quella, che con le sue lusinghe lo facesse
innamorare. Tutte queste diligenze non fecero effetto alcuno, perche' il santo giovane
sempre era piu' costante. E perche' egli dubitava, che quelle giovani non lo
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provocassero a' mal fare con le loro lusinghe, e carezze, dimandava ajuto a' Dio, e
cercava di allontanarsi da esse, come se fussero stati animali velenosi.
Una volta lo lasciarono solo, perche' lui volse cosi', e fu' visitato da gli Angeli, e
consolato grandemente da essi, e gli insegnarono il modo, come egli doveva fare, per
fuggire da suo Padre. Vito adunque parlo' con Modesto, e con Crescentia, che l'haveva
allevato, e tutti insieme entrarono in una barca, e passorno in Italia.
L'Imperatore Diocletiano haveva una figliuola spiritata, ed il Demonio disse, che
si partirla da lei se veniva quivi Vito, e diede notitia dove egli era. L'Imperatore
mando' per lui, e fu' condotto alla sua presenza in compagnia di Modesto, e di
Crescentia.
Lo ricerco' l'Imperatore, che egli risanasse la sua figliuola, e li disse la causa
perche' egli ricercava tal cosa.. Ando' Vito dov'era la giovane, e posegli la mano sopra
la testa, e disse: 'In nome di Giesu' Christo io ti commando spirito maligno, che tu ti
parti da questa creatura sua'.
.
Il Demonio si parti' urlando terribilmente, e nel partirsi tratto' male alcuni
Gentili, che si erano fatti beffe di Vito, non credendo, che lui dovesse risanare
l`inferma. L'Imperatore fece molte carezze a' Vito, e gli pose grande affettione,
perche' egli era di bella presenza, ma havendogli sentito nominare Giesu' Christo, gli
dimando' se lui era Christiano.
Et intendendo di si', per esser lui nemico capitale di tutti loro, e non havendo
riguardo al beneficio da lui ricevuto, comincio' a' persuadergli, che adorasse gl'Idoli,
e che lo terria in luogo di figliuolo, e lo farebbe persona principale dell'Imperio.
Vito fece gagliardamente resistenza, per il che l'Imperatore lo fece mettere in
una oscura prigione, in compagnia di Modesto, e di Crescentia. Il Santo Giovane stando
in prigione, cantava con il Profeta David, e diceva: 'Deus in auditorium meum intende'.
Dimandava gratia a' Dio, che l'aiutasse a poter sopportare quel travaglio, et
altri per amor suo. Apparve nella prigione un grande splendore, et in esso si udi' una
voce, che disse: 'Sta' costante Vito servo mio, perche' sempre io ti aiutero''.
I Guardiani della prigione udirono quella voce, e viddero lo splendore, et andorno
a' dare avviso all'Imperatore di quello, che havevano udito, e veduto. Inteso questo
l'Imperatore gli fece condurre alla sua presenza. Per la strada Vito andava facendo
animo a' Modesto, et a' Crescentia, dicendogli, che hormai si avvicinava il tempo del
loro trionfo, pero' havessero buon animo in tutto quello, che gli potesse avvenire,
havendo risguardo al premio, che Dio haveva apparecchiato per loro in Cielo.
L'imperatore, havendo fatte alcune dimande a' Vito, et havendo veduto la sua
costanza lo fece menare all'Anfiteatro, che era il luogo dove si facevano i giuochi, e
feste publiche, e dove si facevano morire diverse fiere. Si congrego' quivi molta gente
di tutta Roma, per vedere quello, che si faria. L'imperatore fece accendere un gran
fuoco come una fornace, ch'era piena di piombo, di resina, e di pece, e quando fu' bene
acceso comando' alli ministri, che vi gettassero dentro Vito, dicendo: 'Hora vedremo
se il tuo Dio puo' liberarti dalle mie mani'.
Vito si fece il segno della Croce, et entro' nel fuoco, e subito scese un'Angelo
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dal Cielo, il quale allontano' la fiamma dal Santo, e fece si' che il fuoco non gli fece
lesione alcuna. Cantava il Santo Martire Hinni Spirituali, in lode di Dio, in mezzo del
fuoco, e tutto il popolo era pieno di maraviglia. Egli al fine usci dalla fornace senza
segno alcuno di essere stato nel fuoco, anzi che pareva piu' bello assai di prima.
L'Imperatore comando' poi, che gli fusse lasciato un feroce Leone, accioche' lo
divorasse, dicendo, che contra quell'animale, non gioveriano incanti. Il Leone fu
lasciato, e Vito gli fece incontro il segno della Croce, et egli depose la sua ferocita', e
si getto' a' piedi del Santo, come se fosse stato un'Agnello. Diceva Vito
all'Imperatore: 'Vedi Diocletiano, che le bestie riconoscono il loro Signore, e gli sono
obbedienti; e tu gli sei disobbediente, e non lo vuoi conoscere'. Nn attese
1'Imperatore alle sue parole: ma comando', che lui, Modesto, e Crescentia fussero
messi in un certo tormento, chiamato Catasta, ch'era simile all'Equleo, ancora che
fussero differenti in questo, che nell'Equleo i corpi stavano sospesi, e dritti, e nella
Catasta stavano distesi.
In quel tormento i membri de' martiri furono tutti smossi, e fossa delle gionture
mosse dal loro luogo, per le crudeli legature, che attorno gli facevano; se gli vedevano
gl'interiori, essendosi rotto il corpo in piu' luoghi.
Questo fu' un tormento tanto terribile, che basto' per far perdere la vita a'
tutti tre' Santi martiri. Il Cielo era sereno, et in un subito si ranuvolo'; e comincio' a'
sentirsi molti tuoni, e cadere saette assai con gran danno di molti tempi degl'Idoli, e
di molti Gentili, che perirono. I corpi di questi Santi martiri furono sepolti da una
nobil matrona, chiamata Fiorenza. La Chiesa celebra la loro festa il giorno del martirio
loro, che fu' alii quindeci di Giugno, circa gl'anni del Signore CCC. Imperando il gia'
nominato Diocletiano."
S. Vito e' molto venerato e, oltre questa chiesa di Roma, sono ben quaranta le localita'
che si vantano di averlo come patrono.
Reliquie del corpo del martire furono traslate da Roma in Francia e da qui nella
Sassonia, durante il regno di Ludovico il Pio. Altre furono recate in Boemia e nella
Baviera, nonche' in Polonia, accolte dovunque da Vescovi, prelati e folle di popolo
osannanti. Il santo re Venceslao volle che la monumentale cattedrale di Praga fosse
dedicata a S. Vito e fece collocare sull'altare principale una grande statua del santo.
San Vito è invocato in casi di: Epilessia, Corea (ballo di San Vito), Isteria, Ossessione,
Idrofobia, Tarantismo, Lampi e cattivo tempo, Incendi, Sterilità, Insonnia, Enuresi
notturna, Letargia, Morso di bestie velenose..
E' protettore di: Farmacisti, Birrai, Albergatori, Bottai, Calderai, Muti e sordi,
Vignaioli, Attori, Ballerini.
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La porta d’oro decorata con il giudizio universale
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visita al castello
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sala del trono
LA VISITA AL CASTELLO DI PRAGA SI È CHIUSA PERCORRENDO IL VICOLO
D’ORO. QUESTA PICCOLA VIUZZA AGGRAPPATA ALLE MURA CI HA COLPITO
CON LA SUA DOLCEZZA PITTORESCA. LA LEGGENDA NARRA CHE LE
MINUSCOLE CASETTE ERANO POPOLATE DA ALCHIMISTI AL SERVIZIO
DELL’IMPERATORE RODOLFO II, IMPEGNATI NELLA RICERCA DEL MITICO
ELISIR DELLA GIOVINEZZA O DELLA PIETRA FILOSOFALE.
AL N. 22 VI È LA CASETTA IN CUI, PER UN CERTO PERIODO, VISSE IL
FAMOSO SCRITTORE PRAGHESE FRANZ KAFKA.
SIAMO SCESI POI PER UN PERCORSO RIPIDO E SCALETTE STRETTISSIME
FINO ALLA BASE DEL CASTELLO PER PROSEGUIRE POI VERSO IL CENTRO
CITTÀ.
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RIENTRATI IN ALBERGO PER LE SOLITE NECESSITÀ, SIAMO RIPARTITI
CON IL PULLMAN VERSO LA PERIFERIA DELLA CITTÀ ALLA VOLTA DI UN
RISTORANTE
TIPICO
E
SPETTACOLARE,
DOVE,
INSIEME
ALLA
CENA
CARRATERISTICA, CI È STATO OFFERTO UNO SPETTACOLO DI MUSICISTI,
CANTANTI, BALLERINI. MOLTI DEI NOSTRI COMMENSALI SI SONO POI
CIMENTATI IN BALLI CARATTERISTICI. TRA UNA PORTATA E L’ALTRA UN
SIMPATISISSIMO CAMEIRERE OFFRIVA LA FAMOSA BECHEROVKA CHE HA
CONTRIBUITO MOLTO ALL’ALLEGRIA COLLETTIVA.
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A QUESTO PUNTO, DOPO AVER SUONATO UNA CANZONE PER OGNI
NAZIONALITÀ PRESENTE ALLA SERATA, MOLTI DEI NOSTRI COMMENSALI
SONO STATI INVITATI A PARTECIPARE AD UN BALLO COLLETTIVO,
SCAMBIANDOSI POI CON DIVERSE PERSONE DEGLI ALTRI GRUPPI.
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