MQ N.I.Ge.F. - Metodo Nigef
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MQ N.I.Ge.F. - Metodo Nigef
MQ NIGeF PER … Questo è il risultato del TEST MQ NIGeF, attraverso il quale è possibile definire se esistono particolari criticità nei confronti del rapporto con il cibo o con la dieta. Ecco rappresentato graficamente il Suo risultato (valori negativi, con barra rossa, indicano situazioni problematiche): ELABORAZIONE PROFONDA Con questo termine intendiamo la capacità che ha la persona ad elaborare in modo significativo e interessato il messaggio cruciale che gli viene comunicato con la dieta. Una elaborazione profonda comporta: a) la capacità che la persona ha di eliminare (o controllare) i fattori di disturbo; b) la focalizzazione sul reale significato della dieta e sui suoi aspetti più rilevanti; c) l'impegno attivo per l'uso di strategie finalizzate all'acquisizione di una maggiore abilità nel seguire la dieta. A proposito di strategie, è fondamentale che ciascuno di noi, seguendo una dieta, non subisca passivamente il programma che gli viene proposto, ma che lo elabori rapportandolo continuamente con le proprie necessità quotidiane. Purtroppo, molto spesso, si assiste ad un approccio alla dieta totalmente apatico, che non aiuta a comprenderne i reali contenuti e gli scopi ultimi. Per far comprendere questo livello di apatia, facciamo due esempi, che sono purtroppo molto frequenti. PRIMO ESEMPIO: ipotizziamo che vogliamo darvi dei consigli alimentari esclusivamente sulla qualità degli alimenti che dovete utilizzare e non sulla quantità. Se vi diciamo che potete mangiare pasta + olio + verdure e ortaggi, anche misti + vitello, cosa immaginate di poter mangiare? Se la vostra prima immagine è di mangiare pasta in bianco + insalata + fettina di vitello, allora avete subito passivamente la proposta alimentare. Se invece pensate, per esempio, ad una pasta al ragù magro di vitello + melanzane alla griglia + funghi trifolati + straccetti di vitello con zucchine, allora avete tentato di personalizzare lo schema proposto in base ai vostri gusti e alle vostre tendenze alimentari. SECONDO ESEMPIO: ipotizziamo che siate persone che mangiano sempre fuori casa e abbiate una vita socialmente molto attiva. Se siete convinti che non si possa far la dieta mangiando sempre fuori casa e vi rifiutate di confrontarvi con questa problematica, è evidente che non volete elaborare in modo profondo il messaggio che la dieta stessa vi vuole dare. Se invece siete disposti a lavorare sull'identificazione di alcune strategie che vi permettano di continuare a mangiare fuori (con gratificazione) pur stando a dieta, allora siete disposti ad imparare come elaborare in modo corretto un programma alimentare. Attenzione quindi: una elaborazione profonda richiede da parte della persona una predisposizione al lavoro su di sé, all'accettazione ad eseguire compiti precisi con finalità precise e alla consapevolezza che un percorso di dieta richiede una modulazione di quella che era la propria misura attraverso il confronto serio e costruttivo con il proprio nutrizionista. Il suo punteggio, per quanto riguarda l'elaborazione profonda, è: 1.0 Il punteggio da Lei ottenuto è medio e si colloca quindi in una fascia "gialla". Questo è un dato importante, perché vuol dire che deve prestare attenzione all'elaborazione profonda, ma è comunque un aspetto che non è per Lei problematico in modo preoccupante. È, in ogni caso, fondamentale cercare sempre di capire i meccanismi interni alla dieta senza subire lo schema passivamente. Se ci sono nella Sua vita fattori di disturbo che non Le permettono di seguire con costanza un piano alimentare, cerchi di individuarli ed arginarli, perché ne ha le capacità. Se pensa di non farcela da solo, sappia che c'è sempre la possibilità di trovare una strategia che Le permetta di arginare, da una parte, i fattori di disturbo e che Le consenta, dall'altra, di acquisire una maggiore capacità di gestione alimentare. Sebbene non sia particolarmente critico per Lei, questo rimane un punto su cui si deve confrontare il più possibile con il Suo nutrizionista, affinché, insieme, riusciate a trovare il giusto approccio alla dieta. Ricordi che una buona elaborazione profonda richiede innanzitutto a) la capacità che la persona ha di eliminare (o controllare) i fattori di disturbo; b) la focalizzazione sul reale significato della dieta e sui suoi aspetti più rilevanti; c) l'impegno attivo per l'uso di strategie finalizzate all'acquisizione di una maggiore abilità nel seguire la dieta. Viva quindi la dieta focalizzando l'attenzione su questi 3 aspetti e vedrà che la Sua dieta avrà sicuramente successo. ORGANIZZAZIONE In questo caso ci riferiamo alla capacità che ha la persona di organizzarsi in modo efficace per affrontare al meglio il periodo di dieta, cercando soprattutto di farsi trovar pronta nei momenti di difficoltà che, inevitabilmente, ci saranno. La persona organizzata pianifica i suoi pasti in modo ordinato, cercando anche di prevedere cosa poter fare in situazioni impreviste. A seconda degli impegni che la attendono, la persona organizzata pianifica la sua assunzione di cibo effettuando scelte ben precise, cercando di non far prevalere l'istintività, ma ragionando su cosa può far oggi per poter mangiare di più domani. Esempi di mancata organizzazione possono essere quelli che ci vedono esagerare di fronte ai buffet, dove, invece di prima visionare tutto quello che ci viene proposto e poi programmare le nostre scelte, normalmente ci avventiamo in modo anarchico sulle pietanze senza mai stabilire "prima" quello che possiamo scegliere. Alla fine ci ritroviamo inevitabilmente appesantiti, gonfi e delusi perché non siamo riusciti ad organizzare il nostro pasto al buffet. La capacità di organizzarsi richiede quindi soprattutto la disponibilità a decidere in anticipo quali compiti darsi, con l'accortezza di darsi sempre dei compiti che siano fattibili e non impossibili, ma che, contemporaneamente siano sempre un passo in là rispetto a quelli precedenti. Il suo punteggio, per quanto riguarda l'organizzazione, è: 0.0 Il punteggio da Lei ottenuto è medio e si colloca quindi in una fascia "gialla". Questo è un dato importante, perché vuol dire che deve prestare attenzione all'organizzazione, ma è comunque un aspetto che non è per Lei problematico in modo preoccupante. Curare l'organizzazione è sempre un aspetto molto importante se si vuole riuscire a seguire bene un piano alimentare. Organizzarsi significa pianificare e fare in modo di rispettare quanto si è pianificato. Ci sono diversi compiti che una persona può darsi per cominciare ad organizzarsi meglio. E questo dipende anche da quali sono le criticità della giornata. Cominci ad individuare le Sue criticità e provi a dare una organizzazione alla Sua giornata, in modo da superarle: Lei è sicuramente in grado di farlo. Se, ad esempio, ci si accorge che si arriva troppo affamati a pranzo, allora conviene programmare un adeguato spuntino a metà mattino. Se si esagera con le quantità, si cominceranno ad utilizzare piatti più piccoli e non si cucinerà mai in modo che rimanga del cibo, onde evitare i "bis". Se ci si lascia tentare al supermercato, ci si deve organizzare e fare la spesa dopo aver mangiato e con una lista ben precisa delle cose da comprare. Quindi, una buona organizzazione non può prescindere dal prendere sul serio quelle che sono le criticità che quotidianamente impediscono l'effettiva esecuzione del programma alimentare. La dieta, in fin dei conti, non è altro che una regola organizzativa. Affronti la dieta in modo da ricercare sempre nuove (e più consone) soluzioni organizzative nella Sua giornata alimentare: vedrà che questo atteggiamento positivo porterà i suoi frutti. CREDENZE Con il termine "CREDENZE" o convinzioni, ci riferiamo a quelle che possono essere le idee della persona sulle reali o presunte capacità che ha di sostenere una dieta o su quali siano i reali obiettivi di un piano alimentare. Ognuno di noi approccia alla dieta con delle convinzioni più o meno radicate, tipo che "tanto questa è l'ultima volta", che" anche questa volta non ce la farò", che "sono scettico su quello che mi dirà il dietologo", che "tanto le diete sono tutte uguali", e così via. Quanto più sono radicate queste credenze, più possiamo essere negativamente influenzati nel nostro percorso alimentare. Questo potrebbe portarci ad abbondonare facilmente la dieta in caso di momentaneo o parziale insuccesso. Le credenze ( o convinzioni) creano mondi psicologici differenti che inducono le persone a pensare, a sentire e ad agire diversamente nelle stesse situazioni. Facciamo un esempio per far capire meglio quale può essere il problema. La situazione è quella di non essere calati di peso dopo aver seguito per 2-3 settimane una dieta. Di fronte a questa circostanza ci possono essere persone con credenze differenti, che ne condizioneranno il comportamento successivo: 1) persona che crede che ci siano problemi al suo metabolismo 2) persona che crede che quella dieta sia completamente sbagliata per lei 3) persona che pensa di aver commesso qualche errore nell'esecuzione della dieta. Queste tre tipologie di persone possono, in virtù di quanto è radicata la loro convinzione, prendere decisioni differenti. C'è la concreta possibilità che le persone di tipo 1) e 2) si rifiutino di elaborare in modo profondo la dieta e che, anche tornando dal nutrizionista che ha preparato il piano alimentare, accettino di seguire il successivo piano solo se questo risponde alle loro credenze iniziali. Si rischia, a questo punto, di non gestire in modo adeguato il momentaneo insuccesso, arrivando quindi ad ulteriore demotivazione, desiderio di abbandonare il programma, denigrazione di sé. Anche la persona di tipo 3) può comunque incorrere nell'abbandono. Se essa è convinta che tanto non riuscirà mai a migliorare i suoi comportamenti è comunque inevitabile che l'idea di un ulteriore insuccesso potrebbe diventare fortemente demotivante. Ecco perché è fondamentale fidarsi di un nutrizionista che ci permetta un percorso guidato! Il suo punteggio, per quanto riguarda le credenze, è: 4.0 Il punteggio da Lei ottenuto è alto e si colloca quindi in una fascia "verde". Ci sono probabilmente molti aspetti che andrebbero indagati meglio, ma l'aspetto delle convinzioni e delle credenze non rappresenta per Lei un problema in un eventuale percorso alimentare. Può quindi pensare di affrontare con fiducia il Suo programma alimentare. Cerchi sempre di mettere serenamente in discussione quello che fa durante la dieta e cerchi sempre di indagare se può migliorare qualcosa in qualche comportamento alimentare. Lei è pienamente cosciente che può ottenere un risultato più che soddisfacente seguendo una dieta e sa che questo principalmente dipende da quanto riuscirà ad affinare le sua capacità di gestione alimentare. È chiaramente possibile che il metabolismo non funzioni alla perfezione, come è possibile essere predisposti geneticamente al sovrappeso, ma è assolutamente certo che perdere peso imparando una gestione del cibo è qualcosa che si può ottenere tranquillamente: Lei sa che è così. Continui con questo atteggiamento costruttivo e affronti la dieta con fiducia. TEORIA INCREMENTALE STATICA Questo è un altro punto cruciale per capire quanto siamo, oggi, disposti a metterci in gioco in un programma alimentare che cambi la nostra vita. Questo aspetto del nostro essere ci permette di capire meglio quanto siamo convinti che le nostre capacità di seguire la dieta siano effettivamente modificabili nel tempo, se opportunamente aiutati e stimolati. Questo si riallaccia alla Teoria Incrementale Statica, che ipotizza che ciò che rende le persone ossessionate dal livello di intelligenza (in questo caso dal livello di intelligenza, capacità, abilità nei confronti di una dieta) è il modo in cui le persone stesse immaginano la loro intelligenze. Per esser più chiari, ci sono due diverse concezioni della propria intelligenza: a) una concezione di tipo INCREMENTALE, che permette di vedere l'intelligenza, la capacità, l'abilità nei confronti di una dieta, come UNA QUALITA' DINAMICA CHE PUO' ESSERE SVILUPPATA E INCREMENTATA; b) una concezione di tipo STATICO, che ci fa vedere l'intelligenza come una entità INTRINSECA, CONCRETA E IMMUTABILE. Purtroppo non è una differenza da poco. Avere la concezione di una intelligenza FISSA oppure DINAMICA cambia completamente l'approccio alla dieta e la caratteristica dell'obiettivo che ci vogliamo porre, ma cambia anche il successivo comportamento e stato d'animo di fronte ad un insuccesso. Nel modello dell'ENTITA' (INTELLIGENZA STATICA) è l'impegno che misura l'intelligenza e la capacità: quindi in caso di insuccesso si pensa di essere scarsamente intelligenti o scarsamente capaci ("io non mi metto a dieta, perché ci ho provato tante volte e non sono capace"). Per questo si mettono in atto compiti con poco impegno, ma che possono essere sempre portati a termine. Questo è il motivo per cui si seguono diete, anche fortemente squilibrate, ma semplici da seguire, in modo da ottenere comunque il risultato. Nel modello INCREMENTALE (INTELLIGENZA DINAMICA) è proprio l'impegno che attiva l'intelligenza delle persone e permette loro di utilizzarla nel migliore dei modi ("fare la dieta richiede molto impegno, ma come ho imparato a leggere, così, impegnandomi, posso imparare a mangiare"). Il suo punteggio, per quanto riguarda la teoria incrementale-statica, è: 5.0 Il punteggio da Lei ottenuto è alto e si colloca quindi in una fascia “verde”. Questo è un punto molto positivo che Le può permettere di approcciare alla dieta in modo sereno, possibilmente con poco stress o ansia e focalizzando correttamente quelle che sono le vere finalità di un piano alimentare. Lei è cosciente del fatto che la Sua abilità nel gestire il cibo sia fortemente migliorabile e sa che questo miglioramento dipende da Lei, da quanto riesce, nel tempo, ad essere fedele ai compiti che Le verranno dati. Un atteggiamento di questo genere è una risorsa importante: non cerchi quindi di svilirla. Cerchi sempre, facendo una dieta, di tenere a mente che la cosa più importante non è perdere peso, ma acquisire una padronanza del cibo che Le permetta di mantenere (o addirittura migliorare) il gusto che ha nel mangiare. Si affidi quindi ad un nutrizionista che abbia questo tipo di visione: non faccia la dieta per perdere peso, ma la segua per trovare maggior gusto nel mangiare! OBIETTIVI Questo aspetto riguarda gli obiettivi che la persona si prefigge di raggiungere nel momento in cui si appresta a seguire la dieta. È possibile distinguere tra obiettivi di prestazione e obiettivi di padronanza. La persona che si pone principalmente obiettivi di prestazione affronta la dieta soprattutto con lo scopo di perdere peso e condiziona quindi tutto il suo impegno, durante la dieta, al raggiungimento di quell'obiettivo. Ovviamente, essendo il dimagrimento l'obiettivo principale, qualsiasi insuccesso in quel campo porterà quasi sicuramente all'abbandono del programma alimentare; senza contare che, molto spesso, pur di ottenere il risultato, le persone seguono programmi assolutamente dannosi per la salute, senza minimamente preoccuparsi delle conseguenze a breve o lungo termine. Chi si pone obiettivi di padronanza ha un approccio con la dieta completamente differente: lavora con il suo programma alimentare per accrescere le sue abilità nella gestione del cibo, preoccupandosi meno del calo di peso e utilizzando i momentanei insuccessi come opportunità per ridefinire obiettivi e metodi di lavoro. Il suo punteggio, per quanto riguarda gli obiettivi, è: -2.0 Il punteggio da Lei ottenuto è basso e si colloca quindi in una fascia “rossa”. Qui il messaggio è chiaro e non deve contenere equivoci: quando si mette a dieta Lei sbaglia prospettiva! È troppo condizionato dall’idea che il vero, unico obiettivo della dieta sia il raggiungimento del peso desiderato. Questo è il classico “obiettivo di prestazione”! Chi si pone obiettivi di prestazione troppo spesso rischia di essere sopraffatto da ansia, perché non riesce a superare la convinzione che sarà “adeguato” solo se raggiungerà un “certo obiettivo”. E soprattutto chi si pone obiettivi di prestazione sicuramente, prima o poi, smetterà di far la dieta! Questo perché inevitabilmente ci saranno situazioni in cui il calo del peso non ci sarà e se la dieta viene fatta solo per quello è umano e automatico pensare di non farla più. D’altronde quello che normalmente capita è proprio questo: si pensa che la dieta debba essere fatta fino a quando si è in sovrappeso; appena il problema “peso” non c’è più allora si pensa che la dieta non serva assolutamente a niente. Si equipara la dieta ad una semplice aspirina! Sono raffreddato = mi curo; non sono più raffreddato = non mi curo più. La dieta non va trattata così. La dieta è una proposta che Le serve per acquisire (con il tempo e la fatica, purtroppo!) una padronanza rilassata con il cibo; che non significa privarsi di qualcosa, ma semplicemente trovare i giusti meccanismi per concedersi tutto! ANSIA L'ansia è una dimensione psicologica a più facce, alcune delle quali si riferiscono a caratteristiche costanti delle persone (tanto è vero che si parla spesso di persone con "tratti" più o meno ansiosi, altre invece sono legate a specifiche situazioni. Una delle maggiori cause di insuccesso nella dieta è l'incapacità di gestire l'ansia in modo equilibrato e senza cercare particolare rifugio nel cibo. Tra l'altro il primo punto da chiarire è che non sempre l'ansia è dannosa: molto spesso una certa dose di ansia può produrre un certo grado di attivazione e motivazione che favoriscono l'impegno e il conseguimento di buoni risultati. Uno dei motivi per cui maggiormente sviluppiamo ansia è la nostra incapacità di far fronte alle difficoltà senza "romperci": questa qualità si chiama resilienza, cioè la capacità di superare stress importanti o di affrontare le avversità della vita, superarle e addirittura rafforzarci. Altro aspetto importante che genera ansia è la mancanza di autoefficacia, cioè la percezione che la persona ha circa la sua possibilità di gestire e condurre a termine in maniera positiva ed efficace le diverse situazioni. Riuscire quindi a migliorare autoefficacia e resilienza possono essere due importanti strumenti per alleggerire il carico di ansia che eventualmente ci opprime e non ci permette di seguire in modo corretto la dieta. Il suo punteggio, per quanto riguarda l'ansia, è: -2.0 Il punteggio da Lei ottenuto è basso e si colloca quindi in una fascia “rossa”. Ovviamente non è questo il modo e il luogo per capire a cosa siano dovuti i Suoi tratti ansiosi particolarmente spiccati. Sicuramente però l’ansia potrà rappresentare, nel Suo percorso alimentare, un ostacolo particolarmente arduo da superare. Se il Suo problema di ansia è soprattutto dovuto ad una incapacità di far fronte alle difficoltà (resilienza) oppure se è dovuta a poca autoefficacia ( cioè una percezione negativa circa la Sua capacità di gestire le diverse situazioni), allora, probabilmente avrebbe bisogno di un aiuto prima psicologico, piuttosto che nutrizionale. Se invece la Sua ansia è semplicemente generata da una deformazione degli obiettivi che ogni volta si pone quando si mette a dieta, allora si affidi ad un nutrizionista serio che La aiuti nel definire degli obiettivi realistici, raggiungibili e, soprattutto, finalizzati alla padronanza del cibo piuttosto che alla perdita di peso. Quello che deve capire è che, forse, sarebbe meglio prima imparare a gestire la Sua ansia e poi provare a fare una dieta; altrimenti il rischio è di entrare in un vortice vizioso in cui la situazione va sempre più peggiorando. Tenga anche conto, tra l’altro, che, anche da un punto di vista biochimico e ormonale, l’ansia non aiuta il dimagrimento e il benessere. Non si perda d’animo: agisca subito, non tanto per mettersi a dieta, quanto piuttosto per creare le condizioni ideali perché quella dieta che vuole fare sia un lavoro costruttivo e gratificante per Lei.