Presentazione - Baschenis Ensemble La Spezia

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Presentazione - Baschenis Ensemble La Spezia
Il programma
Presentazione
Il XVII secolo raccontato attraverso quattro percorsi musicali che
descrivono i pensieri, gli stati d’animo, l’immaginario di
quell’epoca: la vita, le battaglie, gli amori, la morte, il Paradiso e
l’Inferno.
Quattro affreschi che vogliono trasportare lo spettatore anche
visivamente da un momento all'altro della vita sociale e della
spiritualità dell'epoca.
Lo spettacolo riutilizza e ripropone i modi e gli strumenti
utilizzati nel Seicento per veicolare concetti e precetti, o
semplicemente per raccontare: la musica e l'immagine
rappresentano
gli
strumenti
ideali
per
coinvolgere
emozionalmente lo spettatore oggi e l'uomo comune allora.
Seguendo lo spirito coevo, abbiamo voluto tracciare un
percorso morale e spirituale tratteggiando quattro momenti di vita
reale o immaginaria che costituiscono contesti generalmente
utilizzati
nel
Rinascimento
e
nel
Barocco
per confezionare brani di carattere morale e spirituale.
Le musiche proposte sono lontane dallo spirito compositivo
e formale proprio dei brani liturgici che hanno il compito di
completare e rafforzare i differenti momenti della liturgia sacra; si
tratta invece di composizioni profane, spesso contenenti
melodie note, bassi ostinati, elementi della tradizione musicale
popolare.
Tale processo compositivo di riutilizzo di elementi musicali noti
per “educare” gli ascoltatori trovava la sua ragione d'essere nella
ricorrenza di materiale già conosciuto, quindi facilmente
riconoscibile.
Non stupisce quindi il fatto che molta musica di carattere
moraleggiante attingesse al vasto repertorio delle melodie popolari
travestendone il testo e parodiandone il contenuto, con la precisa
intenzione di rievocare motivi musicali noti attraverso cui
veicolare concetti morali o spirituali. Melodie ormai popolari e
variamente utilizzate in ambito vocale e strumentale furono per
tutto
il
Seicento
utilizzate
per
questo
scopo.
La facile fruibilità e utilizzabilità dei testi e delle melodie popolari
o note, facilmente udibili e riconoscibili dai più, permise
la creazione di brani caratterizzati generalmente da variazioni o
elaborazioni di tale materiale. In questo contesto l'utilizzo di bassi
ostinati (caratterizzati dalla ripetizione ossessiva di alcune
note di basso su cui si improvvisavano variazioni) per la
composizione di arie o cantate morali e spirituali consentiva di
catturare facilmente l'attenzione e il favore dell'uditorio. Molti
sono i brani strumentali e vocali sacri, profani o morali contenuti
nel programma, che si sviluppano su un basso ostinato o ne
contengono
al
loro
interno
alcuni
frammenti.
Spesso venivano confezionate intere raccolte di brani a cura delle
istituzioni religiose, che attraverso l'uso di melodie popolari o di
forme musicali accattivanti, come quella canzonettistica,
perseguivano un preciso scopo educativo.
Dalla Raccolta di C. F. Rolla, pubblicata a Milano nel 1657, e
destinata ad un uso oratoriale (Canzonette spirituali e morali che
si cantano nell'oratorio di Chiavenna eretto sotto la protettione di
S. Filippo Neri), i due brani Passacaglia della vita (Homo fugit
velut umbra) e Ciaccona del Paradiso e dell'Inferno contengono
già nel titolo l'elemento musicale caratterizzante, cioè la base
ostinata del basso di passacaglia e di ciaccona, su cui si sviluppano
le variazioni vocali innestate su testi che richiamano la caducità
della vita (Passacaglia della vita) o la contrapposizione di anime
beate e dannate (Ciaccona del Paradiso e Inferno). Tale
contrapposizione abbiamo voluto ritrovare ed accentuare nel
gruppo di brani di Falconieri che precedono la citata ciaccona, in
cui due eserciti (diavoli ed angeli?) si contrappongono in una
battaglia, preceduta da una scena di satanassi danzanti (Bayle de
los dichos diabolos). In questa composizione rappresentativa la
tenzone è resa strumentalmente attraverso l'utilizzo di altri
motivi melodici all'epoca celeberrimi e spesso utilizzati per la
composizione di brani variati, come il tema della battaglia,
caratterizzato da suoni evocativi che ne richiamano i rumori,
gli squilli e i tamburi presenti sul terreno di guerra.
Abbiamo voluto mettere in particolare evidenza frammenti
di altre melodie popolari talvolta presenti a livello embrionale
all'interno delle composizioni, come la Girometta, canzone assai
nota e oggetto di numerose riproposizioni sino a quelle della
nostra più recente tradizione popolare del nord Italia. Questo
primo blocco di composizioni che esprime il senso ultimo del
trapasso, con la collocazione dell'anima all'Inferno o in Paradiso
in una visione quasi caricaturale, costituisce il primo passaggio
verso un percorso morale “all'indietro”, che dallo sguardo alla vita
ultraterrena conduce lo spettatore attraverso due momenti di vita
mondana. Nel primo una figura femminile aristocratica cede alle
seduzioni della passione e si concede all'amante, ed è per ciò
costretta a farsi monaca. Il secondo vuole esprimere la caducità
della vita attraverso l'utilizzo del basso di follia (Falconieri, Folias
echa para mi señora doña Tarolilla) come elemento ripetitivo che
simboleggia lo scorrere della vita per giungere alla già citata
Passacaglia della Vita di Stefano Landi, in cui si afferma
l'inutilità dell'affannosa ricerca del piacere dal momento che
“morire bisogna”.
L'ultimo blocco di composizioni è un epilogo spirituale che si
ricollega al primo momento narrativo-musicale, ed indica come il
buon governo della propria anima può condurre al Paradiso.
Primo precetto è la lode a Dio, espressa con la splendida
composizione di Monteverdi Laudate Dominum, che al suo
interno presenta un'ampia sezione vocale costruita sopra un basso
di ciaccona; il secondo è evocato dal “ballo di Mantova”, qui
proposto in una versione strumentale elaborata e variata da Marco
Uccellini e in una delle numerose versioni vocali, tra quelle oggi a
noi note, dal contenuto più precettistico, con le sue
allusioni alla vacuità del mondo e dei piaceri della vita
terrena (fuggi fuggi dal mondo bugiardo).
Michele Bertucci
Link di ascolto - videoclip
alcuni estratti dal primo racconto
Di Diavoli e Battaglie, di Paradiso e Inferno,
si possono vedere e ascoltare al seguente indirizzo web:
http://www.youtube.com/watch?v=GYTXe0nfyrg
Quattro storie del Seicento
in musica
Di diavoli, di battaglie, di Paradiso ed Inferno
Della caducità della vita
Dell'amore, della donna e del rimpianto
Non in terra, ma in Cielo
Di diavoli, di battaglie, di Paradiso ed Inferno
danza di diavoli prima della battaglia
l'arrivo degli eserciti sul campo di battaglia
la battaglia
il ritorno a casa dei sopravvissuti
sguardo sul campo di battaglia e sui caduti
dialogo tra le anime giuste e le anime dannate
Andrea Falconieri
Bayle de los diabolos
Rinen y Pelean entre Berzebillo con Satanillo,
y Caruf, y Pantul
Anonimo
Les Boffons
Andrea Falconieri
Battalla de Barabaso Yerno de Satanas
Anonimo
La Girometta
Andrea Falconieri
La Suave Melodia
Stefano Landi
Ciaccona di Paradiso e Inferno
Della caducità della vita
Lorenzo de' Medici
Trionfo di Bacco e Arianna
Andrea Falconieri
l'effimera giovinezza
il trascorrere del tempo
Folias echa para mi Señora Doña
Tarolilla de Carallenos
Stefano Landi
Passacaglia della vita
la caducità della vita
Dell'amore, della donna e del rimpianto
Andrea Falconieri
L'infanta arcibizzarra
Giovanni Stefani
Bella mia questo mio core
Gasparo Zanetti
Ballo della torchia
Lorenzo Allegri
Ballo detto della Notte d'amore
la principessa ribelle
le lusinghe dell'amante
il ballo tra la principessa e il suo amante
l' amore carnale
Gli esecutori
Chiara Maggi
soprano
Giorgio Tosi
violino e canto
Michele Bertucci
flauti dolci, ghironda, percussioni e canto
Donato Sansone
flauti dolci, gaita, ance, percussioni e canto
Sergio Chierici
Anna Maria Barbaglia
Claudia Poz
Silvio Rosi
Marco Montanelli
Bruna Vero
organo portativo, percussioni e canto
dulciana
violoncello
chitarra, chitarriglia, colascione e canto
clavicembalo e chitarra
voce recitante
Lo spettacolo
“Passacaglia della Vita” è uno spettacolo in cui
l’esecuzione musicale è corredata da brani recitati
e proiezione di quadri.
In questa versione ogni “racconto” è introdotto da
un attore e durante l’esecuzione vengono proiettate
le immagini di quadri che conducono lo spettatore
attraverso il percorso tematico, aiutandolo ad
identificare i vari brani e ad inserirli
significativamente nel contesto narrativo.
I testi recitati utilizzati nello spettacolo sono di Donato Sansone,
interpolati con brani tratti da:
Francisco BLASCO LANUZA, Patrocinio de ángeles y combate de demonios, 1652
L' Apocalisse, o la Rivelatione di S. Giovanni Teologo, (“Bibbia Diodati” 1607)
Antonino ALFANO, La battaglia celeste, 1568
Littera de le meravigliose battaglie apparse novamente in bergamasca, 1517
Girometta (Venezia, 1587)
Gioseffo ZARLINO, Sopplimenti musicali (Venezia, 1588)
Giacomo LUBRANO, Prediche quaresimali postume, Napoli, 1702
Ciro DE PERS, L’orologio de le rote
VIRGILIO, Metamorfosi, IV
Matteo BANDELLO, Novelle, II,9
Giovanni Battista MARINO, Adone, XX, 84-86
Vita della Madre Suor Felice Rasponi, Bologna, 1883
Girolamo SAVONAROLA, Epistola de Contemptu Mundi
Salmo 150 (Bibbia Diodati 1641)
Di diavoli, di battaglie, di Paradiso ed Inferno
Es continua la guerra, y lo será hasta que se dé fin al mundo, entre los
santos ángeles y demonios.
danza di diavoli prima della battaglia
Ballan in ridda prima della pugna
Andrea Falconieri
Bayle de los diabolos
Rinen y Pelean entre Berzebillo con Satanillo, y Caruf, y Pantul
Pantullo, Belzebillo e Barabasso;
a più tremendo aspetto il volto ingrugna
allor l’imperatore Satanasso
e l’orrido tridente tosto impugna
a porre fine al danzereccio spasso:
cessi la sarabanda indiavolata
e sol si pensi all’angelica armata!
l'arrivo degli eserciti sul campo di battaglia
E si fece battaglia nel cielo: Micael, ed i suoi angeli, combatterono col
Anonimo
Les Boffons
dragone: il dragone parimente, ed i suoi angeli, combatterono.
la battaglia
erano come facce d'huomini. Et havevano capelli, come capelli di
Andrea Falconieri
Battalla de Barabaso Yerno de Satanas
Havevano in su le lor teste come delle corone d'oro, e le lor facce
donne; & i lor denti erano come denti di leoni.
Il numero degli eserciti della cavalleria erano ventimila decine di
decine di migliaia: havevano delle corazze di fuoco, di giacinto, e di
solfo: e le teste de' cavalli erano come teste di leoni; e delle bocche loro
usciva fuoco, e fumo, e solfo.
Il general del Ciel Michel s’affronta,
col feroce Dragon, superbo et empio
et in giust’ira, et in audatia monta,
per far, di quel gran fallo stracio e scempio.
E in quello istante odesi tanti suoni de tamburri et nacare e
terribilissimo strepito d’artiglieria non meno credo si faccia
all’infernal fucina.
Hor, qua hor, là scorrendo, mai non cessa
di far, vendetta; e di punir, quel male
l’essercito Divin, che spenta, e oppressa
ha sì la Turba ria, che nulla vale
Dapoi pasato il spacio di meza hora ogni cosa racquietasi, e nulla altra
cosa si vede, se non campi spaciosi coperti di neve.
In luogo poi della scurril trombetta,
dello squillo volgar del rio nemico
di bocca in bocca s’alza il canto antico
della rural poesia di Girometta.
il ritorno a casa dei sopravvissuti
il ritorno a casa dei sopravvissuti
Anonimo
La Girometta
Venirà con mi, Girometta, venirà con mi
Al cader vespertino di quel giorno
dei superstiti armati è un sol pensiero:
deporre il cor feroce del guerriero
e pregustar le gioie del ritorno
Torna torna nel tuo paese - venirà con mi
Venirà con mi, Girometta, venirà con mi
sguardo sul campo di battaglia e sui caduti
Andrea Falconieri
La Suave Melodia
Tacciono l’arme, e pien di larve il campo
e d’umbre popolato alfin si svela
dove la Morte corse senza scampo
e della vita scisse l’alma tela.
Al suo galoppo fa crudele inciampo
stuolo di corpi che dal suol trapela.
E dove ‘l ferro avea muggito pria
s’effonde una soave melodia.
dialogo
tra le anime giuste e le anime dannate
Stefano Landi
Ciaccona di Paradiso e Inferno
Alma dannata allor con fosco viso
E spirto eletto a gloria celestiale
Cantar udrai: l’un su carboni assiso
E l’altro in ciel librandosi sull’ale.
Le gioie ti dirà del Paradiso,
L’alma beata che all’Empireo sale.
Dell’infinito duolo e fuoco eterno
Ti dirà il prigioniero dell’Inferno.
Ciaccona di Paradiso, e d’Inferno
O che bel stare è stare in Paradiso
Chi potrà mai narrar quell'armonia
Havrai insomma là quanto vorrai
Dove si vive sempre in fest'e riso
Che fan le voci con tal melodia
E quanto non vorrai non haverai
Vedendosi di Dio svelato il viso
Che rapiscon’ il cor’ sol’ a narrarle
E questo è quanto, o Musa, posso dire
O che bel stare è star in Paradiso.
O che fia poi il colà su provarle.
Però fa pausa il canto e fin l'ardire.
Ohimè che orribil star qui nell'inferno
Urli di bestie et orrendi mugiti
Quel ch'aborrisce qua, là tutto havrai
Ove si vive in pianto e foco eterno
Confuse strida de porci e rugiti
Quel te diletta e piace mai havrai
Senza veder mai Dio in sempiterno
Di leoni e di fiere d’ogni sorte
E pieno d'ogni male tu sarai
Ahi, ahi, che orribil star giù nell'inferno.
Odon che li trafiggon più che morte.
Dispera tu d'uscirne mai, mai, mai!
Là non vi regna giel, vento, calore,
Nettar, ambrosia, manna e ogni liquore
O che bel stare è stare in Paradiso
Che il tempo è temperato a tutte l'hore
Il gusto gode e in bocca è un tal sapore
Dove si vive sempre in fest'e riso
Pioggia non v'è, tempesta, nè baleno,
Misto di dolce brusco o piccadiglia
Vedendosi di Dio svelato il viso
Che il Ciel là sempre si vede sereno.
Che satii e metti fame a maraviglia.
O che bel stare è star in Paradiso.
Il fuoco e 'l ghiaccio là, o che stupore
Han fame si cania e sete ardente
Le brine, le tempeste, e il sommo ardore
Ch’il proprio corpo l’havran col dente
Stanno in un loco tute l'intemperie
Ne mai gocciola d’acqua gusteranno
Si radunan laggiù, o che miserie.
Ma sempre mai di sete arrabbiaranno.
Trionfo di Bacco e Arianna
Passacalli della Vita
(homo fugit velut humbra)
Quant’è bella giovinezza,
O come t'inganni / Se pensi che gli anni
Commun'è il statuto / Non vale l'astuto
che si fugge tuttavia!
Non hanno a finire / Bisogna morire
'Sto colpo schermire / Bisogna morire
chi vuol esser lieto, sia:
E' un sogno la vita / Che par si gradita
La Morte crudele / a tutti è infedele
di doman non c’è certezza.
È breve il gioire / Bisogna morire
Ogn'uno svergogna / Morire bisogna
Quest’è Bacco e Arïanna,
Non val medicina / Non giova la china
È pur o pazzia / O gran frenesia
belli, e l’un dell’altro ardenti:
Non si può guarire / Bisogna morire
Par dirsi menzogna / Morire bisogna
perché ’l tempo fugge e inganna,
Si muore cantando / Si muore sonando
E quando che meno / Ti pensi nel seno
sempre insieme stan contenti.
la cetra o sampogna / Morire bisogna
Ti vien a finire / Bisogna morire
Queste ninfe ed altre genti
Si muore danzando / Bevendo mangiando
Se tu non vi pensi / Hai persi li sensi
sono allegre tuttavia.
Con quella carogna / Morire bisogna
Sei morto e puoi dire / Bisogna morire
I giovani i putti / E gli homini tutti
Si hann'a finire / Bisogna morire
I sani gl'infermi / I bravi gl'inermi
Tutt'hann'a finire / Bisogna morire
Non vaglion sberate / Minarie bravate
Che caglia l'ardire / Bisogna morire
Dottrina che giova / Parola non trova
Che plachi l'ardire / Bisogna morire
Non si trova modo / Di scioglier 'sto nodo
Non val il fuggire / Bisogna morire
Della caducità della vita
Che direm della bellezza incantatrice de’ sensuali,
che perdono l’anima in mirarla né pensan esser
una fragilissima spoglia del corpo di brieve durata?
l'effimera giovinezza
Lorenzo d' Medici
Il trionfo di Bacco e Arianna
Quae spectatissime florent, celerrime marcescere.
Questo il Tempo fa per gastigo di tante donne invanite
nella leggiadria de’ sembianti.
Sempre a ripulirsi, a mentir quel che non sono co’ volti posticci, senza
riflettere che marciranno fracide nel sepolcro.
Memento homo quia pulvis es. Ricordati, uomo, che sei polvere:
così comincia, così finisce l’inventario de’ beni temporali.
Sembra incredibile che quanti vivono si dimenticano del proprio essere,
il trascorrere del tempo
Andrea Falconieri
Folias echa para mi Señora Doña Tarolilla de Carallenos
che bisogna ad alta voce ripetere la formola del Memento.
O ingannata vanità de’ mondani, benché si veggano in ogni terra
fosse di sepolcri. In ogni strada processioni di esequie,
in ogni casa stracci di lutto, in ogni corpo sintomi di morbi,
in ogni vita sequestri di morte, quasi non toccasse a te.
Ceneri, ceneri, nausee di cimiteri, escrementi della Morte
rimangono a’ più grandi discendenti di Adamo.
Mentisce chiunque dice: io sono.
Fosti vivo e sarai vivo col forse:
finisce di morire chi muore, comincia a morire chi nasce.
Pulvis es: tanto sei morto quanto sei vivo.
la caducità della vita terrena
Stefano Landi
Passacaglia della vita
Dell'amore, della donna e del rimpianto
la principessa ribelle
Andrea Falconieri
L'infanta arcibizzarra
le lusinghe dell'amante
Giovanni Stefani
Bella mia questo mio core
Lui di tutti i giovani il più bello, lei unica fra tutte le fanciulle,
abitavano in case contigue.
Grazie alla vicinanza si conobbero e col tempo crebbe l'amore. E si
sarebbero uniti in matrimonio, se i genitori non l'avessero impedito;
ma impedire non poterono che perdutamente ardessero l'uno
dell'altra.
Da una sottile fessura era solcato il muro comune alle due case.
Quel difetto, ignoto a tutti per centinaia d'anni voi, innamorati, per
primi lo scorgeste e l'usaste come via per parlarvi: di lì ben protette
passavano giorno per giorno in un sussurro le vostre effusioni.
"Muro invidioso", dicevano, "perché ti frapponi al nostro amore?
Quanto ti costerebbe lasciarci unire con tutto il corpo o, se questo è
troppo, aprirti perché potessimo baciarci?
Pronunciate invano, l'uno dall'altra divisi, queste parole, a notte si
salutarono e ognuno alla sua parte di muro impresse baci senza
speranza che s'incontrassero.
Avvenne adunque che un anno, dopo Natale si cominciarono a far de
le feste. Il principe fece una bellissima festa a la quale invitò gran
nobiltá d'uomini e di donne.
Quivi si videro, e di tal maniera si guardavano che riscontrandosi
talora gli occhi loro ed insieme mescolandosi i focosi raggi de la vista
de l'uno e de l'altra, che ogni volta che le viste si scontravano, tutti dui
empivano l'aria d'amorosi sospiri.
Desiderava molto forte la giovane che egli si mettesse in ballo, a ciò
che meglio veder si potesse e l'udisse parlare; ma egli tutto solo se ne
sedeva né di ballar aver voglia dimostrava. Tutto il suo studio era in
il ballo tra la principessa e l'amante
Gasparo Zanetti
Ballo della torchia
vagheggiar la bella giovanetta, e quella ad altro non metteva il
pensiero che a mirar lui.
Venne il fine de la festa del ballare e si cominciò a far la danza o sia il
ballo del «torchio» che altri dicono il ballo del «cappello».
Facendosi questo giuoco, ché cosí richiedeva l'ordine,
quella prese per mano con piacer inestimabile di tutte due le parti.
Come da l'amante si sentí pigliar per mano, forse vaga di sentirlo
ragionare, con lieto viso alquanto verso lui rivoltata,
con tremante voce gli disse:
– Benedetta sia la venuta vostra a lato a me! –
e cosí dicendo amorosamente gli strinse la mano.
Compito il primo ballo, ecco s’appresta
la coppia lieta a variar mutanza,
e prende ad agitar, poco modesta,
con mill’atti difformi oscena danza.
Pera il sozzo inventor che tra noi questa
introdusse primier barbara usanza.
Chiama questo suo giuoco empio e profano
saravanda e ciaccona il novo ispano.
Quanti moti a lascivia e quanti gesti
provocar ponno i più pudici affetti,
l'amore carnale
Lorenzo Allegri
Ballo detto della Notte d'Amore
quanto corromper può gli animi onesti
rappresentano agli occhi in vivi oggetti.
Cenni e baci disegna or quella or questi,
fanno i fianchi ondeggiar, scontrarsi i petti,
socchiudon gli occhi e quasi infra se stessi
vengon danzando agli ultimi complessi.
la principessa, scoperta, costretta a farsi monaca
Non guari passò, che fu dalla crudel genitrice messa in un convento
Anonimo
Aria della Monaca
di suore, et incominciò a infestarla di farla monaca; et ella, che a tal
vocazione per avventura chiamata non era, tremante come foglia al
vento, le rispose non vuolerse far monaca. Ma la crudel Medea
pigliandola ne i capelli la se tirò dietro, e tanti schiaffi, pugna e calci
le diede, che la lasciò tutta sangue e nera. Et la sera al tardi le disse
che o volesse o non, era dispostissima di farla monaca con parole
spaventevole et arrogante, e che non vi vuolendo andare ve la
farebbe portare violentemente. Che vuoi tu adunque essere? vuoi tu
farti pinzochera o diventar monaca?
il rimpianto
Marco Uccellini
Aria della Monaca "E tanto tempo Hormai"
Madre non mi far monaca
che non mi voglio far.
Non mi tagliar la tonaca
che non la vuo’portar.
Tutt’il dì in coro
al vespr’et alla messa,
e la madr’abadessa
che fa se non gridar.
Che possela creppar.
Non in terra ma in Cielo, lodando Dio
Idio donque vi dimonstra chiaramente che le speranze humane
sono cieche e false, per levare l’animo vostro a le cose celeste;
il vostro Creatore vi percotte spesso per destarvi acioche vui vi
leviati dal grave sonno nel quale setti stata molto tempo, più
amando la vita presente che la futura.
non seguir il mondo fallace ed immondo
Marco Uccellini
Aria sopra il Ballo di Mantova
Anonimo
Fuggi fuggi fuggi dal mondo bugiardo
Queste, Madre mia sono potentissime voce dal Cielo come
saggitte, le quale fortemente a levarvi l’affecto da le cose terrene e
caduche gridano.
Credite a me, Madre e sorelle mie e fratelli tuti dilecti, che il
dolcissimo Jesu e clementissimo nostro Salvatore
vi viene dreto gridando:
eroe è colui che segue la via tracciata dal Signore
Andrea Falconieri
L'Eroica
“Venite al regno mio, lassate questo mondo pieno di malignitate e
nequitia”. La pace e la Carità di Dio sia sempre con vui, Amen
Laudate Iddio nel suo santuario:
Laudatelo nella distesa della sua gloria
Laudatelo col suon della tromba:
Laudatelo col saltero e con la cetera
Laudatelo col tamburo e col flauto
Laudatelo con cembali sonanti:
Laudatelo con cembali squillanti
Ogni cosa che ha fiato laudi il Signore
Halleluja
epilogo morale:
si lodi Dio senza curarsi di ciò che è terreno,
nell'attesa della vita eterna
Claudio Monteverdi
Laudate Dominum
Bella mia questo mio core
Aria della Monaca
Fuggi fuggi fuggi
Bella mia, questo mio core
Madre non mi far monaca
Fuggi fuggi fuggi dal mondo bugiardo
Per voi vive e per voi more:
ché non mi voglio far.
suoi lacci distruggi non essere codardo.
Che voi siete per mia sorte
Non mi tagliar la tonaca
Guardati bene di non cadere in pene
la mia vita e la mia morte.
ché non la vuo’ portar.
che stan preparate per l'anime dannate
Han seguito il mondo fallace ed immondo
Col bel guardo mi ferite,
Tutt’il dì in coro al vespro ed alla messa.
Fuggi fuggi fuggi dal mondo bugiardo
Col bel guardo mi guarite
E la madre abbadessa
suoi lacci distruggi non essere codardo
Quando dunque mi mirate,
non fa se non gridar.
Morte e vita, ohimé! mi date.
Che possela crepar.
Guarda guarda guarda ch'alfin non ti colga
la morte non t'arda e la tua vita sciolga
Anzi in dubbio ancor io vivo
E per un puoco di giacere in fuoco
S'io son morto o s'io son vivo:
abbi in eterno laggiù nell'inferno
Ma sia quel che vuole il fato,
Ludate Dominum
Vivo e morto a voi m'ho dato.
Fuggi dunque presto, pensa bene a questo.
Guarda guarda guarda ch'alfin non ti colga
Laudate Dominum in sanctis eius.
la morte non t'arda e la tua vita sciolga.
Laudate eum in firmamento virtutis eius.
Laudate eum in sono tubae.
Presto presto presto non esser più tardo
Laudate eum in psalterio et citara.
e perdere il resto col mondo bugiardo
Laudate eum in timpano et choro.
Vince chi fugge el mondo distrugge
Laudate eum in cimbalis bene sonantibus.
ch'era un bel peccato a te mio vil ho dato,
Laudate eum in cimbalis iubilationibus.
Fuggi dunque omai, che pensi? che fai?
Omnis spiritus laudet Dominum!
Presto presto presto non esser più tardo
Aleluia!
e perdere il resto col mondo bugiardo.
BASCHENIS ENSEMBLE
Ricordando con il proprio nome il grande pittore secentesco Evaristo Baschenis, celebre per le splendide nature
morte a soggetto musicale che rappresentano il gusto per la varietà timbrica dell’epoca protobarocca, il gruppo si
propone lo studio, l’approfondimento e l’esecuzione del repertorio del primo Seicento, segnatamente italiano ma
anche europeo in genere, sia esso di genere profano che sacro.
Fondamentale, per Baschenis Ensemble, la riscoperta di antiche e splendide musiche spesso oggi dimenticate,
proposte accanto a più noti capolavori del passato: da ricordare il concerto con musiche in prima esecuzione moderna
di Andrea Bianchi da Sarzana, tenuto dal gruppo nel settembre 2006.
I musicisti componenti l’ensemble operano tutti da tempo nel campo della musica antica, nel rispetto degli stili e
delle prassi esecutive ed avvalendosi di copie di strumenti d’epoca.
L’Associazione Baschenis Ensemble intende promuovere, sviluppare e diffondere opere di produzione culturale, con
particolare riferimento alla musica, valorizzando l’opera, l’immagine e l’ingegno di artisti, autori e compositori
internazionali, attuali e del passato, in Italia e all’Estero. Tutto ciò favorendo, nel modo più completo possibile, la
diffusione, la produzione e la distribuzione delle loro opere mediante la divulgazione, la valorizzazione artistica e
d’immagine con la creazione di iniziative e servizi, anche rivolti a terzi, nei settori della cultura, del turismo, dell’arte
e dello spettacolo.
ZERO EMISSION BAROQUE ORCHESTRA
ZEBO (Zero Emission Baroque Orchestra)è un’orchestra che suona musica dal xvii al xix secolo su strumenti
originali d’epoca o loro copie.
come un’attività culturale può diventare veicolo di un messaggio etico?
ZEBO vuole aderire a quel movimento mondiale che persegue come obiettivo l’equilibrio tra attività umana ed
ecosistema nella difesa della cultura e della natura, lavorando a emissione zero e trovando in questo la sua identità
nonché il suo punto di forza.
Cosa vuol dire lavorare ad emissione zero? tutte le emissioni di Co2 prodotte per realizzare gli eventi saranno
compensate da ZEBO attraverso il finanziamento di riforestazione equivalente di aree garantite, tramite la
fondazione Myclimate (www.myclimate.org).
Perché l’Orchestra Barocca? Quest’ultima, a tutti gli effetti, racchiude quelli che sono gli elementi fondamentali per
un vivere ecologico:
INNOVAZIONE TECNICA, RICERCA, FLESSIBILITA’.
Se pensiamo alla cultura sia come bagaglio personale sia come patrimonio sociale, che riguarda il rapporto tra
l’individuo e l’ambiente che lo circonda, ecco che l’orchestra barocca può diventare, attraverso l’esecuzione pubblica,
un veicolo sufficientemente raffinato ed efficace per poter espandere il più possibile questi ideali.
Fonti Musicali
Il primo libro di Canzone, Sinfonie, Fantasie, Capricci, Brandi, Correnti, Gagliarde,
Il primo libro delle musiche di Lorenzo Allegri, dedicato al Serenissimo
Alemane, Volte per Violini e Viole ouero altro Stromento a uno, due e tre con il Basso
granduca di Toscana
Continuo. Di Andrea Falconiero Maestro della Real Cappella di Napoli.
In Venetia, Appresso Antonio Gardano, 1618
In Napoli, Appresso Pietro Paolini, e Giuseppe Ricci, 1650.
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Trascrizione e edizione moderna a cura di Michele Bertucci
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Canzonette spirituali e morali che si cantano nell'Oratorio di Chiavenna eretto sotto la
Il scolaro di Gasparo Zannetti
protettione di S. Filippo Neri. Accomodate per cantar a 1,2,3 voci come più piace con le
per imparar a suonare di violino, et altri stromenti
lettere della chitarra sopra arie communi e nuove date in luce
In Milano, per Carlo Camagno, 1645
per trattenimento spirituale d'ogni persona
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In Milano, Carlo Francesco Rolla, 1657.
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Sonate Arie et Correnti, A 2 e 3
Selva Morale e Spirituale di Claudio Monteverde Maestro di Capella della Serenissima
Per Sonare con diversi Instromenti di Don Marco Uccellini
Republica Di Venetia Dedicata alla Sacra Cesarea Maesta dell'Imperatrice
dedicate all'Altezza Serenissima del Signor Duca di Modona
Eleonora Gonzaga Con Licenza de Superiori & Priuilegio.
Libro III
In Venetia 1640 Appresso Bartolomeo Magni.
In Venetia, Appresso Alessandro Vincenti, 1642
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