Working paper Ronchini Bocchialini
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Working paper Ronchini Bocchialini
DIPARTIMENTO DI ECONOMIA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PARMA via J.F. Kennedy 6 - 43125 Parma - Italia I DIVARI DI GENERE NELLA FINANCIAL LITERACY: UN’INDAGINE EMPIRICA Beatrice Ronchini∗1 [email protected] Elisa Bocchialini∗ [email protected] WORKING PAPER MK02/2015 Parole chiave: differenze di genere, financial literacy, money attitudes, self-confidence, studenti JEL Classification: D14, D18, I21, I22 1 ∗ La stestura del lavoro è frutto della collaborazione fra le autrici; è comunque da attribuire a Beatrice Ronchini la predisposizione del questionario e a Elisa Bocchialini l’elaborazione delle risposte. Abstract Lo studio indaga il livello di educazione finanziaria di un campione di 1.087 giovani frequentanti distinti percorsi formativi di livello universitario, con l’obiettivo di verificare l’esistenza di divari di genere in termini di livello di conoscenze finanziarie e di attitudini verso le materie finanziarie. Il grado di literacy finanziaria è misurato tramite un test di 27 domande a risposta multipla. I risultati dell’analisi empirica evidenziano che esistono differenze sistematiche tra maschi e femmine in termini di financial literacy. Sebbene il livello di educazione finanziaria riscontrato nel campione non appaia, in media, particolarmente elevato, le ragazze mostrano comunque una peggiore preparazione in campo finanziario. Esse palesano un’inferiore propensione a tenersi informate sulle tematiche finanziarie, minore interesse verso tale ambito disciplinare e scarsa self confidence al riguardo. Rispetto alle controparti maschili, si dichiarano tuttavia relativamente più propense a partecipare a eventuali progetti di educazione finanziaria. Alcune implicazioni di policy sono discusse nel lavoro con indicazioni per la ricerca futura. 1. Introduzione I giovani sono unanimemente considerati un target di intervento cruciale per la diffusione dell’educazione finanziaria. Non a caso, negli ultimi decenni diverse analisi hanno misurato il livello di cultura finanziaria diffuso tra le nuove generazioni e molteplici iniziative formative sono state avviate a loro favore (Martin 2007). Ciò nondimeno, le ricerche svolte in diversi contesti geografici convergono nel segnalare che le nuove generazioni non godono di diffuse conoscenze e competenze finanziarie. Lusardi et al. (2010) hanno ad esempio constatato che i giovani americani di età compresa tra i 23 e i 28 anni hanno in media una scarsa familiarità con concetti finanziari di base quali l’inflazione, la diversificazione del rischio e il tasso di interesse composto. Un’indagine condotta in Olanda tra soggetti adolescenti sembra suggerire l’esistenza di un loro limitato interesse verso il denaro e le tematiche di natura finanziaria (CentiQ 2008). Tali evidenze sollevano perplessità circa la capacità dei giovani di muoversi con agio e successo in contesti finanziari viepiù complessi come quelli odierni. Persino tra la popolazione studentesca del percorso secondario e terziario sono numerosi gli indizi che prospettano carenze nei loro livelli medi di financial literacy, confermando che «education is not a good proxy for financial literacy», nonostante esista comunque una relazione tra livello di scolarizzazione e cultura finanziaria (Lusardi e Mitchell 2011). Esemplificando, Beal e Delpachitra (2003) hanno in effetti riscontrato che l’alfabetizzazione finanziaria diffusa tra gli studenti universitari in Australia è decisamente migliorabile. Dallo studio di Manton et al. (2006) emerge che buona parte delle matricole ignora il concetto di blue chip o i vantaggi della gestione collettiva del risparmio. Evidenze di una scarsa preparazione finanziaria diffusa tra gli studenti dei più alti gradi di istruzione sono emerse anche in altri contesti geografici, tra cui l’Europa (Marriott et al. 2010; Bongini et al. 2013), l’Asia (Ahsan 2013; Chung-Sook et al. 2014) e l’Africa (Oppong-Boakye e Kansanba 2013). Si tratta in sostanza di una regolarità segnalata in modo preoccupante in molteplici studi, nonostante le differenze nel disegno delle analisi e nelle popolazioni di riferimento. Dalle ricerche in tema di financial literacy sono emersi ulteriori spunti interessanti. Per quanto l’analfabetismo finanziario si configuri un fenomeno piuttosto diffuso a livello globale, esso sembra colpire in modo particolare le donne, di qualunque età e latitudine (OECD 2013a). Questo è vero pur a fronte dei fenomeni di crescente sovraistruzione femminile e nonostante le femmine conseguano spesso migliori performance scolastiche medie rispetto ai maschi (OECD 2012a). Il timore fondato è che l’ignoranza in un campo del sapere oggi così strategico possa esacerbare le già esistenti diseguaglianze economiche di genere, limitando la partecipazione attiva delle donne al mercato del lavoro, all’imprenditoria e ai mercati finanziari stessi. In breve, rischia di frapporsi alla loro reale emancipazione, ostacolando il pieno raggiungimento del loro benessere. Ciò premesso, il presente contributo si colloca nell’alveo degli studi tesi a misurare il grado di financial literacy diffuso tra le giovani generazioni, considerando nello specifico la preparazione degli studenti universitari in Italia. Il campione si compone di oltre mille studenti di diverse discipline accademiche e anno di corso, cui è stato somministrato un test di 27 domande a risposta multipla ideato per coglierne il livello di conoscenze finanziarie, l’atteggiamento verso le questioni finanziarie, l’interesse e la self-confidence nel presidiare le tematiche in discorso. Nello studio particolare attenzione viene dedicata ad esaminare eventuali differenze di genere in merito a tali profili. Per quanto in letteratura siano invalse molteplici definizioni di financial literacy (Remund 2010), nel lavoro si è scelto di rifarsi a quella di recente proposta da OECD (2012b). In tale accezione, la locuzione in esame identifica l’«insieme di conoscenze e capacità di comprensione di concetti di carattere finanziario unito alle abilità, alla motivazione e alla fiducia nei propri mezzi» che abilitano l’assunzione di decisioni finanziarie efficaci, funzionali al miglioramento del benessere delle persone e alla partecipazione attiva alla vita economica. Tale definizione censisce dunque un costrutto poliedrico e multidimensionale, che presuppone familiarità con molteplici aree della finanza personale e si compone di elementi cognitivi e non. Essa coinvolge infatti la sfera delle conoscenze, delle competenze, delle attitudini includendo altresì il campo delle abilità non cognitive, che comprende la motivazione e la fiducia. Queste ultime risorse psicologiche sono sempre più riconosciute rivestire un ruolo centrale ai fini dell’apprendimento e dell’applicazione delle conoscenze e delle abilità in una varietà di contesti (de Meza et al. 2008). Il lavoro è organizzato come segue. Il paragrafo 2 presenta una review della letteratura sul tema dell’educazione finanziaria dei giovani, passando in rassegna gli studi più rappresentativi che hanno specificamente riguardato gli studenti universitari. Il paragrafo 3 illustra invece gli obiettivi, il campione e la metodologia utilizzata per l’analisi empirica; i risultati sono presentati e commentati nel paragrafo 4, mentre nelle conclusioni si sintetizzano le principali evidenze emerse nello studio, evidenziandone i limiti e i possibili sviluppi. 2. Rassegna della letteratura La letteratura sul tema della financial education si è sinora sviluppata lungo due principali direttrici di ricerca, logicamente distinte ma fra loro interrelate. Un primo filone teorico si è occupato di analizzare l’efficacia dei progetti di educazione finanziaria già avviati, monitorandone le eventuali criticità e dando atto dei principali risultati raggiunti. Un secondo filone analitico – approfondito nel prosieguo e nel quale si colloca anche il presente lavoro - ha inteso misurare il livello di cultura finanziaria di una data popolazione o di suoi specifici segmenti, al fine di cogliere gli eventuali fabbisogni formativi esistenti e progettare poi iniziative educative mirate. Diverse analisi hanno riguardato i giovani e, nello specifico, gli studenti che hanno intrapreso un ciclo di studi di livello universitario o equivalente. Le indagini principali hanno riguardato gli Stati Uniti, l’Australia e il Regno Unito. Di seguito si forniranno alcuni cenni relativi ad alcuni tra gli studi più significativi condotti, esaminati in successione cronologica e geografica. Volpe, Chen e Pavlicko (1996) hanno analizzato il grado di investment literacy di un campione di 454 studenti di un campus degli Stati Uniti medio occidentali, esplorando altresì il rapporto tra l’alfabetizzazione finanziaria e alcuni fattori socio-demografici osservabili quali il genere, la disciplina accademica e l’esperienza maturata nel mercato finanziario. Nel campione, il punteggio medio totalizzato nel test somministrato (pari a 44%) è risultato ampiamente inferiore al livello a partire dal quale i rispondenti avrebbero potuto essere considerati adeguatamente preparati (pari a 70%). L’analfabetismo finanziario è stato riscontrato nei rispondenti di tutti i gruppi di età, a prescindere dal livello di esperienze pregresse nel campo degli investimenti. L’evidenza statistica emersa nell’analisi suggerisce comunque che la cultura finanziaria sia più solida tra gli studenti di discipline economico-finanziarie (rispetto a quelli di altre discipline accademiche) e di sesso maschile. A risultati non dissimili sono giunti Chen e Volpe (1998). Testando il livello di personal financial literacy di un campione di 924 studenti provenienti da tredici campus, prevalentemente degli Stati Uniti orientali, hanno riscontrato un modesto grado di cultura finanziaria diffuso nel campione. In media, gli studenti hanno risposto correttamente solo a circa la metà dei quesiti proposti. Quanto alle determinanti, la literacy finanziaria è risultata legata al tipo di disciplina accademica scelta, all’età, al genere, alle esperienze lavorative svolte. In effetti, i minori livelli di preparazione finanziaria sono stati rilevati tra gli studenti di discipline non finanziarie, di sesso femminile, delle prime classi del college, di età inferiore ai 30 anni e con scarse esperienze nel mondo del lavoro. I ricercatori hanno inoltre riscontrato l’esistenza di un’associazione tra modesti livelli di cultura finanziaria, opinioni finanziarie errate e comportamenti finanziari irrazionali. In uno studio pubblicato nel 2002, Chen e Volpe hanno esplorato più compiutamente la relazione tra financial literacy e genere, trovando ulteriore conferma della minore competenza in tema di finanza personale delle studentesse rispetto ai colleghi maschi. Su un totale di 36 domande, esse hanno totalizzato punteggi decisamente inferiori in ben 22 quesiti, complice verosimilmente lo scarso presidio della terminologia tecnica e di alcuni concetti finanziari di base, unito alle minori abilità di calcolo. Oltre che al genere, l’alfabetismo finanziario è risultato legato a fattori esperienziali (età e durata delle eventuali esperienze lavorative) e alla formazione (disciplina accademica e anno di corso). Le differenze di genere riscontrate sono comunque rimaste statisticamente significative anche dopo che i ricercatori hanno controllato per altri fattori confondenti quali l’istruzione, l’anno di corso, l’esperienza lavorativa e l’età. Tra le informazioni più interessanti emerse da questo studio, oltre al ruolo dei genitori come fondamentali agenti di socializzazione finanziaria, si colloca l’intuizione dell’importanza dei fattori motivazionali per spiegare la migliore literacy finanziaria dei maschi rispetto alle femmine. Anche gli studi condotti in Australia hanno confermato che gli studenti universitari dispongono di un livello di literacy finanziaria decisamente perfettibile, per quanto la situazione appaia relativamente migliore tra i soggetti con esperienze lavorative alle spalle, di sesso maschile, più benestanti, con maggiori abilità cognitive (Beal e Delpachitra 2003; Fogarty e Beal 2005). Beal e Delpachitra (2003) hanno in particolare censito il livello di competenza e conoscenza in campo finanziario di un ampio campione di studenti iscritti al primo anno di diverse facoltà di un Ateneo australiano esplorando vari ambiti del sapere in campo finanziario. Grazie alla semplicità del test somministrato, i risultati hanno dato atto di un discreto presidio dei concetti finanziari di base, mentre è emersa una minore padronanza delle tematiche assicurative. L’alfabetizzazione finanziaria è risultata variare in modo significativo in funzione della disciplina accademica prescelta. Gli studenti che hanno intrapreso un percorso accademico di tipo economicofinanziario, anche se al primo anno di università, hanno infatti mostrato una migliore preparazione finanziaria rispetto a quelli di altre discipline, dato che suggerisce verosimilmente l’importanza rivestita dall’interesse personale verso le questioni finanziarie nel motivare le persone a tenersi informate e ad essere ricettive alle notizie economiche veicolate dai media. Risultati non dissimili sono stati trovati da Wagland e Taylor (2009) su un campione di studenti di Economia frequentanti l’University of Western Sydney. Più di recente, Marriott et al. (2010) hanno specificamente esplorato il livello di personal financial awareness di un campione di 365 matricole iscritte a varie business schools del Regno Unito. L’importanza dell’educazione finanziaria per gli studenti britannici risulta del tutto evidente se si pensa che la metà di loro pare destinata a terminare l’Università avendo accumulato un debito di oltre 15.000 sterline (Smithers 2010). I ricercatori hanno riscontrato, sebbene con alcune differenze nel campione, gravi lacune nelle conoscenze di finanza personale dei soggetti considerati e hanno rilevato una certa loro preoccupante noncuranza al riguardo. Nessun gender gap significativo è invece emerso dalla rilevazione. Sempre in Europa, Bongini et al. (2013) hanno preso in esame un campione di quasi quattrocento matricole iscritte alla facoltà di Economia di una grande Università del Nord Italia. Il test somministrato ha inteso misurarne il livello di cultura finanziaria all’inizio del loro percorso accademico, individuando altresì le determinanti del costrutto in esame e il ruolo giocato da alcune variabili non osservabili. Assodato che il livello di educazione finanziaria diffuso nel campione non è risultato in media particolarmente elevato, dall’analisi è emersa l’influenza sul costrutto di fattori quali il genere, il background famigliare, l’esperienza, la nazionalità, il titolo di diploma posseduto dagli studenti. Un impatto rilevante è inoltre risultato essere esercitato da alcuni attributi personali intrinseci, come l’attitudine o l’interesse personale verso le materie finanziarie. Le preferenze personali sembrano dunque potere predire i livelli di financial literacy e condizionare significativamente le condotte finanziarie delle persone. Alcune evidenze accomunano gli studi citati. La letteratura disponibile converge innanzitutto nel mettere in luce l’inadeguato livello di literacy finanziaria diffuso (anche) tra gli studenti dei più alti gradi di istruzione. Con riguardo al tema che qui più rileva, cioè le differenze di genere, diverse indagini sono giunte alla conclusione che gli studenti maschi mostrano in media migliori livelli di financial literacy rispetto alle colleghe femmine, testimoniati dai più elevati punteggi medi totalizzati nei test (Chen e Volpe 1998 e 2002; Danes e Haberman 2007; Manton et al. 2006; Bongini et al. 2013). Tale regolarità è confermata anche dalle analisi condotte sulla popolazione adulta (OECD 2013a). In ogni caso, le evidenze in merito alla relazione tra genere e financial literacy non possono dirsi del tutto conclusive. Esistono infatti riscontri empirici di segno opposto a quelli citati, nel senso che alcuni studi provano al contrario addirittura l’esistenza di un più elevato livello di financial literacy diffuso tra le studentesse rispetto ai colleghi maschi (Mandell 2008; Lalonde e Schmidt 2009). In altri casi, l’ipotesi di una relazione tra cultura finanziaria e genere viene invece rigettata (Wagland e Taylor 2009; Kindle 2010), viene riscontrata l’assenza di gender gap (Sabri et al. 2010; Shaari et al. 2013) o l’assenza di differenze di genere statisticamente significative (Murphy 2005; Avard et al. 2005). Ciò premesso, è interessante notare che alcuni studiosi hanno sollevato il dubbio che le tecniche di rilevazione sinora impiegate mal si prestino a misurare fedelmente il livello di educazione finanziaria (Lusardi 2008). Se le perplessità in merito alle capacità predittive del test sono plausibili, le indicazioni che emergono dalle analisi, anche in tema di gender gap, potrebbero essere fuorvianti o inaccurate (Donohue 2011; Caratelli et al. 2012). I sistemi tradizionali di rilevazione sondano infatti prevalentemente la preparazione di base delle persone, trascurando di censire in modo puntuale alcune skill specialistiche e, soprattutto, quelle abilità non cognitive e quei tratti psicologici latenti (come l’avversione al rischio, la fiducia, il senso di auto-efficacia, la motivazione) che pure rivestono un ruolo centrale nei processi di alfabetizzazione e, più in generale, nel condizionare i comportamenti umani (Wagland 2006; Borghans et al. 2008). Seguendo questa linea di ragionamento, un’interessante ipotesi interpretativa recentemente avanzata per spiegare il gender gap nel campo della financial literacy è che tale situazione possa essere ascritta - più che a divari di natura prettamente cognitiva - a differenze sul piano degli atteggiamenti, delle preferenze e delle attitudini tra maschi e femmine (OECD 2013a). In linea generale, l’esistenza di specificità di genere su tali fronti è un risultato alquanto consolidato in letteratura. Anche l’ultimo rapporto OECD-PISA 2012 ha avanzato la tesi che i divari di literacy tra maschi e femmine riscontrati in diversi domini del sapere possano essere il portato di differenze di genere nella motivazione, nella spinta e nella fiducia in se stessi (OECD 2013b). Questa chiave di lettura può allora essere applicata anche per esplorare specificamente il gender gap rilevato nel campo dell’educazione finanziaria. Più in dettaglio, un primo filone analitico è quello che porta a ricollegare al tema della fiducia i bassi punteggi normalmente registrati dalle donne e dalle studentesse nei test che misurano l’educazione finanziaria. In linea generale, le donne sono meno self-confident rispetto agli uomini in diversi ambiti (Kling et al. 1999; Barber e Odean 2001), tra cui quello finanziario (Chen e Volpe 2002). Lo confermano anche numerosi studi empirici specificamente condotti tra studenti della scuola secondaria e del college. In genere, rispetto ai colleghi maschi, le studentesse appaiono in media godere di un’autostima minore e di un minore livello di autoefficacia percepita in campo finanziario (Goldsmith e Goldsmith 1997; Chen e Volpe 2002; Danes e Haberman 2007). Più precisamente, nei test che misurano la financial literacy esse si mostrano di norma meno confidenti nella propria preparazione finanziaria e risultano conseguentemente più insicure nell’affrontare alcuni compiti specifici afferenti la gestione del denaro. Eppure è chiaro che la fiducia nelle proprie abilità e l’aspettativa di efficacia sono leve fondamentali per l’apprendimento e per l’azione (Dietz et al. 2003). A conferma di quanto precede, Avard et al. (2005) documentano in effetti come - a parità di età e genere - la cultura finanziaria sia significativamente e positivamente associata al senso di autoefficacia. I ricercatori riscontrano, in altre parole, che gli studenti che risultano meglio preparati in campo finanziario si caratterizzano tipicamente per un buon livello di autostima e di fiducia nelle proprie capacità di riuscita. Per converso, un’inadeguata percezione di sé in senso sottovalutativo, se da un lato può proteggere da alcuni possibili errori comuni alle persone overconfident2, dall’altro espone a effetti collaterali indesiderati. L’atteggiamento di sfiducia verso le proprie possibilità predispone infatti all’inerzia e all’apatia (Australian Government and Financial Literacy Foundation 2008) nonché, a cascata, allo stress finanziario e alla frustrazione (Hira e Mugenda 2000; Xiao et al. 2009). Sempre all’insicurezza pare anche ascrivibile la tendenza a omettere di rispondere alle domande dei test di financial literacy. Tale tendenza, documentata recentemente da alcune ricerche, risulta relativamente più diffusa tra soggetti del genere femminile, peraltro in modo non sorprendente alla luce di quanto precede. Pare, più in dettaglio, che nei questionari che misurano l’educazione finanziaria, le donne incerte di quale sia la risposta corretta tendano con frequenza a rispondere “non so”, mentre i maschi sono più portati ad azzardare comunque una risposta. Questa pratica è stata riscontrata non solo tra gli studenti (Manton et al. 2006; Ansong 2011), ma anche nella popolazione adulta in diversi Paesi (OECD 2013a). Alessie et al. 2013 arrivano a supporre che «much of the difference in financial literacy is driven by women being less confident in the answers to specific questions». Ancora non è chiaro se la suddetta rinuncia a rispondere nei test sia ascrivibile al minore grado di self confidence e di propensione al rischio tipico degli individui di sesso femminile, caratterialmente meno inclini ad osare. Secondo alcuni, questa prassi potrebbe anche dipendere dal fatto che per le donne risulta più accettabile sul piano sociale ammettere la propria ignoranza in un campo del sapere – come quello che attiene alle materie finanziarie – che secondo gli stereotipi di genere rientra tradizionalmente tra le aree di competenza elettiva degli uomini (Wooley 2011). Quale che sia la ragione alla base di tale condotta, l’implicito corollario è che le femmine finiscono più spesso per omettere di rispondere alle domande delle varie sezioni dei test, candidandosi in tal modo più facilmente a venire etichettate come ignoranti in campo finanziario (senza che questo sia sempre necessariamente vero). Un secondo filone interpretativo del financial gender gap ruota invece attorno al tema dell’interesse, della motivazione e dell’impegno personale. Seguendo questo indirizzo analitico, le differenze di genere nel campo della literacy finanziaria sarebbero almeno in parte ascrivibili a divari di natura motivazionale fra maschi e femmine, più che a mere differenze di abilità tecniche e cognitive. L’idea, in altri termini, è che la minore financial literacy delle studentesse possa essere determinata da minori spinte motivazionali all’apprendimento delle materie finanziarie. In linea generale, la motivazione e l’impegno personale sono caratteristiche che risultano tipicamente associate alla resilienza (OECD-PISA 2011), nel senso che tali risorse consentono di superare, almeno in parte, le eventuali difficoltà inerenti alla scarsità di capitale culturale all’origine; sono, in altre parole, tratti piscologici capaci di magnificare - laddove presenti - o al contrario di sabotare, quando carenti, la piena realizzazione del potenziale individuale (Almlun et al. 2011; Heckman 2011). E questo è vero anche in campo finanziario. Negli studi specifici sulla financial literacy, la motivazione o l’interesse personale sono diffusamente considerati un fattore critico per l’alfabetizzazione finanziaria (Mandell e Klein 2007; Bongini et al. 2013). Al riguardo, Beal e Delpachitra (2003) hanno per esempio osservato che gli studenti universitari con maggiore interesse verso le materie finanziarie, a parità di altre condizioni, tendono a riportare un punteggio migliore nei test che misurano la financial literacy. 2 Ad esempio: illusione del controllo e/o miscalibration; confirmation bias; sottostima dei rischi; eccessiva attività di trading. Addirittura, Lalonde e Schmidt (2009) trovano che l’interesse personale verso le materie finanziarie sia il più significativo predittore di financial literacy nel loro campione. Se questo è vero, non possono non preoccupare le evidenze che sottolineano una generale modesta attenzione dei teenager verso il denaro e le tematiche di natura finanziaria (CentiQ 2008; Lührmann et al. 2012). Ma, soprattutto, ai fini del presente lavoro rileva in particolare evidenziare che alcune analisi suggeriscono l’esistenza di divari sistematici di passione verso le questioni finanziarie tra maschi e femmine. Goldsmith e Goldsmith (1997) sono tra i primi ad avere ipotizzato che i minori punteggi di literacy finanziaria diffusi tra le femmine siano proprio imputabili al loro minore interesse generale verso le materie e le tematiche a sfondo finanziario. Anche Chen e Volpe (2002) hanno riscontrato che le studentesse del college manifestano normalmente minore entusiamo rispetto ai colleghi maschi verso l’apprendimento dei temi di finanza personale. Cosa motiva tale apparente minore dedizione dell’universo femminile verso la finanza? Dalla disamina della letteratura sul tema pare possibile avanzare alcune prospettive esplicative del fenomeno in discorso. Una prima chiave di lettura dello scarto tra donne e uomini nell’interesse verso la finanza fa leva sulla presunta specificità di genere nell’atteggiamento nei confronti delle questioni finanziarie. L’ipotesi, suffragata da alcune ricerche, è che le donne siano più facilmente intimorite e stressate dalla complessità dei mercati, tendano più facilmente a perdere il controllo della propria situazione finanziaria e siano solite coltivare percezioni disfunzionali in merito al denaro, tanto da considerare non di rado la cura delle proprie finanze come un’attività stressante, ansiogena o noiosa (Australian Government and Financial Literacy Foundation 2008). Questi punti di vista producono ovvie implicazioni sul piano dei comportamenti, in quanto mal dispongono all’approfondimento della conoscenza dei temi economici e di certo non motivano l’impegno in tale campo. Una seconda prospettiva esplicativa plausibile ricollega il rilevato gap motivazionale al diverso orientamento valoriale tipico del genere femminile e, più precisamente, al minore materialismo che tipicamente connoterebbe le donne (Prince 1993). Il denaro “rosa” tende infatti normalmente a essere concepito come un puro mezzo, non di certo un fine né tanto meno un vettore autonomo di felicità e realizzazione personale. Al contrario, per gli uomini l’interesse verso l’educazione finanziaria avrebbe carattere strumentale. La loro maggiore dedizione al riguardo si spiegherebbe, in altre parole, alla luce del fatto che essa è considerata funzionale al maturare la capacità di acquisire e gestire il denaro, che a sua volta prelude all’acquisizione dello status, del potere e del successo economico che normalmente essi ricercano (Sabri et al. 2006). Infine, un’ultima possibile spiegazione dello scarto di dedizione rilevato in letteratura tra uomini e donne in merito alle questioni finanziarie è che tale situazione sia il portato della storica gerarchizzazione di alcune funzioni all’interno della famiglia (Hsu 2011; Fonseca et al. 2010). Sullo sfondo di tale chiave di lettura del fenomeno si collocano allora i luoghi comuni sulle (presunte minori) attitudini tecnico-scientifiche femminili e il perdurare di habitus riguardanti ambiti disciplinari o professionali ancora considerati appannaggio del sesso maschile, tra cui appunto la finanza. L’inferiore apertura all’apprendimento di questi argomenti da parte delle donne nascerebbe allora dalla riluttanza a andare contro corrente ed occuparsi di una materia (o entrare in una professione) tradizionalmente vissuta, nell’immaginario collettivo, come maschile. In conclusione, è infine di rilievo anche rimarcare che il minore appeal delle questioni finanziarie agli occhi delle donne non pare invece affatto imputabile a una mancata percezione dell’importanza dell’educazione finanziaria da parte loro. Alcune ricerche suggeriscono addirittura che sono proprio le studentesse (rispetto ai compagni maschi) a riconoscere con maggiore lucidità l’impatto cruciale giocato dalle skill finanziarie sul proprio futuro (Danes e Haberman 2007). Non mancano tuttavia evidenze contrarie (Chen e Volpe 2002; Wagland e Taylor 2009). 3. Obiettivi, campione e metodologia Muovendo dalle considerazioni dei paragrafi precedenti, lo studio si pone il principale obiettivo di analizzare le differenze di genere nell’alfabetizzazione finanziaria di un campione di studenti universitari, lungo la triplice dimensione delle conoscenze, degli atteggiamenti e dell’interesse. In particolare, sulla base della letteratura esaminata, si ritiene necessario testare sul campione di riferimento le seguenti ipotesi: H1) La variabile “genere” è una determinante del livello di educazione finanziaria di una data popolazione: l’obiettivo è comprendere se il “genere”, in qualità di variabile socio-demografica, può essere considerato uno dei fattori in grado di spiegare il livello di educazione finanziaria del campione considerato, peraltro in linea con quanto già emerso in altre analisi (OECD 2013a). H2) Le studentesse mostrano un livello di educazione finanziaria inferiore a quello dei colleghi maschi: il fine è testare sul campione di riferimento se effettivamente il livello di alfabetizzazione finanziaria risulta più basso per gli individui di sesso femminile, come emerso in altri studi (Chen e Volpe 1998; Beal e Delpachitra 2003; Bongini et al. 2013). H3) Le studentesse tendono ad essere più insicure in campo finanziario: lo scopo è verificare se, anche sul campione analizzato, le donne risultino meno self-confident in campo finanziario rispetto agli uomini così come suggerito in letteratura (Manton et al. 2006; Danes e Haberman 2007; Ansong 2011). H4) Le studentesse sono relativamente meno interessate alle materie finanziarie rispetto agli studenti maschi: con questa ultima ipotesi, ci si pone infine l’obiettivo di comprendere se gli individui di sesso femminile nutrano realmente inferiore passione verso le materie finanziarie rispetto ai colleghi maschi, evidenza piuttosto consolidata nella letteratura sul tema (Goldsmith e Goldsmith 1997; Chen e Volpe 2002). Il dataset esaminato è composto dalle informazioni raccolte attraverso la somministrazione di un questionario cartaceo a studenti frequentanti il triennio di distinte facoltà di un Ateneo del Nord Italia. Il campione finale oggetto di analisi si compone di oltre mille universitari (1.087), le cui principali caratteristiche sono riepilogate nella Tavola 1. In generale, i quesiti rivolti agli intervistati hanno inteso censire, da un lato, il loro profilo socio-demografico (età, genere, esperienze lavorative, titolo di istruzione secondaria, nazionalità, provenienza geografica, titolo di studio e professione dei genitori), dall’altro, hanno cercato di esplorare il loro livello di financial literacy, declinato lungo le diverse direttrici che animano il costrutto in discorso (OECD 2012b; Atkinson e Messy 2012). In particolare, la survey non si è limitata a considerare solo la dimensione delle conoscenze finanziarie di base degli studenti, ma ha esaminato e misurato anche i profili delle attitudini in campo finanziario e il profilo delle abilità non cognitive, in linea con la definizione di financial literacy accolta ai fini del presente lavoro (OECD, 2012b). L’indagine ha utilizzato una serie di domande riprese in buona misura da studi precedenti (Chen e Volpe 1998; Banca d’Italia 2010; Lusardi et al. 2010) per misurare la conoscenza e l’atteggiamento. La financial literacy è stata definita operativamente come somma dei punteggi ottenuti lungo le due dimensioni. Esemplificando, i quesiti tesi a monitorare il livello di conoscenze e comprensioni in campo finanziario hanno indagato il presidio da parte delle unità campionarie di concetti basilari tra cui l’inflazione e la diversificazione del rischio, il possesso di abilità di calcolo minimali e della capacità di orientarsi tra diverse soluzioni di investimento e finanziamento. Le domande in merito all’atteggiamento verso le questioni finanziarie hanno invece inteso testare alcune fondamentali sensibilità in merito all’importanza del risparmio o ai pericoli del sovra-indebitamento, così come valutare la propensione ad accantonare precauzionalmente una parte del proprio reddito per fronteggiare possibili imprevisti o la tendenza a pianificare le proprie spese tramite un budget individuale. La letteratura sul tema ha d’altra parte ampiamente evidenziato il rilievo assunto dall’atteggiamento sia come elemento costitutivo la financial literacy sia come determinante della financial capability, cioè come fattore influente sulle condotte in campo finanziario (Atkinson et al. 2007; ANZ 2011). Tavola 1 – Composizione del campione Caratteristiche Genere età Maschi 56,9% 19-22 912 83,9% 26-29 22 2,0% Femmine 23-25 NA regione di provenienza tipo di diploma 0,1% 6 0,6% 103 9,5% Nord 763 70,2% Sud 219 20,1% Economia 880 81,0% 98 10,0% Centro 44 61 4,0% 5,6% Lettere 109 1° 560 51,5% NA 2 0,2% 3° Ragioneria 525 370 9,0% 48,3% 34,0% Altri 711 65,4% 60-65 120 11,0% 71-75 134 12,3% 76-80 81-85 86-90 91-95 7 121 155 135 101 92 0,6% 11,1% 14,3% 12,4% 9,3% 8,5% 96-100 211 19,4% senza esperienza lav 357 32,8% NA 5 0,5% NA abitazione 1 2,2% NA Straniera 66-70 esperienza lavorativa 24 11,8% 90,0% NA voto di diploma 128 43,1% 978 Medicina anno di corso 618 Italiana NA facoltà % 469 30 o più nazionalità num. con esperienza lav in casa con i genitori fuori casa 18 725 673 414 1,7% 66,7% 0,619135 0,380865 Da un punto di vista metodologico, al fine di testare le differenti ipotesi, si è proceduto lungo diverse direttrici. Innanzitutto, occorre precisare che il livello di literacy finanziaria è descritto associando a ogni studente due indicatori sintetici, tratteggiati alla tavola 2, e costruiti attribuendo un punteggio a ogni risposta del test. Il primo indicatore (Conoscenze) sintetizza il livello di conoscenze su tematiche di carattere finanziario, il secondo (Atteggiamento) esprime l’atteggiamento tenuto in campo finanziario. Definiti i due indicatori, l’analisi si concretizza in quattro distinte fasi, ognuna rivolta a testare le quattro ipotesi poste alla base dello studio. Mentre per le prime due ipotesi sono impiegate metodologie quantitative di analisi, per le altre due si procede attraverso analisi maggiormente qualitative. Per verificare la prima ipotesi, relativa alla significatività della variabile “genere” come determinante del livello di educazione finanziaria, sono sviluppate due regressioni lineari multiple, una per ciascuno dei due indicatori sopradescritti (Conoscenze e Atteggiamento). Nelle regressioni, i due indicatori costituiscono le variabili dipendenti, mentre variabili demografiche quali genere, regione di provenienza dello studente e nazionalità rappresentano le variabili indipendenti. Al fine di proporre un modello la cui stima sia congrua, sono inserite anche altre variabili indipendenti, diverse da quelle demografiche, potenzialmente in grado di spiegare i livelli di educazione finanziaria del campione. In tal senso, partendo da un modello di regressione base relativo alle sole caratteristiche demografiche, sono state progressivamente inserite a gruppi le altre variabili indipendenti. Tutte le variabili sono descritte nella tavola 2. Per lo sviluppo delle due regressioni è stata utilizzata la procedura stepwise. Tavola 2 – Variabili dipendenti e indipendenti Variabili DIPENDENTI Variabile Abbreviazione Descrizione Conoscenze Conoscenze L’indicatore è costruito a partire da 15 domande: alle risposte corrette è attribuito 1 punto, mentre alle risposte errate sono attribuiti 0 punti. Atteggiamento L’indicatore è costruito a partire da 5 domande: alle risposte indicative di atteggiamento corretto e attento alle questioni finanziarie è attribuito 1 punto; alle risposte non corrette, ma comunque rivelatrici di un certo buon senso finanziario sono attribuiti 0,5 punti, mentre 0 punti totalizzano le risposte non corrette e indicative di scarsa consapevolezza sulle tematiche finanziarie. Atteggiamento Variabili INDIPENDENTI Variabile Abbreviazione Descrizione Variabili "demografiche" Genere 1=maschio 0=femmina Gen regione di provenienza dello studente Nord Centro nazionalità Naz Variabile dummy Nord 1=il diploma è stato conseguito in una regione del nord 0=il diploma è stato conseguito altrove Centro 1=il diploma è stato conseguito in una regione del centro 0=il diploma è stato conseguito altrove 1=italiana 0=non italiana Variabili "background familiare" presenza di indebitamento in famiglia Famfin presenza di attività di investimento in famiglia Faminv frequenza con cui si ricevono in famiglia informazioni su denaro, economia e finanza Faminfo 1=in casa sono stati rimborsati finanziamenti negli ultimi due anni 0=in casa non sono stati rimborsati finanziamenti negli ultimi due anni 1=in casa sono stati effettuati investimenti o disinvestimenti negli ultimi 2 anni 0=in casa non sono effettuati investimenti o disinvestimenti negli ultimi 2 anni 4=spesso 3=qualche volta 2=raramente 1=mai 2=laurea 1=al massimo diploma scuola superiore 0=al massimo licenza scuola media inferiore 2=laurea 1=al massimo diploma scuola superiore 0=al massimo licenza scuola media inferiore titolo di studio del padre Titpadre titolo di studio della madre Titmadre professione del padre Profpadre 1=professione associabile a maggior cultura finanziaria 0=altre professioni professione della madre Profmadre 1=professione associabile a maggior cultura finanziaria 0=altre professioni Variabili "Educazione" titolo di diploma conseguito Titdiplo voto di diploma Votodiplo anno di corso Anno percorso universitario Facoltà anni di esperienza lavorativa Lav condizione abitativa Abit titolarità di conto corrente Cc utilizzo abituale di carta di credito Carta 1=diploma di ragioniere o equivalente 0=altro diploma 8=96-100 7=91-95 6=86-90 5=81-85 4=76-80 3=71-75 2=66-70 1=60-65 1=anni successivi al primo 0=primo anno 1=economia 0=lettere o medicina Variabili "Esperienza" 3=più di 4 anni 2=tra 2 e 4 anni 1=meno di 2 anni 0=mai lavorato 1=da solo o con compagni/amici/colleghi 0=nel nucleo familiare di origine 1=titolare di conto corrente 0=non titolare di conto corrente 1=utilizzatore di carta di credito 0=non utilizzatore di carta di credito Per testare la seconda ipotesi, sul livello di literacy finanziaria, sono presentate e commentate le statistiche descrittive relative ai punteggi dei due indicatori Conoscenze e Atteggiamento, evidenziando le differenze di genere riscontrate. Nello specifico, il campione di 1087 studenti è suddiviso in due sotto-campioni: il primo, campione Maschi, costituito da tutti gli individui di genere maschile e il secondo, campione Femmine, costituito da tutti gli individui di genere femminile. Per ogni sotto-campione sono calcolate le principali statistiche descrittive, nonché le distribuzioni per classi di punteggio. Per testare la terza e la quarta ipotesi, sono analizzate nel dettaglio alcune delle risposte al questionario. In particolare, al fine di verificare H3 sono state analizzate tutte le domande del test che presentano l’opzione “non so” (domande 1, 2, 4, 5, 8, 9, 10, 11, 13, 14, 15), al fine di comprendere se essa è stata esercitata più di frequente da parte degli individui di genere femminile, come riscontrato in altri studi sul tema (Manton et al. 2006; Ansong 2011; OECD 2013a). Sempre con riferimento alla verifica della terza ipotesi è poi singolarmente considerata e valutata la domanda 24 relativa all’autovalutazione sulla padronanza delle tematiche finanziarie, così da censire comparativamente anche per tale via eventuali disuguaglianze di genere circa il livello di self-confidence in materia finanziaria. Per la verifica di H4, invece, dapprima è considerata la variabile “genere” in relazione con quella “facoltà”, per capire se la presenza femminile sia più alta in indirizzi di tipo umanistico. Quindi, sono considerate singolarmente le risposte alle domande 25 e 27 giudicate indicative del livello di interesse verso le tematiche economico-finanziarie. 4. Principali risultati Sulla base delle analisi condotte sul campione di riferimento, in generale è possibile avvalorare tutte le quattro ipotesi poste alla base dello studio. Relativamente alla prima ipotesi (H1: la variabile “genere” è una determinante del livello di educazione finanziaria di una data popolazione), i risultati delle due regressioni lineari multiple sviluppate sul campione di riferimento confermano la significatività della variabile considerata. La variabile “genere” è l’unica variabile demografica che risulta significativa in entrambe le regressioni e in tutti i modelli stimati. Lo è nel modello base (solo variabili demografiche), ma resta significativa anche inserendo gli altri gruppi di variabili indipendenti, così come mostrato dalla tavola 3. Come si nota osservando i coefficienti riportati e i relativi livelli di significatività, la riuscita nei test di literacy finanziaria (e dunque il livello soggettivo di educazione finanziaria) risulta in realtà influenzata da una serie complessa di fattori, tra cui il genere, l’istruzione (col peso maggiore giocato dall’eventuale formazione di tipo economico-finanziario) e il background familiare, ancorché con un’incidenza diversa a seconda degli indicatori elementari di financial literacy di volta in volta considerati (Conoscenze o Atteggiamento). Tale evidenza è sostanzialmente coerente con quanto emerso anche in altri studi (Baglioni et al. 2014). Tavola 3 – Regressioni Gruppo di variabili inserito nel modello Variabili indipendenti Costante Gen Nord Faminv Titpadre Famfin Facoltà Anno Votodiplo Variabile dipendente – Conoscenze I Demografiche Coeff 8,481 1,013 0,874 II Demografiche Background familiare P-value 0,000 0,000 0,000 R 2 R corr 0,061 0,060 2 Gruppo di variabili inserito nel modello Variabili indipendenti Coeff 8,144 1,003 0,677 0,966 -0,283 0,356 P-value 0,000 0,000 0,000 0,000 0,006 0,013 III Demografiche Background familiare Educazione Coeff 5,164 1,011 0,706 0,601 P-value 0,000 0,000 0,000 0,000 0,276 1,725 0,852 0,241 0,037 0,000 0,000 0,000 0,112 0,108 0,256 0,250 Variabile dipendente – Atteggiamento I Demografiche II Demografiche Background familiare III Demografiche Background familiare Educazione IV Demografiche Background familiare Educazione Esperienza Coeff 5,588 1,042 0,647 0,629 -0,200 P-value 0,000 0,000 0,000 0,000 0,033 1,684 0,874 0,233 0,000 0,000 0,000 0,257 0,252 IV Demografiche Background familiare Educazione Esperienza Coeff 3,855 0,143 Costante Gen Faminfo Faminv Profpadre Titolomadre Facoltà Votodiploma Lavoro R 2 R corr P-value 0,000 0,006 Coeff 3,524 0,156 0,134 0,199 -0,146 -0,106 P-value 0,000 0,002 0,000 0,000 0,005 0,006 0,008 0,007 2 Coeff 3,070 0,150 0,125 0,157 -0,148 -0,075 0,355 0,040 0,067 0,062 P-value 0,000 0,003 0,000 0,003 0,004 0,049 0,000 0,000 Coeff 2,887 0,136 0,121 0,155 -0,130 P-value 0,000 0,007 0,000 0,003 0,011 0,341 0,043 0,118 0,000 0,000 0,000 0,100 0,094 0,112 0,105 Dall’analisi del campione, anche la seconda ipotesi (H2: le studentesse mostrano un livello di educazione finanziaria inferiore a quello dei colleghi maschi) è verificata. I risultati della verifica empirica condotta sono in linea con le numerose precedenti indagini che hanno messo in luce come, ad oggi, a parità di titolo di studio e di altre caratteristiche osservabili, le femmine conoscono meno l’economia e la finanza rispetto ai maschi (Fonseca et al. 2010; Bongini et al. 2013). Più in dettaglio, i risultati proposti nelle tavole 4 e 5 mostrano che le studentesse hanno maggiori probabilità di avere una bassa alfabetizzazione finanziaria sia lungo la direttrice della conoscenza sia lungo quella dell’atteggiamento. In altre parole, non solo sembrano avere un minore bagaglio culturale in campo economico-finanziario, ma evidenziano anche inferiori capacità di pensiero critico nell’approcciare le situazioni a sfondo finanziario. Premesso che, in linea generale, il livello di financial literacy dell’intero campione analizzato non pare particolarmente consistente, preoccupa il fatto di registrare significative differenze di genere a discapito delle femmine. Questo significa, infatti, rilevare indirettamente l’esistenza di un considerevole deficit di cultura finanziaria a loro svantaggio, con tutto ciò che ne consegue, posto che siamo di fronte a una fondamentale risorsa emancipativa. Tavola 4 – Statistiche descrittive dei punteggi di educazione finanziaria Campione Maschi Conoscenze Range 0-15 Massimo Minimo Media Mediana Moda media/massimo dev. Std Atteggiamento Range 0-5 15 Massimo 10*** Mediana 65,9% media/massimo 0 9,88*** 11 2,54 Minimo Media Moda dev. Std Conoscenze +Atteggiamento Range 0-20 5 Massimo 20 4*** Mediana 80,0% media/massimo 0,5 4,00*** 4,5 0,85 Minimo Media Moda dev. Std 3 13,88*** 14,5*** 14,5 69,4% 2,87 Campione Femmine Conoscenze range 0-15 massimo minimo Range 0-5 15 Massimo 9*** Mediana 1 media 9,04*** moda 11 mediana Atteggiamento Minimo Conoscenze +Atteggiamento Range 0-20 5 Massimo 20 4*** Mediana 0 Media 3,84*** Moda 4 Minimo 3 Media 12,88*** Moda 13 13*** media/massimo 60,2% media/massimo 76,9% media/massimo 64,4% dev. Std 2,50 dev. Std 0,81 dev. Std 2,85 *** Medie e mediane sono statisticamente significative (effettuato t-test per la verifica di uguaglianza delle medie e test di tipo non parametrico (Wilcoxon-Mann-Witney Test) per la verifica di uguaglianza delle mediane). Tavola 5 – Distribuzione degli studenti per classi di punteggio Campione Maschi Classe di punteggio (punteggio ottenuto/punteggio massimo) < 50% 50% - 70% > 70% Campione Femmine Classe di punteggio (punteggio ottenuto/punteggio massimo) < 50% 50% - 70% > 70% Conoscenze Atteggiamento 62 13,2% 46 122 26,0% 324 285 469 60,8% 100,0% Conoscenze 153 374 91 618 24,8% 60,5% 14,7% 100,0% 9,8% 179 377 618 37 7,9% 99 21,1% 276 58,8% 469 100,0% 469 100,0% 69,1% Atteggiamento 62 Conoscenze+Atteggiamento 10,0% 29,0% 61,0% 100,0% 156 33,3% Conoscenze+Atteggiamento 85 398 135 618 13,8% 64,4% 21,8% 100,0% L’analisi è stata in grado di confermare anche la terza ipotesi (H3: le studentesse tendono ad essere più insicure in campo finanziario). Tale risultato si evince dalla maggiore frequenza con cui rispondono “non so” alle domande tese a testare il loro livello di conoscenze tecniche e dal modo esplicito in cui rispondono alla domanda n. 24, volta a censire il livello autopercepito di padronanza delle tematiche finanziarie. Con riferimento al primo punto, in linea con quanto evidenziato da alcune altre ricerche (OECD 2013a), le femmine del campione si sono dimostrate ampiamente più propense a scegliere l’opzione “non so”, dando evidenza di preferire non rispondere laddove ritengano di non presidiare accuratamente un dato tema. Quale che sia la domanda considerata, la percentuale di studentesse che sceglie l’opzione “non so” risulta sistematicamente e ampiamente superiore rispetto a quella dei maschi; le punte massime si registrano peraltro proprio in corrispondenza dei quesiti a sfondo più squisitamente “quantitativo”, in linea con quanto emerso anche in precedenti studi (Manton et al. 2006). Alla luce di tale evidenza, non si può escludere che la superiorità maschile generalmente riscontrata nelle analisi risenta almeno in parte della loro maggiore spregiudicatezza a rispondere, più che riflettere necessariamente una loro maggiore effettiva preparazione. Con riferimento al secondo punto, è poi di particolare interesse il dato sull’autopercezione di sé, che vede le studentesse assegnare alla propria padronanza dei temi finanziari un voto medio pari a 3,23 (su un massimo di 7) contro il punteggio medio di 3,86 che gli studenti maschi si autoattribuiscono. Se questo è vero, non può sorprendere l’inferiorità femminile normalmente rilevata nei test di literacy finanziaria posto che “il pensiero crea la forma”. E’ in altre parole possibile che i punti di vista e le aspettative in merito alla bassa qualità delle proprie prestazioni influiscano negativamente – in modo quasi profetico - sui risultati conseguibili nello svolgimento di un compito (Niederle e Vesterlund 2007). Tavola 6 – % di risposte “non so” alle domande sul livello di conoscenze, suddivise per genere Domande sul livello di conoscenze Maschi 2 12,2% 5 5,1% 1 % di risposte “non so” 6,4% 4 14,6% 19,9% 10,0% 8 Femmine 14,4% 5,5% 7,9% 21,4% 10 6,6% 11,7% 13 6,0% 12,5% 3,0% 2,3% 9 7,7% 11 9,2% 2,6% 14 4,4% 14,5% 15 22,8% Tavola 7 – Domanda n. 24 Usando una scala da 1 a 7, dove 1 significa molto basso e 7 molto alto, come giudicheresti il tuo livello di padronanza delle tematiche finanziarie? Livello di padronanza delle tematiche finanziarie num. 2 60 12,8% 4 140 29,9% 6 33 1 3 5 7 NA 16 96 114 7 3 % 3,4% Maschi num. Range 1-7 20,5% Massimo 7 180 24,3% Mediana 4*** 7,0% 1,5% 0,6% Minimo 1 Media 3,86*** Moda 4 73 % Range 1-7 29,1% Massimo 7 73 11,8% Mediana 8 1,3% 101 160 17 6 11,8% Femmine 16,3% 25,9% 2,8% Minimo 1 Media 3,23*** Moda 3 3*** 1,0% 469 100,0% 618 100,0% *** Medie e mediane sono statisticamente significative (effettuato t-test per la verifica di uguaglianza delle medie e test di tipo non parametrico (Wilcoxon-Mann-Witney Test) per la verifica di uguaglianza delle mediane). Infine, sempre con riferimento al campione analizzato, conferme arrivano anche per la quarta ipotesi (H4: le studentesse sono relativamente meno interessate alle materie finanziarie rispetto agli studenti maschi). Il primo riscontro arriva indirettamente dalla maggior presenza femminile nelle Facoltà di indirizzo umanistico (Lettere). Tale evidenza sembra indirettamente validare l’idea del persistere di differenze di genere nella scelta dei percorsi universitari e del residuo influsso ad oggi esercitato dalle visioni stereotipiche dei ruoli di genere sulle scelte dei giovani (Leccardi 2007). Persistono del resto fenomeni di segregazione di genere in ambito scolastico e lavorativo, che sottendono appunto il perdurare di modelli culturali tradizionali che ancora distinguono fra una propensione femminile alla cura e alle materie umanistiche e una preferenza maschile verso le discipline (e, un domani, verso le professioni) dell’area tecnico-scientifica (Chen e Volpe 2002). Non a caso, nell’area OCSE ancora oggi sono donne i due terzi dei laureati nelle scienze umane, nelle discipline artistiche, nelle scienze dell’educazione, nella salute e nel settore del welfare. Al contrario, esse latitano nelle discipline accademiche quali matematica e informatica e, ancora di più, in ingegneria, nell’industria manifatturiera, nel settore dell’edilizia. Tavola 8 – Analisi variabili “genere” e “facoltà” Facoltà num. Economia Maschi 408 Lettere 18 Medicina 43 Totale 469 % num. 16,5% 91 46,4% 43,9% 472 55 618 Femmine % 53,6% 83,5% 56,1% Totale 880 109 98 1087 Dall’analisi delle risposte alle domande 25 e 27 del questionario derivano ulteriori conferme del divario di genere nell’interesse verso le questioni finanziarie. Come anticipato nel paragrafo precedente, nel quesito n. 25 si assume l’attitudine a tenersi informati in ambito economico-finanziario come proxy di interesse verso tali questioni. Come anticipato, cercare di censire la motivazione o la passione verso uno specifico campo disciplinare è rilevante perché essa consente di prevedere le performance in quell’ambito (Renninger et al. 1992; Bongini et al. 2013). Ciò premesso, è coerente con la già rilevata notoria superiorità maschile in fatto di literacy finanziaria il constatare che, in generale, i ragazzi si informano su argomenti di stampo economico-finanziario con maggiore frequenza delle colleghe femmine. Dalla domanda 27 emergono tuttavia ulteriori spunti interessanti, che completano meglio il quadro di insieme. Innanzitutto, rileva osservare che sono proprio le studentesse a dischiararsi relativamente più disponibili a ricevere formazione in tema di finanza personale e familiare. L’analisi suggerisce dunque che una buona parte delle ragazze non è particolarmente brava nel tenersi informata autonomamente, ma è comunque tutt’altro che demotivata all’apprendimento delle tematiche in discorso, dichiarandosi al contrario bendisposta a partecipare a eventuali progetti educativi. E’ inoltre importante rimarcare che solo una porzione minima del campione (meno del 10% degli intervistati) si dichiara potenzialmente disinteressato a seguire programmi di financial education. Per quanto tale evidenza possa scontare plausibili distorsioni nelle risposte legate a un fattore di desiderabilità sociale, essa sembrerebbe suggerire una buona consapevolezza nel campione circa il rilievo giocato dalla cultura finanziaria. Questo è in linea con le ricerche che hanno messo in luce la diffusa percezione giovanile che si tratti di un tool fondamentale per orientarsi verso i migliori investimenti (anche assicurativi), per mantenere sane abitudini di spesa e contrastare gli effetti negativi degli shock (Pillai et al. 2010). E’ inoltre di particolare rilievo il fatto che dall’analisi svolta emerga che sono proprio le studentesse a dichiararsi maggiormente bendisposte all’idea di sottoporsi a programmi formativi ad hoc, complice probabilmente la loro corretta percezione dell’importanza di alfabetizzarsi in tale ambito e una quanto meno vaga consapevolezza dei costi dell’ignoranza finanziaria. Tale disponibilità di massima è un dato prospetticamente confortante se messo in relazione con l’evidenza che i miglioramenti più intensi in molti progetti di educazione finanziaria tendono a registrarsi proprio tra i segmenti inizialmente più deboli della popolazione (Becchetti et al. 2011). Tavola 9 – Domanda n. 25 Con quale frequenza ti informi su argomenti economico-finanziari? A tutti i giorni Risposta Maschi Femmine 15,5% 8,5% B più volte la settimana 33,0% D più raramente 29,2% C E una volta alla settimana Mai 23,7% NA 2,8% 17,5% 48,7% 5,5% 14,9% 100,0% 100,0% 0,0% 0,6% Tavola 10 – Domanda n. 27 Saresti interessato/a a ricevere formazione sulla finanza personale e familiare? A Sì B sì, se avessi tempo D No C Risposta Maschi Femmine 26,9% 23,8% 49,0% sì, ma al termine degli studi universitari NA 14,7% 9,4% 0,0% 100,0% 54,9% 14,4% 6,6% 0,3% 100,0% 5. Conclusioni Il presente lavoro ha analizzato un campione di oltre mille studenti universitari iscritti al triennio di distinte facoltà di un Ateneo del Nord Italia con l’obiettivo di testare l’eventuale esistenza del gender gap lungo la direttrice delle conoscenze, dell’atteggiamento e dell’interesse verso le materie finanziarie. La ricerca ha evidenziato che il livello di cultura finanziaria, nel complesso relativamente modesto nell’intero campione preso in esame, risulta prevalentemente influenzato dalle caratteristiche individuali, dal background familiare, dall’istruzione ricevuta. Tra le variabili socio-demografiche, il genere è una delle caratteristiche ascrittive più influenti. Tale risultato è in linea con quella parte della letteratura che ha ampiamente evidenziato l’esistenza di una stretta relazione fra genere e cultura finanziaria. Per entrambi gli indicatori elementari di financial literacy considerati - Conoscenze ed Atteggiamento – nell’analisi si è riscontrato dunque un significativo effetto di genere. Il livello di conoscenza e di saggezza in campo finanziario è risultato infatti sistematicamente minore per la componente femminile del campione. Non solo le studentesse “competenti” e “sagge” in campo finanziario sono meno numerose dei ragazzi, ma, a parità altre condizioni, “essere femmine anziché maschi costituisce un ‘attributo negativo’ (De Luigi e Stantangelo 2009). Le studentesse del campione si sono mostrate anche mediamente più insicure in merito alle proprie abilità e conoscenze in campo finanziario rispetto ai colleghi maschi, tanto forse da provocare inconsapevolmente esse stesse fenomeni di conferma delle proprie aspettative di inadeguatezza. Infatti, esse hanno optato per rispondere “non so” ad alcune domande somministrate nel questionario con una frequenza sistematicamente maggiore rispetto ai colleghi uomini, espondendosi così fatalmente a peggiori risultati. Inoltre, nel censire il loro livello autopercepito di padronanza delle tematiche finanziarie esse si sono date un voto mediamente inferiore a quello dei colleghi maschi. Le studentesse, dunque, non solo sono più impreparate in campo finanziario, ma anche si auto-percepiscono come tali, dimostrando quanto meno una certa lucidità in merito alla propria situazione. Infine, nello studio si sono rilevate alcune differenze di genere significative anche in merito all’interesse nei confronti delle questioni finanziarie. In media, le femmine sono apparse relativamente meno attratte dalle materie finanziarie rispetto agli studenti maschi. In sostanza, nella nostra indagine è emerso che gli studenti maschi dichiarano una maggiore propensione a tenersi aggiornati sui temi legati alla finanza e questo aspetto è stato assunto come proxy del loro grado di passione personale verso tali argomenti. Al contrario, le ragazze sono apparse relativamente più lontane dalle tematiche a sfondo finanziario, interessandosene con minore frequenza. Peraltro, il minore livello di appeal esercitato dalle materie finanziarie nei confronti delle studentesse del campione è stato desunto indirettamente anche dalle loro scelte prevalenti in merito ai percorsi accademici frequentati. Al riguardo, sebbene un numero crescente di ragazze si orientino oggi verso facoltà non tradizionali da un punto di vista di genere, traspare ancora una certa preferenza verso ambiti accademici percepiti come relativamente più congrui al genere femminile e alle aspettative sociali (Correll 2001). E’ emblematico al riguardo il caso di Lettere, dove le femmine continuano ad essere sensibilmente sovrarappresentate. Tuttavia, l’analisi ha anche mostrato che le femmine del campione sono comunque interessate a ricevere formazione sulla finanza personale e familiare e, addirittura, lo sono comparativamente di più dei colleghi maschi. Questi, come già segnalato, esibiscono del resto maggiore sicurezza di sé e questo li porta presumibilmente anche ad essere meno disponibili a ricevere ulteriore formazione. L’apertura delle studentesse verso i progetti di financial education è un dato rilevante, perché riflette la corretta percezione di importanza dei temi di finanza da parte loro e la consapevolezza di dovere tempestivamente colmare il deficit conoscitivo in un ambito del sapere così strategico per la qualità della vita. I limiti principali del lavoro sono rappresentati dalla distribuzione geografica del campione esaminato e, soprattutto, dalla mancanza di neutralità del test di financial literacy somministrato, che è essenzialmente basato su quesiti con formato multiple choice. I risultati della nostra indagine risultano dunque limitatamente generalizzabili e possono risultare in qualche misura falsati dalle caratteristiche di formato e di struttura del test stesso, posto che in letteratura è diffusa l’idea che i maschi riescano meglio delle femmine nei test a risposta multipla (Gipps e Murphy 1994). L’analisi, attraverso i suoi risultati, rappresenta comunque un primo passo per arricchire l’ancora scarna letteratura nazionale su un tema importante e di crescente rilievo come quello del gender gap nel campo della financial literacy. Le conclusioni della verifica empirica suggeriscono di incentivare i programmi di educazione finanziaria specificamente rivolti al target femminile, per quanto sia chiaro che concentrarsi su una sola “fonte di disuguaglianza” rischi di dissimulare la reale complessità del fenomeno (Tinklin et al. 2003). Indagini future dovrebbero indirizzarsi a meglio approfondire il ruolo della personalità e dei fattori non cognitivi – tra cui la motivazione, l’impegno, il senso di auto-efficacia – nel determinare e predire i livelli di cultura finanziaria (Bongini et al. 2013). Per quanto il test somministrato nell’analisi abbia cercato di censire alcuni di questi aspetti insieme con le conoscenze finanziarie di base, si ritiene che la metodica del focus group possa rivelarsi un prezioso strumento complementare per sondare tali profili e penetrare con maggiore efficacia il bagaglio di atteggiamenti, valori, percezioni, rappresentazioni collettive, emozioni di un dato target attorno al tema della finanza. Oltre a bypassare i problemi di “faziosità” dei classici test di financial literacy, le informazioni frutto dei focus group potrebbero fornire una preziosa visione dall’interno del tema oggetto d’analisi e dunque ben completare il quadro di insieme già disponibile, generando una percezione più accurata del fenomeno indagato nonché nuovi stimoli progettuali capaci di meglio orientare le future ricerche. Bibliografia Ahsan M. H. (2013), Financial literacy research on undergraduate students in Malaysia: current literature and research opportunities, International Journal of Education and Research Vol. 1, N. 11, November. Alessie R., Bucher-Koenen T., Lusardi A., van Rooij M. (2013), Gender, confidence and financial literacy, NeuroPsychoEconomics Conference Proceedings. Almlun M., Duckworth A. L., Heckman J., Kautz T. (2011), Personality psychology and economics, Institute for the Study of Labor discussion paper No. 5500, http://ftp.iza.org/dp5500.pdf Ansong A. 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