Evoluzione morfologica del tratto costiero tra Porto Ligno e Torre
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Evoluzione morfologica del tratto costiero tra Porto Ligno e Torre
Osservatorio di Chimica, Fisica e Geologia Ambientali Dipartimento di Scienza dei Materiali - Università degli Studi di Lecce - Evoluzione morfologica del tratto costiero tra Porto Ligno e Torre dell’Orso e salvaguardia della Grotta della Poesia (Melendugno – LE) Responsabile programma di ricerca: Prof.ssa Maria Teresa Carrozzo Indice • • • • • Relazione di sintesi Caratterizzazione geofisica dell’area antistante la Grotta della Poesia e valutazione del pericolo di crollo Rilevo geomorfologico quantitativo Geologia dell’area Caratterizzazione geostrutturale e definizione di un modello preliminare di stabilità statica della Grotta piccola della Poesia Finanziamento: Consorzio Universitario Interprovinciale Salentino 2003 Osservatorio di Chimica, Fisica e Geologia Ambientali Dipartimento di Scienza dei Materiali - Università degli Studi di Lecce - Evoluzione morfologica del tratto costiero tra Porto Ligno e Torre dell’Orso e salvaguardia della Grotta della Poesia (Melendugno – LE) Responsabile Prof.ssa Maria Teresa Carrozzo Relazione di sintesi Prof.ssa Maria Teresa Carrozzo Prof. Antonio Federico Finanziamento: Consorzio Universitario Interprovinciale Salentino 2003 0 INDICE Premessa .........................................................................................................pag. 3 Inquadramento Geologico e Geomorfologico ....................................................... 4 Sistemi Carsici Ipogei ............................................................................................ 7 Fratturazione dell’ammasso roccioso e caratteristiche meccaniche della roccia .........................................................................................................… 9 Valutazione quantitativa mediante metodi geofisici dello stato di fratturazione della roccia: a) falesia adiacente la Grotta della Poesia ......................................................… 11 b) tetto della Grotta della Poesia .................................................................... 14 Instabilità della falesia e della Grotta della Poesia............................................... 17 Conclusioni ........................................................................................................ 18 Bibliografia ......................................................................................................... 19 1 PREMESSA Il tratto di costa compreso tra Porto Ligno e Torre dell’Orso è notoriamente una zona di notevole interesse culturale ed ambientale. Le insenature costiere costituirono approdi privilegiati per i contatti con l’opposta sponda adriatica e con il mondo Egeo forse già dalla Preistoria e l’intero territorio conserva le tracce della presenza umana più antica. Al centro della zona sorge il promontorio di Roca Vecchia, area archeologica con vestigia dall’età del Bronzo al Medio Evo, da decenni oggetto di indagini condotte dall’Università di Lecce sotto la direzione del prof. Cosimo Pagliara. La frequentazione culturale del sito testimonia una realtà fatta di scambi, ma anche di scontri violenti e distruzioni. Poco più a sud del promontorio si apre una delle numerose grotte dell’area, quella della Poesia, un autentico santuario ipogeo con migliaia di segni, simboli, iscrizioni votive in messapico ed in latino, databili fra il II millennio a. C. e l’età romana repubblicana (Pagliara, 1987). La costa tra Porto Ligno e Torre dell’Orso possiede inoltre caratteristiche paesaggistiche di particolare valore su cui insiste, minacciosamente, una elevata pressione antropica. Tra i pregi ambientali la diffusione e le caratteristiche dei sistemi di cavità naturali conferiscono alla zona particolare importanza anche per lo studio dei fenomeni carsici. L’insieme delle caratteristiche culturali ed ambientali della costa tra Porto Ligno e Torre dell’Orso richiedono una oculata gestione territoriale e conservazione dei beni paesaggistico - culturali specialmente in considerazione dell’attuale fase di evoluzione geologica che sovente si manifesta, anche a scala temporale della vita umana, con ripetuti dissesti della falesia e delle grotte e generali vistosi arretramenti della costa. La frequenza e l’entità dei fenomeni di instabilità lungo la costa e nella Grotta della Poesia hanno indotto le locali autorità a realizzare opere di difesa dall’erosione costiera, del tipo barriere frangiflutti di dubbia efficacia ed impatto negativo almeno dal punto di vista paesaggistico. Si poneva pertanto l’esigenza di indagini volte a definire l’evoluzione morfologica del tratto costiero tra Porto Ligno e Torre dell’Orso anche al fine della salvaguardia della Grotta della Poesia. Da queste premesse ha preso le mosse il progetto per il “Monitoraggio statico del tratto costiero tra Porto Ligno e Torre dell’Orso e salvaguardia della Grotta della Poesia” affidato da Consorzio Universitario Interprovinciale Salentino all’Osservatorio di Fisica e di Chimica della Terra e dell’Ambiente, oggi Osservatorio di Chimica, Fisica e Geologia Ambientali dell’Università di Lecce. L’iniziativa dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Lecce aveva l’obiettivo di valutare la stabilità di Grotta della Poesia 2 alla luce del fenomeno di dissoluzione carsica e della sua possibile evoluzione nel tempo in vista di un eventuale intervento di risanamento e di consolidazione del sito. I risultati dello studio sono sinteticamente esposti nella presente relazione generale cui sono allegate n° 4 relazioni relative alle attività dei singoli gruppi di studio che illustrano in maniera analitica le indagini svolte. INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO Il tratto costiero tra Porto Ligno e Torre dell’Orso è caratterizzato da una falesia con profilo generalmente semplice, rappresentato da una superficie subverticale regolare (57% del litorale). In alcuni tratti (corrispondenti a circa il 30% del litorale), la falesia mostra profilo complesso, caratterizzato dalla presenza poco al di sopra del livello del mare di una piattaforma suborizzontale. Nella rimanente parte (13%) del litorale la originaria morfologia è stata profondamente alterata dall'uomo con l'apertura di cave e la realizzazione di terrapieni. L'altezza della falesia varia da valori minimi dell’ordine di 1 m, nei tratti a profilo complesso, a valori massimi di circa 17 m; l'altezza media è di circa 9 m. Risultano molto estesi i tratti costieri con falesia alta da 5 a 6 metri e, seppur in misura minore, quelli con falesie alte circa 14 m. L'altezza media della falesia aumenta gradualmente da NNW a SSE. I valori minimi si riscontrano nell'area di Roca Vecchia, mentre quelli massimi si raggiungono poco a Nord dell'insenatura di Torre dell'Orso. La falesia è molto frastagliata, con pronunciate insenature e tratti di costa orientati secondo direzioni coincidenti con quelle delle fratture tettoniche. Alla base della falesia si osserva un solco di battente costituito da un intaglio orizzontale alto 1-1,5 m e profondo da alcuni decimetri a circa un metro. Esso è estesamente colonizzato da alghe, molluschi, policheti e crostacei. Le pareti del solco di battente hanno struttura “alveolare” con vuoti subsferici e subcilindrici, in parte comunicanti. Tale struttura, interessa la roccia per alcuni decimetri, “sfumando” progressivamente verso la roccia intatta. La falesia delimita un tavolato costiero blandamente inclinato da sud verso nord, ossia dall’abitato di Torre dell’Orso, dove raggiunge circa 15 m sul livello del mare, a quello prospiciente Porto Ligno, ossia Roca Li Posti, con quote di circa 5 m. Verso l’entroterra il tavolato è delimitato dalla depressione de Li Tamari (Fig. 1), allungata in direzione NNO-SSE e con quote minime di 0,5 m sul livello del mare. 3 Figura 1: Carta geologica dell’area studiata. a) depositi continentali (sabbie, limi e argille); b) depositi calcarenitici e calcilutitici del Pliocene medio-superiore; c) sinclinale; d) anticlinale; e) giacitura di strato. Dal punto di vista idrologico, la depressione costituisce un bacino endoreico. Le differenze altimetriche del territorio rispecchiano lo stile tettonico del substrato geologico. In particolare, il bacino dei Tamari è impostato lungo una sinclinale interposta tra due anticlinali, la più occidentale delle quali coincide con l’abitato e la zona archeologica di Roca Vecchia. Le pieghe hanno assi orientati N 150-160° E e potrebbero essere dislocate da faglie con analoga orientazione. Gli strati affioranti lungo la falesia formano, in particolare, il fianco orientale di una piega anticlinalica e sono inclinati di circa 5° verso ENE. Il paesaggio del tavolato costiero è tipicamente carsico. Le forme carsiche di maggior rilievo sono costituite da doline di crollo, due delle quali costituenti altrettanti accessi verticali al sistema della Grotta della Poesia (Fig. 2). 4 Figura 2: Ubicazione delle grotte e delle doline. I simboli delle unità litologiche sono i medesimi di Fig. 1. a) dolina; b) accesso a grotta costiera; c) barriere frangiflutti di recente costruzione. Altre doline di crollo sono state individuate in corrispondenza dell’insenatura di Porto Ligno, benché la vegetazione e le modificazioni antropiche ne mascherino in gran parte le evidenze. Molto diffuse sono altre forme carsiche di dimensioni più ridotte rispetto alle doline, quali vaschette e pozzetti di corrosione. Questi ultimi, generalmente di forma circolare o ellittica, possono spingersi sino ad alcuni metri di profondità e sono allineati secondo le linee di fratturazione tettonica, spesso in corrispondenza delle intersezioni di fratture appartenenti a differenti sistemi. Tali forme sono rivestite da concrezioni laminari carbonatiche molto tenaci e pertanto ben in evidenza sulla superficie topografica. Il substrato geologico è generalmente ricoperto da suoli e detriti e, nella depressone dei Tamari, da depositi sabbiosi, limosi e argillosi. Esso è privo delle coperture in prossimità del ciglio della falesia per una fascia irregolare ampia alcune decine di metri. Le rocce affioranti nell’area compresa tra Porto Ligno e Torre dell’Orso hanno composizione essenzialmente carbonatica e sono il prodotto della litificazione di sabbie (calcareniti) e fanghi (calcareniti fini e calcilutiti). Gli strati presentano strutture 5 sedimentarie, tra cui frequenti laminazioni, nonché fossili e tracce delle attività biologiche di questi ultimi (bioturbazioni). Tali rocce sono riconducibili alla Formazione di Uggiano del Pliocene medio-superiore. L’erodibilità degli strati è elevata: in particolare, gli strati più grossolani (calcareniti) appaiono più tenaci di quelli più fini (calcilutiti). Infatti, specie lungo i tratti di falesia più antichi e stabili, i primi sono in rilievo rispetto ai secondi, ad indicare la selettività dell’erosione. Gli strati hanno spessori compresi in genere tra 0.5 e 1.5 m . Strati con spessore maggiore di 2.5 m sono decisamente subordinati. Lo spessore degli strati aumenta gradualmente procedendo da NNW a SSE. Le diverse granulometrie delle calcareniti e delle calcilutiti determinano differenze di permeabilità tra gli strati: in particolare, le calcarenuti, essendo a granulometria piu’ grossolana, si lasciano attraversare in maniera diffusa dalle acque di infiltrazione e da quelle di falda, mentre le calcareniti fini e le calcilutiti, per le minori dimensioni dei loro grani e quindi dei loro pori, sono sensibilmente meno permeabili soprattutto quando sono prive di superfici di discontinuita’. Le differenze di permeabilità determinano, in seno alla falda superficiale, livelli idrici distribuiti su quote differenti. Varie sorgenti sono presenti sia lungo il versante occidentale dei Tamari che lungo la falesia ed in alcune grotte costiere. Nella Grotta della Poesia il deflusso di acqua dolce, un tempo sicuramente copioso come per altro attestato dalle evidenze geomorfologiche e dal nome stesso, si è, negli ultimi decenni, sostanzialmente annullato, probabilmente a causa dei forti emungimenti dalla falda e delle opere di bonifica idraulica nell’immediato entroterra.. SISTEMI CARSICI IPOGEI Alla diffusione di forme carsiche di superficie corrisponde, al di sotto della superficie topografica ed all’interno dell’ammasso roccioso, una cospicua presenza di forme carsiche ipogee. Tali forme sono costituite da singoli elementi (grotte, gallerie, cunicoli, ecc.) collegati tra loro a costituire sistemi carsici più o meno complessi. La Grotta della Poesia fa parte del più importante di questi sistemi. Esso ha uno sviluppo complessivo di 150 m, ed è costituito da tre sale principali collegate da sifoni, cunicoli e gallerie. Queste ultime sono alte sino a circa 10 m e in parte sommerse dall’acqua marina. 6 Il sistema della Grotta della Poesia risulta suddiviso nel Catasto Regionale delle Cavità Carsiche in Grotta della Poesia Grande e Grotta della Poesia Piccola, identificate rispettivamente dai numeri 127 e 128 (Fig. 3). Figura 3: Schema delle Grotte della Poesia ricavato in base ai rilievi di Forti et al. (1985) Alle due cavità, collegate da un sifone, corrispondono sulla superficie del tavolato le due ampie doline a sud del promontorio di Roca Vecchia (Fig. 2) e lungo la falesia le aperture di altrettante gallerie (Fig. 4). Figura 4: Esempio di fotointerpretazione eseguita su una delle riprese fotografiche. Sono riportate come linee: a) la distanza tra le due aste di taratura (blu); b) l'altezza della falesia ai due estremi del tratto elementare (blu); c) le superfici di strato (verde); d) fratture (giallo); come aree: e) area grotte (viola); area opere di difesa (celeste). 7 Le sale e le gallerie del sistema carsico hanno il fondo costituito da conoidi di detriti di crollo e sabbia. Lungo le pareti subverticali delle gallerie si osservano impronte di erosione di flussi idrici diretti verso mare (scallops). Il solco di battente colonizzato dalle comunità biologiche fotofile si osserva nei tratti più prossimi alla costa, mentre segni di abrasione sono presenti lungo la base sommersa e lungo le pareti delle gallerie. All’interno delle doline le condizioni di luce, temperatura ed umidità variano in funzione della quota e delle morfologie interne. L’irraggiamento diretto interessa quasi completamente la Poesia Grande e solo parzialmente la Poesia Piccola. Le pareti della dolina della Poesia Piccola sono colonizzate da vegetazione terrestre erbacea e arborea tra cui spicca la presenza di un esmplare di Ficus carica. Ampie porzioni delle pareti rocciose delle Grotte della Poesia a ridosso del battente d’acqua sono colonizzate da vegetazione marina. Lo sviluppo planimetrico del sistema Grotta della Poesia è marcatamente determinato dalle fratture tettoniche. Tra gli altri sistemi carsici presenti nella zona studiata spicca quello ubicato in corrispondenza dell’insenatura di Porto Ligno, costituito da un insieme di cunicoli e gallerie in collegamento con il mare e facenti capo a due doline allineate lungo la direzione SSE-NNO. Questo sistema, che un tempo doveva presentare uno sviluppo planimetrico paragonabile a quello della Grotta della Poesia, risulta attualmente in buona parte ostruito da materiali di riempimento. L'analisi delle riprese fotografiche evidenzia la presenza di un numero significativo di tratti caratterizzati da grotte costiere ampie pochi metri e con forma di “ripari sottoroccia”, alcune con apertura di grandi dimensioni. La distribuzione spaziale di questo parametro, mostra una maggiore frequenza delle grotte costiere nel tratto di litorale compreso tra il complesso archeologico di Roca e l'insenatura di Torre dell'Orso. FRATTURAZIONE DELL’AMMASSO ROCCIOSO E CARATTERISTICHE MECCANICHE DELLA ROCCIA Un primo insieme di discontinuità dell’ammasso roccioso è costituito dalle superfici di strato suborizzontali: lungo il tratto costiero tali superfici risultano inclinate (in genere di circa 5°) verso E-NE. 8 Nell’ambito degli strati, poi, sono presenti altri 4 sistemi di fratture subverticali con direzioni medie (da N verso E) 20°, 65°, 110° e 155° (Fig. 5). Figura 5: Ubicazione delle stazioni strutturali e relativi diagrammi equiareali dei sistemi di fratture. Tali fratture hanno spaziatura variabile da alcuni decimetri ad alcuni metri. Il rilievo geomorfologico fotointerpretativo ha evidenziato che la lunghezza delle fratture presenti in media su di un metro quadro di superficie di falesia varia da 0 a 0.5 metri. Il valore medio della densità di fratture si attesta su 0.39 m/m2. L'analisi della distribuzione spaziale della densità di fratture evidenzia una sostanziale uniformità del grado di fratturazione interrotta dalla presenza di alcuni brevi tratti di litorale particolarmente fratturati (densità di fratture maggiore di 0.65 m/m2). Le fratture tettoniche appaiono in gran parte rinsaldate da concrezioni calcitiche; altre, al contrario sono allargate dai fenomeni di dissoluzione carsica. Le fratture di quest’ultimo tipo risultano beanti con aperture le cui dimensioni vanno da alcuni millimetri sino ad alcuni metri nei casi di sviluppo completo di gallerie. Subordinate sono risultate essere le fratture beanti riempite parzialmente o totalmente, da detriti o suolo. Come già accennato, le fratture caratterizzano fortemente la morfologia del sito. Infatti sia la falesia che i sistemi carsici sono costituiti da tratti orientati in prevalenza secondo tali direzioni. Inoltre, le fratture tettoniche costituiscono le superfici preferenziali di distacco di numerose frane lungo la falesia. 9 Anche nell’ambito della Grotta sono evidenti 5 principali sistemi di discontinuità. Le fratture si presentano sia aperte che riempite da concrezioni e/o depositi residuali. Nel suo insieme l’ammasso roccioso dell’intorno della Grotta può considerarsi da moderatamente a fortemente fratturato, essendo caratterizzato da blocchi di dimensioni estremamente variabili. Tale variabilità è evidenziata sia dai valori delle spaziature delle principali famiglie di discontinuità (da un minimo di qualche cm ad un massimo di 25 m) che dalle misure di persistenza (da 2 a 70 m). Detti valori, in gran parte rilevati a vista, sono rappresentativi delle sole fratture riconoscibili all’interno della Grotta e dovrebbero essere oggetto di affinamento strumentale. Le misure di scabrezza e resistenza alla compressione sono state effettuate lungo tratti di parete della Grotta coincidenti con piani di discontinuità tettoniche. Con riferimento alla scabrezza, sono state indagate porzioni paretali totalmente prive di contenuto epigrafico e caratterizzate da superfici sia ondulate rugose e lisce che segmentate rugose e lisce: il valore medio di JRC, pari a 10.15, è rappresentativo della scabrezza delle principali discontinuità. Le misure di resistenza effettuate mediante l’uso dello sclerometro, hanno fornito valori di resistenza sui citati piani di discontinuità localmente assai elevati, a motivo della cementazione secondaria conseguente a precipitazioni di carbonati nelle porosità della roccia. Le misure di resistenza alla compressione effettuate in laboratorio hanno, d’altra parte, fornito valori relativamente bassi (<1.7 MPa), diagnostici di roccia di mediocre qualità. In relazione poi ai parametri di resistenza al taglio, prove di taglio diretto su campione di calcilutite hanno fornito risultati strettamente dipendenti dallo stato di saturazione del materiale: in particolare la coesione varia da 274 a 379 KPa mentre l’angolo di resistenza al taglio è compreso tra 26.5 e 38.6°. VALUTAZIONE QUANTITATIVA MEDIANTE METODI GEOFISICI DELLO STATO DI FRATTURAZIONE DELLA ROCCIA: a) falesia adiacente la Grotta della Poesia Le indagini tomografiche sismica, elettrica ed elettromagnetica impulsiva sono state eseguite prevalentemente sulla parte di falesia antistante la Grotta della Poesia (Fig. 11 della relazione geofisica). Le diverse metodologie hanno fornito dati ben correlati. Dallo studio delle onde dirette presenti nella sezione sismica (Fig. 6a) risulta che le velocità di propagazione delle onde P assumono valori compresi tra 600 e 800 m/s; i valori più alti si ritrovano nella parte ovest della figura (verso l’entroterra). La 10 tomografia elettrica (Fig. 6b) indica valori bassi di resistività in leggera risalita nella parte ovest: infatti le resistività nella parte est ed ovest assumono rispettivamente valori 4 - 15 Ω m e 30 - 50 Ω m. La elevata energia elettromagnetica riflessa che caratterizza alcune zone (Fig. 6c) é correlabile alla probabile presenza di un sistema di microfratture che divide l’area indagata in due parti, cosa del resto evidente anche dalle tomografie elettrica e sismica. Inoltre, utilizzando i valori stimati per la velocità Vp e le relazioni empiriche che legano tali valori alla qualita’ della roccia (Leucci, 2004), si sono ricavati i seguenti valori per i parametri di fratturazione: densità di frattura C: 0,26-0,35 m/m2; densità lineare di frattura Γ: 7,7 - 9,9 1/m; indice di discontinuità Id: 2,9-3,8; indice di qualità RDQ: <20%. Questi valori sono indice di bassa qualità per le calcareniti che costituiscono la falesia. In particolare, i valori di densità di frattura C rientrano nell’intervallo di variabilità (0,17-0,38 m/m2) osservato nella stessa area mediante le indagini geomorfologiche. 11 Figura 6: Profondità 1.28-2.07m - modello di distribuzione: a) velocità di propagazione dell’onda P; b) resistività; c) energia elettromagnetica riflessa. La linea tratteggiata indica il sistema di microfratture. b) tetto della Grotta della Poesia Sono state eseguite indagini tomografiche sismiche ed elettriche in un area estesa 30 x 12 m al tetto della Grotta della Poesia (Fig. 20 della relazione geofisica). 12 La tomografia elettrica (Fig. 7a) ha messo in evidenza aree a basso valore di resistività (< 25 Ω m) che sono state interpretate come possibili zone a fratturazione molto elevata ed in cui le fratture stesse sono riempite di materiale detritico imbevuto di acqua salata. La tomografia sismica a rifrazione ha fornito valori di velocità di propagazione delle onde P (Fig. 7b) comprese tra 700 e 900 m/s; tali valori confermano l’elevato grado di fratturazione della calcarenite: infatti, lo stesso parametro assume nella calcarenite intatta valori compresi nell’intervallo 1500 - 2000 m/s (Leucci, 2004). In relazione alle onde S, la medesima tomografia ne ha fornito valori di velocita’ compresi tra 220 e 600 m/s (Fig.7c). Il rapporto Vp/Vs assume valori compresi generalmente tra 1.5 e 3.2 e localmente tra 2.2 e 3.2 (Fig.7d), a denotare elevata fratturazione dell’ammasso roccioso.,essendo pari ad 1.4 il valore limite superiore di tale rapporto per rocce di buona qualita’ (Reynolds, 1998). In base ai valori di Vp/Vs si ottengono i seguenti valori per i parametri di frattura (Leucci,2004): densità di frattura C: 0,10-0,25 m/m2; densità lineare di frattura Γ: 2,71-6,64 1/m; indice di discontinuità Id: 1,09-2,65; indice di qualità RDQ: 67,37%-20,37%. Questi valori sono indice di bassa qualità delle calcareniti che costituiscono il tetto della Grotta. La Fig. 7 consente di confrontare i risultati ottenuti con le due metodologie. I diversi risultati ottenuti hanno correlazioni ragionevoli. In Fig. 7 si possono osservare, infatti, corrispondenze dirette tra: − La zona indicata con F in cui il rapporto Vp/Vs è relativamente alto (circa 2.5) e la resistività relativamente bassa (circa 15 ohm m): si tratta verosimilmente di zone molto fratturate le cui fratture sono riempite di detriti umidi; − Le zone indicate con E in cui il rapporto Vp/Vs è sempre alto (circa 2.8) a denotare zone ad alta fratturazione; la corrispondente zona nella mappa delle resistività appartiene ad un area più estesa la cui resistività (circa 50 ohm m), sempre bassa ma più alta di quella della zona F, denota una zona relativamente più asciutta. Un’ulteriore osservazione è da fare: nelle slices di tomografia elettrica relative a profondità maggiori, la zona F si allarga ed indica che il fenomeno osservato coinvolge 13 in profondita’ zone sempre piu’ estese. Invece il fenomeno della zona E sembra limitato alle sole profondità riportate in Fig. 7. Si conclude che la roccia che costituisce il tetto della grotta presenta numerose fratture non cementate. Esse suggeriscono evidenti potenziali instabilita’ della volta della Grotta del tipo crolli. e distacchi di blocchi rocciosi. 14 F F F E F E Fig. 7: Profondità 2.18 – 2.95m - modello di distribuzione a) resistività; b) velocità di propagazione dell’onda P; c) velocità di propagazione dell’onda S; d) rapporto Vp/Vs. 15 INSTABILITÀ DELLA FALESIA E DELLA GROTTA L’instabilità della falesia, dei sistemi carsici e della Grotta della Poesia in particolare, è stata ulteriormente messa in evidenza dalle indagini geologiche e geotecniche. Lungo la fascia costiera compresa tra Porto Ligno e Torre dell’Orso sono stati riconosciuti circa 50 eventi di crollo, 30 dei quali collocabili nell’intervallo di tempo tra il 1943 (anno delle prime foto aeree disponibili) ed il 2004. Un alto numero di eventi sembra essersi verificato tra il 1955 ed il 1972. Le discontinuità dell’ammasso roccioso sono determinanti in gran parte dei fenomeni di distacco di blocchi rocciosi dalla falesia ed all’interno degli ipogei. Altre frane, che hanno coinvolto strutture di età medioevale, danno conto di un significativo arretramento della linea di costa a partire almeno dal XV secolo. L'arretramento della falesia e l’ampliamento degli ipogei carsici avvengono generalmente per frane da crollo indotte da una efficace azione di scalzamento al piede da parte dell’erosione marina. Quest’ultima si esplica attraverso il moto ondoso, reazioni chimiche dissolutive di tipo carsico e fenomeni erosivi di origine biologica (“bioerosione”). Il moto ondoso agisce essenzialmente per effetto dell’abrasione per sfregamento di sabbie e ciottoli e della rimozione di frammenti già in parte isolati dall’ammasso roccioso. In merito alla dissoluzione carsica delle rocce, i mescolamenti dell’acqua marina con quelle dolci di falda e meteoriche (queste ultime sotto forma di precipitazioni dirette negli ipogei aperti, di acque di infiltrazione e di stillicidio) producono acque salmastre molto aggressive sul carbonato di calcio (ipercarsismo). L’azione erosiva degli organismi viventi sul substrato roccioso si esplica invece attraverso tre meccanismi: secrezioni di sostanze chimicamente aggressive, disgregazioni fisiche e processi causati dalla degradazione della materia organica. In particolare è la presenza di microorganismi epilitici ed endolitici che richiama l’attenzione di animali “brucatori” e “raspatori” quali molluschi ed echinodermi, oltre ad alcune specie di pesci, che aggrediscono il substrato, in cerca del nutrimento, asportando particelle di roccia. Infine, anche l’ossidazione della sostanza organica, producendo anidride carbonica e vari metaboliti, contribuisce ad aumentare l’aggressività delle soluzioni acquose nei confronti del carbonato di calcio. Per ciò che attiene alla instabilità della falesia e degli ipogei carsici, sono stati individuati tre principali meccanismi di dissesto: 16 - caduta di blocchi con distacco lungo superfici di frattura e di strato, seguita in genere da parziale ribaltamento; - rottura per flessione - collasso parziale o totale delle volte delle cavità. Con stretto riferimento alla stabilità della Grotta della Poesia Piccola, è stato applicato un modello speditivo di analisi lungo alcune sezioni verticali della Grotta medesima. I relativi risultati evidenziano, seppure nei limiti delle assunzioni adottate, condizioni di stabilità localmente prossime all’equilibrio limite o comunque precarie. CONCLUSIONI Il tratto di costa compreso tra Porto Ligno e Torre dell’Orso (Melendugno-Lecce) ha ben note caratteristiche di interesse culturale e paesaggistico. Di grande rilevanza sono infatti il promontorio di Roca Vecchia ed il sistema carsico ipogeo della Grotta della Poesia. Dal punto di vista geologico il tratto costiero in questione è caratterizzato dalla falesia che, anche a vista, si presenta molto fratturata e dalla presenza di numerosissime forme carsiche, causa di frequenti fenomeni di instabilità e di arretramento della linea di costa. Le considerazioni sopra riportate ed il desiderio di salvaguardare un patrimonio culturale e paesaggistico di così grande rilevanza sono alla base di questo studio. E’ innanzitutto da segnalare che la barriera frangiflutti realizzata all’imbocco del canale della Grotta della Poesia Piccola come contromisura all'azione del mare sulla stabilità della falesia, ha ridotto notevolmente il ricambio delle acque all’interno della cavità e determinato, di conseguenza, il repentino accumulo di detrito organico. Tale detrito potrà intensificare l’azione del carsismo biologico esaltandone gli aspetti speleogenetici, con effetti negativi sulla stabilità delle pareti dell’ipogeo. Opportuna è comunque una generale maggiore attenzione all’area della Grotta ed a quanto sia di origine antropico che naturalistico può negativamente influenzare le sue già precarie condizioni di stabilità: ad esempio è presente, nella parte alta dell’apertura della Grotta, un albero di fico; le sue radici, al crescere dell’albero stesso, svolgeranno viepiù azione di cuneo tra i blocchi lapidei aumentando la instabilità della Grotta: si consiglia quindi di far luogo al più presto al taglio dell’albero medesimo alla sua base. Le indagini geologiche, geomorfologiche, geotecniche e geofisiche integrate, tutte di tipo quantitativo, eseguite sulla falesia hanno indicato una situazione di stabilità 17 complessiva precaria, confermata peraltro dai numerosissimi fenomeni di crollo e ribaltamento verificatisi anche recentemente. Le stesse indagini integrate eseguite in corrispondenza della Grotta della Poesia indicano concordemente una generale situazione di rischio di frana che localmente assume carattere di maggiore gravità. A riprova di quanto detto si segnala che l’ultimo episodio di instabilità verificatosi nel dicembre 2003 ha avuto luogo proprio in corrispondenza di una delle zone a maggiore rischio indicata dalle indagini. In conclusione, il valore artistico – ambientale della Grotta e la complessità del problema richiedono un approfondimento delle indagini sulla stabilità anche al fine della conservazione della Grotta stessa nel medio - lungo termine. A tale riguardo, si suggerisce l’uso dell’algoritmo agli elementi distinti che, tuttavia, richiede un maggior dettaglio dei dati, acquisibile con idonea strumentazione di precisione. Bibliografia FORTI P., 1985, I risultati delle esplorazioni speleosubacquee condotte dall’U.S.B. in Puglia nell’anno 1973. Atti del 1° Convegno Regionale di Speleologia, Castellana Grotte, 87-98. LEUCCI G., (2004): I metodi elettromagnetico impulsivo, elettrico e sismico tomografico a rifrazione per lo studio di problematiche ambientali: sviluppi metodologici e applicazioni. Tesi di Dottorato di Ricerca in Geofisica per l’Ambiente ed il Territorio XV Ciclo; PAGLIARA C., 1987, La Grotta Poesia di Roca (Melendugno-Lecce). Note preliminari. Ann. Pisa, 17, p. 267-328. REYNOLDS, J.M., (1998): An Introduction to Applied and Environmental Geophysics. Published by John Wiley & Sons Ltd. Baffins Lane, Chichester, West Sussex PO19 1UD, England. 18 Osservatorio di Chimica, Fisica e Geologia Ambientali Dipartimento di Scienza dei Materiali - Università degli Studi di Lecce ______________________________________________________________________________ Evoluzione morfologica del tratto costiero tra Porto Ligno e Torre dell’Orso e salvaguardia della Grotta della Poesia (Melendugno – LE) Responsabile del programma di ricerca: Prof.ssa Maria Teresa Carrozzo Geologia dell’area a cura di: Dott. Marco Delle Rose Dott. Mario Parise Finanziamento: Consorzio Universitario Interprovinciale Salentino 2003 1 INDICE Introduzione .................................................................................................pag. 3 Stratigrafia e Tettonica ...................................................................................... 3 Discontinuità e Fratturazione dell’Ammasso Roccioso .................................... 4 Aspetti Geomorfologici ..................................................................................... 4 Idrogeologia ........................................................................................................ 6 Sistemi Carsici .................................................................................................... 8 Rilievo delle Discontinuità nella Grotta della Poesia Piccola ............................ 9 Instabilità della Falesia e della Grotta ................................................................ 9 Ricostruzione dell’Evoluzione Geologica ......................................................... 11 Conclusioni ........................................................................................................ 12 Ringraziamenti .................................................................................................. 13 Bibliografia ....................................................................................................... 13 2 INTRODUZIONE Il tratto di costa oggetto del presente studio è compreso tra l’insenatura di Porto Ligno, ubicata immediatamente a sud dell’abitato di Roca, e Torre dell’Orso. Esso è caratterizzato da una falesia soggetta a frequenti fenomeni di franamento in roccia, che interessano anche i numerosi ipogei carsici, di particolare interesse culturale e naturalistico, presenti lungo la costa. Un recente evento di crollo (dicembre 2003), ha vulnerato una parte della cavità denominata Grotta della Poesia Piccola, autentico santuario ipogeo con migliaia di segni, simboli ed epigrafi databili fra il II millennio a. C. e l’età romana repubblicana (PAGLIARA, 1987). I rischi connessi ai suddetti fenomeni di instabilità hanno indotto le locali Autorità a realizzare opere di difesa dall’erosione costiera, quali barriere frangiflutti di blocchi rocciosi elevate sino al ciglio della falesia, che comportano un indubbio impatto negativo dal punto di vista paesaggistico. Si poneva, pertanto, inderogabile l’esecuzione di indagini volte a definire l’evoluzione del tratto costiero anche al fine della salvaguardia della Grotta della Poesia. Da queste premesse ha preso avvio il progetto per il “Monitoraggio statico del tratto costiero tra Porto Ligno e Torre dell’Orso e salvaguardia della Grotta della Poesia” affidato dal Consorzio Universitario Salentino all’Osservatorio di Fisica e di Chimica della Terra e dell’Ambiente, oggi Osservatorio di Fisica, Chimica e Geologia Ambientale dell’Università di Lecce. L’iniziativa dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Lecce si è proposta di valutare la stabilità di Grotta della Poesia alla luce del fenomeno di dissoluzione carsica e della sua possibile evoluzione nel tempo in vista di un eventuale intervento di risanamento e di consolidazione del sito. La presente relazione geologica è stata redatta da Marco Delle Rose e Mario Parise, ricercatori presso la Sezione di Bari dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Le finalità delle attività di ricerca e del presente elaborato sono relative alla ricostruzione dell’evoluzione geologica; alla definizione della speleogenesi dei sistemi carsici ed al riconoscimento dei fenomeni geomorfologici in atto. I risultati delle ricerche di seguito esposte sono stati in parte già pubblicati e presentati a congressi nazionali ed internazionali. STRATIGRAFIA E TETTONICA I lineamenti geologici dell’area sono stati definiti analizzando, oltre al tratto di costa considerato, anche una zona di entroterra ampia alcuni chilometri e costituita da un tavolato, con quote topografiche massime di alcune decine di metri sul livello del mare, progressivamente digradanti verso Roca. La regolarità del tavolato è interrotta dall’ampia depressione de Li Tamari (fig. 1) che presenta quote minime di circa 1 m sul livello del mare. Le rocce affioranti nell’area hanno composizione essenzialmente carbonatica e sono il prodotto della litificazione di sabbie (calcareniti) e fanghi (calcareniti fini e calcilutiti) deposte in ambiente marino. Gli strati presentano strutture sedimentarie, tra cui frequenti laminazioni, nonché resti fossili di organismi marini e tracce di attività biologiche (bioturbazioni). Alcuni livelli presentano particolari concentrazioni di resti animali tanto da costituire dei veri e propri giacimenti fossiliferi (VAROLA, 1965; BONFIGLIO e DONADEO, 1982). Tali rocce sono correlabili con la Formazione di Uggiano (LARGAIOLLI et al., 1969) e sono attribuibili al Pliocene medio-superiore sulla base delle analisi biostratigrafiche di BOSSIO et al. (1985). Questi ultimi Autori analizzano e datano, in particolare, la serie affiorante a S dell’area oggetto della presente ricerca, in località S. Andrea. La serie è caratterizzata da strati con significative percentuali di minerali argillosi e, probabilmente, occupa una posizione stratigrafica inferiore rispetto a quella affiorante a Rocavecchia. Nel tratto compreso tra Porto Ligno e Torre dell’Orso, gli strati dei depositi pliocenici hanno spessori compresi in genere tra 0,5 e 1,5 metri. Strati con spessore maggiore di 2,5 m sono decisamente subordinati. L’erodibilità degli strati è elevata; in particolare, gli strati calcarenitici appaiono più tenaci di quelli calcilutitici. Infatti, specie lungo i tratti di falesia più antichi e stabili, i primi sono in rilievo rispetto ai secondi, ad indicare la selettività dell’erosione. 3 Nell’area di indagine, l’unità stratigrafica pliocenica non appare sormontata da altre unità marine più recenti. Tuttavia, in alcune fessure della roccia (fratture tettoniche allargate) sono stati osservati riempimenti calcarenitici consolidati, in guisa di piccoli “filoni sedimentari”, che costituiscono indizi di un ciclo sedimentario di età tardopliocenica o pleistocenica. D’altra parte, depositi calcarenitici e calciruditici marini, in contatto trasgressivo con quelli del Pliocene, sono presenti già a partire da alcune centinaia di metri più a nord del tratto di costa considerato (LARGAIOLLI et al., 1969; MARGIOTTA e DELLE ROSE, 1992). Nella depressione dei Tamari i depositi pliocenici sono sormontati da sabbie, limi e argille, contenenti materiale carbonioso e con paleosuoli intercalati, deposti in ambiente continentale. In merito all’assetto tettonico degli strati pliocenici è stata rilevata la presenza di pieghe sinclinaliche ed anticlinaliche i cui assi presentano direzioni NNW-SSE. Le differenze altimetriche del territorio rispecchiano lo stile tettonico del substrato geologico. In particolare, il bacino dei Tamari è impostato lungo una sinclinale compresa tra due anticlinali, la più occidentale delle quali coincide con l’abitato e la zona archeologica di Rocavecchia (MARGIOTTA e DELLE ROSE, 1992). Gli strati affioranti lungo la falesia tra Porto Ligno e Torre dell’Orso costituiscono il fianco orientale di una piega anticlinalica e sono inclinati in genere di circa 5° verso ENE. Le pieghe potrebbero essere dislocate da faglie con orientazione analoga a quella degli assi delle pieghe (ZEZZA, 1997). DISCONTINUITA’ E FRATTURAZIONE DELL’AMMASSO ROCCIOSO L’ammasso roccioso è interessato da discontinuità di varia natura. Un primo insieme è costituito dalle superfici di stratificazione con sviluppo geometrico, osservabile alla scala degli affioramenti, pressoché planare e spaziatura (numero di superfici per metro) variabile da 0,3 a 1, con valori massimi intorno a 10. Altre discontinuità che frammentano i depositi pliocenici sono costituite dalle superfici di fratturazione tettonica. Sulla base di varie stazioni strutturali è stato determinato che gli strati pliocenici presentano 4 sistemi principali di fratture. Esse sono subverticali con direzioni medie (da N verso E) 20, 65, 110 e 155° (fig. 2) e con deviazioni da tali valori raramente superiori a 15°. Si sottolinea la congruenza degli assi strutturali delle pieghe degli strati con i sistemi di fratture. In altre parole, essi possono essere il risultato di un singolo stress tettonico di compressione con asse di maggior sforzo orientato OSO-ENE. Le superfici di frattura, quando osservabili lungo ampie esposizioni, presentano in genere varie ondulazioni. E’ stato, inoltre, osservato che fratture dello stesso sistema si possono più volte intersecare reciprocamente su distanze di alcuni metri (sistemi anastomizzati). La persistenza delle discontinuità tettoniche varia da alcuni metri ad alcune decine di metri ed oltre, mente la loro spaziatura è variabile da circa 0,2 a oltre 20 superfici per ogni metro lineare. Le fratture tettoniche appaiono in gran parte ricementate da concrezioni carbonatiche; altre, al contrario, risultano allargate dai fenomeni di dissoluzione carsica con aperture da alcuni millimetri sino ad alcuni metri nei casi di sviluppo completo di gallerie. Subordinate sono risultate essere le fratture beanti riempite, parzialmente o totalmente da detriti e suoli. Le fratture caratterizzano fortemente la morfologia del sito. Infatti sia la falesia che i sistemi carsici sono costituiti da tratti orientati in prevalenza secondo tali direzioni. Inoltre le fratture tettoniche costituiscono le superfici preferenziali di distacco di numerose frane lungo la falesia. ASPETTI GEOMORFOLOGICI Il substrato geologico è generalmente privo delle coperture detritiche ed edafiche per una fascia di alcune decine di metri dal ciglio della falesia. Qui si osserva l’elevata erodibilità dei depositi pliocenici; in particolare, come già accennato, gli strati calcarenitici sono in genere più tenaci di quelli calcilutitici. A luoghi gli strati calcilutitici presentano numerose cavità cilindriche del diametro di alcuni centimetri, interpretabili come condotte di origine freatica, ossia prodotte dalla circolazione di acqua in pressione. Queste piccole cavità cilindriche sono concentrate, in 4 particolare, in corrispondenza di un livello stratigrafico particolarmente erodibile. Che affiora e cinge il bordo orientale della dolina corrispondente alla Grotta della Poesia Grande; esso inoltre costituisce il periplo del ciglio della dolina di Grotta della Poesia Piccola. Tale livello è ben osservabile in altri punti dell’area investigata, determinando scarpate morfologiche anche se, come già evidenziato da PAGLIARA (1987), “appare spesso obliterato da terreni di riporto antichi e moderni, ma viene nuovamente rivelato dalla quota del pavimento della chiesa [della Madonna di Rocavecchia] circa tre- quattro metri sotto il livello stradale moderno”. La base del gradino morfologico, inoltre, sembra coincidere, nella sostanza, con una paleolinea di costa di età neotirreniana ipotizzata da ZEZZA (1997). Il tratto di costa analizzato è caratterizzato da una falesia con profilo in genere rettilineo e più o meno regolare. L'altezza della falesia aumenta gradualmente da NNW a SSE, con valori minimi si riscontrano nell'area di Roca e massimi poco a Nord dell'insenatura di Torre dell'Orso. La falesia è molto frastagliata, con pronunciate insenature e tratti di costa orientati secondo direzioni coincidenti con quelle delle fratture tettoniche Alla base della falesia si osserva un solco di battente costituito da un intaglio orizzontale alto 1-1,5 m e profondo da alcuni dm a circa un m. Esso coincide con la porzione inferiore del piano vegetazionale sopralitorale, per lo più privo di alghe macroscopiche, ed il piano mesolitorale (PARENZAN, 1983), interposto tra il livello superiore delle alte maree normali e quello delle basse maree eccezionali. Il solco di battente è estesamente colonizzato da feoficee, rodoficee e cloroficee, sia crostose che fruticose, tra cui trovano rifugio varie specie di molluschi, policheti e crostacei (BECCARISI et al., 2003). Le pareti del solco di battente hanno struttura “alveolare” con vuoti subsferici e subcilindrici, in parte comunicanti. Tale struttura, analoga a quelle definite (in altre aree carsiche costiere) ad “alveare” da GREGOR (1981) e a “formaggio svizzero” da BACK et al. (1984), interessa la roccia per alcuni decimetri, “sfumando” progressivamente verso la roccia intatta. La genesi della struttura “alveolare” deve essere attribuita, in gran parte, a processi biologici operati dagli organismi sul substrato litico. In particolare, nella porzione superiore del solco i processi di erosione della roccia sono ben evidenti ad opera soprattutto di alcuni molluschi, quali patelle e chitoni, che producono nella roccia cavità subcilindriche di diametro e forma coincidenti con quello dei singoli individui. Più in generale, l’azione degli organismi sul substrato roccioso si esplica, in generale, in maniera complessa, attraverso tre principali meccanismi: secrezione di sostanze chimiche; disgregazione fisica e processi chimici causati dalla degradazione della materia organica (GOLUBIĆ e SCHNEIDER, 1972; FOLK et al., 1973; SCHNEIDER, 1977). Rispetto a tali azioni, il moto ondoso, allontanando continuamente la materia organica in via di degradazione, ne riduce gli effetti demolitrici sulle rocce. Nella porzione inferiore del solco, ai processi di “bioerosione” si sovrappongono anche quelli di “biocostruzione”, soprattutto di tipo algale. L’azione del moto ondoso, in virtù della copertura vegetazionale, non produce di norma abrasione lungo il solco di battente e si manifesta con la rimozione di frammenti rocciosi già quasi del tutto isolati dal substrato litico. Pronunciati solchi di battente sono stati osservati, nelle limitrofe aree di San Foca e Sant’Andrea, anche sui lati rivolti a terra di scogli isolati, dove ridotte sono le azioni dinamiche del moto ondoso e quelle di dissoluzione chimica, a conferma di quanto sia determinante il contributo biologico alla loro formazione. Il solco di battente costituisce, inoltre, nella maggior parte dei crolli osservati, l’elemento destabilizzante delle pareti rocciose. In relazione all’efficacia dell’azione erosiva del moto ondoso all’interno degli ipogei costieri, occorre rilevare sostanziali diversità di vedute nell’ambito della letteratura scientifica. Ad esempio, mentre FORTI (1993) sostiene che l’erosione del moto ondoso all’interno delle grotte perde efficacia dopo pochi metri, per cui le grotte con tale genesi sarebbero comunque sempre molto piccole, ZEZZA (1997) è decisamente di parere contrario. Questo ultimo Autore, proprio in merito ai sistemi carsici della zona di Rocavecchia, sostiene infatti che “l’energia delle onde che entra nelle 5 grotte è tale da favorire il trasporto durante le tempeste di materiale ghiaioso, che accelera l’erosione delle pareti sino all’altezza dei frangenti, che hanno tagliato solchi sino a 3-4 metri”. I mescolamenti dell’acqua di mare con quelle dolci di falda e meteoriche (queste ultime sotto forma di precipitazioni dirette negli ipogei aperti, di acque di infiltrazione e di stillicidio, vedi fig. 12) producono acque salmastre molto aggressive sul carbonato di calcio (ipercarsismo per diffusione sensu CIGNA, 1983; FORTI, 1991). Altri processi ipercarsici hanno all’origine l’idrodinamismo costiero che causa, specie nelle fasce sopratidale e intertidale, variazioni di umidità e, di conseguenza, di salinità delle acque filtrate nelle rocce. Nella fascia sopratidale la salinità è influenzata anche dalle precipitazioni e dall’evaporazione per riscaldamento solare. Il paesaggio del tavolato costiero retrostante la falesia è tipicamente carsico. Le forme carsiche di maggior rilievo sono costituite da doline di crollo, due delle quali costituenti altrettanti accessi verticali al sistema delle Grotte della Poesia (fig. 3). Altre doline di crollo sono state individuate all’altezza dell’insenatura di Porto Ligno, benché la vegetazione e le modificazioni antropiche ne abbiano in gran parte mascherato le evidenze. Molto diffuse sono le forme carsiche di minori dimensioni, quali le vaschette di corrosione ed i pozzetti. PARENZAN (1983) segnalando “centinaia di pozzetti […] che qualche studioso scambiò, a prima vista, per probabili ceppaie fossili”, riconobbe il tipo di cavità già descritte da MAXIA (1950), ed entro cui BLANC e CARDINI (1961) individuarono inumazioni del V secolo a. C. Misure sistematiche sulle principali caratteristiche dei pozzetti sono state condotte in due aree campione, ciascuna di circa 30 per 10 metri, a nord e a sud del promontorio di Rocavecchia. Le misure sono riassunte nelle Tabelle I e II. In sintesi, i pozzetti presentano forma generalmente circolare, subordinatamente di tipo ellittico; più raramente, assumono forma squadrata, chiaramente controllata dalle fratture tettoniche. Il diametro varia da valori minimi di 15-20 cm ad un massimo di 155 cm; la profondità maggiore osservata è di oltre 4 m. I pozzetti sono in genere ricoperti da concrezioni carbonatiche laminari, le quali presentano colorazioni variabili dal rosato al rosso cupo e spessori sino a 20 cm. Essendo più resistenti all’erosione degli strati carbonatici, tali concrezioni sporgono spesso ben in evidenza sulla superficie topografica. Alcuni campioni di concrezioni sono stati analizzati con il microscopio a luce polarizzata (DELLE ROSE e PARISE, 2003). Dall’osservazione microscopica si desume che esse sono costituite da millimetriche lamine di micrite con diverso tenore di impurità, e subordinatamente di sparite (fig. 4). In alcune lamine sono stati osservati clasti silicatici ben arrotondati, in prevalenza costituiti da quarzo, e sporadici frammenti di bioclasti (molluschi, echinodermi). E’ stato inoltre osservato che i pozzetti sono allineati secondo fratture tettoniche e, spesso, in corrispondenza delle intersezioni di fratture appartenenti a differenti insiemi. In merito alla genesi, i pozzetti potrebbero essere il risultato dello sviluppo di condotte carsiche verticali o dell’approfondimento di vaschette di corrosione (fig. 5). IDROGEOLOGIA La fascia costiera tra Porto Ligno e Torre dell’Orso è caratterizzata da varie sorgenti d’acqua, mentre l’entroterra è puntellato da numerosi pozzi. Le rocce carbonatiche plioceniche costituiscono, nel complesso, un acquifero che, nell’entroterra, raggiunge spessori di decine di metri (REINA, 1969; CALÒ et al., 1990). In ogni caso, essendo gli strati calcarenitici più permeabili di quelli calcilutitici, la circolazione sotterranea avviene secondo più livelli, individuando, nella sostanza, più falde sovrapposte. Sono le diverse granulometrie delle calcareniti e delle calcilutiti a determinare le differenze di permeabilità tra gli strati. In particolare, quelli più grossolani si lasciano attraversare in maniera diffusa dalle acque di infiltrazione e da quelle di falda, mentre quelli più fini risultano sensibilmente meno permeabili in assenza di superfici di discontinuità, a causa delle ridotte dimensioni dei pori. 6 Le sorgenti lungo la costa sono ubicate, in genere, in corrispondenza di cavità carsiche. Lo stesso termine “Poesia”, deriverebbe, secondo l’ipotesi più accreditata, dallo “slittamento per omofonia nel termine romanzo poisia, poesia, puesia … il termine greco [essendo] attestato anche in forme dialettali greche vive in aree di provenienza delle popolazioni ellenofone del Salento medioevale (Cipro, Pelopenneso) ad indicare l’acqua potabile” (PAGLIARA, 1987). A riprova di ciò si consideri che alcuni idiomi locali conservano ancora il greco posia. Lo stesso Autore segnala nella Grotta della Poesia “l’esistenza di un flusso d’acqua dolce che … si mescola immediatamente all’acqua marina, abbassandone però notevolmente in quel punto la concentrazione salina”. Tale deflusso appare aver subito negli ultimi decenni una significativa riduzione di portata, probabilmente a causa di un eccessivo sfruttamento dell'acquifero (peraltro sovente impropriamente perforato con trivellazioni che mettono in collegamento livelli idrici con differenti carichi idraulici), nonché della diminuzione di piovosità che ha interessato negli ultimi decenni il Salento, o almeno la sua porzione nord orientale, come evidenziato dalle misure registrate dalla stazione pluviometrica di Lecce (BALDASSARRE et al., 2000). Altra situazione idrogeologica caratteristica è costituita da deflussi diffusi, che formano veri e propri fronti idrici più o meno continui, individuati dall’affioramento lungo la falesia di strati calcarenitici con alla base strati calcilutitici quasi impermeabili. Il flusso più intenso di questo tipo è osservabile, specie in autunno ed inverno, lungo il tratto compreso tra le Grotte della Poesia e Torre dell’Orso (fig. 6). Qui l’acqua viene a giorno ad una quota intorno ad 1 m sul livello del mare trasudando da uno strato calcarenitico con alla base uno strato calcilutitico. In virtù della giacitura del corpo sedimentario, il suindicato strato acquifero si dovrebbe trovare qualche metro al di sotto del livello del mare nella zona delle Grotte della Poesia, potendo quindi rappresentarne il relativo livello carsico di base. Da segnalare, inoltre, l’esistenza immediatamente a sud della baia di Torre dell’Orso (e quindi appena al di fuori della zona studiata) delle cosiddette Grotte dell’Acqua dolce, che costituiscono cinque cavità ubicate lungo la falesia dalle quali fuoriescono, anche durante il semestre più caldo e secco, esigui rivoli d’acqua. Di particolare rilievo è l’individuazione di una sorgente nell’entroterra, a circa 12,5 m di quota sul livello del mare. Essa è ubicata all’inizio di una breve incisione lineare che sfocia nel bacino de Li Tamari (fig. 6). L’incisione è regimata da strutture idrauliche del tipo briglie fluviali, che determinano la presenza di zone relativamente umide e, nell’area più prossima alla sorgente, uno specchio d’acqua palustre perenne. La ricchezza di risorse idriche sotterranee in più punti emergenti in superficie dovette già in antico attirare l’attenzione di gruppi umani, spingendoli ad ingegnarsi al fine di razionalizzarne gli usi. Non a caso, presso l’insediamento protostorico di Rocavecchia, il gruppo di ricerche diretto dal Prof. Pagliara ha individuato vari pozzi, il più antico dei quali presenta all’interno reperti dell’XI-X secolo a. C. Tale pozzo, tra l’altro, risulta in assoluto una delle opere idrauliche più antiche dell’intero Mediterraneo centrale ed occidentale. Gli altri pozzi antichi presenti sul promontorio di Rocavecchia risalgono alla seconda metà del primo millennio a. C., oppure al Medio Evo (PAGLIARA, 2001). E’ doveroso ancora ricordare che la stessa Grotta della Poesia Piccola è intersecata sul lato orientale da un pozzo la cui base si apre attualmente nella cavità ma che in origine poteva essere da questa separata. Altri pozzi antichi costellano il bordo meridionale dell’insenatura compresa tra il promontorio di Rocavecchia e la zona delle Grotte della Poesia. Diversi punti d’acqua sono stati individuati sulla base di dati reperiti presso il Genio Civile e nel corso di vari sopralluoghi sul terreno (fig. 6). In alcuni dei pozzi più prossimi all’area di interesse sono stati prelevati alcuni campioni d’acqua, le cui principali caratteristiche fisico-chimiche sono riportate in tabella 3. Le osservazioni di campagna ed i dati di laboratorio indicano che, in prossimità della costa, la circolazione delle acque di falda avviene almeno secondo due livelli idrici (uno a circa 8 m e l’altro 7 a 2,5 - 1 m sul livello del mare). I campioni prelevati a quote superiori a 1,5 m non sono risultati contaminati dall’intrusione delle acque marine, mentre il campione prelevato dal pozzo P5, ad un livello statico di 1 m, presenta una salinità di 0,7 g/l con contenuto in cloruri di oltre 200 mg/l, ad indicare un parziale mescolamento con acque di origine marina. Sulla base degli elementi raccolti il sistema di circolazione idrica sotterraneo della zona studiata risulta particolarmente complesso e sinteticamente definibile come un acquifero carsico costiero multifalda. La sua schematizzazione nella figura 7, dove è evidenzia come la struttura anticlinalica del tavolato costiero compreso tra Rocavecchia e Torre dell’Orso condizioni il deflusso sotterraneo. La zona appare alimentata, oltre che dalle piogge di incidenza diretta, soprattutto da deflussi sotterranei provenienti dall’entroterra, dove infatti sono documentati carichi piezometrici elevati sino a 18 - 20 m sul livello del mare (CALÒ et al., 1990). Gli strati meno permeabili determinano la presenza di più livelli idrici sovrapposti (multifalda), oltre a individuare i livelli di base di sviluppo dei sistemi carsici. Le fratture tettoniche, più o meno allargate dai processi di dissoluzione, permettono scambi idrici tra i diversi livelli, ma possono anche favorire l’intrusione marina e, quindi, la salsificazione delle falde. Questo ultimo fenomeno si può manifestare anche laddove gli strati calcarenitici più permeabili affiorano al livello del mare. SISTEMI CARSICI Come già accennato, alla diffusione di forme carsiche di superficie corrisponde all’interno dell’ammasso roccioso una cospicua presenza di forme carsiche ipogee. Tali forme sono costituite da singoli elementi (grotte, gallerie, cunicoli, ecc.) collegati tra loro a costituire sistemi carsici più o meno complessi. La stessa Grotta della Poesia è un articolato sistema di circa 150 m di sviluppo complessivo, costituito da tre sale principali collegate da sifoni, cunicoli e gallerie (fig. 8). Due stanze sono direttamente comunicanti con l'esterno a causa del crollo parziale delle rispettive volte. Alle aperture sulle volte delle cavità corrispondono, sulla superficie del tavolato, le due ampie doline a sud del promontorio di Rocavecchia (fig. 3). Queste ultime hanno i bordi superiori di forma ellittica, con assi maggiori compresi tra 25 e 50 m (FORTI, 1985), e sono alte sino a circa 10 m e in parte sommerse dall’acqua marina. Sono inserite nel Catasto Regionale delle Cavità Carsiche della Federazione Speleologica Pugliese come Grotta della Poesia Grande e Grotta della Poesia Piccola , con i numeri, rispettivamente, 127 e 128 (GIULIANI, 2000). Le pareti e le volte delle due cavità presentano significative differenze; infatti mentre la Poesia Grande è delimitata da pareti molto acclivi e subverticali, abbassandosi la volta in contropendenza solo in corrispondenza dei passaggi con gli ambienti ipogei limitrofi, la Poesia Piccola presenta pareti in contropendenza in tutte le direzioni. La contropendenza delle pareti di quest’ultimo ipogeo prosegue anche al di sotto del mare almeno per circa 2 m, ossia sino alla massima profondità priva di depositi di riempimento (v. sez. 2-2’ di fig. 9). Le sale e le gallerie delle Grotte della Poesia hanno, infatti, il fondo costituito da sabbie, conoidi di detriti di crollo e depositi sciolti. Questi ultimi appaiono stratificati e con spessori di circa due metri, come rilevato da indagini geofisiche condotte da B. Bernhardt (apud PAGLIARA, 1987). Lungo le pareti subverticali delle gallerie si osservano impronte di erosione di flussi idrici diretti verso mare (scallops). Segni di abrasione sono presenti lungo la base sommersa e lungo le pareti delle gallerie. All’interno delle doline le condizioni di luce, temperatura ed umidità variano in funzione dell’altezza sulla verticale e delle morfologie interne. Anche nei tratti delle gallerie più prossimi alla costa, si può osservare come il solco di battente risulti variamente colonizzato da comunità biologiche fotofile a seconda della luminosità. L’irraggiamento diretto interessa quasi completamente la Poesia Grande, mentre solo una parte della Poesia Piccola. Le pareti della dolina di Poesia Piccola sono colonizzate da vegetazione terrestre erbacea e arborea tra cui spicca la presenza di Ficus carica. Ampie porzioni delle pareti rocciose delle Grotte della Poesia a ridosso 8 del battente d’acqua sono colonizzate da specie marine, anch’esse in stretta dipendenza dalle mutevoli condizioni di illuminazione e di salinità (BECCARISI et al., 2003). Occorre inoltre ricordare che, a poche decine di metri dal sistema carsico delle Grotte della Poesia, LUZIO et al. (1987), sulla base di prospezioni geofisiche, ipotizzano la presenza di almeno un’altra cavità di grandi dimensioni. Anche tale cavità potrebbe appartenere al sistema della Poesia. Tra gli altri sistemi carsici presenti nella zona studiata, quello ubicato in corrispondenza dell’insenatura di Porto Ligno (fig. 3) presenta uno sviluppo planimetrico considerevole, essendo costituito da un insieme di cunicoli e gallerie in collegamento con il mare e facenti capo a due doline. Questo sistema risulta in buona parte ostruito da materiali di riempimento. Le altre grotte, presenti lungo la linea di costa (fig. 3) hanno dimensioni di alcuni metri, forma di ripari di interstrato e, sovente, pronunciati canali di volta. Alla base si osserva la medesima “struttura alveolare” del solco di battente, mentre solo in alcune grotte ubicate nell’insenatura di Madonna di Rocavecchia sono stati osservati segni di abrasione marina e ciottoli elaborati dal moto ondoso. RILIEVO DELLE DISCONTINUITA’ NELLA GROTTA DELLA POESIA PICCOLA Al fine di rilevare con sufficiente dettaglio le principali discontinuità presenti all’interno della Grotta della Poesia Piccola, è stato necessario eseguire preliminarmente alcune misure topografiche. Un rilievo planimetrico della grotta eseguito negli anni ’80 dal gruppo dell’arch. F. Siciliano, cortesemente messo a disposizione dal prof. C. Pagliara, ha costituito la base di riferimento per l’esecuzione di varie sezioni verticali. La strumentazione usata è costituita da un distanziometro laser Leica “Disto pro4a”, da un inclinometro digitale Solatronic EN17 e da una bussola, montati su un treppiede topografico. I punti di riferimento necessari per l’esecuzione dei profili topografici sono stati scelti in base alla loro facile riconoscibilità. In tal modo essi possono essere utilizzati per eseguire ulteriori misure topografiche che permetterebbero una più esaustiva descrizione morfologica della grotta. In base al supporto topografico così ottenuto, sono state cartografate le principali discontinuità osservabili lungo le pareti della Grotta (fig. 9). Si può osservare come lo sviluppo planimetrico di Grotta della Poesia Piccola sia marcatamente determinato dagli andamenti delle fratture tettoniche. Da rilevare che lungo alcune fratture ed in corrispondenza della volta dell’ipogeo si osservano frequenti camini carsici, ossia cavità cilindriche subverticali con diametri decimetrici. La presenza di camini carsici lungo fratture tettoniche, comportando la riduzione della superficie di contatto dei lembi rocciosi ai lati delle fratture stesse, contribuisce ad aumentare l’instabilità potenziale dell’ammasso roccioso. Le discontinuità individuate, siano esse fratture di origine tettonica o superfici di stratificazione, risultano sovente all’origine dei crolli dei blocchi rocciosi presenti non solo nella Grotta della Poesia Piccola, ma anche nell’intero sistema carsico (fig. 8). Particolarmente affette da discontinuità di origine tettonica e sedimentaria sono, in particolare, le parti alte delle pareti della grotta, ossia il coronamento stesso della dolina, lungo il quale affiora, come già detto, un livello particolarmente erodibile e relativamente poco tenace. Ne risulta che l’ammasso roccioso lungo il bordo della dolina appare particolarmente predisposto ai fenomeni di crollo. INSTABILITÀ DELLA FALESIA E DELLA GROTTA L’instabilità della falesia e dei sistemi carsici della zona studiata è stata confermata dalle indagine eseguite. Attraverso l’analisi della documentazione storica e l’interpretazione di foto aeree stereoscopiche di varie annate (1943, 1955, 1972, 1987, 1996) e messe a disposizione dal Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Lecce, sono stati infatti riconosciuti circa 50 eventi di crollo tra Porto Ligno e Torre dell’Orso (fig. 10). In particolare, 29 di tali crolli sono 9 avvenuti tra il 1943 ed il 1996. Dal confronto delle foto aeree è stato inoltre possibile stabilire intervalli di tempo ancora più ristretti per ognuno dei singoli eventi di frana (Tabella 4). Da rilevare che il tratto di costa interessato dai crolli indicati con i numeri 11, 12 e 13, coincide con quello lungo il quale PAGLIARA (1987) segnalava “crolli e mutamenti avvenuti a distanza di circa cinquant’anni, che mostrano la scomparsa di un tratto delle fortificazioni medioevali e lo stacco di consistenti porzioni di costa sui quali sono ancora visibili tracce di costruzioni antiche” dedotti in base al confronto con vecchie immagini fotografiche. L’esame aerofotogrammetrico consente alcune valutazioni relativamente alla frequenza dei fenomeni di frana. Infatti, considerando che i 29 eventi datati sono avvenuti in un arco di tempo di 53 anni, la media relativa è di 0,58 all’anno, ossia più di un evento ogni due anni. Inoltre, i crolli sembrerebbero avvenire con regolarità come dedotto dall’analisi di intervalli temporali più ristretti; infatti nell’intervallo tra il 1943 e il 1972 sono documentati 9 eventi certi (0,31 all’anno), mentre tra il 1972 e il 1996 gli eventi certi ammontano a 10 (0,42 all’anno). Sulla base delle osservazioni eseguite è stato riscontrato che le discontinuità dell’ammasso roccioso, e segnatamente le superfici di stratificazione e quelle di fratturazione tettonica, sono determinanti in gran parte dei fenomeni di distacco di blocchi rocciosi dalla falesia ed all’interno degli ipogei. Gran parte dei fenomeni individuati può essere classificata come frane da crollo e/o da ribaltamento, innescate prevalentemente dallo scalzamento al piede per la presenza del solco di battente o di livelli stratigrafici ad elevata erodibilità. Un ruolo importante nella predisposizione al franamento è svolto dall’assetto strutturale, dato che i distacchi appaiono governati dalle principali strutture tettoniche riconoscibili sul terreno. L’innesco è, infine, favorito ulteriormente dall’erosione marina. Una percentuale inferiore, ma ugualmente significativa di frane rientra invece tipologicamente in fenomeni di scivolamento traslativo, talora con rottura a cuneo, nel caso di intersezioni tra due sistemi di discontinuità. Per un limitato numero di fenomeni di crollo, e principalmente all’interno dei maggiori ipogei dell’area, il meccanismo determinante i dissesti è stato invece di rottura per flessione. Occorre inoltre sottolineare che la presenza di pozzetti e camini carsici lungo fratture tettoniche, riducendo le superfici di contatto tra i lembi rocciosi, aumenta la probabilità del verificarsi di eventi di crollo. Per ciò che attiene all’instabilità della Grotta della Poesia Piccola, occorre considerare almeno due tipi di processi aventi differenti scale temporali e di grandezza. Il primo tipo riguarda il coronamento della dolina coincidente con l’apertura superiore della grotta. Tale bordo presenta profili morfologici articolati, con brusche variazioni di pendenza (fig. 9); esso, inoltre, è intagliato lungo un livello stratigrafico marcatamente carsificato e particolarmente erodibile che determina i crolli e i ribaltamenti che cingono il lato a mare della dolina coincidente con la Grotta della Poesia Grande. Il suddetto livello, nonché lo strato sottostante, risultano particolarmente interessati da numerosi piani di discontinuità suborizzontali coincidenti con laminazioni di origine sedimentaria. Le fratture che segmentano l’intervallo stratigrafico affiorante lungo il coronamento della dolina della Poesia Piccola, risultano in genere allargate, mentre i lembi adiacenti possono mostrare indizi di dislocazioni. Tra tali fratture beanti si incuneano sovente le radici dei numerosi esemplari di ficus carica qui presenti. Inoltre, il già fragile profilo del bordo della dolina è parzialmente interessato da antichi scavi antropici. Ne risulta, come già osservato, che l’ammasso roccioso in questione è sezionato in blocchi con facce quadrangolari di varie dimensioni in generali condizioni di incipiente instabilità. Non a caso il crollo più recente all’interno della Grotta della Poesia Piccola, ossia quello del dicembre 2003, ha interessato proprio uno dei suddetti blocchi. E’ verosimile ipotizzare, quindi, che altri crolli di questo tipo si verificheranno a breve termine, ossia in un arco di tempo variabile da alcuni anni ad alcune decine di anni. 10 Altri problemi di instabilità, aventi scale temporali e di grandezza sensibilmente diverse rispetto a quelli sopra descritti, riguardano il perimetro di base della grotta, ossia la porzione compresa tra l’attuale livello del mare e la linea di contatto tra le pareti ed i depositi di riempimento. Questa porzione potrebbe essere tuttora soggetta a fenomeni geomorfologici attivi che tenderebbero ad ampliarla, con l’effetto conseguente di aumentare le contropendenze alla base delle pareti dell’ipogeo. Tali fenomeni sono dovuti all’erosione marina che si esplica attraverso il moto ondoso, le reazioni chimiche dissolutive di tipo ipercarsico (fig. 11) e i fenomeni erosivi di origine biologica (“bioerosione”). L’incidenza delle singole tre componenti dell’erosione marina è mutata verosimilmente più volte nel tempo geologico in virtù delle modificazioni ambientali. Attualmente, la dissoluzione chimica della roccia sembra essere di entità relativamente bassa a causa degli scarsi afflussi di acqua di falda in grotta; le acque salmastre all’origine dei fenomeni ipercarsici si formano, in ogni caso, in occasione delle precipitazioni meteoriche e per effetto dello stillicidio delle acque infiltrate in superficie (fig. 11). Di conseguenza, l’erosione appare legata essenzialmente al moto ondoso ed ai fenomeni biologici. Nell’ipotesi che le barriere frangiflutti posizionate all’imbocco da mare della Grotta della Poesia assolvano, anche in parte, alla loro funzione, la bioerosione verrebbe a costituire l’insieme di processi che, nel lungo termine, approfondendo l’incisione al livello del battente d’acqua, potrebbero compromettere la generale stabilità della grotta. Occorre tra l’altro considerare che le stesse barriere frangiflutti hanno sensibilmente ridotto il ricambio delle acque all’interno della cavità determinando un aumento dell’accumulo di detrito organico, alcuni prodotti della cui degradazione (basti ricordare l’anidride carbonica) incentivano i processi di dissoluzione chimica della roccia. RICOSTRUZIONE DELL’EVOLUZIONE GEOLOGICA Più volte in precedenza è stato posto l’accento sulla frequenza e sulla diffusione dei fenomeni di crollo nella zona indagata. Occorre in ogni caso considerare che, alla scala geologica, detti fenomeni altro non sono che il principale meccanismo di evoluzione morfologica del sito. Ciò comporta la percezione di eventi naturali, comunque non catastrofici, alla stregua di dissesti da mitigare. La tendenza naturale della falesia compresa tra Porto Ligno e Torre dell’Orso, e naturalmente anche quella di ampi tratti a nord ed a sud di essa, è di un arretramento complesso ed affatto graduale. Elaborando un modello semplice, si può considerare un tratto di costa inizialmente rettilineo, nel cui immediato entroterra si venga ad sviluppare un ipogeo carsico (fig. 12). La successiva formazione di una dolina conseguente al crollo della volta dell’ipogeo innescherà condizioni ambientali che favoriranno ulteriori dissesti dell’ammasso roccioso. I successivi eventi di crollo amplieranno il contorno della dolina sino a farle perdere l’individualità. La forma carsica successivamente costituirà quindi una insenatura costiera mentre la falesia, nel complesso, risulterà decisamente più frastagliata. Tale tipo di evoluzione persisterà finché non cambieranno sostanzialmente le condizioni ambientali del sito, come già accaduto più volte negli ultimi milioni di anni. Infatti, nel Pliocene inferiore e medio, l’area oggetto di studio, unitamente all’intero Salento nord-orientale (PALMENTOLA, 1987), fu invasa dal mare nel quale si depositarono le calcareniti e calcilutiti oggi affioranti. L’episodio marino si esaurì nel Pliocene superiore a causa di movimenti tettonici che determinarono il piegamento e la fratturazione degli strati, nonché l’emersione dell’area. Si instaurò così una circolazione idrica superficiale e sotterranea che determinò azioni carsiche sulle rocce. A questo periodo si può riferire la fase di individuazione e di sviluppo iniziale del sistema carsico delle Grotte della Poesia (tabella 5 e fig. 13). Nel Pleistocene inferiore tutta la Penisola Salentina tornò in ambiente marino (PALMENTOLA, 1987). Nell’area oggetto di studio la sommersione perdurò probabilmente durante parte del Pleistocene medio, ed alcune fratture allargate durante la precedente emersione dalla dissoluzione carsica vennero riempite da sedimenti marini. 11 L’ultima emersione, che perdura tuttora, avvenne tra il Pleistocene medio e quello superiore. La Grotta della Poesia venne interessata da una nuova fase speleogenetica nella quale i crolli assunsero importanza sempre maggiore nel determinare le dimensioni e la forma degli ipogei. In seguito, l’alternarsi delle fasi glaciali ed interglaciali determinò l’avvicendarsi di condizioni costiere e continentali. Il tratto di costa considerato e i sistemi carsici qui presenti, risentirono di tali cambiamenti, il primo sottraendosi all’erosione marina durante le fasi glaciali a causa dell’arretramento della linea di costa, i secondi esponendosi a intense azioni ipercarsiche di dissoluzione della roccia durante gli interglaciali. A queste ultime fasi, ZEZZA (1997) attribuisce la formazione di alcune linee di costa riconosciute proprio nell’area di Rocavecchia. L’Autore, in particolare, descrive un primo terrazzo di erosione marina inclinato verso nord con quote comprese tra 10 e 4,5 m sul livello del mare, attribuendogli un’età Neotirreniana, ed un secondo terrazzo con una quota media di 2 m s.l.m. di età Neoortotirreniana. Durante l’ultimo periodo glaciale, il cosiddetto Wurm, la linea di costa venne a trovarsi circa 100 m al di sotto della sua posizione attuale. In seguito, durante l’Olocene medio, ed in particolare nel corso del cosiddetto Optimum climatico, il livello del mare raggiunse una quota analoga a quella attuale o, addirittura di alcuni metri superiore (Mastronuzzi et al., 1994). Durante le prime fasi documentate di frequentazione antropica della grotta, il livello del mare doveva essere di alcuni metri inferiore rispetto a quello attuale. La Grotta della Poesia Piccola e parte della galleria orientale non erano probabilmente allagate. La dolina non si doveva essere ancora formata, mentre la volta dell’ipogeo doveva essere particolarmente instabile e soggetta a ripetuti eventi di crollo. In merito allo sfondamento della volta, PAGLIARA (1987) ritiene che esso possa essere messo in relazione con “l’episodio di scavo […] evidenziato dalla traccia di due brevi scale intagliate; la prima porta[nte] dal piano di campagna ad un piccolo ambiante circolare; la seconda da questo ai resti di un ambiente allungato del quale è salva una parete ad angolo. Il taglio della roccia, praticato per ottenere gli spazi ipogeici, [avrebbe] interrotto linee d’arco naturali […] e squilibrato l’intera massa rocciosa […] Incerta rimane la datazione di queste forme di insediamento, genericamente riconducibili ai secoli a cavallo fra il primo e il secondo millennio d. C.” (fig. 13). Nel frattempo il livello del mare doveva essersi innalzato, senza tuttavia raggiungere ancora la posizione attuale. CONCLUSIONI L'arretramento della falesia e l’ampliamento degli ipogei carsici avvengono generalmente per frane da crollo indotte da una efficace azione di scalzamento al piede da parte dell’erosione marina. Quest’ultima si esplica attraverso complesse interazioni tra moto ondoso, reazioni chimiche dissolutive di tipo carsico e fenomeni erosivi di origine biologica (“bioerosione”). I fenomeni carsici e quelli bioerosivi rivestono un ruolo principale nell’evoluzione della falesia e degli ipogei di Rocavecchia, soprattutto nelle fasce intertidale e sopratidale. Ad eccezione di circoscritte evidenze di abrasione, i processi legati al moto ondoso si esplicano con la rimozione di frammenti di substrato litico già in parte isolati dal resto dell’ammasso roccioso. L’incidenza del carsismo e della bioerosione è variabile sia spazialmente, specie passando dagli ipogei alla falesia, che temporalemnte. In particolare, la bioerosione appare essere il principale processo morfologico di approfondimento del solco di battente alla base della falesia. Per ciò che attiene all’origine dei sistemi carsici, essa è riferibile a livelli carsici di base legati ad altrettante falde idriche sorrette da strati poco permeabili e, in prossimità della costa ed in idonee condizioni idrogeologiche, da acque marine di intrusione. Così la speleogenesi e l’evoluzione delle Grotte della Poesia sono state controllate sia dalle variazioni litologiche della serie stratigrafica che dall’interazione tra acque dolci di falda ed acque salate. Infine, occorre rilevare che la realizzazione di barriere frangiflutti all’imbocco della galleria di Grotta della Poesia Piccola, ha sensibilmente ridotto il ricambio delle acque all’interno della cavità e determinato, di conseguenza, un sensibile accumulo di detrito organico. Ciò potrebbe intensificare l’azione della bioerosione con probabili effetti dannosi, nel lungo termine, anche sulla stabilità delle 12 pareti dell’ipogeo. Migliori risultati, anche rispetto all’impatto ambientale e paesaggistico, potevano essere ottenuti realizzando sistemi del tipo a “piastre sommerse”, capaci di frangere ugualmente i fronti d’onda ma esenti dagli indesiderati effetti di ristagno delle acque. RINGRAZIAMENTI Per il costante supporto alla ricerca il prof. A. Federico del Politecnico di Bari. Per i rilievi topografici nella Grotta della Poesia il personale tecnico dell’Osservatorio di Chimica, Fisica e Geologia Ambientali dell’Università di Lecce; Per indagini idrogeologiche e rilievi geostrutturali i collaboratori esterni della Facoltà di Ingegneria Ambientale di Taranto. Per le foto aere e l’uso di strumenti areofotogrammetrici il prof. M. Guaitoli della Facoltà di Beni Culturali dell’Università di Lecce. BIBLIOGRAFIA BACK W., HARISHAW B. B., VAN DRIEL J. 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Tutte le misure sono espresse in centimetri. forma 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 ellittica circolare circolare ellittica ellittica ellittica circolare circolare circolare circolare circolare ellittica circolare ellittica circolare circolare circolare ellittica ellittica circolare ellittica ellittica circolare circolare circolare circolare ellittica asse maggiore 60 50 30 70 90 90 90 50 60 70 90 70 80 60 70 65 90 80 120 80 90 140 75 75 65 60 75 asse minore 45 50 65 80 60 40 60 90 ? 100 55 profondità 30 330 15 0 0 20 15 180 390 0 10 20 0 5 0 10 30 7 0 20 > 200 7 5 100 20 10 3 spessore crosta 7 5 4 5 5 6 3 10 1 5 7 5 5 <1 15 5 5 3 5 3 5 10 10 3 5 5 5 Riempimento Si No Si Si Si Si Si No No Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si No Si Si No Si Si Si Tabella II – Stazioni di misura a nord del promontorio di Rocavecchia Nel caso di pozzetti di forma diversa dalla circolare, si forniscono i valori dell’asse maggiore e di quello minore, quest’ultimo misurato perpendicolarmente al primo. Tutte le misure sono espresse in centimetri. forma 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 circolare circolare circolare circolare circolare circolare ellittica circolare circolare squadrata ellittica circolare ellittica ellittica circolare circolare circolare circolare circolare circolare circolare circolare ellittica squadrata circolare asse maggiore 80 155 20 65 15 90 75 75 60 75 70 90 50 30 30 90 70 55 90 80 60 50 80 90 65 asse minore 60 65 50 40 55 50 profondità 290 30 10 0 15 220 10 5 0 10 20 130 20 15 30 15 60 10 5 5 5 10 50 10 0 spessore crosta 10 13 <1 10 3 3 3 3 2 3 10 5 5 <1 <1 5 8 5 10 20 5 1 15 1 3 riempimento No Si Si Si Si No Si Si Si Si Si No Si Si Si Si Si Si Si Si Si No Si Si Si 15 Tabella 3: dati relativi ai campionamenti del 29-31 agosto 2002. pozzo quota livello pH conducibilità salinità boccapozzo* statico (m (g/l) µS/cm (m s.l.m.) s.l.m.) P1 15 7,0 7,77 750 0,1 P2 13 10,5 7,76 700 0,1 P3 5 3,5 7,76 934 0,2 P4 16 8,0 7,78 798 0,1 P5 3 2,0 7,60 1833 0,7 P7 9 6,5 * quote calcolate in base alla carta IGM a scala 1:25.000. cloruri (mg/l) 237,5 - Tabella 4 - Elenco eventi di frana riconosciuti da foto aerea intervallo temporale numero di eventi (v. fig. 10) eventi 1943 - 1972 3 9; 10; 24 (possibile crollo tra 1943 e 1955) 1943 - 1987 2 15; 16 1943 - 1996 2 11; 22 (vari eventi, con evoluzione continua); 1955 - 1972 6 3 (crollo di una parte del litorale comprendente una grotta); 6 (ampliamento dell’insenatura: prima fase); 18; 19; 20; 26; 1955 - 1987 1 12; 1955 - 1996 5 28; 29; 30; 31; 32 1972 - 1987 8 3 (crollo definitivo); 6 (ampliamento dell’insenatura: seconda fase); 7; 8; 13; 14; 17; 21; 1987 - 1996 2 5; 23; Tabella 5 - principali fasi evolutive della zona Porto Ligno-Torre dell’Orso e della Grotta della Poesia. Pliocene Medio - Pliocene da 2,2 a 1,7 milioni di anni fa formazione della roccia; Superiore fratturazioni tettoniche Pliocene Superiore- Pleistocene da 1,7 a 1,2 milioni di anni fa emersione dell’area e prima fase Inferiore speleogenetica (individuazione delle “protogrotte”) Pleistocene Inferiore - Pleistocene da 1,2 milioni sino probabilmente trasgressione del mare; le grotte Medio a 350.000 mila anni fa sono sommerse Pleistocene Medio - Pleistocene intorno a 350.000 mila anni fa (età nuova emersione e inizio della Superiore indicativa) seconda fase speleogenetica (ampliamento per crolli) parte finale del Pleistocene da circa 200.000 anni fa alterni periodi di condizioni Superiore costiere e continentali a causa delle oscillazioni glacioeustatiche Olocene da 11 mila anni fa risalita del mare sino alla posizione attuale 16 Fig. 1 - Carta geologica dell’area studiata. a) depositi continentali (sabbie, limi e argille); b) depositi calcarenitici e calcilutitici del Pliocene medio-superiore, c) sinclinale; d) anticlinale; e) giacitura di strato. Fig. 2 - Ubicazione delle stazioni strutturali e relativi diagrammi equiareali dei sistemi di fratture. 17 Fig. 3 - Ubicazione delle grotte e delle doline. I simboli delle unità litologiche sono i medesimi di fig. 1. a) dolina; b) accesso a grotta costiera; c) barriere frangiflutti di recente costruzione. Fig. 4 - Principali caratteristiche petrografiche delle concrezioni carbonatiche costituenti i rivestimenti dei pozzetti carsici. 18 Fig. 5 - Genesi ed evoluzione dei pozzetti carsici. Generata la cavità cilindrica subverticale (A1 o A2), la deposizione di carbonati disciolti in acque filtranti suoli residuali (B) ha determinato la formazioni delle concrezioni laminari (C). Queste ultime, meno erodibili rispetto alle rocce plioceniche, sono spesso evidenziate dalla selettività dell’erosione (D). Fig. 6 - Principali punti d’acqua e risorgenze dell’acquifero. 19 Fig. 7 - Modello dell’acquifero multifalda costiero della zona studiata. La presenza di strati più impermeabili (in puntinato) permette l’esistenza di più livelli idrici sovrapposti. Fratture più o meno carsificate permettono collegamenti tra i vari livelli. Lungo la costa l’acqua marina confina quella di falda in corrispondenza degli strati più permeabili. Le frecce indicano le principali linee di drenaggio dei livelli idrici. Fig. 8 - Schema delle grotte della Poesia ricavato in base ai rilievi di Forti et al. (1985). La cavità di grandi dimensioni indicata a tratteggio è quella individuata mediante indagini geofisiche da Luzio et al. (1987). 20 Fig. 9 - Planimetria e sezioni della Grotta della Poesia Piccola con indicate le principali fratture tettoniche e discontinuità stratigrafiche. Le fratture (indicate con f) sono subverticali ed appartengono ai 4 sistemi di fig. 2. Esse costituiscono parti più o meno estese delle pareti; la loro persistenza non è verificabile in grotta per distanze superiori a 4-5 m, anche se sulla base delle osservazioni complessive condotte sui sistemi di fratture, tali discontinuità possono persistere nell’ammasso roccioso almeno per decine di metri. Le superfici di stratificazione (s nella figura) formano in pianta delle linee quasi parallele alle curve di livello. Le frecce indicano alcuni punti di potenziale distacco di blocchi rocciosi. Le cifre 0 e 2,5 indicano le quote delle rispettive curve di livello. La linea tratteggiata indica approssimativamente la massima ampiezza planimetrica della base della grotta. 21 Fig. 10 - Ubicazione dei crolli lungo la falesia dedotti dall’analisi aerofotogrammetrica e da rilievi in loco. 22 La numerazione degli eventi di crollo è relativa alla tabella 4. I simboli delle unità litologiche sono i medesimi di fig. 1. Fig. 11 - Azioni ipercarsiche all’interno della Grotta della Poesia. Attualmente la risorgenza della falda appare piuttosto ridotta rispetto al passato (v. testo). In ogni caso acque salmastre si formano in occasione di piogge e per effetto dello stillicidio interno. 23 Fig. 12 - Modello evolutivo della falesia. A, formazione del solco di battente ed inizio dei dissesti sulla volta di un ipogeo; B, primi segnali di instabilità lungo la falesia per scalzamento al piede della stessa e crollo della volta della grotta; C, crolli lungo la falesia e il perimetro delle doline; D, formazione di un’insenatura costiera e progressivo ulteriore arretramento della costa. 24 Fig. 13 - Modello evolutivo della Grotta della Poesia Piccola. Il profilo attuale è tratto dal rilievo dell’Arch. F. Siciliano. 25 Osservatorio di Chimica, Fisica e Geologia Ambientali Dipartimento di Scienza dei Materiali - Università degli Studi di Lecce ______________________________________________________________________________ Evoluzione morfologica del tratto costiero tra Porto Ligno e Torre dell’Orso e salvaguardia della Grotta della Poesia (Melendugno – LE) Responsabile del programma di ricerca: Prof.ssa Maria Teresa Carrozzo Rilievo geomorfologico quantitativo Coordinamento: Prof. Paolo Sansò Progettazione del rilievo: Prof. Paolo Sansò Esecuzione delle indagini Geomorfologiche: Dott. Francesco Gianfreda, Dott. Giuseppe Mastronuzzi, Prof. Paolo Sansò, Dott. Gianluca Selleri Elaborazioni GIS: Prof. Paolo Sansò Dott. Andrea Vitale Finanziamento: Consorzio Universitario Interprovinciale Salentino 2003 1 0 INDICE Introduzione .................................................................................................pag. 2 Il Metodo di Rilevamento..................................................................................... 5 a) le riprese fotografiche con pellicola a colori ................................................ 5 b) le riprese fotografiche con pellicola sensibile all’infrarosso........................... 5 c) implementazione delle immagini in un sistema GIS, elaborazione dell’immagine e calcolo dei parametri per ogni tratto elementare .................... 6 Elementi Lineari................................................................................................... 7 Elementi Areali .................................................................................................... 7 d) individuazione dei tratti elementari ed elaborazione dei dati mediante sistema GIS ....................................................................................................... . 8 e) restituzione dei risultati del rilevamento su di una serie di carte tematiche ........................................................................................................... 8 Discussione dei Risultati ................................................................................... 9 a) altezza media della falesia ........................................................................... 8 b) potenza degli strati ....................................................................................... 9 c) densità delle fratture ..................................................................................... 9 d) area percentuale delle grotte ......................................................................... 10 e) area blocchi .................................................................................................. 10 f) opere di difesa .............................................................................................. 11 g) distanza opere antropiche dal ciglio della falesia ....................................... 11 Considerazioni Conclusive ................................................................................ 12 Allegati ............................................................................................................. 13 1 INTRODUZIONE Il tratto di costa compreso tra Porto Ligno e Torre dell'Orso è in gran parte costituito da falesie intagliate in calcareniti debolmente cementate riferibili al Pliocene medio-superiore. La linea di riva si presenta regolare e composta in particolare da una successione di lunghi tratti rettilinei a direzione costante (all'incirca NNW-SSE) interrotta in corrispondenza dell'area archeologica di Roca dalla presenza di brevi e strette insenature. L'evoluzione del litorale è dominata dai processi responsabili dell'arretramento delle falesie. Il moto ondoso produce il modellamento di un solco in corrispondenza del livello medio del mare che, a causa del basso grado di cementazione delle calcareniti plioceniche, si approfondisce rapidamente nel tempo. Il graduale ampliamento del solco di battente determina una sempre più accentuata instabilità del corpo roccioso sovrastante fino a determinarne il crollo e la formazione di una nuova superficie di distacco, la falesia, in posizione arretrata rispetto a quella originaria. Il corpo di frana, localmente rappresentato da blocchi di dimensioni metriche, si accumula al piede della falesia proteggendola temporaneamente da una ulteriore azione erosiva del moto ondoso ed impedendo la formazione del solco di battente. Quest'ultima ricomincierà solo dopo la completa erosione dei blocchi franati dando inizio ad un nuovo ciclo di arretramento. L'arretramento di una falesia può essere quindi schematizzato come un processo ciclico, composto da lunga fase di prepazione in cui si verifica l'erosione del corpo di frana e il modellamento del solco di battente, seguito da una fase "catastrofica" rappresentata dal distacco di una frana da crollo. I tempi e le modalità con cui questo ciclo si compie dipendono da fattori meteomarini (energia del moto ondoso, frequenza ed intensità delle mareggiate, morfologia del primo fondale, ecc.), dalle locali condizioni litostrutturali del corpo roccioso (caratteristiche fisico-meccaniche del corpo roccioso, gradi di fratturazione, giacitura degli strati e delle fratture, ecc.) nonchè dalle caratteristiche morfologiche (altezza della falesia, profilo caratteristico, solchi e superfici strutturali, ecc.). Il rilevamento geomorfologico del litorale tra Porto Ligno e Torre dell'Orso è stato eseguito con lo scopo di acquisire alcuni parametri fondamentali per la definizione della sua evoluzione quali l'altezza, lo spessore degli strati, la presenza di cavità, lo stato di fratturazione, 2 Modello di evoluzione di una falesia a seguito del modellamento di un solco di battente in corrispondenza del livello del mare ad opera del moto ondoso. 3 Fasi di arretramento di una falesia (X) nel tempo (t) a causa dello scalzamento al piede operato dal moto ondoso. Dopo un periodo di erosione lineare al piede della falesia, la cui durata è funzione delle caratteristiche fisico-meccaniche della roccia e dell'energia del moto ondoso, la falesia viene interessata da un crollo (t1). Nell'intervallo di tempo successivo (da t1 a t2) il moto ondoso produce solo l'erosione ed il trasporto del materiale che costituisce il corpo di frana accumulatosi al piede della falesia. Una volta allontanato tutto il materiale franato, il moto ondoso ricomincia l'azione di scalzamento al piede ed il modellamento di un nuovo solco che porterà ad un nuovo crollo (t3). l 4 l'individuazione dei corpi di frana, etc. Dal rilevamento è stato escluso il tratto costiero dell'area archeologica di Roca, profondamente alterato dall'attività antropica e quindi di scarso interesse per la valutazione dell'evoluzione morfogica del litorale. IL METODO DI RILEVAMENTO Il rilevamento geomorfologico del litorale tra Porto Ligno e Torre dell'Orso è stato eseguito utilizzando un metodo innovativo che ha previsto le seguenti fasi operative: a) riprese fotografiche con pellicola a colori di tratti elementari del litorale lunghi 50 m o meno, con punto di ripresa a mare sulla linea mediana di ogni singolo tratto; b) riprese fotografiche con pellicola bianco e nero sensibile all'infrarosso; c) implementazione delle immagini in un sistema GIS, elaborazione dell'immagine e calcolo dei parametri per ogni tratto elementare; d) individuazione dei tratti elementari ed elaborazione dei dati mediante sistema GIS; e) restituzione dei risultati del rilevamento su di una serie di carte tematiche. a) Le riprese fotografiche con pellicola a colori Il rilevamento quantitativo delle principali caratteristiche della falesia tra Porto Ligno e Torre dell'Orso è stato eseguito mediante riprese fotografiche con pellicola a colori eseguite da mare utilizzando un gommone. La scala di ripresa è stata determinata grazie alla presenza di due operatori forniti di apposite aste di taratura e posti sul ciglio della falesia a distanza determinata, generalmente di 50 m oppure meno in funzione delle locali condizioni morfologiche. La copertura fortografica del tratto di litorale investigato è stata realizzata utilizzando numero 65 foto, stampate su carta fotografica formato 15x20 cm. b) Le riprese fotografiche con pellicola sensibile all'infrarosso Il tratto di litorale potenzialmente più instabile, da Roca a Torre dell'Orso, è stato ripreso con il metodo descritto al punto precedente utilizzando una pellicola bianco e nero sensibile all'infrarosso Kodak High Speed Infrared e montando un opportuno filtro rosso sull'obiettivo. Questa pellicola risulta sensibile alla banda spettrale 400 - 900 nm e risponde alle variazioni dell'energia riflessa dalla superficie con variazioni di toni di grigio. La fotografia IrB/N è usata in particolare per studiare zone coperte da foschia, delimitare il confine tra terre stabilmente emerse e specchi d'acqua in zone paludose e 5 lagunari, analizzare il drenaggio e l'umidità dei terreni, riconoscere le varie specie vegetali. In particolare: - le latifoglie riflettono in grande misura l'infrarosso per cui determinano toni chiari; - le foglie strette delle conifere assorbono l'infrarosso e restituiscono toni scuri; - i sempreverdi sono contraddistinti da tonalità più scure; - le piante malate non riflettono l'infrarosso e sulle foto sono evidenziate anche settimana prima che i danni siano visibili all'occhio umano; - l'acqua assorbe i raggi infrarossi ed appare nerastra. In totale sono state eseguite 36 riprese con questa pellicola. Le immagine positive sono state ottenute scansionando direttamente il negativo con risoluzione di 900 dpi. L'esame delle foto IrB/N evidenzia con tonalità chiare la fascia del rim algale compresa dal livello del mare al momento della ripresa sino al livello di alta marea. Risultano inoltre ben evidenti le superfici di strato e la trama delle fratture, probabilmente a causa di variazioni di umidità in corrispondenza delle principali discontinuità. Per quest'ultima caratteristica tali riprese sono state utilizzate, per i tratti elementari disponibili, per la determinazione dei parametri relativi allo spessore degli strati e allo stato di fratturazione. c) Implementazione delle immagini in un sistema GIS, elaborazione dell'immagine e calcolo dei parametri per ogni tratto elementare. Le informazioni quantitative deducibili dalla interpretazione delle riprese fotografiche sono state ottenute utilizzando un Sistema Informativo Geografico (GIS). Il progetto è stato costruito importando le foto scansionate (formato file .jpg) mediante l'utilizzo di una apposita estensione (Image Support). Le caratteristiche della falesia sono rappresentate da elementi lineari (altezza della falesia, giunti di stratificazione, fratture) e da elementi areali (area del tratto elementare, area occupata da cavità, area occupata da corpi di frana, area interessata da difese costiere). I primi sono stati descritti da un tema di polilinee, i secondi da un tema di poligoni; per entrambi i temi è stato possibile associare per ogni singolo elemento la tipologia e le caratteristiche geometriche in unità macchina (lunghezza e area, rispettivamente). L'utilizzo delle aste di taratura ha permesso quindi la conversione delle unità macchina in distanze reali in metri. 6 In particolare, per ogni tratto elementare (record) sono stati definiti, oltre ad un codice identificativo, i seguenti campi informativi (fields): ELEMENTI LINEARI - Tipo di profilo semplice: costituito da una parete subverticale a profilo regolare; complesso: la falesia mostra al piede una piattaforma suborizzontale di ampiezza variabile, posta poco al di sopra del livello del mare; antropico: la falesia risulta rimodellata dall'attività antropica (presenza di cave o terrapieni). - Distanza in unità macchina tra le due aste di taratura. - Altezza in unità macchina della falesia alle due estremità del tratto elementare. - Numero delle superfici di strato. - Numero e lunghezza delle fratture. ELEMENTI AREALI - Area occupata da cavità. - Area occupata da corpi di frana. - Area occupata da opere di difesa. - Area totale del tratto elementare. Per una valutazione critica dei risultati è stato introdotto un campo in cui viene riportata la valutazione della qualità delle foto interpretate. A partire da questi dati sono stati calcolate le seguenti caratteristiche: - Altezza media: è stata ottenuta dalla media tra le altezze calcolate agli estremi del tratto elementare. - Potenza degli strati: rapporto tra l'altezza media e il numero degli strati. - Densità delle fratture: rapporto tra lunghezza complessiva delle fratture e l’area totale. - Area percentuale del corpo di frana: rapporto tra l’area dei blocchi di frana e quella totale. - Area delle cavità: rapporto tra l’area delle cavità e quella totale. - Area delle opere di difesa: rapporto tra l’area delle opere di difesa e quella totale. 7 E' stato inoltre aggiunto un ulteriore campo con la distanza delle opere urbane e/o edifici dal ciglio della falesia. d) Individuazione dei tratti elementari ed elaborazione dei dati mediante sistema GIS. La restituzione dei dati acquisiti è stata possibile individuando lungo la linea di riva i singoli tratti elementari oggetto delle riprese fotografiche ed utilizzando la funzione di Joint per legare tramite un’identificativo comune le caratteristiche determinate. e) Restituzione dei risultati del rilevamento su di una serie di carte tematiche. La realizzazione delle carte tematiche è stata ottenuta mediante l'opportuna classificazione dei valori calcolati per ogni parametro e utilizzando linee di differente colore per ogni classe. Le carte tematiche prodotte sono relative ai seguenti parametri: - altezza media della falesia (m) - potenza degli strati (m) - densità delle fratture (m/m2) - area grotte (%) - ubicazione delle principali grotte - area blocchi (%) - area opere di difesa (%) - distanza opere antropiche dal ciglio della falesia (m) DISCUSSIONE DEI RISULTATI a) Altezza media della falesia La falesia del tratto costiero Porto Ligno - Torre dell'Orso mostra generalmente profilo semplice, rappresentato cioè da una superficie subverticale regolare (57% del litorale considerato); in alcuni tratti, comunque, essa mostra profilo complesso (30%), caratterizzato dalla presenza poco al di sopra del livello del mare di una piattaforma suborizzontale. Non trascurabili (13%), infine, sono i tratti la cui originaria morfologia è stata profondamente alterata dall'uomo con l'apertura di cave e l'esecuzione di terrapieni. 8 L'altezza della falesia varia da valori minimi di 1 m, nei tratti a profilo complesso, a valori massimi di circa 17 m; l'altezza media è di circa 9 m. Risultano molto estesi i tratti costieri con falesia alta da 5 a 6 metri e, seppur in misura minore, quelli con falesie alte circa 14 m. L'analisi della distribuzione spaziale dell'altezza media della falesia evidenzia un graduale aumento di questo parametro procedendo lungo la linea di riva da NNW a SSE. I valori minimi si riscontrano nell'area di Roca Vecchia mentre quelli massimi si raggiungono poco a Nord dell'insenatura di Torre dell'Orso. Fanno eccezioni a questo trend generale i brevi tratti con profilo complesso. b) Potenza degli strati La falesia del tratto di costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso si presenta intagliata in calcareniti a diagenesi variabile generalmente ben stratificate, con strati di spessore variabile debolmente immergenti verso mare. L'analisi delle riprese fotografiche evidenzia che il locale spessore degli strati è abbastanza costante variando praticamente da 0.5 a 1.5 metri, con spessore medio pari a 1 metro. I tratti in cui la roccia si presenta massiccia o caratterizzata da potenti bancate (spessore maggiore di 2.5 m) sono decisamente subordinati. L'analisi della distribuzione spaziale di questo parametro evidenzia un generale, graduale aumento dello spessore degli strati procedendo da NNW a SSE anche se il trend è interrotto da qualche breve tratto in controtendenza, posto per lo più all'interno di piccole insenature. c) Densità delle fratture Il corpo roccioso su cui è intagliata la falesia in studio è interessato non solo da discontinuità primarie (i giunti di stratificazione) ma anche da un sistema secondario di discontinuità prodotte dalla tettonica (fratture). Tali fratture mostrano generalmente andamento irregolare e si presentano spesso saldate da riempimento calcitico. L'analisi ha evidenziato che la lunghezza delle fratture presenti in media su di un metro quadro di superficie di falesia varia da 0 a 0.50 metri. Il valore medio della densità di fratture si attesta su 0.39 m/mq. L'analisi della distribuzione spaziale della densità di fratture evidenzia una sostanziale uniformità del grado di fratturazione interrotta dalla presenza di alcuni brevi tratti di litorale particolarmente fratturati (densità di fratture maggiore di 0.65 m/mq). 9 d) area percentuale delle grotte L'arretramento della falesia è in numerosi tratti determinato dal modellamento di grotte costiere ad opera del moto ondoso, che ampliandosi gradualmente nel tempo sia in senso orizzontale che verticale finiscono con l'intercettare la superficie topografica trasformandosi in blow-holes. Altre volte l'ampliamento di grotte costiere sui due lati di un promontorio finisce col determinarne la coalescenza e la formazione di un arco costiero. Il proseguire dell'azione erosiva del moto ondoso e degli agenti atmosferici derterminano infine il crollo dell'arco e la formazione di un faraglione. La presenza di una grotta costiera determina quindi una locale elevata instabilità della falesia per cui risulta fondamentale conoscerne la posizione e stimarne le dimensioni. L'analisi delle riprese fotografiche evidenzia la presenza di un numero significativo di tratti caratterizzati da grotte costiere (area percentuale maggiore del 5%), alcune di grandi dimensioni (area percentuale maggiore del 20%). La distribuzione spaziale di questo parametro mostra una maggiore frequenza delle grotte costiere nel tratto di litorale compreso tra il complesso archeologico di Roca e l'insenatura di Torre dell'Orso. Per una visione più realistica della situazione, è stato redatta una carta tematica con l'ubicazione delle principali grotte costiere. Queste risultano essere in numero poco elevato e concentrate per lo più lungo il tratto di litorale compreso tra la zona archeologica di Roca e l'insenatura di Torre dell'Orso. e) area blocchi L'arretramento della falesia di Porto Ligno - Torre dell'Orso avviene generalmente per frane da crollo indotte da una efficace azione di scalzamento al piede da parte del moto ondoso. Poichè il corpo di frana viene eroso in breve tempo, la presenza di blocchi al piede della falesia indica un'area di distacco recente. Questi tratti costieri risultano i più stabili sia perchè la falesia ha da poco tempo raggiunto una nuova situazione di equilibrio, sia perchè il corpo di frana esercita una azione di protezione nei riguardi del moto ondoso. Viceversa, saranno potenzialmente instabili le falesie prive di blocchi al piede, in quanto non protette dall'azione del moto ondoso e soggette da un relativamente lungo tempo all'azione di degradazione meteorica e del moto ondoso. 10 L'analisi eseguita evidenzia la presenza di pochi tratti di litorale caratterizzati da un corpo di frana relativamente esteso, essendo gran parte del litorale è invece caratterizzata da valori di questo parametro minori del 2%. L'analisi della distribuzione spaziale dei corpi di frana evidenzia chiaramente la posizione dei tratti di falesia attualmente caratterizzati da un corpo di frana al piede. Spiccano le situazioni presenti all'estremità settentrionale dell'area e poco a nord di Torre dell'Orso. f) opere di difesa Lungo il litorale sono state realizzate delle opere di difesa generalmente lì dove il rapido arretramento della falesia ha comportato una situazione di rischio per gli edifici costruiti a poca distanza dal ciglio della falesia. Le opere di difesa sono generalmente rappresentate da accumuli di blocchi di calcare micritico di medie dimensioni, disposti a costituire una rampa a protezione del piede della falesia. Tali opere si concentrano lungo brevi tratti posti all'estremità nord dell'area e nella zona della Grotta della Poesia, dove le opere di difesa sono state realizzate con l'intento di proteggere il patrimonio archeologico presente all'interno della grotta. g) distanza opere antropiche dal ciglio della falesia La realizzazione di opere antropiche in aree caratterizzate da alta pericolosità geomorfologica, quali per esempio il ciglio di falesie in rapido arretramento, comporta una situazione di rischio tanto più elevato quanto maggiore è il valore, sia in termine economici che di vite umane, del tipo di opera. Per fornire un contributo utile alla definizione del rischio geomorfologico lungo il tratto costiero da Porto Ligno a Torre dell'Orso è stata determina la distanza delle opere antropiche, senza differenziare la tipologia dell'opera (strada, casa unifamiliare, condominio a più piani, etc.), dal ciglio della falesia. L'analisi dei dati evidenzia una distanza media di circa 38 m. Nel dettaglio, si nota un limitata estensione di tratti costieri (circa 80 m) contraddistinti da opere urbane a ridosso del ciglio della falesia (distanza minore di 10 m), mentre molto più estesi (circa 2300 m, complessivamente) sono i tratti posti da 10 a 50 m. Decisamente più limitata (460 m) è l'estensione dei tratti posti oltre 50 m dal ciglio della falesia. 11 L'analisi della distribuzione spaziale di questo parametro evidenzia come la distanza tra il ciglio della falesia e la prima opera antropica (generalmente rappresentata dalla strada litoranea) sia particolarmente piccola in corrispondenza dei centri abitati di Roca e Torre dell'Orso. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Lo studio morfologico quantitativo del litorale tra Porto Ligno e Torre dell'Orso, in gran parte costituito da falesie intagliate in calcareniti di età pliocenica, è stato affrontato con una metodologia innovativa che ha permesso di acquisirne alcune caratteristiche morfometriche fondamentali. L'elaborazione e l'analisi ottenuti mediante l'interpretazione di riprese fotografiche della falesia sia a colori che all'infrarosso (b/n) e la loro successiva implementazione in un sistema GIS, ha permesso di determinare gli intervalli di variazione e la distribuzione delle seguenti caratteristiche del litorale: - altezza media della falesia (m); - potenza media degli strati (m); - densità delle fratture (m/m2); - area grotte (%); - ubicazione delle principali grotte; - area blocchi (%); - area opere di difesa (%); - distanza opere antropiche dal ciglio della falesia (m). I dati morfometrici acquisiti costituiscono una importante base di conoscenza che se integrata con il rilievo morfologico sia della parte emersa che sommersa delle falesie e del primo fondale, permetterà di definire le modalità di evoluzione del litorale e la determinazione del grado di pericolosità geomorfologica di ogni tratto elementare. 12 ALLEGATI 13 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Caratteristiche geometriche (in cm) dell'asta di taratura utilizzata per il calcolo della scala di ripresa 14 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Curve delle sensibilità della pellicola utilizzata per le riprese in bianco e nero all'infrarosso (Kodak Professional High-Speed Infrared) in funzione della lunghezza d'onda. Il campo dell'infrarosso fotografico è compreso tra 400 e 900 nm. 15 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Raffronto tra una rispresa fotografica ripresa con pellicola a colori e una con pellicola in bianco e nero sensibile all'infrarosso. In quest'ultimo caso, le aree vegetate presenti al piede ed al ciglio della falesia sono evidenziate da toni molto chiari, connessi con l'alta reflettività nel campo dell'infrarosso della clorofilla. Sono ben evidenti inoltre le fratture e le superfici di strato, generalmente contrassegnate da linee di tono più scuro, connessa ad un locale aumento dell'umidità. 16 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Esempio di fotointerpretazione eseguita su una delle riprese fotografiche. Sono riportate come linee: a) la distanza tra le due aste di taratura (blu); b) l'altezza della falesia ai due estremi del tratto elementare (blu); c) le superfici di strato (verde); d) fratture (giallo); come aree: e) area grotte (viola); area opere di difesa (celeste). 17 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso 600 lunghezza litorale (m) 500 400 300 200 100 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 altezza media falesia (m) 1200.00 Lunghezza litorale (m) 1000.00 800.00 600.00 400.00 200.00 0.00 0-0.5 0.5 - 1.0 1.0 - 1.5 1.5 - 2.0 2.0 - 2.5 2.5 - 5.0 no strati Potenza strati (m) 18 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso 1400.00 1200.00 Lunghezza litorale (m) 1000.00 800.00 600.00 400.00 200.00 0.00 0-0.25 0.25 - 0.50 0.50 - 0.75 0.75 - 1.00 > 1.00 20-50 50-100 Densità fratture (m/mq) 2500.00 Lunghezza litorale (m) 2000.00 1500.00 1000.00 500.00 0.00 0-5 5-10 10-20 Area grotte (%) 19 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso 2500.00 Lunghezza litorale (m) 2000.00 1500.00 1000.00 500.00 0.00 0-2 2-5 5-10 10-20 >20 Area blocchi (%) 1200.00 Lunghezza litorale (m) 1000.00 800.00 600.00 400.00 200.00 0.00 0-10 10-20 20-30 30-40 40-50 50-100 >100 Distanza opere antropiche (m) 20 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distribuzione spaziale dell'altezza media della falesia (m) lungo il tratto settentrionale dell'area 21 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distribuzione spaziale dell'altezza media della falesia (m) lungo il tratto centrale dell'area 22 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distribuzione spaziale dell'altezza media della falesia (m) lungo il tratto meridionale dell'area 23 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distribuzione spaziale dello spessore degli strati (m) lungo il tratto settentrionale dell'area 24 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distribuzione spaziale dello spessore degli strati (m) lungo il tratto centrale dell'area 25 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distribuzione spaziale dello spessore degli strati (m) lungo il tratto meridionale dell'area 26 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distribuzione spaziale della densità delle fratture (m/m2) lungo il tratto settentrionale dell'area 27 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distribuzione spaziale della densità delle fratture (m/m2) lungo il tratto centrale dell'area 28 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distribuzione spaziale della densità delle fratture (m/m2) lungo il tratto meridionale dell'area 29 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Ubicazione delle principali grotte marine lungo il tratto settentrionale dell'area 30 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Ubicazione delle principali grotte marine lungo il tratto meridionale dell'area 31 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distribuzione spaziale dell'area grotte (%) lungo il tratto settentrionale dell'area 32 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distribuzione spaziale dell'area grotte (%) lungo il tratto centrale dell'area 33 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distribuzione spaziale dell'area grotte (%) lungo il tratto meridionale dell'area 34 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distribuzione spaziale dell'area blocchi (%) lungo il tratto settentrionale dell'area 35 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distribuzione spaziale dell'area grotte (%) lungo il tratto centrale dell'area 36 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distribuzione spaziale dell'area grotte (%) lungo il tratto meridionale dell'area 37 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distribuzione spaziale dei tratti difesi lungo il tratto settentrionale dell'area 38 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distribuzione spaziale dei tratti difesi lungo il tratto centrale dell'area 39 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distribuzione spaziale dei tratti difesi lungo il tratto meridionale dell'area 40 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distanza delle opere antropiche dal ciglio della falesia lungo il tratto settentrionale dell'area 41 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distanza delle opere antropiche dal ciglio della falesia lungo il tratto centrale dell'area 42 Rilevamento geomorfologico quantitativo della costa tra Porto Ligno e Torre dell'Orso Distanza delle opere antropiche dal ciglio della falesia lungo il tratto meridionale dell'area 43 Osservatorio di Chimica, Fisica e Geologia Ambientali Dipartimento di Scienza dei Materiali - Università degli Studi di Lecce - Evoluzione morfologica del tratto costiero tra Porto Ligno e Torre dell’Orso e salvaguardia della Grotta della Poesia (Melendugno – LE) Responsabile programma di ricerca: Prof.ssa Maria Teresa Carrozzo Caratterizzazione geofisica dell’area antistante le Grotte della Poesia e valutazione del pericolo di crollo Coordinamento: Prof.ssa Maria Teresa Carrozzo Progettazione del rilievo: Dott. Giovanni Leucci A A Esecuzione delle indagini Geofisiche: Dott. Giovanni Leucci, Sig. Giandomenico Fortuzzi, Sig. Massimo Luggeri, Sig.ra Lara De Giorgi. Elaborazioni ed interpretazione: Dott. Giovanni Leucci Finanziamento: Consorzio Universitario Interprovinciale Salentino 2003 0 1 INDICE 1. INTRODUZIONE..........................................................…......................pag. 3 2. VALUTAZIONE QUANTITATIVA DELLA STABILITA’ DELLA FALESIA IN PROSSIMITA’ DELLA GROTTA DELLA POESIA…………....4 2.1 INDAGINI GEOFISICHE 2D................................................... ........………..4 2.1.2 INDAGINE ELETTRICA........................................................ ....................4 2.1.2.1 Profilo E1......................................................................................... ..........5 2.1.2.2 Profilo E2......................................................................................... ..........6 2.1.3 INDAGINE ELETTROMAGNETICA IMPULSIVA........... ......................7 2.1.4 INDAGINE SISMICA TOMOGRAFICA A RIFRAZIONE.................. ..8 2.1.5 CONFRONTO TRA I RISULTATI ......................................................... .11 2.2 MISURE ELETTRICHE 2D RIPETUTE ................................................….13 2.3. INDAGINI GEOFISICHE 3D.................................................................... ..15 2.3.1 TOMOGRAFIA ELETTRICA 3D......................................................…....15 2.3.2 TOMOGRAFIA SISMICA A RIFRAZIONE...........…................. ............18 2.3.3 INDAGINE ELETTROMAGNETICA IMPULSIVA ............................... 20 2.3.4. INTEGRAZIONE DEI RISULTATI OTTENUTI.........................….... ...21 3. VALUTAZIONE QUANTITATIVA DELLA STABILITA’ DELLA GROTTA DELLA POESIA .................................................................................22 3.1 INDAGINI GEOFISICHE 3D ........................................................................22 3.2 TOMOGRAFIA ELETTRICA ...................................................................... 22 3.3 TOMOGRAFIA SISMICA A RIFRAZIONE .......................................... .....24 3.4 INTEGRAZIONE DEI RISULTATI OTTENUTI .................................. ......27 BIBLIOGRAFIA............................................................................................. .....30 2 1. INTRODUZIONE L'evoluzione del litorale, compreso tra Porto Ligno e Torre dell'Orso (Melendugno - Lecce), è dominata dall'arretramento della falesia, che può essere schematizzato come un processo a due fasi: - una lunga fase di preparazione, in cui si verifica l'erosione del corpo di frana e il modellamento del solco di battente; - una fase "catastrofica" rappresentata dal distacco di una frana da crollo (Mastronuzzi et al., 1992). I tempi e le modalità con cui questo processo avviene dipendono dalle caratteristiche morfologiche della falesia (altezza, profilo caratteristico, solchi e superfici strutturali, ecc.), dalle locali condizioni litostrutturali del corpo roccioso (caratteristiche fisico-meccaniche, grado di fratturazione, giacitura degli strati e delle fratture, ecc.), nonché da fattori meteomarini e morfologici (energia del moto ondoso, frequenza ed intensità delle mareggiate, morfologia del fondale in prossimità della linea di costa, ecc.). In generale, le condizioni di stabilità di una formazione rocciosa dipendono essenzialmente dalla presenza, nel materiale che costituisce la formazione stessa, di fratture e cavità, dal numero di esse e dall’ampiezza della diaclasi delle fratture stesse. La conoscenza del grado di fratturazione riveste, quindi, grande importanza per una corretta progettazione di efficaci interventi di salvaguardia. Le condizioni del sottosuolo sono normalmente indagate mediante metodi diretti, quali le perforazioni; essi forniscono informazioni puntuali e sono molto costosi, inoltre danneggiano la struttura per cui sono assolutamente da sconsigliare nel caso le indagini riguardino monumenti di interesse naturalistico e/o antropico, come la Grotta della Poesia. Metodi indiretti non distruttivi, quali le prospezioni geofisiche, possono fornire in questi casi molto utili contributi di conoscenza. Nel seguito verranno presentati i risultati delle indagini geofisiche integrate, realizzate allo scopo di acquisire parametri utili per una migliore conoscenza della evoluzione della linea di costa (spessore degli strati, presenza di cavità, grado di fratturazione, etc.) nel tratto costiero antistante la Grotta della Poesia ed in un area posizionata sulla Grotta stessa. 3 2. VALUTAZIONE QUANTITATIVA DELLA STABILITA’ DELLA FALESIA IN PROSSIMITA’ DELLA GROTTA DELLA POESIA 2.1 INDAGINI GEOFISICHE 2D Le indagini geofisiche 2D sono state eseguite lungo due profili: il primo con direzione NWSE (approssimativamente parallelo alla linea di costa) ed il secondo con direzione NE-SW (approssimativamente perpendicolare alla linea di costa): la loro posizione planimetrica è riportata in Fig.1. R1=E1=S1 Grotta della Poesia N E2=S2 Profilo elettrico Mare Adriatico Profilo sismico Profilo radar Fig. 1: Area indagata con tecniche geofisiche: ubicazione dei profili. 2.1.1 INDAGINE ELETTRICA Per ciascuno dei profili (Fig. 1) è stato necessario innanzitutto scegliere la geometria del dispositivo di misura più adatta alle caratteristiche geomorfologiche della zona ed al problema in studio: la lunghezza del profilo stesso in funzione della profondità di indagine, il numero di elettrodi e la distanza tra di essi. Le misure sono state eseguite con i dispositivi dipolo-dipolo e Wenner: infatti, in base a quanto si legge in letteratura, il primo riesce meglio a mettere in evidenza variazioni laterali di resistività, il secondo, invece, riesce meglio a mettere in evidenza variazioni orizzontali di resistività. La massima profondità di interesse (10m dal piano di campagna) ha suggerito di realizzare profili lunghi 96m, utilizzando 48 elettrodi con distanza interelettrodica di 2m. L’inversione dei dati è stata realizzata mediante un processo iterativo che minimizza la differenza fra la resistività apparente misurata e quella calcolata in base ad un modello di 4 sottosuolo. Le sezioni di resistività ottenute per uno stesso profilo con i differenti dispositivi, sono state esaminate alla luce delle conoscenze geologiche sull’area in studio. I due profili, lunghi (come già detto) 92m, hanno il punto di intersezione nella ascissa 30m sul profilo E1 e 35m sul profilo E2. 2.2.1 Profilo E1 Il profilo E1, parallelo alla linea di costa, si estende, verosimilmente, su cavità carsiche. In Fig. 2 sono riportati, per ciascuno dei due dispositivi eletrodici, i modelli di resistività del sottosuolo ottenuti mediante inversione. Fig. 2: Modello di resistività del sottosuolo relativo al profilo E1: a) dipolo-dipolo; b) Wenner. Nella Fig. 2a si osserva la presenza di alcune celle -“A”- caratterizzate da valori di resistività dell’ordine dei 50Ω·m ed altre celle -“B”- caratterizzate da valori di resistività dell’ordine dei 10Ω·m. Entrambi i tipi di celle potrebbero essere messi in relazione alla presenza di cavità: le prime potrebbero contenere materiale residuale argilloso o residuale di acqua salata; le seconde potrebbero contenere, invece, materiale fortemente imbevuto di acqua salata. Il modello di resistività relativo alla configurazione dipolo-dipolo (Fig. 2b) conferma, per quanto riguarda la parte più superficiale, la situazione che emerge dalla Fig. 2a ed, inoltre, poiché la configurazione stessa consente una maggiore profondità di indagine, mette meglio in evidenza il livello del mare (M), che appena si intravede nel modello della Fig.2a. 5 2.2.2 Profilo E2 Il profilo E2, come già detto, ha direzione approssimativamente perpendicolare alla linea di costa e la sua parte iniziale giace sulla Grotta della Poesia (Fig. 1). I dati osservati sono stati assoggettati ad analisi statistica a causa del rumore che caratterizza il profilo, almeno nelle sue parti più vicine al mare: la deviazione standard relativa è risultata dell’ordine del 4%. I modelli di resistività del sottosuolo sono riportati in Fig. 3. WSW ENE Fig. 3: Modello di resistività del sottosuolo relativo al profilo E2: a) dipolo-dipolo; b) Wenner. Dall’esame dei modelli si osservano, procedendo da W-SW verso E-NE: - un’anomalia -“G”- di alta resistività (100-150Ω·m); essa è sicuramente causata dalla Grotta della Poesia, situata proprio al di sotto del profilo in quell’area; - due anomalie -“A”-, (80 - 100Ω·m) con dimensioni orizzontali di circa 4m, che si estendono in profondità da 4 a 7m circa; esse sono verosimilmente collegabili alla presenza di cavità; - una zona anomala -“F”- (circa 20Ω·m) che si estende dalla superficie per tutta la profondità indagata; essa è molto verosimilmente correlabile con la fratturazione spinta della falesia e con la presenza di materiale imbibito di acqua salata. Nel modello ottenuto con il dispositivo Wenner (Fig. 3b) si ritrovano le stesse anomalie che nel precedente (Fig.3a), meno le anomalie “A” . La differenza tra i due modelli è da ascrivere alle caratteristiche dei due dispositivi elettrodici: come già detto, il dispositivo dipolo-dipolo consente di mettere in evidenza variazioni laterali di resistività e permette così di ottenere una migliore risoluzione orizzontale. 6 2.1.3 INDAGINE ELETTROMAGNETICA IMPULSIVA Lungo lo stesso allineamento del profilo elettrico E1 è stato realizzato un profilo radar, R1 (Fig. 1). Le misure sono state effettuate con una antenna da 100MHz, in configurazione monostatica e con acquisizione continua. I dati di campagna sono di scarsa qualità (Fig. 4a), probabilmente a causa della presenza di materiali conduttivi, messi in evidenza dalla indagine elettrica (Fig. 2). Si è, quindi, eseguito un processing, i cui passi sono di seguito elencati: 1. Normalizzazione della scala orizzontale; 2. Rimozione della traccia media; 3. Filtro FK (per la rimozione delle bande orizzontali presenti sulla sezione radar). NNE SSW a I A b Fig. 4: Sezione radar relativa al profilo R1: a) di campagna; b) elaborata. Dall’analisi della sezione radar (Fig. 4b), si osserva: ¾ Il completo assorbimento del segnale oltre i 40ns (profondità di circa 1.2m per una velocità media di propagazione dell’onda EM stimata tra 0.06 - 0.07m/ns); ¾ una interfaccia -“I”- quasi orizzontale, con tetto a circa 20ns, che corre per tutto il profilo. La zona centrale -“A”-, tra le ascisse 30-40m, è caratterizzata da una intensa riflessione, probabilmente associabile alla presenza di fratture. A causa di una fitta vegetazione e di una serie di ostacoli, non è stato possibile realizzare il profilo radar R2, trasversale alla linea di costa e coincidente con i profili E2 ed S2. 7 2.1.4 TOMOGRAFIA SISMICA A RIFRAZIONE Lungo gli stessi allineamenti dei rilievi eletrico ed elettromagnetico sono stati realizzati due profili sismici, S1 ed S2, (Fig.1). Le indagini sono state eseguite con un sismografo Geometrics Strataview (modello Ninbus 1220) con 48 canali e geofoni verticali con frequenza propria di 14Hz ; la energizzazione è stata eseguita con un martello da 5kg. Lungo il profilo S1 lo stendimento è stato realizzato con 48 geofoni, equispaziati di 2m; lungo il profilo S2 sono stati utilizzati 12 geofoni, equispaziati di 6m. Le misure sono state effettuate realizzando tre energizzazioni per ogni posizione geofonica. I dati sono stati elaborati allo scopo di eliminare il rumore. La Fig.5 mostra un esempio di dati di campagna. SSW NNE WSW a ENE b Fig. 5: Sismogrammi: a) profilo S1: b) profilo S2. Il primo passo nell’elaborazione dei dati in una tomografia, consiste nell’individuare nella registrazione i tempi dei primi arrivi (picking); con essi sono state costruite le dromocrone 8 relative alle onde dirette e rifratte riportate in Fig. 6. SSW NNE a WSW ENE b Fig. 6: Dromocrone relative alle onde dirette e rifratte; a) profilo S1; b) profilo S2. Le tecniche di inversione hanno consentito di ottenere i modelli di distribuzione nel sottosuolo della velocità Vp di propagazione delle onde P, riportati in Fig. 7. 9 SSW NNE B A A B C C a 20 WSW ENE G F E D b Fig. 7: Modello di distribuzione di Vp; a) profilo S1; b) profilo S2 I modelli relativi ad entrambi i profili mostrano valori di Vp bassi, confermando così la diffusa presenza di fratture. In particolare, esaminando il profilo S1 si nota (Fig. 7a) una interfaccia, con Vp pari a circa 1200m/s, inclinata verso S-SW e con profondità compresa tra 11 e 14m circa; essa è collocata al di sotto del livello del mare. Sopra tale interfaccia si osservano: ¾ due zone anomale -“A”- con Vp compresa tra 400 e 500m/s, che potrebbero essere correlati alla presenza di cavità; ¾ zone anomale -“B”- con Vp compresa tra 600 e 700m/s, che potrebbero essere correlate alla presenza di calcareniti con un elevato grado di fratturazione; ¾ zone anomale -“C”- con Vp compresa tra 750 e 890m/s, che potrebbero essere correlate alla presenza di calcareniti molto permeabili. ¾ Nel profilo S2 (Fig.7b) si osserva, procedendo da E-NE verso W-SW, (cioè dal mare verso l’entroterra) l’esistenza di quattro zone distinte, indicate rispettivamente con “D”, “E”, “F” e “G”, i cui valori di Vp decrescono; 10 infatti essi sono compresi tra: • 650 e 700m/s nella zona “D”; • 600 e 650m/s nella zona “E”; • 550 e 600m/s nella zona “F”; • 450 e 500m/s nella zona “G”. La diminuzione dei valori di Vp, dalla costa verso l’entroterra, può essere correlata con la naturale diminuzione del contenuto volumetrico in acqua nelle calcareniti fortemente fratturate. I valori molto bassi di Vp nella zona G sono giustificati dal fatto che in questa zona il profilo S2 corre sulla Grotta della Poesia. 2.1.5 CONFRONTO TRA I RISULTATI Le indagini geofisiche 2D hanno fornito informazioni interessanti sulle condizioni di stabilità della falesia. In Fig. 8 sono messi a confronto i risultati ottenuti dall’applicazione delle tre metodologie lungo il profilo S1: essi hanno correlazioni ragionevoli. Si possono infatti osservare corrispondenze dirette tra la presenza di cavità a vista nella foto e le zone con bassa velocità sismica, quelle con alta resistività e quelle con alta riflessione dell’energia elettromagnetica. I valori dei parametri resistività, ρ, e velocità, Vp, inducono ad ipotizzare la presenza nelle cavità di materiale residuale argilloso o di acqua salata. Inoltre il materiale calcarenitico costituente la falesia potrebbe essere o altamente fratturato o molto poroso. 11 SSW 0 NNE 50 m 25 a A A A A b Unit electrode spacing 2 m A A c 20 I A d Fig. 8: Modelli relativi al profilo S1: a) foto della falesia; b) modello di distribuzione della resistività; c) modello di distribuzione della velocità di propagazione delle onde P; d) sezione radar elaborata. In Fig. 9 vengono messi a confronto i risultati ottenuti dall’applicazione delle metodologie elettrica e sismica tomografica lungo il profilo S2. Anche in questo caso si possono osservare alcune interessanti correlazioni. Su entrambi i modelli elettrico (Fig. 9a) e sismico tomografico (Fig.9b) si distinguono nettamente tre zone in cui via via che ci si sposta verso l’entroterra (W-SW) i valori di resistività aumentano ed i valori di velocità dell’onda P diminuiscono, a causa, come già detto, della naturale diminuzione del contenuto volumetrico in acqua. L’anomalia indicata con G corrisponde alla Grotta della Poesia; inoltre nella zona F i valori di ρ e di Vp fanno pensare ad un probabile elevato grado di fratturazione. 12 WSW ENE Depth Iteration 6 RMS error = 2.9 % G F a Unit electrode spacing is 2 m G F b Fig. 9: Modelli relativi al profilo trasversale alla linea di costa: a) distribuzione della resistività; b) distribuzione della velocità di propagazione delle onde P. 2.1.6 MISURE ELETTRICHE 2D RIPETUTE. Con lo scopo di indagare le modalità con cui l’acqua fluisce dalla superficie topografica verso il sottosuolo, sono state ripetute le misure elettriche ad intervalli regolari di tempo lungo il profilo E2 (Fig. 1). E’ stato utilizzato il dispositivo elettrodico Wenner – Schlumberger con 48 elettrodi e distanza interelettrodica di 2m. Le misure sono state eseguite ad intervalli regolari di tempo (30 minuti), dopo avere abbondantemente bagnato il terreno. La presenza dell’acqua nel sottosuolo è facilmente evidenziabile mediante la distribuzioni delle variazioni percentuali di ρ, riferite ai dati raccolti a tempi diversi (Fig.10). Il modello di variazione di resistività nel tempo mostra zone preferenziali di percorrenza dell’acqua; il sensibile aumento di ρ, che in tali zone si verifica, è dovuto alla diluizione del contenuto di sali (provenienti dall’acqua di mare o dalla soluzione dei minerali componenti le rocce stesse) ad opera dell’acqua dolce immessa nel terreno. In particolare, si nota uno scorrimento dell’acqua nella zona “F”; in tale zona sembra essere presente una corsia preferenziale attraverso la quale l’acqua arriva in breve tempo (2 ore e mezzo circa) ed in maggiore quantità fino alla massima profondità della sezione. In questa zona si osservano le variazioni percentuali di ρ più elevate ( 5% - 6%) che indicano un maggiore flusso di acqua e mettono in evidenza un avanzato grado di fratturazione. 13 Fig. 10: Modelli delle variazioni percentuali della resistività nel sottosuolo: a) resistività a terreno asciutto; b), c), d), e) ed f) variazioni percentuali di resistività nel tempo. Con questo tipo di indagine viene anche meglio definito il contorno della Grotta della Poesia “G”-. Un’altra zona -“C”- mostra variazioni di ρ (-2% circa) simili a quelle relative alla zona -“G”in cui il profilo passa sopra la grotta. La similitudine di comportamento elettrico può fare ipotizzare la presenza di una cavità anche nella zona “C”. 14 2.2 INDAGINI GEOFISICHE 3D Le indagini geofisiche 3D (elettrica, elettromagnetica impulsiva e sismica tomografica a rifrazione) sono state realizzate in un’area di dimensioni 38x22m, in prossimità della Grotta della Poesia (Fig. 11). N Mare adriatico AREA INDAGATA CON LA GEOFISICA Fig. 11: Foto aerea della zona di Roca. 2.2.1 TOMOGRAFIA ELETTRICA La tomografia elettrica 3D è stata eseguita utilizzando una griglia che ricopre uniformemente tutta l’area di indagine: essa è costituita da 22 profili paralleli ed equispaziati (1m) su cui sono stati posizionati gli elettrodi (38) equispaziati 1m. Le misure sono state eseguite utilizzando il dispositivo elettrodico Dipolo-Dipolo. Le mappe di resistività, relative a varie profondità nel sottosuolo, sono riportate in Fig. 12. 15 E W A m C B A B A B A B A B A B A B m A B m Fig. 12: Modello 3D della distribuzione di resistività. 16 Da essa risulta evidente la divisione della zona in due parti (“A” e “B”), con valori di resistività compresi tra 4 e 8Ωm nella prima e tra 12 e 30Ωm nella seconda. Andando in profondità la suddivisione diventa più netta e la parte “A” sempre più estesa; in particolare a profondità maggiori di 6m, “A” si estende per tutta la zona a NW (direzione della Grotta della Poesia), per profondità maggiori di 9m “A” occupa quasi tutta la sezione. Un’anomalia -“C”- di alta resistività (circa 200Ωm), è presente nelle sezioni più superficiali (sino ad 1.2m circa); essa potrebbe essere correlata alla eventuale presenza di strutture di interesse archeologico. Infine in Fig.13 i dati elettrici sono stati rappresentati mediante superfici di equi-resistività (Leucci, 2004). N m A m m 5 8 12 20 32 50 a Ω⋅m m B m m 5 m 8 12 20 32 50 b Ω⋅m C m m 5 8 12 20 32 50 c Ω⋅m Fig. 13: Superfici di equi - resistività; a) 4 <ρ< 8Ωm; b) 12 <ρ< 30Ωm; c) ρ>30Ωm 17 Questo tipo di visualizzazione tridimensionale mette bene in evidenza la distinzione netta tra le zone “A”, “B” e “C”. 2.2.2 TOMOGRAFIA SISMICA A RIFRAZIONE Scopo dell’indagine è mettere in evidenza possibili variazioni del campo di velocità dell’onda P eventualmente correlabili alla presenza di fratture. Le misure sono state eseguite nella stessa area in cui è stata realizzata la tomografia elettrica 3D (Fig. 11). Per tentare di stimare la distribuzione di Vp fino ad una assegnata profondità è stata utilizzata una tecnica di acquisizione tomografica che fa uso di una opportuna disposizione in superficie di n geofoni ed m sorgenti (Luzio et al. 1987). La geometria scelta per l’acquisizione è costituita da due allineamenti paralleli, distanti tra di loro 24m: su uno di essi sono posizionati n=12 punti di energizzazione e sull’altro m=12 geofoni; la distanza tra i geofoni, così come quella tra i punti sorgente, è di 3m (Fig. 14). La tecnica di acquisizione consente di determinare la velocità media di propagazione in ognuna delle N (N≤nxm) celle elementari che ricoprono la superficie indagata. G1 G2 G12 3m 33 m 24 m 3m S1 S2 S12 Fig. 14: Geometria di acquisizione del rilievo sismico tomografico a rifrazione: geofoni: G1, G2,......,G12; punti di energizzazione S1, S2,......, S12. La lettura dei tempi di primo arrivo (picking), per ogni traccia, su ciascun sismogramma (Fig.15a), consente di ottenere le dromocrone riportate in Fig.15b; la elaborazione delle stesse mediante algoritmi sofisticati permette di ottenere il modello di distribuzione della velocità Vp (Fig. 16). 18 a b Fig. 15: a) Esempio di picking dei tempi di primo arrivo delle onde P. Il sismogramma è relativo al punto di scoppio S5; b) dromocrone costruite con i 12 picking effettuati su ciascuno dei 12 sismogrammi. N A B A B A B B A B Fig. 16: Modello di distribuzione della velocità Vp. Dalla Fig. 16 si evince che i valori di Vp sono generalmente compresi tra 600m/s e 1200m/s. Localmente: valori di velocità nell’intervallo 600-800m/s, -“A”-, sono tipici delle calcareniti altamente fratturate o molto porose; valori di velocità nell’intervallo 900-1200 m/s, -“B”-, potrebbero essere associati a calcareniti più compatte o comunque fratturate ma con alto contenuto volumetrico in acqua. 19 2.2.3 INDAGINE ELETTROMAGNETICA IMPULSIVA Sono stati eseguiti 25 profili paralleli (equispaziati di 1m) per uno sviluppo complessivo di 950m circa, utilizzando il georadar Sir System2 (GSSI) e l'antenna da 100MHz in configurazione monostatica. Dall’analisi delle sezioni radar (un esempio è riportato in Fig. 17) si osserva una scarsa penetrazione del segnale elettromagnetico, circa 70ns, a causa della presenza di materiali conduttivi già messi in evidenza dalla indagine elettrica (Fig. 12). Nella sezione sono presenti, a partire da 40ns, una serie di anomalie di forma iperbolica -“A”- di limitata estensione (0.5 – 1m). Esse sono caratterizzate da una limitata ampiezza del segnale e sono state interpretate come probabili fratture nelle calcareniti. S N A Fig. 17: Esempio di sezione radar elaborata. La velocità di propagazione dell'onda elettromagnetica nel sottosuolo, stimata con il metodo che utilizza le iperboli di diffrazione, assume il valore medio di circa 0.065m/ns, pertanto la profondità delle anomalie è dell’ordine di circa 1.3m. Un metodo di visualizzazione 3D dei dati radar prevede il calcolo delle superfici di equiampiezza, proposto da Zanzi e Valle (1999, 2000). Le superfici di equi-ampiezza riescono a rappresentare, in modo oggettivo, semplice e rapido, in un piano sintetico, le forme dell’anomalia, specialmente per larghe zone; ma non forniscono una visione dell’intero volume con la stessa immediatezza. In Fig. 18 i dati radar sono stati rappresentati mediante superfici di equi-ampiezza, considerando soltanto valori dell’energia normalizzata superiori al 38% dell’ampiezza massima. Ovviamente, diminuendo il valore di soglia aumenta sia il potere risolutivo che il rumore provocato dalle eterogeneità presenti nel sottosuolo. 20 N A Fig. 18: Superficie di equi-ampiezza con soglia pari al 38% L’immagine 3D mette bene in evidenza la zona, -“A”-, di maggiore scattering dell’energia EM ed il sistema di microfratture in direzione nord-sud (linea nera tratteggiata) che divide l’area in due parti. 2.2.4 INTEGRAZIONE DEI RISULTATI I risultati ottenuti con le tre metodologie sono ben correlati. L’indagine sismica fornisce per la velocità Vp, secondo la direzione orizzontale, valori compresi tra 600 e 800m/s, tipici del materiale incoerente o di rocce molto fratturate; nella stessa zone la tomografia elettrica fornisce bassi valori di resistività (4 - 8Ωm) che suggeriscono la probabile presenza nelle fratture di materiale imbibito di acqua salata. Le zone in corrispondenza delle quali l’energia elettromagnetica riflessa è maggiore sono correlabili alla probabile presenza di un sistema di microfratture (orientato N-S), che divide di fatto l’area indagata in due parti, cosa del resto evidente anche dalla tomografia elettrica. Inoltre utilizzando i valori stimati per la velocità Vp e le relazioni empiriche che legano tale velocità ai parametri di fratturazione (Leucci, 2004), sono stati ricavati i seguenti valori: Densità di frattura C: 0,26-0,35 m/m2; Densità lineare di frattura Γ: 7,7 - 9,9 m-1; Indice di discontinuità Id: 2,9-3,8; Indice di qualità RDQ: <20%. Tali valori sono indice di bassa qualità delle calcareniti che costituiscono la falesia. In particolare, i valori di densità di frattura C rientrano nell’intervallo di variabilità (0,17-0,38 m/m2) osservato nella stessa area attraverso le indagini geomorfologiche. 21 3. VALUTAZIONE QUANTITATIVA DELLA STABILITA’ DELLA GROTTA DELLA POESIA MEDIANTE METODI GEOFISICI INTEGRATI 3.1 INTRODUZIONE La tomografia elettrica e quella sismica sono state utilizzate in modo integrato per mappare il grado di fratturazione della formazione rocciosa costituente il tetto della Grotta della Poesia. Le indagini sono state eseguite in un’area rettangolare di estensione 12x30m, la cui posizione planimetrica è riportata in Fig. 19. N Mare adriatico AREA INDAGATA CON LA GEOFISICA Fig. 19: Foto aerea della zona di Roca. 3.2 TOMOGRAFIA ELETTRICA La tomografia elettrica 3D è stata eseguita utilizzando una griglia che ricopre uniformemente tutta l’area di indagine: essa è costituita da 12 profili paralleli ed equispaziati (1m) su cui sono stati posizionati gli elettrodi (30) con distanze interelettrodiche di 1m. Le misure sono state eseguite utilizzando il dispositivo elettrodico Dipolo-Dipolo. Le mappe di resistività relative a vari livelli di profondità nel sottosuolo sono riportate in Fig.20. 22 N m F F F F F F F F F F m F m ρ Ohm m Fig. 20: Modello 3D di distribuzione della resistività nel sottosuolo. 23 Nelle mappe di resistività relative alle profondità comprese tra 2 e 8m, risulta evidente un’anomalia -“F”-, con valori di resistività nell’intervallo 20 - 70Ωm. Tale anomalia, che in superficie, nelle immediate vicinanze della Grotta della Poesia, ha direzione E-W, si allarga progressivamente in profondità verso Sud; essa sembra essere correlabile ad un sistema di fratture (direzione E-W) visibile all’interno della grotta stessa. I valori bassi di resistività suggeriscono che il materiale di riempimento della frattura sia costituito da argille più o meno imbevute di acqua di mare. In Fig. 21 i dati elettrici sono stati rappresentati mediante superfici di equi-resistività (Leucci, 2004). N S m m F m Fig. 21: Visualizzazione 3D: 22<ρ< 330 Ωm. La visualizzazione tridimensionale mette bene in evidenza la zona di frattura “F”. 3.3 TOMOGRAFIA SISMICA A RIFRAZIONE Scopo dell’indagine è mettere in evidenza possibili variazioni del campo di velocità delle onde P (Vp) ed S (Vs), eventualmente correlabili alla presenza di fratture. Le misure sono state eseguite nella stessa area in cui è stata realizzata la tomografia elettrica 3D (Fig. 19). La geometria per l’acquisizione è costituita da due allineamenti paralleli, distanti tra di loro 12m: su uno di essi sono posizionati 12 punti di energizzazione e sull’altro 12 geofoni; la distanza tra i geofoni, così come quella tra i punti sorgente, è di 2.5m (Fig. 22). 24 G1 G2 2.5 m G12 30 m 12 m 2.5 m S1 S2 S12 Geofoni onde P Geofoni onde S Punti di energizzazione Fig. 23: Geometria di acquisizione del rilievo sismico tomografico a rifrazione; G1, G2,......,G12: geofoni; S1, S2,......, S12: punti sorgente. La elaborazione dei dati fornisce il risultato riportato in Fig. 23 25 N S Vp (m/s) a Vs (m/s) b A B B A c Fig. 23:: a) modello di distribuzione della velocità Vp; b) modello di distribuzione della velocità Vs; c) modello di distribuzione del rapporto Vp/Vs. Il rapporto Vp/Vs fornisce buone indicazioni sulle deformazioni che possono subire le rocce: infatti esso è legato al coefficiente di Poisson (σ) attraverso la relazione: VP 1− σ = VS 1/ 2 −σ (1) 26 Secondo quanto riportato in letteratura, il rapporto Vp/Vs assume valori compresi tra 1.45 e 3.32: il primo valore è relativo a rocce di buona qualità, il secondo a rocce di scarsa qualità. Nella zona indagata i valori del rapporto Vp/Vs variano generalmente tra 1.5 e 3.2 (Fig.27c): localmente essi assumono valori compresi tra 2.9 e 3.2, zone -“A “-, e segnalano la scarsa qualità delle calcareniti, verosimilmente molto fratturate. I valori di Vp/Vs compresi tra 2.2 e 2.8, zone -“B”-, potrebbero essere associati a calcareniti meno fratturate o a calcareniti comunque fratturate, ma con alto contenuto volumetrico in acqua. 3.4 INTEGRAZIONE DEI RISULTATI Vengono qui brevemente discussi i risultati ottenuti utilizzando i due diversi metodi d’indagine (metodo sismico ed elettrico). La tomografia elettrica ha messo in evidenza aree a più basso valore di resistività (< 25Ωm) che sono state interpretate come possibili zone a fratturazione molto elevata ed in cui le fratture stesse sono riempite di materiale detritico imbevuto di acqua salata. La tomografia sismica a rifrazione ha messo in evidenza - valori di velocità Vp comprese tra 700 e 900 m/s; essi confermano l’elevato grado di fratturazione della calcarenite, poiché la velocità Vp nella calcarenite intatta assume valori compresi nell’intervallo 1500 - 2000m/s. (Leucci, 2004); - valori di velocità Vs compresi tra 220 e 600 m/s. Le velocità sperimentali sopra riportate forniscono per il rapporto Vp/Vs generalmente valori compresi nell’intervallo 1.5 - 3.2 (Fig.24b); i valori di Vp/Vs compreso tra 2.2 e 3.2 di alcune zone denotano l’elevata fatturazione delle stesse. La bibliografia (Reynolds, 1998), infatti, indica in Vp/Vs pari a 1,4 il valore limite superiore per le rocce di buona qualità. In base ai valori di Vp/Vs (Leucci, 2004) si ottengono i seguenti parametri di frattura: densità di frattura C: 0,10-0,25 m/m2; densità lineare di frattura Γ: 2,71-6,64 m-1; indice di discontinuità Id: 1,09-2,65; indice di qualità RDQ: 67,37%-20,37%. Essi sono indice di bassa qualità delle calcareniti che costituiscono il tetto della Grotta. La Fig. 24 consente di confrontare i risultati ottenuti con le due metodologie. In essa si possono osservare, infatti, corrispondenze dirette tra: − La zona -“F”- in cui il rapporto Vp/Vs è alto e la resistività è bassa (circa 15Ωm): si tratta verosimilmente di zone molto fratturate e le cui fratture sono riempite di detriti umidi; − zone -“E”- in cui il rapporto Vp/Vs è alto a denotare zone ad alta fratturazione; la 27 corrispondente zona nella mappa delle resistività appartiene ad un’area più estesa la cui resistività (circa 50 ohm m) è sempre bassa ma più alta della precedente, sta a denotare una zona relativamente più asciutta. Un ulteriore osservazione è da fare: nelle sezioni di tomografia elettrica relative a profondità maggiori la zona “F” si allarga e denota che il fenomeno osservato diventa sempre più grave in profondità. A differenza di quanto succede per la zona “E” in cui il fenomeno sembra limitato alle profondità cui è relativa la Fig.24. Si conclude quindi che la roccia che costituisce il tetto della Grotta della Poesia presenta numerose fratture non cementate e quindi a rischio di crollo. Fig. 24: a) modello di distribuzione della resistività alla profondità 2.18 – 2.95 m; b) modello di distribuzione del rapporto Vp/Vs. 28 Fig. 25: Riassunto dei risultati ottenuti dall’indagine geofisica (distribuzione della resistività alla profondità 2.18 – 2.95 m). Fig. 26: Riassunto dei risultati ottenuti dall’indagine geofisica (distribuzione del rapporto Vp/Vs). 29 BIBLIOGRAFIA LEUCCI G., (2004): I metodi elettromagnetico impulsivo, elettrico e sismico tomografico a rifrazione per lo studio di problematiche ambientali: sviluppi metodologici e applicazioni. Tesi di Dottorato di Ricerca in Geofisica per l’Ambiente ed il Territorio XV Ciclo; LEUCCI G., (2003): Studio degli effetti delle fratture sulla variazione di velocità delle onde P ed S. Riassunti Estesi del XXII Convegno GNGTS, Roma 18, 19, 20 Novembre 2003; LUZIO D., MARGIOTTA C., RANIERI G., (1987): Analisi comparata di misure geoelettriche e sismiche per l’individuazione di cavità nell’area archeologica di Roca. Atti del Convegno sulle Conoscenze Geologiche del territorio Salentino, Lecce 12-121987, pp 355-372; MASTRONUZZI G., PALMENTOLA G. & SANSO' P. (1992): Some theoretic aspects of rocky coast dynamics. Boll. Ocean. Teor. Appl., 10, 109-115. REYNOLDS, J.M., (1998): An Introduction to Applied and Environmental Geophysics. Published by John Wiley & Sons Ltd. Baffins Lane, Chichester, West Sussex PO19 1UD, England; VALLE, S., L. ZANZI, G. LENZI (2000): 2D and 3D focusing of Ground Penetrating Radar data for NDT. Proc. of the 8th International Conference on Ground Penetrating Radar, May 23-26, Gold Coast, Australia; 2000 ZANZI, L. AND S. VALLE (1999): Elaborazione di dati GPR 3D per la ricerca di mine antiuomo. Atti del 18° Convegno Nazionale del Gruppo Nazionale di Geofisica della Terra Solida (Roma, Novembre 1999). (Disponibile sul sito web: ftp://www.dinma.univ.trieste.it/pub/gngts/1999/Sessioni_Ordinarie/04/lzanzi-2.doc). 30 Osservatorio di Chimica, Fisica e Geologia Ambientali Dipartimento di Scienza dei Materiali - Università degli Studi di Lecce Evoluzione morfologica del tratto costiero tra Porto Ligno e Torre dell’Orso e salvaguardia della Grotta della Poesia (Melendugno – LE) Responsabile del programma di ricerca: Prof.ssa Maria Teresa Carrozzo Caratterizzazione Geostrutturale e definizione di un modello preliminare di stabilità statica della Grotta piccola della Poesia Coordinamento e Progettazione del rilievo: Prof. Antonio Federico Esecuzione delle indagini: Dott. Ing. Alessandro Buzzacchino Elaborazioni ed interpretazione: Dott. Ing. Alessandro Buzzacchino Finanziamento: Consorzio Universitario Interprovinciale Salentino 2003 I INDICE INTRODUZIONE ......................................................................................................................1 1. INQUADRAMENTO TERRITORIALE E GEOLOGICO ...............................................2 2. RILIEVO FOTOGRAFICO ...............................................................................................5 3. CARATTERIZZAZIONE MECCANICA E GEOSTRUTTURALE..............................10 4. CLASSIFICAZIONE DELLA MASSA ROCCIOSA .....................................................14 5. 4.1. PREMESSA .............................................................................................................14 4.2. CLASSIFICAZIONE “ROCK MASS RATING”....................................................14 4.3. CLASSIFICAZIONE “Q SYSTEM” .......................................................................18 EVOLUZIONE DEL SISTEMA CARSICO DELLA GROTTA PICCOLA DELLA POESIA ED ATTUALI CONDIZIONI DI STABILITA’.......................................................23 6. CONCLUSIONI ...............................................................................................................29 APPENDICE ............................................................................................................................31 A.1 RILIEVI E INDAGINI.............................................................................................31 A.2 COMPORTAMENTO DELLE ROCCE INTENSAMENTE FRATTURATE.......61 BIBLIOGRAFIA ......................................................................................................................63 ALLEGATI ..............................................................................................................................66 II INTRODUZIONE La località di Roca Vecchia, ubicata nel Comune di Melendugno (LE) sulla costa adriatica del Salento, costituisce un sito di spiccata valenza archeologica, ospitando, tra l’altro, uno dei più importanti e suggestivi luoghi di culto costieri dell’antichità: la Grotta Piccola della Poesia (Pagliara, 1987). Individuata dal Prof. Pagliara nel 1983, essa Grotta rappresenta anche una delle principali cavità carsiche dell’intero arco costiero salentino. La roccia delle pareti è, in prevalenza, una calcilutite laminata alternata con calcarenite macrofossilifera bioturbata e molto erodibile; l’ammasso roccioso è interessato da diversi sistemi di fratture le cui orientazioni si concentrano intorno agli assi N-S e E-O. Le basse caratteristiche di resistenza meccanica dell’ammasso, unitamente ai processi di bioerosione e dissoluzione chimica tipici delle rocce carbonatiche, sono i principali fattori alla base dei fenomeni di instabilità (crolli e ribaltamenti) lungo la vicina falesia. Cinematismi analoghi possono verificarsi all’interno della Grotta. Finalità principale di questo studio è una prima valutazione delle condizioni di stabilità della Grotta Piccola della Poesia. Sulla base degli studi effettuati, il presente lavoro può considerarsi, anche, uno strumento di supporto per la progettazione di opere atte a salvaguardare dagli incipienti fenomeni di instabilità sia il tratto di costa compreso tra Porto Ligno e Torre dell’Orso che le altre cavità carsiche presenti lungo la falesia. 1 1. INQUADRAMENTO TERRITORIALE E GEOLOGICO L’area oggetto di studio è sita in Rocavecchia, sulla sponda adriatica della Penisola Salentina (Figg Errore. Il collegamento non è valido. e Errore. Il collegamento non è valido.), che rappresenta la parte sud-orientale emersa della piattaforma carbonatica Apula (RICCHETTI et alii, 1988). ROCAVECCHIA Figura 1: Inquadramento territoriale ROCAVECCHIA Grotta Piccola della Poesia Mare Adriatico Figura 2: Stralcio topografico dell’ambito di studio L’alternarsi di emersioni e sommersioni ha prodotto una successione in prevalenza carbonatica, con alcune lacune stratigrafiche, e che costituisce la piattaforma Apula (BOSELLINI et alii, 1999). 2 Gli stress tettonici delle fasi orogenetiche compressive e distensive hanno generato le numerose e diffuse fratturazioni presenti nelle diverse unità stratigrafiche. L’assetto stratigrafico e strutturale, costituito da faglie ad andamento appenninico, controlla la disposizione nel sottosuolo delle falde idriche, distinguibili in una profonda, contenuta nei calcari cretacei e rappresentante la principale riserva d’acqua dolce del territorio regionale, ed in alcune secondarie, ospitate nelle successioni terziarie e quaternarie (COTECCHIA & TULIPANO, 1989). La falda profonda e alcune di quelle secondarie sono sostenute alla base da acque marine di intrusione continentale. Data la natura carbonatica degli acquiferi, assumono notevole rilevanza i fenomeni carsici. A tal riguardo, le principali cavità carsiche presenti nel Salento possono raggrupparsi in due tipologie: 1. grotte ubicate in corrispondenza di doline di crollo (CARROZZO et alii, 2003); 2. grotte costiere (DELLE ROSE & ONORATO, 1999). L’origine e l’evoluzione dei sistemi carsici sono influenzati, in idrogeologia e stratigrafia: in particolare all’acqua marina di intrusione continentale, e alle unità deposizionali a bassissima permeabilità e da depositi di terre rosse residuali (DELLE ROSE e PARISE, 2003). Con riferimento alle grotte costiere, queste sono costituite da sistemi di condotte e gallerie con almeno un’apertura in corrispondenza di linee di costa attuali o antiche. Tra le grotte costiere più significative vi sono le Grotte della Poesia in Roca Vecchia, distinte in “Grande” e “Piccola”, che costituiscono un unico complesso carsico parzialmente sommerso. Il relativo sistema carsico è articolato in tre ampi vani a pianta ellittica (con assi maggiori di lunghezza compresa tra 25 e 50 m) e in varie gallerie, larghe sino a circa 10 m, impostate lungo fratture; in due vani la volta è in gran parte crollata (FORTI, 1985). Il substrato geologico è costituito da calcilutiti laminate alternate con calcareniti macrofossilifere bioturbate, attribuibili alla Formazione di Uggiano, molto erodibili ed interessate da diversi sistemi di fratture le cui orientazioni si concentrano intorno agli assi N-S e E-O (DELLE ROSE & PARISE 2003). Con riferimento alla morfologia della vicina falesia, questa risulta frastagliata, con pronunciate insenature e tratti di costa orientati secondo le principali fratture tettoniche. La falesia, così come il sistema di grotte costiere nel territorio di Rocavecchia, è interessata da estesi e frequenti crolli e ribaltamenti (Figg. Errore. Il collegamento non è valido. ÷ Errore. Il collegamento non è valido.), aventi varie cause fra cui si segnalano: • processi di bioerosione (BECCARISI et alii, 2003; BACK et alii, 1984; SCHNEIDER, 1977); • dissoluzione chimica delle rocce carbonatiche, costituenti i sistemi ipogei costieri, provocata dal deflusso delle falde idriche (FORTI, 1993); • ipercarsismo generato dal mescolamento sia tra acque dolci di falda e acque marine sia dai mescolamenti tra queste ultime con quelle meteoriche e di stillicidio; tali mescolanze 3 possono produrre, infatti, acque salmastre oltremodo aggressive sul carbonato di calcio, da cui il termine ipercarsismo. (CIGNA, 1983; FORTI, 1991). • abrasione meccanica dovuta al moto ondoso ed azione dinamica del medesimo. L’ipercarsismo, ed i fenomeni di bioerosione, rivestono un ruolo particolare anche nell’origine ed evoluzione del solco di battente. In Fig. 3 è riportato lo stralcio cartografico della geologia dell’area oggetto di studio. Figura 3: Inquadramento geologico dell’area in studio e dei suoi dintorni 4 2. RILIEVO FOTOGRAFICO Le campagne di indagini svolte sia lungo la falesia che all’interno della Grotta Piccola della Poesia hanno permesso di documentare, mediante rilievo fotografico, le principali caratteristiche geostrutturali, oltre che i numerosi crolli e ribaltamenti, che hanno interessato l’ammasso roccioso ricadente nell’ambito di studio. Nelle Figg. 4-13 sono riportati alcuni esempi di instabilità lungo la falesia. Figura 4: Ribaltamento di blocco di roccia lungo la falesia: le superfici di distacco sono attraversate da fratture facenti parte delle principali famiglie rilevate. Figura 5: Distacco di blocco di roccia lungo la falesia. 5 Figura 6 : Crolli e ribaltamenti lungo la falesia. Figura 7: Crolli lungo la falesia Gli strati di calcilutiti e calcareniti nella Grotta della Poesia Piccola hanno spessore di 0,50 ÷ 0,80 m lungo il coronamento, e superiore al metro nelle parti media e basale (AGOSTINI & ROSSI, 2000). Gli strati immergono con deboli pendenze (5°÷10°) verso Est ed Est-Nord Est e sono attraversati da 4 principali sistemi di fratture tettoniche (Tavv. 1 e 2). 6 Figura 8 : Struttura di accesso alla Grotta Piccola della Poesia Figura 9: Porzione del coronamento della Grotta della Poesia Piccola interessata dal recente crollo (Dicembre 2003). 7 Foto del 18/12/2003 Foto del 07/05/2004 Figura 10: Resti del blocco di roccia distaccatosi dal coronamento Figura 11: Parete della Grotta: manifestazioni di corrosione carsica e biologica (camini) 8 Lato Sud Lato Est Figura 12: Strati esposti nella parte alta della Grotta: solco erosivo Figura 13 : Strati esposti nella parte intermedia della grotta: giunti suborizzontali 9 3. CARATTERIZZAZIONE MECCANICA E GEOSTRUTTURALE Per una valutazione sia pure qualitativa del grado di stabilità della Grotta risulta utile procedere in primo luogo alla stima della qualità dell’ammasso roccioso. A tale scopo è necessario effettuare una caratterizzazione geostrutturale, basata su rilievi ed indagini in situ e prove di laboratorio su campioni di roccia prelevati all’interno della grotta e nelle sue immediate vicinanze. In sintesi, sono state svolte in situ, relativamente ad alcune discontinuità individuate, le misure della Giacitura, Spaziatura, Persistenza, Scabrezza, Apertura e Riempimento, Dimensione dei blocchi e Resistenza a compressione. In laboratorio sono state effettuate le seguenti prove: Misurazione dei parametri fisici (Peso di volume, Contenuto d’Acqua, ecc.), Analisi granulometrica della coltre di materiale di alterazione in situ della roccia, Point Load Test, Compressione Uniassiale, Taglio Diretto e Resistenza a Flessione. Come anticipato, nella Grotta sono evidenti 5 principali sistemi di discontinuità: K1, K2, K3, K4 e S1 – stratificazioni - (Tavole 1 e 2 e Tab. 1). Tabella 1: Giacitura media dei sistemi di discontinuità rilevati sistema angolo della direzione Angolo della inclinazione K1 N35E ≅90° K2 N75E ≅90° K3 N135E ≅90° K4 N170E ≅90° S1 0° ÷ 5 ° Le fratture si presentano sia aperte sia riempite da concrezioni e/o da depositi residuali. Nel suo insieme, l’ammasso roccioso può considerarsi da moderatamente a fortemente fratturato essendo caratterizzato da blocchi di dimensioni estremamente variabili (da grandi a piccoli) (ISRM, 1978). Tale variabilità è evidenziata sia dai valori delle spaziature delle principali famiglie di discontinuità (da un minimo di qualche centimetro ad un massimo di 25 m) che dalle misure di persistenza (da un minimo di 2 m fino a 70 m). Detti valori, in gran parte rilevati a vista, sono rappresentativi delle sole fratture riconoscibili all’interno della grotta e dovrebbero essere oggetto di affinamento strumentale. Le misure di scabrezza e resistenza alla compressione sono state effettuate lungo tratti di parete della Grotta coincidenti con piani di discontinuità tettoniche. Con riferimento alla scabrezza, sono state indagate porzioni dell’ammasso roccioso totalmente prive di contenuto epigrafico e caratterizzate - in base alla nomenclatura ISRM (1978) - da superfici sia ondulate rugose e lisce che segmentate rugose e lisce: il valore medio di JRC, pari a 10,15 ed ottenuto con l’uso del “pettine” di Barton, è rappresentativo della scabrezza delle principali discontinuità. 10 Le misure di resistenza effettuate mediante l’uso dello sclerometro (martello di Schmidt) hanno fornito valori di resistenza sui citati piani di discontinuità talvolta elevate, a motivo della cementazione secondaria conseguente a precipitazione di carbonati nelle porosità della roccia. Le misure di resistenza alla compressione effettuate in laboratorio (point load test e compressione uniassiale) hanno fornito valori relativamente bassi (Tabella 2), diagnostici di una mediocre qualità della roccia indagata. Tabella 2: Valori di resistenza alla compressione della calcarenite CALCARENITE a grana fine e lutitica a grana media POINT LOAD TEST – Is (MPa) 0,44 1,22 COMPRESSIONE UNIASSIALE (MPa) 1,77 - La Tabella Errore. Il collegamento non è valido. mostra i valori dei parametri di resistenza al taglio ottenuto da prove di taglio diretto su campioni intatti di calcilutite. Tabella 3: Risultati delle prove di taglio diretto su calcilutite intatta CAMPIONE SECCO CAMPIONE SATURO σn (kPa) 95,13 190,69 381,38 95,13 190,69 381,38 τp(kPa) 421,17 484,22 567,40 302,97 505,23 562,15 c=379,7(kPa) c=274,6 (kPa) φ=26,5° φ=38,6° Per la descrizione quantitativa della resistenza a taglio delle discontinuità si è utilizzato il modello JRC (BARTON, 1973; BARTON & CHOUBEY, 1977; BANDIS, 1993). Con tale modello, che rappresenta lo sviluppo del modello empirico di PATTON (1966), si tiene conto della scabrezza delle discontinuità incrementando l’angolo di attrito di base (φb), ossia l’angolo di attrito ottenuto da una prova di taglio diretto su superficie liscia, di un angolo i pari all’angolo di inclinazione delle ondulazioni della superficie del giunto (Fig. 14). Figura 14: Resistenza al taglio di picco. Modello di Patton (1966) 11 Il modello utilizzato, JRC, è espresso dalla seguente equazione: ⎡ ⎤ ⎛ JCS ⎞ ⎟⎟ + φb + iu ⎥ ⎝ σn ⎠ ⎦ τ p = σ n tan ⎢ JRC ⋅ log10 ⎜⎜ ⎣ (1) dove τp è resistenza al taglio (valore di picco), σn è la tensione normale, JRC è il coefficiente di scabrezza (Joint Roughness Coefficient), φb è l’angolo di attrito di base (ottenuto in prove di taglio su superficie lisce, non alterate), iu è l’angolo che esprime l’ondulazione di grande scala della discontinuità, assunto pari a 0. Nella Tabella 4 sono riportati i risultati di una prova di taglio diretto su di una discontinuità liscia creata artificialmente in laboratorio. Tabella 4: Risultati della prova TD su discontinuità liscia σn (kPa) τp(kPa) CAMPIONE CON GIUNTO LISCIO 95,13 190,69 381,38 61,89 121,78 238,91 c=0 (kPa) φb = 32,2 ° Il grafico in Fig. 15 descrive la variazione di resistenza a taglio τ della discontinuità più rappresentativa per caratteristiche geostrutturali (JRC e JCS), al variare della tensione normale sui piani di scorrimento σn. Figura 15: Criterio di Barton della resistenza a taglio su discontinuità 12 Nell’ambito della caratterizzazione dell’ammasso roccioso, è stata, altresì, misurata la resistenza a flessione. La Tabella 5 riporta i risultati relativi a tale prova eseguita su 4 campioni di calcilutite. Tabella 5: Parametri di resistenza a flessione b-h-l (mm) F max (N) σ (MPa) σmedia (MPa) PROVINO 1 40-40,1-160 169,55 0,63 - PROVINO 2 40-40,1-160 490,31 1.83 PROVINO 3 40-40,1-160 549,73 2,05 PROVINO 4 40-40,1-160 492,87 1,84 1,91 La tensione media a rottura riportata nella Tabella 5 è stata stimata escludendo il valore di tensione relativo al provino n. 1 e ritenuto non attendibile per le modalità di rottura del provino stesso. Si evidenzia come il valore di σmedia, che rappresenta il valore di rottura a trazione indiretta mediante flessione, sia dello stesso ordine di quello ottenuto dalla prova a compressione uniassiale (1,77 MPa). Come rappresentato nelle tabelle di classificazione della massa rocciosa - sia secondo RMR (1973) che secondo Q (1974) - la presenza di moti di filtrazione è aspetto non trascurabile nella stima degli indici di qualità. A tal fine è stata effettuata una serie di misurazioni con sonda termosalinometrica (Fig. 16), sia all’interno della grotta che all’esterno (lungo la costa). I valori di salinità dell’acqua di mare rilevati all’esterno ed all’interno della grotta sono risultati pressoché identici (38.000 ppm). Figura 16: Misurazione della salinità dell’acqua all’interno della grotta mediante sonda termosalinometrica del tipo OCEAN OK201 Le indagini descritte sono riportate in maggiore dettaglio in APPENDICE. 13 4. CLASSIFICAZIONE DELLA MASSA ROCCIOSA 4.1. PREMESSA Per la classificazione della massa rocciosa si è ritenuto applicare due metodologie: 1. la classificazione “Rock Mass Rating” (o RMR system); 2. la classificazione “Rock Mass Quality” (o Q system). 4.2. CLASSIFICAZIONE “ROCK MASS RATING” Dovuto a Bieniawski (1973), questo sistema di classificazione geomeccanica fornisce un indice generale (RMR) di caratterizzazione della massa rocciosa variabile, con la qualità della roccia, da 0 a 100. Esso è basato su 5 parametri: 1. Resistenza a compressione uniassiale (Co o, eventualmente, indice Is del “Point Load Test”); 2. Rock quality designation, RQD; 3. Spaziatura delle discontinuità naturali; 4. Condizione delle discontinuità in base all’osservazione di più indicatori (rugosità, continuità, apertura o separazione delle pareti affacciate, alterazione, riempimenti); 5. Stato legato alla presenza d’acqua (assenza d’acqua o quantità di flusso). Un sesto parametro, orientazione delle discontinuità, è valutato differentemente per specifiche applicazioni in gallerie, fondazioni e nella coltivazione mineraria. La somma dei valori relativi a ciascun parametro (Tabella 6) determina l’indice RMR. 14 1 2 3 4 5 PARAMETRO Indice di resistenza Is (kg/cm2) Resistenza a Resistenza a compressione della compressione roccia intatta monoassiale σc (kg/cm2) Coefficiente numerico Recupero percentuale modificato RQD (%) Coefficiente numerico Spaziatura delle discontinuità Coefficiente numerico VALORI NUMERICI Per l’ intervallo 0÷10 si ricorre alla determinazione di σc >80 40÷80 20÷40 10÷20 >2000 >1000÷2000 500÷1000 250÷500 100÷250 15 90÷100 30 >3 m 30 12 75÷90 25 1÷3m 25 7 50÷75 20 0,3÷1m 20 2 Condizioni delle discontinuità molto scabre non continue non separate superfici dei lembi dure poco scabre separazione <1mm superfici dei lembi dure poco scabre separazione <1mm superfici dei lembi soffici Coefficiente numerico 25 20 12 4 25÷50 10 50÷300 mm 10 superfici lisce o riempimento < 5mm di spessore o giunti aperti 6 Venute d’acqua 30÷100 1 <25 5 <50 mm 5 0 nessuna <25 l/min 25÷125 l/min >125 l/min Pressione dei giunti Tensione principale massima 0 0,0÷0,2 0,2÷0,5 >0,5 Condizioni generali Completamente assenti Di tipo interstiziale 10 7 Coefficiente numerico 0 materiale di riempimento soffice >5mm di spessore o giunti aperti >5mm continui Su 10 m di lunghezza di galleria Acqua in pressione modesta 4 10÷30 Molte venute 0 Tabella 6: Classificazione Geomeccanica RMR (da Barla, 1990) 1) PARAMETRI SIGNIFICATIVI 15 Giacitura: angoli della direzione di Molto immersione e della inclinazione favorevole Coefficiente numerico 0 Favorevole Poco favorevole Sfavorevole Molto favorevole -2 -5 -10 -12 2) O R I E NTAMENTO DELLE DISCONTINUITA’ 3) 4) SUDDIVISIONE DELL’AMMASSO ROCCIOSO IN CLASSI Classi I II III IV V Descrizione Ottima Buona Discreta Scadente Molto scadente Coefficiente numerico totale 100÷81 80÷61 60÷41 40÷21 <20 III IV V 1,5÷2 1÷1,5 <1 35°÷40° 30°÷35° <30° PARAMETRI DI RESISTENZA ASSOCIATI ALLE CLASSI Classi Coesione dell’ammasso roccioso (kg/cm2) Angolo di attrito dell’ammasso roccioso I II >3 2÷3 >45° 40°÷45° 16 Nella Tabella 7 sono riportati gli indici di qualità, massimo e minimo, dell’ammasso roccioso. Tabella 7: Indici di qualità secondo RMR PARAMETRI VALORE Min Max Resistenza a compressione 0 4 RQD 5 5 Spaziatura delle discontinuità 10 20 Condizione delle discontinuità 6 12 Venute d’acqua 7 7 -10 -10 18 38 (classe V) (classe IV) Giacitura delle discontinuità Totale RMR La variabilità dell’indice RMR dipende sia dai diversi valori di resistenza meccanica offerti dalla calcarenite a grana media e a grana fine (calcilutite) che dalla accentuata mutevolezza delle condizioni delle discontinuità. In ogni caso l’ammasso roccioso può essere classificato come scadente e molto scadente. Per ciascuna delle due classi è possibile, inoltre, attribuire i valori dei parametri di resistenza a taglio della massa rocciosa cmr e ϕmr (Tab. 8); tali parametri sono desunti assumendo il sistema come un continuo ideale dal punto di vista della resistenza, e non rappresentano, pertanto, la resistenza a taglio specifica delle discontinuità. Tabella 8: Parametri di resistenza dell’ammasso roccioso associati alle classi. CLASSI DELL’AMMASSO IV III Coesione (kg/cm2) 100 ÷150 150÷200 Angolo di attrito (°) 30°÷35° 35°÷40° ROCCIOSO 17 4.3. CLASSIFICAZIONE “Q SYSTEM” Il sistema Q di Barton et alii (1974) (chiamato anche sistema NGI) combina 6 parametri in una funzione: Q= RQD J r J w ⋅ ⋅ J n J a SRF (2) in cui: RQD è la “Rock Quality Designation” (Recupero Percentuale Modificato); Jn è un parametro relativo al numero di sistemi di discontinuità; Jr è un parametro relativo alla rugosità delle discontinuità più importanti; Ja è un parametro relativo al grado di alterazione della roccia della discontinuità o al materiale di riempimento; Jw è un parametro relativo alle caratteristiche del flusso di acqua nella roccia; SRF, infine, è un parametro relativo allo stato di “allentamento” ed alle condizioni di sforzo. I valori numerici da assegnare a ciascun parametro nel sistema Q si ricavano dalle descrizioni in Tabella 9. Tabella 9: Classificazione “Q system” (da Barla, 1990) PARAMETRO 1 RQD-Rock Quality Designation (Recupero Percentuale Modificato) 2 Jn-Joint Set Number 3 Jr-Joint Roughness Number DESCRIZIONE VALORI Molto scadente 0÷25 Scadente 25÷50 discreta 50÷75 Buona 75÷90 Eccellente 90÷100 Massivo con pochi giunti 0,5÷1,0 Una famiglia K1 2 Una famiglia K1 + random 3 Due famiglie K1 e K2 4 Due famiglie K1 e K2 + 6 random Tre famiglie K1, K2, K3 9 Tre famiglie K1, K2, K3 + 12 random Tre o più famiglie di giunti, 15 random Roccia molto frantumata 20 a) lembi a contatto; b) lembi a contatto dopo uno scorrimento di 10 cm Giunti discontinui 4 Scabri o irregolari, ondulati 3 Lisci, ondulati 2 Levigati, ondulati 1,5 Scabri o irregolari, piani 1,5 Lisci, piani 1,0b Levigati, piani 0,5 NOTE a) Per RQD<10, si impone comunque RQD=10 a) per intersezioni (3xJn); b) per portali (2xJn). a) da sommare 1,0, se la spaziatura media è >3m; b) Jr=0,5, costituisce un valore utilizzabile 18 c) 4 1 Ja-Joint Alteration Number nessun contatto a seguito di scorrimento Zone con presenza di materiali 1,0b argillosi (potenza tale da evitare contatto tra i lembi) Zone di roccia fratturata assimilabile a ghiaia+sabbia 1,0b (potenza tale da evitare contatto tra i lembi) a) lembi contatto Ja A. Riempimento impermeabile, non 0,75 rammollente, cementante, resistente B. Pareti non alterate, 1,00 presente alterazione in tracce C. Lembi debolmente alterati. Patine sui lembi stessi con minerali non 2,00 rammollenti, particelle di sabbia, roccia fratturata, ma priva di argilla D. Patina viltosa-sabbioso siltosa, poca argilla (non 3,00 rammollente) E. Patina con poca argilla e/o simili (caolinite, mica). Clorite, talco, grafite, gesso, ecc. oltre a piccole 4,00 quantità di argille debolmente espansive (discontinue, 1÷2 mm o meno come spessore) b) lembi a contatto prima di Ja 10 cm di scorrimento F. Particelle di sabbie, roccia 4,00 frantumata ma in assenzadi argilla G. Riempimenti argillosi, fortemente 6,00 sovraconsolidati (continui, <5mm in spessore) H. Riempimenti argillosi, mediamente o debolmente 8,00 sovraconsolidati (continui, <5mm in spessore) I. Riempimenti con argilla rigonfiante, del tipo montmorillonite (continui, <5mm in spessore). Il valore da attribuire a Ja 8 ÷12 dipende dalla percentuale in particelle di argilla rigonfiante, nonché dalla possibilità di accesso di acqua, ecc. c) Nessun contatto ai lembi Ja in seguito a scorrimento per giunti piani levigati con lineazione, se queste sono favorevolme nte orientate φr1 - 25°÷35° 25°÷35° 20°÷25° 8°÷16° φr 25°÷30° 16°÷24° 12°÷16° 6°÷12° φr I valori dati per φr sono da intendersi riferiti alla costituzione mineralogica dei prodotti di alterazione, se presenti. 19 J. K. L. M. N. a) 5 SRF-Stress Reduction Factor A. B. C. D. E. F. G. b) H. I. J. Zone o bande di roccia fratturata e argilla (per le caratteristiche dell’argilla, si veda i punti G, H, I) zone o bande di argilla siltosa o sabbiosa, con piccole percentuali di argilla non rammollente zone potenti in argilla (si veda G, H, I) 6,0;8,0 o 8,0;12,0 6°÷24° 5,00 10,0;13,0 o 13,0;20,0 zone di debolezza che intersecano lo scavo; possono causare distensioni e rilasci nella massa rocciosa durante lo scavo della galleria molte zone di debolezza con argilla o roccia fratturata e degradata chimicamente , roccia molto distesa, indipendentemente dalla profondità zone singolari, discontinuità maggiori con argilla, o roccia chimicamente degradata (profondità dello scavo ≤50m) zone singolari, discontinuità maggiori con argilla, o roccia chimicamente degradata (profondità dello scavo >50m) molte zone con discontinuità interessate da scorrimento precedente (nessun traccia di argilla), roccia distesa e rilasciata (indipendentemente dalla profondità) matrice competente discontinuità maggiori faglie e superfici di scorrimento) in roccia competente (in assenza di argilla), profondità dello scavo ≤50m discontinuità maggiori faglie e superfici di scorrimento) in roccia competente (in assenza di argilla), profondità dello scavo >50m discontinuità aperte e rilasciate, massa rocciosa molto fratturata, a blocchi (indipendentemente dalla profondità) massa rocciosa competente, problemi σt4/ σ1 σc2/ σ13 affrontati dal punto di vista tensionale Sforzi naturali deboli, >200 >13 vicino alla superficie Sforzi naturali medi 200÷10 13÷60 Sforzi naturali elevati, strutture chiuse (usualmente favorevoli alla stabilità globale; può 10÷5 0,66÷0,33 tuttavia esserci qualche elemento non favorevole alla stabilità in parete) 6°÷24° SRF 10,0 5,0 2,5 7,5 5,0 2,5 5,0 SRF 2,5 1,0 0,5÷2,0 σc : resistenza a compressione uniassiale σ1: tensione principale massima 4 σ : resistenza a trazione (Is) t 2 3 20 K. L. c) M. N. d) O. P. A. B. C. 6 Jw-Joint Water Reduction Factor D. E. F. 5 Massa rocciosa di tipo massivo (possibili colpi di 5÷2,5 tensione di debole intensità) Massa rocciosa di tipo <2,5 massivo (colpi di tensione di debole intensità) Roccia spingente; comportamento plastico della massa rocciosa in σc/ σ1 presenza di elevati sforzi naturali. Pressioni deboli Pressioni elevate Roccia rigonfiante; rigonfiamento in presenza di acqua Pressioni deboli Pressioni elevate DESCRIZIONE Scavo in assenza di acqua o venute ridotte, 5 l/min localizzate Venute d’acqua medie o pressione occasionale nei giunti con dilavamento del materiale di riempimento Venute d’acqua notevoli o pressione elevata in giunti senza riempimenti Venute d’acqua notevoli o pressione elevata, dilavamento del materiale di riempimento Venute d’acqua eccezionali o pressione d’acqua che decresce col tempo Venute d’acqua eccezionali o pressione d’acqua che non tende a decrescere nel tempo 0,33÷0,16 5÷10 <0,16 10÷20 σt/ σ1 SRF 5÷10 10÷20 Jw 5÷10 10÷15 Pw5(kg/cm2) 1,0 <1 0,66 1,0÷2,5 0,50 2,5÷10,0 0,33 2,5÷10,0 0,2÷0,1 >10,0 0,1÷0,05 >10,0 Pw: pressione dell’acqua 21 Nella Tabella 10 sono riportati i parametri che, sostituiti nell’equazione (2), consentono di calcolare il valore - massimo e minimo – dell’indice Q. Tabella 10: Classificazione di Barton VALORE PARAMETRI Min Max RQD 10 15 Jn – Joint Set Number 15 15 Jr – Joint Roughness Number 2,5 4 Ja – Joint Alteration Number 0,75 3 5 7,5 0,66 1 0,03 1,67 SRF – Stress Reduction Factor Jw – Joint Water Reduction Factor Q= RQD J r J w ⋅ ⋅ J n J a SRF Gli indici massimo e minimo di Barton, riportati in tabella, descrivono un ammasso roccioso da estremamente scadente a scadente, in sostanziale accordo con il risultato ottenuto utilizzando il metodo di Bieniawski. Al fine di verificare l’affidabilità dei due schemi di classificazione, è stata usata l’espressione empirica di correlazione tra RMR e Q (Bieniawski, 1976; Jethwa et alii., 1981)6. RMR = 9(ln Q ) + 44 (3) La tabella 11, che mette a confronto i valori dell’indice RMR stimato sia con la metodologia canonica che con l’equazione Errore. Il collegamento non è valido., mostra uno scostamento medio del 25% che, visto il carattere preliminare dello studio, si ritiene pienamente accettabile. Tabella 11: Confronto tra l’indice RMR stimato secondo Bieniawski e utilizzando l’equ. 3 RMR (secondo Bieniawski) RMR (secondo l’equ.Errore. Il ∆ (%) collegamento non è valido.) Q max=0,03 18 13 27,8 Q min=1,67 38 49 22,4 6 In letteratura sono numerose le espressioni di correlazione tra RMR e Q: Rutledge & Preston (1978), Moreno (1980), Cameron et alii (1981), Abad et alii (1984). 22 5. EVOLUZIONE DEL SISTEMA CARSICO DELLA GROTTA PICCOLA DELLA POESIA ED ATTUALI CONDIZIONI DI STABILITA’ Lo schizzo di Fig. 17 illustra schematicamente – nel caso generale – la successione delle fasi evolutive dei sistemi carsici e dei fenomeni di sinkholes. Figura 17: Evoluzione dei sistemi carsici e sviluppo dei sinkholes (da: Delle Rose et alii, 2004) La situazione all’attualità della Grotta Piccola della Poesia è, sostanzialmente, quella delineata in Fig. 17d, con tendenza evolutiva verso crolli perimetrali, in specie lungo il coronamento superiore. Tale tendenza naturale è localmente accelerata dall’azione di “cuneo” di ben visibili corpose radici arboree. Che vanno prontamente neutralizzate ! In relazione, poi, alle condizioni di stabilità della Grotta Piccola della Poesia, è possibile fornire alcune preliminari indicazioni con particolare riferimento ad una porzione del coronamento superiore. Come già visto, le caratteristiche geostrutturali dell’ammasso roccioso della Grotta sono tali che il relativo “modello di instabilità” non può che essere la combinazione di almeno due dei seguenti movimenti elementari: scivolamento piano e/o tridimensionale, ribaltamento, distacco, crollo (UNESCO, 1990; Cruden & Varnes, 1996; Goodman, 2003). I dissesti rilevati nel corso delle indagini sono in prevalenza del tipo distacco, crollo e ribaltamento e coinvolgono di solito masse rilevanti lungo la falesia rese sporgenti dallo scalzamento al piede operato dall’azione erosiva del moto ondoso, dell’ipercarsismo e dei fattori origine biologica. (Figg. 4 - 7). Il recente (Dicembre 2003) crollo di parte del coronamento superiore della grotta ha, invece, coinvolto una massa di modeste dimensioni (circa 1 m3) (Fig. 9). E’ interessante notare, nel raffronto temporale di Fig. 10, la quasi completa disintegrazione della massa franata avvenuta in poco tempo per effetto del fenomeno di “slacking”. L’ammasso roccioso studiato presenta un grado di fratturazione notevolmente variabile (da intensamente a mediamente fratturato). Localmente, tuttavia, la continuità delle fratture è 23 interrotta da cementazione – parziale o totale – delle fratture medesime dovuta alla precipitazione della calcite disciolta nelle acque di infiltrazione. La verifica di stabilità ha interessato la parte di volta della Grotta rilevata con maggiore dettaglio mediante strumenti di precisione (Figg. 18 e 19). Figura 18 24 Figura 19 Per la verifica della stabilità è stata assunta l'esistenza di blocchi prismatici in chiave alla cavità la cui stabilità è garantita dalle forze di attrito generate sulle discontinuità che definiscono la geometria del blocco stesso. La verifica è stata volta a stimare il fattore di sicurezza F relativamente alla caduta di blocchi lungo il contorno sub-ellittico dell’apertura della Grotta: F= τr τm (4) in cui τr = resistenza al taglio disponibile lungo le pareti – ovvero: fratture dell’ammasso roccioso - del blocco; τm = tensione tangenziale mobilitata lungo le pareti dal blocco, data da: τm = P , 2h ⋅ b ⋅ s dove P è il carico verticale stimato come la somma del peso proprio del blocco e degli strati di roccia che lo sormontano; h, b ed s definiscono la geometria del blocco stesso. Per la stima di τr si è fatto riferimento al modello JRC (Barton et alii., 1973) espresso dalla equazione 1. La risoluzione della citata equazione necessita, tra l’altro, del valore della tensione normale alle fratture che, nel caso specifico, sono le pareti del blocco prismatico; a tal proposito si è utilizzata 25 una soluzione analitica, valida per un ammasso continuo, isotropo ed omogeneo e strettamente applicabile a cavità profonde (Kirsch, 1898). Nel caso generale di cavità circolare (Fig. 20) tale soluzione analitica è espressa dalle seguenti equazioni: Figura 20: Cavità Circolare e Stati tensionali indotti ⎫ 1 ⎧ a2 a2 a4 σ r = p z ⎨(1 + k )(1 − 2 ) − (1 − k )(1 − 4 2 + 3 4 ) cos 2θ ⎬ 2 ⎩ r r r ⎭ σθ = ⎫ 1 ⎧ a2 a4 p z ⎨(1 + k )(1 + 2 ) + (1 − k )(1 + 3 4 ) cos 2θ ⎬ 2 ⎩ r r ⎭ (6) ⎫ 1 ⎧ a2 a4 p z ⎨(1 − k )(1 + 2 2 − 3 4 )sen 2θ ⎬ 2 ⎩ r r ⎭ (7) ⎫ ⎡ pza ⎧ a2 ⎤ ( 1 + k ) − ( 1 − k ) 4 ( 1 − ν ) − cos 2θ ⎬ ⎨ ⎢ 2 ⎥ 4G ⎩ r ⎦ ⎭ ⎣ (8) ⎫ ⎡ pza ⎧ a2 ⎤ ⎨(1 − k ) ⎢ 2(1 − 2ν) + 2 ⎥sen 2θ ⎬ 4G ⎩ r ⎦ ⎭ ⎣ (9) τ rθ = ur = (5) uθ = Per la Grotta della Poesia, essendo sub-ellittica la forma della sua apertura, si farà uso della soluzione analitica di Kirsch (apud Hudson J.A. & Harrison J.P., 1997) relativa a cavità ellittiche (Fig.21): 26 Figura 21: Cavità Ellittica σB = p z (k − 1 + k 2H ) ρB W2 ρB = 2H (10) (11) in cui σB = tensione normale sulle pareti del blocco; pz = γ z, z essendo la profondità; k = coefficiente di spinta = ν (Terzaghi & Richart, 1952). 1− ν W, H= parametri geometrici. Per la stima del coefficiente di Poisson ν si è fatto riferimento ai risultati emersi dai rilievi geofisici7; utilizzando l’espressione VP = VS 2 − 2ν 1 − 2ν (12) in cui Vp, Vs = velocità di propagazione rispettivamente delle onde P e delle onde S; Il valore del rapporto Vp/Vs è compreso tra 1,5 e 3,2. Per acquisire un quadro preliminare di conoscenza della stabilità della volta, è stata effettuata un’analisi parametrica in funzione del coefficiente di spinta k. Per tale verifica (Tab. 12) è stato ipotizzato un blocco di cospicue dimensioni: altezza pari alla spaziatura media tra le stratificazioni (2 m) e larghezza e profondità pari ad 1 m; la geometria della cavità, assunta di forma ellittica, è stata desunta dalle sezioni in Fig. 19. 7 I rilievi geofisici sono stati eseguiti dal Dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università di Lecce 27 Nelle figure che seguono sono rappresentate le variazioni di ν, k e F, al variare del rapporto Vp/Vs. 0,50 0,45 0,40 0,35 0,30 0,25 0,20 0,15 0,10 0,05 0,00 1,20 ν 1,70 2,20 2,70 3,20 3,70 Vp/Vs Figura 22: Diagramma Vp/Vs - ν 0,90 0,80 0,70 0,60 k 0,50 0,40 0,30 0,20 0,10 0,00 0,10 0,15 0,20 0,25 0,30 0,35 0,40 0,45 0,50 ν Figura 23: Diagramma ν − k 1 2 ,0 1 0 ,0 8 ,0 F 6 ,0 4 ,0 2 ,0 1,1 0 ,0 0 ,0 0 0 ,1 0 0 ,2 0 0 ,3 0 0 ,4 0 0 ,5 0 0 ,6 0 0 ,7 0 0 ,8 0 0 ,9 0 k Figura 24: Diagramma k − F 28 Nella figura 22 è evidente una relazione di tipo parabolico tra Vp/Vs e ν, mentre la relazione tra k - ν e tra k - F può, in prima approssimazione, ritenersi lineare. Per considerazioni di “effetto forma” e di coazione dovuta al mutuo contrasto tra i blocchi nel coronamento, si ritiene lecito assumere, a titolo indicativo, un valore di k pari, almeno, a 0,5. Da cui consegue F=1,1. Considerazioni analoghe a quelle svolte per l’ambito indicato valgono, anche, per gli altri punti situati lungo il contorno sub-ellittico dell’apertura della Grotta. Il valore del fattore di sicurezza ottenuto è indicativo – pure nei limiti delle assunzioni effettuate di condizioni precarie di stabilità; tuttavia non possono escludersi situazioni dell’ammasso roccioso differenti rispetto a quelle considerate. Si ribadisce, comunque, che, la più volte citata eterogeneità dell’ammasso è causa di differenti condizioni di stabilità nei diversi punti della Grotta; in particolare, in alcuni ambiti dell’ammasso dove le caratteristiche di resistenza risultano scadenti per disposizione sfavorevole delle discontinuità, forte alterazione delle stesse e distribuzione particolare degli stress, la stabilità può essere ancora più precaria. Onde la necessità di ulteriori rilievi di estremo dettaglio unitamente all’uso dell’algoritmo agli elementi distinti. 6. CONCLUSIONI Le Grotte della Poesia (Piccola e Grande) sono caratterizzate, così come l’intero tratto costiero in cui ricadono, da peculiarità archeologiche, geologiche, idrogeologiche e geotecniche di notevole interesse. La bassa qualità dell’ammasso roccioso, combinata con molteplici azioni e fenomeni quali ipercarsismo, moto ondoso ed erosione biochimica, è la causa di un degrado naturale manifestato da distacchi, crolli e ribaltamenti. Non sono stati rilevati scivolamenti dei blocchi di roccia (sia planare sia tridimensionale); tuttavia, data la giacitura delle principali discontinuità (sub-orizzontali e sub-verticali) si ritiene che questa tipologia di fenomeno sia di secondaria importanza. I rilievi e le indagini svolte, sia in situ che in laboratorio, hanno fornito una prima caratterizzazione geostrutturale e meccanica dell’ammasso roccioso costituente la Grotta Piccola delle Poesia. Tale studio, unitamente ai rilievi geofisici (metodologia elettrica, sismica tomografica a rifrazione ed elettromagnetica impulsiva) eseguiti lungo il tratto di falesia prospiciente l’area, ha permesso di stimare la “qualità” dell’ammasso roccioso che risultata essere: − secondo la metodologia RMR System: da scadente a molto scadente; − secondo la metodologia Q System: da scadente a estremamente scadente. 29 I dati e le informazioni acquisiti ed elaborati hanno permesso di descrivere e modellare preliminarmente le condizioni di stabilità delle porzioni di volta della grotta rilevate con strumentazione topografica. Riguardo alla stabilità della Grotta, si è proceduto alla valutazione del fattore di sicurezza relativamente alla caduta di blocchi, utilizzando un modello speditivo, con il quale si ipotizza l’esistenza di un blocco prismatico in chiave alla cavità la cui stabilità è garantita dalle forze di attrito generate sulle discontinuità. La tensione normale agente sulle stesse discontinuità è stata valutata grossolanamente ricorrendo ad una soluzione analitica, valida per un ammasso continuo, isotropo ed omogeneo e strettamente applicabile a cavità profonde. L’approssimazione che ne deriva è - per gli scopi del presente rapporto - accettabile; il valore del fattore di sicurezza così calcolato - riferendosi ad un blocco ipoteticamente nelle condizioni più pericolose - è solo indicativo delle condizioni medie di stabilità. Non possono, tuttavia, essere escluse situazioni locali diverse da quella di riferimento dove, per disposizione particolare delle discontinuità, notevole alterazione delle stesse superfici con conseguente riduzione della resistenza e distribuzione sfavorevole degli stress, la stabilita può essere piuttosto precaria. Per un maggior dettaglio il modello deve recepire l’organizzazione delle fratture nell’ammasso e simulare sulla base delle reali condizioni di bordo lo stato di stress locale; si ritiene che un modello agli elementi distinti possa efficacemente produrre quanto sopra, ma alla necessaria complessità del modello si deve per coerenza accompagnare un maggiore dettaglio dei dati. In particolare, con riferimento alle fratture, è imprescindibile una indagine più intima della geometria delle singole fratture e della loro organizzazione. 30 APPENDICE A.1 RILIEVI E INDAGINI Quanto di seguito riportato è relativo alla descrizione delle misurazioni eseguite in situ ed in laboratorio. Le prove di laboratorio hanno permesso di stimare: − i principali parametri fisici; − la distribuzione granulometrica dello strato di materiale alterato che ricopre in maniera diffusa le pareti rocciose della grotta; − l’indice di resistenza a punzonamento (Is); − la resistenza a compressione uniassiale della roccia con prevalente composizione granulometrica di tipo calcilutitica; − la resistenza a taglio diretto della roccia calcilutitica intatta in condizioni anidre e sature; − la resistenza a taglio diretto di una discontinuità “tipo” che per caratteristiche geostrutturali risulta mediamente rappresentativa delle principali fratture rilevate; − la resistenza a flessione. I rilievi in situ sono stati svolti per acquisire un primo grado di conoscenza geologico-strutturale di tipo quantitativo; le misurazione sono state svolte conformemente a quanto suggerito da ISRM (1978). A.1.1 PROVE DI LABORATORIO Le prove sul materiale roccioso hanno consentito di stimarne le principali proprietà fisicomeccaniche nonché i parametri tessiturali. PARAMETRI FISICI Come già detto, due sono le principali tipologie di formazioni rocciose presenti in situ: calcilutiti (calcareniti a grana fine) e calcareniti a grana media. Per ciascuna delle due classi di materiale si sono considerati i seguenti parametri: γs γd Gs e n w γ Sr Peso di volume della parte solida Peso di volume del secco Peso specifico relativo dei grani Indice dei vuoti Porosità Contenuto in acqua Peso di volume del campione Grado di saturazione 31 La Tabella 12 contiene i valori medi dei parametri fisici ottenuti applicando le procedure di laboratorio ASTM su 30 campioni di roccia (15 di calcilutite e 15 di calcarenite a grana media): Tabella 12: Parametri fisici della Calcilutite e Calcarenite a grana media della Grotta della Poesia PARAMETRI FISICI γd CALCILUTITE CALCARENITE 3 kN/m 12,76 18,34 2,70 2,70 26,49 26,49 e 1,08 0,44 n 51,82% 30,75% 0,65% 0,59% 12,85 18,45 1,64% 3,57% Gs γs kN/m3 w γ 3 kN/m Sr Il valore del peso specifico relativo dei grani (Gs) è stato assunto essere pari a 2,70, sulla base della composizione chimica delle calcareniti studiate (Andriani & Walsh, 2002); ANALISI GRANULOMETRICA PER SETACCIATURA L’obiettivo dell’analisi granulometrica è quello di raggruppare in diverse classi dimensionali le particelle costituenti il materiale e di determinare successivamente le percentuali in peso di ciascuna classe riferendole al peso secco del campione iniziale. Nello specifico, la prova è stata volta a caratterizzare lo strato di materiale alterato che ricopre in maniera diffusa le pareti rocciose della grotta. La procedura utilizzata è la ASTM D 2217. Il materiale, ottenuto mediante lavaggio con acqua distillata e con l’ausilio di due setacci sovrapposti (dimensioni delle aperture pari a 2 mm e 0,075 mm) è stato selezionato in due frazioni: passante e trattenuto al vaglio con dimensioni delle maglie pari a 0,075 mm. La frazione trattenuta, dopo essere stata essiccata, è stata successivamente sottoposta a setacciatura su una serie di vagli di dimensioni standard e apertura decrescente verso il basso (Tab. 13, Fig. 25). Tabella 13: Setacci utilizzati DIAMETRO DELLE MAGLIE (mm) 1,000 PESO DEI SETACCI (g) 524,11 0,452 481,07 0,300 465,00 0,150 454,82 0,075 424,04 Fondo 365,77 32 Figura 25: Pila di setacci La prova descritta ha permesso di determinare la distribuzione granulometrica del materiale con grani di dimensione superiore a 0,075 mm (Tab. 14, Fig. 26). Come mostra la tabella, la frazione grossolana rappresenta il 43,6% del materiale complessivo Tabella 14: Dati relativi alla prova 1 1,000 524,11 Peso Setaccio + Trattenuto (g) 524,83 2 0,452 481,07 494,58 13,51 742,53 1,8% 98,1% 3 0,300 465,00 477,88 12,88 729,65 1,7% 96,4% 4 0,150 454,82 549,20 94,38 635,27 12,5% 83,9% 5 0,075 424,04 625,08 201,04 434,23 26,6% 57,4% 365,77 800,00 434,23 0,00 57,4% 0,0% Peso SETACCI Φ setaccio N° (mm) (g) fondo TOTALE Peso Trattenuto (g) Peso Passante (g) % Trattenuto % Passante 0,72 756,04 0,1% 99,9% 756,76 100% Figura 26: Curva granulometrica relativa alla prova per setacciatura 33 ANALISI GRANULOMETRICA DELLA FRAZIONE FINE: METODO DEL DENSIMETRO Mediante questa prova è possibile determinare la distribuzione granulometrica della rimanente parte del campione, le cui particelle (frazione fine) hanno diametri inferiori a 0,075 mm. Le dimensioni (i “diametri”) dei grani sono determinate indirettamente misurandone il tempo di sedimentazione all’interno di un cilindro contenente una dispersione del materiale stesso in acqua distillata ed utilizzando la legge di Stokes: D= 1800 ⋅η L ⋅V γS −γL (13) dove: V = velocità di caduta della particella; D = diametro del grano; ηL = viscosità dinamica del liquido (g . s/cm2); γS = peso specifico della particella (g/cm3); γL = peso specifico del liquido (g/cm3). Nella Figura 27 che segue è riportata l’apparecchiatura utilizzata per l’esecuzione della prova. Figura 27: Apparecchiatura per l’analisi granulometrica dei terreni fini Oltre alla preliminare operazione di taratura del densimetro, sono da effettuare la correzione del menisco e la correzione del dispersivo e della temperatura (Raviolo, 1993). Dalle tarature iniziali sono risultati i seguenti valori: CM= 0,5 (coefficiente correttivo della lettura al menisco); CD= -4,0 (coefficiente correttivo del dispersivo); CT= -5+0,25 T°C (coefficiente correttivo della temperatura). 34 I dati delle misurazioni sono riportati in Tabella 15, in cui PS = peso secco del campione utilizzato; X = percentuale di passante al setaccio con maglie di apertura pari a 0,075 mm (No. 200); δt = intervallo di tempo tra una lettura e la successiva; HR = distanza del baricentro del densimetro dal menisco; R = lettura; Tabella 15: Metodo del Densimetro – dati della prova TARATURE INIZIALI LETTURE Passante Passante T CM CD CT °C γS PS γL X δt g/cm3 g g/cm3 % min R ηL g x sec/cm2 HR D mm parziale assoluto % % 22,20 0,55 0,50 22,0 10,3485,99E-02 75,64 43,42 22,20 0,55 1,00 20,0 10,8384,33E-02 67,70 38,86 22,20 0,55 2,00 18,5 11,2053,11E-02 61,74 35,44 22,20 0,55 4,00 17,0 11,5732,24E-02 55,79 32,02 22,20 0,55 8,00 16,0 11,8181,60E-02 51,82 29,74 22,30 0,58 15,00 15,5 11,9401,17E-02 49,93 28,66 22,30 0,50 -4,00 0,58 2,70 40,00 1,00 57,40% 30,00 14,0 9,81E-06 12,3088,43E-03 43,97 25,24 22,40 0,60 60,00 13,0 12,5536,02E-03 40,10 23,02 22,40 0,60 120,00 11,5 12,9204,32E-03 34,15 19,60 22,60 0,65 180,00 10,0 13,2883,57E-03 28,39 16,30 22,50 0,63 240,00 9,5 13,4103,11E-03 26,31 15,10 22,40 0,60 720,00 7,5 13,9001,83E-03 18,26 10,48 22,50 0,63 1440,00 6,5 14,1451,30E-03 14,39 8,26 35 I risultati ottenuti, uniti agli analoghi della prova mediante setacciatura, forniscono la curva granulometrica complessiva del materiale (Fig. 28). Figura 28: Curva granulometrica del materiale La curva granulometrica indica un campo dimensionale compreso tra 1 mm (sabbia) fino a circa 0,0015 mm (argilla) ed un materiale ben gradato, come confermato anche dai valori numerici del coefficiente di uniformità Cu e del coefficiente di curvatura Cc (Tab. 16). Tabella 16: Parametri della curva granulometrica D10 D30 D60 mm mm mm 0,0028 0,016 0,08 Coeff. Coeff. Uniformità Curvatura Cu=D60/D10 Cc=(D30)2/D10*D60 28,57 1,14 36 POINT LOAD TEST Introduzione La prova fornisce una misura della resistenza a compressione di un materiale lapideo in termini di un parametro denominato Indice di Resistenza a Punzonamento (Is). Questo parametro svolge un ruolo primario nella classificazione della massa rocciosa.. Nella prova con il Point Load Tester viene esercitata sul campione di roccia una compressione monoassiale puntiforme sino a provocarne rottura per trazione. Introdotto da Franklin et alii (1971), l’indice Is è definito: Is=P/D2 (kN/cm2) (14) dove D = distanza tra le due piastre di carico, sagomate a cono e terminanti con una punta sferica; P = carico applicato a rottura. La prova può essere effettuata sia su spezzoni di carota che su campioni irregolari (Fig. 29). Figura 29: Tipologie di prove realizzabili Al fine di ridurre l’effetto forma, Broch & Franklin (1972) suggeriscono: • con riferimento a prove su spezzoni di carota, il rapporto tra la lunghezza ed il diametro del campione sia maggiore di 1,4 per la prova diametrale e circa 1,1 per la prova assiale; • con riferimento a prove su campioni irregolari, il rapporto tra l’altezza e la larghezza sia compreso tra 1 e 1,4. In ogni caso il diametro del campione non deve essere inferiore a 30 mm. Ulteriori specificazioni sono fornite dalle norme ASTM D5731 e ISRM che introducono, tra l’altro, il concetto di diametro equivalente (De), particolarmente utile nel caso di prove su campioni di forma irregolare (Fig. 30): 37 De=(4WD/π)0,5 (15) in cui W = larghezza/diametro del campione; D = altezza del campione. Figura 30: Modalità di carico puntuale e caratteristiche dei provini (ISRM, 1985) 38 Per la riduzione dell’effetto scala, ma anche per consentire il confronto dei risultati relativi a campioni di dimensioni differenti, sono utili le indicazioni della Size Correction Chart (Fig. 31), che permettono di risalire dal valore di Is relativo ad un campione di dimensione arbitraria, al valore relativo ad un campione di diametro 50 mm. Figura 31: PLT-Size Correction Chart (Broch & Franklin, 1972) L’apparecchiatura utilizzata (Figg. 32 e 33) è costituita da un telaio su cui è montato un martinetto idraulico, azionato a mano, mediante il quale è possibile comandare le due punte coniche arrotondate (raggio di curvatura 5mm) che comprimono il materiale sottoposto a prova. Il sistema di misura del carico è costituito da due manometri di scala pari, rispettivamente, a 55 kN e 5,5 kN. Figura 32: Point Load Tester – Sistema di misura 39 Figura 33: Point Load Tester – Leva per l’azionamento del martinetto idraulico. Descrizione della prova La prova, eseguita su campioni di forma irregolare, è stata realizzata sia su pezzi di calcilutite che di calcarenite a grana media; sono stati così ottenuti due distinti indici di resistenza. La prova è stata eseguita utilizzando provini di dimensioni sufficienti a ridurre l’effetto scala. Al fine di ottenere indici attendibili sono state eseguite 20 prove per ciascun tipo di materiale (Broch & Franklin, 1972). Particolare attenzione è stata posta, durante l’effettuazione della prova, alla tipologia di rottura del campione: non sono state ritenute valide le prove a compressione che hanno creato un piano di rottura passante per uno solo dei due punti di applicazione del carico (Fig. 34). Figura 34: Point Load Test - Esempi di rotture non valide In conformità con quanto suggerito dalla normativa (ISRM, 1985), a ciascuno dei provini è stato associato un diametro equivalente (De), come in precedenza definito. Con riferimento a quanto indicato in merito al ruolo svolto dalle dimensioni del provino sull’affidabilità del risultato finale, essendosi utilizzati spezzoni di roccia di dimensioni variabili, è stata compiuta un modifica dell’indice di punzonamento introducendo il fattore correttivo F attraverso la seguente espressione: Is(50)=FxIs (16) 40 in cui F=(D/50)0,45 (relazione ottenuta dal diagramma di Figura 31). Tale coefficiente definisce il valore di Is per un provino di diametro 50 mm. I risultati delle prove per la determinazione degli Indici di Resistenza sono riportati nelle Tabelle 17 e 18. 41 Tabella 17: Point Load Test – Indice di Punzonamento per la calcilutite CL-N. 15≤D≤85 mm 1 28,50 2 36,00 3 36,50 4 41,00 5 35,00 6 47,00 7 41,00 8 54,00 9 30,00 10 33,00 11 26,00 12 56,00 13 46,00 14 46,00 15 48,00 16 57,00 17 32,00 18 56,00 19 56,00 20 65,00 LEGENDA W mm 41,00 61,00 62,00 60,00 60,00 60,00 71,00 36,00 35,00 55,00 60,00 70,00 65,00 60,00 60,00 75,00 56,00 76,00 75,00 72,00 POINT LOAD TEST: DETERMINAZIONE DELL’INDICE DI RESISTENZA AL PUNZONAMENTO 0.3≤D/W≤1.0 L L/W≤0.5 A=W.D F=(De/50)0,45 P IS=P.1000/De2 D2e=4.A/Π 2 2 mm mm mm kN Mpa 0,70 22,00 0,54 1168,50 1487,78 1,45 0,97 0,89 0,59 25,00 0,41 2196,00 2796,03 3,10 1,11 1,03 0,59 29,00 0,47 2263,00 2881,34 1,20 0,42 1,03 0,68 24,00 0,40 2460,00 3132,17 1,40 0,45 1,05 0,58 20,00 0,33 2100,00 2673,80 1,50 0,56 1,02 0,78 23,00 0,38 2820,00 3590,54 1,85 0,52 1,08 0,58 30,00 0,42 2911,00 3706,40 0,60 0,16 1,09 1,50 25,00 0,69 1944,00 2475,18 0,61 0,25 1,00 0,86 22,00 0,63 1050,00 1336,90 0,40 0,30 0,87 0,60 20,00 0,36 1815,00 2310,93 0,95 0,41 0,98 0,43 20,00 0,33 1560,00 1986,25 0,60 0,30 0,95 0,80 30,00 0,43 3920,00 4991,10 1,10 0,22 1,17 0,71 35,00 0,54 2990,00 3806,99 1,15 0,30 1,10 0,77 30,00 0,50 2760,00 3514,14 1,50 0,43 1,08 0,80 30,00 0,50 2880,00 3666,93 1,30 0,35 1,09 0,76 30,00 0,40 4275,00 5443,10 1,90 0,35 1,19 0,57 20,00 0,36 1792,00 2281,65 0,85 0,37 0,98 0,74 40,00 0,53 4256,00 5418,91 1,50 0,28 1,19 0,75 30,00 0,40 4200,00 5347,61 3,10 0,58 1,19 0,90 20,00 0,28 4680,00 5958,76 3,00 0,50 1,22 IS(50)=F.IS Mpa 0,87 1,14 0,43 0,47 0,57 0,56 0,18 0,25 0,26 0,40 0,29 0,26 0,33 0,46 0,39 0,42 0,36 0,33 0,69 0,61 IS(50)MEDIA Mpa 0,44 CL: Materiale costituito in prevalenza da Calcarenite a grana fine e da Calcilutite D: Distanza tra i punzoni; L: Distanza tra i punti di contatto e la più vicina estremità libera; W: Larghezza del campione perpendicolarmente alla direzione di carico; De: Diametro equivalente; P: Resistenza massima; IS: Resistenza al punzonamento; F: Fattore correttivo del diametro; IS(50): Resistenza al punzonamento modificata; IS(50)MEDIA: Resistenza media al punzonamento (calcolata escludendo dal calcolo il valore massimo e il valore minimo); 42 Tabella 18: Point Load Test – Indice di Punzonamento per la calcarenite a grana media CR-N. 15≤D≤85 mm 1 46,00 2 45,00 3 35,00 4 50,00 5 32,00 6 50,00 7 32,00 8 50,00 9 60,00 10 30,00 11 36,00 12 75,00 13 28,00 14 59,00 15 60,00 16 48,00 17 43,00 18 54,00 19 50,00 20 47,00 LEGENDA W mm 65,00 75,00 60,00 70,00 35,00 70,00 48,00 52,50 82,00 33,00 70,00 90,00 70,00 90,00 90,00 77,50 72,50 90,00 70,00 67,50 POINT LOAD TEST: DETERMINAZIONE DELL’INDICE DI RESISTENZA AL PUNZONAMENTO 0.3≤D/W≤1.0 L L/W≤0.5 A=W.D F=(De/50)0,45 P IS=P.1000/De2 D2e=4.A/Π mm mm2 mm2 kN Mpa 0,71 30,00 0,46 2990,00 3806,99 2,82 0,74 1,10 0,60 30,00 0,40 3375,00 4297,18 1,85 0,43 1,13 0,58 20,00 0,33 2100,00 2673,80 3,65 1,37 1,02 0,71 30,00 0,43 3500,00 4456,34 4,95 1,11 1,14 0,91 15,00 0,43 1120,00 1426,03 3,45 2,42 0,88 0,71 20,00 0,29 3500,00 4456,34 3,70 0,83 1,14 0,67 18,00 0,38 1536,00 1955,70 3,00 1,53 0,95 0,95 25,00 0,48 2625,00 3342,25 5,50 1,65 1,07 0,73 34,00 0,41 4920,00 6264,34 7,50 1,20 1,23 0,91 15,00 0,45 990,00 1260,51 2,70 2,14 0,86 0,51 25,00 0,36 2520,00 3208,56 3,50 1,09 1,06 0,83 34,00 0,38 6750,00 8594,37 4,00 0,47 1,32 0,40 30,00 0,43 1960,00 2495,55 3,20 1,28 1,00 0,66 40,00 0,44 5310,00 6760,90 7,10 1,05 1,25 0,67 40,00 0,44 5400,00 6875,49 20,50 2,98 1,26 0,62 15,00 0,19 3720,00 4736,45 11,50 2,43 1,15 0,59 20,00 0,28 3117,50 3969,32 1,60 0,40 1,11 0,60 40,00 0,44 4860,00 6187,94 1,30 0,21 1,23 0,71 20,00 0,29 3500,00 4456,34 1,40 0,31 1,14 0,70 15,00 0,22 3172,50 4039,35 1,45 0,36 1,11 IS(50)=F.IS Mpa 0,81 0,49 1,39 1,27 2,13 0,95 1,45 1,76 1,47 1,84 1,15 0,61 1,28 1,31 3,74 2,80 0,45 0,26 0,36 0,40 IS(50)MEDIA Mpa 1,22 CR: Materiale costituito in prevalenza da Calcarenite a grana media D: Distanza tra i punzoni; L: Distanza tra i punti di contatto e la più vicina estremità libera; W: Larghezza del campione perpendicolarmente alla direzione di carico; De: Diametro equivalente; P: Resistenza massima; IS: Resistenza al punzonamento; F: Fattore correttivo del diametro; IS(50): Resistenza al punzonamento modificata; IS(50)MEDIA: Resistenza media al punzonamento (calcolata escludendo dal calcolo il valore massimo e il valore minimo); 43 Quanto contenuto nelle tabelle è rappresentato graficamente nei diagrammi delle Figure 35 e 36, in cui le barre con bordo evidenziato in rosso indicano i valori massimo e minimo di Is. POINT LOAD TEST SULLA CALCILUTITE 1,20 1,00 Is(MPa) 0,80 0,60 Is(media)=0,44 MPa 0,40 0,20 0,00 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Numero di campioni Figura 35: Diagramma Is - numero provini POINT LOAD TEST SULLA CALCARENITE A GRANA MEDIA 4,00 3,50 3,00 Is(MPa) 2,50 2,00 1,50 Is(media)=1,22 MPa 1,00 0,50 0,00 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Numero di campioni Figura 36: Diagramma Is -numero provini I risultati ottenuti sono stati oggetto di analisi statistica (Tabb. 19 e 20), che ha messo in evidenza una variabilità medio – alta (38% per i campioni di calcilutite e 54% per i campioni di calcarenite a grana media), connessa, presumibilmente, ad una qualche eterogeneità dei campioni. 44 PROVINI DI CALCILUTITE MEDIA DEVIAZIONE STANDARD MODA MEDIANA INDICE DI VARIAZIONE Mpa Mpa Mpa Mpa % 0,44 0,17 0,36 0,41 38% Tabella 19: Analisi statistica dei valori di Is stimati per la calcilutite PROVINI DI CALCARENITE A GRANA MEDIA MEDIA DEVIAZIONE STANDARD MODA MEDIANA INDICE DI VARIAZIONE Mpa Mpa Mpa Mpa % 1,22 0,66 0,45 1,04 54% Tabella 20: Analisi statistica dei valori di Is stimati per la calcarenite COMPRESSIONE UNIASSIALE La prova è stata effettuata su quattro campioni di calcarenite a grana fine di forma cubica, con dimensione media dello spigolo pari a circa 57 cm. PROVINO N L1 (mm) L2 (mm) H (mm) SEZIONE (mm2) GRADIENTE DI CARICO (N/cm2 s) 1 2 3 4 64 60 60 60 52 58 55 56 45 50 45 50 3328 3480 3300 3360 50 50 50 50 CARICO MASSIMO A ROTTURA (kN) 5,39 5,77 5,52 7,15 RESISTENZA MEDIA A COMPRESSIONE σc(MPa) 1,62 1,66 1,67 2,13 σc medio 1,77 Tabella 21: Dati relativi alla prova di compressione semplice sulla calcilutite I risultati (Tab. 21) sono indicativi della scarsa resistenza meccanica del materiale. PROVA DI TAGLIO DIRETTO Il comportamento meccanico delle discontinuità dipende dalle caratteristiche di resistenza a taglio e dalle caratteristiche di deformabilità. A tale scopo sono state eseguite prove di taglio diretto finalizzate alla determinazione della resistenza al taglio di picco sia della roccia intatta che dei giunti. Le prove sono state effettuate coerentemente con la normativa ASTM D 3080-72. Con riferimento ai campioni di roccia intatta, sono state svolte complessivamente 6 prove, di cui 3 su campioni secchi e 3 su campioni saturi, con i seguenti valori di pressione normale: 95,13 190,69 e 381,38 kPa. I diagrammi sforzo-deformazione e gli inviluppi di rottura sono mostrati nelle Figure 37 - 40 45 τ (kPa) 600,0 560,0 520,0 480,0 440,0 400,0 360,0 320,0 280,0 240,0 200,0 160,0 120,0 80,0 40,0 0,0 σ= 95,13 σ=190,69 σ=381,38 0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 scorrimento orizzontale (mm) Figura 37: Curva sforzo – deformazione (campione secco di roccia intatta) 600,00 400,00 τp = 0,5σn + 379,7 300,00 τ p (kPa) 500,00 200,00 100,00 0,00 0 100 200 300 σ n 400 500 (kPa) Figura 38: Resistenza al taglio ( campione secco di roccia intatta) 600,0 560,0 520,0 480,0 440,0 400,0 τ (kPa) 360,0 σ=95,13 σ=190,69 σ=381,38 320,0 280,0 240,0 200,0 160,0 120,0 80,0 40,0 0,0 0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0 scorrimento orizzontale (mm) Figura 39: Curva sforzo – deformazione (campione saturo di roccia intatta) 46 700,00 600,00 (kPa) 300,00 τ 400,00 p 500,00 τn = 0,8σn + 274,6 R2 = 0,8 200,00 100,00 0,00 0 100 200 300 σ n 400 500 (kPa) Figura 40: Resistenza al taglio (campione saturo di roccia intatta) I risultati delle prove sono mostrati in Tab.22. Tabella 22: Parametri di resistenza al taglio della roccia intatta allo stato secco e saturo CAMPIONE SECCO CAMPIONE SATURO σn (kPa) 95,13 190,69 381,38 95,13 190,69 381,38 τp(kPa) 421,17 484,22 567,40 302,97 505,23 562,15 c=379,7 (kPa) c=274,6 (kPa) φ=26,5° φ=38,6° Al fine di stimare φb, sono state eseguite tre prove di taglio diretto su superfici lisce non alterate di roccia, ottenute utilizzando una sega circolare. I relativi risultati sono riassunti nelle Figg. 41 e 42 ed in Tab. 23). 240,0 210,0 t (KPa) 180,0 150,0 σ=95,13 σ=190,69 120,0 σ=381,38 90,0 60,0 30,0 0,0 0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 scorrimento orizzontale (mm) Figura 41: Curva sforzo – deformazione per superficie liscia del campione di roccia 47 300,00 250,00 150,00 p (kPa) 200,00 τ τp= 0,63 σn 100,00 R2 = 1,0 50,00 0,00 0 100 200 300 σ n 400 500 (kPa) Figura 42: Resistenza al taglio su superficie liscia Tabella 23: Parametri di resistenza a taglio per superficie liscia regolare CAMPIONE CON GIUNTO LISCIO σn (kPa) 95,13 190,69 381,38 τp(kPa) 61,89 121,78 238,91 c=0 (kPa) φb=32,2° PROVA A FLESSIONE Tra i fenomeni di instabilità rilevati nel sistema roccioso indagato, frequenti sono risultati essere i ribaltamenti di tipo flessionale8 (flexural toppling). Nell’ambito della caratterizzazione geomeccanica si è pertanto ritenuto opportuno stimare, seppur in scala di laboratorio, la resistenza a flessione della roccia; in particolare sono stati sollecitati a flessione provini costituiti da calcarenite a grana fine (calcilutite) che, rispetto alla calcarenite a grana media, è caratterizzata da una minore resistenza meccanica. La prova è stata realizzata mediante un’apparecchiatura composta di un telaio a colonne con traverse mobili e di un cassa di contenimento nella quale sono alloggiati il gruppo meccanico di spinta, la parte elettrica, elettronica e i comandi. La prova è stata eseguita su 4 provini di forma prismatica di dimensioni 40,1x40x160 mm, coerentemente con la normativa EN 196/01. Lo sforzo assiale generante la flessione è stato incrementato fino portare a rottura i provini lungo la loro mezzeria mediante un coltello 8 La resistenza a flessione è la resistenza che le rocce oppongono alle forze che tendono ad incurvarle. Si definisce carico di rottura a flessione il valore della pressione che provoca la rottura a trazione indiretta mediante flessione. 48 superiore montato su snodo sferico. I provini erano poggiati su due coltelli inferiori distanziati tra loro di 100 mm (Figg. 43 e 44). Figura 43: Apparecchiatura utilizzata per la prova a flessione Figura 44: Schema tipologico della prova a flessione e della distribuzione delle sollecitazioni all’interno del provino. La tensione indotta in corrispondenza della sezione di mezzeria risulta è: σ= 3⋅ F ⋅l 2 ⋅ b ⋅ h2 (17) in cui F = sforzo assiale (N); b, h = dimensioni trasversali del provino; 49 l = distanza tra i coltelli di base; La tensione media a rottura riportata in Tabella 24 è stata stimata escludendo il valore di tensione (0,63 MPa) relativo al primo provino in quanto la rottura del campione 1 non è avvenuta lungo la mezzeria, bensì lungo un piano di debolezza intermedio tra la mezzeria ed una base di appoggio (Fig. 45). Tabella 24: Parametri di resistenza a flessione b-h-l (mm) F max (N) σ (MPa) σmedia (MPa) PROVINO 1 40-40,1-160 169,55 0,63 - PROVINO 2 40-40,1-160 490,31 1.83 PROVINO 3 40-40,1-160 549,73 2,05 PROVINO 4 40-40,1-160 492,87 1,84 1,91 Figura 45: Prova a flessione-campione 1 portato a rottura 50 A.1.2 INDAGINI IN SITU: RILIEVO GEOSTRUTTURALE DESCRIZIONE QUANTITATIVA DELLE DISCONTINUITA’ Premessa Si riportano di seguito le grandezze da considerare e misurare per la descrizione geologico strutturale dell’ammasso roccioso (ISRM, 1978; AGI, 1993). 1. Orientazione - Posizione della discontinuità nello spazio. Essa è descritta dalla direzione di immersione (azimut) e dall’inclinazione della linea di massima pendenza del piano di discontinuità; 2. Spaziatura - Distanza tra discontinuità adiacenti misurata in direzione ortogonale alle discontinuità stesse; 3. Continuità o persistenza - Lunghezza della traccia della discontinuità osservata in affioramento; 4. Scabrezza - Rugosità delle superfici affacciate di una discontinuità e ondulazione relativamente al piano medio delle discontinuità; 5. Resistenza meccanica - Resistenza a compressione delle superfici esposte di una discontinuità; 6. Apertura - Distanza tra i lembi affacciati di una discontinuità in cui lo spazio interposto è riempito di aria o acqua; 7. Riempimento - Materiale che separa le pareti adiacenti di una discontinuità e che è di solito meno resistente della roccia primitiva. Tipici materiali di riempimento sono sabbia, limo, argilla, breccia più o meno fine, milonite; o, anche, sottili strati di minerali e discontinuità saldate, per esempio vene di quarzo e calcite. 8. Filtrazione - Flusso d’acqua e abbondante umidità, visibile nelle singole discontinuità o nella massa rocciosa nel suo insieme. 9. Numero di sistemi di discontinuità- Definisce l’insieme dei sistemi presenti; 10. Dimensione dei blocchi - Dimensioni del blocco roccioso risultante dalla reciproca orientazione dei sistemi di fratture che si intersecano e dalla spaziatura dei singoli sistemi. 51 MISURA DELLA ORIENTAZIONE E NUMERO DEI SISTEMI DI DISCONTINUITA’ Le indagini hanno permesso di rilevare 20 discontinuità significative riconducili a quattro famiglie. La giacitura delle discontinuità è stata descritta attraverso l’elaborazione di: 1. una planimetria generale della grotta (Tavv. 1, 2) su cui sono state riportate le “tracce” delle discontinuità costituenti le 4 famiglie principali con il relativo valore di giacitura espresso dall’angolo della direzione di immersione e dall’angolo di inclinazione; 2. una proiezione sferica equiarea (Fig. 46), in cui la distribuzione spaziale dei dati è riportata sul reticolo Schmidt - Lambert, evidenziando aree all’interno delle quali ricadono i poli appartenenti a ciascuna famiglia di discontinuità. Il valore centrale della concentrazione più alta dei poli può essere assunto come rappresentativo dell’orientazione media dell’ insieme di discontinuità. Figura 46: Proiezione sferica su reticolo di Schimdt-Lambert9 (Restituzione grafica StereoNett) 9 Restituzione grafica ottenuta mediante software StereoNett 52 MISURA DELLA SPAZIATURA La spaziatura delle discontinuità adiacenti condiziona fortemente le condizioni di stabilità dei singoli blocchi di roccia integra. Dato il carattere preliminare del rilievo geostrutturale, gran parte delle misure sono state fatte mediante valutazione visiva; solo nei punti facilmente accessibili della grotta è stata utilizzata una rotella metrica, graduata in mm, ed una bussola con clinometro (Fig. 47). Figura 47: Misura della spaziatura dei giunti su una superficie esposta di roccia Per i sistema di discontinuità K1, K2, K4 ed S1, sono stati calcolati il valore minimo, massimo e medio delle spaziature (Tab. 25, Fig. 48). Relativamente a K3, il modesto numero di rilievi svolti non ha permesso di svolgere una adeguata analisi statistica; tale considerazione è valida anche per le successive misure di persistenza. SISTEMI DELLE DISCONTINUITA’ MAX MEDIA MIN K1 11 500 6 050 1 500 K2 25 000 12 767 1 000 K4 5 400 4 600 3 800 S1 3 000 2 500 2 000 Valori espressi in mm Tabella 25: spaziature delle famiglie di discontinuità 53 30 000 SPAZIATURE DELLE PRINCIPALI FAMIGLIE DI DISCONTINUITA' SPAZIATURA (mm) 25 000 MAX MEDIA 20 000 MIN 15 000 10 000 5 000 0 K1 K2 K3 S1 SISTEMI DELLE DISCONTINUITA' Figura 48: Istogramma delle spaziature I valori misurati mostrano discontinuità estremamente larghe per le famiglie K1, e K2, molto larghe per le famiglie K3 e S1 (ISRM, 1978). Si evidenzia tuttavia che detti valori sono riferiti alle discontinuità più evidenti all’interno della Grotta e riconosciute significative agli effetti della stabilità. MISURA DELLA PERSISTENZA La persistenza rappresenta la dimensione di una discontinuità entro un piano e può essere approssimativamente quantificata osservando le lunghezze delle tracce di discontinuità sulla superficie esposta. Essa è uno dei parametri più importanti di caratterizzazione di un ammasso roccioso, ma è anche uno dei più difficili da quantificare. Le operazioni di rilievo sono state realizzate a vista per tutte le discontinuità non raggiungibili, mentre è stata utilizzata la rotella metrica per misurare le tracce delle fratture esposte lungo la parte bassa della Grotta. Nella Tabella 26 e nella Figura 49 sono riportati i risultati ottenuti. Tabella 26: persistenza delle famiglie di discontinuità SISTEMI DELLE DISCONTINUITA’ MAX MEDIA MIN K1 11,0 5,7 2,3 K2 23,0 10,0 4,3 K4 6,2 5,6 4,5 S1 73,0 47,6 7,5 Valori espressi in m 54 80,0 PERSISTENZA DELLE PRINCIPALI FAMIGLIE DI DISCONTINUITA' PERSISTENZA (mm) 70,0 MAX 60,0 MEDIA 50,0 MIN 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 K1 K2 K3 S1 SISTEMI DELLE DISCONTINUITA' Figura 49: Istogramma delle persistenze I valori medi ottenuti evidenziano, per i sistemi K1 e K4, una misura di persistenza media (compresa tra 5 e 10 m), per i sistemi K2 e S1 una persistenza alta, compresa tra 10 e 50 m. MISURA DELLA SCABREZZA L’irregolarità della superficie di una discontinuità condiziona marcatamente la sua resistenza al taglio. In termini generali, la rugosità di una discontinuità può essere caratterizzata da: • un’ondulazione riconoscibile in grande scala, capace di generare la dilatanza durante lo scorrimento, poiché le ondulosità risultano troppo ampie per essere tranciate; • una rugosità vera e propria riconoscibile in piccola scala che tende ad essere rotta durante lo scorrimento, a meno che i lembi della discontinuità non possiedano un’alta resistenza e/o il livello di tensione normale sia basso a rendere possibile la dilatanza. Lo strumento utilizzato per la misura di scabrezza è il profilografo a pettine o pettine di Barton, delle dimensioni di 300x120 mm. Questo strumento è costituito da centinaia di aghi in acciaio tenuti insieme da una scatola metallica che consente agli stessi aghi di scorrere l’uno rispetto all’altro. In questo modo il dispositivo, un volta poggiato sulla superficie della roccia in esame, è in grado di riprodurne il profilo di rugosità (Figura 50). 55 Figura 50: Profilografo di Barton La rugosità caratterizzante l’ammasso roccioso è stata stimata confrontando i profili delle discontinuità rilevate con i profili standard riportati in Fig. 51 (Barton & Choubey, 1977). Figura 51: Profili di rugosità e corrispondenti intervalli di valori di JRC La difficoltà di accesso ad alcune zone della grotta non ha reso possibile effettuare un rilievo dettagliato della rugosità per ciascuna famiglia di discontinuità. 56 Ulteriore impedimento è stato rappresentato dalla presenza di iscrizioni graffite, dalla quota 0 m del livello marino fino a circa 2,5 m di altezza, sullo strato di materiale alterato che ricopre gran parte delle pareti all’interno della grotta (Tav. 03). Si è comunque ritenuto opportuno procedere alle misurazioni (Tabella 27), dando alle medesime valenza di operazioni preliminari finalizzate alla definizione di un unico parametro di scabrezza delle pareti della cavità; in una fase successiva si dovrà necessariamente procedere ad un indagine di dettaglio volta a determinare la rugosità rappresentativa di ciascuna famiglia di discontinuità. Tabella 27: Misure di scabrezza STAZIONI DI MISURA N. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 JRC MEDIA MODA VARIANZA DEVIAZIONE STANDARD MEDIANA INDICE DI VARIAZIONE 13 15 9 10 9 11 15 13 9 9 7 7 5 10,15 9,00 9,64 3,11 9,00 31% Figura 52: Misure di scabrezza-digramma JRC/num. di osservazioni L’elaborazione statistica dei dati (Tabella 27) mostra che il valore di rugosità rilevato con maggiore frequenza (moda) è pari a 9; tale valore corrisponde al profilo di rugosità n. 5 (Fig. 52). 57 MISURA DELLA RESISTENZA MECCANICA Le pareti della Grotta della Poesia Piccola sono sede di fenomeni di alterazione dovuti a processi di disgregazione meccanica e decomposizione chimica (in prevalenza dissoluzione). Lo stato di alterazione della massa rocciosa può essere descritto (Tab. 28) sulla base delle indicazioni della ISRM (1978): Tabella 28: Grado di alterazione della massa rocciosa (ISRM, 1978) Denominazione Moderatamente alterata Descrizione Grado Meno della metà del materiale roccioso è decomposto e/o disgregato come III un terreno. Roccia fresca o decolorata è presente o come uno scheletro continuo o all’interno di singoli blocchi Una valutazione indiretta della resistenza meccanica della roccia è stata effettuata utilizzando il martello di Schmidt o sclerometro meccanico (Fig. 53). Figura 53: Martello di Schmidt Le superfici in prova sono state “saggiate” 15 volte al fine di acquisire una serie di risultati rappresentativi. I punti di indagine, ubicati in zone totalmente prive di contenuto epigrafico, sono riportati nella Tav. 03. Le 5 letture più basse di ogni misura sono state scartate, calcolando il valor medio (R) relativamente alle 10 letture più alte. Le letture sono state tradotte in resistenza a compressione mediante la seguente espressione: Log10 (JCS) = 0,88 . γ . R + 1,01 (18) I rilievi sono stati eseguiti in corrispondenza delle stesse zone oggetto di misura della scabrezza. Così come le misure di scabrezza, anche le prove di resistenza rappresentano una preliminare ricognizione quantitativa sullo stato del sistema roccioso. 58 MISURA DELLA APERTURA E DEL RIEMPIMENTO L’apertura, così come definita dall’ISRM (1978) costituisce la distanza perpendicolare che separa le pareti di una discontinuità aperta il cui spazio è riempito da aria o acqua. Le discontinuità riempite (ad es. con argilla) appartengono anch’esse a questa categoria se il materiale di riempimento è stato localmente dilavato (Fig. 54). Figura 54: Tipi di discontinuità I rilievi, eseguiti a vista, hanno evidenziato una estrema variabilità di apertura delle discontinuità dell’ammasso roccioso: da 1mm (chiuse) fino ad oltre 1 metro (aperte). Con riferimento al grado di riempimento delle discontinuità, queste risultano sia riempite da terre rosse e clasti che ricementate da concrezioni carbonatiche. Il ruolo primario del materiale di riempimento delle fratture di un sistema roccioso rende necessario lo svolgimento di ulteriori indagini volte a determinare: • Mineralogia dei materiali di riempimento; • Classificazione e granulometria delle particelle; • Rapporto di sovraconsolidazione; • Contenuto d’acqua e permeabilità; • Precedenti spostamenti trasversali. MISURA DELLA FILTRAZIONE Non è stata rilevata filtrazione d’acqua dolce attraverso le discontinuità permeabili della massa rocciosa. L’esito del rilievo, a vista, è stato peraltro confermato da misurazioni della salinità, mediante sonda salinometrica, dello specchio acqueo interno alla grotta. Il valore medio di salinità riscontrato è pari a circa 38.000 ppm. 59 DIMENSIONE DEI BLOCCHI La dimensione dei blocchi è un indicatore importante del comportamento della massa rocciosa. Essa è determinata dal numero dei sistemi di discontinuità e dalla persistenza e spaziatura delle discontinuità medesime. Il numero dei sistemi di discontinuità e il loro orientamento determinano la geometria dei blocchi risultanti, che possono prendere la forma approssimata di cubi, romboedri, tetraedri, lastre sottili. La dimensione dei blocchi è stata stimata mediante l’indice della dimensione dei blocchi Ib, definito (ISRM, 1978) come la dimensione media dei blocchi tipici (Equ. 19) Ib = S1 + S 2 + S 3 3 (19) in cui, S1, S2 ed S3, rappresentano i valori medi delle spaziature di tre sistemi di discontinuità (K1, K2, K3) mutamente perpendicolari e caratterizzate da un valore medio di persistenza maggiore rispetto a quello stimato per la quarta famiglia K4. Il rilievo svolto all’interno della Grotta, avendo caratteristiche di indagine preliminare, non ha permesso di acquisire dati sufficienti a fornire un indice dei blocchi rappresentativo dell’intero ammasso roccioso. Tale ammasso, infatti, è caratterizzato da un’accentuata eterogeneità che non consente di indicare in questa fase di studio un valore medio di dimensione e forma dei blocchi. Tuttavia, un parametro utile a definire il grado di irregolarità che caratterizza il sistema roccioso è il numero totale delle discontinuità che intersecano una unità di volume della massa rocciosa: numero volumetrico delle discontinuità, Jv, valutabile, in prima approssimazione, attraverso l’equazione: RQD=115-3,3 Jv (20) Utilizzando il valore di RQD (<20 %) ottenuto con la sismica a rifrazione10 lungo la falesia, l’equ. 20 fornisce Jv > 29 (giunti/m3). Che è indicativo di un ammasso roccioso caratterizzato da blocchi piccoli e molto piccoli (ISRM, 1978). 10 La prova è stata eseguita dal Dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università di Lecce (2003) 60 A.2 COMPORTAMENTO DELLE ROCCE INTENSAMENTE FRATTURATE L’ammasso roccioso della Grotta Piccola della Poesia presenta parametri geomeccanici molto variabili nei diversi punti indagati; in particolare i rilievi geofisici, svolti dall’Università di Lecce, hanno evidenziato zone prossime alla copertura della Grotta intensamente fratturate. A tal proposito si evidenzia che il loro comportamento dell’ammasso può differire in maniera significativa da quello della singola discontinuità e la resistenza complessiva può essere sensibilmente ridotta. Per la valutazione della resistenza di dette porzioni di roccia, si è utilizzato il criterio di rottura di Hoek & Brown (1980). ⎞ − T ⎟⎟ ⋅ B ⎠ ⎝σc ⎛σn τ = A ⋅ σ C ⋅ ⎜⎜ (21) in cui A, B, T: costanti i cui valori sono funzione del tipo di ammasso roccioso (calcarenite, calcare, ecc.) e dell’indice di qualità (RMR, Q); σc = resistenza a compressione uniassiale della roccia; σn = tensione normale. La Tabella 29 mostra i valori da assegnare alle costanti A, B e T in funzione delle condizioni medie dell’ammasso calcarenitico; per quanto, invece, concerne la resistenza a compressione σc, le si è attribuito il valore (1770 kPa) ottenuto dalle prove di laboratorio. Tabella 29: Criterio di Hoek & Brown - valori assunti per le costanti A, B e T RMR A B T 18 0,061 0,546 0 38 0,162 0,672 -0,0001 Sostituendo nell’equazione (21) i valori numerici di cui sopra, si ottengono due distinti inviluppi di resistenza (Fig. 55). 61 (Hoek & Brown, 1980) 120,00 τ= 0,11σ + 0,019 100,00 τ (kPa) 80,00 RMR=38 60,00 RMR=18 τ= 0,033 σ 40,00 20,00 0,00 0 200 400 600 800 1000 1200 σ (kPa) Figura 55: Inviluppi di resistenza dell’ammasso calcarenitico con di accentuata fratturazione 62 BIBLIOGRAFIA Abad J., Caleda B., Chacon E., Gutierrez V. and Hidlgo E. (1984) – Application of Geomechanical Classification to Predict the Convergence of Coal Mine Galleries and to Design their Support. Proc. 5th Int. Congress on Rock Mech., Melbourne, pp. 15-19. A.G.I. – Associazione Geotecnica Italiana (1993) – Raccomandazioni ISRM: Metodologia per la Descrizione Quantitativa delle Discontinuità nelle Masse Rocciose. Rivista Italiana di Geotecnica, vol. 2/93. 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