progetto cim - Associazione ImmaginArte

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DIPARTIMENTO DI SCIENZE
TEORICHE E APPLICATE - DiSTA
PROGETTO CIM
Comunicare e Interagire con i Minori
Direttrice Scientifica
Prof. Paola Biavaschi PhD
REPORT RICERCA “L’INSEGNAMENTO DELLA MUSICA AI BAMBINI”
INTRODUZIONE E OBIETTIVI DELLA RICERCA
Due convergenti linee di ricerca hanno stimolato l’interesse degli studiosi di scienze umane interessati all’insegnamento musicale negli ultimi anni:
1) l’aumento di evidenze scientifiche di una predisposizione per la percezione musicale nei
bambini;
2) l’importanza delle precoci stimolazioni musicali dirette ai bambini per le loro successive abilità in campo musicale (Hallam, Cross, Thaut, 2016).
Già nel 1969 Shinichi Suzuki aveva espresso il suo credo secondo cui in ogni bambino c’è un talento musicale, tracciando un parallelismo con l’apprendimento del linguaggio. Così come i
bambini imparano rapidamente e abilmente la loro madrelingua a un’età precoce, anche
l’apprendimento musicale dovrebbe iniziare prima dei 5 anni. Per questo egli mise a punto un
metodo di insegnamento musicale che coinvolge bambini, genitori e insegnanti e che ha come
concetti cardine: imitazione, memorizzazione, rapporto costante del discente con il genitore,
l’insegnante e il gruppo dei pari con cui apprende.
L’indagine, che si inserisce in un progetto di ricerca più articolato del DiSTA sulla musica come
strumento di comunicazione nell’arco della vita, si proponeva di comprendere in via preliminare
ed esplorativa:
a) Gli atteggiamenti rispetto all’insegnamento della musica e le scelte didattiche messe in
atto dagli insegnanti di musica “tradizionali” versus “Suzuki”;
b) La percezione dei genitori del metodo d’insegnamento musicale della scuola frequentata dal figlio (“tradizionale” versus “Suzuki”): fattori di efficacia ed effetti visibili sul
bambino.
CAMPIONI E METODOLOGIA
Sono stati impiegati strumenti di tipo quantitativo e qualitativo, intervistando insegnanti e genitori di bambini frequentanti scuole di musica situate nel medesimo contesto geografico e culturale (la provincia di Varese in Lombardia). Un gruppo di 11 docenti di una scuola di musica che
utilizza il metodo Suzuki (gruppo sperimentale) e 15 docenti di scuole di musica che applicano il
metodo didattico tradizionale (campione di controllo) hanno compilato un questionario di autoVia J.H. Dunant, 3 – 21100 Varese (VA)- Italia
Cell. 347-9726631
Email: [email protected] - PEC: [email protected]
Web: www.uninsubria.it
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valutazione di 22 domande su atteggiamenti e scelte didattiche (la maggior parte a risposte
chiuse), precedentemente testato nella fase di pre-ricerca. Le domande sono state costruite a
partire dal modello di insegnamento efficace di McBer (2000).
Si è scelto di intervistare, tramite questionario self-report (precedentemente testato), anche
una cinquantina di genitori di bambini tra i 4 e i 9 anni (fino alla classe 2007) che frequentano
una scuola Suzuki e 35 genitori con figli della stessa fascia d’età che frequentano altre scuole di
musica.
Tutti gli insegnanti contattati hanno effettuato anche un’intervista telefonica volta a sondare tre
principali aree tematiche: formazione e carriera, le caratteristiche dell’insegnante efficace, i bisogni formativi dell’insegnante di musica. Le interviste, della durata di circa 30 minuti ciascuna,
sono state audio-registrate e trascritte. Due giudici laureati in scienze umane hanno condotto
l’analisi del contenuto delle trascrizioni, attribuendo dei punteggi rispetto alle variabili categoriali individuate. I disaccordi rispetto all’attribuzione dei punteggi sono stati risolti mediante una
discussione.
ANALISI DEI DATI E RISULTATI PRINCIPALI
I dati dei questionari sono stati analizzati attraverso il software statistico SPSS che ha permesso
di creare tabelle di frequenze e percentuali e di confrontare il gruppo sperimentale e il gruppo
di controllo mediante il Test esatto di Fischer a due code. Per quanto riguarda gli insegnanti,
non sono emerse differenze significative rispetto alle variabili identificate da McBer (2000) per
definire l’insegnante efficace (programmazione, gestione della disciplina e del tempo della lezione, valutazione dell’apprendimento, capacità di ottenere la concentrazione degli alunni), ad
eccezione di una: le aspettative nei confronti delle possibilità di apprendimento degli alunni: il
54,5% degli insegnanti Suzuki e solo il 6,7% degli insegnanti delle altre scuole dichiarano di
aspettarsi il massimo da ogni alunno e la differenza è risultata statisticamente significativa al
test statistico (p=0,0208).
Passando a considerare le interviste, non sono emerse differenze statisticamente significative
tra gruppo sperimentale e gruppo di controllo per quanto riguarda i punteggi assegnati alle variabili esaminate (esperienza professionale, motivazione all’insegnamento, autovalutazione delle competenze e necessità formative). Tuttavia, gli insegnanti Suzuki, a differenza di quelli “tradizionali”, hanno più volte citato nelle interviste il tema della rilevanza delle esercitazioni orchestrali, definite da più di un intervistato “l’ambizione di ogni bambino e del suo docente”. Sembra
che per chi applica il metodo Suzuki sia l’orchestra, ossia poter suonare all’interno di un gruppo,
la meta ultima dell’insegnamento musicale. Tra i bisogni formativi rilevati negli insegnanti di entrambi gli approcci didattici spiccano (al di là delle materie musicali) i temi più generali della
comunicazione efficace con allievi e genitori e la conoscenza e applicazione delle tecniche di dinamica di gruppo.
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Per quanto riguarda i genitori, il 41,7% (campione Suzuki) rispetto al l’11,4% (scuole tradizionale) sostiene che il figlio è quasi sempre entusiasta delle lezioni di musica, mentre il 34% (campione Suzuki) contro il 20,6% (scuole tradizionali) sottolinea che il bambino vive con entusiasmo
le esercitazioni di musica a casa. Entrambe le differenze sono risultate significative (rispettivamente p=0,0009 e p=0,041). Le osservazioni dei genitori suggeriscono quindi che il metodo Suzuki coinvolga maggiormente i bambini, dando vita ad emozioni positive più intense mentre
studiano la musica a scuola e a casa. È emerso, inoltre, che i genitori che conoscono il metodo
Suzuki attribuiscono una maggiore importanza rispetto agli altri genitori alla stimolazione
dell’adulto durante le lezioni di musica e lo studio a casa. Sembrano quindi più consapevoli
dell’importanza della stimolazione musicale precoce per la successiva pratica musicale, un dato
che emerge anche dalla ricerca contemporanea (Hallam, Cross, Thaut, 2016).
In conclusione, la presente ricerca suggerisce che i metodi di insegnamento musicale (Suzuki e
tradizionle)
si differenziano per alcuni aspetti fondamentali relativi all’efficacia
dell’insegnamento. Pare inoltre abbiano effetti diversi sul vissuto dei bambini (considerando le
osservazioni di madri e padri sui propri figli), e sulla consapevolezza dei genitori rispetto a ciò
che è efficace per lo sviluppo delle abilità musicali.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
• Hallam S., Cross I, Thaut M., ed. (2016). The Oxford Handbook of Music Psychology. Second
Edition, Oxford: Oxford University Press.
• Hargreaves D.J. (1986). The Developmental Psychology of Music, Cambridge: Cambridge University Press.
• McBer H. (2000). Research Into Teacher Effectiveness: A Model of Teacher Effectiveness, London:
DfEE.
• Slaboda J.A. (1985). The musical mind. The cognitive psychology of music, Oxford: Oxford
University Press, trad. it., La mente musicale. Psicologia cognitiva della musica, Bologna: Il
Mulino, 1988.
• Suzuki S. (1969). Nurtured by Love. A New Approch to Education, New York: Exposition Press.
Il team di ricerca è composto da: Paola Biavaschi (Docente di Fondamenti del Diritto e Deontologia Professionale - Diritto dell’informazione – Università degli Studi dell’Insubria), Paolo Bozzato (Psicologo e psicoterapeuta, Consigliere dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia), Giulio
Facchetti (Docente di Linguistica e Semiotica – Università degli Studi dell’Insubria), Haidi Segrada (Formatrice e Coordinatrice di Scuole per l’Infanzia, Esperta di Comunicazione pedagogica).
I primi risultati della ricerca saranno pubblicati entro la fine dell’anno nella rivista scientifica Expressio (cartaceo e online)
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