Biografia di KONRAD LORENZ
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Biografia di KONRAD LORENZ
Biografia di KONRAD LORENZ (Altenberg 1903-1989) etologo realizzata da Paola Coppa matr. 178332 Konrad Zacharias Lorenz nacque ad Altenberg (Vienna), il 7 novembre 1903. Suo padre, Adolf Lorenz, era un ortopedico di fama internazionale. Studiò medicina (per un certo periodo anche a New York, presso la Columbia University, poi a Vienna) e conseguì la laurea nel 1928, ma la sua vera passione era la zoologia, in particolare lo studio degli uccelli, tanto che, nel 1933, si laureò anche in questa disciplina. Dal suo matrimonio con Margarethe Gebhardt, una ginecologa, nacquero tre figli, due femmine e un maschio. Nel 1937 iniziò l’insegnamento di psicologia animale e anatomia comparata all’Università di Vienna; nel 1940 divenne professore di psicologia all’Università di Konigsberg, in Prussia. Arruolato nell’esercito della Germania nazionalsocialista, nel 1944 venne preso prigioniero dai sovietici e tenuto in prigionia per quattro anni, fino alla liberazione nel 1948. Un anno dopo pubblicò il suo libro più famoso, L’anello di Re Salomone, dove espresse il meglio delle sue capacità di divulgatore accattivante e scienziato attento e curioso verso ogni fenomeno naturale. Sulla stessa lunghezza d’onda scrisse nel 1950 E l’uomo inventò il cane. Dal 1961 al 1973, in Baviera, fu Direttore dell’Istituto Max Plank per la fisiologia del comportamento. In questo arco di tempo pubblicò testi scientifici come Il cosiddetto male, focalizzato sul tema dell’aggressività, ed Evoluzione e modificazione del comportamento, ma anche libri dove fuse le conoscenze di etologo con le riflessioni filosofico-morali: L’altra faccia dello specchio. Per una storia naturale della conoscenza, e Gli otto peccati capitali della nostra civiltà, dove esprime un pessimismo radicale, che più tardi lui stesso avrebbe ritenuto eccessivo. Questo libro costituisce una ricerca delle cause dei pericoli che minacciano l’umanità. Secondo Lorenz gli otto peccati capitali sono i seguenti: lo smisurato incremento della popolazione umana (allora era un problema reale), la distruzione dell’ambiente, l’eccesso di competizione tra gli esseri umani, l’estinguersi dei sentimenti, il deterioramento del patrimonio genetico, la distruzione della tradizione, l’indottrinamento degli individui al limite del plagio e la diffusione delle armi nucleari. Forse in questo testo lo studioso austriaco raggiunse l’apice del suo impegno morale, volto a risvegliare le coscienze, impegno che in parte sembra essere valido ancora oggi, almeno per alcuni settori da lui analizzati. Nel 1973 venne insignito del Premio Nobel per la fisiologia e la medicina, con altri due famosi etologi, Tinbergen e von Frisch, con i quali aveva condotto studi sulle forme di comunicazione delle api. Nello stesso anno si ritirò ad Altenberg, sulle rive del Danubio, dove continuò i suoi studi, dirigendo, tra l’altro, il dipartimento di sociologia animale dell’Accademia Austriaca delle Scienze. A questo periodo risalgono i suoi famosi scritti sul comportamento animale, vera e propria summa del suo pensiero scientifico, L’Etologia (1978), e testi più “filosofici” come Natura e destino (1978), Il declino dell’uomo (1983) e Salvate la speranza (1988). Morì ad Altenberg il 27 febbraio 1989 all’età di 85 anni. Per comprendere meglio il pensiero di Lorenz, che non si limita alla sola etologia, occorre contestualizzarlo: infatti egli visse spesso con sofferenza la sua epoca, segnata da profondi cambiamenti, da una radicale trasformazione del mondo. Infatti in quel periodo storico si ebbe il massiccio diffondersi dell’industrializzazione, con il prevalere della tecnologia non solo nei suoi aspetti pratici, ma anche nei suoi riflessi pericolosi a livello di mentalità collettiva. Accanto a un superficiale ottimismo progressista, apparve un’ideologia definibile come “nuovismo”, connotata da un entusiasmo infantile per tutto ciò che si presenta come “innovativo”. Lorenz denunciò il pericoloso e diffuso rifiuto del concetto stesso di “fatica” e di “sofferenza”, ritenuti da molti inconcepibili e inaccettabili retaggi del passato in cui l’uomo era succube delle costrizioni della natura. Nell’era della scienza e della tecnica, simboli della potenza umana senza limiti di alcun tipo, “fatica” e “sofferenza” sembravano (e sembrano) essere contro la libertà e la dignità degli individui. In questa cornice l’etologo viennese si adoperò per difendere l’ambiente dalle molteplici aggressioni a cui era sottoposto: egli propugnava una visione ecologica di tipo conservatore in senso molto alto e nobile, ma al contempo improntata ad un sano realismo, mai ripiegata sulla nostalgia del passato, ma piuttosto tesa a fare comprendere le ragioni più profonde che ci devono indurre a rispettare i ritmi, le leggi e i limiti posti dalla natura. Egli, ponendosi controcorrente tra gli ambientalisti, difendeva la legittimità della caccia e della sperimentazione animale in campo farmaceutico, naturalmente controllata per evitare inutili sofferenze alle bestiole usate come cavie. Si impegnò anche con iniziative concrete in difesa dell’ambiente e partecipò alla redazione del manifesto del “Gruppo ecologico”, intervenendo in numerose occasioni a trasmissioni radiofoniche e televisive. Già negli anni quaranta scriveva: “Io mi sento molto seriamente impegnato a risvegliare in quanti più uomini è possibile una profonda comprensione e venerazione per le meraviglie della natura” (L’anello di Re Salomone, Mondadori, Milano 1975, p. 123) e ancora: “gli animali ci aiutano a ristabilire quell’immediato contatto con la sapiente realtà della natura che è andato perduto per l’uomo civilizzato” (ivi, p. 158), ossessionato dai ritmi di lavoro frenetici e innaturali propri alla nostra società dei consumi. Era molto critico verso certe teorie che già da tempo vedevano nella tecnologia la soluzione di ogni problema umano e che quindi situavano l’uomo in un sistema tecnocratico, che a parere di Lorenz sarebbe stato, invece, molto più simile a un incubo a causa della sua incompatibilità con la natura umana. Lorenz possedeva una capacità innata di instaurare un rapporto diretto con la natura, con gli individui che la popolano. Allevò un gran numero di individui appartenenti a varie specie, osservandoli in un regime di libertà o di semilibertà, spesso proprio nel loro habitat naturale (famosi sono i suoi studi sulle anatre), lontano dalle costrizioni a cui, fino ad allora (salvo rare eccezioni) erano stati sottoposti in laboratorio. Ciò gli permise di vedere molte cose che erano sfuggite o erano state fraintese in precedenza. Inoltre la sua capacità di mettersi in sintonia con gli altri viventi era eccezionale. La sua passione per le anatre, spiegò in un suo libro, derivava dal fatto che esse avevano abitudini familiari molto simili a quelle umane. Lavorando sulle anatre, Lorenz formulò la teoria dell’imprinting. L’imprinting ha luogo quando un piccolo riceve le cure e l’affetto di una madre diversa da quella biologica, anche se questa madre sostitutiva appartiene a una specie diversa. Fu così che Lorenz si propose come “madre sostitutiva” per molte piccole anatre e si accorse che esse si attaccavano effettivamente a lui come avrebbero fatto con la propria madre. Lorenz si fece fotografare molto spesso nei giardini di Altenberg insieme alle sue anatre, che lo seguivano in fila, come avrebbero fatto con la propria madre biologica. Ciò che succede di fatto è che quando un’anatra o un’oca selvatica escono dall’uovo, la prima cosa, uomo o animale che sia, che vedono in movimento viene identificata con la madre e la seguono ovunque rifiutando di riconoscere e di accettare la compagnia dei rappresentanti della propria specie. Una delle caratteristiche più importanti dell’imprinting è la irreversibilità per cui questa identificazione è per tutta la vita. La seconda caratteristica dell’imprinting è che si verifica durante un certo periodo sensibile della vita dell’uccello, superato il quale esso diventa immune. I piccoli di anatre e altri pulcini sono suscettibili all’imprinting tra le tredici e le sedici ore dalla nascita. Durante questo tempo, geneticamente determinato, la prima figura che vedono in movimento anche solo per dieci minuti è capace di indurre il fenomeno di attaccamento e di riconoscimento non reversibile. Secondo Lorenz: “questo periodo critico si manifesta nel corso della vita di un individuo una sola volta e corrisponde ad uno stato fisiologico specifico”. Dal punto di vista della sopravvivenza della specie l’imprinting rappresenta un vantaggio in quanto il pulcino uscito dall’uovo identifica e riconosce prontamente la propria madre, si mette a seguirla e da questo non può che trarne vantaggio. Lorenz, inoltre, forse per primo, colse il vero significato e valore dell’istinto, inteso come fenomeno autonomo e spontaneo, innato, quindi geneticamente condizionato, ponendo così in una luce molto più complessa e articolata, il comportamento animale, in forte opposizione con la teoria comportamentista che riduceva l’agire degli animali al semplice prodotto della reazione a stimoli esterni. Egli sosteneva che in ogni comportamento istintivo esiste un nucleo centrale di automatismo assolutamente fisso e più o meno complesso, una forma-movimento innata, cioè una sequenza comportamentale costante al pari di una struttura anatomica. Tale stabilità permette di studiare questi aspetti del vivente come le altre realtà organiche. Secondo l’etologo austriaco ogni istinto tende a costituire un tipo di tensione specifica che si accumula nel sistema nervoso centrale: se l’animale non può scatenare l’istinto la tensione viene imprigionata. Ciò dà luogo ad un abbassamento del livello di soglia degli stimoli che scatenano quella particolare attività istintiva. In alcuni casi la tensione accumulatasi oltre misura può esplodere anche in assenza di uno stimolo. Lo studioso austriaco s’impegnò anche nello studio della aggressività riconosciuta come comportamento ineliminabile e spontaneo che è impossibile far derivare dai soli stimoli ambientali. Per Lorenz l’aggressività non è né buona, né cattiva, ma fa parte della definizione stessa del vivente. Tra l’altro egli afferma che la gerarchia esistente nelle società animali, oltre a svolgere un ruolo organizzativo insostituibile, ha pure la funzione di ridurre e contenere i comportamenti aggressivi. Naturalmente esistono altri deterrenti da lui evidenziati, dato che addirittura tra molti vertebrati inferiori, “la conoscenza personale attenua l’aggressività”. Il reciproco conoscersi, unitamente alla strutturazione gerarchica delle comunità, che comporta l’attribuzione dei ruoli per ciascuno, e alla determinazione di opportuni intervalli spaziali tra gli individui, a seconda delle specifiche esigenze, costituisce un valido deterrente contro l'insorgere di elementi ansiogeni, prodromi di violenza. I suoi studi (insieme a quelli di un altro etologo, Robert Ardrey, e del famoso psicopedagogo francese Jean Piaget) permisero anche di definire meglio il significato e il valore della “territorialità”. Essa fornisce lo schema in cui si inseriscono le azioni dell’animale: è una configurazione spaziale interiorizzata, qualitativamente diversa da una specie all’altra, la quale dà ordine e forma tipica al sentire e all’agire dell’individuo, determina una serie di priorità nelle sequenze e negli schemi motori e percettivi, regolando così i rapporti tra i soggetti. Nello stesso tempo, la territorialità pone limiti demografici molto diversi da una specie all'altra, non in base a motivi materiali (maggiore o minore disponibilità di risorse), ma psicologici. In altre parole, la territorialità costituisce un istinto primordiale da cui derivano molti comportamenti particolari, situati tra i due poli dello “spazio” e del “vicino” appartenente alla medesima specie. Trattando questi temi Lorenz si rivelò un eccellente divulgatore, riuscendo a non sacrificare la scientificità del messaggio. Dobbiamo alla sua opera infaticabile di ricercatore e di appassionato difensore della natura, e degli animali in particolare, se il nostro sguardo sul mondo si è, al contempo, ampliato e approfondito, sentendo gli altri esseri viventi a noi più vicini, ma al contempo con una loro specificità incancellabile. Opere di Konrad Lorenz : 1949 L'anello di re Salomone (Adelphi, Milano) 1950 E l'uomo inventò il cane (Adelphi, Milano) 1963 Il cosiddetto male (Garzanti, Milano) 1965 Evoluzione e modificazione del comportamento (Boringhieri, Torino) 1973 L'altra faccia dello specchio. Per una storia naturale della conoscenza (Adelphi, Milano) 1973 Gli otto peccati capitali della nostra civiltà (Adelphi, Milano) 1975 Lorenz allo specchio (Armando, Roma) 1978 Natura e destino (Mondatori, Milano) 1978 L'etologia (Boringhieri, Torino) 1979 Intervista sull’etologia a cura di Alain de Benoist (Il Labirinto, Sanremo) 1983 Il declino dell'uomo (Mondadori, Milano) 1988 Salvate la speranza (Armenia, Milano) 1988 Io sono qui tu dove sei? (Mondadori, Milano) Bibliografia: Giorgio Celli: Konrad Lorenz: L’etologo e i suoi fantasmi. Mondadori , Milano, 2001 Alec Nisbett: La vita di Konrad Lorenz. Adelphi, Milano, 1978 Franz M.Wuketis: Konrad Lorenz: una vita. Mondadori, Milano, 1994 Sitografia: www.lorenz/biografien.it www.estovest.net www.brunomondadori.com www.nobelprize.com www.ildiogene.it