n. 3marzo 2006
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n. 3marzo 2006
08/02/2006 AUT DR/CB Centrale/PTMagazine EDITORI/213/2006 n. Rivista mensile della Provincia Autonoma di Trento 3 marzo 2006 ������� ���������� DIDASCALIE Rivista della scuola in Trentino Periodico mensile Anno XV, numero 3 marzo 2006 Rivista promossa dalla Provincia Autonoma di Trento (L. P. 3 maggio 1990, n.15, art. 22) Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 745 dell’11.1.1992 Direttore responsabile: Alberto Faustini Coordinatore: Mario Caroli E-mail: [email protected] In redazione: Monica Antoniolli Idil Boscia Manuela Saltori (segreteria) In questo numero: Carlo Andreatta, Monica Antoniolli, Maria Antonella Bernardis, Idil Boscia, Michele Bragagna, Gaetano Calleja, Mario Caroli, Silvio Cattani, Giorgio Cesari, Fabio Dellagiacoma, Lorenzo Dellai, Andrea Delmonego, Ilaria Galletti, Maurizio Giongo, Michele Malfer, Riccardo Mazzeo, Maria Rosa Mura, Pierluigi Negriolli, Angela Pulis, Tiziano Salvaterra, Marcella Scalfi, Elvia Tarter, Maria Videsott, Massimo Zampieri, Chiara Xodo. Studenti: Greta, Valentina, Eliana, Chicca, Alessia, Marty, Stefania, Yuri, Jasmine, Vanessa, Nicolas, Luca S. la notizia: Le nuove sfide della scuola trentina 1 SESTO RAPPORTO DEL COMITATO DI VALUTAZIONE Nella direzione giusta 2 La vera sfida: orientamento 3 Troppe richieste sociali sulla scuola (tavola rotonda) 4-5 La sintesi 6-9 Europa.scuola: Visti da Malta 10-11 oltre la scuola Rovereto, Ala e Avio: Cavalese: I laboratori del fare: Apprendere nella relazione 12-15 Dieci anni di Peter Pan 16-17 A scuola col diabete 18-20 dalle scuole Istituto comprensivo Trento 7: Cara musica... 21-23 Istituto Istruzione “Rosa bianca” Cavalese: Con don Ciotti 24-26 I.S.A. “A. Vittoria” Trento: Le piante impossibili 27 Istituto “Don Milani – Depero” Rovereto: Le mete del Depero 28-29 I.T.I. “Marconi” Rovereto: Le chiavi per l’Europa 30 formazione professionale L’indagine: Formazione e occupazione 31 Cfp UPT Varone: Simulimpresa, si fa sul serio 32-33 colori in classe Redazione: Via Gilli 3, 38100 Trento tel. 0461/497268 - 70 fax 0461/497267 Stampa Esperia Srl - Lavis (TN) Per richiedere la rivista Didascalie telefonare o mandare un fax o scrivere a: Redazione Didascalie, Palazzo Istruzione via Gilli, 3 - 38100 Trento E-mail: [email protected] Didascalie è stampata su carta ecologica, sbiancata senza cloro Le foto di questo numero sono di: archivio Didascalie, fornite dai diretti interessati, archivio Ufficio stampa della giunta provinciale In copertina in alto: studenti dell’Istituto “La Rosa Bianca” di Cavalese alla manifestazione di Torino contro le mafie (vedi pp. 24-26); a destra, sempre in alto, la copertina del libro di Paolo Cornaglia Ferraris letto a due mani a pag. 36-37 da Riccardo Mazzeo e Maria Antonella Bernardis; in basso, al centro, la presentazione del Sesto Rapporto del Comitato di valutazione sul sistema scolastico provinciale nella giornata di martedì 7 marzo 2006 (vedi pag. 2-9) Materne provinciali: Genitorialità d’altrove 34 Materne equiparate: A scuola con gli altri 35 segnaliamo Io sento diverso, letto da Riccardo Mazzeo e Maria Antonella Bernardis 36-37 La recensione: Vivere altre vite, capire altre storie 38 offerta varia centro Audiovisivi: Proposte per le scuole 39 Concorsi: Bandi della Fondazione Caritro Esercizio amico dei bambini 40 europa.scuola In Europa in tre lingue terza di copertina La novità: Politiche giovanili, il sito c’è! quarta di copertina ������� ���������� LA NOTIZIA Le nuove sfide della scuola trentina Dopo il Sesto Rapporto, verso la legge quadro... Il sistema “scuola trentina” ha resistito alla “tempesta elettorale” ed è rimasto saldamente in cronaca anche nel mese di marzo e nei primi giorni di aprile, in piena campagna elettorale. Di scuola s’è continuato a parlare e non solo per le innumerevoli iniziative dei singoli istituti che proprio in questo periodo registrano un crescendo fino all’esplosione verso l’esterno di mostre, spettacoli, “porte aperte” ed altro ancora. Di scuola abbiamo sentito parlare anche e soprattutto in termini di sistema scolastico e formativo, innanzitutto con la presentazione del Sesto Rapporto generale del Comitato di valutazione, dal titolo: “Le nuove sfide per il sistema trentino”, martedì 7 marzo presso la Sala della Cooperazione in via Segantini a Trento. Poche sorprese, verrebbe da dire, se non altro per gli aspetti positivi rilevati dal Rapporto. È stato, infatti, confermato l’ottimo stato di salute del sistema scolastico e formativo della Provincia autonoma di Trento. I livelli quasi d’eccellenza della scuola trentina, peraltro già anticipati dai risultati delle indagini internazionali, a cominciare da quelle recenti dell’OCSE Education, che restano valide anche se per alcuni test d’apprendimento non sono stati coinvolti i ragazzi della Formazione professionale (anche se fossero stati coinvolti – ha ribadito il presidente del Comitato Allunni – l’influenza sui risultati complessivi sarebbe stata quasi insignificante, vista l’incidenza percentuale degli studenti iscritti alla formazione professionale di base sull’utenza complessiva degli studenti degli istituti superiori in Trentino). Confermati, peraltro, anche alcuni punti di debolezza, a cominciare dallo scarso coinvolgimento degli adulti nell’apprendimento e nella formazione permanente, e l’urgenza di un ridisegno complessivo delle strategie sull’orientamento non solo scolastico, ma proprio come “orientamento alla vita”. In definitiva -questa è stata anche la conclusione degli interventi sia del presidente Dellai che dell’assessore Salvaterra- la scuola trentina sta andando nella direzione giusta per affrontare le sfide che il Comitato ha elencato nella parte finale del Rapporto, e proprio in questa direzione -è stato ribadito- vanno i contenuti del disegno di legge provinciale tuttora in Commissione legislativa. Il Rapporto, la Conferenza d’informazione, la legge in aula... A proposito di “nuove sfide”, la prossima si chiama “disegno di legge della giunta provinciale del 27 settembre 2005 n. 129: Sistema educativo di istruzione e formazione del Trentino”. La scuola trentina al centro del confronto anche nel mese di aprile (ne parleremo sul prossimo numero della rivista ormai in dirittura d’arrivo), nella prosecuzione dell’approfondimento in quinta commissione legislativa del disegno di legge nr. 129 della Giunta provinciale che ormai dovrebbe giungere in aula del Consiglio provinciale per l’approvazione nel prossimo mese di luglio. Non mancano le novità, anche sostanziali di modifiche al testo originario per alcune parti specifiche, a cominciare dagli organi collegiali (consiglio di classe, collegio ecc. ecc.). E la scuola trentina dovrebbe essere anche al centro di una mattinata di informazione, giovedì 27 aprile prossimo, nella conferenza promossa da quattro consiglieri di minoranza del Consiglio provinciale. Ne riparleremo. Mario Caroli N° 3 - marzo 2006 didascalie ������� ������� ���������� COMITATO DI VALUTAZIONE il rapporto Nella direzione giusta Il Sesto Rapporto del Comitato provinciale di valutazione Il sesto Rapporto generale del Comitato di valutazione è stato presentato martedì 7 marzo 2006 presso la Sala della Cooperazione in via Segantini a Trento da Giorgio Allulli, presidente del Comitato di Valutazione, e dai due componenti dello stesso Luisa Ribolzi, per tutti gli aspetti riguardanti l’introduzione dell’Autonomia nelle scuole, e Michele Colasanto, per il rapporto con il mondo dell’impresa e del lavoro. Per lo scenario nazionale sono intervenuti Antonio Pileggi – Dirigente Dipartimento per l’Istruzione del Ministero (MIUR) e Lina Grossi – Rappresentante INVALSI, l’Istituto di Valutazione nazionale. Nella mattinata, intervento del presidente della Giunta provinciale, Lorenzo Dellai, a conclusione quello dell’assessore provinciale all’istruzione e alle politiche giovanili, Tiziano Salvaterra. Nel pomeriggio, tavola rotonda sui risultati del Rapporto con il mondo dell’economia, sindacale, scolastico e del territorio: Gianni Poletti, Flavio Ceol, Carlo Buzzi, Gianni Anichini, Helmut Graf, Renzo Anderle. Didascalie tornerà presto sul sesto Rapporto del Comitato provinciale di valutazione sul sistema scolastico e formativo trentino con un numero speciale monografico della rivista di circa 100 pagine interamente dedicato alla presentazione del riproduzione integrale degli interventi. In Rapporto con la queste pagine anticipiamo un’estrema sintesi degli interventi del dell’Assessore Presidente Dellai, Salvaterra e dei relatori della tavola rotonda del pomeriggio. Il cuore della scuola, la didattica Lorenzo Dellai “Adesso rinnoviamo la didattica” “I risultati del Sesto Rapporto hanno confermato l’ottimo stato di salute del sistema scolastico e formativo della Provincia autonoma di Trento. I livelli quasi d’eccellenza della scuola trentina, vengono confermati dai risultati delle indagini internazionali, a cominciare da quelle recenti dell’OCSE Education, che restano valide anche se per alcuni test d’apprendimento non sono stati coinvolti i ragazzi della Formazione professionale. Malgrado alcuni punti di debolezza, a cominciare dallo scarso coinvolgimento degli adulti nell’apprendimento e nella formazione permanente, stiamo andando nella direzione giusta per affrontare le sfide che il Comitato ha elencato nella parte finale del Rapporto, e proprio in questa direzione vanno i contenuti del disegno di legge provinciale che spero venga approvato al più presto dal Consiglio provinciale. Insomma, la scuola trentina va nella direzione giusta e punta a rinnovare ancora di più la didattica.” Dal tabù sulla valutazione ad un sistema maturo Con queste parole ha concluso il suo intervento il presidente della Provincia autonoma di Trento alla presentazione del Sesto Rapporto sul sistema scolastico e formativo della Provincia autonoma di Trento. “Sulla valutazione – ha ricordato il presidente dalla Provincia – siamo passati dal tabù ad una crescente consapevolezza in ordine di importanza, siamo passati da una valutazione di sistema ad didascalie ������� un sistema che si valuta nelle molte forme ritenute più idonee, dalla valutazione di sistema, appunto, all’autovalutazione degli istituti, dalle indagini sugli apprendimenti alla valutazione dei dirigenti scolastici, fino all’evoluzione più recente sulla valutazione esterna delle singole scuole e spero – gradualmente e con equilibrio – anche alla valutazione dei docenti”. La conclusione della sua riflessione, però, il presidente l’ha voluta riservare a quello che ha detto di ritenere da sempre “il cuore” della scuola, ovvero la didattica. “Il Rapporto ci dice che l’introduzione dell’autonomia degli istituti ha voluto dire innovazione organizzativa e istituzionale, ma non ancora, o almeno con parimenti innovazione nella didattica. Credo e spero che autonomia e riforma vogliano anche dire, più di quanto oggi già non avvenga: fare scuola in modo nuovo, attenti come sempre agli aspetti agli studenti più deboli, ma anche alla sfida dell’eccellenza”. Riguardo alle altre “nuove sfide per il sistema trentino” (questo il titolo anche del Sesto Rapporto), il presidente si è soffermato sul ritardo nell’apprendimento degli adulti e sulla necessità dei riequilibri territoriali. “Su questi temi non a caso possiamo intrecciare due leggi di riforma sulle quali siamo oggi impegnati: quella sulla scuola e la riforma istituzionale. Sfide, che ci portano al necessario coinvolgimento delle comunità locali, già da tempo attente a quanto succede nel sistema scolastico e formativo trentino”. N° 3 - marzo 2006 La vera sfida: orientamento Le 10 piste di lavoro dell’Assessore Salvaterra I risultati del Sesto Rapporto del Comitato di valutazione, presentato nella mattinata sono stati al centro di un confronto nella tavola rotonda tra rappresentanti di forze sindacali, economiche, amministrazioni locali, dell’università e degli studenti, coordinata da Andrea Casalegno, giornalista del Sole 24 ore. Conclusioni dell’assessore provinciale all’istruzione e alle politiche giovanili, Tiziano Salvaterra, che ha individuato dieci piste di lavoro prioritarie, ribadendo, però, che la vera sfida si chiama “orientamento”. Con gli occhi dello studente... Nell’intervento conclusivo l’assessore Tiziano Salvaterra ha dapprima indicato due avvertenze e poi tracciato dieci possibili piste di lavoro. Queste le avvertenze: “Serve da parte di tutti uno sforzo per leggere la nostra presenza nel sistema con l’occhio di chi deve apprendere (bambino, ragazzo, adulto, genitore, docente, assessore...); è un tema complesso dalle molte sfaccettature, tanto che semplificare porterebbe ad una situazione debole, mentre serve operare nell’ottica di sistema, attenti a ciò che va migliorato”. Dal Rapporto, dieci piste di lavoro “La lettura del rapporto offre almeno l’indicazione di dieci piste di lavoro, e la giornata di oggi è solo una tappa intermedia. È necessario pensare alcune forme di divulgazione mirata sul territorio coinvolgendo insegnanti, scuole, amministratori e soggetti del territorio”. Passando alle dieci piste di lavoro, “che si identificano, invece, in altrettante parole chiave”, l’assessore le ha indicato come conseguenza diretta di una prima lettura attenta del Rapporto sul sistema scolastico e formativo. Cultura dell’autonomia non vuol dire solo pratica dell’autonomia, ma rispetto dei ruoli tra scuole davvero autonome e responsabili, e la Provincia autonoma di Trento la quale mira ad essere un partner nella crescita del sistema dell’istruzione trentina. Ci sono livelli diversi di partecipazione. partecipare non vuol dire necessariamente e sempre partecipare alle decisioni finali, ma anche esprimere il proprio punto di vista e rispettare i diversi ruoli. Innovazione le scuole superiori devono saper definire la propria offerta formativa evitando la tentazione di cambiare solo la veste o il nome di un indirizzo, puntando invece su ricerca e patti col territorio. Processi educativi/Welfare/Salute in Trentino vanno chiariti i luoghi dell’intersecazione ed i rispettivi ruoli, va chiarito il rapporto tra loro così come serve trovare i giusti equilibri. La spesa le risorse sono garantite in bilancio fino a fine legislatura, non caleranno ma vanno riqualificate; la spesa va riprogettata e riqualificata con coraggio. Squilibri territoriali vanno rivisti i supporti normativi sul diritto allo studio e va analizzata la situazione valle per valle, così da capire dove e come intervenire; nelle periferie, in particolare, serve intervenire contro lo squilibrio sociale. Contratti del personale vanno riqualificati, evitando appiattimenti e il rischio di una progressiva deresponsabilizzazione N° 3 - marzo 2006 delle persone, come succede con le figure di sistema attorno al dirigente scolastico; servono contratti che possano permettere la valorizzazione delle diverse figure. Il disegno di legge di riforma la legge quadro va approvata anche con nuovi emendamenti e suggerimenti ma nel rispetto delle leggi dello Stato e delle nostre competenze provinciali; fino al momento dell’approvazione in aula resta sempre aperto e possibile il confronto. Apprendimento permanente degli adulti questione su cui bisogna ragionare: il Trentino è in ritardo e per questo serve un rilancio con nuove risorse riqualificate e diffuse su tutto il territorio provinciale. Disagio a scuola il disagio deve essere costantemente monitorato e devono essere individuate interventi precisi; questo è un ambito nel quale serve riqualificare le risorse. Orientamento rappresenta il cuore e la vera sfida della politica scolastica trentina. L’orientamento va pensato non solo come guida per i giovani in vista della scelta scolastica, ma come orientamento alla vita. La lettura del Rapporto deve continuare Dopo aver dato queste piste di lavoro, l’assessore Tiziano Salvaterra ha concluso così la tavola rotonda: “Cosa ne facciamo di questo rapporto? Dovremmo pensare alla divulgazione, perché è un lavoro che non può fermarsi alla giornata di oggi, sennò avremmo buttato via una grossa occasione. La lettura e la riflessione di questi contenuti deve proseguire almeno per i prossimi due anni. A cura di Mario Caroli didascalie ������� la tavola rotonda Troppe richieste sociali C’è il rischio che la scuola perda la sua vera mission autovalutazione o dei test è diffusa. Servirebbe una valutazione di tutti gli operatori attraverso una procedura mista, esterna ed interna”. Poletti ha poi evidenziato due punti critici, i bassi livelli di competenza degli adulti e il sovraccarico di compiti che ha la scuola: “Le scuole dovrebbero partire da quello che già fanno e reinterpretare il proprio ruolo, stringendo alleanze con i diversi attori del territorio”. Le considerazioni del sindacalista vanno poi sull’autonomia(“responsabilità di scelte che va incentivata riconoscendo professionalità diverse e ridefinendo le dinamiche di potere, in particolare il rapporto docenti – dirigente”) e sulla piccola realtà della Provincia Autonoma di Trento(“dotata di un potere forte che può essere un pericolo”). Cosa serve in questa situazione? “Trovare un equilibrio tra unitarietà del sistema e realtà territoriale, rendere le regole omogenee [il riferimento è qui soprattutto agli organi collegiali], avere un po’ di umiltà, ricordando che non si tratta di un confronto nazionale e che il sistema trentino non è esportabile”. Tono un po’ polemico, quando Ceol ha sottolineato i non confortanti dati sul disagio e sull’occupazione, ma soprattutto quando ha parlato dei risultati molto positivi degli Istituti Tecnici, “indici di una proposta didattica valida, che di fatto sta morendo”. Ceol Anichini Ha moderato gli entusiasmi anche Flavio Ceol, secondo cui è importante confrontare i dati che emergono dal Rapporto con le percezioni e gli atteggiamenti, per trovare la giusta posizione tra “autoincensazione della scuola trentina” e “sottovalutazione degli aspetti positivi”. Questa la sua riflessione: “C’è minore dispersione scolastica e un aumento del tasso di scolarità, ma bisogna tenere presente il punto di partenza e ricordare che la situazione negli istituti non è idilliaca”. Nessun dubbio, però, che quello del Comitato di valutazione sia stato un lavoro molto interessante, anche per Gianni Anichini, che in apertura del suo intervento ha sottolineato la centralità delle risorse umane e l’importanza di perseguire obiettivi comuni, attraverso il dialogo e l’interazione. Il suo occhio è quello dell’industria che dalla scuola, in particolare dalla Formazione Professionale, attinge risorse di professionalità, e che con la scuola attua una importante compartecipazione. Con Nel pomeriggio del 7 marzo 2006, tavola rotonda sui contenuti del 6° Rapporto del Comitato di valutazione introdotta e poi coordinata da Andrea Casalegno, giornalista de “Il sole 24 ore”. Sono seguiti gli interventi di: Gianni Poletti – Dirigente dell’Istituto Comprensivo del Chiese Flavio Ceol – segretario generale CGIL-scuola Gianni Anichini – vicedirettore dell’Associazione industriali del mondo imprenditoriale Carlo Buzzi – prorettore per il rapporo scuola-università Helmut Graf – presidente della Consulta provinciale degli studenti Renzo Anderle – presidente del Consorzio dei comuni del Trentino Casalegno “Sembra una situazione difficilmente migliorabile – ha detto in riferimento alla realtà scolastica trentina quale appare dal Rapporto e da indagini internazionali -, in cui Trento appare più avanti, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Ora si è arrivati al delicato punto della valutazione esterna”. Tutti gli intervenuti hanno posto con forza il problema del sovraccarico sulla scuola di competenze sociali, con richieste di aiuto e intervento che arrivano da soggetti diversi(in supplenza di altre realtà e della famiglia). Il rischio – è stato sottolineato – è di far perdere alla scuola la sua vera missione, ovvero quella di formare gli studenti. Poletti “Il sistema funziona”. Questa la prima considerazione di Poletti, che non può fare a meno di evidenziare i meriti del governo e di chi la scuola “la fa”, per poi soffermarsi sulla relazione insegnanti – dirigenti; qualche perplessità sul peggioramento della relazione dopo l’autonomia, che il Dirigente dell’IC del Chiese legherebbe ad una diminuzione del tempo per gli insegnanti, e sull’atteggiamento più positivo dei dirigenti, a suo giudizio attori fondamentalmente diversi, quindi non comparabili in maniera sinottica. “Sono sorpreso – ha detto inoltre – dell’accordo di insegnanti e dirigenti sulla necessità di un forte sistema di valutazione, seppure con percentuali diverse. Ci sono ancora molte resistenze, anche se la cultura della didascalie ������� N° 3 - marzo 2006 una precisazione: “Nelle conclusioni si dice che la domanda delle imprese trentine è orientata verso il basso, ma questa affermazione, presa così, va chiarita. Il tessuto produttivo, infatti, è solido e attento all’innovazione; a volte mancano, però, le competenze nel corso scolastico, ma a questo serve l’impresa formativa”. Questo l’appello finale: “Non sempre c’è interazione. Cogliamo la sfida del dialogo tra scuola e mondo delle imprese, mettendo sul tavolo le competenze che entrambe hanno. Dobbiamo insegnare cose diverse con metodologie diverse. Serve una chiave di codifica comune che permetta di orientare bene i nostri giovani”. Buzzi Sul tema orientamento anche l’intervento di Carlo Buzzi, che ha individuato due punti di attenzione: il passaggio dalla scuola secondaria di secondo grado all’università e l’interazione scuola – università. Positivo il dato relativo al passaggio all’università, che è aumentato negli ultimi sei anni, ma con alcune criticità, come le differenze territoriali, la disuguaglianza sociale(seppure con una maggiore presenza femminile), l’incremento della disoccupazione (per i giovani maschi), la persistenza di un elevato tasso di abbandono universitario. Quest’ultimo punto – ha spiegato Buzzi – è strettamente legato al processo di scelta, che vede i diplomati disorientati di fronte a trenta diversi corsi di laurea esistenti oggi in Trentino: “L’Università ha cercato di indagare questo processo decisionale, arrivando alle conclusioni che c’è poca consapevolezza nella scelta; attorno a marzo-aprile solo 1/3 dei maturandi sa cosa farà, 1/3 sceglie attorno ai giorni dell’esame, 1/3 a settembre – dunque come per fare una prova. Il ruolo dell’orientamento è importante ed in futuro saranno sperimentati anche dei laboratori orientativi”. Un orientamento, però, che deve essere svolto in coordinamento con la scuola: importante, dunque, “superare l’occasionalità dei rapporti tra scuola e N° 3 - marzo 2006 università, per sviluppare la cultura della collaborazione”. In questa direzione va la costituzione del Centro per i rapporti scuola–università, avvenuta nello stesso mese di marzo 2006. Graf “Scegliere non è facile”, “ha confermato Helmut Graf. “Ci sono iniziative di porte aperte, ma non dei programmi specifici, e lo stesso credo avvenga nel passaggio dalle medie alle superiori”. Molti i flash dati dal Presidente della Consulta, desideroso di sollevare alcune importanti questioni, come il futuro degli istituti tecnici, l’interpretazione dei dati dei vari test (Iprase, Invalsi, Ocse), la percezione di non avere adeguate competenze per affrontare una scelta universitaria. Ulteriori riflessioni le riportiamo nella loro formulazione originaria. Prima, sul Rapporto del Comitato di valutazione: “Dovrebbe essere un punto di partenza e non di arrivo. Mi hanno colpito le differenze territoriali e mi sento in disaccordo sulla correlazione tra titolo di studio dei genitori e risultati scolastici del figlio, ma credo sarebbe importante coinvolgere di più i genitori, soprattutto alle elementari e alle medie”. Seconda: “Serve razionalizzare le spesa per l’istruzione, ma una piccola preoccupazione è ritrovarsi con sempre più studenti per insegnante, mentre si sa che si lavora meglio in classi meno numerose”. Terza: “6000 studenti hanno la certificazione linguistica, ma tanti raggiungono soltanto il livello minimo sancito dal Ministero”. Quarta: “Ma cosa ci serve quello che facciamo a scuola per il mondo del lavoro?, si chiedono tanti. Serve maggiore dialogo per aiutare gli studenti”. Anderle Ha cominciato con una lode al lavoro del Comitato (“interessante e nuovo, frutto dell’impegno di tante persone nel tempo e nell’investimento di risorse”) ed un apprezzamento sui positivi risultati. Renzo Anderle, ha espresso una generale soddisfazione, con qualche elemento da ripensare. “Non c’è un riferimento al rapporto tra mondo della scuola e autonomie locali, se non di sfuggita; auspico, quindi, un capitolo su questo nel prossimo Rapporto”. “I costi sono elevati –ulteriore sottolineatura-, soprattutto nei gradi più bassi, e questo interessa tutta la comunità trentina. È importante garantire le risorse necessarie, tenendo presente che le risorse non sono infinite”. Servirebbe, a giudizio del presidente del Consorzio, una riforma a livello nazionale e a livello locale, ed “un’architettura del sistema scolastico dinamica, che tenga conto dei nostri valori e delle nostre tradizione; fortemente agganciato alla realtà territoriale, un sistema che offra formazione a tutte le età. Bisogna creare osmosi tra le varie competenze”. Tutto questo nel momento in cui per i comuni è tempo di importanti riforme istituzionali, che interessano anche il sistema scolastico e formativo. Le richieste dei Comuni sono di: maggiore coinvolgimento nella programmazione dell’offerta didattica(a livello centrale e locale), maggiore attenzione all’educazione permanente, considerazione di ciò che riguarda gli enti locali(personale non docente ed edilizia scolastica, ad esempio) e percorsi scolastici adeguati alle esigenze del territorio(per esaltare le peculiarità dei comuni). Sintesi a cura di Idil Boscia didascalie ������� la sintesi Le nuove sfide per il sistema trentino Il sesto rapporto del comitato 1) Il sesto Rapporto generale del Comitato di valutazione del sistema scolastico e formativo della Provincia di Trento, che esce in una fase di riordino del sistema dell’istruzione e formazione, sia a livello nazionale che a livello provinciale, conferma gli elementi positivi del sistema trentino già riscontrati nelle precedenti analisi - emergono dati molto buoni dalle indagini internazionali sugli apprendimenti, che posizionano il rendimento degli alunni trentini ai primi posti del mondo Punteggi medi conseguiti nelle prove Ocse-Pisa Trentino Finlandia (a) Media Paesi OCSE Italia (a) Matematica Lettura Scienze 547 544 500 466 542 543 494 476 566 548 496 486 La Finlandia è il Paese con il punteggio più elevato nelle tre prove. Fonte: Indagine Ocse-Pisa 2003 - cresce il successo formativo dei giovani trentini, nettamente superiore alla media nazionale, ed in linea con gli obiettivi europei che pongono come traguardo minimo l’85% di diplomati e qualificati. Di conseguenza scende l’abbandono al 10%, raggiungendo anche in questo caso il traguardo europeo. Produttività del sistema scolastico e formativo trentino e italiano Conseguono un diploma Conseguono una qualifica nella F.P. Totale 2002 65.0 21.8 86.8 TRENTINO 2003 69.5 23.4 92.9 2004 68.9 20.5 89.4 2005 70.0 21.6 91.6 ITALIA 2004 76.8 3.0* 79.8 *dato stimato FONTE: elaborazione del Comitato di Valutazione su dati PAT e ISTAT 2) Sul versante delle risorse viene confermato il forte investimento che il Trentino dedica alla scuola ed alla formazione, di gran lunga superiore alle medie nazionali e europee. Investimento per l’Istruzione e formazione in Trentino rispetto al Prodotto interno lordo provinciale (Anno 2002, milioni di Euro). Totale spesa per istruzione Trento Rapporto spesa istruzione/PIL Trento Rapporto spesaistruzione /PIL Italia Rapporto spesa istruzione /PIL Europa 714,6 6,2 4,7 5,2 Fonte: Elaborazione Comitato di Valutazione su dati Pat, Università degli studi di Trento, ed Eurostat didascalie ������� N° 3 - marzo 2006 Pertanto un alunno trentino costa ogni anno alla Provincia oltre 8.800 euro, il 50% in più di quanto costi mediamente un alunno italiano allo Stato. 3) Il buon funzionamento del sistema trentino è confermato dalle famiglie che si dicono molto od abbastanza soddisfatte riguardo: • • • Vi la qualità delle scuole (92,7%) l’organizzazione delle scuole (89,7%) l’apertura delle scuole al territorio (88,9%). è invece soddisfazione minore per la qualità delle strutture 4) Sono bassi invece i livelli di competenza e di partecipazione alla formazione da parte degli adulti: l’indagine internazionale sulle competenze possedute dalla popolazione adulta (All) mette in evidenza livelli di competenza in linea con la media nazionale, che però è nettamente più bassa rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. Anche il tasso di partecipazione degli adulti trentini ad attività di formazione permanente, pur superiore alla bassa media italiana, risulta lontano dall’obiettivo fissato nel processo di Lisbona per quanto riguarda questo particolare aspetto. 5) Perde capacità di attrazione l’Istruzione tecnica: sebbene i suoi studenti ottengano buoni risultati nelle prove oggettive di apprendimento, nel giro di 10 anni la quota dei suoi iscritti è scesa dal 45,7% al 36,2% del totale degli iscritti alla scuola secondaria, perdendo così quasi il 10% di capacità di attrazione. Distribuzione delle iscrizioni tra le scuole secondarie superiori valori percentuali Serie storica degli ultimi 10 anni Fonte: elaborazione a cura del Comitato di Valutazione su dati Servizio Statistica (annuario statistico) N° 3 - marzo 2006 didascalie ������� 6) Nel mercato del lavoro rimane buona la spendibilità della qualifica professionale, mentre crescono le difficoltà per i diplomati La tabella seguente mostra che i livelli di occupazione dei qualificati si mantengano buoni anche nelle indagini più recenti Inserimento lavorativo dei qualificati della formazione professionale Totale qualificati Leva 1997/98 Leva 2000/01 Leva 2001/02 tasso di attività 75,7 79,0 78,6 tasso di occupazione percentuale di occupati coerenti* tasso di disoccupazione 65,4 72,6 71,7 69,7 67,1 71,3 13,5 8,0 8,7 percentuale di studenti 4,9 11,2 15,4 A 18 mesi dal conseguimento della qualifica *calcolata sul totale degli occupati Fonte: Elaborazione su dati OMLù Scendono invece i livelli di occuoazione dei diplomati Inserimento lavorativo dei diplomati Totale indirizzi (esclusi i licei) Leva 1996/97 Leva 1999/2000 A 42 mesi dal diploma tasso di attività 75,4 69,4 tasso di occupazione 69,8 61,9 percentuale di occupati coerenti* 64,3 62,8 tasso di disoccupazione 7,4 10,8 percentuale di studenti 23,4 29,6 calcolata sul totale degli occupati Fonte: Elaborazione su dati OML Insomma diversi segnali (l’aumento di oltre 12 punti percentuali del tasso di passaggio dalla scuola all’università, le crescenti difficoltà occupazionali dei diplomati, la diminuzione percentuale dell’affluenza agli Istituti tecnici, mentre cresce l’affluenza ai licei) mostrano come il Trentino sta abbandonando il suo modello di scolarità tradizionale, rivolto soprattutto a creare professionalità intermedie per il mondo del lavoro, e si sta indirizzando verso un nuovo modello di scolarità, dai contorni per il momento ancora non ben definiti, ma sicuramente più articolato e più spostato verso l’alto. Questo processo, per diversi aspetti positivo, presenta alcuni risvolti che potrebbero divenire problematici se non vengono adeguatamente presidiati e governati: - il primo riguarda il senso dei percorsi di scuola secondaria, in particolar modo dell’istruzione tecnica, che appare sempre di più una sorta di “Giano bifronte”, con una faccia rivolta verso il mercato del lavoro e con l’altra rivolta verso il collegamento con l’Università. - il secondo riguarda il presidio dell’efficacia dei percorsi universitari per evitare che una frequenza di massa produca anche abbandoni di massa, o quantomeno un aumento del disagio giovanile; - il terzo riguarda il collegamento con il mondo del lavoro, per mantenere saldo il legame tra esigenze del mondo produttivo e comportamenti scolastici e formativi dei giovani; - il quarto riguarda l’offerta formativa superiore, per offrire a questa nuova spinta verso l’alto un’articolazione di proposte formative che non includa solamente l’Università. didascalie ������� N° 3 - marzo 2006 Il mutamento dei comportamenti scolastici e formativi, l’evoluzione del sistema economico e produttivo, e la stessa consapevolezza di poter fare importanti passi in avanti, pongono dunque nuove sfide al sistema scolastico e formativo trentino, che deve ridefinire e spostare i propri obiettivi in avanti e su nuove dimensioni, evolvendosi: •Da sistema centrato sull’utenza giovanile a sistema fondato sull’apprendimento permanente. Occorre rafforzare la riflessione e l’impegno sulla formazione della popolazione adulta, che secondo le indagini internazionali possiede livelli di competenza inadeguati rispetto agli altri Paesi e partecipa in modo insufficiente ad iniziative di formazione permanente. •Da sistema centrato sul governo provinciale a sistema a forte autonomia e responsabilità locale Occorre rafforzare il processo di evoluzione verso un più maturo sistema di autonomie scolastiche e formative, fortemente raccordato con le comunità locali, dotato degli strumenti giuridici e finanziari per affrontare le sfide che vengono poste, ma anche pienamente responsabile dei risultati raggiunti con la loro attività. Scuole e comunità locali vanno coinvolte sul perseguimento di obiettivi precisi, minimi e massimi, stabilendo patti formativi locali ed attivando le Conferenze di Comunità di valle. •Da sistema che garantisce l’accoglienza a sistema che promuove il riequilibrio sociale e persegue l’eccellenza Al solidarismo caratteristico della società trentina va affiancata una specifica progettualità rivolta a promuovere il riequilibrio e la mobilità sociale e ad incentivare l’espressione dell’eccellenza. •Da sistema basato sulle conoscenze a sistema più attento alla verifica ed allo sviluppo delle competenze utili per il successivo percorso di studio. Occorre: -sviluppare le competenze chiave per inserirsi nella società civile ed economica -potenziare le attività di orientamento alla scelta dopo il percorso secondario -sviluppare percorsi di autovalutazione che consentano agli studenti di misurare le proprie effettive capacità -favorire un atteggiamento positivo verso l’apprendimento permanente •Da sistema adattivo rispetto al mercato del lavoro a sistema che sostiene e promuove un’economia ompetitiva a livello internazionale. Occorre concepire il sistema formativo trentino anche come sistema propulsivo, in grado di promuovere la riqualificazione del tessuto produttivo trentino. Va rafforzata l’integrazione del sistema formativo con il sistema imprenditoriale, sviluppando verso l’alto le opportunità di formazione, con un modello centrato su cicli brevi (sviluppo e stabilizzazione dell’anno di diploma post-qualifica e della formazione tecnico-professionale superiore, master universitari) e potenziando la componente formativa dell’Apprendistato. Vanno raccordate ed integrate le strutture scolastiche e formative afferenti alla stessa area produttiva, per creare sul territorio trentino Poli tecnologici in grado di organizzare raccordi stabili con il sistema produttivo locale. •Da sistema basato sull’autovalutazione a sistema che utilizza la valutazione esterna per la gestione strategica delle istituzioni scolastiche e formative Per completare il disegno complessivo del sistema di valutazione, snodo fondamentale del governo strategico di un sistema basato sulle autonomie, è necessario compiere il passo successivo verso la valutazione esterna delle strutture scolastiche e formative. Attenzione alla qualità ed ai risultati e spinta al miglioramento continuo devono diventare sempre di più elemento costitutivo del sistema scolastico e formativo trentino. N° 3 - marzo 2006 didascalie ������� ������� ���������� EUROPA SCUOLA Visti da Malta La lente di due aspiranti dirigenti sulla scuola trentina Angela Pulis e Gaitano Calleja si preparano per diventare Dirigenti Scolastici a Malta. La loro scuola, dove lei è insegnante e lui vicepreside, è il Liceo “Maria Regina” di Malta. A metà marzo erano in Trentino “tirocinanti” presso il liceo “da Vinci” di Trento ed hanno anche assistito alla presentazione del 6° Rapporto del Comitato di valutazione sulla scuola provinciale. Sono venuti a trovarci per condividere su “Didascalie” le loro impressioni: molto positive le osservazioni sul sistema scolastico provinciale, per quanto l’hanno intuito sia attraverso il tirocinio svolto al Liceo “Da Vinci” sia nell’incontro di presentazione del sesto rapporto del Comitato di Valutazione. Dalle loro parole la realtà della scuola maltese pare a tratti differenziarsi, a tratti accomunarsi alla nostra, ma entrambi sono entusiasti dell’esperienza vissuta in Trentino e vorrebbero che fosse solo l’inizio della collaborazione tra scuole europee. Si alternano nel parlare, con la voglia di raccontarsi, commentare e ringraziare; raccogliamo qui alcune osservazioni suddivise per tema affrontato. Tirocinanti al liceo “Da Vinci” di Trento e colpiti positivamente dal 6° Rapporto L’esperienza della presentazione del rapporto del comitato di valutazione è stata nuova per noi. Non abbiamo un sistema di valutazione tipo quello trentino, ma, visti i cambiamenti velocissimi degli ultimi anni, stiamo pensando ad un sistema interno ed esterno. Abbiamo però la valutazione degli insegnanti: non vogliamo castigare, ma sviluppare un rapporto amichevole, perché la valutazione dei docenti sia un’esperienza per migliorare la pratica pedagogica. È un sistema che parte dall’idea che l’insegnante, così come il personale non docente, deve dimostrare ciò che sta facendo; si tratta di un Performance Management Program (PMP) strutturato didascalie ������� 10 da settembre a giugno. È un sistema che esiste da 2-3 anni (in seguito ad un accordo coi sindacati), quindi ancora in sperimentazione: prevede un supervisore, con una funzione di controllo, e un’autovalutazione. All’inizio c’era molta resistenza, ma adesso le cose sono cambiate e si sta iniziando a rendere la valutazione più oggettiva, più standardizzata, mantenendo sempre un collegamento ed una coerenza tra il piano di lavoro del docente e quello d’istituto. Il sistema trentino è molto avanzato Ci sono tre cose in particolare che ci hanno colpito. Prima: la comunicazione tra scuola, provincia, territorio, forse anche perché da noi manca un rapporto con l’esterno (ad eccezione di quello con i genitori). La scuola non può esistere come castello isolato, ma è parte di una realtà variegata e deve essere il motore per fare camminare la macchina, una forza quindi di novità e di cambiamento. Si è parlato anche di avvicinare scuola e lavoro, ma poco di come fare: serve essere concreti, e ci sembra siano gli stessi discorsi che anche la scuola trentina si trova ad affrontare. La seconda cosa che ci ha colpito è il concetto di educazione permanente, di motivare gli adulti a continuare a studiare; la scuola, spesso, non si adegua però alle esigenze degli adulti, non fa differenze nella valutazione. Terzo aspetto è quello economico: le scuole costano e dobbiamo vedere che i soldi siano utilizzati bene, cioè essere consapevoli dell’efficienza. Il Trentino ha un sistema molto avanzato ed è primo al mondo per i risultati: crediamo che ci siano i soldi ed anche l’efficienza. Le scuole sono attrezzate ed il clima sembra positivo, a quanto abbiamo visto incontrando alcuni docenti e vedendo esempi di progetti; è un denaro ben speso, anche se c’è sempre la possibilità di fare meglio. La nostra scuola sperimenta il networking Nella nostra piccola e frammentata realtà non ha senso parlare di autonomia: da 10 anni c’è un sistema decentralizzato che permette di dare alle scuole sempre più potere (prima in mano al ministero). Stiamo sperimentando il networking: scuole di diverso livello sono raggruppate insieme sotto un rettorato che gode di una certa autonomia (più potere ai presidi, al principale, ai collegi...). Uno degli obiettivi è facilitare i passaggi da un grado all’altro; c’è maggiore libertà anche per i programmi scolastici, così da diminuire l’effetto della selezione. I ragazzi sostengono ancora un esame alla fine delle elementari, per poi scegliere i licei (60%) o scuole secondarie generali (dove si affrontano le stesse materie ad un livello diverso). L’obbligo scolastico è a 16 anni: si vuole così dare un’educazione di base a tutti, poi permettere una scelta a seconda dei risultati, delle capacità e dei desideri di ognuno. Dopo i 16 anni c’è un biennio al termine del N° 3 - marzo 2006 quale si sceglie l’indirizzo. L’idea del network è proprio quella di rompere il meccanismo di chiusura per creare più collaborazione tra varie fasce del sistema ed utilizzare meglio le risorse. Obiettivo 2008: un computer e una lavagna interattiva per classe Una cosa particolare della nostra scuola è un progetto nazionale in informatica: già dalle scuole primarie ogni classe ha un computer per preparare le lezioni, così da subito i bambini imparano ad usarlo, e anche nelle secondarie ci sono laboratori obbligatori; ogni scuola ha un progetto personale, ad esempio per il 2008 l’obiettivo è di avere in ogni classe un computer ed una lavagna interattiva. Vari licei portano avanti un progetto pilota e l’esame di metà anno (a febbraio) si può svolgere interamente al computer, con la possibilità di avere i risultati subito dopo. L’informatica è trasversale ai curricoli e noi incoraggiamo all’uso del computer gli insegnanti di tutte le materie. Questo è in linea con la politica nazionale di fare un centro di eccellenza per l’informazione tecnologica. Il docente medio: 40 anni e buona motivazione Stiamo lavorando molto in team. Per gli insegnanti è previsto un programma di aggiornamento, poi gli stessi docenti durante l’anno sono a disposizione dei colleghi. Da noi il lavoro è stabile, non c’è turn over, anche perché l’accesso è permesso dallo stesso sistema universitario; l’età degli insegnanti è varia, in media di 40-45 anni, ma anche più bassa. C’è sempre stress nella professione insegnante, anche con gli studenti ideali: insegnare è una cosa faticosa e spesso ripetitiva, ma ci sembra che la motivazione e la voglia ci sia, a volte anche di più in insegnanti di 50 anni che nei nuovi. Poi c’è sempre un 10% che non va... Tutto è relativo al livello di sviluppo, ma esiste il problema del basso stipendio: dicono a parole che le scuole sono il cuore e il futuro del paese, ma senza concretezza. Non è possibile N° 3 - marzo 2006 che un figlio al suo primo lavoro guadagni più del padre insegnante dopo 20 anni. Dobbiamo andare sull’aspetto positivo e valorizzare ciò che c’è di buono, cercando di portare avanti un sistema di incentivi e di opportunità di sviluppo personale. Nei nostri licei troppo peso al contenuto Conta molto il Dirigente scolastico e la sua idea di scuola: se la sua considerazione, ad esempio, è bassa, la relazione sarà negativa; il Dirigente deve cercare un dialogo costruttivo. Da noi i presidi hanno poteri, ma non assoluti: dalle impressioni i Dirigenti del Trentino hanno più potere e autonomia dei nostri; ci vorremmo avvicinare al “bilanciamento” del sistema inglese. È un potere da gestire bene e da tenere monitorato. Non ci piace l’idea dell’azienda scuola: adesso dobbiamo usare alcuni principi che sono un po’ quelli dell’azienda, ma la scuola non è una fabbrica, se non di idee e di intelligenza. Una cosa bella dei licei che abbiamo visto è che ci sono diversi indirizzi: questo dà una vera identità alla scuola, che offre spazi per fare progetti e approfondire lo studio. Bella anche l’idea delle lezioni al mattino e di altre attività al pomeriggio. Crediamo che un nostro problema sia che ci sono troppe materie e un contenuto troppo pesante. Di questo soffre il nostro sistema. Sul disagio, coordinamento ancora assente Le elementari sono miste, invece nella scuola secondaria maschi e femmine sono divisi (anche se con alcuni momenti comuni): è un dibattito continuo, e i dati contrastanti in merito non aiutano. In ogni caso è un esempio unico in Europa. Particolare, ma voluta dai genitori, è anche la decisione di fare indossare a tutti gli studenti, a partire dai 5 anni, l’uniforme della scuola, come esempio di autodisciplina e come modo per combattere la disuguaglianza sociale. A 16 anni c’è l’esame e la possibilità di recuperare a settembre; durante la secondaria per ripetere un anno devi “fallire” 8 materie e puoi essere bocciato due volte nel ciclo, previo accordo coi genitori. Facciamo classi dove si trovano insieme studenti più deboli in una materia, con un sistema di selezione in base ai voti, così che si possa lavorare per livelli. Per i casi più gravi c’è qualche scuola speciale, ma la politica nazionale è per l’inclusione: c’è il supporto di “facilitatori” (non insegnanti) che aiutano gli studenti in difficoltà una lezione dopo l’altra. Il problema degli alunni stranieri, invece, si presenta soprattutto a livello primario e non è ancora stato indirizzato: ci sono tanti clandestini e le leggi sugli ingressi sono strettissime (siamo tanta popolazione in poco spazio); a differenza del Trentino, inoltre, non abbiamo uno specifico coordinamento. C’è poi la questione delle coppie miste: verso di loro, come verso le persone di colore, c’è un risentimento della popolazione, perché la nostra esperienza è monoculturale, di contatti con l’Occidente. Stiamo sperimentando queste cose per la prima volta, ma sempre con maggiore frequenza, tanto che per i nostri figli non si tratta di qualcosa di straordinario, ma di una vicinanza quotidiana. Angela Pulis e Gaitano Calleja 11 didascalie ������� ������� ���������� OLTRE LA SCUOLA ROVERETO Apprendere nella relazione Esperienze dei “Laboratori del fare” Dal 1990 l’Associazione “Ubalda Bettini Girella” lavora in diversi ambiti del sociale portando avanti attività di formazione, ricerca, consulenza, progetti e servizi (con una particolare attenzione al disagio e alle difficoltà), in un legame costante col territorio. Tra le varie attività l’associazione propone da più di due anni i suoi “Laboratori del fare” per ragazzi, adolescenti e giovani di Rovereto e dintorni, le cui attività sono organizzate, programmate e gestite dall’Associazione Giovanile “Il Nuovo Mondo”. Un giornale, “Laboratori in viaggio”, racconta poi in modo vivace alcune di queste esperienze. Informazioni Tel. 0464 439732 / 423958 e-mail: [email protected] sito web: www.associazionegirella.it Dall’arte alla multimedialità Nel 2005 è stato realizzato un video - a cura dei ragazzi dell’associazione “Il Nuovo Mondo” e del regista Micol Cossali, dell’associazione “Passo Uno” - sui laboratori delle varie sedi: riparazione e manutenzione bici e scooter, cucina, multimedialità, arte, look. Il video ha fotografato però anche momenti di vita quotidiana (nelle strade, sugli autobus, in una sede associativa) e l’organizzazione di un grande concerto di gruppi musicali giovanili a Rovereto. Il convegno “Lavori in corso” (promosso dall’Associazione UBG e dal Comune di Rovereto, con la collaborazione di Iprase e Iard), nel mese di marzo 2005, proponeva invece una riflessione sulle esperienze portate avanti fino ad allora dai Laboratori, che diventano veri e propri luoghi di “costruzione e ridefinizione di identità e senso di appartenenza”. In una “rete di relazioni” All’incontro erano intervenuti vari personaggi del mondo politico e dell’educazione, tra cui Fabiano Lorandi, presidente dell’Associazione “Girella”, e Franco Floris, direttore della rivista “Animazione Sociale” del Gruppo Abele di Torino. Nel suo intervento Lorandi aveva sottolineato che i Laboratori sono prima di tutto una “rete di relazioni” (anche giovani – adulti) che vedono coinvolti ragazzi e ragazze di età e contesti differenti, oltre che “laboratori di democrazia, di pratiche di intelligenze, di contaminazioni”. Floris, invece, didascalie ������� 12 aveva rivolto queste domande ad alcuni ragazzi – coordinatori dell’associazione “Il Nuovo Mondo”: “Cosa vi ha convinti? Cosa pensate dei ragazzi più giovani di voi che frequentano i laboratori? Cosa fate nei Laboratori, e cosa vi danno? Qual è il messaggio che vorreste dare alla città?”. Insieme... Rovereto più colorata! Curiosità, amicizie, confronto e aiuto, ma anche possibilità di fare qualcosa insieme nella propria città... Nelle risposte che hanno dato Francesca, Jessica, Luca, Clelia e Fabrizio, troviamo questi come argomenti centrali che motivano la loro partecipazione. Volevano fare diventare Rovereto più vivace e colorata, e continuano ad impegnarsi per questo, insieme a tanti altri. Vogliono cambiare, costruire quelli che Massimiliano Tarozzi nel suo intervento ha definito “spazi di cittadinanza attiva”. Laboratori, sottolineava Ernesto Passante, come luogo in cui si impara in modo diverso da quello abituale, meno formale, quasi fossimo degli apprendisti. Laboratori in cui si fa ma in cui si impara, e per cui gli spazi sembrano non essere mai abbastanza, soprattutto dando uno sguardo ai numeri: circa 240 iscritti da novembre 2003 e oltre 4500 presenze nei vari laboratori. “Passaggi”, un laboratorio di pensiero Tra le novità del 2006 ci sono proprio gli spazi. Venerdì 3 febbraio 2006, infatti, si è inaugurata a Rovereto la nuova sede dell’Associazione “Girella”, che diventerà sede di un nuovo laboratorio “del pensiero costruttivo e riflessivo”. L’iniziativa, che ha preso il via il giorno dell’inaugurazione, si chiama “Passaggi” e nasce dall’idea di fare merenda insieme, durante il laboratorio di cucina, e cogliere così l’occasione per riflettere su diversi argomenti appartenenti al vissuto quotidiano dei ragazzi (musica, alcool, relazioni...). È un laboratorio per “pensare i pensieri”, “riflettere sul fare”, “raccogliere i segni del mondo”, prendendo anche spunto dal 2006 come anno della riflessione sui consumi. L’appuntamento è il venerdì pomeriggio fino a giugno: tre venerdì al mese sono programmati, uno è libero (cioè sono i ragazzi che possono proporre la riflessione). Il lavoro continua Probabile anche che i ragazzi dell’associazione, coordinati dall’artista Pierluigi Negriolli, continueranno a lavorare a dei murales proseguendo il lavoro che li ha portati a realizzare, su proposta della Circoscrizione SaccoS. Giorgio, il murales “S. Giorgio e il Drago”, nel sottopassaggio di via Manzoni a Rovereto, inaugurato a giugno 2005. Proprio Negriolli racconta qui questa esperienza, mentre Massimo Zampieri e Irene Galletti ci fanno conoscere rispettivamente le proposte per l’anno scolastico 2005/2006 e la manifestazione “Fuori Onda”. I “Laboratori del fare” continuano, dunque, ad aprirsi sul territorio, accogliendo sempre nuove sfide impegnative. Idil Boscia N° 3 - marzo 2006 le proposte Contro il vuoto Molte le novità tuttora in corso Dopo una brevissima pausa di chiusura estiva a cavallo di Ferragosto, i “Laboratori del fare” dell’Associazione “Ubalda Bettini Girella” hanno riaperto i battenti e già dall’inizio dell’anno scolastico in corso si sono messi in moto per accogliere i ragazzi che intendono riempire i loro pomeriggi con qualcosa di utile ed interessante. Quest’anno c’è stata molta carne al fuoco e diverse novità su più fronti. Nuove sedi... Prima di tutto è divenuta una realtà il trasferimento definitivo nelle sedi di via Portici: il grosso dei Laboratori infatti (multimedialità, look-immagine, cucina, arte e falegnameria-bricolage) è stato allestito in pieno centro storico, costituendo un unico grande punto di riferimento per i giovani della città. Si è pensato così, da un lato, di rendere più viva ed animata una zona piuttosto trascurata e poco frequentata di Rovereto e, dall’altro, di rispondere all’esigenza dei ragazzi che sollecitano maggiori spazi da poter abitare per dare un senso al loro tempo libero. Si è dunque creato una sorta di “centro giovani” proprio nel cuore della città, con la possibilità per loro sia di poter scegliere tra un’ampia gamma di proposte laboratoriali, sia di poter vivere e riempire di volta in volta con idee, proposte e iniziative spazi aperti e meno strutturati. I due restanti laboratori strettamente legati alla meccanica (manutenzione e riparazione di biciclette e motorini), rimangono invece nella sede di San Giorgio, dove sono riusciti a proporsi come un importante punto di aggregazione per molti ragazzi del quartiere e ad attirare l’interesse di un folto gruppo di autentici appassionati dei motori. ...e nuove idee Come spesso succede, nuovi e maggiori spazi a disposizione portano con sé anche nuove idee, iniziative, progetti. Così, sulla spinta degli stessi giovani che in prima persona e a vario titolo hanno partecipato ai nostri eventi e sulla scorta delle esperienze molto positive dei concerti al palazzetto, dei concerti di strada e della manifestazione estiva “Fuori Onda”, si è pensato di creare una sorta di “ottavo laboratorio”, legato N° 3 - marzo 2006 appunto alla musica, con la possibilità di registrazione, creazione di musica tramite pc e magari uno spazio per poter anche suonare. Mantenendo sempre gli appuntamenti ormai fissi ed apprezzatissimi dai giovani dei due concerti annuali al palazzetto dello sport e riproponendo i concerti primaverili nelle piazze della città, con questa ulteriore proposta si intende fornire un’occasione ulteriore nella quale i ragazzi possano esprimersi nel loro “linguaggio” preferito: la musica. E siccome una cosa tira l’altra, di recente un gruppo di ragazzi che frequentano da tempo i Laboratori ci hanno lanciato una proposta ed hanno alzato il tiro: essendo appassionati di danza hip hop e latino-americana, perché non pensare insieme ad un luogo aperto a tutti dove poterla praticare in libertà? Tanta voglia di fare Proprio da queste ultime richieste e dalle esperienze di questi due anni di vita dei Laboratori, sembra emergere con forza la voglia dei giovani di farsi avanti, l’esigenza di costruire occasioni e modi diversi di stare insieme e trascorrere il proprio tempo, il bisogno di essere ascoltati e di ricevere attenzioni e risposte. I ragazzi, insomma, ci lanciano continuamente delle sfide ed è grazie a queste forti spinte che i Laboratori vanno a configurarsi sempre più come una realtà dinamica, flessibile, in continua evoluzione o, per meglio dire, “in viaggio”, come esprime bene il nostro stesso giornale. A ben vedere, col tempo, si sono progressivamente trasformati anche in qualcosa di diverso da come erano usciti dalla mente di coloro che li avevano pensati: l’apertura al cambiamento e la volontà di dare risposte ai bisogni dei ragazzi ci ha spinto a cercare, costruire e percorrere con loro nuove strade. Ecco allora che, dopo la straordinaria esperienza del murales, si è pensato di rendere permanente anche il Laboratorio d’arte, il quale verrà arricchito di volta in volta da proposte diverse, anche in stretto contatto con il laboratorio di bricolage. Il giornale dei giovani Infine, per quanto riguarda le attività già consolidate, proseguirà la realizzazione del giornale “Laboratori in Viaggio”, con frequenza trimestrale. Così come è successo nel corso di questi due anni di attività anche per i componenti dell’associazione giovanile “Il Nuovo Mondo” - un folto gruppo di ragazzi che lavora spalla a spalla con gli educatori nell’organizzazione e nella gestione delle attività e degli eventi -, anche il giornale ha cambiato radicalmente redazione ed ha dato spazio a ragazzi più giovani. Questo è un chiaro segno di un ricambio generazionale anche tra coloro che frequentano i Laboratori: alcuni “fondatori”, ormai maggiorenni, hanno passato il testimone ai loro colleghi più giovani, che si muovono sempre più incuriositi nelle nostre sedi e che ora sono chiamati a prendersi maggiori responsabilità. Massimo Zampieri Educatore presso l’Associazione “Girella” 13 didascalie ������� l’evento Fuori onda Divertimento e creatività per i giovani Nell’estate 2005 le occasioni per divertirsi non sono davvero mancate ai giovani roveretani. Grazie alla collaborazione con il “Progetto Giovani” del comune, i “Laboratori del fare” hanno organizzato la manifestazione “Fuori Onda”. Si è trattato di un evento con e per i giovani, che li ha visti alla ribalta, chi nel ruolo di organizzatori, chi di spettatori e chi di attori protagonisti in prima persona. Tre giornate ai giardini... “Fuori Onda” si è svolta in tre giornate distinte, in luglio e in settembre, con due appuntamenti ai giardini Perlasca e uno ai giardini di San Giorgio. All’interno della manifestazione hanno preso vita varie attività in contemporanea: la musica dei gruppi giovanili della città, lo “spazio arte”, il laboratorio di look che ha proposto taglio capelli, trucco viso e tatuaggi con l’hennè. Non è tutto, perché i partecipanti hanno potuto ammirare anche dei gruppi che si sono alternati ballando break-dance, capoeira, un’arte marziale brasiliana molto suggestiva e dalle antiche origini e il gruppo delle ragazze di hip hop con le quali è nata una collaborazione che le porterà ad esibirsi durante i nostri concerti al palazzetto. ... musica fino a mezzanotte La manifestazione, che ha avuto inizio alle 17.00 per poi continuare con successo fino a mezzanotte, ha richiamato ed entusiasmato un pubblico di tutte le età, anche se siamo stati noi giovani a fare la parte del leone. Nelle tre date si sono esibiti ben 12 gruppi emergenti della zona - dai Millestorie ai Nox, dai Nuova Gestione ai Valium Suicide - tra i quali hanno potuto suonare in pubblico e per la prima volta anche dei giovanissimi. Largo alla creatività Nel corso delle ultime due edizioni lo “spazio arte” si è arricchito della presenza del pittore Franco La Spada, il quale ha affiancato i ragazzi nella creazione di locandine e manifesti, dando preziosi consigli sull’utilizzo di varie tecniche grafiche. Personalmente, penso sia un’ottima idea, un’ulteriore possibilità per noi ragazzi per esprimere la nostra creatività attraverso dipinti e disegni. Le opere realizzate, verranno utilizzate in futuro per pubblicizzare i vari eventi organizzati dall’associazione Girella ed ora si trovano esposte nella sede di via Valbusa, per il piacere di tutti. Tutti i ragazzi coinvolti hanno davvero apprezzato queste occasioni di ritrovo. Trovo anch’io che siano utili e che arricchiscano la città di manifestazioni e iniziative che spesso mancano e di cui noi ragazzi sentiamo il bisogno. Un grande successo quindi per i ragazzi dei Laboratori del fare, che continueranno a costruire occasioni di incontro e inventare momenti divertenti e creativi per i giovani. Ilaria Galletti Associazione giovanile “Il Nuovo Mondo” didascalie ������� 14 N° 3 - marzo 2006 il murale San Giorgio e il Drago Tutti pittori nel sottopasso di Rovereto All’inizio dell’autunno del 2004, Fabiano Lorandi, presidente dell’Associazione “Ubalda Bettini Girella”, mi contattò in merito al progetto che i “Laboratori del Fare”, assieme alla circoscrizione Sacco-San Giorgio, intendevano concretizzare all’interno di questo quartiere di Rovereto. Si trattava di realizzare un murale nel sottopasso pedonale di via Manzoni, in modo da rendere più gradevole, almeno alla vista, un percorso altrimenti anonimo e desolato. La scelta del soggetto La proposta di “guidare”, in qualità di esperto, ma soprattutto di appassionato disegnatore e pittore nonché insegnante elementare, un gruppo di studenti delle superiori, era per me nuova ed affascinante e comportava due obiettivi investiti di un certo impegno: creare un’opera valida esteticamente e nei contenuti e, ancor più, coinvolgere e motivare i ragazzi e le ragazze che avevano aderito al laboratorio artistico appena istituito. Accettai l’invito e a novembre iniziarono, presso la sede di via Portici, i nostri incontri. Andrea, Gaia, Michele, Stefania, Nicola, Jessica, con Luisa educatrice responsabile e coordinatrice del gruppo e con il contributo di idee, temi, suggerimenti anche di altri ragazzi, incominciarono a confrontarsi con la prima difficoltà: che cosa raffigurare nel murale? La fantasia e l’entusiasmo spaziavano da mondi, esseri e figure bionico-robotiche a universi popolati da fate, gnomi, foreste e creature d’altri tempi, finché, in breve, il tema scaturì, semplice ma suggestivo e più che mai adatto per il quartiere in cui si doveva realizzare: San Giorgio e il drago. Un bozzetto sempre più grande A questo punto si trattava di iniziare a “buttar giù” disegni, bozzetti, particolari e vedute d’assieme. Serpenti, scaglie e teste di drago, piante di città del futuro prendevano forma su fogli e fogli di carta dalla mano di Gaia, Stefania, Michele e di tutti gli altri. I ragazzi erano presi dall’emozione, a volte con qualche incertezza, piccole ansie, momenti di sfiducia, ma comunque motivati anche dal sapere che il loro lavoro sarebbe poi rimasto patrimonio visibile e godibile per tutta la città. N° 3 - marzo 2006 automobili, nonché gas di scarico vari, luce scarsa e intirizzirsi di mani sui pennelli. Sul posto ci rendemmo conto che il nostro lavoro, mano a mano che procedeva e prendeva vita sulla parete, sarebbe probabilmente stato oggetto di imbrattamenti e scarabocchi da parte di ignoti, ma i bellissimi colori, le atmosfere, lo splendido movimento delle spire del nostro drago ricacciavano indietro questi timori. Sottile piacere invece per i commenti entusiasti e gli incoraggiamenti di molti passanti durante i lavori. Il dipinto si rivelava via via ben più suggestivo del bozzetto su carta ed i ragazzi, nonostante gli impegni scolastici sempre più pressanti, riuscirono a portare a termine la loro fatica in tempo per il 9 giugno, giorno dell’inaugurazione ufficiale. Il murale è finito... forse! In gennaio iniziammo a disegnare e dipingere a grandezza naturale, su grandi fogli fissati al muro, almeno una piccola parte del murale che, nell’esecutivo, avrebbe avuto le dimensioni di 20 metri per 2. Questo lavoro preparatorio si rendeva necessario soprattutto per “avviare” i ragazzi a dipingere su grandi dimensioni e per dare loro l’idea di quale sarebbe stato poi il risultato finale. Per circa tre mesi, per quattro ore la settimana, lavorammo al grande bozzetto che andava prendendo forma: San Giorgio e il suo destriero presentavano, secondo l’idea di alcuni ragazzi del gruppo, degli elementi biomeccanici, quindi creature del futuro. In quell’occasione suggerii di non eccedere con particolari eccessivamente “metal”, anche se così temevo, a volte, di invadere l’iniziativa e la creatività altrui. Sulla parete sud, all’entrata ovest del sottopasso, una suggestiva, coloratissima città del futuro si affaccia sull’ansa di un grande fiume; da uno scoglio che lo sovrasta si sviluppano le spire dai colori cangianti del drago, le cui fauci, a metà parete, fronteggiano San Giorgio ed il suo cavallo. Il lavoro è terminato, ma sulla parete opposta, quasi una continuazione, sta prendendo forma, con due alberi dipinti da Jessica, un altro murale... Chissà che altri ragazzi, o gli stessi, non trovino la voglia e l’entusiasmo, in un prossimo futuro, di continuare in questa avventura. Pierluigi Negriolli coordinatore del progetto murales Al lavoro tra i passanti Quando ritenemmo che il preparatorio fosse sufficiente e la temperatura esterna sopportabile, iniziammo la nostra avventura creativa nel sottopasso, tra il rombo di treni, 15 didascalie ������� ������� ���������� OLTRE LA SCUOLA ALA E AVIO 10 anni di Peter Pan Le iniziative del Gruppo pedagogico Dieci anni di attività per il gruppo pedagogico “Peter Pan”, un’associazione di volontariato molto attiva sul territorio con diverse iniziative di aggregazione, iniziative pedagogiche per le scuole e di formazione. In occasione del decennale dalla fondazione 1994-2004, è stata organizzata una tavola rotonda di riflessioni libere sul ruolo delle associazioni di volontariato nel settore formativo. Successiva l’idea di non disperdere quanto fatto, ma di raccoglierlo in un semplice manuale d’uso, per tutti coloro che desiderano promuovere la qualità dello stare insieme alla scoperta del territorio, della creatività, della solidarietà, della sostenibilità ambientale. Chi siamo Siamo il Gruppo Pedagogico “Peter Pan” di Ala-Avio, un’associazione senza scopo di lucro costituitasi nel 1994, con sede presso il Parco delle Bastie di Ala, con ritrovo quindicinale il primo e il terzo mercoledì del mese. Siamo associati al CGD (Coordinamento Genitori Democratici), associazione genitori con sede a Roma riconosciuta dal Ministero per la Ricerca e l’Istruzione. In particolare siamo 10 associati: il presidente Andrea Delmonego, il vicepresidente Marina Pastrello, e i collaboratori Mauro Ferone, Cinzia Ranuzzi e Rosanna Salvetti, Marilena Prezzi, Ana Torres, Marino Cofler, Petra Kiefer e Flora Cazzanelli. Cosa ci proponiamo Il Gruppo, consapevole che la collaborazione tra le diverse esperienze educative possa solo portare beneficio didascalie ������� 16 alla crescita delle nuove generazioni, si è attivato nell’intento di raggiungere tre obiettivi primari. In primo luogo, si organizzano iniziative autogestite allo scopo di favorire momenti di aggregazione, il più possibile qualificati, tra bambini/e e ragazzi/e, i loro genitori, gli insegnanti, al di fuori dell’ambito scolastico; sono proposte iniziative pedagogiche da svolgersi in collaborazione con le realtà scolastiche locali, ai vari livelli; creiamo occasioni di formazione ed informazione su tematiche pedagogiche “ operative” mediante scambi di esperienze sugli aspetti educativi tra i partecipanti del Gruppo, con l’eventuale supporto di persone esperte su temi specifici. L’ organizzazione Innanzitutto ci siamo strutturati in Associazione senza scopo di lucro, dotandoci di uno Statuto, un’ assicurazione, poi abbiamo trovato una sede dove poterci incontrare: siamo presso il Parco delle Bastie di Ala. Ci incontriamo, con cadenza quindicinale ( al mercoledì sera della prima e terza settimana del mese), per poter condividere le esperienze di crescita dei nostri figli, gioie e dolori nelle collaborazioni con le istituzioni scolastiche, organizzare le molteplici iniziative da proporre alle comunità locali. Primo momento organizzativo e di condivisione si presenta al momento della elaborazione del programma annuale della Associazione che prevede di realizzare almeno un’ iniziativa al mese. Nel dettaglio, quando organizziamo degli eventi specifici c’è prima una riflessione di gruppo sugli obiettivi formativi ed sugli aspetti organizzativi generali ed i soci si rendono disponibili nel gestire i diversi compiti: contatti con l’ente pubblico, elaborazione delle locandine, contatti con la stampa, acquisti di materiali, gestione dei laboratori, ricerca di materiale bibliografico. Genitori “competenti” Sin dall’inizio ci siamo posti come obiettivo pensare e organizzare le nostre attività partendo dalla formazione della persona seguendo principi quali il rispetto della persona, del gruppo, promuovere la formazione della persona. Si privilegia il dialogo e la discussione aperta nella presa di decisioni comuni, con lo scopo di salvaguardare l’ambiente di vita, promuovendo scelte a sostegno della qualità della vita, obiettivi ambiziosi ma necessari per mantenere sempre quell’attenzione che consente di caratterizzare sotto l’aspetto formativo la nostro proposta. Nella scelta dei percorsi da programmare cerchiamo di analizzare le attività svolte negli ultimi anni e privilegiamo, quindi, quelle nuove, o di maggior gradimento; cerchiamo di interpretare le richieste del territorio, della cittadinanza, dei genitori, bambini, famiglie e scuola. Ci sostiene la natura di volontariato della nostra Associazione, la collaborazione reciproca ed il disinteresse finanziario in tutto il N° 3 - marzo 2006 nostro operare. Nel Gruppo Peter Pan si incontrano prevalentemente persone che sono fondamentalmente genitori con le loro esperienze da condividere, a loro si aggiungono alcune competenze che possiedono legate al lavoro che svolgono, impiegati, docenti, professionisti. Un manuale, per documentare Dieci anni sono passati da quando, alcuni genitori ed alcuni insegnanti, decisero di formare un “gruppo” per potersi confrontare su “gioie e dolori” relative all’accrescimento dei propri figli, pensare insieme a soluzioni che consentissero di affrontare, in modo non casuale ma il più possibile informato, gli interrogativi quotidiani su come crescere i propri figli. Nella ricerca su come superare i propri dubbi e le proprie difficoltà, emerse subito l’esigenza di allargare l’azione al di fuori della dimensione della propria famiglia ma, come sosteneva Gianni Rodari, di agire per la “società bambina”, se si riesce a migliorare l’ambiente complessivo di vita, ne beneficeranno anche i propri figli. Si cominciò quindi ad offrire collaborazioni alle realtà scolastiche ed alle Amministrazioni pubbliche locali ritenendo importante la collaborazione dei genitori nella proposta formativa ed educativa delle scuole. Molte quindi le iniziative realizzate, molti anche i momenti più difficili, è nato quindi il desiderio, in tutti noi, che questa esperienza non vada dispersa ma possa essere di riferimento per altri genitori, insegnanti, associazioni che desiderino fare un analogo percorso o una parte di esso oppure anche solo una piccola esperienza. Questo nella convinzione che anche una piccola goccia nello stagno dell’indifferenza e dell’individualismo oggi così diffusi, può diffondere un cerchio d’onde che prima o poi potrà raggiungerà le menti ed il cuore di tutti. I settori tematici Il manuale è stato pensato per tutti coloro che si occupano per piacere, per dovere, per casualità o per fatalità, N° 3 - marzo 2006 di formazione, di educazione, di animazione delle giovani generazioni nel ruolo di genitori, insegnanti, educatori, animatori o semplici cittadini del mondo. Al suo interno la divisione è per settori tematici, diversi colori definiscono settori quali le attività di esplorazione del territorio, le animazioni nei parchi pubblici, i laboratori creativi e di lettura, gli spettacoli teatrali e musicali, le mostre tematiche, le iniziative di formazione, la collaborazione con le scuole, le iniziative di solidarietà e quelle riferite alla sostenibilità d’ambiente e di vita. Per ogni settore, sono evidenziate le finalità, la struttura della proposta, i materiali utilizzati, il numero dei volontari, il numero degli alunni ideale per la proposta, i tempi di realizzazione, i contatti e le collaborazioni possibili. I laboratori per le scuole Oltre a queste attenzioni, nella programmazione delle attività cerchiamo di inserire uscite sul territorio con ragazzi e le loro famiglie per la scoperta e la conoscenza di ambienti naturali di pregio quali parchi, biotopi o anche semplicemente le nostre montagne, nei luoghi meno frequentati e più integri dal punto di vista naturalistico. Spesso ci facciamo accompagnare dal personale forestale o da esperti di pedagogia forestale proponendo attività che mettano in contatto i bambini con gli elementi della natura attraverso attività di espressione artistica e manuale (laboratori di pittura con tecniche differenti, di costruzione con oggetti naturali trovati sul posto, ecc.) o suggerendo semplici momenti di ascolto ed osservazione delle manifestazioni naturali evidenti e meno evidenti. In futuro desideriamo proporre alcuni laboratori che affrontino la sostenibilità ambientale e di vita sotto diverse forme e modalità interattive. Laboratori proposti agli adulti ( genitori, educatori, insegnanti) affinché possano conoscere alcune proposte pratiche e operative da realizzare con i propri figli o con i propri studenti. Potranno essere residenziali o semi residenziali, nei fine settimana, oppure direttamente presentati nella scuola a seconda delle esigenze e delle richieste. Su richiesta delle scuole o dei singoli docenti è possibile realizzare alcuni interventi nelle classi a tema, quali la biodiversità e la solidarietà, progetti di solidarietà internazionale a compensazione dell’impatto ambientale delle nostre scelte di vita. Ma anche l’impronta ecologica a casa e a scuola, un percorso di conoscenza e buone pratiche per promuovere la qualità dell’ambiente nei luoghi familiari. Un’altra tematica può essere definita “dal micro al macro”: percorsi di conoscenza ed esplorazioni nella natura attraverso la pedagogia forestale utilizzando giochi cooperativi, semplici simulazioni eco-sistemiche di gruppo. Dopo i primi dieci anni… Dieci anni sono trascorsi, dieci anni vissuti insieme ai nostri figli condividendo esperienze, gioie e dolori, giocando, esplorando, sperimentando insieme a loro , ai loro amici, ai loro genitori, ai loro insegnanti. Dieci anni donando e ricevendo gemme preziose che hanno reciprocamente arricchito mente, cuore ed anima. L’impegno ora sarà quello di proseguire con le nostre attività, sempre attenti ai cambiamenti, ai pericoli della omologazione dei modelli educativi, al diffondersi dell’individualismo, favorendo lo star bene insieme, possibilmente divertendosi. Non sarà sempre facile ma per questo noi continueremo ad ispirarci a ciò che diceva Gianni Rodari: “Difficile è fare le cose difficili, parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco. Ragazzi imparate a fare le cose difficili! Parlate al sordo, mostrate la rosa al cieco, liberate gli schiavi che si credono liberi.” Andrea Delmonego Presidente Associazione “Peter Pan” e-mail: [email protected] Tel.: 0464-672804 17 didascalie ������� ������� ���������� OLTRE LA SCUOLA l’associazione A scuola col diabete Una madre racconta: delusioni e conquiste “Qualcosa sta succedendo”, mi sono detta un giorno di dieci anni fa, notando che mio figlio non stava bene e la situazione non riusciva a migliorare. Allora ho capito che serviva fare delle analisi approfondite. Risultato: esordio di diabete. Mio figlio era iscritto in prima elementare e fino a quel momento aveva manifestato dei segnali che si potevano confondere con altre malattie. Niente inizio d’anno, dunque, ma tre settimane a Bolzano e più di due mesi di scuola saltati. A chi ha il diabete serve la giusta benzina Dopo è tornato a scuola ed abbiamo scelto fin da subito di non nascondere il problema, perché è davvero un segreto di Pulcinella. Le persone che conoscevano cosa significa avere il diabete potevano proteggere e comprendere mio figlio, inoltre io ho preparato l’arrivo a scuola parlando con i suoi compagni di classe. Abbiamo paragonato il corpo ad una macchina che ha bisogno tutti i giorni della giusta quantità di benzina, né troppa, né poca: io, come un benzinaio, andavo a scuola a misurare il valore glicemico prima della ricreazione; anche i compagni partecipavano a questo momento e non sono mancate situazioni ilari. Ho messo quindi subito al corrente gli insegnanti e ho raccomandato che curassero il passaggio di informazioni tra tutti. Uno dei primi problemi si è manifestato a causa dell’iperglicemia, che causava il bisogno di bere e di urinare: le regole non permettevano di farlo e la situazione era molto pesante. Quando aveva l’ipoglicemia, invece, diventava pallido e aveva bisogno di mangiare: a volte i compagni mangiavano le sue merende di scorta, altre volte lo faceva mio figlio quando non doveva. Alle medie è capitato più volte che in questi casi lo mandassero fuori a mangiare da solo, ma non andava bene. Feste, caramelle e gite, possibili problemi I compagni l’hanno accettato benissimo, con maggiore facilità degli insegnanti. Altri problemi erano le caramelle come premio per un lavoro ben fatto, oppure le feste di compleanno: sono situazioni che dovrebbero essere concordate e che, invece, raramente lo sono. Per chi non può è una punizione, non una gratificazione; una sola fetta di Pandoro per Natale, ad esempio, ti fa stare malissimo. La malattia porta, soprattutto in iperglicemia, momenti di forte nervosismo, inoltre non sono facili quei momenti in cui sei costretto a guardare gli altri mangiare, mentre tu didascalie ������� 18 non puoi farlo. Grosso problema erano poi le gite scolastiche: un ragazzo diabetico deve fare un test appena sveglio per controllare la glicemia e organizzare la giornata; un altro test prima di pranzo e altre punture. Così ci siamo messi d’accordo di far partecipare, oltre a me, un’altra mamma, così da non farlo sentire diverso e da non creare problemi nel rapporto madre-figlio. Docenti, bastano piccoli accorgimenti Basterebbero piccoli accorgimenti. Una cosa che non va bene, ad esempio, sono le verifiche ad ora di pranzo, perché è un momento di calo; capita anche di trovare il docente che non accetta i tempi di riposo che servono a riprendere le forze, non accorgendosi che sono assolutamente necessari (si trasforma addirittura la calligrafia, che diventa irriconoscibile). Ad educazione fisica fa molto bene partecipare, ma bisogna mantenere l’ora di attività stabilita, perché se la lezione salta lo zucchero che il bambino ha nel corpo non viene scaricato e lui sta male. Alle medie gli insegnanti erano abbastanza informati, ma si sono verificate delle situazioni spiacevoli. Ricordo un’insegnante che aveva scambiato l’apparecchio per misurare la glicemia con un telefonino, così glielo ha fatto mettere via e non lo ha fatto uscire, ma potrei portare tanti altri esempi, come mancati permessi di fare la puntura. Non so a cosa siano dovuti questi comportamenti degli insegnanti, forse hanno paura di perdere tempo... Mio figlio ne ha sempre parlato, anche agli esami di terza media, ma non sempre è facile; un aiuto per non sentirsi soli può venire certamente dai campi scuola per ragazzi diabetici. Una malattia non visibile Nel nostro paese mio figlio è stato il primo ad avere il diabete, mentre adesso sono in sette, dall’asilo all’università. Abbiamo anche creato una rete di genitori per non fare sentire soli i bambini, che hanno bisogno di un aiuto per esprimersi... Sono bambini che diventano presto responsabili; anche loro attraversano la crisi dell’adolescenza, dove trasgredire vuol dire mangiare, nascondendo – ad esempio – il cibo nell’armadio, qualsiasi cibo. Per creare un clima il più possibile positivo credo sia molto importante fare una precisazione terminologica: il bambino ha il diabete, non è diabetico. Avere ed essere sono due cose molto diverse, soprattutto per chi ha una malattia. Se un ragazzo ha il diabete dall’esterno non vedi niente. Si fa difficoltà a capire le esigenze di questi giovani, a capire che fanno le cose come gli altri, ma in alcuni momenti non è possibile; anche i genitori spesso sono spaventati e bloccati dal “per sempre”. Quasi subito, in età scolare, i ragazzi imparano a fare il test e ad essere legati ad orari e a regole, ma è comunque importante la decisione di rendere visibile la malattia. Anche nella scelta di uno strumento medico piuttosto che di un altro c’è il problema della visibilità all’esterno: alcuni strumenti, infatti, ti permettono di essere più libero, ma mostrano visivamente il problema. Per chi ha il diabete trasgredire può voler dire fare una puntura in più per mangiare il pandoro, oppure dimenticarsi di farla. C’è poi l’aspetto psicologico del rapporto con gli altri (che può condizionare addirittura i valori della glicemia): confidarsi dà sicurezza, ma all’inizio mette in profonda crisi. Importante la socializzazione La scuola dovrebbe favorire l’integrazione, la socializzazione. I bambini col diabete ti sconvolgono la vita (basti pensare alla necessità del test), poi convivi e ti abitui, ma ci vuole tempo. Una proposta potrebbe essere affidare il ragazzino con il diabete a chi ha già avuto esperienza di questo. Anche alle scuole superiori l’informazione va passata immediatamente: non si può aspettare il primo consiglio di classe: basterebbe una lettera messa nel registro, oppure una comunicazione agli insegnanti. A casa ne abbiamo parlato molto, ma tanti ragazzi non lo fanno, perché non si vogliono far vedere diversi. È una tortura non potere bere il succo di frutta, se non quando è ora, inoltre per chi ha il diabete è difficoltoso andare in tanti posti, come in colonia o al mare. In generale noto una grande carenza: poca partecipazione e tanta ignoranza, anche da parte dei medici. Sarebbe importante anche un loro aggiornamento! Nel nostro paese c’è un gruppo di mamme che si ritrova: siamo “amiche di avventura”, seguiamo congressi in giro per l’Italia, approfondiamo il tema del diabete... ma si ride anche! Marcella Scalfi insegnante e mamma di un ragazzo col diabete N° 3 - marzo 2006 Famiglie sempre più coinvolte il medico Diabete giovanile Dieci anni d’aiuto con l’Associazione Il diabete è una malattia cronica che richiede la cura con insulina (iniezioni quotidiane) e continue determinazioni della glicemia. Le famiglie devono ricevere adeguata informazione, educazione alla malattia e sostegno psicologico per affrontare con capacità la cura della malattia e riuscire a gestire da soli i propri figli. L’aiuto psicologico serve a trovare in se stessi la forza di reagire al diabete che determina importanti cambiamenti nella vita di ogni giorno e difficoltà a vivere normalmente. Il ruolo dell’Associazione è fondamentale per dimostrare che è possibile vivere quasi normalmente anche in compagnia del diabete. La provincia di Trento oltre la media nazionale A giugno 2005 l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari ha pubblicato il volume “L’andamento del diabete mellitio di tipo 1 [cioè insulinodipendente] in Provincia di Trento”, organizzando per l’occasione un convegno sul tema. La provincia di Trento si presenta con una media medio-alta 15-18/100.000 rispetto alla media nazionale 10/100.000. L’incidenza è minore al sud e maggiore al nord; questo andamento si verifica anche in Europa dove il maggior numero di casi 40/100.000 abitanti si trova in Finlandia: lo stesso numero anche in Sardegna, tra le regioni del mondo più colpite dal diabete. Alla base di questa distribuzione vi sono fattori genetici sui quali possono intervenire anche fattori ambientali. In questi ultimi anni si ha l’impressione di un progressivo aumento dei casi di diabete soprattutto nella prima infanzia anche in provincia di Trento. A complicare la situazione vi sono poi patologie associate al diabete come la celiachia e una certa patologia tiroidea; vi sono anche famiglie con 2 fratelli diabetici. La situazione del Trentino è, dunque, ancora da approfondire sotto diversi aspetti, anche per questo si è reso necessario affrontare l’argomento in un ulteriore convegno, tenutosi a Trento il 18 gennaio 2006. Conoscere, prevenire, aiutare L’Associazione Diabete Giovanile onlus della Provincia Autonoma di Trento si pone come obiettivi statutari: sostenere le famiglie ad affrontare la cura del diabete; favorire la conoscenza del diabete giovanile al fine di facilitare la diagnosi precoce, la cura efficace e N° 3 - marzo 2006 la prevenzione delle complicanze; favorire l’inserimento del bambino nella scuola e del l’adolescente nel mondo del lavoro; organizzare campi-scuola educativo-terapeutici; combattere la discriminazione e il pregiudizio; aiutare-informare le famiglie su aspetti legislativi di tutela. La sede dell’Associazione è a Trento, ma l’attività (iniziata nel 1995 grazie a 7 genitori, soci fondatori) è proiettata su tutta la Provincia, in collaborazione con altre Associazioni dei pazienti con diabete a livello nazionale nel coordinamento Agd Italia. Gli associati sono più di 160, la maggior parte minorenni, e vengono coinvolte anche le loro famiglie. Queste le modalità di coinvolgimento: accoglienza e sostegno psicologico all’esordio della malattia; informazione-aggiornamento scientifico mediante incontri con esperti; contatto personale,epistolare e con giornalino. Per i ragazzi incontri e campi – scuola Le attività svolte nell’arco del 2005 hanno spaziato da incontri di aggiornamento scientifico per medici, infermieri e genitori su temi di importanza pratica (dieta, terapia insulinica, complicanze, nuove prospettive terapeutiche), a incontri di educazione alla malattia guidati da una psicopedagogista (due gruppi a Trento e uno a Cavalese); dalle riunioni con altre Associazioni regionali su temi di rilevanza nazionale all’organizzazione di 2 campi scuola estivi a Cesenatico. Al Campo “piccoli con genitore “ hanno partecipato 22 bambini, al Campo “ragazzi” 35 ragazzi tra 9 e 17 anni, provenienti da tutta la provincia, oltre naturalmente ad animatori, operatori, personale medico... In Provincia di Trento sono sempre stati considerati necessari e qualificanti per insegnare il metodo dell’autocontrollo e migliorare la cura del diabete. Il ruolo organizzativo dell’Associazione è centrale. È aumentato progressivamente il numero dei partecipanti che ne possono beneficiare, coinvolgendo in questi ultimi due anni quasi 50 famiglie n 115 prevede l’organizzazione di corsi di educazione all’autogestione della malattia e demanda l’attività di organizzazione di Campus estivi e invernali al Centro diabetologico pediatrico. I campi scuola, così come vengono realizzati, rispondono alle Linee Guida per l’organizzazione di Soggiorni educativo-terapeutici elaborate dalla SIEDP, Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica. Fondamentale insegnare l’autocontrollo Nell’ambito della cura del diabete insulinodipendente è di fondamentale importanza l’insegnamento del metodo dell’autocontrollo ai ragazzi diabetici il più precocemente possibile. Il campo scuola è una situazione ideale per l’apprendimento dell’autogestione del diabete: il bambino/ ragazzo vive insieme ad altri coetanei con gli stessi problemi, impara la gestione della malattia durante tutta la giornata, riceve informazioni scientifiche sulla malattia e insegnamenti pratici su come eseguire le iniezioni e come variare il dosaggio dell’insulina a seconda del tipo di attività previsto durante il giorno. La riuscita dei campi scuola è da attribuire alla collaborazione esistente tra Associazione e Centro diabetologico, supportati dall’Azienda Sanitaria e in parte dalla Provincia e soprattutto alla professionalità e disponibilità umana di tutti gli operatori. Il successo di queste iniziative porta ad un arricchimento di tutti i partecipanti. Giorgio Cesari Presidente dell’Associazione Diabete Giovanile PAT Per informazioni Associazione Diabete Giovanile del Trentino – PAT Via Veneto, 24 – Trento Tel. 0461-921472 / 930464; fax 0461-903224; email [email protected] Sito nazionale: www.agditalia.it www.diabete.net 19 didascalie ������� Pubblicazioni Per saperne di più L’Associazione Diabete Giovanile del Trentino pubblica un periodico informativo dal titolo L’Esordio, in cui trovano spazio consigli di specialisti, appuntamenti, racconti di esperienze, posta, ricette, informazioni, giochi. Approfondimenti sul diabete sono inoltre possibili consultando agili libretti pubblicati da case farmaceutiche. Due di essi hanno a che fare con la scuola. Diabete e scuola, di Stefano Tumini (editrice Kurtis), pubblicato col contributo di “Lifescan – Johnson&Johnson company”, non solo spiega cos’è il diabete giovanile e come si cura, ma presenta alcune situazioni quotidiane a scuola, dall’educazione fisica alla mensa, dai compiti in classe alle feste, dalle gite agli orari; nelle sue colorate 50 pagine ha inoltre una Scheda personale del bambino col diabete e delle Tabelle degli equivalenti per gli zuccheri. Il secondo libretto, “La bella, la bestia e la sfiga di Mara, “a cura della Paola”, stampato col contributo della Roche Diagnostics, è realizzato dall’Associazione Diabete Giovanile del Trentino, grazie alla seconda classe non sperimentale (a.s. 2002/03) dell’Istituto d’Arte “Soraperra” di Pozza di Fassa. La Paola in questione è la psicopedagogista Paola Marchionne, autrice della breve introduzione al libretto, Mara invece è una ragazza – allora quindicenne – che racconta sensazioni, paure, esperienze di chi scopre il diabete e cerca di imparare a convivere con esso e a stare bene con le persone accanto a se. Sempre tra i libretti della Roche Diagnostics segnaliamo Giorno dopo giorno. Conoscere il diabete, strutturato in quattro capitoli: Che cos’è il diabete, che approfondisce diagnosi e cause di questa malattia; l’autocontrollo, sull’importanza del team e del sentirsi sicuri; Gli strumenti; Glossario e appendice, con la definizione di alcuni termini legati al diabete e alcuni riferimenti di pubblicazioni, siti internet, associazioni. Tra quelli della BD Consumer Healthcare ci sono: Vivere con il diabete, che spiega i tipi diversi di questa malattia fornendo alcuni consigli pratici; Diabete e viaggi, per scegliere mezzi di trasporto, destinazioni, diete e attività nel modo migliore; Diabete e corpo umano. L’Esercizio fisico, con consigli sugli sport praticabili; 10 domande sulla lipodistrofia, cioè la “formazione e/o distruzione di tessuto adiposo nelle aree del corpo in cui viene iniettata l’insulina”; Ipoglicemia. Come trattarla e prevenirla. didascalie ������� 20 N° 3 - marzo 2006 ������� ���������� DALLE SCUOLE Cara musica... Istituto Comprensivo “Trento 7” Avventura musicale tra Gardolo e Rimini “Cara Musica, quella del concerto di ieri è stata una giornata magnifica. Ci siamo proprio divertiti. Ero molto agitata e mi tremavano le mani. Ma non appena le ho appoggiate su quel paradiso bianco e nero, mi sono accorta che mi sussurrava qualcosa, mi diceva: ‘Stai tranquilla! Tu sei brava!’. E come se fosse un mio caro amico, ho sentito un abbraccio al cuore da parte di quel pianoforte, sentivo che lui era lì seduto vicino a me come fosse una persona. E mentre lasciavo scorrere le mie dita su di lui provavo una dolce sensazione”. Questa simpatica solidarietà tra una ragazza e il suo strumento ci è descritta in una delle lettere che gli studenti del Corso ad Indirizzo Musicale dell’Istituto Comprensivo “Trento 7” scrivono alla musica per esprimere con le parole le loro emozioni. Il rapporto tra suoni, emozioni e parole è al centro dell’esperienza che da tre anni a questa parte è stata avviata a Gardolo. Elementari e medie: accordarsi è possibile Il corso ad indirizzo musicale intende offrire la possibilità ai ragazzi di scuola media, ma anche ai più piccoli della scuola elementare, di cantare, suonare e studiare uno strumento musicale in orario scolastico, con i possibili intrecci di percorsi pluridisciplinari che questa occasione può offrire. Il progetto trae i suoi presupposti pedagogici e metodologici dalle disposizioni relative ai Corsi a Indirizzo Musicale previsti dalla L. 124 del 3 maggio 1999 e applicati in provincia di Trento, attualmente, ma solo limitatamente alla scuola media, presso la scuola “Bresadola” dell’Istituto Comprensivo “Trento 5”. Gardolo: medie “S. Pedrolli” ed elementari “S. Anna” Meano: elementari “De Carli” Vigo Meano: Elementari “I. Calvino” Il progetto di Gardolo si rivolge invece non solo al triennio di scuola media, ma, all’interno dell’Istituto Comprensivo “Trento7”, anche alle scuole elementari “Sant’Anna”, “De Carli” di Meano e “Italo Calvino” di Vigo Meano (al primo ciclo, per quanto riguarda il supporto alle insegnanti per l’educazione musicale di base e al secondo ciclo per quanto riguarda lo strumento musicale e l’educazione corale). Per la realizzazione del progetto sono stati valorizzati i docenti di Musica presenti nella scuola (risorse interne) e sono stati coinvolti altri docenti attraverso il ricorso al Fondo Qualità (risorse esterne). Nell’anno scolastico 2003-2004 è stato elaborato un Progetto Musica Integrato con il nuovo Piano dell’Offerta Formativa alla luce della riformulazione del tempo scuola e dell’introduzione di attività facoltative che hanno preso il via nel N° 3 - marzo 2006 corrente anno scolastico. Tra le idee di fondo del progetto vi è anche quella di considerare la Musica come uno degli elementi forti di continuità tra scuola elementare e scuola media: gli alunni possono studiare uno strumento musicale per 4-5 anni all’interno del curricolo scolastico e inoltre bambini e ragazzi di diverse età, si trovano in particolari momenti dell’anno a cantare e a suonare insieme. Scuola elementare:. Approccio multisensoriale Nella Scuola elementare il potenziamento della Musica all’interno del curriculum permette di sperimentare e valorizzare l’aspetto culturale e formativo della disciplina inserito in un contesto più ampio di fruizione, sviluppo e conoscenza dei linguaggi comunicativi. Le attività musicali sono svolte favorendo il piacere, lo stupore e l’espressione di sentimenti, con particolare attenzione all’approccio multisensoriale e allo stimolo di curiosità attraverso esperienze ludiche, corali e strumentali. In tre plessi di scuola elementare dell’ Istituto il progetto coinvolge tutte le classi, trattandosi di plessi piccoli. Nella prima e nella seconda classe si attivano laboratori di esperienze musicali globali, attraverso la voce, l’ uso di strumenti didattici e il movimento in progetti legati alla formazione di tutti gli ambiti educativi con la collaborazione e presenza di un’ insegnante interna con formazione musicale, e con il supporto di insegnanti esterni. Tali progetti si svolgono lungo tutto il corso dell’anno, con la presenza dell’esperto a settimane alterne durante il corso dell’anno. Nella terza classe si sperimenta l’esperienza corale con l’insegnante esterna esperta di vocalità che affianca le insegnanti di classe un’ora ogni quindici giorni per tutto l’anno scolastico. Nella quarta e quinta classe si sperimenta una propedeutica strumentale che permette di avvicinarsi allo studio di uno strumento per un intero anno, a gruppetti di 3-4 bambini, e, se vi è il desiderio, di proseguire o di sperimentare un secondo strumento nell’anno successivo. Tale propedeutica ha il fine di orientare gli alunni verso una scelta maggiormente consapevole in prima media. Gli strumenti proposti sono attualmente sei: pianoforte, chitarra, flauto dolce, flauto traverso, clarinetto, violino. Gli alunni che non sono interessati alla pratica strumentale proseguono l’esperienza di coro o svolgono attività musicali di base con gli insegnanti di classe. Scuola media: musica per l’integrazione Nel progetto formativo della Scuola Media si dà spazio all’insegnamento personalizzato per favorire l’autostima, le potenzialità individuali e l’integrazione di persone in difficoltà o di diverse culture. Gli insegnamenti strumentali attualmente disponibili sono cinque: chitarra, flauto traverso, pianoforte, violino, violoncello e nel prossimo anno scolastico si avvierà il corso di clarinetto. I programmi svolti dai docenti vengono elaborati sia secondo finalità di approfondimento culturale, sia con il fine specifico della preparazione in campo strumentale e vocale, e si rifanno ai programmi del D.M. del 6 agosto 2000 e ai programmi dei corsi inferiori di Conservatorio. Gli alunni del corso a Indirizzo Musicale svolgono le lezioni di Strumento, Educazione corale, Teoria e Lettura della musica e Musica d’insieme, all’interno del curricolo opzionale obbligatorio, con possibilità di integrazione nel curricolo facoltativo in seconda e in terza media. Ciascun alunno, oltre alle due lezioni di Musica settimanali in orario antimeridiano (con un programma diverso rispetto agli altri corsi, maggiormente centrato sull’educazione corale e sullo sviluppo di capacità di ascolto e di produzione ritmica), svolge: una lezione di strumento a coppie; una lezione di strumento collettiva in gruppetti variabili (quattro-sei alunni in prima media, meno in seconda e in terza); una lezione di teoria e lettura della musica a gruppi di 8 alunni. Nella preparazione dei momenti pubblici (concerto di Natale, concerto di primavera, concerto di fine anno), la co-presenza di insegnanti di strumento e di Musica favorisce le esperienze di musica d’insieme e la collaborazione degli insegnanti di Lettere consente la realizzazione di progetti interdisciplinari. L’articolazione dello schema orario settimanale e il progetto nei suoi dettagli può essere richiesto alla scuola media “Pedrolli”. didascalie 21 ������� Gli studenti Rimini 1300 studenti del mondo I ragazzi delle classi seconda e terza C raccontano Nell’ambito delle proposte del Corso Musicale a Gardolo grande soddisfazione ha ottenuto la partecipazione allo Scuola Musica Festival, quattro giornate di musica “fatta “ dai ragazzi di scuole medie e superiori di tutte le regioni italiane con rappresentanze estere, manifestazione organizzata da varie associazioni musicali nazionali, tra le quali la SIEM, e patrocinata dal MIUR. Il percorso didattico è cominciato a novembre 2004, con lo studio di musiche a carattere multiculturale (tema proposto dal Ministero), a febbraio vi è stata la selezione delle scuole ammesse alle giornate finali e l’invio del pezzo d’obbligo da suonare al Concerto di Rimini ad aprile 2005. Per selezionare le scuole ammesse alle giornate finali è stato richiesto un CD inciso a scuola con musiche interetniche suonate e cantate dai ragazzi, un video che riprendeva i momenti più significativi della prima fase del percorso e un articolato progetto didattico che i nostri ragazzi hanno intitolato “Accordarsi è possibile”. E quindi, dopo mesi di attesa, festeggiato il risultato positivo, sono iniziate le prove del brano d’obbligo “Omaggio ai Beatles” per la serata del Concertone e delle musiche per l’esibizione delle singole scuole. Nelle parole dei ragazzi tante emozioni e grande soddisfazione. LE TESTIMONIANZE Cara musica, ....quando penso a te i miei occhi brillano e le mie labbra si tendono al sorriso. Quando canto il ritmo mi coinvolge dalla testa ai piedi,come se un raggio di sole colorato entra dalla bocca e percorre tutto il mio corpo per poi arrivare ai piedi e uscire. Greta L’esperienza “scuola musica festival “ di Rimini mi è servita a farmi capire quanto è bello conoscere la musica e poterla suonare con tanti altri ragazzi della mia età... Essere stati scelti per partecipare ad un concerto nazionale è una vittoria sia come scuola sia da parte di ogni alunno. Valentina Il concertone di 1300 ragazzi è stato un successone e questo è tutto merito nostro, dei nostri insegnanti ma particolarmente Tuo, cara musica! Quando penso a te in una frazione di secondo mi passano per la mente tutte le vicende più belle passate insieme te: le risate e gli errori nelle prove, i concerti assieme ai miei compagni... senza di te penso che ...non lo so, la vita non sarebbe così allegra! ...a Rimini ho scoperto che sei una compagna eccezionale per molte persone. Ad esempio con il tuo potere hai fatto venire fino a qui i ragazzi della Colombia. Yuri ...vorrei dirti un grosso grazie per tutte le emozioni che mi fai vivere.... non solo quando suono da sola nella mia camera, ma per il contatto che si ha con gente durante i concerti, per gli amici che conosco grazie a te!!! ScoprendoTi mi sono conosciuta più a fondo, ho iniziato a tirar fuori tutte le emozioni... ...A Rimini ero molto agitata soprattutto quando abbiamo cantato Somebody, perché in quella canzone dovevo fare la solista...ma quando abbiamo cominciato a cantare tutti insieme mi sono rallegrata e quando toccava a me ...ho stretto forte la mano alle mie compagne e...ho buttato fuori tutto quello che avevo dentro.. ....mi sembrava...di scivolare leggera sulle note del tuo pentagramma, di fare i giri della morte sul ricciolo della tua chiave di FA, di pattinare sui simboli della dinamica e di nuotare dentro la testa della nota musicale ora piena e ora vuota... senza musica è come vivere in un buco scuro ... Chicca ...ti ho scoperto a poco a poco,un passo alla volta... e adesso devo ammettere che suonare e cantare è un divertimento, non solo studio. Anche a Rimini al Musica Festival ho imparato molto soprattutto che è importante ascoltare gli altri per poi suonare insieme... Marty 22 Stefania ...Tu riesci a trasmettere tutto: amore, allegria, tristezza, solitudine, timidezza, paura, noia. Suonare uno strumento, poi, è impegnativo, bisogna fare sacrifici che però si ricambiano con una grande soddisfazione di essere riusciti ad avere il meglio. Ovviamente ne devi essere convinto ed essere coinvolto da tutta la musica come essere trasportato con la mente in un pensiero o in un sogno. Eliana Alessia didascalie ������� ...a Rimini ho scoperto che sei ancora più bella suonata da 1300 ragazzi contemporaneamente. Ancora non capisco come così tanta gente sia riuscita a suonare e cantare una pezzo lungo e difficile...eravamo diretti da un bravo maestro. Sembra una cosa impossibile ma forse è la tua forza... la forza della musica!!! Se io fossi in te sarei contentissima di riuscire a far sognare le persone, tirarle su di morale, perfino farle innamorare. Perché tu sei così, romantica, sognante, ma anche scottante, entusiasmante e divertente. Jasmine Vanessa So che potrò contare su di te se per caso mi ritroverò tra la spazzatura Nicolas ...la rifarei subito, auguro felicemente alle prossime classi musicali della nostra scuola di passare il concorso e di impegnarsi al massimo par arrivare a Rimini! Luca S. N° 3 - marzo 2006 I genitori Incredibile Festival Momenti emozionanti per chi ha partecipato La partecipazione delle classi ad indirizzo musicale 3C e 2C alla manifestazione Scuola Musica festival è stata una straordinaria esperienza per i ragazzi e nel contempo una forte emozione per i genitori al seguito e (ne sono convinto) per gli insegnanti che l’ hanno resa possibile. L’esibizione delle singole scuole ed il favoloso concertone finale delle scuole tutte assieme, si è tenuto nel fine settimana dal 22 al 25 aprile nell’ambito della fiera DISMA Musica degli strumenti e delle attività musicali che si tiene ogni anno a Rimini, città nella quale sono nato ed ho abitato fino a tre anni fa. Scuole bravissime nella nuova fiera La nuova fiera, recentissima, è molto ampia e moderna con tanto di stazione del treno da farla sembrare parte di Gardaland... un’ idea valida pure per Trento. La Fiera è stata ovviamente il nostro punto di riferimento nei due giorni successivi, il sabato mattino abbiamo assistito all’arrivo festoso delle varie comitive da tutta Italia... Ogni padiglione della fiera è molto grande tanto da permettere ad una scuola di esibirsi mentre un’altra si prepara. Le varie esibizioni sono tutte estremamente gradevoli. Le scuole sono introdotte da una brava presentatrice: Deborah. Veniamo a sapere dagli insegnanti che i nostri ragazzi si esibiranno nel pieno pomeriggio verso le 15.00 ma non ci sono problemi perché seguiamo quasi tutte le esibizioni degli altri divertendoci molto: i repertori spaziano dalla musica classica, ai cori, alla musica rock, a quella folcloristica. Tutti molto bravi. Lunghi applausi per i giovani musicisti I nostri sono straordinari esibendosi in un repertorio ben conosciuto da loro: “Epo” (Isole Haway), “Bisho ‘n Tongo” (Africa) e lo spiritual “Somebody’ s Knocking at your door”. I genitori presenti, anche quelli di altre scuole, applaudono a lungo. La domenica i ragazzi raggiungono presto la Fiera per prepararsi tutti insieme diretti dal Maestro Paolo De Lorenzo. È un lavoro colossale: un’ orchestra di 1300 elementi che deve prepararsi in un giorno.Il Concertone finale è talmente bello da essere incredibile: una marea di ragazzi e ragazze ciascuno con il suo strumento. Oltre all’impatto di 1300 personcine concentrate non è frequente trovare una orchestra che ai violini, ai flauti, agli ottoni, affianca percussioni e chitarre elettriche con altri strumenti tipici della musica leggera e del folk. N° 3 - marzo 2006 Al Concerto finale artisti di ieri e di oggi Il Concerto è infatti preceduto da un video trasmesso sul grande schermo nel quale il grande Paul Mc Cartney si complimenta per l’evento straordinario e promette di comporre un pezzo per il concerto del prossimo anno. Sempre sul video appaiono i Beatles degli anni sessanta mentre suonano “Yesterday” ... poi i ragazzi di Liverpool sfumano e continuano i nostri 1300 che proseguono con una bella collezione delle musiche dei Beatles: “Day tripper” (attacco stupendo), “micelle”, “Hey Jude”, “Yellow Submarine” ... arrangiate per l’occasione dal compositore Javier Perez-Forte. I ragazzi sono condotti oltre che dal maestro De Lorenzo, anche dai singoli insegnanti che si separano tra i vari strumenti. Vediamo bene chitarristi e pianisti, mentre i violinisti sono un po nascosti rispetto al mio punto di vista. Alla fine applausi a scrosci e richieste di bis che i 1300 ed il chitarrista della P.F.M. Franco Mussida che suona con loro, devono concedere. E non finisce qui: la serata prosegue sempre presentata dalla bella Maria Teresa Ruta. Arriva Mingardi dirompente come al solito e canta due sue canzoni accompagnato dai 1300. Infine arriva quel matto di DJ Francesco, che pure cerca di cantare due sue canzoni ma viene assalito da una moltitudine di furie scatenate in cerca di autografi. un padiglione dedicato alla liuteria, ascoltato un suonatore di fisarmonica e sgraffignato una moltitudine di quelle penne che davano gratis. Finalmente è arrivato il nostro turno, abbiamo suonato: “EPO”,”BISHO N’TONGO” e “SOMEBODY IS KNOCKING AT YOUR DOOR”. Il padiglione è così grande che ti fa girare la testa. È stato bello esibirsi in un posto del genere...ma la conduttrice non era troppo simpatica. La sera abbiamo fatto una “ROMANTICA” passeggiata nei viali intorno all’ ”hotel”. Qualche mio compagno e qualche prof ha ceduto alla tentazione di crepes al cioccolato, mentre altri si sono comprati dei gelatoni da guiness. Mentre passeggiavamo si chiacchierava con allegria e si sparavano molte cavolate. Ora devo chiudere, se no la prof mi sistema... tua Val 24 aprile Caro diario, sono riuscita a dormire anche con la puzza del deodorante e con l’ eccitazione dell’ imminente concerto. Oggi ho provato per la prima volta l’emozione di suonare con 1286 ragazzi. Non ci crederai, ma mi sentivo a mio agio fra tutti quei musicisti, mi è quasi dispiaciuto andarmene (tralasciamo il problema con la bimba colombiana che con la sua codina continuava a far cadere lo spartito...). Il direttore d’orchestra è eccezionale. Ha molto carisma e poi sai che fatica dirigere tutti questi ragazzi che non si conoscono neanche? Ecco, ora si cena. DOPO: Sai,diario, dovrei essere stanca, forse esausta. Ma non è così. Il concertone, l’omaggio ai Beatles, è stato colossale, fantastico, me lo sono goduta fin da quando la Maria Teresa Ruta ha cominciato a presentarlo. Se potessi, incollerei su queste pagine quelle note, quei brani...va beh, ora bisogna dormire. Sai com’è, 1 bis, balli e canti con Mingardi, quel simpaticone di DJ Francesco...e domani dobbiamo ripartire per Tridentum. baci, tua Val servizio a cura di Elvia Tarter e Maria Videsott Insegnanti I.C. “Trento 7” – scuole medie “Pedrolli” – Gardolo papà di Valentina Caro diario,caro block... I pensieri di Valentina 23 aprile Caro block, oggi abbiamo fatto la nostra esibizione al padiglione A1. La mattina abbiamo ascoltato le altre scuole, poi abbiamo pranzato con panini vicino a una grande fontana. Il pomeriggio, in attesa del nostro turno, abbiamo gironzolato per i padiglioni della Fiera, comprando gelati, pelouche, cartoline, abbiamo visitato 23 didascalie ������� E “LA ROSA ISTITUTO ISTRUZION BIANCA” CAVALESE Con don Ciotti Terza Css i 5 giorni col Gruppo Abele Si è svolto dal 20 al 25 marzo 2006 a Torino presso la sede del gruppo Abele fondato da don Luigi Ciotti, uno stage formativo che ha visto protagonista la classe 3 Css dell’Istituto di Istruzione di Cavalese “La Rosa Bianca – Weisse Rose”, dell’Indirizzo delle Scienze Sociali. L’iniziativa, che prevede per gli anni futuri una collaborazione continua sui temi della centralità della persona, della prevenzione e della cura del disagio, oltre che della partecipazione ai diritti e alla cittadinanza consapevole, rientra in una collaborazione avviata dall’Istituto in modo particolare per l’Indirizzo delle Scienze Sociali, ma che non esclude la possibilità di partecipazione ad iniziative e/o percorsi didattici ad altri indirizzi. Studentesse in gioco Questa iniziativa in modo specifico era mirata all’approfondimento dei temi centrali del metodo di lavoro che da oltre quarant’anni contraddistingua il Gruppo Abele. Alla base di ciò fondamentali sono stati gli incontri con gli operatori che quotidianamente si occupano di sociale nelle varie comunità e realtà gestite sul territorio dell’associazione, che si contraddistingue ed è riconosciuta a livello nazionale come una delle più significative. Gli incontri si sono svolti per l’intero arco della giornata presso la sede dell’Università della Strada e della Fabbrica delle “e”, con la visita alla redazione di Narcomafie e Macramé e ai laboratori, con la regia attenta e competente del vice presidente del Gruppo Abele, Michele Gagliardo e di Kristian Caiazzo responsabile del piano giovani, che sono riusciti ad interessare, motivare e mettere in gioco attivamente le 21 studentesse dalla classe. Mafia e memoria Gli argomenti centrali sono stati: partecipazione, legalità, lotta contro la mafia (piccole o grandi, anche laddove queste non hanno radici, ma solo ramificazioni), sviluppo economico nel rispetto del diritto e della legalità, centralità della persona, temi legati al disagio minorile (come carcere e tossicodipendenze). La XI giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime della Mafia. Filo conduttore della giornata di lavoro è stata una forte riflessione sul tema delle mafie, che dove sono presenti tolgono legalità, risorse e dignità a chi le subisce. In quest’ottica si colloca la partecipazione alla XI giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime della Mafia che si è svolta a Torino il 21 marzo 2006. Nella cornice di un corteo che contava 40/50.000 persone, quasi tutti giovanissimi, la classe con trasporto e commozione ha potuto vivere dal di dentro questo importante segnale che la società civile ha voluto lanciare alla presenza dei parenti delle vittime di mafia, mentre dal palco per tutto il tempo venivano letti i nomi dei morti innocenti. Testimonianze dal corteo Tra la gente che ha sfilato c’era anche la vedova Fortugno, raggiunta poche ore prima dalla notizia dell’arresto dei killer del marito. È stata una grande opportunità per le nostre ragazze e anche per noi insegnanti di poter camminare fianco a fianco con studenti provenienti dai quartieri di Palermo, Locri, Corleone e Lentini. Gli stessi ragazzi che hanno inventato lo straordinario slogan della giornata di cui sono stati anche protagonisti: “Non li avete uccisi, le loro idee camminano sulle nostre gambe”. La marcia opportunamente preparata la sera precedente da un operatore del gruppo, si è conclusa con le testimonianze dal palco della centralissima piazza San Carlo dei parenti delle vittime, moltissimi venuti dal Sud d’Italia per l’occasione; prendono la parola la vedova Fortugno, Nando Dalla Chiesa, don Luigi Ciotti, Rita Borsellino, suscitando la commozione dei presenti con il coraggio delle loro testimonianze. Don Ciotti e Piero Grasso Nel pomeriggio si conclude questo straordinario giorno qualunque, con la partecipazione al convegno: “Sviluppo economico, nel rispetto dell’educazione alla legalità”, dove prende la parola don Luigi Ciotti, che ancora una volta dà prova del suo straordinario carisma e della sua voglia di farsi capire e le studentesse rimangono colpite dal suo personaggio. Piero Grasso, procuratore di Palermo, ricorda come l’arresto dei presunti killer sia un grande passo, ma ancora molto rimane da fare perché il nostro Paese chiede molto di più e rivolge un colorato appello ai giovani in particolare a quelli didascalie ������� 24 N° 3 - marzo 2006 venuti dal Sud a raccontare la loro esperienza, come Mario, uno dei promotori del movimento “No al Pizzo” del quartiere Brancaccio di Palermo. Il dono del piccolo Giuseppe, ucciso dalla mafia Il Gesto dal giornale “Avvenire” del 26/03/06. La mamma del piccolo Giuseppe di Matteo dona a don Ciotti lo strumento musicale del figlio ucciso dalla mafia, perché figlio di un pentito: lo strumento è una diatonica, una tastiera a fiato. “L’ultima volta che l’ho visto – racconta- stava suonando il suo strumento per prepararsi alla lezione a scuola. Poi mi ha detto ‘Ciao mamma’. Non l’ho più rivisto” Era il 23 novembre 1993: il piccolo Giuseppe venne fatto rapire da Giovanni Brusca per vendicarsi del pentimento del padre Santino; dopo più di due anni di patimenti nel gennaio 1996, ormai ridotto a pelle e ossa, venne strangolato e il suo corpo sciolto nell’acido. “Un giorno – ricorda don Ciotti – al termine della cerimonia al cimitero nella ricorrenza della strage del giudice Borsellino e della sua scorta, mi si avvicinò una donna che era rimasta in disparte tutto il tempo. Era la mamma di Giuseppe”. Per i giovani, un’occasione per riflettere Tanti giovani: chi la Mafia la combatte ogni giorno perché se la trova accanto, chi la combatte educandosi ai valori universali. Tutti insieme erano in piazza accanto al grande muro fatto con centinaia di mattoncini, ognuno che riporta il nome di una vittima. Rimane molto da fare perché accanto ai giovani impegnati (la stragrande maggioranza) alcuni hanno dimostrato ancora una volta di non aver saputo cogliere lo spirito dell’iniziativa, nemmeno di fronte alla commozione suscitata dalle testimonianze dei parenti delle vittime. Con orgoglio possiamo rilevare come le nostre studentesse abbiano invece capito l’importanza di tale occasione e fatto spunto per un loro personale riflessione. La serata è sta caratterizzata da un momento di festa con il concerto di Max Gazzè e Paola Turci che fra un brano e l’altro hanno cercato di lanciare ai giovani un forte appello all’impegno personale per una cittadinanza attiva. Accoglienza, cultura, cooperazione Lo stage si è caratterizzato dall’aver affrontato i tre filoni storici della metodologia di lavoro dell’associazione Gruppo Abele: l’accoglienza che comprende i servizi, l’assistenza in comunità per persone alle prese con la tossicodipendenza, l’impegno contro l’alcolismo, l’ospitalità ai senza fissa dimora, agli immigrati alle persone con HIV, ai percorsi di tutela per soggetti coinvolti nella tratta delle persone; l’approccio culturale ai temi della strada, perché rinasca speranza dove i diritti non sono garantiti, attività presso il Centro Studi, denominato appunto Università della Strada; il lavoro delle cooperative sociali attivate dal Gruppo Abele in diversi settori produttivi e commerciali di volontariato internazionale. Educazione alla legalità Per approfondire questi tre macrotemi, il Gruppo Abele e l’associazione Libera, sempre fondata da don Ciotti, ha organizzato la sua azione in alcuni particolari settori: l’educazione alla legalità, il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati ai mafiosi, il sostegno a realtà dove forte è la penetrazione mafiosa, con progetti tesi a sviluppare risorse di legalità umane, sociali, economiche presenti sul territorio, la formazione e l’aggiornamento sul fronte antimafia. È importante poter collaborare con chi concretamente su occupa di questi temi da 40 anni in Italia, perché permette agli studenti di affrontare l’educazione alla legalità e quindi proporre valore quali: il rispetto della persona umana, il senso della responsabilità, il confronto critico e consapevole con la realtà, l’opposizione cosciente alla violenza, la capacità di cooperare. Detenuti, barboni, tossicodipendenti... Nello specifico lo stage della settimana ha approfondito i seguenti temi: genesi e storia dei 40 anni del Gruppo Abele; metodologia del lavoro e punti peculiari del suo operato; la legalità; la mafia; il carcere minorile con testimonianze di prima mano da parte di operatori sul campo; le tossicodipendenze . L’esemplificazione fatta dagli operatori che quotidianamente lavorano con i detenuti del carcere minorile “Ferrante Apporti” di Torino, in situazioni di strada con i barboni, nei Drop-in, centri di primo aiuto per l’assistenza dei tossicodipendenti, per la riduzione del danno (distribuzione di siringhe sterili, un posto per ripararsi, con bibite calde, un tetto, una doccia e la lavanderia) per i disperati della strada. Tutto questo sono stati reali fattori di conoscenza che vanno oltre la pur importante teoria, che a volte però non rende la precarietà di un lavoro che comporta un mix fra tecnica e cuore. “Studiate, senza fermarvi alle apparenze...” N° 3 - marzo 2006 Un fattore che realmente è stato trasmesso alle studentesse è stato quello della motivazione al proprio lavoro, così come la pressione e il lavoro costante che, lavorando con gli altri, un operatore sociale deve inevitabilmente fare su se stesso. Questo fra gli altri è stato uno dei passaggi fondamentali, così come l’invito conclusivo del vice-direttore didascalie 25 ������� Michele Gagliardo (di nome e di fatto) ha proposto alla classe, quello di studiare, cercando di non fermarsi alle apparenze, al primo giudizio, alla prima persona incontrata, ad Internet, ma di cercare a 360° senza fermarsi al giudizio prematuro e al preconcetto. A conclusione del percorso l’invito rivolto ad ogni singola studentessa di esprimere un giudizio, ma anche eventuali critiche al lavoro e al metodo. Una bella fatica vissuta assieme Quindi si è riscontrata da un certo lato la fatica di viaggio d’istruzione alternativo, con otto ore dilezione al giorno, non solo frontale, ma anche laboratoriale e concertata, ma dall’altra parte la consapevolezza di aver toccato con mano questioni considerate conosciute, ma di fatto sconosciute, e soprattutto aver posto le basi per un confronto con chi è tecnico del settore e un’idea di scuola che non si affida solo ad interventi estemporanei, ma inseriti in un percorso progettuale, che tiene conto di teorie, realtà e tempi di assimilazione e maturazione degli studenti stessi. Il lavoro svolto assieme ha inoltre visto un adattamento flessibile delle attività da svolgere, che pur non tradendola programmazione iniziale, ha saputo reimpostare alcune attività attraverso una presa di coscienza del perché è stato necessario quel cambiamento di attività. L’alternanza delle lezioni dello stage con alcune uscite tipiche di un viaggio d’istruzione come la visita la Museo Egizio, alla mostra Metropolis presso la Galleria di Arte Moderna, al Duomo di Torino e alla cappella della Sindone e infine della basilica di Superga ha permesso uno svolgimento ottimale anche sul piano culturale e della socializzazione degli studenti fra loro e con gli insegnanti. Michele Malfer, insegnante di religione e di storia dell’arte Fabio Dellagiacoma, docente di storia dell’arte Istituto di Istruzione “La Rosa Bianca” – Cavalese didascalie ������� 26 Libera L’associazione Libera è nata il 25 marzo del 1995, con l’intento di coordinare e sollecitare l’impegno della società civile contro tutte le mafie. Fino ad oggi, hanno aderito a Libera 1000 gruppi tra nazionali e locali, oltre a singoli sostenitori. Libera agisce per favorire la creazione di una comunità alternativa alle mafie, certa che il ruolo della società civile sia quello di affiancare la necessaria opera di repressione propria dello Stato e delle forze dell’ordine, con una offensiva di prevenzione culturale. Libera ha organizzato la sua azione in alcuni particolari settori: • Il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati ai mafiosi; • L’educazione alla legalità; • Il sostegno diretto a realtà dove è molto forte la penetrazione mafiosa, con progetti tesi a sviluppare risorse di legalità umane, sociali ed economiche presenti sul territorio; • La formazione e l’aggiornamento sul mutare del fenomeno mafioso e sulle soluzioni di contrasto ad esso, attraverso campi di formazione, convegni e seminari; • L’informazione sul fronte antimafia. Libera è presente su tutto il territorio nazionale attraverso sedi regionali e coordinamenti provinciali. Il presidente di Libera è don Luigi Ciotti, già fondatore del Gruppo Abele di Torino. Perché aderire? La circolare ministeriale 302 del 25.10.1993 indicava l’educazione alla legalità quale strumento da utilizzare per contrastare gravi situazioni di violazione dei diritti umani, di criminalità minorile, tossicodipendente, fenomeno mafioso. Ma perché aderire a Libera? • L’adesione a Libera da parte dell’Istituto è un rinforzo a quella volontà, già più volte espressa in questi anni, di diffondere la legalità e quindi valori come: • il rispetto della persona umana; • il senso di responsabilità; • il confronto critico e consapevole con la realtà di cui si fa parte; • l’opposizione cosciente alla violenza; • la capacità di cooperare. • È opportuno aderire a Libera perché l’Istituto, con l’indirizzo delle Scienze Sociali, ha avviato una collaborazione con il Gruppo Abele a partire dall’anno scolastico in corso e che si svilupperà nei prossimi anni • Aderire a Libera è una naturale conseguenza delle azioni svolte in questi anni da parte dell’Istituto sul fronte dei diritti umani, della condanna della pena di morte, della prevenzione alla tossicodipendenza, della cooperazione, dell’attenzione a chi ha più bisogno, della peer education. N° 3 - marzo 2006 I.S.A. “A. VITTORIA” TRENTO Le piante impossibili Pannelli artistici al Policlinico di Verona Un percorso lungo, della durata di due anni scolastici, dal 2003 al 2005; due anni che hanno visto coinvolti diversi studenti dell’Istituto I.S.A. “Vittoria” di Trento e che ha permesso di realizzare dei pannelli decorativi per il reparto di Ematologia del Policlinico di Verona. Decorativi sicuramente, che permettessero, a chi ogni giorno frequenta l’ospedale, di offrire un po’ di sollievo e colore, ma capaci anche di lasciare un importante messaggio. Venerdì 28 aprile 2006 presso l’Unità operativa di Ematologia di Verona c’è stata la cerimonia di consegna, da parte degli studenti, dei prodotti realizzati. Progetto e protagonisti Diverse classi dell’Istituto hanno partecipato all’importante iniziativa di solidarietà, in particolare le classi 4E e 5D, coordinate dagli insegnanti Caputo, Baldo, Merchiori e Paolo Tartarotti, con il coordinamento di Loretta Viscoso. L’idea di realizzare una decorazione in questo luogo di cura, è nata dall’esperienza che ha fatto un’insegnante di discipline pittoriche, familiare di una persona che è stata qui ricoverata e curata. Un sentimento misto tra la riconoscenza e la possibilità di offrire agli occhi di chi frequenta questi luoghi un po’ di sollievo, l’ha portata a proporre questa idea agli studenti, ai colleghi ed al Dirigente dell’Istituto. In un secondo momento è stato contattato il Prof. Giovanni Pizzolo, Direttore dell’Unità Operativa di Ematologia con la sua equipe di medici e infermieri, che hanno accolto l’iniziativa con entusiasmo. La scheda Progetto: “Le piante impossibili” Luogo di destinazione: Reparto di N° 3 - marzo 2006 Ematologia, Ospedale Policlinico, Verona. Realizzato da: Istituto d’Istruzione delle Arti, Trento. Classi coinvolte: 4E – 5A. Insegnanti: Antonia Caputo, Luana Baldo, Cinzia Merchiori, Paolo Tartarotti. Tempi di realizzazione: Anni scolastici 2003/04 e 2004/05. Inaugurazione: 28 aprile 2006 ore 16.30 Coordina il progetto: Loretta Viscuso. Sponsor materiali pittorici: A.I.L. Associazione Italiana contro le Leucemie, Sezione di Verona. Sponsor pannelli in legno: Ing. Tieni. Studenti 5D: Casanova Stefania, Cazzanelli Annamaria, Filippi Chiara,Granero Daiana, Gretter Alessandro, Merlini Valentina, Paris Isabella, Sega Caterina, Zanotti Marika, Zanotti Maura. Studenti 4E: Alaimo Joè, Bonvecchio Francesco, Donazzolo Elisa, Fattore Alex, Forti Jessica, Garbari Deborah, Matino Umberto, Mottes Lara, Perotti Sara, Tezzon Mattia, Tomasini Luca, Costantino, Zanol Alessio. Studentessa 3D: Costanzo Chiara. Ex- studenti: Chincarini Matteo, Espiritu Jasmine, Mattiuzzo Lara, Michelon Deborah, Facci Selena. il cemento, tra due mattoni, sopra un tetto: crescono comunque, nonostante tutto. Esse rappresentano, in modo assolutamente puro, con il loro ostinato desiderio di esserci, la stessa qualità di energia che ognuno di noi possiede, per far fronte alle difficoltà che la vita ci pone davanti. Con questa immagine di forza vitale da comunicare, gli studenti hanno iniziato il lavoro con il disegno dal vero di alcune di queste piante, che sono state poi trasformate e arricchite di particolari, a diventare un paesaggio balsamico agli occhi e al cuore. I pannelli, finora mai esposti, hanno già dato dei frutti in chi li ha pensati e dipinti, creando aperture e disponibilità verso gli sconosciuti che abbracceranno con i loro sguardi quelle foglie e quei colori. Il progetto è stato possibile anche grazie all’Associazione italiana Leucemia (A.I.L), Sezione di Verona, che ha fornito i materiali pittorici. Il tema scelto Il percorso ha visto gli studenti avvicinarsi alla realtà del reparto, effettuare dei sopralluoghi, per potersi avvicinare in modo consapevole al delicato compito di realizzare dei pannelli decorativi che potessero essere in sintonia con l’ambiente. La traccia seguita è quella delle ‘Piante impossibili’. Ci sono piante che crescono da sole, senza nessuna cura, non desiderate, nei luoghi più inospitali: in una fessura tra 27 didascalie ������� PERO” ROVERETO “DON MILANI - DE La mente del Depero Vent’anni di idee in Mostra “Mete> 20 anni di idee, progetti e comunicazione multimediale” – Palazzo Trentini 24 marzo – 18 aprile 2006 – Questo il titolo completo della Mostra a Palazzo Trentini a Trento, sede ufficiale del Consiglio provinciale, per i 20 anni dell’Istituto d’Arte “Fortunato Depero” di Rovereto. Un percorso, per la verità, che s’è snodato in vari momenti: prima l’inaugurazione ufficiale della Mostra nel pomeriggio di venerdì 24 marzo, poi la presentazione del Catalogo, mercoledì 12 aprile, sempre di pomeriggio e sempre nella Sala Aurora di Palazzo Trentini. Nella stessa sede, vale la pena ricordarlo, lo scorso anno c’era stata una mostra dell’Istituto d’Arte di Trento “A. Vittoria” con opere di “ex alunni celebri” per i cinquant’anni della scuola. Nelle presentazioni (Mostra e Catalogo) erano presenti, oltre al dirigente scolastico Silvio Cattani ed al presidente del Consiglio d’Istituto Maurizio Panizza, il sindaco di Rovereto, Guglielmo Valduga, il sindaco di Trento, Alberto Pacher, l’assessore provinciale all’istruzione e alle politiche giovanili, Tiziano Salvaterra, e la vicepresidente della giunta/assessora alla cultura, Margherita Cogo. La Mostra Mete è il titolo dell’esposizione che documenta e racconta i vent’anni di attività dell’Istituto d’Arte “Fortunato Depero” nel campo della comunicazione e della ricerca artistica. Il percorso espositivo si articola in quattro sezioni: marchio-immagine coordinata illustrazione editoria arti visive fotografia e cinematografia I materiali in mostra sono testimonianza di una realtà formativa, che si è sempre caratterizzata per una fitta rete di rapporti con il territorio ed una serie di collaborazioni di notevole rilevanza. Ognuno di questi elaborati, ideati dagli studenti, ha permesso didascalie ������� 28 loro di confrontarsi con la realtà, sperimentando situazioni di lavoro esterno, non solo simulato. In questo contesto la complessità della società contemporanea viene interpretata attraverso mezzi comunicativi diversi ed il linguaggio visivo, nelle sue diverse declinazioni, diventa strumento di ricerca e comunicazione. Il progetto formativo dei docenti ed il lavoro degli studenti si è dunque misurato dinamicamente con le realtà professionali, individuando in questa specifica metodologia lo stimolo per la sua costante crescita culturale e artistica. Maurizio Giongo Docente di tecniche grafiche e curatore della Mostra Il Catalogo L’Istituto d’Arte “Fortunato Depero” si presenta a Trento nella prestigiosa sede di Palazzo Trentini, dopo vent’anni di intensa e proficua attività formativa, con l’intento di porre all’attenzione della comunità alcuni esiti creativi dei propri curricoli didattici. Sulla scia di quella che è stata la grande Scuola Reale Elisabettina, che ha fatto nascere a Rovereto – tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento – straordinarie figure di intellettuali e di artisti, il nostro Istituto ha cercato di educare ad una creatività consapevole i giovani studenti, che oggi si confrontano positivamente nei vari ambiti artistici e professionali. Una mostra, questa, che pur non potendo essere esaustiva rispetto al lavoro svolto nell’Istituto, si presenta come sintesi e simbolo di una più ricca e complessa attività produttiva che qui appunto è ncessariamente sistematizzata. Da questa esposizione emerge soprattutto la passione che i nostri docenti e gli studenti hanno saputo infondere in un percorso di crescita ideativa e creativa. Dunque, non solo ricognizione ed esposizione di elaborati e manufatti, ma segno forte di vitalità, di intenso desiderio di N° 3 - marzo 2006 comunicare, di sperimentazione ludica e di consapevolezza metodologica. Mostra-percorso attraverso quattro ambienti: spazi concreti in cui la fase progettuale si coniuga con quella laboratoriale per giungere a risultati di valenza estetica ed efficacia comunicativa. Spazi che rappresentano anche i campi nei quali l’Istituto d’Arte “Depero” si è specializzato in questi anni, partendo innanzitutto dalla ricerca grafico-pittorica, fondamentale per saper vedere e per sapere elaborare criticamente autonome forme espressive. Nella prima stanza, quasi magica, si raccolgono reperti del nostro contemporaneo, mescolanze di sogni e segni guardati da una serie di ritratti che, nella loro trasparenza, si lasciano anch’essi guardare e scoprire alla ricerca di una nuova identità. Un altro spazio è dedicato alla fotografia, alla cinematografia e al video, per dimostrare come essi siano il mezzo oggi più libero e rigoroso per rappresentare ed essere nella realtà contemporanea. Immagini, fotografie e video che denotano l’atteggiamento di curiosità e di speculazione estetica proprie di chi intende porsi di fronte agli eventi con capacità di osservazione. All’illustrazione grafica, non banale e retorica rappresentazione di un concetto narrativo, bensì viaggio parallelo, fantasioso e liberatorio è destinato un terzo spazio. Segni, colori, collages che lasciano intravedere una forte sensibilità poetica e una felice sintesi tra parola e immagine. E infine la testimonianza del nostro intenso rapporto col territorio, con la committenza pubblica che ha visto i nostri studenti ripetutamente chiamati a ideare, elaborare e produrre simboli e loghi destinati ad una precisa identificazione sociale. Impegno, questo, che essi hanno sempre saputo affrontare con attenzione alle aspettative, ma anche agli scenari più estesi della comunicazione. Una mostra, dunque, che rappresenta un’importante meta raggiunta, ma anche un’indicazione di mete future. Per tutti noi del “Depero” una grande festa: quasi un compleanno che vogliamo dedicare a quanti hanno vissuto questa straordinaria esperienza educativa. Silvio Cattani dirigente scolastico Guardare avanti... Sempre più frequentemente le scuole si ritrovano a fare il punto con “anniversari” che segnano tappe di un importante percorso fatto assieme: studenti, insegnanti, operatori e dirigenti; ma anche genitori, famiglie degli stessi studenti e comunità attorno alla singola scuola. Sempre più spesso, queste occasioni diventano anche stimolo per “fare il punto” e guardare avanti. E proprio in queste ricorrenze si scopre con più forza l’importanza della documentazione, dei “prodotti” dell’azione quotidiana in classe dei ragazzi coi propri insegnanti. Si scopre l’importanza di “mostrare” anche alla comunità il cammino puntellato da progetti, parole, immagini, resoconti... Tutti strumenti che aiutano la scuola a riconoscersi, a capire che comunque un segno s’è lasciato. Aiutano innanzitutto i protagonisti diretti, i ragazzi e i loro insegnanti a ritrovare le briciole lasciate per strada, i segni che volenti e nolenti hanno lasciato traccia anche dentro ognuno di loro. Ma aiutano anche le famiglie e la comunità a riconoscere quell’identità di un istituto, di una scuola costruita nel corso degli anni con pazienza e con il contributo di tutti i soggetti coinvolti. L’Istituto Depero ha raccolto nella Mostra a Palazzo Trentini a Trento e poi in questo Catalogo la “testimonianza di una realtà formativa, che si è sempre caratterizzata per una fitta rete di rapporti con il territorio” ed una serie di collaborazioni fuori dalle mura scolastiche. Gli “oggetti” realizzati negli anni parlano da soli e, in considerazione del progetto sotteso, indicano con chiarezza la capacità che hanno avuto di trasformarsi in “idee, progetti e comunicazione multimediale”, grazie al laboratorio didattico “del dire e del fare”. L’anniversario dei 20 anni viene pensato e rivendicato innanzitutto come “una grande festa” per tutti coloro che hanno vissuto “la straordinaria esperienza educativa del Depero”. Ma come ogni tappa raggiunta, va considerata solo il punto di partenza per nuovi e più lusinghieri traguardi in un panorama nazionale e provinciale, che costringe tutti noi a tenere il passo con le riforme e l’innovazione. Tiziano Salvaterra Assessore all’istruzione e alle politiche giovanili Provincia Autonoma di Trento N° 3 - marzo 2006 29 didascalie ������� VERETO ITI “MARCONI” RO Le chiavi per l’Europa Progettazione informatica e inglese veicolare All’ITI “G. Marconi” di Rovereto si è appena concusa la prima parte del progetto finanziato dal Fondo Sociale Europeo di Informatica ed Inglese veicolare “Programmazione informatica ed inglese veicolare per transitare in Europa”. Il corso, tenuto dai docenti Chiara Pasquini (Inglese) e Piergiorgio Bertolini (Informatica), ha coinvolto 18 allievi provenienti dalle diverse classi quarte dei corsi di Informatica e di Elettronica: Accordino Paolo, Albasini Alessandro, Avancini Stefano, Bancaro Eugenio, Bonomini Matteo, Cantonati Patrizio, Cova Luigi, Depetris Alberto, Gatti Simone, Loss Giacomo, Montagnoli Claudio, Morandini Michele, Polidori Nicola, Sannicolò Federico, Taccaglino Andrea, Tommasi Andrea, Trombetta Antonio, Zatelli Mattia. Progettazione informatica in Java Il Corso è stato pensato per approfondire la progettazione informatica in Java, la realizzazione di un dispositivo di riconoscimento vocalico, ma anche per poter fornire quelle conoscenze che facilitino l’accesso al mondo del lavoro. L’argomento d’informatica scelto è risultato particolarmente stimolante perché ancora in fase di sperimentazione e suscettibile di Ulteriori evoluzioni a livello internazionale. A supporto della didattica e nell’ottica della formazione a distanza e del telelavoro, è stata adottata Una piattaforma di e-learning che sostiene i partecipanti nelle situazioni extracorsuali, ottimizzando i tempi, la gestione dei materiali didattici, delle attività, del relativo feedback e della comunicazione in generale. Clil, lingua inglese Per quanto attiene all’apprendimento della lingua inglese, a cui sono interessate tutte le classi dell’istituto, il progetto rappresenta una solida sperimentazione di didattica in “Clil” (Content Integrated Language Learning, ovvero insegnamento veicolare delle lingue straniere), in cui i contenuti di informatica ed extra-linguistici in generale sono trattati in lingua inglese, in alcuni moduli in maniera integrale, in altri alternativamente in lingua inglese ed italiana per la parte orale e unicamente in inglese per le abilità di lettura e di scrittura. La scelta che la scuola ha effettuato, nasce dall’esigenza di potenziare maggiormente negli studenti l’acquisizione di una competenza linguistica e comunicativa adeguata alle nuove richieste del mondo del lavoro, anche quello locale, e della continuità formativa. Attraverso questa modalità didattica è stato possibile estendere l’insegnamento della lingua senza aumentare il tempo-studio dei discenti, “calando” quindi la lingua in situazioni reali d’uso e così rinforzando il percorso professionalizzante degli studenti di Informatica o di Elettronica. Collaborazioni fra docenti Il progetto ha promosso, inoltre, una rete di collaborazioni e di ricerca-azione fra diversi docenti dell’istituto (oltre a quelli responsabili della docenza) che, a vario titolo, hanno dato un contribuito personale con osservazioni e suggerimenti che stanno confluendo in un repertorio di buone pratiche e nella sempre più concreta europeizzazione dell’istituto. Conclusi i moduli del percorso professionalizzante, gli studenti partiranno per uno stage linguistico a Folkestone (Gran Bretagna): frequenteranno un corso di inglese generale e di “English for work”, visiteranno alcune realtà scolastiche e aziendali locali in modo da interagire con esperti di entrambi gli ambiti. Di grande valenza educativa sarà, infine, il programma sociale che prevede visite alla capitale britannica e a cittadine locali. Carlo Andreatta didascalie ������� 30 N° 3 - marzo 2006 ������� ���������� FORMAZIONE PROFESSIONALE Formazione e occupazione l’indagine Una ricerca biennale del Cfp-Upt “Strategie metodologiche innovative per un incontro congiunto tra formazione e occupazione”. Questo il titolo dell’indagine del Cfp-Upt, curata da Michele Bragagna e finanziata per due anni dalla Fondazione Caritro. Nel progetto sono stati coinvolti gli allievi dell’Upt, per quanto riguarda in particolare gli aspetti legati a rilevazione, data entry e gestione segretariale. Il rapporto completo (che comprende una parte dedicata alla didattica) è disponibile in visione presso le sedi del Cfp-Upt, ma le scuole possono richiederne il libretto di sintesi. Saranno inoltre realizzati sul territorio alcuni momenti di presentazione della ricerca. I presupposti Il cambiamento è sempre faticoso: cambiare, soprattutto se imposto in tempi rapidi, può addirittura generare uno schock. Oggi, però, tutti i soggetti del sistema territoriale sono chiamati alla flessibilità, interpretando al meglio e con velocità le mutevoli esigenze del mercato. Il profondo e veloce cambiamento verificatosi in questi ultimi anni ha attraversato verticalmente tutti mercati, travolgendo o sconvolgendo abitudini e consuetudini in vigore da decenni. La caduta delle barriere doganali, l’adozione di una moneta unica, l’avvento di internet... hanno generato un effetto fortissimo: i mercati da territoriali sono diventati “aperti”, ovvero globali. In questi mercati la competizione si è spostata dalla singola impresa al territorio e mette in relazione territorio con territorio, non più impresa con impresa. Dentro questa contesa sono chiamati ad agire tutti i corpi sociali, tutta la società, inclusa la Pubblica Amministrazione, che detiene lo straordinario potere della governance, strumento fondamentale per dettare le linee strategiche di sviluppo della società civile. La scuola come “agenzia formativa” Dentro questo quadro in continuo movimento, si colloca come snodo importantissimo, se non fondamentale, la formazione, essendo divenuta centrale per l’impresa la stessa risorsa umana, che deve essere costantemente e “freneticamente “ al passo con i tempi. Formazione che oggi viene vista non più come un momento a sé stante, ma che viene vissuta dalle aziende quale verifica costante della progressione di carriera della persona, come vero strumento di people management, ovvero gestione delle risorse umane. Il giovane passa dall’istruzione alla formazione, e la scuola, quindi, diviene “un’agenzia” non soltanto educativa, ma formativa: questo è un passaggio fondamentale, poiché deve collocare le scuole, l’intero apparato N° 3 - marzo 2006 dell’istruzione, a fianco delle imprese in un vero sforzo sinergico di sistema. È altresì evidente che le aziende non hanno più il tempo, né le risorse, per consentire ai ragazzi che giungono dalla scuola un percorso di inserimento, magari guidato, utile a consentire una presa di contatto non traumatica con il mondo del lavoro e dell’impresa, per cui i giovani devono arrivare “quasi pronti” all’appuntamento con il passaggio fondamentale per la loro vita, l’ingresso nel mondo del lavoro. Il territorio chiamato a competere “Oggi a competere – scrive Bragagna – è chiamato l’intero sistema territoriale, inclusa la pubblica amministrazione che è chiamata ad essere regista dell’intero processo e non più attore. Il successo, sotto certi aspetti addirittura inaspettato, testimonia l’apertura e la volontà al cambiamento, ma soprattutto la disponibilità a costruire insieme, soprattutto per le peculiarità del sistema economico trentino, dove le nostre aziende hanno il loro punto debole nella dimensione: la maggior parte hanno infatti pochissimi dipendenti ed è allora evidente che la scelta di un collaboratore diventa un momento topico. Inoltre la società di dimensioni ridotte non può consentirsi di attendere che il neo assunto perfezioni la propria preparazione personale all’interno dell’azienda”. Monitorati gli sbocchi occupazionali aziende trentine. Infine è stato estrapolato un campione significativo di imprese, stratificato per territorio ed attività, alla quale è stato richiesto quali siano le competenze pratiche-teoriche di cui deve essere in possesso l’addetto ai servizi d’impresa e di vendita (qualifiche del Cfp-Upt). Le imprese approvano il percorso fatto Incoraggianti i dati: le imprese assuntrici hanno assegnato all’Upt un voto pari a 3,6 (in una scala da 1 a 5). Favorevoli al percorso formativo compiuto gli studenti (81%) di cui solamente il 10,7% figura disoccupato. “La sfida può considerarsi vinta – dice l’autoreper aver coinvolto pienamente le istituzioni e le imprese, creando una sorta di circuito sistemico di sinergia e collaborazione; attori che con illuminato senso di progresso hanno capito quanto stia accadendo nel mercato. Anche le istituzioni hanno lavorato davvero in sistema con la nostra azione, così come i mass media che hanno dato giusto risalto a questo monitoraggio e oserei dire di ‘customer satisfaction’ essendo vocata a capire anche il grado di soddisfazione delle ‘aziende clienti’ dell’opera di formazione. In quest’ottica sono stati attivati percorsi importanti e continuativi di collaborazione con le principali associazioni di categoria che daranno anche nascita alla stipulazione di convenzioni con il Cfp-Upt.”.(MI. C.) L’indagine ha monitorato gli sbocchi occupazionali di tutti i qualificati del Cfp-Upt degli ultimi quattro anni, analizzando e comparando parallelamente il punto di vista delle imprese assuntrici, con lo scopo di far emergere i bisogni in materia di personale e fabbisogni professionali. La ricerca, mirata a far incontrare domanda e offerta, è proseguita con la realizzazione di focus group, presso ciascuna sede dell’Upt, ai quali hanno partecipato i rappresentanti delle associazioni di categoria e delle più importanti 31 didascalie ������� NE CENTRO UPT VARO Simulimpresa I ragazzi del centro UPT - Varone fanno sul serio Lunedì 27 marzo alle ore 11 in punto, i ragazzi della classe Terza B del Centro Università Popolare Trentina del Varone dell’Azienda simulata “Zetacell” si presentano puntualissimi per una dimostrazione didattica di funzionamento operativo della Simulimpresa alla stampa, al direttore dei centri UPT – Isidoro Brugnolli, il direttore del Centro del Varone – Sergio Rocca, ed i responsabili nazionali di Simulimpresa: Alberto Musolesi e Giovanni Sanna di Ferrara e la docente Gabriella Zanetti del centro UPT di Tione, oltre agli insegnanti locali Enrico Giammoena. Subito dopo, dalle parole ai fatti: visita guidata negli uffici dell’impresa simulata. Gli ospiti di Sulmona Non è stata una coincidenza casuale, ma l’occasione per presentare l’attività di simulimpresa proprio al centro del Varone ha coinciso con un appuntamento importante: la presenza in Trentino dei ragazzi di un’altra impresa simulata, la “Confetti Panfilo Serafini s.r.l.” di Sulmona (Aquila), gemellata con l’impresa simulata “Zetacell s.r.l.” di Riva del Garda già dall’aprile 2005. A suo tempo, gli studenti del Varone sono stati a Sulmona, in marzo di quest’anno il gemellaggio ha registrato la visita ricambiata. Nel pomeriggio gli ospiti sono stati ricevuti anche dal sindaco, Claudio Molinari, dall’Amministrazione comunale e da altre autorità nel Municipio di Riva. Dall’azienda simulata di Sulmona sono giunti, assieme ai ragazzi, Milena Serafini, docente di lettere e direttrice dell’impresa, Golfredo Giuliani, docente didascalie ������� 32 di inglese e formatore (“ero già stato qui a riva del Garda in occasione della Fiera nazionale di Simulimpresa, da lì era nata l’amicizia, poi lo scambio ed il gemellaggio tra imprese simulate”). Va detto che quella di Sulmona è un’impresa, l’unica, di scuola media, che però “funziona bene”. A Riva gli ospiti hanno trascorso quattro giorni, tra loro – ci tengono a rimarcarlo- ci sono alcni studenti che sono ormai passati alle superiori, come Matteo, ora in prima liceo scientifico, ma che sono rimasti legati all’esperienza di simulimpresa “perché anche nella scuola media con questa esperienza si ricrea la complessità che poi ritroviamo nella vita “. In Abruzzo ci sono due imprese simulate nella scuola media: una confeziona confetti e bomboniere e l’altra è un’agenzia viagi ed escursioni legate sempre all’Abruzzo. E, come spesso succede, fa notare il docente Giuliani, si comincia con le scolaresche, poi si passa alle rispettive amministrazioni comunali e l’obiettivo finale resta il gemellaggio tra le due città. L’impresa “Zetacell s.r.l.” Torniamo alla presentazione dell’impresa in conferenza stampa. Nirmana comincia spiegando cos’è un’impresa simulata “nella quale certo tutto è simulato e non ha valore legale, ma per noi ha un valore enorme”. Ma cosa commercia l’impresa? Non c’è nemmeno il tempo di rivolgere la domanda che subito ti arriva tra le mani un elegante depliant con il marchio della Zeta Cell s.r.l., un enorme cellulare Sansung al centro della copertina e poi “il meglio della telfonia... è davanti ai vostri occhi”. Un elegante catalogo a colori con modello del cellulare, codice dell’articolo e prezzo di listino. Ci sono regolari riunioni preliminari, durante le quali ogni ufficio fa il punto ed espone rischi, difficoltà e situazione finanziaria ed organizzativa. Francesca ed Elisa sono addette alla segreteria, coloro che praticamente “hanno le chiavi della simulimpresa e del magazzino, controllano la posta, scaricano le e-mail e le smistano agli altri uffici, rispondono agli ordini e tengono in ordine i verbali, registrano le telefonate ricevute, organizzano le visite.... Claudia si occupa del personale, così come Nirmana segue l’ufficio contabilità Francesco e Marco sono i responsabili del Magazzino e di tutta la merce depositata, sia del magazzino vero sia di quello virtuale acquisito tramite cellulare. Alberto tiene i contatti con le aziende N° 3 - marzo 2006 proprio prendere sul serio l’esperienza che stanno facendo. La scheda simulate estere, traduce i cataloghi che non sono in lingua italiana (“viene da un paesino in provincia di Brescia e si alza ogni mattina alle sei per venire al Centro del Varone”). Stefano e Mattia hanno il compito di certificare l’azienda e raccogliere tutta la documentazione riciesta per questo. Valentina e Massimo hanno in consegna l’ufficio Marketing, sono stati alla Fiera internazionale di Pescara ed hanno preso contatti con 16 aziende estere ed altrettante italiane. L’ufficio vendite è campo esclusivo per Samir e Silvia, che si dimenano tra lettere accompagnatorie, bolle e fatture; ma anche telemarketing per via cellulare. Albertone e Lara sono all’ufficio acquisti, quindi data base, contatti con aziende sparse in tutta Italia. La visita guidata... dai ragazzi I docenti spiegano i passaggi organizzativi e le ricadute didattiche. Assicurano che molte delle competenze che vengono utilizzate in questa esperienza rientrano nel curricolo delle discipline, a cominciare da tecnologie. Si comincia in prima classe e si procede negli anni successivi con ore specifiche dedicate proprio all’attività della simulimpresa. A volte si dedica un’intera giornata all’attività, minimo 13 ore in settimana. A giudicare da come si dimostrano a proprio agio nel ritrovare scartoffie, controllare ordini, aprire faldoni di bolle e fatture, gli studenti sembrano N° 3 - marzo 2006 Il Programma Simulimpresa nasce a livello sperimentale in Italia nel 1994 ed attualmente è una realtà consolidata ed in continua crescita, sia a livello numerico che a livello di itipologia di Enti e Istituzioni che vi aderiscono. Dal 2000 è stata adottata anche nei Centri di Formazione Professionale dell’UPT presso le sedi di Trento, Riva-Varone, Tione e Cles per i corsi di qualifica “operatori d’ufficio” e “addetti alle vendite”, ma esperienze analoghe ci sono anche in alcuni centri Enaip ed al Veronesi di Rovereto. Il progetto Simulimpresa fa parte integrante del curricolo scolastico di tutte le classi del C.F.P. con un monte ore diversificato a seconda delle classi: - 120 ore in prima classe - 240 in seconda classe - 320 ore in terza classe Il progetto di sperimentazione prevede 700 ore in tre anni di corso. Nel Centro UPT del Varone ci sono sei simulimprese, si alternano nella sala informatica dinanzi ai computer ed ogni impresa entra con un proprio codice. Ogni impresa ha un simul-direttore ed un formatore (nel nostro caso il docente di tecnologie, ma anche quello di lingue straniere, di matematica e contabilità). Il metodo La metodologia utilizzata è caratterizzata dalla riproduzione di situazioni reali attraverso la simulazione. Gli studenti apprendono all’interno di un laboratorio dove viene riprodotto l’ambiente lavorativo, i suoi processi, le relazioni, i flussi informativi, gli eventuali incidenti. L’obiettivo è colmare l’anello mancante tra formazione teorica e formazione pratica integrando le attuali forme di intervento, quali lo stage e l’alternanza scuola lavoro. Ricreando l’ambiente aziendale, Simulimpresa propone all’allievo di mettersi direttamente alla prova con il lavoro per impararne le mansioni (conoscere e utilizzare documenti, gestire rapporti con l’esterno, con Banche, INPS, fornitori, clienti,...). Per questo, l’impresa simulata riproduce i diversi uffici di un’azienda reale: l’Ufficio vendite, l’Ufficio Acquisti, la Segreteria, l’Ufficio Contabilità, ecc.; ogni postazione di lavoro è corredata di un mansionario e le varie procedure (di vendita, di acquisto, pagamento,...) sono codificate in modo che un allievo possa occupare a rotazione le varie postazioni e possa lavorare autonomamente. 2004: Fiera internazionale a Riva Due anni fa, nelle giornate del 11 e 12 marzo 2004 presso il Palacongressi di Riva del Garda c’è stata la Fiera Internazionale delle imprese simulate 93 stand, oltre 100 imprese simulate, presenti (alcuni stand hanno ospitato 2 imprese). Durante la manifestazione gli allievi avevano presentato la propria specifica iniziativa e promosso virtualmente in modo imprenditoriale i propri prodotti espositori esteri, 9 Nazioni presenti: U.S.A., Spagna, Austria, Polonia, Germania, Grecia, Romania, Ungheria, oltre all’Italia. Nelle due giornate si erano svolti 2 seminari ai quali hanno partecipato oltre 700 persone; i visitatori registrati, provenienti da ogni parte d’Italia erano stati 11.400. (m.c.) didascalie 33 ������� ������� ���������� COLORI IN CLASSE i materne provincial Genitorialità d’altrove La relazione scuola e famiglia immigrata “Genitorialità d’altrove. Scuola e famiglia immigrata: una relazione in divenire” è il titolo del convegno del 9 giugno 2005 organizzato dall’Assessorato all’Istruzione e politiche giovanili e, nello specifico, dal Servizio Scuola dell’Infanzia della Provincia Autonoma di Trento. L’obiettivo, alla fine dello scorso anno scolastico, era trovare un momento di confronto tra diversi soggetti operanti nelle scuole dell’infanzia, con un’attenzione particolare al rapporto con i genitori, soprattutto immigrati, visto il considerevole aumento di bambini stranieri negli ultimi anni. Si tratta di famiglie provenienti da luoghi diversi, quindi da mondi e culture diverse che proprio per questo richiedono diversificate modalità d’intervento. Alla base, un Progetto di ricerca e formazione interculturale degli insegnanti a partire dal 2001, che si è svolto attraverso tre fasi (esplorativa, quantitativa, dei bisogni formativi) e che ha dato origine a diverse sperimentazioni. Da qui l’esigenza di approfondire il tema della relazione con i genitori, che è al centro degli Atti del Seminario pubblicati successivamente con lo stesso titolo del Convegno. Gli Atti del Seminario I contributi introduttivi sono di Luisa Pedrini, Miriam Pintarelli (Servizio Scuola dell’Infanzia della PAT) e Vincenzo Cesareo (professore dell’Università Cattolica di Milano), a cui sono affidate l’apertura e le conclusioni; gli interventi centrali sono invece a cura di Elena Besozzi (Università Cattolica di Milano), Clara Silva (Università degli studi di Firenze) e Lia Chinosi (Univesità Ca’ Foscari di Venezia). I temi trattati dai relatori sono centrati su alcune coppie di parole chiave: diversità e appartenenza, incontro e relazione, saperi e abitudini. L’idea è che i rapporti tra culture, ormai divenuti quotidiani, necessitino di adeguati spazi, di mediazione e di scambi: si tratta, infatti di una relazione che già c’è, ma che, come dice il sottotitolo del testo, è in divenire. Una relazione in divenire in un contesto scolastico complesso Un rapporto quotidiano, dunque, che richiede di conoscere bene il contesto per capirne la complessità e intervenire nel modo più adeguato, cercando di non dimenticare il peso che ha il contesto storico e socio – culturale in cui nasce un’educazione interculturale. Anche la scuola dell’infanzia della Provincia di Trento è un contesto complesso: è una scuola multiculturale, in cui l’incidenza dei bambini stranieri è circa del 6% (superiore alla media nazionale) e in didascalie ������� 34 cui ci sono nazionalità eterogenee, pur provenendo i bambini da tre macro – aree (bacino del Mediterraneo, Balcani, Paesi dell’Est). La complessità, però, non è data solo dal dato statistico, ma dal contesto della scuola, che è fatto di bisogni e apprendimento, di incontri e di culture, di relazioni e di organizzazione. Dall’incontro alla relazione “Gestire il confronto tra diversi orientamenti e appartenenze significa gestire l’incontro tra persone, poiché e persone non sono le culture di riferimento”, scrive Besozzi, che in questa eterogeneità ipotizza la creazione di una comunità di pratiche, di una “comunità dialogica”, capace di individuare alcuni nodi forti in grado di creare orizzonti comuni, ed individua l’educazione interculturale come pratica dialogica e viaggio, danza e casa come tre metafore come percorso per incontrare l’altro. Incontro, dunque, ma instarurare una relazione tra scuola e famiglia immigrata è difficile, sia perché – lo spiega Silva nel suo intervento- la partecipazione dei geitori è scarsa, sia perché la scuola, come la famiglia, ha del suo partner una rappresentazione distorta e stereotipata. aiutando gli insegnanti a conoscere i percorsi di vita del migrante (con problemi, traumi, sfide legati ad essi) e i genitori a conoscere la lingua e cultura italiana. Da questa sinergia nasce l’intercultura. Altri importanti passi illustrati da questo secondo contributo sono la formazione alla genitorialità, in cui la scuola diventa spazio di ascolto e mediazione, l’impegno ed il dialogo per arrivare alla condivisione di codici e di valori. Ma questo incontro è anche uno “scambio di saperi e abitudini”, come spiega Chinosi: i genitori stranieri incontrano la “cultura italiana della gravidanza”, non più basata sulla saggezza popolare, ma sulla cura (e spesso delega) affidata alle varie figure specialistiche. Le mamme straniere hanno altri modelli di riferimento, che è necessario conoscere e con cui è importante confrontarsi, e negoziare. (I.B.) Provincia Autonoma di Trento – Servizio Scuola dell’infanzia, Genitorialità d’altrove. Scuola e famiglia immigrata: una relazione in divenire, Atti del Seminario di Formazione 9 giugno 2005, a cura di Miriam Pintarelli e Grazianna Saporito, Trento 2005, pp. 46 Importante conoscere le “culture altre” Primo passo diventa, quindi, favorire una conoscenza tra i due soggetti, N° 3 - marzo 2006 ������� ���������� COLORI IN CLASSE materne equiparate A scuola con gli altri Intercultura, esperienze nella scuola della comunità L’intercultura nella scuola dell’infanzia. È questo il tema centrale della pubblicazione “A scuola con gli altri. Esperienze di intercultura nella scuola della comunità”, a cura di Lucia Stoppini (Unoedizioni, Trento 2006), direttore scientifico della Federazione Provinciale Scuole Materne di Trento. Il titolo di questo libro ricalca quello di un convegno tenutosi a Trento il 26 novembre 2004, ma gli interventi di quella giornata sono arricchiti da riflessioni sulla pedagogia e sui curriculi interculturali nella scuola dell’infanzia. Un’esigenza occuparsene Sette i contributi, di carattere sociologico, didattico e metodologico. Il primo di essi, scritto da Stoppini, spiega “il perché della ricerca”, soffermandosi sull’esigenza, nel contesto attuale, di occuparsi di intercultura, e sulle questioni più strettamente legate alla ricerca: il metodo, la teoria e la prospettiva. Tutto nasce dalla costituzione del Gruppo Intercultura all’interno della Federazione, al quale viene affidato il compito di approfondire tematiche multiculturali-interculturali nell’ambito del sistema scolastico federale. La scuola fa sempre da apripista La scelta è stata partire dall’esperienza delle scuole, raccolta attraverso incontri con i coordinatori e in seguito con gli altri soggetti coinvolti (insegnanti, famiglie, comunità...), con lo scopo di “aiutare la scuola ad essere luogo di educazione interculturale”. Tensione verso l’intercultura, sfida identitaria e interazione sono i tre concetti chiave definiti dal Gruppo e dalla Federazione, concetti che si è cercato di rapportare alla concretezza delle diverse realtà scolastiche. Alle scuole non viene proposto, però, un modello da adottare, ma una riflessione da portare avanti insieme, creando un “circolo virtuoso” tra i diversi soggetti che permetta un confronto sulle “buone pratiche”. Insegnanti come “comunità di pratiche” Su quali sono le tipologie di immigrazione sul territorio trentino e sulle modalità che la scuola dell’infanzia può adottare si sofferma Salvatore Abruzzese, che fornisce un quadro complessivo relativo alla N° 3 - marzo 2006 diversificazione dell’immigrazione e alla “dinamica dei rapporti tra i diversi soggetti nei casi di intercultura”. Questo contributo sociologico è seguito da un intervento di Loretta Fabbri sul ruolo professionale dell’insegnante, a fronte della presenza multiculturale, in particolare per quanto riguarda progetti e relazioni messi in atto dagli insegnanti, che si sentono “una comunità di pratiche che riflette sulle proprie azioni”. Un DVD per raccogliere le esperienze Non potevano, quindi, mancare le esperienze portate avanti in alcune scuole equiparate dell’infanzia: Cles, Cembra e Ala, racconti curati rispettivamente da Bianca Bertol e Graziella Pedrotti; da Silvia Cavalloro e da Silvano Medves. Sono racconti di “storie interculturali” fatte di difficoltà e fatiche, ma anche di interventi e conquiste, in cui appaiono come cardini la relazione e la riflessione. Nell’illustrare i loro progetti, le insegnanti trattano il contesto e le motivazioni della ricerca, l’organizzazione ed il coinvolgimento dei diversi attori, i punti critici e le conquiste, sempre con lo sguardo proiettato in avanti. Sempre in un’ottica di condivisione è stato realizzato un video DVD, allegato al testo, che raccoglie, in sintesi, alcune esperienze e riflessioni delle scuole equiparate dell’infanzia. di dinamico, che muta soprattutto nel contesto attuale, in cui ci misuriamo con il tema della multiculturalità e dell’intercultura; in questo senso l’identità diventa una sfida che coinvolge l’esperienza e la cultura. Il “pensarsi in azione” fa riferimento alla necessità per coloro che sono coinvolti in azioni professionali, perciò anche gli insegnanti, di assumere una posizione riflessiva. Nel sottolineare che di questo pensiero sono state capaci le insegnati protagoniste delle esperienze interculturali, Scaratti aggiunge: “Questo pensiero in azione ha sollecitato l’identità delle scuole, dei gestori, degli insegnanti, dei genitori, chiamandola a ri-trovarsi, a ri-guardarsi allo specchio, a dirsi ‘sono io’, a rappresentarsi come un processo mai finito una volta per tutte e perciò a rilanciarsi e rimettersi in relazione”. (I.B.) Federazione Provinciale Scuole Materne, A scuola con gli altri. Esperienze di intercultura nella scuola della comunità, a cura di Lucia Stoppini, Unoedizioni, Trento 2006, pp.102, € 20,00 L’identità: pensarsi in azione Chiude il volume il contributo di Giuseppe Scaratti, che riflette su identità e “pensiero in azione”. L’identità a cui si fa riferimento è la nostra, intesa come processo di costruzione e dunque come qualcosa 35 didascalie ������� ������� ���������� Scheda Io sento diverso – “Il libro è il primo di una serie di volumi dedicati alle peculiari modalità percettive ed espressive di bambini e ragazzi che condividono uno speciale modo di interagire con le persone e di relazionarsi con il mondo e per i quali è stata posta una diagnosi che rientra all’interno dei disturbi dello spettro autistico. Paolo Cornaglia Ferraris raccoglie in queste pagine il racconto in prima persona di un bambino con sindrome di Asperger, le esperienze di vita di genitori di altri bambini come lui, e una serie di schede di osservazione per tentare di decifrare, comprendere e valorizzare un modo di essere e di comportarsi che spesso può essere ritenuto bizzarro e incomprensibile o, più grossolanamente, frutto di maleducazione e insensibilità.” Paolo Cornaglia Ferraris, Pediatra, ha lavorato per vent’anni all’ospedale “Gaslini” di Genova. Ha fondato la ONLUS “Camici e Pigiami”’ presso la quale dirige l’ambulatorio. Autore di più di 200 pubblicazioni scientifiche e di 8 monografie in ematologia, oncologia e farmacologia. Tra i suoi saggi più recenti: Primari a delinquere? (2003), Asp... Asper... Asperger e che vuol dire? (2003); Malati di spreco (2004), Pediatri di strada (2006). Paolo Cornaglia Ferraris, Io sento diverso, Cosa pensa un bambino di 10 anni con sindrome di Asperger, Erickson, Trento 2006, pp. 112, € 12,00 La copia per la lettura è stata offerta da: didascalie ������� 36 SEGNALIAMO Letto da... ...un genitore competente “Ringrazio il bel libro di Cornaglia che mi conforta nel valorizzare le manifestazioni dei miei figli che sento così distanti dalle mie ma che posso apprezzare nel valore che esprimono.” Mi è stato chiesto di esprimere le impressioni suscitatemi da questo libro come genitore, e perciò non lo descriverò nei suoi punti di forza più lampanti, ma nell’utilità degli spunti di riflessione che possono scaturirne per qualunque genitore. La diversità nel percepire il mondo genera una diversità di risposte comportamentali che non sarebbe né corretto né proficuo squalificare come “inappropriate” perché alternative rispetto a quelle che ci attenderemmo da un figlio o da un alunno. E allora, visto che Howard Gardner ci ha illustrato le numerose intelligenze di cui disponiamo in varia misura, che ci fanno propendere magari per la musica o l’atletica piuttosto che per la matematica o la chimica, e che Robert Sternberg ci ha resi edotti dell’esistenza di stili diversi di pensiero, in conseguenza dei quali un bambino “monarchico” sarà totalmente assorbito dal compito che ha intrapreso come un invasato, in modo totalizzante, mentre un altro, “gerarchico”, trascorrerà molto tempo a compilare liste o addirittura liste delle liste, il libro di Cornaglia ci sollecita a guardare con più attenzione i nostri figli, ad ascoltarli più attentamente per cercare di capire come sono veramente, che cosa sentono, che cosa li anima, che cosa li galvanizza e che cosa invece li nausea per riuscire a sintonizzarci sul loro particolare modo di essere nel mondo e avere maggiori probabilità di svolgere meglio il nostro compito educativo. Paola Mastrocola ha denunciato l’esitazione, l’inerzia e la sostanziale permissività di molti genitori che non riescono a dare una direzione ai figli, come se si vergognassero di assumere una posizione decisa e di dire dei no ai loro adorati tiranni. Ha ragione, senz’ombra di dubbio. Ma porsi in ascolto e cercare di assecondare le propensioni e gli stili dei nostri figli non vuol dire abdicare al proprio ruolo di genitore, vuol dire invece interagire con autenticità (senza mascherarsi) e al tempo stesso con il gusto e spesso la meraviglia di leggere e accompagnare una storia che non è solo nostra ma anche e sempre più sua, del bambino, intessuta di aspetti che possono anche essere molto differenti da quelli che caratterizzano noi e che dovremmo sforzarci di rispettare. Io ho due figli, Federico e Flavia, nati da due madri diverse, che vivono in due città diverse, che sono diversissimi anche se amo entrambi con la stessa smisurata intensità. Il problema con Federico è che a 16 anni, “monarchico” com’è, mette più energie nel suo “lavoro” di dj che nel liceo che frequenta. Il problema con Flavia è che a 8 anni, “oligarchica” com’è, segue con lo stesso interesse le varie lezioni della sua meravigliosa classe, il violino, il karate eccetera. Passioni ne ha anche lei (l’amica del cuore, la cagnolina Maggie, la mamma), ma è così ponderata nell’allocazione delle risorse che se per un verso mi dico: “Beh, ormai ha già quasi 9 anni... Fra poco sarà in grado di condurre la gestione finanziaria della famiglia e ci salverà sicuramente dal baratro della cosiddetta ‘nuova povertà’”, dall’altro tanta saggezza mi sembra quasi patologica e mi preoccupa. E di Federico a preoccuparmi non è soltanto lo stile monarchico ma anche il fatto che i disc jockey lavorano tutta la notte del fine settimana, e chiaramente anche se è così alto rimane pur sempre un cucciolo di uomo... beh, ringrazio il bel libro di Cornaglia che mi conforta nel valorizzare le manifestazioni dei miei figli che sento così distanti dalle mie ma che posso apprezzare nel valore che esprimono (la passione ardente di Federico, il raro equilibrio di Flavia) e che è avvincente riuscire a percepire. Anche se sentono... diverso – da me. Riccardo Mazzeo Genitore esperto di tematiche psicologiche N° 3 - marzo 2006 Le parole per dirlo Letto da... ...un’insegnante di scuola elementare “L’autore presenta le schede come una sorta di ricettario pronto per l’uso e non il risultato di una continua ricerca di soluzioni possibili di volta in volta, caso per caso...” Il capitolo primo è scritto, come dice l’autore, da un bambino Asperger di 10 anni. Scrittura semplice, diretta – fin troppo lucida – e rende bene l’idea di come si sente e cosa sente una persona portatrice di tale disturbo. Ciò che più mi ha impressionato è la piena consapevolezza da parte del bambino della sua diversità o meglio degli elementi di difficoltà che caratterizzano la sua personalità, dato che la diversità appartiene a tutti i bambini, non solo a quelli considerati portatori di sindromi particolari. L’analisi particolareggiata che il bambino fa su di sé è davvero inquietante. Resta da capire quanto ciò che viene riportato sia espressione diretta del bambino e quanto interpretazione e produzione dell’autore. In ogni caso non vengono presentate conoscenze e riflessioni sul problema, sulle difficoltà sociali dell’Asperger che nascerebbero da “un eccesso di stimoli sensoriali o da un’eccessiva attività di traduzione e trasmissione degli stimoli derivati dai sensi al mondo delle emozioni e dei processi psichici che le coinvolgono”. Al contrario, per rappresentare le caratteristiche della sindrome, si raffigurano in maniera molto pragmatica le difficoltà con cui il bambino quotidianamente, anzi in ogni momento della giornata e in ogni contesto, deve fare i conti. Nella seconda parte del libro vi sono schede per osservare, interpretare i comportamenti del bambino Asperger finalizzate alla individuazione di strategie valide per agire, educarlo e fargli capire il senso del suo mondo: c’è una “scala di valutazione“ del comportamento e ben 49 schede che presentano altrettanti episodi di difficoltà e ci sono “varie descrizioni del comportamento del soggetto Asperger” con le relative interpretazioni, ed infine possibili interventi da parte degli educatori. Certo, la comunicazione e l’interazione con questi bambini, le difficoltà di “capire” di “decifrare” il loro modo di pensare, di sentire, di comportarsi e di essere, non rendono facili i rapporti. N° 3 - marzo 2006 L’autore vuole aiutare le persone che sono in contatto diretto con loro ma, a mio giudizio, lo fa in maniera eccessivamente particolareggiata, quasi che le schede costituiscano una sorta di “ricettario” pronto per l’uso e non il risultato di una continua ricerca di possibili soluzioni che cambiano di volta in volta, da soggetto a soggetto, da momento a momento, da contesto a contesto e che obbligano l’educatore – come avviene frequentemente nelle pratiche educative quotidiane – a un continuo interrogarsi e reinventarsi nelle attenzioni e nelle strategie. Grazie al rapporto e alle relazioni quotidiane, alle esperienze da cui trarre conoscenza e perché no anche al buon senso, il genitore o l’insegnante riescono spesso a capire, interpretare e di conseguenza agire in maniera adeguata nella gestione del bambino Asperger. Va anche detto che sempre più spesso, in casa o a scuola, abbiamo a che fare con bambini in difficoltà.Capire i loro bisogni, accettare e interpretare i loro comportamenti facendone una lettura attrezzata pedagogicamente e psicologicamente superando gli stereotipi perbenisti, aiutarli a stare bene con sé stessi e con gli altri, non è facile. È necessario dedicare molte attenzioni e molta energia nei loro confronti, costruendo un contesto educativo di accoglienza e di integrazione che metta in conto la fatica e l’impegno del bambino in difficoltà ma anche quello delle altre persone che si relazionano con lui a partire dai suoi compagni di classe. In questo senso le storie di bambini Asperger e delle loro famiglie, riportate nell’ultima parte del libro, risultano esplicative – meglio di ogni altra cosa – del disagio personale e familiare e possono senz’altro essere utili agli educatori, genitori, insegnanti e operatori per riuscire a capire il bambino e ad interagire con lui. Maria Antonella Bernardis, insegnante presso Scuola elementare Alighieri – IC Rovereto Sud (...) “Ho dieci anni e il mio papà mi ha spiegato che sono un bambino bravo, che cresce bene, impara le cose, ma ha un disturbo del comportamento. Si chiama disturbo di Asperger. È il nome di un dottore austriaco che per primo lo ha identificato e studiato in tanti bambini come me. Questo è successo quasi sessant’anni fa, ma molte persone che incontro non lo sanno ancora. Neppure la mia maestra lo sapeva. Per fortuna poi è arriata l’insegnante di sostegno. Lei forse lo sapeva; in ogni caso capiva molte più cose su di me. Ma tanti altri no ed è per questo che mi sono deciso a scrivere questo libretto. È difficile dire cosa ho io di diverso, perché non me ne accorgo: anzi,io mi sento del tutto normale. Sto imparando, invece, che ci sono cose che sento o che faccio in modo diverso da come le sentono e le fanno gli altri. Io sento diverso. Quindi penso che, forse, ha ragione il mio papà: i bambini Asperger (io sono così), sono diversi. Come? Beh, qualche volta è facile capirlo, qualche altra mica tanto. Ora provo a spiegarvelo. Voci Ci sono cose che per me sono difficili. Per esempio non sopporto di stare in un ambiente affollato o in una stanza dove tutti parlano, come la mia classe, quando c’è la ricreazione, oppure a pranzo, soprattutto a Natale, o in altre feste in cui c’è tanta gente. Il rumore mi fa male. Quando tutti parlano, infatti, ci sono tante voci sovrapposte, ed è come se mi scoppiasse una bomba nelle orecchie. Le sento tutte e non ci capisco più nulla. Allora mi alzo e me ne vado. Mio papà dice che devo stare seduto a tavola come gli altri, ma vorrei vedere lui, se avesse tutto quel frastuono nellle orecchie come ce l’ho io! Quando mi allontano sto meglio, prendo il mio giornale e lo sfoglio, così mi rilasso e magari seguo solo uno o due discorsi che sento da lontano. Ma almeno ne elimino altri e non sento più il rumore di piatti, bicchieri e forchette, che è veramente insopportabile.” 37 didascalie ������� la recensione Vite e storie altre Cinema e narrativa raccontano le diversità Un testo curato da Chiara Xodo per la parte filmografica e Maria Rosa Mura per la bibliografia, entrambe dell’Associazione ATAS Cultura, e che si inserisce all’interno del più ampio progetto Il gioco degli specchi, progetto che propone momenti di incontro e approfondimento sui temi dell’immigrazione, utilizzando come strumenti privilegiati la cinematografia e la letteratura. Un testo ragionato che affronta il tema della diversità, in tutti i suoi molteplici aspetti, suddividendolo in percorsi differenti e presentando delle schede filmografiche correlate da una valida bibliografia. Pensato per insegnanti, operatori ed educatori sociali che intendono affrontare le tematiche sulla diversità in modo da permettere a studenti e ragazzi di porsi in una situazione di conoscenza e ascolto dell’altro. Il linguaggio privilegiato del cinema Una scelta importante affrontare le tematiche della diversità utilizzando il linguaggio del cinema e della narrazione. Secondo le curatrici del testo è un linguaggio d’eccezione, capace di far comprendere i luoghi ed i tempi di cui non si ha esperienza diretta. Un linguaggio che stimola sentimenti di empatia che legano definitivamente lo spettatore/lettore alle situazioni che gli vengono presentate. È molto facile sentirsi coinvolti dalla narrazione, identificarsi con i diversi personaggi, essere partecipi e farsi trasportare dalla storia. Cinque percorsi sulla diversità Il testo suddivide la tematica della diversità in cinque percorsi che si caratterizzano per le differenti forme e significati che può assumere questo termine. È trattata la diversità che ha origine da disabilità fisiche e cognitive, affinché si possa apprezzare l’unicità di ogni essere umano, oltre qualsiasi pregiudizio. La seconda sezione affronta la diversità generata da diversità generazionali, gli scontri e gli incontri fra giovani e adulti per affermare la propria identità; una terza parte tratta le diversità di tipo culturale, una quarta la diversità “razziale” che ha origine da ideologie che hanno portato e portano ancora con se infinite problematiche, l’ultima sezione affronta la diversità di genere, quando la diversità tra uomo e donna viene rimarcata continuamente creando difficili relazioni. didascalie ������� 38 Schede e bibliografia Per ogni percorso vi è una breve presentazione delle proposte inserite, con le relative motivazioni della scelta; in ogni sezione sono presentati quattro, cinque film corredati da una accurata scheda informativa con la trama della pellicola ed un’interessante parte dedicata a come il film proposto può sviluppare possibili itinerari didattici nella scuola, con il proprio gruppo di alunni, quali argomenti possono essere affrontati e quali gli elementi di discussione da proporre ai ragazzi. In fondo alla pagina sono inserite le indicazioni in merito all’età consigliata per visionare il film e le motivazioni. Al termine della sezioni vi è un ulteriore approfondimento, è presente una scheda correlata di tipo bibliografico con dei suggerimenti di testi correlati alla tematica con una breve scheda di sintesi, questa parte relativa ai testi è pensata soprattutto per gli adulti e riflessione con i ragazzi preparando anche del materiale programmato in tempo. I testi bibliografici presenti alla fine di ogni sezione di percorso sono pensati per un approfondimento da parte degli adulti, per conoscere maggiormente la tematica; le curatrici comunque prevedono la possibilità di una lettura dei libri anche da parte degli studenti, eventualmente successiva ad una selezione preventiva da parte dell’insegnante, di alcune pagine o capitoli. Le fonti e la ricerca del materiale Per poter reperire i film le curatrici dell’Associazione A.t.a.s Cultura, Chiara Xodo per la parte filmografica e Maria Rosa Mura per la bibliografia, hanno attinto quasi totalmente dal materiale già presente presso il Centro Audiovisivi della Provincia Autonoma di Trento, materiale che è quindi a disposizione. Suggerimenti metodologici Nella presentazione iniziale del volume sono presenti degli importanti suggerimenti rispetto al modo in cui è meglio affrontare quanto proposto. I docenti o gli operatori che sono interessati ad utilizzare questa filmografia sono invitati a prendere visione del film prima di proporlo ai ragazzi, questo per poter adattare il tipo di proposta al gruppo di studenti a cui è rivolta; è inoltre possibile in questo modo sapere a priori quali passaggi del film risultano essere più significativi intervenendo in modo appropriato, si possono costruire percorsi di confronto Chiara Xodo e Maria Rosa Mura (a cura di), Vivere altre vite Capire altre storie – Cinema a Narrativa raccontano la diversità – Didascalie/ Strumenti, Trento 2005 COMPATIBILMENTE CON LE COPIE A DISPOSIZIONE, IL TESTO PUÒ ESSERE RICHIESTO ALLA SEGRETERIA DELLA RIVISTA “DIDASCALIE” DAGLI INSEGNANTI, CHE UTILIZZANO NEL PROPRIO LAVORO DIDATTICO ANCHE MATERIALE FIMOGRAFICO PER UN APPROCCIO MIRATO SULLA DIVERSITA’ N° 3 - marzo 2006 ������� ���������� OFFERTA VARIA Centro audiovisivi Proposte per le scuole Cinema, fisica e spettacoli dei licei Sono sempre numerose le proposte offerte alle scuole dal Centro Audiovisivi della Provincia Autonoma di Trento: a disposizione di insegnanti e studenti ci sono infatti videocassette e cd rom di diverse discipline, adatti a varie fasce d’età. Tra le nuove pubblicazioni del 2005 ne abbiamo selezionate quattro, di cui riportiamo le schede presenti sul sito del Centro Audiovisivi www.audiovisivi. provincia.tn.it: la prima riguarda la prosecuzione dei percorsi cinematografici per le scuole ed è una sorta di catalogo di proposte, curato da due firme note nel settore: Laura Grimoldi e Cecilia Salizzoni; la seconda un CD di fisica prodotto da Diego Busacca; infine, due si proposte che si riferiscono a progetti dei due licei scientifici di Trento: “Galilei” e “Da Vinci” diventati VHS e DVD. Caro diario. Il diario e la lettera al cinema Autrici: Laura Grimoldi e Cecilia Salizzoni (2005) Il lavoro propone l’analisi di alcuni film che sono trasposizioni cinematografiche di diari. Il percorso lavora sull’idea e sulla funzione del diario passando per la fiaba (La città incantata straordinario film d’animazione giapponese di Miyazaki Hayao) e il romanzo di formazione (Scoprendo Forrester, Il diario di Bridget Jones, I diari della motocicletta, Caro diario, Essere e avere, Le relazioni pericolose, Possession-Una storia romantica, C’è post@ per te, 84 Charing Cross Road). I temi dell’identità personale e della necessità di conoscere se stessi per poter realizzare al meglio la propria personalità, sono al centro della proposta didattica che può essere utilizzata nella scuola media benché il modello di analisi sviluppato lo renda più adatto alle superiori. Il libretto è suddiviso nei seguenti capitoli: - Ricordi il tuo nome? Percorso sul tema dell’identità e della scrittura - Tracce d’inchiostro. Dal blog al taccuino di viaggio - Tra fiction e non-fiction. Diari cinematografici - La lettera sul grande schermo. Dal romanzo al cinema epistolare Il professor Icetein impara a pattinare Produttore: Diego Busacca Realizzazione: Centro Audiovisivi N° 3 - marzo 2006 della Provincia Autonoma di Trento Dipartimento di Fisica dell’Università Iprase del Trentino Collaborazione: Circolo pattinatori artistici di Trento. È il racconto delle osservazioni del professor Icetein (di professione fisico e dall’aspetto vagamente riconducibile al celebre Einstein) che ad un certo punto vuole imparare a pattinare e, scontrandosi con le prime difficoltà, cerca di superarle affrontandole a modo suo, cioè studiando il comportamento dei corpi a contatto con la superficie ghiacciata. Da ogni sua osservazione si sviluppa un argomento di fisica che viene brevemente commentato. La scuola fa spettacolo Liceo scientifico “Galileo Galilei” 2005 Durata: 24 min Produttore: Provincia Autonoma di Trento – Piazza Dante, 15 – 38100 Trento Realizzazione: Ufficio Stampa PAT – Centro Audiovisivi Il video, che è stato realizzato con la diretta partecipazione dei ragazzi, documenta la preparazione dell’assemblea spettacolo messa in scena all’auditorium ex Santa Chiara nell’aprile del 2005 e ne raccoglie i momenti più significativi. Gli studenti, stimolati dalla loro fantasia e creatività, hanno lasciato i banchi di scuola per salire su un palcoscenico e presentarsi al pubblico. Dalle quattro ore di spettacolo proposte dai ragazzi, sono stati scelti gli spezzoni più eloquenti che, accanto a interviste e prove dietro le quinte, hanno dato modo ai giovani di spiegare la loro impegnativa ma entusiasmante esperienza. Sulle tracce dell’America Latina Lo spettacolo del liceo Da Vinci ora è un dvd Dal Guatemala all’Amazzonia, dal Cile alla Bolivia, dall’Argentina al Salvador affiancando sulla scena in modo originale e provocatorio anche Diego Armando Maradona e Oscar Romero: è il viaggio che ci fanno compiere i ragazzi del Liceo Scientifico Leonardo da Vinci di Trento con il loro spettacolo “Sulle tracce dell’America Latina” in scena nel febbraio scorso né “Il gioco degli specchi” e in maggio per “AmericaLatina QuestAltroMondo”. Ora questa performance è diventata un DVD, realizzato dal Centro audiovisivi della Provincia autonoma di Trento in collaborazione con gli stessi studenti che hanno effettuato anche le riprese. Il video – accompagnato da una galleria fotografica – è una ulteriore tappa di un percorso che ha portato i ragazzi dapprima ad un approfondimento della cultura e della storia dell’America Latina, quindi all’allestimento di una rappresentazione che i protagonisti hanno affrontato non solo dal punto di vista teatrale, ma anche della “post produzione”. E così, mentre i più hanno definito la drammaturgia e la messa in scena, dando vita allo spettacolo teatrale, un piccolo gruppo si è preoccupato di allestire la regia mobile e di manovrare le telecamere, sotto la guida degli esperti del Centro audiovisivi. Informazioni: Centro audiovisivi della Provincia autonoma di Trento Sede provvisoria: via Vannetti 32 – 38100 Trento Telefono: 0461-495117 Orario: 9-20 dal lunedì al venerdì. Sito: www.audiovisivi.provincia.tn.it 39 didascalie ������� concorsi Bandi 2006 - 2007 La Fondazione Caritro per le scuole Anche quest’anno la Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, in accordo con l’Assessorato all’Istruzione e alle politiche giovanili, propone la realizzazione di progetti che prevedano l’innovazione delle metodologie della didattica e dell’apprendimento da sperimentare tramite attività da svolgere con gli studenti, al fine di coinvolgerli come protagonisti attivi del percorso stesso. I Bandi che finanziano questi progetti sono due, il primo rivolto a tutti gli Istituti Scolastici della Provincia di Trento, il secondo Bando si rivolge a tutti i Centri di Formazione Professionale del Trentino. Per gli Istituti scolastici: 70.000 Euro La Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto propone un Bando rivolto a tutti gli Istituti scolastici della provincia di Trento. I progetti potranno essere programmati e realizzati anche con il coinvolgimento e la collaborazione di altri Istituti Scolastici o di altre realtà pubbliche o private e in collegamento con iniziative in atto sul territorio provinciale o in ambito più ampio. L’argomento e le discipline coinvolte nel progetto potranno essere liberamente scelte dalle scuole che partecipano; i progetti dovranno iniziare nell’a. s. 2006/2007, con durata annuale o biennale, e comunque da concludersi entro l’a. s. 2007/2008. Il budget complessivo messo a disposizione ammonta a 70.000 Euro, da suddividere tra i progetti ammessi. La Fondazione potrà coprire il 70% del costo complessivo, per i costi non coperti dovranno essere trovate risorse proprie o di terzi. Le richieste di contributo dovranno tenere conto che la somma stanziata per ciascun progetto non potrà essere superiore a 15.000 Euro. La valutazione dei progetti presentati avverrà entro giugno 2006. Per la Formazione Professionale: 100.000 Euro Col Bando, La Fondazione vuole promuovere l’innovazione nella Formazione Professionale, incentivando la realizzazione di progetti fondati sulla sistematica collaborazione con gli ambienti esterni, anche lavorativi, e su una più partecipata interazione tra docenti e allievi su progetti originali con un “prodotto finale”. I contenuti dei progetti possono essere liberamente individuati in base alle esigenze formative, esperienze e qualifiche proprie di ogni CFP. Dovranno essere svolti nell’anno 2006/2007 con il coinvolgimento di più classi anche appartenenti a macrosettori, qualifiche o CFP diversi. La Fondazione mette a disposizione un budget complessivo di 100.000 Euro, 10.000 Euro per ciascun progetto ammesso al bando. La valutazione dei progetti presentati avverrà entro luglio 2006 tramite apposita Commissione, e verrà comunicato l’esito per lettera. Documentazione e presentazione delle domande I bandi sono stati inviati per posta a tutti i Dirigenti scolastici e a tutti i Direttori dei CFP del Trentino con il testo completo di quanto previsto e gli allegati i moduli di partecipazione. La domanda di partecipazione dovrà essere inviata alla Fondazione improrogabilmente entro le ore 18.00 del 20 maggio 2006 (farà fede la data del timbro postale). La domanda di partecipazione e il progetto devono inoltre essere inviati anche all’indirizzo [email protected]. Ulteriori informazioni e i testi dei Bandi si possono consultare e scaricare nell’Area Agenda /Concorsi e progetti del portale della scuola trentina: www.vivoscuola.it didascalie ������� 40 Esercizio amico dei bambini Oggi è possibile individuare gli esercizi ed i locali “a misura di bambino”, non sarà difficile perché saranno contrassegnati da uno specifico marchio e quindi facilmente riconoscibili. Un logo pensato proprio dai più piccoli che hanno partecipato al concorso di disegno che ha coinvolto 966 alunni delle scuole elementari del Trentino. I vincitori sono stati premiati con una gita all’Acquario di Genova. L’iniziativa si inserisce nel più ampio progetto provinciale “Family in Trentino” e pone l’attenzione sull’importanza di ripensare gli spazi progettati per gli adulti rendendoli più a misura di bambini perché possano sentirsi a loro agio anche in contesti esterni insieme ai propri genitori. Nei locali con il logo è possibile avere cibi preparati con alimenti adatti alle esigenze dei bambini; non mancano giochi per rendere più piacevole la permanenza dei bambini nel locale, piatti e stoviglie adatti a loro, ma anche possibilità di organizzare festicciole. Il Concorso, bandito dalla Provincia Autonoma di Trento, Servizio Commercio – Ufficio Polizia Amministrativa, e destinato ai bambini delle scuole primarie del trentino, prevedeva l’ideazione di un disegno originale che identificasse gli Esercizi amici dei bambini e potesse rappresentare l’offerta presente in questi servizi. Tra gli oltre 850 disegni pervenuti la Commissione, composta da diversi esperti, ha scelto 5 disegni vincitori; ma sono stati scelti anche 5 altri disegni meritevoli di menzione. Disegni vincitori: 1° – classe IV e V pluriclasse elementare di Zuclo, IC Tione, docente referente Miria Frizzi 2° – classe IV elementare di Sarche – IC Vezzano, docente referente Norma Bortoli 3° ex aequo: classe V Scuola primaria di Comighello, Ponte Arche, Ic Giudicarie Esteriori, docente referente Daniela Caracristi; classe IV elementare di Comighello- Ponte Arche, IC Giudicarie Esteriori, docente referente Giliana Togni; classe III elementare di Sardonico, IC Fondo, docente referente Marcella Malech. N° 3 - marzo 2006 ������� ���������� EUROPA SCUOLA In Europa in tre lingue Tre siti da visitare: italiano, inglese e tedesco Vi presentiamo tre siti che permettono ai ragazzi di conoscere l’Europa in modo semplice, completo e divertente. Ricchi di notizie interessanti, illustrazioni colorate e giochi, ma anche con chiare spiegazioni ed immagini. Sono un sito in lingua italiana, inglese e tedesca, non potevamo che recensirli nella loro lingua rivolgendoci proprio ai ragazzi. L’Europa http://digilander.libero.it/laboratorioeuropa/europa/europa.htm Ciao! Vuoi conoscere l’Europa in modo semplice e divertente? Abbiamo scoperto un sito simpaticissimo, chiaro, completo e divertente realizzato dagli alunni della Scuola Elementare Via Conforti e dalla Scuola Media Panzini-Borgese di Rimini, nell’anno scolastico 2001/2002, nell’ambito del progetto “Laboratorio Europa”. Potrai fare dei viaggi virtuali e non, per diventare un cittadino consapevole, acquisirai conoscenze e rafforzerai il senso di partecipazione democratica e civile alla vita sociale e politica. Un ampio spazio del sito è dedicato alla conoscenza dell’Unione Europea, vi sono schede di ambito geografico, vi è la storia dell’UE divisa per tappe, non mancano gli Stati, i Paesi e le bandiere. Sono affrontate tematiche quali i diritti ed i doveri dei cittadini e l’istruzione. Come ogni sito per ragazzi che si rispetti, ti chiederai, devono esserci delle aree dedicate a qualche gioco...ci sono e sono proprio belle, non mancano anche i quiz. Quando sarai entrato nel sito ed avrai imparato per bene, ti consigliamo lo spazio Geografia Europea dove esplori e giochi con un’Europa...vista dal satellite! Let’s explore Europe! http://europa.eu.int/europago/explore/welcome.jsp Hello! Welcome to Europe, our home. It’s a beautiful place and there is lots happenings here. How much do you know about it? Come with us and let’s explore Europe togheter! Whit this site will be an adventure journey throught time and space and you’ll find out loads of interisting things. This is the begin of your research in this incredibile site. If you want you can entry in a fantastic world, you can discovery many information only with a clic of mouse, all about geografy, climate and nature, farming and all about the sea. Don’t miss a journey trought the time and it is possibile to know the story of forty famous faces. Than there is the story of the European Union, what the EU does? How the UE takes decisions? In the site there are, furthermore, a link on site Europe go, with fun games, and a quiz where do you can test your knowledge of Europe. But I can’t write to much about this site, because you must discovery by yourself.... Entdecke Europa!!! http://www.entdeckeeuropa.de/ Hallo... Mein Name ist „Eurogaloppo“ und ich bin das Europa-Pferd, offizielles Europa-Symbol des Landes Niedersachsen. Auf meinen Internet-Seiten, kannst Du Europa entdecken.... Ich möchte Dir auch erklären, was die Europäische Union ist, wie sie funktioniert, was die EU alles macht und welche Chancen und Möglichkeiten diese Gemeinschaft von 25 Ländern den Kindern und Jugendlichen bietet. Auf der Website findet man zahlreiche Informationen, Spielen, Tipps für Kids und Lehrer, Tests, und Spass rund um Europa und die EU. Du kannst auch online unseren offiziellen Europa-Song „In Europa werden Wunder wahr“ hören. Du wirst auch erfahren, warum es so für die Zukunft so wichtig ist, Fremdsprachen zu lernen und andere Länder und Kulturen kennen zu lernen. Die Gestaltung und die redaktionelle Bearbeitung der Webseiten wird vom Europäische Informations-Zentrum (EIZ) Niedersachsen, das zum europaweiten Netzwerk der „Europe Direct“-Informationsstellen der Europäischen Union (EU) gehört. LA NOVITÀ Il sito c’è www.politichegiovanili.provincia.tn.it Progettato e curato dall’Assessorato provinciale all’istruzione e alle politiche giovanili, da più di un mese è on line il nuovo sito web sulle politiche giovanili in Provincia, con aree locali, ma anche “incursioni in quelle nazionali ed europee. Un nuovo strumento, nato per costruire uno spazio informativo e di confronto fra chi opera per le politiche giovanili sul territorio; un’area dove le idee possano intrecciarsi, dove le conoscenze e le riflessioni sul mondo dei giovani possano aprire nuove strade e nuovi sviluppi. Uno spazio per raccogliere ciò che si sta facendo per i giovani, per creare un coordinamento ed un contatto tra Assessorato e Associazioni, tra Associazioni ed enti locali. Diverse aree di contenuti, suddivise in voci più amministrative e altre più progettuali. È possibile trovare informazioni sulla struttura organizzativa e sui gruppi di lavoro che operano per la promozione delle politiche giovanili sul territorio trentino; sono presenti la documentazione, le leggi, le delibere in materia di giovani e Associazioni; aree di ricerca e analisi e una voce relativa all’Osservatorio Giovani dell’Iprase. Nel settore di maggior progettualità, ampio risalto ai Bandi promossi nel 2004 e 2005 ed alla rispettiva modulistica, ai progetti dei Piani di zona e di Piani di ambito; non mancano le informazioni in merito alle iniziative promosse dall’Assessarato. Uno spazio è specifico per gli eventi, quali incontri e seminari; importante la finestra sull’Europa, alla voce Europa.giovani. E poi spazio alle Associazioni, con le schede ed i progetti attuati sul territorio; all’area Genitorialità; alle Pubblicazioni, ai link utili locali, nazionali ed europei. A breve saranno attivi degli spazi di confronto quali un Forum e la Chat. Insomma: visitatelo subito!