L`uomo siciliano di Danilo Coppola - MAS 231

Transcript

L`uomo siciliano di Danilo Coppola - MAS 231
Intrighi finanziari. Coppola e Tumino
1 di 2
http://www.leinchieste.com/coppola-tumino.htm
5 marzo 2006
L'uomo siciliano di
Danilo Coppola
Giancarlo Tumino e le tracce
affaristiche che dalla capitale portano
all'est dell'isola
Dalle vicende dell'Antonveneta, come dal contestuale assalto alla BNL e al "Corriere della Sera",
viene un esaustivo compendio di quanto possano celare oggi i sipari, in apparenza rassicuranti,
della grande finanza nazionale. Sono avvenuti fatti sconvolgenti, che hanno turbato a fondo
l'opinione pubblica. E in tale quadro convulso, sono andate definendosi le movenze di alcuni giovani
immobiliaristi, ben arroccati nella capitale e non solo, capaci di porre in gioco capitali immensi, tali
da riuscire a mettere a soqquadro i poteri forti del paese, e a proporsi addirittura negli assetti della
carta stampata, che rimangono un terreno strategico per i club che intendono assumere un controllo
largo sulle cose. Tali voci recano movenze per certi versi inedite, e tuttavia s'incasellano senza
sforzo in una tradizione lunga, legandosi, non soltanto sottotraccia, ad assi finanziari recanti un
nome riconoscibile e, soprattutto, una storia. I romani Danilo Coppola e Stefano Ricucci, ambedue
titolari di patrimoni di miliardi di euro, per quanto significativamente privi di risorse originarie, solo in
apparenza vengono dal nulla: è assodato che recano importanti nessi con i Caltagirone, recanti
appunto un passato, lungo, aggrovigliato, ancora oggi non del tutto dipanato; hanno intessuto
accordi con i vertici di Bipielle; hanno operato a contatto di gomito con il milanese Gnutti, grande
manovratore di Hopa, e con l'emiliano Consorte, che con una disinvoltura tutta propria ha fatto il
nuovo corso di Unipol; hanno lambito infine i territori off limits di Mediobanca. Avrebbero potuto
osare di più, in così poco tempo?
Si tratta evidentemente di disegni avventurosi, nella stessa misura in cui lo potevano essere, fatti i
dovuti distinguo, quelli del primo Berlusconi, o di altri scalatori finanziari della penisola. Ponendo
insieme una serie di tasselli, si ricava comunque che tali arricchimenti sono esito di interessi
multilaterali, di storie riservatissime, di patti reconditi, che, secondo tradizione, vanno percorrendo il
paese tutto, dalla Padania alla Sicilia. E proprio la Sicilia, che nella vicenda recita beninteso una
parte discreta, permette di vagliare profili non indifferenti del Coppola, attualmente il meno colpito
sotto l'aspetto giudiziario, per essersi tenuto vagamente defilato dai "concertisti" dell'operazione
Antonveneta, e tuttavia elemento di primissimo piano di una matassa finanziaria ancora largamente
da dipanare. Come è noto, negli affari dell'immobiliarista romano entrano in gioco un pugno di
fedelissimi, ben piazzati in numerose società immobiliari, di cui alcune recanti, neppure a dirlo, la
sede legale in Lussemburgo. Sono usciti, fra l'altro, i nomi di Gaetano Bolognese Bonaventura,
Ernesto Cannone, Roberto Repaci: quest'ultimo già tirato in causa da una informativa della GdF per
storie di 'ndrangheta. E in tale rete, occupa una posizione nodale appunto un signore siciliano poco
più che quarantenne: Giancarlo Tumino. Va rilevato tuttavia un particolare: le strade praticate dal
Coppola non portano a Palermo, né agli oscuri meandri del Trapanese, come poteva avvenire
comunemente ai tempi dei Rimi, dei Lima, dei Liggio, dei Ciancimino, dei Vassallo, e anche in tempi
meno lontani. Il contatto con l'isola non passa attraverso famiglie e cordate tradizionalmente legate
a gruppi delinquenziali riconosciuti come tali. Le strade praticate dall'immobiliarista romano portano
invece all'est dell'isola, più precisamente nella dimessa Ragusa, la città che, di reticenza in
reticenza, è riuscita a porre la pietra tombale sul caso Tumino-Spampinato.
Un po' come negli iter di Coppola e Ricucci, il ragusano Tumino reca un passato economico di
nessun rilievo. Proveniente da una famiglia di contadini poveri, fino a quasi tutti gli anni novanta
conduce personalmente una serra, saltuariamente fa il ruspista, perlopiù per conto terzi, per alcuni
anni gestisce un bar, con modesti risultati. L'incontro con l'immobiliarista romano, avvenuto a
02/11/2008 11.25
Intrighi finanziari. Coppola e Tumino
2 di 2
http://www.leinchieste.com/coppola-tumino.htm
Ragusa, gli cambia tuttavia la vita. A renderlo possibile sono del resto alcune circostanze. Negli
ultimi anni novanta una sorella del Coppola si trasferisce nel capoluogo ibleo per avere sposato un
ragusano, tale Ferreri, a sua volta imparentato per via di un matrimonio con il Tumino. Il contatto fra
l'operatore economico romano e il barista siciliano è quindi nelle cose, agevolato da importanti
affinità di carattere, dalla medesima cultura edonistica, dal comune senso del denaro. Da quel
momento, mentre la sorella dell'immobiliarista si dà da fare localmente, assumendo una cospicua
quota del Caffè Sicilia, uno dei più raffinati ed esclusivi della città, l'ex ruspista diviene l'uomo di
Coppola nell'isola, e non solo nell'isola, se si considera che a lui il finanziere romano delega il
controllo laterale di alcune società strategiche, divise fra Lussemburgo e Roma, come la Gabbiano
Immobiliare, e la Immobilbi srl.
Come è ovvio, da Marina di Ragusa il Tumino si trasferisce a Roma, ma i rientri a Ragusa sono
frequenti e piuttosto visibili. Lo si vede in giro in BMW, ma non disdegna di esibire un paio di Bentley
e una Ferrari. Si tratta del resto di rientri motivati, in sostanza di lavoro a tutti gli effetti. L'uomo di
Coppola si assume infatti il compito di investire negli Iblei capitali ingenti, in terreni, in serre, che a
sua volta dà in gestione ad amici fidati, e come è nelle logiche dell'immobiliarista romano, in
appartamenti, soprattutto nella frazione di Marina, dove i prezzi degli immobili sono da anni e si
prospettano ancora in notevole rialzo. Attraverso il Tumino, il Coppola finisce con il ricavare quindi
dal Ragusano delle convenienze finanziarie. Ma è mosso pure da tutt'altri interessi, in una chiave
spiccatamente edonistica, se è vero che l'area iblea, in particolare quella ragusana, da alcuni anni è
divenuta una tappa irrinunciabile dei suoi viaggi nel Mediterraneo, con il suo Yacht da nababbo. E
non mancano aneddoti al riguardo, perfettamente intonati con quello che si conosce già del
personaggio, che ama farsi fotografare in un certo modo, e che, al pari dell'amico Ricucci, ma assai
diversamente dai Caltagirone, si mostra piuttosto sensibile alle seduzioni della mondanità.
Carlo Ruta
(Fonte: "L'isola possibile", Catania, febbraio 2006)
02/11/2008 11.25