Bio dei convegnisti e Abstracts degli interventi
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Bio dei convegnisti e Abstracts degli interventi
CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI MERCOLEDÌ 4 E GIOVEDÌ 5 MARZO 2015 SALA PUCCINI ABSTRACT E CURRICULA CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI APOTHÉOSE DE RAMEAU DAGLI HARMONISTES AGLI SPETTRALISTI MERCOLEDÌ 4 E GIOVEDÌ 5 MARZO 2015 SALA PUCCINI ABSTRACT E CURRICULA Robert Zappulla RAMEAU E IL RAPPORTO FRA ACCOMPAGNAMENTO E COMPOSIZIONE Pierre Albert Castanet CONTRIBUTI PER UNA FILIAZIONE SPETTRALE FRANCESE A PARTIRE DALLA RICERCA DI RAMEAU Alessandro Arbo IL RUMORE NEL SUONO (E NELL’ARMONIA). RIFLESSIONI SU UN’INTUIZIONE DI JEAN-JACQUES ROUSSEAU Patrizio Barbieri SUL TEMPERAMENTO DEI PIANOFORTI E DELLE ARPE: QUERELLES A SEGUITO DELLE PRIME INDAGINI SULLA DISCRIMINAZIONE IN FREQUENZA DELL’ORECCHIO UMANO (PARIGI, 1810-1835) Angelo Orcalli GENERAZIONE ARMONICA DEL TEMPO MUSICALE Mark Howard LA FIGURA UMANA E LA RAPPRESENTAZIONE CORPOREA NEL CODE DE MUSIQUE PRATIQUE E NEL NOUVELLES RÉFLEXIONS SUR LE PRINCIPE SONORE (1760) DI RAMEAU Jean Claude Risset CONSONANZA E DISSONANZA CON SUONI ARMONICI E INARMONICI Juan G. Roederer RAMEAU AVEVA RAGIONE... MA NON POTEVA SAPERE PERCHÉ. FONDAMENTI PSICOACUSTICI DELL’ARMONIA 1 2 Robert Zappulla Claremont Graduate University RAMEAU E IL RAPPORTO FRA ACCOMPAGNAMENTO E COMPOSIZIONE Nel XVII e XVIII secolo la pratica dell’accompagnamento e della composizione musicale erano fondamentalmente interconnesse. All’accompagnatore professionista era richiesto di capire le regole della composizione ed al compositore era richiesto lo stesso per l’accompagnamento. Così tanto ci si aspettava che l’accompagnatore fosse istruito, o nel linguaggio comune del XVIII secolo che “raggiungesse la perfezione”, che Monsieur de Saint-Lambert (fl. 1700), spesso erroneamente chiamato col nome “Michel”, scrisse nel 1707: “I principi dell’accompagnamento non possono essere capiti senza prima avere una chiara idea della natura della musica” (Nouveau traité de l’accompagnement de clavecin, de l’orgue, et des autres instruments). Quasi un decennio dopo il chitarrista e tiorbista François Campion (1685-1747), nel suo Traité d’accompagnement et de composition, selon la règle des octaves de musique (1716), ribadiva ulteriormente la relazione fra queste pratiche dando loro un supporto pratico obbligato – nella forma della “regola dell’ottava”– che fu altamente osservata ed influente sui contemporanei, incluso Jean-Philippe Rameau (1683-1764). Cominciando con il suo Traité de l’harmonie (1722), Rameau, allora un musicista provinciale relativamente sconosciuto di Clermont, solo con una pubblicazione di pezzi per clavicembalo col suo nome, delineò la sua teoria del basso fondamentale che ridusse l’eccesso di costruzioni accordali (con le sue teoricamente innumerevoli figure del basse continue) a due tipi (l’accordo perfetto e la settima) e modificò decisamente la comprensione della condotta armonica. Nel tentativo di fondare la sua teoria sulle pratiche musicali del tempo e fornire ai lettori un modo chiaro per la loro comprensione, Rameau discusse approfonditamente la composizione e l’accompagnamento, annotando specificamente le loro relazioni nel Traité e poi trattandole nelle sue pubblicazioni successive, con più convinzione nel quinto e sesto capitolo del Code de musique pratique (1760). Michel Corrette (1707-95), prolifico trattatista di musica e pedagogia, recensendo il Nouveau système de musique théorique (1726) di Rameau, sostenne quest’ultimo sottolineandone l’importanza sia come sapiente accompagnatore che come compositore, lodan- done il metodo di composizione della “regola dell’ottava” e del basso fondamentale. Gli aspiranti musicisti e i lettori curiosi del XVIII secolo, attraversando il Traité de l’harmonie (1722) di Rameau ed altri scritti, non solo erano capaci di capire le relazioni fra accompagnamento e composizione, ma potevano anche apprezzare piuttosto profondamente come entrambe queste pratiche fossero totalmente fondate nella sua teoria del basso fondamentale così come nel vasto panorama delle sue indagini scientifiche. Legando così strettamente la pratica con la sua teoria, Rameau ha influenzato enormemente la storia, specialmente nel XX secolo, nel quale diverse scuole di pensiero musicale con linguaggi e approcci distinti e teoricamente rigorosi (serialismo, aleatorismo, o spettralismo) si formarono e si svilupparono. Rameau portò nella pratica della scrittura e dell’interpretazione della musica una nuova spontaneità della teoria musicale; ci si può facilmente riferire a uno di questi gruppi come gli spettralisti, i cui propositi scientifici erano egualmente incorporati nelle loro realizzazioni compositive. Questa presentazione esplora come Rameau, nel corso dei suoi trattati, si occupò della relazione fra composizione e accompagnamento (e delle sue sfide), citando esempi sia teorici che compositivi, a dimostrazione del suo instancabile desiderio di chiarire le loro affinità. Robert Zappulla, titolare della cattedra Fred W. Smith and Grace Hobson Smith in Musica alla Claremont Graduate University, è conosciuto principalmente come clavicembalista e ricercatore specializzato nel campo della prassi esecutiva storica. Il suo libro Figured Bass Accompaniment in France (2000) è uno studio esaustivo dei trattati francesi dell’accompagnamento prodotti nei secoli Diciassettesimo e Diciottesimo; la sua traduzione commentata delle Regole Armoniche di Vincenzo Manfredini, un trattato del 1775 sulla prassi del continuo italiano, è stata pubblicata lo scorso anno. È curatore del giornale di musica Performance Practice Review ed è consulente della Encyclopedia of the Harpsichord and Clavichord (2006). Allievo di clavicembalo (come ricercatore del programma Fulbrigt) di Gustav Leonard, Robert Zappulla ha suonato come solista o continuista nei teatri europei e nordamericani. È il cembalista/direttore del Concordia Clarimontis, un rinomato ensemble di strumenti d’epoca. Pierre Albert Castanet Università di Rouen (Département de musicologie) e Conservatoire National Supérieur de Musique et de Danse de Paris CONTRIBUTI PER UNA FILIAZIONE SPETTRALE FRANCESE A PARTIRE DALLA RICERCA DI RAMEAU L’intervento del Professor Pierre Albert Castanet partirà dal lavoro di Jean-Philippe Rameau (e degli scienziati che lo hanno preceduto) per affrontare le diverse attitudini coloristiche del XX secolo a partire da Claude Debussy, André Jolivet o Olivier Messiaen; gesti creativi per i quali l’allusione spettrale è spesso appropriata. Chiaramente lo studio si soffermerà sugli aspetti salienti della filosofia spettrale del collettivo parigino dell’Itinéraire (Gérard Grisey, Tristan Murail, Hugues Dufourt, Michael Levinas, Roger Tessier). Cercando di mostrare le problematiche di una filiazione francese; i diversi esempi saranno talvolta emblematici della teoria spettrale, talvolta vicini al senso della metafora del suo nome. Compositore e musicologo, Pierre Albert Castanet è professore all’Università di Rouen (Dipartimento di Musicologia) e professore associato al Conservatorio Superiore di Musica e di Danza di Parigi. Direttore del Dipartimento delle Professioni della Cultura (Università di Rouen), è anche direttore della collana musicologica delle edizioni Michel de Maule, Basalte, Ina-GRM, Millénaire III, Les Cahiers du CIREM. Fra l’altro ha insegnato una dozzina d’anni nell’ambito della formazione dottorale “Musica e Musicologia del XX secolo” (IRCAM, ENS, EHESS) a Parigi. Oltre a numerose conferenze in Russia, Canada, Algeria, Svizzera, Italia, Belgio, Spagna, Portogallo… interviene dal 2004 al Collegio della Città della Musica di Parigi. Specialista di musica contemporanea, ha pubblicato centinaia di articoli in Europa e firmato una dozzina di libri (su H. Dufourt, G. Scelsi, J.-C. Risset, A. Louvier, M. Levinas, D. Lemaître, L. Martin…). Fra le sue pubblicazioni: la sua opera Tout est bruit pour qui a peur – Pour une histoire sociale du son sale ha ricevuto il Premio delle Muse nel 2000; Quand le sonore cherche noise – Pour une philosophie du bruit ha ottenuto una menzione d’onore dall’Accademia Charles Cros nel 2009 (due libri pubblicati dalle Editions Michel de Maule a Parigi). 3 Alessandro Arbo Dipartimento di Musicologia dell’Università di Strasburgo e Groupe de recherches expérimentales sur l’acte musical (GREAM). IL RUMORE NEL SUONO (E NELL’ARMONIA). RIFLESSIONI SU UN’INTUIZIONE DI JEAN-JACQUES ROUSSEAU In genere suono e rumore, così come armonia e rumore, sono termini a esclusione reciproca. Nella sua polemica con Rameau, Rousseau mette in discussione questa opposizione di principio e suggerisce che suono, rumore e armonia sono più apparentati di quanto si possa immaginare. Non si tratta solo di rilevare che l’armonia si presta all’imitazione dei rumori naturali e che, in un senso lato, non è altro che rumore, in quanto incapace d’imitare gli accenti della voce umana; in termini più essenziali, Rousseau mostra che nel suono prodotto dalla vibrazione di un corpo vibrante – cioè proprio nel fenomeno sul quale Rameau aveva inteso fondare la teoria armonica – c’è già del rumore. Commentando il testo rousseauiano, vedremo in che senso questa intuizione viene a trovarsi in linea con il progetto di esplorazione della materia sonora perseguito dagli spettralisti; ma vedremo anche in che senso non può essere considerata come una vera e propria anticipazione, fondandosi su una concezione più statica (e tipicamente settecentesca) dell’oggetto musicale. (Alessandro Arbo) Alessandro Arbo insegna estetica musicale nel Dipartimento di Musicologia dell’Università di Strasburgo, dove è anche membro co-fondatore del « Groupe de recherches expérimentales sur l’acte musical » (GREAM). Si occupa prevalentemente di estetica e filosofia della musica. Autore di numerosi saggi e monografie (ricordiamo Dialettica della musica. Saggio su Adorno, Milano 1991, Il suono instabile. Saggi sulla filosofia della musica nel Novecento, Torino 2000, La traccia del suono. Espressione e intervallo nell’estetica illuminista, Napoli 2001, Archéologie de l’écoute. Essais d’esthétique musicale, Paris 2010, Entendre comme. Wittgenstein et l’esthétique musicale, Paris 2013), ha curato, tra l’altro, Le corps électrique : voyage dans le son de Fausto Romitelli (Paris 2005), Perspectives de l’esthétique musicale : entre théorie et histoire (Paris 2007), Wittgenstein and Aesthetics: Perspectives and Debates (con M. Le Du et S. Plaud, Frankfurt 2012), Oltre le periferie dell’impero. Omaggio a Fausto Romitelli (Torino 2014), Ontologie musicale: perspectives et débats (con M. Ruta, Paris 2014). 4 Patrizio Barbieri Università Gregoriana di Roma, Università di Lecce, Università di Roma “Tor Vergata” di Roma, Fondazione Scuola di San Giorgio di Venezia SUL TEMPERAMENTO DEI PIANOFORTI E DELLE ARPE: QUERELLES A SEGUITO DELLE PRIME INDAGINI SULLA DISCRIMINAZIONE IN FREQUENZA DELL’ORECCHIO UMANO (PARIGI, 1810-1835) Nel corso del Settecento l’ormai affermato predominio della moderna tonalità richiedeva l’unificazione in un solo tasto di due note enarmonicamente equivalenti, come ad esempio Sol#-Lab e Si#-Do, prestazione non concessa dai temperamenti mesotonici regolari fino ad allora in uso; per tale ragione in Francia presero sempre più piede varie forme del cosiddetto “tempérament ordinaire”, soluzione intermedia tra il mesotonico e l’equabile ottenuta alterando in maniera irregolare le 12 quinte della catena. È noto che già dal 1737 Jean-Philippe Rameau aveva proposto di risolvere drasticamente il problema mediante l’adozione del temperamento equabile, soluzione che però venne avversata perché (1) alterava in maniera allora ritenuta eccessiva la purezza delle terze e seste, e (2) riduceva a uno solo il ‘colore’ sia delle 12 tonalità maggiori che delle 12 minori. Nei primissimi anni dell’Ottocento il fisico Antoine Suremain de Missery (1767-1852) formulò una teoria generale estesa a ogni tipo di temperamento, equabile o non, teoria basata sulla prima pionieristica investigazione - da lui stesso effettuata - sul potere discriminante in frequenza dell’orecchio umano. Ciò diede origine a una accesa querelle, finora ignorata dagli studiosi e rimasta in gran parte manoscritta, sorta tra lui e due fisici della parigina Académie des sciences: Gaspard Riche de Prony (17551839) e Jean-Baptiste Biot (1774-1862). Nella presente relazione il problema viene trattato non solo sotto l’aspetto fisico-matematico, ma viene esteso alla possibilità di impiegare i suaccennati sdoppiamenti enarmonici nelle arpe: in tali strumenti, proprio in quegli anni, tale possibilità veniva infatti grandemente favorita dal perfe- zionamento del sistema di pedali detto a ‘doppia azione’, il che dette origine a una ulteriore querelle tra fisici della Académie, costruttori e musicisti, essendo in netto contrasto con le esigenze della moderna armonia e quindi del temperamento equabile, che a partire dal secondo terzo dell’Ottocento a Parigi si era ormai generalmente affermato. A Vienna, inoltre, tale sistema ebbe una indiretta ripercussione sul “Piano-forté de la parfaite harmonie”, strumento enarmonico a sei tastiere sul quale sono emerse nuove testimonianze. Dopo la laurea in ingegneria elettronica presso l’Università La Sapienza di Roma, Patrizio Barbieri ha lavorato e insegnato nel settore, anche negli Stati Uniti. Si è poi dedicato alla musicologia, con enfasi sulla storia dell’acustica, dell’organologia e della stampa musicale. Al suo attivo ha più di un centinaio di articoli e tre monografie (su temi concernenti, rispettivamente, temperamento, strumenti enarmonici e acustica storica). Nel 2008 ha ricevuto il Frances Densmore Prize, assegnato dalla American Musical Instrument Society per il migliore articolo in lingua inglese sugli strumenti musicali apparso nel biennio 2007-08. È stato uno dei due componenti della commissione tecnica per la ricostruzione dell’organo idraulico tardorinascimentale di Villa d’Este, a Tivoli. Ha insegnato Acustica musicale (prima cattedra in tale materia istituita in Italia), Acustica applicata, Storia delle teorie musicali all’Università degli studi di Lecce e Organi storici all’Università Gregoriana di Roma. Nel 2010 ha tenuto il corso di Organ acoustics and historical tunings alla Master Class of Art – OrganExpert presso l’Università Tor Vergata di Roma. È stato docente esterno presso il Laboratorio di acustica musicale e architettonica della Fondazione Scuola di San Giorgio – CNR di Venezia. Per maggiori dettagli www.patriziobarbieri.it 5 Angelo Orcalli Università di Udine, Master 2 ATIAM Sciences et technologies (UPMC/IRCAM/TELECOM) GENERAZIONE ARMONICA DEL TEMPO MUSICALE Cambiamenti di scala nell’analisi dei fenomeni sonori hanno determinato mutamenti paradigmatici nella teoria come nella scrittura e nell’analisi musicale. Così è avvenuto quando la soluzione dell’equazione della corda vibrante ha dato evidenza fisico-matematica alla serie infinita delle parziali armoniche creando le condizioni teoriche che hanno consentito a Jean-Philippe Rameau di emancipare la musica dai canoni della retorica medioevale. In tempi recenti, le tecnologie audio hanno portato alla luce eventi sonori chiusi nella istantaneità di pochi millisecondi. Alla musica spettrale va il merito di aver interpretato l’impatto prodotto dell’elettronica sull’ordine del sensibile, conferendo uno statuto rigoroso a concezioni preesistenti. Il continuo torna ad essere un infinito potenziale, inesauribile nel senso originale dell’auto-similitudine; la monade acustica, espansa dalla sintesi strumentale, diviene sistema infinito di teatri di esistenza. Questa scrittura di processi predilige campi non-archimedei di classi di funzioni: accelerazioni, rallentamenti, distorsioni armoniche generano il tempo musicale. Nondimeno il discreto può contendere il campo al continuo, lo può persino governare, come avviene nell’algoritmica di Jour, Contre-jour di G. Grisey. Accade allora che la monade si sdoppi, che il tempo microfonico si lasci misurare sensibilmente, e si possano così ricostituire – in continuità con la tradizione che affonda le sue radici nell’aristotelismo dei calculatores e dell’Ars Nova – le condizioni di possibilità della scrittura musicale. 6 Mark Howard Ph.D.Claremont Graduate University LA FIGURA UMANA E LA RAPPRESENTAZIONE CORPOREA NEL CODE DE MUSIQUE PRATIQUE E NEL NOUVELLES RÉFLEXIONS SUR LE PRINCIPE SONORE (1760) DI RAMEAU Angelo Orcalli è professore di Musicologia e Storia della musica all’Università di Udine ove insegna Teorie e Tecniche della musica contemporanea. È direttore del Laboratorio universitario MIRAGE, dedicato alla preservazione e alla valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale dei beni musicali e audiovisivi. Dal 2010 insegna al Master 2 ATIAM Sciences et technologies (UPMC / IRCAM / TELECOM). È membro del Core expert group Music and Sound della rete scientifico-industriale PrestoCentre. Nel 2010 ha fondato la collana «Quaderni del Laboratorio MIRAGE». Si occupa di Estetica musicale, di Storia delle teorie musicali e di sistemi editoriali della musica orientati alla restituzione delle opere musicali d’autore, scritte su supporti elettronici. È responsabile di progetti di restauro e riedizione di opere elettroniche e miste di Bruno Maderna, Luigi Nono, Gérard Grisey, Fausto Romitelli, finanziati dal MIUR e dalla Casa Ricordi. Pubblicazioni recenti: La pensée spectrale, in Théories de la composition musicale au XXe siècle, (Nicolas Donin et Laurent Feneyrou direction scientifique), vol. 2, Symétrie, Lyon, 2013, pp. 1511-1574 ; Traces sonores du XXe siècle. Pour une critique des sources audiovisuelles, in Musique et technologie. Préserver – Archiver – Re-produire, Institut National de l’Audiovisuel, Paris, 2013, pp. 3374; Tempo/Energia nel pensiero musicale del Novecento, «Aisthesis » special issue, VI, 2013, pp. 215-250; Teorie e interpretazioni nell’analisi della musica mista, «Musica/ Realtà», vol.102, 2014, pp. 33–84; Methodological Notes for a Criticism of Audiovisual Sources, in Film Music Practices, Theoretical and Methodological Perspectives. Studies around Cabiria Research Project (ed. by Annarita Colturato), Kaplan, Torino, 2014, pp. 221.240. le: perspectives et débats (con M. Ruta, Paris 2014). La figura umana, in tutte le sue parti, appare in diverse maniere negli scritti di Jean-Philippe Rameau (1683-1764), in particolare per la sua interazione con i sensi. Nel suo Code de musique pratique (1760) Rameau poneva in relazione le modalità di percezione sensoriale con il processo di apprendimento e sviluppo musicale, mettendo il lettore al centro dell’azione. Questa metodologia, realizzata musicalmente da Rameau per la prima volta nell’opera di teatro musicale Pigmalion (1748), è espressa in termini diversi nel Code e nelle Nouvelles réflexions sur le principe sonore. L’intervento indaga su come Rameau abbia implementato tale approccio e la moltitudine di influenze musicali, filosofiche, bibliche, culturali e scientifiche che lo hanno formato. Mark Howard, Ph.D., si specializza negli studi su Rameau, sulla prassi esecutiva barocca e sulla storia della teoria musicale e dell’opera e tiene un corso su Rameau alla Claremont Graduate University. Il suo libro Decoding Rameau: Music as the Sovereign Science, che sarà pubblicato dalla Libreria Musicale Italiana nella primavera 2015, presenta la traduzione in inglese con commenti del Code de musique pratique (1760) di Rameau. Di prossima pubblicazione anche un articolo su Les Cyclopes di Rameau all’interno di un volume a cura di più autori. Mark Howard ha conseguito il titolo di Dottore in Filosofia con specializzazione in musicologia alla Claremont Graduate University (Claremont, CA, USA) nel 2011. È anche pianista di musica classica. 7 Jean Claude Risset Directeur de recherche emerito, CNRS, Aix-Marseille University CONSONANZA E DISSONANZA CON SUONI ARMONICI E INARMONICI La teoria di Rameau del basse fondamentale tratta dei suoni parziali armonici, normalmente collegati alla résonance naturelle di Joseph Sauveur. Infatti soltanto i suoni tenuti, come quelli delle corde sfregate degli archi e quelli degli strumenti a fiato, hanno parziali armoniche. Questo non è il caso dei suoni emessi dalla maggior parte dei corpi risonanti – tamburi, campane, gong, e anche corde pizzicate e suoni gravi di pianoforte. Helmholtz ha chiarito la percezione della consonanza attraverso il modello dei battimenti, spiegazione comprovata da Plomp e altri: per questo la consonanza è influenzata dallo spettro del suono. La consonanza musicale dipende dallo stile e dal contesto: Bregman chiarisce che il ruolo della preparazione di una nota dissonante è di ridurne la fusione. La sintesi digitale del suono permette di comporre suoni tenuti con spettro inarmonico: per questi suoni, come Pierce ha indicato, gli intervalli consonanti non sono più ottava e quinta. Questo è rappresentato musicalmente nella composizione Stria di Chowning. Jean Claude Risset, compositore e ricercatore, è nato in Francia nel 1938. Ha una formazione scientifica e musicale (École Normale Supérieure, piano, composition con André Jolivet). Negli anni Sessanta ha lavorato nei laboratori della Bell con Max Mathews per sviluppare le risorse musicali della sintesi del suono col computer (imitazione di strumenti, inclusa la sintesi digitale degli ottoni; paradossi della percezione della frequenza; sintesi di nuovi timbri; processi di sviluppo del suono; catalogo sonoro dei suoni sintetici, 1969). È stato direttore del Dipartimento di Informatica all’IRCAM (1975-1979). Nei laboratori M.1.T. Media Labs ha sviluppato nel 1989 il primo Duetto per un pianista, dove il pianista innesca un accompagnamento sullo stesso strumento, che dipende da come e da cosa suona. Al momento è direttore emerito del CNRS e lavora sulla computer music a Marsiglia. Per il suo lavoro pionieristico nella computer music ha ricevuto il primo Nica Golden (Ars Electronica Prize, 1987), il Gran Prix Musica Nova (Praga 1995), il primo Prize EAR 97 per musica mista con elettronica dal vivo (radio ungherese), il Quarz d’honneur Pierre Schaeffer 2008, il Giga-Hertz.Grand-Prize 2009 e il più alto riconoscimento francese per la musica (Grand Prix National de la Musique, 1990) e per la scienza (Medaglia d’oro per la ricerca scientifica, 1999). 8 Juan G. Roederer Professore Emerito all’Università dell’Alaska-Fairbanks RAMEAU AVEVA RAGIONE... MA NON POTEVA SAPERE PERCHÉ. FONDAMENTI PSICOACUSTICI DELL’ARMONIA Gli scienziati sono gente curiosa e ambiziosa: cercano sempre di trovare una spiegazione per ogni cosa che accade nell’Universo. E la musica non fa eccezione. Ma perché la musica esiste? Perché la musica è apparsa nell’evoluzione umana anche se non sembra avere alcun valore evidente per la sopravvivenza biologica? Perché diamo senso e reagiamo a consonanze, dissonanze, progressioni armoniche, scale, tonalità modulazioni, senso della ripetizione ed altro – e questo in tutte le culture musicali? Al tempo di Rameau il metodo scientifico era ai suoi primordi; la conoscenza scientifica si raggiungeva principalmente attraverso il pensiero logico, ma non attraverso misurazioni esatte, teorizzazioni, predizioni e verifiche. Rameau viveva in un periodo di transizione: espresse le sue idee sulla teoria musicale basandosi su fatti “sperimentali” (le sue proprie sensazioni e quelle di altri) ma non su misurazioni scientifiche accurate; teorizzò riferendosi alla numerologia e alla logica astratta, senza poter verificare statisticamente le sue teorie. Si è dovuto quindi aspettare più di un secolo perché la ricerca scientifica cominciasse a occuparsi della risposta sensoriale alla musica (il campo della psicoacustica). In questo intervento illustrerò alcuni risultati importanti e l’attuale linea di pensiero. L’evoluzione biologica procede sulla base di modificazioni casuali del materiale genetico a cui segue un processo di selezione di ciò che è più adatto all’ambiente e ai rapporti fra le specie. Nella specie umana si è sviluppato un sofisticato sistema di comunicazione – il linguaggio umano – connesso con le più fondamentali proprietà della mente: (1) la costruzione di immagini mentali scollegate da cose o eventi percepiti al momento; (2) la capacità di previsione a lungo termine; (3) la comunicazione con i simili di esperienze immaginate. La musica, nella sua forma più basilare e primitiva, si è evoluta parallelamente al linguaggio umano al fine di dotare il sistema uditivo di capacità analitiche e sintetiche ben al di sopra della comunicazione animale. Il legame acustico fra la madre e il neonato ne rappresenta il training basilare, e il fatto che le ninnananne siano armonicamente e melodicamente simili in tutte le culture ci dice molto. Di fatto, recenti esperimenti neuroacustici con bambini mostrano che i neonati durante il loro primo mezzo anno di vita possiedono un’innata percezione di conso- nanza, melodia, ritmo, e senso della ripetizione (la musica atonale si è evidentemente sviluppata per controbattere deliberatamente queste percezioni innate). I meccanismi fisiologici e neurali che intervengono sono ora identificati e studiati estensivamente. Le tesi di Rameau sul ruolo degli armonici e della preminenza dell’armonia sulla melodia nelle regole della teoria musicale, sono state ampiamente verificate in laboratorio! Juan G. Roederer, fisico spaziale di fama internazionale, è professore emerito della University of Alaska-Fairbanks. Nato nel 1929 a Trieste, infanzia a Vienna, istruzione superiore a Buenos Aires. Professore nelle università di Buenos Aires, Denver e Alaska. È stato direttore del Geophysical Institute, University of Alaska rinomato in tutto il mondo, e consulente principale del Centro Internazionale di Fisica Teorica di Trieste. Il professor Roederer è Membro Corrispondente delle Accademie delle Scienze di Austria, Argentina e dell’Accademia delle Scienze per i paesi in via di sviluppo. Fra le diverse onorificenze, ha ricevuto quattro premi dalla NASA per la sua partecipazione alla missione Galileo verso Giove e la medaglia “100 Anni di Geofisica” dalla ex Accademia Sovietica delle Scienze. Ha servito due presidenti degli Stati Uniti come presidente della Commissione Artica di Ricerca degli Stati Uniti. I campi di ricerca di Professor Roederer sono fisica spaziale, pscicoacustica (percezione dei suoni, sovrapposizione dei suoni e successioni di suoni), teoria dell’informazione e politica della scienza, sui quali ha pubblicato più di 250 articoli in riviste scientifiche. I suoi libri Mecánica Elemental (in spagnolo), Dynamics of Geomagnetically Trapped Radiation (tradotto in russo) e Physics and Psychophysics of Music (tradotto in tedesco, spagnolo, portoghese e giapponese) sono “classici” testi universitari nei loro rispettivi campi. Il professor Roederer è anche un affermato organista ed è stato fondatore del Workshops on the Physical and Neuropsychological Foundations of Music tenuto periodicamente nel Festival dell’estate carinziana in Austria fra il 1973 e il 1985. La famosa psicologa della musica Diana Deutsch scrisse su questi incontri: “In questi esilaranti workshop è diventato chiaro che uno studio della musica interdisciplinare, con contributi di teorici musicali, compositori, psicologi, linguisti, neuroscienziati, ed altri, non solo è vitale ma addirittura è necessario per poter avanzare nella comprensione della musica…”. Per maggiori informazioni guardare la sua pagina web al link: www.gi.alaska.edu/~Roederer. Convegno internazionale di studi Apothéose de Rameau Dagli harmonistes agli spettralisti Dipartimento della Ricerca del Conservatorio di Musica “G. Verdi” di Milano Docente delegato Gabriele Manca Info Ufficio Produzione Conservatorio di Musica “G. Verdi di Milano da lunedì a venerdì ore 11.00-13.00 tel. 0039.(0)2.762110.206 www.consmilano.it