Bio dei convegnisti e Abstracts degli interventi

Transcript

Bio dei convegnisti e Abstracts degli interventi
CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI
MERCOLEDÌ 4 E GIOVEDÌ 5 MARZO 2015
SALA PUCCINI
ABSTRACT E CURRICULA
CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI
APOTHÉOSE DE RAMEAU
DAGLI HARMONISTES AGLI SPETTRALISTI
MERCOLEDÌ 4 E GIOVEDÌ 5 MARZO 2015
SALA PUCCINI
ABSTRACT E CURRICULA
Robert Zappulla
RAMEAU E IL RAPPORTO FRA ACCOMPAGNAMENTO E COMPOSIZIONE
Pierre Albert Castanet
CONTRIBUTI PER UNA FILIAZIONE SPETTRALE FRANCESE A PARTIRE DALLA RICERCA DI RAMEAU
Alessandro Arbo
IL RUMORE NEL SUONO (E NELL’ARMONIA).
RIFLESSIONI SU UN’INTUIZIONE DI JEAN-JACQUES ROUSSEAU
Patrizio Barbieri
SUL TEMPERAMENTO DEI PIANOFORTI E DELLE ARPE:
QUERELLES A SEGUITO DELLE PRIME INDAGINI SULLA DISCRIMINAZIONE IN FREQUENZA
DELL’ORECCHIO UMANO (PARIGI, 1810-1835)
Angelo Orcalli
GENERAZIONE ARMONICA DEL TEMPO MUSICALE
Mark Howard
LA FIGURA UMANA E LA RAPPRESENTAZIONE CORPOREA NEL CODE DE MUSIQUE PRATIQUE
E NEL NOUVELLES RÉFLEXIONS SUR LE PRINCIPE SONORE (1760) DI RAMEAU
Jean Claude Risset
CONSONANZA E DISSONANZA CON SUONI ARMONICI E INARMONICI
Juan G. Roederer
RAMEAU AVEVA RAGIONE... MA NON POTEVA SAPERE PERCHÉ.
FONDAMENTI PSICOACUSTICI DELL’ARMONIA
1
2
Robert Zappulla
Claremont Graduate University
RAMEAU E IL RAPPORTO FRA ACCOMPAGNAMENTO E COMPOSIZIONE
Nel XVII e XVIII secolo la pratica
dell’accompagnamento e della
composizione musicale erano
fondamentalmente interconnesse.
All’accompagnatore professionista era richiesto di capire le regole
della composizione ed al compositore era richiesto lo stesso per
l’accompagnamento. Così tanto ci
si aspettava che l’accompagnatore fosse istruito, o nel linguaggio comune del XVIII secolo che “raggiungesse la perfezione”, che Monsieur de
Saint-Lambert (fl. 1700), spesso erroneamente chiamato
col nome “Michel”, scrisse nel 1707: “I principi dell’accompagnamento non possono essere capiti senza prima
avere una chiara idea della natura della musica” (Nouveau
traité de l’accompagnement de clavecin, de l’orgue, et des
autres instruments). Quasi un decennio dopo il chitarrista
e tiorbista François Campion (1685-1747), nel suo Traité
d’accompagnement et de composition, selon la règle des
octaves de musique (1716), ribadiva ulteriormente la relazione fra queste pratiche dando loro un supporto pratico
obbligato – nella forma della “regola dell’ottava”– che fu
altamente osservata ed influente sui contemporanei, incluso Jean-Philippe Rameau (1683-1764).
Cominciando con il suo Traité de l’harmonie (1722), Rameau, allora un musicista provinciale relativamente sconosciuto di Clermont, solo con una pubblicazione di pezzi
per clavicembalo col suo nome, delineò la sua teoria del
basso fondamentale che ridusse l’eccesso di costruzioni
accordali (con le sue teoricamente innumerevoli figure
del basse continue) a due tipi (l’accordo perfetto e la
settima) e modificò decisamente la comprensione della
condotta armonica. Nel tentativo di fondare la sua teoria
sulle pratiche musicali del tempo e fornire ai lettori un
modo chiaro per la loro comprensione, Rameau discusse
approfonditamente la composizione e l’accompagnamento, annotando specificamente le loro relazioni nel Traité e
poi trattandole nelle sue pubblicazioni successive, con più
convinzione nel quinto e sesto capitolo del Code de musique pratique (1760). Michel Corrette (1707-95), prolifico
trattatista di musica e pedagogia, recensendo il Nouveau
système de musique théorique (1726) di Rameau, sostenne quest’ultimo sottolineandone l’importanza sia come
sapiente accompagnatore che come compositore, lodan-
done il metodo di composizione della “regola dell’ottava”
e del basso fondamentale.
Gli aspiranti musicisti e i lettori curiosi del XVIII secolo,
attraversando il Traité de l’harmonie (1722) di Rameau
ed altri scritti, non solo erano capaci di capire le relazioni fra accompagnamento e composizione, ma potevano anche apprezzare piuttosto profondamente come
entrambe queste pratiche fossero totalmente fondate
nella sua teoria del basso fondamentale così come nel
vasto panorama delle sue indagini scientifiche. Legando
così strettamente la pratica con la sua teoria, Rameau
ha influenzato enormemente la storia, specialmente nel
XX secolo, nel quale diverse scuole di pensiero musicale
con linguaggi e approcci distinti e teoricamente rigorosi
(serialismo, aleatorismo, o spettralismo) si formarono e si
svilupparono. Rameau portò nella pratica della scrittura e
dell’interpretazione della musica una nuova spontaneità
della teoria musicale; ci si può facilmente riferire a uno
di questi gruppi come gli spettralisti, i cui propositi scientifici erano egualmente incorporati nelle loro realizzazioni
compositive.
Questa presentazione esplora come Rameau, nel corso
dei suoi trattati, si occupò della relazione fra composizione e accompagnamento (e delle sue sfide), citando
esempi sia teorici che compositivi, a dimostrazione del
suo instancabile desiderio di chiarire le loro affinità.
Robert Zappulla, titolare della cattedra Fred W. Smith and
Grace Hobson Smith in Musica alla Claremont Graduate
University, è conosciuto principalmente come clavicembalista e ricercatore specializzato nel campo della prassi
esecutiva storica. Il suo libro Figured Bass Accompaniment in France (2000) è uno studio esaustivo dei trattati
francesi dell’accompagnamento prodotti nei secoli Diciassettesimo e Diciottesimo; la sua traduzione commentata delle Regole Armoniche di Vincenzo Manfredini, un
trattato del 1775 sulla prassi del continuo italiano, è stata
pubblicata lo scorso anno. È curatore del giornale di musica Performance Practice Review ed è consulente della
Encyclopedia of the Harpsichord and Clavichord (2006).
Allievo di clavicembalo (come ricercatore del programma
Fulbrigt) di Gustav Leonard, Robert Zappulla ha suonato
come solista o continuista nei teatri europei e nordamericani. È il cembalista/direttore del Concordia Clarimontis,
un rinomato ensemble di strumenti d’epoca.
Pierre Albert Castanet
Università di Rouen (Département de musicologie) e Conservatoire National Supérieur de Musique
et de Danse de Paris
CONTRIBUTI PER UNA FILIAZIONE SPETTRALE FRANCESE A PARTIRE DALLA RICERCA DI RAMEAU
L’intervento del Professor Pierre
Albert Castanet partirà dal lavoro
di Jean-Philippe Rameau (e degli
scienziati che lo hanno preceduto)
per affrontare le diverse attitudini
coloristiche del XX secolo a partire
da Claude Debussy, André Jolivet
o Olivier Messiaen; gesti creativi
per i quali l’allusione spettrale è
spesso appropriata. Chiaramente
lo studio si soffermerà sugli aspetti salienti della filosofia spettrale del collettivo parigino dell’Itinéraire (Gérard
Grisey, Tristan Murail, Hugues Dufourt, Michael Levinas,
Roger Tessier). Cercando di mostrare le problematiche di
una filiazione francese; i diversi esempi saranno talvolta
emblematici della teoria spettrale, talvolta vicini al senso
della metafora del suo nome.
Compositore e musicologo, Pierre Albert Castanet è professore all’Università di Rouen (Dipartimento di Musicologia) e professore associato al Conservatorio Superiore
di Musica e di Danza di Parigi. Direttore del Dipartimento
delle Professioni della Cultura (Università di Rouen), è
anche direttore della collana musicologica delle edizioni Michel de Maule, Basalte, Ina-GRM, Millénaire III, Les
Cahiers du CIREM. Fra l’altro ha insegnato una dozzina
d’anni nell’ambito della formazione dottorale “Musica e
Musicologia del XX secolo” (IRCAM, ENS, EHESS) a Parigi.
Oltre a numerose conferenze in Russia, Canada, Algeria,
Svizzera, Italia, Belgio, Spagna, Portogallo… interviene
dal 2004 al Collegio della Città della Musica di Parigi.
Specialista di musica contemporanea, ha pubblicato
centinaia di articoli in Europa e firmato una dozzina di
libri (su H. Dufourt, G. Scelsi, J.-C. Risset, A. Louvier, M.
Levinas, D. Lemaître, L. Martin…).
Fra le sue pubblicazioni: la sua opera Tout est bruit pour
qui a peur – Pour une histoire sociale du son sale ha
ricevuto il Premio delle Muse nel 2000; Quand le sonore
cherche noise – Pour une philosophie du bruit ha ottenuto una menzione d’onore dall’Accademia Charles Cros
nel 2009 (due libri pubblicati dalle Editions Michel de
Maule a Parigi).
3
Alessandro Arbo
Dipartimento di Musicologia dell’Università di Strasburgo e Groupe de recherches expérimentales sur l’acte
musical (GREAM).
IL RUMORE NEL SUONO (E NELL’ARMONIA). RIFLESSIONI SU UN’INTUIZIONE
DI JEAN-JACQUES ROUSSEAU
In genere suono e rumore, così
come armonia e rumore, sono
termini a esclusione reciproca.
Nella sua polemica con Rameau,
Rousseau mette in discussione
questa opposizione di principio
e suggerisce che suono, rumore
e armonia sono più apparentati
di quanto si possa immaginare.
Non si tratta solo di rilevare che l’armonia si presta all’imitazione dei rumori naturali e che, in un senso lato,
non è altro che rumore, in quanto incapace d’imitare
gli accenti della voce umana; in termini più essenziali,
Rousseau mostra che nel suono prodotto dalla vibrazione di un corpo vibrante – cioè proprio nel fenomeno sul
quale Rameau aveva inteso fondare la teoria armonica –
c’è già del rumore. Commentando il testo rousseauiano,
vedremo in che senso questa intuizione viene a trovarsi
in linea con il progetto di esplorazione della materia sonora perseguito dagli spettralisti; ma vedremo anche in
che senso non può essere considerata come una vera e
propria anticipazione, fondandosi su una concezione più
statica (e tipicamente settecentesca) dell’oggetto musicale. (Alessandro Arbo)
Alessandro Arbo insegna estetica musicale nel Dipartimento di Musicologia dell’Università di Strasburgo, dove è
anche membro co-fondatore del « Groupe de recherches
expérimentales sur l’acte musical » (GREAM). Si occupa
prevalentemente di estetica e filosofia della musica. Autore di numerosi saggi e monografie (ricordiamo Dialettica
della musica. Saggio su Adorno, Milano 1991, Il suono
instabile. Saggi sulla filosofia della musica nel Novecento,
Torino 2000, La traccia del suono. Espressione e intervallo nell’estetica illuminista, Napoli 2001, Archéologie
de l’écoute. Essais d’esthétique musicale, Paris 2010,
Entendre comme. Wittgenstein et l’esthétique musicale,
Paris 2013), ha curato, tra l’altro, Le corps électrique
: voyage dans le son de Fausto Romitelli (Paris 2005),
Perspectives de l’esthétique musicale : entre théorie et
histoire (Paris 2007), Wittgenstein and Aesthetics: Perspectives and Debates (con M. Le Du et S. Plaud, Frankfurt
2012), Oltre le periferie dell’impero. Omaggio a Fausto
Romitelli (Torino 2014), Ontologie musicale: perspectives
et débats (con M. Ruta, Paris 2014).
4
Patrizio Barbieri
Università Gregoriana di Roma, Università di Lecce, Università di Roma “Tor Vergata” di Roma,
Fondazione Scuola di San Giorgio di Venezia
SUL TEMPERAMENTO DEI PIANOFORTI E DELLE ARPE: QUERELLES A SEGUITO DELLE PRIME INDAGINI
SULLA DISCRIMINAZIONE IN FREQUENZA DELL’ORECCHIO UMANO (PARIGI, 1810-1835)
Nel corso del Settecento l’ormai affermato predominio della moderna
tonalità richiedeva l’unificazione
in un solo tasto di due note enarmonicamente equivalenti, come
ad esempio Sol#-Lab e Si#-Do,
prestazione non concessa dai temperamenti mesotonici regolari fino
ad allora in uso; per tale ragione in
Francia presero sempre più piede
varie forme del cosiddetto “tempérament ordinaire”, soluzione intermedia tra il mesotonico e l’equabile ottenuta
alterando in maniera irregolare le 12 quinte della catena.
È noto che già dal 1737 Jean-Philippe Rameau aveva
proposto di risolvere drasticamente il problema mediante l’adozione del temperamento equabile, soluzione che
però venne avversata perché (1) alterava in maniera allora
ritenuta eccessiva la purezza delle terze e seste, e (2) riduceva a uno solo il ‘colore’ sia delle 12 tonalità maggiori
che delle 12 minori.
Nei primissimi anni dell’Ottocento il fisico Antoine Suremain de Missery (1767-1852) formulò una teoria generale estesa a ogni tipo di temperamento, equabile o non,
teoria basata sulla prima pionieristica investigazione - da
lui stesso effettuata - sul potere discriminante in frequenza dell’orecchio umano. Ciò diede origine a una accesa
querelle, finora ignorata dagli studiosi e rimasta in gran
parte manoscritta, sorta tra lui e due fisici della parigina
Académie des sciences: Gaspard Riche de Prony (17551839) e Jean-Baptiste Biot (1774-1862). Nella presente
relazione il problema viene trattato non solo sotto l’aspetto fisico-matematico, ma viene esteso alla possibilità di impiegare i suaccennati sdoppiamenti enarmonici
nelle arpe: in tali strumenti, proprio in quegli anni, tale
possibilità veniva infatti grandemente favorita dal perfe-
zionamento del sistema di pedali detto a ‘doppia azione’,
il che dette origine a una ulteriore querelle tra fisici della
Académie, costruttori e musicisti, essendo in netto contrasto con le esigenze della moderna armonia e quindi del
temperamento equabile, che a partire dal secondo terzo
dell’Ottocento a Parigi si era ormai generalmente affermato. A Vienna, inoltre, tale sistema ebbe una indiretta
ripercussione sul “Piano-forté de la parfaite harmonie”,
strumento enarmonico a sei tastiere sul quale sono emerse nuove testimonianze.
Dopo la laurea in ingegneria elettronica presso l’Università La Sapienza di Roma, Patrizio Barbieri ha lavorato
e insegnato nel settore, anche negli Stati Uniti. Si è poi
dedicato alla musicologia, con enfasi sulla storia dell’acustica, dell’organologia e della stampa musicale. Al suo
attivo ha più di un centinaio di articoli e tre monografie
(su temi concernenti, rispettivamente, temperamento,
strumenti enarmonici e acustica storica). Nel 2008 ha
ricevuto il Frances Densmore Prize, assegnato dalla American Musical Instrument Society per il migliore articolo in
lingua inglese sugli strumenti musicali apparso nel biennio 2007-08. È stato uno dei due componenti della commissione tecnica per la ricostruzione dell’organo idraulico
tardorinascimentale di Villa d’Este, a Tivoli.
Ha insegnato Acustica musicale (prima cattedra in tale
materia istituita in Italia), Acustica applicata, Storia delle
teorie musicali all’Università degli studi di Lecce e Organi storici all’Università Gregoriana di Roma. Nel 2010 ha
tenuto il corso di Organ acoustics and historical tunings
alla Master Class of Art – OrganExpert presso l’Università Tor Vergata di Roma. È stato docente esterno presso
il Laboratorio di acustica musicale e architettonica della
Fondazione Scuola di San Giorgio – CNR di Venezia.
Per maggiori dettagli www.patriziobarbieri.it
5
Angelo Orcalli
Università di Udine, Master 2 ATIAM Sciences et technologies (UPMC/IRCAM/TELECOM)
GENERAZIONE ARMONICA DEL TEMPO MUSICALE
Cambiamenti di scala nell’analisi dei fenomeni sonori hanno
determinato mutamenti paradigmatici nella teoria come nella
scrittura e nell’analisi musicale.
Così è avvenuto quando la soluzione dell’equazione della corda
vibrante ha dato evidenza fisico-matematica alla serie infinita
delle parziali armoniche creando
le condizioni teoriche che hanno consentito a Jean-Philippe Rameau di emancipare la musica dai canoni della
retorica medioevale. In tempi recenti, le tecnologie audio
hanno portato alla luce eventi sonori chiusi nella istantaneità di pochi millisecondi. Alla musica spettrale va il
merito di aver interpretato l’impatto prodotto dell’elettronica sull’ordine del sensibile, conferendo uno statuto rigoroso a concezioni preesistenti. Il continuo torna
ad essere un infinito potenziale, inesauribile nel senso
originale dell’auto-similitudine; la monade acustica,
espansa dalla sintesi strumentale, diviene sistema infinito di teatri di esistenza. Questa scrittura di processi
predilige campi non-archimedei di classi di funzioni:
accelerazioni, rallentamenti, distorsioni armoniche generano il tempo musicale. Nondimeno il discreto può
contendere il campo al continuo, lo può persino governare, come avviene nell’algoritmica di Jour, Contre-jour
di G. Grisey. Accade allora che la monade si sdoppi, che
il tempo microfonico si lasci misurare sensibilmente, e si
possano così ricostituire – in continuità con la tradizione
che affonda le sue radici nell’aristotelismo dei calculatores e dell’Ars Nova – le condizioni di possibilità della
scrittura musicale.
6
Mark Howard
Ph.D.Claremont Graduate University
LA FIGURA UMANA E LA RAPPRESENTAZIONE CORPOREA NEL CODE DE MUSIQUE PRATIQUE
E NEL NOUVELLES RÉFLEXIONS SUR LE PRINCIPE SONORE (1760) DI RAMEAU
Angelo Orcalli è professore di Musicologia e Storia della
musica all’Università di Udine ove insegna Teorie e Tecniche della musica contemporanea. È direttore del Laboratorio universitario MIRAGE, dedicato alla preservazione e
alla valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale
dei beni musicali e audiovisivi. Dal 2010 insegna al Master 2 ATIAM Sciences et technologies (UPMC / IRCAM /
TELECOM). È membro del Core expert group Music and
Sound della rete scientifico-industriale PrestoCentre. Nel
2010 ha fondato la collana «Quaderni del Laboratorio
MIRAGE». Si occupa di Estetica musicale, di Storia delle
teorie musicali e di sistemi editoriali della musica orientati
alla restituzione delle opere musicali d’autore, scritte su
supporti elettronici. È responsabile di progetti di restauro
e riedizione di opere elettroniche e miste di Bruno Maderna, Luigi Nono, Gérard Grisey, Fausto Romitelli, finanziati
dal MIUR e dalla Casa Ricordi.
Pubblicazioni recenti: La pensée spectrale, in Théories
de la composition musicale au XXe siècle, (Nicolas Donin
et Laurent Feneyrou direction scientifique), vol. 2, Symétrie, Lyon, 2013, pp. 1511-1574 ; Traces sonores du XXe
siècle. Pour une critique des sources audiovisuelles, in
Musique et technologie. Préserver – Archiver – Re-produire, Institut National de l’Audiovisuel, Paris, 2013, pp. 3374; Tempo/Energia nel pensiero musicale del Novecento,
«Aisthesis » special issue, VI, 2013, pp. 215-250; Teorie
e interpretazioni nell’analisi della musica mista, «Musica/
Realtà», vol.102, 2014, pp. 33–84; Methodological Notes for a Criticism of Audiovisual Sources, in Film Music
Practices, Theoretical and Methodological Perspectives.
Studies around Cabiria Research Project (ed. by Annarita
Colturato), Kaplan, Torino, 2014, pp. 221.240.
le: perspectives et débats (con M. Ruta, Paris 2014).
La figura umana, in tutte le sue
parti, appare in diverse maniere
negli scritti di Jean-Philippe Rameau (1683-1764), in particolare
per la sua interazione con i sensi.
Nel suo Code de musique pratique (1760) Rameau poneva in relazione le modalità di percezione
sensoriale con il processo di apprendimento e sviluppo musicale,
mettendo il lettore al centro dell’azione. Questa metodologia, realizzata musicalmente da Rameau per la prima
volta nell’opera di teatro musicale Pigmalion (1748), è
espressa in termini diversi nel Code e nelle Nouvelles
réflexions sur le principe sonore. L’intervento indaga su
come Rameau abbia implementato tale approccio e la
moltitudine di influenze musicali, filosofiche, bibliche,
culturali e scientifiche che lo hanno formato.
Mark Howard, Ph.D., si specializza negli studi su Rameau,
sulla prassi esecutiva barocca e sulla storia della teoria
musicale e dell’opera e tiene un corso su Rameau alla Claremont Graduate University. Il suo libro Decoding Rameau:
Music as the Sovereign Science, che sarà pubblicato dalla
Libreria Musicale Italiana nella primavera 2015, presenta
la traduzione in inglese con commenti del Code de musique pratique (1760) di Rameau. Di prossima pubblicazione
anche un articolo su Les Cyclopes di Rameau all’interno di
un volume a cura di più autori. Mark Howard ha conseguito
il titolo di Dottore in Filosofia con specializzazione in musicologia alla Claremont Graduate University (Claremont,
CA, USA) nel 2011. È anche pianista di musica classica.
7
Jean Claude Risset
Directeur de recherche emerito, CNRS, Aix-Marseille University
CONSONANZA E DISSONANZA CON SUONI ARMONICI E INARMONICI
La teoria di Rameau del basse
fondamentale tratta dei suoni
parziali armonici, normalmente
collegati alla résonance naturelle
di Joseph Sauveur. Infatti soltanto
i suoni tenuti, come quelli delle
corde sfregate degli archi e quelli
degli strumenti a fiato, hanno parziali armoniche. Questo non è il
caso dei suoni emessi dalla maggior parte dei corpi risonanti – tamburi, campane, gong,
e anche corde pizzicate e suoni gravi di pianoforte. Helmholtz ha chiarito la percezione della consonanza attraverso il modello dei battimenti, spiegazione comprovata
da Plomp e altri: per questo la consonanza è influenzata
dallo spettro del suono.
La consonanza musicale dipende dallo stile e dal contesto: Bregman chiarisce che il ruolo della preparazione
di una nota dissonante è di ridurne la fusione. La sintesi
digitale del suono permette di comporre suoni tenuti con
spettro inarmonico: per questi suoni, come Pierce ha indicato, gli intervalli consonanti non sono più ottava e quinta.
Questo è rappresentato musicalmente nella composizione
Stria di Chowning.
Jean Claude Risset, compositore e ricercatore, è nato in
Francia nel 1938. Ha una formazione scientifica e musicale (École Normale Supérieure, piano, composition con
André Jolivet). Negli anni Sessanta ha lavorato nei laboratori della Bell con Max Mathews per sviluppare le risorse
musicali della sintesi del suono col computer (imitazione
di strumenti, inclusa la sintesi digitale degli ottoni; paradossi della percezione della frequenza; sintesi di nuovi
timbri; processi di sviluppo del suono; catalogo sonoro dei
suoni sintetici, 1969). È stato direttore del Dipartimento di
Informatica all’IRCAM (1975-1979). Nei laboratori M.1.T.
Media Labs ha sviluppato nel 1989 il primo Duetto per un
pianista, dove il pianista innesca un accompagnamento
sullo stesso strumento, che dipende da come e da cosa
suona. Al momento è direttore emerito del CNRS e lavora
sulla computer music a Marsiglia. Per il suo lavoro pionieristico nella computer music ha ricevuto il primo Nica Golden (Ars Electronica Prize, 1987), il Gran Prix Musica Nova
(Praga 1995), il primo Prize EAR 97 per musica mista con
elettronica dal vivo (radio ungherese), il Quarz d’honneur
Pierre Schaeffer 2008, il Giga-Hertz.Grand-Prize 2009 e
il più alto riconoscimento francese per la musica (Grand
Prix National de la Musique, 1990) e per la scienza (Medaglia d’oro per la ricerca scientifica, 1999).
8
Juan G. Roederer
Professore Emerito all’Università dell’Alaska-Fairbanks
RAMEAU AVEVA RAGIONE... MA NON POTEVA SAPERE PERCHÉ.
FONDAMENTI PSICOACUSTICI DELL’ARMONIA
Gli scienziati sono gente curiosa e
ambiziosa: cercano sempre di trovare una spiegazione per ogni cosa
che accade nell’Universo. E la musica non fa eccezione. Ma perché
la musica esiste? Perché la musica
è apparsa nell’evoluzione umana
anche se non sembra avere alcun
valore evidente per la sopravvivenza biologica? Perché diamo senso
e reagiamo a consonanze, dissonanze, progressioni armoniche, scale, tonalità modulazioni, senso della ripetizione ed
altro – e questo in tutte le culture musicali?
Al tempo di Rameau il metodo scientifico era ai suoi primordi; la conoscenza scientifica si raggiungeva principalmente
attraverso il pensiero logico, ma non attraverso misurazioni
esatte, teorizzazioni, predizioni e verifiche. Rameau viveva in un periodo di transizione: espresse le sue idee sulla
teoria musicale basandosi su fatti “sperimentali” (le sue
proprie sensazioni e quelle di altri) ma non su misurazioni
scientifiche accurate; teorizzò riferendosi alla numerologia
e alla logica astratta, senza poter verificare statisticamente
le sue teorie. Si è dovuto quindi aspettare più di un secolo
perché la ricerca scientifica cominciasse a occuparsi della
risposta sensoriale alla musica (il campo della psicoacustica). In questo intervento illustrerò alcuni risultati importanti
e l’attuale linea di pensiero.
L’evoluzione biologica procede sulla base di modificazioni
casuali del materiale genetico a cui segue un processo di
selezione di ciò che è più adatto all’ambiente e ai rapporti
fra le specie. Nella specie umana si è sviluppato un sofisticato sistema di comunicazione – il linguaggio umano
– connesso con le più fondamentali proprietà della mente:
(1) la costruzione di immagini mentali scollegate da cose o
eventi percepiti al momento; (2) la capacità di previsione a
lungo termine; (3) la comunicazione con i simili di esperienze immaginate. La musica, nella sua forma più basilare e
primitiva, si è evoluta parallelamente al linguaggio umano
al fine di dotare il sistema uditivo di capacità analitiche e
sintetiche ben al di sopra della comunicazione animale.
Il legame acustico fra la madre e il neonato ne rappresenta
il training basilare, e il fatto che le ninnananne siano armonicamente e melodicamente simili in tutte le culture ci
dice molto. Di fatto, recenti esperimenti neuroacustici con
bambini mostrano che i neonati durante il loro primo mezzo
anno di vita possiedono un’innata percezione di conso-
nanza, melodia, ritmo, e senso della ripetizione (la musica
atonale si è evidentemente sviluppata per controbattere
deliberatamente queste percezioni innate). I meccanismi
fisiologici e neurali che intervengono sono ora identificati
e studiati estensivamente. Le tesi di Rameau sul ruolo degli armonici e della preminenza dell’armonia sulla melodia
nelle regole della teoria musicale, sono state ampiamente
verificate in laboratorio!
Juan G. Roederer, fisico spaziale di fama internazionale,
è professore emerito della University of Alaska-Fairbanks.
Nato nel 1929 a Trieste, infanzia a Vienna, istruzione superiore a Buenos Aires. Professore nelle università di Buenos
Aires, Denver e Alaska. È stato direttore del Geophysical
Institute, University of Alaska rinomato in tutto il mondo, e
consulente principale del Centro Internazionale di Fisica Teorica di Trieste. Il professor Roederer è Membro Corrispondente delle Accademie delle Scienze di Austria, Argentina e
dell’Accademia delle Scienze per i paesi in via di sviluppo.
Fra le diverse onorificenze, ha ricevuto quattro premi dalla
NASA per la sua partecipazione alla missione Galileo verso
Giove e la medaglia “100 Anni di Geofisica” dalla ex Accademia Sovietica delle Scienze. Ha servito due presidenti
degli Stati Uniti come presidente della Commissione Artica
di Ricerca degli Stati Uniti. I campi di ricerca di Professor
Roederer sono fisica spaziale, pscicoacustica (percezione
dei suoni, sovrapposizione dei suoni e successioni di suoni),
teoria dell’informazione e politica della scienza, sui quali ha
pubblicato più di 250 articoli in riviste scientifiche. I suoi
libri Mecánica Elemental (in spagnolo), Dynamics of Geomagnetically Trapped Radiation (tradotto in russo) e Physics
and Psychophysics of Music (tradotto in tedesco, spagnolo,
portoghese e giapponese) sono “classici” testi universitari
nei loro rispettivi campi. Il professor Roederer è anche un
affermato organista ed è stato fondatore del Workshops on
the Physical and Neuropsychological Foundations of Music
tenuto periodicamente nel Festival dell’estate carinziana
in Austria fra il 1973 e il 1985. La famosa psicologa della
musica Diana Deutsch scrisse su questi incontri: “In questi
esilaranti workshop è diventato chiaro che uno studio della
musica interdisciplinare, con contributi di teorici musicali,
compositori, psicologi, linguisti, neuroscienziati, ed altri,
non solo è vitale ma addirittura è necessario per poter
avanzare nella comprensione della musica…”.
Per maggiori informazioni guardare la sua pagina web al
link: www.gi.alaska.edu/~Roederer.
Convegno internazionale di studi
Apothéose de Rameau
Dagli harmonistes agli spettralisti
Dipartimento della Ricerca del Conservatorio di Musica “G. Verdi” di Milano
Docente delegato Gabriele Manca
Info
Ufficio Produzione
Conservatorio di Musica “G. Verdi di Milano
da lunedì a venerdì ore 11.00-13.00
tel. 0039.(0)2.762110.206
www.consmilano.it