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In prova Leica M9
Il formato pieno
er anni ha vissuto tranquilla, in un mondo da lei
stessa inventato, forte della qualità dei suoi prodotti, vero
e proprio riferimento dell’industria fotografica. Poi è arrivata la
tecnologia digitale e Leica, perché è di lei che stiamo parlando,
ha dovuto reinventare tutto per
offrire la sua esperienza e la tradizione dei suoi prodotti anche
nell’aggressivo mondo fotografico attuale. Il primo problema
da affrontare è stato quello di
trasferire immutata la elevatissima qualità degli obiettivi Leica
nel passaggio da pellicola a digitale. Tralasciata dapprima la
reflex, Leica si è concentrata
sulla serie M a telemetro, quella
che permetteva un passaggio più
semplice alla nuova tecnologia
d’immagine.
Sulla base della Leica M7, ultima della serie a pellicola, è nata così, nel 2006, la Leica M8,
prima fotocamera digitale di
questa serie. Fino a quel momento l’esperienza digitale Leica contava su una una serie di
apparecchi realizzati in Giappone, in collaborazione con
Panasonic, su una professionale da studio, la S1, lanciata alla fine degli anni 90
e su un dorso digitale presentato all’inizio del terzo
millennio. La M8 era, finalmente, l’apparecchio di
riferimento con il quale
la casa tedesca annunciava il suo ingresso ufficiale
nel mondo della fotografia
digitale, non un semplice
esercizio tecnologico come
la S1 o una soluzione ibrida
quale il dorso Modul R destinato ad esse impiegato
con le reflex tradizionali R8
ed R9.
L’attesa per la M digitale
era a tal punto che l’apparecchio ovviamente scontentò
diversi utenti del marchio, cosa
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L’ultima erede della gloriosa
dinastia di fotocamere M offre
finalmente un sensore degno
del marchio Leica
di Michele Buonanni
che puntualmente avviene
quando le aspettative superano
le logiche di prodotto. La Leica
M8 era dotata di un sensore
CCD formato APS-H da 10 megapixel costruito dalla Kodak
su specifiche della casa tedesca.
Già per questo elemento partirono le prime critiche degli
scettici i quali affermavano che
dieci megapixel non erano un
valore consono al marchio Leica ed alle eccellenti ottiche della serie M e soprattutto la perdita delle focali grandangolari dovuta al fattore di moltiplicazione che un sensore di formato inferiore al 24x36mm comporta-
DICEMBRE 2009 FOTOGRAFIA REFLEX
va. Tale fattore, prossimo
all’1,3x trasformava, in pratica,
un classico 35mm in un 46mm,
sicuramente meno utile ed affascinante dell’originale. Inoltre,
il sensore della M8 era privo del
classico filtro anti IR presente
su tutti i sensori delle reflex; ciò
comportava l’uso obbligatorio
di filtri anti IR da montare sui
vari obiettivi del corredo, una
soluzione scomoda specie per
chi possiede ottiche con diametro filtri differente. Nonostante
questo la Leica, anche grazie alle sue ottiche, si fece apprezzare subito per una qualità d’im-
magine nettamente superiore a
quanto ci si poteva aspettare da
un sensore di quella risoluzione.
Due anni dopo, nel 2008, è arrivata la Leica M8.2 la quale, rispetto alla prima M8, è dotata di
un otturatore più silenzioso e di
un vetro di protezione al display
posteriore; le modifiche erano
talmente marginali che ogni M8
può essere trasformata in M8.2
inviandola al laboratorio di assistenza della casa tedesca e preparandosi a sborsare una bella
cifra. La M8.2 comunque non
risolveva il dilemma di molti
utenti del marchio Leica ed in
particolare delle fotocamere serie M riguardo il passaggio da
tecnologia tradizionale a quella
digitale.
Adesso le cose sono cambiate
radicalmente grazie alla nuova
Leica M9, l’apparecchio che,
nelle intenzioni della casa tedesca, dovrebbe porre fine ai dubbi dell’utenza ancora legata al
mondo della fotografia su pelli-
cola riguardo una migliore qualità del materiale sensibile tradizionale nei confronti della tecnologia digitale. Innanzitutto la
nuova Leica M9 che peraltro deriva in gran parte dalla attuale
M8.2, è dotata di un sensore
CCD da 18 megapixel che offre
quindi una quantità di informazioni quasi doppia rispetto a
quella delle altre due M digitali;
inoltre, ed è questa la novità più
consistente ed apprezzata, le dimensioni del sensore sono pari a
quelle del formato 24x36mm.
Tale soluzione restituisce la vera focale effettiva alle ottiche
della serie M senza alcun fattore di moltiplicazione, la scelta
tanto attesa dall’utenza Leica
per gustare appieno la qualità
degli obiettivi nel giusto rispetto
del loro angolo di campo originale. Un’altra significativa novità è costituita dalla presenza
di un filtro IR direttamente sul
sensore, soluzione che permette
di fare a meno del filtro esterno
da montare sull’obiettivo, come
avviene con le altre digitali M.
Inoltre il sensore è privo di filtro
passa basso, presente invece
nelle reflex digitali per eliminare l’effetto moiré che si manifesta con soggetti dalle trame fini;
tale assenza determina, nella
Leica M9, una evidente maggiore risoluzione d’immagine poiché la presenza del filtro tende
ad ammorbidire i contorni del
soggetto senza peraltro creare
problemi. Si tratta di una scelta
che permette di premiare ulteriormente la resa ottica degli
obiettivi Leica M in particolare
gli asferici. Per finire il discorso
sul sensore, vero pezzo forte
della fotocamera, messo a punto
in collaborazione con Kodak occorre dire che anche questa versione Full Frame da 18 megapixel ha una particolare foggia e
disposizione delle lentine condensatrici disposte sopra ai
pixel, al fine di avere una resa
uniforme anche ai bordi del sensore stesso, lì dove i raggi luminosi provenienti dall’obiettivo
possono arrivare con una forte
angolazione.
Corpo e comandi. Nell’impostazione generale, la Leica
M9 ricalca i modelli precedenti.
Il corpo macchina di foggia tradizionale da oltre cinquanta anni è realizzato in materiali me-
tallici di pregio soprattutto leghe leggere per contenere il peso totale ed assicurare, nel contempo, elevata robustezza. La finitura è di elevato livello e la
M9 è disponibile in due varianti di colore, grigio antracite oppure nero laccato. C’è da scommettere che prima o poi arriverà
anche una versione cromata.
Nella parte superiore a sinistra
della fotocamera è sparito il piccolo display che indica, nelle
M8 ed M8.2, lo stato di carica
Nella vista dall’alto, si
nota una fotocamera
dal design tanto
pulito quanto classico.
Rispetto alle M a
pellicola, il corpo
macchina è più spesso.
Sulla destra si vede la
ghiera dei tempi e
l’interruttore generale
che contorna il
pulsante di scatto.
Sotto a sinistra ed a
destra sia la scheda di
memoria in formato
SD oppure SDHC sia
la batteria di
alimentazione sono
alloggiate sul fondo
dell’apparecchio,
coperte dal classico
sportellino
interamente
amovibile e dotato di
chiusura a chiavetta
rotante che
equipaggia da sempre
le fotocamere Leica M
a pellicola e digitali
(foto in basso).
Sotto, una vista della
parte posteriore dalla
quale si rileva la
sobrietà del design e
la disposizione
razionale dei pulsanti
di comando attorno al
display il quale è
protetto da una
copertura antigraffio.
Anche l’oculare del
mirino è in alto a
sinistra, nella classica
posizione delle altre
Leica M.
PROVA PRATICA DI RIPRESA
INGRANDIMENTO
INGRANDIMENTO
Utilizzare una Leica M9 per alcuni giorni insieme ad alcuni dei migliori e più collaudati obiettivi della serie M
significa correre seriamente il rischio che smetteremo di
apprezzare qualunque altra digitale. Per fortuna la M9
costa molto, è anche lenta ed il sistema di messa a fuoco manuale a telemetro ha fatto un po’ il suo tempo,
surclassato dai velocissimi autofocus dell’ultima generazione di reflex. Ma se si parla di qualità d’immagine,
affidabilità nell’esposizione, semplicità d’uso, allora con
la M9 siamo su un altro pianeta. Tra tutte le immagini
pubblicate basta solo vedere gli ingrandimenti del paesaggio campestre della pagina a fianco per capire che
tipo di risoluzione possa offrire questo apparecchio perfino ai bordi dell’immagine. Ma anche nelle altre riprese la M9 lascia il segno, dal ritratto alla luce di una lampadina qui sotto, realizzato a 1600 Iso, al panorama del
lago sotto la pioggia nella pagina di fronte con la barchetta, sulla sinistra, che sembra disegnata al computer
tanto è nitida. Per non parlare della perfetta densità e
pulizia del controluce della spiaggia qui a sinistra, che si
otteneva solo con la Leica M6 e le super pellicole per
diapositive di una volta.
UN RAFFINATO SISTEMA
Sul bocchettone
di innesto delle
ottiche è
presente un
lettore, qui a
sinistra, che
serve a rilevare
il codice a barre
presente su
tutti gli
obiettivi
dell’ultima
generazione,
destinati
all’impiego con
le digitali Leica
serie M, qui a
lato nella foto.
L’innesto obiettivi accetta, quasi tutte le ottiche
Leica sia della serie M sia quelle a vite con relativo adattatore. Qui sopra una vista del sensore
CCD formato 24x36mm dotato di 18 megapixel.
L’innesto obiettivi della Leica M9 accetta, con alcune limitazioni, quasi tutte le ottiche della serie M ed anche quelle trasformate da passo
a vite a baionetta, fattore che spalanca le porte della sperimentazione in digitale con obiettivi prodotti anhe 50 anni fa. Gli obiettivi dell’ultima generazione sono però i più indicati per ottenere i migliori risultati. Inoltre, essendo dotati di codice a barre sull’innesto a baionetta, codice che viene letto al momento dell’inserimento dell’obiettivo,
forniscono qualche informazione in più alla fotocamera il cui software di gestione è in grado di lavorare meglio in combinazione con tale
lunghezza focale. La gamma di obiettivi dell’ultima generazione com-
della batteria di alimentazione e
l’autonomia residua in scatti
della scheda di memoria. Tutto
ciò è stato sostituito da una
schermata informativa che appare nel display posteriore appena si preme il pulsante Info.
Forse ci piaceva la prima soluzione, non fosse altro per il fatto che era sempre visibile senza
dover agire su alcun comando.
Sempre nella parte superiore
troviamo, sulla destra, il pulsante di scatto contornato dall’interruttore di accensione che serve anche ad impostare lo scatto
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prende dei veri e propri record come ad esempio il Noctilux-M 50mm
f/0,95 a fianco di ottiche più normali ma dalla resa straordinaria come
ad esempio i grandangolari Summicron Aspherical 28mm f/2 e 35mm
f/2, pietre miliari della categoria. Grande cura è stata posta anche nell’interfacciamento tra sensore CCD ed obiettivi. A tale proposito, per
migliorare la resa anche ai bordi dell’immagine è stato messo a punto un sistema di microlenti più elaborato rispetto a quello presente negli altri sensori. Inoltre manca il filtro passa basso che se da un lato
minimizza l’effetto moiré, dall’altro danneggia la risoluzione di cui
quel sarebbe teoricamente capace il sensore.
PRO E CONTRO
J
L
DICEMBRE 2009 FOTOGRAFIA REFLEX
Sensore a pieno formato.
Qualità d’immagine eccellente, di riferimento.
Costruzione di ottimo livello.
Praticità d’uso.
Lentezza operativa nella selezione funzioni menu.
Ridotto buffer nello scatto in sequenza specie con DNG.
Manca funzione Live View.
Prezzo elevato.
singolo, quello continuo e l’autoscatto. La funzione di scatto
ha tre modalità operative: scatto
normale, scatto silenzioso e
scatto morbido oppure, ancora,
l’abbinata di questi ultimi. Lo
scatto silenzioso riarma l’otturatore solo quando si rilascia il
pulsante di scatto, utile per non
fare rumore mentre lo scatto
morbido permette l’attivazione
dell’otturatore anche solo sfiorando il pulsante di scatto invece di premerlo fino in fondo. A
fianco troviamo la ghiera dei
tempi fissi da utilizzare in ma-
LA PROVA RUMORE
La Leica M9 ha un sensore a pieno formato con un numero di pixel elevato in assoluto ma non esagerato
tenendo conto del fatto che esistono apparecchi i
quali hanno ben sette megapixel in più nello stesso
spazio oppure stesso numero di megapixel ma con
sensore di dimensioni inferiori. Ciò comporta che i
pixel siano sufficientemente grandi da catturare tanta luce e contenere il rumore d’immagine. Il campo di
sensibilità è compreso tra 80 e 2500 Iso. Nelle nostre
prove siamo partiti dalla sensibilità 100 Iso per arrivare fino a quella estrema in alto. I risultati sono di rilievo con un rumore sempre ben contenuto che ha
più l’effetto grana della pellicola a partire da 800 Iso.
nuale con anche la posizione A
che indica l’esposizione automatica a priorità dei diaframmi.
Il display posteriore offre una
elevata protezione ai graffi ed ha
una buona qualità anche senza
avere la elevata risoluzione dei
pannelli impiegati dalle reflex
digitali dell’ultima generazione.
Nel display è visibile un menu
di gestione molto sobrio nei colori e nella grafica, nel più puro
stile Leica il quale consente di
impostare tutte le funzioni della
fotocamera salvo alcuni parametri di ripresa che vengono
scelti tramite un secondo menu
di gestione, ancor più semplificato e spartano nella grafica,
che appare quando si preme il
pulsante Set. Oltre a questo comando, sulla sinistra del display
troviamo altri quattro pulsanti
che servono ad impostare le
funzioni dell’apparecchio in
unione con il selettore a destra
del pannello lcd che è dotato anche di ghiera rotante.
L’innesto obiettivi accetta,
salvo rare eccezioni, praticamente tutte le ottiche M meglio
se esse sono dell’ultima generazione e dotate di codice a barre
sull’innesto; mediante tale codice che può essere aggiunto a diversi obiettivi che ne sono
100 Iso
200 Iso
400 Iso
800 Iso
1600 Iso
2500 Iso
L’interruttore di accensione
permette anche di scegliere la
cadenza di scatto ed inserire
l’autoscatto. A destra il selettore
principale dell’apparecchio è
dotato anche di ghiera rotante. In
alto, la Leica M9 ha la forma
classica ed inconfondibile delle
sorelle ed il corpo più spesso
rispetto alle M a pellicola.
sprovvisti, l’apparecchio sa che
focale sta utilizzando e può impostare la correzione automatica della vignettatura se essa è
stata attivata nel menu di gestione della fotocamera.
La batteria ricaricabile di alimentazione e la scheda di memoria, di formato SD oppure
SDHC, sono alloggiate sul fondo dell’apparecchio ed accessibili tramite il classico coperchio
Leica con chiusura rotante che
da sempre equipaggia le Leica
M a pellicola. L’autonomia è
nella media.
Conclusioni. La prova pratica
di questa nuova Leica M ha messo
in rilievo le grandi qualità specie
nella nitidezza d’immagine e nell’
equilibrio cromatico. I veri risultati si ottengono salvando le immagini in formato DNG, il quale a
fronte di un notevole rallentamento nella registrazione a scheda e di
una notevole occupazione di spazio a confronto con il formato
Jpeg, permette di tirare fuori dai
file tutta la qualità della quale la
M9 è capace. Il tutto ad un costo
molto elevato: oltre 5000 euro solo corpo ai quali occorre aggiungere almeno un altro paio di migliaia di euro per un obiettivo degno di questo apparecchio. Per
info: www.leica-camera.it.
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FOTOGRAFIA REFLEX DICEMBRE 2009
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