Atti del XX Congresso dell`Associazione Antropologica Italiana
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Atti del XX Congresso dell`Associazione Antropologica Italiana
Museologia Scientifica e Naturalistica Volume 10/2 (2014) VARIABILITA’ UMANA TRA PASSATO E PRESENTE XX CONGRESSO DELL’AAI Ferrara, 11-13 settembre 2013 ATTI EDITED BY CARLO PERETTO MARTA ARZARELLO JULIE ARNAUD Annali dell’Università degli Studi di Ferrara ISSN 1824-2707 XX Congresso dell’Associazione Antropologica Italiana “La variabilità umana tra passato e presente” Promotori AAI- Associazione Antropologica Italiana Dipartimento di Studi Umanistici, Università degli Studi di Ferrara Comitato Scientifico Carlo Peretto – Presidente Maria Giovanna Belcastro Luigi Capasso Jacopo Cecchi-Moggi Giovanni Destro Bisol Emanuela Gualdi Russo Antonio Guerci Elisabetta Marini Marco Peresani Davide Pettener Olga Rickards Luca Sineo Segreteria Scientifica e Organizzativa Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Ferrara: Julie Arnaud, Marta Arzarello, Marco Bertolini, Marina Cangemi, Roberta Donati, Alberto Duò, Laura Falceri, Federica Fontana, Camille Jéquier, Giuseppe Lembo, Vanessa Samantha Manzon, Sabrina Masotti, Brunella Muttillo, Marija Obradovic, Matteo Romandini, Ciro Tartarini, Ursula Thun Hohenstein, Maria Chiara Turrini, Simonetta Zonari Patrocini Associazione Archeozoologica Italiana, Associazione Genetica Italiana, Associazione Primatologica Italiana, FORENlab, Istituto Italiano di Paleontologia Umana, Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Laboratorio TekneHub, Rotary Club Isernia Redazione Julie Arnaud & Marta Arzarello Contributi Associazione Antropologica Italiana, Università degli Studi di Ferrara, Rotary Club Isernia, quote di iscrizione Cover: “Archetipi” di Gabbris Ferrari Indice ECOLOGIA PREISTORICA Il primo popolamento della penisola italiana nel contesto della prima occupazione europea Marta ARZARELLO, Carlo PERETTO 19 L’occupazione umana del Pleistocene medio di Guado San Nicola (Monteroduni, Molise) Carlo PERETTO, Marta ARZARELLO, Jean-Jacques BAHAIN, Nicolas BOUBLES, Mauro COLTORTI, Alberto DE BONIS, Eric DOUVILLE, Christophe FALGUÈRES, Norbert FRANK, Tristan GARCIA, Giuseppe LEMBO, Anne-Marie MOIGNE, Vincenzo MORRA, Brunella MUTTILLO, Sébastien NOMADE, Qingfeng SHAO, Annamaria PERROTTA, Pierluigi PIERUCCINI, Maria Angela RUFO, Benedetto SALA, Claudio SCARPATI, Ursula THUN HOHENSTEIN, Umberto TESSARI, Maria Chiara TURRINI, Carmela VACCARO 23 La scoperta del riparo di Morricone del Pesco. Nuove prospettive nello studio dell’arte rupestre preistorica dell’Italia centro-meridionale Dario SIGARI, Carmela VACCARO, Parviz HOLAKOOEI, Angelo FOSSATI, Giuseppe LEMBO, Guido LASTORIA, Carlo PERETTO 32 La preistoria in Colombia nell'ambito del primo popolamento del continente americano. Un contributo allo studio della cultura materiale dei più antichi siti archeologici Brunella MUTTILLO, Giuseppe LEMBO, Ettore RUFO, Carlo PERETTO, Roberto LLERAS PÉREZ 42 Strumenti, segmenti e parole Ornella CASTELLI, Carlo PERETTO 48 La figura della rana all'interno della popolazione precolombiana dei Muisca: iconografia e simbolismo Brunella MUTTILLO, Roberto LLERAS PÉREZ 52 BIOLOGIA SCHELETRICA Strategie di sussistenza, abitudini alimentari e stato di salute di un gruppo umano vissuto durante la fase campaniforme di Castellari (SV). Nuove risposte dallo studio analitico dei denti Alessandra BACCI, Elena MELEDDU, Fulvio BARTOLI 61 Primi dati osteologici su resti scheletrici provenienti da due tombe della Sardegna meridionale: Ingurtosu Mannu (Donori) e Sa Serra Masi (Siliqua) Patrizia MARTELLA, Rosalba FLORIS, Elena USAI 68 Il sepolcreto protostorico di Grotta della Monaca in Calabria. Aspetti antropologici Fabiola ARENA, Felice LAROCCA, Nicoletta ONISTO, Emanuela GUALDI-RUSSO 74 La Grotta di Santa Barbara a Polignano a Mare (Bari). Note antropologiche preliminari su resti scheletrici di età neolitica Fabiola ARENA, Felice LAROCCA 81 Skeletal remains from the cemetery of Lazzaretto Nuovo (Venice): a preliminary analysis Matteo BORRINI, Manola DONATI, Clizia MURGIA 85 Depositional and contextual taphonomy for funerary and forensic investigation: a pilot study Matteo BORRINI, Pier Paolo MARIANI, Maria Serena PATRIZIANO 91 A possible juvenile hypochondroplasia case from the mass grave of Lazzaretto Nuovo Island (Venice) Matteo BORRINI, Laura RICCADONNA, Camilla BORRINI 97 Studio delle modificazioni strutturali e conformazionali nel collagene fossile con tecniche di 102 spettroscopia ottica Maria Grazia BRIDELLI, Roberta BEDOTTI, Chiaramaria STANI, Mara BERTOLOTTI, Raffaella TOMASINI, Elisa GALLI, Paola IACUMIN Condizioni di vita e stato di salute nella necropoli romana di Età Imperiale di Collatina: indicazioni dall’analisi delle affezioni dentoalveolari Carla CALDARINI, Paola CATALANO, Flavio DE ANGELIS, Simona MINOZZI, Romina MOSTICONE, Lisa PESCUCCI, Flavia PORRECA, Walter PANTANO 109 L’osteocondroma nei reperti ossei: criteri di diagnosi macroscopica e radiologica Federica ZAVARONI, Carla CALDARINI, Paola CATALANO, Mario SPINELLI, Andrea PICCIOLI 112 Metodologia di recupero e successiva musealizzazione in situ di alcune inumazioni della Necropoli 116 della via Triunphalis (Città del Vaticano) Paola CATALANO, Leonardo DI BLASI, Stefania DI GIANNANTONIO, Romina MOSTICONE, Flavia PORRECA, Monica RICCIARDI, Giandomenico SPINOLA Gli inumati della Cattedrale di San Lorenzo in Alba (CN): analisi antropologiche preliminari 120 Alessandra CINTI, Sergio DE IASIO, Egle MICHELETTO, Sofia UGGÈ, Marco SUBBRIZIO, Ezio FULCHERI, Rosa BOANO La Tomografia Computerizzata (TC) applicata allo studio delle urne della necropoli golasecchiana di Castelletto Ticino – via Ardeatine (NO). Presentazione preliminare del progetto Mari HIROSE, Leonardo LAMANNA 127 I resti scheletrici di Manerba del Garda sono Romani? La cronologia svelata dalle concentrazioni di Piombo Alessandra BACCI, Fulvio BARTOLI 131 La peste del 1630: analisi antropologiche preliminari dei resti scheletrici provenienti dal Complesso 135 dell’Osservanza di Imola Natascia RINALDO, Vanessa Samantha MANZON, Xabier GONZALEZ MURO, Emanuela GUALDIRUSSO Mortalità infantile nelle necropoli altomedievali di Campochiaro Vicenne e Morrione (CB, Molise) Viola TANGANELLI, Micol ZUPPELLO, Valentina MARIOTTI, Maria Giovanna BELCASTRO 141 Gli inumati parzialmente mummificati di Roccapelago-Modena (sec. XVIII): ricostruzione delle 147 attività occupazionali di una comunità dell’appennino attraverso l’analisi degli indicatori di stress biomeccanico con ausilio di modelli virtuali 3D delle ossa Mirko TRAVERSARI, Caterina MINGHETTI, Vania MILANI, Colin N. SHAW, Giorgio GRUPPIONI, Mélanie Agnes FRELAT BIOLOGIA MOLECOLARE Detecting very low levels of heteroplasmy using mtDNA ultra-deep resequencing Paolo GARAGNANI, Cristina GIULIANI, Chiara BARBIERI, Mingkun LI, Mark STONEKING, Donata LUISELLI, Claudio FRANCESCHI 157 Evoluzione del cromosoma 4 umano mediante mappaggio di sonde sub cromosomiche in Platyrrhinae, Primates Francesca DUMAS, Luca SINEO 162 Analisi di un isolato sardo attraverso il cromosoma Y 167 Valeria BACHIS, Giuseppe VONA, Renato ROBLEDO, Emanuele SANNA, Fabio MAGNANI, Alessandro MAMELI, Carla-Maria CALÒ, Laura CORRIAS Genetic variability of genes involved in Nutrition and Thermoregulation processes Andra QUAGLIARIELLO, Sara DE FANTI, Cristina GIULIANI, Marco SAZZINI, Donata LUISELLI 170 Annali dell’Università di Ferrara Museologia Scientifica e Naturalistica ISSN 1824-2707 Volume 10/2 (2014) Gli inumati medievali della Cattedrale di San Lorenzo in Alba (CN): aspetti antropologici e paleo-demografici Alessandra CINTI*, Sergio DE IASIO**, Egle MICHELETTO***, Sofia UGGÈ***, Marco SUBBRIZIO****, Ezio FULCHERI^, Rosa BOANO* *Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi - Università di Torino. Via Accademia Albertina, 13 I-10123 Torino. [email protected], [email protected] **Dipartimento di Bioscienze, Università di Parma, Campus universitario, Parco Area delle Scienze, 11/a 43100 Parma. [email protected] ***Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo antichità Egizie, P.za San Giovanni 2, 10122 Torino. [email protected] **** via Polonghera 7, 10138 Torino. [email protected] ^Istituto Giannina Gaslini, UOSD Patologia Feto Perinatale, Largo G. Gaslini 5, Genova. [email protected] ________________________________________________________________________________ Riassunto Gli scavi archeologici condotti tra il 2007 e il 2011 all’interno della Cattedrale di San Lorenzo (Alba, CN), hanno portato alla luce circa 350 sepolture. Sono stati rinvenuti diversi individui in deposizione primaria, facenti parte di una vasta area sepolcrale risalente ad un periodo compreso tra VIII e XVIII secolo. Le tipologie di inumazione comprendono sepolture in fossa terragna, cassa laterizia e camera lignea. Sulla base dei dati stratigrafici ed archeologici è stato possibile effettuare una buona contestualizzazione cronologica del materiale antropologico in relazione alle successive fasi di uso del cimitero. Nel presente lavoro è stato sottoposto all’analisi paleo demografica un sottocampione rappresentato da 99 soggetti risalenti al periodo VIII-XI secolo di cui 51 inumati all’interno della chiesa e 48 nell’area che all’epoca era adibita a cimitero esterno all’edificio religioso. L’indagine ha lo scopo di cercare di delineare le caratteristiche e quindi le similarità e le differenze del campione inumato nell’interno chiesa e nel cimitero esterno nei secoli compresi tra l’VIII e il IX. Abstract Archaeological excavations led between 2007 and 2011 in the Cathedral of San Lorenzo (Alba, CN ) have unearthed about 350 burials. Many graves are formed by primary deposition and are a part of a vast burial ground dating back to a period between the VIII and XVIII centuries. The types of burial include burial in earth graves, cash room brick and wood. Based on stratigraphic evidences and archaeological data it was possible to make a good chronological contextualization of anthropological material according to the different phases of use of the cemetery. In the present paper, a subsample, represented by 99 individuals dating back to the VIII to the XI century, out of which 51 are buried inside the church and 48 in the area at that time used as a cemetery outside the building religious, was submitted to the paleodemographic analysis. The survey aims to delineate the characteristics and thus the similarities and differences of the sample buried in the cemetery outside and inside the church over the centuries between the VIII and IX. Parole chiave: paleodemografia, osteoarcheologia, medioevo Key words: paleodemography, Osteoarchaeology, Middle Ages. __________________________________________________________________________________ Introduzione Aspetti archeologici Le indagini archeologiche condotte tra il 2007 e il 2011 al di sotto della Cattedrale di Alba, diretti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie (Micheletto 2013), hanno riguardato circa i 2/3 dell’estensione della chiesa (pari a ca. 900 mq), la cripta cinquecentesca, nota come Cripta dei Vescovi, con gli annessi locali adiacenti a sud e, infine, il cortile della casa canonica (Subbrizio 2013). 120 A. Cinti et al. / Annali dell’Università di Ferrara, Mus.Sci. Nat. Volume 10/2 (2014) Le evidenze archeologiche dimostrano che l’edificio religioso a partire dal periodo di fondazione, in età paleocristiana (VI secolo), ha subìto notevoli trasformazioni che hanno interessato anche l’ampia l’area funeraria. Lo scavo ha portato alla luce un vasto contesto archeologico con annessa ampia area sepolcrale rappresentata da circa 350 inumazioni in deposizione primaria, di epoca compresa tra VIII e XVIII secolo. In particolare dallo studio della sequenza stratigrafica, della tipologia delle ceramiche e dalla datazione assoluta effettuata sulle ossa e sulle malte, è stato possibile individuare 4 intervalli cronologici relativamente brevi: VIII-IX secolo, X-XI secolo, XII-XV secolo e XVI-XVIII. Le tipologie di inumazione comprendono sepolture in fossa terragna, in cassa in laterizi e in bara lignea e variano in funzione dei periodi. Tra l’VIII-IX secolo 16 tombe documentano l’inizio dell’uso cimiteriale dell’area secondo un criterio distributivo che prevedeva la collocazione delle sepolture a ridosso delle soglie e quindi una graduale occupazione dello spazio disponibile. Queste tombe, ad eccezione della più antica sono rappresentate da una cassa in laterizi, spesso antropomorfa o dotata di alveolo cefalico, con copertura in mattoni a doppio spiovente (Fig. 1). Fig. 1: Navata centrale. Panoramiche delle tombe altomedievali nell’atrio. Tale tipologia tombale, se pur realizzata con minore accuratezza, è utilizzata anche per le sepolture rinvenute sotto il pavimento della cripta dei Vescovi che, all’epoca delle inumazioni (IX secolo) era l’area dedicata al cimitero esterno alla chiesa (Fig. 2). Nei secoli compresi tra il X e il XII la tipologia prevalente è ancora quella della tomba a cassa antropomorfa con copertura di mattoni a doppio spiovente o, più raramente, con copertura piana. In questo periodo compaiono anche diverse sepolture terragne. Fig. 2: Cripta dei Vescovi. Panoramica del cimitero altomedievale. Nei secoli dal XII fino al XV secolo, la tipologia tombale diviene più varia: scomparse del tutto le singole tombe a cassa con copertura a doppio spiovente, si introducono sepolcri per uso multiplo a cassa con copertura litica piana e sepolture terragne e a cassa lignea. Nei secoli successivi, fino al XVIII secoli la modalità prevalente di inumazione è quella in fossa terragna, con o senza cassa lignea. Riflessioni antropologiche Fin da subito è stato avviato un intenso programma di ricerca antropologica e paleopatologica al fine di delineare il profilo biologico e demografico del campione inumato, le condizioni di vita, le abitudini comportamentali e di lavoro, lo stato di salute e malattia. In un contesto di particolare interesse e complessità come quello rappresentato dalla chiesa episcopale, poi Cattedrale, sede del Vescovo e centro della diocesi, l’analisi delle testimonianze antropologiche può assumere risvolti interessanti per quanto riguarda lo studio della nascita e dell’evoluzione dell’area funeraria nell’ambito delle dinamiche demografiche di una comunità urbana tra alto e basso Medioevo In questa prospettiva di studio, il sito archeologico di Alba-Cattedrale si è rivelato particolarmente interessante per la fitta presenza di inumazioni riconducibili a fasi cronologiche in alcuni casi piuttosto ristrette. Lo studio antropologico condotto sugli inumati ha dimostrato che nei diversi secoli di utilizzo dell’area funeraria sono stati sepolti individui di 121 A. Cinti et al. / Annali dell’Università di Ferrara, Mus.Sci. Nat. Volume 10/2 (2014) entrambi i sessi e riferibili a tutte le classi di età, presumibilmente appartenenti alla comunità civile ed ecclesiale di Alba. Nel presente lavoro si vuole proporre una serie di ipotesi e riflessioni sulle caratteristiche demografiche di un sottocampione di inumati distribuiti cronologicamente tra l’VIII e il XI secolo, in parte riconducibili topograficamente al cimitero esterno all’edificio religioso di quell’epoca (poi ampliatosi nel corso dei secoli), in parte associate all’area funeraria interna. E’ ragionevole ipotizzare la presenza di almeno due diversi gruppi di inumati presumibilmente selezionati per condizione sociale: ceti non particolarmente privilegiati per le sepolture esterne (“cimitero plebano”), clero e ceti privilegiati per quanto riguarda le sepolture interne. Il confronto tra le stime di età alla morte degli individui sepolti all’esterno della cattedrale e quelli inumati all’interno dovrebbe rendere manifesta l’eventuale differente sopravvivenza tra i due gruppi di Alba. Come è noto, la relazione tra livello di nutrizione e sopravvivenza nelle popolazioni del passato è stata oggetto di lungo dibattito tra coloro che sostenevano o meno la rilevanza del ruolo dell’alimentazione sull’efficienza del sistema immunitario e quindi sull’effettiva capacità di difendersi in caso di contagi da malattie epidemiche. Oltre ad una alimentazione più abbondante, completa e continuativa, le elite potevano godere di migliori condizioni generali di esistenza rispetto alle classi meno abbienti e tutto ciò avrebbe dovuto riflettersi anche su una maggior speranza di vita dei gruppi privilegiati. Per quanto riguarda la stima delle differenze nell’aspettativa di vita tra il ceto privilegiato (sepolture entro la cattedrale) e quello meno abbiente (inumati al di fuori del perimetro della cattedrale) occorre rilevare come l’adozione di modelli demografici specifici debba necessariamente implicare il ricorso a diverse e spesso non trascurabili approssimazioni. Nel presente lavoro, ad esempio, gli scheletri dovrebbero essere coevi ma in realtà non lo sono affatto; maschi e femmine sarebbe meglio fossero bilanciati mentre i primi sono nettamente preponderanti (cfr. Risultati); la distribuzione per fasce d’età è manifestamente anomala: considerata l’epoca, ci si attenderebbe che i deceduti in età infanto-giovanile (preriproduttiva) e i morti in età adulta fossero più o meno numericamente alla pari, così come i morti nel primo anno di vita (infanti) dovrebbero rappresentare circa il 25% del totale; balza subito all’occhio come tali proporzioni non trovino invece riscontro nel campione studiato (cfr. Risultati). Oltre quanto sopra indicato è necessario considerare l’approssimazione nelle stime d’età insita nella variabilità individuale del processo di crescita e invecchiamento biologico: nulla assicura infatti che l’età biologica dei reperti sia fedele a quella anagrafica. Queste condizioni, invero, sono quelle più comuni nelle quali ricade abitualmente chi si occupa di tracciare profili di mortalità paleo-demografici, correndo il rischio che troppi presupposti demografici vengano meno. Ma allora, “Que représente done l’échantillon osseux exhumeé? Donne-t-il à voir le monde des vivants ou ne reflète-t-il que le mond des morts? La question se pose, encore et toujours, avec autant d’acuité” (Seguy e Bocquet, 2011). Malgrado le frequenze apparissero difformi rispetto alla norma, si è cercato di interpretare analiticamente con un approccio di tipo demografico le distribuzioni delle età alla morte degli inumati all’interno e all’esterno della cattedrale, facendo ricorso ad una particolare tecnica di costruzione delle tavole di mortalità da utilizzare in assenza di dati completi (Santini e Del Panta, 1982). Materiali e metodi Il materiale Le sepolture analizzate appartengono ad un sottocampione dell’intera area cimiteriale interessata dagli scavi, rappresentato da 99 sepolture del VIII-XI provenienti dall’area interna e da quella esterna la chiesa. Le sepolture dell’interno chiesa coprono un arco temporale che va dal VIII secolo al XI secolo, mentre quelle del cimitero esterno dovrebbero essere comprese in un intervallo di tempo più ristretto a cavallo tra l’VIII e il IX secolo. I metodi Lo studio dell’età biologica alla morte nei soggetti adulti è stato effettuato attraverso l’applicazione di diversi metodi che valutano in particolare il grado di sinostosi delle suture craniche, il livello di usura e di alterazione della sinfisi pubica e della quarta costa, il grado ossificazione tra diafisi ed epifisi delle ossa lunghe, l’usura dentaria e ulteriori parametri indicativi del processo di invecchiamento (Meindl e Lovejoy 1985; Lovejoy et al 1985; 122 A. Cinti et al. / Annali dell’Università di Ferrara, Mus.Sci. Nat. Volume 10/2 (2014) Brooks e Suchey 1990; Iscan et al 1984-85; Brothwell 1981). Per i soggetti infantili la stima dell’età è stata effettuata con metodi che valutano il grado di sviluppo ed eruzione dentaria e la misura delle principali ossa lunghe (Ubelaker 1989; Ferembach et al. 1977-79; France e Horne 1988; Stloukal e Hanakova 1978; Facchini e Veschi 2004). Le analisi per la stima del sesso sono state principalmente condotte attraverso l’applicazione di metodi che prevedono la valutazione di particolari caratteri morfologici del bacino e del cranio (Acsàdi e Nemeskéri 1970), del femore (Simon 1990-91), della forma della spina ischiatica, della branca ischio-pubica, dell’arco ventrale, della concavità sottopubica e del ramo ischio-pubico (Gaillard 1960; Krogman e Iscan 1986; Novotny 1986; Bruzek 1991). L’approccio paleodemografico adottato ha dovuto tenere conto non solo di quella che è una cronica carenza nel ritrovamento dei resti di infanti - sia perché le ossa dei neonati si conservano meno, sia perché spesso i bambini venivano seppelliti isolatamente dagli adulti – ma nella fattispecie anche dello scarso numero degli adolescenti. In queste condizioni non è stato possibile calcolare neppure la tavola di mortalità classica di Halley né tanto meno utilizzare il modello dei decessi generalizzato che presuppone la ben più realistica ipotesi di stabilità della popolazione studiata (De Sandre, 1974). Si è pertanto ricorsi alla stima di opportuni parametri per mezzo dei quali identificare una “tavola tipo”, risalendo quindi a livelli prima ignoti di mortalità (Santini e Del Panta, cit., p. 46). Per fare ciò si sono dovute introdurre alcune ipotesi, anche piuttosto forti, quali: che la mortalità non sia cambiata eccessivamente nel periodo coperto da ciascun sotto campione (essendo la maggior parte degli scheletri precedenti la “peste nera” ciò potrebbe essere abbastanza verosimile); che le deviazioni dal regime di stazionarietà della popolazione di Alba per quei secoli abbiano avuto scarsa rilevanza (e ciò è più difficile da ipotizzare; Del Panta e Rettaroli, p.206) 1. In 1 Non si sono notizie certe sull’andamento della mortalità nei secoli precedenti il XIV; essa non dovrebbe avere subito eccessive fluttuazioni nel tempo almeno fino all’arrivo della peste nera. Da allora e per un secolo almeno il morbo tornò ad affacciarsi in Europa con cadenza decennale - anche se con effetti meno tragici mantenendo elevato il livello di mortalità, con valori certamente superiori a quelli antecedenti la peste. In compenso vi fu un sensibile miglioramento nell’alimentazione grazie all’accresciuto consumo di carne reso possibile dalla messa a pascolo di terreni non sintesi, la comparazione tra i due gruppi di scheletri è stata condotta considerando solo gli elementi adulti, sotto l’ipotesi che ciascuna serie di reperti sia appartenuta ad una specifica popolazione stazionaria di individui coevi. Il bias finale potrebbe essere tutt’altro che trascurabile ma si è ritenuto valesse la pena tentare il confronto. Tecnicamente si è trattato di calcolare una tavola di mortalità per gruppi d’età molto ampi a partire dalla fascia degli adulti giovani (20 anni). Utilizzando la distribuzione osservata dei decessi in età adulta e anziana si sono determinati i sopravvivendi (lx), gli anni vissuti (Lx) e le speranze di vita (ex). Sono stati quindi calcolate le proporzioni di sopravvissuti rispetto all’ammontare iniziale, cioè i rapporti tra ciascun lx e il valore iniziale della tavola (l20). Queste frazioni sono state poi ricercate all’interno di una certa gamma di tavole-tipo, scegliendo quelle i cui valori tabellari di lx/l20 meglio si approssimano alle serie calcolate (Santini e Del Panta, pp.48-54). Nel caso presente si è utilizzato il set West e South di Coale e Demeny, rideterminando i parametri delle Life Table per sessi uniti (cfr. Risultati). Risultati Le figure 3 e 4 mostrano la composizione per sesso ed età del sottocampione di 99 individui sottoposto alle valutazioni paleo demografiche. Fig. 3: Distribuzione degli inumati nell’interno e esterno chiesa (Cappella Vescovi) suddivisi per fasce d’età. Dall’analisi dei dati riportati in tabella emergono alcuni aspetti singolari. Il campione più coltivabili dato il dimezzamento della popolazione (Abel, W., 1976. Congiuntura agraria e crisi agrarie. Einaudi, Torino, pp.104107). 123 A. Cinti et al. / Annali dell’Università di Ferrara, Mus.Sci. Nat. Volume 10/2 (2014) “esterno chiesa” è pressoché privo di soggetti deceduti nella prima o nella seconda infanzia (ad eccezione di due individui morti tra i 4 e 6 anni). L’area di inumazione indagata sembrerebbe quindi un luogo destinato prevalentemente alla sepoltura di adolescenti ed adulti, ovvero sia di individui pienamente inseriti nella società. Il picco di morti tra i maschi si rileva nelle classi dei soggetti adulti e maturi mentre le età alla morte più frequenti per le femmine sono quelle delle fasce giovanili e adulte. Fig. 4: Distribuzione degli inumati nell’interno ed esterno chiesa, suddivisi per sesso ed età. Nel campione “interno chiesa” sono invece presenti anche sepolture infantili (10 su un totale di 51-8 indeterminabili=43 scheletri con stima d’età). In epoca precedente la transizione demografica, cioè prima della metà del XIX secolo, circa la metà dei morti avveniva in età pre-riproduttiva (0-15 anni). Il gruppo dei morti a detta età appare quindi fortemente sotto rappresentato rispetto a quanto atteso dalla letteratura demografica. La distribuzione dei decessi alle varie età nell’area “interno chiesa” non è troppo dissimile da quella dell’”esterno chiesa” e presenta il picco di deceduti nella classe dei maturi di sesso maschile e in quella dei giovani per le femmine. In figura 5 sono rappresentate le tavole di mortalità per le sole classi adulte e a sessi riuniti, separatamente per interno ed esterno chiesa. Per completezza è stato indicato anche il numero degli scheletri di infanti, peraltro non entrati nel computo delle tavole. L’andamento dei sopravviventi l’x e delle probabilità di morte (qx) è molto simile nelle classi 20-29 per le due serie campionarie mentre la mortalità si innalza bruscamente per gli “interno-chiesa” dai 30 ai 39 anni: sono molto pochi coloro che riescono a superare tale decade (probabilità di morte del 762‰). Va meglio per i soggetti sepolti all’esterno della Cattedrale, la cui probabilità di attraversare vivi la stessa decade è del 542‰. L’incidenza della mortalità si inverte per la classe 40-49: quasi tutti i 40enni della cripta Vescovi (esterno chiesa) muoiono prima di aver raggiunto il 50esimo compleanno, mentre 3 dei 5 coetanei dell’interno chiesa riescono a raggiungere quel traguardo. Ne deriva che le speranze di vita (ex) per un appartenente rispettivamente al gruppo dell’esterno e dell’interno chiesa, all’affacciarsi all’età adulta, è di 16.0 e 14.87 anni; di 10.58 e 9.10 per un trentenne; di 7.18 e 12.2 per un quarantenne. Il trend della speranza di vita dei primi è molto più regolare e meno perturbato di quello dei soggetti sepolti all’interno della cattedrale, il cui andamento risulta spezzato con un improbabile rialzo tra i 40 e 49 anni. In sintesi, i soggetti inumati all’interno della cattedrale sembrano di un gruppo sociale più 124 A. Cinti et al. / Annali dell’Università di Ferrara, Mus.Sci. Nat. Volume 10/2 (2014) differenziato rispetto a quelli sepolti fuori della Cattedrale, ma è anche possibile che su tale eterogeneità pesino la maggior diversità nel numero di maschi (22) rispetto alle femmine (9) e il numero dei soggetti adulti ai quali non è stato possibile attribuire un sesso (7). Fig. 5: Tavole di mortalità delle sole classi adulte, a sessi riuniti, per esterno e interno chiesa. Per quanto riguarda l’adattamento alle “tavole tipo” di Coale-Demeny dei rapporti di sopravvivenza di l30, l40 e l50 rispetto ai valori di l20, occorre rilevare che i valori calcolati (riportati nell’ultima colonna della tabella 2) sottendono modelli di mortalità in età adulta molto al di sopra di quanto previsto da qualsiasi tavola fornita dai due autori. Basti pensare che West Level 1, tavola standard calcolata su una vita media di soli 20 anni, prevede frazioni di sopravviventi a 30, 40 e 50 anni (rispetto ai ventenni) rispettivamente di 0.814, 0.623 e 0.443, nettamente superiori ai 0.7, 0.167 e 0.1 del campione interno chiesa. Discussione Chi sono gli inumati del VIII-XI secolo? Per il momento la domanda resta senza una risposta esaustiva anche se l’analisi attraverso la tavola di mortalità ha esplicitamente messo in evidenza una peculiarità che merita maggiore approfondimento a livello interdisciplinare. Infatti, il campione di inumati è caratterizzato da una mortalità ben più alta rispetto a quella nota in letteratura, in particolare, per gli individui sepolti all’interno della Cattedrale. E’ pertanto ragionevole pensare che il campione studiato non sia demograficamente rappresentativo della popolazione di Alba, ma che esso costituisca un campione molto particolare di soggetti la cui sopravvivenza sembra essere stata piuttosto precaria, almeno a giudicare dall’età adulta raggiunta. Va tuttavia tenuto in considerazione il fatto che la popolazione scheletrica studiata non rappresenta che una parte della popolazione inumata anche in considerazione del fatto che non è stata ancora indagata l’intera area cimiteriale. La valutazione archeologica del dato antropologico, l’analisi delle fonti storiche, l’indagine paleopatologica e lo studio paleodemografico degli altri gruppi di inumati presenti nel contesto funerario, potrebbero aiutare a migliorare la comprensione di questa singolare situazione. Bibliografia ACSÁDI GY., NEMESKÉRI J. 1970. History of human life span and mortality, Budapest. BROOKS S., SUCHEY J.M. 1990. 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