Mese dell`Agrifoglio

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Mese dell`Agrifoglio
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Mese dell’Agrifoglio
Mese del passato, del futuro, del presente, dell’anacronismo, della moda, del
precedente e del successivo
Settimana genealogica
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
8
9
10
11
12
13
14
Piagnone o Pallesco?
Pre - Visioni
12 Ottobre 1999: Siamo sei miliardi
Etsi Deus non daretur (Come se Dio non esistesse)
SE IL FUTURO NON ARRIVA – Una Pinto, by Ford
Loft Story
MILANO – Metropolitana Ottava Stazione
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
1452
1472
1482
1491
1494
1497
1498
1998
AUTORE.IT
Domenica 8 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno del Sole e del Passato)
LEI.IT
Piagnone o Pallesco?
Gerolamo Savonarola nasce a Ferrara.
A 22 anni decide per la vita claustrale nel convento di S. Domenico a
Bologna.
E’ nominato lettore nel convento di S. Marco a Firenze. Comincia la sua
carriera di predicatore. Tema centrale dei suoi sermoni: castigo e
rinnovamento della Chiesa.
Dopo viaggi in diverse città italiane, torna a Firenze, anche per l’insistenza di
Pico della Mirandola, e diventa Priore di S. Marco.
Savonarola vuol fare di Firenze la nuova Gerusalemme, in contrapposizione
con Roma “ladrona” e corrotta.
Le sue prediche infiammano il popolo, i suoi seguaci, detti “piagnoni”,
aumentano. I suoi avversari, detti “palleschi”, pure.
E’ scomunicato dal Papa Alessandro VI Borgia.
Savonarola è imprigionato nella cappella dei Priori di Palazzo Vecchio. E’
impiccato il 23 maggio e quindi arso sul rogo in Piazza Signoria.
Dopo 500 anni, il Cardinale Silvano Piovanelli celebra messa nella stessa
cappella, essendo Papa Giovanni Paolo II (il polacco Wojtyla), e viene
iniziata la procedura di beatificazione di Gerolamo Savonarola. (1)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Lunedì 9 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno della Luna e del Futuro)
LEI.IT
Pre - Visioni
2025
Non si acquisteranno più gli abiti per il colore o per il taglio, ma per il tipo di
dispositivo digitale che vi sarà installato.
(Stefano Marzano, design manager)
2028
Grazie alle tecnologie informatiche la pubblicità sarà sempre più rivolta al
singolo individuo.
(Jim Riswol, wieden&kennedy)
2038
Assemblato un robot dotato della capacità intellettuale di un essere umano.
(Hans Moravec, Istituto di robotica Carnegie- Mellon University)
2044
Grazie ai progressi della medicina, l’aspettativa di vita arriva a 100 anni.
(Gorge Washington University)
2053
Grazie all’applicazione di politiche ambientali severe, dopo mezzo secolo si
ripara il buco dell’ozono.
(Paul Fraser, Commonwealth Scientific and Industrial Research
Organisation, Sidney)
2059
Il sesso è praticato ormai solo per piacere e quasi mai per la procreazione.
Ogni forma di discriminazione sessuale è condannata in tutto il mondo.
(O.M.S.)
2060
Registrato per la prima volta un contatto con una civiltà extraterrestre.
(Gorge Washington University)
2080
Per mettersi in viaggio è opportuno prendere visione del bollettino delle nubi
di mosche che sono aumentate di 250 volte rispetto al 2005.
(Dave Goulson, University of Southampton)
2088
Sono curabili il cancro, l’infarto, il diabete e l’Alzheimer.
(Eric Larson, University of Washington Medical Center)
2100
La vita umana si spinge oltre i 150 anni.
(Kurt Vonnegut Jr)
La popolazione terrestre ha raggiunto i 14 miliardi di abitanti e comincia a
decrescere.
(Eric Newton, Breve storia del futuro) (2)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Martedì 10 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno di Marte e del Presente)
LEI.IT
12 Ottobre 1999: Siamo sei miliardi
1999
Baby “sei miliardi” è venuta al mondo in una clinica di Sarajevo e ad
accoglierla c’era Kofi Annan, Segretario Generale dell’Onu. E’ una bella
bambina di tre chili e mezzo.
Al momento della sua nascita 2 persone su 3 hanno la pelle giallo-bruno, 1
su 4 la pelle bianca e 1 su 5 la pelle nera.
2009
Quando la nostra baby “sei miliardi” avrà 10 anni, la casa che accoglierà i 78
milioni di esseri umani che ogni anno vanno ad aumentare la popolazione
sarà prevalentemente in una bidonville.
2019
Prima dei venti anni, la nostra ragazzina avrà avuto la sua prima esperienza
sessuale. Se per quella data sarà stato trovato un rimedio all’AIDS, sarà
stato un rapporto tranquillo, altrimenti le probabilità di contagio saranno
sensibilmente cresciute: un’infezione ogni 5 secondi.
2029
Il cibo sarà un problema. Si punterà sugli OGM, sulle alghe e sugli
allevamenti ittici. Si creerà un doppio mercato: Cibi e alimenti biologici per i
ricchi, cibo a rischio per i poveri.
2039
La nostra quarantenne, ormai ex baby “sei miliardi”, potrà ottenere un
prestito dalla banca che aiuta lo small business nelle aree depresse oppure
proverà ad emigrare.
2049
Lei viaggerà molto di più.
2059
Gli studi sulla genetica saranno molto avanzati e permetteranno di risolvere,
se avrà i mezzi economici per farlo, quasi tutti i problemi di malattia della
nostra sessantenne.
Quando baby “sei miliardi” nasce, l’età media è, nel mondo, di 66 anni, un dato che
nasconde grandi contrasti: da una parte abbiamo infatti gli 84 anni di una giapponese e
dall’altra i 36 anni di una donna della Sierra Leone.
I figli e i nipoti della nostra bambina potrebbero arrivare a superare la media di 80 anni.
Auguri e figli maschi e femmine. (3)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Mercoledì 11 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno di Mercurio e dell’Anacronismo)
LEI.IT
Etsi Deus non daretur (Come se Dio non esistesse)
Quando il Presidente del Consiglio si definisce un “fan” del Papa, quali conseguenze
politiche dobbiamo trarre?
(…)
Una nuova etica pubblica va costruita discutendo sul merito delle questioni, senza rifarsi
ad alcun principio di autorità, come se Dio non esistesse; che non è un assunto ateistico,
come può sostenere il Cardinal Ratzinger, ma è quanto diceva il teologo Dietrich
Bonhoeffer.
L’espressione “etsi Deus non daretur” (come se Dio non esistesse) risale al ‘500, è della
scuola Grozio ed è alla base dello stato moderno, che potè nascere dopo le guerre di
religione, mettendo tra parentesi le diatribe teologiche. Se il papa non ci sta, se si appella
alla Bibbia o al concetto di “natura”, dovremo costruire la nuova etica pubblica senza di lui.
(4)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Giovedì 12 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno di Giove e della Moda)
LEI.IT
SE IL FUTURO NON ARRIVA – Una pinto, by Ford
Una Lincoln Continental del ‘77 senza autista era ferma accanto al marciapiedi e quando il
nostro uomo la aggirò, l’automobile si mise da sola in retromarcia, disattivando il freno a
mano. Corse all’indietro e lo colpì agli stinchi con il paraurti posteriore. Lui cadde sul
cofano del bagagliaio come una grossa anatra centrata in pieno da un cacciatore.
Così appollaiato, il nostro uomo corse all’indietro fino ad uno degli incroci più trafficati del
centro.
Per fortuna il semaforo gli diede una mano, ma per estrema sfortuna, nella traiettoria della
Lincoln, c’era parcheggiata una Pinto del ’73, forse l’unica al modo girata nel senso
sbagliato, col tallone d’Achille rivolto alla Lincoln in arrivo.
Un testimone disse: “E’ esplosa. L’automobilina si è trasformata in una enorme palla di
fuoco, insieme al tipo che stava sul cofano della Lincoln”.
Un altro testimone fu sentito dire: “Maledette auto giapponesi”.
Ma l’auto che si era incendiata non era giapponese, era un’americana al 100%, si
chiamava Pinto ed era della Ford.
P.S.
Breve storia della Pinto.
Lee Jacocca, Presidente della Ford, volle contrastare le importazioni in America delle
utilitarie straniere e su tutte il mitico “maggiolino” e fece così entrare in produzione l’auto
che sarebbe diventato il maggiore flop dell’industria automobilistica americana, la Pinto,
appunto.
Caratteristica particolare della Pinto: aveva un serbatoio scarsamente protetto, che
tendeva a rompersi e ad incendiarsi in caso di tamponamento, anche alla modesta
velocità di 30 chilometri orari. (5)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Venerdì 13 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno di Venere e del Precedente)
LEI.IT
Loft Story
Accusa:
La banalità è diventata un crimine perfetto
Difesa:
Loft Story (Il Grande Fratello) coinvolge i telespettatori in un grande controtransfert
negativo su sé stessi. Si tratta solo di uno spettacolo consumato con entusiasmo.
Sentenza:
Fine della seduzione, fine del desiderio, trionfo dell’impudicizia e dell’oscenità radicale e
dell’esibizionismo delirante della propria nullità.
Motivazione della sentenza:
Quando tutto è esposto alla vista, ci si accorge che non c’è più niente da vedere.
Condanna:
Diventare allevatori di polvere. (6)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Sabato 14 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno di Saturno e del Successivo)
LEI.IT
MILANO – Metropolitana Ottava Stazione
- Tieni
Renzo Tramaglino mi porge un disegno, che ha appena finito di fare.
Siamo sempre seduti sul tetto verde del parcheggio sotterraneo di via Borromei, proprio
davanti alla Chiesa di Santa Maria Pedone.
-
E’ la tosa depilata di Porta Tosa
Porta Tosa?
Si chiamava Porta Tosa. Oggi, dopo le Cinque Giornate Milanesi, si chiama Porta
Vittoria.
E la tosa?
E’ un bassorilievo e si trovava sulla parete di Porta Tosa, come buon augurio per chi
entrava in città. E’ rimasto lì fino a quando il Carlo Borromeo, nel Cinquecento, lo fa
-
togliere perché ritenuto troppo osè…Vi è raffigurata una signorina, una tosa si dice in
milanese, con la gonna sollevata e le gambe aperte, nell’atto di tosarsi l’inguine.
Tosarsi?
Si, non vedi che ha in mano un attrezzo simile a quello usato per tosare le pecore?
E significava?
Tradizione pagana nordica: quando si ricevevano persone importanti, era tradizione
mostrare le più belle ragazze del villaggio in costume adamitico perché l’organo
femminile scoperto era simbolo di buon augurio.
Mi viene da dire: “ma tu, come fai a sapere tutte queste cose?”, ma mi limito a pensarlo e
Renzo continua.
-
L’hanno ritirato, e come scusa dissero che rappresentava un insulto alla moglie del
Barbarossa.
Dopo questa altra curiosa informazione, trovo il coraggio di fargli la domanda:
-
Ma tu, come fai a sapere tutte queste cose?
Per tutta risposta, si riprende il disegno, sistema la sua sacca, sia alza e se ne va quasi
correndo. Lo raggiungo al semaforo in Cordusio, solo perché il semaforo ha pietà di me e
diventa rosso. Mi vede e sorridendo mi dice:
- E’ là, andiamo.
Indica col braccio il Castello Sforzesco che si intravede in fondo a via Dante. (7)
A testa bassa – www.rifiutiquotidiani. org
Mese dell’agrifoglio
NOTE
alle e-mail della settimana genealogica
(1)
(2)
L’immagine di Savonarola, in una stampa del XVI secolo, e i dati sintetici della
sua storia sono contenuti nell’articolo “E l’eretico arso in piazza diventa maestro
di vita” di Maria Cristina Corratù, pubblicato su Repubblica del 24 maggio 1998.
Le notizie sono contenute nell’Album di Repubblica unito al quotidiano del 4
aprile 2001, in occasione del FuturShow di Bologna, lanciato con lo slogan
“Meglio dentro che fuori”. La previsione relativa alle mosche è contenuta
nell’articolo “2080, l’invasione delle mosche” di Luigi Bignami, pubblicato da
Repubblica mercoledì 5 ottobre 2005.
foto by David La Chapelle.
(3)
(4)
(5)
(6)
(7)
La storia della bambina “sei miliardi” è contenuta nell’articolo “La terra diventa
più stretta, da domani siamo sei miliardi” di Antonio Cianciullo, pubblicato su
Repubblica di lunedì 11 ottobre 1999.
Testo tratto dall’articolo “I modi per sentirsi laico” a firma di Silvia Giacomoni,
che raccoglie il parere del politologo Gian Enrico Rusconi, Repubblica 3 maggio
2000.
Immagine e testi sono tratti da “Mal d’auto”, inserto de Il manifesto del dicembre
2000. La storia della Pinto è riportata da Guido Conter, ricordando il libro di Matt
Ruff “Acqua, luce e gas”, Fanucci Editore, nella collana Avant Pop 2000, nel
capitolo nono.
Il testo si riferisce all’articolo di Jean Baudillard dal titolo “La banalità come
crimine perfetto”, pubblicato su Repubblica di venerdi 1 giugno 2001. Il disegno
corredava il titolo dell’inserto speciale Orwell 2005, pubblicato domenica 13
novembre, sempre su Repubblica.
La storia è raccontata nel già citato “Quelli che Milano” di Giancarlo Ascari e
Matteo Guarnaccia, Bur Extra Rizzoli, pagg. 306, euro 21,50, mentre il disegno
è malamente copiato e colorato da AUTORE.IT , prendendo a modello quello
pubblicato a pag. 270 dello stesso libro.
Settimana psicologica
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
15
16
17
18
19
20
21
I tre Re Magi non erano Re (e non erano nemmeno tre)
Do you speak Italian?
No Barrique, No Berlusconi
Falun Gong
SE IL FUTURO NON ARRIVA – “La mafia fa schifo”
www. accademie-universelle.asso.fr
MILANO – Vite di scarto
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Domenica 15 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno dello Yang e del Passato)
LEI.IT
I tre Re Magi non erano Re (e non erano nemmeno tre)
Matteo, l’unico evangelista che li cita, aveva parlato di Magi in modo generico, non aveva
detto come si chiamavano e neppure quanti erano.
Perché Matteo scrive dei Magi?
Lo fa per un motivo politico criptato, un po’ come il “W Verdi” gridato in faccia agli austriaci
alla Scala, dai milanesi. Ma se il “W Verdi” stava per “Viva Vittorio Emanuele Re d’Italia”,
cosa significava “Magi”, per Matteo?
Il termine greco “magos” deriva dall’antico persiano “magu”, che designava una casta
sacerdotale molto potente.
I “magu”, racconta Erodono, erano così potenti che tutti i sovrani persiani, prima di
insediarsi sul trono, dovevano passare attraverso l’iniziazione dei “magu”.
La religione dei “magu” (dei persiani) era lo zaraostrismo e questa religione parlava di un
“salvatore” che, ultimo figlio di Zarathustra e nato da una vergine, sarebbe venuto a
salvare il mondo e a resuscitare i morti.
Matteo conosce queste cose, ma sa bene anche un’altra faccenda, più strettamente
politica; sa che la Palestina è sotto il giogo romano e sa che in quel momento c’era un
unico popolo capace di contrastare Roma: i Parti. E, guarda caso, i Parti erano iraniani,
zoroastriani e molto più liberali dei romani.
A Matteo basta dunque inserire una frase tipo “magi giunti dall’oriente” perché chi deve
capire, capisca.
In quanto al numero tre, l’unica cosa certa è data dal fatto che l’iniziazione dei “magu”
prevedeva oro (simbolo regale), incenso (potere sui culti templari e dalla capacità
taumaturgica) e mirra (resina odorosa proveniente dal Libano, utilizzata nei funerali come
simbolo della capacità di superare la morte), i tre doni della potenza riconosciuta ai re
persiani.
Tutto il resto è ricamo, un bel ricamo dell’occidente.
Così parlò Zarathustra. (8)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Lunedì 16 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno dello Ying e del Futuro)
LEI.IT
Do you speak Italian?
Eccovi un elenco di parole, dalla A alla Z, che sono entrate a fare parte della lingua
italiana. Scagli la prima pietra chi non ne ha mai usata una.
A
Acchiappavoti, after hours, alleato nazionale, animalismo, arcoriano, attimino,
authority, autocertificazione, avviso di garanzia, azzurro
B
Backstage, baudismo, baudizzazione, beautiful, beauty center, berluschino,
berlusconare, berlusconata, berluscones, Berlusconia, berlusconide,
berlusconismo, berlusconista, berlusconizzarsi, berlusconizzato,
berlusconizzazione, bibitone, b-movie, buongoverno, buonismo, buonista
C
Calcioscommesse, Camera alta, camicia verde, capitale reticolare, cattivismo,
cattivista, cattoleghista, celodurismo, cerchiobottismo, cerchiobottista, cespuglio,
cespuglista, chat line, ciberspazio o cyberspazio, cibernauta o cybernauta,
collaborante, collaboratore di giustizia, concertazione, consociativismo,
consociazionismo, consuntivare, controribaltone, cosa due, cose buone, cover,
cubista
D
Decespugliare, deideologizzare, delottizzare, demafiosizzato, delottizzazione,
deregulation, deriva centrista, deriva istituzionale, deriva plebiscitaria, desistenza,
destrese, destrista, diagnostica, dichiarante, dietrologia, dietologo, dietrismo,
dietista, dipietrismo, discesa in campo, dopante, dosaggio, dopato, dopofestival,
dopo voto, doppiopesismo, doppiopesista, doppiopettista, doppioturnista,
dossieraggio, drogare
E
Ecoambiente, eco-attivista, ecoborsa, ecodiesel, ecodiversità, ecoguerriero,
ecomafia, ecotassa, ecoterrorismo, ecoterrorista, ecoturismo, e-mail, euro,
eurocratese, eurodirigismo, euroforzista, europol, eurorealismo, euroscetticismo,
euroscettico, eurotessa, exit poll
F
Fibrillazione, filibustering, flessibilità, format, forz(a)italico, forzista, forz(a)italiota,
forz(a)italista, fuoriorario
G
Gabibbo, garante, gentese, gioiosa macchina da guerra, ben oliata macchina da
guerra, gioiosa macchina-attore, gioiosa macchina da pisolo, gioiosa macchina del
sesso, gioiosa macchina di ottimismo, gioiosa macchina pigliatutto, giornalistese,
giurassico, giustizialismo, giustizialista, golpe bianco, governicchio, governino,
governissimo, governo a termine, governo azienda, governo costituente, governo
delle larghe intese, governo delle regole, governo del Presidente, governo di tregua,
governone, Governo Sole, grandi intese, grande comunicatore
H
Homo berlusconianus, homo prodianus, homo veltronianus
I
Inciucio, inciucismo, inciucista, inciucioso, inciuciare, info, infotainment, internauta,
internettiano, internettista, ipertesto, italoforzuto
K
Karaoke
L
Larghe intese, leccaculismo, liberatutti, lider maximo
M
Macroregionale, macroregione, maggioranza variabile, malambiente,
malamministrazione, malasanità, mancusese, mani pulite, manovrina, mastellum,
mattarellum, merolismo, merolizzarsi, merolone, microfonare, mi consenta,
minzolinismo, mondialismo, monocratico, monoturista, mucca pazza, multimedialità
N
Navigare, nazional-alleato, new entry, ninja, noista, non profit o no profit, Nordest,
nordista, Nordnazione, nuovismo, novista, nuovo che avanza, nero che avanza,
nulla che avanza, nuovo che arranca, nuovo che conta, nuovo che lottizza, nuovo
che non avanza, nuovo miracolo italiano
O
Old boys, one-man-party, ottimizzatore
P
Padania, padano, padre di tutti i processi, par condicio, (da cui si irradiarono: impar
condicio, spot condicio, porn condicio, tar condicio), pari condizioni, pensione baby,
piazzaffari, picconata, picconatore, piercing, political correctness, politically correct,
politicamente corretto, polista, polo, Polo delle libertà e del Buongoverno, Polo per
le libertà, Polo di centro, Polo di centro-destra, Polo di centro-sinistra, Polo
liberaldemocratico, Polo progressista, pololiberista, poltroncina, popolo, popolo dei
fax, popolo dei lumbard, popolo della destra, popolo della Lega, Popolo della
Padania, popolo della Quercia, Popolo della sinistra, Popolo del Nord,
pornoturismo, posse, poteri forti, premierato, premiership, Prima/Seconda
Repubblica, principio di sussidiarietà, prodismo, pulizia etnica
Q
Querciaiolo
R
Racketeer, Raibaltone, Rainvest, regressista, regulation, remare contro, ribaltare,
ribaltone, ribaltino, ribaltonismo, ribaltonista, ridens (Berlusconi, decennio, destra,
miliardario, premier, psichiatra, ecc), Roma ladrona, Roma padrona
S
Salottismo, salvacorrotti, salvaladri, salvapotenti, salvaRai, salvatangentari,
salvatangentisti, scafista, scambista, scendere in campo, scesa in campo,
sciampista, scoopismo, segretare, semipresidenzialismo, semipresidenzialista,
semipresidenziale, sequel, serial killer, sessoturista, sexgate, sfanculare,
soluzionare, sondaggismo, sondaggista, sondaggite, sondocrazia, spoils system,
standing ovation, stupidario, stagista, supertavolo
T
Tangentopoli (e un’estesa serie di sostantivi da affittopoli a vesuviopoli), tangentestory, tangentigrad, tangentista, tangentocratico, tangentocrazia, tangentomane,
tatarellum, tavolo, tavolo delle regole, tax day, teatrino della politica, tecnicalità,
teleasta, telecrate, telecratico, telecrazia, teledemocrazia, telefascismo, telefonino,
telematizzare, telemarket, telemarketing, teleparlamento, telepiazza, telepolitica,
teleshopping, telepromozione, telesogno, televendita, terzaforzismo, terzo settore,
tessitore, toga rossa, toghe pulite, top manager, totoscommesse, traghettare,
traghettato, trashista, turismo sessuale, turista del sesso
U
Ulivesco, ulivista, ulivistico, umanitario
V
Viceministro, vicepremier, videoamatore, videoamatoriale, videodipendente,
videocrate, videocratico, videocrazia, videolibro, videopolitica, virtuale, virus killer,
visibilità
W
Watergate, world music
Z
Zanzara tigre, zapatista
(9)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Martedì 17 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno della Guerra e del Presente)
LEI.IT
No Barrique, No Berlusconi
C’era una volta…Un re, direte voi.
Si, c’era una volta un re, ma non un re qualsiasi con corona d’oro in testa, mantello di
ermellino e scettro, seduto su un trono in una sala tutta di marmo e arazzi.
Il re della nostra storia si chiamava Bartolo, in testa aveva sempre un bunett, in mano una
penna e sedeva da anni su una sedia a rotelle, era il riconosciuto Re del Barolo.
Tra il suo nome, Bartolo, e il nome del suo vino, Barolo, c’era una sola lettera, la T.
Era la T di terra, della sua terra, sulla colina dei Canuti a Barolo, ed era anche la T di
tenacia, quella che in 78 anni aveva messo nella difesa della tradizione, soprattutto nei
confronti di quelle diavolerie francesi del vino profumato dal legno del barrique e che
stravedevano per quel nuovo che avanza, purchè fosse facile e furbo.
Bartolo e Barolo, un binomio inscindibile.
In comune con Berlusconi aveva solo la B dell’iniziale, per il resto, nada de nada.
Lui era socialista libertario, contadino intellettuale e bravo disegnatore di etichette. Aveva
fatto scalpore quella del 2001: in occasione della ennesima campagna elettorale italiana
aveva messo sulle sue bottiglie di Barolo un’etichetta con lo slogan “NO BARRIQUE, NO
BERLUSCONI”.
Qualcuno lo denunciò ai carabinieri per offese al capo del governo, robb de matt…
C’era una volta il Re del Bartolo, ricordatevelo. (10)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Mercoledì 18 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno delle News e dell’Anacronismo)
LEI.IT
Falun Gong (11)
Era il 25 aprile 1999 e la giornata era serena a Pechino.
Il grande recinto di Zhouguanhai, l’area proibita dove lavorano e vivono i governanti della
Cina, alle dieci del mattino era ancora deserta, ma solo quindici minuti dopo ospitava,
malgrado il rigido pattugliamento della polizia di stato più di 15.000 persone, una folla.
Erano arrivati silenziosi, a piccoli gruppi, richiamati in quel luogo, simbolo del potere, dalla
necessità impellente di protestare.
Se ne stavano lì, seduti, in silenzio, quindicimila bocche cucite e chiedevano, in questo
inusitato modo, di essere ricevuti. In assoluto silenzio, senza dire una sola parola.
Chi erano?
Il Primo Ministro era stato informato:
- Sono del Falun Gong, Eccellenza.
- Fate entrare una delegazione, non voglio plateali violenze.
Il Primo Ministro Zhu Rongji sapeva che il Falun Gong era una setta religiosa che si ispira
ad un insieme di principi nei quali si mischiano buddismo, taoismo e credenze magiche,
sapeva che il Falun Gong non ha ambizioni politiche, ma sapeva anche che i seguaci del
Falun Gong sono più di 50 milioni, sparsi per tutta la Cina e organizzati in modo
sotterraneo.
Il Primo Ministro, quella mattina, aveva sul tavolo il rapporto economico che lo informava
di tutte le azioni protezionistiche che l’occidente stava organizzando per arginare le
importazioni cinesi e aveva bene in mente le parole di Karl Marx “Grande importanza ha
l’abolizione dei dazi sulle materie prime; lasciarle entrare più liberamente era già dottrina
del protezionismo”, le parole di Adam Smith “Ostacolando l’importazione dai paesi esteri
delle merci che possono venire prodotte in patria, si assicura un monopolio sul mercato
interno”, le prole di John Maynard Keynes “La maggior parte dei protezionisti esaspera il
contributo che misure protezionistiche possono dare alla soluzione delle nostre attuali
difficoltà”, e quelle di Amartya Sen “Il ruolo svolto dai mercati non dipende solo da ciò che
viene loro permesso di fare”. (12)
Il Primo Ministro cinese sapeva bene che la questione dello sviluppo economico era di
fondamentale importanza, tuttavia quelle 15.000 persone sedute in silenzio lo
preoccupavano molto di più.
Sul fronte economico poteva sempre contare sull’avidità dei capitalisti occidentali, nei
confronti dei quali aveva da tempo preparato una contromossa geniale che avrebbe
dovuto funzionare a dovere: il profumo del guadagno facile.
Un mese dopo, l’economia cinese aveva ripreso a correre e più di tremila adepti del Falun
Gong erano stati arrestati.
Per entrambe le cose, nessuno in Occidente si era scandalizzato.
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Giovedì 19 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno della Fortuna e della Moda)
LEI.IT
SE IL FUTURO NON ARRIVA – “La mafia fa schifo”
Nella già molto discussa campagna elettorale della Regione Sicilia e del suo Presidente
Cuffaro, consistente in un manifesto con lo slogan “La mafia fa schifo”, un piccolo dettaglio
di semiologia è sfuggito a tutti i commentatori impegnati sulla sostanza della
comunicazione più che sulla sua forma.
Il dettaglio è che la frase sui manifesti compare tra virgolette ed è evidentemente molto
diverso scrivere LA MAFIA FA SCHIFO, ovvero “la mafia fa schifo”.
Le virgolette, normalmente, introducono il discorsa di qualcun altro (del tipo: come dicono
gli altri: “la mafia fa schifo”) o la connotazione di cosiddetto (ad esempio, se scrivo il
“magnifico” Rettore, sta a significare che per me magnifico non lo è proprio).
E’ anche vero che da quando abbiamo imparato il buffo gesto di fare le virgolette mentre
parliamo (alzando le mani e piegando gli indici e i medi) le virgolette vengono usate alla
come viene viene, a scopo di enfasi, (per esempio, nei menù dei ristoranti quando
scrivono : I nostri “antipasti”), mettendo anche in dubbio la veridicità della comunicazione
(I dessert di “produzione” della casa: Da dove verranno invece?)
Tra virgolette la mafia continua a fare schifo, d’accordo, ma fa meno impressione.
Parliamone (senza tenere le mani in alto e gli indici e medi piegati). (13)
Da:
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AUTORE.IT
Venerdì 20 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno dell’Amore e del Precedente)
LEI.IT
www. accademie-universelle.asso.fr
Presentato
a Parigi un sito sul tema dell’identità e della diversità.
Promotori:
Umberto Eco e Jacques Le Goff
Argomenti trattati: Il dizionario dei malintesi
La guida alla scoperta del pregiudizio
Le strategie del che fare. (14)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Sabato 21 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno della Lentezza e del Successivo)
LEI.IT
MILANO – Vite di scarto
Dov’è sprofondato il proverbiale pragmatismo meneghino?
Dove è andata a finire la Milano con il cuore in mano?
Perché non siamo più capaci di risolvere i problemi dei più poveri e dei più emarginati?
Di fronte all’ennesima cancellazione (con le ruspe, s’intende) di un campo nomadi, nel
quale si trovavano anche 40 bambini, il Sindaco, interpellato su cosa avrebbe fatto il
Comune, ha risposto che “le priorità sono altre”.
Il cosiddetto comune sentire (“Via gli extracomunitari”, “Sono tutti delinquenti”, “Prima
vengono i problemi dei milanesi”) sta però scricchiolando sotto la vergogna che molti
milanesi provano davanti all’atto così cinico dello smaltimento dei rifiuti umani.
Milano incomincia a provare vergogna.
Speriamo che non si arrivi a contemplare nel nostro linguaggio l’espressione “vite di
scarto”. (15)
A testa bassa – www.rifiutiquotidiani. org
Mese dell’agrifoglio
NOTE
alle e-mail della settimana psicologica
(8)
(9)
(10)
(11)
(12)
(13)
(14)
(15)
La tesi dei Magi è di Antonio Panaino, iranista dell’Università di Bologna ed è
raccontata nell’articolo “Re Magi, ecco la vera storia” di Cinzia Dal Maso, su
Repubblica del 3 dicembre 2005
L’elenco dei neologismi è tratto da Repubblica di martedì 7 settembre 1999
nell’articolo “L’italiano che parleremo” di Enzo Golino ed è stato curato da Fabio
Rossi.
La notizia della morte di Bartolo Mascarello, il riconosciuto re del Barolo, è
contenuta in due articoli pubblicati su Repubblica. Quello intitolato “No barrique,
No Berlusconi” è di Giorgio Bocca.
“Perché la Cina ha paura di una setta politica” è l’articolo di Sandro Viola
pubblicato venerdi 6 agosto1999, nel quale si da conto della setta religiosa
Fulan Gong.
Le frasi riportate sono contenute nelle speciale “Protezionismo”, pubblicato da
Repubblica martedì 3 maggio 2005, all’interno soprattutto dell’articolo “Tutti i
fallimenti delle frontiere chiuse” di Francesco Rampini.
Articolo “Virgolette” di Stefano Bartezzaghi pubblicato su Repubblica di sabato 3
dicembre 2005
La notizia è nell’articolo “Che cos’è la tolleranza” di Furio Colombo, pubblicato
su Repubblica di martedì 26 ottobre 1999.
La notizia si trova nell’articolo di Rodolfo Sala dal titolo “Senza casa 40 bambini
rom. E’ la vergogna di Milano”, pubblicato su Repubblica di mercoledì 13 luglio
2005 e nell’articolo “Quelle vite di scarto dimenticate”, di Gad Lerner.
Settimana antropologica
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
22
23
24
25
26
Venerdì
Sabato
27
28
Scarabocchi?
Inferno
Condannati al presente perfetto
Fo il Nobel (e ve lo racconto)
SE IL FUTURO NON ARRIVA –
Scemo + Scemo = Pubblicità Vincente
Ed ecco a voi… Luigi Braccioforte
MILANO – Cosa ci costa sognare?
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Domenica 22 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno del Giallo e del Passato)
LEI.IT
Scarabocchi?
Gli scarabocchi sono lettere che i bambini scrivono a se stessi.
La matita rende visibile ciò che, danzando, hanno finora descritto nello spazio:
coreografie, linee di vitalità ritmico - dinamico, fluire di movimenti che si condensano da
una corrente primordiale e che infine si fissano in una forma grafica.
Il bambino ripercorre l’intera storia dell’umanità e tutte le sue forme artistiche.
Lo scarabocchio di un bambino di meno di due anni è simile alle opere d’arte degli uomini
primitivi.
L’umanità ha percorso un cammino, passando da uno stato sognante, chiaroveggente, ad
una visione cosciente del mondo sensibile.
In questa evoluzione i reperti storici e archeologici ci indicano i nostri luoghi di origine.
Gli scarabocchi dei bambini sono le sue orme sulla via del divenire uomo? (16)
Da:
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AUTORE.IT
Lunedì 23 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno dell’Argento e del Futuro)
LEI.IT
Inferno
Canto I
Nella selva oscura
“Nel mezzo del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una selva oscura
Che’ la diritta via era smarrita”
Canto II
Il viatico celeste
“Lo giorno se n’andava, e l’aere bruno
Toglieva li animal che sono in terra
De le fatiche loro; e io sol uno”
Canto III
Sull’Acheronte
“Per me si va nella città dolente
Per me si va nell’eterno dolore
Per me si va tra la perduta gente”
Canto IV
Il Limbo
“Ruppemi l’alto sonno ne la testa
Un greve tuono sì ch’io mi riscossi
Come persona ch’è per forza desta”
Canto V
Paolo e Francesca
“Così discesi del cerchio primaio
Giù nel secondo che men loco cinghia
E tanto più dolor che punge a guaio”
Canto VI
I golosi nella melma
“Al tornar de la mente, che si chiuse
Dinanzi a la pietà di due cognati
Che di tristizia tutto mi confuse”
Canto VII
Avari e prodighi
“Papè satan, papè satan aleppe
Cominciò Pluto con la voce chioccia;
e quel savio gentil che tutto seppe…”
Canto VIII
L’ira di Filippo Argenti
“Io dico, seguitando ch’assai prima
Che noi fossimo al piè dell’alta torre
Li occhi nostri n’andar suso la cima”
Canto IX
Alle porte di Dite
“Quel color che vieta di fuor mi giunse
Veggendo il duca mio tornar in volto
Più tosto dentro il suo novo restrinse”
Canto X
Farinata degli Uberti
“Or se ne va per un segreto colle
Tra il muro de la terra e li martìri
Lo mio maestro e io dopo le spalle”
Canto XI
Impianto dell’Inferno
“Su su l’estremità d’un alta ripa
Che facevan gran pietre rotte in cerchio
Venimmo sopra più crudele stipa”
Canto XII
Centauri e assassini
“Era la loro ov’a scender la riva
Venimmo alpestro e, per quel che v’er’anco
Tal ch’ogne vista ne sarebbe schiva”
Canto XIII
Per delle Vigne
“Non era ancor di là Nesso arrivato
Quando noi ci mettemmo per un bosco
Che da neun sentiero era segnato”
Canto XIV
Il veglio di Creta
“Più che la carità del natio loco
Mi strinse, raunai le fronde sparse
E rende’le a colui ch’era già fioco”
Canto XV
Ser Brunetto
“Or cen porta l’un de’ duri margini;
e’l fummo del ruscel di sopra aduggia
si che dal foco salva l’acqua e li argini”
Canto XVI
Pederasti benemeriti
“Già era in loco onde s’udia il rimbombo
De l’acqua che cadea nell’altrogiro
Simile a quel che l’arnie fanno rombo”
Canto XVII
Strozzini e Gerione
“Ecco la fiera con la coda aguzza
Che passa i monti e rompe i muri e l’armi!
Ecco colei che tutto il mondo aguzza!”
Canto XVIII
Ruffiani e leccapiedi
“Luogo è in inferno detto Malebolgie
Tutto di pietra di color ferrigno
Come la cerchia che d’intorno il volge”.
Canto XIX
Papi simoniaci
“O Simon Mago, o miseri seguaci
Che le cose di Dio, che di bontate
Deon esser spose, e voi rapaci”
Canto XX
Indovini e fattucchieri
“Di nova pena mi convien far versi
E dar matera al ventesimo canto
De la prima canzon, ch’è di sommersi”
Canto XXI
Il peculato nella pece.
“Così di ponte in ponte altro parlando
Che la mia commedia cantar non cura
Venimmo; e tenavamo ‘l colmo quando”
Canto XXII
Rissa di diavoli.
“Io vidi già cavalier muover campo
E cominciare stormo e far lor mostra
E talvolta partir per loro scampo”
Canto XXIII
Gli ipocriti tristi.
“Già non compiè di tal consiglio rendere,
ch’io li vidi venir con l’ali tese
non molto lungi, per volume prendere”
Canto XXIV
Ladri e serpenti.
“In quella parte del giovanetto anno
Che ‘l sole è aiu sotto l’Acquario tempra
E già le notti al mezzo dì s’en vanio”.
Canto XXV
Metamorfosi.
“Al fine de le sue parole il ladro
Le mani alzò con amendue le fiche,
gridando: “Togli, Dio, Ch’a te le squadra”.
Canto XXVI
Il folle volo di Ulisse.
“Godi, Fiorenza, poiché se’ si grande
Che per mare e per terra batti l’ali
E per lo ‘nferno tuo nome si spande”
Canto XXVII
Guido da Montefeltro.
“Già era dritta in su la fiamma e queta
Per non dir più, e già da noi s’en gìa
Con la licenza del dolce poeta”
Canto XXVIII
Chi semina scandalo.
“Chi porìa mai pur con parole sciolte
Dicer del sangue e de le piaghe a pieno
Ch’i ora vidi per narrar più volte”.
Canto XXIX
Falsari e alchimisti.
“La molta gente e le diverse piaghe
Avean le luci mie v’inebriate
Che de lo stare a piangere eran vaghe”.
Canto XXX
Mastro Adamo
“Nel tempo che lunone era cruciata
Per Semelè contro il sangue tebano
Come mostro una e altro fiato”
Canto XXXI
I piantoni di Cocito
“Una medesima lingua pria mi morse
Sì che mi tinse l’una e l’altra guancia
E poi la medicina mi riporse.”.
Canto XXXII
Traditori nel ghiaccio
“S’io avessi le rime aspre e chiocce
Come si converrebbe al triste buco
Sovra ‘l qual portan tutte l’altre rocce”.
Canto XXXIII
Il conte Ugolino
“La bocca sollevò dal fiero pasto
Quel peccator forbendolo a’ capelli
Del capo ch’eli avea di retro gusta”
Canto XXIV
Lucifero
“Vexilla regis prodenunt inferni
Verso di noi; però dinanzi mira
Disse lo maestro mio, “Se tu ‘l discerni””. (17)
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Martedì 24 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno del Rosso e del Presente)
LEI.IT
Condannati al presente perfetto
L’immagine geometrica più vicina al nostro vissuto temporale (…) è il punto:
- Vuoi per la difficoltà a cogliere ciò che viene prima: le radici, le basi ideali, le basi
ideologiche.
- Vuoi per la difficoltà a cogliere ciò che viene dopo: visioni del futuro, solide e
perseguibili
- Vuoi per la sensazione di presente continuo che ci rimanda la iperinformazione e
l’ipercomunicazione.
Il tempo non è più una linea, ma una serie slegata di punti tutti giocati sempre al presente.
E dove si trovano questi punti?
Sono tutti disponibili nel grande e smisurato spazio virtuale, basta un click, ma fino a che
non ti connetti non esistono.
Miliardi di punti emozionali da consumare a piacimento, in rete, a disposizione di tutti, con
un semplice sguardo.
Per questo anche Internet, come la televisione, è diventato il paradiso dell’audience.
L’imperativo “categorico” è catturare il maggior numero di sguardi da vendere agli
inserzionisti. Lo sguardo è diventata la merce più venduta in questo nostro mercato
globalizzato digitale.
Ci avviamo a vivere nell’eternità del presente e quando il tempo ci risputerà vecchi avremo
solo bisogno di un paio di occhiali nuovi. (18)
Da:
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AUTORE.IT
Mercoledì 25 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno dell’Azzurro e dell’Anacronismo)
LEI.IT
Fo il Nobel (e ve lo racconto)
E’ vero che doveva già vincerlo nel 1982, quando a giudicarselo fu Gabriel Garcia
Marquez?
1982 o 1981, si, è vero.
Come mai non lo vinse?
Giornalisti.
(…)
C’erano state anticipazioni giornalistiche e per regolamento il mio nome fu scartato.
Invece nel 1997?
Il giorno in cui fu data la notizia ero in viaggio da Roma a Milano in autostrada insieme
a Ambra Angiolini, con cui stavo registrando la prima puntata di un programma per
Rai3. All’altezza di Firenze ci supera una macchina con a bordo un giornalista di
Repubblica che sventola un cartello con su scritto: “Dario hai vinto il Nobel”.
E Franca?
Stava recitando con Albertazzi “Il diavolo con le zinne”. Corsi subito da lei.
Come è stato accolto dalla gente, se lo ricorda?
La reazione della gente fu impressionante. Un tram si fermò e tutti i passeggeri
scesero per farmi le congratulazioni e il cortile di casa mia venne occupato da una
banda di giovani che presero a suonare e a cantare, facendo un baccano infernale e
svegliando l’intero palazzo.
Chissà che onori avrà ricevuto dal Comune.
Mi festeggiarono in Germania, in Inghilterra, in Francia, mi fecero gran festa a Roma, a
Napoli, a Genova, a Palermo…fu festa in quasi tutte le città, salvo la mia, Milano, dove
il Comune ignorò l’evento.
Vecchie ruggini?
I miei rapporti col Comune di Milano sono sempre stati pessimi. Oggi le sole cose a cui
il Comune si interessa sono le manifestazioni che coinvolgono una certa èlite di potere.
Si ricorda come andò la cerimonia a Stoccolma?
Il vincitore del Nobel deve raccontare la propria storia. Ma io decisi di non leggere un
testo, ma di improvvisare (…). Ma volli farlo in modo figurato. Gli spettatori potevano
seguire le varie tappe del racconto guardando una serie di disegni. D’accordo con gli
organizzatori, avevo disegnato cinquanta tavole. Queste tavole vennero stampate e
distribuite in sala (…) così mentre parlavo, dicevo: “Andate a pagina tre, andate a
pagina quattro…” Tutti ubbidivano divertiti.
Per concludere, è aumentato l’interesse internazionale nei suoi confronti dopo il Nobel?
Col Nobel è aumentato l’interesse internazionale per il mio lavoro. I miei testi erano già
molto rappresentati in Europa e negli Stati Uniti, ma dal 1997 in poi sono stati messi in
scena con successo anche in Giappone, in Cina, in Nuova Zelanda, in Medio Oriente e
in Africa.
Vuole aggiungere altro?
Niente. Cosa voglio di più? (19)
Da:
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Giovedì 26 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno del Verde e della Moda)
LEI.IT
SE IL FUTURO NON ARRIVA –
Scemo + Scemo = Pubblicità Vincente
“Conosco l’alternativa della società consumistica, sono cresciuto in un paese nel quale il
consumismo era limitato.
Poi ho trascorso qualche tempo in Russia, dove c’era poco da consumare e dove la
pubblicità era sostituita da una ridicola propaganda politica (“il popolo sovietico vuole la
pace”, “la stampa è l’arma della rivoluzione”, e così via). So che il nostro mondo è di gran
lunga preferibile, e so che la pubblicità fa parte del nostro mondo. Lo difendo, ma spesso
l’effetto che se ne ricava è deprimente.
Gli annunci pubblicitari contribuiscono a diffondere una determinata immagine della
società contemporanea e dispiace pensare che ne facciano parte tanti scemi.
Negli annunci di questo tipo , il consumatore è ovviamente descritto come uno stupido,
con i riflessi mentali di un bambino e con la capacità espressa da un individuo
sottosviluppato, che una qualsiasi moglie è capace di soggiogare ricorrendo a qualche
ridicolo artificio.
Ciò detto, vorrei rivolgere ai pubblicitari una preghiera: evitate di farci apparire come
scemi.
Difendo la pubblicità, ma la difenderei con maggiore entusiasmo se cercasse sempre di
essere intelligente. (20)
Da:
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AUTORE.IT
Venerdì 27 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno del Rosa e del Precedente)
LEI.IT
Ed ecco a voi… Luigi Braccioforte
(21)
1938
“Lo swing e la musica negra devono scomparire”, così si diceva in un articolo
che circolava in Germania.
1941
“Come far rispettare la proibizione del jazz”, seminario nazionale delle SS a
Berlino sul come definire la musica jazz per poter procedere senza intoppi
all’arresto di tutti i musicisti e i cantanti jazz, dato che i confini di questa
“specie” di musica è sempre molto incerto.
1943
L’8 gennaio, in via del tutto straordinaria, le SS concedono il permesso
perché si potesse creare un’orchestra jazz all’interno del ghetto. I musicisti si
diedero il nome di GHETTO SWINGERS e il loro stile era mutuato da Benny
Goodman.
Fu girato un film per documentare l’evento.
Appena la troupe cinematografica se ne andò, il 28 settembre 1944, questi
musicisti furono immediatamente arrestati e mandati ad Auschwitz.
In Italia non si arriva a tanto.
Da noi bastava italianizzare i nomi dei musicisti americani di colore e non:
- Benny Goodman?
- Si chiamerà Beniamino Buonuomo
- Louis Armstrong?
- Si chiamerà Luigi Braccioforte.
E naturalmente anche i nomi delle canzoni. Così “Honeysucle Rose” diventa “Pepe sulle
rose”, “Stompin’ at the Savoy” diventa “Savoiardi” e “In the mood” diventa “Vecchia
storia”… (22)
Da:
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AUTORE.IT
Sabato 28 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno del Marrone e del Successivo)
LEI.IT
MILANO – Cosa ci costa sognare?
Una Milano verde?
Si può sognarla.
Per esempio, vicino all’uscita Rubattino sulla tangenziale Est, tra Linate e Lambrate, si può
sognare un surreale specchio d’acqua in un parco attraversato dal fiume Lambro, a
servizio di un quartiere residenziale, dove un tempo c’erano gli stabilimenti della Maserati
e dell’Innocenti.
Oltre la grande distesa aeroportuale di Linate, vicino a Rogoredo, sorgerà il quartiere
Santa Giulia, progettato da Norman Foster e con una Chiesa di Peter Zunthor,
interamente circondato dal verde sarà una città giardino.
Verrà mantenuto il Parco Agricolo Sud, difendendolo dall’aggressione dei costruttori, su
un’area di circa 45.000 ettari.
Verrà potenziato il nostro Green Belt: A ovest il Parco delle Cave, il Parco di Trenno, il
Bosco in Città, l’ippodromo, il Monte Stella; a Nord il Parco Nord fino a Niguarda e i navigli
a fare da arterie pulsanti di vita. In zona Porta Nuova, Stazione Garibaldi, Melchiorre Gioia
verrà realizzata una Biblioteca degli Alberi, un Museo degli Insetti, insieme a gallerie,
ristoranti, caffè, librerie, un centro sportivo e una grande tenda per eventi pubblici.
Verrà rimesso in ordine l’Idroscalo, verranno migliorati gli accessi a tutti i parchi cittadini,
verranno dati premi e incentivi a tutti i milanesi che trasformeranno i loro balconi e i loro
terrazzi in un piccolo orto, verranno assegnati ambrogini d’oro a tutti i contadini
metropolitani milanesi, verrà istituita la laurea pollice verde, verranno decuplicate le piste
ciclabili e tutti i mezzi pubblici saranno elettrici o ad idrogeno e a Linate e alla Stazione
Centrale hostess in minigonna verde offriranno margherite di campo a tutti i viaggiatori che
arriveranno a Milano anche solo per lavoro.
Milano sarà una città nella quale sarà bello sognare.
(23)
A testa bassa - www. rifiutiquotidiani.org
Mese dell’agrifoglio
NOTE
alle e-mail della settimana antropologica
(16)
(17)
(18)
(19)
(20)
(21)
(22)
(23)
Scarabocchio e testo sono tratti da “Il linguaggio degli scarabocchi” di Michaela
Strass, Filadelfia Ed. 1984
Da “Inferno, rompiscatole ma per amore” di Patrizia Valduga, pubblicato su
Repubblica di Domenica 14 settembre 2003 in occasione della presentazione
delle letture dantesche tenute da Vittorio Sermonti.
Il tema è ricavato dal libro di Stefano Laffi “Il furto mercificazione dell’età
giovanile”, Ed. L’Ancora del Mediterraneo, pagg. 118, euro 16,00. presentato da
Enrico Livraghi nell’articolo “Condannati al presente perpetuo”, pubblicato su Il
Manifesto di Venerdì 31 marzo 2000.
“Vi racconto come è cambiata la mia vita” è il testo di Dario Fo raccolto da
Leonetta Bentivoglio e pubblicato su Repubblica di Mercoledì 6 ottobre 2004.
Invettiva di Piero Ottone “Il consumatore non è scemo”, contenuta nella rubrica
“vizi & virtù”, pubblicata su Venerdì di Repubblica in una delle edizioni del 1999.
Il noto ritratto di Marlene Dietrich di Robert Richee del 1930 è tratto dall’articolo
“C’era una volta Weimer” di Helmut Failani, pubblicato su Alias del 22 aprile
2002.
Contenuti tratti dall’articolo sub nota 21.
Notizie tratte da “Milano secondo natura” di Sebastiano Brandolini, articolo
pubblicato il 30 aprile 2005 su Repubblica.
Settimana pedagogica
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
29
30
31
1
2
3
4
Gino Bartali
Nerka Trostiaia
Linneo
Li
SE IL FUTURO NON ARRIVA – Peter Eisenman
Renzo Piano
MILANO - Gigogin (“la Bela”)
Da:
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Oggetto:
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Domenica 29 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno dell’Oro e del Passato)
LEI.IT
Gino Bartali
(24)
Farà piacere un bel mazzo di rose
E anche il rumore che fa il cellophane
Ma una birra fa bene di più
In questo giorno appiccicoso di caucciù.
Sono seduto in cima a un paracarro
E sto pensando agli affari miei
Tra una moto e l’altra c’è un silenzio
Che descrivere non potrei.
Oh quanta strada nei miei sandali
Quanta ne avrà fatta Bartali
Quel naso triste come una salita
Quegli occhi allegri da italiano in gita.
E i francesi ci rispettano
Che le balle ancor gli girano
E tu mi fai - dobbiamo andare al cine –
E vai al cine, vacci tu.
E’ tutto un complesso di cose
Che fa si che io mi fermi qui
Le donne a volte sono scontrose
O forse hanno voglia di fare pipì
E tramonta questo giorno in arancione
E si gonfia di ricordi che non sai
Mi piace stare qui sullo stradone impolverato
Se tu vuoi andare, vai.
E va che io sto e aspetto Bartali
Scalpitando sui miei sandali
Da quella curva spunterà
Quel naso triste da italiano allegro.
Tra i francesi che si incazzano
E i giornali che svolazzano
C’è un po’ di vento, abbaia la campagna
E c’è la luna in mezzo al blu.
Tra i francesi che si incazzano
E i giornali che svolazzano
E tu mi fai – dobbiamo andare al cine –
E vai al cine, vacci tu. (25)
Da:
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Lunedì 30 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno dell’Argento e del Futuro)
LEI.IT
Nerka Trostiaia
Il mio nome è Nerka, sono una donna ricca, molto ricca e mi occupo di alta moda.
Sono single, veneta e abito a Este. Sono una donna potente, godo di un prestigio
indiscusso, sono quella che voi definite una “donna manager”.
Il mio ultimo abito è stato realizzato all’insegna dello slogan “Per essere bella devi soffrire”:
è di raso verde, con inserti in seta azzurri, stretto in vita da un cinturone in bronzo
decorato con gemme preziose, in modo da esaltare le forme dello splendido decolletè
plissettato bianco, lungo fino alla caviglia.
Costa una cifra, ma farà impazzire le donne venete e tutti i loro pretendenti.
Al mio tavolo da lavoro siedo su un tronetto in bronzo con decorati a sbalzo dei cavalli da
corsa, i cavalli da corsa veneti, ricercatissimi in tutto il mondo.
Mi sono battuta e alla fine ho ottenuto che presso il santuario della nostra divinità più
importante fosse aperta una scuola di scrittura dedicata alle donne.
Le donne che frequentano il mio atelier sono delle vere first lady, che seguono i mariti in
tutti gli impegni pubblici e ne determinano, con intuito e intelligenza, tutte le loro azioni.
Idee per il futuro?
Per l’anno prossimo sto preparando la nuova collezione primavera-estate, presenterò una
vera rivoluzione: la mini gonna intera, un vestito leggero in seta, senza spalline, che cade
dal cinturone stretto (un classico irrinunciabile) ben sopra al ginocchio, lasciando
intravedere l’intera gamba, che sarà slanciata da scarpe con un vertiginoso tacco alto.
Il mio nome è Nerka, Nerka Trostiaia, non dimenticatelo. (26)
Da:
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Martedì 31 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno del Rubino e del Presente)
LEI.IT
Linneo
Mi chiamo Linneo e di mestiere faccio il naturalista. Sono svedese e nel mio orto botanico
di Uppsala ho messo a punto l’orologio naturale più preciso al mondo e l’ho chiamato
“l’orologio di Flora”.
Ho scoperto che ad ogni ora del giorno e della notte si schiude un fiore, quel fiore, a
quell’ora, sempre la stessa. Non è straordinario?
Da quando utilizzo il mio “orologio di Flora” sono sempre in orario e mi sento anche
meglio.
Ve ne voglio fare dono, ma poiché lo svedese del ‘700 è indigesto anche per me, ho
preferito nominare i fiori nella lingua internazionale della scienza, il latino.
(27)
Da:
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Mercoledì 1 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno del Topazio e dell’Anacronismo)
LEI.IT
Li
Mi chiamo Li, ho 21 anni e sono a Hong Kong da 11 giorni.
Mi restano ancora tre mesi di lavoro.
A casa, la mia famiglia si è indebitata e così, per dare una mano, avevo trovato lavoro
come ragazza karaoke a Shenzhen, ma solo quando sono arrivata a Hong Kong ho
incominciato a fare la prostituta.
Il padrone del bordello ha sborsato 2.564 dollari americani per il permesso turistico e le
spese, i vestiti e il trucco.
Per rimborsarlo devo farmi 250 clienti, poi comincerò a guadagnare soldi miei.
Il mio progetto è di tirare su 12.864 dollari americani prima di tornare in Cina fra tre mesi,
così potrò pagare i debiti della mia famiglia e magari aprirmi un’attività commerciale.
Quando sono arrivata qui, il capo mi ha messo alla prova per insegnarmi la trafila
standard: faccio la doccia col cliente e dopo lo bacio sul collo, scendendo giù fino alla
cintola per fare sesso orale, poi facciamo l’amore e alla fine c’è il massaggio, ci vogliono in
tutto 40 minuti.
Il primo cliente aveva una trentina d’anni ed ero terrorizzata, ma ho continuato a pensare
al debito della mia famiglia.
Ci sono clienti peggiori di altri, quelli che tentano di strizzarmi le tette e roba simile, ma
alcuni sono anche carini, c’è per esempio un habituè che viene solo per parlare.
In questo momento mi faccio circa 15 clienti al giorno. Loro pagano 64 dollari americani a
testa e io ne prendo 13.
All’inizio è stato terribile fisicamente, dopo il primo giorno mi hanno dovuto portare dal
medico: la pelle intorno alla vagina stava incominciando a squamarsi, così il bordello mi ha
dato un giorno di riposo.
Se ne avessi la possibilità, mi piacerebbe un sacco fare la giornalista, perchè avrei
l’occasione di conoscere un mucchio di gente diversa .
La mia famiglia non ha la minima idea di quello che faccio e non dovrà mai saperlo, mi
restano ancora tre mesi di lavoro. (28)
Da:
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Giovedì 2 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno dello Smeraldo e della Moda)
LEI.IT
SE IL FUTURO NON ARRIVA – Peter Eisenman
Alcuni anni fa, nell’Iowa, camminavo in un campo di mais. Dopo cento metri non vedevo
più la via d’uscita. Allora ho avuto paura.
Ci sono momenti in cui ci si sente persi nello spazio.
Ho cercato di ricreare quell’esperienza, quel fremito, quel qualcosa che non si può più
dimenticare.
Qualunque rappresentazione dell’Olocausto sarebbe stata poca cosa rispetto all’enormità
di ciò che fù e finirebbe per essere kitsch, sentimentale, vuota.
Lo spazio non è un cimitero. Non ho usato nomi, dati, né rappresentazioni. E’, punto e
basta.
Il monumento all’Olocausto di Peter Eisenman è composto da 2751 monoliti di cemento
grigio, sorge a Berlino nel punto in cui, fino al 1945, c’era il giardino della Cancelleria di
Adolf Hitler.
L’esperienza di camminare in mezzo a quel “campo”, a volte passando a fatica tra varchi
di appena 60 centimetri, si incide nella memoria, la sensazione più immediata è la
claustrofobia, o quella di perdersi in un labirinto.
Il Memoriale di Eisenman non ha recinti e la sua visita lascia storditi.
Vista dal Memoriale, la Porta di Brandeburgo sembra un fantasma che guarda e giudica.
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Venerdì 3 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno dello Zaffiro e del Precedente)
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Renzo Piano
“Anche le città infelici hanno un angolo felice”. E’ una frase di Italo Calvino ricavata da
Le Città Impossibili. Cosa ne pensa architetto Piano?
Era un elogio della città, il migliore che sia mai stato scritto. Aveva ragione Calvino,
bisogna allargare gli angoli di felicità, scacciare la solitudine, il deserto affettivo: il mio
lavoro sta tutto qui. Il Beaubourg come l’aeroporto di Osaka, l’Acquario di Genova
come l’Auditorium di Roma o la Postdammerplatz sono il tentativo di creare piccole
città nella città, dove la gente più diversa possa incontrarsi, vincere la solitudine,
scambiare esperienze.
Anche in questo momento nel quale sembra prevalere il virtuale?
Ne sono sicuro, anche nell’era virtuale nulla può sostituire la magia di un luogo fisico di
incontro.
Che rapporto ha con Genova, la sua città?
Continua ad amare Genova e a stupirmi come da bambino davanti ai suoi contrasti.
Questa città solida come una roccia, ma con l’instabilità del mare che la tempra e la
illumina.
Lei è spesso in altre città, come si trova?
Sono affezionato a Parigi, in particolare al Marais, dove abito, ho studio, tutto nato
intorno al Beaubourg, quel progetto che da giovane mi ha cambiato la vita. Amo molto
Berlino e la gentilezza dei berlinesi, figli della tragedia. Mi diverto a lavorare a New
York e ho imparato moltissimo in Giappone.
Nei giorni dell’ira e della paura, dopo l’11 settembre, lei era a Manhattan a parlare di
progetti futuri, com’era l’ambiente?
L’ossessione della sicurezza era quasi l’unico argomento. Negli incontri pubblici, nelle
conferenze stampa, nei meeting con gli studenti di architettura mi facevano sempre la
stessa domanda: è possibile costruire grattacieli a prova di attentati? La risposta che
potevo dare era deludente, ma onesta: no, non è possibile.
Le nostre sono città insicure?
L’intera nostra civiltà è magnifica quanto fragile, permeabile alla follia. Noi europei
sappiamo cos’è il corpo fragile della città. Gli americani non hanno avuto i
bombardamenti, le guerre, le invasioni.
Come si deve costruire, allora?
Evitando la speculazione. Mi piacerebbe, ad esempio, costruire a Bagdad, mi
piacerebbe moltissimo, ma noi siamo fuori dai giochi. E’ tutto in mano a grandi
multinazionali americane, con qualche spicchio di torta per gli inglesi. Falchi che
puntano agli affari e basta, con l’arroganza di chi ha distrutto e quindi vanta l’esclusiva
della ricostruzione.
E nei paesi in via di sviluppo? Sarebbe più facile?
Nei paesi in via di sviluppo si stanno formando città mostruose e tremo all’idea di come
costruiranno nelle aree dello tsunami. Sono quelle aree del mondo dove ci sarebbe
bisogno di costruttori di urbanità e invece sono città proibite per gli architetti
internazionali, ridotte a feudi della peggiore speculazione.
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Cosa dobbiamo fare, secondo lei?
Restituire alla città la voglia di vivere.
Altrimenti?
Sarà il nostro fallimento di architetti e forse anche il nostro fallimento di occidentali.
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Sabato 4 del Mese dell’Agrifoglio
(sotto il segno del Piombo e del Successivo)
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MILANO - Gigogin (“la Bela”)
Una quindicenne piemontese, irrequieta, senza complessi e con una certa inclinazione per
gli uomini in divisa.
Questo il profilo di Gigogin (Teresina), la Bella Gigogin, fuggita dal collegio per unirsi ai
patrioti milanesi durante l’insurrezione delle Cinque Giornate.
Era il1848 e pare che in quelle convulse giornate, la Bella Gigogin si fosse innamorata, in
modo infelice, di Goffredo Mameli.
Ma “La Bella Gigogin” è soprattutto una canzone, scritta dal maestro Paolo Giorza, un
musicista milanese specializzato in musica per balletti.
La canzone è suonata e cantata la prima volta nella notte di San Silvestro del 1858 al
Teatro Carcano ed è subito un vero trionfo. Il giorno dopo migliaia di milanesi la cantano in
coro sotto le finestre del Governatore austriaco e il verso “Daghela avanti un passo…”
viene letto come sfida, come vero e proprio programma politico.
Durante la Seconda Guerra di Indipendenza, “la Bella Gigogin” diventa quello che “Lili
Marlene” diventerà nella Prima Guerra mondiale: una canzone condivisa da tutti i fronti e
da tutti gli schieramenti.
Si dice che quando gli austriaci e i francesi si scontrarono a Magenta, “la Bella Gigogin”
sia stata utilizzata come segnale d’attacco da entrambi gli schieramenti.
La canzone diventerà così popolare (e patriottica) da essere utilizzata da Garibaldi come
inno durante la spedizione dei Mille e i picciotti siciliani la canteranno anche se non ne
capiscono le parole, perché la musica è straordinariamente orecchiabile.
“La Bella Gigogin” diventerà così famosa che rischierà di essere scelta come Inno
Nazionale della nuova Italia unita, anche se poi prevarrà Mameli.
E il Giorza, l’autore? Che fine ha fatto il Giorza?
Emigrante, andò in Messico, dove diventò il pianista personale dell’Imperatore
Massimiliano; poi in America, in Australia e finì i suoi giorni povero in canna nella lontana
Seattle.
“Daghela avanti un passo…biondina del mio cuor…” (31)
A testa bassa – www. rifiutiquotidiani.org
NOTE
alle e-mail della settimana pedagogica
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Un’immagine del Tour de France del 1950, Gino Bartali scala il Tourmalet tra ali
impressionanti di folla. Da La Gazzetta dello Sport di sabato 6 maggio 2000 a
illustrazione di una serie di articoli pubblicati in occasione della morte del grande
campione del ciclismo.
Testo della canzone “Bartali” di Paolo Conte, pubblicato da Il Corriere della
Sera, sabato 6 maggio 2000 come omaggio dell’arte al grande campione
scomparso.
Nerka Tostiaia è raccontata nell’articolo “La donna manager di duemila anni fa.
Nord Est, il miracolo viene da lontano” di Cinzia Dal Maso, pubblicato su
Repubblica di domenica 21 ottobre 2001.
“Le ore di Flora” è un articolo di Rossella Sleiter apparso nello speciale di
Repubblica “Gli alberi” dedicato ai signori del tempo, pubblicato il 24 novembre
2001.
Testo tratto da COLORS 44 del giugno-luglio 2001.
Notizia e immagine sono tratte dall’articolo “Nel labirinto della memoria” di
Sebastiano Brandolini, pubblicato su D di Repubblica del 22 gennaio 2005, in
occasione dell’inaugurazione del Memoriale dell’Olocausto, realizzato da Peter
Eisenman a Berlino.
Le frasi di Renzo Piano sono tratte dell’articolo “L’incontro. Rinascimento
urbano. Renzo Piano” di Curzio Maltese, pubblicato domenica 16 gennaio 2005
su Repubblica.
La storia della Bella Gigogin è stata tratta dal volume già citato “Quelli che
Milano” di Ascari e Guarnaccia.