Mese dell`Agrifoglio
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Mese dell`Agrifoglio
t Mese dell’Agrifoglio Mese del passato, del futuro, del presente, dell’anacronismo, della moda, del precedente e del successivo Settimana genealogica Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato 8 9 10 11 12 13 14 Piagnone o Pallesco? Pre - Visioni 12 Ottobre 1999: Siamo sei miliardi Etsi Deus non daretur (Come se Dio non esistesse) SE IL FUTURO NON ARRIVA – Una Pinto, by Ford Loft Story MILANO – Metropolitana Ottava Stazione Da: Inviato: A: Oggetto: 1452 1472 1482 1491 1494 1497 1498 1998 AUTORE.IT Domenica 8 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno del Sole e del Passato) LEI.IT Piagnone o Pallesco? Gerolamo Savonarola nasce a Ferrara. A 22 anni decide per la vita claustrale nel convento di S. Domenico a Bologna. E’ nominato lettore nel convento di S. Marco a Firenze. Comincia la sua carriera di predicatore. Tema centrale dei suoi sermoni: castigo e rinnovamento della Chiesa. Dopo viaggi in diverse città italiane, torna a Firenze, anche per l’insistenza di Pico della Mirandola, e diventa Priore di S. Marco. Savonarola vuol fare di Firenze la nuova Gerusalemme, in contrapposizione con Roma “ladrona” e corrotta. Le sue prediche infiammano il popolo, i suoi seguaci, detti “piagnoni”, aumentano. I suoi avversari, detti “palleschi”, pure. E’ scomunicato dal Papa Alessandro VI Borgia. Savonarola è imprigionato nella cappella dei Priori di Palazzo Vecchio. E’ impiccato il 23 maggio e quindi arso sul rogo in Piazza Signoria. Dopo 500 anni, il Cardinale Silvano Piovanelli celebra messa nella stessa cappella, essendo Papa Giovanni Paolo II (il polacco Wojtyla), e viene iniziata la procedura di beatificazione di Gerolamo Savonarola. (1) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Lunedì 9 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno della Luna e del Futuro) LEI.IT Pre - Visioni 2025 Non si acquisteranno più gli abiti per il colore o per il taglio, ma per il tipo di dispositivo digitale che vi sarà installato. (Stefano Marzano, design manager) 2028 Grazie alle tecnologie informatiche la pubblicità sarà sempre più rivolta al singolo individuo. (Jim Riswol, wieden&kennedy) 2038 Assemblato un robot dotato della capacità intellettuale di un essere umano. (Hans Moravec, Istituto di robotica Carnegie- Mellon University) 2044 Grazie ai progressi della medicina, l’aspettativa di vita arriva a 100 anni. (Gorge Washington University) 2053 Grazie all’applicazione di politiche ambientali severe, dopo mezzo secolo si ripara il buco dell’ozono. (Paul Fraser, Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation, Sidney) 2059 Il sesso è praticato ormai solo per piacere e quasi mai per la procreazione. Ogni forma di discriminazione sessuale è condannata in tutto il mondo. (O.M.S.) 2060 Registrato per la prima volta un contatto con una civiltà extraterrestre. (Gorge Washington University) 2080 Per mettersi in viaggio è opportuno prendere visione del bollettino delle nubi di mosche che sono aumentate di 250 volte rispetto al 2005. (Dave Goulson, University of Southampton) 2088 Sono curabili il cancro, l’infarto, il diabete e l’Alzheimer. (Eric Larson, University of Washington Medical Center) 2100 La vita umana si spinge oltre i 150 anni. (Kurt Vonnegut Jr) La popolazione terrestre ha raggiunto i 14 miliardi di abitanti e comincia a decrescere. (Eric Newton, Breve storia del futuro) (2) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Martedì 10 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno di Marte e del Presente) LEI.IT 12 Ottobre 1999: Siamo sei miliardi 1999 Baby “sei miliardi” è venuta al mondo in una clinica di Sarajevo e ad accoglierla c’era Kofi Annan, Segretario Generale dell’Onu. E’ una bella bambina di tre chili e mezzo. Al momento della sua nascita 2 persone su 3 hanno la pelle giallo-bruno, 1 su 4 la pelle bianca e 1 su 5 la pelle nera. 2009 Quando la nostra baby “sei miliardi” avrà 10 anni, la casa che accoglierà i 78 milioni di esseri umani che ogni anno vanno ad aumentare la popolazione sarà prevalentemente in una bidonville. 2019 Prima dei venti anni, la nostra ragazzina avrà avuto la sua prima esperienza sessuale. Se per quella data sarà stato trovato un rimedio all’AIDS, sarà stato un rapporto tranquillo, altrimenti le probabilità di contagio saranno sensibilmente cresciute: un’infezione ogni 5 secondi. 2029 Il cibo sarà un problema. Si punterà sugli OGM, sulle alghe e sugli allevamenti ittici. Si creerà un doppio mercato: Cibi e alimenti biologici per i ricchi, cibo a rischio per i poveri. 2039 La nostra quarantenne, ormai ex baby “sei miliardi”, potrà ottenere un prestito dalla banca che aiuta lo small business nelle aree depresse oppure proverà ad emigrare. 2049 Lei viaggerà molto di più. 2059 Gli studi sulla genetica saranno molto avanzati e permetteranno di risolvere, se avrà i mezzi economici per farlo, quasi tutti i problemi di malattia della nostra sessantenne. Quando baby “sei miliardi” nasce, l’età media è, nel mondo, di 66 anni, un dato che nasconde grandi contrasti: da una parte abbiamo infatti gli 84 anni di una giapponese e dall’altra i 36 anni di una donna della Sierra Leone. I figli e i nipoti della nostra bambina potrebbero arrivare a superare la media di 80 anni. Auguri e figli maschi e femmine. (3) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Mercoledì 11 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno di Mercurio e dell’Anacronismo) LEI.IT Etsi Deus non daretur (Come se Dio non esistesse) Quando il Presidente del Consiglio si definisce un “fan” del Papa, quali conseguenze politiche dobbiamo trarre? (…) Una nuova etica pubblica va costruita discutendo sul merito delle questioni, senza rifarsi ad alcun principio di autorità, come se Dio non esistesse; che non è un assunto ateistico, come può sostenere il Cardinal Ratzinger, ma è quanto diceva il teologo Dietrich Bonhoeffer. L’espressione “etsi Deus non daretur” (come se Dio non esistesse) risale al ‘500, è della scuola Grozio ed è alla base dello stato moderno, che potè nascere dopo le guerre di religione, mettendo tra parentesi le diatribe teologiche. Se il papa non ci sta, se si appella alla Bibbia o al concetto di “natura”, dovremo costruire la nuova etica pubblica senza di lui. (4) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Giovedì 12 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno di Giove e della Moda) LEI.IT SE IL FUTURO NON ARRIVA – Una pinto, by Ford Una Lincoln Continental del ‘77 senza autista era ferma accanto al marciapiedi e quando il nostro uomo la aggirò, l’automobile si mise da sola in retromarcia, disattivando il freno a mano. Corse all’indietro e lo colpì agli stinchi con il paraurti posteriore. Lui cadde sul cofano del bagagliaio come una grossa anatra centrata in pieno da un cacciatore. Così appollaiato, il nostro uomo corse all’indietro fino ad uno degli incroci più trafficati del centro. Per fortuna il semaforo gli diede una mano, ma per estrema sfortuna, nella traiettoria della Lincoln, c’era parcheggiata una Pinto del ’73, forse l’unica al modo girata nel senso sbagliato, col tallone d’Achille rivolto alla Lincoln in arrivo. Un testimone disse: “E’ esplosa. L’automobilina si è trasformata in una enorme palla di fuoco, insieme al tipo che stava sul cofano della Lincoln”. Un altro testimone fu sentito dire: “Maledette auto giapponesi”. Ma l’auto che si era incendiata non era giapponese, era un’americana al 100%, si chiamava Pinto ed era della Ford. P.S. Breve storia della Pinto. Lee Jacocca, Presidente della Ford, volle contrastare le importazioni in America delle utilitarie straniere e su tutte il mitico “maggiolino” e fece così entrare in produzione l’auto che sarebbe diventato il maggiore flop dell’industria automobilistica americana, la Pinto, appunto. Caratteristica particolare della Pinto: aveva un serbatoio scarsamente protetto, che tendeva a rompersi e ad incendiarsi in caso di tamponamento, anche alla modesta velocità di 30 chilometri orari. (5) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Venerdì 13 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno di Venere e del Precedente) LEI.IT Loft Story Accusa: La banalità è diventata un crimine perfetto Difesa: Loft Story (Il Grande Fratello) coinvolge i telespettatori in un grande controtransfert negativo su sé stessi. Si tratta solo di uno spettacolo consumato con entusiasmo. Sentenza: Fine della seduzione, fine del desiderio, trionfo dell’impudicizia e dell’oscenità radicale e dell’esibizionismo delirante della propria nullità. Motivazione della sentenza: Quando tutto è esposto alla vista, ci si accorge che non c’è più niente da vedere. Condanna: Diventare allevatori di polvere. (6) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Sabato 14 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno di Saturno e del Successivo) LEI.IT MILANO – Metropolitana Ottava Stazione - Tieni Renzo Tramaglino mi porge un disegno, che ha appena finito di fare. Siamo sempre seduti sul tetto verde del parcheggio sotterraneo di via Borromei, proprio davanti alla Chiesa di Santa Maria Pedone. - E’ la tosa depilata di Porta Tosa Porta Tosa? Si chiamava Porta Tosa. Oggi, dopo le Cinque Giornate Milanesi, si chiama Porta Vittoria. E la tosa? E’ un bassorilievo e si trovava sulla parete di Porta Tosa, come buon augurio per chi entrava in città. E’ rimasto lì fino a quando il Carlo Borromeo, nel Cinquecento, lo fa - togliere perché ritenuto troppo osè…Vi è raffigurata una signorina, una tosa si dice in milanese, con la gonna sollevata e le gambe aperte, nell’atto di tosarsi l’inguine. Tosarsi? Si, non vedi che ha in mano un attrezzo simile a quello usato per tosare le pecore? E significava? Tradizione pagana nordica: quando si ricevevano persone importanti, era tradizione mostrare le più belle ragazze del villaggio in costume adamitico perché l’organo femminile scoperto era simbolo di buon augurio. Mi viene da dire: “ma tu, come fai a sapere tutte queste cose?”, ma mi limito a pensarlo e Renzo continua. - L’hanno ritirato, e come scusa dissero che rappresentava un insulto alla moglie del Barbarossa. Dopo questa altra curiosa informazione, trovo il coraggio di fargli la domanda: - Ma tu, come fai a sapere tutte queste cose? Per tutta risposta, si riprende il disegno, sistema la sua sacca, sia alza e se ne va quasi correndo. Lo raggiungo al semaforo in Cordusio, solo perché il semaforo ha pietà di me e diventa rosso. Mi vede e sorridendo mi dice: - E’ là, andiamo. Indica col braccio il Castello Sforzesco che si intravede in fondo a via Dante. (7) A testa bassa – www.rifiutiquotidiani. org Mese dell’agrifoglio NOTE alle e-mail della settimana genealogica (1) (2) L’immagine di Savonarola, in una stampa del XVI secolo, e i dati sintetici della sua storia sono contenuti nell’articolo “E l’eretico arso in piazza diventa maestro di vita” di Maria Cristina Corratù, pubblicato su Repubblica del 24 maggio 1998. Le notizie sono contenute nell’Album di Repubblica unito al quotidiano del 4 aprile 2001, in occasione del FuturShow di Bologna, lanciato con lo slogan “Meglio dentro che fuori”. La previsione relativa alle mosche è contenuta nell’articolo “2080, l’invasione delle mosche” di Luigi Bignami, pubblicato da Repubblica mercoledì 5 ottobre 2005. foto by David La Chapelle. (3) (4) (5) (6) (7) La storia della bambina “sei miliardi” è contenuta nell’articolo “La terra diventa più stretta, da domani siamo sei miliardi” di Antonio Cianciullo, pubblicato su Repubblica di lunedì 11 ottobre 1999. Testo tratto dall’articolo “I modi per sentirsi laico” a firma di Silvia Giacomoni, che raccoglie il parere del politologo Gian Enrico Rusconi, Repubblica 3 maggio 2000. Immagine e testi sono tratti da “Mal d’auto”, inserto de Il manifesto del dicembre 2000. La storia della Pinto è riportata da Guido Conter, ricordando il libro di Matt Ruff “Acqua, luce e gas”, Fanucci Editore, nella collana Avant Pop 2000, nel capitolo nono. Il testo si riferisce all’articolo di Jean Baudillard dal titolo “La banalità come crimine perfetto”, pubblicato su Repubblica di venerdi 1 giugno 2001. Il disegno corredava il titolo dell’inserto speciale Orwell 2005, pubblicato domenica 13 novembre, sempre su Repubblica. La storia è raccontata nel già citato “Quelli che Milano” di Giancarlo Ascari e Matteo Guarnaccia, Bur Extra Rizzoli, pagg. 306, euro 21,50, mentre il disegno è malamente copiato e colorato da AUTORE.IT , prendendo a modello quello pubblicato a pag. 270 dello stesso libro. Settimana psicologica Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato 15 16 17 18 19 20 21 I tre Re Magi non erano Re (e non erano nemmeno tre) Do you speak Italian? No Barrique, No Berlusconi Falun Gong SE IL FUTURO NON ARRIVA – “La mafia fa schifo” www. accademie-universelle.asso.fr MILANO – Vite di scarto Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Domenica 15 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno dello Yang e del Passato) LEI.IT I tre Re Magi non erano Re (e non erano nemmeno tre) Matteo, l’unico evangelista che li cita, aveva parlato di Magi in modo generico, non aveva detto come si chiamavano e neppure quanti erano. Perché Matteo scrive dei Magi? Lo fa per un motivo politico criptato, un po’ come il “W Verdi” gridato in faccia agli austriaci alla Scala, dai milanesi. Ma se il “W Verdi” stava per “Viva Vittorio Emanuele Re d’Italia”, cosa significava “Magi”, per Matteo? Il termine greco “magos” deriva dall’antico persiano “magu”, che designava una casta sacerdotale molto potente. I “magu”, racconta Erodono, erano così potenti che tutti i sovrani persiani, prima di insediarsi sul trono, dovevano passare attraverso l’iniziazione dei “magu”. La religione dei “magu” (dei persiani) era lo zaraostrismo e questa religione parlava di un “salvatore” che, ultimo figlio di Zarathustra e nato da una vergine, sarebbe venuto a salvare il mondo e a resuscitare i morti. Matteo conosce queste cose, ma sa bene anche un’altra faccenda, più strettamente politica; sa che la Palestina è sotto il giogo romano e sa che in quel momento c’era un unico popolo capace di contrastare Roma: i Parti. E, guarda caso, i Parti erano iraniani, zoroastriani e molto più liberali dei romani. A Matteo basta dunque inserire una frase tipo “magi giunti dall’oriente” perché chi deve capire, capisca. In quanto al numero tre, l’unica cosa certa è data dal fatto che l’iniziazione dei “magu” prevedeva oro (simbolo regale), incenso (potere sui culti templari e dalla capacità taumaturgica) e mirra (resina odorosa proveniente dal Libano, utilizzata nei funerali come simbolo della capacità di superare la morte), i tre doni della potenza riconosciuta ai re persiani. Tutto il resto è ricamo, un bel ricamo dell’occidente. Così parlò Zarathustra. (8) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Lunedì 16 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno dello Ying e del Futuro) LEI.IT Do you speak Italian? Eccovi un elenco di parole, dalla A alla Z, che sono entrate a fare parte della lingua italiana. Scagli la prima pietra chi non ne ha mai usata una. A Acchiappavoti, after hours, alleato nazionale, animalismo, arcoriano, attimino, authority, autocertificazione, avviso di garanzia, azzurro B Backstage, baudismo, baudizzazione, beautiful, beauty center, berluschino, berlusconare, berlusconata, berluscones, Berlusconia, berlusconide, berlusconismo, berlusconista, berlusconizzarsi, berlusconizzato, berlusconizzazione, bibitone, b-movie, buongoverno, buonismo, buonista C Calcioscommesse, Camera alta, camicia verde, capitale reticolare, cattivismo, cattivista, cattoleghista, celodurismo, cerchiobottismo, cerchiobottista, cespuglio, cespuglista, chat line, ciberspazio o cyberspazio, cibernauta o cybernauta, collaborante, collaboratore di giustizia, concertazione, consociativismo, consociazionismo, consuntivare, controribaltone, cosa due, cose buone, cover, cubista D Decespugliare, deideologizzare, delottizzare, demafiosizzato, delottizzazione, deregulation, deriva centrista, deriva istituzionale, deriva plebiscitaria, desistenza, destrese, destrista, diagnostica, dichiarante, dietrologia, dietologo, dietrismo, dietista, dipietrismo, discesa in campo, dopante, dosaggio, dopato, dopofestival, dopo voto, doppiopesismo, doppiopesista, doppiopettista, doppioturnista, dossieraggio, drogare E Ecoambiente, eco-attivista, ecoborsa, ecodiesel, ecodiversità, ecoguerriero, ecomafia, ecotassa, ecoterrorismo, ecoterrorista, ecoturismo, e-mail, euro, eurocratese, eurodirigismo, euroforzista, europol, eurorealismo, euroscetticismo, euroscettico, eurotessa, exit poll F Fibrillazione, filibustering, flessibilità, format, forz(a)italico, forzista, forz(a)italiota, forz(a)italista, fuoriorario G Gabibbo, garante, gentese, gioiosa macchina da guerra, ben oliata macchina da guerra, gioiosa macchina-attore, gioiosa macchina da pisolo, gioiosa macchina del sesso, gioiosa macchina di ottimismo, gioiosa macchina pigliatutto, giornalistese, giurassico, giustizialismo, giustizialista, golpe bianco, governicchio, governino, governissimo, governo a termine, governo azienda, governo costituente, governo delle larghe intese, governo delle regole, governo del Presidente, governo di tregua, governone, Governo Sole, grandi intese, grande comunicatore H Homo berlusconianus, homo prodianus, homo veltronianus I Inciucio, inciucismo, inciucista, inciucioso, inciuciare, info, infotainment, internauta, internettiano, internettista, ipertesto, italoforzuto K Karaoke L Larghe intese, leccaculismo, liberatutti, lider maximo M Macroregionale, macroregione, maggioranza variabile, malambiente, malamministrazione, malasanità, mancusese, mani pulite, manovrina, mastellum, mattarellum, merolismo, merolizzarsi, merolone, microfonare, mi consenta, minzolinismo, mondialismo, monocratico, monoturista, mucca pazza, multimedialità N Navigare, nazional-alleato, new entry, ninja, noista, non profit o no profit, Nordest, nordista, Nordnazione, nuovismo, novista, nuovo che avanza, nero che avanza, nulla che avanza, nuovo che arranca, nuovo che conta, nuovo che lottizza, nuovo che non avanza, nuovo miracolo italiano O Old boys, one-man-party, ottimizzatore P Padania, padano, padre di tutti i processi, par condicio, (da cui si irradiarono: impar condicio, spot condicio, porn condicio, tar condicio), pari condizioni, pensione baby, piazzaffari, picconata, picconatore, piercing, political correctness, politically correct, politicamente corretto, polista, polo, Polo delle libertà e del Buongoverno, Polo per le libertà, Polo di centro, Polo di centro-destra, Polo di centro-sinistra, Polo liberaldemocratico, Polo progressista, pololiberista, poltroncina, popolo, popolo dei fax, popolo dei lumbard, popolo della destra, popolo della Lega, Popolo della Padania, popolo della Quercia, Popolo della sinistra, Popolo del Nord, pornoturismo, posse, poteri forti, premierato, premiership, Prima/Seconda Repubblica, principio di sussidiarietà, prodismo, pulizia etnica Q Querciaiolo R Racketeer, Raibaltone, Rainvest, regressista, regulation, remare contro, ribaltare, ribaltone, ribaltino, ribaltonismo, ribaltonista, ridens (Berlusconi, decennio, destra, miliardario, premier, psichiatra, ecc), Roma ladrona, Roma padrona S Salottismo, salvacorrotti, salvaladri, salvapotenti, salvaRai, salvatangentari, salvatangentisti, scafista, scambista, scendere in campo, scesa in campo, sciampista, scoopismo, segretare, semipresidenzialismo, semipresidenzialista, semipresidenziale, sequel, serial killer, sessoturista, sexgate, sfanculare, soluzionare, sondaggismo, sondaggista, sondaggite, sondocrazia, spoils system, standing ovation, stupidario, stagista, supertavolo T Tangentopoli (e un’estesa serie di sostantivi da affittopoli a vesuviopoli), tangentestory, tangentigrad, tangentista, tangentocratico, tangentocrazia, tangentomane, tatarellum, tavolo, tavolo delle regole, tax day, teatrino della politica, tecnicalità, teleasta, telecrate, telecratico, telecrazia, teledemocrazia, telefascismo, telefonino, telematizzare, telemarket, 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Si, c’era una volta un re, ma non un re qualsiasi con corona d’oro in testa, mantello di ermellino e scettro, seduto su un trono in una sala tutta di marmo e arazzi. Il re della nostra storia si chiamava Bartolo, in testa aveva sempre un bunett, in mano una penna e sedeva da anni su una sedia a rotelle, era il riconosciuto Re del Barolo. Tra il suo nome, Bartolo, e il nome del suo vino, Barolo, c’era una sola lettera, la T. Era la T di terra, della sua terra, sulla colina dei Canuti a Barolo, ed era anche la T di tenacia, quella che in 78 anni aveva messo nella difesa della tradizione, soprattutto nei confronti di quelle diavolerie francesi del vino profumato dal legno del barrique e che stravedevano per quel nuovo che avanza, purchè fosse facile e furbo. Bartolo e Barolo, un binomio inscindibile. In comune con Berlusconi aveva solo la B dell’iniziale, per il resto, nada de nada. Lui era socialista libertario, contadino intellettuale e bravo disegnatore di etichette. Aveva fatto scalpore quella del 2001: in occasione della ennesima campagna elettorale italiana aveva messo sulle sue bottiglie di Barolo un’etichetta con lo slogan “NO BARRIQUE, NO BERLUSCONI”. Qualcuno lo denunciò ai carabinieri per offese al capo del governo, robb de matt… C’era una volta il Re del Bartolo, ricordatevelo. (10) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Mercoledì 18 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno delle News e dell’Anacronismo) LEI.IT Falun Gong (11) Era il 25 aprile 1999 e la giornata era serena a Pechino. Il grande recinto di Zhouguanhai, l’area proibita dove lavorano e vivono i governanti della Cina, alle dieci del mattino era ancora deserta, ma solo quindici minuti dopo ospitava, malgrado il rigido pattugliamento della polizia di stato più di 15.000 persone, una folla. Erano arrivati silenziosi, a piccoli gruppi, richiamati in quel luogo, simbolo del potere, dalla necessità impellente di protestare. Se ne stavano lì, seduti, in silenzio, quindicimila bocche cucite e chiedevano, in questo inusitato modo, di essere ricevuti. In assoluto silenzio, senza dire una sola parola. Chi erano? Il Primo Ministro era stato informato: - Sono del Falun Gong, Eccellenza. - Fate entrare una delegazione, non voglio plateali violenze. Il Primo Ministro Zhu Rongji sapeva che il Falun Gong era una setta religiosa che si ispira ad un insieme di principi nei quali si mischiano buddismo, taoismo e credenze magiche, sapeva che il Falun Gong non ha ambizioni politiche, ma sapeva anche che i seguaci del Falun Gong sono più di 50 milioni, sparsi per tutta la Cina e organizzati in modo sotterraneo. Il Primo Ministro, quella mattina, aveva sul tavolo il rapporto economico che lo informava di tutte le azioni protezionistiche che l’occidente stava organizzando per arginare le importazioni cinesi e aveva bene in mente le parole di Karl Marx “Grande importanza ha l’abolizione dei dazi sulle materie prime; lasciarle entrare più liberamente era già dottrina del protezionismo”, le parole di Adam Smith “Ostacolando l’importazione dai paesi esteri delle merci che possono venire prodotte in patria, si assicura un monopolio sul mercato interno”, le prole di John Maynard Keynes “La maggior parte dei protezionisti esaspera il contributo che misure protezionistiche possono dare alla soluzione delle nostre attuali difficoltà”, e quelle di Amartya Sen “Il ruolo svolto dai mercati non dipende solo da ciò che viene loro permesso di fare”. (12) Il Primo Ministro cinese sapeva bene che la questione dello sviluppo economico era di fondamentale importanza, tuttavia quelle 15.000 persone sedute in silenzio lo preoccupavano molto di più. Sul fronte economico poteva sempre contare sull’avidità dei capitalisti occidentali, nei confronti dei quali aveva da tempo preparato una contromossa geniale che avrebbe dovuto funzionare a dovere: il profumo del guadagno facile. Un mese dopo, l’economia cinese aveva ripreso a correre e più di tremila adepti del Falun Gong erano stati arrestati. Per entrambe le cose, nessuno in Occidente si era scandalizzato. Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Giovedì 19 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno della Fortuna e della Moda) LEI.IT SE IL FUTURO NON ARRIVA – “La mafia fa schifo” Nella già molto discussa campagna elettorale della Regione Sicilia e del suo Presidente Cuffaro, consistente in un manifesto con lo slogan “La mafia fa schifo”, un piccolo dettaglio di semiologia è sfuggito a tutti i commentatori impegnati sulla sostanza della comunicazione più che sulla sua forma. Il dettaglio è che la frase sui manifesti compare tra virgolette ed è evidentemente molto diverso scrivere LA MAFIA FA SCHIFO, ovvero “la mafia fa schifo”. Le virgolette, normalmente, introducono il discorsa di qualcun altro (del tipo: come dicono gli altri: “la mafia fa schifo”) o la connotazione di cosiddetto (ad esempio, se scrivo il “magnifico” Rettore, sta a significare che per me magnifico non lo è proprio). E’ anche vero che da quando abbiamo imparato il buffo gesto di fare le virgolette mentre parliamo (alzando le mani e piegando gli indici e i medi) le virgolette vengono usate alla come viene viene, a scopo di enfasi, (per esempio, nei menù dei ristoranti quando scrivono : I nostri “antipasti”), mettendo anche in dubbio la veridicità della comunicazione (I dessert di “produzione” della casa: Da dove verranno invece?) Tra virgolette la mafia continua a fare schifo, d’accordo, ma fa meno impressione. Parliamone (senza tenere le mani in alto e gli indici e medi piegati). (13) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Venerdì 20 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno dell’Amore e del Precedente) LEI.IT www. accademie-universelle.asso.fr Presentato a Parigi un sito sul tema dell’identità e della diversità. Promotori: Umberto Eco e Jacques Le Goff Argomenti trattati: Il dizionario dei malintesi La guida alla scoperta del pregiudizio Le strategie del che fare. (14) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Sabato 21 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno della Lentezza e del Successivo) LEI.IT MILANO – Vite di scarto Dov’è sprofondato il proverbiale pragmatismo meneghino? Dove è andata a finire la Milano con il cuore in mano? Perché non siamo più capaci di risolvere i problemi dei più poveri e dei più emarginati? Di fronte all’ennesima cancellazione (con le ruspe, s’intende) di un campo nomadi, nel quale si trovavano anche 40 bambini, il Sindaco, interpellato su cosa avrebbe fatto il Comune, ha risposto che “le priorità sono altre”. Il cosiddetto comune sentire (“Via gli extracomunitari”, “Sono tutti delinquenti”, “Prima vengono i problemi dei milanesi”) sta però scricchiolando sotto la vergogna che molti milanesi provano davanti all’atto così cinico dello smaltimento dei rifiuti umani. Milano incomincia a provare vergogna. Speriamo che non si arrivi a contemplare nel nostro linguaggio l’espressione “vite di scarto”. (15) A testa bassa – www.rifiutiquotidiani. org Mese dell’agrifoglio NOTE alle e-mail della settimana psicologica (8) (9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) La tesi dei Magi è di Antonio Panaino, iranista dell’Università di Bologna ed è raccontata nell’articolo “Re Magi, ecco la vera storia” di Cinzia Dal Maso, su Repubblica del 3 dicembre 2005 L’elenco dei neologismi è tratto da Repubblica di martedì 7 settembre 1999 nell’articolo “L’italiano che parleremo” di Enzo Golino ed è stato curato da Fabio Rossi. La notizia della morte di Bartolo Mascarello, il riconosciuto re del Barolo, è contenuta in due articoli pubblicati su Repubblica. Quello intitolato “No barrique, No Berlusconi” è di Giorgio Bocca. “Perché la Cina ha paura di una setta politica” è l’articolo di Sandro Viola pubblicato venerdi 6 agosto1999, nel quale si da conto della setta religiosa Fulan Gong. Le frasi riportate sono contenute nelle speciale “Protezionismo”, pubblicato da Repubblica martedì 3 maggio 2005, all’interno soprattutto dell’articolo “Tutti i fallimenti delle frontiere chiuse” di Francesco Rampini. Articolo “Virgolette” di Stefano Bartezzaghi pubblicato su Repubblica di sabato 3 dicembre 2005 La notizia è nell’articolo “Che cos’è la tolleranza” di Furio Colombo, pubblicato su Repubblica di martedì 26 ottobre 1999. La notizia si trova nell’articolo di Rodolfo Sala dal titolo “Senza casa 40 bambini rom. E’ la vergogna di Milano”, pubblicato su Repubblica di mercoledì 13 luglio 2005 e nell’articolo “Quelle vite di scarto dimenticate”, di Gad Lerner. Settimana antropologica Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì 22 23 24 25 26 Venerdì Sabato 27 28 Scarabocchi? Inferno Condannati al presente perfetto Fo il Nobel (e ve lo racconto) SE IL FUTURO NON ARRIVA – Scemo + Scemo = Pubblicità Vincente Ed ecco a voi… Luigi Braccioforte MILANO – Cosa ci costa sognare? Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Domenica 22 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno del Giallo e del Passato) LEI.IT Scarabocchi? Gli scarabocchi sono lettere che i bambini scrivono a se stessi. La matita rende visibile ciò che, danzando, hanno finora descritto nello spazio: coreografie, linee di vitalità ritmico - dinamico, fluire di movimenti che si condensano da una corrente primordiale e che infine si fissano in una forma grafica. Il bambino ripercorre l’intera storia dell’umanità e tutte le sue forme artistiche. Lo scarabocchio di un bambino di meno di due anni è simile alle opere d’arte degli uomini primitivi. L’umanità ha percorso un cammino, passando da uno stato sognante, chiaroveggente, ad una visione cosciente del mondo sensibile. In questa evoluzione i reperti storici e archeologici ci indicano i nostri luoghi di origine. Gli scarabocchi dei bambini sono le sue orme sulla via del divenire uomo? (16) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Lunedì 23 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno dell’Argento e del Futuro) LEI.IT Inferno Canto I Nella selva oscura “Nel mezzo del cammin di nostra vita Mi ritrovai per una selva oscura Che’ la diritta via era smarrita” Canto II Il viatico celeste “Lo giorno se n’andava, e l’aere bruno Toglieva li animal che sono in terra De le fatiche loro; e io sol uno” Canto III Sull’Acheronte “Per me si va nella città dolente Per me si va nell’eterno dolore Per me si va tra la perduta gente” Canto IV Il Limbo “Ruppemi l’alto sonno ne la testa Un greve tuono sì ch’io mi riscossi Come persona ch’è per forza desta” Canto V Paolo e Francesca “Così discesi del cerchio primaio Giù nel secondo che men loco cinghia E tanto più dolor che punge a guaio” Canto VI I golosi nella melma “Al tornar de la mente, che si chiuse Dinanzi a la pietà di due cognati Che di tristizia tutto mi confuse” Canto VII Avari e prodighi “Papè satan, papè satan aleppe Cominciò Pluto con la voce chioccia; e quel savio gentil che tutto seppe…” Canto VIII L’ira di Filippo Argenti “Io dico, seguitando ch’assai prima Che noi fossimo al piè dell’alta torre Li occhi nostri n’andar suso la cima” Canto IX Alle porte di Dite “Quel color che vieta di fuor mi giunse Veggendo il duca mio tornar in volto Più tosto dentro il suo novo restrinse” Canto X Farinata degli Uberti “Or se ne va per un segreto colle Tra il muro de la terra e li martìri Lo mio maestro e io dopo le spalle” Canto XI Impianto dell’Inferno “Su su l’estremità d’un alta ripa Che facevan gran pietre rotte in cerchio Venimmo sopra più crudele stipa” Canto XII Centauri e assassini “Era la loro ov’a scender la riva Venimmo alpestro e, per quel che v’er’anco Tal ch’ogne vista ne sarebbe schiva” Canto XIII Per delle Vigne “Non era ancor di là Nesso arrivato Quando noi ci mettemmo per un bosco Che da neun sentiero era segnato” Canto XIV Il veglio di Creta “Più che la carità del natio loco Mi strinse, raunai le fronde sparse E rende’le a colui ch’era già fioco” Canto XV Ser Brunetto “Or cen porta l’un de’ duri margini; e’l fummo del ruscel di sopra aduggia si che dal foco salva l’acqua e li argini” Canto XVI Pederasti benemeriti “Già era in loco onde s’udia il rimbombo De l’acqua che cadea nell’altrogiro Simile a quel che l’arnie fanno rombo” Canto XVII Strozzini e Gerione “Ecco la fiera con la coda aguzza Che passa i monti e rompe i muri e l’armi! Ecco colei che tutto il mondo aguzza!” Canto XVIII Ruffiani e leccapiedi “Luogo è in inferno detto Malebolgie Tutto di pietra di color ferrigno Come la cerchia che d’intorno il volge”. Canto XIX Papi simoniaci “O Simon Mago, o miseri seguaci Che le cose di Dio, che di bontate Deon esser spose, e voi rapaci” Canto XX Indovini e fattucchieri “Di nova pena mi convien far versi E dar matera al ventesimo canto De la prima canzon, ch’è di sommersi” Canto XXI Il peculato nella pece. “Così di ponte in ponte altro parlando Che la mia commedia cantar non cura Venimmo; e tenavamo ‘l colmo quando” Canto XXII Rissa di diavoli. “Io vidi già cavalier muover campo E cominciare stormo e far lor mostra E talvolta partir per loro scampo” Canto XXIII Gli ipocriti tristi. “Già non compiè di tal consiglio rendere, ch’io li vidi venir con l’ali tese non molto lungi, per volume prendere” Canto XXIV Ladri e serpenti. “In quella parte del giovanetto anno Che ‘l sole è aiu sotto l’Acquario tempra E già le notti al mezzo dì s’en vanio”. Canto XXV Metamorfosi. “Al fine de le sue parole il ladro Le mani alzò con amendue le fiche, gridando: “Togli, Dio, Ch’a te le squadra”. Canto XXVI Il folle volo di Ulisse. “Godi, Fiorenza, poiché se’ si grande Che per mare e per terra batti l’ali E per lo ‘nferno tuo nome si spande” Canto XXVII Guido da Montefeltro. “Già era dritta in su la fiamma e queta Per non dir più, e già da noi s’en gìa Con la licenza del dolce poeta” Canto XXVIII Chi semina scandalo. “Chi porìa mai pur con parole sciolte Dicer del sangue e de le piaghe a pieno Ch’i ora vidi per narrar più volte”. Canto XXIX Falsari e alchimisti. “La molta gente e le diverse piaghe Avean le luci mie v’inebriate Che de lo stare a piangere eran vaghe”. Canto XXX Mastro Adamo “Nel tempo che lunone era cruciata Per Semelè contro il sangue tebano Come mostro una e altro fiato” Canto XXXI I piantoni di Cocito “Una medesima lingua pria mi morse Sì che mi tinse l’una e l’altra guancia E poi la medicina mi riporse.”. Canto XXXII Traditori nel ghiaccio “S’io avessi le rime aspre e chiocce Come si converrebbe al triste buco Sovra ‘l qual portan tutte l’altre rocce”. Canto XXXIII Il conte Ugolino “La bocca sollevò dal fiero pasto Quel peccator forbendolo a’ capelli Del capo ch’eli avea di retro gusta” Canto XXIV Lucifero “Vexilla regis prodenunt inferni Verso di noi; però dinanzi mira Disse lo maestro mio, “Se tu ‘l discerni””. (17) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Martedì 24 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno del Rosso e del Presente) LEI.IT Condannati al presente perfetto L’immagine geometrica più vicina al nostro vissuto temporale (…) è il punto: - Vuoi per la difficoltà a cogliere ciò che viene prima: le radici, le basi ideali, le basi ideologiche. - Vuoi per la difficoltà a cogliere ciò che viene dopo: visioni del futuro, solide e perseguibili - Vuoi per la sensazione di presente continuo che ci rimanda la iperinformazione e l’ipercomunicazione. Il tempo non è più una linea, ma una serie slegata di punti tutti giocati sempre al presente. E dove si trovano questi punti? Sono tutti disponibili nel grande e smisurato spazio virtuale, basta un click, ma fino a che non ti connetti non esistono. Miliardi di punti emozionali da consumare a piacimento, in rete, a disposizione di tutti, con un semplice sguardo. Per questo anche Internet, come la televisione, è diventato il paradiso dell’audience. L’imperativo “categorico” è catturare il maggior numero di sguardi da vendere agli inserzionisti. Lo sguardo è diventata la merce più venduta in questo nostro mercato globalizzato digitale. Ci avviamo a vivere nell’eternità del presente e quando il tempo ci risputerà vecchi avremo solo bisogno di un paio di occhiali nuovi. (18) Da: Inviato: A: Oggetto: - - - - - - AUTORE.IT Mercoledì 25 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno dell’Azzurro e dell’Anacronismo) LEI.IT Fo il Nobel (e ve lo racconto) E’ vero che doveva già vincerlo nel 1982, quando a giudicarselo fu Gabriel Garcia Marquez? 1982 o 1981, si, è vero. Come mai non lo vinse? Giornalisti. (…) C’erano state anticipazioni giornalistiche e per regolamento il mio nome fu scartato. Invece nel 1997? Il giorno in cui fu data la notizia ero in viaggio da Roma a Milano in autostrada insieme a Ambra Angiolini, con cui stavo registrando la prima puntata di un programma per Rai3. All’altezza di Firenze ci supera una macchina con a bordo un giornalista di Repubblica che sventola un cartello con su scritto: “Dario hai vinto il Nobel”. E Franca? Stava recitando con Albertazzi “Il diavolo con le zinne”. Corsi subito da lei. Come è stato accolto dalla gente, se lo ricorda? La reazione della gente fu impressionante. Un tram si fermò e tutti i passeggeri scesero per farmi le congratulazioni e il cortile di casa mia venne occupato da una banda di giovani che presero a suonare e a cantare, facendo un baccano infernale e svegliando l’intero palazzo. Chissà che onori avrà ricevuto dal Comune. Mi festeggiarono in Germania, in Inghilterra, in Francia, mi fecero gran festa a Roma, a Napoli, a Genova, a Palermo…fu festa in quasi tutte le città, salvo la mia, Milano, dove il Comune ignorò l’evento. Vecchie ruggini? I miei rapporti col Comune di Milano sono sempre stati pessimi. Oggi le sole cose a cui il Comune si interessa sono le manifestazioni che coinvolgono una certa èlite di potere. Si ricorda come andò la cerimonia a Stoccolma? Il vincitore del Nobel deve raccontare la propria storia. Ma io decisi di non leggere un testo, ma di improvvisare (…). Ma volli farlo in modo figurato. Gli spettatori potevano seguire le varie tappe del racconto guardando una serie di disegni. D’accordo con gli organizzatori, avevo disegnato cinquanta tavole. Queste tavole vennero stampate e distribuite in sala (…) così mentre parlavo, dicevo: “Andate a pagina tre, andate a pagina quattro…” Tutti ubbidivano divertiti. Per concludere, è aumentato l’interesse internazionale nei suoi confronti dopo il Nobel? Col Nobel è aumentato l’interesse internazionale per il mio lavoro. I miei testi erano già molto rappresentati in Europa e negli Stati Uniti, ma dal 1997 in poi sono stati messi in scena con successo anche in Giappone, in Cina, in Nuova Zelanda, in Medio Oriente e in Africa. Vuole aggiungere altro? Niente. Cosa voglio di più? (19) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Giovedì 26 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno del Verde e della Moda) LEI.IT SE IL FUTURO NON ARRIVA – Scemo + Scemo = Pubblicità Vincente “Conosco l’alternativa della società consumistica, sono cresciuto in un paese nel quale il consumismo era limitato. Poi ho trascorso qualche tempo in Russia, dove c’era poco da consumare e dove la pubblicità era sostituita da una ridicola propaganda politica (“il popolo sovietico vuole la pace”, “la stampa è l’arma della rivoluzione”, e così via). So che il nostro mondo è di gran lunga preferibile, e so che la pubblicità fa parte del nostro mondo. Lo difendo, ma spesso l’effetto che se ne ricava è deprimente. Gli annunci pubblicitari contribuiscono a diffondere una determinata immagine della società contemporanea e dispiace pensare che ne facciano parte tanti scemi. Negli annunci di questo tipo , il consumatore è ovviamente descritto come uno stupido, con i riflessi mentali di un bambino e con la capacità espressa da un individuo sottosviluppato, che una qualsiasi moglie è capace di soggiogare ricorrendo a qualche ridicolo artificio. Ciò detto, vorrei rivolgere ai pubblicitari una preghiera: evitate di farci apparire come scemi. Difendo la pubblicità, ma la difenderei con maggiore entusiasmo se cercasse sempre di essere intelligente. (20) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Venerdì 27 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno del Rosa e del Precedente) LEI.IT Ed ecco a voi… Luigi Braccioforte (21) 1938 “Lo swing e la musica negra devono scomparire”, così si diceva in un articolo che circolava in Germania. 1941 “Come far rispettare la proibizione del jazz”, seminario nazionale delle SS a Berlino sul come definire la musica jazz per poter procedere senza intoppi all’arresto di tutti i musicisti e i cantanti jazz, dato che i confini di questa “specie” di musica è sempre molto incerto. 1943 L’8 gennaio, in via del tutto straordinaria, le SS concedono il permesso perché si potesse creare un’orchestra jazz all’interno del ghetto. I musicisti si diedero il nome di GHETTO SWINGERS e il loro stile era mutuato da Benny Goodman. Fu girato un film per documentare l’evento. Appena la troupe cinematografica se ne andò, il 28 settembre 1944, questi musicisti furono immediatamente arrestati e mandati ad Auschwitz. In Italia non si arriva a tanto. Da noi bastava italianizzare i nomi dei musicisti americani di colore e non: - Benny Goodman? - Si chiamerà Beniamino Buonuomo - Louis Armstrong? - Si chiamerà Luigi Braccioforte. E naturalmente anche i nomi delle canzoni. Così “Honeysucle Rose” diventa “Pepe sulle rose”, “Stompin’ at the Savoy” diventa “Savoiardi” e “In the mood” diventa “Vecchia storia”… (22) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Sabato 28 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno del Marrone e del Successivo) LEI.IT MILANO – Cosa ci costa sognare? Una Milano verde? Si può sognarla. Per esempio, vicino all’uscita Rubattino sulla tangenziale Est, tra Linate e Lambrate, si può sognare un surreale specchio d’acqua in un parco attraversato dal fiume Lambro, a servizio di un quartiere residenziale, dove un tempo c’erano gli stabilimenti della Maserati e dell’Innocenti. Oltre la grande distesa aeroportuale di Linate, vicino a Rogoredo, sorgerà il quartiere Santa Giulia, progettato da Norman Foster e con una Chiesa di Peter Zunthor, interamente circondato dal verde sarà una città giardino. Verrà mantenuto il Parco Agricolo Sud, difendendolo dall’aggressione dei costruttori, su un’area di circa 45.000 ettari. Verrà potenziato il nostro Green Belt: A ovest il Parco delle Cave, il Parco di Trenno, il Bosco in Città, l’ippodromo, il Monte Stella; a Nord il Parco Nord fino a Niguarda e i navigli a fare da arterie pulsanti di vita. In zona Porta Nuova, Stazione Garibaldi, Melchiorre Gioia verrà realizzata una Biblioteca degli Alberi, un Museo degli Insetti, insieme a gallerie, ristoranti, caffè, librerie, un centro sportivo e una grande tenda per eventi pubblici. Verrà rimesso in ordine l’Idroscalo, verranno migliorati gli accessi a tutti i parchi cittadini, verranno dati premi e incentivi a tutti i milanesi che trasformeranno i loro balconi e i loro terrazzi in un piccolo orto, verranno assegnati ambrogini d’oro a tutti i contadini metropolitani milanesi, verrà istituita la laurea pollice verde, verranno decuplicate le piste ciclabili e tutti i mezzi pubblici saranno elettrici o ad idrogeno e a Linate e alla Stazione Centrale hostess in minigonna verde offriranno margherite di campo a tutti i viaggiatori che arriveranno a Milano anche solo per lavoro. Milano sarà una città nella quale sarà bello sognare. (23) A testa bassa - www. rifiutiquotidiani.org Mese dell’agrifoglio NOTE alle e-mail della settimana antropologica (16) (17) (18) (19) (20) (21) (22) (23) Scarabocchio e testo sono tratti da “Il linguaggio degli scarabocchi” di Michaela Strass, Filadelfia Ed. 1984 Da “Inferno, rompiscatole ma per amore” di Patrizia Valduga, pubblicato su Repubblica di Domenica 14 settembre 2003 in occasione della presentazione delle letture dantesche tenute da Vittorio Sermonti. Il tema è ricavato dal libro di Stefano Laffi “Il furto mercificazione dell’età giovanile”, Ed. L’Ancora del Mediterraneo, pagg. 118, euro 16,00. presentato da Enrico Livraghi nell’articolo “Condannati al presente perpetuo”, pubblicato su Il Manifesto di Venerdì 31 marzo 2000. “Vi racconto come è cambiata la mia vita” è il testo di Dario Fo raccolto da Leonetta Bentivoglio e pubblicato su Repubblica di Mercoledì 6 ottobre 2004. Invettiva di Piero Ottone “Il consumatore non è scemo”, contenuta nella rubrica “vizi & virtù”, pubblicata su Venerdì di Repubblica in una delle edizioni del 1999. Il noto ritratto di Marlene Dietrich di Robert Richee del 1930 è tratto dall’articolo “C’era una volta Weimer” di Helmut Failani, pubblicato su Alias del 22 aprile 2002. Contenuti tratti dall’articolo sub nota 21. Notizie tratte da “Milano secondo natura” di Sebastiano Brandolini, articolo pubblicato il 30 aprile 2005 su Repubblica. Settimana pedagogica Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato 29 30 31 1 2 3 4 Gino Bartali Nerka Trostiaia Linneo Li SE IL FUTURO NON ARRIVA – Peter Eisenman Renzo Piano MILANO - Gigogin (“la Bela”) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Domenica 29 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno dell’Oro e del Passato) LEI.IT Gino Bartali (24) Farà piacere un bel mazzo di rose E anche il rumore che fa il cellophane Ma una birra fa bene di più In questo giorno appiccicoso di caucciù. Sono seduto in cima a un paracarro E sto pensando agli affari miei Tra una moto e l’altra c’è un silenzio Che descrivere non potrei. Oh quanta strada nei miei sandali Quanta ne avrà fatta Bartali Quel naso triste come una salita Quegli occhi allegri da italiano in gita. E i francesi ci rispettano Che le balle ancor gli girano E tu mi fai - dobbiamo andare al cine – E vai al cine, vacci tu. E’ tutto un complesso di cose Che fa si che io mi fermi qui Le donne a volte sono scontrose O forse hanno voglia di fare pipì E tramonta questo giorno in arancione E si gonfia di ricordi che non sai Mi piace stare qui sullo stradone impolverato Se tu vuoi andare, vai. E va che io sto e aspetto Bartali Scalpitando sui miei sandali Da quella curva spunterà Quel naso triste da italiano allegro. Tra i francesi che si incazzano E i giornali che svolazzano C’è un po’ di vento, abbaia la campagna E c’è la luna in mezzo al blu. Tra i francesi che si incazzano E i giornali che svolazzano E tu mi fai – dobbiamo andare al cine – E vai al cine, vacci tu. (25) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Lunedì 30 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno dell’Argento e del Futuro) LEI.IT Nerka Trostiaia Il mio nome è Nerka, sono una donna ricca, molto ricca e mi occupo di alta moda. Sono single, veneta e abito a Este. Sono una donna potente, godo di un prestigio indiscusso, sono quella che voi definite una “donna manager”. Il mio ultimo abito è stato realizzato all’insegna dello slogan “Per essere bella devi soffrire”: è di raso verde, con inserti in seta azzurri, stretto in vita da un cinturone in bronzo decorato con gemme preziose, in modo da esaltare le forme dello splendido decolletè plissettato bianco, lungo fino alla caviglia. Costa una cifra, ma farà impazzire le donne venete e tutti i loro pretendenti. Al mio tavolo da lavoro siedo su un tronetto in bronzo con decorati a sbalzo dei cavalli da corsa, i cavalli da corsa veneti, ricercatissimi in tutto il mondo. Mi sono battuta e alla fine ho ottenuto che presso il santuario della nostra divinità più importante fosse aperta una scuola di scrittura dedicata alle donne. Le donne che frequentano il mio atelier sono delle vere first lady, che seguono i mariti in tutti gli impegni pubblici e ne determinano, con intuito e intelligenza, tutte le loro azioni. Idee per il futuro? Per l’anno prossimo sto preparando la nuova collezione primavera-estate, presenterò una vera rivoluzione: la mini gonna intera, un vestito leggero in seta, senza spalline, che cade dal cinturone stretto (un classico irrinunciabile) ben sopra al ginocchio, lasciando intravedere l’intera gamba, che sarà slanciata da scarpe con un vertiginoso tacco alto. Il mio nome è Nerka, Nerka Trostiaia, non dimenticatelo. (26) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Martedì 31 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno del Rubino e del Presente) LEI.IT Linneo Mi chiamo Linneo e di mestiere faccio il naturalista. Sono svedese e nel mio orto botanico di Uppsala ho messo a punto l’orologio naturale più preciso al mondo e l’ho chiamato “l’orologio di Flora”. Ho scoperto che ad ogni ora del giorno e della notte si schiude un fiore, quel fiore, a quell’ora, sempre la stessa. Non è straordinario? Da quando utilizzo il mio “orologio di Flora” sono sempre in orario e mi sento anche meglio. Ve ne voglio fare dono, ma poiché lo svedese del ‘700 è indigesto anche per me, ho preferito nominare i fiori nella lingua internazionale della scienza, il latino. (27) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Mercoledì 1 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno del Topazio e dell’Anacronismo) LEI.IT Li Mi chiamo Li, ho 21 anni e sono a Hong Kong da 11 giorni. Mi restano ancora tre mesi di lavoro. A casa, la mia famiglia si è indebitata e così, per dare una mano, avevo trovato lavoro come ragazza karaoke a Shenzhen, ma solo quando sono arrivata a Hong Kong ho incominciato a fare la prostituta. Il padrone del bordello ha sborsato 2.564 dollari americani per il permesso turistico e le spese, i vestiti e il trucco. Per rimborsarlo devo farmi 250 clienti, poi comincerò a guadagnare soldi miei. Il mio progetto è di tirare su 12.864 dollari americani prima di tornare in Cina fra tre mesi, così potrò pagare i debiti della mia famiglia e magari aprirmi un’attività commerciale. Quando sono arrivata qui, il capo mi ha messo alla prova per insegnarmi la trafila standard: faccio la doccia col cliente e dopo lo bacio sul collo, scendendo giù fino alla cintola per fare sesso orale, poi facciamo l’amore e alla fine c’è il massaggio, ci vogliono in tutto 40 minuti. Il primo cliente aveva una trentina d’anni ed ero terrorizzata, ma ho continuato a pensare al debito della mia famiglia. Ci sono clienti peggiori di altri, quelli che tentano di strizzarmi le tette e roba simile, ma alcuni sono anche carini, c’è per esempio un habituè che viene solo per parlare. In questo momento mi faccio circa 15 clienti al giorno. Loro pagano 64 dollari americani a testa e io ne prendo 13. All’inizio è stato terribile fisicamente, dopo il primo giorno mi hanno dovuto portare dal medico: la pelle intorno alla vagina stava incominciando a squamarsi, così il bordello mi ha dato un giorno di riposo. Se ne avessi la possibilità, mi piacerebbe un sacco fare la giornalista, perchè avrei l’occasione di conoscere un mucchio di gente diversa . La mia famiglia non ha la minima idea di quello che faccio e non dovrà mai saperlo, mi restano ancora tre mesi di lavoro. (28) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Giovedì 2 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno dello Smeraldo e della Moda) LEI.IT SE IL FUTURO NON ARRIVA – Peter Eisenman Alcuni anni fa, nell’Iowa, camminavo in un campo di mais. Dopo cento metri non vedevo più la via d’uscita. Allora ho avuto paura. Ci sono momenti in cui ci si sente persi nello spazio. Ho cercato di ricreare quell’esperienza, quel fremito, quel qualcosa che non si può più dimenticare. Qualunque rappresentazione dell’Olocausto sarebbe stata poca cosa rispetto all’enormità di ciò che fù e finirebbe per essere kitsch, sentimentale, vuota. Lo spazio non è un cimitero. Non ho usato nomi, dati, né rappresentazioni. E’, punto e basta. Il monumento all’Olocausto di Peter Eisenman è composto da 2751 monoliti di cemento grigio, sorge a Berlino nel punto in cui, fino al 1945, c’era il giardino della Cancelleria di Adolf Hitler. L’esperienza di camminare in mezzo a quel “campo”, a volte passando a fatica tra varchi di appena 60 centimetri, si incide nella memoria, la sensazione più immediata è la claustrofobia, o quella di perdersi in un labirinto. Il Memoriale di Eisenman non ha recinti e la sua visita lascia storditi. Vista dal Memoriale, la Porta di Brandeburgo sembra un fantasma che guarda e giudica. (29) Da: Inviato: A: Oggetto: - - - - - - - AUTORE.IT Venerdì 3 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno dello Zaffiro e del Precedente) LEI.IT Renzo Piano “Anche le città infelici hanno un angolo felice”. E’ una frase di Italo Calvino ricavata da Le Città Impossibili. Cosa ne pensa architetto Piano? Era un elogio della città, il migliore che sia mai stato scritto. Aveva ragione Calvino, bisogna allargare gli angoli di felicità, scacciare la solitudine, il deserto affettivo: il mio lavoro sta tutto qui. Il Beaubourg come l’aeroporto di Osaka, l’Acquario di Genova come l’Auditorium di Roma o la Postdammerplatz sono il tentativo di creare piccole città nella città, dove la gente più diversa possa incontrarsi, vincere la solitudine, scambiare esperienze. Anche in questo momento nel quale sembra prevalere il virtuale? Ne sono sicuro, anche nell’era virtuale nulla può sostituire la magia di un luogo fisico di incontro. Che rapporto ha con Genova, la sua città? Continua ad amare Genova e a stupirmi come da bambino davanti ai suoi contrasti. Questa città solida come una roccia, ma con l’instabilità del mare che la tempra e la illumina. Lei è spesso in altre città, come si trova? Sono affezionato a Parigi, in particolare al Marais, dove abito, ho studio, tutto nato intorno al Beaubourg, quel progetto che da giovane mi ha cambiato la vita. Amo molto Berlino e la gentilezza dei berlinesi, figli della tragedia. Mi diverto a lavorare a New York e ho imparato moltissimo in Giappone. Nei giorni dell’ira e della paura, dopo l’11 settembre, lei era a Manhattan a parlare di progetti futuri, com’era l’ambiente? L’ossessione della sicurezza era quasi l’unico argomento. Negli incontri pubblici, nelle conferenze stampa, nei meeting con gli studenti di architettura mi facevano sempre la stessa domanda: è possibile costruire grattacieli a prova di attentati? La risposta che potevo dare era deludente, ma onesta: no, non è possibile. Le nostre sono città insicure? L’intera nostra civiltà è magnifica quanto fragile, permeabile alla follia. Noi europei sappiamo cos’è il corpo fragile della città. Gli americani non hanno avuto i bombardamenti, le guerre, le invasioni. Come si deve costruire, allora? Evitando la speculazione. Mi piacerebbe, ad esempio, costruire a Bagdad, mi piacerebbe moltissimo, ma noi siamo fuori dai giochi. E’ tutto in mano a grandi multinazionali americane, con qualche spicchio di torta per gli inglesi. Falchi che puntano agli affari e basta, con l’arroganza di chi ha distrutto e quindi vanta l’esclusiva della ricostruzione. E nei paesi in via di sviluppo? Sarebbe più facile? Nei paesi in via di sviluppo si stanno formando città mostruose e tremo all’idea di come costruiranno nelle aree dello tsunami. Sono quelle aree del mondo dove ci sarebbe bisogno di costruttori di urbanità e invece sono città proibite per gli architetti internazionali, ridotte a feudi della peggiore speculazione. (30) Cosa dobbiamo fare, secondo lei? Restituire alla città la voglia di vivere. Altrimenti? Sarà il nostro fallimento di architetti e forse anche il nostro fallimento di occidentali. Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Sabato 4 del Mese dell’Agrifoglio (sotto il segno del Piombo e del Successivo) LEI.IT MILANO - Gigogin (“la Bela”) Una quindicenne piemontese, irrequieta, senza complessi e con una certa inclinazione per gli uomini in divisa. Questo il profilo di Gigogin (Teresina), la Bella Gigogin, fuggita dal collegio per unirsi ai patrioti milanesi durante l’insurrezione delle Cinque Giornate. Era il1848 e pare che in quelle convulse giornate, la Bella Gigogin si fosse innamorata, in modo infelice, di Goffredo Mameli. Ma “La Bella Gigogin” è soprattutto una canzone, scritta dal maestro Paolo Giorza, un musicista milanese specializzato in musica per balletti. La canzone è suonata e cantata la prima volta nella notte di San Silvestro del 1858 al Teatro Carcano ed è subito un vero trionfo. Il giorno dopo migliaia di milanesi la cantano in coro sotto le finestre del Governatore austriaco e il verso “Daghela avanti un passo…” viene letto come sfida, come vero e proprio programma politico. Durante la Seconda Guerra di Indipendenza, “la Bella Gigogin” diventa quello che “Lili Marlene” diventerà nella Prima Guerra mondiale: una canzone condivisa da tutti i fronti e da tutti gli schieramenti. Si dice che quando gli austriaci e i francesi si scontrarono a Magenta, “la Bella Gigogin” sia stata utilizzata come segnale d’attacco da entrambi gli schieramenti. La canzone diventerà così popolare (e patriottica) da essere utilizzata da Garibaldi come inno durante la spedizione dei Mille e i picciotti siciliani la canteranno anche se non ne capiscono le parole, perché la musica è straordinariamente orecchiabile. “La Bella Gigogin” diventerà così famosa che rischierà di essere scelta come Inno Nazionale della nuova Italia unita, anche se poi prevarrà Mameli. E il Giorza, l’autore? Che fine ha fatto il Giorza? Emigrante, andò in Messico, dove diventò il pianista personale dell’Imperatore Massimiliano; poi in America, in Australia e finì i suoi giorni povero in canna nella lontana Seattle. “Daghela avanti un passo…biondina del mio cuor…” (31) A testa bassa – www. rifiutiquotidiani.org NOTE alle e-mail della settimana pedagogica (24) (25) (26) (27) (28) (29) (30) (31) Un’immagine del Tour de France del 1950, Gino Bartali scala il Tourmalet tra ali impressionanti di folla. Da La Gazzetta dello Sport di sabato 6 maggio 2000 a illustrazione di una serie di articoli pubblicati in occasione della morte del grande campione del ciclismo. Testo della canzone “Bartali” di Paolo Conte, pubblicato da Il Corriere della Sera, sabato 6 maggio 2000 come omaggio dell’arte al grande campione scomparso. Nerka Tostiaia è raccontata nell’articolo “La donna manager di duemila anni fa. Nord Est, il miracolo viene da lontano” di Cinzia Dal Maso, pubblicato su Repubblica di domenica 21 ottobre 2001. “Le ore di Flora” è un articolo di Rossella Sleiter apparso nello speciale di Repubblica “Gli alberi” dedicato ai signori del tempo, pubblicato il 24 novembre 2001. Testo tratto da COLORS 44 del giugno-luglio 2001. Notizia e immagine sono tratte dall’articolo “Nel labirinto della memoria” di Sebastiano Brandolini, pubblicato su D di Repubblica del 22 gennaio 2005, in occasione dell’inaugurazione del Memoriale dell’Olocausto, realizzato da Peter Eisenman a Berlino. Le frasi di Renzo Piano sono tratte dell’articolo “L’incontro. Rinascimento urbano. Renzo Piano” di Curzio Maltese, pubblicato domenica 16 gennaio 2005 su Repubblica. La storia della Bella Gigogin è stata tratta dal volume già citato “Quelli che Milano” di Ascari e Guarnaccia.