Destinations and Tourism - Numero 27 Four Tourism Torino

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Destinations and Tourism - Numero 27 Four Tourism Torino
Destinations
& Tourism
Rivista di Destination Management e Marketing
n. 27/ luglio 2015
comunicazione social marketing destination
Web Marketing Promocommercializzazione prodotto
strategia promozione formazione management
DESTINATION
MANAGEMENT
DESTINATION
MARKETING
FOCUS
Addio marketing
territoriale: è nato il
marketing partecipato
Best case: il caso di
Monte Sant’Angelo
Il futuro del turismo? Una
sola parola: mobile
Visita il blog di Four Tourism: www.fourtourismblog.it
Destinations & Tourism
n° 27| luglio 2015
La formazione Four Tourism 2015
Sommario
Destination Management
Addio marketing territoriale: è nato il
marketing partecipato
Destination Marketing
Four Tourism Srl
Corso Ciriè 21
10152 Torino
Tel. +39 011 4407078
[email protected]
Best case: il caso di Monte Sant’Angelo
Focus
ll futuro del turismo? Una sola parola:
mobile
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www.fourtourismblog.it
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Destination Management
Addio marketing territoriale: è nato il marketing
partecipato
di Bruno Bertero
Il marketing turistico: dalla formula top down a quella bottom up
volino sulla base di ricerche e analisi di mercato,
seppur accurate ed approfondite, affidandosi a dati
e numeri, a teorie e supposizioni, seppure accreditate, pensando di possedere le soluzioni per ogni
problema ma di fatto escludendo chi il territorio lo
conosce dal suo interno, nelle sue peculiarità e nel
suo quotidiano, è aleatorio.
Oggi, creare una destinazione turistica di successo,
in linea con le esigenze del mercato, significa realizzare un piano marketing partecipato e quindi rivedere in toto l’approccio finora adottato sia dalle
pubbliche amministrazioni sia dagli operatori turistici.
E non si tratta di un’affermazione banale in quanto
l’Unione Europea nella sua nuova programmazione
punta proprio su questo modello per lo sviluppo
economico e turistico dei territori.
Si rischia infatti di realizzare un ottimo piano teorico,
fatto magari anche di grandi intuizioni e di grandi
visioni, che però poco si sposa con le esigenze reali
e concrete di chi la destinazione la deve vendere.
Nel mercato attuale, un piano deciso secondo la
formula top down, dove appunto vengono stabilite
dall’alto le strategie e le azioni da sviluppare per
soddisfare quelle che sono le esigenze dei territori,
senza sentire la voce e coinvolgere attivamente
coloro che il territorio lo vivono e di fatto lo costituiscono, ossia gli operatori turistici, ma anche i residenti e gli stakeholder, è infatti assolutamente anacronistico, oltre ad essere inutile dal punto di vista
dei risultati finali.
Da sempre nel nostro Paese, la pubblica amministrazione lavora in una direzione mentre gli attori del
territorio sono per lo più passivi, se non decisamente intenzionati a lavorare nel senso opposto, a
remare contro, come si dice.
Si parla tanto di fare sistema e di obiettivi comuni ma
si tratta sempre e solo di parole accompagnate da
pochi, pochissimi fatti.
Ed allora ecco che ci si trova in quelle classiche
Pensare di creare un piano efficace studiato a ta2
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situazioni di stallo, dove tutto quello che viene stabilito e deciso a tavolino in mirabolanti piani strategici,
rimane solo un bel progetto sulla carta e la realtà
invece rimane sempre la stessa.
La chiave sta nella volontà
di tutti gli attori della
destinazione di
comprendere quali sono le
reali aspettative ed esigenze
del potenziale visitatore e
costruirvi intorno delle
esperienze turistiche
memorabili
E ci si perde nel proprio immobilismo, oltre che nelle
tradizionali lamentele che accompagnano e attraversano da sempre il settore turistico.
Ed ecco allora che si inizia a parlare di piani marketing partecipati.
Ma cosa vuol dire esattamente?
Vuol dire creare un piano coinvolgendo attivamente
gli attori del territorio, sin dall’inizio, nella fase strategica, dando loro la possibilità di esprimersi e di
intervenire nella costruzione di quella che dovrà
essere anche la loro destinazione turistica.
Partendo ormai da quello che si può definire un
dogma, ossia che oggi il turista è e deve essere al
centro di ogni destinazione turistica, di ogni sua
strategia ed azione proprio perché oggi la destinazione si misura e vale in base a come il turista la
percepisce e la vive, in base a come la racconta e a
ciò che ne dice, è necessario effettuare un ulteriore
passo in avanti, ossia bisogna effettuare un cambiamento di prospettiva.
La chiave sta nella volontà di tutti di comprendere
quali sono le aspettative e le esigenze del potenziale visitatore e costruire intorno a quelle delle
esperienze turistiche memorabili.
Il marketing partecipato infatti deve essere uno strumento bidirezionale e non unidirezionale.
Significa mettere a confronto operatori turistici e
rappresentanti amministrativi, residenti e stakeholder, per concertare un piano che tenga conto, da
una parte, di quelle che sono le effettive possibilità
di realizzazione, con tutti i limiti e le barriere burocratiche, legislative ed amministrative del caso (ossia la pubblica amministrazione) e, dall’altra, quelle
che sono invece le esigenze di coloro che il territorio
lo devono vendere e che di fatto sono ogni giorno a
contatto con i turisti (ossia gli operatori del territorio).
E in questo modo, seguendo una formula bottom
up, definire quelle che sono le linee strategiche da
perseguire al fine di trasformare un semplice territorio costituito da risorse, attrattive e servizi in una
destinazione turistica di successo, in grado di offrire
ai visitatori quelle esperienze che tanto cercano.
Il confronto tra pubblica amministrazione e attori del
territorio affinché sia costruttivo ed esca dalle logiche particolaristiche ed endogene deve essere
quindi focalizzato non tanto su quelle che sono le
singole esigenze delle rispettive controparti quanto
su quelle che sono le effettive esigenze del turista di
oggi.
Tuttavia, se lo si esamina un po’ più da vicino,
anche questo approccio rivela i suoi limiti.
È il turista a dover essere messo al centro della
destinazione: gli operatori devono sforzarsi di vedere il territorio con gli occhi di chi viene da fuori e
sempre in quest’ottica adoperarsi al fine di creare un
prodotto-destinazione soddisfacente, in linea con le
richieste del turista.
Già, perché non basta seguire una formula bottom
up per uscire da una logica autoreferenziale, particolaristica ed endogena.
Anche in questo caso si corre il rischio di sedersi
tutti intorno ad un tavolino e passare il tempo a
lamentarsi, a trovare presunti responsabili per tutto
ciò che in passato di sbagliato o di nullo è stato fatto,
nel tentativo di identificare ipotetici capri espiatori,
giocando al tanto amato scaricabarile, come nelle
migliori commedie italiane d’autore.
Ed è proprio in questo cambiamento di prospettiva
che risiede la chiave di volta. Così come la forza del
piano marketing partecipato da noi ideato e proposto sta proprio nella sua metodologia e nella capacità di guidare gli attori del territorio in questo processo, non così facile ed immediato.
Per fortuna, la soluzione esiste…ma c’è ancora un
passo da fare.
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Gli operatori turistici così come gli amministratori
devono cambiare visione e approccio e diventare
essi stessi turisti del loro territorio, guardandolo con
occhi esterni, esattamente come farebbe un
viaggiatore.
Le esigenze contingenti e particolaristiche devono
essere accantonate a favore di un approccio volto a
soddisfare i bisogni del turista.
Altrimenti il rischio anche in questo caso è di realizzare un piano marketing che non serve a nessuno,
se non a soddisfare le necessità e le richieste di chi
ci vive, ma che difficilmente potrà portare benessere
e sviluppo economico al territorio.
Non a caso, molti piani, seppur realizzati con la
formula bottom up e con il consenso di amministratori e operatori, non sono mai stati applicati e laddove sono stati tradotti in azioni non hanno portato
a nessun risultato effettivo, in termini di incremento
di flussi turistici, di rafforzamento del brand o di
aumento di attrattività verso i mercati.
Insomma, non sono riusciti a creare una destinazione turistica competitiva.
vivere l’esperienza che desiderano e per cui hanno
pagato.
Ed infine, una volta identificati le esigenze dei turisti, una volta implementati i servizi, allora non rimane
che focalizzarsi sulla distribuzione attraverso i canali più idonei che certamente dovranno essere
scelti con cura ma che senz’altro dovranno essere
quelli utilizzati dal mercato, quelli che oggi usano i
viaggiatori, ossia i social media, adottando un linguaggio appropriato al mezzo scelto.
Si tratta quindi di far emergere e dare voce a ciò che
potenzialmente già si ha e già si sa.
Perché spesso le aspettative sono sempre troppo
alte e poco concrete. Non si tratta infatti di ricostruire ex novo una destinazione: bisogna partire da
quello che si ha già, dal bagaglio raccolto in anni di
esperienza e trasformarlo in un’ottica di mercato.
Non a caso, infatti, le azioni consequenziali al piano
marketing partecipato spesso non sono azioni di
grande respiro anzi: si tratta di attività minime, a
volte quasi banali, ma risolutive e di grande efficacia.
Generalmente uno dei primi step impone di lavorare
sul sistema dell’accoglienza per organizzare una
rete di assistenza turistica in loco, in grado di far
fronte e soddisfare le esigenze dei turisti, in primis
permettendo loro di acquistare agevolmente i servizi
turistici con cui potranno godere del territorio.
Chi infatti meglio degli operatori turistici che vivono
giorno per giorno a contatto con il turista conosce le
sue richieste?
Chi meglio di loro che devono risolvere difficoltà,
trovare soluzioni sa quali sono le problematiche che
vanno affrontate e risolte?
È necessario riuscire a far emergere quelli che sono
i bisogni del turista e non quelle che sono le esigenze del territorio; e partire proprio da quelli per
lavorare e per costruire la destinazione.
Il piano marketing partecipato, visto in quest’ottica,
rappresenta uno strumento vincente perché dà
voce al turista e viene costruito proprio intorno alle
sue esigenze. In questo modo, attraverso la voce
degli operatori, le comunicazioni offline del turista,
quelle vere che di fatto creano il tessuto di relazioni
con il territorio, finalmente vengono accolte e trovano la loro naturale risoluzione. Ed è così, solo
così, che si pongono le basi per costruire una
destinazione turistica di successo.
Una volta fatto questo, allora sì che gli amministratori e gli attori del territorio possono e devono lavorare congiuntamente per creare e implementare
quei servizi a favore dei visitatori in grado di facilitare la fruizione del territorio, consentendo loro di
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Destination Marketing
Best case: il caso di Monte Sant’Angelo
Il piano marketing partecipato realizzato secondo la metodologia
Four Tourism
Si può trasformare un territorio a vocazione turistica
in una destinazione turistica di successo?
del territorio, al fine di individuare obiettivi concreti e
raggiungibili, seguendo una formula bottom up.
La risposta è si! E lo abbiamo visto nell’articolo
precedente. Quindi come? Attraverso lo sviluppo di
un piano marketing di tipo partecipativo che vede
coinvolti tutti gli attori del territorio, dagli operatori
agli amministratori fino ai residenti, in modo tale da
individuare obiettivi concreti e raggiungibili,
seguendo una formula bottom up.
Il progetto prevede quindi la realizzazione di diversi
incontri che hanno la finalità di creare una
consapevolezza diffusa tra i partecipanti,
individuando e condividendo soluzioni e buone
pratiche per lo sviluppo turistico della località.
In che modo?
Ogni incontro è strutturato in due fasi distinte, una
introduttiva di formazione per analizzare gli ambiti
prioritari di intervento e una conclusiva di workshop,
dove i partecipanti sono stati chiamati ad intervenire
attivamente, suggerendo proposte ed idee concrete,
dedicate allo specifico contesto territoriale, in linea
con le tematiche precedentemente affrontate.
Ed è proprio quello che è stato fatto a Monte
Sant’Angelo, dove Four Tourism lo scorso marzo è
stata incaricata dal Comune di realizzare un “Piano
partecipativo per lo sviluppo turistico territoriale”.
Il progetto è ispirato ad una nuova metodologia
ideata da Four Tourism, che intende promuovere lo
sviluppo turistico delle destinazioni, mettendo a
confronto, in modo diretto e costruttivo, tutti gli attori
In questo modo, i partecipanti hanno modo di
esprimersi e soprattutto di confrontarsi in modo di5
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retto, in real time, con gli altri attori e controparti del
territorio, in modo tale da comprendere subito quali
sono le reali possibilità di sviluppo.
Finalità del progetto è sviluppare la destinazione in
ottica turistica, rendendola
così una realtà competitiva
sui differenti mercati di interesse, coinvolgendo nella
sua costruzione gli attori
pubblici e privati del territorio, mettendo al centro di
ogni azione il turista
Finalità generale del progetto è infatti sviluppare la
destinazione in ottica turistica, incrementando il
numero degli arrivi e delle presenze, ampliandone
la stagionalità, accrescendone la permanenza
media ed aumentandone l’attrattività verso i mercati
di interesse, rendendola così una realtà competitiva.
L’attività proposta per Monte Sant’Angelo è stata
quindi pensata per creare proprio un percorso di
lavoro indirizzato appunto alla creazione di un Piano
in modalità partecipata, che prevedeva il
coinvolgimento e il contributo degli operatori turistici
e attori pubblici e privati del territorio.
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– coordinamento turistico: deve migliorare il
grado di cooperazione e coordinamento tra pubblico
e privato, incrementando i momenti di confronto e di
condivisione non solo delle azioni finali da realizzare
ma delle strategie e degli obiettivi da raggiungere;
– servizi per i turisti: è necessario rivedere il
sistema di informazione e accoglienza turistica del
territorio, in modo tale che sia in grado di soddisfare
le esigenze del turista, orientandone le scelte e
fidelizzandolo;
– infrastrutture: i trasporti per il turista sono da
potenziare così come sono da implementare i
servizi in loco, al fine di rendere più accessibile la
destinazione sia per chi viene da fuori sia per chi ci
soggiorna. Inoltre, è da migliorare l’arredo urbano e
i servizi legati alle telecomunicazioni, come per
esempio la rete wi-fi;
– risorse turistiche: quali sono le risorse più
rappresentative del territorio e quali sono oggi
quelle meno sviluppate? In linea con i trend attuali
di mercato, sono state individuate le risorse su cui
puntare entro il 2020, ossia il santuario e il centro
storico, la natura e i prodotti enogastronomici locali.
– immagine della destinazione: è necessario
sviluppare un’immagine chiara ed esclusiva di
Monte Sant’Angelo che possa permettere ai turisti di
identificare e percepire con immediatezza il territorio.
Nello specifico, la proposta per la destinazione
pugliese prevedeva 4 incontri distinti, ognuno
dedicato ad una tematica differente di importanza
strategica, ossia la vision, il prodotto turistico e
l’experience ad esso correlata, l’offerta turistica e i
relativi club di prodotto, per arrivare infine ad
individuare la governance territoriale necessaria per
un’efficace gestione del territorio.
Al termine dei workshop, Four Tourism si è poi
occupata di raccogliere, sintetizzare e rielaborare in
modo sistematico e organico gli spunti emersi, al
fine di fornire una traccia operativa da seguire per la
realizzazione del ‘Piano partecipato di sviluppo
turistico’ della destinazione.
Quali sono stati quindi i risultati del lavoro svolto?
1. Vision
Quali sono gli ideali e i valori individuati dagli attori
del territorio per la destinazione Monte
Sant’Angelo?
Quali sono le aspirazioni che devono guidare
all’azione tutti coloro che operano per il suo sviluppo
turistico?
Come vedono quindi gli attori del territorio Monte
Sant’Angelo oggi e come vorrebbero che fosse nel
2020?
In sintesi, i punti principali individuati durante il corso
degli incontri e che prevedono un intervento
immediato sono i seguenti:
Per ognuno di questi ambiti di intervento, i
partecipanti hanno contestualmente individuato gli
obiettivi specifici da raggiungere entro il 2020,
declinando le singole azioni da sviluppare per
raggiungere tali traguardi.
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2. I prodotti turistici e le experience
In linea con la vision e con le risorse turistiche
individuate nella prima fase, successivamente sono
stati indicati i prodotti turistici e le experience ad essi
correlati.
Nel mercato attuale, il turista ha bisogno di proposte
che permettano la fruizione personalizzata di tutte
le risorse e quindi le destinazioni devono
organizzare il territorio e trasformare le proprie
attrattive in prodotti esperienziali.
L’obiettivo è infatti costruire un prodottodestinazione competitivo.
Cosa significa? Vuol dire mettere a sistema
l’insieme delle risorse, dei servizi e l’immagine della
destinazione, elemento in grado di conferire valore
aggiunto, al fine di creare un’offerta turistica che sia
attrattiva e di interesse per il mercato di riferimento.
In quest’ottica, quali sono quindi i prodotti turistici
individuati per la destinazione Monte Sant’Angelo?
E quali le experience? Gli attori del territorio come
intendono posizionarsi sul mercato?
Di fatto, i partecipanti durante i workshop hanno
individuato 3 prodotti turistici principali: il turismo
storico-religioso-culturale, il turismo naturalistico, il
turismo enogastronomico e infine l’artigianato
artistico, trasversale ai primi tre.
Il vantaggio competitivo infatti si fonda sulla
creazione di prodotti turistici esperienziali in quanto
il turista attuale ricerca emozioni, autenticità e
proposte personalizzate.
E proprio in quest’ottica sono stati effettuate le
proposte dei partecipanti ai workshop.
Una volta quindi definiti i prodotti turistici e le
esperienze, il passo successivo è stato creare
l’offerta turistica, ossia i club di prodotto.
I prodotti sono stati poi definiti in funzione dei target:
la conoscenza del proprio pubblico di riferimento
rappresenta infatti un requisito imprescindibile per
la progettazione dell’offerta da parte degli operatori.
Durante i workshop, dal confronto tra i partecipanti,
sono emersi 6 target per i 3 principali prodotti turistici.
3. I club di prodotto
Successivamente sono state definite, sempre dai
partecipanti, le possibili experience ad essi
correlate. Per esempio, per il prodotto naturalistico
sono state individuati diversi segmenti, quali il bike,
il trekking, la scoperta del territorio a cavallo,
successivamente
declinati
nelle
differenti
esperienze turistiche.
Oggi, la vera sfida per le destinazioni turistiche è
rendere semplice la comprensione dei prodotti,
costruire l’offerta pensando come un turista e
soprattutto rendere le proposte facilmente
prenotabili.
E questo significa tradurre l’experience in offerta
turistica, costituendo dei club di prodotto.
Cosa sono di fatto? Come funzionano?
Oggi infatti è necessario passare dalla semplice
offerta delle risorse (ruralità, patrimonio, spiritualità)
alle proposte di esperienze attive (bike, trekking,
enogastronomia..).
I Club di Prodotto sono “un’aggregazione di
operatori turistici con caratteristiche di prodotto, di
territorio o di filosofia comuni, i quali in sinergia con
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le amministrazioni preposte costruiscono una
strategia
di
prodotti
da
promuovere
e
commercializzare” (Josep Ejarque).
l’integrazione con le strategie regionali, offrire
supporto agli operatori nella costruzione dei prodotti
e delle offerte e nella promocommercializzazione.
Durante i workshop tenutisi ad aprile, i partecipanti
hanno individuato e descritto l’impostazione dei club
turistici da realizzare per Monte Sant’Angelo.
Nello specifico, sono stati identificati 3 diversi club
di prodotto: Sapori di Monte Sant’Angelo, Vacanza
Attiva a Monte Sant’Angelo ed infine Fede e Cultura
a Monte Sant’Angelo.
Ma non solo: il supporto agli operatori deve essere
a 360° ai fini di migliorare il coordinamento,
incrementare la collaborazione tra gli stessi,
accrescerne le competenze, realizzando corsi di
formazione e reti di imprese;
– comunicazione: si deve migliorare la
comunicazione della destinazione, aumentandone
la conoscenza sul mercato, raggiungendo nuovi
target e nuovi mercati attraverso lo sviluppo di
azioni di promozione B2C e B2B;
4. La governance
Una volta quindi definite la vision, i prodotti turistici
e le experience ad esse correlate, i club di prodotti
che ne determinano l’offerta turistica, in ultima
istanza è stata quindi definita la governance
territoriale, ossia quale struttura adottare per
assicurare un efficace e duraturo sviluppo turistico
del territorio.
– accoglienza: bisogna lavorare per implementare
i materiali informativi per i turisti, per migliorare il
Punto Informativo, coordinando gli orari di apertura
di esercizi e risorse turistiche, investendo nella
formazione del personale degli Info Point, delle
guide e degli operatori in genere;
Nello specifico, è stata individuata la creazione di
una DMO, proprio per la sua capacità di sapere
interpretare al meglio le esigenze degli operatori del
territorio, rispettandone le esigenze e allo stesso
sistematizzandole.
– social media e web in generale: è necessario
integrare questi due canali, fondamentali per la
promozione della destinazione, sviluppando attività
di PR e ufficio stampa online e offline, creando un
sito web funzionale e gestendo in modo efficace i
canali social;
Cosa è? Di cosa si tratta esattamente?
– gestione del territorio: si deve migliorare l’arredo
e il decoro urbano, l’accessibilità e la mobilità nella
destinazione, sviluppando accordi con gli attori del
territorio anche per accedere ai fondi economici
regionali ed europei.
La Destination Management Organization svolge
attività di meta-management turistico all’interno di
un sistema di attori.
Il suo ruolo è quello di: coordinare gli operatori,
creare in modo compartecipato i prodotti turistici,
creare
network
di
promozione
e
promocommercializzazione verso il mercato,
tematizzare, segmentare e gerarchizzare l’offerta.
In questo modo, la generazione di valore della
destinazione avviene a livello collettivo.
A questo punto, i fondamenti da cui partire per
lavorare insieme, attori privati e attori pubblici, sono
stati posti.
E ciò che più conta è che queste basi sono state
individuate congiuntamente e congiuntamente condivise.
Non resta quindi che rimboccarsi le maniche e agire!
Nell’ultimo incontro quindi i partecipanti ai workshop
hanno stabilito i soggetti da coinvolgere nella DMO
di Monte Sant’Angelo e gli obiettivi e le azioni di
breve, medio e lungo termine.
In sintesi, le azioni prioritarie individuate per i
principali ambiti di azione:
– prodotto e promocommercializzazione: è
necessario migliorare la qualità dell’offerta, facilitare
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Focus
Il futuro per il turismo? Una sola parola: mobile
Alcuni dati per comprendere le grandi potenzialità di questo
mercato
di Josep Ejarque
Oggi, le persone utilizzano in misura sempre maggiore i propri dispositivi mobili. In questo scenario,
inevitabilmente, il mobile marketing rappresenta una
grande opportunità di crescita per le destinazioni e
le aziende turistiche.
e capire cosa fare per raggiungerli ed intercettare i
loro bisogni.
Sicuramente, in questo senso, strumenti come la
geolocalizzazione così come il mobile tagging sono
molto utili perché permettono di conoscerne le abitudini ed esigenze, in modo tale da consegnare loro
messaggi rilevanti e di loro specifico interesse.
Se quindi ancora non vi state focalizzando sul mobile, questo significa solo una cosa: state ipotecando il vostro futuro, rischiando di tagliarvi con le
vostre stesse mani fuori dal mercato.
L’uso del mobìle, grazie alla sua facilità d’uso, alla
sua interattività ed immediatezza, ha sensibilmente
cambiato le modalità di ricerca e prenotazione dei
turisti; in particolare, il settore dei viaggi ha subito
una rapida accelerazione in questa direzione.
Sono infatti sempre più i turisti digitali che cercano
voli, hotel e tutto ciò che serve per una vacanza non
solo più in rete attraverso il pc ma attraverso lo
smartphone o il tablet.
Parole come mobile marketing, servizi geolocalizzati, sms marketing, siti per mobile, siti responsive
sono sempre più di uso comune quando si parla di
strategie di destination marketing.
Alle destinazioni e alle aziende turistiche che vogliono continuare ad essere competitive e al passo con
i tempi non resta molto da fare: innanzitutto devono
comprendere questa nuova tipologia di consumatori
A seguire, ecco alcuni semplici dati che vi permetteranno di capire le dimensioni di questo business,
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le sue grandi potenzialità future e la necessità di
quindi di sviluppare subito una strategia mirata da
integrare con quelle già in atto sia online sia offline
Innanzitutto, è stato calcolato, secondo un sondaggio effettuato da Cisco, che proprio quest’anno,
ossia nel 2015, ogni persona avrà un dispositivo
mobile. Ma non solo: è emerso che il 94% dei turisti
attualmente effettua ricerche online su un prodotto
o un servizio prima di acquistarlo.
E che ben il 64% di solito effettua un acquisto dopo
avere visto una pubblicità su mobile; ma il dato
sorprendente è che oltre il 74% afferma di non aver
mai ricevuto nessuno avviso pubblicitario dai propri
brand favoriti.
Ciò evidenzia ancora una certa diffusa reticenza da
parte delle aziende e destinazioni turistiche (ma non
solo) all’uso di adv su dispositivi mobili.
Sicuramente la crescita delle vendite attraverso il
mobile è dovuta anche in parte all’incremento di siti
di viaggio ottimizzati e responsive, oltre che alla
diffusione di smartphone con schermi sempre più
grandi che facilitano quindi la visualizzazione dei
contenuti.
Secondo un altro recente studio, Summer Travel
Report, redatto da Adobe Digital Index, oggi, nel
turismo circa 1 dollaro su 5 spesi online arriva proprio da un acquisto fatto tramite mobile.
Direi che si tratta di un dato piuttosto significativo e
che dovrebbe senz’altro spingere le destinazioni e
le aziende italiane a fare qualche riflessione in merito.
Tra gli utenti, c’è chi poi sostiene però di non volerlo
portare in viaggio, in modo tale da godersi una vera
e propria vacanza unplugged, dove le possibilità di
connessione sono limitate; tuttavia, si tratta di una
fetta minoritaria e più dei 2/3 degli intervistati invece
dichiara di non voler rinunciare mai ad avere con sè
(e sempre ben attivi e funzionanti!) i propri dispositivi
mobili.
Perchè? Secondo delle analisi condotte da iAcquire,
azienda americana specializzata nel settore, i turisti
che effettuano ricerche da mobile sono generalmente più inclini e motivati ad agire in quanto di
solito necessitano di soddisfare un bisogno immediato (la ricerca di un ristorante, di un albergo…)
rispetto a chi sta seduto comodamente di fronte a un
pc.
Tuttavia, per essere sicuri che l’azione vada a buon
fine, è fondamentale che i siti siano ottimizzati per
mobile e che quindi siano ben visibili e facilmente
navigabili.
Non bisogna dimenticare infatti che ben il 60%
effettua ricerche direttamente dal proprio smartphone contro il 40% che utilizza il tablet e quindi una
buona visualizzazione è fondamentale.
Andando avanti ad esaminare gli effetti della diffusione dei device mobili, è importante anche sottolineare che non solo comportano un aumento delle
vendite ma soprattutto - e non è un dato da poco- il
70% delle ricerche effettuate da smartphone o tablet
generano entro un’ora un’azione sul portale o sito
web.
E a conferma di ciò arriva un altro dato: ben il 40%
degli utenti scelgono un altro risultato se quello
inizialmente selezionato non è mobile friendly.
D’altra parte, oggi, i turisti sanno di avere a loro
disposizione mille opzioni e quindi sono molto più
inclini a lasciare un sito che non è in grado di
garantire loro una soddisfacente esperienza sul
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proprio dispositivo.
L’uso del mobile grazie alla
sua facilità d’uso, immediatezza e interattività ha
ulteriormente e sensibilmente cambiato le modalità
di ricerca e di prenotazione
dei turisti.
E le destinazioni e le
aziende turistiche non possono più ignorarlo, se vogliono continuare ad essere
competetitive sul mercato
E anche in questo caso, gli utenti esprimono in
modo chiaro ed inequivocabile la propria preferenza: l’81% dichiara infatti di prediligere i siti per mobile piuttosto che le app.
Tuttavia, non è detta l’ultima parola: secondo i dati
rilevati da Flurry, società americana specializzata
nella mobile experience, l’uso delle app è infatti
complessivamente cresciuto del 76% rispetto al
2014.
In particolare, i servizi al dettaglio hanno fatto la
parte del leone con in testa il turismo, il lifestyle e lo
shopping che sono incrementati del 174% su dispositivi IOS e Android.
Inoltre, gli utenti che utilizzano le app sono meno
inclini ad effettuare paragoni e comparazioni con
altri servizi e prodotti simili.
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Ma esattamente cosa cercano gli utenti attraverso
gli smartphone?
Secondo un sondaggio effettuato da Deloitte Holiday Survey, più del 45% dei consumatori usa il
proprio smartphone per cercare luoghi, comparare
prezzi, raccogliere informazioni, verificare la disponibilità e leggere recensioni.
Tuttavia, non bisogna ignorare che ben l’86% effettua ricerche mentre guarda la televisione.
Ma in media quanto tempo spendono gli utenti sul
proprio smartphone?
I dati sono sorprendenti!
In media, si parla di oltre 3 ore al giorno, il che
significa il doppio del tempo che dedicano a mangiare e 1/3 di quello che utilizzano per dormire.
E dato curioso: le donne tra i 35 e 54 anni risultano
essere quelle più attive!
Non si può certo negare che tra le attività primarie
risultino ancora il social networking (49%) o il gaming (55%), tuttavia è altresì innegabile che sono in
aumento il numero di utenti che utilizzano lo smartphone anche per fare altro e i dati parlano chiaro:
ricerche di prodotti e servizi (51%), meteo (55%),
informazioni su cosa fare nel tempo libero (33%)
oppure su dove andare a mangiare (27%).
Sappiamo quindi che il mobile marketing è il futuro
e che il mercato ogni giorno segue sempre di più
quella direzione. E non a caso, è previsto che entro
il 2017 saranno investiti fino 7.4 bilioni di dollari nelle
attività di mobile marketing.
Se adesso abbiamo capito cosa cercano non è
sicuramente meno interessante comprendere quando effettuano le loro ricerche.
Circa la metà degli utenti effettua le proprie ricerche
mentre si trovano sul territorio, per avere informazioni in tempo reale su cosa fare e dove andare.
E non a caso, ben l’80% dei turisti dichiara di volere
informazioni ottimizzate per il mobile mentre si trova in loco. In particolare, il 45% è riconducibile ad
una fascia di utenti tra i 18 e i 29 anni, facenti parte
quindi della generazione dei Millennials, che sono
appunto abituati ad usare quotidianamente il proprio
smartphone contrariamente invece agli adulti che
ancora lo alternano all’uso di pc.
D’altra parte, basta guardarsi intorno per vedere
quanta gente utilizza gli smartphone o i tablet.
I device mobili si stanno di fatto impadronendo del
mercato e sebbene molti lo abbiano intuito tuttavia
sono ancora pochi quelli che veramente si stanno
dando da fare.
Speriamo a questo punto di avervi convinto…cosa
state ancora aspettando?
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