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Dve parole… svlla
Politica sociale del Terzo Reich di
Maurizio Rossi
Pur nonostante l’ostracismo culturale e politico, egemone dal
dopoguerra ad oggi, che ha condizionato la ricerca storiografica alle
vicende della Germania hitleriana negandone qualsiasi peculiarità
propria nella formulazione politica e, pertanto, anche sociale, non
sono mancati, specie nell’ultimo ventennio, contributi interessanti e
quantomeno obiettivi di storici attenti a determinate tematiche
considerate tabù dai loro colleghi e predecessori.
Parliamo, specificatamente, della capacità e volontà da parte del
nazionalsocialismo di sviluppare, approfondire e tradurre in opere
concrete una determinata politica sociale onnicomprensiva che
voleva essere una delle tante espressioni originali di un modello
politico che aveva preso campo istituzionalmente al momento del
conseguimento del potere da parte di Hitler, nel 1933.
Le vicende del movimento nazionalsocialista si svilupparono per
oltre dodici anni prima della conquista del potere; sono gli anni del
Kamptzeit, il periodo della lotta, in cui prende corpo organicamente
il complesso sistema ideologico del nazionalsocialismo, la c.d.
Weltanschauung nazionalsocialista, che avrà nei 25 punti
programmatici del partito la sua sintetica enunciazione.
Un programma che ci rivela idee e ispirazioni al contempo
nazionali e socialiste, propriamente i punti del suddetto, che vanno
dal 10 al 20, sono chiarificatori sulla volontà e vocazione socialista
del partito e coerentemente a tali enunciati i nazionalsocialisti
diffusero il loro messaggio non tra i ceti sociali, tra tutte le classi,
ma curarono particolarmente la loro propaganda tra i ceti meno
abbienti e proletari della Germania arrivando ad essere, alla vigilia
del potere, un gran movimento popolare composto
prevalentemente da operai, contadini, artigiani e studenti.
La NSDAP (Nationalsozialistiche Deutsche Arbeite Partei /
Partito Nazionalsocialista dei lavoratori Tedeschi) dette corpo
“all’anelito anticapitalista” del popolo tedesco (evocato in un
celebre discorso tenuto da Gregor Strasser al Reichstag, nel 1932)
grazie al coerente pensiero sociale che propagandava il socialismo
germanico. La NSDAP contestò aspramente alla socialdemocrazia e
al partito comunista la legittimità di parlare in nome dei lavoratori e
strappò molte “anime di proletari” alla sinistra, convogliandole nel
campo del socialismo nazionale che, per virulenza e radicalismo,
non era certo inferiore al marxismo. I nazionalsocialisti
affermarono, più volte, d’essere gli unici rappresentanti del “vero
socialismo” contrapposto al marxismo smascherato come un docile
strumento nelle mani dell’Alta Finanza, polemizzando che il
“socialismo” non poteva essere espressione di una lotta di classe per
di più intesa in chiave internazionalistica, negante, in altre parole,
ogni riferimento ad una specifica peculiarità etnica e nazionale.
Il vero socialismo doveva essere espressione e patrimonio della
totalità del popolo costituitosi come organismo vivente in una
comunità totale; solo così, per i nazionalsocialisti, sarebbero stati
superati gli antagonismi classistici propri della dialettica interna tra
borghesia e proletariato, il tutto in armonia feconda con il proprio
retaggio storico, culturale e razziale. Non a caso, il
nazionalsocialismo si fondava su tre presupposti dottrinari
inscindibili tra loro: Comunità popolare, Socialismo e Razza.
Pertanto, interventi socialisti, politiche razziali e rifondazione
culturale all’insegna di una riscoperta germanicità, dovevano
plasmare la nuova Comunità di Popolo, ponendola in termini
conflittuali all’Occidente decadente e capitalistico e all’Oriente in
declino e bolscevico. Tutto questo si sviluppò dal 1933 in poi;
altrettanto, durante il secondo conflitto mondiale, la guerra non
rappresentò un freno al programma sociale attivato dal regime,
tutt’altro, innescò un’accelerazione rivoluzionaria tesa all’obiettivo
del conseguimento di una forma compiuta di nazionalsocialismo: i
discorsi ufficiali di Hitler, del 30 gennaio e 12 novembre 1944, sono
illustrativi in merito. Le conquiste sociali furono innumerevoli, le
istituzioni popolari che si formarono altrettanto, i provvedimenti
adottati mutarono l’immagine della Germania, la modernizzarono.
Tutto contribuiva a definire la forma di questa Volkgemeinschaft
coesa e solidaristica che, con fanatica determinazione, annunciava
al mondo la fine della vecchia epoca borghese-illuministica, il
crollo dei dettami liberali e democratici, e proclamava i miti del
sangue e della razza, del suolo e del contadino e del socialismo
germanico che dichiarava, solennemente, che l’individuo è un
niente, mentre il suo popolo rappresenta il tutto, che l’unica nobiltà
è quella del lavoro, che il bene comune precede sempre
l’interesse individuale e che era finito il tempo della schiavitù
dell’interesse, dell’usura bancaria e dello sfruttamento
capitalistico. Proprio all’insegna di questo “Gemeinnutz geht vor
Eigennutz” era istituito il “Servizio del Lavoro”, la “scuola
socialista della Nazione” che, tramite il lavoro obbligatorio
periodico nei campi e nelle fabbriche, educava la gioventù tedesca
alla comprensione del lavoro manuale e della fatica, la depurava
dalle scorie borghesi e classiste e la formava alla concezione
nazionalsocialista della Comunità Popolare.
Erano create le “Aziende nazionalsocialiste modello”; la
fabbrica intesa e trasmutata in comunità aziendale.
Era realizzato il programma d’edilizia popolare più vasto
d’Europa (la cui spesa totale ammontava a ben cinque volte di più
di quella sostenuta per la costruzione del Vallo Atlantico, la linea
fortificata costruita dai tedeschi, tra il 1942 e 1943, dal mare del
Nord ai Pirenei), un generoso impegno a livello previdenziale fu
devoluto a favore dei disoccupati, delle famiglie, dei giovani,
proprio per onorare il principio di socializzazione e coesione sociale
che doveva sostanziare l’organismo comunitario del popolo.
L’effettiva realizzazione di questo vasto programma d’intervento
sociale ed economico valse ai nazionalsocialisti l’orgoglio di poter
proclamare, nel 1940, che la Germania era “l’unico Stato
popolare autenticamente socialista del mondo”.
David Lloyd Gorge, illustre statista britannico scrisse, nel 1936,
che Hitler fondò il suo potere “sull’aver egli mantenuto le proprie
promesse. Una volta in carica, Hitler ha abolito la lotta di classe
del XIX secolo e creato una Germania che offre uguali
opportunità al lavoratore manuale e a quell’intellettuale, al
ricco e al povero”.
Alcune
delle
iniziative
dello
nazionalsocialista in favore del popolo.
Stato
La legge del 20 gennaio 1934, sull’Ordinamento del lavoro
Nazionale, sanciva i diritti-doveri dei membri la Comunità
Aziendale nel suo insieme, in ottemperanza dei principi dell’Onore
Sociale (il che significava tutele sociali di cui mai prima, i
lavoratori tedeschi avevano beneficiato, rappresentanze interne,
diritti riguardanti l’assistenza sanitaria, le ferie, ecc.). Nel 1935, era
promulgata la legge riguardante l’aiuto concreto alle giovani
coppie: avrebbero beneficiato di un prestito da parte dello Stato di
1000 RM da restituire senza interessi: al primo figlio, la somma è
ammortizzata del 25%, il secondo del 50%… fino
all’ammortamento totale per le giovani coppie che avessero quattro
figli (e che, per tanto niente, avrebbero più dovuto restituire allo
Stato). Erano, inoltre, assegnati ulteriori premi alla famiglia già alla
nascita del primo figlio; le madri avevano assistenza gratuita
dell’allevatrice. Dal 1942, le donne in gravidanza ricevevano uno
stipendio dallo Stato come ulteriore aiuto alla famiglia.
Dopo la presa del potere, per sanare la grave situazione delle
numerose famiglie che rischiavano lo sfratto per l’impossibilità
di saldare, al proprietario, gli affitti maturati dovuti (spesso, a causa
della disoccupazione), lo Stato nazionalsocialista intervenne con
decisione: la somma totale doveva venire divisa in tre parti di cui
una doveva essere condonata direttamente dal proprietario;
un’altra, era saldata dall’organizzazione della previdenza
Popolare Nazionalsocialista; la restante somma, era a carico
dell’amministrazione comunale. Gli affitti furono, quindi,
bloccati e diversi in proporzione al reddito.
Un’azienda poteva fregiarsi della denominazione di “Azienda
Nazionalsocialista modello” al momento in cui il Fronte del
Lavoro, dopo accurate verifiche, stabiliva che erano stati raggiunti
traguardi occupazionali e produttivi, previsti dagli ordinamenti N.S.
sull’organizzazione del lavoro. Questo voleva dire, avere
un’azienda all’avanguardia nel campo della legislazione sociale,
nella salvaguardia della salute pubblica, nella maggior produzione,
nell’innalzamento del tenore di vita delle maestranze, nell’opera
politica-educativa interna coinvolgente tutti i settori e gli ambiti
dell’azienda, al fine di raggiungere il cameratismo comunitario e la
responsabilizzazione socialista di tutti i lavoratori, sia del braccio
che della mente. Raggiunto tutto questo, durante la festa del 1°
maggio, le aziende erano ufficialmente premiate quelle che
rispondevano a tali requisiti, le quali erano tenute a confermarsi
nel tempo e potevano esporre, a titolo d’onore, la targa relativa al
riconoscimento e la bandiera dell’Arbeitsfront (Fronte del Lavoro).
Il 1° maggio 1933, durante la prima celebrazione della festa
nazionale del lavoro, Hitler chiese al popolo tedesco di dargli
quattro anni di tempo e, poi, decidere del suo destino; il 1° maggio
1937, dei 6.700.000 disoccupati prodotti dalla repubblica
democratica di Weimar, ne restavano 250.000!
Il nazionalsocialismo, nei suoi primi quattro anni di governo,
aveva quasi azzerato la disoccupazione!
Quest’elaborato, ossia… il testo qui sopra menzionato, per aiutare
a comprendere che l’edificio della politica sociale tedesca tra i due
conflitti mondiali non può essere liquidato con sufficienza tanto
meno dagli storici; vi è ancora molto da conoscere e da
comprendere, riuscire in quest’intento sarà un atto doveroso
d’onestà intellettuale e correttezza storica.
Chi
desiderasse
approfondire
l’argomento trattato, offriamo una
breve bibliografia:
1. R. Dubail, L’ordinamento economico Nazionalsocialista,
Edizioni all’Insegna del Veltro, 1991;
2. J. Lukacs, Dossier Hitler, Longanesi, 1998;
3. R. Zitelmann, Hitler, Edizioni Laterza, 1991.
Chi desiderasse ricevere i 25 punti programmatici del N.S.D.A.P. li può
richiedere gratuitamente presso la casella postale de: “Quaderni di Storia”,
c.p. 88, 25121 Brescia”