BAND: COCOROSIE
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BAND: COCOROSIE
::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: CAMERA66 TITLE: IN SOSPESO LABEL: NATURAL HEAD QUARTER - PAG. 1 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: CAMERA66 TITLE: IN SOSPESO LABEL: NATURAL HEAD QUARTER - PAG. 2 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: CAMERA66 TITLE: IN SOSPESO LABEL: NATURAL HEAD QUARTER - PAG. 3 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: CAMERA66 TITLE: IN SOSPESO LABEL: NATURAL HEAD QUARTER - PAG. 4 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: CAMERA66 TITLE: IN SOSPESO LABEL: NATURAL HEAD QUARTER - PAG. 5 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: CAMERA66 TITLE: IN SOSPESO LABEL: NATURAL HEAD QUARTER - PAG. 6 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: CAMERA66 TITLE: IN SOSPESO LABEL: NATURAL HEAD QUARTER - PAG. 7 ROCKSHOCK http://www.rockshock.it/news.asp?id=3289 Con In Sospeso i Camera 66, dopo aver passato due anni in mezzo a concerti e improvvisazioni, sfornano un lavoro dal sound tipicamente dilatato e disteso, come da tradizione post-rock. Il secondo album dei Camera 66 – dopo Fretta di partire, uscito nel 2005 -, alla cui composizione hanno partecipato (per quanto riguarda la stesura dei testi) Stefano Marcolini (scrittore e voce degli Scherzi di Susy) e Marco Mencassola (scrittore per Mondadori e paroliere del progetto Luis Bode), può essere facilmente accostato, nello stile, al post-rock degli Slint – soprattutto per il modo di usare lo “strumento vocale”, talvolta intimistico, come in un monologo interiore, altre volte più deciso o addirittura urlato (vedi Piano, per distorto) – e a quello dei Mogwai – nell’elaborazione degli intrecci chitarristici, nello svolgimento delle tessiture strumentali e nell’incedere -, caratterizzato negli arrangiamenti dall’uso di un’elettronica minimale. Naturalmente “lo scheletro” dell’intero album è lo stesso di Spiderland, album che conteneva e contiene ancora, in potenza, tutto ciò che fu creato posteriormente alla sua uscita e che può essere ricondotto alla definizione di post-rock, genere diventato oramai una sorta di forma aprioristica, utilizzata quindi inconsciamente da chiunque decide di sfornare un album che voglia aver a che fare in qualche modo con l’amplificazione elettrica della chitarra (e non solo). Dunque sarà altrettanto facile comprendere quali possano essere i contenuti effettivi dell’album. Un altro punto a sfavore dell’ascolto è che i testi, seppure interessanti, non risultano sempre in armonia con la musica, se non proprio nell’accostamento emotivo, quantomeno nella fluidità dello scorrimento. Altre volte, invece, il tutto è ben architettato. E, tuttavia, l’album si chiude perfettamente, non eccedendo nella quantità – dieci brani concisi - (caratteristica non da poco), e facendosi riascoltare volentieri più di una volta. Solo che, probabilmente, non è destinato a durare (e forse non è stato concepito per questo). Ad ogni modo, per tutti gli appassionati del genere. [6/10] AUDIODROME http://www.audiodrome.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=3338 Inquieto eppure accogliente il secondo lavoro dei Camera 66. In realtà, il titolo definisce esattamente lo spettro di emozioni che suscita l’ascolto. Ci si trova, infatti, in sospeso tra testi che raccontano senza sconti il male di vivere che ormai ci contraddistingue, in perenne ricerca di conferme, e sentimenti mai troppo definiti. Un post-rock con lievi sfumature jazz, cesellato da svariati bleep elettronici e che rimanda agli storici Gastr Del Sol, fa da sfondo a spoken word che per modalità ricordano ora i Bachi Da Pietra – “Tutto È Bene Quel Che Finisce” e “Evoluzione Della Pioggia”, dal sussurro morboso – ora ai Massimo Volume nella loro versione più soft, come in “Come Ali D’Insetto” a cui dà voce Marco Mancassola (scrittore Mondadori e paroliere del progetto Luis Bode). Il chitarrista e bassista Alex Giatti è autore di quasi tutte le liriche, mentre la composizione è a firma Camera 66 e quindi anche opera di Cristian Altieri (chitarra, voce, synth), Alessandro Biancani (batteria, glitch) e Patrick Altieri (piano, effetti e rhodes). Repressa e avvolta su se stessa “Memorie Dal Sottosuolo”, avvolgente “Effetto Di Risonanza”, splendido l’intro pianistico di “Piano (per distorto)”, a cui fa seguito una fluida distesa di chitarre elettriche a coprire il testo urlato. L’alchimia di pieni e vuoti crea un equilibrio costante, a confermare che ci si ritrova di fronte all’ennesima riuscita prova di un gruppo del sottobosco musicale italiano. Purtroppo al momento senza distribuzione. In Sospeso è in vendita infatti sul sito del gruppo ad un prezzo davvero basso. [3/5] ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: CAMERA66 TITLE: IN SOSPESO LABEL: NATURAL HEAD QUARTER - PAG. 8 SENTIREASCOLTARE http://www.sentireascoltare.com/CriticaMusicale/Recensioni/2008/recensioni/Camera66.htm L’immaginario post-rock in maniera decisamente allarmante. Artwork neo-impressionista, apparato prettamente strumentale, elettronica d’accatto e glitcherie varie, cantato (poco) in italiano. Fortunatamente il timore di lasciare in sospeso il giudizio su questo secondo album svanisce al primo ascolto. I quattro Camera 66 (Cristian Altieri, voce, chitarra, basso; Alex Giatti, basso, voce, chitarra; Alessandro Bianconi, batteria, samples, computer e Patrick Altieri, rhodes, synth, piano, chitarra) forniscono una prova al di sopra delle aspettative, al guado tra sprazzi di cantautorato colto da underground italico e via personale al post-rock minimale. Le poche tracce con voce vivono di una enfatica alternanza tra il declamatorio e il sussurrato che rimanda a quella sottile linea rossa che dai primi Massimo Volume, arriva a Bachi Da Pietra passando per i Madrigali Magri. Come Ali D’Insetto è stranamente vicina a toni offlaghiani, seppur diverse sono le tematiche e il sostrato musicale, mentre l’urlo distante di Piano (Per Distorto) rievoca quello represso del Giambeppe Succi dei primi MM. La parte strumentale è cinematica e minimale, d’impatto visivo e visionario, sporcata da un uso mai invadente del glitch (lo strumentale abbozzo di ballata per piano e rumorini Respiro) né tanto meno dalle ridondanze in crescendo tipiche del genere, ma impreziosito da una bella ricerca dei e sui suoni. Distesi e dilatati, soffici ed evocativi, i Camera 66 stanno cercando (e hanno forse trovato) una via personale al dopo-rock. [6.7/10] ULTRASONICA http://www.ultrasonica.it/site/modules/recensioni/index.php?op=r&rev_id=421&cat_id=1&sort_by Suona proprio bene quest'autoproduzione dei ferraresi Camera66, in equilibrio tra poesia e Postrock, cantano in italiano i pochi versi che accompagnano l'album, solo quattro le tracce cantate, 'Come Ali d'Insetto', 'Evoluzione Della Pioggia', 'Piano', 'Tutto è Bene Quel che Finisce', testi impegnati, crudi... veri e forse introspettivi. Il resto dell'album scorre nel (per me) migliore dei modi, sperimentazione pura, noise e schegge di glitch incastrati in perfetta simbiosi con le progressioni armoniche che i quattro tirano fuori dai loro strumenti. Alcuni accenti ricordano per certi versi i 'My Awesome Mixtape', ai quali tra l'altro la band ha fatto anche da spalla e gli Offlaga anche se più pacati. Un ottimo ritorno a tre anni dall'ultimo lavoro 'Nessuna Fretta di Partire', spazio temporale riempito dall'attività live che ha sicuramente arricchito il sentire ed il sapere musicale di questa combo. FUORI DAL MUCCHIO http://www.ilmucchio.it/fdm_content.php?sez=scelte&id_riv=48&id=814 Difficile inquadrare i ferraresi Camera 66 in un’area stilistica precisa. Il suono e la parola, letteralmente, hanno un ruolo preponderante, tanto più che in un’occasione sulle musiche scivola con agilità la voce dello scrittore padovano Marco Mancassola, e spesso le suddette musiche più che disegnare canzoni tradizionalmente intese colorano situazioni emotive con sovrapposizioni ed accostamenti cromatici – in bella evidenza batteria e piano elettrico – che rimandano a certe ipotesi di post rock, elaborate originariamente alcuni anni fa ma ancora funzionali. Il quartetto agisce su un ampio raggio di materiali emotivi e modalità espressive, riuscendo a confezionare un prodotto compatto eppure ricco di sfumature e variazioni. “Evoluzione della pioggia” è un’eccellente inseguirsi di ritmiche geometriche, sussurri e declamazioni (l’ospite vocale Stefano Marcolini, presente qua e la lungo la scaletta dell’album), “Come ali d’insetto”, il brano con Mancassola, è suggestivo, circolare e appena accennato, una apparizione dai bordi volutamente sfocati che però incide la carne della memoria, “Memorie dal sottosuolo” visita territori ambient con buon competenza, “Effetto di risonanza” disegna traiettorie melodiche su un tappeto ritmico-strumentale a base di tastiere e chitarre occasionalmente aggressive, con pennellate digitali non troppo intrusive. Disco che sfugge in più direzioni, ma senza perdersi nel viaggio, e con esiti decisamente interessanti (www.camera66.it). ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: CAMERA66 TITLE: IN SOSPESO LABEL: NATURAL HEAD QUARTER - PAG. 9 ROCKSTAR Seconda, ispiratissima autoproduzione per i Camera 66 da Ferrara, autori di un post rock personale e raffinato, che sembra procedere per immagini tanto nelle liriche (davvero bello il recitato di "Come ali d'insetto") quanto nelle ampie sezioni strumentali ("In sospeso" ricorda il miglior progressive italiano). Disagi esistenziali sussurrati ("Tutto è bene quel che finisce"), lasciano spazio a ritmiche irregolari e ai contrappunti di un Fender Rhodes che ci descrive "L'evoluzione della pioggia". Tutto il disco è pervaso da una malinconia implosa, che tocca i suoi vertici nelle splendide note di "Piano (per distorto)". Un lavoro che merita grande attenzione. ROCKIT http://www.rockit.it/pub/r.php?x=00008197 Figure in prospettiva appese a un filo tra cielo e mare, e sul retro una natura selvaggia degna di un quadro di Turner. Emblematico fin dalla copertina il secondo disco dei Camera 66, "In sospeso" , come già l'artwork lascia intendere, tra post-rock e ambient minimalista, che trova le sue radici tra Slint e Radiohead. Testi sussurrati e recitati, colmi di una pervasività quasi lacerante, riempiono sonorità, rumori, e melodie in crescendo, lasciando anche spazio ad ampi pezzi strumentali e d'atmosfera. L'incipit "6 millimetri" è ascendente nei suoni e nelle taglienti parole dei testi che man mano acquistano intensità, è come un sipario che si apre mostrando attraverso immagini sonore stati d'animo e ricordi, per poi richiudersi con "L'equilibrio" finale. In tutto ciò l' unione tra batteria e pianoforte crea un mix delicato ma struggente al contempo; tra respiri, ali d'insetto, risonanze e memorie dal sottosuolo, non si può che apprezzare ogni sfumatura di un lavoro sicuramente interessante e degno di attenzione.