L`AbeTe bIANCo - SHERWOOD
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L`AbeTe bIANCo - SHERWOOD
Valorizzazione delle risorse genetiche Regioni di Provenienza per l’abete bianco di Paolo Camerano, Diana Ferrazzini, Fulvio Ducci, Piero Belletti La definizione di Regioni di Provenienza per l’abete bianco si basa sul fatto che si tratta di una specie ad areale frazionato dall’azione antropica, caratterizzato da discreti livelli di differenzazione genetica. Appare quindi importante tutelare sia le popolazioni più estese e significative, sia quelle di minori dimensioni, ma differenziate geneticamente, quali quelle dell’Italia meridionale. L’obiettivo è l’individuazione delle popolazioni con migliori caratteristiche genetiche, potenzialmente più idonee ad adattarsi ai probabili futuri cambiamenti climatici previsti nel bacino del Mediterraneo. Il genere Abies appartiene alla divisione del- ti e leggermente ripiegati in alto. La chioma, Centrale Francese, in tutto il sistema Alpino, le conifere (famiglia Pinaceae) ed è diffuso in sempreverde, è dapprima a forma pirami- nei Vosgi, nelle Alpi Dinariche e dai Carpazi quasi tutto l’Emisfero boreale con oltre 50 dale, poi tende ad appiattirsi, assumendo la fino alla Romania (Figura 1). specie, spesso interfeconde. Di queste, 9 cosiddetta struttura a “nido di cicogna”. resenza in talia sono presenti nel bacino del Mediterraneo: Presenta un areale tipicamente montano, Abies alba, A. bornmülleriana, A. cephalo- cui vanno aggiunte alcune popolazioni relitte In Italia l’abete bianco si estende su oltre nica, A. cilicica, A. equi-trojani, A. nebro- localizzate in zone collinari del nord-Europa. 68.000 ha, di cui circa 42.000 costituiti da densis, A. nordmanniana, A. numidica e A. In Europa si trova nei Pirenei, nel Massiccio boschi puri di conifere (INFC 2008). È abbastanza frequente sulle Alpi, in particolare pinsapo, con le sottospecie marocana e quelle centro-orientali. Nell’Appennino tazaotana, che alcuni Autori considerai popolamenti attuali sono molto framno specie a sé stanti. Vi è poi A. borisiimentati e, più che di soprassuoli, si tratta regis, probabile ibrido naturale tra A. alba spesso di piccoli gruppi o addirittura di e A. cephalonica (Vidakovic 1991). Con l’eccezione di A. alba, si tratta di specie singoli individui; fanno eccezione le poendemiche, con areale di distribuzione polazioni dell’Appennino ligure-piacenestremamente limitato, differenziatesi tino, tosco-romagnolo, molisano e della probabilmente in seguito al frazionamenCalabria (Ducci et al. 1998). L’azione antropica ne ha fortemente to di un antico areale pre-glaciale. influenzato l’attuale distribuzione, moL’abete bianco (Abies alba Miller) è un dificando gli originari consorzi misti fra albero di prima grandezza che può ragfaggio/abete bianco, abete rosso/abegiungere 45-50 m di altezza ed un’età te bianco, ecc.: l’uomo ha, infatti, agito superiore a 400 anni. Si tratta di una favorendo o penalizzando, a seconda specie tendenzialmente sciafila, caratdell’interesse locale, l’abete bianco, piutteristica di zone con elevata piovosità o tosto che altre specie forestali. Ciò è evinebulosità. Nei soggetti presenti in alta quota o in condizioni stazionali non pie- L’abetina di S. Bernardo, in val Bognanco (Ossola, provincia dente osservando i diversi toponimi che si ritrovano sulle Alpi o sugli Appennini e namente favorevoli, gli aghi sono più cor- di Verbania). P I 35 Sherwood n .182 A prile 2012 Valorizzazione delle risorse genetiche che riguardano l’abete bianco, anche dove attualmente la specie non è più presente: sapè in Piemonte, nero o scuro sull’Appennino. In alcuni casi le amministrazioni forestali hanno preferito diffondere l’abete per rifornire arsenali navali (in Cadore ad opera della Repubblica di Venezia, i Monti Aveto e Nero per la repubblica di Genova), o per costruzione (Vallombrosa e Foreste Casentinesi per il Duomo di Firenze o Bocca Trabaria per la Basilica di San Pietro) (Ducci et al. 1998). In altri casi il dissodamento in quota o la necessità di estendere i pascoli ha portato invece alla riduzione dell’areale. sviluppare pertanto considerevoli livelli di variabilità genetica. Da notare in particolare come le stazioni meridionali mostrino spes- so parametri climatici ottimali per lo sviluppo dell’abete, anche rispetto alle popolazioni settentrionali. A quanto detto si aggiun- Risorse genetiche L’isolamento in cui le popolazioni di questa specie si sono trovate nei periodi interglaciali, di cui l’ultimo è quello in cui stiamo vivendo, ha consentito a queste di differenziarsi, adattandosi ad una varietà di condizioni ambientali relativamente elevata e di Regione o Provincia Autonoma Comune Piemonte Salbertrand Chiusa Pesio Salza di Pinerolo Pietraporzio Prazzo Mosso S. Maria Toceno Salbertrand Lombardia Albaredo per S. Marco, Bema Veneto Friuli Venezia Giulia Emilia-Romagna Toscana Liguria Trento Bolzano Abruzzo Molise Calabria Figura 1 - Areale di diffusione europea dell’abete bianco (da www.euforgen.org). Asiago Roana (Segafredo) Calalzo Longarone Cortina d’Ampezzo S. Stefano Cadore, Campolongo S. Pietro Cadore Paularo Santa Sofia Bagno di Romagna Abetone Poppi Reggello S. Fiora Pigna Lavarone Mezzano Borgo Valsugana Trodena Rosello Pescolanciano S. Angelo del Pesco, Pescopennataro Badolato, Spadola, Stilo Serra S. Bruno, Spadola Serra S. Bruno Taverna Popolamento o località geografica Gran Bosco superiorea(b) Prèl-Buscaièa (b) Brusà-Fontanette-Rebeirassea (b) Balaurb Chiotsparsa (b) Cusogna La Colmab Gran Bosco inferiorea Garzino, Buscade e Dosso Chierico di Sottoa(b) Val d’Anime, val d’Assa(a) Dosso(a) (b) Val d’Oten Caiada Sopis, val Bona Comelico(a) Val Visdende(a) (b) Duron(a) Campigna Santa Sofia(a) Badia Prataglia(a) Abetone(a) (b) Camaldoli(a) Vallombrosa(a) Convento S.S. Trinità Gouta - Val Nervia(a) (b) Lavarone(a) Val Noana(a) Val Sella(a) Trodena(a) (b) Fonte Volpona(a) (b) Collemeluccio(a) Abeti Soprani(a) (b) Serra S. Bruno - Monte Pecoraro(a) Serra S. Bruno - Archiforo(a) (b) Serra S. Bruno - S. Maria(a) Gariglione(a) (b) Codice Registri MdB Riferimento legislativo IT/Aal/SE/A100/PI/0054 IT/Aal/SE/A200/PI/0017 IT/Aal/SE/A210/PI/0046 IT/Aal/SE/A210/PI/0042 IT/Aal/IF/A210/PI/0019 IT/Aal/IF/A210/PI/0029 IT/Aal/IF/A210/PI/0051 113 Ex L 269 del 22/5/1973 SO001 DGR 8/6272 del 21/12/2007 VI052 VI053 BL075a BL086 BL090 92 93 A/179 193 194 7 21 9 30 126 75 134 139 135 12 13 71 39 106 107 120 DGR 36-8195 del 11/2/2008, DD 1984/2008 DGR 3263 del 15/10/2004 Ex L 269 del 22/5/1973 DD 1917/2010 LR 10 del 6/7/2007, DD 5205/2008 LR 39 del 21/3/2000 DD 3085/2010, 3694/2011, 1156/2011 Ex L 269 del 22/5/1973 (a) Popolamenti iscritti anche al Libro Nazionale dei Boschi da Seme, (ex legge 269/73), rispettivamente ai numeri 87 (Gran Bosco superiore di Salbertrand), 11 (Prèl e Buscaiè), 18 (BrusàFontanette-Rebeirasse), 9 (Chiotspars), 113 (Gran Bosco inferiore di Salbertrand), 51 (val d’Anime, val d’Assa), 85 (Dosso), 92 (Comelico), 93 (val Visdende), 91 (Duron), 115 (Campigna Santa Sofia), 74 (Badia Prataglia), 126 (Gouta val Nervia), 75 (Lavarone), 64 (Abetone), 65 (Camaldoli), 70 (Vallombrosa), 12 (Fonte Volpona), 13 (Collemeluccio), 71 (Abeti Soprani), 39 (Serra S. Bruno - Monte Pecoraro), 106 (Serra S. Bruno - Archiforo), 107 (Serra S. Bruno - S. Maria), 120 (Gariglione). I popolamenti Garzino, Buscade e Dosso Chierico di Sotto (n. 136), val Noana (n.134), val Sella (n. 139), Trodena (n. 135) risultano approvati ma non iscritti. Il LNBS comprendeva anche i popolamenti toscani di Campigna Pratovecchio (comune di Pratovecchio, Arezzo, n. 66) e Consuma (comune di Rufina, Firenze, n. 82), non più confermati nel Libro Regionale dei Boschi da Seme della Toscana. (b) Popolamenti considerati nel presente studio. Tabella 1 - Elenco dei Materiali forestali di base per l’abete bianco in Italia. In scuro sono indicati boschi appartenenti alla categoria “Identificati alla fonte”, in chiaro a quella “Selezionati”. 36 Sherwood n .182 A prile 2012 Valorizzazione delle xerofilo abetine endalpiche meso-xerofilo mesofilo meso-igroclino igroclino meso-igrofilo abetine megaforbie calcareo neutro abbastanza acido debolmente acido acido molto acido igrofilo ne risale all’inizio del secolo scorso. Le più importanti prove comparative furono allestite a Fonte Vetica (Castel del Monte, AQ, nel territorio oggi compreso all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga) e Vallombrosa (Reggello, FI). Quest’ultimo impianto metteva a confronto 17 provenienze italiane ed europee di abete bianco e fu replicato in alta val Parma (frazione Corniglio di Bosco, PR), ove però il progetto è stato successivamente abbandonato. Ricordiamo anche le parcelle sperimentali gestite dal CRA-SEL a Pian della Capanna (Pieve Santo Stefano, AR), dove vengono confrontate 19 provenienze dell’Italia centrale e meridionale (Ducci et al. 2010). Figura 2 - Diagramma edafico per l’abete bianco (da R ameau et al. 1993, modificato). Regioni di provenienza ga anche il fatto che la nostra penisola ha rappresentato una delle sue più importanti aree rifugio durante le ere glaciali, da cui si è successivamente diffusa per ricolonizzare l’intera regione alpina e l’Europa centrale. Di conseguenza, le popolazioni meridionali, più antiche, hanno avuto anche più tempo per differenziarsi e sviluppare variabilità. Oggi in Italia sono presenti 35 popolamenti idonei per la raccolta di seme, iscritti ai Registri Regionali oppure compresi nell’elenco di cui all’ex Legge 269/73 (Tabella 1). Ad essi può essere opportuno aggiungere il popolamento lucano di Lata (comune di Laurenzana, PZ), sebbene la Regione Basilicata non abbia ancora provveduto a formalizzare legislativamente un elenco di Boschi da Seme. C’è inoltre da rilevare come alcuni dei popolamenti iscritti all’ex LNBS risultino costituiti, in tutto o in parte, da materiale di origine alloctona. In particolare, è documentata la provenienza dalla Boemia di una parte dei popolamenti di Campigna Santa Sofia, Badia Prataglia e Camaldoli (Gabbrielli e Settesoldi 1977, Borchi 1989). Provenienze non autoctone sono presenti anche in altre località appenniniche (Abetone, Vallombrosa, Aveto, ecc.) (Ducci e Proietti 1997). Infine, il popolamento toscano della Consuma ha subito recentemente pesanti tagli a raso, per cui ne è stata richiesta la soppressione dal Registro Regionale. Analoga sorte è toccata all’altro popolamento toscano di Campigna Pratovecchio (anch’esso, tuttavia, di probabile origine boema). Per quanto riguarda la valutazione delle caratteristiche genetiche delle provenienze, la relativa sperimentazio- Aspetti ecologico-vegetazionali Le esigenze climatiche (Figura 2) dell’abete bianco sono intermedie fra quelle dell’abete rosso e del faggio, anche se può occupare le stazioni più mesofile delle querce caducifoglie, segno di una buona capacità di adattamento. Si tratta di una specie mesofila, tendenzialmente subatlantica nei confronti del clima, relativamente microterma, con resistenza alle minime invernali simile a quella dell’abete rosso (-25°C). Le stazioni in cui si trova l’abete bianco sono termicamente simili a quelle del faggio (temperature media annuale variabile fra 6°C sulle Alpi e 12°C in Appennino), anche se la sua distribuzione è spostata in senso più continentale e in stazioni più aride, avendo maggiore necessità di calore estivo ma minore di umidità atmosferica. Le stesse ragioni (necessità di calore estivo e avversità verso l’umidità atmosferica) provocano una contraddizione nella distribuzione della specie secondo l’altitudine delle montagne e la latitudine. Sulle Alpi l’abete bianco gravita in senso meno termofilo del faggio e ha il suo optimum nella fascia montana superiore e riesce a entrare in ambito continentale. Nell’Appennino, invece, la specie preferisce stazioni più termofile del faggio, presentano l’optimum nella fascia montana inferiore, mescolandosi talora con cerro e castagno (Bernetti 1995). In entrambi i casi il limite inferiore è definito dall’aridità, ma anche dall’eccessiva lunghezza del periodo vegetativo. Dal punto di vista pluviometrico le esigenze sono simili a quelle dell’abete rosso e nettamente inferiori a quelle del faggio. All’interno del suo areale le precipitazioni medie annuali otti- risorse genetiche mali variano fra 1.500 e 2.000 mm; in talune stazioni intralpine vegeta con circa 650 mm all’anno, indicando la presenza di una fascia montana intralpina detta “des Sapinières internes” (Ozenda 2002, Sagnard et al. 2002). Per quanto riguarda le esigenze in luce, l’abete bianco è una specie tollerante l’ombra, soprattutto in fase giovanile, mentre gli adulti hanno bisogno di luce e spazio. Tuttavia, si segnalano casi di affermazione di semenzali anche allo scoperto, ma in stazioni dove sono molto frequenti nebbie o la copertura nuvolosa. Per quanto riguarda la quota, l’ampiezza altitudinale media della specie va da circa 1.000 a 1.800 m; i limiti inferiori registrati sono di 700 m in talune valli con elevate precipitazioni ed Appennino meridionale (Molise), quelli superiori di 2.000 m, in contatto con popolazioni di cembro (Alpi Marittime, Valle d’Aosta occidentale, ecc.). Come molte altre specie forestali, l’abete bianco è indifferente alla litologia, salvo notevoli esigenze di profondità e umidità del suolo. Indagini realizzate in Piemonte (Camerano et al. 2007) su possibili correlazioni fra suoli e abetine hanno fatto emergere come il suolo non sembri influire in modo significativo nel settore endalpico, ove probabilmente la piovosità è l’elemento da tenere in maggiore considerazione. Nei popolamenti mesalpici, invece, emergono significative correlazioni fra suoli e tipi forestali. I popolamenti mesalpici su substrati acidi mostrano una distribuzione legata alla sequenza degli Inceptisuoli-Entisuoli su matrice non calcarea, più localmente Spodosuoli nelle stazioni più stabili e piovose. L’abetina eutrofica è invece strettamente legata a rocce chiaramente calcaree, localmente sugli Spodosuoli a calcescisti. Aspetti genetici La variabilità genetica dell’abete bianco in Italia è stata analizzata utilizzando marcatori molecolari, nel caso specifico 7 microsatelliti nucleari, scelti in base al polimorfismo e alla riproducibilità dei loro risultati. I dettagli sulla tecnica utilizzata e sui risultati ottenuti vengono pubblicati in altra sede (Ferrazzini et al. in corso di stampa). Lo studio ha coinvolto 45 popolamenti di abete bianco, diffusi nell’intero areale italiano della specie, cui è stata aggiunta anche l’unica popolazione conosciuta di A. nebrodendis: in questo caso il campionamento non ha interessato il bosco relitto originario (localizzato sul monte Scalone nelle Madonie, in Sicilia), 37 Sherwood n .182 A prile 2012 Valorizzazione delle Sigla GOU NAV GOR VAL BAL CHI SAL CER ANZ BOG TOC GRB FON SES VAR CRX BON PEN CHA BEL GRE BAG AND VIS DOS PAU ALB TRO FAV TES VPT LAU SCA MNR VEN VER ABE PIG APU MAC RTR FVP VAC ARC GAR NEB risorse genetiche Popolazione Gouta (IM) Navette (CN) Prél-Buscaiè (CN) Terme di Valdieri (CN) Balaur (CN) Chiotspars (CN) Brusà-Fontanette-Rebeirasse (TO) Cervatto (VC) Ceppo Morelli (VB) S. Bernardo (VB) Bosco della Colma (VB) Gran Bosco Salbertrand (TO) Fondo (TO) Campello (BI) Vargno (AO) Croix de la Fana (AO) Bondinaz (AO) Pendine (AO) Chabodey (AO) Bellouque (AO) Gressoney (AO) Camaluf (BS) Paganella (TN) Val Visdende (BL) Dosso (VI) Duron (UD) Garzino (SO) Trodena (BZ) Favogna (BZ) Tesimo (BZ) Fleres (BZ) Laudes (BZ) S. Candido (BZ) Monte Nero (PR) Ventasso (RE) Foreste Casentinesi (AR) Abetone (PT) Monte Amiata (GR) Alpi Apuane (MC) Macera della Morte (AP) Bocca Trabaria (PU) Fonte Volpona (CH) Vaccarizzo (PZ) Archiforo (VV) Gariglione (CZ) Abies nebrodensis(a) Quota (m s.l.m.) 1000-1300 1400-1600 1000-1200 1400-1600 1300-1400 900-1100 1200-1400 1000-1100 800-1000 1500-1700 1100-1300 1600-1800 1100-1200 1400-1600 1400-1700 1700-2000 1100-1500 950-1450 1000-1400 1000-1700 1400-1900 1200-1400 1000-1200 1400-1600 1300-1500 900-1100 1000-1300 1200-1500 1200-1500 1000-1300 1300-1600 1100-1400 1300-1600 1400-1600 1100-1300 1100-1300 1200-1400 1500-1700 900-1200 900-1200 800-1100 800-1000 700-1000 1000-1200 1500-1600 650 Prec. annuali (mm) 1500 1300 1300 1260 1000 980 1100 1300 1200 1300 1600 760 1200 1600 800 670 690 700 900 1000 800 1300 1100 900 1400 1850 1200 1100 700 720 670 690 772 1300 1400 1600 2500 1300 1800 1500 1300 1200 1000 2000 2100 - Prec. estive (mm) 286 230 269 220 193 140 129 260 300 346 420 180 320 450 120 100 110 120 170 190 210 370 270 160 320 450 220 180 220 240 220 210 260 218 250 320 470 320 370 320 260 210 320 390 410 - Temp. media annuale (°C) 12 8 11 8.2 5 6 5 7 5 6 7 6 5 7 5 6 6 7 6 6 6 7 5 5 6 7 7 7 7 8 5 5 5 9 8 9 7 9 10 10 11 10 10 11 10 - RdP Alpi occidentali Alpi Graie Alpi centro-orientali Materiali di base iscritti e ricadenti nella RdP IT/Aal/SE/A200/PI/0017 IT/Aal/SE/A210/PI/0046 IT/Aal/SE/A210/PI/0042 IT/Aal/IF/A210/PI/0019 IT/Aal/IF/A210/PI/0051 IT/Aal/SE/A100/PI/0054 113, 126 IT/Aal/IF/A210/PI/0029 SO001, BL090 VI052, VI053, BL075a, BL086 92, 93, A/179 75, 134, 135, 139 Appennino settentrionale 7, 9, 21, 30, 193, 194 Appennino centro-meridionale 12, 13, 71, 39, 106, 107, 120 - - Il campionamento del materiale per le analisi genetiche è stato effettuato presso l’arboreto del CRA di Arezzo. Il popolamento originario è localizzato in comune di Pizzo Carbonara (PA), a una quota compresa tra 1.750 e 1.900 m s.l.m. (a) Tabella 2 - Caratteristiche dei popolamenti oggetto di campionamento e Regioni di Provenienza per l’abete bianco in Italia. bensì un suo duplicato completo, ottenuto per innesto e conservato in un arboreto da seme sperimentale presso il Centro di Ricerca per la Selvicoltura di Arezzo. La maggior parte dei popolamenti analizzati è localizzata sull’arco alpino, come conseguenza delle risorse finanziarie che le Regioni Piemonte e Valle d’Aosta, unitamente alla Provincia Autonoma di Bolzano, hanno stanziato per lo svolgimento dello studio (Tabella 2). L’analisi genetica ha confermato la presenza di consistenti livelli di variabilità interna ai popolamenti, con l’eccezione di quello delle Alpi Apuane, il quale ha presentato un evidente impoverimento genetico: ad esempio, il numero medio di alleli è risultato pari a 7,2, 38 Sherwood n .182 A prile 2012 contro una media generale di 12,2. Questo popolamento, a fortissimo rischio di estinzione, è infatti costituito da un numero estremamente ridotto di individui. In linea generale, i popolamenti dell’Appennino meridionale e delle Alpi centro-orientali hanno presentato maggiori livelli di variabilità genetica interna (numero medio di alleli pari, rispettivamente, a 13 e 13,2) rispetto a quelli delle Alpi occidentali (11,4), confermando l’ipotesi che tali aree abbiano rappresentato aree di rifugio durante le epoche glaciali e, successivamente, rotte di migrazione per la ricolonizzazione di altri territori (Terhürne-Berson et al. 2004). La differenziazione genetica tra i boschi studiati è risultata mo- desta, ma significativa: di tutta la variabilità genetica riscontrata, infatti, circa il 7,7% può essere ascritto a differenze tra popolamenti, indicando che, comunque, i flussi genici tra popolazioni vicine sono ancora almeno parzialmente possibili. La strutturazione di tale differenziazione segue in gran parte la localizzazione geografica della specie. In particolare sono ravvisabili 5 grandi raggruppamenti, tre dei quali in ambito alpino (Alpi Marittime, Cozie e Pennine orientali; Alpi Graie e Pennine occidentali; Alpi centro-orientali) e due in quello appenninico (Appennino settentrionale e Appennino centro-meridionale) (Figura 3). Sono state evidenziate alcune situazioni particolari: ad Valorizzazione delle risorse genetiche risultando parzialmente differenziato dagli altri popolamenti dell’Italia centrale. Conclusioni Figura 3 - Dendrogramma delle distanze genetiche relative ai 46 popolamenti di abete bianco analizzati nello studio e basati sulla variazione presentata a 7 loci microsatellite. Figura 4 - Distribuzione dei popolamenti di abete bianco analizzati nello studio e proposta di identificazione di Regioni di Provenienza. esempio il popolamento di Monte Nero è risultato simile a quelli dell’Appennino centro-meridionale, pur essendo localizzato in provincia di Parma. Come atteso, anche gli esemplari riconducibili all’Abies nebrodensis hanno manifestato caratteristiche peculiari, tali da giustificare lo status di specie a sé stante, già proposto da numerosi altri studi (Ducci et al. 2000). Infine, il popolamento delle Apuane ha confermato la sua anomalia, Integrando i risultati dell’analisi ecologicovegetazionale con quelli genetici, è possibile ipotizzare una suddivisone dell’areale italiano dell’abete bianco in 5 Regioni di Provenienza (Figura 4): • Alpi occidentali, cui appartengono i popolamenti delle Alpi Marittime, delle Alpi Cozie e, seppure territorialmente non contigue, delle Alpi Pennine (Ossola); • Alpi Graie, comprendenti i popolamenti valdostani e quelli piemontesi ad essi contigui, distribuiti sia in ambito mesalpico che endalpico; • Alpi centro-orientali, dalle Retiche alle Carniche; • Appennino centro-settentrionale, dal settore tosco-emiliano a quello abruzzese, con esclusione quindi di quelli di Monte Nero, Apuane e Monte Amiata; • Appennino meridionale, dal settore sannita a quello calabro. Per l’ambito alpino, tuttavia, tenuto conto che il fattore fondamentale nella distribuzione delle abetine è il bioclima, a titolo precauzionale e in fase di utilizzo dei Materiali Forestali di Moltiplicazione, si consiglia di mantenere separate le popolazioni intralpine, in particolare per quelle della Valle d’Aosta, la cui origine porterebbe ad affermare una intrusione d’oltralpe in epoche climaticamente più favorevoli. Ricordiamo, infatti, che le analisi genetiche sono state condotte ricorrendo a marcatori molecolari, i quali, per la loro stessa natura, rivestono un carattere neutro e non legato a fattori di adattamento. Questi ultimi potrebbero essere analizzati solo sulla rete esistente di prove comparative, in modo da garantire condizioni ecologiche omogenee, oppure mediante l’allestimento di nuove sperimentazioni, i cui costi e la cui durata sono tuttavia tali da renderne attualmente problematica la realizzazione. Una rete di nuove sperimentazioni comparative consentirebbero il monitoraggio fenologico delle diverse provenienze, da porre in relazione con i possibili effetti del global change e consentirebbe di integrare i dati genetici nella definizione di Regioni di Provenienza. Con le metodologie attuali questo è possibile anche sulle sperimentazioni internazionali IUFRO ancora esistenti in Europa. 39 Sherwood n .182 A prile 2012 Valorizzazione delle risorse genetiche raccolta e conservazione del seme Raccolta Semi Maturità piante Maturazione Epoca di raccolta Pasciona Forma Colore Lunghezza Peso 1.000 semi N. semi per kg Estrazione semi Conservazione Conservazione semi Germinazione Facoltà germinativa Periodo di semina 30-50 anni settembre-ottobre (i coni maturi sono di colore rosso-bruno, eretti e si sfaldano a maturità) settembre-ottobre 4-6 anni i semi sono allungati, accompagnati da un’ala triangolare lunga 3-4 volte il seme stesso, che ne favorisce la diffusione e che si stacca con difficoltà giallo-bruno fino a 9 mm da 25 a 50 g da 20 a 40.000 dopo la raccolta i coni vanno posti ad essiccare, in locali a temperatura ed umidità controllata: tale trattamento induce l’apertura delle brattee e facilita l’estrazione dei semi per semplice agitazione i semi si conservano per periodi piuttosto brevi (spesso limitati a pochissime stagioni): in tal caso è però necessario portarne l’umidità a valori intorno a 6-8% e conservarli entro contenitori ermetici a non più di 3-4°C la percentuale di germinazione è solitamente modesta, superando raramente valori di 40-50% la semina è primaverile oppure autunnale; al fine di migliorare l’emergenza delle plantule e renderla più uniforme, risultano utili pre-trattamenti, quali la stratificazione in substrato umido e a bassa temperatura Le popolazioni del Monte Nero (Appennino Ligure), delle Alpi Apuane e del monte Amiata (in grigio nel cartogramma Figura 4) non sono state incluse in alcuna Regioni di Provenienza, ma rappresentano zone la cui raccolta di seme dovrebbe limitarsi ad un uso locale, ovvero di popolazioni che necessitano di interventi di tutela per ridurre i pericoli di inquinamento genetico o erosione genetica, come risulta particolarmente evidente nel caso delle Alpi Apuane. Le specifiche situazioni genetiche in cui si trovano questi popolamenti appenninici potrebbero essere la conferma dell’esistenza di diverse aree rifugio, ovvero di una “razza appenninica”, ulteriormente frazionata in ecotipi, capace di maggiore resistenza o tolleranza nei confronti della siccità (L arsen 1981), fattore che potrebbe avere una notevole incidenza nel prossimo futuro. Pertanto, anche al fine di definire i corretti protocolli di tutela e conservazione, sarebbero necessari ulteriori approfondimenti attraverso i quali, confermare o meno l’esistenza di Regioni di Provenienza specifiche. In conclusione, la delimitazione in 5 Regioni di Provenienza per l’abete bianco in Italia, confermando quanto già proposto nel passato (Ducci et al. 2005), pare sufficiente per una gestione conservativa delle risorse genetiche; tuttavia si evidenzia la necessità di avviare protocolli gestionali per le popolazioni più frammentarie (ad esempio le abetine delle Alpi Apuane), unitamente ad ulteriori approfondimenti per alcune provenienze intralpine e dell’Appennino meridionale. 40 Sherwood n .182 A prile 2012 Bibliografia INFC, 2008 - Inventario Forestale Nazionale e del Carbonio. www.sian.it/inventarioforestale/jsp/ risultati_introb.jsp. Larsen J.B., 1981 - Die geogragraphischen Variation der Weisstanne (Abies alba Mill.) Wachstumsentwiklung und Frost-Resistenz. Forstwiss. Centralbl. 105: 396-406. Ozenda P., 2002 - Prospective pour une Géobiologie des montagnes. Presses Polytechniques et Universitaires Romandes, Lausanne. Rameau J., Mansion D., Dumè G., 1993 - Flore Forestiére Française. 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Abstract: Silver fir (Abies alba Mill.) is one of the most widespread conifer tree in Italy. Its present distribution is strongly influenced by human activities. In Italy there are today 35 populations from which it is possible to collect seeds: some of them are of allochtonous origin. Although this species is not threatened with extinction, preservation of genetic resources appears to be an important goal. 45 populations sampled were analysed for genetic variation at 7 nuclear microsatellite loci. High levels of intra-population variability were scored, while about 8% of the total genetic diversity occurred among them. Additionally, the ecological characteristics of the collection sites were analysed and patterns of genetic and ecological variations were compared, allowing us to identify 5 areas, ecologically and genetically homogeneous, and that are proposed as Region of Provenance for Silver fir in Italy. Lavoro svolto con contributo finanziario delle Regioni Piemonte e Valle d’Aosta e della Provincia Autonoma di Bolzano.