L`AbeTe bIANCo - SHERWOOD

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L`AbeTe bIANCo - SHERWOOD
Valorizzazione delle
risorse genetiche
Regioni di Provenienza per
l’abete bianco
di Paolo Camerano, Diana Ferrazzini, Fulvio Ducci, Piero Belletti
La definizione di Regioni di Provenienza per l’abete bianco si basa sul fatto che si tratta
di una specie ad areale frazionato dall’azione antropica, caratterizzato da discreti livelli di
differenzazione genetica. Appare quindi importante tutelare sia le popolazioni più estese e
significative, sia quelle di minori dimensioni, ma differenziate geneticamente, quali quelle
dell’Italia meridionale. L’obiettivo è l’individuazione delle popolazioni con migliori caratteristiche genetiche, potenzialmente più idonee ad adattarsi ai probabili futuri cambiamenti
climatici previsti nel bacino del Mediterraneo.
Il genere Abies appartiene alla divisione del- ti e leggermente ripiegati in alto. La chioma, Centrale Francese, in tutto il sistema Alpino,
le conifere (famiglia Pinaceae) ed è diffuso in sempreverde, è dapprima a forma pirami- nei Vosgi, nelle Alpi Dinariche e dai Carpazi
quasi tutto l’Emisfero boreale con oltre 50 dale, poi tende ad appiattirsi, assumendo la fino alla Romania (Figura 1).
specie, spesso interfeconde. Di queste, 9 cosiddetta struttura a “nido di cicogna”.
resenza in talia
sono presenti nel bacino del Mediterraneo: Presenta un areale tipicamente montano,
Abies alba, A. bornmülleriana, A. cephalo- cui vanno aggiunte alcune popolazioni relitte In Italia l’abete bianco si estende su oltre
nica, A. cilicica, A. equi-trojani, A. nebro- localizzate in zone collinari del nord-Europa. 68.000 ha, di cui circa 42.000 costituiti da
densis, A. nordmanniana, A. numidica e A. In Europa si trova nei Pirenei, nel Massiccio boschi puri di conifere (INFC 2008). È abbastanza frequente sulle Alpi, in particolare
pinsapo, con le sottospecie marocana e
quelle centro-orientali. Nell’Appennino
tazaotana, che alcuni Autori considerai popolamenti attuali sono molto framno specie a sé stanti. Vi è poi A. borisiimentati e, più che di soprassuoli, si tratta
regis, probabile ibrido naturale tra A. alba
spesso di piccoli gruppi o addirittura di
e A. cephalonica (Vidakovic 1991). Con
l’eccezione di A. alba, si tratta di specie
singoli individui; fanno eccezione le poendemiche, con areale di distribuzione
polazioni dell’Appennino ligure-piacenestremamente limitato, differenziatesi
tino, tosco-romagnolo, molisano e della
probabilmente in seguito al frazionamenCalabria (Ducci et al. 1998).
L’azione antropica ne ha fortemente
to di un antico areale pre-glaciale.
influenzato l’attuale distribuzione, moL’abete bianco (Abies alba Miller) è un
dificando gli originari consorzi misti fra
albero di prima grandezza che può ragfaggio/abete bianco, abete rosso/abegiungere 45-50 m di altezza ed un’età
te bianco, ecc.: l’uomo ha, infatti, agito
superiore a 400 anni. Si tratta di una
favorendo o penalizzando, a seconda
specie tendenzialmente sciafila, caratdell’interesse locale, l’abete bianco, piutteristica di zone con elevata piovosità o
tosto che altre specie forestali. Ciò è evinebulosità. Nei soggetti presenti in alta
quota o in condizioni stazionali non pie- L’abetina di S. Bernardo, in val Bognanco (Ossola, provincia dente osservando i diversi toponimi che
si ritrovano sulle Alpi o sugli Appennini e
namente favorevoli, gli aghi sono più cor- di Verbania).
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Valorizzazione delle
risorse genetiche
che riguardano l’abete bianco, anche dove
attualmente la specie non è più presente:
sapè in Piemonte, nero o scuro sull’Appennino. In alcuni casi le amministrazioni
forestali hanno preferito diffondere l’abete
per rifornire arsenali navali (in Cadore ad
opera della Repubblica di Venezia, i Monti
Aveto e Nero per la repubblica di Genova), o
per costruzione (Vallombrosa e Foreste Casentinesi per il Duomo di Firenze o Bocca
Trabaria per la Basilica di San Pietro) (Ducci
et al. 1998). In altri casi il dissodamento in
quota o la necessità di estendere i pascoli
ha portato invece alla riduzione dell’areale.
sviluppare pertanto considerevoli livelli di
variabilità genetica. Da notare in particolare
come le stazioni meridionali mostrino spes-
so parametri climatici ottimali per lo sviluppo
dell’abete, anche rispetto alle popolazioni
settentrionali. A quanto detto si aggiun-
Risorse genetiche
L’isolamento in cui le popolazioni di questa
specie si sono trovate nei periodi interglaciali, di cui l’ultimo è quello in cui stiamo
vivendo, ha consentito a queste di differenziarsi, adattandosi ad una varietà di condizioni ambientali relativamente elevata e di
Regione o Provincia
Autonoma
Comune
Piemonte
Salbertrand
Chiusa Pesio
Salza di Pinerolo
Pietraporzio
Prazzo
Mosso S. Maria
Toceno
Salbertrand
Lombardia
Albaredo per S. Marco, Bema
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Emilia-Romagna
Toscana
Liguria
Trento
Bolzano
Abruzzo
Molise
Calabria
Figura 1 - Areale di diffusione europea dell’abete bianco (da www.euforgen.org).
Asiago
Roana (Segafredo)
Calalzo
Longarone
Cortina d’Ampezzo
S. Stefano Cadore, Campolongo
S. Pietro Cadore
Paularo
Santa Sofia
Bagno di Romagna
Abetone
Poppi
Reggello
S. Fiora
Pigna
Lavarone
Mezzano
Borgo Valsugana
Trodena
Rosello
Pescolanciano
S. Angelo del Pesco, Pescopennataro
Badolato, Spadola, Stilo
Serra S. Bruno, Spadola
Serra S. Bruno
Taverna
Popolamento o località geografica
Gran Bosco superiorea(b)
Prèl-Buscaièa (b)
Brusà-Fontanette-Rebeirassea (b)
Balaurb
Chiotsparsa (b)
Cusogna
La Colmab
Gran Bosco inferiorea
Garzino, Buscade e Dosso Chierico di
Sottoa(b)
Val d’Anime, val d’Assa(a)
Dosso(a) (b)
Val d’Oten
Caiada
Sopis, val Bona
Comelico(a)
Val Visdende(a) (b)
Duron(a)
Campigna Santa Sofia(a)
Badia Prataglia(a)
Abetone(a) (b)
Camaldoli(a)
Vallombrosa(a)
Convento S.S. Trinità
Gouta - Val Nervia(a) (b)
Lavarone(a)
Val Noana(a)
Val Sella(a)
Trodena(a) (b)
Fonte Volpona(a) (b)
Collemeluccio(a)
Abeti Soprani(a) (b)
Serra S. Bruno - Monte Pecoraro(a)
Serra S. Bruno - Archiforo(a) (b)
Serra S. Bruno - S. Maria(a)
Gariglione(a) (b)
Codice Registri MdB
Riferimento legislativo
IT/Aal/SE/A100/PI/0054
IT/Aal/SE/A200/PI/0017
IT/Aal/SE/A210/PI/0046
IT/Aal/SE/A210/PI/0042
IT/Aal/IF/A210/PI/0019
IT/Aal/IF/A210/PI/0029
IT/Aal/IF/A210/PI/0051
113
Ex L 269 del 22/5/1973
SO001
DGR 8/6272 del 21/12/2007
VI052
VI053
BL075a
BL086
BL090
92
93
A/179
193
194
7
21
9
30
126
75
134
139
135
12
13
71
39
106
107
120
DGR 36-8195 del 11/2/2008,
DD 1984/2008
DGR 3263 del 15/10/2004
Ex L 269 del 22/5/1973
DD 1917/2010
LR 10 del 6/7/2007,
DD 5205/2008
LR 39 del 21/3/2000
DD 3085/2010, 3694/2011,
1156/2011
Ex L 269 del 22/5/1973
(a)
Popolamenti iscritti anche al Libro Nazionale dei Boschi da Seme, (ex legge 269/73), rispettivamente ai numeri 87 (Gran Bosco superiore di Salbertrand), 11 (Prèl e Buscaiè), 18 (BrusàFontanette-Rebeirasse), 9 (Chiotspars), 113 (Gran Bosco inferiore di Salbertrand), 51 (val d’Anime, val d’Assa), 85 (Dosso), 92 (Comelico), 93 (val Visdende), 91 (Duron), 115 (Campigna Santa
Sofia), 74 (Badia Prataglia), 126 (Gouta val Nervia), 75 (Lavarone), 64 (Abetone), 65 (Camaldoli), 70 (Vallombrosa), 12 (Fonte Volpona), 13 (Collemeluccio), 71 (Abeti Soprani), 39 (Serra S.
Bruno - Monte Pecoraro), 106 (Serra S. Bruno - Archiforo), 107 (Serra S. Bruno - S. Maria), 120 (Gariglione). I popolamenti Garzino, Buscade e Dosso Chierico di Sotto (n. 136), val Noana
(n.134), val Sella (n. 139), Trodena (n. 135) risultano approvati ma non iscritti. Il LNBS comprendeva anche i popolamenti toscani di Campigna Pratovecchio (comune di Pratovecchio, Arezzo, n.
66) e Consuma (comune di Rufina, Firenze, n. 82), non più confermati nel Libro Regionale dei Boschi da Seme della Toscana.
(b)
Popolamenti considerati nel presente studio.
Tabella 1 - Elenco dei Materiali forestali di base per l’abete bianco in Italia. In scuro sono indicati boschi appartenenti alla categoria “Identificati alla fonte”, in chiaro
a quella “Selezionati”.
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Valorizzazione delle
xerofilo
abetine endalpiche
meso-xerofilo
mesofilo
meso-igroclino
igroclino
meso-igrofilo
abetine megaforbie
calcareo
neutro
abbastanza acido
debolmente acido
acido
molto acido
igrofilo
ne risale all’inizio del secolo scorso. Le più
importanti prove comparative furono allestite a Fonte Vetica (Castel del Monte, AQ, nel
territorio oggi compreso all’interno del Parco
Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della
Laga) e Vallombrosa (Reggello, FI). Quest’ultimo impianto metteva a confronto 17 provenienze italiane ed europee di abete bianco e
fu replicato in alta val Parma (frazione Corniglio di Bosco, PR), ove però il progetto è stato successivamente abbandonato. Ricordiamo anche le parcelle sperimentali gestite dal
CRA-SEL a Pian della Capanna (Pieve Santo
Stefano, AR), dove vengono confrontate 19
provenienze dell’Italia centrale e meridionale
(Ducci et al. 2010).
Figura 2 - Diagramma edafico per l’abete bianco
(da R ameau et al. 1993, modificato).
Regioni di provenienza
ga anche il fatto che la nostra penisola ha
rappresentato una delle sue più importanti
aree rifugio durante le ere glaciali, da cui si
è successivamente diffusa per ricolonizzare l’intera regione alpina e l’Europa centrale.
Di conseguenza, le popolazioni meridionali,
più antiche, hanno avuto anche più tempo
per differenziarsi e sviluppare variabilità.
Oggi in Italia sono presenti 35 popolamenti idonei per la raccolta di seme,
iscritti ai Registri Regionali oppure compresi nell’elenco di cui all’ex Legge 269/73
(Tabella 1). Ad essi può essere opportuno
aggiungere il popolamento lucano di Lata
(comune di Laurenzana, PZ), sebbene la
Regione Basilicata non abbia ancora provveduto a formalizzare legislativamente un
elenco di Boschi da Seme. C’è inoltre da
rilevare come alcuni dei popolamenti iscritti
all’ex LNBS risultino costituiti, in tutto o in
parte, da materiale di origine alloctona. In
particolare, è documentata la provenienza
dalla Boemia di una parte dei popolamenti
di Campigna Santa Sofia, Badia Prataglia
e Camaldoli (Gabbrielli e Settesoldi 1977,
Borchi 1989). Provenienze non autoctone
sono presenti anche in altre località appenniniche (Abetone, Vallombrosa, Aveto,
ecc.) (Ducci e Proietti 1997). Infine, il popolamento toscano della Consuma ha subito
recentemente pesanti tagli a raso, per cui
ne è stata richiesta la soppressione dal Registro Regionale. Analoga sorte è toccata
all’altro popolamento toscano di Campigna
Pratovecchio (anch’esso, tuttavia, di probabile origine boema). Per quanto riguarda la
valutazione delle caratteristiche genetiche
delle provenienze, la relativa sperimentazio-
Aspetti ecologico-vegetazionali
Le esigenze climatiche (Figura 2) dell’abete
bianco sono intermedie fra quelle dell’abete
rosso e del faggio, anche se può occupare
le stazioni più mesofile delle querce caducifoglie, segno di una buona capacità di adattamento. Si tratta di una specie mesofila,
tendenzialmente subatlantica nei confronti
del clima, relativamente microterma, con resistenza alle minime invernali simile a quella
dell’abete rosso (-25°C). Le stazioni in cui si
trova l’abete bianco sono termicamente simili a quelle del faggio (temperature media
annuale variabile fra 6°C sulle Alpi e 12°C
in Appennino), anche se la sua distribuzione è spostata in senso più continentale e
in stazioni più aride, avendo maggiore necessità di calore estivo ma minore di umidità atmosferica. Le stesse ragioni (necessità
di calore estivo e avversità verso l’umidità
atmosferica) provocano una contraddizione
nella distribuzione della specie secondo l’altitudine delle montagne e la latitudine. Sulle
Alpi l’abete bianco gravita in senso meno
termofilo del faggio e ha il suo optimum nella fascia montana superiore e riesce a entrare in ambito continentale. Nell’Appennino, invece, la specie preferisce stazioni più
termofile del faggio, presentano l’optimum
nella fascia montana inferiore, mescolandosi talora con cerro e castagno (Bernetti
1995). In entrambi i casi il limite inferiore è
definito dall’aridità, ma anche dall’eccessiva
lunghezza del periodo vegetativo. Dal punto
di vista pluviometrico le esigenze sono simili
a quelle dell’abete rosso e nettamente inferiori a quelle del faggio. All’interno del suo
areale le precipitazioni medie annuali otti-
risorse genetiche
mali variano fra 1.500 e 2.000 mm; in talune
stazioni intralpine vegeta con circa 650 mm
all’anno, indicando la presenza di una fascia
montana intralpina detta “des Sapinières internes” (Ozenda 2002, Sagnard et al. 2002).
Per quanto riguarda le esigenze in luce, l’abete bianco è una specie tollerante l’ombra,
soprattutto in fase giovanile, mentre gli adulti hanno bisogno di luce e spazio. Tuttavia,
si segnalano casi di affermazione di semenzali anche allo scoperto, ma in stazioni dove
sono molto frequenti nebbie o la copertura nuvolosa. Per quanto riguarda la quota,
l’ampiezza altitudinale media della specie
va da circa 1.000 a 1.800 m; i limiti inferiori
registrati sono di 700 m in talune valli con
elevate precipitazioni ed Appennino meridionale (Molise), quelli superiori di 2.000 m,
in contatto con popolazioni di cembro (Alpi
Marittime, Valle d’Aosta occidentale, ecc.).
Come molte altre specie forestali, l’abete
bianco è indifferente alla litologia, salvo notevoli esigenze di profondità e umidità del
suolo. Indagini realizzate in Piemonte (Camerano et al. 2007) su possibili correlazioni fra
suoli e abetine hanno fatto emergere come
il suolo non sembri influire in modo significativo nel settore endalpico, ove probabilmente la piovosità è l’elemento da tenere in
maggiore considerazione. Nei popolamenti
mesalpici, invece, emergono significative
correlazioni fra suoli e tipi forestali. I popolamenti mesalpici su substrati acidi mostrano
una distribuzione legata alla sequenza degli
Inceptisuoli-Entisuoli su matrice non calcarea, più localmente Spodosuoli nelle stazioni più stabili e piovose. L’abetina eutrofica è
invece strettamente legata a rocce chiaramente calcaree, localmente sugli Spodosuoli a calcescisti.
Aspetti genetici
La variabilità genetica dell’abete bianco in
Italia è stata analizzata utilizzando marcatori
molecolari, nel caso specifico 7 microsatelliti nucleari, scelti in base al polimorfismo e
alla riproducibilità dei loro risultati. I dettagli
sulla tecnica utilizzata e sui risultati ottenuti
vengono pubblicati in altra sede (Ferrazzini
et al. in corso di stampa). Lo studio ha coinvolto 45 popolamenti di abete bianco, diffusi
nell’intero areale italiano della specie, cui è
stata aggiunta anche l’unica popolazione
conosciuta di A. nebrodendis: in questo
caso il campionamento non ha interessato il bosco relitto originario (localizzato sul
monte Scalone nelle Madonie, in Sicilia),
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Valorizzazione delle
Sigla
GOU
NAV
GOR
VAL
BAL
CHI
SAL
CER
ANZ
BOG
TOC
GRB
FON
SES
VAR
CRX
BON
PEN
CHA
BEL
GRE
BAG
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VIS
DOS
PAU
ALB
TRO
FAV
TES
VPT
LAU
SCA
MNR
VEN
VER
ABE
PIG
APU
MAC
RTR
FVP
VAC
ARC
GAR
NEB
risorse genetiche
Popolazione
Gouta (IM)
Navette (CN)
Prél-Buscaiè (CN)
Terme di Valdieri (CN)
Balaur (CN)
Chiotspars (CN)
Brusà-Fontanette-Rebeirasse (TO)
Cervatto (VC)
Ceppo Morelli (VB)
S. Bernardo (VB)
Bosco della Colma (VB)
Gran Bosco Salbertrand (TO)
Fondo (TO)
Campello (BI)
Vargno (AO)
Croix de la Fana (AO)
Bondinaz (AO)
Pendine (AO)
Chabodey (AO)
Bellouque (AO)
Gressoney (AO)
Camaluf (BS)
Paganella (TN)
Val Visdende (BL)
Dosso (VI)
Duron (UD)
Garzino (SO)
Trodena (BZ)
Favogna (BZ)
Tesimo (BZ)
Fleres (BZ)
Laudes (BZ)
S. Candido (BZ)
Monte Nero (PR)
Ventasso (RE)
Foreste Casentinesi (AR)
Abetone (PT)
Monte Amiata (GR)
Alpi Apuane (MC)
Macera della Morte (AP)
Bocca Trabaria (PU)
Fonte Volpona (CH)
Vaccarizzo (PZ)
Archiforo (VV)
Gariglione (CZ)
Abies nebrodensis(a)
Quota
(m s.l.m.)
1000-1300
1400-1600
1000-1200
1400-1600
1300-1400
900-1100
1200-1400
1000-1100
800-1000
1500-1700
1100-1300
1600-1800
1100-1200
1400-1600
1400-1700
1700-2000
1100-1500
950-1450
1000-1400
1000-1700
1400-1900
1200-1400
1000-1200
1400-1600
1300-1500
900-1100
1000-1300
1200-1500
1200-1500
1000-1300
1300-1600
1100-1400
1300-1600
1400-1600
1100-1300
1100-1300
1200-1400
1500-1700
900-1200
900-1200
800-1100
800-1000
700-1000
1000-1200
1500-1600
650
Prec. annuali
(mm)
1500
1300
1300
1260
1000
980
1100
1300
1200
1300
1600
760
1200
1600
800
670
690
700
900
1000
800
1300
1100
900
1400
1850
1200
1100
700
720
670
690
772
1300
1400
1600
2500
1300
1800
1500
1300
1200
1000
2000
2100
-
Prec. estive
(mm)
286
230
269
220
193
140
129
260
300
346
420
180
320
450
120
100
110
120
170
190
210
370
270
160
320
450
220
180
220
240
220
210
260
218
250
320
470
320
370
320
260
210
320
390
410
-
Temp. media
annuale (°C)
12
8
11
8.2
5
6
5
7
5
6
7
6
5
7
5
6
6
7
6
6
6
7
5
5
6
7
7
7
7
8
5
5
5
9
8
9
7
9
10
10
11
10
10
11
10
-
RdP
Alpi occidentali
Alpi Graie
Alpi centro-orientali
Materiali di base iscritti e
ricadenti nella RdP
IT/Aal/SE/A200/PI/0017
IT/Aal/SE/A210/PI/0046
IT/Aal/SE/A210/PI/0042
IT/Aal/IF/A210/PI/0019
IT/Aal/IF/A210/PI/0051
IT/Aal/SE/A100/PI/0054
113, 126
IT/Aal/IF/A210/PI/0029
SO001, BL090
VI052, VI053, BL075a, BL086
92, 93, A/179
75, 134, 135, 139
Appennino settentrionale
7, 9, 21, 30, 193, 194
Appennino
centro-meridionale
12, 13, 71, 39, 106, 107, 120
-
-
Il campionamento del materiale per le analisi genetiche è stato effettuato presso l’arboreto del CRA di Arezzo. Il popolamento originario è localizzato in comune di Pizzo Carbonara (PA), a una
quota compresa tra 1.750 e 1.900 m s.l.m.
(a)
Tabella 2 - Caratteristiche dei popolamenti oggetto di campionamento e Regioni di Provenienza per l’abete bianco in Italia.
bensì un suo duplicato completo, ottenuto
per innesto e conservato in un arboreto da
seme sperimentale presso il Centro di Ricerca per la Selvicoltura di Arezzo. La maggior
parte dei popolamenti analizzati è localizzata
sull’arco alpino, come conseguenza delle risorse finanziarie che le Regioni Piemonte e
Valle d’Aosta, unitamente alla Provincia Autonoma di Bolzano, hanno stanziato per lo
svolgimento dello studio (Tabella 2).
L’analisi genetica ha confermato la presenza di consistenti livelli di variabilità interna ai
popolamenti, con l’eccezione di quello delle
Alpi Apuane, il quale ha presentato un evidente impoverimento genetico: ad esempio,
il numero medio di alleli è risultato pari a 7,2,
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contro una media generale di 12,2. Questo
popolamento, a fortissimo rischio di estinzione, è infatti costituito da un numero estremamente ridotto di individui.
In linea generale, i popolamenti dell’Appennino meridionale e delle Alpi centro-orientali
hanno presentato maggiori livelli di variabilità
genetica interna (numero medio di alleli pari,
rispettivamente, a 13 e 13,2) rispetto a quelli
delle Alpi occidentali (11,4), confermando l’ipotesi che tali aree abbiano rappresentato
aree di rifugio durante le epoche glaciali e,
successivamente, rotte di migrazione per
la ricolonizzazione di altri territori (Terhürne-Berson et al. 2004). La differenziazione
genetica tra i boschi studiati è risultata mo-
desta, ma significativa: di tutta la variabilità
genetica riscontrata, infatti, circa il 7,7% può
essere ascritto a differenze tra popolamenti,
indicando che, comunque, i flussi genici tra
popolazioni vicine sono ancora almeno parzialmente possibili.
La strutturazione di tale differenziazione segue in gran parte la localizzazione geografica della specie. In particolare sono ravvisabili 5 grandi raggruppamenti, tre dei quali in
ambito alpino (Alpi Marittime, Cozie e Pennine orientali; Alpi Graie e Pennine occidentali;
Alpi centro-orientali) e due in quello appenninico (Appennino settentrionale e Appennino
centro-meridionale) (Figura 3). Sono state
evidenziate alcune situazioni particolari: ad
Valorizzazione delle
risorse genetiche
risultando parzialmente differenziato dagli
altri popolamenti dell’Italia centrale.
Conclusioni
Figura 3 - Dendrogramma delle distanze genetiche relative ai 46 popolamenti di abete bianco analizzati
nello studio e basati sulla variazione presentata a 7 loci microsatellite.
Figura 4 - Distribuzione dei popolamenti di abete bianco analizzati nello studio e proposta di identificazione di Regioni di Provenienza.
esempio il popolamento di Monte Nero è
risultato simile a quelli dell’Appennino centro-meridionale, pur essendo localizzato in
provincia di Parma. Come atteso, anche gli
esemplari riconducibili all’Abies nebrodensis
hanno manifestato caratteristiche peculiari,
tali da giustificare lo status di specie a sé
stante, già proposto da numerosi altri studi
(Ducci et al. 2000). Infine, il popolamento delle Apuane ha confermato la sua anomalia,
Integrando i risultati dell’analisi ecologicovegetazionale con quelli genetici, è possibile ipotizzare una suddivisone dell’areale
italiano dell’abete bianco in 5 Regioni di
Provenienza (Figura 4):
• Alpi occidentali, cui appartengono i popolamenti delle Alpi Marittime, delle Alpi
Cozie e, seppure territorialmente non
contigue, delle Alpi Pennine (Ossola);
• Alpi Graie, comprendenti i popolamenti valdostani e quelli piemontesi ad essi
contigui, distribuiti sia in ambito mesalpico che endalpico;
• Alpi centro-orientali, dalle Retiche alle
Carniche;
• Appennino centro-settentrionale, dal
settore tosco-emiliano a quello abruzzese, con esclusione quindi di quelli di
Monte Nero, Apuane e Monte Amiata;
• Appennino meridionale, dal settore sannita a quello calabro.
Per l’ambito alpino, tuttavia, tenuto conto
che il fattore fondamentale nella distribuzione delle abetine è il bioclima, a titolo precauzionale e in fase di utilizzo dei Materiali
Forestali di Moltiplicazione, si consiglia di
mantenere separate le popolazioni intralpine, in particolare per quelle della Valle
d’Aosta, la cui origine porterebbe ad affermare una intrusione d’oltralpe in epoche
climaticamente più favorevoli. Ricordiamo,
infatti, che le analisi genetiche sono state
condotte ricorrendo a marcatori molecolari,
i quali, per la loro stessa natura, rivestono
un carattere neutro e non legato a fattori
di adattamento. Questi ultimi potrebbero
essere analizzati solo sulla rete esistente
di prove comparative, in modo da garantire
condizioni ecologiche omogenee, oppure
mediante l’allestimento di nuove sperimentazioni, i cui costi e la cui durata sono tuttavia tali da renderne attualmente problematica la realizzazione.
Una rete di nuove sperimentazioni comparative consentirebbero il monitoraggio
fenologico delle diverse provenienze, da
porre in relazione con i possibili effetti del
global change e consentirebbe di integrare i dati genetici nella definizione di Regioni
di Provenienza. Con le metodologie attuali
questo è possibile anche sulle sperimentazioni internazionali IUFRO ancora esistenti
in Europa.
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Valorizzazione delle
risorse genetiche
raccolta e conservazione del seme
Raccolta
Semi
Maturità piante
Maturazione
Epoca di raccolta
Pasciona
Forma
Colore
Lunghezza
Peso 1.000 semi
N. semi per kg
Estrazione semi
Conservazione
Conservazione semi
Germinazione
Facoltà germinativa
Periodo di semina
30-50 anni
settembre-ottobre (i coni maturi sono di colore rosso-bruno, eretti e
si sfaldano a maturità)
settembre-ottobre
4-6 anni
i semi sono allungati, accompagnati da un’ala triangolare lunga 3-4
volte il seme stesso, che ne favorisce la diffusione e che si stacca con
difficoltà
giallo-bruno
fino a 9 mm
da 25 a 50 g
da 20 a 40.000
dopo la raccolta i coni vanno posti ad essiccare, in locali a temperatura ed umidità controllata: tale trattamento induce l’apertura delle
brattee e facilita l’estrazione dei semi per semplice agitazione
i semi si conservano per periodi piuttosto brevi (spesso limitati a
pochissime stagioni): in tal caso è però necessario portarne l’umidità
a valori intorno a 6-8% e conservarli entro contenitori ermetici a non
più di 3-4°C
la percentuale di germinazione è solitamente modesta, superando
raramente valori di 40-50%
la semina è primaverile oppure autunnale; al fine di migliorare
l’emergenza delle plantule e renderla più uniforme, risultano utili
pre-trattamenti, quali la stratificazione in substrato umido e a bassa
temperatura
Le popolazioni del Monte Nero (Appennino Ligure), delle Alpi Apuane e del monte
Amiata (in grigio nel cartogramma Figura 4)
non sono state incluse in alcuna Regioni di
Provenienza, ma rappresentano zone la cui
raccolta di seme dovrebbe limitarsi ad un
uso locale, ovvero di popolazioni che necessitano di interventi di tutela per ridurre i
pericoli di inquinamento genetico o erosione genetica, come risulta particolarmente
evidente nel caso delle Alpi Apuane.
Le specifiche situazioni genetiche in cui si
trovano questi popolamenti appenninici potrebbero essere la conferma dell’esistenza
di diverse aree rifugio, ovvero di una “razza
appenninica”, ulteriormente frazionata in
ecotipi, capace di maggiore resistenza o
tolleranza nei confronti della siccità (L arsen
1981), fattore che potrebbe avere una notevole incidenza nel prossimo futuro.
Pertanto, anche al fine di definire i corretti
protocolli di tutela e conservazione, sarebbero necessari ulteriori approfondimenti
attraverso i quali, confermare o meno l’esistenza di Regioni di Provenienza specifiche.
In conclusione, la delimitazione in 5 Regioni
di Provenienza per l’abete bianco in Italia,
confermando quanto già proposto nel passato (Ducci et al. 2005), pare sufficiente per
una gestione conservativa delle risorse genetiche; tuttavia si evidenzia la necessità di
avviare protocolli gestionali per le popolazioni più frammentarie (ad esempio le abetine delle Alpi Apuane), unitamente ad ulteriori approfondimenti per alcune provenienze intralpine e dell’Appennino meridionale.
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i n f o . artic o l o
Autori: Paolo Camerano, IPLA SpA - Unità Operativa
Biodiversità, Foreste e Paesaggio. E-mail [email protected]
Diana Ferrazzini, Università degli Studi di Torino DIVAPRA Genetica Agraria. E-mail [email protected]
Fulvio Ducci, CRA-SEL - Centro di Ricerca per la
Selvicoltura, Arezzo. E-mail [email protected]
Piero Belletti, Università degli Studi di Torino - DIVAPRA
Genetica Agraria. E-mail [email protected]
Parole chiave: Risorsa genetica, Abete bianco, Abies
alba Mill., Regione di Provenienza.
Key words: Silver fir, Regions of Provenance, Genetic
resources.
Abstract: Silver fir (Abies alba Mill.) is one of the most
widespread conifer tree in Italy. Its present distribution is
strongly influenced by human activities. In Italy there are
today 35 populations from which it is possible to collect
seeds: some of them are of allochtonous origin. Although
this species is not threatened with extinction, preservation
of genetic resources appears to be an important goal. 45
populations sampled were analysed for genetic variation at
7 nuclear microsatellite loci. High levels of intra-population
variability were scored, while about 8% of the total genetic
diversity occurred among them. Additionally, the ecological characteristics of the collection sites were analysed
and patterns of genetic and ecological variations were
compared, allowing us to identify 5 areas, ecologically
and genetically homogeneous, and that are proposed as
Region of Provenance for Silver fir in Italy.
Lavoro svolto con contributo finanziario delle Regioni
Piemonte e Valle d’Aosta e della Provincia Autonoma di
Bolzano.