CIPAF - Pense e Maravee
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CIPAF - Pense e Maravee
http://www.pensemaravee.it [email protected] marzo 2010 75 Periodico bimestrale di cultura, informazione e dibattito Direttore responsabile Federico Rossi_ _Redazione: Sergio Gollino, Paolo Isola, Irma Londero, Piera Londero, Gianni Tonetto, Roberto Urbani_ _A questo numero hanno collaborato: Lorenzo Londero, Maria Copetti, Jessica Bellina, Martina Andenna, Sandro Cargnelutti e tanti altri amici_ _A tutti un sentito grazie!_ _Aut.Tribunale di Udine 10/92 del 6/4/1992_ _Stampato su carta riciclata presso: Rosso Grafica e Stampa via Osoppo 135 - Gemona del Friuli_ _Proprietà: Associazione culturale Pense e Maravee, via Sottocastello 81 - 33013 Gemona del Friuli - UD_ _Consegnato in Tipografia il 23/03/2010_ _Tiratura: 5.500 copie_ _Distribuzione gratuita_ PENSE EMARAVE E Anno 19 - n. 1 sommario Gemona: di nuovo soli contro tutti Bilancio 2010: Centro storico CIPAF: un depuratore molte ombre e poche Un progetto globale poco pulito certezze per la comunità Inserto Accadde a Gemona Il Sfuei: Ci riguarda Cipaf: nubi da dissipare 2 CIPAF Gemona: di nuovo soli contro tutti Un altro passo verso l'isolamento nelle recenti vicende del CIPAF o scontro istituzionale che si è consumato nel corso delle recente vicenda che ha portato al travagliato rinnovo del Consiglio di Amministrazione del CIPAF ed alla nomina del suo nuovo Presidente lascia Gemona marginalizzata, sola e di nuovo con un nemico da combattere. Se tempo addietro il nemico era rappresentato dal Comune di Tolmezzo e dalla Carnia intera, responsabili del tentativo di sottrazione dell’Ospedale e di voler inglobare Gemona in una nuova Provincia, ora i nuovi nemici che si profilano sono i Comuni di Buia e Osoppo, la Provincia di Udine e le associazioni degli Imprenditori rei di non aver accettato l’imposizione di un Presidente del CIPAF scelto dall’attuale Amministrazione comunale di Gemona ed evidentemente non gradito alla maggior parte dei componenti del Consorzio. L Ma andiamo per gradi. E’ noto ai più che il nuovo sindaco Paolo Urbani, nella scorsa tornata elettorale, riceveva l’investitura alla candidatura di primo cittadino dal già sindaco Virgilio Disetti. Quest’ultimo infatti, dopo essersi dapprima riproposto, gli cedeva il passo all’ultimo minuto, verosimilmente per consentire di stringere l’accordo elettorale con la lista Gemona nel Cuore. Tutto questo conteneva evidentemente una contropartita: la poltrona di Presidente del CIPAF (come da noi accennato già prima delle elezioni su P&M n. 69). Da qui la posizione irremovibile con la quale il sindaco Urbani ha sostenuto per mesi e fino in fondo la candidatura di Disetti alla presidenza del CIPAF. Dopo tutto questo tempo speso nell’inutile tentativo di trovare un accordo politico che garantisse l’unanimità dei consensi verso la figura del nuovo Presidente e dopo che da molte parti si era levata la richiesta di ricercare una personalità di alto profilo che raccogliesse ampi consensi, la vicenda, com’è noto, ha avuto il suo epilogo lo scorso 16 Febbraio quando l’assemblea pubblica del Consorzio, convocata nell’aula consigliare di Palazzo Boton, ha eletto il nuovo Consiglio di Amministrazione e il nuovo Presidente nella persona di Ivano Benvenuti. Quest’ultimo però non ha ricevuto il voto favorevole del Sindaco Urbani che ha optato per l’astensione caldeggiando sino all’ultimo la candidatura di Virgilio Disetti che invece è risultato eletto solo come membro del CdA, quale rappresentante del Comune di Gemona. la prima volta che un presidente del CIPAF non viene eletto ad unanimità e che il Consiglio di Amministrazione del Consorzio si presenta con una così evidente spaccatura interna. Siamo al limite del grottesco: il Presidente è di Gemona, come da consolidata tradizione di rotazione, ma non ha l’appoggio del sindaco di Gemona. Da tutto questo è sicuramente E’ foto di copertina: la zona industriale di Osoppo - autore Vencjon - tratta da http://www.flickr.com/people/vencjonas/ Gemona ad avere la peggio: sola e isolata rispetto agli altri comuni ed alla gran parte dei membri del consorzio. urtroppo non è il primo caso, da quando il nuovo sindaco Urbani ha preso le redini dell’amministrazione comunale cittadina, che Gemona non riesce ad ottenere il consenso dei Comuni contermini per guidare un organismo di governo sovracomunale. Già lo scorso mese di luglio, infatti, la presidenza dell’ Ambito socio sanitario del Gemonese - Canal del Ferro - Valcanale era stata affidata alla prof.ssa Nadia Campana, assessore del Comune di Tarvisio, che aveva ricevuto un numero molto maggiore di suffragi, da parte degli amministratori dei Comuni dell’Ambito socio sanitario del Gemonese, rispetto al dr. Salvatorelli, candidato gemonese dell’amministra- P zione Urbani. Queste vicende devono farci riflettere e devono in particolare far meditare chi ha oggi in mano le sorti delle nostra Città. e Gemona vuole giocare il ruolo che gli appartiene di Comune di riferimento del proprio ambito territoriale è necessario abbandonare rapidamente questa politica di basso cabotaggio fatta di personalismi inconcludenti e sterili. Il ruolo di guida territoriale si acquista con l’autorevolezza non con l’autorità, con la mediazione e il compromesso al rialzo non con lo scontro all’ultimo sangue. S Idee e progetti nuovi, lungimiranza di vedute, libertà d’azione sono prerequisiti indispensabili per far uscire Gemona dall’isolamento e guidarla verso nuove prospettive. CHE COS’E IL CIPAF? Il Consorzio per lo Sviluppo Industriale ed Economico della Zona Pedemontana Alto Friuli è un ente pubblico economico ai sensi della L.R. N. 3 del 18.01.1999, costituitosi nel 1966. Il Consorzio è retto da un Consiglio di Amministrazione espressione di tutti i partecipanti, rinnovato ogni quattro anni. All’interno dello stesso CdA viene eletto il Presidente che funge da Legale Rappresentante. Vi fanno parte i Comuni di Gemona, di Osoppo e di Buia, che detengono ciascuno una quota di partecipazione pari al 20%; inoltre, con quote minori sono presenti il Comune di Majano, la Provincia di Udine, la Camera di Commercio, l’Associazione Industriali, l’Unione Artigiani e Piccole Imprese e diverse aziende insediate nel polo industriale di Rivoli di Osoppo – Buia. Lo scopo del CIPAF è quello di promuovere nell’ambito degli agglomerati industriali del Medio e Alto Friuli (rappresentati in particolare dalla c.d. Zona Industriale di Rivoli di Osoppo) le condizioni necessarie per la creazione e lo sviluppo di attività produttive nel settore industriale realizzando e gestendo infrastrutture per le attività industriali, promovendo e gestendo servizi alle imprese. 3 CIPAF Un depuratore poco pulito ... ma molto costoso! Da tempo P&M segue da vicino le vicende del Cipaf. Ora l'attenzione è puntata sulle indagini della magistratura in merito ad un sospettato caso di cattiva gestione di soldi pubblici. Ci pare opportuno riprendere un recente articolo pubblicato dal settimanale “Il Nuovo” che ripercorre l'intera storia del caso. In questo modo pensiamo di offrire ai nostri lettori la possibilità di approfondire la questione. nsieme ai due progettisti IUdine dello studio InArCo di Gianni De Cecco e Giulio Gentili, Strassoldo, Fantoni e Pittini vanno dunque ad allungare il già nutrito elenco delle persone coinvolte nell’indagine avviata dai carabinieri del Nucleo investigativo di Udine sulla vicenda del nuovo depuratore realizzato a servizio della zona Buja-Osoppo dal Cipaf, il consorzio per lo sviluppo industriale dell’Alto Friuli. I primi a ricevere l’avviso di garanzia sono stati infatti i sette membri del cda del consorzio – il presidente Vergilio Burello, il vice Adriano Piuzzi (che è anche assessore provinciale del Pdl) e i consiglieri Nereo Tassotti, Pierangelo Scajola, Ilio Di Poi, Mario Ursella ed Andrea Brollo [L’assemblea generale del Cipaf dello scorso 16 febbraio ha accolto le dimissioni di questo consiglio di amministrazione e nominato il nuovo, presieduto da Ivano Benvenuti. ndr] – [...]. Un piacere agli industriali Per ora gli inquirenti, che hanno iniziato ad indagare lo scorso autunno dopo un esposto del Codacons a cui si era rivolto l’ex-gestore del “vecchio” depuratore Leandro Taboga, ipotizzano solo il reato di abuso d’ufficio, ma stanno lavorando anche sulle ipotesi di concussione, frode e reati ambientali. L’ipotesi dell’accusa è che, per sgravare gli industriali della zona dall’onere di realizzare interventi di adeguamento nei loro complessi come previsto dalle normative, il Cipaf - su pressione dell’al- lora presidente della Provincia Marzio Strassoldo – abbia realizzato un impianto non necessario e non funzionale, spendendo 30 volte tanto quanto sarebbe bastato per adeguare, come peraltro prescritto dagli uffici provinciali, il depuratore esistente. Ma andiamo per ordine. Siamo nel 2004 e a capo di palazzo Belgrado c’è il prof. Strassoldo. Dirigente dell’area ambiente di Palazzo Belgrado è l’ingegner Paolo De Alti, il quale ha una certa esperienza nel settore e conosce molto bene le leggi, tra cui le numerose normative ambientali approvate negli ultimi anni che impongono alle imprese adeguamenti e interventi in materia di rifiuti, reflui industriali, emissioni in atmosfera. Quando la Provincia si trova di fronte alla richiesta di autorizzazione per il depuratore appena ultimato dal Cipaf nella zona industriale di Buja-Osoppo, in cui confluiscono le acque di scarico di decine di imprese (in primis Pittini e Fantoni), gli uffici guidati da De Alti impongono delle condizioni, contenute nella determina provinciale n° 38 del 29 gennaio 2004. Si tratta di alcuni interventi sul depuratore stesso e altri invece che devono essere realizzati all’interno dei grossi gruppi industriali che vi fanno confluire i propri scarichi (come il trattamento delle acque di raffreddamento e di quelle di dilavamento dei piazzali). Secondo quanto ricostruisce Leandro Taboga nella memoria che ha fatto scattare le indagini dei carabinieri, le prescrizioni contenute nella determina n.38 non sono però gradite agli industriali della zona che avrebbero sollecitato il Cipaf a chiedere alla Provincia, per il tramite di un luminare, la revoca di tali prescrizioni. Il luminare viene individuato nella persona del prof. Cecchi dell’Università di Verona, che però conferma la necessità di quelle prescrizioni in quanto derivanti da precise disposizioni di legge e redige un progetto prelimi- IL CASO - da “IL NUOVO” del 18/2/2010 Il dirigente scomodo impiazzato perchè non allineato. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, all’origine R dell’allontanamento del dirigente di palazzo Belgrado Paolo de Alti, che all’inizio del 2004 venne spostato dal presidente Strassoldo dall’area ambiente ai sistemi informativi, vi fu anche la vicenda del depuratore Cipaf. Gli inquirenti parlano infatti di un “clima complessivo di forzature a cui il dirigente era sottoposto, relativo a questa vicenda e non solo”. Tali forzature si sarebbero indirizzate in particolare a convincere De Alti a modificare la determina provinciale in modo da “sgravare i due soggetti industriali più importanti, Fantoni e Pittini, dall’onere di dover affrontare lavori per la segregazione dei reflui all’interno dei loro insediamenti”. Secondo l’accusa, Strassoldo avrebbe esercitato forti pressioni su De Alti affinché modificasse la determina provinciale aggiungendo, laddove Il Cipaf avrebbe costruito un nuovo impianto da 3 milioni di euro quando avrebbe potuto adeguare quello esistente con una modesta spesa: uno spreco di denaro pubblico per un’opera rivelatasi anche inefficiente. nare per l’adeguamento del depuratore. A febbraio il progetto di Franco Cecchi (costato 20mila euro) ottiene il parere favorevole dalla Provincia e l’allora presidente del consorzio Luigino Bottoni chiede a Taboga di elaborare delle proposte progettuali per adeguare l’impianto alle norme di legge. Il costo stimato dal progettista per l’adeguamento di un’opera del valore di 1 milione di euro, è modesto: 100-150 mila euro. Il CIPAF cambia linea Passano pochi mesi e al posto di Bottoni arriva Vergilio Burello. Il neopresidente cambia completamente linea: sostenendo che il “vecchio” impianto non è idoneo a funzionare in continuo (nonostante tutte le relazioni tecniche attestino il contrario), solleva dall’incarico il prof. Cecchi e affida allo studio InArCo di Udine un nuovo incarico per la redazione di un progetto La vicenda del depuratore sarebbe alla base dell’allontanamento del dirigente della Provincia di Udine Paolo De Alti ad opera dell’allora presidente M.Strassoldo si prescrivevano alle industrie gli interventi per il trattamento delle proprie acque di raffreddamento e di dilavamento dei piazzali, la frase “per quanto possibile”, offrendo così al Cipaf il pretesto per ritenere impossibili le modifiche del vecchio depuratore e procedere alla realizzazione di quello nuovo. La locuzione “per quanto possibile”, fanno però notare gli inquirenti, “è contraria a qualsiasi atto amministrativo, di per sé un atto impositivo, in quanto vanifica il contenuto tassativo della precrizione”. Sempre secondo la ricostruzione dell’accusa, De Alti avrebbe poi pagato la propria ritrosia, in questa e in altre vicende in cui avrebbe ricevuto pressioni, con l’allontanamento dall’ufficio. [...] 4 CIPAF esecutivo di un impianto nuovo di zecca per il trattamento delle acque di prima pioggia e per la gestione di emergenze determinate da scarichi inquinanti accidentali. Il nuovo progetto, approvato dal consorzio nel novembre del 2005, guarda caso esime i gruppi industriali dal dover realizzare alcun intervento all’interno dei loro complessi e “centralizza” a livello consortile il trattamento di tutte le acque. Peccato che il costo delle opere sia di 3,2 milioni di euro (tutti soldi pubblici), contro i 150mila che sarebbero stati sufficienti per adeguare l’impianto esistente. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il cda del Cipaf si sarebbe fatto insomma braccio operativo della decisione politica, nata nei piani alti di palazzo Belgrado, di accontentare gli industriali provocando loro un ingiusto vantaggio, finendo così per far pagare alla collettività un costo esorbitante rispetto a quanto sarebbe bastato. Non solo: secondo Taboga il nuovo depuratore (che è ancora in corso di realizzazione ed ora rischia il sequestro) non avrebbe affatto risposto alle prescrizioni della Provincia ed è sconcertante che quest’ultima le abbia revocate ritenendole soddisfatte dal progetto InArCo. L’ente intermedio, infatti, nulla diceva nella determina 38 della necessità di un impianto di trattamento delle acque di prima pioggia mentre il nuovo impianto è destinato principalmente a quello. Peggio ancora - e qui si spiega il coinvolgimento nell’inchiesta dei due progettisti – le opere sarebbero state progettate in assenza delle analisi di caratterizzazione delle acque che dovevano trattare e – come appurato da una perizia affidata dagli inquirenti ad una ditta specializzata di Pisa - non sarebbero in grado di depurare adeguatamente gli scarichi.Inutile, costoso, difettoso. E lo paghiamo noi. Lisa Peratoner da “Il Nuovo” - 18/02/2010 CIPAF: richiesta di riabilitazione Leandro Taboga, già gestore del vecchio depuratore del CIPAF, ci ha chiesto di pubblicare la sintesi della “richiesta di riabilitazione morale e professionale” da lui recentemente inviata al neo Presidente. Egr. Presidente Ivano Benvenuti e p. c. al CdA del CIPAF. - Con riferimento alla vicenda riguardante il sistema di depurazione consortile a servizio della Zona industriale di BujaOsoppo oggetto di indagini da parte della Procura della Repubblica di Tolmezzo, Le chiedo cortesemente di prendere atto dei fatti riportati di seguito e di attivare iniziative ufficiali finalizzate a una riabilitazione incondizionata, morale e professionale del sottoscritto. - Innanzitutto prenda atto, per cortesia, che mi sono occupato, ininterrottamente per ca. 25 anni fino al marzo 2008, dello sviluppo, della realizzazione e della gestione del sistema di depurazione consortile a servizio della Zona Industriale di Buja-Osoppo e che tutta l’impiantistica su cui si basa il depuratore consortile è frutto del mio lavoro. - Ho sempre lavorato con il sostegno e la fiducia incondizionata degli industriali serviti dalla depurazione consortile e di tutti gli amministratori che si sono susseguiti al CIPAF fino alla fine della presidenza Bottoni nel 2004. I miei rapporti con il CIPAF divennero difficili con l’avvento della presidenza dell’arch. Burello per i motivi descritti di seguito. - Grazie al mio impegno il CIPAF dispone oggi di un sistema di depurazione consortile riconosciuto pubblicamente come esemplare in ambito Regionale realizzato con investimenti pubblici modesti e caratterizzato da una elevata affidabilità a fronte di costi di gestione bassissimi. Gli interventi innovativi da me attuati sul sistema di depurazione consortile unitamente agli interventi correttivi da me definiti e attuati dalle aziende sui rispettivi cicli produttivi hanno consentito di dimezzare il costo di gestione della depurazione consortile fissato nei primi anni novanta e da allora rimasto invariato fino al 2008. - Inoltre il sistema di depurazione consortile del CIPAF rappresenta il primo caso in Regione di applicazione della Direttiva IPPC del Consiglio Europeo 96/61 del 24/9/1996 (Prevenzione e riduzione integrate dell’Inquinamento) L’attuazione di questa direttiva ha permesso di individuare e sanare i punti critici situati sui cicli produttivi all’interno delle aziende servite, i quali determinavano scarichi inquinanti incontrollati che compromettevano il corretto funzionamento del depuratore consortile. - Grazie all’attuazione di questa strategia operativa non è stato necessario fare investimenti pubblici consistenti in infrastrutture sul depuratore consortile, il quale ha oggi la stessa conformazione di quella che aveva negli anni novanta, nonostante vi sia stata una forte espansione delle aziende servite. Grazie all’implementazione della Direttiva IPPC nessuna delle aziende servite dalla depurazione consortile è stata oggetto di sanzioni amministrative o penali per violazione delle Norme a tutela delle acque dall’inquinamento: situazione unica in Regione per quanto di mia conoscenza. Questo nonostante il rilevante impatto ambientale che tali aziende avevano un tempo. - I miei rapporti con il CIPAF si deteriorarono a causa della mia ferma opposizione alla decisione del presidente Burello di sostituire, senza una lecita motivazione, il depuratore del costo di ca. 1,2 milioni di Euro, realizzato nel 2004 per trattare acque piovane e per gestire emergenze determinate da scarichi inquinanti accidentali. L’impianto realizzato nel 2004 era stato consegnato con una serie di documenti che attestavano il corretto funzionamento dell’opera, nonostante la stessa presentasse difetti di funzionamento che lo scrivente eliminò completamente su incarico del CIPAF nei primi mesi del 2008, con un investimento di 30 mila Euro. - Preciso infine di non avere mai avuto contenziosi di tipo economico o di altra natura né con il CIPAF né con le aziende servite dalla depurazione consortile e che la mia iniziativa di contrasto all’ operato del CdA presieduto dall’arch. Burello, in relazione ai fatti descritti sopra, è moti- CIPAF - ultim’ora razione da 3,2 milioni di euro (impianto definito inutile e pure non capace di funzionare dall’associazione di consumatori Codacons. (Messaggero V. 10.03.2010). Inoltre la stessa Procura di Trieste chiederà all’ex Presidente della Provincia M. Strassoldo un risarcimento di 41.000 euro a causa dell’illegittimo allontanamento del Dirigente provinciale Paolo De Alti dal suo ufficio di responsabile dell’area funzionale Ambiente e Territorio della Provincia. Secondo gli investigatori Strassoldo avrebbe provocato un ingiusto vantaggio patrimoniale agli industriali della zona avvallando la realizzazione del depuratore da 3,2 milioni di euro con soldi pubblici. L’ing. De Alti avrebbe fatto resistenza a ciò e per questo fu rimosso dalle sue funzioni. De Alti fece ricorso al giudice del lavoro, che gli diede ragione e stabilì un risarcimento di 41.000 euro che la Provincia dovette pagare allo stesso De Alti. (M.V.17/3/’10) a cura di L.L. ecentemente si è appreso che, all’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Tolmezzo circa tre mesi fa, si è affiancata un’indagine della Procura della Corte dei Conti di Trieste sull’ipotesi di danno erariale; in sostanza la Procura di Trieste vuole verificare se ci sia stato danno erariale, essendo il consorzio pubblico e soprattutto essendo pubblici i finanziamenti destinati alla realizzazione del nuovo impianto di depu- R 5 COMUNE Bilancio: molte ombre e poche certezze Il bilancio di previsione non convince l’opposizione di centro sinistra a nuova Giunta comunale guidata dal sindaco Paolo Urbani presenta il suo primo bilancio. Ma non viene promosso dalle opposizioni che ne sottolineano le incongruenze e le mancanze. «Con sorpresa abbiamo constatato che tra le affermazioni pubbliche del sindaco Urbani e gli atti concreti, quale il bilancio, vi sono notevoli contraddittorietà – afferma Mariolina Patat del gruppo “Idee in Comune” –. Il sindaco Urbani nel Consiglio comunale del 3 dicembre scorso dichiarava (come a verbale): “Nel prossimo bilancio di previsione alcune disponibilità a favore delle classi sociali più deboli verranno implementate sull’ordine del 10-15%, quindi non c’è da preoccuparsi di questa fascia della popolazione”. Inoltre nella stringata relazione che accompagna il bilancio di previsione scrive: “l’unica spesa che abbiamo deciso di incrementare al momento è la cosiddetta “spesa sociale” [...] Un incremento che abbiamo ritenuto doveroso proprio per le difficoltà maggiori L vata unicamente dalla mia ferma determinazione a contrastare il diffondersi di malcostume nonché di mediocrità e disonestà intellettuale nella pubblica amministrazione. Concludo esprimendo la mia amarezza per non essere riuscito a convincere la classe politica comunale, provinciale e regionale e nazionale di espressione locale, a farsi carico della responsabilità di controllare la correttezza dell’operato del CdA del CIPAF in relazione agli interventi di adeguamento del depuratore alle prescrizioni contenute nella determina n. 38, e che tale compito venga attualmente assolto dalla Procura della Repubblica e dalla Corte dei Conti, con tutto ciò che ne conseguirà. che le famiglie hanno registrato a causa della crisi economica”. Di un tanto però – afferma Mariolina Patat – non abbiamo trovato riscontro nelle cifre stanziate a bilancio; al contrario i fondi per il sociale sono stati decurtati. Nello specifico, Urbani ha previsto spese per oltre 77 mila euro in meno rispetto al 2009. Noi riteniamo che in un momento di crisi economica senza precedenti come quella attuale le risorse da mettere a disposizione per chi ha maggiori difficoltà ad arrivare a fine mese dovrebbero essere aumentate, non ridotte. È proprio questo – continua la consigliera di “Idee in Comune” – che avevamo richiesto nel nostro emendamento al Bilancio che malauguratamente non è stato approvato». «Anche la prevista riduzione dell’ICI sulle seconde o terze case sfitte (quelle in affitto già beneficiavano della riduzione) dal 6‰ al 4‰, ci ha lasciato molto perplessi – afferma la Patat –. Non ci sembra che si aiuti chi è in difficoltà economica riducendo l’ICI sulle seconde case. Quale “emergenza fine mese” saranno costretti a patire i possessori di seconde case mantenute sfitte? Tutto questo peraltro comporta un mancato introito per le casse comunali pari a 45.000 euro che potevano essere investiti nei confronti di chi vive effettivamente un disagio economico». «Un’ulteriore riflessione – conclude Mariolina Patat – resta da farsi sull’elenco dei lavori pubblici, un bell’elenco corposo, ma che non ha la garanzia dei fondi per portare avanti tutto. Ad esempio, per il palazzetto dello sport sono stati messi a bilancio 1.650.000 euro che ad oggi non ci sono e per i quali si spera in un contributo da Trieste, tutt’altro che garantito, visti i tagli operati nei vari settori, anche dentro il bilancio regionale». nche il consigliere Giacomino Dorotea mette in evidenza la scarsità di interventi per contenere il disagio sociale originato dalla crisi. «Avevo dichiarato nel primo Consiglio comunale che avrei valutato la maggioranza nei fatti e i fatti sono sotto gli occhi di tutti. In un periodo di” vacche magre” una buona amministrazione ha il dovere di stabilire delle priorità di intervento e su questa concentrare gli sforzi. Oggi la priorità è la crisi ed i gemonesi in difficoltà, in cassa integrazione, in mobilità, licenziati. Per questo era indispensabile convogliare tutte le risorse disponibili per il sostegno di queste gravi criticità. Ho chiesto di supportare gli anziani a basso reddito, nulla! Di fronte alla crisi che colpisce le industrie grandi medie e piccole proponevamo un incontro con tutte le parti sociali per fare il punto della situazione ed approntare un minimo di interventi; un incontro da farsi con un Consiglio comunale straordinario proprio per testimoniare la vici- A I gemonesi no risparmieraneuro, ben 287.000tto il ci ha scri Sindaco nanza del Consiglio a chi oggi è in difficoltà ma, nulla di tutto ciò è stato fatto adducendo il fatto che “i tempi non sono maturi”. Ma cosa deve succedere perché i tempi siano maturi? Dove vive la quest’Amministrazione comunale? » andro Venturni, capogruppo di “Con te Gemona”, punta invece il dito sulle limitate prospettive politiche per il nostra cittadina delineate dal bilancio 2010. «Dalla scarsa consistenza della relazione che accompagna il bilancio si evince come questa giunta non abbia affatto chiaro dove sta portando la nostra città. Le poste in bilancio devono essere conseguenti a chiari progetti, mentre invece ciò non compare. Anzi, scopriamo che proprio le maggiori progettualità propagandate dall’amministrazione sono scatole vuote. Mi riferisco al progetto “Città dello Sport” e al quello per il “rilancio del Centro Storico”. Sono progetti talmente inconsistenti che nel bilancio vengono stanziati ben 400 mila euro per incaricare dei professionisti affinché redigano degli studi preliminari e di fattibilità S Giusto che serveqpuello aumenti dell er gli rifiuti (+7% a tassa nuovi aume ) e per i l’acqua (+n2ti del0%) 6 OSPEDALE Sulla vicenda dell'Ospedale Salvato il contenitore ora pensiamo al contenuto. a travagliata vicenda del nuovo Piano Socio Sanitario Regionale (PSSR) è finalmente giunta al termine. A Gemona si tira un sospiro di sollievo perché il presidio ospedaliero parrebbe per ora in salvo, anche se, per assurdo, alla sua "salvezza" ha contribuito di più il Consiglio comunale di Tolmezzo che, diversamente da quello di Gemona che il sindaco Urbani non ha ritenuto necessario interpellare, ha espresso forti critiche al nuovo Piano e sostegno all'Ospedale di Gemona. che e indicato "in rete" con Alcune prime considerazioni l'ospedale di Tolmezzo, non generali sono d'obbligo; nei è per niente chiaro quali funprossimi numeri ci proponia- zioni saranno erogate in mo di approfondire la que- futuro. Infatti, il PSSR non stione per stimolare la rifles- ha modificato l'art. 21 della sione e contribuire a propor- L. R. 13/95 c.d. Fasola che re alcuni indirizzi sullo svi- prevedeva la riconversione luppo della sanità in Alto di alcuni piccoli ospedali tra Friuli. cui il nostro, che continua a Il primo obiettivo di una pendere come una spada di buona pianificazione sanita- Damocle da quindici anni. ria è quello di fornire rispo- Per questo, a nostro avviso, ste adeguate ai bisogni di sarebbe necessario rimettere salute dei cittadini. Di questo mano all'intero assetto del purtroppo nel nuovo Piano Servizio Sanitario RegionaSanitario c'è ben poco tant'è le, predisponendo una nuova che nel Presidio Ospedaliero Legge regionale che tenga (continua da pag. precedente) di Gemona, rientrato in conto delle mutate condizioper dar corpo a questi pro- extremis a seguito di com- ni sociali ed epidemiologigrammi. Come dire che le promessi e pressioni politi- che e che riveda le funzioni idee ancora non ci sono e spenderemo un sacco di Il Consiglio Chi difendedi soldi dei cittadini per elaboc omunale di l’ospedale rarle da zero. Eppure di Città T ? olmezzo! Gemona dello Sport si sta parlando da mesi ed ora scopriamo che siamo ancora agli studi di fattibilità!» «Infine – concludono i tre consiglieri comunali – avevamo anche presentato un emendamento affinché venissero ridotti gli stanziamenti per gli incarichi professionali (aumentati di oltre il 100% - la spesa passa da 317.000 euro a 645.000 euro) chiedendo che almeno 300.000 euro venissero destinati al Cinema “Socia- Pressione tributaria pro capite del Comune di Gemona [1] le” per rinnovare le scomoAnno 2010 Aumento de poltroncine della sala e Anno 2009 226.14 € 230.06 € + 1.7% fornire maggior comfort agli spettatori. Intervento tanto più urgente dopo la recente Pressione finanziaria pro capite del Comune di Gemona [2] apertura del Cinema “David” Anno 2009 Anno 2010 Aumento di Tolmezzo. Anche questo 435.91 € 442.17 € + 1.4% purtroppo non ha trovato [1] La pressione tributaria pro capite indica la pressione eserpositivo riscontro. Abbiamo citata dal Comune sui cittadini derivante dalle entrate tributaa volte il sospetto che le pro- rie (comprensive sia dell'attività ordinaria di prelievo fiscale, poste della minoranza ven- che di quella straordinaria di accertamento tributario). gano cassate non per la valu- [2] La pressione finanziaria pro capite indica la pressione tazione ponderata del loro esercitata dal Comune sui cittadini derivante dalle entrate tricontenuto, quanto per il pre- butarie ed extra-tributarie (comprensive di tariffe e proventi concetto legato alla loro pro- diversi). venienza. Ma è solo un [Fonte: Parere dell'organo di revisione sulla proposta di sospetto, che ci auguriamo la Bilancio di previsione 2010] nuova Amministrazione da www.contegemona.it saprà presto sfatare». L Bilancio 2010 dell'intera rete ospedaliera affinché questa sia in grado di garantire una risposta centrata sui bisogni della popolazione. Questa Giunta regionale avrà l'autorevolezza e la competenza di rimettere mano in modo serio a questa materia? C'è da dubitarne, se per mesi, anziché affrontare i veri nodi, si è concentrata sulla chiusura, posta come pregiudiziale dalla Lega Nord, di quattro ambulatori per cittadini extracomunitari gestiti da personale sanitario volontario! Sandro Venturini O SOI SPIRT (Ai nestris muarts spierdûts in Russie) Fredis lis mans, pîts inglaçâts, lis spalis pleadis sot dal pastran, a stent a lavin indenant, cu lis lagrimis tai voi suiâts, incolonâts dilunc. Colâ ogni tant par cjapâ flât su la nêf imacolade, come i linzûi de lissie che àn lassât in chel jet cjalt di cjase. - Parcè Signôr murî cussì, parcè cheste crôs? - Jeviti su, no sta colâ! La sperance e je tes gjambis che nûs fasin tornâ. - Lassìn i muarts a durmî sot chest cîl celest di Madone. - O dovìn tornâ par lôr, par contâ ce che vûl dî murî di rabie, di fan, di frêt, di sfiniment, tun jet di nêf cuviert des stelis. Egle Taverna Premiata al Concorso Letterario per la Poesia in lingua friulana - Udine Poesia 2006 - Comune di Udine e Facoltà di Lingue - Università di Udine. SALUTE 7 Come sopravvivere ad un infarto La conoscenza di alcuni aspetti fondamentali può salvare una vita Le patologie cardiovascolari sono la prima causa di mortalità nella nostra società industrializzata, in molti casi la conoscenza di alcuni aspetti fondamentali può salvare una vita. Inizia, da questo numero, la collaborazione con la dott. Lucia Solinas, cardiologa presso l'Ospedale di Tolmezzo dell'ASS. n3 Alto Friuli, con una serie di contributi di informazione e prevenzione. infarto è causato dalla sottili cateteri che aprono ostruzione, dovuta alla meccanicamente la coronaformazione di un trombo (un ria (angioplastica con palcoagulo di sangue), di una loncino). delle arterie coronarie che Questi trattamenti hanno la portano il sangue al cuore. Il loro massima efficacia nel mancato arrivo di sangue salvare il cuore se vengono (ischemia miocardica) usati entro le prime 2-3 ore, determina un danno progres- mano a mano che passa il sivo al muscolo cardiaco che tempo sono sempre meno comincia dopo 20 minuti efficaci e dopo si può solo circa e diventa irreversibile cercare di aiutare il cuore dopo 2-3 ore. Più tempo ormai irreversibilmente danpassa maggiore è la quantità neggiato. di cuore che viene danneg- Tuttavia, il problema non è giata con importanti conse- solo quello di salvare il guenze sulla durata e la qua- cuore da un grande danno, lità di vita dei pazienti colpi- ma di salvare la vita della ti da infarto. Riaprendo la persona colpita da infarto, coronaria chiusa si può perché le prime ore sono interrompere l’infarto e que- quelle in cui il paziente colsto oggi è possibile grazie a pito da infarto è a maggior farmaci che sciolgono il rischio di morire per un’ trombo (iniettati in vena) o arresto cardiaco. L’ L’infarto è spesso confuso con un’indigestione L’arresto cardiaco è causato da un’aritmia, la fibrillazione ventricolare, che è una sorta di cortocircuito elettrico che blocca la funzione del cuore di pompare il sangue nelle arterie. Quando il cuore smette di funzionare in pochi attimi si ha perdita di coscienza e cessazione dell’attività respiratoria, cioè una morte improvvisa. Questa aritmia si può interrompere con la defibrillazione elettrica (vi ricordate la “scossa” che davano i medici di “ER: medici in prima linea”?) e il cuore riprende a funzionare immediatamente e salvando la vita della persona. Diventa quindi fondamentale riconoscere i segni di allarme di un infarto per combattere l’arresto cardiaco e per ricevere le cure più appropriate nel minor tempo possibile, perché come abbiamo detto sono importanti anche i minuti. Allora, innanzitutto: quando devo sospettare un infarto? Tipicamente quando avverto un forte dolore (anche un senso di peso, di bruciore), che dura almeno 10 minuti, al centro del petto e al braccio sinistro. Tuttavia, spesso il dolore si irradia al braccio destro, a entrambe le braccia, alle spalle, alla mandibola oppure si localizza non al petto, ma più in basso, in corrispondenza dello stomaco (spesso confuso con un’indigestione). A maggior ragione se il dolore è accompagnato da sudorazione fredda, nausea, mancanza di respiro. Il sospetto sarà ancora più forte se sono fumatore, ho la pressione alta (o prendo farmaci per l’ipertensione), ho il colesterolo alto, ho il diabete, o uno dei miei familiari di primo grado (genitori, fratelli) è morto giovane (al di sotto dei 50 anni) per infarto. Nel momento in cui ho il sospetto che potrei avere un infarto ci sono una serie di cose da NON fare: - aspettare che il dolore passi (ho preso freddo, sarà un’indigestione …); - prendere l’auto e andare da solo al pronto soccorso; - chiamare il mio cardiologo; - chiamare il mio medico di base; - chiamare la guardia medica; - chiamare mio figlio o mia figlia. La prima cosa DA FARE è chiamare immediatamente il 118 perché: - chiamare il 118 permette di fare subito la diagnosi con l’elettrocardiogramma e iniziare immediatamente le cure già sul posto; - in caso di arresto cardiaco a casa o durante il trasporto (abbiamo detto che è tipico delle prime ore di un infarto) posso essere trattato con il defibrillatore e il mio cuore torna a battere: gli infermieri del 118 non mi trasportano semplicemente in ospedale ma possono salvare la mia vita! - Il mio elettrocardiogramma oggi arriva in ospedale prima di me attraverso uno speciale sistema che usa il cellulare e il medico del pronto soccorso può già decidere quale è il modo migliore di curarmi quando arrivo: prepara il farmaco da somministrare per riaprire la mia coronaria, oppure può predisporre il trasferimento a Udine per sottopormi a un’angioplastica coronarica. L’infarto miocardico terrorizza eppure continuano a morire persone che avrebbero potuto sopravvivere se non avessero atteso troppo. Lucia Solinas 8 CENTRO STORICO Un progetto globale per la comunità Riflessioni e proposte per il rilancio del Centro storico di Mauro Vale uelle che, relativamente al centro storico di Gemona, già prima del terremoto erano prospettive preoccupanti (lo spopolamento, la fuga delle attività commerciali ed artigianali, l’agonia dei pubblici esercizi) a pochi anni dalla ricostruzione ultimata si sono completamente avverate. Infatti, se si tralasciano le attività amministrative legate agli enti pubblici quali il Comune, la Comunità Montana, l’Azienda per i Servizi sociosanitari, l’Agenzia delle entrate (ma per alcuni di questi enti pare che il futuro non sia roseo), le funzioni residue del centro storico vanno di poco oltre quelle del quartiere-dormitorio o di una qualsiasi periferia. Certamente a questa situazione hanno contribuito tanto gli andamenti che potremmo definire fisiologici, riscontrabili in tanti centri storici, come le passate traversie: infatti sul finire degli anni ’60 il centro storico è per un buon terzo disabitato e agli inizi degli anni ’70 viene ulteriormente depauperato con il rilascio di centinaia di licenze edilizie in altre zone del territorio comunale; né si può dimenti- Q care il disastro del terremoto e i tempi tecnici della ricostruzione (per lo più pubblica) e della riassegnazione degli immobili agli aventi diritto. Ma bisogna pur dire che proprio dalla ricostruzione in avanti, al di là delle buone intenzioni e di tanti proclami spesso dimenticati subito dopo le campagne elettorali, per il centro storico è stato fatto ben poco e talvolta si è anche commesso qualche imperdonabile errore. Si cambia marcia? ra sembra che le cose debbano cambiare: la nuova Amministrazione, guidata dal sindaco Paolo Urbani, pare intenzionata ad affrontare di petto il problema così come l’allora candidato sindaco aveva promesso offrendo ai concittadini il “Patto con Gemona”, il suo programma politico-amministrativo per le elezioni del giugno scorso. Come i gemonesi ricorderanno, si tratta di un sostanzioso menù con ricette allettanti, tra cui compare anche il capitolo intitolato “Progetto rilancio del Centro storico” che individua in un progetto urbani- O Palazzo Scarpa-Gemin, già sede della Banca Popolare stico complessivo, frutto di un concorso di idee, lo strumento adatto a definire un migliore assetto del centro storico, tale da potenziare la coerenza e la compatibilità delle sue funzioni e da conferire una maggiore chiarezza morfologica allo spazio urbano (qui e in seguito le parti in corsivo riportano testualmente parole e frasi del documento). Secondo quel programma, con il nuovo strumento urbanistico il centro storico avrà assicurato il rilancio della centralità direzionale anche in funzione dell’ambito territoriale circostante; potrà contare sul miglioramento delle relazioni e le attività socio-culturali (Cineteca, Laboratorio internazionale della Comunicazione, Biblioteca, Cinema-Teatro, ecc.); vedrà garantita la valorizzazione del patrimonio storico e architettonico, del sistema museale, dei siti storici archeologici e di quelli ambientali (Via Bini, Colle del Castello, Musei, scavi archeologici, area del S. Giovanni, ecc.); beneficerà del potenziamento delle attività commerciali e dell’inserimento di nuove attività di accoglienza, gastronomiche e ricettive per visitatori e turisti. Infine il piano non solo indicherà le soluzioni ai problemi legati ai parcheggi ed al traffico ed ai “conflitti” che si generano con l’accessibilità pedonale (aumento delle aree pedonali, abbattimento delle barriere architettoniche, miglioramento della sicurezza e dei flussi di traffico, salvaguardia delle parti più monumentali della città) ma dovrà anche preoccuparsi di innalzare il livello di benessere dei cittadini e di dare risposte alla domanda di spazi sicuri, di luoghi d’incontro e di relazione interpersonale che recuperino il senso più forte dello spazio urbano come luogo sociale per eccellenza. Questi, dunque, i propositi su cui in linea di massima si potrebbe anche concordare salvo ovviamente pretendere qualche chiarimento su taluni passaggi del programma un po’ confusi e difficili da interpretare e tralasciando curiosità, forse troppo pepate, del tipo «bravi! ma fino ad ora dove eravate?». La voglia di fare e recenti mosse dell’Amministrazione fanno tuttavia comprendere che le cose non vanno nel senso delle proposte formulate nel periodo pre-elettorale: il sindaco, calzati gli stivali delle sette leghe, ha infatti dato il via ad un programma di interventi immediati senza attendere lo studio e la pianificazione auspicati un anno fa, quasi a dimostrare che anche a Gemona, come a Roma, si è impegnati sul versante “del fare”. Infatti non c’è più traccia della promessa di far rientrare le iniziative in un progetto organico definito, in modo che ogni mossa faccia riferimento ad un piano strategico generale, concepito per costituire, con tutte le altre tessere da ordinare in un’armonica composizione, un disegno articolato e compiuto. Così sentiamo ribadire l’impegno per il castello, che si farà – ed è un bene, intendiamoci – anche se non ci sono idee concrete sull’utilizzazione finale; e contemporaneamente si pensa di accelerare sulla vendita del sito dell’ex Ricovero Donne senza riflettere sulla potenziale complementarietà, rispetto al castello medesi- L 9 mo, di un edificio ricostruito in quel luogo. E sentiamo anche di un altro impegno: quello di mettere in salvo le tavole dipinte da Pomponio Amalteo per la chiesa di San Giovanni – un vero tesoro della pittura rinascimentale che tanti farebbero carte false per avere – e di offrirle alla pubblica fruizione nello scantinato di palazzo Scarpa-Gemin, già sede della Banca popolare di Gemona. A dire il vero questa non è una iniziativa isolata: fa parte di una più complessa partita che, a quanto è dato capire, dovrebbe essere giocata in più mosse. La prima vedrebbe impegnato il Comune a recuperare risorse mettendo in vendita gli appartamenti di proprietà – un’ottantina – sul mercato immobiliare. Con il ricavato e con la vendita dell’attuale sede degli uffici comunali si dovrebbe quindi poter acquistare (seconda mossa) il palazzo Scarpa-Gemin e, dopo gli opportuni lavori di sistemazione interna, adibirlo a sede operativa del municipio. Nello stesso palazzo Scarpa-Gemin (terza mossa) potrebbe essere sistemata anche la biblioteca che oramai risulta ingessata nella sede attuale, lasciando così liberi i locali attualmente utilizzati per un ampliamento degli spazi museali di palazzo Elti. E un ambizioso progetto di collaborazione con la direzione di Villa Manin – e l’ambizione in questo caso potrebbe essere una virtù – dovrebbe trasformare gli spazi liberati di via Bini (quarta mossa) in succursale espositiva delle grandi mostre di Passariano. Sembra poi che l’Amministrazione comunale, sempre relativamente al centro storico, sia prossima a varare un programma di regolamentazione del traffico che dovrebbe prendere in esame percorsi, parcheggi e zone pedonali con una attenzione particolare per il comparto Municipio-Porta Udine-Area del CENTRO STORICO vecchio Ospedale; come pare decisa a intervenire subito, sempre “intra muros”, con l’abolizione di imposte e tasse per le attività commerciali e i pubblici esercizi. Ripeto: alcune di queste ricette potrebbero essere gustose, altre un po’ meno e altre addirittura cattive. Ci si potrebbe insomma trovare di fronte ad una casa costruita senza un progetto, con ottime soluzioni abitative ma con una finestra aperta là dove servirebbe una porta e con una scala che termina davanti ad una parete che la rende inservibile. Comunque, a proposito delle idee che sembrano prossime alla realizzazione, mi permetto di ripescare alcuni suggerimenti frutto di riflessioni e di approfondimenti scaturiti da convegni sulla cultura, sul centro storico e sul castello, organizzati venti e più anni fa dal Circolo culturale “Tina Modotti” e dalla lista civica “Gemona-La Forza civile”. D’accordo: è passato tantissimo tempo da quando quelle conclusioni sono state formulate e proposte all’attenzione dei governanti della nostra città; ma nessun reggitore di Gemona s’è mai preso la briga di esaminare criticamente quei suggerimenti ed eventualmente di utilizzarli nel caso si fossero dimostrati ragionevoli e, soprattutto, utili. Ecco dunque che rispolvero quei suggerimenti che, con i necessari adattamenti alla realtà odierna, mi paiono pertinenti alle iniziative che l’attuale Amministrazione si accinge (o si accingerebbe) a portare a compimento. Ricostruzione del castello l complesso del Castello ricostruito potrebbe divenire occasione di ulteriore arricchimento dell’offerta culturale e museale cittadina sia sotto il profilo storico (il castello e il suo colle come centro archeologico deputato I ad illustrare gli antichi insediamenti gemonesi e le vicende della meno antica Magnifica Comunità) sia sotto il profilo geofisico (un centro di documentazione e divulgazione – e anche di esemplificazione dal vivo – sui terremoti per illustrare i movimenti tellurici, le loro cause e i loro effetti partendo dalle L’ex palazzo Formentini - di Caporiacco tragiche vicende del 1976, con il sup- mazione del soffitto dell’Aporto e la collaborazione di malteo dovrebbe bastare il organismi scientifici quali buon senso per dire che l’Osservatorio Geofisico di anche lo scantinato più Trieste e l’Università di ampio del mondo non va Udine). In tale prospettiva la bene e che anche in questo ricostruzione dell’ex Ricove- caso è necessaria qualche ro Donne potrebbe completa- ulteriore riflessione. Persore gli spazi necessari ai fini nalmente, come ho avuto didattici (sono veramente modo di dire e scrivere al esigui quelli che si potranno sindaco su quell’ipotesi di ricavare dal ricostruito fab- sistemazione, per il soffitto bricato delle carceri!), racco- dell’Amalteo penso che la gliendo anche le funzioni di strada principale da percorpunto di partenza di un rere sia quella della riedifiimpianto di ascensione alla cazione del contenitore (il sommità del colle e di strut- complesso di San Giovanni) ture di accoglienza e ristora- sul sedime originario per zione (eventualmente da farne l’auditorium comunaampliare, queste ultime, rico- le. E la ricostruzione andrebstruendo alcuni piccoli edifi- be completata con la riapertura di via San Giovanni su ci distrutti su via Altaneto). piazza del Municipio, ponendo rimedio ad uno dei maggiori errori della ricostruzione e recuperando un tratto vitale del cuore di Gemona (uno dei pochissimi completamente in piano, potizzando che l’intenzio- senza salite e discese!) fino ne dell’Amministrazione al nuovo parcheggio di via comunale sia veramente San Bartolomeo. quella che ho tratteggiato sopra, e dicendo subito che l’acquisizione del palazzo già sede della Banca popolare potrebbe anche risultare n palazzo Scarpa-Gemin un elemento interessante per vedo anche difficile, se un ragionamento complessivo, ritengo che per la siste- non addirittura impossibile Palazzo Scarpa-Gemin e l'Amalteo I Nuova sede per la biblioteca I 10 CENTRO STORICO per questione di spazi, la sistemazione della biblioteca. Un tempo avevo pensato che quell’eccellente istituzione potesse esser collocata, a ricostruzione avvenuta, nel quattrocentesco palazzo Formentini-Caporiacco di via Cella. E dello stesso parere s’era dimostrato il gruppo di lavoro “Cultura” che faceva parte dell’articolata Commissione che nel 1977 era stata incaricata dall’Amministrazione comunale del tempo di formulare suggerimenti ed indirizzi per armonizzare la ricostruzione con le esigenze e le opportunità della Gemona da far rinascere. Purtroppo questa e altre indicazioni, come la necessità che la ricostruzione riproponesse completamente le più rilevanti realtà architettoniche cittadine, compresi i complessi delle Grazie e di San Giovanni, le due chiese di proprietà comunale, furono disattese. Sono passati oltre trent’anni dal 1977 – quasi mezza vita, direbbe Dante – e neppure il mesto recupero di alcune reliquie architettoniche del palazzo Formentini-Caporiacco nel cortile di palazzo Elti giova a far dimenticare l’amaro di un’altra scelta sbagliata. Lasciamo le tristezze e torniamo alla biblioteca per la quale individuare una nuova sede, oggi, è veramente una necessità. È una necessità per una crescita indispensabile all’aggiornamento e alla diversificazione della sua offerta e del servizio che deve garantire; lo è ancora di più per la conservazione e la valorizzazione dei suoi fondi antichi la cui salvezza dalla distruzione del ’76 è costata tanto impegno dentro e fuori Gemona. Come per il soffitto dell’Amalteo, ho riflettuto molto sulle possibili soluzioni di questo problema ma sono giunto a individuare solamente due possibilità. La migliore mi pare quella di una sistemazione nel complesso in parte utilizzato dall’Agenzia delle entrate di via Liruti, ovviamente trovando un’adeguata sistemazione per l’Agenzia stessa (che Gemona non può lasciarsi sfuggire). L’altra potrebbe avverarsi solamente nel caso di smantellamento – ma il ragionamento non vuole assolutamente essere un auspicio in tale senso – della Comunità montana. per entrambe le soluzioni, comunque, andrebbe verificata la possibilità di spazi da dedicare all’auspicata istituzione di un centro di studi archivistici – splendida idea del compianto Michele Zacchigna, di Alida Londero e di tanti appassionati studiosi, gemonesi e no – che dovrebbe “sfruttare” le ricchezze documentali gemonesi in stretto collegamento con la biblioteca. Un parcheggio e un tunnel ornando ai ventilati interventi dell’Amministrazione comunale, per quanto riguarda i problemi da risolvere nel comparto “viabilità” mi permetto di rilanciare due proposte che avevo formulato e riproposto più volte dai banchi del Consiglio comunale tanto tempo fa. Una riguarda l’ipotesi di un parcheggio a monte del duomo, sopra la “Frate”, collegato con via Bini e con piazza Garibaldi da percorsi pedonali. L’altra riguarda l’ipotesi di superamento, per mezzo di un tunnel, del grande ostacolo determinato dal colle del castello per una facile uscita dal centro storico verso Sud-Est, verso Maniaglia, Montenars e Artegna. Il tunnel, che non dovrebbe esser più lungo di duecentocinquanta-trecento metri, avrebbe anche il merito di alleggerire il traffico su strade divenute problematiche per gli spostamenti pedonali (le vie da Patriarca Bertrando a Ospedale San Michele, passando per piazzetta Portuzza) o di diminui- T re gli effetti del più ampio giro fino a via Dante, via Belgrado e via Sottocastello. Meglio più lavoro o meno tasse? esta ancora da aggiungere qualcosa sulla questione delle imposte e tasse per le attività commerciali e i pubblici esercizi che il sindaco Urbani si accinge a ridurre e in parte abolire in centro storico. Pur condividendo le giuste obiezioni di alcuni esponenti dell’opposizione sulla disparità di trattamento che ne deriverebbe per le attività cittadine che ne sarebbero escluse, viene naturale chiedersi: «ma se non c’è lavoro, se non ci sono acquirenti, che ne fanno i commercianti e gli esercenti del centro storico della diminuzione delle tasse?». Il nocciolo della questione sta proprio qui: commercianti ed esercenti si aiutano portando clientela in centro storico. A tale proposito penso che una seria politica di promozione delle offerte culturali del centro (la città ricostruita, i monumenti salvati, le architetture moderne, i numerosi musei, un domani il castello e, speriamo, altro ancora) possa costituire un valido strumento per “catturare” presenze. Ma occorrerebbe una “massa critica” decisamente superiore di quanto non possa garantire il richiamo culturale. Forse però la soluzione sta proprio in mano ad esercenti e commercianti e all’Amministrazione comunale potrebbe toccare solo una funzione maieutica, solo il compito di far da levatrice. R Le eccellenze prodotte in Friuli idea, proposta recentemente all’interno del circolo del PD gemonese da L’ Adele Fazzini, è quella di fare del centro storico di Gemona un grande “outlet” specializzato, il sito degli spacci aziendali di tutte le eccellenze prodotte in Friuli: dai prosciutti ai formaggi, agli insaccati, ai vini, alle grappe, agli oli, ai dolci, ai ricami, alle oreficerie, all’abbigliamento, all’arredamento, ai coltelli eccetera. Da Gemona tutti devono passare sia che entrino in Friuli o che ne escano, provenienti da o diretti verso l’Europa centrale ed orientale. La proposta di poter scegliere in un unico grande polo mercantile prodotti di classe e di qualità a marchio Friuli potrebbe richiamare veramente nuove consistenti presenze e commercianti ed esercenti potrebbero essere contenti, come ai tempi del “Niederlech”, di pagare qualche tassa in più. * * * Più di qualcuno, a questo punto, avrà motivo di rinfacciarmi di aver cercato anch’io di indossare stivali magici e così mi fermo e chiedo scusa delle mie tirate. Ma devo ribadire una cosa: che erano giuste le intenzioni del programma elettorale di Paolo Urbani candidato sindaco, così come lo erano gli analoghi impegni degli altri due candidati: per ridare alla nostra comunità una parte essenziale della sua anima serve veramente un progetto globale di rilancio del centro storico. E se affrontiamo con coraggio e in libertà la ricerca di risultati, tra i molti possibili saremo certamente in grado di scegliere quelli migliori. 11 TERRITORIO Progetto di recupero del lago Minisini Intervista al dott. Beltrame, tecnico della Comunità Montana del Gemonese L’opinione di Legambiente. n cosa consiste il progetto che la Comunità Montana ha redatto? Il progetto propone un intervento di sistemazione, bonifica e riqualificazione ambientale del Lago Minisini, comprendendo anche un miglioramento vegetazionale delle aree boscate attigue alle rive del Lago. Di fatto, rappresenta il compimento di un lungo percorso di studi e valutazioni naturalistiche e geologiche condotte al fine di dare rinnovata vitalità ad un ambito lacustre estremamente caratteristico sia sotto il profilo faunistico – ornitologico, sia dal punto di vista floristico – vegetazionale. L’intervento assume una forte valenza ambientale, naturalistica, sociale, storica, paesaggistica e culturale, essendo questo ambito particolarmente caro alla popolazione di Gemona, ed in particolare alla gente di Ospedaletto Quali sono i risutati attesi dall’intervento? L’obiettivo è quello di favorire il recupero dell’ecosistema lacustre che all’attualità si trova in avanzata fase di interramento, assicurando la funzionalità ecologica e la biodiversità di uno degli I habitat più significativi dell’area. Infatti il lago è inserito in un Sito di Interesse Comunitario (SIC) denominato Lago Minisini e Rivoli Bianchi che si sviluppa su una superficie complessiva di Ha 396, è uno dei suoi elementi caratterizzanti quale specifica zona umida. In cosa consistono le opere? Le opere riguardano limitate scavi, sia in termini di aree interessate che di profondità di lavorazioni, compresa una bonifica da ordigni esplosivi, ed opere di miglioramento vegetazionale delle rive al fine di contenere l’apporto di materiale vegetale. Le lavorazioni saranno eseguite da terra, fino dove consentito, con idoneo mezzo escavatore a pattino largo e munito di braccio lungo e apposita benna per ridurre al massimo situazioni d’impatto e le stesse lavorazioni saranno attuate nel periodo estivo allo scopo di non creare disturbi e alterazioni nelle fasi più delicate del ciclo biologico della fauna. In sostanza si prevede l’asportazione del materiale vegetale (canneto) e di una ridotta porzione del substrato sottostante fino a raggiungere una 730/2010 profondità massima di m. 1.50, realizzata progressivamente dalla riva all’interno del lago sulle superfici indicate nella allegata planimetria e salvaguardando integralmente alcune isole e la sponda sinistra. Avete valutato con attenzione gli aspetti e impatti ambientali dell’intervento? Sì, nel progetto sono stati attentamente valutati gli aspetti naturalistici e geologici della conca glaciale che ospita l’intero ecosistema, proponendo azioni graduali e limitate nella profondità di scavo proprio per mantenere le condizioni ecologiche di questo ambiente lacustre. Il progetto vuole anche aprire la strada al prossimo Piano di gestione dell’area,che dovrà essere in breve predisposto e che dovrà individuare le forme di utilizzo del territorio del SIC compatibili con le peculiarità del Sito, non dimenticando anche quelle attività umane che da sempre sono state praticate senza alterare gli equilibri ambientali. bbiamo chiesto anche a Sandro Cereghini Presidente del Circolo Gemonese di Legambiente A RED/2010 una sua opinione sul progetto. Come Circolo, avuta notizia dell’intenzione della Comunità Montana di attivare un intervento di ripristino ambientale nell’ambito del laghetto, abbiamo chiesto chiarimenti e delucidazioni sia ai tecnici dell’Ente pubblico sia ad alcuni dei professionisti che avevano redatto gli elaborati di studio. Ne sono nati due specifici incontri avvenuti nei mesi scorsi durante i quali ci siamo confrontati direttamente sia con i referenti dell’Ente responsabili del progetto Lorenzo Beltrame e Marco Masin, sia con il geologo Federico Sgobino, profondo conoscitore delle dinamiche idrauliche del sito. A tali interlocutori va naturalmente il nostro ringraziamento per la disponibilità dataci e per le competenze dimostrate. Per parte nostra riteniamo di aver fugato alcune perplessità iniziali. Assisteremo inoltre con attenzione all’intervento al fine di verificare in concreto la sua incidenza sulle dinamiche del sito e alla redazione del Piano di gestione dell’intera area SIC. ICI PRENOTA SUBITO IL TUO APPUNTAMENTO chiamando lo 0432 970499 dal lunedì a venerdì 8.30 - 12.30 e 14.00 - 18.00 GEMONA DEL FRIULI -Via Roma, 148 TERRITORIO 12 Caro Assessore, ... A proprosito del progetto di recupero del Lago Recentemente si è tenuto, ad Ospedaletto, un incontro per illustrare il progetto di recupero del lago Minisini. E’ interventuto anche l’attuale Assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Gemona, Collini Fabio, il quale ha informato i presenti che, nel breve periodo degli anni ‘90, in cui era Presidente della Comunità Montana, si era interessato all’area, aggiungendo che i Verdi, all’epoca, si erano sempre opposti a qualsivoglia intervento. Le numerose richieste di chiarimento a questa affermazione mi permettono di informare su quella che è stata la reale posizione dell’area ambientalista in quel periodo, ripercorrendo sinteticamente le attività dei Verdi sull’argomento. 1. Tra il 1990 e il ’91, per un anno, i Verdi fanno parte della maggioranza e della Giunta comunale: a) Viene approvato il progetto del sentiero naturalistico Silans-Lago di Ospedaletto: un percorso storiconaturalistico e uno sguardo suggestivo su Gemona, le Prealpi e il lago Minisini. Un itinerario della conoscenza. b) Viene rivisitato il progetto, predisposto dalla Comunità Montana, su un finanziamento regionale dell’Assessorato all’Agricoltura, che prevedeva la realizzazione del manto della strada del Forte (salendo a S. Agnese, dopo la galleria) in cemento armato, sostituendolo con un fondo in ciottolato. c). Nel convegno “Il lago nel parco” promosso dalle Associazioni ambientaliste e patrocinato dal Comune, il mio intervento, in qualità di Assessore ai progetti speciali, informava i partecipanti sui seguenti impegni dell’Amministrazione: - la chiusura della strada del lago al traffico turistico motorizzato; - la mitigazione dell’impatto paesaggistico della ferrovia: erano in corso, in tal senso, contatti con le ferrovie; - la redazione di uno studio conoscitivo e valutativo di un possibile intervento sul lago per interrompere il progressivo interramento. Questo lavoro è stato raccolto nella pubblicazione “Il lago nel Parco”. d) Viene redatto un regolamento per l’erogazione dei contributi a persone e associazioni. Cosa c’entra col Lago? Un articolo del regolamento prevedeva l’erogazione di contributi a coloro che nelle zone di particolare pregio ambientale realizzavano dei manufatti (es. recinzioni,..) senza deturpare. Si intendeva con ciò tutelare il paesaggio come bene collettivo. Ad es: Un proprietario può fare una recinzione usando un cavo elettrico e paletti di ferro ma il paesaggio ne risente, si impoverisce. Usando un contributo pubblico può realizzare una recinzione di qualità, grazie all’integrazione sul costo sostenuto. 2. Dalla metà del 1992 i Verdi sono all’opposizione sino alla fine del mandato amministrativo. e) Nel 1993 l’ Amministrazione comunale con sindaco Disetti esprime parere negativo alla proposta della Stazione Forestale di vietare il transito al turismo motorizzato sul tratto di strada che da Ospedaletto sale a Sant’Agnese. Il gruppo Verde raccoglie 1089 firme per chiedere la salvaguardia di quell’ambiente e la modifica del parere, espresso dalla Giunta, per consentire il transito agli automezzi solo agli aventi diritto (proprietari, persone inabili, macchine di servizio... come era previsto dall’art. 2 della legge Regionale 15/91). In Consiglio comunale forti resistenze ci sono state proprio da parte dei Consiglieri di maggioranza, in particolare dei socialisti. Si ricorda Assessore? Lei come ha votato? f) I Verdi segnalano all’ Amministrazione comunale l’inopportunità di consentire che adulti in tuta mimetica e armi “giocassero a fare la guerra nel forte”. g). Realizzano un censimento delle aree degradate del territorio comunale e segnalano due aree presenti anche nell’area del lago. 3. In seguito, ulteriori proposte sono state pubblicate sul periodico Pense e M. Eccole in sintesi: h) Ristrutturazione e trasformazione della vecchia stazione di Ospedaletto, in un piccolo Museo della Ferrovia, del lago Minisini e (perché no?) del Centro storico di Gemona e Venzone; in- somma un punto informativo per coloro che transitano in bicicletta sulla ciclabile che dovrebbe essere realizzata. i) Valorizzazione didattica del lago per promuovere l’apprendimento scientifico e la sensibilità ecologica degli studenti (dall’infanzia alle superiori). l) Estensione del divieto di caccia a tutta l’area del Lago, Cumieli, Sant’Agnese e Rivoli Bianchi. Si era auspicata in tal senso una decisione della Riserva di Caccia di Gemona, decisione che avrebbe sicuramente trovato favorevoli molte persone di Ospedaletto e di Gemona. m) Interventi mirati volti a ritardare il processo di interramento dello specchio lacustre. Queste proposte, dopo 15 anni, sono quanto mai attuali; auspico che, dopo anni di rinvii, si possa giungere alla realizzazione di un Piano di gestione dell’area in cui Enti, Associazioni e cittadini siano coinvolti nella tutela e nella manutenzione di Sito di Interesse Comunitario, caro a tutti. Sandro Cargnelutti L’uomo che pu Incontro con Renzo Tuti a tempo percorro la valle del Glemineit alla ricerca del sentiero Troi dal Preidi e la località Plan di Zucat, pianoro richiamato dalle cronache di inizio Novecento dove, si racconta, sia stato uccisa la guardia comunale Domenico Copetti (Meni Nôle). In una delle mie perlustrazioni ho sentito il rumore di un piccone che risuonava nella valle. Incuriosito, ho accelerato il passo per conoscerne la fonte. Mi sono trovato davanti una persona che conoscevo di vista: Renzo Tuti, da famee dai Cividins, con il suo cane e munito di attrezzi di lavoro. D Mi sono fermato a parlare con lui che mi ha raccontato della sua passione: riaprire e pulire vecchi sentieri che la natura sta riprendendo a sè e che gli “ricordano” le fatiche del lavoro sui monti e insieme la grande cura e il tignî cont dal propri puest dei nostri vecchi. Insieme abbiamo percorso il sentiero e l’imboccatura per scendere dalla valle del Glemineit al troi dai Cincent; il tracciato è poco definito, nell’800 veniva usato dalle persone di Godo e Piovega per arrivare rapidamente in Siere. Dopo alcune settimane sono ritornato in quei luo- 13 REGOLE&DEMOCRAZIA Cambiare regolamento durante la partita Non esiste libertà senza regole condivise e rispettate da tutti mmaginiamo una partita di calcio. Cosa direste se un difensore della squadra avversaria prendesse in mano il pallone in area di rigore? Ovviamente, calcio di rigore ed espulsione. Immaginate ora che il Presidente della squadra avversaria pretenda che il fallo di mano in area non sia più punibile perché la squadra prima in classifica non può perdere la gara, proprio perché è prima. Come reagireste? Eppure, tutto questo è successo con il decreto “salva liste”. I Brevemente, il PdL ha presentato la propria lista all’ufficio elettorale della Regione Lazio in ritardo. Ne è logicamente seguita la sua esclusione dalle prossime elezioni regionali. Il Governo Berlusconi, invece di prendersela con i responsabili del fatto, ha immediatamente varato un decreto per permettere la riammissione della lista del suo partito al di là dei tempi prescritti, decreto che, tra l’altro, si è rivelato errato perché la materia è di competenza delle Regioni. Questa azione legislativa è solo l’ultima di una serie di leggi ispirate dalla prepotenza di chi sente di avere “il Potere” e di poterlo esercitare a proprio piacimento. Chi non ricorda la lunga serie di leggi “ad personam” per sottrarre Berlusconi ai processi che lo riguardano, l’utilizzazione impropria della Protezione Civile per evitare i prescritti controlli sulla spesa pubblica, l’occupazione degli organi di controllo e di informazione, assegnati a suoi dipendenti (basti ricordare le ultime intercettazioni telefoniche), lo scudo fiscale ed il tentativo di disinnescare gli organi che lisce i sentieri ghi ed il sentiero era aperto. Ma questo non è l’unico esempio: Renzo ha appena finito di sistemare il Troi das ôgis e altri sentieri in Cumieli. Chi fa e chi disfa Persone in sella alle moto salgono sui sentieri, scassandoli, aprendo il varco al ruscellamento veloce dell’acqua che facilita l’erosione e persone come Renzo Tuti che, in modo gratuito e senza clamori, riporta in uso vecchi sentieri. Complimenti Renzo. Sandro Cargnelutti non riesce a controllare mediante campagne diffamatorie come verso la magistratura o gli organi di informazione? E’ ora di dire basta con forza a questo modo di pensare distorto. Essere Capo del Governo non significa essere Padroni dello Stato e poter fare quello che si vuole. L’investitura popolare non significa non essere soggetti al controllo del proprio operato. Nel ‘900 abbiamo già conosciuto situazioni simili. Il carattere che distingue le democrazie liberali è la ripartizione dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario per evitare che tutto il potere si concentri su una singola persona. Mettere sotto controllo il Parlamento attraverso leggi elettorali restrittive, tentare di assoggettare la Magistratura all’Esecutivo, far tacere l’informazio- ne non servile verso il Capo significa porsi fuori dal novero delle Democrazie Liberali. I Comitati per la Costituzione ritengono che l’insieme di questi comportamenti e atti prefigurino un’idea di repubblica autoritaria e plebiscitaria - il governo del “fare” senza regole e senza controlli - pubblicizzata da una informazione controllata che spaccia le illusioni per realtà. Tutti, a cominciare dai veri Liberali, anzi loro per primi, dovrebbero impedire che questo processo venga portato a termine. Non esiste libertà senza regole condivise, rispettate e non soggette al volere del potente di turno. Il Comitato per la Costituzione di Gemona del Friuli 14 ENERGIA Energetica-mente Risparmiare energia in casa, cosa utilizziamo e quanto, inconsapevolmente, sprechiamo ogni giorno uali sono i processi che regolano il funzionamento degli edifici? Come si calcola il fabbisogno termico di un’abitazione? Cercheremo in questo articolo di dare una risposta, anche se parziale, a questi interrogativi. Gemona del Friuli è un Comune della pedemontana che, come definito dal DPR 412/93 si posiziona in zona climatica E; ha un periodo di riscaldamento di 183 giorni, dal 15 ottobre al 15 aprile, altezza sul mare di 272 m e 2488 gradi giorno. Temperatura adottata di progetto 6°C. Questi numeri sono alla base delle diagnosi energetiche dell’edificio. Lo stesso decreto definisce come impianto termico l’insieme degli apparati tecnologici che servono alla climatizzazione degli ambienti ed alla produzione di acqua calda sanitaria. Quindi per climatizzazione, si intende sia il riscaldamento che il raffrescamento. Quest’ultimo, fino ad oggi, era una parte energetica poco considerata ma sta diventando sempre Q Stranieri «Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri». don Lorenzo Milani più importante, anche in conseguenza dei cambiamenti climatici di cui tutti ci stiamo rendendo conto. Nelle stagioni fredde, quando riscaldiamo le nostre case, il consumo di energia aumenta con l’aumentare della differenza tra la temperatura interna e la temperatura esterna. L’impianto di riscaldamento sarà dimensionato in modo da poter mantenere una temperatura interna di 20°C, se si tratta di un edificio residenziale. Per fare questo ci doteremo di un sistema di emissione del calore, cioè di un apparato, che trasferisca “calore” dalle tubazioni che lo trasportano, all’ambiente; di un sistema di regolazione, cioè di un meccanismo che “senta” la temperatura di quello stesso ambiente e lo comunichi all’impianto; di un sistema di distribuzione, cioè la rete di tubazioni ed il tipo di circuito che il calore deve effettuare; di un sistema di produzione, cioè, l’apparato che fisicamente genera calore, utilizzando combustibili di vario genere. Tutte queste tecnologie contribuiscono a rendere più o meno efficiente il nostro impianto. Tornando alle definizioni del decreto ed alla nostra zona climatica, vedremo che Gemona ha un dato di 2488 gradi giorno. 2488 è la somma calcolata per tutti i giorni di riscaldamento delle “sole differenze positive” giornaliere tra la temperatura media esterna e la temperatura interna di un edificio, convenzionalmente fissata in 20 °C. Il concetto di “sole differenze positive” significa che vanno sempre sommate in modo positivo le differenze di temperatura rispetto allo 0. Cioè, se consideriamo la temperatura esterna di 6°C, e quella interna convenzionalmente di 20°C, la differenza positiva sarà: 20 – (-6) = 20 + 6 = 26°C. Quindi il nostro impianto dovrà supplire ad una differenza di temperatura di 26°C in termini di potenza. La potenza termica è la base per il calcolo del dimensionamento di un impianto. In un edificio è la somma delle dispersioni attraverso i muri, le finestre, le porte, i pavimenti, i solai ed anche dell’aereazione dei locali. Il risultato di tutte queste dispersioni dà origine ad un numero espresso in Watt. Questa potenza, moltiplicata per il tempo in cui viene erogata, ci rivela la quantità di energia consumata. L’argomento è stato espresso in termini molto approssimativi, senza pretese di entrare nel merito dei processi. Ma una cosa dobbiamo dirla. La potenza e quindi l’energia consumata, dipende direttamente dal tipo di ambiente che dobbiamo riscaldare, quindi dalle sue “perdite” attraverso l’involucro e le finestre. E’ evidente che, in un edificio, la componente che incide in modo significativo sul consumo di energia (chiamata primaria al prelievo dalla rete nazionale di combustibili fossili) è proprio l’involucro ed è questo che merita le principali attenzio- ni. Per esempio, potremmo avere il più efficiente impianto del mondo, ma se lo utilizziamo per riscaldare un box di lamiera consumeremo tantissima energia. Un valido strumento per questo tipo di valutazione è entrato in vigore, in Italia, il 26 giugno dello scorso anno: la Certificazione Energetica degli Edifici, che permette ai committenti di avere un calcolo rigoroso di quanto succede nell’edificio nel caso in cui vogliano o debbano ricorrervi, ma che permette anche una valutazione dei potenziali miglioramenti e degli interventi più vantaggiosi che un edificio potrebbe subire. Vale la pena di ricordare che da giugno verrà introdotto uno strumento regionale (VEA) che terrà conto non soltanto della parte energetica dell’immobile ma anche del suo impatto ambientale. Ogni mattina ci svegliamo in una casa calda, utilizziamo l’acqua calda, accendiamo il fornello per fare il caffè, accendiamo luci, asciugacapelli, lavatrici ed inneschiamo, ogni giorno, molti processi. Per farlo, spesso, utilizziamo combustibili che arrivano al nostro rubinetto dal Kazachistan, dall’Iran, dalla Libia o dalla Russia. Ad esempio, il lungo viaggio del gas, che ci permette di riscaldare l’acqua per cucinare, per fare la doccia, per riscaldare il nostro termosifone, inizia da uno di questi posti. Non è il caso di sprecarlo. Andrea Patat SPORT 15 Il rugby a Gemona? Sì! Dagli anni '80 ad oggi: i The Ducks e la palla ovale a Gemona vete mai visto rimbalzare una palla sferica … ebbene provate ad immaginare il rimbalzo di una ovale: imprevedibile, fantasioso, eccentrico! Così a noi piace definire la diversità di questo sport: la monotona regolarità all’imponderabile. Di cosa sto parlando? Di rugby, signori, di uno sport con la S maiuscola, dove lealtà, correttezza, sportività sono ancora un valore. E dove? A Gemona, direte voi? Ebbene sì, proprio a Gemona e non è la prima volta! Infatti, 26 anni fa, correva l’anno 1984, il rugby sbocciò nel nostro Comune come esigenza che partì dai giovani del luogo, i quali, non appena superate le emergenze dovute al sisma, vollero iniziare un percorso di vita e sportivo diversi, rifiutando l’idea delle osterie come unico punto di aggregazione. Va dato merito a Gloria, Salvatore, Piero, Marco e Paolo che furono attratti da questo sport nuovo, alternativo rispetto alle mode del tempo, sport che subito galvanizzò i ragazzi i quali, con entusiasmo, si sobbarcarono tutto il lavoro organizzativo ed anche il non irrilevante A impegno economico. Si tenga conto che all’epoca il rugby nella nostra zona era pressoché sconosciuto e quasi tutti i “giocatori” non avevano mai visto una palla ovale. La mancanza di mezzi e strutture non scoraggiò nessuno, i giocatori si autotassarono (ventimila lire al mese) solo per potersi allenare. Ricordiamo ancora con divertimento quando il Comune ci concesse l’uso del polisportivo per le gare, ma dovevamo adattare il campo e giù un sabato, tutti assieme, a fare le buche per piantare le H nel terreno, buche che ci sono ancora. Chiedemmo aiuto alle società vicine, Rugby Udine e Rugby Pagnacco, per le conoscenze tecniche, e ci supportarono e sopportarono con mezzi e uomini; un anno di allenamento sul campo per prepararci fisicamente e dietro i banchi per capire, prima di poter fare la prima gara. Merito di questo miracolo sportivo va assegnato a un altro grande uomo dello sport gemonese, Sergio Copetti, insegnante di educazione fisica e roccioso giocatore della Rugby Udine in serie A, che con tenacia e pazienza trasformò venti ragazzi ignavi in una squadra di rugby. Che anno! Va anche detto che un po’ ci aiutò l’emigrazione; infatti, fra quei venti c’erano 5 “extracomunitari” figli di emigranti rientrati dall’Australia e Sud Africa: loro almeno l’ovale lo avevano visto. La partecipazione al campionato di C1 fu per molti il coronamento di un sogno; non è retorica dire che per noi il risultato contava poco, ma poter confrontarci con i Veneti ad armi pari e ricevere da loro attestazioni di stima per il lavoro svolto e la preparazione dimostrata fu una soddisfazione impagabile. Oltre alla partecipazione al campionato nazionale di rugby e a diverse amichevoli, ci piace ricordare un importante torneo di under 16 che si svolse a Gemona nel polisportivo e che vide la presenza di numerose società provenienti da tutta la regione e soprattutto di oltre un centinaio di giovani atleti. Dopo aver raccolto notevoli soddisfazioni nel mondo della palla ovale, la società fu costretta a sospendere l’attività a causa delle difficoltà In piedi da sinistra: Giovanni Urban, Piero Contessi, Claudio Bertossi, Stefano Forgiarini, Marco Masini, Dal Pont Nello, Giacomo Gasparini, Giorgio Tomasetig, Rino Pietropolli Accosciati da sinistra: Jacob Paolo, Elio Pontelli, Eros Goi, Lucio Gubiani, Giacomino Dorotea, Daniele Iob, Edy Pischiutti, Paolo Venturini logistiche che incontrò; troppi problemi, soprattutto economici, per il pagamento dei campi su cui allenarsi. L’avventura, però, non ebbe termine ed alcuni trovarono immediatamente posto in prima squadra con la Rugby Udine a dimostrazione dell’alto livello tecnico e dell’ottimo lavoro svolto in quel di Gemona. Alcuni giocatori della Rugby Gemona tutt’oggi calpestano con onore i verdi prati del rugby in tutto il Triveneto. La splendida avventura dei The Ducks (così si chiamava la squadra gemonese) ha trovato nuova linfa in alcuni giovani gemonesi, che con coraggio e volontà vogliono cimentarsi in questo splendido sport e per questo si sono rivolti ai padri fondatori per avere aiuto. I vecchi giocatori non potevano che rispondere: Presente! Molti di noi nel vedere questi giovani correre al polisportivo per prepararsi si sono rivisti; il tempo è passato sicuramente, ma il rugby non è più sconosciuto e la disponibilità dell’Amministrazione a trovare una soluzione per gli allenamenti ci fa ben sperare. Ed eccoci qua! Il 6 gennaio 2010 è risorta come un’araba fenice la Società di Rugby Gemona, ci presentiamo con rinnovato vigore, con tante speranze ed un sogno nel cassetto: oltre che partecipare al campionato riuscire anche a costituire un settore giovanile, ma un passo alla volta … Le cariche del nuovo sodalizio sono: Presidente Cirino Squattrito, Vicepresidente Giacomino Dorotea, Tesoriere Eros Goi, Consiglieri Michele Cedolin, Piero Contessi, Nello Dal Pont, Daniele Job, Daniele Londero e Marco Masini. Chi fosse interessato può contattarci il martedì e giovedì dalle 20.00 al polisportivo oppure al n° 3491569232. Giacomino Dorotea 16 COSE PUBBLICHE Lorenzo la talpa di Lorenzo Londero “flec” 1 Appello al Sindaco di Gemona: non emargini il Consiglio comunale ! Il futuro ruolo socio-economico ed istituzionale di Gemona e dei Comuni del Gemonese verrà messo in discussione da provvedimenti regionali in corso di elaborazione. Nella bozza del nuovo Piano Socio Sanitario Regionale (PSSR) l’ospedale di Gemona non viene neppure menzionato nell’elenco dei presìdi ospedalieri obbligatori. Il Consiglio comunale di Tolmezzo ha dedicato ben due sedute all’esame del PSSR e, con voto unanime, ha chiesto che venga modificato per salvaguardare i servizi sanitari e territoriali dell’intero Alto Friuli. Il Consiglio comunale di Gemona tace: non ha preso posizione neppure su sollecitazione dei tre Consiglieri del centrosinistra. La Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale viene commissariata dalla Regione; otto Sindaci del Gemonese dichiarano la loro contrarietà al riordino degli Enti locali calato dall’alto dalla Regione (vedi La Vita Cattolica del 20.02.2010). Gemona rischia l’estromissione dalla Comunità Montana; è il Comune più popoloso e dovrebbe catalizzare e promuovere una decisa iniziativa politica per non pena- lizzare i Comuni del Gemonese e dell’Ente montano, ma il suo Consiglio non si fa sentire. Per discutere dell’attuale difficile situazione occupazionale della zona (e dell’azione futura del consorzio industriale CIPAF) il Sindaco e la Giunta Urbani rifiutano la convocazione del Consiglio chiesta, nel dicembre scorso, da tutti gli otto Consiglieri di opposizione. Ricordiamo, infine, al Sindaco che: 1) il capogruppo UDC di Latisana ha scritto recentemente al presidente Tondo per salvare le prerogative dei Consigli comunali nella riforma regionale degli Enti locali (ndr: l’UDC è il partito di riferimento di Paolo Urbani; su Latisana vedi Messaggero Veneto del 3.2.2010). 2) Gemona può contare molto di più, nel panorama politico-amministrativo provinciale e regionale, se a sostenerne gli interessi è il Consiglio comunale e non solo la maggioranza consiliare che, pur legittimamente governando il Comune, rappresenta il 37 per cento dei Gemonesi. 2 Gemona: è sbagliato indebolire l' Ufficio tecnico comunale Non sono previste ulteriori assunzioni negli anni 20102012 nel Comune di Gemona; così ha deciso la Giunta comunale con la delibera n. 9 del 21.01.2010. Tale scelta sembra non sufficientemente ponderata, soprattutto se riferita al futuro funzionamento dell’Ufficio tecnico che, dall’1.4.2010, resterà privo dell’attuale direttore ing. Edoardo Vales, collocato a riposo per limiti di età. L’ing. Vales, oltre alla cura della progettazione e dell’appalto dei lavori del Castello (ex carceri e torre dell’orologio), era stato incaricato di coordinare anche l’esecuzione di altre opere pubbliche programmate per il corrente anno. Ne forniamo l’elenco, inserendo fra parentesi l’importo complessivo previsto per ogni opera (in migliaia di euro): scuola per l’infanzia: 1° lotto (1.100), 2° lotto (885); ripristino cinta muraria: 1° lotto (150), 2° lotto (180); riqualificazione borgata di Godo, 2° lotto (200); ristrutturazione via dei Rondins (620). L’altra figura apicale dell’Ufficio tecnico è l’ing. Renato Pesamosca, responsabile del settore “strade e manutenzioni” che, fra l’altro, è stato incaricato di dare attuazione, nel 2010, alle seguenti opere: palazzetto dello sport, 1° lotto (1.650); rifacimento piste per l’atletica presso il polisportivo (438); qualificazione energetica scuole (250); manutenzione straordinaria di strade e piazze... (800); manutenzione del verde pubblico (20); adeguamento impianti di pubblica illuminazionerisparmio energetico (125); realizzazione impianti fotovoltaici (515); manutenzione e riqualificazione energetica edifici comunali … (150); sistemazione cimitero (50). Non è realistico pensare che l’ing. Pesamosca, oltre alla sua lunga serie di opere, riesca a provvedere anche ai lavori già di pertinenza dell’ing. Vales. Ci sembra urgente modificare la delibera n. 9/2010 e procedere all’assunzione a tempo indeterminato di un tecnico laureato (in sostituzione dell’ing. Vales) già esperto del settore, anche attraverso l’istituto della mobilità. Diversamente, si comprometterà gravemente l’operatività dell’Ufficio tecnico e, quindi, la realizzazione di importanti opere pubbliche comunali. 3 NO alla chiusura degli ambulatori per irregolari Ferruccio Saro, senatore Pdl (sul Messaggero Veneto del 4.3.2010) dichiara, fra l'altro, quanto segue: "Ascrivo alla categoria di diritti inviolabili e inalienabili della persona anche il rispetto del diritto alla salute, che deve essere assicurato attraverso il mantenimento degli ambulatori gestiti da medici volontari, vere sentinelle a difesa anche della salute pubblica, autentica battaglia di civiltà che deve caratterizzare in positivo la nostra terra … Si tratta di predisporre le basi concrete per una vera integrazione, una partita fondamentale in cui il Pdl, nazionale e regionale, è chiamato a fare la sua parte per dimostrare di essere un partito al passo coi tempi, in grado di intercettare il nuovo volto dell'assetto sociale". Ma Renzo Tondo (Pdl), presidente della Regione, lo stesso giorno proclama: "Chiuderemo gli ambulatori per clandestini con una circolare della Direzione centrale Sanità..." Ne deduco che Tondo si oppone all'"autentica battaglia di civiltà che deve caratterizzare la nostra terra" e, come autorevole esponente del Pdl regionale, "non fa la sua parte per una vera integrazione ..." Per non perseverare nell'errore, il presidente Tondo dovrebbe riconoscere che chiudere gli ambulatori agli irregolari è inopportuno e illegittimo, come è stato scrupolosamente dimostrato dalla Rete per i Diritti di cittadinanza del Friuli Venezia Giulia sul Messaggero V. del 7.3.2010. Chiedo al presidente Tondo di pronunciarsi su quanto sopra riportato. Gemona, 08.03.2010 - Lettera di Lorenzo Londero al Messaggero Veneto. CINEMA&TEATRO 17 Cinema Sociale: fine della scomodità? Pronto il progetto per risolvere il disagio dello spazio insufficiente tra le file La richiesta entile Sindaco, Gentili Assessori, siamo finalmente in grado di sottoporre alla vostra attenzione una proposta per la soluzione dell’annoso problema della scomodità delle poltroncine del Cinema Teatro Sociale scomodità dovuta, come noto, non alle poltroncine in sé, ma allo spazio insufficiente fra una fila e l’altra. Attualmente i posti a sedere sono 386 + 2 spazi per disabili (196 in platea + 2 spazi per disabili, 190 in galleria). Nell’ipotesi da noi considerata, come da file allegati, viene tolta una fila in galleria ed una in platea ridistribuendo gli interspazi tra le sedute, mantenendo la struttura portante e modificando la pendenza delle rampe. G La distanza fra gli schienali in galleria viene portata a 100 cm e in platea a 105 (ora è di 78 cm). Il ballatoio di distribuzione in galleria rimane minimo 120 cm. I posti a sedere in galleria diventano 164 mentre in platea scendono a 171+ 2 spazi per disabili); totale 337, con 49 posti in meno. E’ previsto il mantenimento delle attuali poltrone che sono in buono stato (salvo qualche caso). Il costo di una tale operazione si aggira sui 250-300 mila euro + IVA. Sono due mesi di lavoro che possiamo fare durante l’estate 2010 (diciamo fra luglio e settembre). Ricordiamo che anche la ristrutturazione del David di Tolmezzo (costata, compreso il 3D, circa 400.000 euro) ha comportato una riduzione dei posti (da 330 a 250) per permettere l’in- stallazione di poltrone più confortevoli e un passaggio più agevole, fra una fila e l’altra, per lo spettatore. Facciamo riferimento al David perché la sua riapertura (così ben attrezzato e comodo) ci farà perdere presumibilmente buona parte di quel pubblico che, nell’ultimo anno dopo la sua chiusura, aveva fatto riferimento al Sociale di Gemona, anche perché ne apprezza le scelte di programmazione (pur criticando quotidianamente la scomodità dei nostri posti a sedere). Grazie per l’attenzione. Con i più cordiali saluti. Livio Jacob Direttore Ma il Comune rinvia sine die l cinema Sociale, salvato grazie all’impegno della I Il progetto per la ristrutturazione del Sociale: 2 file in meno di poltrone e più spazio tra le file 4 Una bella lezione da Israele Ehud Olmert, il penultimo presidente del Consiglio di Israele s’è dimesso due estati fa perché indagato per un piccolo finanziamento elettorale non dichiarato... Olmert se n’è andato con una pubblica dichiarazione in TV, che andrebbe scolpita a caratteri d’oro all’ingresso di Montecitorio, di Palazzo Madama, di Palazzo Chigi e del Quirinale: “Sono fiero di appartenere a uno Stato in cui un premier può essere investigato come un semplice cittadino... mi faccio da parte perché anche il primo ministro dev’essere giudicato come gli altri. Dimostrerò che le accuse sono infondate da cittadino qualunque”. (tratto dal giornale “Il Fatto Quotidiano” del 2.2.2010). Anche tanti Italiani sarebbero più fieri di appartenere a un’Italia in cui il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si facesse giudicare da cittadino qualunque e rispettasse l’art. 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge...” Cineteca del Friuli con l’attiva partecipazione della Pro Glemona, torna al centro del dibattito. [...] Al centro della discussione, l’ultima proposta arrivata in municipio da parte della Cineteca: effettuare investimenti per fare in modo che si risolva definitivamente l’annoso problema delle sedie, da tempo criticate dagli utenti perché scomode e troppo strette. [...] «L’estate 2010 dovrebbe essere l’occasione per dare questa spinta al cinema Sociale. La gente si lamenta delle sedie, e poi sarebbe importante ridipingerlo, mettere delle segnalazioni, insomma, fare quegli investimenti che permettano di qualificare la struttura». Dal Sindaco, tuttavia, non è arrivato il via libera che ci si aspettava a casa Gurisatti. «Il nostro “no” è dettato – ha detto Paolo Urbani – dal fatto che quella struttura è ancora senza agibilità e noi ci stiamo impegnando per ottenerla, anche con la richiesta di contributi in Regione. Andare a fare interventi ora, potrebbe complicare la chiusura definitiva di quell’iter». Piero Cargnelutti da Il Gazzettino del 3/3/2010 Anche recentemente il Sindaco ha ribadito che nella gestione del cinema il Comune ha risparmiato 276.000 euro (affermazione non del tutto vera, come dimostrato da chi i conti li sa fare): sarebbe quanto mai auspicabile investire tali risparmi nel risolvere definitivamente la scomodità dei posti a sedere: è un problema non più rinviabile, come sanno tutti quelli che lo frequentano, anzi si è già aspettato troppo! [ndr] 18 MUSICA ¿ Cui non? Paraulis cjantadis e cjantis contadis Strano gruppo i ¿Cuinon?, strano modo di fare musica, a guardarli ti chiedi cos’abbiano in comune persone apparentemente così diverse. Personalmente ho sempre pensato che l’arte di fare musica in gruppo derivi da un sentimento comune nato da esperienze di vita simili, da ideali e passioni condivise, cose che di solito si ritrovano fra i propri coetanei. Bè, i ¿Cuinon? mi hanno insegnato che questa mia idea è assai lontana dalla realtà e, a dire il vero, è sempre un piacere vedere le proprie idee demolite con tale grazia. Per spiegare perché Amos Tuchet, Anna Mazzaro, Antonella Maurizio, Federico Canciani, Lucia Zazzaro Massimiliano Mansutti e Roberto Foglietta, nonostante le loro differenti provenienze (sia di residenza che di generazione) riescano così bene nel loro intento di fare musica, è essenziale spiegare le origini del gruppo. Durante una serata organizzata dal “coordinamento delle associazioni culturali e di volontariato sociale di Gemona” sui diritti umani, era stato chiesto, ad alcuni amici del coordinamento, di suonare alcune canzoni (in friulano) che trattassero la tematica del convegno: il tutto doveva Mercjadants di storis Dopo 10 anni di attività i ¿Cuinon? hanno deciso anche di fare un disco, si intitola “Mercjadants di storis”, che vuole essere una sorta di raccoglitore della loro storia fino ad ora; al suo interno sono presenti anche le traduzioni dei testi delle canzoni, tanto per sottolineare ancora la loro voglia di parlare a tutti. da sinistra: Federico Canciani (batteria, percussioni), Lucia Zazzaro (violino), Federico Dazzan (basso), Antonella Maurizio (voce, flauti, percussioni), Amos Turchet (chitarre), Roberto Foglietta (voce, chitarra classica), Massimiliano Mansutti (tastiere). essere un piccolo intermezzo strade e altri compagni si e il gruppo di musicanti unirono alla band fino a foravrebbe dovuto nascere e mare l’attuale formazione. morire la sera stessa. La nascita del gruppo è, Però, il gruppo, seppur secondo me, la migliore messo su in poco tempo, era chiave di lettura possibile bravo, così bravo da suscita- per spiegare come un gruppo re l’interesse di uno degli di persone così diverse possa spettatori che, a fine serata, creare una musica così unita, si avvicinò per chiedere loro e, di fatto, fare della comunidi suonare a Gorizia a un cazione la loro missione. convegno sulle minoranze Comunicazione con i testi linguistiche. E la risposta a del gruppo, che parlano di questa inaspettata, quanto storie che è doveroso racgradita, richiesta fu “Cui, contare, comunicazione con le voci del gruppo, che sono non?” (chi, noi? ndr). Da lì il passo fu breve, i sempre due, una femminile ¿Cuinon? suonarono a un (Antonella) e una maschile convegno universitario sulle (Roberto), comunicazione minoranze linguistiche in con la lingua friulana e, Corsica, Roberto cominciò a ovviamente, comunicazione proporre le sue canzoni, con la loro musica. Sergio Gollino alcuni amici presero altre Ferramenta all'ingrosso e al dettaglio Una grande realtà vicino a te Croseris Vitae Il 16 gennaio 2010 al Centro Balducci di Zugliano, si è tentuto “Croseris Vitae”, uno spettacolo di poesia, fotografia e musica. L’incontro voleva far riflettere sull’incrocio come metafora della vita, come un luogo in cui le persone si fermano, incontrano altre persone e scelgono una nuova strada da percorrere, una sorta di possibilità che è data a tutti di ascoltare ed essere ascoltati, di comunicare e crescere. La serata è stata davvero interessante, a far da colonna sonora alle splendide multivisioni di Claudio Tuti e alle letture di Lucia Londero e Paolo Merlini c’erano proprio i ¿Cuinon?, coautori, con Claudio Tuti, dell’iniziativa. Per quanti fossero interessati a vedere lo spettacolo Croseris Vitae, le prossime date sono: martedì 20 aprile 2010, ore 20.45 presso l’auditorium “Mons. Comelli” nella Parrocchia di San Marco (Chiavris) a Udine giovedì 20 maggio 2010, ore 20.45 presso il Teatro “G. Lavaroni” di Artegna 19 METEOROLOGIA Un dicembre da ricordare La settimana del Natale 2009 sarà, forse, ricordata come la più strana dal punto di vista meteorologico. In 5 19 giorni siamo infatti passati dai -10° (minime del 20 e 21) ai +14,6 del 25 e con precipitazioni mai viste il giorno di Natale, ben 157 mm in poche ore, tanto da far uscire il Glemineit, cascata che non si vedeva Per altri dati e statistiche meteorologiche su Gemona: www.pensemaravee.it dal 31/12/2004. Un grazie ad Andrea Venturini e Massimo Marchetti per la collaborazione. Temperature minime e massime Media climatica temperature '77-'06 Piogge giornaliere T. C° 16 13 P. mm 160 140 10 120 7 100 4 1 80 60 -2 40 -5 -8 20 0 -11 1 4 7 10 13 16 19 22 25 28 31 Dicembre 2009 3 6 9 12 15 18 21 24 27 30 Parcheggi selvaggi opo la pubblicazione dell’articolo sul problema dei “parcheggi selvaggi” nei pressi del Duomo ed apparso sul Messaggero Veneto del 16/03/2010, abbiamo chiesto a Massimo Marchetti (giornalista e promotore della raccolta di firme di protesta), un commento sulla risposta data dal Comune, pubblicata sempre sul M.V. il giorno dopo. PM - Sei soddisfatto della risposta data dall’Amministrazione comunale, in merito alla tua lettera di lamentela sui parcheggi selvaggi che il Messaggero V. ha pubblicato? M.M. - “Nì”… Innanzitutto dispiaciuto perché l’Amministrazione comunale non ha risposto alla nostra lettera di protesta inviata tempo fa, ma l’ha fatto solo tramite un giornale e quando, stanchi di aspettare, abbiamo inviato le nostre rimostranze alla stampa. E’ un dovere delle amministrazioni dare una risposta entro 30 giorni ad una lettera che era stata firmata da 25 persone, tutte residenti in zona. PM - Ma veniamo al problema dei parcheggi selvaggi: ritieni efficace la solu- 2 5 8 Gennaio 2010 INTERVISTA AL PROMOTORE DELLA PROTESTA D 180 zione proposta dal Comune, ovvero l’istituzione di un anello a senso unico che inizia da Porta Udine, passante lungo via Ospedale S. Michele per poi ricongiungersi di fronte all’ex chiesetta di San Michele? M.M. - Si tratta di una soluzione tampone che per noi residenti in zona risolverà alcuni problemi e ne creerà altri. Sulla nostra via si affacciano infatti i numerosi ingressi dei palazzi circostanti dove ogni giorno entrano ed escono tante persone, tra cui diversi bambini. Accade spesso di vedere automobilisti di passaggio che scambiano la via per il circuito di Montecarlo, scendendo velocissimi dalla rampa per poi inchiodare sulla stretta dell’ex chiesetta. Si crea in tal modo una situazione di estremo pericolo ed i “dissuasori” posti dal Comune 15 anni fa di traverso alla carreggiata dissuadono ben poco perché di scarso spessore. Andrebbero perlomeno sostituiti con altri di maggior efficacia. PM - Cosa ne pensi della creazione di posti auto a “spina di pesce” lungo la vostra via e nelle strade adiacenti e alla rimozione di alcune pietre nel parcheggio sottostante il Castello? M.M. - La creazione di posti auto regolamentati da segnaletica orizzontale e verticale (più volte richiesta in quasi 20 anni di proteste), è sicuramente un fatto positivo. Però è necessario che nei giorni cruciali di “parcheggio selvaggio”, ovvero durante tutti gli appuntamenti religiosi in Duomo e manifestazioni varie gestite dal Comune, sia garantita la presenza dei Vigili Urbani (più rari delle stelle alpine, in tutti questi anni), per regolamentare il traffico. Inoltre andrebbe assolutamente sgomberato il parcheggio sottostante il Duomo che potrebbe contenere una gran numero di posti auto. Da 12 anni invece è ingombro delle pietre di un Castello che attende ancora 11 14 17 20 23 26 Febbraio 2010 la sua ricostruzione. O ricostruiamo il Castello o spostiamo le pietre! Il dilemma dei parcheggi però è solo la punta di un iceberg di un problema ben più grande che coinvolge tutta l’area del Centro storico che interessa via Bini. Se vogliamo dare una soluzione concreta alla viabilità della zona e far rivivere il Centro storico dobbiamo pensare di rimettere mano all’intera viabilità della zona, realizzando un nuovo sbocco dal centro di Gemona verso Artegna e potenziando le aree di sosta. Ad ogni modo presteremo molta attenzione a quello che ci è stato promesso e che verrà realizzato entro due mesi. Che i Vigili Urbani poi garantiscano la loro presenza, anche dalle nostre parti. Pure noi saremo “Vigili”, ma di Urbani… Il parcheggio sotto il Castello da 12 anni pieno di pietre. POLEMICHE 20 Sul crocefisso La replica della consigliera comunale Barbara Zilli o letto con attenzione la lettera aperta a me indirizzata a firma del sig. Lionello, pubblicata a pagina 17 del numero 74 del dicembre 2009 di Pense e Maravee. H La correttezza dell’agire politico e dell’informazione richiedono una mia replica al fine di evitare confusioni e polemiche inutili. L’antefatto è il seguente. In qualità di Consigliera comunale della Lega Nord a Gemona del Friuli, il 26 novembre 2009, ho richiesto al Sindaco di voler inserire nella discussione del Consiglio comunale l’ordine del giorno intitolato: “I crocifissi restino nelle aule scolastiche”. Il dibattito sul tema è aperto ed estremamente attuale. Purtroppo, ad oggi la questione non è stata ancora inserita nella discussione del Consiglio comunale ma anche in città ha suscitato le reazioni di molti. Devo segnalare la superficialità e poca correttezza informativa della lettera aperta a firma del sig. Lionello Patat; suppongo che l’intervento sia stato scritto senza leggere l’ordine del giorno protocollato in Comune e l’articolo apparso sul Messaggero Veneto – Cronaca di Gemona del Friuli del 3 dicembre 2009. A tal fine ho allegato a questa mia breve nota l’ordine del giorno affinché sia pubblica- to integralmente sulle colonne di questo periodico, così da consentire agli interessati di comprenderne esattamente la portata. Non ho mai dichiarato, né conseguentemente richiesto alcun intervento della forza pubblica comunale per accertare “la presenza del crocifisso nelle sedi pubbliche ed in caso non ci sia, (si) multi o imponga la sua esposizione”, come dichiarato dal sig. Patat. Tantomeno ho presentato la richiesta in Comune “per ordine di partito, per un mero calcolo politico ed elettorale”, come indicato sempre dal sig. Patat. Un’iniziativa così sterile mi ha amareggiata e mi preoccupa seriamente perché in questo modo si crea soltanto confusione nei Lettori, da parte di chi dovrebbe farsi garante della correttezza dell’informazione. Infatti, il sig. Patat è stato componente della redazione di Pense e Maravee ed oggi è Presidente dell’associazione culturale Pense e Maravee. Per il futuro, chiedo la gentilezza di conoscere il mio operato prima di criticarlo. Diversamente, dovrò nutrire il serio sospetto che appositamente si sia voluto addebitarmi affermazioni mai rilasciate e comportamenti mai tenuti soltanto per screditare la mia persona e il partito che rappresento in seno al Consiglio comunale di Gemona del Fioreria Emidia Manzano Via Roma, 252 tel. 0432 970692 33013 Gemona del Friuli e-mail: [email protected] Friuli. In ordine alle ulteriori affermazioni esposte dal sig. Patat, debbo confessare che non sono chiare l’attinenza e rilevanza delle questioni sollevate e che pertanto, non mi è possibile entrare nel merito della discussione. In conclusione, mi limito a segnalare al sig. Patat che le confusioni inutili e le accuse gratuite non aiutano a capire la vita, a 32 come a 54 anni, né tanto meno a sognare un futuro migliore per Gemona. Mandi Barbara Zilli Per motivi di spazio l’ordine del giorno integrale viene pubblicato sul sito Internet: www.pensemaravee.it > di tutto un pò. [ndr] ara Barbara, Consigliera comunale della Lega Nord a Gemona, mi scuso per le inesattezze contenute nella mia lettera. Come dici nella lettera sopra riportata il dibattito è aperto e attuale ma, come tu stessa affermi, pur "avendo richiesto al sindaco di voler inserire l'odg” da te citato, in data 26/11, la questione ad oggi NON è stata ancora inserita nella discussione del Consiglio comunale. Come mai? Come ammetto nel mio articolo, apparso nel n.74 dicembre 2009, non conoscevo con precisione il tito- C lo dell'odg ma avevo letto in quel periodo vari articoli sulla stampa nazionale e uno sul Messaggero Veneto in cui la Lega Nord esprimeva la sua posizione. Ho ritenuto, perciò, importante chiedere chiarimenti e delucidazioni in merito proprio al rappresentante locale di questa forza politica, esprimendo, nel contempo come tuo concittadino, le mie idee e le forti perplessità circa queste posizioni, partendo proprio dalla tua richiesta fatta al Sindaco. Il mio, naturalmente, non è un attacco a te o alla lista cui appartieni, mi dispiace che tu ti sia fermata a queste considerazioni: il problema è ben più ampio; richiede di entrare nel merito della questione e di aprire un dibattito nella società civile e tra le forze politiche sull’uso, spesso strumentale, che la politica fa dei simboli religiosi. Questa è la mia sola intenzione e ripropongo questo dibattito dalle pagine di questo giornale. Come cittadino di Gemona. Lionello Patat Ps. Invito Barbe Tite, mio critico anonimo, a firmarsi come ogni persona civile. Crucifige «Mi sono sentito in imbarazzo a trovarmi in un'aula [quella del Consiglio regionale] che ha cancellato in un attimo la legge sull'immigrazione; che dice il falso sulle cliniche dei clandestini, violando la legge attuale che prevede l'assistenza per tutti; un'aula che fa tutto il contrario di quel che insegna il crocefisso, pur avendolo appeso alle sue pareti». Don Pierluigi Di Piazza 21 SOLIDARIETA’ Un altro mattone gemonese in Abruzzo Ecco la testimonianza di un gruppo di genitori a alcuni anni a Gemona esiste l’Associazione Lo Scivolo, composta da genitori, i cui figli frequentano la scuola per l’infanzia di Gemona Capoluogo. È nata con lo scopo di contribuire alle spese di alcune attività scolastiche e all’acquisto di materiale didattico. Essa si finanzia attraverso vari progetti ideati e concretizzati dai genitori che, con grande volontà ed ingegno, si cimentano in produzione e vendita di dolci alle fiere locali e in rappresentazioni teatrali amatoriali, sull’onda di quello spirito di aggregazione con finalità didattiche promosso negli ultimi 30 anni dalle insegnanti della scuola stessa. Il 15 maggio 2009 alle 20.30 la compagnia, di cui faccio parte, ha riproposto presso il Centro parrocchiale Glemonensis la recita Peter Pan, che già aveva ottenuto grande successo in occasione della festa di Carnevale, quando era stata presentata D (con non poche difficoltà) la mesi dal terremoto, tanto è Direttrice dell’Istituto stato fatto, ma tanto ancora Comprensivo Comenio, che resta da fare. comprende la scuola per Oltre ai PC abbiamo donato l’infanzia, quella primaria e anche tre DVD che raccolquella secondaria di primo gono le recite fatte da Lo Scigrado de L’Aquila. In accor- volo in questi anni e la testido con la Direttrice è stato monianza di quanto è accadeciso di utilizzare i mille duto a Gemona nel ‘76. Queeuro raccolti per l’acquisto sto viaggio è stato un’espedi due PC portatili. Carlo, il rienza positiva; ci piacerebpapà di Gioia, ha avuto l’i- be che il gemellaggio potesCOMUNI VIRTUOSI: PONTE NELLE ALPI dea di consegnare di persona se proseguire e crescere in i pc; così ci siamo organizza- futuro, magari organizzando ti e il giorno 8 novembre una recita proprio a L’Aquila Onore a questo piccolo che convogliano la luce siamo partiti in direzione ... Nel nostro piccolo abbiaComune di 8.500 abitanti verso il basso. Grazie a tutti dell’Abruzzo. Dopo un viag- mo deposto una “pietra” per nelle Alpi bellunesi, vero e questi accorgimenti i costi gio sotto la pioggia abbiamo il ripristino della normalità proprio modello di sostenibi- per l’illuminazione pubblica passato la notte a Isola Gran in quei luoghi, che la furia Sasso e al mattino, dopo una della natura ha cambiato per lità ambientale e buone pra- sono diminuiti del 30%. Sono state inoltre incentivate visita del centro storico de sempre. Grazie a chi ha contiche. In soli due anni, grazie ad un le aziende che recuperano L’Aquila, finalmente abbia- tribuito con le opere e con le sistema di raccolta dei rifiuti l’acqua piovana mentre mo incontrato la responsabi- offerte, permettendo così che porta a porta che ha dato attualmente è in progetto un le dell’Istituto e i suoi colla- il nostro sogno diventasse lavoro a 5 persone, la raccol- impianto per la produzione boratori (vedi foto). La gior- realtà. Mauro Pischiutti nata è proseguita con la visita differenziata è arrivata al di biogas. P.S. Grazie a Manuela e ta alle scuole dove ci siamo 90% con un taglio del 15% Per gli anziani è previsto un Stella per l’aiuto! resi conto che, dopo diversi dei costi di gestione del ser- servizio pubblico di trasporto completamente gratuito e vizio. La scuola media è stata dota- nei parcheggi sono state ta di pannelli solari fotovol- inserite le strisce rosa, per CARTOLIBRERIA COCCINELLA taici, mentre in tutte le aule agevolare le donne in stato d sono state installate partico- gravidanza. Cartolibreria Coccinella sas lari lampade che si accendo- Complimenti! di Marina Lepore & C. no e si spengono da sole e si (di Jacopo Fo, Simone Canova, Via Dante Alighieri 213 autoregolano in base alla Maria Cristina Dalbosco, Gemona del Friuli luce naturale. Ai lampioni Gabriella Canova) tel/fax 0432.981305 lungo le strade sono stati Da “Il fatto quotidiano” del [email protected] applicati particolari diffusori 20/01/2010 solo ai bambini della scuola e ai loro genitori. A maggio la serata è stata invece aperta a tutti con la specifica intenzione di raccogliere offerte da destinare ad una scuola della provincia aquilana colpita dal terremoto del 6 aprile dello scorso anno. Nei mesi sucessivi sono riuscito a contattare Luce alpina 22 LETTERE Occhi puntati sul colle del Castello Serve un progetto organico e lungimirante a qualche tempo si nota un insolito movimento lungo le pendici del colle del castello: l'Amministrazione Comunale ha incaricato un ditta specializzata di effettuare il taglio della vegetazione, cresciuta a dismisura ed inselvatichita negli ultimi trent'anni e più di abbandono. Ora le altane, con i muri del '600 che le sostengono, sono ben visibili ed invitano ad una passeggiata di ricognizione. Le ripide scalette in sasso sono sconnesse ma permettono di scoprire angoli inaspettati: la grande vasca in cemento, le nicchie nel muro di sassi, la porticina del cortile interno, piccoli spazi raccolti e segreti dell'epoca medioevale. L'ultimo muraglione in alto è quasi completamente franato, ma i ruderi dell'ex ricovero rivelano ancora qualche dettaglio di pregio. Sembra che il Comune abbia intenzione di vendere quest'area, compresa una parte delle altane, a privati o società. Vendere la nostra storia? Ma scherziamo? Non sarebbe più saggio optare invece per un progetto di ricostruzione di una struttura ad uso pubblico, come ad esempio un museo del terremoto ben fatto (molti visitatori cercano documentazione del D sisma nel centro maggiormente colpito), una bella biblioteca, una sala convegni con una buona acustica, spazi espositivi artistici ed artigianali, ecc. che permetta alla gente di godere questo luogo e contribuisca a far rivivere il centro storico? Il colle appartiene al cuore di Gemona, quello in cui affondano le nostre radici. Le altane venivano coltivate fin da tempi immemorabili con successo grazie all'ottima esposizione. Qui i nostri antenati coltivavano gli ortaggi per la sussistenza familiare. E per sopperire alla mancanza d'acqua, avevano studiato la raccolta e conservazione dell'acqua piovana in apposite cisterne. Durante gli scavi sul castello ne è stata messa in luce una, proprio sul culmine: aveva l'interno rivestito di argilla ed uno strato di sabbia fungeva da filtro. Un'altra, di fattura simile, era stata costruita nelle adiacenze degli orti (viene accuratamente descritta nel registro dei Camerari di S. Michele relativo all'anno 1438) che raccoglieva sia l'acqua piovana che quella reflua. Di questa però, non rimane traccia. Troppi anni di completo abbandono, fatto salvo qualche spazio ortivo, hanno degradato l'ambiente e permesso a rovi ed infestanti di diventare padroni. La decisione di procedere al disboscamento è stata una cosa buona, anzi ottima, ma l'applicazione non è stata lungimirante, perché non ha cercato di "salvare" quanto valeva la pena salvare. Prima d'iniziare i lavori era necessario consultare un botanico esperto della flora locale per salvaguardare quella biodiversità che sopravvive, eccezionalmen- te, proprio nel cuore di Gemona. Procedendo con la pulizia della folta vegetazione andavano risparmiate le essenze tipiche del colle, come gli arbusti resistenti alla siccità, le siepi di alloro o la "ginestra dei carbonai" presente sia sul colle che sul vicino monte Glemine e dotate di apparato radicale atto a consolidare il terreno. Si sono conservati invece i grandi bagolari, detti anche "spaccasassi", che sono essenze esotiche, importate e forse inadatte alla base rocciosa del colle. Ora, dopo operazione pulizia, non solo le altane ma anche le scarpate sono ridotte a "tabula rasa", divenendo estremamente pericolose per le persone e a rischio di smottamento. Se cade un sasso non c'è ostacolo che lo fermi! Inoltre il legname tagliato poteva essere utilizzato per la costruzione di briglie di contenimento oppure steccati e paratie invece di eliminarlo completamente. Ogni intervento sul colle dovrebbe rispondere ad un piano organico in cui si prevedano le funzioni e l'utilizzo dell'intero complesso. Nello specifico, sarebbe stato auspicabile riflettere bene sul lungo tempo necessario allo sviluppo delle piante prima di procedere alla loro eliminazione e soprattutto sulla ricrescita selvaggia che segue a tagli indiscriminati. Questi ragionamenti non sono una sterile critica: i cittadini hanno riposto fiducia e tanta speranza negli amministratori locali che in campagna elettorale hanno fatto grandi promesse ed hanno chiesto ed ottenuto la fiducia e la collaborazione della popolazione. Ridare visibilità alla linea del colle, di cui si era persa memoria, è apprezzabile ma altrettanto doveroso era il rispetto della tipicità del luogo: ombrose siepi di allori che offrivano nutrimento e rifugio a numerosi uccelli, aiuole e sentieri ben curati, qualche albero fiorito e orti ben tenuti potrebbero impreziosire il colle nel pieno rispetto della sua antica vocazione, che - si ribadisce - era quella di un uso pubblico di vaste aree. Solo un progetto organico e lungimirante, supportato e guidato da veri esperti ed appassionati della nostra storia e della nostra cultura tradizionale, potrà ridare vita ad un angolo così importante per tutti i Gemonesi che amano la loro città! Ma, per l'amor del Cielo, la proprietà deve rimanere in capo al Comune quale garante del diritto di tutti di goderne le bellezze ed il fascino segreto del nostro passato. Lettera firmata Gemona su Google street view Da alcune settimane anche Gemona è presente su Google street view, una tecnologia che Google, uno dei più famosi motori di ricerca su Internet, ha messo a punto. Delle auto equipaggiate con fotocamere speciali hanno acquisito le immagini della nostra cittadina, verosimilmente verso la fine del 2008, almeno stando ad alcune inquadrature, le hanno elaborate al computer e sono ora visibili in rete. Davanti ad un computer possiamo così girare virtualmente per strade, stradine e viottoli di Gemona. Associazioni aderenti al Coordinamento A.C.A.T. – Associazione dei Clubs degli Alcolisti in Trattamento, A.T.Sa.M. – Associazione per la Tutela della Salute Mentale, AUSER Alto Friuli – Associazione per l’autogestione dei servizi e la solidarietà, A.V.U.L.S.S. – Associazione per il Volontariato nelle Unità Locali dei Servizi Socio-Sanitari, Amici del Laboratorio Internazionale della Comunicazione, Amnesty International – Gruppo Italia 143, Associazione “Un blanc e un neri”, Associazione “Bravi Ragazzi”, Associazione Buteghe dal mont – Glemone, Associazione Casa per l’Europa – Gemona, Associazione Culturale e Compagnia Teatrale DRÈTELEDRÔS, Associazione Culturale Friûl Adventures – Fiore (Osoppo), Associazione Culturale Pense e Maravee, Associazione Musicologi, Associazione Pro Loco Pro Glemona, Associazione storico-archeologico-culturale “Valentino Ostermann”, C.A.V. – Centro Aiuto alla Vita, C.I.D.I. – Centro territoriale d’Iniziativa Democratica degli Insegnanti della Carnia e del Gemonese, Centro Giovanile Parrocchiale Glemonensis, Comitato per la Costituzione, Comitato per la Solidarietà di Osoppo, Gruppo Caritas della Parrocchia di S. Maria Assunta di Gemona, Gruppo “Coccolastorie”, Gruppo Missionario della Parrocchia di S. Maria Assunta di Gemona, Gruppo Scout AGESCI Gemona 1, Gruppo Special – Amici si può PAGINA DEL COORDINAMENTO DELLE ASSOCIAZIONI CULTURALI E DI VOLONTARIATO SOCIALE DI GEMONA Il Risorgimento a Gemona Associazione culturale PENSEE MARAVEE Sabato 17 aprile 2010 alle ore 17 Sala Consiliare - Palazzo Boton Gemona del Friuli Presentazione dei volumi: Da 17 marzo a 14 ottobre 1848 di Domenico Barnaba Domenico Barnaba nasce a Buja nel 1818. Autore di versi già dal 1843, seguiterà per tutto il resto della vita a pubblicare versi e poemetti, cimentandosi anche nella scrittura di una decina di drammi e commedie. Il primo Risorgimento in Friuli di Giuseppe Marini Giuseppe Marini ha curato per il Comune di Gemona "La biografia di Valentino Baldissera" e un volume di saggi su Raimondo D'Aronco. Di recente ha pubblicato "La Gemona medievale (e non) tra Liruti e Marchetti" nel volume collettivo "Gemona nella Patria del Friuli: una società cittadina nel Trecento" CERM 2009. Attualmente si occupa del Friuli e di Gemona tra l'età napoleonica e il 1866. Sapere aude (Kant): abbi il coraggio di esercitare liberamente la tua ragione Seminari di Filosofia per tutti Per una diffusione democratica della filosofia coordinati da Paolo Citran (già docente di Filosofia, Psicologia e Scienze dell'Educazione) - Fede e religione da San Paolo alla postmodernità giovedì 25 marzo e 15 aprile, ore: 17-19,30 a Gemona presso l'I.S.I.S. D'Aronco - La produzione editoriale sul tema “religione” all'inizio del Terzo Millennio venerdì 9 e 16 aprile ore: 17.00- 19,30 a Tolmezzo presso la Scuola Media Statale a cura del Cidi - Partecipazione libera Comune di Artegna - Biblioteca Comunale Sabato 10 aprile 2010 Sala consiliare ore 20.30 A ruota libera Emozioni d’autore Incontro con Emilio Rigatti Da “Minima pedalia” a “Dalmazia, Dalmazia”: viaggio in “quieto movimento” In collaborazione con MTB Capodivento Artegna 5 x mille: sostenerci non ti costa nulla! SUL MOD. 730 O SUL MODELLO UNICO PUOI DARE IL 5 PER MILLE A P&M Con la prossima dichiarazione dei redditi (730 e mod. Unico) potete sostenere Pense e Maravee senza spendere nulla: basta indicare la nostra come associazione a cui dare il 5 per mille scrivendo nell’apposita casella il codice fiscale di P&M 91002600301 A voi non costa nulla, a noi un piccolo aiuto. Tutti i fondi raccolti saranno devoluti in progetti di solidarietà. Infine, poiché l'Associazione Pense e Maravee è una ONLUS, tutte le sottoscrizioni effettuate dal 28/11/2005 sono deducibili dal reddito complessivo. Informate di tutto questo chi vi fa la dichiarazione dei redditi. Per maggiori informazioni consultate il sito www.pensemaravee.it. Le immagini della fantasia Mostra internazionale di illustrazione per l’infanzia Selezione della 26ma edizione Tema dell’anno: I canti dei ghiacci, fiabe dalle regioni artiche Ospite d’onore: Ivan Gantschev Presenti le opere di 45 illustratori provenienti da tutto il mondo VENZONE Palazzo Comunale 21 marzo – 25 aprile 2010 Orario: sabato, domenica e festivi 10-12.30 / 15.30-19 da lunedì’ a venerdì 10.00-12.30 Ingresso libero - visite guidate per le scuole e per gruppi su prenotazione Informazioni: Comune di Venzone tel. 0432-985266 Pro Venzone tel./fax 0432-985330 www.bibliotecadivenzone.it Ringraziamo tutti coloro che continuano a sostenere la nostra autonomia con un contributo. 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