CIPAF - Pense e Maravee

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CIPAF - Pense e Maravee
http://www.pensemaravee.it
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marzo 2010
75
Periodico
bimestrale
di cultura,
informazione
e dibattito
Direttore responsabile Federico Rossi_ _Redazione: Sergio Gollino, Paolo Isola, Irma Londero, Piera Londero, Gianni Tonetto, Roberto
Urbani_ _A questo numero hanno collaborato: Lorenzo Londero, Maria Copetti, Jessica Bellina, Martina Andenna, Sandro Cargnelutti
e tanti altri amici_ _A tutti un sentito grazie!_ _Aut.Tribunale di Udine 10/92 del 6/4/1992_ _Stampato su carta riciclata presso:
Rosso Grafica e Stampa via Osoppo 135 - Gemona del Friuli_ _Proprietà: Associazione culturale Pense e Maravee, via Sottocastello 81 - 33013 Gemona del Friuli - UD_ _Consegnato in Tipografia il 23/03/2010_ _Tiratura: 5.500 copie_ _Distribuzione gratuita_
PENSE EMARAVE E
Anno 19 - n. 1
sommario
Gemona: di nuovo
soli contro tutti
Bilancio 2010:
Centro storico
CIPAF: un depuratore molte ombre e poche Un progetto globale
poco pulito
certezze
per la comunità
Inserto
Accadde a Gemona
Il Sfuei: Ci riguarda
Cipaf: nubi da dissipare
2
CIPAF
Gemona: di nuovo soli contro tutti
Un altro passo verso l'isolamento nelle recenti vicende del CIPAF
o scontro istituzionale
che si è consumato nel
corso delle recente vicenda
che ha portato al travagliato
rinnovo del Consiglio di
Amministrazione
del
CIPAF ed alla nomina del
suo nuovo Presidente lascia
Gemona marginalizzata,
sola e di nuovo con un
nemico da combattere. Se
tempo addietro il nemico
era
rappresentato
dal
Comune di Tolmezzo e
dalla Carnia intera, responsabili del tentativo di sottrazione dell’Ospedale e di
voler inglobare Gemona in
una nuova Provincia, ora i
nuovi nemici che si profilano sono i Comuni di Buia e
Osoppo, la Provincia di
Udine e le associazioni
degli Imprenditori rei di
non aver accettato l’imposizione di un Presidente del
CIPAF scelto dall’attuale
Amministrazione comunale
di Gemona ed evidentemente non gradito alla maggior
parte dei componenti del
Consorzio.
L
Ma andiamo per gradi.
E’ noto ai più che il nuovo
sindaco Paolo Urbani, nella
scorsa tornata elettorale,
riceveva l’investitura alla
candidatura di primo cittadino dal già sindaco Virgilio
Disetti. Quest’ultimo infatti, dopo essersi dapprima
riproposto, gli cedeva il
passo all’ultimo minuto,
verosimilmente per consentire di stringere l’accordo
elettorale con la lista Gemona nel Cuore.
Tutto questo conteneva evidentemente una contropartita: la poltrona di Presidente
del CIPAF (come da noi
accennato già prima delle
elezioni su P&M n. 69).
Da qui la posizione irremovibile con la quale il sindaco Urbani ha sostenuto per
mesi e fino in fondo la candidatura di Disetti alla presidenza del CIPAF.
Dopo tutto questo tempo
speso nell’inutile tentativo
di trovare un accordo politico che garantisse l’unanimità dei consensi verso la
figura del nuovo Presidente
e dopo che da molte parti si
era levata la richiesta di
ricercare una personalità di
alto profilo che raccogliesse
ampi consensi, la vicenda,
com’è noto, ha avuto il suo
epilogo lo scorso 16 Febbraio quando l’assemblea
pubblica del Consorzio,
convocata nell’aula consigliare di Palazzo Boton, ha
eletto il nuovo Consiglio di
Amministrazione e il nuovo
Presidente nella persona di
Ivano Benvenuti. Quest’ultimo però non ha ricevuto il
voto favorevole del Sindaco
Urbani che ha optato per
l’astensione caldeggiando
sino all’ultimo la candidatura di Virgilio Disetti che
invece è risultato eletto solo
come membro del CdA,
quale rappresentante del
Comune di Gemona.
la prima volta che
un presidente del
CIPAF non viene eletto ad
unanimità e che il Consiglio di Amministrazione del
Consorzio si presenta con
una così evidente spaccatura interna. Siamo al limite
del grottesco: il Presidente è
di Gemona, come da consolidata tradizione di rotazione, ma non ha l’appoggio
del sindaco di Gemona. Da
tutto questo è sicuramente
E’
foto di copertina: la zona industriale di Osoppo - autore
Vencjon - tratta da http://www.flickr.com/people/vencjonas/
Gemona ad avere la peggio:
sola e isolata rispetto agli
altri comuni ed alla gran
parte dei membri del consorzio.
urtroppo non è il primo
caso, da quando il
nuovo sindaco Urbani ha
preso le redini dell’amministrazione comunale cittadina, che Gemona non riesce
ad ottenere il consenso dei
Comuni contermini per guidare un organismo di governo sovracomunale. Già lo
scorso mese di luglio, infatti, la presidenza dell’ Ambito socio sanitario del Gemonese - Canal del Ferro - Valcanale era stata affidata alla
prof.ssa Nadia Campana,
assessore del Comune di
Tarvisio, che aveva ricevuto
un numero molto maggiore
di suffragi, da parte degli
amministratori dei Comuni
dell’Ambito socio sanitario
del Gemonese, rispetto al
dr. Salvatorelli, candidato
gemonese dell’amministra-
P
zione Urbani.
Queste vicende devono
farci riflettere e devono in
particolare far meditare chi
ha oggi in mano le sorti
delle nostra Città.
e Gemona vuole giocare
il ruolo che gli appartiene di Comune di riferimento del proprio ambito territoriale è necessario abbandonare rapidamente questa
politica di basso cabotaggio
fatta di personalismi inconcludenti e sterili. Il ruolo di
guida territoriale si acquista con l’autorevolezza
non con l’autorità, con la
mediazione e il compromesso al rialzo non con lo
scontro all’ultimo sangue.
S
Idee e progetti nuovi, lungimiranza di vedute,
libertà d’azione sono prerequisiti indispensabili per
far uscire Gemona dall’isolamento e guidarla verso
nuove prospettive.
CHE COS’E IL CIPAF?
Il Consorzio per lo Sviluppo Industriale ed Economico della Zona Pedemontana
Alto Friuli è un ente pubblico economico ai sensi della
L.R. N. 3 del 18.01.1999,
costituitosi nel 1966.
Il Consorzio è retto da un
Consiglio di Amministrazione espressione di tutti i partecipanti, rinnovato ogni
quattro anni. All’interno
dello stesso CdA viene eletto il Presidente che funge da
Legale Rappresentante.
Vi fanno parte i Comuni di
Gemona, di Osoppo e di
Buia, che detengono ciascuno una quota di partecipazione pari al 20%;
inoltre, con quote minori
sono presenti il Comune
di Majano, la Provincia di
Udine, la Camera di Commercio, l’Associazione
Industriali, l’Unione Artigiani e Piccole Imprese e
diverse aziende insediate
nel polo industriale di
Rivoli di Osoppo – Buia.
Lo scopo del CIPAF è quello di promuovere nell’ambito degli agglomerati industriali del Medio e Alto Friuli (rappresentati in particolare dalla c.d. Zona Industriale di Rivoli di Osoppo) le
condizioni necessarie per la
creazione e lo sviluppo di
attività produttive nel settore industriale realizzando e
gestendo infrastrutture per
le attività industriali, promovendo e gestendo servizi
alle imprese.
3
CIPAF
Un depuratore poco pulito
... ma molto costoso!
Da tempo P&M segue da vicino le vicende del Cipaf. Ora
l'attenzione è puntata sulle indagini della magistratura in
merito ad un sospettato caso di cattiva gestione di soldi
pubblici. Ci pare opportuno riprendere un recente articolo
pubblicato dal settimanale “Il Nuovo” che ripercorre l'intera storia del caso. In questo modo pensiamo di offrire ai
nostri lettori la possibilità di approfondire la questione.
nsieme ai due progettisti
IUdine
dello studio InArCo di
Gianni De Cecco e
Giulio Gentili, Strassoldo,
Fantoni e Pittini vanno dunque ad allungare il già nutrito elenco delle persone coinvolte nell’indagine avviata
dai carabinieri del Nucleo
investigativo di Udine sulla
vicenda del nuovo depuratore realizzato a servizio della
zona Buja-Osoppo dal
Cipaf, il consorzio per lo sviluppo industriale dell’Alto
Friuli.
I primi a ricevere l’avviso di
garanzia sono stati infatti i
sette membri del cda del
consorzio – il presidente
Vergilio Burello, il vice
Adriano Piuzzi (che è anche
assessore provinciale del
Pdl) e i consiglieri Nereo
Tassotti, Pierangelo Scajola,
Ilio Di Poi, Mario Ursella ed
Andrea Brollo [L’assemblea
generale del Cipaf dello
scorso 16 febbraio ha accolto le dimissioni di questo
consiglio di amministrazione
e nominato il nuovo, presieduto da Ivano Benvenuti.
ndr] – [...].
Un piacere agli industriali
Per ora gli inquirenti, che
hanno iniziato ad indagare lo
scorso autunno dopo un
esposto del Codacons a cui
si era rivolto l’ex-gestore del
“vecchio” depuratore Leandro Taboga, ipotizzano solo
il reato di abuso d’ufficio,
ma stanno lavorando anche
sulle ipotesi di concussione,
frode e reati ambientali. L’ipotesi dell’accusa è che, per
sgravare gli industriali della
zona dall’onere di realizzare
interventi di adeguamento
nei loro complessi come previsto dalle normative, il
Cipaf - su pressione dell’al-
lora presidente della Provincia Marzio Strassoldo –
abbia realizzato un impianto
non necessario e non funzionale, spendendo 30 volte
tanto quanto sarebbe bastato
per adeguare, come peraltro
prescritto dagli uffici provinciali, il depuratore esistente.
Ma andiamo per ordine.
Siamo nel 2004 e a capo di
palazzo Belgrado c’è il prof.
Strassoldo. Dirigente dell’area ambiente di Palazzo Belgrado è l’ingegner Paolo De
Alti, il quale ha una certa
esperienza nel settore e
conosce molto bene le leggi,
tra cui le numerose normative ambientali approvate
negli ultimi anni che impongono alle imprese adeguamenti e interventi in materia
di rifiuti, reflui industriali,
emissioni in atmosfera.
Quando la Provincia si trova
di fronte alla richiesta di
autorizzazione per il depuratore appena ultimato dal
Cipaf nella zona industriale
di Buja-Osoppo, in cui confluiscono le acque di scarico
di decine di imprese (in primis Pittini e Fantoni), gli
uffici guidati da De Alti
impongono delle condizioni,
contenute nella determina
provinciale n° 38 del 29 gennaio 2004. Si tratta di alcuni
interventi sul depuratore
stesso e altri invece che
devono essere realizzati
all’interno dei grossi gruppi
industriali che vi fanno confluire i propri scarichi (come
il trattamento delle acque di
raffreddamento e di quelle di
dilavamento dei piazzali).
Secondo quanto ricostruisce
Leandro
Taboga
nella
memoria che ha fatto scattare le indagini dei carabinieri,
le prescrizioni contenute
nella determina n.38 non
sono però gradite agli industriali della zona che avrebbero sollecitato il Cipaf a
chiedere alla Provincia, per
il tramite di un luminare, la
revoca di tali prescrizioni. Il
luminare viene individuato
nella persona del prof. Cecchi dell’Università di Verona, che però conferma la
necessità di quelle prescrizioni in quanto derivanti da
precise disposizioni di legge
e redige un progetto prelimi-
IL CASO - da “IL NUOVO” del 18/2/2010
Il dirigente scomodo
impiazzato perchè non allineato. Secondo la
ricostruzione dei carabinieri, all’origine
R
dell’allontanamento del dirigente di palazzo
Belgrado Paolo de Alti, che all’inizio del 2004
venne spostato dal presidente Strassoldo dall’area ambiente ai sistemi informativi, vi fu anche
la vicenda del depuratore Cipaf. Gli inquirenti
parlano infatti di un “clima complessivo di forzature a cui il dirigente era sottoposto, relativo a
questa vicenda e non solo”. Tali forzature si
sarebbero indirizzate in particolare a convincere De Alti a modificare la determina provinciale in modo da “sgravare i due soggetti industriali più importanti, Fantoni e Pittini, dall’onere di dover affrontare lavori per la segregazione
dei reflui all’interno dei loro insediamenti”.
Secondo l’accusa, Strassoldo avrebbe esercitato
forti pressioni su De Alti affinché modificasse
la determina provinciale aggiungendo, laddove
Il Cipaf avrebbe costruito un nuovo impianto da
3 milioni di euro quando
avrebbe potuto adeguare
quello esistente con una
modesta spesa: uno
spreco di denaro pubblico per un’opera rivelatasi anche inefficiente.
nare per l’adeguamento del
depuratore. A febbraio il progetto di Franco Cecchi
(costato 20mila euro) ottiene
il parere favorevole dalla
Provincia e l’allora presidente del consorzio Luigino
Bottoni chiede a Taboga di
elaborare delle proposte progettuali per adeguare l’impianto alle norme di legge. Il
costo stimato dal progettista
per l’adeguamento di un’opera del valore di 1 milione
di euro, è modesto: 100-150
mila euro.
Il CIPAF cambia linea
Passano pochi mesi e al
posto di Bottoni arriva Vergilio Burello. Il neopresidente
cambia
completamente
linea: sostenendo che il “vecchio” impianto non è idoneo
a funzionare in continuo
(nonostante tutte le relazioni
tecniche attestino il contrario), solleva dall’incarico il
prof. Cecchi e affida allo studio InArCo di Udine un
nuovo incarico per la redazione di un progetto
La vicenda del depuratore sarebbe alla base
dell’allontanamento del
dirigente della Provincia di Udine Paolo De
Alti ad opera dell’allora
presidente M.Strassoldo
si prescrivevano alle industrie gli interventi per il
trattamento
delle proprie acque di raffreddamento e di dilavamento dei piazzali, la frase “per quanto possibile”, offrendo così al Cipaf il pretesto per ritenere impossibili le modifiche del vecchio depuratore e procedere alla realizzazione di quello
nuovo. La locuzione “per quanto possibile”,
fanno però notare gli inquirenti, “è contraria a
qualsiasi atto amministrativo, di per sé un atto
impositivo, in quanto vanifica il contenuto tassativo della precrizione”. Sempre secondo la
ricostruzione dell’accusa, De Alti avrebbe poi
pagato la propria ritrosia, in questa e in altre
vicende in cui avrebbe ricevuto pressioni, con
l’allontanamento dall’ufficio. [...]
4
CIPAF
esecutivo di un impianto
nuovo di zecca per il trattamento delle acque di prima
pioggia e per la gestione di
emergenze determinate da
scarichi inquinanti accidentali. Il nuovo progetto, approvato dal consorzio nel
novembre del 2005, guarda
caso esime i gruppi industriali dal dover realizzare alcun
intervento all’interno dei loro
complessi e “centralizza” a
livello consortile il trattamento di tutte le acque. Peccato che il costo delle opere
sia di 3,2 milioni di euro
(tutti soldi pubblici), contro i
150mila che sarebbero stati
sufficienti per adeguare l’impianto esistente. Secondo la
ricostruzione degli inquirenti, il cda del Cipaf si sarebbe
fatto insomma braccio operativo della decisione politica,
nata nei piani alti di palazzo
Belgrado, di accontentare gli
industriali provocando loro
un ingiusto vantaggio, finendo così per far pagare alla
collettività un costo esorbitante rispetto a quanto sarebbe bastato.
Non solo: secondo Taboga il
nuovo depuratore (che è
ancora in corso di realizzazione ed ora rischia il sequestro) non avrebbe affatto
risposto alle prescrizioni
della Provincia ed è sconcertante che quest’ultima le
abbia revocate ritenendole
soddisfatte dal progetto
InArCo. L’ente intermedio,
infatti, nulla diceva nella
determina 38 della necessità
di un impianto di trattamento
delle acque di prima pioggia
mentre il nuovo impianto è
destinato principalmente a
quello. Peggio ancora - e qui
si spiega il coinvolgimento
nell’inchiesta dei due progettisti – le opere sarebbero
state progettate in assenza
delle analisi di caratterizzazione delle acque che dovevano trattare e – come appurato da una perizia affidata
dagli inquirenti ad una ditta
specializzata di Pisa - non
sarebbero in grado di depurare adeguatamente gli scarichi.Inutile, costoso, difettoso. E lo paghiamo noi.
Lisa Peratoner
da “Il Nuovo” - 18/02/2010
CIPAF: richiesta di riabilitazione
Leandro Taboga, già gestore
del vecchio depuratore del
CIPAF, ci ha chiesto di pubblicare la sintesi della “richiesta
di riabilitazione morale e professionale” da lui recentemente inviata al neo Presidente.
Egr. Presidente Ivano Benvenuti e p. c. al CdA del CIPAF.
- Con riferimento alla vicenda
riguardante il sistema di depurazione consortile a servizio
della Zona industriale di BujaOsoppo oggetto di indagini da
parte della Procura della
Repubblica di Tolmezzo, Le
chiedo cortesemente di prendere atto dei fatti riportati di
seguito e di attivare iniziative
ufficiali finalizzate a una riabilitazione
incondizionata,
morale e professionale del sottoscritto.
- Innanzitutto prenda atto, per
cortesia, che mi sono occupato, ininterrottamente per ca. 25
anni fino al marzo 2008, dello
sviluppo, della realizzazione e
della gestione del sistema di
depurazione consortile a servizio della Zona Industriale di
Buja-Osoppo e che tutta l’impiantistica su cui si basa il
depuratore consortile è frutto
del mio lavoro.
- Ho sempre lavorato con il
sostegno e la fiducia incondizionata degli industriali serviti
dalla depurazione consortile e
di tutti gli amministratori che
si sono susseguiti al CIPAF
fino alla fine della presidenza
Bottoni nel 2004.
I miei rapporti con il CIPAF
divennero difficili con l’avvento della presidenza dell’arch. Burello per i motivi
descritti di seguito.
- Grazie al mio impegno il
CIPAF dispone oggi di un
sistema di depurazione consortile riconosciuto pubblicamente come esemplare in
ambito Regionale realizzato
con investimenti pubblici
modesti e caratterizzato da una
elevata affidabilità a fronte di
costi di gestione bassissimi.
Gli interventi innovativi da me
attuati sul sistema di depurazione consortile unitamente
agli interventi correttivi da me
definiti e attuati dalle aziende
sui rispettivi cicli produttivi
hanno consentito di dimezzare
il costo di gestione della depurazione consortile fissato nei
primi anni novanta e da allora
rimasto invariato fino al 2008.
- Inoltre il sistema di depurazione consortile del CIPAF
rappresenta il primo caso in
Regione di applicazione della
Direttiva IPPC del Consiglio
Europeo 96/61 del 24/9/1996
(Prevenzione e riduzione integrate dell’Inquinamento)
L’attuazione di questa direttiva ha permesso di individuare
e sanare i punti critici situati
sui cicli produttivi all’interno
delle aziende servite, i quali
determinavano scarichi inquinanti incontrollati che compromettevano il corretto funzionamento del depuratore
consortile.
- Grazie all’attuazione di questa strategia operativa non è
stato necessario fare investimenti pubblici consistenti in
infrastrutture sul depuratore
consortile, il quale ha oggi la
stessa conformazione di quella
che aveva negli anni novanta,
nonostante vi sia stata una
forte espansione delle aziende
servite.
Grazie all’implementazione
della Direttiva IPPC nessuna
delle aziende servite dalla
depurazione consortile è stata
oggetto di sanzioni amministrative o penali per violazione
delle Norme a tutela delle
acque
dall’inquinamento:
situazione unica in Regione
per quanto di mia conoscenza.
Questo nonostante il rilevante
impatto ambientale che tali
aziende avevano un tempo.
- I miei rapporti con il CIPAF
si deteriorarono a causa della
mia ferma opposizione alla
decisione del presidente
Burello di sostituire, senza una
lecita motivazione, il depuratore del costo di ca. 1,2 milioni di Euro, realizzato nel 2004
per trattare acque piovane e
per gestire emergenze determinate da scarichi inquinanti
accidentali.
L’impianto realizzato nel 2004
era stato consegnato con una
serie di documenti che attestavano il corretto funzionamento dell’opera, nonostante la
stessa presentasse difetti di
funzionamento che lo scrivente eliminò completamente su
incarico del CIPAF nei primi
mesi del 2008, con un investimento di 30 mila Euro.
- Preciso infine di non avere
mai avuto contenziosi di tipo
economico o di altra natura né
con il CIPAF né con le aziende servite dalla depurazione
consortile e che la mia iniziativa di contrasto all’ operato del
CdA presieduto dall’arch.
Burello, in relazione ai fatti
descritti sopra, è moti-
CIPAF - ultim’ora
razione da 3,2 milioni di euro
(impianto definito inutile e
pure non capace di funzionare
dall’associazione di consumatori Codacons. (Messaggero V. 10.03.2010).
Inoltre la stessa Procura di
Trieste chiederà all’ex Presidente della Provincia M.
Strassoldo un risarcimento
di 41.000 euro a causa dell’illegittimo allontanamento
del Dirigente provinciale
Paolo De Alti dal suo ufficio
di responsabile dell’area funzionale Ambiente e Territorio
della Provincia. Secondo gli
investigatori
Strassoldo
avrebbe provocato un ingiusto vantaggio patrimoniale
agli industriali della zona
avvallando la realizzazione
del depuratore da 3,2 milioni
di euro con soldi pubblici.
L’ing. De Alti avrebbe fatto
resistenza a ciò e per questo
fu rimosso dalle sue funzioni.
De Alti fece ricorso al giudice
del lavoro, che gli diede
ragione e stabilì un risarcimento di 41.000 euro che la
Provincia dovette pagare allo
stesso De Alti. (M.V.17/3/’10)
a cura di L.L.
ecentemente si è appreso
che, all’inchiesta avviata
dalla Procura della Repubblica di Tolmezzo circa tre mesi
fa, si è affiancata un’indagine
della Procura della Corte dei
Conti di Trieste sull’ipotesi
di danno erariale; in sostanza la Procura di Trieste vuole
verificare se ci sia stato danno
erariale, essendo il consorzio
pubblico e soprattutto essendo pubblici i finanziamenti
destinati alla realizzazione
del nuovo impianto di depu-
R
5
COMUNE
Bilancio: molte ombre e poche certezze
Il bilancio di previsione non convince l’opposizione di centro sinistra
a nuova Giunta comunale guidata dal sindaco
Paolo Urbani presenta il suo
primo bilancio. Ma non
viene promosso dalle opposizioni che ne sottolineano le
incongruenze e le mancanze.
«Con sorpresa abbiamo constatato che tra le affermazioni pubbliche del sindaco
Urbani e gli atti concreti,
quale il bilancio, vi sono
notevoli contraddittorietà –
afferma Mariolina Patat del
gruppo “Idee in Comune” –.
Il sindaco Urbani nel Consiglio comunale del 3 dicembre scorso dichiarava (come
a verbale): “Nel prossimo
bilancio di previsione alcune
disponibilità a favore delle
classi sociali più deboli verranno implementate sull’ordine del 10-15%, quindi non
c’è da preoccuparsi di questa fascia della popolazione”. Inoltre nella stringata
relazione che accompagna il
bilancio di previsione scrive:
“l’unica spesa che abbiamo
deciso di incrementare al
momento è la cosiddetta
“spesa sociale” [...] Un
incremento che abbiamo
ritenuto doveroso proprio
per le difficoltà maggiori
L
vata unicamente dalla mia
ferma determinazione a contrastare il diffondersi di malcostume nonché di mediocrità e
disonestà intellettuale nella
pubblica amministrazione.
Concludo esprimendo la mia
amarezza per non essere riuscito a convincere la classe
politica comunale, provinciale
e regionale e nazionale di
espressione locale, a farsi carico della responsabilità di controllare la correttezza dell’operato del CdA del CIPAF in
relazione agli interventi di
adeguamento del depuratore
alle prescrizioni contenute
nella determina n. 38, e che
tale compito venga attualmente assolto dalla Procura della
Repubblica e dalla Corte dei
Conti, con tutto ciò che ne
conseguirà.
che le famiglie hanno registrato a causa della crisi
economica”. Di un tanto
però – afferma Mariolina
Patat – non abbiamo trovato
riscontro nelle cifre stanziate
a bilancio; al contrario i
fondi per il sociale sono stati
decurtati. Nello specifico,
Urbani ha previsto spese per
oltre 77 mila euro in meno
rispetto al 2009. Noi riteniamo che in un momento di
crisi economica senza precedenti come quella attuale le
risorse da mettere a disposizione per chi ha maggiori
difficoltà ad arrivare a fine
mese dovrebbero essere
aumentate, non ridotte. È
proprio questo – continua la
consigliera di “Idee in
Comune” – che avevamo
richiesto nel nostro emendamento al Bilancio che
malauguratamente non è
stato approvato».
«Anche la prevista riduzione
dell’ICI sulle seconde o
terze case sfitte (quelle in
affitto già beneficiavano
della riduzione) dal 6‰ al
4‰, ci ha lasciato molto perplessi – afferma la Patat –.
Non ci sembra che si aiuti
chi è in difficoltà economica
riducendo l’ICI sulle seconde case. Quale “emergenza
fine mese” saranno costretti
a patire i possessori di
seconde case mantenute sfitte? Tutto questo peraltro
comporta un mancato introito per le casse comunali pari
a 45.000 euro che potevano
essere investiti nei confronti
di chi vive effettivamente un
disagio economico».
«Un’ulteriore riflessione –
conclude Mariolina Patat –
resta da farsi sull’elenco dei
lavori pubblici, un bell’elenco corposo, ma che non ha la
garanzia dei fondi per portare avanti tutto. Ad esempio,
per il palazzetto dello sport
sono stati messi a bilancio
1.650.000 euro che ad oggi
non ci sono e per i quali si
spera in un contributo da
Trieste, tutt’altro che garantito, visti i tagli operati nei
vari settori, anche dentro il
bilancio regionale».
nche il consigliere Giacomino Dorotea mette
in evidenza la scarsità di
interventi per contenere il
disagio sociale originato
dalla crisi. «Avevo dichiarato nel primo Consiglio
comunale che avrei valutato
la maggioranza nei fatti e i
fatti sono sotto gli occhi di
tutti. In un periodo di” vacche magre” una buona
amministrazione ha il dovere
di stabilire delle priorità di
intervento e su questa concentrare gli sforzi. Oggi la
priorità è la crisi ed i gemonesi in difficoltà, in cassa
integrazione, in mobilità,
licenziati. Per questo era
indispensabile convogliare
tutte le risorse disponibili
per il sostegno di queste
gravi criticità. Ho chiesto di
supportare gli anziani a
basso reddito, nulla! Di fronte alla crisi che colpisce le
industrie grandi medie e piccole proponevamo un incontro con tutte le parti sociali
per fare il punto della situazione ed approntare un minimo di interventi; un incontro
da farsi con un Consiglio
comunale straordinario proprio per testimoniare la vici-
A
I gemonesi no
risparmieraneuro,
ben 287.000tto il
ci ha scri
Sindaco
nanza del Consiglio a chi
oggi è in difficoltà ma, nulla
di tutto ciò è stato fatto
adducendo il fatto che “i
tempi non sono maturi”. Ma
cosa deve succedere perché i
tempi siano maturi? Dove
vive la quest’Amministrazione comunale? »
andro Venturni, capogruppo di “Con te Gemona”, punta invece il dito sulle
limitate prospettive politiche
per il nostra cittadina delineate dal bilancio 2010.
«Dalla scarsa consistenza
della relazione che accompagna il bilancio si evince
come questa giunta non
abbia affatto chiaro dove sta
portando la nostra città. Le
poste in bilancio devono
essere conseguenti a chiari
progetti, mentre invece ciò
non compare. Anzi, scopriamo che proprio le maggiori
progettualità propagandate
dall’amministrazione sono
scatole vuote. Mi riferisco al
progetto “Città dello Sport”
e al quello per il “rilancio del
Centro Storico”. Sono progetti talmente inconsistenti
che nel bilancio vengono
stanziati ben 400 mila euro
per incaricare dei professionisti affinché redigano degli
studi preliminari e di fattibilità
S
Giusto
che serveqpuello
aumenti dell er gli
rifiuti (+7% a tassa
nuovi aume ) e per i
l’acqua (+n2ti del0%)
6
OSPEDALE
Sulla vicenda dell'Ospedale
Salvato il contenitore ora pensiamo al contenuto.
a travagliata vicenda del
nuovo Piano Socio Sanitario Regionale (PSSR) è
finalmente giunta al termine.
A Gemona si tira un sospiro
di sollievo perché il presidio
ospedaliero parrebbe per ora
in salvo, anche se, per assurdo, alla sua "salvezza" ha
contribuito di più il Consiglio comunale di Tolmezzo
che, diversamente da quello
di Gemona che il sindaco
Urbani non ha ritenuto
necessario interpellare, ha
espresso forti critiche al
nuovo Piano e sostegno
all'Ospedale di Gemona.
che e indicato "in rete" con
Alcune prime considerazioni l'ospedale di Tolmezzo, non
generali sono d'obbligo; nei è per niente chiaro quali funprossimi numeri ci proponia- zioni saranno erogate in
mo di approfondire la que- futuro. Infatti, il PSSR non
stione per stimolare la rifles- ha modificato l'art. 21 della
sione e contribuire a propor- L. R. 13/95 c.d. Fasola che
re alcuni indirizzi sullo svi- prevedeva la riconversione
luppo della sanità in Alto di alcuni piccoli ospedali tra
Friuli.
cui il nostro, che continua a
Il primo obiettivo di una pendere come una spada di
buona pianificazione sanita- Damocle da quindici anni.
ria è quello di fornire rispo- Per questo, a nostro avviso,
ste adeguate ai bisogni di sarebbe necessario rimettere
salute dei cittadini. Di questo mano all'intero assetto del
purtroppo nel nuovo Piano Servizio Sanitario RegionaSanitario c'è ben poco tant'è le, predisponendo una nuova
che nel Presidio Ospedaliero Legge regionale che tenga
(continua da pag. precedente) di Gemona, rientrato in conto delle mutate condizioper dar corpo a questi pro- extremis a seguito di com- ni sociali ed epidemiologigrammi. Come dire che le promessi e pressioni politi- che e che riveda le funzioni
idee ancora non ci sono e
spenderemo un sacco di
Il Consiglio
Chi difendedi
soldi dei cittadini per elaboc
omunale di
l’ospedale
rarle da zero. Eppure di Città
T
?
olmezzo!
Gemona
dello Sport si sta parlando da
mesi ed ora scopriamo che
siamo ancora agli studi di
fattibilità!»
«Infine – concludono i tre
consiglieri comunali – avevamo anche presentato un
emendamento
affinché
venissero ridotti gli stanziamenti per gli incarichi professionali (aumentati di oltre
il 100% - la spesa passa da
317.000 euro a 645.000
euro) chiedendo che almeno
300.000 euro venissero
destinati al Cinema “Socia- Pressione tributaria pro capite del Comune di Gemona [1]
le” per rinnovare le scomoAnno 2010
Aumento
de poltroncine della sala e Anno 2009
226.14
€
230.06
€
+ 1.7%
fornire maggior comfort agli
spettatori. Intervento tanto
più urgente dopo la recente Pressione finanziaria pro capite del Comune di Gemona [2]
apertura del Cinema “David” Anno 2009
Anno 2010
Aumento
di Tolmezzo. Anche questo 435.91 €
442.17 €
+ 1.4%
purtroppo non ha trovato [1] La pressione tributaria pro capite indica la pressione eserpositivo riscontro. Abbiamo citata dal Comune sui cittadini derivante dalle entrate tributaa volte il sospetto che le pro- rie (comprensive sia dell'attività ordinaria di prelievo fiscale,
poste della minoranza ven- che di quella straordinaria di accertamento tributario).
gano cassate non per la valu- [2] La pressione finanziaria pro capite indica la pressione
tazione ponderata del loro esercitata dal Comune sui cittadini derivante dalle entrate tricontenuto, quanto per il pre- butarie ed extra-tributarie (comprensive di tariffe e proventi
concetto legato alla loro pro- diversi).
venienza. Ma è solo un [Fonte: Parere dell'organo di revisione sulla proposta di
sospetto, che ci auguriamo la Bilancio di previsione 2010]
nuova
Amministrazione da www.contegemona.it
saprà presto sfatare».
L
Bilancio 2010
dell'intera rete ospedaliera
affinché questa sia in grado
di garantire una risposta centrata sui bisogni della popolazione.
Questa Giunta regionale
avrà l'autorevolezza e la
competenza di rimettere
mano in modo serio a questa
materia? C'è da dubitarne, se
per mesi, anziché affrontare i
veri nodi, si è concentrata
sulla chiusura, posta come
pregiudiziale dalla Lega
Nord, di quattro ambulatori
per cittadini extracomunitari
gestiti da personale sanitario
volontario!
Sandro Venturini
O SOI SPIRT
(Ai nestris muarts
spierdûts in Russie)
Fredis lis mans,
pîts inglaçâts,
lis spalis pleadis
sot dal pastran,
a stent a lavin
indenant,
cu lis lagrimis
tai voi suiâts,
incolonâts dilunc.
Colâ ogni tant
par cjapâ flât
su la nêf imacolade,
come i linzûi de lissie
che àn lassât
in chel jet cjalt di cjase.
- Parcè Signôr
murî cussì,
parcè cheste crôs?
- Jeviti su,
no sta colâ!
La sperance e je tes gjambis
che nûs fasin tornâ.
- Lassìn i muarts
a durmî sot chest cîl
celest di Madone.
- O dovìn tornâ par lôr,
par contâ
ce che vûl dî
murî di rabie,
di fan, di frêt, di sfiniment,
tun jet di nêf
cuviert des stelis.
Egle Taverna
Premiata al Concorso Letterario per la Poesia in lingua
friulana - Udine Poesia 2006
- Comune di Udine e Facoltà
di Lingue - Università di
Udine.
SALUTE
7
Come sopravvivere ad un infarto
La conoscenza di alcuni aspetti fondamentali può salvare una vita
Le patologie cardiovascolari sono la prima causa di mortalità nella nostra società industrializzata, in molti casi la
conoscenza di alcuni aspetti fondamentali può salvare una
vita. Inizia, da questo numero, la collaborazione con la
dott. Lucia Solinas, cardiologa presso l'Ospedale di Tolmezzo dell'ASS. n3 Alto Friuli, con una serie di contributi
di informazione e prevenzione.
infarto è causato dalla sottili cateteri che aprono
ostruzione, dovuta alla meccanicamente la coronaformazione di un trombo (un ria (angioplastica con palcoagulo di sangue), di una loncino).
delle arterie coronarie che Questi trattamenti hanno la
portano il sangue al cuore. Il loro massima efficacia nel
mancato arrivo di sangue salvare il cuore se vengono
(ischemia
miocardica) usati entro le prime 2-3 ore,
determina un danno progres- mano a mano che passa il
sivo al muscolo cardiaco che tempo sono sempre meno
comincia dopo 20 minuti efficaci e dopo si può solo
circa e diventa irreversibile cercare di aiutare il cuore
dopo 2-3 ore. Più tempo ormai irreversibilmente danpassa maggiore è la quantità neggiato.
di cuore che viene danneg- Tuttavia, il problema non è
giata con importanti conse- solo quello di salvare il
guenze sulla durata e la qua- cuore da un grande danno,
lità di vita dei pazienti colpi- ma di salvare la vita della
ti da infarto. Riaprendo la persona colpita da infarto,
coronaria chiusa si può perché le prime ore sono
interrompere l’infarto e que- quelle in cui il paziente colsto oggi è possibile grazie a pito da infarto è a maggior
farmaci che sciolgono il rischio di morire per un’
trombo (iniettati in vena) o arresto cardiaco.
L’
L’infarto è spesso confuso
con un’indigestione
L’arresto cardiaco è causato
da un’aritmia, la fibrillazione ventricolare, che è una
sorta di cortocircuito elettrico che blocca la funzione
del cuore di pompare il sangue nelle arterie. Quando il
cuore smette di funzionare
in pochi attimi si ha perdita
di coscienza e cessazione
dell’attività
respiratoria,
cioè una morte improvvisa.
Questa aritmia si può interrompere con la defibrillazione elettrica (vi ricordate la
“scossa” che davano i medici di “ER: medici in prima
linea”?) e il cuore riprende a
funzionare immediatamente
e salvando la vita della persona.
Diventa quindi fondamentale riconoscere i segni di
allarme di un infarto per
combattere l’arresto cardiaco e per ricevere le cure più
appropriate nel minor tempo
possibile, perché come
abbiamo detto sono importanti anche i minuti.
Allora, innanzitutto: quando devo sospettare un
infarto?
Tipicamente quando avverto
un forte dolore (anche un
senso di peso, di bruciore),
che dura almeno 10 minuti,
al centro del petto e al braccio sinistro. Tuttavia, spesso
il dolore si irradia al braccio
destro, a entrambe le braccia, alle spalle, alla mandibola oppure si localizza non
al petto, ma più in basso, in
corrispondenza dello stomaco (spesso confuso con
un’indigestione).
A maggior ragione se il
dolore è accompagnato da
sudorazione fredda, nausea,
mancanza di respiro.
Il sospetto sarà ancora più
forte se sono fumatore, ho la
pressione alta (o prendo farmaci per l’ipertensione), ho
il colesterolo alto, ho il diabete, o uno dei miei familiari di primo grado (genitori,
fratelli) è morto giovane (al
di sotto dei 50 anni) per
infarto.
Nel momento in cui ho il
sospetto che potrei avere un
infarto ci sono una serie di
cose da NON fare:
- aspettare che il dolore
passi (ho preso freddo,
sarà un’indigestione …);
- prendere l’auto e andare
da solo al pronto soccorso;
- chiamare il mio cardiologo;
- chiamare il mio medico di
base;
- chiamare la guardia medica;
- chiamare mio figlio o mia
figlia.
La prima cosa DA FARE è
chiamare immediatamente
il 118 perché:
- chiamare il 118 permette
di fare subito la diagnosi
con l’elettrocardiogramma e iniziare immediatamente le cure già sul
posto;
- in caso di arresto cardiaco
a casa o durante il trasporto (abbiamo detto che è
tipico delle prime ore di
un infarto) posso essere
trattato con il defibrillatore e il mio cuore torna a
battere: gli infermieri del
118 non mi trasportano
semplicemente in ospedale ma possono salvare la
mia vita!
- Il mio elettrocardiogramma oggi arriva in ospedale prima di me attraverso
uno speciale sistema che
usa il cellulare e il medico
del pronto soccorso può
già decidere quale è il
modo migliore di curarmi
quando arrivo: prepara il
farmaco da somministrare
per riaprire la mia coronaria, oppure può predisporre il trasferimento a
Udine per sottopormi a
un’angioplastica coronarica.
L’infarto miocardico terrorizza eppure continuano a
morire persone che avrebbero potuto sopravvivere se
non avessero atteso troppo.
Lucia Solinas
8
CENTRO STORICO
Un progetto globale per la comunità
Riflessioni e proposte per il rilancio del Centro storico
di Mauro Vale
uelle che, relativamente
al centro storico di
Gemona, già prima del terremoto erano prospettive
preoccupanti (lo spopolamento, la fuga delle attività
commerciali ed artigianali,
l’agonia dei pubblici esercizi) a pochi anni dalla ricostruzione ultimata si sono
completamente avverate.
Infatti, se si tralasciano le
attività amministrative legate
agli enti pubblici quali il
Comune, la Comunità Montana, l’Azienda per i Servizi
sociosanitari,
l’Agenzia
delle entrate (ma per alcuni
di questi enti pare che il futuro non sia roseo), le funzioni
residue del centro storico
vanno di poco oltre quelle
del quartiere-dormitorio o di
una qualsiasi periferia.
Certamente a questa situazione hanno contribuito
tanto gli andamenti che
potremmo definire fisiologici, riscontrabili in tanti centri
storici, come le passate traversie: infatti sul finire degli
anni ’60 il centro storico è
per un buon terzo disabitato
e agli inizi degli anni ’70
viene ulteriormente depauperato con il rilascio di centinaia di licenze edilizie in
altre zone del territorio
comunale; né si può dimenti-
Q
care il disastro del terremoto
e i tempi tecnici della ricostruzione (per lo più pubblica) e della riassegnazione
degli immobili agli aventi
diritto.
Ma bisogna pur dire che proprio dalla ricostruzione in
avanti, al di là delle buone
intenzioni e di tanti proclami
spesso dimenticati subito
dopo le campagne elettorali,
per il centro storico è stato
fatto ben poco e talvolta si è
anche commesso qualche
imperdonabile errore.
Si cambia
marcia?
ra sembra che le cose
debbano cambiare: la
nuova
Amministrazione,
guidata dal sindaco Paolo
Urbani, pare intenzionata ad
affrontare di petto il problema così come l’allora candidato sindaco aveva promesso offrendo ai concittadini il
“Patto con Gemona”, il suo
programma politico-amministrativo per le elezioni del
giugno scorso. Come i
gemonesi ricorderanno, si
tratta di un sostanzioso menù
con ricette allettanti, tra cui
compare anche il capitolo
intitolato “Progetto rilancio
del Centro storico” che individua in un progetto urbani-
O
Palazzo Scarpa-Gemin, già sede della Banca Popolare
stico complessivo, frutto di
un concorso di idee, lo strumento adatto a definire un
migliore assetto del centro
storico, tale da potenziare la
coerenza e la compatibilità
delle sue funzioni e da conferire una maggiore chiarezza
morfologica allo spazio
urbano (qui e in seguito le
parti in corsivo riportano
testualmente parole e frasi
del documento).
Secondo quel programma,
con il nuovo strumento urbanistico il centro storico avrà
assicurato il rilancio della
centralità direzionale anche
in funzione dell’ambito territoriale circostante; potrà
contare sul miglioramento
delle relazioni e le attività
socio-culturali (Cineteca,
Laboratorio internazionale
della
Comunicazione,
Biblioteca, Cinema-Teatro,
ecc.); vedrà garantita la valorizzazione del patrimonio
storico e architettonico, del
sistema museale, dei siti storici archeologici e di quelli
ambientali (Via Bini, Colle
del Castello, Musei, scavi
archeologici, area del S.
Giovanni, ecc.); beneficerà
del potenziamento delle attività commerciali e dell’inserimento di nuove attività di
accoglienza, gastronomiche
e ricettive per visitatori e
turisti. Infine il piano non
solo indicherà le soluzioni ai
problemi legati ai parcheggi
ed al traffico ed ai “conflitti” che si generano con l’accessibilità pedonale (aumento delle aree pedonali,
abbattimento delle barriere
architettoniche, miglioramento della sicurezza e dei
flussi di traffico, salvaguardia delle parti più monumentali della città) ma dovrà
anche preoccuparsi di innalzare il livello di benessere
dei cittadini e di dare risposte alla domanda di spazi
sicuri, di luoghi d’incontro e
di relazione interpersonale
che recuperino il senso più
forte dello spazio urbano
come luogo sociale per
eccellenza.
Questi, dunque, i propositi
su cui in linea di massima si
potrebbe anche concordare
salvo ovviamente pretendere
qualche chiarimento su taluni passaggi del programma
un po’ confusi e difficili da
interpretare e tralasciando
curiosità, forse troppo pepate, del tipo «bravi! ma fino
ad ora dove eravate?».
La voglia
di fare
e recenti mosse dell’Amministrazione fanno tuttavia comprendere che le
cose non vanno nel senso
delle proposte formulate nel
periodo pre-elettorale: il sindaco, calzati gli stivali delle
sette leghe, ha infatti dato il
via ad un programma di
interventi immediati senza
attendere lo studio e la pianificazione auspicati un anno
fa, quasi a dimostrare che
anche a Gemona, come a
Roma, si è impegnati sul versante “del fare”. Infatti non
c’è più traccia della promessa di far rientrare le iniziative in un progetto organico
definito, in modo che ogni
mossa faccia riferimento ad
un piano strategico generale,
concepito per costituire, con
tutte le altre tessere da ordinare in un’armonica composizione, un disegno articolato
e compiuto.
Così sentiamo ribadire l’impegno per il castello, che si
farà – ed è un bene, intendiamoci – anche se non ci sono
idee concrete sull’utilizzazione finale; e contemporaneamente si pensa di accelerare sulla vendita del sito
dell’ex Ricovero Donne
senza riflettere sulla potenziale
complementarietà,
rispetto al castello medesi-
L
9
mo, di un edificio ricostruito
in quel luogo.
E sentiamo anche di un altro
impegno: quello di mettere
in salvo le tavole dipinte da
Pomponio Amalteo per la
chiesa di San Giovanni – un
vero tesoro della pittura rinascimentale che tanti farebbero carte false per avere – e di
offrirle alla pubblica fruizione nello scantinato di palazzo Scarpa-Gemin, già sede
della Banca popolare di
Gemona.
A dire il vero questa non è
una iniziativa isolata: fa
parte di una più complessa
partita che, a quanto è dato
capire, dovrebbe essere giocata in più mosse. La prima
vedrebbe impegnato il
Comune a recuperare risorse
mettendo in vendita gli
appartamenti di proprietà –
un’ottantina – sul mercato
immobiliare. Con il ricavato
e con la vendita dell’attuale
sede degli uffici comunali si
dovrebbe quindi poter acquistare (seconda mossa) il
palazzo Scarpa-Gemin e,
dopo gli opportuni lavori di
sistemazione interna, adibirlo a sede operativa del municipio. Nello stesso palazzo
Scarpa-Gemin (terza mossa)
potrebbe essere sistemata
anche la biblioteca che oramai risulta ingessata nella
sede attuale, lasciando così
liberi i locali attualmente utilizzati per un ampliamento
degli spazi museali di palazzo Elti. E un ambizioso progetto di collaborazione con
la direzione di Villa Manin
– e l’ambizione in questo
caso potrebbe essere una
virtù – dovrebbe trasformare
gli spazi liberati di via Bini
(quarta mossa) in succursale
espositiva delle grandi
mostre di Passariano.
Sembra poi che l’Amministrazione comunale, sempre
relativamente al centro storico, sia prossima a varare un
programma di regolamentazione del traffico che dovrebbe prendere in esame percorsi, parcheggi e zone pedonali
con una attenzione particolare per il comparto Municipio-Porta Udine-Area del
CENTRO STORICO
vecchio Ospedale; come pare
decisa a intervenire subito,
sempre “intra muros”, con
l’abolizione di imposte e
tasse per le attività commerciali e i pubblici esercizi.
Ripeto: alcune di queste
ricette potrebbero essere
gustose, altre un po’ meno e
altre addirittura cattive. Ci si
potrebbe insomma trovare di
fronte ad una casa costruita
senza un progetto, con ottime soluzioni abitative ma
con una finestra aperta là
dove servirebbe una porta e
con una scala che termina
davanti ad una parete che la
rende inservibile.
Comunque, a proposito delle
idee che sembrano prossime
alla realizzazione, mi permetto di ripescare alcuni
suggerimenti frutto di riflessioni e di approfondimenti
scaturiti da convegni sulla
cultura, sul centro storico e
sul castello, organizzati venti
e più anni fa dal Circolo culturale “Tina Modotti” e dalla
lista civica “Gemona-La
Forza civile”. D’accordo: è
passato tantissimo tempo da
quando quelle conclusioni
sono state formulate e proposte all’attenzione dei governanti della nostra città; ma
nessun reggitore di Gemona
s’è mai preso la briga di esaminare criticamente quei
suggerimenti ed eventualmente di utilizzarli nel caso
si fossero dimostrati ragionevoli e, soprattutto, utili.
Ecco dunque che rispolvero
quei suggerimenti che, con i
necessari adattamenti alla
realtà odierna, mi paiono
pertinenti alle iniziative che
l’attuale Amministrazione si
accinge (o si accingerebbe) a
portare a compimento.
Ricostruzione
del castello
l complesso del Castello
ricostruito potrebbe divenire occasione di ulteriore
arricchimento dell’offerta
culturale e museale cittadina
sia sotto il profilo storico (il
castello e il suo colle come
centro archeologico deputato
I
ad illustrare
gli
antichi
insediamenti
gemonesi e le
vicende della
meno antica
Magnifica
Comunità) sia
sotto il profilo
geofisico (un
centro
di
documentazione e divulgazione – e
anche
di
esemplificazione dal vivo
– sui terremoti per illustrare i movimenti tellurici, le
loro cause e i
loro effetti
partendo dalle
L’ex palazzo Formentini - di Caporiacco
tragiche
vicende del 1976, con il sup- mazione del soffitto dell’Aporto e la collaborazione di malteo dovrebbe bastare il
organismi scientifici quali buon senso per dire che
l’Osservatorio Geofisico di anche lo scantinato più
Trieste e l’Università di ampio del mondo non va
Udine). In tale prospettiva la bene e che anche in questo
ricostruzione dell’ex Ricove- caso è necessaria qualche
ro Donne potrebbe completa- ulteriore riflessione. Persore gli spazi necessari ai fini nalmente, come ho avuto
didattici (sono veramente modo di dire e scrivere al
esigui quelli che si potranno sindaco su quell’ipotesi di
ricavare dal ricostruito fab- sistemazione, per il soffitto
bricato delle carceri!), racco- dell’Amalteo penso che la
gliendo anche le funzioni di strada principale da percorpunto di partenza di un rere sia quella della riedifiimpianto di ascensione alla cazione del contenitore (il
sommità del colle e di strut- complesso di San Giovanni)
ture di accoglienza e ristora- sul sedime originario per
zione (eventualmente da farne l’auditorium comunaampliare, queste ultime, rico- le. E la ricostruzione andrebstruendo alcuni piccoli edifi- be completata con la riapertura di via San Giovanni su
ci distrutti su via Altaneto).
piazza
del
Municipio,
ponendo rimedio ad uno dei
maggiori errori della ricostruzione e recuperando un
tratto vitale del cuore di
Gemona (uno dei pochissimi
completamente in piano,
potizzando che l’intenzio- senza salite e discese!) fino
ne dell’Amministrazione al nuovo parcheggio di via
comunale sia veramente San Bartolomeo.
quella che ho tratteggiato
sopra, e dicendo subito che
l’acquisizione del palazzo
già sede della Banca popolare potrebbe anche risultare
n palazzo Scarpa-Gemin
un elemento interessante per
vedo anche difficile, se
un ragionamento complessivo, ritengo che per la siste- non addirittura impossibile
Palazzo
Scarpa-Gemin
e l'Amalteo
I
Nuova sede per
la biblioteca
I
10
CENTRO STORICO
per questione di spazi, la
sistemazione della biblioteca. Un tempo avevo pensato
che quell’eccellente istituzione potesse esser collocata, a ricostruzione avvenuta,
nel quattrocentesco palazzo
Formentini-Caporiacco di
via Cella. E dello stesso
parere s’era dimostrato il
gruppo di lavoro “Cultura”
che faceva parte dell’articolata Commissione che nel
1977 era stata incaricata dall’Amministrazione comunale del tempo di formulare
suggerimenti ed indirizzi per
armonizzare la ricostruzione
con le esigenze e le opportunità della Gemona da far
rinascere. Purtroppo questa e
altre indicazioni, come la
necessità che la ricostruzione riproponesse completamente le più rilevanti realtà
architettoniche cittadine,
compresi i complessi delle
Grazie e di San Giovanni, le
due chiese di proprietà
comunale, furono disattese.
Sono passati oltre trent’anni
dal 1977 – quasi mezza vita,
direbbe Dante – e neppure il
mesto recupero di alcune
reliquie architettoniche del
palazzo Formentini-Caporiacco nel cortile di palazzo
Elti giova a far dimenticare
l’amaro di un’altra scelta
sbagliata.
Lasciamo le tristezze e torniamo alla biblioteca per la
quale individuare una nuova
sede, oggi, è veramente una
necessità. È una necessità
per una crescita indispensabile all’aggiornamento e alla
diversificazione della sua
offerta e del servizio che
deve garantire; lo è ancora di
più per la conservazione e la
valorizzazione dei suoi fondi
antichi la cui salvezza dalla
distruzione del ’76 è costata
tanto impegno dentro e fuori
Gemona.
Come per il soffitto dell’Amalteo, ho riflettuto molto
sulle possibili soluzioni di
questo problema ma sono
giunto a individuare solamente due possibilità. La
migliore mi pare quella di
una sistemazione nel complesso in parte utilizzato
dall’Agenzia delle entrate di
via Liruti, ovviamente trovando un’adeguata sistemazione per l’Agenzia stessa
(che Gemona non può
lasciarsi sfuggire). L’altra
potrebbe avverarsi solamente nel caso di smantellamento – ma il ragionamento non
vuole assolutamente essere
un auspicio in tale senso –
della Comunità montana. per
entrambe le soluzioni,
comunque, andrebbe verificata la possibilità di spazi da
dedicare all’auspicata istituzione di un centro di studi
archivistici – splendida idea
del compianto Michele Zacchigna, di Alida Londero e di
tanti appassionati studiosi,
gemonesi e no – che dovrebbe “sfruttare” le ricchezze
documentali gemonesi in
stretto collegamento con la
biblioteca.
Un parcheggio
e un tunnel
ornando ai ventilati
interventi dell’Amministrazione comunale, per
quanto riguarda i problemi
da risolvere nel comparto
“viabilità” mi permetto di
rilanciare due proposte che
avevo formulato e riproposto
più volte dai banchi del Consiglio comunale tanto tempo
fa. Una riguarda l’ipotesi di
un parcheggio a monte del
duomo, sopra la “Frate”, collegato con via Bini e con
piazza Garibaldi da percorsi
pedonali. L’altra riguarda l’ipotesi di superamento, per
mezzo di un tunnel, del grande ostacolo determinato dal
colle del castello per una
facile uscita dal centro storico verso Sud-Est, verso
Maniaglia, Montenars e
Artegna. Il tunnel, che non
dovrebbe esser più lungo di
duecentocinquanta-trecento
metri, avrebbe anche il merito di alleggerire il traffico su
strade divenute problematiche per gli spostamenti
pedonali (le vie da Patriarca
Bertrando a Ospedale San
Michele, passando per piazzetta Portuzza) o di diminui-
T
re gli effetti del più ampio
giro fino a via Dante, via
Belgrado e via Sottocastello.
Meglio
più lavoro o
meno tasse?
esta ancora da aggiungere qualcosa sulla questione delle imposte e tasse
per le attività commerciali e i
pubblici esercizi che il sindaco Urbani si accinge a ridurre e in parte abolire in centro
storico. Pur condividendo le
giuste obiezioni di alcuni
esponenti dell’opposizione
sulla disparità di trattamento
che ne deriverebbe per le
attività cittadine che ne
sarebbero escluse, viene
naturale chiedersi: «ma se
non c’è lavoro, se non ci
sono acquirenti, che ne fanno
i commercianti e gli esercenti del centro storico della
diminuzione delle tasse?».
Il nocciolo della questione
sta proprio qui: commercianti ed esercenti si aiutano portando clientela in centro storico. A tale proposito penso
che una seria politica di promozione delle offerte culturali del centro (la città ricostruita, i monumenti salvati,
le architetture moderne, i
numerosi musei, un domani
il castello e, speriamo, altro
ancora) possa costituire un
valido strumento per “catturare” presenze. Ma occorrerebbe una “massa critica”
decisamente superiore di
quanto non possa garantire il
richiamo culturale. Forse
però la soluzione sta proprio
in mano ad esercenti e commercianti e all’Amministrazione comunale potrebbe
toccare solo una funzione
maieutica, solo il compito di
far da levatrice.
R
Le eccellenze
prodotte in
Friuli
idea, proposta recentemente all’interno del
circolo del PD gemonese da
L’
Adele Fazzini, è quella di
fare del centro storico di
Gemona un grande “outlet”
specializzato, il sito degli
spacci aziendali di tutte le
eccellenze prodotte in Friuli:
dai prosciutti ai formaggi,
agli insaccati, ai vini, alle
grappe, agli oli, ai dolci, ai
ricami, alle oreficerie,
all’abbigliamento, all’arredamento, ai coltelli eccetera.
Da Gemona tutti devono
passare sia che entrino in
Friuli o che ne escano, provenienti da o diretti verso
l’Europa centrale ed orientale. La proposta di poter scegliere in un unico grande
polo mercantile prodotti di
classe e di qualità a marchio
Friuli potrebbe richiamare
veramente nuove consistenti
presenze e commercianti ed
esercenti potrebbero essere
contenti, come ai tempi del
“Niederlech”, di pagare
qualche tassa in più.
*
*
*
Più di qualcuno, a questo
punto, avrà motivo di rinfacciarmi di aver cercato
anch’io di indossare stivali
magici e così mi fermo e
chiedo scusa delle mie tirate.
Ma devo ribadire una cosa:
che erano giuste le intenzioni del programma elettorale
di Paolo Urbani candidato
sindaco, così come lo erano
gli analoghi impegni degli
altri due candidati: per ridare alla nostra comunità
una parte essenziale della
sua anima serve veramente
un progetto globale di
rilancio del centro storico.
E se affrontiamo con
coraggio e in libertà la
ricerca di risultati, tra i
molti possibili saremo certamente in grado di scegliere
quelli migliori.
11
TERRITORIO
Progetto di recupero del lago Minisini
Intervista al dott. Beltrame, tecnico della Comunità Montana del Gemonese
L’opinione di Legambiente.
n cosa consiste il progetto che la Comunità Montana ha redatto?
Il progetto propone un intervento di sistemazione, bonifica e riqualificazione
ambientale del Lago Minisini, comprendendo anche un
miglioramento vegetazionale delle aree boscate attigue
alle rive del Lago. Di fatto,
rappresenta il compimento
di un lungo percorso di studi
e valutazioni naturalistiche e
geologiche condotte al fine
di dare rinnovata vitalità ad
un ambito lacustre estremamente caratteristico sia sotto
il profilo faunistico – ornitologico, sia dal punto di vista
floristico – vegetazionale.
L’intervento assume una
forte valenza ambientale,
naturalistica, sociale, storica,
paesaggistica e culturale,
essendo questo ambito particolarmente caro alla popolazione di Gemona, ed in particolare alla gente di Ospedaletto
Quali sono i risutati attesi
dall’intervento?
L’obiettivo è quello di favorire il recupero dell’ecosistema lacustre che all’attualità
si trova in avanzata fase di
interramento, assicurando la
funzionalità ecologica e la
biodiversità di uno degli
I
habitat più significativi dell’area. Infatti il lago è inserito in un Sito di Interesse
Comunitario (SIC) denominato Lago Minisini e Rivoli
Bianchi che si sviluppa su
una superficie complessiva
di Ha 396, è uno dei suoi
elementi
caratterizzanti
quale specifica zona umida.
In cosa consistono le
opere?
Le opere riguardano limitate
scavi, sia in termini di aree
interessate che di profondità
di lavorazioni, compresa una
bonifica da ordigni esplosivi, ed opere di miglioramento vegetazionale delle rive al
fine di contenere l’apporto di
materiale vegetale. Le lavorazioni saranno eseguite da
terra, fino dove consentito,
con idoneo mezzo escavatore a pattino largo e munito di
braccio lungo e apposita
benna per ridurre al massimo
situazioni d’impatto e le
stesse lavorazioni saranno
attuate nel periodo estivo
allo scopo di non creare
disturbi e alterazioni nelle
fasi più delicate del ciclo
biologico della fauna. In
sostanza si prevede l’asportazione del materiale vegetale (canneto) e di una ridotta
porzione del substrato sottostante fino a raggiungere una
730/2010
profondità massima di m.
1.50, realizzata progressivamente dalla riva all’interno
del lago sulle superfici indicate nella allegata planimetria e salvaguardando integralmente alcune isole e la
sponda sinistra.
Avete valutato con attenzione gli aspetti e impatti
ambientali dell’intervento?
Sì, nel progetto sono stati
attentamente valutati gli
aspetti naturalistici e geologici della conca glaciale che
ospita l’intero ecosistema,
proponendo azioni graduali
e limitate nella profondità di
scavo proprio per mantenere
le condizioni ecologiche di
questo ambiente lacustre. Il
progetto vuole anche aprire
la strada al prossimo Piano
di gestione dell’area,che
dovrà essere in breve predisposto e che dovrà individuare le forme di utilizzo del
territorio del SIC compatibili con le peculiarità del Sito,
non dimenticando anche
quelle attività umane che da
sempre sono state praticate
senza alterare gli equilibri
ambientali.
bbiamo chiesto anche
a Sandro Cereghini
Presidente del Circolo
Gemonese di Legambiente
A
RED/2010
una sua opinione sul progetto.
Come Circolo, avuta notizia
dell’intenzione della Comunità Montana di attivare un
intervento di ripristino
ambientale nell’ambito del
laghetto, abbiamo chiesto
chiarimenti e delucidazioni
sia ai tecnici dell’Ente pubblico sia ad alcuni dei professionisti che avevano
redatto gli elaborati di studio. Ne sono nati due specifici incontri avvenuti nei
mesi scorsi durante i quali ci
siamo confrontati direttamente sia con i referenti dell’Ente responsabili del progetto Lorenzo Beltrame e
Marco Masin, sia con il geologo Federico Sgobino,
profondo conoscitore delle
dinamiche idrauliche del
sito. A tali interlocutori va
naturalmente il nostro ringraziamento per la disponibilità dataci e per le competenze dimostrate. Per parte
nostra riteniamo di aver
fugato alcune perplessità iniziali. Assisteremo inoltre
con attenzione all’intervento
al fine di verificare in concreto la sua incidenza sulle
dinamiche del sito e alla
redazione del Piano di
gestione dell’intera area
SIC.
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PRENOTA SUBITO IL TUO APPUNTAMENTO
chiamando lo
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GEMONA DEL FRIULI -Via Roma, 148
TERRITORIO
12
Caro Assessore, ...
A proprosito del progetto di recupero del Lago
Recentemente si è tenuto, ad
Ospedaletto, un incontro per
illustrare il progetto di recupero del lago Minisini. E’
interventuto anche l’attuale
Assessore ai Lavori Pubblici
del Comune di Gemona, Collini Fabio, il quale ha informato i presenti che, nel breve
periodo degli anni ‘90, in cui
era Presidente della Comunità Montana, si era interessato all’area, aggiungendo
che i Verdi, all’epoca, si
erano sempre opposti a qualsivoglia intervento.
Le numerose richieste di
chiarimento a questa affermazione mi permettono di
informare su quella che è
stata la reale posizione dell’area ambientalista in quel
periodo, ripercorrendo sinteticamente le attività dei Verdi
sull’argomento.
1. Tra il 1990 e il ’91, per un
anno, i Verdi fanno parte
della maggioranza e della
Giunta comunale:
a) Viene approvato il progetto del sentiero naturalistico Silans-Lago di Ospedaletto: un percorso storiconaturalistico e uno sguardo
suggestivo su Gemona, le
Prealpi e il lago Minisini. Un
itinerario della conoscenza.
b) Viene rivisitato il progetto, predisposto dalla Comunità Montana, su un finanziamento regionale dell’Assessorato all’Agricoltura, che
prevedeva la realizzazione
del manto della strada del
Forte (salendo a S. Agnese,
dopo la galleria) in cemento
armato, sostituendolo con un
fondo in ciottolato.
c). Nel convegno “Il lago nel
parco” promosso dalle Associazioni ambientaliste e
patrocinato dal Comune, il
mio intervento, in qualità di
Assessore ai progetti speciali, informava i partecipanti
sui seguenti impegni dell’Amministrazione:
- la chiusura della strada del
lago al traffico turistico
motorizzato;
- la mitigazione dell’impatto
paesaggistico della ferrovia:
erano in corso, in tal senso,
contatti con le ferrovie;
- la redazione di uno studio
conoscitivo e valutativo di
un possibile intervento sul
lago per interrompere il progressivo interramento.
Questo lavoro è stato raccolto nella pubblicazione “Il
lago nel Parco”.
d) Viene redatto un regolamento per l’erogazione dei
contributi a persone e associazioni. Cosa c’entra col
Lago? Un articolo del regolamento prevedeva l’erogazione di contributi a coloro
che nelle zone di particolare
pregio ambientale realizzavano dei manufatti (es.
recinzioni,..) senza deturpare. Si intendeva con ciò tutelare il paesaggio come bene
collettivo.
Ad es: Un proprietario può
fare una recinzione usando
un cavo elettrico e paletti di
ferro ma il paesaggio ne
risente, si impoverisce.
Usando un contributo pubblico può realizzare una
recinzione di qualità, grazie
all’integrazione sul costo
sostenuto.
2. Dalla metà del 1992 i
Verdi sono all’opposizione
sino alla fine del mandato
amministrativo.
e) Nel 1993 l’ Amministrazione comunale con sindaco
Disetti esprime parere negativo alla proposta della Stazione Forestale di vietare il
transito al turismo motorizzato sul tratto di strada che
da Ospedaletto sale a
Sant’Agnese. Il gruppo
Verde raccoglie 1089 firme
per chiedere la salvaguardia
di quell’ambiente e la modifica del parere, espresso dalla
Giunta, per consentire il transito agli automezzi solo agli
aventi diritto (proprietari,
persone inabili, macchine di
servizio... come era previsto
dall’art. 2 della legge Regionale 15/91). In Consiglio
comunale forti resistenze ci
sono state proprio da parte
dei Consiglieri di maggioranza, in particolare dei
socialisti. Si ricorda Assessore? Lei come ha votato?
f) I Verdi segnalano all’
Amministrazione comunale
l’inopportunità di consentire
che adulti in tuta mimetica e
armi “giocassero a fare la
guerra nel forte”.
g). Realizzano un censimento delle aree degradate del
territorio comunale e segnalano due aree presenti anche
nell’area del lago.
3. In seguito, ulteriori proposte sono state pubblicate
sul periodico Pense e M.
Eccole in sintesi:
h) Ristrutturazione e trasformazione della vecchia stazione di Ospedaletto, in un
piccolo Museo della Ferrovia, del lago Minisini e (perché no?) del Centro storico
di Gemona e Venzone; in-
somma un punto informativo
per coloro che transitano in
bicicletta sulla ciclabile che
dovrebbe essere realizzata.
i) Valorizzazione didattica
del lago per promuovere
l’apprendimento scientifico
e la sensibilità ecologica
degli studenti (dall’infanzia
alle superiori).
l) Estensione del divieto di
caccia a tutta l’area del Lago,
Cumieli, Sant’Agnese e
Rivoli Bianchi. Si era auspicata in tal senso una decisione della Riserva di Caccia di
Gemona, decisione che
avrebbe sicuramente trovato
favorevoli molte persone di
Ospedaletto e di Gemona.
m) Interventi mirati volti a
ritardare il processo di interramento dello specchio lacustre.
Queste proposte, dopo 15
anni, sono quanto mai attuali; auspico che, dopo anni di
rinvii, si possa giungere alla
realizzazione di un Piano di
gestione dell’area in cui Enti,
Associazioni e cittadini siano
coinvolti nella tutela e nella
manutenzione di Sito di
Interesse Comunitario, caro a
tutti.
Sandro Cargnelutti
L’uomo che pu
Incontro con Renzo Tuti
a tempo percorro la
valle del Glemineit
alla ricerca del sentiero Troi
dal Preidi e la località
Plan di Zucat, pianoro
richiamato dalle cronache
di inizio Novecento dove,
si racconta, sia stato uccisa
la guardia comunale Domenico Copetti (Meni Nôle).
In una delle mie perlustrazioni ho sentito il rumore di
un piccone che risuonava
nella valle. Incuriosito, ho
accelerato il passo per
conoscerne la fonte.
Mi sono trovato davanti una
persona che conoscevo di
vista: Renzo Tuti, da famee
dai Cividins, con il suo cane
e munito di attrezzi di lavoro.
D
Mi sono fermato a parlare
con lui che mi ha raccontato della sua passione: riaprire e pulire vecchi sentieri
che la natura sta riprendendo a sè e che gli “ricordano”
le fatiche del lavoro sui
monti e insieme la grande
cura e il tignî cont dal propri puest dei nostri vecchi.
Insieme abbiamo percorso
il sentiero e l’imboccatura
per scendere dalla valle del
Glemineit al troi dai Cincent; il tracciato è poco
definito, nell’800 veniva
usato dalle persone di Godo
e Piovega per arrivare rapidamente in Siere.
Dopo alcune settimane
sono ritornato in quei luo-
13
REGOLE&DEMOCRAZIA
Cambiare regolamento durante la partita
Non esiste libertà senza regole condivise e rispettate da tutti
mmaginiamo una partita
di calcio. Cosa direste se
un difensore della squadra
avversaria prendesse in
mano il pallone in area di
rigore? Ovviamente, calcio
di rigore ed espulsione.
Immaginate ora che il Presidente della squadra avversaria pretenda che il fallo di
mano in area non sia più
punibile perché la squadra
prima in classifica non può
perdere la gara, proprio
perché è prima. Come reagireste? Eppure, tutto questo è successo con il decreto “salva liste”.
I
Brevemente, il PdL ha presentato la propria lista
all’ufficio elettorale della
Regione Lazio in ritardo.
Ne è logicamente seguita la
sua esclusione dalle prossime elezioni regionali. Il
Governo Berlusconi, invece di prendersela con i
responsabili del fatto, ha
immediatamente varato un
decreto per permettere la
riammissione della lista del
suo partito al di là dei tempi
prescritti, decreto che, tra
l’altro, si è rivelato errato
perché la materia è di competenza delle Regioni.
Questa azione legislativa è
solo l’ultima di una serie di
leggi ispirate dalla prepotenza di chi sente di avere
“il Potere” e di poterlo esercitare a proprio piacimento.
Chi non ricorda la lunga
serie di leggi “ad personam” per sottrarre Berlusconi ai processi che lo
riguardano, l’utilizzazione
impropria della Protezione
Civile per evitare i prescritti controlli sulla spesa pubblica, l’occupazione degli
organi di controllo e di
informazione, assegnati a
suoi dipendenti (basti ricordare le ultime intercettazioni telefoniche), lo scudo
fiscale ed il tentativo di
disinnescare gli organi che
lisce i sentieri
ghi ed il sentiero era
aperto.
Ma questo non è l’unico esempio: Renzo
ha appena finito di
sistemare il Troi das
ôgis e altri sentieri in
Cumieli.
Chi fa e chi disfa
Persone in sella alle
moto salgono sui
sentieri, scassandoli,
aprendo il varco al
ruscellamento veloce dell’acqua che
facilita l’erosione e
persone come Renzo
Tuti che, in modo
gratuito e senza clamori, riporta in uso vecchi
sentieri.
Complimenti Renzo.
Sandro Cargnelutti
non riesce a controllare
mediante campagne diffamatorie come verso la
magistratura o gli organi di
informazione?
E’ ora di dire basta con
forza a questo modo di pensare distorto. Essere Capo
del Governo non significa
essere Padroni dello Stato e
poter fare quello che si
vuole. L’investitura popolare non significa non essere
soggetti al controllo del
proprio operato. Nel ‘900
abbiamo già conosciuto
situazioni simili. Il carattere che distingue le democrazie liberali è la ripartizione dei poteri esecutivo,
legislativo e giudiziario per
evitare che tutto il potere si
concentri su una singola
persona. Mettere sotto controllo il Parlamento attraverso leggi elettorali restrittive, tentare di assoggettare
la Magistratura all’Esecutivo, far tacere l’informazio-
ne non servile verso il Capo
significa porsi fuori dal
novero delle Democrazie
Liberali.
I Comitati per la Costituzione ritengono che l’insieme di questi comportamenti e atti prefigurino un’idea
di repubblica autoritaria e
plebiscitaria - il governo
del “fare” senza regole e
senza controlli - pubblicizzata da una informazione
controllata che spaccia le
illusioni per realtà. Tutti, a
cominciare dai veri Liberali, anzi loro per primi,
dovrebbero impedire che
questo processo venga portato a termine.
Non esiste libertà senza
regole condivise, rispettate
e non soggette al volere del
potente di turno.
Il Comitato
per la Costituzione
di Gemona del Friuli
14
ENERGIA
Energetica-mente
Risparmiare energia in casa, cosa utilizziamo e
quanto, inconsapevolmente, sprechiamo ogni giorno
uali sono i processi che
regolano il funzionamento degli edifici? Come
si calcola il fabbisogno termico di un’abitazione?
Cercheremo in questo articolo di dare una risposta,
anche se parziale, a questi
interrogativi.
Gemona del Friuli è un
Comune della pedemontana
che, come definito dal DPR
412/93 si posiziona in zona
climatica E; ha un periodo di
riscaldamento di 183 giorni,
dal 15 ottobre al 15 aprile,
altezza sul mare di 272 m e
2488 gradi giorno. Temperatura adottata di progetto 6°C.
Questi numeri sono alla
base delle diagnosi energetiche dell’edificio. Lo stesso
decreto definisce come
impianto termico l’insieme
degli apparati tecnologici
che servono alla climatizzazione degli ambienti ed alla
produzione di acqua calda
sanitaria. Quindi per climatizzazione, si intende sia il
riscaldamento che il raffrescamento. Quest’ultimo,
fino ad oggi, era una parte
energetica poco considerata
ma sta diventando sempre
Q
Stranieri
«Se voi avete diritto di
dividere il mondo in
italiani e stranieri
allora vi dirò che,
nel vostro senso,
io non ho Patria
e reclamo il diritto di
dividere il mondo
in diseredati e oppressi da
un lato, privilegiati e
oppressori dall'altro.
Gli uni sono la mia Patria,
gli altri i miei stranieri».
don Lorenzo Milani
più importante, anche in
conseguenza dei cambiamenti climatici di cui tutti ci
stiamo rendendo conto.
Nelle stagioni fredde, quando riscaldiamo le nostre
case, il consumo di energia
aumenta con l’aumentare
della differenza tra la temperatura interna e la temperatura esterna. L’impianto di
riscaldamento sarà dimensionato in modo da poter
mantenere una temperatura
interna di 20°C, se si tratta
di un edificio residenziale.
Per fare questo ci doteremo
di un sistema di emissione
del calore, cioè di un apparato, che trasferisca “calore” dalle tubazioni che lo
trasportano, all’ambiente; di
un sistema di regolazione,
cioè di un meccanismo che
“senta” la temperatura di
quello stesso ambiente e lo
comunichi all’impianto; di
un sistema di distribuzione,
cioè la rete di tubazioni ed il
tipo di circuito che il calore
deve effettuare; di un sistema di produzione, cioè,
l’apparato che fisicamente
genera calore, utilizzando
combustibili di vario genere. Tutte queste tecnologie
contribuiscono a rendere
più o meno efficiente il
nostro impianto.
Tornando alle definizioni
del decreto ed alla nostra
zona climatica, vedremo
che Gemona ha un dato di
2488 gradi giorno. 2488 è la
somma calcolata per tutti i
giorni di riscaldamento
delle “sole differenze positive” giornaliere tra la temperatura media esterna e la
temperatura interna di un
edificio, convenzionalmente fissata in 20 °C. Il concetto di “sole differenze positive” significa che vanno
sempre sommate in modo
positivo le differenze di
temperatura rispetto allo 0.
Cioè, se consideriamo la
temperatura esterna
di 6°C, e quella interna convenzionalmente di 20°C, la
differenza positiva sarà: 20
– (-6) = 20 + 6 = 26°C.
Quindi il nostro impianto
dovrà supplire ad una differenza di temperatura di
26°C in termini di potenza.
La potenza termica è la
base per il calcolo del
dimensionamento di un
impianto. In un edificio è la
somma delle dispersioni
attraverso i muri, le finestre,
le porte, i pavimenti, i solai
ed anche dell’aereazione dei
locali. Il risultato di tutte
queste dispersioni dà origine ad un numero espresso in
Watt. Questa potenza, moltiplicata per il tempo in cui
viene erogata, ci rivela la
quantità di energia consumata.
L’argomento è stato espresso in termini molto approssimativi, senza pretese di
entrare nel merito dei processi. Ma una cosa dobbiamo dirla. La potenza e quindi l’energia consumata,
dipende direttamente dal
tipo di ambiente che dobbiamo riscaldare, quindi
dalle sue “perdite” attraverso l’involucro e le finestre.
E’ evidente che, in un edificio, la componente che incide in modo significativo sul
consumo di energia (chiamata primaria al prelievo
dalla rete nazionale di combustibili fossili) è proprio
l’involucro ed è questo che
merita le principali attenzio-
ni. Per esempio, potremmo
avere il più efficiente
impianto del mondo, ma se
lo utilizziamo per riscaldare
un box di lamiera consumeremo tantissima energia.
Un valido strumento per
questo tipo di valutazione è
entrato in vigore, in Italia, il
26 giugno dello scorso
anno: la Certificazione
Energetica degli Edifici,
che permette ai committenti
di avere un calcolo rigoroso
di quanto succede nell’edificio nel caso in cui vogliano o debbano ricorrervi, ma
che permette anche una
valutazione dei potenziali
miglioramenti e degli interventi più vantaggiosi che un
edificio potrebbe subire.
Vale la pena di ricordare che
da giugno verrà introdotto
uno strumento regionale
(VEA) che terrà conto non
soltanto della parte energetica dell’immobile ma
anche del suo impatto
ambientale.
Ogni mattina ci svegliamo
in una casa calda, utilizziamo l’acqua calda, accendiamo il fornello per fare il
caffè, accendiamo luci,
asciugacapelli, lavatrici ed
inneschiamo, ogni giorno,
molti processi. Per farlo,
spesso, utilizziamo combustibili che arrivano al nostro
rubinetto dal Kazachistan,
dall’Iran, dalla Libia o dalla
Russia. Ad esempio, il
lungo viaggio del gas, che ci
permette di riscaldare l’acqua per cucinare, per fare la
doccia, per riscaldare il
nostro termosifone, inizia
da uno di questi posti. Non è
il caso di sprecarlo.
Andrea Patat
SPORT
15
Il rugby a Gemona? Sì!
Dagli anni '80 ad oggi: i The Ducks e la palla ovale a Gemona
vete mai visto rimbalzare una palla sferica …
ebbene provate ad immaginare il rimbalzo di una ovale:
imprevedibile, fantasioso,
eccentrico! Così a noi piace
definire la diversità di questo
sport: la monotona regolarità
all’imponderabile.
Di cosa sto parlando? Di
rugby, signori, di uno sport
con la S maiuscola, dove
lealtà, correttezza, sportività
sono ancora un valore. E
dove? A Gemona, direte voi?
Ebbene sì, proprio a Gemona
e non è la prima volta!
Infatti, 26 anni fa, correva
l’anno 1984, il rugby sbocciò
nel nostro Comune come esigenza che partì dai giovani
del luogo, i quali, non appena superate le emergenze
dovute al sisma, vollero iniziare un percorso di vita e
sportivo diversi, rifiutando
l’idea delle osterie come
unico punto di aggregazione.
Va dato merito a Gloria, Salvatore, Piero, Marco e
Paolo che furono attratti da
questo sport nuovo, alternativo rispetto alle mode del
tempo, sport che subito galvanizzò i ragazzi i quali, con
entusiasmo, si sobbarcarono
tutto il lavoro organizzativo
ed anche il non irrilevante
A
impegno economico. Si
tenga conto che all’epoca il
rugby nella nostra zona era
pressoché sconosciuto e
quasi tutti i “giocatori” non
avevano mai visto una palla
ovale.
La mancanza di mezzi e
strutture non scoraggiò nessuno, i giocatori si autotassarono (ventimila lire al mese)
solo per potersi allenare.
Ricordiamo ancora con
divertimento quando il
Comune ci concesse l’uso
del polisportivo per le gare,
ma dovevamo adattare il
campo e giù un sabato, tutti
assieme, a fare le buche per
piantare le H nel terreno,
buche che ci sono ancora.
Chiedemmo
aiuto
alle
società vicine, Rugby Udine
e Rugby Pagnacco, per le
conoscenze tecniche, e ci
supportarono e sopportarono
con mezzi e uomini; un anno
di allenamento sul campo per
prepararci fisicamente e dietro i banchi per capire, prima
di poter fare la prima gara.
Merito di questo miracolo
sportivo va assegnato a un
altro grande uomo dello
sport gemonese, Sergio
Copetti, insegnante di educazione fisica e roccioso giocatore della Rugby Udine in
serie A, che con tenacia e
pazienza trasformò venti
ragazzi ignavi in una squadra
di rugby. Che anno! Va anche
detto che un po’ ci aiutò l’emigrazione; infatti, fra quei
venti c’erano 5 “extracomunitari” figli di emigranti rientrati dall’Australia e Sud
Africa: loro almeno l’ovale
lo avevano visto.
La partecipazione al campionato di C1 fu per molti il
coronamento di un sogno;
non è retorica dire che per noi
il risultato contava poco, ma
poter confrontarci con i
Veneti ad armi pari e ricevere
da loro attestazioni di stima
per il lavoro svolto e la preparazione dimostrata fu una
soddisfazione impagabile.
Oltre alla partecipazione al
campionato nazionale di
rugby e a diverse amichevoli, ci piace ricordare un
importante torneo di under
16 che si svolse a Gemona
nel polisportivo e che vide la
presenza di numerose società
provenienti da tutta la regione e soprattutto di oltre un
centinaio di giovani atleti.
Dopo aver raccolto notevoli
soddisfazioni nel mondo
della palla ovale, la società
fu costretta a sospendere l’attività a causa delle difficoltà
In piedi da sinistra: Giovanni Urban, Piero Contessi, Claudio Bertossi, Stefano Forgiarini,
Marco Masini, Dal Pont Nello, Giacomo Gasparini, Giorgio Tomasetig, Rino Pietropolli
Accosciati da sinistra: Jacob Paolo, Elio Pontelli, Eros Goi, Lucio Gubiani, Giacomino
Dorotea, Daniele Iob, Edy Pischiutti, Paolo Venturini
logistiche che incontrò; troppi problemi, soprattutto economici, per il pagamento dei
campi su cui allenarsi.
L’avventura, però, non ebbe
termine ed alcuni trovarono
immediatamente posto in
prima squadra con la Rugby
Udine a dimostrazione dell’alto livello tecnico e dell’ottimo lavoro svolto in quel
di Gemona. Alcuni giocatori
della Rugby Gemona tutt’oggi calpestano con onore i
verdi prati del rugby in tutto
il Triveneto.
La splendida avventura dei
The Ducks (così si chiamava
la squadra gemonese) ha trovato nuova linfa in alcuni
giovani gemonesi, che con
coraggio e volontà vogliono
cimentarsi in questo splendido sport e per questo si sono
rivolti ai padri fondatori per
avere aiuto.
I vecchi giocatori non potevano che rispondere: Presente!
Molti di noi nel vedere questi
giovani correre al polisportivo per prepararsi si sono rivisti; il tempo è passato sicuramente, ma il rugby non è più
sconosciuto e la disponibilità
dell’Amministrazione a trovare una soluzione per gli
allenamenti ci fa ben sperare.
Ed eccoci qua! Il 6 gennaio
2010 è risorta come un’araba
fenice la Società di Rugby
Gemona, ci presentiamo con
rinnovato vigore, con tante
speranze ed un sogno nel cassetto: oltre che partecipare al
campionato riuscire anche a
costituire un settore giovanile, ma un passo alla volta …
Le cariche del nuovo sodalizio sono: Presidente Cirino
Squattrito, Vicepresidente
Giacomino Dorotea, Tesoriere Eros Goi, Consiglieri
Michele Cedolin, Piero Contessi, Nello Dal Pont, Daniele Job, Daniele Londero e
Marco Masini.
Chi fosse interessato può
contattarci il martedì e giovedì dalle 20.00 al polisportivo oppure al n° 3491569232.
Giacomino Dorotea
16
COSE PUBBLICHE
Lorenzo
la
talpa
di Lorenzo Londero “flec”
1
Appello al
Sindaco di Gemona: non emargini
il Consiglio comunale !
Il futuro ruolo socio-economico ed istituzionale di
Gemona e dei Comuni del
Gemonese verrà messo in
discussione da provvedimenti regionali in corso di elaborazione.
Nella bozza del nuovo
Piano Socio Sanitario
Regionale (PSSR) l’ospedale di Gemona non viene
neppure menzionato nell’elenco dei presìdi ospedalieri
obbligatori.
Il Consiglio comunale di
Tolmezzo ha dedicato ben
due sedute all’esame del
PSSR e, con voto unanime,
ha chiesto che venga modificato per salvaguardare i servizi sanitari e territoriali dell’intero Alto Friuli.
Il Consiglio comunale di
Gemona tace: non ha preso
posizione neppure su sollecitazione dei tre Consiglieri
del centrosinistra.
La Comunità Montana del
Gemonese, Canal del Ferro e
Val Canale viene commissariata dalla Regione; otto Sindaci del Gemonese dichiarano la loro contrarietà al riordino degli Enti locali calato
dall’alto dalla Regione (vedi
La Vita Cattolica del
20.02.2010).
Gemona rischia l’estromissione dalla Comunità Montana; è il Comune più popoloso e dovrebbe catalizzare e
promuovere una decisa iniziativa politica per non pena-
lizzare i Comuni del Gemonese e dell’Ente montano,
ma il suo Consiglio non si fa
sentire.
Per discutere dell’attuale difficile situazione occupazionale della zona (e dell’azione futura del consorzio industriale CIPAF) il Sindaco e
la Giunta Urbani rifiutano la
convocazione del Consiglio
chiesta, nel dicembre scorso,
da tutti gli otto Consiglieri di
opposizione.
Ricordiamo, infine, al Sindaco che:
1) il capogruppo UDC di
Latisana ha scritto recentemente al presidente Tondo
per salvare le prerogative
dei Consigli comunali nella
riforma regionale degli Enti
locali (ndr: l’UDC è il partito di riferimento di Paolo
Urbani; su Latisana vedi
Messaggero Veneto del
3.2.2010).
2) Gemona può contare
molto di più, nel panorama
politico-amministrativo provinciale e regionale, se a
sostenerne gli interessi è il
Consiglio comunale e non
solo la maggioranza consiliare che, pur legittimamente
governando il Comune, rappresenta il 37 per cento dei
Gemonesi.
2
Gemona:
è sbagliato indebolire l' Ufficio
tecnico comunale
Non sono previste ulteriori
assunzioni negli anni 20102012 nel Comune di Gemona; così ha deciso la Giunta
comunale con la delibera n. 9
del 21.01.2010.
Tale scelta sembra non sufficientemente
ponderata,
soprattutto se riferita al futuro funzionamento dell’Ufficio
tecnico
che,
dall’1.4.2010, resterà privo
dell’attuale direttore ing.
Edoardo Vales, collocato a
riposo per limiti di età.
L’ing. Vales, oltre alla cura
della progettazione e dell’appalto dei lavori del Castello
(ex carceri e torre dell’orologio), era stato incaricato di
coordinare anche l’esecuzione di altre opere pubbliche
programmate per il corrente
anno.
Ne forniamo l’elenco, inserendo fra parentesi l’importo
complessivo previsto per
ogni opera (in migliaia di
euro):
scuola per l’infanzia: 1° lotto
(1.100), 2° lotto (885); ripristino cinta muraria: 1° lotto
(150), 2° lotto (180); riqualificazione borgata di Godo,
2° lotto (200); ristrutturazione via dei Rondins (620).
L’altra figura apicale dell’Ufficio tecnico è l’ing.
Renato Pesamosca, responsabile del settore “strade e
manutenzioni” che, fra l’altro, è stato incaricato di dare
attuazione, nel 2010, alle
seguenti opere: palazzetto
dello sport, 1° lotto (1.650);
rifacimento piste per l’atletica presso il polisportivo
(438); qualificazione energetica scuole (250); manutenzione straordinaria di strade
e piazze... (800); manutenzione del verde pubblico
(20); adeguamento impianti
di pubblica illuminazionerisparmio energetico (125);
realizzazione impianti fotovoltaici (515); manutenzione
e riqualificazione energetica
edifici comunali … (150);
sistemazione cimitero (50).
Non è realistico pensare che
l’ing. Pesamosca, oltre alla
sua lunga serie di opere, riesca a provvedere anche ai
lavori già di pertinenza dell’ing. Vales.
Ci sembra urgente modificare la delibera n. 9/2010 e
procedere all’assunzione a
tempo indeterminato di un
tecnico laureato (in sostituzione dell’ing. Vales) già
esperto del settore, anche
attraverso l’istituto della
mobilità.
Diversamente, si comprometterà gravemente l’operatività dell’Ufficio tecnico e,
quindi, la realizzazione di
importanti opere pubbliche
comunali.
3
NO alla chiusura degli ambulatori per irregolari
Ferruccio Saro, senatore Pdl
(sul Messaggero Veneto del
4.3.2010) dichiara, fra l'altro,
quanto segue: "Ascrivo alla
categoria di diritti inviolabili
e inalienabili della persona
anche il rispetto del diritto
alla salute, che deve essere
assicurato attraverso il mantenimento degli ambulatori
gestiti da medici volontari,
vere sentinelle a difesa anche
della salute pubblica, autentica battaglia di civiltà che
deve caratterizzare in positivo la nostra terra …
Si tratta di predisporre le basi
concrete per una vera integrazione, una partita fondamentale in cui il Pdl, nazionale e regionale, è chiamato a
fare la sua parte per dimostrare di essere un partito al
passo coi tempi, in grado di
intercettare il nuovo volto
dell'assetto sociale".
Ma Renzo Tondo (Pdl), presidente della Regione, lo
stesso giorno proclama:
"Chiuderemo gli ambulatori
per clandestini con una circolare della Direzione centrale
Sanità..."
Ne deduco che Tondo si
oppone all'"autentica battaglia di civiltà che deve caratterizzare la nostra terra" e,
come autorevole esponente
del Pdl regionale, "non fa la
sua parte per una vera integrazione ..."
Per non perseverare nell'errore, il presidente Tondo
dovrebbe riconoscere che
chiudere gli ambulatori agli
irregolari è inopportuno e
illegittimo, come è stato
scrupolosamente dimostrato
dalla Rete per i Diritti di cittadinanza del Friuli Venezia
Giulia sul Messaggero V. del
7.3.2010.
Chiedo al presidente Tondo
di pronunciarsi su quanto
sopra riportato.
Gemona, 08.03.2010 - Lettera di Lorenzo Londero al
Messaggero Veneto.
CINEMA&TEATRO
17
Cinema Sociale: fine della scomodità?
Pronto il progetto per risolvere il disagio dello spazio insufficiente tra le file
La richiesta
entile Sindaco, Gentili
Assessori, siamo finalmente in grado di sottoporre
alla vostra attenzione una
proposta per la soluzione
dell’annoso problema della
scomodità delle poltroncine
del Cinema Teatro Sociale scomodità dovuta, come
noto, non alle poltroncine in
sé, ma allo spazio insufficiente fra una fila e l’altra.
Attualmente i posti a sedere
sono 386 + 2 spazi per disabili (196 in platea + 2 spazi
per disabili, 190 in galleria).
Nell’ipotesi da noi considerata, come da file allegati,
viene tolta una fila in galleria ed una in platea ridistribuendo gli interspazi tra le
sedute, mantenendo la struttura portante e modificando
la pendenza delle rampe.
G
La distanza fra gli schienali
in galleria viene portata a
100 cm e in platea a 105 (ora
è di 78 cm). Il ballatoio di
distribuzione in
galleria
rimane minimo 120 cm.
I posti a sedere in galleria
diventano 164 mentre in platea scendono a 171+ 2 spazi
per disabili); totale 337, con
49 posti in meno. E’ previsto
il mantenimento delle attuali
poltrone che sono in buono
stato (salvo qualche caso).
Il costo di una tale operazione si aggira sui 250-300 mila
euro + IVA. Sono due mesi
di lavoro che possiamo fare
durante l’estate 2010 (diciamo fra luglio e settembre).
Ricordiamo che anche la
ristrutturazione del David di
Tolmezzo (costata, compreso il 3D, circa 400.000
euro) ha comportato una
riduzione dei posti (da 330
a 250) per permettere l’in-
stallazione di poltrone più
confortevoli e un passaggio
più agevole, fra una fila e
l’altra, per lo spettatore.
Facciamo riferimento al
David perché la sua riapertura (così ben attrezzato e
comodo) ci farà perdere presumibilmente buona parte di
quel pubblico che, nell’ultimo anno dopo la sua chiusura, aveva fatto riferimento al
Sociale di Gemona, anche
perché ne apprezza le scelte
di programmazione (pur criticando quotidianamente la
scomodità dei nostri posti a
sedere).
Grazie per l’attenzione.
Con i più cordiali saluti.
Livio Jacob Direttore
Ma il Comune
rinvia sine die
l cinema Sociale, salvato
grazie all’impegno della
I
Il progetto per la ristrutturazione del Sociale: 2 file in meno di poltrone e più spazio tra le file
4
Una bella
lezione da Israele
Ehud Olmert, il penultimo
presidente del Consiglio di
Israele s’è dimesso due estati
fa perché indagato per un
piccolo finanziamento elettorale non dichiarato...
Olmert se n’è andato con una
pubblica dichiarazione in
TV, che andrebbe scolpita a
caratteri d’oro all’ingresso di
Montecitorio, di Palazzo
Madama, di Palazzo Chigi e
del Quirinale:
“Sono fiero di appartenere a
uno Stato in cui un premier
può essere investigato come
un semplice cittadino... mi
faccio da parte perché anche
il primo ministro dev’essere giudicato come gli altri.
Dimostrerò che le accuse
sono infondate da cittadino
qualunque”. (tratto dal giornale “Il Fatto Quotidiano”
del 2.2.2010).
Anche tanti Italiani sarebbero più fieri di appartenere a
un’Italia in cui il presidente
del Consiglio, Silvio Berlusconi, si facesse giudicare da
cittadino qualunque e rispettasse l’art. 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno
pari dignità sociale e sono
eguali davanti alla legge...”
Cineteca del Friuli con l’attiva partecipazione della Pro
Glemona, torna al centro del
dibattito. [...] Al centro della
discussione, l’ultima proposta arrivata in municipio da
parte della Cineteca: effettuare investimenti per fare in
modo che si risolva definitivamente l’annoso problema
delle sedie, da tempo criticate dagli utenti perché scomode e troppo strette. [...] «L’estate 2010 dovrebbe essere
l’occasione per dare questa
spinta al cinema Sociale. La
gente si lamenta delle sedie,
e poi sarebbe importante
ridipingerlo, mettere delle
segnalazioni, insomma, fare
quegli investimenti che permettano di qualificare la
struttura».
Dal Sindaco, tuttavia, non è
arrivato il via libera che ci si
aspettava a casa Gurisatti.
«Il nostro “no” è dettato – ha
detto Paolo Urbani – dal
fatto che quella struttura è
ancora senza agibilità e noi
ci stiamo impegnando per
ottenerla, anche con la
richiesta di contributi in
Regione. Andare a fare interventi ora, potrebbe complicare la chiusura definitiva di
quell’iter».
Piero Cargnelutti
da Il Gazzettino del 3/3/2010
Anche recentemente il
Sindaco ha ribadito che
nella gestione del cinema
il Comune ha risparmiato 276.000 euro (affermazione non del tutto
vera, come dimostrato
da chi i conti li sa fare):
sarebbe quanto mai
auspicabile investire tali
risparmi nel risolvere
definitivamente la scomodità dei posti a sedere: è un problema non
più rinviabile, come
sanno tutti quelli che lo
frequentano, anzi si è già
aspettato troppo! [ndr]
18
MUSICA
¿ Cui non?
Paraulis cjantadis e cjantis contadis
Strano gruppo i ¿Cuinon?,
strano modo di fare musica,
a guardarli ti chiedi cos’abbiano in comune persone
apparentemente così diverse.
Personalmente ho sempre
pensato che l’arte di fare
musica in gruppo derivi da
un sentimento comune nato
da esperienze di vita simili,
da ideali e passioni condivise, cose che di solito si ritrovano fra i propri coetanei.
Bè, i ¿Cuinon? mi hanno
insegnato che questa mia
idea è assai lontana dalla
realtà e, a dire il vero, è
sempre un piacere vedere le
proprie idee demolite con
tale grazia.
Per spiegare perché Amos
Tuchet, Anna Mazzaro,
Antonella Maurizio, Federico Canciani, Lucia Zazzaro
Massimiliano Mansutti e
Roberto Foglietta, nonostante le loro differenti provenienze (sia di residenza che
di generazione) riescano così
bene nel loro intento di fare
musica, è essenziale spiegare
le origini del gruppo.
Durante una serata organizzata dal “coordinamento delle
associazioni culturali e di
volontariato sociale di Gemona” sui diritti umani, era stato
chiesto, ad alcuni amici del
coordinamento, di suonare
alcune canzoni (in friulano)
che trattassero la tematica del
convegno: il tutto doveva
Mercjadants
di storis
Dopo 10 anni di attività i
¿Cuinon? hanno deciso
anche di fare un disco, si
intitola “Mercjadants di
storis”, che vuole essere
una sorta di raccoglitore
della loro storia fino ad ora;
al suo interno sono presenti
anche le traduzioni dei testi
delle canzoni, tanto per sottolineare ancora la loro
voglia di parlare a tutti.
da sinistra: Federico Canciani (batteria, percussioni), Lucia
Zazzaro (violino), Federico Dazzan (basso), Antonella Maurizio (voce, flauti, percussioni), Amos Turchet (chitarre),
Roberto Foglietta (voce, chitarra classica), Massimiliano
Mansutti (tastiere).
essere un piccolo intermezzo strade e altri compagni si
e il gruppo di musicanti unirono alla band fino a foravrebbe dovuto nascere e mare l’attuale formazione.
morire la sera stessa.
La nascita del gruppo è,
Però, il gruppo, seppur secondo me, la migliore
messo su in poco tempo, era chiave di lettura possibile
bravo, così bravo da suscita- per spiegare come un gruppo
re l’interesse di uno degli di persone così diverse possa
spettatori che, a fine serata, creare una musica così unita,
si avvicinò per chiedere loro e, di fatto, fare della comunidi suonare a Gorizia a un cazione la loro missione.
convegno sulle minoranze Comunicazione con i testi
linguistiche. E la risposta a del gruppo, che parlano di
questa inaspettata, quanto storie che è doveroso racgradita, richiesta fu “Cui, contare, comunicazione con
le voci del gruppo, che sono
non?” (chi, noi? ndr).
Da lì il passo fu breve, i sempre due, una femminile
¿Cuinon? suonarono a un (Antonella) e una maschile
convegno universitario sulle (Roberto), comunicazione
minoranze linguistiche in con la lingua friulana e,
Corsica, Roberto cominciò a ovviamente, comunicazione
proporre le sue canzoni, con la loro musica.
Sergio Gollino
alcuni amici presero altre
Ferramenta all'ingrosso e al dettaglio
Una grande realtà vicino a te
Croseris Vitae
Il 16 gennaio 2010 al Centro Balducci di Zugliano, si
è tentuto “Croseris Vitae”,
uno spettacolo di poesia,
fotografia e musica. L’incontro voleva far riflettere
sull’incrocio come metafora della vita, come un luogo
in cui le persone si fermano, incontrano altre persone
e scelgono una nuova strada
da percorrere, una sorta di
possibilità che è data a tutti
di ascoltare ed essere ascoltati, di comunicare e crescere. La serata è stata davvero
interessante, a far da colonna sonora alle splendide
multivisioni di Claudio Tuti
e alle letture di Lucia Londero e Paolo Merlini c’erano proprio i ¿Cuinon?,
coautori, con Claudio Tuti,
dell’iniziativa.
Per quanti fossero interessati a vedere lo spettacolo
Croseris Vitae, le prossime
date sono:
martedì 20 aprile 2010, ore
20.45 presso l’auditorium
“Mons. Comelli” nella Parrocchia di San Marco
(Chiavris) a Udine
giovedì 20 maggio 2010,
ore 20.45 presso il Teatro
“G. Lavaroni” di Artegna
19
METEOROLOGIA
Un dicembre da ricordare
La settimana del Natale
2009 sarà, forse, ricordata
come la più strana dal punto
di vista meteorologico. In 5
19
giorni siamo infatti passati
dai -10° (minime del 20 e
21) ai +14,6 del 25 e con
precipitazioni mai viste il
giorno di Natale, ben 157
mm in poche ore, tanto da
far uscire il Glemineit,
cascata che non si vedeva
Per altri dati e statistiche
meteorologiche su Gemona:
www.pensemaravee.it
dal 31/12/2004.
Un grazie ad Andrea Venturini e Massimo Marchetti
per la collaborazione.
Temperature minime e massime
Media climatica temperature '77-'06
Piogge giornaliere
T. C°
16
13
P. mm
160
140
10
120
7
100
4
1
80
60
-2
40
-5
-8
20
0
-11
1
4
7
10 13 16 19 22 25 28 31
Dicembre 2009
3
6
9
12 15 18 21 24 27 30
Parcheggi selvaggi
opo la pubblicazione
dell’articolo sul problema dei “parcheggi selvaggi”
nei pressi del Duomo ed
apparso sul Messaggero
Veneto del 16/03/2010,
abbiamo chiesto a Massimo
Marchetti (giornalista e promotore della raccolta di firme
di protesta), un commento
sulla risposta data dal Comune, pubblicata sempre sul
M.V. il giorno dopo.
PM - Sei soddisfatto della
risposta data dall’Amministrazione comunale, in
merito alla tua lettera di
lamentela sui parcheggi selvaggi che il Messaggero V.
ha pubblicato?
M.M. - “Nì”… Innanzitutto
dispiaciuto perché l’Amministrazione comunale non ha
risposto alla nostra lettera di
protesta inviata tempo fa, ma
l’ha fatto solo tramite un
giornale e quando, stanchi di
aspettare, abbiamo inviato le
nostre rimostranze alla stampa. E’ un dovere delle amministrazioni dare una risposta
entro 30 giorni ad una lettera
che era stata firmata da 25
persone, tutte residenti in
zona.
PM - Ma veniamo al problema dei parcheggi selvaggi: ritieni efficace la solu-
2
5
8
Gennaio 2010
INTERVISTA AL PROMOTORE DELLA PROTESTA
D
180
zione proposta dal Comune, ovvero l’istituzione di
un anello a senso unico che
inizia da Porta Udine, passante lungo via Ospedale S.
Michele per poi ricongiungersi di fronte all’ex chiesetta di San Michele?
M.M. - Si tratta di una soluzione tampone che per noi
residenti in zona risolverà
alcuni problemi e ne creerà
altri. Sulla nostra via si affacciano infatti i numerosi
ingressi dei palazzi circostanti dove ogni giorno entrano
ed escono tante persone, tra
cui diversi bambini. Accade
spesso di vedere automobilisti di passaggio che scambiano la via per il circuito di
Montecarlo, scendendo velocissimi dalla rampa per poi
inchiodare sulla stretta dell’ex chiesetta. Si crea in tal
modo una situazione di estremo pericolo ed i “dissuasori”
posti dal Comune 15 anni fa
di traverso alla carreggiata
dissuadono ben poco perché
di scarso spessore. Andrebbero perlomeno sostituiti con
altri di maggior efficacia.
PM - Cosa ne pensi della
creazione di posti auto a
“spina di pesce” lungo la
vostra via e nelle strade
adiacenti e alla rimozione
di alcune pietre nel parcheggio
sottostante
il
Castello?
M.M. - La creazione di posti
auto regolamentati da segnaletica orizzontale e verticale
(più volte richiesta in quasi
20 anni di proteste), è sicuramente un fatto positivo. Però
è necessario che nei giorni
cruciali di “parcheggio selvaggio”, ovvero durante tutti
gli appuntamenti religiosi in
Duomo e manifestazioni
varie gestite dal Comune, sia
garantita la presenza dei
Vigili Urbani (più rari delle
stelle alpine, in tutti questi
anni), per regolamentare il
traffico. Inoltre andrebbe
assolutamente sgomberato il
parcheggio sottostante il
Duomo che potrebbe contenere una gran numero di
posti auto. Da 12 anni invece
è ingombro delle pietre di un
Castello che attende ancora
11 14 17 20 23 26
Febbraio 2010
la sua ricostruzione. O ricostruiamo il Castello o spostiamo le pietre! Il dilemma
dei parcheggi però è solo la
punta di un iceberg di un problema ben più grande che
coinvolge tutta l’area del
Centro storico che interessa
via Bini. Se vogliamo dare
una soluzione concreta alla
viabilità della zona e far rivivere il Centro storico dobbiamo pensare di rimettere
mano all’intera viabilità della
zona, realizzando un nuovo
sbocco dal centro di Gemona
verso Artegna e potenziando
le aree di sosta. Ad ogni
modo presteremo molta
attenzione a quello che ci è
stato promesso e che verrà
realizzato entro due mesi.
Che i Vigili Urbani poi
garantiscano la loro presenza, anche dalle nostre parti.
Pure noi saremo “Vigili”, ma
di Urbani…
Il parcheggio sotto il Castello da 12 anni pieno di pietre.
POLEMICHE
20
Sul crocefisso
La replica della consigliera comunale Barbara Zilli
o letto con attenzione la
lettera aperta a me indirizzata a firma del sig. Lionello, pubblicata a pagina 17
del numero 74 del dicembre
2009 di Pense e Maravee.
H
La correttezza dell’agire
politico e dell’informazione
richiedono una mia replica al
fine di evitare confusioni e
polemiche inutili.
L’antefatto è il seguente.
In qualità di Consigliera
comunale della Lega Nord a
Gemona del Friuli, il 26
novembre 2009, ho richiesto
al Sindaco di voler inserire
nella discussione del Consiglio comunale l’ordine del
giorno intitolato: “I crocifissi
restino nelle aule scolastiche”.
Il dibattito sul tema è aperto
ed estremamente attuale.
Purtroppo, ad oggi la questione non è stata ancora
inserita nella discussione del
Consiglio comunale ma
anche in città ha suscitato le
reazioni di molti.
Devo segnalare la superficialità e poca correttezza informativa della lettera aperta a
firma del sig. Lionello Patat;
suppongo che l’intervento sia
stato scritto senza leggere
l’ordine del giorno protocollato in Comune e l’articolo
apparso sul Messaggero
Veneto – Cronaca di Gemona
del Friuli del 3 dicembre
2009.
A tal fine ho allegato a questa
mia breve nota l’ordine del
giorno affinché sia pubblica-
to integralmente sulle colonne di questo periodico, così
da consentire agli interessati
di comprenderne esattamente
la portata.
Non ho mai dichiarato, né
conseguentemente richiesto
alcun intervento della forza
pubblica comunale per accertare “la presenza del crocifisso nelle sedi pubbliche ed in
caso non ci sia, (si) multi o
imponga la sua esposizione”,
come dichiarato dal sig.
Patat.
Tantomeno ho presentato la
richiesta in Comune “per
ordine di partito, per un mero
calcolo politico ed elettorale”, come indicato sempre
dal sig. Patat.
Un’iniziativa così sterile mi
ha amareggiata e mi preoccupa seriamente perché in questo modo si crea soltanto
confusione nei Lettori, da
parte di chi dovrebbe farsi
garante della correttezza dell’informazione. Infatti, il sig.
Patat è stato componente
della redazione di Pense e
Maravee ed oggi è Presidente
dell’associazione culturale
Pense e Maravee.
Per il futuro, chiedo la gentilezza di conoscere il mio
operato prima di criticarlo.
Diversamente, dovrò nutrire
il serio sospetto che appositamente si sia voluto addebitarmi affermazioni mai rilasciate e comportamenti mai tenuti soltanto per screditare la
mia persona e il partito che
rappresento in seno al Consiglio comunale di Gemona del
Fioreria
Emidia Manzano
Via Roma, 252
tel. 0432 970692
33013 Gemona del Friuli
e-mail: [email protected]
Friuli.
In ordine alle ulteriori affermazioni esposte dal sig.
Patat, debbo confessare che
non sono chiare l’attinenza e
rilevanza delle questioni sollevate e che pertanto, non mi
è possibile entrare nel merito
della discussione.
In conclusione, mi limito a
segnalare al sig. Patat che le
confusioni inutili e le accuse
gratuite non aiutano a capire
la vita, a 32 come a 54 anni,
né tanto meno a sognare un
futuro migliore per Gemona.
Mandi
Barbara Zilli
Per motivi di spazio l’ordine
del giorno integrale viene
pubblicato sul sito Internet:
www.pensemaravee.it > di
tutto un pò. [ndr]
ara Barbara, Consigliera comunale della
Lega Nord a Gemona, mi
scuso per le inesattezze contenute nella mia lettera.
Come dici nella lettera
sopra riportata il dibattito è
aperto e attuale ma, come tu
stessa affermi, pur "avendo
richiesto al sindaco di voler
inserire l'odg” da te citato,
in data 26/11, la questione
ad oggi NON è stata ancora
inserita nella discussione
del Consiglio comunale.
Come mai?
Come ammetto nel mio articolo, apparso nel n.74
dicembre 2009, non conoscevo con precisione il tito-
C
lo dell'odg ma avevo letto in
quel periodo vari articoli
sulla stampa nazionale e
uno sul Messaggero Veneto
in cui la Lega Nord esprimeva la sua posizione.
Ho ritenuto, perciò, importante chiedere chiarimenti e
delucidazioni in merito proprio al rappresentante locale di questa forza politica,
esprimendo, nel contempo
come tuo concittadino, le
mie idee e le forti perplessità circa queste posizioni,
partendo proprio dalla tua
richiesta fatta al Sindaco.
Il mio, naturalmente, non è
un attacco a te o alla lista
cui appartieni, mi dispiace
che tu ti sia fermata a queste considerazioni: il problema è ben più ampio;
richiede di entrare nel merito della questione e di aprire un dibattito nella società
civile e tra le forze politiche
sull’uso, spesso strumentale, che la politica fa dei simboli religiosi.
Questa è la mia sola intenzione e ripropongo questo
dibattito dalle pagine di
questo giornale.
Come cittadino di Gemona.
Lionello Patat
Ps. Invito Barbe Tite, mio
critico anonimo, a firmarsi
come ogni persona civile.
Crucifige
«Mi sono sentito in
imbarazzo a trovarmi in
un'aula [quella del Consiglio regionale] che ha
cancellato in un attimo
la legge sull'immigrazione; che dice il falso sulle
cliniche dei clandestini,
violando la legge attuale
che prevede l'assistenza
per tutti; un'aula che fa
tutto il contrario di quel
che insegna il crocefisso, pur avendolo appeso
alle sue pareti».
Don Pierluigi Di Piazza
21
SOLIDARIETA’
Un altro mattone gemonese in Abruzzo
Ecco la testimonianza di un gruppo di genitori
a alcuni anni a Gemona
esiste l’Associazione Lo
Scivolo, composta da genitori, i cui figli frequentano la
scuola per l’infanzia di
Gemona Capoluogo. È nata
con lo scopo di contribuire
alle spese di alcune attività
scolastiche e all’acquisto di
materiale didattico. Essa si
finanzia attraverso vari progetti ideati e concretizzati
dai genitori che, con grande
volontà ed ingegno, si
cimentano in produzione e
vendita di dolci alle fiere
locali e in rappresentazioni
teatrali amatoriali, sull’onda
di quello spirito di aggregazione con finalità didattiche
promosso negli ultimi 30
anni dalle insegnanti della
scuola stessa.
Il 15 maggio 2009 alle 20.30
la compagnia, di cui faccio
parte, ha riproposto presso il
Centro parrocchiale Glemonensis la recita Peter Pan,
che già aveva ottenuto grande successo in occasione
della festa di Carnevale,
quando era stata presentata
D
(con non poche difficoltà) la mesi dal terremoto, tanto è
Direttrice
dell’Istituto stato fatto, ma tanto ancora
Comprensivo Comenio, che resta da fare.
comprende la scuola per Oltre ai PC abbiamo donato
l’infanzia, quella primaria e anche tre DVD che raccolquella secondaria di primo gono le recite fatte da Lo Scigrado de L’Aquila. In accor- volo in questi anni e la testido con la Direttrice è stato monianza di quanto è accadeciso di utilizzare i mille duto a Gemona nel ‘76. Queeuro raccolti per l’acquisto sto viaggio è stato un’espedi due PC portatili. Carlo, il rienza positiva; ci piacerebpapà di Gioia, ha avuto l’i- be che il gemellaggio potesCOMUNI VIRTUOSI: PONTE NELLE ALPI dea di consegnare di persona se proseguire e crescere in
i pc; così ci siamo organizza- futuro, magari organizzando
ti e il giorno 8 novembre una recita proprio a L’Aquila
Onore a questo piccolo che convogliano la luce siamo partiti in direzione ... Nel nostro piccolo abbiaComune di 8.500 abitanti verso il basso. Grazie a tutti dell’Abruzzo. Dopo un viag- mo deposto una “pietra” per
nelle Alpi bellunesi, vero e questi accorgimenti i costi gio sotto la pioggia abbiamo il ripristino della normalità
proprio modello di sostenibi- per l’illuminazione pubblica passato la notte a Isola Gran in quei luoghi, che la furia
Sasso e al mattino, dopo una della natura ha cambiato per
lità ambientale e buone pra- sono diminuiti del 30%.
Sono state inoltre incentivate visita del centro storico de sempre. Grazie a chi ha contiche.
In soli due anni, grazie ad un le aziende che recuperano L’Aquila, finalmente abbia- tribuito con le opere e con le
sistema di raccolta dei rifiuti l’acqua piovana mentre mo incontrato la responsabi- offerte, permettendo così che
porta a porta che ha dato attualmente è in progetto un le dell’Istituto e i suoi colla- il nostro sogno diventasse
lavoro a 5 persone, la raccol- impianto per la produzione boratori (vedi foto). La gior- realtà.
Mauro Pischiutti
nata è proseguita con la visita differenziata è arrivata al di biogas.
P.S.
Grazie
a Manuela e
ta
alle
scuole
dove
ci
siamo
90% con un taglio del 15% Per gli anziani è previsto un
Stella
per
l’aiuto!
resi
conto
che,
dopo
diversi
dei costi di gestione del ser- servizio pubblico di trasporto completamente gratuito e
vizio.
La scuola media è stata dota- nei parcheggi sono state
ta di pannelli solari fotovol- inserite le strisce rosa, per
CARTOLIBRERIA COCCINELLA
taici, mentre in tutte le aule agevolare le donne in stato d
sono state installate partico- gravidanza.
Cartolibreria Coccinella sas
lari lampade che si accendo- Complimenti!
di Marina Lepore & C.
no e si spengono da sole e si (di Jacopo Fo, Simone Canova,
Via
Dante Alighieri 213
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Gemona
del Friuli
luce naturale. Ai lampioni Gabriella Canova)
tel/fax
0432.981305
lungo le strade sono stati Da “Il fatto quotidiano” del
[email protected]
applicati particolari diffusori 20/01/2010
solo ai bambini della scuola
e ai loro genitori. A maggio
la serata è stata invece aperta a tutti con la specifica
intenzione di raccogliere
offerte da destinare ad una
scuola della provincia aquilana colpita dal terremoto
del 6 aprile dello scorso
anno. Nei mesi sucessivi
sono riuscito a contattare
Luce alpina
22
LETTERE
Occhi puntati sul colle del Castello
Serve un progetto organico e lungimirante
a qualche tempo si nota
un insolito movimento
lungo le pendici del colle del
castello: l'Amministrazione
Comunale ha incaricato un
ditta specializzata di effettuare il taglio della vegetazione, cresciuta a dismisura
ed inselvatichita negli ultimi
trent'anni e più di abbandono. Ora le altane, con i muri
del '600 che le sostengono,
sono ben visibili ed invitano
ad una passeggiata di ricognizione.
Le ripide scalette in sasso
sono sconnesse ma permettono di scoprire angoli inaspettati: la grande vasca in
cemento, le nicchie nel
muro di sassi, la porticina
del cortile interno, piccoli
spazi raccolti e segreti dell'epoca medioevale.
L'ultimo muraglione in alto è
quasi completamente franato, ma i ruderi dell'ex ricovero rivelano ancora qualche
dettaglio di pregio.
Sembra che il Comune abbia
intenzione di vendere quest'area, compresa una parte
delle altane, a privati o
società.
Vendere la nostra storia? Ma
scherziamo? Non sarebbe
più saggio optare invece per
un progetto di ricostruzione
di una struttura ad uso pubblico, come ad esempio un
museo del terremoto ben
fatto (molti visitatori cercano documentazione del
D
sisma nel centro maggiormente colpito), una bella
biblioteca, una sala convegni
con una buona acustica,
spazi espositivi artistici ed
artigianali, ecc. che permetta
alla gente di godere questo
luogo e contribuisca a far
rivivere il centro storico?
Il colle appartiene al cuore di
Gemona, quello in cui affondano le nostre radici. Le altane venivano coltivate fin da
tempi immemorabili con
successo grazie all'ottima
esposizione. Qui i nostri
antenati
coltivavano gli
ortaggi per la sussistenza
familiare. E per sopperire
alla mancanza d'acqua, avevano studiato la raccolta e
conservazione dell'acqua
piovana in apposite cisterne.
Durante gli scavi sul castello
ne è stata messa in luce una,
proprio sul culmine: aveva
l'interno rivestito di argilla
ed uno strato di sabbia fungeva da filtro.
Un'altra, di fattura simile,
era stata costruita nelle adiacenze degli orti (viene accuratamente descritta nel registro dei Camerari di S.
Michele relativo all'anno
1438) che raccoglieva sia
l'acqua piovana che quella
reflua.
Di questa però, non rimane
traccia.
Troppi anni di completo
abbandono, fatto salvo qualche spazio ortivo, hanno
degradato l'ambiente e permesso a rovi ed infestanti di
diventare padroni.
La decisione di procedere al
disboscamento è stata una
cosa buona, anzi ottima, ma
l'applicazione non è stata
lungimirante, perché non ha
cercato di "salvare" quanto
valeva la pena salvare.
Prima d'iniziare i lavori era
necessario consultare un
botanico esperto della flora
locale per salvaguardare
quella biodiversità che
sopravvive, eccezionalmen-
te, proprio nel cuore di
Gemona. Procedendo con la
pulizia della folta vegetazione andavano risparmiate le
essenze tipiche del colle,
come gli arbusti resistenti
alla siccità, le siepi di alloro
o la "ginestra dei carbonai"
presente sia sul colle che sul
vicino monte Glemine e
dotate di apparato radicale
atto a consolidare il terreno.
Si sono conservati invece i
grandi bagolari, detti anche
"spaccasassi", che sono
essenze esotiche, importate e
forse inadatte alla base rocciosa del colle.
Ora, dopo operazione pulizia, non solo le altane ma
anche le scarpate sono ridotte a "tabula rasa", divenendo
estremamente pericolose per
le persone e a rischio di
smottamento. Se cade un
sasso non c'è ostacolo che lo
fermi!
Inoltre il legname tagliato
poteva essere utilizzato per
la costruzione di briglie di
contenimento oppure steccati e paratie invece di eliminarlo completamente.
Ogni intervento sul colle
dovrebbe rispondere ad un
piano organico in cui si prevedano le funzioni e l'utilizzo dell'intero complesso.
Nello specifico, sarebbe
stato auspicabile riflettere
bene sul lungo tempo necessario allo sviluppo delle
piante prima di procedere
alla loro eliminazione e
soprattutto sulla ricrescita
selvaggia che segue a tagli
indiscriminati.
Questi ragionamenti non
sono una sterile critica: i cittadini hanno riposto fiducia
e tanta speranza negli amministratori locali che in campagna elettorale hanno fatto
grandi promesse ed hanno
chiesto ed ottenuto la fiducia
e la collaborazione della
popolazione.
Ridare visibilità alla linea
del colle, di cui si era persa
memoria, è apprezzabile ma
altrettanto doveroso era il
rispetto della tipicità del
luogo: ombrose siepi di allori che offrivano nutrimento e
rifugio a numerosi uccelli,
aiuole e sentieri ben curati,
qualche albero fiorito e orti
ben tenuti potrebbero impreziosire il colle nel pieno
rispetto della sua antica
vocazione, che - si ribadisce
- era quella di un uso pubblico di vaste aree.
Solo un progetto organico
e lungimirante, supportato
e guidato da veri esperti ed
appassionati della nostra storia e della nostra cultura tradizionale, potrà ridare vita
ad un angolo così importante
per tutti i Gemonesi che
amano la loro città! Ma, per
l'amor del Cielo, la proprietà
deve rimanere in capo al
Comune quale garante del
diritto di tutti di goderne le
bellezze ed il fascino segreto
del nostro passato.
Lettera firmata
Gemona
su Google
street view
Da alcune settimane anche
Gemona è presente su Google street view, una tecnologia che Google, uno dei
più famosi motori di ricerca
su Internet, ha messo a
punto. Delle auto equipaggiate con fotocamere speciali hanno acquisito le
immagini della nostra cittadina, verosimilmente verso
la fine del 2008, almeno
stando ad alcune inquadrature, le hanno elaborate al
computer e sono ora visibili in rete.
Davanti ad un computer
possiamo così girare virtualmente per strade, stradine e viottoli di Gemona.
Associazioni aderenti al Coordinamento
A.C.A.T. – Associazione dei Clubs degli Alcolisti in Trattamento, A.T.Sa.M. – Associazione per la Tutela della Salute Mentale, AUSER Alto
Friuli – Associazione per l’autogestione dei servizi e la solidarietà, A.V.U.L.S.S. – Associazione per il Volontariato nelle Unità Locali dei Servizi
Socio-Sanitari, Amici del Laboratorio Internazionale della Comunicazione, Amnesty International – Gruppo Italia 143, Associazione “Un
blanc e un neri”, Associazione “Bravi Ragazzi”, Associazione Buteghe dal mont – Glemone, Associazione Casa per l’Europa – Gemona,
Associazione Culturale e Compagnia Teatrale DRÈTELEDRÔS, Associazione Culturale Friûl Adventures – Fiore (Osoppo), Associazione
Culturale Pense e Maravee, Associazione Musicologi, Associazione Pro Loco Pro Glemona, Associazione storico-archeologico-culturale
“Valentino Ostermann”, C.A.V. – Centro Aiuto alla Vita, C.I.D.I. – Centro territoriale d’Iniziativa Democratica degli Insegnanti della Carnia e
del Gemonese, Centro Giovanile Parrocchiale Glemonensis, Comitato per la Costituzione, Comitato per la Solidarietà di Osoppo, Gruppo
Caritas della Parrocchia di S. Maria Assunta di Gemona, Gruppo “Coccolastorie”, Gruppo Missionario della Parrocchia di S. Maria Assunta
di Gemona, Gruppo Scout AGESCI Gemona 1, Gruppo Special – Amici si può
PAGINA DEL COORDINAMENTO DELLE ASSOCIAZIONI CULTURALI E DI VOLONTARIATO SOCIALE DI GEMONA
Il Risorgimento a
Gemona
Associazione culturale PENSEE MARAVEE
Sabato 17 aprile 2010 alle ore 17
Sala Consiliare - Palazzo Boton Gemona del Friuli
Presentazione dei volumi:
Da 17 marzo a 14 ottobre 1848
di Domenico Barnaba
Domenico Barnaba nasce a Buja nel 1818. Autore di versi
già dal 1843, seguiterà per tutto il resto della vita a pubblicare versi e poemetti, cimentandosi anche nella scrittura di una decina di drammi e commedie.
Il primo Risorgimento in Friuli
di Giuseppe Marini
Giuseppe Marini ha curato per il Comune di Gemona "La
biografia di Valentino Baldissera" e un volume di saggi su
Raimondo D'Aronco. Di recente ha pubblicato "La Gemona medievale (e non) tra Liruti e Marchetti" nel volume
collettivo "Gemona nella Patria del Friuli: una società cittadina nel Trecento" CERM 2009. Attualmente si occupa
del Friuli e di Gemona tra l'età napoleonica e il 1866.
Sapere aude (Kant): abbi il coraggio di esercitare
liberamente la tua ragione
Seminari di
Filosofia per tutti
Per una diffusione democratica della filosofia
coordinati da Paolo Citran (già docente di Filosofia,
Psicologia e Scienze dell'Educazione)
- Fede e religione da San Paolo alla postmodernità
giovedì 25 marzo e 15 aprile, ore: 17-19,30 a
Gemona presso l'I.S.I.S. D'Aronco
- La produzione editoriale sul tema “religione” all'inizio del Terzo Millennio
venerdì 9 e 16 aprile ore: 17.00- 19,30
a Tolmezzo presso la Scuola Media Statale
a cura del Cidi - Partecipazione libera
Comune di Artegna - Biblioteca Comunale
Sabato 10 aprile 2010 Sala consiliare ore 20.30
A ruota libera
Emozioni d’autore
Incontro con Emilio Rigatti
Da “Minima pedalia” a “Dalmazia, Dalmazia”:
viaggio in “quieto movimento”
In collaborazione con MTB Capodivento Artegna
5 x mille: sostenerci
non ti costa nulla!
SUL MOD. 730 O SUL MODELLO
UNICO PUOI DARE
IL 5 PER MILLE A P&M
Con la prossima dichiarazione dei redditi (730 e mod.
Unico) potete sostenere Pense e Maravee senza spendere nulla: basta indicare la nostra come associazione a
cui dare il 5 per mille scrivendo nell’apposita casella il
codice fiscale di P&M
91002600301
A voi non costa nulla, a noi un piccolo aiuto. Tutti i
fondi raccolti saranno devoluti in progetti di solidarietà.
Infine, poiché l'Associazione Pense e Maravee è una
ONLUS, tutte le sottoscrizioni effettuate dal
28/11/2005 sono deducibili dal reddito complessivo.
Informate di tutto questo chi vi fa la dichiarazione dei
redditi.
Per maggiori informazioni consultate il sito
www.pensemaravee.it.
Le immagini
della fantasia
Mostra internazionale di
illustrazione per l’infanzia
Selezione della 26ma edizione
Tema dell’anno: I canti dei ghiacci, fiabe dalle
regioni artiche
Ospite d’onore: Ivan Gantschev
Presenti le opere di 45 illustratori provenienti da tutto
il mondo
VENZONE Palazzo Comunale
21 marzo – 25 aprile 2010
Orario: sabato, domenica e festivi
10-12.30 / 15.30-19
da lunedì’ a venerdì 10.00-12.30
Ingresso libero - visite guidate per le
scuole e per gruppi su prenotazione
Informazioni: Comune di Venzone tel. 0432-985266
Pro Venzone tel./fax 0432-985330
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