Pdf Opera - Penne Matte

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Pdf Opera - Penne Matte
Correva l'anno 83 dall'evento della Rinascita. Il mio nome è
Modello C8 e facevo parte delle unità di umanoidi adibiti a Tamagotchi. Come modello di lusso era previsto che io fossi vestita di seta, avessi nastri tra i capelli, un comodo letto, cibo e
giochi in quantità.
La mia proprietaria si chiamava Skyenfka, era una femmina
alfa di alto rango. Sono stata fortunata ad essere stata comprata
da Skyenfka, lei mi trattava come una bambola e si ricordava
di nutrirmi, lavarmi e farmi giocare, altri della mia specie sono
morti a causa delle poche cure.
Vivevamo in uno dei quartieri residenziali di Mila e spesso venivo mostrata agli amici come un oggetto raro e grazioso, qualcosa di cui andare fieri e che non tutti potevano permettersi. La
mia vita era quella di un oggetto di svago molto apprezzato e il
quinto giorno del sesto mese dell'anno 83 è cambiata per sempre.
Al guinzaglio della mia padrona camminiamo osservando le
vetrine di via Borgo. Leccornie culinarie esposte per occhi avidi e golosi, cibo per la classe dominante che a me non viene
concesso e forse non mi piacerebbe. Stiamo per varcare la soglia di uno dei negozi quando Skyenfka viene aggredita. Due
maschi l'atterrano e in pochi istanti le dilaniano il ventre divorandola. Mi ci vuole qualche istante per comprendere che la
mia protettrice è morta e che io, con buone probabilità, sono il
prossimo piatto sul menù. Con mano tremante afferro il guinzaglio rosa contornato di pietre brillanti ancora legato al mio collo e rapida quanto le mie due gambe me lo permettono, scappo.
Corro fino a quando non ho il fiato corto, evito qualsiasi figura
si presenti sulla mia strada, fin troppo consapevole che il loro
olfatto è ben più sviluppato del mio e senza la protezione di un
essere superiore sono solo l'ennesimo boccone.
Spaventata mi rannicchio accanto a un bidone dell'immondizia.
Non ho mai pianto prima, non ne ho mai sentito il bisogno e
tuttavia al momento lo sto facendo. Sono triste? Si, forse lo
sono davvero, con Skyenfka non avevo mai avuto motivo d'esserlo e adesso lei non c'è più.
Deglutisco guardandomi attorno, la strada è poco frequentata.
Si tratta di un vicolo chiuso, ci sono due ampie porte, cinque
metri di uscio che conducono ai negozi sulla via principale, ma
non me ne curo. Quello che attira la mia attenzione è un infisso
scrostato e vecchio quanto il tempo decisamente troppo piccolo
per Loro. Tremo, ed è solo dopo un lungo istante di esitazione
che riesco a convincermi ad abbandonare la posizione fetale
per avvicinarmi. Al più piccolo tocco la porta cede, forse un
tempo era chiusa a chiave, ma il legno ha finito per disintegrarsi e mi si sfalda tra le dita mentre spingo per creare un varco.
Dietro quella porta nessuno sarà in grado di trovarmi, a quanto
pare è su misura per la mia specie e a quel pensiero sorrido.
Una casa delle bambole.
L'interno è buio ed odora di muffa, ogni superficie è coperta da
uno spesso strato di polvere che mi pizzica il naso. Da quanto
tempo quello spazio non viene utilizzato? Di che cosa si tratta?
Mi muovo prudente, il pavimento è incredibilmente solido e liscio sotto i miei piedi, le pareti sono coperte di colori. Aggrotto
la fronte mentre mi avvicino curiosa, le ragnatele sono ovunque
ed è stupita che mi trovo a fissare un'infinità di facce simili alla
mia. Alcuni Tamagotchi sono vestiti, altri lo sono meno, c'è
un'intera parete in cui alcune femmine della mia specie sono
nude. Mi guardo attorno, la disposizione del locale è simile a
quella di un negozio e tuttavia mi chiedo chi sia il pazzo che ne
aveva creato uno dedicato a noi. Sorrido, beh a quanto pare è
un pazzo che ha buttato via i suoi soldi e il totale abbandono
del locale ne è la conferma.
Titubante mi allungo a raccogliere dalla parete l'immagine di
una donna vestita di bianco e con stupore scopro che si tratta di
una specie di libro. Spesso ci sono dei fogli completamente coperti da piccoli segni neri che non riesco a comprendere, ma
vorace di sapere e decisamente esaltata, finito quell'oggetto
passo al successivo.
Dopo diverse ore accanto a me giace un cumulo di riviste spolverate, un pezzo del pavimento è stato spazzato dal mio sedere
e il bel vestito che ho addosso è tutto sporco e stropicciato, ma
non ha importanza. Sono destabilizzata mentre fisso l'immagine di una città devastata, su di essa incombe un grosso fungo
fatto di fumo. Non capisco cosa sia, ma i segni che sovrastano
l'immagine sono rossi e quella scena mi turba, quasi in me ci
fosse un ricordo che cerca di riaffiorare senza esserne in grado
e improvvisamente il mio sguardo cade sulla data. Unica scritta
che sono in grado di capire.
2018...sollevo entrambe le sopracciglia e improvvisamente
rammento una conversazione sentita tra Skyenfka e un suo
collega. Il nuovo mondo, l'evoluzione, l'esplosione nucale...nucleare o quello che era, io quell'immagine la ricordo perché l'avevo già vista in quell'occasione. Il giorno del loro trionfo. La
loro nascita e la nostra fine.
A quanto pare la loro è l'unica specie con un DNA tanto lineare
da non aver subito modifiche, nonostante le esplosioni che hanno interessato l'intero pianeta.
Con rammarico torno a rannicchiarmi gettando a terra il vecchio quotidiano. Conosco questo negozio, era un giornalaio un
tempo. Conosco il nome di tutto ciò che mi circonda perché la
mia padrona me ne ha raccontato la storia come se fosse una
favola per bambini. Un mondo dove le blattedea erano creature
odiate e l'uomo era il padrone di tutto. Miti che odorano tanto
strettamente di verità da farmi tremare e piangendo rammento
quell'unica blatta amica. Il suo corpo depresso in senso dorsoventrale dal colore brunastro, le sue antenne lunghe e filiformi,
i suoi occhi intelligenti disposti lateralmente rispetto all'inserzione delle antenne. Le zampe erano sei, era alta 4 metri e trenta centimetri e per quanto fosse diversa, mi è stata amica. Con
lei non avevo mai avuto motivo di piangere.