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Transcript

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SPECIALE
ELEZIONI
V E R S O. . .
I QUADERNI
DE LA VOCE
DELL’ANAC
9
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In copertina il logo di Rio de Janeiro e la foto del
candidato ANAC in Quota Tecnici Mimmo Perna
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EDITORIALE DEL PRESIDENTE
PISA:
UN’OCCASIONE ANCHE PER
L’ANAC
iamo alla fine di un quadriennio, ed il fatto di trovarci a Pisa il 18 novembre
per l’Assemblea Nazionale Elettiva, ne è una conferma. Quattro anni sono
passati, ed è tempo di bilanci, che
si concretizzeranno nell’urna toscana,
che decreterà se il lavoro svolto dal
Consiglio Federale uscente è stato apprezzato o meno dalle società, ma anche dagli atleti e dai tecnici.
È il momento della verità, che promuoverà le persone nelle quali il canottaggio italiano crede di più. L’Anac non è
stata a guardare, ma come sempre ha
ascoltato, valutato, e preso coscienza
di quanto in questo quadriennio abbia contato per il nostro sport, quanto
l’Associazione è stata ascoltata, quanto sono stati presi in considerazione i
nostri suggerimenti, quanto le nostre
idee di persone “da campo” appassionate e competenti, hanno poi trovato realizzazione, e con tutte queste
conferme si andrà al voto con i nostri
delegati dalle idee chiare e condivise,
compatti e convinti.
Ci è stato di chiesto di rimanere imparziali, di non scendere in campo, di non
dare indicazioni.
Ma come possiamo rimanere indifferenti, ed al momento topico, tirarci indietro e lasciare l’occasione per poter
esprimere ciò che pensiamo? Non
S
sarebbe corretto nei confronti di chi
rappresentiamo.
A Pisa ci saremo e diremo la nostra,
come abbiamo sempre fatto, non nascondendoci dietro un dito, perché la
posta in gioco è alta e noi vogliamo
giocare le nostre possibilità di contare
veramente fino in fondo.
Maurizio Ustolin
Presidente dell’ANAC
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TRA I DUE LITIGANTI,
GODA IL CANOTTAGGIO...
i siamo. Mesi, settimane,
giorni di attesa… Eventi che
passavano, lacrime da versare perché qualche gara
è andata storta, altre che
sgorgano solcando un viso
sorridente per un risultato storico… Sono
passate regate, risultati, delusioni, gioie, e
anche alcuni uomini, e ora siamo qui. Tutti
interessati a vedere chi, tra i due contendenti, guiderà il movimento remiero italiano per
il prossimo quadriennio. Tutti interessati a
capire come, con quali mezzi, con quali metodologie, con quali uomini. Nella speranza
che, come dice il detto, tra i due litiganti,
a godere sia il terzo: il canottaggio. Tuttavia, mentre tutta l’attenzione, giustamente,
è centralizzata qui su Pisa, dietro le quinte
fervono le campagne elettorali anche per
quanto riguarda il rinnovo delle cariche nei
vari comitati regionali, che avverranno dopo
la due giorni del Golden Tulip. E qui la situazione, per certi versi è un po’ più complicata. Perché negli ultimi anni l’attenzione verso i soggetti che governano il canottaggio
a livello locale è scemata, andando spesso
contro a quella parola, “decentramento”, che
si legge da tempo in vari programmi e che
non è facilmente attuabile, mentre proprio i
comitati regionali dovrebbero essere gli attori principali per favorire quello che è considerato uno dei metodi più necessari per aiutare il remo del nostro Paese a progredire.
La situazione invece è ben diversa. In alcune
regioni, anche di un certo peso, non sono
arrivate neppure candidature bastevoli per
formare un consiglio, e in qualche caso non
C
è pervenuta nemmeno la candidatura di un
presidente. Non va bene. Perché i comitati
regionali, per quanto bistrattati, rappresentano comunque la base per ciò che avviene a livello dirigenziale su scala nazionale.
Eccezion fatta (e non sempre) per atleti e
tecnici, i consiglieri federali prima di sedere
nelle stanze dei bottoni di Roma, si formano
per così dire “a casa”, nelle proprie regioni,
tra le società vicine, imparando ad ascoltare problemi, a venire incontro alle necessità,
ad organizzare eventi di vario genere come
gare e conferenze, fino a capire di essere
sulla strada giusta per tentare il grande salto. Oggi quest’idea sembra smarrita, e ciò
non fa bene al nostro mondo. Questo non
vuole essere un attacco a qualcuno. Nessun dito è puntato. È soltanto una riflessione
fatta in un momento dove i protagonisti non
sono solo gli allenatori, ma i presidenti, i direttori sportivi, dirigenti vari… Poniamo l’attenzione sui comitati. Le regioni esistevano
da ben prima che venisse formata l’Italia. E
questo vale anche nel nostro caso. Pensiamoci: senza comitati coesi, appassionati e
lavoratori, non può esistere una Federazione
Italiana Canottaggio forte. A prescindere da
chi, tra Enrico e Giuseppe, sarà chiamato al
timone del prossimo quadriennio. In bocca
al lupo.
Niccolò Bagnoli
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CI SIAMO...
Pubblichiamo un inter vento di uno degli allenatori, Fabio Poletti del CL T erni, che negli ultimi
anni, da una r ealtà piccola piccola, è riuscito in
breve tempo a formare una fucina di campioncini
anche per la squadra nazionale.
li penso sia riuscito a creare questo importante
punto di appoggio per le società comasche.
Peccato che qui a Piediluco nonostante si era
riusciti a coinvolgere le istituzioni, si erano trovati i fondi, si era studiato progettualmente tutto
(Ing. Bovo), non si sia riusciti nell’intento di creare una foresteria in quella che è l’attuale struttura
che mi ospita.
Foresteria che avrebbe fornito 16 (sedici) camere
da 2 o 3 posti letto (35 posti) per le necessità durante i raduni e soprattutto avrebbe risolto definitivamente il mio problema e della mia socita creando spogliatoi, docce e rimessaggio barche.
Ma forse io vivo in una regione di colore verde
ma solo perché piena di alberi, in un lago, che si
è bello, ma troppo al sud.
Non sono servite a nulla tutte le nostre fatiche, in
questa Federazione di sordi.
Giusto per essere chiari. Saluti a tutti.
Ci siamo...
Siamo “agli ultimi 250 metri...” boe rosse, salire di colpi ma aumentare la velocità della barca
...sennò è inutile.
Devo dire che non dover andare a Pisa è piacevole... per una volta mi gusterò le elezioni da
casa, e poi vuoi mettere il non aver ricevuto tutte quelle telefonate dei vari candidati... (come la
volta scorsa).
Sono stato alla riunione con G. Abbagnale qui
a Terni, parliamo la stessa lingua e intendiamo il
canottaggio allo stesso modo.
E. Gandola mi ha parlato tre minuti a Varese
(camp. di società). Sò che porterà Gianni Postiglione mio grande amico e sono sicuro in maniera VERTICALE.
Quello che conosco del mondo del canottaggio
lo devo a Gianni Postiglione, prima come mio
allenatore poi come mentore, poi la fortuna di
conoscere lo scienziato dott. La Mura. Che fortunato che sono stato e che fortunati siamo stati
in quel decennio ad avere avuto quella squadra
di tecnici...
Non nascondo che sono torturato dai pensieri
perché sono i migliori direttori tecnici del mondo che il canottaggio internazionale ci invidia.
Cambiando argomento... lasciami dire che sono
molto contento per le società di Como a cui Gandola (non conosco i modi) ha costruito un centro
a Pusiano... o meglio insieme alle istituzioni loca-
Fabio Poletti
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LIBERTÀ
È PARTECIPAZIONE
Intervista a Mimmo Perna,
candidato a Consigliere in Quota Tecnici
1) Qual è secondo te la funzione di un
Delegato in Quota T ecnici all’inter no di un
Consiglio Federale?
Quella di portare in Consiglio Federale, una volta
ascoltata la base, le problematiche legate allo
svolgimento della professione degli allenatori
che insieme agli atleti sono la linfa vitale, l’anima
di ogni disciplina sportiva;
porre all’attenzione del CF, in accordo col
direttivo ANAC,
nuove proposte in merito a:
credo fermamente che dobbiamo perseverare
e prendere sempre più coscienza dell’importanza del ruolo che rivestiamo nel rispetto di
tutti quei ragazzi che si avvicinano al canottaggio. Non possiamo e non dobbiamo porci
con superficialità nei loro confronti e per questo motivo ritengo che la Formazione, ed in
particolare la formazione di chi è a contatto
con i più giovani debba essere il punto cardine del programma di sviluppo della nostra
Associazione ergo della FIC.
3) Quale importanza ha avuto l’ANAC in
questa tua decisione?
“Libertà è partecipazione” recita una profonda
e significativa canzone di Giorgio Gaber. Ho
deciso di essere libero, ed essere libero non
significa essere solo ma condividere degli
obiettivo comuni e, allora, bisogna associarsi,
partecipare, altrimenti si è “soli”.
1) Istruzione e formazione
2) Stesura del calendario remiero
3) Organizzazione delle regate
4) Criteri selettivi
5) Commissione tecnica
2) Perché ti sei candidato a Delegato in Quota
Tecnici per il Consiglio Federale?
Per portare a termine un discorso iniziato
quattro anni fa quando a S. Giorgio di Nogaro mi si chiese di fare parte dell’Anac; perché
4) Quali sono stati a caldo le impressioni dei
tuoi colleghi in merito alla tua candidatura?
Non essendo uomini abituati a fare politica, forse,
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abbiamo sbagliato qualche passaggio di forma.
Negli ultimi incontri con i colleghi in occasione
delle recenti regate di campionato, si è avuto
modo di sviscerare ognuno i propri pensieri;
spero che alla fine prevarrà la chiarezza del
messaggio leale ed intellettualmente onesto che
CHI È MIMMO PERNA
il consiglio direttivo dell’Anac ha lanciato a tutti gli
allenatori: dobbiamo essere uniti per essere più
forti, ma, soprattutto, chiedere a noi stessi quella
professionalità che si raggiunge solo attraverso
uno “studio formativo vero”; un diritto-dovere che
dobbiamo mettere in primo piano.
Data di nascita 10.02.1961 - Via G.B. Vela 231 - (0147 Napoli)
Telefono: 0039 081 572 68 46 - Cellulare 0039 348 384 31 68
e-mail: [email protected] - Skype: mimmoperna
QUALIFICHE
Docente di educazione fisica di sostegno ai ragazzi diversamente abili per l’area psicomotoria nella scuola
superiore statale.
Allenatore di 3° livello, Allenatore formatore iscritto all’albo dei tecnici formatori della Federazione Italiana
Canottaggio.
Dal 1983 allenatore della squadra giovanile del Circolo Nautico Posillipo di Napoli
Dal mese di ottobre del 2006 capo allenatore del Circolo Nautico Posillipo di Napoli
Fotografo freelance dal 1984, iscritto all’ordine nazionale dei giornalisti con tessera n° 70353.
Socio dell’USSI (unione stampa sportiva italiana).
Vice Presidente dell’ANAC (Associazione Nazionale Allenatori di Canottaggio)
Membro dell’AGICC (Associazione Giornalisti Italiani di Canottaggio)
Socio AIPS (International Sport Press Association)
ISTRUZIONE
1981 Diploma di perito chimico capotecnico
1990 Laurea in Scienze Motorie conseguito presso l’Istituto di Educazione Fisica di Napoli
1992 Diploma di specializzazione per l’insegnamento nella scuola media e superiore ai ragazzi diversamente
abili per l’area psicomotoria
1997 Corso per allenatore formatore indetto dalla Federazione Italiana Canottaggio
ESPERIENZE LAVORATIVE
1991 ad oggi - Docente di Educazione Fisica di sostegno ai ragazzi diversamente abili per l’area
psicomotoria nella Scuola media e superiore Statale dove collabora per il coordinamento dei giochi
sportivi studenteschi.
1985 - Allenatore osservatore della squadra nazionale junior della F.I.C. ai campionati del mondo di
Brandeburgo
1985- 1986 - Allenatore capo presso la Sisport FIAT di Torino allenando il 4 senza p.l. che vinse il campionato
del mondo a Notthingham
1985- 1986 - Collaboratore del settore P.l. della squadra nazionale italiana guidata da Thor Nilsen
1986 al 2008 - Allenatore delle squadre giovanili del Circolo Nautico Posillipo con esperienza di monitoraggio,
selezione e allenamento di atleti di livello nazionale ed internazionale delle categorie junior, U23,
P.L. e Senior.
Dal mese di ottobre 2006 – capo allenatore del Circolo Nautico Posillipo vincendo per due anni consecutivi
il campionato del mondo nella specialità del due senza pesi leggeri U23 e assoluti
Dal 1997 si occupa della promozione, sviluppo e selezione di atleti all’interno della scuola primaria e
secondaria attraverso lezioni tenute a scuola con l’ausilio dei remoergometri e di materiale audiovisivo.
Ricerca e monitoraggio di talenti.
Dal 1986 al 2008 – Fotografo ufficiale della Federazione Italiana Canottaggio per conto della quale ha
seguito i Giochi Olimpici di Barcellona “92”, Atlanta “96”, Atene 2004 e Pechino 2008 utilizzando
fotocamere digitali per le riprese e computer portatili per la trasmissione delle immagini.
7
5) Quali ritieni siano le attuali carenze nel
Settore della Formazione dei Tecnici?
Penso che in questo momento ci sia un
po’ di confusione in merito. Ma soprattutto
disorientamento, approssimazione.
Una istruzione ed una formazione professionale
di elevata qualità sono fondamentali per consentire la crescita della nostra disciplina. Pertanto, bisogna che anche noi allenatori ci rendiamo conto di ciò e, quindi, riflettere sul valore
reale di quei due punti, corrisposti ad una firma
autografa, che ci consentono istituzionalmente di continuare ad operare rimanendo iscritti
all’Albo e poter essere così tesserati dalla società.
Una istruzione sommaria, porta a delle conoscenze ed abilità sommarie equivalenti.
Una formazione proiettata all’acquisizione
formale di un punteggio di credito svilisce la
natura stessa della formazione, della curiosità
del sapere, dell’acquisizione di nuove nozioni
e conoscenze in un mondo in continua evoluzione, sia dal punto di vista sociale che tecnologico.
Le maggiori risorse del capitolo formazione
vanno spese per istruire adeguatamente quegli
“insegnanti elementari del remo” che sono
l’accoglienza, il biglietto da visita del nostro
mondo.
problematiche di comunicazione dei vari settori,
tra i commissari, proposto variazioni al calendario remiero affinché tutte le società potessero
meglio distribuire le proprie risorse, chiesto la
necessità di unire gli animi, per non parlare della
tecnica di voga o della necessità di individuare
talenti e costruire per loro un percorso tecnicoeducativo piuttosto che perdere “pezzi” per
strada; per quattro anni abbiamo lavorato per
noi, non per divenire merce elettorale.
Un proficuo feedback in-out potrebbe essere
positivo per ottimizzare le risorse ed ottenere
migliori risultati nei confronti e nelle discussioni
delle riunioni di consiglio.
7) Su quali argomenti pensi che un Consigliere in Quota Tecnici possa portare il suo
contributo?
Nel nostro lavoro ci rapportiamo con bambini,
ragazzi, giovani che stanno strutturando la
propria personalità; dobbiamo essere coscienti
e consapevoli dell’importanza del nostro ruolo;
uno su tutti: L’Istruzione e la Formazione !
8) Oltr e ad esser e un tecnico, sei anche un
apprezzato fotografo, che in passato ha
lavorato per la Feder canottaggio. Se da
eletto, il nuovo CF ti of frisse tale incarico,
cosa risponderesti?
Se la FIC mi proponesse un incarico mi
creerebbe un conflitto di interesse.
Come ho già espresso al consiglio dell’Anac,
e ad altri allenatori sui campi di gara, per non
trovarmi in questa condizione rinuncio a priori a
questa passione. Sono certo, comunque, che i
due Candidati alla Presidenza conoscono bene
l’art. 89 dello Statuto Federale.
6) Se eletto, quali pensi possa esser e il tuo
contributo personale?
Chi vive sul campo si accorge prima di ogni altro
delle difficoltà in itinere e raccoglie, per primo,
le voci del popolo operante degli allenatori. In
questi quattro anni abbaiamo chiesto udienza
più volte ai vertici federali denunciando le
8
LAST 500
Ci è stata r ecentemente segnalata come una macchina
da palestra molto utile per il canottaggio, e dif fusa negli
Stati Uniti.
Siamo in contatto con i pr
oduttori che a br eve ci
informeranno circa la possibilità di farla arrivare in Italia a
scopo dimostrativo, il prezzo, dell’attrezzo e quello della
spedizione.
Su www.anacc.org presto ulteriori info.
The Stroke
The right stroke: Start with only using legs, back does not
open up, nor do the arms bend. The legs are pressed down
as though they are shoving an object across a smooth floor.
When the seat is up to speed the back is applied and is
accelerated (if feels light), when the back is to speed, the
arms bend very rapidly. (the stroke feels unusually easy
regardless of weight up to near body weight)
General
The machine is 98” tall. We wanted a 75” stroke. The weights
to use on the machine are Olympic plates which most teams
already have. We designed the machine so that shipping
weights could be avoided. Machines that we have made in
the past had weight stacks but this is noisy with the weights
hitting the weights, the stack plates can break too.
The wrong stoke: Seat moves before hands
(even ½” makes a big difference at the finish)
Back opens up early (feels unusually heavy)
Arms bend early (stroke feels very slow)
The Motion
The motion is a throw not a lift. The user throws the weight
and the machine resets it to the start. What this does is
makes it very easy to lift if the user applies their body weight
but it is heavy if they muscle the weight.
By throwing the weight, the athlete will program into their
muscle memory (motor engramshttp://www.google.com/s
earch?client=safari&rls=en&q=motor+engrams&ie=UTF8&oe=UTF-8) the correct rowing stroke. New athletes can
be quickly taught to row correctly. Athletes that don’t row
well can unlearn bad rowing and then learn proper rowing
technique rapidly. Most athletes will perform the motion in
about 15 strokes and in about 2-3 sessions it will be second
nature. Beyond this they will be strengthening with the
proper motion.
The machine is essentially the rowing motion and lifting
weights BUT, the machine puts the weight back down for you.
This allows the athlete to throw the weight skyward without
having to catch it. The athlete is completely unloaded during
the recovery. – some coaches believe that the recovery
requires some load. This can be achieved by opening the
control valve. We believe that once the coach experiences
this method that unloaded recoveries will prevail because
then the athlete has more energy to do positive reps AND
loaded recoveries often lead to training loaded bent arms.
http://www.youtube.com/user/SuperRowrowrow
Like learning balance, the rowing stroke has to be done
to learn. Also like balance, true learning comes with clear
feedback. When an athlete lifts correctly, the weight is easily
thrown. When the athlete doesn’t row correctly, the weight
feels heavy.
Availability
We currently have machines in stock and can ship within
1-2 weeks.
Recent Performances:
Head of Charles 2011 users
2 victories by @ 30 seconds
1st Men Mast 4+ 50+
1st Women Mast 2x 40+
2nd and 4th LW1x
IF you want to get very strong: Do 3 workouts per week.
Work up to body weight and >50 reps in a set. Elite athletes
have done @400 reps in a session. HS age 3x60. It is
important to do high reps because the latter reps will be better
technically and have a great impact on muscle memory.
If you want to have a gr eat water row: Do 30 reps before
going out on the water. Like a driving range, you tune your
drive until the weight feels light. Your first stroke on the water
will be a great one and you will get more out of each water
rowing event.
If you already row well: By understanding when the different
body parts are initiated, an athlete can understand (the
application) when changing from boat to boat, or during head
wind and tail winds. By matching the body efforts to the
speed of the handle instead of the forces, a greater efficiency
can be achieved. Also, by doing strength workouts, the
athlete will achieve strength that they didn’t think possible.
9
RIO DE JANEIRO 1976:
UN RICORDO
INDELEBILE
mentò riferendosi allo stadio del canottaggio: “Eccellenti strutture di altissimo livello internazionale,
come pochissime al mondo”.
Per la squadra italiana vi parteciparono: l’otto della Fiat (Ustolin, Berto, Palma, Iseppi, Carando, Pacovich, Baima Poma, Berini, timoniere Sajeva), il
4 senza della Firenze (Baldacci, Bani, Biagini, Menini), il 2 senza della Canottieri Napoli (Capuozzo
e Saviano), il singolista (Pappalardo) ed il doppio
(Ucci, Villari) della Canottieri Irno, il 2 con del DLF
di Treviso (Marcon e Borsato timoniere Perin), ed il
4 con della Marina Militare di Sabaudia (Brioschi,
Burello, Nirosi, Zacchigna, tim. Frascella), Bosdachin il tecnico responsabile e il vicepresidente federale Tosetto, il dirigente accompagnatore della
squadra.
Questi i miei indelebili ricor di, che regalo a chi
era con me, come a chi avrà voglia di leggerli,
rappresentano un simbolico augurio di ritr ovarci tutti a Rio de Janeir o nel 2016 per gioir e
con gli azzurri.
Giorgio corre percorrendo in breve il tratto che
dalla sede del Fiat porta alla foresteria, ed ansando urca: “Rio… andiamo a Rio de Janeiro…”. Era
fine marzo, e la stagione era da poco incomincia-
Era il 1976, l’anno dei Giochi Olimpici di Montreal.
Tempi bui per il canottaggio italiano, che faticava ad emergere a livello assoluto. La Federazione
quell’anno decise di aderire ad una manifestazione
internazionale che se poi rimase un risultato a sé
stante, ma rappresentò per i partecipanti il ricordo indelebile di un’avventura oltre oceano, rimasta
nel cuore e nella testa di chi vi partecipò: la Copa
Latina de Remo, che si disputò il primo week end
di maggio (era domenica 2), all’Estadio de Remo
presso Lagoa Rodrigo de Freitas a Rio de Janeiro, in Brasile, lo stesso campo, che nel 2016, a
40 anni di distanza, accoglierà i Giochi Olimpici
brasiliani.
I lavori dello stadio del remo, iniziati nel 1975, servirono ad ospitare il Campionato Sudamericano
di canottaggio e la Copa Latina, prima ed ultima
edizione per il canottaggio, che radunò sulle acque
rappresentanti di Francia, Italia, Spagna, Argentina,
Uruguay, Cile, Perù e Brasile. Il grande vincitore fu
il Brasile, vincitore di 4 delle 7 gare del programma,
ottenendo 51 punti in classifica, l’Italia con 33 punti
fu seconda, e l’Argentina terza con 32 punti.
Alla Copa Latina era presente Mr Charles Riollo,
segretario generale della FISA, che all’epoca com-
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Ottimo il ristorante, nel quale, era ricorrente il piatto di carne che battezzammo “petti di scimmia”.
La stessa sera, andammo al Maracanà, lo stadio
degli stadi, ad assistere a Brasile-Uruguay. Entrammo noi, francesi e spagnoli, sedendoci sulle
poltroncine riservate Un tifo incontenibile: per fortuna sedevamo in una zona protetta da una grande
pensilina, perché ad un certo punto iniziarono gli
scazzottamenti in campo, gli spettatori iniziarono
a rumoreggiare, iniziarono ad arrivare molto vicine,
lattine piene di pipì. In via precauzionale ci invitarono a lasciare lo stadio e ci riportarono in albergo, scortati dalla polizia perché i tifosi brasiliani
ci scambiarono per quelli uruguagi visto l’azzurro
delle nostre maglie. I francesi fecero ritorno in albergo con l’autobus distrutto dalle sassate forse
perchè non si alzarono in piedi durante l’inno.
ta, anche se l’inverno era passato a decidere se
andare o meno in raduno collegiale per i Giochi
di Montreal, e alcuni di noi avevano un piede in
squadra, e l’altro fuori.
“Ma di che cosa stai parlando?” gli faccio io.
“C’è la Coppa Latina a Rio de Janeiro e ci andiamo con l’otto. Tra un mese siamo in Brasile” mi
risponde il timoniere ancora trafelato. Io pensando
mi prendesse in giro non gli badai, anche se l’idea
che incominciammo tutti ad accarezzare era di
quelle che ti lasciano senza fiato: Rio de Janeiro!
L’informazione era corretta, tanto che a distanza
di poche settimane ci trovammo all’aeroporto di
Fiumicino, noi dell’otto del Fiat, assieme al 4 senza della Firenze, il 2 senza del Napoli, il 2 con di
Treviso, il 4 con della Marina, e singolo e doppio
dell’Irno, tecnico accompagnatore il triestino Bosdachin, mentre il genovese Tosetto, l’allora vicepresidente federale, il dirigente accompagnatore.
Imbarcati sul volo della Varig, eravamo pronti per
andare a gareggiare dall’altra parte del mondo,
che quasi 40 anni fa, non era cosa da tutti i giorni.
Fu un volo piacevole, con una tappa intermedia
a Lisbona, con gli immancabili rubacuori che cercavano di fare il filo alle carinissime hostess della
compagnia di bandiera brasiliana.
Il secondo giorno fummo accompagnati, ma è più
corretto dire scortati, perché le auto della polizia
locale erano davanti e dietro il nostro pullman e
vennero con noi fino all’Estadio de Remo Lagoa
Rodrigo de Freitas, una struttura eccellente a poca
distanza dal centro, con il Cristo sul Pan di Zucchero perfettamente visibile. Un campo di gara e
relative strutture che ci lasciarono senza fiato. Una
grande tribuna che alla vista noi poco abituati al
folto pubblico, ci si chiedeva che cosa ci facessi
in un posto dedicato al canottaggio (alla domenica saremmo stati accontentati). Caldo umido ma
sopportabile, ci mettemmo a preparare le barche,
mentre i responsabili locali si facevano in quattro
per accontentarci. Una splendida vasca voga nuova di zecca interrata, spogliatoi accoglienti, e poi
una città vista solo in cartolina o nei film.
Iniziarono gli allenamenti sotto lo sguardo del Bosdachin. Caldo. Sete.
Atterrati a Rio, fummo accompagnati all’Hotel
Plaza, a Copacabana, adiacente ad una delle più
famose spiagge del mondo: un albergo di lusso,
dove a noi dell’otto fu riservato un appartamento
con camerette doppie. Ci sistemammo a seconda
della composizione delle barche corte: io e Paolo,
Gino e Marco, Bebo e Paco, Maurizio con il Ciciu,
Giorgio il timoniere, non so con chi stava, ma tanto
era piccolo e avrebbe dormito ovunque.
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aperto la strada alle Olimpiadi canadesi (illusi!).
Il clima continuava a regalarci giornate calde e con
parecchia umidità, tanto che l’abbigliamento della
nazionale, in purissimo tessuto sintetico, stentava ad asciugarsi. C’è anche chi, per affrettare tale
processo, mise la maglietta azzurra sulla abatjour
del comodino, dalla quale ben presto salì un fil di
fumo, ed un discreto buco apparve sull’azzurro
della maglia.
Eravamo seguiti, noi italiani in particolare, dai reporter brasiliani, le cui testate giornalistiche dedicarono pagine al canottaggio della Copa Latina,
tanto che negli articoli apparivano i lavori che avevamo svolto, con relativi riscontri cronometrici, e
poi foto ogni giorno…
Ricorda Paolo: “Le imbarcazioni erano state fornite dall’organizzazione locale, e a noi, se ben ricordi ci avevano affibbiato un otto completamente
“svergolato” alzavi il tuo scalmo e vibrava come
un budino tutta la barca!! Avessimo avuto il nostro
Karlisch la gara sarebbe potuta anche andare in
maniera diversa... Comunque bella esperienza lo
stesso!!”
Accanto alla vasca voga, trovavamo quotidianamente un grande recipiente con bottiglie nel
ghiaccio di coca cola, fanta ed un prodotto simile
al succo d’uva (prodotto in Brasile dalla cocacola),
sponsor della manifestazione, del quale ne volevamo approfittare, ma dopo il primo giorno, l’allenatore ne proibì il consumo per evitare spiacevoli
congestioni. Il “Bosda” si arrabbiò molto quando
sulla pubblicità della stampa locale, il giorno successivo apparve Marco dopo l’allenamento che ne
beveva a garganella.
Nel tempo libero, sempre meno, girovagamo per
le vie del centro, in cerca del souvenir da portare in Italia. Molto gettonate erano le pietre cosiddette preziose. Anche in questo campo, c’è chi si
accontentava e chi no. Io entrai in uno dei tanti
negozi specializzati, e ne uscii con una modesta
acquamarina, credo, pagata il giusto prezzo. Ci fu
chi invece, sperando di fare l’affare, si fece buggerare. Erano i ragazzi del 2 con che fermati da un
sedicente paralitico, questi gli offrì una bella ametista grossa, ad un prezzo stracciato, che i due si
affrettarono a pagare. Con i soldi in tasca, l’uomo
prese le stampelle sottobraccio, e lasciò velocemente la zona. I due che iniziarono a sospettare
qualcosa, entrarono in uno dei negozi, per così
dire ufficiali, dove il titolare confermò che il loro
incauto acquisto altro non era che comunissimo
vetro colorato.
L’organizzazione si superò anche dal punto di vista turistico. Fummo scortati sul Pan di Zucchero, alla spiaggia di Ipanema, alle favelas ed alla
giungla tropicale, ma oramai eravamo alla vigilia
della gara. Tutte le squadre nazionali erano pronte all’Estadio de Remo, e noi incominciavamo ad
affilare mente e corpo perché ci tenevamo a fare
la miglior figura possibile. In cuor nostro avevamo
ancora una speranza, seppur ridotta al lumicino,
di partecipare ai Giochi Olimpici di Montreal, ed
eravamo convinti che un buon risultato ci avrebbe
Ed infine arrivò la domenica della gara. Giunti a
Lagoa Rodrigo de Freitas fummo subito accontentati in merito alla capienza delle tribune che a
poche ore di distanza dal primo via erano piene
zeppe di spettatori vocianti e provvisti di grandi
bandiere.
Iniziò a salire sul podio il 4 con della Marina (2°), a
cui seguirono il 2 senza del Napoli (4°), il singolo
12
da giovani imberbi, con pochi soldi e gli ormoni
a mille, entravamo da uno ed uscivamo dall’altro
fino a notte tarda… o forse un po’ di più…
Al mattino presto, prima di tornare in albergo, passammo da una caffetteria… sul bancone decine di
tazzine di caffè già pronte per il loro utilizzo aspettavano gli avventori. Una tazzina e via a dormire
per quello che ancora rimaneva da dormire.
dell’Irno (3°), il 2 con del DLF Treviso (3°), il 4 senza
della Firenze (3°), il doppio dell’Irno (2°),
Noi dell’otto andammo in acqua per ultimi, convinti. La gara si risolse con un testa a testa tra noi
e l’Argentina, che sul traguardo ci precedette di
poco meno di due secondi. Calcolando che il nostro era comunque un equipaggio societario, si
trattava di un risultato discreto. Complessivamente 3 argenti, e 3 bronzi ed un quarto posto, per
l’Italia, che ci consentì il secondo posto in classifica dietro al Brasile e davanti all’Argentina.
“Il ritorno fu molto bello,” ricorda ancora Paco, “
partimmo la sera da Rio e arrivammo a Roma intorno a mezzogiorno. Alcuni in aereo fraternizzarono con il personale di volo e ottennero come regalo e ricordo, delle posate firmate che si usavano
in prima classe. Io no.
Fu comunque un viaggio leggendario che non dimenticherò mai più, con un paesaggio da urlo.
Tutto unico, tutto bellissimo, soprattutto l’oceano
e la spiaggia. Come li ho sempre sognati.”
A Fiumicino ognuno prese il suo “volo domestico”
per rientrare a casa, con la speranza, di poter vestire
qualche mese dopo la maglia azzurra a Montreal,
non sapendo, che il Brasile aveva rappresentato,
per noi del “un piede dentro e un piede fuori”, il contentino che sarebbe poi proseguito a luglio con il
Match des Seniores, ma non con i Giochi Olimpici.
Rientrammo in albergo, dove pranzammo, dopodiché ci fu il “rompete le righe” che significò una
partita di calcio sulla spiaggia di Copacabana Italia/Argentina (tra canottieri), Si alternava il bagno
con onde di discreta portata a frullarci i sentimenti,
alle sgambate con il pallone su una spiaggia che
aveva nel senso della lunghezza un campo di calcio dopo l’altro.
“A me rubarono 70 $” racconta Paco, “ e fui costretto tornare a casa con i soldi di Paolo (credo
che glieli debba ancora). La domenica sera ci
portarono fuori Rio ad uno spettacolo di musica
e folclore brasiliano molto bello e alla fine tra le file
dalla platea passarono i ballerini con delle “figone”
assurde, uno di noi provò allungare una mano sul
sedere di una di queste, ma il ballerino maschio
che la seguiva nella fila, passando gli appioppò un
manrovescio. Noi cercammo, alla fine dello spettacolo, di avvicinarci al palco, ma dei poliziotti non
ce lo consentirono almeno non nella misura che
noi pensavamo, ma ci divertimmo moltissimo.”
Così conclude Paco.
Iniziava per noi un tour per la Rio by night, a gruppi
più o meno consistenti. Le luminarie si sprecavano, come anche il numero dei locali notturni. Noi
Ad oggi sono passati 36 anni da allora, ed i Giochi
di Rio cadranno 40 anni dopo la Copa Latina. Una
ricorrenza davvero incredibile. Incredibile per noi
che siamo ancora nel canottaggio, innamorati persi di questo sport, mentre un ricordo è impossibile
non vada a Bebo, con il quale della trasferta brasiliana spesso, quando ne avevamo occasione, se
ne parlava.
Maurizio Ustolin
assieme agli altri canottieri “brasiliani”
13
FISA CONFERENCE 2012
LIMERICK,
IRLANDA 1/4 NOVEMBRE 2012
Lo scorso 2/3 novembr e si è svolta
a Limerick in Irlanda l’annuale conferenza tecnica della FISA rivolta
agli Allenatori con inter venti più o
meno interessanti tenuti da Direttori
Tecnici, Allenatori, Collaboratori
delle Squadre Nazionali che hanno r elazionato in
merito al lavoro svolto con i rispettivi paesi per un
risultato alle ultime Olimpiadi di Londra.
Il primo inter vento è stato quello del tedesco
Mario W oldt, Dir ettore T ecnico della Ger mania,
sul percorso di formazione dell’8+ e del 4x Senior
dopo la disfatta alle Olimpiadi di Pechino 2008.
In particolar e, per quanto riguarda il percorso
dell’8 è stato fatto notar e come questo si era
sempre distinto dalle Olimpiadi di Seoul 1988 (1°
classificato) a Barcellona 19 9 2 (3° classifi cato) e
Atlanta 19 9 6 (2° classifi cato); dopo il crollo del
2008 si è provveduto quindi ad una ristrutturazione
globale del sistema che ha portato alla vittoria
dell’armo alle tre edizioni successive dei Campionati del Mondo (2009 -2010-2011) ed alla
vittoria alle Olimpiadi di Londra 2012 basandosi
sulla ricostruzione del rapporto Allenator e/AtletaSquadra per cui ognuno è risultato r esponsabile
delle proprie azioni, responsabilità che comincia ai
rapporti di base per poi elevarsi mano a mano che
aumenta la quantità del lavoro.
Il primo step è stato quello di individuare 16 Atleti
con le prestazioni più stabili negli anni 2009-20102011, usar e le competizioni ed il successo per
migliorare e quindi perfezionare la squadra che si è
poi tradotto nel migliorare ulteriormente la velocità
finale della barca. 2 sono stati gli Allenatori che
hanno seguito la pr eparazione di questi 16 Atleti
e che hanno effettuato le opportune selezioni/
test che si sono svolti in 2- ed al remoergometro
il cui tempo medio sul 2000m. è risultato esser e
di 5.43,0. Inutile dire che l’ottimo stato di salute è
sempre stato monitorato per tutto il quadriennio.
Nel 2009 si è provveduto ad individuare gli 8 Atleti
con la for mazione dei 4 migliori 2-, un costante
allenamento ed una costante ricerca del talento ->
WC Poznan: 6.00,98.
Nel 2010 sono stati inseriti 2 nuovi Atleti nella rosa
dell’anno precedente a discapito di altri 2 (6 Atleti
vittoriosi a Poznan + 2 nuovi), formazione dei 4
migliori 2-, costante allenamento e formazione del
talento -> WC Karapiro: 5.58,73.
Nel 2011 sono stati inseriti altri 2 nuovi Atleti nella
rosa dell’anno pr ecedente sempre a discapito di
altri 2 della rosa del 2009 (4 del 2009, 2 del 2010 e
2 del 2011), formazione dei 4 migliori 2-, costante
allenamento -> WC Bled: 5.53,88.
L
14
Nel 2012 l’equipaggio è risultato composto dal
50% degli Atleti della rosa originaria del 2009 e si
è lavorato molto sulla rifinitura dell’Atleta stesso ->
OG London: 5.51,5
Per quel che riguarda il 4x anche qua c’è stata una
parentesi sulla storia di questo ar mo e di come
dal 1988 al 2000 abbia sempr e preso una medaglia ai Giochi Olimpici (Seoul ‘88: 3° classificato,
Barcellona ‘92: 1° classificato, Atlanta ‘96: 1° classificato, Sydney ‘00: 3° classifi cato). Dal 2004 al
2009 si poi assistito ad una fase di ricostruzione
conclusasi nel 2010 con un 4° posto ai Mondiali
di Karapiro, nel 2011 con un 2° posto ai Mondiali
di Bled e nel 2012 alla vittoria delle Olimpiadi di
Londra.
Le selezioni sono avvenute ad opera di un solo
Allenatore che ha dir etto un pool di 10 Atleti che
si sono confrontati in trials sui 2000m. in 1x la
cui media è risultata essere di 6.51,0, la media
sui test al remoergometro di 2000m. di 5.44,3 e
sul 6000m. di 18.12,4 tenendo conto del VO2 e
del peso corpor eo, delle caratteristiche fi siche/
antropometriche riferite al posto voga e della forza
mentale. Una volta individuati i 4 atleti nel 2011 si
è poi lavorato sull’equipaggio senza dimenticar e
allenamenti in 1x per mantener
e elevata la
competizione tra gli stessi.
Il secondo br eve inter vento è stato tenuto da
Thomas Poulsen, vogatore peso leggero dal 1992
al 2001 e dal 19 9 4 a bordo del 4- Pesi Leggeri
della Danimarca e Allenator e dal 2001, in merito
ai Pesi Leggeri Danesi. La Danimarca non è una
Nazione con grossi numeri: in tutto ci sono circa
200 Atleti dalla categoria Junior B (l’equivalente
della nostra categoria Ragazzi) ai Senior A facenti
parte di 15 Società. 3 sono gli Allenatori Nazionali
full time più un altro Allenatore part time, questo fa
sì che la squadra nazionale sia equiparabile ad una
squadra di Società. I componenti della squadra più
“anziani” fanno perciò da guida ai più giovani che
sono perlopiù studenti: si ha una stretta collaborazione tra la squadra nazionale danese e l’Università
di Copenhagen dato che la maggior parte degli
Atleti vive e risiede nella capitale e dato che la formazione culturale degli Atleti è di primaria impor tanza. Gli Atleti sono infatti parte integrante della
gestione federale ed hanno una grande infl uenza
sulle decisioni del Consiglio così come riveste un
ruolo importante l’ottima relazione che ci deve essere tra gli Allenatori ed il Direttore Tecnico. Il peso
degli Atleti non deve essere superiore ai 75 kg nel
mese di gennaio per poter scender
e gradatamente per il proprio peso gara per la 1^ Coppa del
Mondo e comunque l’equipaggio deve trovarsi in
peso 2 settimane prima di qualsiasi competizione.
Queste di seguito sono le r
egole d’oro che
sovraintendono al canottaggio danese:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
15
Obiettivi ed impostazioni comuni.
Essere capaci a dire di no.
Le differenze sono un “must”.
Comunichiamo le nostre ambizioni.
Crediamo in noi stessi.
Sappiamo quello che facciamo quando lo
facciamo meglio.
La nostra ambizione si basa su cose che
possiamo fare.
Dobbiamo rinnovarci.
La cooperazione è basata sulla verità e sul
rispetto.
I risultati di alto livello (top performaces) possono essere programmati.
Tutte le parti interessate devo essere messere
al corrente di tutto.
L’interazione con la barca è, ancora una volta, un
fattore fondamentale e determinante per la vittoria alle competizioni di alto livello e pertanto
viene sviluppata con l’utilizzo di videoriprese e
quindi di videoanalisi e di analisi biomeccaniche
eseguite in barca con un sistema di acquisizione
dati e costantemente monitorate e valutate con
l’Allenatore di riferimento, l’equipaggio ed il tecnico specializzato nel sistema. Sono stati eseguiti numerosi test con l’utilizzo della curva lattato/
potenza durante tutto il quadriennio per poter
mettere a confronto lo stato reale dell’Atleta in
quel preciso momento con uno stato antecedente per valutare il miglioramento (o peggioramento) dell’allenamento sempre tenendo conto
il carico dell’allenamento nel momento in cui
veniva eseguito il test.
Sono stati poi presentati i tre equipaggi vincitori:
2x SF, 2- SF e 2x PLF con una carrellata di video
sulla tecnica di voga e sugli esercizi tecnici anche piuttosto divertenti sull’equilibrio.
È stato poi il momento della psicologa dello sport
Annelen Collatz che ha lavorato con la Nazionale
tedesca in questo quadriennio per studiare una
strategia che portasse soprattutto i membri
dell’8 e del 4x ad uscire dallo stato di apatia in
cui si erano ritrovati dopo i deludenti risultati del
quadriennio precedente. La Dott.ssa Collatz ha
individuato 4 tipologie di Allenatori:
L’ultimo incontro della mattinata di sabato è
stato con gli inglesi Paul Thompson - Capo Allenatore della squadra femminile e pesi leggeri
e Allenatore del 2x SF, Robin Williams - Allenatore del 2- SF e Paul Reedy - Allenatore del 2x
PLF; tutte e tre queste imbarcazioni vincitrici
degli ultimi Giochi Olimpici di Londra. La prima
cosa che è saltata subito all’occhio è come sia
aumentata la richiesta di praticare lo sport del
canottaggio subito dopo i successi alle recenti
olimpiadi, vuoi perchè si sono giocate in casa,
vuoi per i successi ottenuti dagli stessi inglesi
nella stessa edizione e di come sia cambiato il
rapporto tra aspiranti Atleti maschi e aspiranti
Atlete femmine: se prima dei Giochi si parlava
di 4:1 ora si è spostato sul 3:2. Dietro questi
successi non vi è solo l’Allenatore di riferimento ma tutto il team che si compone di svariate
persone, ognuna con un compito ben preciso
da assolvere: dal settore medico a quello dei
fisioterapisti, dai carpentieri per l’assetto delle
imbarcazioni ai biomeccanici per l’acquisizione
e la valutazione dei dati registrati in barca. Particolare importanza è stata data alla valutazione
della distanza per colpo e quindi alla velocità
della barca in relazione al numero dei colpi portati ottenuta con uno sviluppo tecnico e fisico
del corpo dell’Atleta riferito a:
•
Flessione dei muscoli posteriori delle cosce
e delle anche, dei flessori/tensori della fascia
lata.
• Glutei e quadricipiti.
• Addominali bassi.
• Muscoli che mobilizzano il tronco.
• Complesso di muscoli che mobilizzano la
spalla.
che hanno poi portato ad una corretta postura
dell’Atleta stesso durante tutto il ciclo di voga
ed al mantenimento e miglioramento della così
detta “sospensione” analizzata con particolari
strumenti al remoergometro. Altro argomento su
cui si è puntato molto è stato lo sviluppo della flessibilità con opportuni test durante tutto
il quadriennio per valutarne il miglioramento (o
peggioramento) con esercizi specifici e lo sviluppo ed il condizionamento della forza con l’utilizzo
di sovraccarichi mediamente non inferiori al 70%
del carico massimale.
1. Quello instabile: molto eterogeneo nei tratti
della sua personalità, presenta carenze nelle
competenze sociali, alta socievolezza ma
bassa assertività, orientato ad una atmosfera
lavorativa in armonia con l’atleta ma che non
da obiettivi chiari.
2. Quello costante e mediocre: non ha una
specifica strategia, decidono molto spesso
senza ragionare, la sensibilità e l’apertura al
contatto sono poche, hanno difficoltà di comunicazione con gli Atleti e siccome hanno
una socievolezza molta bassa tendono ad
offendere gli Atleti molto facilmente.
3. Quello di successo: poche carenze in competenze sociali, la costituzione psicologica è
bassa, ha fiducia in se stesso ed è emotivamente stabile, non è capace a far fronte ai
fallimenti e la critica li rende insicuri.
4. Il vincitore assoluto: ha una alta motivazione,
16
un’elevata propensione ad entrare in conflitto, buono nel creare entusiasmo, di costituzione psicologica stabile, dà agli Atleti obiettivi
chiari e precisi.
Essere un buon Allenatore, continua la Collatz,
è più che guardare dietro ad una carriera di uno
sportivo d’elite in quanto essi stessi fanno parte
di un piccolo manipolo di persone e la conoscenza che loro stessi apprendono non è mai
abbastanza ed i tratti della propria personalità
sono rilevanti per un Allenatore di successo;
deve essere in grado di comunicare con gli Atleti
e di trasmettere loro sicurezza oltre che guidarli
in allenamento ed in gara.
Anche per gli Atleti sono state distinte 4 tipologie
differenti:
SPECIALE
ELEZIONI: VORREI...
1. Quello instabile: avrà maggiori difficoltà in
ambito sociale e sotto pressione. Avrà bisogno di allenamenti individuali con particolare
attenzione agli aspetti sociali e di tranquillità.
2. Il team player: è importante per una buona
performance dell’equipaggio, si adatta bene
in una struttura di gruppo, può essere un
fattore stabilizzante in caso di un conflitto
all’interno della squadra.
3. L’individuale: è preferibile “utilizzarlo” in discipline individuali quali il 1x, presenta maggiori
difficoltà in imbarcazioni multiple in quanto
sono presenti maggiori interazioni sociali,
necessita di molta libertà e reagisce male ad
un Allenatore con uno stile autoritario.
4. Il leader: è quello che vuole la posizione
di leader all’interno della squadra, vuole
avere la parola nelle riunioni con la squadra
e la può influenzare in maniera significativa.
Troppi atleti di questo tipo all’interno di una
barca possono diventare difficili da gestire
in quanto ognuno di loro vuole esercitare la
propria leadership sugli altri.
La personalità di un Atleta non deve essere presa come un criterio selettivo ma va sicuramente
tenuta conto nella formazione di un equipaggio.
Il ruolo dell’Allenatore deve quindi essere quello
che guida tutte queste tipologie di Atleti, che non
deve essere coinvolto nei problemi personali di
un Atleta in quanto deve decidere allo stesso
tempo anche della sua carriera come Atleta.
desiderata in occasione dell’Assemblea Nazionale del 17 e 18 prossimi a Pisa si spr ecano. Noi dell’ANAC ne pubblichiamo uno,
assolutamente condivisibile, quello di Vittorio
Scrocchi, allenatore del Cus Pavia e consiglier e
dell’Associazione, che recita così:
I
"Vorrei…
Vorrei che il giorno delle elezioni alla carica di
Presidente della Federazione Italiana Canottaggio, il candidato non eletto, e non importa chi sia,
non salga sul palco, e dopo aver riconosciuto la
vittoria del rivale, con le consuete frasi di circostanza, prosegua dicendo che intende ritirare la
sua squadra, dando così di fatto via libera alla
cordata del Presidente neo eletto, motivando il
ritiro con qualcosa del tipo: così possono lavorare e avere un consiglio unito e con le stesse idee
per guidare la Federazione.
Secondo il mio anzi il nostro parere di allenatori, gli elettori devono poter scegliere il meglio
tra tutti i candidati alla carica di consigliere: solo
in questo modo sarà garantita la democrazia, e
con essa la bontà e le capacità di ogni singolo
consigliere. Si potrà così formare un Consiglio
Federale dove si discuteranno le scelte migliori
per risollevare le sorti del ns canottaggio e niente
altro.
Ed allora, confrontarsi anche con una valida opposizione, se fatto costruttivamente, non potrà
che essere positivo.”
17
CHE COSA VUOLE ‘STA
ANAC?
GRANDI, MEDIE,
PICCOLE,
PICCOLISSIME..
CHI SIAMO?
I
o ho delle impressioni che man mano va avanti il
tempo, diventano certezze.
Si snobba e si sottovaluta la categoria dei tecnici,
considerandoli dei semplici appassionati, dei meri
esecutori, giostrabili, manipolabili, fintantoché non
c’è bisogno di avvallare un progetto, confortare con
il nostro parere un’iniziativa.
Ma vi siete chiesti, chi sono questi tecnici, ad
esempio, una volta smessi i panni dell’allenatore?
Al di là delle competenze tecniche specifiche nel
canottaggio, quale il grado di cultura raggiunto,
quale la professionalità?
Perché, passatemelo, ma ho la netta impressione
che qualcuno voglia stare un gradino sopra, valendo
un gradino (e forse più) sotto.
La categoria dei tecnici italiani è cresciuta in
questi ultimi anni in maniera esponenziale. Si tratta
di personaggi con un grado di cultura elevato,
che partendo dal diploma di maturità arriva fino
alla prima, ed in alcuni casi alla seconda laurea.
Si tratta di professionisti, insegnanti, dirigenti,
amministratori d’impresa, medici, che conoscono
le lingue, padroneggiano in campo informatico
e che uniscono le loro capacità nel loro specifico
campo lavorativo a delle ottime conoscenze ed
applicazioni in quello del canottaggio.
Orbene, cultura e capacità sono caratteristiche
oramai insite nel tessuto degli allenatori italiani,
pronti a valutare, decidere ed agire.
Ed al bando i voli pindarici, i tecnici italiani sono
pronti a contare, a dire la loro, ad impreziosire il
canottaggio italiano con il loro insostituibile lavoro.
E vorrei vedere chi afferma il contrario!
C
’è una casetta piccola così, con tante
finestrelle colorate e una donnina piccola
così, con due occhi grandi per guardare.
E c’è un omino piccolo così, che torna sempre tardi
da lavorar e ed ha un cappello piccolo così...con
dentro un sogno da r ealizzare, e più ci pensa e più
non sa aspettare.
(Attenti al Lupo! – Ron 1990)
Ma è il caso di insistere a cercare di fondare nuove
società di canottaggio, o sono sufficienti quelle
esistenti?
Un’attenta riflessione ci porta a verificare che
le società in Italia sono all’incirca 240, (238 per
l’esattezza) almeno quelle che compaiono in
classifica Montù/d’Aloja, anche se in effetti, sono
di più.
Di queste, 188 hanno totalizzato, nella stagione
2012, almeno 20 punti fatidici per poter essere
considerate in attività e quindi poter esercitare il
diritto di voto.
Maurizio Ustolin
Presidente dell’ANAC
18
Ma se per un attimo non pensiamo ad un discorso
meramente politico, ed affrontiamo un argomento
che riguardi l’attività del canottaggio, possiamo
affermare che prima di crearne altre, sarebbe
opportuno stimolare le società esistenti.
Perché non è semplice costituire una nuova
società di canottaggio, visto che una volta
acquisita la sede, comprensiva di specchio
d’acqua, poi ci vogliono pontili, barche, remi,
remoergometri, gommoni, motori, questo dal
punto di vista dei materiali; atleti, allenatori e
dirigenti per quanto riguarda le risorse umane,
con costi da capogiro.
Oggidì la realtà del canottaggio vogato lascia
ampi orizzonti a cui spaziare: dal tipo libero a
quello regolamentare, al coastal rowing; gare
sprint come su distanze regolamentari, come di
fondo. Insomma, chi più ne ha più ne metta. Ed
allora, perché non stimolare tutte indistintamente
le società di canottaggio esistenti, per aumentare il
numero dei praticanti?
È un lavoro improbo, perché è necessario lavorare
sulle persone più che sui mezzi, convincendole
delle possibilità, ma soprattutto dell’importanza
di perseguire un canottaggio attivo utilizzando le
risorse a disposizione.
Conosco società nelle quali giacciono inerti
imbarcazioni e remi, i remo ergometri non vengono
usati da tempo… Attraverso un lavoro certosino
fatto di incoraggiamenti, e di proposte concrete,
forse sarebbe possibile iniziare a muovere dapprima
lentamente, poi sempre più veloce la ruota
dell’ingranaggio per riuscire nell’intento di levare la
polvere dagli scafi e dalle scalmiere, e riprendere la
strada della voga.
Queste società potrebbero rappresentare, tra le
altre cose, l’esperienza sul campo per molti di quelli
allenatori (anche giovani e giovanissimi), che usciti
in questi anni dai corsi allenatori, poi se ne è persa
la traccia, sparendo da quel circuito remiero al
quale forse, ambivano una volta promossi, ma che
poi per mancanza di società da allenare, vi hanno
rinunciato.
Potrebbe sembrare l’Uovo di Colombo… o forse,
in effetti è così?
AMO
Amo la libertà di dire le cose come stanno, senza paura di
perdere qualcosa.
Amo chi dice quello che pensa senza il timore di non ricevere
qualcosa in cambio.
Amo chi dà a tutti la medesima versione delle cose e non la
modifica a seconda della persona con cui parla.
Amo la possibilità di parlare con chi poi non va a raccontarlo in
giro per avere qualcosa in cambio.
Amo chi stringe la mano in segno di amicizia e di rispetto, non
solo per asciugarsele dopo aver parlato con te.
Amo chi saluta per il piacere di farlo anche se non ha la sua
convenienza.
Amo chi fa rispettare le regole, e chi le rispetta.
Amo chi accetta un incarico, fa un lavoro, per il bene di tutti, e
non solo per il suo tornaconto.
Amo chi ama tutto questo.
19
RIPRISTINARE IL CAMPIONATO
ITALIANO DI SOCIETÀ
(con un adeguamento del bando di regata)
inserendo le nazionali ragazzi per incrementare il numero
dei partecipanti, aumentando di una il numero delle manifestazioni di campionato (con aumento quindi delle spese
per le società), rappresentano le strategie che vanno a
beneficio di nessuno.
Io credo invece che sarebbe importante per tutti rivalutare il Campionato Italiano di Società, rivisitando il suo
regolamento, che per la gara di Varese recitava così:
Alla Coppa Italia di Società non possono partecipare gli
atleti/e che nella stagione agonistica in corso abbiano
fatto o facciano parte della rappresentativa italiana ai
Campionati Mondiali delle varie categorie.
E quindi stando a quanto recitava il bando di regata, avrebbero potuto prendere parte alla Coppa Italia chi era in gara
alle Olimpiadi, alle Paralimpiadi (!) ed agli Europei, andando
quindi a snaturare l’essenza del Campionato di Società.
L’ANAC, ritiene importante per il futuro, alla luce dell’interesse dimostrato da società, tecnici ed atleti in questo
quadriennio, ripristinare il Campionato Italiano di Società,
con una opportuna rivisitazione del bando di regata, aggiornandolo quindi, con le dovute migliorie, al prossimo
quadriennio.
’ultimo si è disputato a Sabaudia dal 25 al
27 settembre 2009, mi riferisco al Campionato Italiano di Società, che dal 2010 si è
trasformato in Coppa Italia di Società (Ravenna 15/17 ottobre). Una differenza per
i poco attenti irrilevante, per gli addetti ai
lavori invece, molto importante.
Fino al 2009 infatti, il Campionato Italiano di Società, al
quale, in una gara open (ragazzi, junior e senior nella stessa barca) non potevano partecipare coloro i quali avevano vestito per quella stagione la maglia azzurra, attribuiva
un titolo che gratificava atleti, allenatori e società. Un titolo diverso da quello assoluto, under, junior o ragazzi, ma
semplicemente dedicato al “popolo dei più”, a tutti coloro
che per svariati motivi: di capacità, di studio, di lavoro,
ma animati da un amore assoluto per il canottaggio, non
potevano ambire ad un titolo italiano.
“È un titolo di serie B, che non si può paragonare ad uno
di quelli tradizionali, e poi non si può inflazionare l’assegnazione di titoli italiani”, è stata la motivazione data
all’ANAC, quando l’Associazione cercò con forza di opporsi alla sua cancellazione.
Ed è così, che dal 27 settembre 2009, il Campionato
Italiano di Società, che vedeva nel frattempo resistere
quello di Coastal Rowing, quello in Tipo Regolamentare,
e nascere quello Master, doveva accettare a malincuore
la resa e dismettere i panni di Campionato Italiano, per
indossare quelli peraltro un po’ stretti, di Coppa Italia.
Ma nonostante il declassamento, questo Campionato/
Coppa continua ad incontrare i favori di atleti, tecnici e
società, se a Varese, sono scesi in campo 541 atleti a
difendere i colori dei propri club, inferiore numericamente del Campionato under 23 e ragazzi (934), e di quello
juniores ed assoluto (791), ma decisamente superiore a
quello pesi leggeri, esordienti ed adaptive di giugno che
faceva registrare la partecipazione di 359 vogatori.
Lo sparigliare le categorie cercando abbinamenti diversi,
L
MA DOVE VANNO I GOLDEN BOYS
E LE GOLDEN GIRLS DEL REMO ALLENATO?
È mai stato fatto un calcolo percentuale degli allenatori,
usciti dai Corsi (soprattutto di I livello), e quanti sono impegnati in una società?
Pochi, pochissimi. Eppure, per esperienza, quando un club
cerca un tecnico per il settore giovanile, per i corsi estivi, o
per mandarlo nelle scuole per attuare il Progetto Remare a
Scuola, beh… sono da cercare con il lumicino…
Ma perché questo?
Sono troppo poche le società?
Sono troppi i tecnici promossi?
Sono poche le risorse economiche da destinar loro?
Non ci si fida abbastanza di un tecnico alle prime armi?
20
Un Elenco Tecnici Abilitati fino al 2012 (ai primi mesi), riporta i nominativi e livelli di 2532 tecnici in tutta Italia.
Purtroppo l’elenco non è aggiornato, perché, ce ne sono
molti che purtroppo non ci sono più, altri che non hanno
mai esercitato, altri che lo hanno fatto, ma attualmente
non sono in attività. Molti però sono stati promossi anche
quest’anno in tutte le regioni a I, II e III livello.
Ma anche se di questi ne levassimo la metà, ne rimarrebbero 1266. Facciamo ancora la metà…633. Se li dividiamo per le società esistenti, ognuna potrebbe avvalersi dell’opera di almeno 3 allenatori. Perché questo non
succede?
Il Programma di Enrico Gandola riporta numeri dei quali
non abbiamo ragione di dubitare. Il problema però ahimè non sta nei numeri, ma nell’impiego dei tecnici che
ne escono da questi corsi, che non è mai direttamente
proporzionale.
Perché non si prova invece a delineare un rapporto tra il
numero delle società (tutte quelle esistenti sul territorio
nazionale, e non solo quelle in attività), ed il numero dei
tecnici a disposizione, cercando poi di operare forme di
sostegno per l’impiego degli allenatori a favore di questi
club?
Gli interessati sono per la maggior parte ex atleti, che
se fanno il Corso allenatori è perché manifestano direttamente l’interesse a rimanere nel canottaggio non più
vogato, ma allenato: un atteggiamento meritevole e da
non sottovalutare, animato dall’amore verso il nostro
sport, l’attaccamento ad un ambiente che spesso dà
senza chiedere nulla in cambio se non passione e acquisite competenze.
E allora perché questi tecnici non trovano impiego?
Forse manca la fiducia in ragazzi e ragazze che non hanno mai esercitato il ruolo del tecnico. Ma se questi non
hanno mai la possibilità di provare ad allenare, in che
modo si potrà stabilire il loro esatto valore?
Bisogna provare a verificare le effettive potenzialità di
questi neo abilitati. Questo discorso vale un po’ per tutte
le società: quelle che vogliono riprendere l’attività come
quelle che la vogliono potenziare. Qualche volta è più
produttivo un giovane allenatore con meno esperienza
ma con più entusiasmo, ed ogni tanto, nel canottaggio
italiano, come anche all’estero, questo accade.
I giovani allenatori devono essere messi nelle condizioni
di potersi esprimere, di dare la loro personale impronta
ad un gruppo, di fare esperienza sul campo come nelle
aule di studio.
Dare fiducia ai giovani è sintomo di intelligenza sportiva,
che poi alla fine di sicuro con il tempo, ripaga.
VOGLIAMO UN CANOTTAGGIO ITALIANO
PER TUTTI
A chi sarà eletto il 18 novembre a Pisa noi dell’ANAC
chiediamo anche di:
Cercare per il futuro di fare in modo di pensare alle società, anche quelle più piccole, agli allenatori, anche
quelli più giovani, agli atleti, anche quelli meno bravi,
perché il canottaggio italiano è di tutti.
Canottaggio anche per chi di soldi non ne ha tanti, chi
non può, anche se ne avesse la necessità, comprare barche e remi ogni anno, per chi non riesce a partecipare,
nonostante lo volesse, a tutte le regate in programma, per
i tecnici volontari, quelli a cui basta un rimborso spese
per allenare e portare in barca miriadi di ragazzini: perché
il canottaggio italiano è di tutti.
Pensare non solo a come poter agevolare le società con
barche remi e remoergometri, ma in primis, a come fare
affinchè queste non siano costrette a spendere, non riuscendo ad ottimizzare le risorse spesso esigue in termini
di denaro ma anche di tempo. Andare ad una regata nazionale costa in carburante, pedaggio, vitto ed alloggio,
ma non solo:
rinuncia alle lezioni scolastiche (da parte degli atleti), ferie
di dirigenti ed allenatori:
facciamo allora che il canottaggio italiano sia di tutti.
Allora, se sul piatto della bilancia mettiamo questo
tipo di richieste, a questi devono essere contrapposti,
in occasione di Campionati, Meeting Nazionali, Coppa
Italia, dal:
Comunicare l’orario esatto di inizio della manifestazione nella prima giornata, in modo da evitare uscite
anticipate dalle lezioni inutili e corse in autostrada,
perché non tutti possono permettersi di partire al
giovedì;
Comunicare un programma di massima (non nominale),
in modo da far partire coloro i quali effettivamente
gareggiano per primi, e che poi magari nei giorni successivi non sono impegnati nelle gare, potendo così
rientrare nelle rispettive sedi;
Sfruttare tutta la giornata per la disputa delle gare, evitando tempi morti anche di 2 o 3 ore, rivisitare ogni
tanto i bandi di regata, per evitare (Varese docet…)
di portare con sé 4 timonieri per squadra ad esempio, od escludere i partecipanti ai mondiali (non
facendo cenno però ad Olimpiadi, Paralimpiadi ed
Europei);
Perché noi vogliamo un canottaggio italiano per tutti.
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Prosegue anche in questo numero la preziosa collaborazione con Elena Casiraghi,
atleta Pl di buon livello, oggi ricercatrice
all’Enervit a fi anco con uno dei nomi più
importanti della ricerca nello sport. Enrico
Arcelli.
Ringraziando Elena per il suo importante
contributo, invitiamo tutti gli appassionati
di sport di consultare il suo blog all’indirizzo: http://sporteat.wordpress.com/category/alimentazione/ ,
LA PAROLA ALL’ESPERTO:
ELENA CASIRAGHI
CATEGORIA DI COMPETIZIONE: PESO FORMA
A
A cura di Elena
Casiraghi, Ph.D.
Specialista in
Alimentazione
e Integrazione
dello Sport
elena.casiraghi@
gmail.com
è da sempre il periodo in cui si “respira” maggiormente, è risaputo. L’attività agonistica è in
ferie.
Ritrovare il peso forma perso è il primo obiettivo.
Sfatiamo un mito: perder peso non è necessariamente sinonimo di sofferenza o fame.
Non ci credi? Ora te lo dimostro, seguimi.
Sediamoci a tavola, prendiamo un piatto e…
riempiamolo per un suo terzo di una fonte proteica: se scegli pollo o tacchino le quantità saranno di circa 120 g; se scegli i tagli magri della
carne rossa circa 150 g (ricordati di togliere il
grasso visibile); mentre se scegli il pesce fino a
180-200 g circa.
Ora riempilo per i suoi due terzi di verdura: di
stagione, cruda, verde e colorata. Anche cotta
va bene purché non sia bollita. Condiscila con
un cucchiaio da minestra di olio extravergine di
oliva. Non elemosinare: in questa quantità è assolutamente un grasso favorevole.
Il vino è il peccato di ogni allenatore che ami la
volte urlano, ma spesso gioiscono con noi atleti.
S’incavolano e ridono.
Sanno ascoltarci, guidarci e
darci forza prima di salire sul
palcoscenico di boe, emozioni
e onde.
Loro ci sono sempre. Vicino alla nostra barca,
al nostro equipaggio e, quando ne è data loro
possibilità, anche in gara, sul percorso ciclistico
riservato a loro.
Gli allenatori sono amici, educatori e guide.
Ma spesso, siamo noi atleti ad essere alla lunga
sotto ai riflettori. E chi muove le nostre fila diviene spettatore da dietro le quinte. Contando
poi che dietro alla passione del canottaggio, ci
sono gli impegni della vita quotidiana e della famiglia.
E come accade a chi dedica tanto tempo agli
altri, perde di vista se stesso.
E quale momento migliore di questo per prendersi cura di sé e ritornare in forma?! Ottobre
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ANAC FAMILY
buona tavola ma, se preso in piccola quantità,
un bicchiere a pasto, si rivela addirittura favorevole: contiene zuccheri a rapido assorbimento
e antiossidanti, purché sia rosso e non più di un
bicchiere.
Aspetta, aspetta non è finita. Manca la frutta.
Sceglila di stagione e preferiscila con la buccia che è ricca di sostanze antiossidanti e fibre,
fondamentali per garantire un corretto transito
intestinale e rallentare l’assorbimento di zuccheri e grassi.
Se hai voglia di un dolce scegli il cioccolato,
meglio se fondente che è scarso di zuccheri aggiunti ma rinunci al vino e, se al pane non puoi
rinunciare, preferiscilo integrale. Ma ricorda che
ogni scelta comporta una rinuncia.
L’energia immediata la prenderai dal pane o
vino o cioccolato, mentre la verdura e la frutta
rilasceranno la loro energia in maniera più graduale. E le proteine nutriranno la parte magra
del tuo corpo.
Spesso succede, invece, che un eccesso di
quegli zuccheri a rapido assorbimento come
pane, pasta, riso, vino, pizza, crackers o focaccia vanno a nutrire la massa grassa del nostro
corpo. E poi non capiamo perché mettiamo su
“ciccia”. Si crede, infatti, erroneamente, che si
ingrassa perché si mangiano grassi in eccesso. In realtà non è così. Noi tutti ingrassiamo
quando mangiamo più carboidrati, specialmente quelli a rapido assorbimento, che appunto in
eccesso vengono stipati nelle riserve di grasso
corporeo.
Dopo questo bel pranzo io son sazia, immagino
anche tu.
E come vedrai, pranzo dopo cena, giorno dopo
giorno, senza particolari rinunce o brontolii di
stomaco, il tuo peso calerà, perdendo così la
massa grassa in abbondanza.
Ma non basta. Come sostengo da sempre, alimentazione e allenamento viaggiano sul medesimo binario.
Quando puoi prendi la bicicletta e vai a fare
una sgambate, in alternativa una passeggiata
a buon ritmo o una corsetta. Fai del movimento programmato il tuo stile di vita. Basta poco
come vedrai, piccoli accorgimenti per migliorare il tuo benessere.
Tocca con mano!
Il Consiglio Direttivo 2009/2013
dell’Associazione Nazionale allenatori
Canottaggio è così formato:
Presidente: Maurizio Ustolin
Vicepresidente vicario:
Domenico “Mimmo” Perna
Vicepresidente:
Rocco Pecoraro
Consiglieri:
Roberto Romanini
Vittorio Scrocchi
Norberto Mondini
Marco Massai
Giorgio Bani
Rosario Pappalardo
Collegio dei Revisori dei Conti:
Marco Beria
Sergio Marrucci
Mauro Tontodonati
Collegio dei Probiviri:
Pierangelo Ariberti
Mauro Petoletti
Gianbattista Della Porta
Fiduciari regionali:
Piemonte: vacante
Sardegna: Massimo Casula
Lombardia: Luigi Arrigoni
Veneto: Alessandro Donadello
Friuli Venezia Giulia: vacante
Emilia Romagna: Paolo Di Nardo
Liguria: posto vacante
Toscana: posto vacante
Lazio e Umbria: posto vacante
Marche, Abruzzo e Molise: Guido Guidi
Campania: posto vacante
Puglia e Basilicata: Mauro Desantis
Sicilia e Calabria: posto vacante
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PUBBLICITA’ D’EPOCA…
Ecco come la Chrysler pubblicizzava nei primi anni '70 quella splendida
automobile che rispondeva al nome di Fury wagon. Un binomio, quello tra
le grandi marche di vetture (anche di lusso) ed il canottaggio, che soprattutto nei paesi anglosassoni rivestiva un significato preciso, una chiave di
lettura che premiava il nostro sport considerato attività sportiva d’elite.
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