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SPECIALE ELEZIONI V E R S O. . . I QUADERNI DE LA VOCE DELL’ANAC 9 Sponsored by FILIPPI LIDO SRL Via Matteotti, 113 – 57022 Donoratico (LI) 0565 777311 0565 777483 www.filippiboats.it [email protected] MARTINOLI Via Ceriana, 12A 21051 Arcisate (Varese) 0332/47 11 10 0332/18 54 118 www.martinoli.it [email protected] SALANI Via Ponchielli 7 – 50050 Capraia e Limite (Fi) 0571 57062 0571 979225 www.salaniboats.com [email protected] NUOVA DI-BI SNC Via Diaz, 6/8 21023 Besozzo (Varese) Tel: +39 0332 771749 - Fax: +39 0332 970804 In copertina il logo di Rio de Janeiro e la foto del candidato ANAC in Quota Tecnici Mimmo Perna 2 EDITORIALE DEL PRESIDENTE PISA: UN’OCCASIONE ANCHE PER L’ANAC iamo alla fine di un quadriennio, ed il fatto di trovarci a Pisa il 18 novembre per l’Assemblea Nazionale Elettiva, ne è una conferma. Quattro anni sono passati, ed è tempo di bilanci, che si concretizzeranno nell’urna toscana, che decreterà se il lavoro svolto dal Consiglio Federale uscente è stato apprezzato o meno dalle società, ma anche dagli atleti e dai tecnici. È il momento della verità, che promuoverà le persone nelle quali il canottaggio italiano crede di più. L’Anac non è stata a guardare, ma come sempre ha ascoltato, valutato, e preso coscienza di quanto in questo quadriennio abbia contato per il nostro sport, quanto l’Associazione è stata ascoltata, quanto sono stati presi in considerazione i nostri suggerimenti, quanto le nostre idee di persone “da campo” appassionate e competenti, hanno poi trovato realizzazione, e con tutte queste conferme si andrà al voto con i nostri delegati dalle idee chiare e condivise, compatti e convinti. Ci è stato di chiesto di rimanere imparziali, di non scendere in campo, di non dare indicazioni. Ma come possiamo rimanere indifferenti, ed al momento topico, tirarci indietro e lasciare l’occasione per poter esprimere ciò che pensiamo? Non S sarebbe corretto nei confronti di chi rappresentiamo. A Pisa ci saremo e diremo la nostra, come abbiamo sempre fatto, non nascondendoci dietro un dito, perché la posta in gioco è alta e noi vogliamo giocare le nostre possibilità di contare veramente fino in fondo. Maurizio Ustolin Presidente dell’ANAC 3 TRA I DUE LITIGANTI, GODA IL CANOTTAGGIO... i siamo. Mesi, settimane, giorni di attesa… Eventi che passavano, lacrime da versare perché qualche gara è andata storta, altre che sgorgano solcando un viso sorridente per un risultato storico… Sono passate regate, risultati, delusioni, gioie, e anche alcuni uomini, e ora siamo qui. Tutti interessati a vedere chi, tra i due contendenti, guiderà il movimento remiero italiano per il prossimo quadriennio. Tutti interessati a capire come, con quali mezzi, con quali metodologie, con quali uomini. Nella speranza che, come dice il detto, tra i due litiganti, a godere sia il terzo: il canottaggio. Tuttavia, mentre tutta l’attenzione, giustamente, è centralizzata qui su Pisa, dietro le quinte fervono le campagne elettorali anche per quanto riguarda il rinnovo delle cariche nei vari comitati regionali, che avverranno dopo la due giorni del Golden Tulip. E qui la situazione, per certi versi è un po’ più complicata. Perché negli ultimi anni l’attenzione verso i soggetti che governano il canottaggio a livello locale è scemata, andando spesso contro a quella parola, “decentramento”, che si legge da tempo in vari programmi e che non è facilmente attuabile, mentre proprio i comitati regionali dovrebbero essere gli attori principali per favorire quello che è considerato uno dei metodi più necessari per aiutare il remo del nostro Paese a progredire. La situazione invece è ben diversa. In alcune regioni, anche di un certo peso, non sono arrivate neppure candidature bastevoli per formare un consiglio, e in qualche caso non C è pervenuta nemmeno la candidatura di un presidente. Non va bene. Perché i comitati regionali, per quanto bistrattati, rappresentano comunque la base per ciò che avviene a livello dirigenziale su scala nazionale. Eccezion fatta (e non sempre) per atleti e tecnici, i consiglieri federali prima di sedere nelle stanze dei bottoni di Roma, si formano per così dire “a casa”, nelle proprie regioni, tra le società vicine, imparando ad ascoltare problemi, a venire incontro alle necessità, ad organizzare eventi di vario genere come gare e conferenze, fino a capire di essere sulla strada giusta per tentare il grande salto. Oggi quest’idea sembra smarrita, e ciò non fa bene al nostro mondo. Questo non vuole essere un attacco a qualcuno. Nessun dito è puntato. È soltanto una riflessione fatta in un momento dove i protagonisti non sono solo gli allenatori, ma i presidenti, i direttori sportivi, dirigenti vari… Poniamo l’attenzione sui comitati. Le regioni esistevano da ben prima che venisse formata l’Italia. E questo vale anche nel nostro caso. Pensiamoci: senza comitati coesi, appassionati e lavoratori, non può esistere una Federazione Italiana Canottaggio forte. A prescindere da chi, tra Enrico e Giuseppe, sarà chiamato al timone del prossimo quadriennio. In bocca al lupo. Niccolò Bagnoli 4 CI SIAMO... Pubblichiamo un inter vento di uno degli allenatori, Fabio Poletti del CL T erni, che negli ultimi anni, da una r ealtà piccola piccola, è riuscito in breve tempo a formare una fucina di campioncini anche per la squadra nazionale. li penso sia riuscito a creare questo importante punto di appoggio per le società comasche. Peccato che qui a Piediluco nonostante si era riusciti a coinvolgere le istituzioni, si erano trovati i fondi, si era studiato progettualmente tutto (Ing. Bovo), non si sia riusciti nell’intento di creare una foresteria in quella che è l’attuale struttura che mi ospita. Foresteria che avrebbe fornito 16 (sedici) camere da 2 o 3 posti letto (35 posti) per le necessità durante i raduni e soprattutto avrebbe risolto definitivamente il mio problema e della mia socita creando spogliatoi, docce e rimessaggio barche. Ma forse io vivo in una regione di colore verde ma solo perché piena di alberi, in un lago, che si è bello, ma troppo al sud. Non sono servite a nulla tutte le nostre fatiche, in questa Federazione di sordi. Giusto per essere chiari. Saluti a tutti. Ci siamo... Siamo “agli ultimi 250 metri...” boe rosse, salire di colpi ma aumentare la velocità della barca ...sennò è inutile. Devo dire che non dover andare a Pisa è piacevole... per una volta mi gusterò le elezioni da casa, e poi vuoi mettere il non aver ricevuto tutte quelle telefonate dei vari candidati... (come la volta scorsa). Sono stato alla riunione con G. Abbagnale qui a Terni, parliamo la stessa lingua e intendiamo il canottaggio allo stesso modo. E. Gandola mi ha parlato tre minuti a Varese (camp. di società). Sò che porterà Gianni Postiglione mio grande amico e sono sicuro in maniera VERTICALE. Quello che conosco del mondo del canottaggio lo devo a Gianni Postiglione, prima come mio allenatore poi come mentore, poi la fortuna di conoscere lo scienziato dott. La Mura. Che fortunato che sono stato e che fortunati siamo stati in quel decennio ad avere avuto quella squadra di tecnici... Non nascondo che sono torturato dai pensieri perché sono i migliori direttori tecnici del mondo che il canottaggio internazionale ci invidia. Cambiando argomento... lasciami dire che sono molto contento per le società di Como a cui Gandola (non conosco i modi) ha costruito un centro a Pusiano... o meglio insieme alle istituzioni loca- Fabio Poletti 5 LIBERTÀ È PARTECIPAZIONE Intervista a Mimmo Perna, candidato a Consigliere in Quota Tecnici 1) Qual è secondo te la funzione di un Delegato in Quota T ecnici all’inter no di un Consiglio Federale? Quella di portare in Consiglio Federale, una volta ascoltata la base, le problematiche legate allo svolgimento della professione degli allenatori che insieme agli atleti sono la linfa vitale, l’anima di ogni disciplina sportiva; porre all’attenzione del CF, in accordo col direttivo ANAC, nuove proposte in merito a: credo fermamente che dobbiamo perseverare e prendere sempre più coscienza dell’importanza del ruolo che rivestiamo nel rispetto di tutti quei ragazzi che si avvicinano al canottaggio. Non possiamo e non dobbiamo porci con superficialità nei loro confronti e per questo motivo ritengo che la Formazione, ed in particolare la formazione di chi è a contatto con i più giovani debba essere il punto cardine del programma di sviluppo della nostra Associazione ergo della FIC. 3) Quale importanza ha avuto l’ANAC in questa tua decisione? “Libertà è partecipazione” recita una profonda e significativa canzone di Giorgio Gaber. Ho deciso di essere libero, ed essere libero non significa essere solo ma condividere degli obiettivo comuni e, allora, bisogna associarsi, partecipare, altrimenti si è “soli”. 1) Istruzione e formazione 2) Stesura del calendario remiero 3) Organizzazione delle regate 4) Criteri selettivi 5) Commissione tecnica 2) Perché ti sei candidato a Delegato in Quota Tecnici per il Consiglio Federale? Per portare a termine un discorso iniziato quattro anni fa quando a S. Giorgio di Nogaro mi si chiese di fare parte dell’Anac; perché 4) Quali sono stati a caldo le impressioni dei tuoi colleghi in merito alla tua candidatura? Non essendo uomini abituati a fare politica, forse, 6 abbiamo sbagliato qualche passaggio di forma. Negli ultimi incontri con i colleghi in occasione delle recenti regate di campionato, si è avuto modo di sviscerare ognuno i propri pensieri; spero che alla fine prevarrà la chiarezza del messaggio leale ed intellettualmente onesto che CHI È MIMMO PERNA il consiglio direttivo dell’Anac ha lanciato a tutti gli allenatori: dobbiamo essere uniti per essere più forti, ma, soprattutto, chiedere a noi stessi quella professionalità che si raggiunge solo attraverso uno “studio formativo vero”; un diritto-dovere che dobbiamo mettere in primo piano. Data di nascita 10.02.1961 - Via G.B. Vela 231 - (0147 Napoli) Telefono: 0039 081 572 68 46 - Cellulare 0039 348 384 31 68 e-mail: [email protected] - Skype: mimmoperna QUALIFICHE Docente di educazione fisica di sostegno ai ragazzi diversamente abili per l’area psicomotoria nella scuola superiore statale. Allenatore di 3° livello, Allenatore formatore iscritto all’albo dei tecnici formatori della Federazione Italiana Canottaggio. Dal 1983 allenatore della squadra giovanile del Circolo Nautico Posillipo di Napoli Dal mese di ottobre del 2006 capo allenatore del Circolo Nautico Posillipo di Napoli Fotografo freelance dal 1984, iscritto all’ordine nazionale dei giornalisti con tessera n° 70353. Socio dell’USSI (unione stampa sportiva italiana). Vice Presidente dell’ANAC (Associazione Nazionale Allenatori di Canottaggio) Membro dell’AGICC (Associazione Giornalisti Italiani di Canottaggio) Socio AIPS (International Sport Press Association) ISTRUZIONE 1981 Diploma di perito chimico capotecnico 1990 Laurea in Scienze Motorie conseguito presso l’Istituto di Educazione Fisica di Napoli 1992 Diploma di specializzazione per l’insegnamento nella scuola media e superiore ai ragazzi diversamente abili per l’area psicomotoria 1997 Corso per allenatore formatore indetto dalla Federazione Italiana Canottaggio ESPERIENZE LAVORATIVE 1991 ad oggi - Docente di Educazione Fisica di sostegno ai ragazzi diversamente abili per l’area psicomotoria nella Scuola media e superiore Statale dove collabora per il coordinamento dei giochi sportivi studenteschi. 1985 - Allenatore osservatore della squadra nazionale junior della F.I.C. ai campionati del mondo di Brandeburgo 1985- 1986 - Allenatore capo presso la Sisport FIAT di Torino allenando il 4 senza p.l. che vinse il campionato del mondo a Notthingham 1985- 1986 - Collaboratore del settore P.l. della squadra nazionale italiana guidata da Thor Nilsen 1986 al 2008 - Allenatore delle squadre giovanili del Circolo Nautico Posillipo con esperienza di monitoraggio, selezione e allenamento di atleti di livello nazionale ed internazionale delle categorie junior, U23, P.L. e Senior. Dal mese di ottobre 2006 – capo allenatore del Circolo Nautico Posillipo vincendo per due anni consecutivi il campionato del mondo nella specialità del due senza pesi leggeri U23 e assoluti Dal 1997 si occupa della promozione, sviluppo e selezione di atleti all’interno della scuola primaria e secondaria attraverso lezioni tenute a scuola con l’ausilio dei remoergometri e di materiale audiovisivo. Ricerca e monitoraggio di talenti. Dal 1986 al 2008 – Fotografo ufficiale della Federazione Italiana Canottaggio per conto della quale ha seguito i Giochi Olimpici di Barcellona “92”, Atlanta “96”, Atene 2004 e Pechino 2008 utilizzando fotocamere digitali per le riprese e computer portatili per la trasmissione delle immagini. 7 5) Quali ritieni siano le attuali carenze nel Settore della Formazione dei Tecnici? Penso che in questo momento ci sia un po’ di confusione in merito. Ma soprattutto disorientamento, approssimazione. Una istruzione ed una formazione professionale di elevata qualità sono fondamentali per consentire la crescita della nostra disciplina. Pertanto, bisogna che anche noi allenatori ci rendiamo conto di ciò e, quindi, riflettere sul valore reale di quei due punti, corrisposti ad una firma autografa, che ci consentono istituzionalmente di continuare ad operare rimanendo iscritti all’Albo e poter essere così tesserati dalla società. Una istruzione sommaria, porta a delle conoscenze ed abilità sommarie equivalenti. Una formazione proiettata all’acquisizione formale di un punteggio di credito svilisce la natura stessa della formazione, della curiosità del sapere, dell’acquisizione di nuove nozioni e conoscenze in un mondo in continua evoluzione, sia dal punto di vista sociale che tecnologico. Le maggiori risorse del capitolo formazione vanno spese per istruire adeguatamente quegli “insegnanti elementari del remo” che sono l’accoglienza, il biglietto da visita del nostro mondo. problematiche di comunicazione dei vari settori, tra i commissari, proposto variazioni al calendario remiero affinché tutte le società potessero meglio distribuire le proprie risorse, chiesto la necessità di unire gli animi, per non parlare della tecnica di voga o della necessità di individuare talenti e costruire per loro un percorso tecnicoeducativo piuttosto che perdere “pezzi” per strada; per quattro anni abbiamo lavorato per noi, non per divenire merce elettorale. Un proficuo feedback in-out potrebbe essere positivo per ottimizzare le risorse ed ottenere migliori risultati nei confronti e nelle discussioni delle riunioni di consiglio. 7) Su quali argomenti pensi che un Consigliere in Quota Tecnici possa portare il suo contributo? Nel nostro lavoro ci rapportiamo con bambini, ragazzi, giovani che stanno strutturando la propria personalità; dobbiamo essere coscienti e consapevoli dell’importanza del nostro ruolo; uno su tutti: L’Istruzione e la Formazione ! 8) Oltr e ad esser e un tecnico, sei anche un apprezzato fotografo, che in passato ha lavorato per la Feder canottaggio. Se da eletto, il nuovo CF ti of frisse tale incarico, cosa risponderesti? Se la FIC mi proponesse un incarico mi creerebbe un conflitto di interesse. Come ho già espresso al consiglio dell’Anac, e ad altri allenatori sui campi di gara, per non trovarmi in questa condizione rinuncio a priori a questa passione. Sono certo, comunque, che i due Candidati alla Presidenza conoscono bene l’art. 89 dello Statuto Federale. 6) Se eletto, quali pensi possa esser e il tuo contributo personale? Chi vive sul campo si accorge prima di ogni altro delle difficoltà in itinere e raccoglie, per primo, le voci del popolo operante degli allenatori. In questi quattro anni abbaiamo chiesto udienza più volte ai vertici federali denunciando le 8 LAST 500 Ci è stata r ecentemente segnalata come una macchina da palestra molto utile per il canottaggio, e dif fusa negli Stati Uniti. Siamo in contatto con i pr oduttori che a br eve ci informeranno circa la possibilità di farla arrivare in Italia a scopo dimostrativo, il prezzo, dell’attrezzo e quello della spedizione. Su www.anacc.org presto ulteriori info. The Stroke The right stroke: Start with only using legs, back does not open up, nor do the arms bend. The legs are pressed down as though they are shoving an object across a smooth floor. When the seat is up to speed the back is applied and is accelerated (if feels light), when the back is to speed, the arms bend very rapidly. (the stroke feels unusually easy regardless of weight up to near body weight) General The machine is 98” tall. We wanted a 75” stroke. The weights to use on the machine are Olympic plates which most teams already have. We designed the machine so that shipping weights could be avoided. Machines that we have made in the past had weight stacks but this is noisy with the weights hitting the weights, the stack plates can break too. The wrong stoke: Seat moves before hands (even ½” makes a big difference at the finish) Back opens up early (feels unusually heavy) Arms bend early (stroke feels very slow) The Motion The motion is a throw not a lift. The user throws the weight and the machine resets it to the start. What this does is makes it very easy to lift if the user applies their body weight but it is heavy if they muscle the weight. By throwing the weight, the athlete will program into their muscle memory (motor engramshttp://www.google.com/s earch?client=safari&rls=en&q=motor+engrams&ie=UTF8&oe=UTF-8) the correct rowing stroke. New athletes can be quickly taught to row correctly. Athletes that don’t row well can unlearn bad rowing and then learn proper rowing technique rapidly. Most athletes will perform the motion in about 15 strokes and in about 2-3 sessions it will be second nature. Beyond this they will be strengthening with the proper motion. The machine is essentially the rowing motion and lifting weights BUT, the machine puts the weight back down for you. This allows the athlete to throw the weight skyward without having to catch it. The athlete is completely unloaded during the recovery. – some coaches believe that the recovery requires some load. This can be achieved by opening the control valve. We believe that once the coach experiences this method that unloaded recoveries will prevail because then the athlete has more energy to do positive reps AND loaded recoveries often lead to training loaded bent arms. http://www.youtube.com/user/SuperRowrowrow Like learning balance, the rowing stroke has to be done to learn. Also like balance, true learning comes with clear feedback. When an athlete lifts correctly, the weight is easily thrown. When the athlete doesn’t row correctly, the weight feels heavy. Availability We currently have machines in stock and can ship within 1-2 weeks. Recent Performances: Head of Charles 2011 users 2 victories by @ 30 seconds 1st Men Mast 4+ 50+ 1st Women Mast 2x 40+ 2nd and 4th LW1x IF you want to get very strong: Do 3 workouts per week. Work up to body weight and >50 reps in a set. Elite athletes have done @400 reps in a session. HS age 3x60. It is important to do high reps because the latter reps will be better technically and have a great impact on muscle memory. If you want to have a gr eat water row: Do 30 reps before going out on the water. Like a driving range, you tune your drive until the weight feels light. Your first stroke on the water will be a great one and you will get more out of each water rowing event. If you already row well: By understanding when the different body parts are initiated, an athlete can understand (the application) when changing from boat to boat, or during head wind and tail winds. By matching the body efforts to the speed of the handle instead of the forces, a greater efficiency can be achieved. Also, by doing strength workouts, the athlete will achieve strength that they didn’t think possible. 9 RIO DE JANEIRO 1976: UN RICORDO INDELEBILE mentò riferendosi allo stadio del canottaggio: “Eccellenti strutture di altissimo livello internazionale, come pochissime al mondo”. Per la squadra italiana vi parteciparono: l’otto della Fiat (Ustolin, Berto, Palma, Iseppi, Carando, Pacovich, Baima Poma, Berini, timoniere Sajeva), il 4 senza della Firenze (Baldacci, Bani, Biagini, Menini), il 2 senza della Canottieri Napoli (Capuozzo e Saviano), il singolista (Pappalardo) ed il doppio (Ucci, Villari) della Canottieri Irno, il 2 con del DLF di Treviso (Marcon e Borsato timoniere Perin), ed il 4 con della Marina Militare di Sabaudia (Brioschi, Burello, Nirosi, Zacchigna, tim. Frascella), Bosdachin il tecnico responsabile e il vicepresidente federale Tosetto, il dirigente accompagnatore della squadra. Questi i miei indelebili ricor di, che regalo a chi era con me, come a chi avrà voglia di leggerli, rappresentano un simbolico augurio di ritr ovarci tutti a Rio de Janeir o nel 2016 per gioir e con gli azzurri. Giorgio corre percorrendo in breve il tratto che dalla sede del Fiat porta alla foresteria, ed ansando urca: “Rio… andiamo a Rio de Janeiro…”. Era fine marzo, e la stagione era da poco incomincia- Era il 1976, l’anno dei Giochi Olimpici di Montreal. Tempi bui per il canottaggio italiano, che faticava ad emergere a livello assoluto. La Federazione quell’anno decise di aderire ad una manifestazione internazionale che se poi rimase un risultato a sé stante, ma rappresentò per i partecipanti il ricordo indelebile di un’avventura oltre oceano, rimasta nel cuore e nella testa di chi vi partecipò: la Copa Latina de Remo, che si disputò il primo week end di maggio (era domenica 2), all’Estadio de Remo presso Lagoa Rodrigo de Freitas a Rio de Janeiro, in Brasile, lo stesso campo, che nel 2016, a 40 anni di distanza, accoglierà i Giochi Olimpici brasiliani. I lavori dello stadio del remo, iniziati nel 1975, servirono ad ospitare il Campionato Sudamericano di canottaggio e la Copa Latina, prima ed ultima edizione per il canottaggio, che radunò sulle acque rappresentanti di Francia, Italia, Spagna, Argentina, Uruguay, Cile, Perù e Brasile. Il grande vincitore fu il Brasile, vincitore di 4 delle 7 gare del programma, ottenendo 51 punti in classifica, l’Italia con 33 punti fu seconda, e l’Argentina terza con 32 punti. Alla Copa Latina era presente Mr Charles Riollo, segretario generale della FISA, che all’epoca com- 10 Ottimo il ristorante, nel quale, era ricorrente il piatto di carne che battezzammo “petti di scimmia”. La stessa sera, andammo al Maracanà, lo stadio degli stadi, ad assistere a Brasile-Uruguay. Entrammo noi, francesi e spagnoli, sedendoci sulle poltroncine riservate Un tifo incontenibile: per fortuna sedevamo in una zona protetta da una grande pensilina, perché ad un certo punto iniziarono gli scazzottamenti in campo, gli spettatori iniziarono a rumoreggiare, iniziarono ad arrivare molto vicine, lattine piene di pipì. In via precauzionale ci invitarono a lasciare lo stadio e ci riportarono in albergo, scortati dalla polizia perché i tifosi brasiliani ci scambiarono per quelli uruguagi visto l’azzurro delle nostre maglie. I francesi fecero ritorno in albergo con l’autobus distrutto dalle sassate forse perchè non si alzarono in piedi durante l’inno. ta, anche se l’inverno era passato a decidere se andare o meno in raduno collegiale per i Giochi di Montreal, e alcuni di noi avevano un piede in squadra, e l’altro fuori. “Ma di che cosa stai parlando?” gli faccio io. “C’è la Coppa Latina a Rio de Janeiro e ci andiamo con l’otto. Tra un mese siamo in Brasile” mi risponde il timoniere ancora trafelato. Io pensando mi prendesse in giro non gli badai, anche se l’idea che incominciammo tutti ad accarezzare era di quelle che ti lasciano senza fiato: Rio de Janeiro! L’informazione era corretta, tanto che a distanza di poche settimane ci trovammo all’aeroporto di Fiumicino, noi dell’otto del Fiat, assieme al 4 senza della Firenze, il 2 senza del Napoli, il 2 con di Treviso, il 4 con della Marina, e singolo e doppio dell’Irno, tecnico accompagnatore il triestino Bosdachin, mentre il genovese Tosetto, l’allora vicepresidente federale, il dirigente accompagnatore. Imbarcati sul volo della Varig, eravamo pronti per andare a gareggiare dall’altra parte del mondo, che quasi 40 anni fa, non era cosa da tutti i giorni. Fu un volo piacevole, con una tappa intermedia a Lisbona, con gli immancabili rubacuori che cercavano di fare il filo alle carinissime hostess della compagnia di bandiera brasiliana. Il secondo giorno fummo accompagnati, ma è più corretto dire scortati, perché le auto della polizia locale erano davanti e dietro il nostro pullman e vennero con noi fino all’Estadio de Remo Lagoa Rodrigo de Freitas, una struttura eccellente a poca distanza dal centro, con il Cristo sul Pan di Zucchero perfettamente visibile. Un campo di gara e relative strutture che ci lasciarono senza fiato. Una grande tribuna che alla vista noi poco abituati al folto pubblico, ci si chiedeva che cosa ci facessi in un posto dedicato al canottaggio (alla domenica saremmo stati accontentati). Caldo umido ma sopportabile, ci mettemmo a preparare le barche, mentre i responsabili locali si facevano in quattro per accontentarci. Una splendida vasca voga nuova di zecca interrata, spogliatoi accoglienti, e poi una città vista solo in cartolina o nei film. Iniziarono gli allenamenti sotto lo sguardo del Bosdachin. Caldo. Sete. Atterrati a Rio, fummo accompagnati all’Hotel Plaza, a Copacabana, adiacente ad una delle più famose spiagge del mondo: un albergo di lusso, dove a noi dell’otto fu riservato un appartamento con camerette doppie. Ci sistemammo a seconda della composizione delle barche corte: io e Paolo, Gino e Marco, Bebo e Paco, Maurizio con il Ciciu, Giorgio il timoniere, non so con chi stava, ma tanto era piccolo e avrebbe dormito ovunque. 11 aperto la strada alle Olimpiadi canadesi (illusi!). Il clima continuava a regalarci giornate calde e con parecchia umidità, tanto che l’abbigliamento della nazionale, in purissimo tessuto sintetico, stentava ad asciugarsi. C’è anche chi, per affrettare tale processo, mise la maglietta azzurra sulla abatjour del comodino, dalla quale ben presto salì un fil di fumo, ed un discreto buco apparve sull’azzurro della maglia. Eravamo seguiti, noi italiani in particolare, dai reporter brasiliani, le cui testate giornalistiche dedicarono pagine al canottaggio della Copa Latina, tanto che negli articoli apparivano i lavori che avevamo svolto, con relativi riscontri cronometrici, e poi foto ogni giorno… Ricorda Paolo: “Le imbarcazioni erano state fornite dall’organizzazione locale, e a noi, se ben ricordi ci avevano affibbiato un otto completamente “svergolato” alzavi il tuo scalmo e vibrava come un budino tutta la barca!! Avessimo avuto il nostro Karlisch la gara sarebbe potuta anche andare in maniera diversa... Comunque bella esperienza lo stesso!!” Accanto alla vasca voga, trovavamo quotidianamente un grande recipiente con bottiglie nel ghiaccio di coca cola, fanta ed un prodotto simile al succo d’uva (prodotto in Brasile dalla cocacola), sponsor della manifestazione, del quale ne volevamo approfittare, ma dopo il primo giorno, l’allenatore ne proibì il consumo per evitare spiacevoli congestioni. Il “Bosda” si arrabbiò molto quando sulla pubblicità della stampa locale, il giorno successivo apparve Marco dopo l’allenamento che ne beveva a garganella. Nel tempo libero, sempre meno, girovagamo per le vie del centro, in cerca del souvenir da portare in Italia. Molto gettonate erano le pietre cosiddette preziose. Anche in questo campo, c’è chi si accontentava e chi no. Io entrai in uno dei tanti negozi specializzati, e ne uscii con una modesta acquamarina, credo, pagata il giusto prezzo. Ci fu chi invece, sperando di fare l’affare, si fece buggerare. Erano i ragazzi del 2 con che fermati da un sedicente paralitico, questi gli offrì una bella ametista grossa, ad un prezzo stracciato, che i due si affrettarono a pagare. Con i soldi in tasca, l’uomo prese le stampelle sottobraccio, e lasciò velocemente la zona. I due che iniziarono a sospettare qualcosa, entrarono in uno dei negozi, per così dire ufficiali, dove il titolare confermò che il loro incauto acquisto altro non era che comunissimo vetro colorato. L’organizzazione si superò anche dal punto di vista turistico. Fummo scortati sul Pan di Zucchero, alla spiaggia di Ipanema, alle favelas ed alla giungla tropicale, ma oramai eravamo alla vigilia della gara. Tutte le squadre nazionali erano pronte all’Estadio de Remo, e noi incominciavamo ad affilare mente e corpo perché ci tenevamo a fare la miglior figura possibile. In cuor nostro avevamo ancora una speranza, seppur ridotta al lumicino, di partecipare ai Giochi Olimpici di Montreal, ed eravamo convinti che un buon risultato ci avrebbe Ed infine arrivò la domenica della gara. Giunti a Lagoa Rodrigo de Freitas fummo subito accontentati in merito alla capienza delle tribune che a poche ore di distanza dal primo via erano piene zeppe di spettatori vocianti e provvisti di grandi bandiere. Iniziò a salire sul podio il 4 con della Marina (2°), a cui seguirono il 2 senza del Napoli (4°), il singolo 12 da giovani imberbi, con pochi soldi e gli ormoni a mille, entravamo da uno ed uscivamo dall’altro fino a notte tarda… o forse un po’ di più… Al mattino presto, prima di tornare in albergo, passammo da una caffetteria… sul bancone decine di tazzine di caffè già pronte per il loro utilizzo aspettavano gli avventori. Una tazzina e via a dormire per quello che ancora rimaneva da dormire. dell’Irno (3°), il 2 con del DLF Treviso (3°), il 4 senza della Firenze (3°), il doppio dell’Irno (2°), Noi dell’otto andammo in acqua per ultimi, convinti. La gara si risolse con un testa a testa tra noi e l’Argentina, che sul traguardo ci precedette di poco meno di due secondi. Calcolando che il nostro era comunque un equipaggio societario, si trattava di un risultato discreto. Complessivamente 3 argenti, e 3 bronzi ed un quarto posto, per l’Italia, che ci consentì il secondo posto in classifica dietro al Brasile e davanti all’Argentina. “Il ritorno fu molto bello,” ricorda ancora Paco, “ partimmo la sera da Rio e arrivammo a Roma intorno a mezzogiorno. Alcuni in aereo fraternizzarono con il personale di volo e ottennero come regalo e ricordo, delle posate firmate che si usavano in prima classe. Io no. Fu comunque un viaggio leggendario che non dimenticherò mai più, con un paesaggio da urlo. Tutto unico, tutto bellissimo, soprattutto l’oceano e la spiaggia. Come li ho sempre sognati.” A Fiumicino ognuno prese il suo “volo domestico” per rientrare a casa, con la speranza, di poter vestire qualche mese dopo la maglia azzurra a Montreal, non sapendo, che il Brasile aveva rappresentato, per noi del “un piede dentro e un piede fuori”, il contentino che sarebbe poi proseguito a luglio con il Match des Seniores, ma non con i Giochi Olimpici. Rientrammo in albergo, dove pranzammo, dopodiché ci fu il “rompete le righe” che significò una partita di calcio sulla spiaggia di Copacabana Italia/Argentina (tra canottieri), Si alternava il bagno con onde di discreta portata a frullarci i sentimenti, alle sgambate con il pallone su una spiaggia che aveva nel senso della lunghezza un campo di calcio dopo l’altro. “A me rubarono 70 $” racconta Paco, “ e fui costretto tornare a casa con i soldi di Paolo (credo che glieli debba ancora). La domenica sera ci portarono fuori Rio ad uno spettacolo di musica e folclore brasiliano molto bello e alla fine tra le file dalla platea passarono i ballerini con delle “figone” assurde, uno di noi provò allungare una mano sul sedere di una di queste, ma il ballerino maschio che la seguiva nella fila, passando gli appioppò un manrovescio. Noi cercammo, alla fine dello spettacolo, di avvicinarci al palco, ma dei poliziotti non ce lo consentirono almeno non nella misura che noi pensavamo, ma ci divertimmo moltissimo.” Così conclude Paco. Iniziava per noi un tour per la Rio by night, a gruppi più o meno consistenti. Le luminarie si sprecavano, come anche il numero dei locali notturni. Noi Ad oggi sono passati 36 anni da allora, ed i Giochi di Rio cadranno 40 anni dopo la Copa Latina. Una ricorrenza davvero incredibile. Incredibile per noi che siamo ancora nel canottaggio, innamorati persi di questo sport, mentre un ricordo è impossibile non vada a Bebo, con il quale della trasferta brasiliana spesso, quando ne avevamo occasione, se ne parlava. Maurizio Ustolin assieme agli altri canottieri “brasiliani” 13 FISA CONFERENCE 2012 LIMERICK, IRLANDA 1/4 NOVEMBRE 2012 Lo scorso 2/3 novembr e si è svolta a Limerick in Irlanda l’annuale conferenza tecnica della FISA rivolta agli Allenatori con inter venti più o meno interessanti tenuti da Direttori Tecnici, Allenatori, Collaboratori delle Squadre Nazionali che hanno r elazionato in merito al lavoro svolto con i rispettivi paesi per un risultato alle ultime Olimpiadi di Londra. Il primo inter vento è stato quello del tedesco Mario W oldt, Dir ettore T ecnico della Ger mania, sul percorso di formazione dell’8+ e del 4x Senior dopo la disfatta alle Olimpiadi di Pechino 2008. In particolar e, per quanto riguarda il percorso dell’8 è stato fatto notar e come questo si era sempre distinto dalle Olimpiadi di Seoul 1988 (1° classificato) a Barcellona 19 9 2 (3° classifi cato) e Atlanta 19 9 6 (2° classifi cato); dopo il crollo del 2008 si è provveduto quindi ad una ristrutturazione globale del sistema che ha portato alla vittoria dell’armo alle tre edizioni successive dei Campionati del Mondo (2009 -2010-2011) ed alla vittoria alle Olimpiadi di Londra 2012 basandosi sulla ricostruzione del rapporto Allenator e/AtletaSquadra per cui ognuno è risultato r esponsabile delle proprie azioni, responsabilità che comincia ai rapporti di base per poi elevarsi mano a mano che aumenta la quantità del lavoro. Il primo step è stato quello di individuare 16 Atleti con le prestazioni più stabili negli anni 2009-20102011, usar e le competizioni ed il successo per migliorare e quindi perfezionare la squadra che si è poi tradotto nel migliorare ulteriormente la velocità finale della barca. 2 sono stati gli Allenatori che hanno seguito la pr eparazione di questi 16 Atleti e che hanno effettuato le opportune selezioni/ test che si sono svolti in 2- ed al remoergometro il cui tempo medio sul 2000m. è risultato esser e di 5.43,0. Inutile dire che l’ottimo stato di salute è sempre stato monitorato per tutto il quadriennio. Nel 2009 si è provveduto ad individuare gli 8 Atleti con la for mazione dei 4 migliori 2-, un costante allenamento ed una costante ricerca del talento -> WC Poznan: 6.00,98. Nel 2010 sono stati inseriti 2 nuovi Atleti nella rosa dell’anno precedente a discapito di altri 2 (6 Atleti vittoriosi a Poznan + 2 nuovi), formazione dei 4 migliori 2-, costante allenamento e formazione del talento -> WC Karapiro: 5.58,73. Nel 2011 sono stati inseriti altri 2 nuovi Atleti nella rosa dell’anno pr ecedente sempre a discapito di altri 2 della rosa del 2009 (4 del 2009, 2 del 2010 e 2 del 2011), formazione dei 4 migliori 2-, costante allenamento -> WC Bled: 5.53,88. L 14 Nel 2012 l’equipaggio è risultato composto dal 50% degli Atleti della rosa originaria del 2009 e si è lavorato molto sulla rifinitura dell’Atleta stesso -> OG London: 5.51,5 Per quel che riguarda il 4x anche qua c’è stata una parentesi sulla storia di questo ar mo e di come dal 1988 al 2000 abbia sempr e preso una medaglia ai Giochi Olimpici (Seoul ‘88: 3° classificato, Barcellona ‘92: 1° classificato, Atlanta ‘96: 1° classificato, Sydney ‘00: 3° classifi cato). Dal 2004 al 2009 si poi assistito ad una fase di ricostruzione conclusasi nel 2010 con un 4° posto ai Mondiali di Karapiro, nel 2011 con un 2° posto ai Mondiali di Bled e nel 2012 alla vittoria delle Olimpiadi di Londra. Le selezioni sono avvenute ad opera di un solo Allenatore che ha dir etto un pool di 10 Atleti che si sono confrontati in trials sui 2000m. in 1x la cui media è risultata essere di 6.51,0, la media sui test al remoergometro di 2000m. di 5.44,3 e sul 6000m. di 18.12,4 tenendo conto del VO2 e del peso corpor eo, delle caratteristiche fi siche/ antropometriche riferite al posto voga e della forza mentale. Una volta individuati i 4 atleti nel 2011 si è poi lavorato sull’equipaggio senza dimenticar e allenamenti in 1x per mantener e elevata la competizione tra gli stessi. Il secondo br eve inter vento è stato tenuto da Thomas Poulsen, vogatore peso leggero dal 1992 al 2001 e dal 19 9 4 a bordo del 4- Pesi Leggeri della Danimarca e Allenator e dal 2001, in merito ai Pesi Leggeri Danesi. La Danimarca non è una Nazione con grossi numeri: in tutto ci sono circa 200 Atleti dalla categoria Junior B (l’equivalente della nostra categoria Ragazzi) ai Senior A facenti parte di 15 Società. 3 sono gli Allenatori Nazionali full time più un altro Allenatore part time, questo fa sì che la squadra nazionale sia equiparabile ad una squadra di Società. I componenti della squadra più “anziani” fanno perciò da guida ai più giovani che sono perlopiù studenti: si ha una stretta collaborazione tra la squadra nazionale danese e l’Università di Copenhagen dato che la maggior parte degli Atleti vive e risiede nella capitale e dato che la formazione culturale degli Atleti è di primaria impor tanza. Gli Atleti sono infatti parte integrante della gestione federale ed hanno una grande infl uenza sulle decisioni del Consiglio così come riveste un ruolo importante l’ottima relazione che ci deve essere tra gli Allenatori ed il Direttore Tecnico. Il peso degli Atleti non deve essere superiore ai 75 kg nel mese di gennaio per poter scender e gradatamente per il proprio peso gara per la 1^ Coppa del Mondo e comunque l’equipaggio deve trovarsi in peso 2 settimane prima di qualsiasi competizione. Queste di seguito sono le r egole d’oro che sovraintendono al canottaggio danese: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 15 Obiettivi ed impostazioni comuni. Essere capaci a dire di no. Le differenze sono un “must”. Comunichiamo le nostre ambizioni. Crediamo in noi stessi. Sappiamo quello che facciamo quando lo facciamo meglio. La nostra ambizione si basa su cose che possiamo fare. Dobbiamo rinnovarci. La cooperazione è basata sulla verità e sul rispetto. I risultati di alto livello (top performaces) possono essere programmati. Tutte le parti interessate devo essere messere al corrente di tutto. L’interazione con la barca è, ancora una volta, un fattore fondamentale e determinante per la vittoria alle competizioni di alto livello e pertanto viene sviluppata con l’utilizzo di videoriprese e quindi di videoanalisi e di analisi biomeccaniche eseguite in barca con un sistema di acquisizione dati e costantemente monitorate e valutate con l’Allenatore di riferimento, l’equipaggio ed il tecnico specializzato nel sistema. Sono stati eseguiti numerosi test con l’utilizzo della curva lattato/ potenza durante tutto il quadriennio per poter mettere a confronto lo stato reale dell’Atleta in quel preciso momento con uno stato antecedente per valutare il miglioramento (o peggioramento) dell’allenamento sempre tenendo conto il carico dell’allenamento nel momento in cui veniva eseguito il test. Sono stati poi presentati i tre equipaggi vincitori: 2x SF, 2- SF e 2x PLF con una carrellata di video sulla tecnica di voga e sugli esercizi tecnici anche piuttosto divertenti sull’equilibrio. È stato poi il momento della psicologa dello sport Annelen Collatz che ha lavorato con la Nazionale tedesca in questo quadriennio per studiare una strategia che portasse soprattutto i membri dell’8 e del 4x ad uscire dallo stato di apatia in cui si erano ritrovati dopo i deludenti risultati del quadriennio precedente. La Dott.ssa Collatz ha individuato 4 tipologie di Allenatori: L’ultimo incontro della mattinata di sabato è stato con gli inglesi Paul Thompson - Capo Allenatore della squadra femminile e pesi leggeri e Allenatore del 2x SF, Robin Williams - Allenatore del 2- SF e Paul Reedy - Allenatore del 2x PLF; tutte e tre queste imbarcazioni vincitrici degli ultimi Giochi Olimpici di Londra. La prima cosa che è saltata subito all’occhio è come sia aumentata la richiesta di praticare lo sport del canottaggio subito dopo i successi alle recenti olimpiadi, vuoi perchè si sono giocate in casa, vuoi per i successi ottenuti dagli stessi inglesi nella stessa edizione e di come sia cambiato il rapporto tra aspiranti Atleti maschi e aspiranti Atlete femmine: se prima dei Giochi si parlava di 4:1 ora si è spostato sul 3:2. Dietro questi successi non vi è solo l’Allenatore di riferimento ma tutto il team che si compone di svariate persone, ognuna con un compito ben preciso da assolvere: dal settore medico a quello dei fisioterapisti, dai carpentieri per l’assetto delle imbarcazioni ai biomeccanici per l’acquisizione e la valutazione dei dati registrati in barca. Particolare importanza è stata data alla valutazione della distanza per colpo e quindi alla velocità della barca in relazione al numero dei colpi portati ottenuta con uno sviluppo tecnico e fisico del corpo dell’Atleta riferito a: • Flessione dei muscoli posteriori delle cosce e delle anche, dei flessori/tensori della fascia lata. • Glutei e quadricipiti. • Addominali bassi. • Muscoli che mobilizzano il tronco. • Complesso di muscoli che mobilizzano la spalla. che hanno poi portato ad una corretta postura dell’Atleta stesso durante tutto il ciclo di voga ed al mantenimento e miglioramento della così detta “sospensione” analizzata con particolari strumenti al remoergometro. Altro argomento su cui si è puntato molto è stato lo sviluppo della flessibilità con opportuni test durante tutto il quadriennio per valutarne il miglioramento (o peggioramento) con esercizi specifici e lo sviluppo ed il condizionamento della forza con l’utilizzo di sovraccarichi mediamente non inferiori al 70% del carico massimale. 1. Quello instabile: molto eterogeneo nei tratti della sua personalità, presenta carenze nelle competenze sociali, alta socievolezza ma bassa assertività, orientato ad una atmosfera lavorativa in armonia con l’atleta ma che non da obiettivi chiari. 2. Quello costante e mediocre: non ha una specifica strategia, decidono molto spesso senza ragionare, la sensibilità e l’apertura al contatto sono poche, hanno difficoltà di comunicazione con gli Atleti e siccome hanno una socievolezza molta bassa tendono ad offendere gli Atleti molto facilmente. 3. Quello di successo: poche carenze in competenze sociali, la costituzione psicologica è bassa, ha fiducia in se stesso ed è emotivamente stabile, non è capace a far fronte ai fallimenti e la critica li rende insicuri. 4. Il vincitore assoluto: ha una alta motivazione, 16 un’elevata propensione ad entrare in conflitto, buono nel creare entusiasmo, di costituzione psicologica stabile, dà agli Atleti obiettivi chiari e precisi. Essere un buon Allenatore, continua la Collatz, è più che guardare dietro ad una carriera di uno sportivo d’elite in quanto essi stessi fanno parte di un piccolo manipolo di persone e la conoscenza che loro stessi apprendono non è mai abbastanza ed i tratti della propria personalità sono rilevanti per un Allenatore di successo; deve essere in grado di comunicare con gli Atleti e di trasmettere loro sicurezza oltre che guidarli in allenamento ed in gara. Anche per gli Atleti sono state distinte 4 tipologie differenti: SPECIALE ELEZIONI: VORREI... 1. Quello instabile: avrà maggiori difficoltà in ambito sociale e sotto pressione. Avrà bisogno di allenamenti individuali con particolare attenzione agli aspetti sociali e di tranquillità. 2. Il team player: è importante per una buona performance dell’equipaggio, si adatta bene in una struttura di gruppo, può essere un fattore stabilizzante in caso di un conflitto all’interno della squadra. 3. L’individuale: è preferibile “utilizzarlo” in discipline individuali quali il 1x, presenta maggiori difficoltà in imbarcazioni multiple in quanto sono presenti maggiori interazioni sociali, necessita di molta libertà e reagisce male ad un Allenatore con uno stile autoritario. 4. Il leader: è quello che vuole la posizione di leader all’interno della squadra, vuole avere la parola nelle riunioni con la squadra e la può influenzare in maniera significativa. Troppi atleti di questo tipo all’interno di una barca possono diventare difficili da gestire in quanto ognuno di loro vuole esercitare la propria leadership sugli altri. La personalità di un Atleta non deve essere presa come un criterio selettivo ma va sicuramente tenuta conto nella formazione di un equipaggio. Il ruolo dell’Allenatore deve quindi essere quello che guida tutte queste tipologie di Atleti, che non deve essere coinvolto nei problemi personali di un Atleta in quanto deve decidere allo stesso tempo anche della sua carriera come Atleta. desiderata in occasione dell’Assemblea Nazionale del 17 e 18 prossimi a Pisa si spr ecano. Noi dell’ANAC ne pubblichiamo uno, assolutamente condivisibile, quello di Vittorio Scrocchi, allenatore del Cus Pavia e consiglier e dell’Associazione, che recita così: I "Vorrei… Vorrei che il giorno delle elezioni alla carica di Presidente della Federazione Italiana Canottaggio, il candidato non eletto, e non importa chi sia, non salga sul palco, e dopo aver riconosciuto la vittoria del rivale, con le consuete frasi di circostanza, prosegua dicendo che intende ritirare la sua squadra, dando così di fatto via libera alla cordata del Presidente neo eletto, motivando il ritiro con qualcosa del tipo: così possono lavorare e avere un consiglio unito e con le stesse idee per guidare la Federazione. Secondo il mio anzi il nostro parere di allenatori, gli elettori devono poter scegliere il meglio tra tutti i candidati alla carica di consigliere: solo in questo modo sarà garantita la democrazia, e con essa la bontà e le capacità di ogni singolo consigliere. Si potrà così formare un Consiglio Federale dove si discuteranno le scelte migliori per risollevare le sorti del ns canottaggio e niente altro. Ed allora, confrontarsi anche con una valida opposizione, se fatto costruttivamente, non potrà che essere positivo.” 17 CHE COSA VUOLE ‘STA ANAC? GRANDI, MEDIE, PICCOLE, PICCOLISSIME.. CHI SIAMO? I o ho delle impressioni che man mano va avanti il tempo, diventano certezze. Si snobba e si sottovaluta la categoria dei tecnici, considerandoli dei semplici appassionati, dei meri esecutori, giostrabili, manipolabili, fintantoché non c’è bisogno di avvallare un progetto, confortare con il nostro parere un’iniziativa. Ma vi siete chiesti, chi sono questi tecnici, ad esempio, una volta smessi i panni dell’allenatore? Al di là delle competenze tecniche specifiche nel canottaggio, quale il grado di cultura raggiunto, quale la professionalità? Perché, passatemelo, ma ho la netta impressione che qualcuno voglia stare un gradino sopra, valendo un gradino (e forse più) sotto. La categoria dei tecnici italiani è cresciuta in questi ultimi anni in maniera esponenziale. Si tratta di personaggi con un grado di cultura elevato, che partendo dal diploma di maturità arriva fino alla prima, ed in alcuni casi alla seconda laurea. Si tratta di professionisti, insegnanti, dirigenti, amministratori d’impresa, medici, che conoscono le lingue, padroneggiano in campo informatico e che uniscono le loro capacità nel loro specifico campo lavorativo a delle ottime conoscenze ed applicazioni in quello del canottaggio. Orbene, cultura e capacità sono caratteristiche oramai insite nel tessuto degli allenatori italiani, pronti a valutare, decidere ed agire. Ed al bando i voli pindarici, i tecnici italiani sono pronti a contare, a dire la loro, ad impreziosire il canottaggio italiano con il loro insostituibile lavoro. E vorrei vedere chi afferma il contrario! C ’è una casetta piccola così, con tante finestrelle colorate e una donnina piccola così, con due occhi grandi per guardare. E c’è un omino piccolo così, che torna sempre tardi da lavorar e ed ha un cappello piccolo così...con dentro un sogno da r ealizzare, e più ci pensa e più non sa aspettare. (Attenti al Lupo! – Ron 1990) Ma è il caso di insistere a cercare di fondare nuove società di canottaggio, o sono sufficienti quelle esistenti? Un’attenta riflessione ci porta a verificare che le società in Italia sono all’incirca 240, (238 per l’esattezza) almeno quelle che compaiono in classifica Montù/d’Aloja, anche se in effetti, sono di più. Di queste, 188 hanno totalizzato, nella stagione 2012, almeno 20 punti fatidici per poter essere considerate in attività e quindi poter esercitare il diritto di voto. Maurizio Ustolin Presidente dell’ANAC 18 Ma se per un attimo non pensiamo ad un discorso meramente politico, ed affrontiamo un argomento che riguardi l’attività del canottaggio, possiamo affermare che prima di crearne altre, sarebbe opportuno stimolare le società esistenti. Perché non è semplice costituire una nuova società di canottaggio, visto che una volta acquisita la sede, comprensiva di specchio d’acqua, poi ci vogliono pontili, barche, remi, remoergometri, gommoni, motori, questo dal punto di vista dei materiali; atleti, allenatori e dirigenti per quanto riguarda le risorse umane, con costi da capogiro. Oggidì la realtà del canottaggio vogato lascia ampi orizzonti a cui spaziare: dal tipo libero a quello regolamentare, al coastal rowing; gare sprint come su distanze regolamentari, come di fondo. Insomma, chi più ne ha più ne metta. Ed allora, perché non stimolare tutte indistintamente le società di canottaggio esistenti, per aumentare il numero dei praticanti? È un lavoro improbo, perché è necessario lavorare sulle persone più che sui mezzi, convincendole delle possibilità, ma soprattutto dell’importanza di perseguire un canottaggio attivo utilizzando le risorse a disposizione. Conosco società nelle quali giacciono inerti imbarcazioni e remi, i remo ergometri non vengono usati da tempo… Attraverso un lavoro certosino fatto di incoraggiamenti, e di proposte concrete, forse sarebbe possibile iniziare a muovere dapprima lentamente, poi sempre più veloce la ruota dell’ingranaggio per riuscire nell’intento di levare la polvere dagli scafi e dalle scalmiere, e riprendere la strada della voga. Queste società potrebbero rappresentare, tra le altre cose, l’esperienza sul campo per molti di quelli allenatori (anche giovani e giovanissimi), che usciti in questi anni dai corsi allenatori, poi se ne è persa la traccia, sparendo da quel circuito remiero al quale forse, ambivano una volta promossi, ma che poi per mancanza di società da allenare, vi hanno rinunciato. Potrebbe sembrare l’Uovo di Colombo… o forse, in effetti è così? AMO Amo la libertà di dire le cose come stanno, senza paura di perdere qualcosa. Amo chi dice quello che pensa senza il timore di non ricevere qualcosa in cambio. Amo chi dà a tutti la medesima versione delle cose e non la modifica a seconda della persona con cui parla. Amo la possibilità di parlare con chi poi non va a raccontarlo in giro per avere qualcosa in cambio. Amo chi stringe la mano in segno di amicizia e di rispetto, non solo per asciugarsele dopo aver parlato con te. Amo chi saluta per il piacere di farlo anche se non ha la sua convenienza. Amo chi fa rispettare le regole, e chi le rispetta. Amo chi accetta un incarico, fa un lavoro, per il bene di tutti, e non solo per il suo tornaconto. Amo chi ama tutto questo. 19 RIPRISTINARE IL CAMPIONATO ITALIANO DI SOCIETÀ (con un adeguamento del bando di regata) inserendo le nazionali ragazzi per incrementare il numero dei partecipanti, aumentando di una il numero delle manifestazioni di campionato (con aumento quindi delle spese per le società), rappresentano le strategie che vanno a beneficio di nessuno. Io credo invece che sarebbe importante per tutti rivalutare il Campionato Italiano di Società, rivisitando il suo regolamento, che per la gara di Varese recitava così: Alla Coppa Italia di Società non possono partecipare gli atleti/e che nella stagione agonistica in corso abbiano fatto o facciano parte della rappresentativa italiana ai Campionati Mondiali delle varie categorie. E quindi stando a quanto recitava il bando di regata, avrebbero potuto prendere parte alla Coppa Italia chi era in gara alle Olimpiadi, alle Paralimpiadi (!) ed agli Europei, andando quindi a snaturare l’essenza del Campionato di Società. L’ANAC, ritiene importante per il futuro, alla luce dell’interesse dimostrato da società, tecnici ed atleti in questo quadriennio, ripristinare il Campionato Italiano di Società, con una opportuna rivisitazione del bando di regata, aggiornandolo quindi, con le dovute migliorie, al prossimo quadriennio. ’ultimo si è disputato a Sabaudia dal 25 al 27 settembre 2009, mi riferisco al Campionato Italiano di Società, che dal 2010 si è trasformato in Coppa Italia di Società (Ravenna 15/17 ottobre). Una differenza per i poco attenti irrilevante, per gli addetti ai lavori invece, molto importante. Fino al 2009 infatti, il Campionato Italiano di Società, al quale, in una gara open (ragazzi, junior e senior nella stessa barca) non potevano partecipare coloro i quali avevano vestito per quella stagione la maglia azzurra, attribuiva un titolo che gratificava atleti, allenatori e società. Un titolo diverso da quello assoluto, under, junior o ragazzi, ma semplicemente dedicato al “popolo dei più”, a tutti coloro che per svariati motivi: di capacità, di studio, di lavoro, ma animati da un amore assoluto per il canottaggio, non potevano ambire ad un titolo italiano. “È un titolo di serie B, che non si può paragonare ad uno di quelli tradizionali, e poi non si può inflazionare l’assegnazione di titoli italiani”, è stata la motivazione data all’ANAC, quando l’Associazione cercò con forza di opporsi alla sua cancellazione. Ed è così, che dal 27 settembre 2009, il Campionato Italiano di Società, che vedeva nel frattempo resistere quello di Coastal Rowing, quello in Tipo Regolamentare, e nascere quello Master, doveva accettare a malincuore la resa e dismettere i panni di Campionato Italiano, per indossare quelli peraltro un po’ stretti, di Coppa Italia. Ma nonostante il declassamento, questo Campionato/ Coppa continua ad incontrare i favori di atleti, tecnici e società, se a Varese, sono scesi in campo 541 atleti a difendere i colori dei propri club, inferiore numericamente del Campionato under 23 e ragazzi (934), e di quello juniores ed assoluto (791), ma decisamente superiore a quello pesi leggeri, esordienti ed adaptive di giugno che faceva registrare la partecipazione di 359 vogatori. Lo sparigliare le categorie cercando abbinamenti diversi, L MA DOVE VANNO I GOLDEN BOYS E LE GOLDEN GIRLS DEL REMO ALLENATO? È mai stato fatto un calcolo percentuale degli allenatori, usciti dai Corsi (soprattutto di I livello), e quanti sono impegnati in una società? Pochi, pochissimi. Eppure, per esperienza, quando un club cerca un tecnico per il settore giovanile, per i corsi estivi, o per mandarlo nelle scuole per attuare il Progetto Remare a Scuola, beh… sono da cercare con il lumicino… Ma perché questo? Sono troppo poche le società? Sono troppi i tecnici promossi? Sono poche le risorse economiche da destinar loro? Non ci si fida abbastanza di un tecnico alle prime armi? 20 Un Elenco Tecnici Abilitati fino al 2012 (ai primi mesi), riporta i nominativi e livelli di 2532 tecnici in tutta Italia. Purtroppo l’elenco non è aggiornato, perché, ce ne sono molti che purtroppo non ci sono più, altri che non hanno mai esercitato, altri che lo hanno fatto, ma attualmente non sono in attività. Molti però sono stati promossi anche quest’anno in tutte le regioni a I, II e III livello. Ma anche se di questi ne levassimo la metà, ne rimarrebbero 1266. Facciamo ancora la metà…633. Se li dividiamo per le società esistenti, ognuna potrebbe avvalersi dell’opera di almeno 3 allenatori. Perché questo non succede? Il Programma di Enrico Gandola riporta numeri dei quali non abbiamo ragione di dubitare. Il problema però ahimè non sta nei numeri, ma nell’impiego dei tecnici che ne escono da questi corsi, che non è mai direttamente proporzionale. Perché non si prova invece a delineare un rapporto tra il numero delle società (tutte quelle esistenti sul territorio nazionale, e non solo quelle in attività), ed il numero dei tecnici a disposizione, cercando poi di operare forme di sostegno per l’impiego degli allenatori a favore di questi club? Gli interessati sono per la maggior parte ex atleti, che se fanno il Corso allenatori è perché manifestano direttamente l’interesse a rimanere nel canottaggio non più vogato, ma allenato: un atteggiamento meritevole e da non sottovalutare, animato dall’amore verso il nostro sport, l’attaccamento ad un ambiente che spesso dà senza chiedere nulla in cambio se non passione e acquisite competenze. E allora perché questi tecnici non trovano impiego? Forse manca la fiducia in ragazzi e ragazze che non hanno mai esercitato il ruolo del tecnico. Ma se questi non hanno mai la possibilità di provare ad allenare, in che modo si potrà stabilire il loro esatto valore? Bisogna provare a verificare le effettive potenzialità di questi neo abilitati. Questo discorso vale un po’ per tutte le società: quelle che vogliono riprendere l’attività come quelle che la vogliono potenziare. Qualche volta è più produttivo un giovane allenatore con meno esperienza ma con più entusiasmo, ed ogni tanto, nel canottaggio italiano, come anche all’estero, questo accade. I giovani allenatori devono essere messi nelle condizioni di potersi esprimere, di dare la loro personale impronta ad un gruppo, di fare esperienza sul campo come nelle aule di studio. Dare fiducia ai giovani è sintomo di intelligenza sportiva, che poi alla fine di sicuro con il tempo, ripaga. VOGLIAMO UN CANOTTAGGIO ITALIANO PER TUTTI A chi sarà eletto il 18 novembre a Pisa noi dell’ANAC chiediamo anche di: Cercare per il futuro di fare in modo di pensare alle società, anche quelle più piccole, agli allenatori, anche quelli più giovani, agli atleti, anche quelli meno bravi, perché il canottaggio italiano è di tutti. Canottaggio anche per chi di soldi non ne ha tanti, chi non può, anche se ne avesse la necessità, comprare barche e remi ogni anno, per chi non riesce a partecipare, nonostante lo volesse, a tutte le regate in programma, per i tecnici volontari, quelli a cui basta un rimborso spese per allenare e portare in barca miriadi di ragazzini: perché il canottaggio italiano è di tutti. Pensare non solo a come poter agevolare le società con barche remi e remoergometri, ma in primis, a come fare affinchè queste non siano costrette a spendere, non riuscendo ad ottimizzare le risorse spesso esigue in termini di denaro ma anche di tempo. Andare ad una regata nazionale costa in carburante, pedaggio, vitto ed alloggio, ma non solo: rinuncia alle lezioni scolastiche (da parte degli atleti), ferie di dirigenti ed allenatori: facciamo allora che il canottaggio italiano sia di tutti. Allora, se sul piatto della bilancia mettiamo questo tipo di richieste, a questi devono essere contrapposti, in occasione di Campionati, Meeting Nazionali, Coppa Italia, dal: Comunicare l’orario esatto di inizio della manifestazione nella prima giornata, in modo da evitare uscite anticipate dalle lezioni inutili e corse in autostrada, perché non tutti possono permettersi di partire al giovedì; Comunicare un programma di massima (non nominale), in modo da far partire coloro i quali effettivamente gareggiano per primi, e che poi magari nei giorni successivi non sono impegnati nelle gare, potendo così rientrare nelle rispettive sedi; Sfruttare tutta la giornata per la disputa delle gare, evitando tempi morti anche di 2 o 3 ore, rivisitare ogni tanto i bandi di regata, per evitare (Varese docet…) di portare con sé 4 timonieri per squadra ad esempio, od escludere i partecipanti ai mondiali (non facendo cenno però ad Olimpiadi, Paralimpiadi ed Europei); Perché noi vogliamo un canottaggio italiano per tutti. 21 Prosegue anche in questo numero la preziosa collaborazione con Elena Casiraghi, atleta Pl di buon livello, oggi ricercatrice all’Enervit a fi anco con uno dei nomi più importanti della ricerca nello sport. Enrico Arcelli. Ringraziando Elena per il suo importante contributo, invitiamo tutti gli appassionati di sport di consultare il suo blog all’indirizzo: http://sporteat.wordpress.com/category/alimentazione/ , LA PAROLA ALL’ESPERTO: ELENA CASIRAGHI CATEGORIA DI COMPETIZIONE: PESO FORMA A A cura di Elena Casiraghi, Ph.D. Specialista in Alimentazione e Integrazione dello Sport elena.casiraghi@ gmail.com è da sempre il periodo in cui si “respira” maggiormente, è risaputo. L’attività agonistica è in ferie. Ritrovare il peso forma perso è il primo obiettivo. Sfatiamo un mito: perder peso non è necessariamente sinonimo di sofferenza o fame. Non ci credi? Ora te lo dimostro, seguimi. Sediamoci a tavola, prendiamo un piatto e… riempiamolo per un suo terzo di una fonte proteica: se scegli pollo o tacchino le quantità saranno di circa 120 g; se scegli i tagli magri della carne rossa circa 150 g (ricordati di togliere il grasso visibile); mentre se scegli il pesce fino a 180-200 g circa. Ora riempilo per i suoi due terzi di verdura: di stagione, cruda, verde e colorata. Anche cotta va bene purché non sia bollita. Condiscila con un cucchiaio da minestra di olio extravergine di oliva. Non elemosinare: in questa quantità è assolutamente un grasso favorevole. Il vino è il peccato di ogni allenatore che ami la volte urlano, ma spesso gioiscono con noi atleti. S’incavolano e ridono. Sanno ascoltarci, guidarci e darci forza prima di salire sul palcoscenico di boe, emozioni e onde. Loro ci sono sempre. Vicino alla nostra barca, al nostro equipaggio e, quando ne è data loro possibilità, anche in gara, sul percorso ciclistico riservato a loro. Gli allenatori sono amici, educatori e guide. Ma spesso, siamo noi atleti ad essere alla lunga sotto ai riflettori. E chi muove le nostre fila diviene spettatore da dietro le quinte. Contando poi che dietro alla passione del canottaggio, ci sono gli impegni della vita quotidiana e della famiglia. E come accade a chi dedica tanto tempo agli altri, perde di vista se stesso. E quale momento migliore di questo per prendersi cura di sé e ritornare in forma?! Ottobre 22 ANAC FAMILY buona tavola ma, se preso in piccola quantità, un bicchiere a pasto, si rivela addirittura favorevole: contiene zuccheri a rapido assorbimento e antiossidanti, purché sia rosso e non più di un bicchiere. Aspetta, aspetta non è finita. Manca la frutta. Sceglila di stagione e preferiscila con la buccia che è ricca di sostanze antiossidanti e fibre, fondamentali per garantire un corretto transito intestinale e rallentare l’assorbimento di zuccheri e grassi. Se hai voglia di un dolce scegli il cioccolato, meglio se fondente che è scarso di zuccheri aggiunti ma rinunci al vino e, se al pane non puoi rinunciare, preferiscilo integrale. Ma ricorda che ogni scelta comporta una rinuncia. L’energia immediata la prenderai dal pane o vino o cioccolato, mentre la verdura e la frutta rilasceranno la loro energia in maniera più graduale. E le proteine nutriranno la parte magra del tuo corpo. Spesso succede, invece, che un eccesso di quegli zuccheri a rapido assorbimento come pane, pasta, riso, vino, pizza, crackers o focaccia vanno a nutrire la massa grassa del nostro corpo. E poi non capiamo perché mettiamo su “ciccia”. Si crede, infatti, erroneamente, che si ingrassa perché si mangiano grassi in eccesso. In realtà non è così. Noi tutti ingrassiamo quando mangiamo più carboidrati, specialmente quelli a rapido assorbimento, che appunto in eccesso vengono stipati nelle riserve di grasso corporeo. Dopo questo bel pranzo io son sazia, immagino anche tu. E come vedrai, pranzo dopo cena, giorno dopo giorno, senza particolari rinunce o brontolii di stomaco, il tuo peso calerà, perdendo così la massa grassa in abbondanza. Ma non basta. Come sostengo da sempre, alimentazione e allenamento viaggiano sul medesimo binario. Quando puoi prendi la bicicletta e vai a fare una sgambate, in alternativa una passeggiata a buon ritmo o una corsetta. Fai del movimento programmato il tuo stile di vita. Basta poco come vedrai, piccoli accorgimenti per migliorare il tuo benessere. Tocca con mano! Il Consiglio Direttivo 2009/2013 dell’Associazione Nazionale allenatori Canottaggio è così formato: Presidente: Maurizio Ustolin Vicepresidente vicario: Domenico “Mimmo” Perna Vicepresidente: Rocco Pecoraro Consiglieri: Roberto Romanini Vittorio Scrocchi Norberto Mondini Marco Massai Giorgio Bani Rosario Pappalardo Collegio dei Revisori dei Conti: Marco Beria Sergio Marrucci Mauro Tontodonati Collegio dei Probiviri: Pierangelo Ariberti Mauro Petoletti Gianbattista Della Porta Fiduciari regionali: Piemonte: vacante Sardegna: Massimo Casula Lombardia: Luigi Arrigoni Veneto: Alessandro Donadello Friuli Venezia Giulia: vacante Emilia Romagna: Paolo Di Nardo Liguria: posto vacante Toscana: posto vacante Lazio e Umbria: posto vacante Marche, Abruzzo e Molise: Guido Guidi Campania: posto vacante Puglia e Basilicata: Mauro Desantis Sicilia e Calabria: posto vacante 23 PUBBLICITA’ D’EPOCA… Ecco come la Chrysler pubblicizzava nei primi anni '70 quella splendida automobile che rispondeva al nome di Fury wagon. Un binomio, quello tra le grandi marche di vetture (anche di lusso) ed il canottaggio, che soprattutto nei paesi anglosassoni rivestiva un significato preciso, una chiave di lettura che premiava il nostro sport considerato attività sportiva d’elite. 24