a volte ritornano
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A VOLTE RITORNANO Le mode e le tendenze vanno e vengono, purtroppo anche i virus: alcuni sembravano debellati e invece tornano prepotentemente alla ribalta 19 3. SE NE PARLA Anno VIII Numero 1 Gennaio-Febbraio 2012 Direttore responsabile Ismaele Passoni Direttore editoriale Regina Mezzera Consulente editoriale Sergio Meda Coordinamento redazionale Hand&Made Milano Collaboratori Stefania Bortolotti, Claudio Buono, Laura Camanzi, Enrico Maria Corno, Federico Meda, Stefano Nobili, Federico Poli, Gianni Poli, Francesco Rizzo, Immagini iStock, 123, Corbis 4. Segnali Mancamenti improvvisi 6. Conoscere la sanità Farmaci biologici 8. Società Fa’ la cosa giusta 16 12. Fai da te intelligente Stimolazione respiratoria 14. Domande Parola all’otorinolaringoiatra 16. In vetrina Progetto grafico Roberto Magrini Grafica e impaginazione Hand&Made Milano Marketing e pubblicità Fabio Fedele Ilaria Tandoi Editore FederFARMA.Co Spa, Milano www.federfarmaco.it Redazione via Boscovich 61, 20124 Milano Tel. 02.2022941 Fax 02.29513121 [email protected] Reg. Trib. di Milano n° 654 - 13/10/1999 Finito di stampare nel mese di dicembre 2011 da Artigrafiche Boccia - Salerno I diritti di riproduzione delle immagini sono stati assolti in via preventiva. In caso di illustrazioni i cui autori non risultano reperibili, l’Editore onorerà l’impegno a posteriori. 19. A VOLTE RITORNANO 20.Vaiolo a parte, tutto si rifà vivo a colloquio con Giovanni Rezza 23. Non guardateli con sospetto l’esperienza del Naga 25.Malattie di ritorno 28.Frequenti e ripetitive 31.Medicamenti vintage 26.In realtà tutto è nuovo a colloquio con Roberto Malighetti 37. Ambientiamoci 38. Muoversi 40. Per chi ha figli 42. Quante zampe 44. Ricette 46. Letture salutari 47. Videoteca 48. Prossimo numero 8 38 Il Sistema specifico per diminuire la sensibilità dentale e migliorare la Qualità della Vita* relativo alla salute orale Denti sensibili e colletti dentali scoperti possono causare l’insorgenza di sensazioni dolorose e influenzare la Qualità della Vita relativa alla salute orale. Dopo 21 giorni di utilizzo del Sistema elmex® SENSITIVE (dentifricio, spazzolino e collutorio) 9 persone su 10 con problemi di sensibilità dentale hanno migliorato la loro Qualità della Vita relativa alla salute orale e quindi della Qualità della Vita in generale. Chiedi al tuo dentista o al tuo farmacista. * Studio: Bekes K. et al., 2008. ZWR 117: 136-42 CICLICITÀ, UNA PAROLA C ontinuano a dirci che tutto è ciclico, a partire dal buon Giovambattista Vico che tre secoli fa dissertò dei corsi (e ricorsi) della Storia. Tutto ritorna, in apparenza, ma il nostro antropologo di fiducia contesta questo assunto. Ci racconta che la ciclicità è una teoria molto rassicurante, per l’evidente incapacità degli umani di prevedere il futuro. Per questo volgiamo così frequentemente il capo all’indietro, alle questioni che ritornano. In alcuni casi ammantiamo il concetto, la moda si riflette anche nel Vintage, termine assai chic. Alle malattie infettive che a volte si ripresentano è dedicato in gran parte il dossier di questo numero. In realtà, a parte il vaiolo di cui l’umanità si è felicemente liberata, nessun’altra forma epidemica è stata eradicata. Le vaccinazioni ne hanno sensibilmente ridotta l’incidenza in alcuni Paesi, anche se spesso si è abbassata la guardia dimenticando le valenze della profilassi. La tubercolosi, in ragione delle migrazioni che coinvolgono soggetti maggiormente esposti a contrarla e diffonderla, torna d’attualità, anche se in Italia il fenomeno è decisamente sotto controllo. Ne abbiamo ragionato con un esponente dell’Istituto Superiore di Sanità e un medico del Naga, Onlus che da 25 anni si occupa della salute degli stranieri irregolari. C’è una sostanziale equivalenza nella morbilità tra italiani e stranieri, per cui hanno poco senso i pregiudizi nei confronti degli immigrati, regolari e non. Un problema viene dai Paesi dell’Africa Subsahariana dove l’incidenza di Aids è elevatissima. La sieropositività all’Hiv espone questi soggetti a maggior rischio di Tbc e altre malattie infettive, in ragione del sistema immunitario poco protetto. La rubrica sintomi, sempre più gettonata, prende in esame i mancamenti improvvisi, in tre casi che possiamo definire esemplari. Nessun allarme, sia chiaro, ma non sottovalutate mai questi episodi: in ogni caso fatevi vedere da un medico o recatevi in ospedale. Per capire meglio la Sanità siamo andati a controllare le ragioni dei sovrapprezzi delle farmacie notturne e, in ambito sociale, vi raccontiamo di Terre di Mezzo, che farà vivere nel marzo prossimo l’ottava edizione di Fa’ la cosa giusta, fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili. Quesiti di ogni tipo hanno coinvolto l’otorinolaringoiatra, per la soddisfazione di quanti hanno richiesto la consulenza di PiùSalute, nei limiti di risposte che non possono essere tutte pubblicate. Veniamo alle cose di famiglia. Vi raccontiamo i corsi di acquaticità per i più piccoli, sfatando una serie di luoghi comuni e, per quanto riguarda i nostri amici a quattro zampe, quando e come tosare i cani. La ricetta del numero riguarda gli spinaci, verdura da trattare con un certo rispetto (non a tutti giova) ma della quale approfittare, vista la stagione. 3 sintomi MANCAMENTI IMPROVVISI di Stefano Nobili, Medico di Medicina generale - Milano Enrica è una ragazza di 18 anni, emotiva, timida, arrossisce per un nonnulla. Si impegna molto a scuola e riporta ottimi voti, sempre apprezzata dagli insegnanti per il suo impegno. Un giorno qualcosa non va e nel compito in classe riporta un’insufficienza, la prima nel suo corso di studi. Appena le viene comunicato il voto scarso, la ragazza impallidisce e sviene. L’insegnante, insieme agli altri allievi, soccorre Enrica, la fa stendere sul pavimento con le gambe in alto. Lo svenimento dura circa un minuto e la ragazza si riprende prima dell’arrivo dell’ambulanza, chiamata per sicurezza dalla scuola. Viene portata in ospedale, dove viene sottoposta ad alcuni accertamenti (esami del sangue, elettrocardiogramma) che risultano negativi, salvo la pressione arteriosa un po’ bassa. Viene quindi dimessa con la diagnosi di sindrome lipotimica con perdita di coscienza da sospetta sindrome vasovagale. 4 Antonio è un signore di 74 anni che soffre di ipertrofia prostatica. Per questo motivo lo specialista urologo gli ha prescritto, per migliorare la sua difficoltà ad urinare, alcuni farmaci che il paziente assume la sera prima di andare a dormire. Una notte verso le 4, Antonio sente lo stimolo ad urinare e si alza velocemente. Giunto in bagno, si accascia e cade, fortunatamente senza battere il capo, ma perde coscienza. La moglie, svegliata dal trambusto, va in bagno, cerca di non perdere la calma, lo scuote e Antonio si riprende. In ogni caso chiama l’ambulanza per far sì che gli vengano effettuati alcuni controlli. Dopo gli accertamenti, fortunatamente negativi, la diagnosi del pronto soccorso è di “ipotensione posturale da farmaci”. NEL PROSSIMO NUMERO SPAZIO AL PRURITO SE AVETE QUALCHE QUESITO DA PORRE A STEFANO NOBILI INOLTRATELO ALLA CASELLA DI POSTA [email protected] 3 Da ultimo il caso di Giuseppina 84 anni, con una forma di decadimento cognitivo. I parenti la portano dal medico riferendo già un paio di episodi di mancamento quando è sul divano durante la digestione. Il curante, vista la frequenza cardiaca molto bassa (48 battiti al minuto), la fa visitare da un collega cardiologo che esegue un elettrocardiogramma scoprendo un blocco atrioventricolare. La paziente viene successivamente sottoposta ad impianto di pacemaker e gli episodi di mancamento non si verificano più. I “mancamenti” sono quadri che possono essere interpretati come svenimenti, sincopi, perdite di coscienza. Talvolta sono situazioni più difficili da valutare, come ad esempio quelle psicogene da sindrome isterica, ansia, depressione. Ma come si manifestano questi “mancamenti”? Il paziente, più le donne degli uomini, in seguito ad un’emozione (vedi il caso di Enrica), ad una forma di pressione arteriosa bassa (Antonio), o per un’aritmia cardiaca (Giuseppina), perde i sensi per qualche secondo o di più. Ovviamente chi sta intorno a questa persona si allarma e giustamente chiama soccorsi. La prima cosa da fare comunque è considerare le condizioni del soggetto e di porlo in posizione supina con le gambe in alto. È anche giustificato il ricorso ai servizi di emergenza sanitaria. Le cause dei “mancamenti” sono molteplici: dalle già ricordate forme psicogene a quadri cardiovascolari come aritmie, ipotensione posturale, sincope vasovagale, ma anche quadri di epilessia, vertigini, anemia, ipoglicemia e altro. In ogni caso è bene riferire quanto avvenuto ad un medico che potrà tranquillizzare il paziente o seguire un approfondimento (esami del sangue, elettrocardiogramma, holter (esame elettrocardiografico delle 24 ore), valutazioni radiografiche (ad esempio la Rx cervicale e del torace), ecodoppler dei vasi sovraortici fino a TAC e RMN. Da non dimenticare, qualora si abbia un sospetto di mancamento da epilessia, l’elettroencefalogramma di base e anche da privazione di sonno. Infine, esistono alcune manovre di prevenzione dei mancamenti di natura benigna: quando ci si accorge che si sta svenendo viene consigliato di contrarre fortemente la muscolatura glutea, delle braccia e delle gambe. In questo modo si aumenta la pressione e si previene la perdita dei sensi. La domanda del lettore Vorrei chiedere al dottor Nobili dei chiarimenti sui mancamenti improvvisi, perché si presentano e quali sono le cause ed eventuali pericoli. Il mio caso: sono un 72enne, che fa molto movimento, non ho mai sofferto di nulla in particolare, sono un ipoteso da tempo, ho i valori a posto, insomma sto fisicamente bene. Sono alto cm 165 e peso 68 kg. Qualche giorno fa uscendo dalla piscina dopo un’ora di nuoto, stavo discutendo con un’amica e mi sono improvvisamente sentito mancare: vista annebbiata, senso di smarrimento, paura di cadere. Mi sono immediatamente ripreso, ma tornato a casa ho messo mano al misuratore di pressione che mi dava questi risultati: 113-75-85. A cosa pensa sia dovuto? Posso semplicemente aggiungere che da qualche anno soffro di cervicale. RingraziandoLa per il tempo dedicatomi Le porgo distinti saluti. R: il lettore pone una domanda su un argomento che si presenta abbastanza frequentemente al medico di famiglia. Innanzitutto alcune considerazioni: il lettore afferma di essere ipoteso però dice anche che sta bene e questo è un fatto benigno. La sintomatologia che il nostro lettore descrive non depone per un “mancamento” con perdita di coscienza, quindi si può considerare, vista l’ipotensione di base, un abbassamento ulteriore di pressione magari dovuto all’uscita veloce dalla piscina. Non dice quanto tempo è durato questo malessere, anche se aggiunge che si è ripreso immediatamente e questo può deporre ulteriormente per la diminuzione della pressione arteriosa. A casa, immagino almeno un’ora dopo, i valori pressori erano discreti con 85 di frequenza, penso ritmica, se si interpretano bene i dati numerici forniti. Prima di avventurarci in definizioni o ipotesi, suggerirei un esame completo del sangue per valutare un’eventuale anemia e in ogni caso, se non eseguito da tempo, un elettrocardiogramma e una visita cardiologica come prime istanze. Con i risultati degli accertamenti si potrà dire di più sul quadro di salute del nostro lettore. 5 quesiti farmaci biologici di Stefano Nobili, Medico di Medicina generale - Milano Una mia giovane parente è affetta da artrite reumatoide, una grave patologia delle articolazioni con complicazioni anche gravi nel tempo. Le hanno parlato di una cura con farmaci “biologici”. Che cosa sono? Cosetta, Napoli F 6 ondamentalmente il termine “biologico” viene utilizzato per distinguere questi farmaci dai cosiddetti farmaci “chimici” ovvero prodotti dalla sintesi chimica, con una struttura ben definita e riproducibili facilmente. I “biologici” invece sono farmaci costituiti da molecole complesse che possono, in alcuni casi, essere prodotti con la tecnologia detta del “DNA ricombinante” e in questi casi si chiamano farmaci “biotecnologici”. Sono quindi farmaci che devono essere utilizzati in casi assolutamente selezionati e sotto stretto controllo medico-specialistico. Secondo le definizioni dell’EMEA (l’Agenzia Europea per i Medicinali) del 2006, i farmaci biologici sono prodotti o derivati da organismo o fonte vivente. Ma a che cosa servono? I farmaci “biologici” sono rivolti al trattamento delle patologie ove ha un’importanza fondamentale il sistema immunitario. Sono anche descritti quindi come farmaci “immunobiologici” ovvero che possiedono una interazione diretta o indiretta con il sistema immunitario. All’interno di questi farmaci si comprendono i vaccini, le immunoglobuline, gli anticorpi monoclonali e policlonali, interleuchine e allergeni. I “biologici” in altre parole sono recettori o anticorpi di sintesi, ma quasi del tutto identici agli anticorpi prodotti dal nostro organismo. Mediante un meccanismo immunologico possono interrompere l’insorgere dell’infiammazione, in particolare in caso di malattie che interessano le articolazioni. NELLO SPECIFICO Nell’ambito dell’artrite reumatoide, ma anche nell’artropatia da psoriasi e nella spondilite anchilosante, esistono farmaci che rispondono alle caratteristiche sopra riportate e che sono compresi nel gruppo dei cosiddetti anti-TNF alfa (tumor necrosis factor alfa). Riguardo la tollerabilità, l’osservazione porta a dire che questi farmaci siano ben tollerati anche se possono creare reazioni allergiche sia con la somministrazione per via sottocutanea che per via endovenosa. Per il profilo di sicurezza, occorre essere molto precisi riguardo i criteri di selezione dei pazienti, comprendenti una serie di test che giudichino l’idoneità del paziente ed escludano controindicazioni e fattori di rischio. In ogni caso il paziente in terapia con farmaci “biologici” dovrà essere controllato strettamente nel tempo. Nel merito, riportiamo un accenno alle Linee guida nazionali sul trattamento con farmaci biologici dell’artrite reumatoide, dell’artrite psoriasica e della spondilite anchilosante, presentate al congresso del- la Società italiana di Reumatologia (Sir) del novembre 2011. Le opzioni terapeutiche per i soggetti che sono cosiddetti non responders ai trattamenti tradizionali con i farmaci di fondo, sono aumentate con i farmaci biologici, al fine di raggiungere un buon controllo dei segni e dei sintomi della malattia. Secondo la Sir, l’utilizzo di prodotti “biologici”, ad esempio nell’artrite reumatoide, deve essere preso in considerazione dopo un’insufficiente risposta ai farmaci di elezione per la sua cura come il metotrexato o altri. Come già ricordato, occorre attenzione nei pazienti che hanno infezioni, come ad esempio chi è affetto da tubercolosi. NUMERI Secondo le stime della SIR, in Italia sono circa 350mila i malati di artrite reumatoide, più donne che uomini dai 25 ai 50 anni. Questa patologia può però presentarsi anche in età più giovanile e negli anziani. Da ultimo gli aspetti economici: i “biologici” sono farmaci indubbiamente costosi e per questo soggetti ad una stretta regolamentazione per contenere la spesa sanitaria italiana. L’alto costo iniziale può essere però compensato dalla diminuzione della disabilità del paziente che, diversamente trattato, comporterebbe una spesa sanitaria certamente più elevata. 7 ZOOM DALL’EDITORIA ALLE FIERE Terre di mezzo è un piccolo universo fondato nel 1994, anno di uscita del primo numero del giornale di strada. Il magazine è uno dei pochi strumenti di lotta alla povertà offerti a chi è in difficoltà economica, affinché non sia costretto a chiedere l’elemosina. Negli anni il giornale è cresciuto, nei numeri e nelle pagine, fino a vantare editorialisti, vignettisti e collaboratori di altissimo livello, tra cui le redazioni di diverse carceri, la Scuola di scrittura Holden di Torino e Legambiente. Parallelamente, Terre di Mezzo ha iniziato a editare diverse collane dedicate a stili di vita alternativi, sostenibili, responsabili; ha dato vita all’omonima Onlus (su Milano e Roma: associazione.terre.it) e - pensando in grande - ha inventato Fa’ la cosa giusta (www.falacosagiusta.org), fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili (2004). Merita di essere citato il progetto internazionale La grande fabbrica delle parole, laboratorio gratuito di scrittura creativa per bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie (laboratorio.terre.it). Per qualsiasi informazione www.terre.it, sito ben fatto e molto ricco. terre di mezzo fa’ la cosa giusta di Federico Meda T 8 erre di mezzo (vedi box), è una realtà piuttosto variegata e impegnata, negli ultimi anni soprattutto a organizzare la più importante fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili - arrivata alla nona edizione a Milano, alla settima a Trento, alla terza a Genova - che nel 2012 si apre al sud, con l’esordio della Sicilia. Ne abbiamo parlato con Chiara Cuzzola, responsabile, da quest’anno, di Fa’ la cosa giusta!. 70mila visitatori, 750 espositori, più di 700 giornalisti accreditati. Otto anni fa si sognava così in grande? All’epoca si parlava di temi non proprio comuni, di nicchia oserei dire. Ora, invece, il consumo critico e gli stili di vita sostenibili sono concetti entrati in ogni casa. Eravamo molto ottimisti ma è stata la prima edizione e il suo successo a convincerci ad andare avanti. La crescita è costante, sia di espositori sia di spettatori. I segreti, i plus di Fa’ la cosa giusta? È un appuntamento trasversale, con realtà che partecipano volentieri dalla prima edizione, cui si affiancano nuove imprese, onlus, cooperative con grande naturalezza. C’è molta trasparenza, fiducia tra promotori - Terre di Mezzo - ed espositori. Essendo una fiera “etica” che criteri utilizzate per selezionare gli espositori? Sono diversi: si parte da una cernita macroscopica che tiene conto, ad esempio, del trattamento dei lavoratori, se l’azienda ricopre una posizione di monopolio, se il ciclo produttivo è configurato secondo criteri di sostenibi- ne e la piccola realtà sono in una prima fascia; le ditte individuali e le cooperative in seconda; le grandi aziende o realtà più complesse in terza. Dove finiscono i ricavi di Fa’ la cosa giusta? Principalmente a migliorare e incrementare l’edizione successiva; a rendere indeterminati rapporti di lavoro all’interno di Terre di Mezzo; a finanziare le attività culturali (e collaterali) prima, durante e dopo la fiera; a dare continuità a nuovi progetti come Kuminda e So critical so fashion. lità. A seguire si analizzano le proprietà e le produzioni, privilegiando la territorialità e l’italianità, strada che porta poi alla cernita specifica che dipende dal settore d’elezione (edilizia, agricoltura, alimentare eccetera). Sono tanti i no? Onestamente sì, siamo molto selettivi. Parliamo di costi, i vostri format - volgarmente il vostro listino prezzi - sono meno cari rispetto ad altre fiere, perché? È una scelta aziendale, in linea con i principi e i valori che ne hanno decretato la nascita. Figlio della stessa mentalità il sistema di offerte differenziate: l’associazio- Quest’ultime sono iniziative esterne alla fiera? Esatto, Kuminda è il festival del diritto al cibo, organizzato da Terre di mezzo in collaborazione con Acra (http:// www.acra.it). Tre giorni di incontri, laboratori, degustazioni, proiezioni per raccontare e condividere esperienze intorno a temi come la sovranità e il diritto alimentare. So critical so fashion è invece… … il primo evento italiano - nel 2012 andrà in scena la terza edizione - dedicato alla moda etica e sostenibile. È bello vedere fashion victims, espositori italiani e internazionali, buyers del settore partecipare non solo alla fiera ma anche a workshop, incontri, tavole rotonde, corsi di make-up con cosmetici naturali... Osare, quindi, paga. Direi di sì, sempre con un occhio al territorio, alle sue richieste ed esigenze e senza dimenticare il lavoro dei volontari: solo per la tappa milanese partecipano in 300! Per finire, rapporti con la politica? Non ci schieriamo, dialoghiamo con tutti, ci interfacciamo con le istituzioni. Certo, ci sono amministrazioni più sensibili e altre meno, ma non possiamo lamentarci. 30 MARZO - 1° APRILE LA NOVITà SICILIA Nata nel 2004 a Milano da un progetto di Terre di mezzo, Fa’ la cosa giusta!, fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, giungerà dal 30 marzo al 1°aprile 2012 alla sua nona edizione e si svolgerà come di consueto presso i padiglioni 2 e 4 di Fieramilanocity. Il circuito nazionale comprende anche fiere a Trento (VIII edizione), Genova (IV edizione) e, novità 2012, in Sicilia (maggio). Le due anime di Fa’ la cosa giusta!, quella culturale e quella espositiva si evidenziano nel susseguirsi di oltre 250 appuntamenti, tra tavole rotonde, convegni, laboratori e spettacoli e nei 750 espositori che danno vita alla mostra/mercato costituita da 10 sezioni tematiche: turismo consapevole, abitare green, commercio equo e solidale, cosmesi naturale, critical fashion, il pianeta dei piccoli, mangia come parli, mobilità sostenibile, pace e partecipazione, servizi per la sostenibilità, spazio narrativa. 9 automedicazione RESPIRO CORTO di Gianni Poli I 12 n caso di dispnea, vale a dire mancanza di respiro, e quindi situazione di affanno, occorre sempre una certa attenzione, in quanto il disturbo non è da sottovalutare, come ricorda il professor Stefano Govoni, farmacologo all’università di Pavia: «S’imporrebbe, per dirla tutta, una visita medica perché la dispnea può essere un segnale di importanti malattie, soprattutto polmonari e cardiache». La dispnea non va sottostimata, considerata un malessere passeggero, a meno che non si produca in circostanze particolari: una corsa in salita, anche in soggetti allenati, produce sensazioni di affaticamento respiratorio, del resto plausibili come un incremento di ventilazione da sforzo nel caso in cui si soggiorni in alta quota, anche soltanto passeggiando. Diverso è il caso di dispnea quando questa insorge in circostanze che non la giustificano: un lieve impegno fisico, un esercizio di entità irrilevante non può portare “affanno” o “respiro corto da sforzo”, proprio perché le sollecitazioni respiratorie non si sono verificate. Ugualmente, la sensazione di un aumen- tato sforzo muscolare richiesto per espandere il torace durante l’inspirazione o per espellere l’aria dai polmoni, è un segnale da verificare con il medico, al pari della sensazione, mai banale, di affaticamento dei muscoli respiratori (in assenza di uno sforzo prolungato). Da ultimo anche la sgradevole sensazione della necessità di inspirare prima che l’espirazione abbia avuto luogo o la stessa costrizione toracica, disagio che comporta la segnalazione al medico di fiducia. origini diverse Gli impulsi che raggiungono il cervello generando la sensazione di dispnea hanno svariate origini, possono venire dai polmoni, dalle articolazioni della gabbia toracica e dai muscoli respiratori, diaframma incluso. Anche l’emotività può giocare un ruolo in questa partita. Nell’ambito dell’automedicazione responsabile, un solo farmaco è disponibile per i casi di dispnea, formulato in gocce. Il farmacista raccomanderà ogni cautela perché i farmaci usati negli stati di affaticamento respiratorio agiscono come stimolanti a livello del sistema nervoso centrale, con particolare attività nei centri respiratori e circolatori. «Ad alte dosi», chiarisce Govoni, «possono produrre effetti indesiderati come mal di testa, capogiri e convulsioni». Un ultimo dato, da non dimenticare: gli stimolanti respiratori, come del resto i decongestionanti nasali, rientrano nei prodotti dopanti, quindi sono severamente proibiti a chi pratica lo sport. 600 milioni di alveoli Gli alveoli polmonari sono minuscole sfere il cui diametro varia tra 0,1 e 0,5 millimetri. La superficie dei circa 600 milioni di alveoli che danno luogo ai polmoni corrisponde approssimativamente a quella di un campo da tennis. VALENTINA GAMBINO Laureata in Scienze Biologiche “Valentina studia i meccanismi molecolari che controllano l’invecchiamento e che possono predisporre al tumore. Il suo è uno dei tanti progetti scientifici in cui crediamo e che abbiamo scelto di sostenere.” Umberto Veronesi PERCHÈ LA RICERCA SCIENTIFICA FA BENE A TUTTI, ANCHE A TE. COME SOSTENERCI: • ON LINE CON CARTA DI CREDITO sul sito www.fondazioneveronesi.it • VERSAMENTO BANCARIO c/c numero 000012810x39 Banca Popolare di Sondrio ABI 05696, CAB 01600, CIN M IBAN IT52 M056 9601 6000 0001 2810 x39 • VERSAMENTO POSTALE intestato a: Fondazione Umberto Veronesi conto corrente postale n. 46950507 Per saperne di più visita il sito www.fondazioneveronesi.it 13 otorinolaringoiatra PAROLA all’esperto UOMO, 24 anni Sono un nuotatore dilettante e frequento assiduamente la piscina di un centro sportivo. Purtroppo è da un po’ di tempo che il cloro mi provoca irritazioni alla mucosa nasale. Vorrei sapere se esiste un prodotto da applicare localmente per prevenire questo disturbo. Può provare a eseguire, prima e dopo i bagni in piscina, un lavaggio delle fosse nasali con soluzione fisiologica: il primo per preparare la mucosa nasale al contatto con l’irritante e limitarne i danni, il secondo per allontanare al più presto ogni residuo di cloro rimasto nel naso. Donna, 42 anni Canto in un coro e durante la stagione invernale soffro spesso di abbassamenti di voce che mi costringono a saltare le prove. Quali accorgimenti posso usare per evitare questo inconveniente? 14 Se si è già sottoposta a visita otorinolaringoiatrica, senza che sia stata evidenziata alcuna patologia di rilievo, l’unica raccomandazione che le posso dare è di non sottoporre ad ulteriori sforzi la sua voce durante le fasi di abbassamento, per non rischiare di danneggiare seriamente le corde vocali, e di utilizzare acqua bollente e bicarbonato per suffumigi prima e dopo ogni prova. Donna, 55 anni Durante la brutta stagione ho spesso il naso chiuso. A tale proposito vorrei sapere se sono utili gli spray nasali decongestionanti acquistabili senza ricetta medica. Gli spray decongestionanti da banco sono utili nella fase acuta di congestione nasale, ma vanno usati per un breve periodo (non oltre i 4-5 giorni). Inoltre, particolare cautela è richiesta nei confronti di cardiopatici (le sostanze contenute nei decongestionanti sono attive sul sistema cardiovascolare, e nei soggetti a rischio possono causare aumento di pressione arteriosa, tachicardia e aritmie) o asmatici (in soggetti predisposti, l’abuso di vasocostrittori nasali può indurre violenti broncospasmi). In tutti questi casi, è buona norma chiedere prima consiglio al proprio medico o allo specialista. UOMO, 30 anni Mi è stata diagnosticata una perforazione della membrana timpanica. Che cosa devo fare? Se si tratta di una perforazio- ne traumatica, occorre innanzitutto non far penetrare per alcun motivo acqua nell’orecchio. Il rischio, infatti, è di causare un’infezione. Inoltre, la membrana timpanica, quando viene danneggiata, mette in atto un tentativo di autoriparazione che l’acqua potrebbe interrompere. Ovviamente, per un trauma di questo tipo occorre farsi visitare dallo specialista che, tramite un esame otoscopico, valuterà l’opportunità di eseguire manovre atte a migliorare la probabilità di guarigione spontanea. DONNA, 29 anni Il mio bambino è da tempo affetto da una patologia catarrale delle vie aeree. Può essere di aiuto modificare l’alimentazione? È noto che diversi cibi aumentano la produzione di catarro. I più comuni sono la carne di maiale e suoi derivati (in quanto contengono istamina e diverse altre tossine), nonché i latticini di derivazione vac- ENRICO BRENNA Specialista in otorinolaringoiatria NEL PROSSIMO NUMERO IL DIETOLOGO INOLTRATE I VOSTRI QUESITI ALLA CASELLA DI POSTA [email protected] LI GIREREMO AI NOSTRI ESPERTI cina. Fino a guarigione avvenuta è consigliabile ridurre o, meglio ancora, eliminare dalla dieta questi alimenti. DONNA, 33 anni In occasione di un viaggio in aereo, ho riscontrato un forte dolore a entrambe le orecchie durante la fase di atterraggio. Ritiene che sia stato provocato dalla pressione o c’è qualche altro motivo? La comparsa di dolore localizzato alle orecchie in fase di atterraggio dipende dall’incapacità a compensare la variazione di pressione, ricollegabile a un’insufficienza della tuba o a una cattiva respirazione nasale, o a entrambe le cause. Per proporre un rimedio ad hoc è necessaria una visita otorinolaringoiatrica, meglio se con endoscopia nasale. DONNA, 25 anni È ormai da più di tre anni che convivo con il naso chiuso, e a rendere ancora più difficoltosa la respirazione ci si mette un setto nasale lievemente deviato. In questo momento sto affrontando una gravidanza, per cui non me la sento di sottopormi a un eventuale intervento per ripristinare la normale respirazione. Qual è il suo consiglio in merito? È possibile che alla deviazione del setto si sia aggiunta un’ipertrofia dei turbinati inferiori. Considerato che durante la gravidanza la sintomatologia di ostruzione nasale tende a peggiorare (esiste, infatti, la “rinite gravidica”), le consiglierei di aspettare dopo il parto per attuare i provvedimenti più idonei. Uomo, 52 anni Da circa un mese e mezzo ho un fastidioso problema olfattivo. In pratica, quando sono al chiuso, percepisco un odore acre e nauseabondo, che però gli altri, inspiegabilmente, non avvertono. Sono seriamente preoccupato: quale potrebbe essere la causa del mio disturbo? In presenza di percezione di cattivo odore (cacosmia) inesistente, è necessario sottoporsi a endoscopia nasale, per verificare che non esista un’infiammazione nasale e/o sinusale all’origine del problema. Donna, 20 anni Dopo essermi esposta a due ore di musica a tutto volume in discoteca, mi sono accorta di percepire i suoni esterni come ovattati, con un costante ronzio in entrambe le orecchie. Ammetto di essere molto preoccupata: è un disturbo da cui non riuscirò più a liberarmi? Spesso un trauma acustico acuto è completamente reversibile, a patto di evitare ulteriori esposizioni a rumori forti, che potrebbero rendere permanente il danno. Per maggiore tranquillità, può sempre sottoporsi ad un esame audiometrico. Molto probabilmente l’acufene (ronzio) che riferisce scomparirà spontaneamente. Uomo, 60 anni Da un anno a questa parte soffro di un fastidioso rumore pulsante all’orecchio destro, che va a ritmo con il battito del cuore e aumenta con lo sforzo fisico. Ho letto che la causa potrebbe essere di origine vascolare, e poiché sono un tipo molto ansioso, vorrei sapere se ci sono degli esami specifici che dovrei fare per escludere questo problema. Per sua tranquillità si sottoponga a un ecocolordoppler TSA (tronchi sovra aortici), per escludere una causa vascolare dell’acufene. 15 WEB depressionepostpartum.it Secondo i dati del 2010, sono 90mila le donne italiane che, ogni anno, soffrono di depressione post partum ma solo a metà di loro il disturbo viene diagnosticato e curato. Non sono numeri che sorprendono: il 70% circa delle neo mamme affronta comunque la cosiddetta “sindrome del terzo giorno”, che si verifica 2 o 3 giorni dopo il parto e causa tristezza, irritabilità, ansia, difficoltà a dormire e mangiare. Per comprendere meglio quali possano essere le radici di questo problema, in rete è disponibile un sito specifico, depressionepostpartum.it, la cui pagina delle lettere offre già un quadro di cosa significhi (per la madre ma anche per il padre e il bambino) soffrire di questo tipo di depressione: c’è chi viene tormentata dalla paura di dimenticare di allattare il neonato e chi si sente inadeguata al compito, anche a causa del lavoro e ancora chi domanda all’esperto come evitare gli errori che ritiene di aver commesso dopo la prima gravidanza. Il sito, in realtà, offre molto più di una pur preziosa occasione di confronto con chi può aiutare le neo mamme: curato dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna, depressionepostpartum. it propone schede di facile consultazione, consigli pratici, materiale informativo, contatti con i centri specializzati e notizie, oltre a un forum per confrontarsi con altre persone. Ma l’aspetto generale del sito, l’aggiunta di pagine come lo “smilebook”, su cui è possibile inserire foto e video dei bambini, rende depressionepostpartum.it uno spazio molto più invitante da esplorare di altri siti dedicati alla salute, spesso “freddi” e poco accoglienti. Da segnalare, infine, la presenza di un canale di video su Youtube e di una pagina su Facebook. 16 Come siete messi a Vitamina D? Forse stupisce ma la carenza di vitamina D colpisce l’80% delle donne over 70, il 50% degli adulti e, negli ultimi anni, anche i giovani costretti dalla crisi a diminuire i giorni di vacanza estivi e ad annullare propositi di montagna durante la stagione fredda. Purtroppo la vitamina D risulta fondamentale per la salute del nostro scheletro, in gioventù come durante la terza età perché in grado di prevenire l’osteoporosi e di aumentare gli effetti delle terapie farmacologiche sul tessuto osseo. «Si può affermare», spiega Salvatore Minisola, Past President Società Italiana dell’Osteoporosi del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (Siommms), «che nel periodo invernale non vi è la possibilità di produrre adeguate quote di vitamina D attraverso l’irradiazione solare, anche a causa dell’inquinamento atmosferico che determina una minore penetrazione dei raggi fino alla superficie terrestre». E se a questo aggiungiamo che i principali alimenti ricchi di vitamina D (salmone e sgombro) non fanno parte della dieta mediterranea, diventa importante (nei mesi freddi) individuare le condizioni di carenza e valutare insieme al medico come riportare le scorte di vitamina D a livelli ottimali. I NUOVI INTEGRATORI profar Impegnata a soddisfare i bisogni del consumatore e con un occhio sempre attento alle sue esigenze, PROFAR ha creato una nuova linea di integratori implementando la sua gamma già presente sul mercato (fermenti lattici, integratori salini, multivitaminici, eccetera). Inoltre grazie al rapporto diretto con i farmacisti, che meglio di tutti conoscono le reali esigenze dei loro pazienti, PROFAR è riuscita a creare una linea di prodotti adatta alle esigenze di tutti, mantenendo le promesse di un’ottima qualità delle formulazioni e di un prezzo conveniente. Melatonina PROFAR Integratore alimentare utile per riequilibrare in modo naturale i ritmi fisiologici sonno/veglia favorendo il riposo notturno e un fisiologico risveglio al mattino. Assunta la sera per via orale, a differenza di altri sedativi, grazie alla formula a rilascio controllato favorisce il riposo e il sonno notturno, senza provocare sonnolenza al mattino. La melatonina aiuta inoltre la normalizzazione di varie funzioni fisiologiche ed immunologiche: è infatti utile per combattere i disordini emotivi stagionali che colpiscono le persone i cui bioritmi non si adattano ai cambiamenti stagionali ed è anche in grado di neutralizzare gli effetti dello stress e rallentare il declino graduale del sistema immunitario che lo accompagna. Melatonina PROFAR si trova esclusivamente in farmacia, disponibile in 60 compresse da 5 mg da assumere con acqua. Per maggiori informazioni e per la dose giornaliera, chiedi al farmacista. Carbone Vegetale PROFAR È un integratore alimentare che, grazie al suo potere adsorbente risulta utile per ridurre la formazione di gas intestinali contrastando gonfiori e tensioni addominali. Ottimo alleato per riequilibrare le funzionalità intestinali. Senna Lax PROFAR Integratore a base di sostanze naturali, risulta utile nei casi di rallentato transito intestinale. Appositamente studiato per il benessere e la fisiologica regolarità intestinale, è disponibile in 30 capsule da 393 mg, contiene una combinazione di estratti secchi di Cascara e di Senna dosati in modo da stimolare la mobilità intestinale senza provocare però crampi e irritazioni. Colestereg PROFAR A base di Carciofo, Riso Rosso fermentato e Resveratrolo risulta un utile coadiuvante nel controllo del metabolismo dei lipidi, in particolare del colesterolo. Il Resveratrolo è stato associato al Riso Rosso e, per completarne l’azione, è stato aggiunto il Carciofo, da sempre impiegato per le sue proprietà disintossicanti e in grado di diminuire la produzione di colesterolo e di trigliceridi. segnalazioni: YOGA IN RETE In America si contano oltre 15 milioni di praticanti. Ma le cifre lo confermano: soprattutto negli ultimi dieci anni sono in aumento, anche in Italia, le persone che si dedicano allo yoga per trovare benessere fisico e psicologico. Come muoversi allora, fra i moltissimi siti presenti sul web, per saperne di più? Un primo passo è consultare la pagina yoga. it, creata nel 1999 dagli allievi del pioniere Carlo Patrian, fondatore dell’Istituto Yoga di Milano nel 1965. Il sito permette di orientarsi fra le diverse correnti di quella che possiamo considerare una vera e propria filosofia di vita, di comprenderne meglio finalità e metodi, di documentarsi con schede specifiche sulle varie posizioni, di approfondire temi come il rapporto fra yoga e alimentazione. A chi, ulteriorlmente, possiamo rivolgerci per scoprire dove dedicarsi a questa attività evitando ciarlatani e insegnanti improvvisati? Qui ci assiste il sito yogaitalia.org, che offre una mappa delle scuole italiane, con i nomi dei maestri e i link alle pagine web delle scuole stesse. Il sito consente anche di documentarsi con un’ampia collezione di articoli di approfondimento. La “mappa italiana degli insegnanti” è disponibile pure su yogajournal.it, che tratta però molti altri temi e offre, forse, il più convincente ventaglio di materiale online. C’è di tutto: dalle informazioni per i principianti ai consigli per il benessere quotidiano, dalle ricette vegetariane ai suggerimenti per curare la propria bellezza con metodi naturali, fino ai segreti per rendere più appagante la nostra vita sessuale. Senza tralasciare consigli di lettura, notizie sugli stage in corso in giro per l’Italia ed esercizi per i nostri bambini. 17 LA PRESSIONE ALTA È UN RISCHIO. È un dispositivo medico CE. Leggere attentamente le istruzioni d’uso. Le misurazioni devono essere eseguite nell’ambito del controllo medico. Autorizzazione del 04/08/2011. Misurati contro il rischio. Scegli il meglio della tecnologia Omron. Rileva la pressione e i battiti cardiaci irregolari. Tecnologia che offre una misurazione confortevole. Bracciale semplice da indossare, con indicatore del corretto posizionamento. Resistente, durevole e fedele. GARANTITO 6 ANNI MISURATORI DI PRESSIONE M6 COMFORT 18 Testi a cura di Stefania Bortolotti, Claudio Buono, Laura Camanzi, Sergio Meda, Stefano Nobili, Federico Poli A VOLTE RITORNANO PAROLA ALL’INFETTIVOLOGO Vaiolo a parte tutto si rifà vivo G iusto per capirci, il vaiolo è stato eradicato nel mondo, cioè eliminato alla radice, in quanto l’agente eziologico che lo determinava è scomparso in tutti i continenti grazie a una serie di circostanze favorevoli: in primo luogo la ricerca ha sviluppato un vaccino vincente, in secondo luogo il basso costo dello stesso vaccino ha consentito di proporre la profilassi ad ampio spettro. Missione compiuta, per il vaiolo. Diverso è il caso della poliomielite, eliminata in Italia dagli anni Settanta (non vi sono più casi clinici di poliomielite, il Paese è polio free) ma malattia ancora endemica - cioè diffusa, persistente e radicata - in quattro Paesi: Afghanistan, India, Nigeria e Pakistan. E con ritorni di fiamma: di recente i focolai di poliomielite si sono ripresentati in Kazakistan, Russia, Tagikistan e Turkmenistan. Questo ha generato allerta nella comunità scientifica: «la verità è che non si dovrebbe mai abbassare la guardia – dice il dottor Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive, parasassitarie e immunomediate dell’Istituto superiore di Sanità – perché diverse sono le malattie non più presenti in alcuni territori rispetto all’unica estinta». 20 L’espressione “a volte ritornano” non è impropria? Non lo è perché le malattie infettive circolano sul pianeta e oggi ancor più rapidamente, grazie alla facilità degli spostamenti. Appurato che con la globalizzazione dobbiamo fare i conti, non resta che arrenderci a una realtà ben precisa: le malattie prendono l’aereo o altri mezzi di trasporto, spesso veicolate dai molti soggetti che ne sono portatori sani. È impensabile del resto ragionare di un mondo sterile, e possiamo decisamente escludere che tale possa diventare in futuro. Vediamo allora le malattie che ritornano, a partire dalla tubercolosi di cui, nei mesi scorsi, si è fatto gran rumore, per la vicenda del Policlinico Gemelli. Mi permetta di dire che il caso del Gemelli non ha presentato le caratteristiche di urgenza e di virulenza con cui se n’è ampiamente parlato. Si è trattato di una vicenda trattata con molta disinvoltura, dai giornali e dalle tv, come se si trattasse di un caso di mala sanità. L’allarmismo, come capita, era ingiustificato. Però una smagliatura c’è stata, nella rete dei controlli. Diciamo che può capitare. Il mondo medico, non solo in Italia, è meno abituato di un tempo a occuparsi di Tbc, fenomeno che va comunque trattato con le dovute cautele. Stiamo parlando di una malattia oggi poco comune e la memoria generazionale tende a perdersi. Della tubercolosi si possono confondere i sintomi, li si può equivocare, la si può scambiare per uno stato influen- zale. Soprattutto qualche giovane medico può tardare a individuarla, e sappiamo che la diagnosi non tempestiva ne consente la diffusione. La nostra società, oggi multietnica, propone comunque una maggiore attenzione su questi versanti. Faccia alcuni esempi, a livello territoriale. Ci sono Paesi esposti a maggior rischio di Tbc? Le aree che presentano un maggior rischio sono l’Africa Subsahariana e quella Centrale, il Sud Est asiatico, l’Est Europa, vale a dire Romania e i Paesi limitrofi, territori connotati da quelle che chiamiamo “economie di transizione”, in balia di un - almeno per il momento - incotrollato progresso. La Tbc in Italia è perciò un fenomeno d’importazione? Con ragionevole approssimazione si può dire che l’infezione è maggiormente presente nelle comunità straniere nelle quali il focolaio è inevitabile, in quanto espressione di Paesi poveri, a rischio. Ma questo senza demonizzarli. È indubbio che i flussi migratori da aree ad alta endemia tuberco- lare o addirittura resistenti alla tubercolosi ne possono agevolare la diffusione. Non dimentichiamo che in molti casi giungono in Italia persone che della Tbc sono portatrici sane, non accusano alcun problema salvo poter diventare infette, in questo agevolate dalle condizioni in cui versano: ambienti poco sani, scarsa igiene e denutrizione sono fattori che agevolano la malattia. Come se ne esce? Sin qui il problema è largamente sotto controllo per il mix che non è avvenuto: c’è poco scambio fra i Paesi ad alta endemia e la nostra popolazione che, peraltro, gode di buona salute e questo ci avvantaggia, rendendoci più resistenti. Va poi detto che a livello di stranieri noi ci confrontiamo con soggetti abbastanza giovani, non arrivano da noi gli anziani e gli immunodepressi che potrebbero rappresentare un problema. L’immunodepressione facilita la Tbc? Le ridotte difese immunitarie sono una porta d’ingresso anche per la tubercolosi. Chi è sieropositivo all’Hiv presenta maggiori possibilità di ammalarsi di Tbc e se ragio- 21 niamo di soggetti che provengono dall’Africa Subsahariana o Centrale, l’incidenza dei casi si fa decisamente importante. Cosa raccontano le statistiche? Che la Tbc, ancor oggi presente con alcuni casi in Italia, annota una diminuzione costante nel numero delle persone infette, nonostante i casi legati agli stranieri presenti nel Paese siano in leggero aumento. Veniamo al resto, a morbillo, parotite, varicella. Sono situazioni che, in presenza di copertura vaccinale adeguata, non dovrebbero presentare sorprese. Tornano a manifestarsi, con incidenza relativa, in funzione della ritrosia di molti genitori ad affidarsi ai vaccini, anche perché il mondo medico ha GIOVANNI REZZA Un ricercatore che cI invidiano Giovanni Rezza, romano, classe 1954, dopo la laurea in Medicina e Chirurgia conseguita nel 1978 presso l’Università La Sapienza di Roma, ha ottenuto due brillanti specializzazioni, nello stesso ateneo: la prima in Igiene e Medicina preventiva (1982) la secondo in Malattie infettive (1986). La sua carriera di ricercatore è proseguita presso l’Istituto superiore di Sanità di Roma, dove è in forza dal 1991 con il ruolo di dirigente di Ricerca e di direttore del dipartimento di Malattie infettive, parasassitarie e immunomediate dal 2009. 22 Esperto di Hiv e infezioni emergenti, Rezza ha svolto numerose indagini epidemiologiche in Italia e all’estero. Ha operato per conto dell’Organizzazione mondiale della Sanità, della Cooperazione italiana e dell’Unione europea. Ha inoltre gestito progetti di ricerca sull’Aids e su altre malattie infettive. abbassato un po’ la guardia. Ci sono non pochi atteggiamenti negativi da parte di chi dovrebbe suggerire i vaccini o, meglio, prescriverli. La refrattarietà a vaccinarsi si collega a quanto è accaduto con l’influenza legata al virus H1N1, la pandemia che tale non era? L’influenza H1n1 ha indubbiamente generato dei problemi con la pratica vaccinale, anche per difficoltà di comunicazione un po’ in tutto il mondo. Non poco è da imputare alla rete, a internet, dove sono circolate, in serie, informazioni negative che hanno creato psicosi. E la gente non ama vaccinarsi per prevenire qualcosa che non la spaventa, preferisce assumere un farmaco per contrastare una malattia quando questa è ben visibile. Anche la sifilide è tornata in auge oppure l’allarme è ingiustificato? Nulla che mi risulti, non parlerei di un ritorno. Le malattie a trasmissione sessuale hanno un andamento ciclico, legato alle maggiori aperture o chiusure della società in termini di liberi comportamenti. Chiaro che dove non si pratica sesso protetto hanno una maggiore incidenza. Di certo la convinzione che di Aids non si muoia più come accadeva in passato ha suggerito una serie di comportamenti disinvolti che a volte si pagano, ma non mi risulta che ci sia un ritorno importante della sifilide. Nulla che preoccupi, insomma. A VOLTE RITORNANO ZOOM LA Milano “irregolare” si specchia nel Naga Dal 1987, anno di fondazione, il Naga si occupa a Milano e provincia della tutela sanitaria, legale e sociale gratuita di cittadini stranieri irregolari e non, di rom e sinti. In gran parte l’assistenza è di tipo sanitario (15mila le visite annuali), con oltre 300 tra medici e volontari che vi provvedono. Non meno di 800 i lavoratori di strada assistiti dall’unità Cabiria del Naga per la prevenzione e riduzione del danno (tra queste le donne sfruttate, costrette a prostituirsi). Dal 2001, inoltre, i volontari del Centro Naga Har prestano assistenza legale e sociale a richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tortura. Nessuno dei volontari percepisce alcun compenso. Solo quattro i dipendenti del Naga al quale gli stranieri irregolari arrivano grazie al passaparola. Sanno quel che vi succede, si fidano. Il Naga, non ponendosi in alternativa o in concorrenza con i servizi sanitari pubblici, si propone di cessare di esistere nel momento in cui gli organismi preposti si faranno concretamente carico dei problemi delle categorie di riferimento. Le sovvenzioni al Naga provengono da diverse fonti: 60mila euro dei 300mila complessivi annuali sono donazioni di privati, regolari (con Rid in banca) o estemporanee, 40mila vengono dal 5xmille, 50mila a testa dalla Fondazione Cariplo e dalla Fondazione Ravasi che è la proprietaria dello stabile che ospita gli ambulatori a Milano; 10mila euro dalla Chiesa Valdese, dai 60 agli 80mila euro sono frutto di progetti vari, finanziati dall’Onu per la raccolta dei dati sui rifugiati politici o dallo stesso ministero della Salute. Per info e donazioni www.naga.it. Non guardateli con sospetto Gli stranieri irregolari (disinvoltamente noti come clandestini) non sono un pericolo per noi, in quanto normalmente godono di buona salute. Ce lo conferma un medico del Naga G uglielmo Meregalli, medico del Naga di Milano, ci guida nella ricognizione delle malattie tornate d’attualità, in rapporto agli stranieri (irregolari, non clandestini) che ben conosce e frequenta professionalmente. Con una premessa doverosa: «La storia dell’umanità annota, da sempre, il passaggio delle malattie da un continente all’altro, la loro trasmigrazione. Se la vecchia Europa ha importato la peste e la sifilide, noi abbiamo regalato al mondo l’influenza e i raffreddori, vale a dire i virus che hanno mietuto milioni di vittime. Basti, in proposito, ricordare quanto è accaduto in Messico con l’arrivo degli spagnoli: dopo 10 anni di dominazione dei 50 milioni di indigeni ne rimanevano solo 5. Lo sterminio fu correttamente imputato sia alle armi da fuoco sia alle malattie, alle quali le popolazioni inca erano impreparate». Veniamo ai giorni nostri. Le malattie che fanno diretto riferimento ad alcune categorie di immigrati sono due: l’Aids, inteso come sieropositività all’Hiv e la tubercolosi, patologie correlate perché la Tbc si presenta più frequentemente nei soggetti immunodepressi. In Europa si stima che l’Aids colpisca una persona su mille, con prospettiva di vita di non meno di 30 anni - una volta si moriva in due, tre anni - mentre nell’Africa Subsahariana e quella Centrale, l’incidenza dei soggetti 23 sieropositivi va dal 20 al 30% e la prospettiva di vita è di molto inferiore, perché le cure sono meno disponibili. Molto dipende dalla provenienza dei migranti, il Nord Africa è a rischio zero per l’Aids, proprio per i comportamenti sessuali poco promiscui. Va anche ricordato che le persone malate non emigrano, mentre siamo spesso abituati a ragionare esclusivamente di persone disperate. Attenzione, alcune lo sono, ma non poche hanno un progetto di vita che intendono sviluppare lontano dalla terra di origine. Sono pieni di energie di ogni tipo: sicuramente culturali, in qualche modo anche economiche, pur se li consideriamo poveri, in base ai nostri standard. Parliamo dei dati relativi alla Tbc, oggi in Italia Diciamo che si presentano 7 casi su centomila persone, mentre 20 anni fa erano ben di più, circa 15. La Tbc in Italia c’è sempre stata, non è mai stata debellata. L’arrivo di soggetti che possono essere portatori sani è frequente: in Russia e Sudamerica ce ne sono, come del resto in tutto l’Est europeo e in Centro America. Il dato più preoccupante è nuovamente quello dell’Africa Subsahariana dove si registrano dai 20 ai 30 casi per centomila abitanti, ma in alcuni Paesi si può arrivare a 100 casi su centomila soggetti. 24 Quali le ragioni della recrudescenza di Tbc nel nostro Paese? Esiste un rischio potenziale di aumento della Tbc, a causa dell’immigrazione, sarebbe sciocco negarlo, ma attualmente non ci sono riscontri, visto che l’incidenza negli italiani è stabile. Il dato che riguarda gli immigrati riflette le condizioni precarie di vita, unite alla relativa igiene personale. In ogni caso l’organismo forte non viene attaccato dalla Tbc, ma il vero problema sono le diagnosi ritardate. Si può essere poco infetti ma la convivenza di mesi con chi ne è portatore facilita la possibilità di contagio. Sulle malattie cosiddette tropicali nessun problema? Non vengono importate perché necessitano di insetti o parassiti intestinali come veicoli di trasmissione. È cambiato il panorama di chi, irregolare, si rivolge a voi? Certo, sono spariti gli albanesi, tutti regolarizzati o rientrati nel loro Paese. Molti i romeni, i moldavi, gli ucraini, i filippini. In numero notevole i centroamericani, così come i magrebini. Mi riferisco a egiziani, marocchini e tunisini, ma non sono certo i giovani che sono andati in piazza in questi mesi. In ogni caso il numero di immigrati tende a ridursi perché c’è nuovamente disoccupazione: se nel 2009 a Milano erano presenti non meno di 40mila irregolari, nel 2010 si è scesi a 30mila. ZOOM non ESISTONO frontiere I dati più recenti sulla salute degli stranieri irregolari presenti in Italia vengono dal Naga, la Onlus che da 25 anni opera a Milano, grazie a un’indagine comparativa dell’ottobre 2009 svolta con un gruppo di 10 medici di medicina generale di Monza nell’ambito della loro attività ambulatoriale, così come ambulatoriale è l’attività del Naga. Nell’occasione furono messe a confronto le patologie riscontrate in 974 stranieri irregolari (di età non superiore ai 50 anni) e di 981 pazienti italiani di pari età media. Paritetiche le situazioni nel comparto cardiovascolare, genitourinario, ginecologico e delle malattie metaboliche; minore invece l’incidenza di patologie respiratorie e gastroenterologiche negli stranieri; superiore, al contrario, negli stranieri irregolari, la frequenza di patologie della pelle e di dolori articolari. FOCUS MALATTIE DI RITORNO I n Italia e in Occidente riaffiorano le antiche paure. Dopo il maxi contagio a Roma (ospedale Gemelli) e Milano (scuola Da Vinci), la tubercolosi è tornata ad occupare le prime pagine dei giornali. Ma anche altre malattie ”dimenticate” hanno varcato i nostri confini, con gli spostamenti delle popolazioni, diventati più frequenti che nel passato. . TUBERCOLOSI Nella storia dell’umanità la tubercolosi (detta anche Tbc o Tisi) è presente fin dai tempi più remoti (tracce del batterio sono state scoperte in resti scheletrici risalen- ti addirittura al 4000 a.C.). Oggi, a livello mondiale, è la più frequente causa di morte legata a una malattia infettiva cronica e sta tornando più cattiva di prima, perché il bacillo che ne è causa (mycobacterium tubercolosis, o bacillo di Koch, dal nome del medico tedesco che lo scoprì nel 1882) si è rafforzato e non viene più ucciso dagli antibiotici che 50 anni fa sembravano averlo debellato. La trasmissione avviene generalmente per via aerea, da persona a persona, attraverso il contatto delle goccioline di vapore sparse con la tosse o con gli starnuti. Nel caso di infezione polmonare (la più comune) i sintomi includono dolori al torace, tosse persistente e persino emottisi (emissione orale di sangue). Ma la malattia può colpire anche l’intestino, il sistema nervoso centrale e quello linfatico, l’apparato circolatorio e quello genitourinario, le ossa, le articolazioni e persino la pelle. Fortunatamente la Tbc non è molto contagiosa (meno di una persona positiva su dieci svilupperà la malattia: i primi ad essere colpiti soni i soggetti più deboli, a causa della malnutrizione, della mancanza di igiene e di un sistema immunitario depresso). Per diagnosticare l’infezione si ricorre a esami strumentali (radiografia del torace in caso di tubercolosi polmonare). La terapia prevede specifici antibiotici (rifampicina e isoniazide, in particolare), spesso associati tra loro allo scopo di diminuire le possibilità di resistenza da parte dell’agente infettivo. 25 ZOOM MAPPA DELLE MALATTIE Abbiamo cercato di condensare in una sola immagine tutti i principali focolai delle “malattie di ritorno”. Come potete vedere l’Africa, a parte il bacino mediterraneo, è terra molto fertile per i virus, insieme a tutto il territorio che va dall’Iraq fino all’India, interessando - spesso e volentieri - Cina e la parte asiatica dell’Indonesia. L’America meridionale è interessata dai virus in particolare nei Paesi del nord (il Caribe e parte del Brasile), mentre registra regioni quasi immuni, tra cui il Cile. L’Europa, ad eccezione dell’Est, America del Nord e Oceania sono continenti “importatori”: non registrano nuovi focolai, li subiscono. SIFILIDE 26 Ecco una malattia che pensavamo scomparsa e ormai accantonata tra le righe di una certa letteratura, che invece sta riapparendo in forma forse più brutale. A dire il vero, l’infezione ha cominciato a ripresentarsi come una reale minaccia fin dalla rivoluzione culturale del ‘68, quando si iniziarono a superare i tabù legati alla sessualità. Negli anni a seguire, il turismo sessuale e la scarsa informazione, specie tra i giovani, hanno fatto il resto, e nell’ultimo decennio la sifilide si è diffusa a macchia d’olio, destando allarme e preoccupazione tra gli esperti. Oggi si assiste ad un ritorno della malattia anche a causa della prostituzione, diffusissima nei grandi centri metropolitani del nostro Paese. Conosciuta anche come “lue” (dal greco “sciolgo”), è una patologia venerea, prevalentemente a trasmissione sessuale, causata da un batterio: il treponema pallidum. Anche se nel 60% dei casi è asintomatica, normalmente si manifesta con un piccolo nodulo indolore, localizzato nel punto in cui è penetrato il germe (solitamente l’area genitale, ma anche labbra e lingua), che appare alcune settimane dopo il contagio e che presto si ulcera (è il cosiddetto “periodo primario” della sifilide). Trascorsa qualche settimana, la lesione guarisce da sola, ma la malattia continua. Dopo un mese o due, infatti, si verificano eruzioni (sifilodermi) in diverse parti del corpo (“periodo secondario”) che, anche in questo caso, scompaiono spontaneamente. A questo punto, però, se non curata, la sifilide passa nel “periodo terziario”, colpendo organi vitali quali il sistema nervoso, il cuore, i grandi vasi sanguigni (come l’aorta), il fegato, la pelle. Per fortuna oggi, grazie a test specifici, la malattia può essere diagnosticata per tempo; e iniziando le cure precocemente, ossia già nel periodo primario, gli altri stadi non intervengono. La penicillina e altri antibiotici, infatti, sono in grado di debellarla completamente. MALARIA (Paesi a rischio) TBC COLERA (Paesi che riportano casi) SIFILIDE MALARIA Questa malattia è oggi una delle principali emergenze a livello sanitario: basti pensare che le ultime stime riportano un contagio per oltre il 40% della popolazione mondiale. Secondo gli esperti, i viaggi in zone poco sicure, senza valutare alcun rischio dal punto di vista sanitario, e la scelta di mete tropicali, senza il ricorso a farmaci e vaccini per tutelarsi, hanno contribuito in larga misura alla diffusione della malaria anche nel mondo occidentale. Negli ultimi tempi si è assistito a un ritorno anche nel nostro Paese della malattia, che si riteneva debellata fin dagli anni Trenta, tanto che si registrano più di mille casi di malaria ogni anno. Questa malattia infettiva causata da parassiti, è dovuta a protozoi del genere plasmodium, e di norma viene trasmessa tramite la puntura di alcune specie di zanzare del genere anopheles, che precedentemente si sono infettate pungendo A VOLTE RITORNANO un soggetto malato. I sintomi che fanno sospettare un contagio vanno dalla comparsa di brividi intensi, con sensazione di freddo, agli accessi febbrili periodici, con rapido aumento della temperatura, anche fino a 40° (che però, dopo qualche ora, si risolve bruscamente) e abbondante sudorazione. Per la diagnosi, fondamentale è l’esame microscopico dello striscio di sangue, che permette di accertare la presenza o meno di parassiti specifici nei globuli rossi del paziente. Riguardo alla terapia, nella maggior parte dei casi i malati reagiscono positivamente ai più recenti farmaci specifici, che hanno sostituito la vecchia cura a base di chinino. COLERA In Italia, la paura del possibile ritorno di una nuova epidemia - dopo quella che si diffuse a Napoli nell’estate del ‘79, provocando una trentina di morti - non è mai scomparsa del tutto, e anche in questo terzo millennio va di pari passo con il mancato smaltimento dei rifiuti e il deteriorarsi delle condizioni igieniche nella città partenopea. Il colera è una malattia infettiva del tratto intestinale, causata da un batterio (il vibrio cholerae) che si trasmette tramite l’ingestione di acqua o cibi contaminati da esso, o anche attraverso il contatto con soggetti infetti. I sintomi caratteristici includono violenti attacchi di diarrea, con feci sierose, spesso accompagnati da vomito, dolori addominali e fortissima disidratazione. La diagnosi viene posta mediante la ricerca del vibrione nelle feci e del materiale gastrointestinale, mentre il punto chiave del trattamento è la reidratazione, anche se è possibile intervenire positivamente sul decorso della malattia associando la somministrazione di antibiotici (i più usati sono la tetraciclina e la doxiciclina). 27 PATOLOGIE FREQUENTI E RIPETITIVE M antenersi in buona salute è un’aspirazione di tutti, non solo per allontanare le malattie, ma soprattutto per vivere bene e più a lungo. Spesso, però questo desiderio non si realizza complici alcune patologie che si ripresentano. Liberarsi delle conseguenze, prima con la prevenzione oppure con le cure appropriate, non è difficile, ma la cosa veramente importante è capire come non ricascarci più: individuare cioè che cosa ha provocato il malessere. E poi starne alla larga… Fastidi brucianti 28 Difficoltà digestive, dispepsia, “pirosi” (sensazione di acidità e bruciore) senso di gonfiore e reflusso sono tra i disturbi più lamentati: malesseri con cui tutti si confrontano almeno una volta nella vita. Mangiare cibi sani e muoversi un po’ aiuta, ma non basta ad evitarli. Qualche consiglio per prevenire questi fastidi? Evitare pasti troppo abbondanti, soprattutto di sera. Non coricarsi mai (né afflosciarsi in poltrona) subito dopo aver mangiato. Svolgere regolarmente attività fisica. Non indossare abiti o cinture che stringono troppo la vita. Alzare la rete del letto dal lato della testa in modo da favorire il deflusso del contenuto dello stomaco verso l’intestino durante il sonno. Consumare i pasti seduti in un ambiente confortevole e non davanti al computer o leggendo il giornale. Mangiare lentamente, masticando bene ogni boccone. Limitare l’uso di bevande gassate o eccitanti, quali tè, caffè e alcolici. Evitare bevande ghiacciate e cibi molto acidi, salati o piccanti. Se si è sovrappeso, cercare di dimagrire di qualche chilo. Il sonno fa bene, l’insonnia no… Tanti pensieri nella testa e il sonno non arriva! E così al mattino ci si sente ancora più stanchi, più pensierosi e perfino più vecchi. Di insonnia - una delle sindromi più insidiose nel nostro tempo - ne soffre un italiano su tre. E la percentuale sale al 50% tra quanti hanno più di 60 anni. Gli specialisti raccomandano due cose: prima di passare alle medicine, migliorare lo stile di vita e non usare mai un ipnotico per più di un mese di seguito. Ecco le regole per una buona dormita. Coricarsi e alzarsi sempre alla stessa ora; fare movimento fisico ogni giorno; non guardare la tv a letto; mangiare poco la sera; limitare il consumo di caffè, tè e alcolici; prepararsi al riposo notturno con attività distensive come la lettura di un Salute a denti stretti Se la bocca non si chiude in maniera corretta, anche per pochi millimetri, possono essere guai. E non solo nella zona dei denti. Dolori cervicali, alla schiena, alle giunture, ronzii, difficoltà a leggere, capogiri, atteggiamenti “ingobbiti”… Questo perché l’occlusione dentaria è un punto dove si giocano l’equilibrio di tutto il corpo e la salute delle sue articolazioni. Come trattare la malocclusione? Se il dentista sospetta che i problemi derivino da una chiusura sbagliata della bocca, prescriverà un paradenti notturno soffice, oppure un dispositivo in plastica rigida da indossare sui denti superiori o inferiori. Tale dispositivo (bite, che in inglese significa morso) deve essere fatto su misura e rifinito molto accuratamente in modo che, a bocca chiusa, tutti i denti entrino in contatto contemporaneamente e in una posizione nella quale i muscoli sono rilassati. Correggendo l’occlusione dentaria si risolvono infatti tensioni anomale e disturbi connessi, il bite si può indossare di continuo oppure soltanto durante la notte. libro o l’immersione in un bagno caldo; dormire in un stanza buia con pareti di colore riposante (azzurro tenue o verde); orientare la testata del letto a nord; scegliere materassi e cuscini di buona qualità; evitare i sonnellini pomeridiani. E se il sonno tarda ad arrivare? Molto meglio alzarsi e fare qualcosa. Tornare a fare sogni d’oro non è un’impresa impossibile. Attacchi di panico? Niente panico! Può accadere a chiunque, improvvisamente. La sensazione è quella di provare un insolito, inspiegabile e non dominabile stato d’ansia, accompagnato da soffocamento, palpitazioni e perfino di morte imminente. Si manifesta in occasione di particola- ri condizioni di stress o di depressione e si presenta con una sensazione di paura, vertigine, ronzio, sudorazione profusa e timore di perdere il controllo delle proprie azioni. L’attacco di panico (Dap) colpisce più le donne che gli uomini e compare tra i 15 e i 30 anni. La fascia d’età che ne soffre di più è quella tra i 25 e i 44 anni. Nemmeno i bambini sono risparmiati: sembra che l’episodio si verifichi nei primi 10 anni di vita, spesso legato al desiderio di evitare la scuola. Farmaci e psicoterapia, insieme, danno buoni risultati nel 40% dei casi. Per un altro 40% si arriva a un miglioramento che consente stili di vita molto vicini alla normalità. Solo il 20% dei malati non arriva a risolvere il problema per la particolare gravità del Dap, per il ritardo con cui sono iniziate le terapie oppure per individuali complicanze. 29 Quando l’irritazione colpisce intimamente Quasi una donna su due ne è colpita, almeno una volta all’anno. Prurito, bruciore, difficoltà nella minzione, dolore durante i rapporti sessuali e fastidiose perdite maleodoranti. Sono questi i sintomi più ricorrenti segnalati dalle donne affette da disturbi vaginali. Le forme più comuni? Le vaginosi batteriche, scatenate da batteri presenti in vagina o nell’intestino; la candidosi, provocata da un fungo di solito sulla pelle o sotto le unghie; la clamidia, un’infezione diffusa che, se trascurata, può portare conseguenze serie, fino all’infertilità; il trichomonas che si contrae per via sessuale e può essere trasmesso dalla mamma al feto. Qualche regola? Lavarsi un paio di volte al giorno con un detergente specifico. Curare l’igiene intima con particolare attenzione soprattutto durante le mestruazioni. Non indossare biancheria intima sintetica. Seguire un’alimentazione corretta, ricca di fibre che favoriscono l’attività dell’intestino. Sottoporsi almeno una volta all’anno ad una visita ginecologica ed effettuare il Pap-test periodicamente. 30 dischi intervertebrali non vengono irrorati dal sangue e dunque non possono smaltire le scorie accumulate nei tessuti locali. La prevenzione? Un minimo di attività sportiva come il nuoto, la ginnastica. Senza dimenticare lo stretching - aiuta ad allungare i muscoli e a rafforzare l’apparato che fa da sostegno alla colonna vertebrale - e lo yoga, ideale per allentare le tensione dei muscoli. Per non avere la schiena a pezzi UNA STORIA Il mal di schiena colpisce, almeno una volta nella vita, quattro persone su cinque. Solo nel 60% dei casi, però, il mal di schiena è provocato da patologie organiche (come scoliosi o ernia del disco), per il resto molto dipende da noi, dalla vita sedentaria o da attività sportive praticate in modo scorretto. A soffrirne di più, contrariamente a quanto si pensi, non sono gli anziani, ma i giovani e gli adulti, a cominciare dai 29 anni e sino ai 55. Le colpe? Un po’ le attività sportive praticate in modo scorretto o eccessivo, un po’ la vita sedentaria che costringe la colonna vertebrale a una postura lungamente obbligata. Situazione in cui i Il termine “prostatite” indica uno stato di infiammazione che può avere cause e quadri clinici diversi. Può colpire anche i più giovani e con l’avanzare dell’età i disturbi alla prostata diventano comunissimi. Controlli regolari permettono di diagnosticare per tempo tutte le alterazioni di questa ghiandola. La più subdola delle prostatiti è quella abatterica (o dolore pelvico cronico). Si riscontra in individui tra i 25 e i 35 anni, si manifesta con forti dolori perineali e viene curata con antinfiammatori o antispatici. TUTTA MASCHILE A VOLTE RITORNANO PAROLA AL MEDICO MEDICAMENTI VINTAGE L e cure vintage sono quelle senza tempo in quanto da sempre alcune terapie e medicamenti sono sulla cresta dell’onda. Alcuni esempi: l’acido acetilsalicilico (più di cent’anni), le ottuagenarie penicilline o alcuni farmaci e metodiche all’interno delle terapie termali che si perdono nella notte dei tempi. Per non parlare dei ricostituenti. E vogliamo dimenticare le vaccinazioni? E l’agopuntura? acido acetilsalicilico È il 1897 quando il tedesco Felix Hoffmann sviluppa un prodotto derivato da una pianta, il salice, per curare il banale mal di testa. Ma il salice si usa già quattro secoli prima della nascita di Cristo per curare i dolori da parto ed è (nientemeno) che Ippocrate a proporlo, anche per la febbre. E nella seconda metà del diciottesimo secolo si utilizza l’acido acetilsalicilico (da questo momento Asa) per la febbre reumatica. Si giunge poi a una quarantina di anni fa quando si scopre che l’Asa blocca alcuni composti naturali, chiamati prostaglandine, coinvolti nella cosiddetta “cascata dell’infiammazione e del dolore”. Questa scoperta vale il premio Nobel nel 1982 all’inglese John Vale. Dal 1988, inoltre, l’acido acetilsalicilico è considerato salvavita per la prevenzione degli eventi cardiovascolari acuti (infarti del miocardio) e cerebrovascolari (ictus cerebri). Si sviluppano in seguito anche ricerche sulla prevenzione di vari tipi di tumore maligno. A tutt’oggi l’Asa è il prodotto più conosciuto e utilizzato nel mondo. Che dire? Salvo soggetti allergici e con problemi di stomaco, l’Asa è nelle case di tutti e il suo utilizzo è a 360°: dolori, febbre, infiammazioni. penicillinA Passiamo a un altro caposaldo della farmacologia, molto più giovane rispetto all’Asa in quanto a scoperta, ma capace comunque di rivoluzionare la storia della medicina. Nel 1928 lo scozzese Alexander Fleming scopre una muffa che inibisce la crescita dei batteri: la penicillina. Per tale scoperta è insignito del Premio Nobel nel 1945. La penicillina, come detto, ha cambiato il mondo e da alcuni decenni esistono dei derivati, disponibili anche per via orale. Ora, di contro, si assiste anche a un abuso di questi farmaci talvolta assunti a sproposito senza una reale necessità terapeutica. Ecco spiegato il fenomeno dell’aumento delle resistenze agli antibiotici. In ogni caso la penicillina ha effettivamente aumentato la 31 ZOOM qualità e le aspettative di vita, abbattendo drammaticamente infezioni che oggi non prendiamo nemmeno più in considerazione, vista la presenza di un agente che le debella in breve tempo. cure termali Come dimenticare il detto “passare le acque” riguardo le cure termali a base di fanghi, inalazioni e idropinoterapia (bere l’acqua)? Il fenomeno termale, come noto, nasce nella Grecia antica, per poi svilupparsi successivamente a Roma ove si contavano fino a 800 stabilimenti termali pubblici. Nei secoli successivi perdura la flessione o addirittura la scomparsa - del termalismo fino all’epoca d’oro, a cavallo del XIX e XX secolo, che vede lo sviluppo delle stazioni in Italia e in Europa e il cosiddetto turismo termale d’élite. La medicina termale, dopo la crisi delle due guerre mondiali, vede poi in Italia il periodo del “termalismo sociale” (un forte sviluppo e sovradimensionamento del mercato con apertura di tantissimi centri nella penisola). Attualmente l’approccio alle cure termali è parte di un percorso che guarda al benessere (wellness) del paziente nella visione completa (olistica) che gli è dovuta. Ricostituenti 32 Olio di fegato di merluzzo (ricco di vitamina A, D e omega 3) e vitamine sono stati il baluardo di bambini, studenti, anziani e dei cosiddetti “convalescenti”. Oggi forse la richiesta al medico: «Mi sento stanco, mi dà un ricostituente?» è minore, ma talvolta capita. In commercio esistono moltissimi tipi di ricostituenti: di alcuni di questi non è sempre chiarissimo il meccanismo biochimico: l’effetto antiastenico (antistanchezza) avviene sul metabolismo o forse in ambito più psicologico? È innegabile che le vitamine servano invece in casi di caren- Le fumigazioni Nello studio del medico di famiglia molto frequentemente si incontrano disturbi che riguardano le alte vie respiratorie. Spesso non è necessaria alcuna terapia se non qualche blando antinfiammatorio. Per chi non si vuole riempire di prodotti “chimici”, le fumigazioni sono sempre utili. Di memoria termale (vapori, humages) le fumigazioni sono di utilizzo casalingo e non hanno in pratica controindicazioni. Servono a umidificare la mucosa delle alte vie respiratorie nel caso di riniti o faringiti virali di lieve entità. Basta poco: un “pentolino” di acqua bollente, un cucchiaio di sale o bicarbonato da aggiungere all’acqua, un asciugamano e si respirano i vapori. Semplice, no? za (a proposito: nel 1906 l’inglese Frederick Gowland Hopkins propone che la mancanza di vitamina C e D sia la causa di scorbuto e rachitismo), quadri che oggi non sono così frequenti come invece l’utilizzo di polivitaminici e integratori ci farebbe pensare. Gli integratori appunto: come dice il termine, integrano, in altre parole immettono nell’organismo elementi come i sali minerali e altre sostanze, di cui il soggetto è carente. Le soluzioni saline possono essere utili dopo sforzi, attività sportiva intensa, perdita di liquidi da sudorazione eccessiva (ad esempio per aumento della temperatura): in ogni caso devono essere usati bene. Molto spesso, comunque, una semplice spremuta d’arancia è utile ed è anche più naturale. Vaccinazioni Dal 1796, quando Edward Jenner effettua la prima contro il vaiolo, le vaccinazioni contro batteri e virus sono all’ordine del giorno A VOLTE RITORNANO e nel nostro Paese sono obbligatorie nell’infanzia. Non dimentichiamo le principali contro morbillo, pertosse, difterite, epatite B. Di recente per le ragazze quella contro l’Hpv. E come dimenticare le campagne autunnali per la vaccinazione antinfluenzale, gratuita di norma per la popolazione anziana e raccomandata anche ad adulti e bambini a rischio. Raggi X Anche qui non si tratta di terapia ma di diagnostica. Nel 1895 il tedesco Wilhelm Roentgen scopre i Raggi X. Una pietra fondamentale e indispensabile per la medicina, la diagnosi di malattie e la loro cura. La radiografia entra nella routine medica quotidiana sia ospedaliera che ambulatoriale. La sua evoluzione, la Tac (Tomografia assiale computerizzata), sfrutta i raggi X per fornire immagini più approfondite. Agopuntura È una metodica che ha più di 5000 anni ed è entrata a pieno nella pratica della medicina occidentale negli ultimi decenni. Gli effetti sono il riequilibrio energetico, la diminuzione del dolore come nelle cervico-dorso-lombalgie, dell’ansia, dello stress, dell’insonnia, eccetera. A oggi il paziente si approccia all’agopuntura perché terapia “dolce”, perché il soggetto è visto a 360° e perché non si usano farmaci (che possono produrre effetti collaterali). Una metodica molto antica e, nello stesso tempo, moderna. ZOOM Stetoscopio Non è ovviamente una terapia ma è uno strumento medico che è stato inventato dal francese René Laennec nel 1816. È lo strumento che ogni medico utilizza, perfezionato nel tempo nel fonendoscopio, per auscultare cuore e polmoni. Oggi esistono anche modelli elettronici e interpretativi. Uno strumento di cui è impossibile fare a meno. 33 sa. Idem il tempo: è un qualcosa di inafferrabile che viene usato in modi diversi. Può essere un metodo di controllo sociale, di controllo dell’esperienza umana, di legittimazione del potere (pensiamo alla genealogia delle casate nobiliari). È difficile, mi auguro si comprenda, contrapporre diversi modelli di tempo e attribuirli a società con la Storia e società senza Storia. PAROLA ALL’ANTROPOLOGO IN REALTà È TUTTO NUOVO T utto è ciclico, tutto torna? A quanto pare no nell’esperienza e analisi del professor Roberto Malighetti, Professore straordinario di Antropologia culturale e sociale presso l’Università degli Studi di Milano “Bicocca”, Facoltà di Scienze della Formazione. 34 Eppure le mode, le tendenze, gli stili, le malattie, le guerre sembrano dire il contrario. È una visione, la nostra, dettata dalla società attuale - che è in grado di archiviare e memorizzare come nessuna precedente - o l’uomo si è sempre guardato indietro? Il presupposto da cui io parto è che “memoria” e “tempo” sono costruzioni, non sono realtà oggettive. In questo senso differenti gruppi, per interessi comuni, costruiscono tempi e memorie con funzioni e obiettivi particolari. La memoria è infatti selezione: il presente costruisce il passato, non vicever- In che senso, scusi, società con Storia e senza Storia? L’antropologia è uno studio, uno sguardo moderno verso ciò che non è moderno. Una forma razionale per studiare le culture degli altri. Mai però la propria, perché basata su modelli assoluti, puri, autentici. Quindi noi applichiamo la nostra memoria a popolazioni contaminate da noi europei e le congeliamo sul cosiddetto “eterno presente”: dal nostro punto di vista la loro Storia inizia con il nostro arrivo. Eppure queste società hanno una memoria (gli antenati, ad esempio) e un tempo (quello cosmologico magari). Cosa regola il nostro tempo, inteso come “tempo occidentale”? Noi siamo una “società nel tempo”, applichiamo la nostra memoria e la nostra prospettiva a tutto. In ambito sociale e politico noi abbiamo imposto l’evoluzionismo, il Darwinismo, chiamandolo progresso. In fondo una legittimazione del dominio europeo e delle sue pretese di conquista secondo il principio della civilizzazione di chi si trova più indietro. Il che significa un unico modello evolutivo per tutte le società del mondo. Esatto. Pensiamo solo al termine e al concetto di primitivo: come si fa a dire a un contemporaneo che “è venuto prima”? Perché lo consideriamo un rappresentante di un nostro stadio evolutivo precedente. Perché valutiamo una sola forma di evoluzionismo che tralascia differenze geografiche, sociali, di tempo. Boscimani e eschimesi sono allo stesso livello, inteso come sviluppo. È un proclama ideologico che ora va A VOLTE RITORNANO stretto ma, in epoca vittoriana, è stato un grande passo avanti: prima ad alcune comunità era negata perfino l’appartenenza al genere umano. Ma non abbiamo tempi diversi, all’interno della stessa società? Certamente, ne abbiamo di progressivi (gli anni) e di ciclici (calendari, stagioni, giorno notte), ma anche forme di tempo personalissime con cui cerchiamo di avere potere sul futuro: scaramanzie, ritualità, la stessa religione. Forme di tranquillità che celano meccanismi per manipolare il tempo, renderlo più favorevole. Quindi noi guardiamo al futuro o al passato? È questo il punto: attraverso memoria e tempo il passato è facilmente manipolabile. Il futuro, invece, no. E non lo sarà mai. Ma noi ci proviamo lo stesso perché, come dice una mia collega americana della nostra professione, «cerchiamo di dare un senso a un mondo che non ne ha» usando ogni strumento a disposizione. Perché, per fare chiarezza, siamo affascinati - a turno - dagli anni Settanta, poi dagli anni Trenta, poi da pratiche medievali e via dicendo. Questo è innegabile, non trova? Le rispondo con una domanda: chi determina le mode? Sono un fatto naturale o indotto? E poi, vogliamo valutare l’eterno ritorno di alcuni modelli o vedere come quei modelli si semplificano e vengono riprodotti? Perché i pantaloni a zampa di elefante, per fare un esempio banale, sono usati in altro modo, con diversi significati: non c’è più la politica, la differenziazione sociale, non sono più usati con l’eskimo, eccetera. Azzardiamo: sono nuove cose? Esatto. E sono due le strade: o è frutto del caso (la concomitanza) o qualcuno ha creato i presupposti e ha indotto il fenomeno. Passando al tema del dossier, A volte ritornano, può spiegarci qual è il rapporto dell’uomo con la malattia, soprattutto quella che si ripropone? La malattia è una categoria cui noi associamo dei comportamenti e delle reazioni. Ci sono società in cui, per certi sintomi, si è considerati malati e altre, al contrario, che danno una visione diversa del fenomeno patologico. La malattia non è una realtà oggettiva, è una rappresentazione di stato costruita. E se la pensiamo a livello biologico possiamo limitarci a un’analisi. Se, invece, ci immergiamo nella retorica del ritorno delle malattie scomparse - soprattutto per via dei flussi migratori - mi viene subito in mente l’esempio della peste. La peste è una malattia sociale, politica, causata dalle crociate. Senza la guerra non ci sarebbe il contagio. Quindi non riguarda solo l’organismo, bensì tutti gli altri aspetti che condizionano la nostra esistenza. Ritorniamo al discorso precedente: una malattia è scomparsa, ma da dove? E ancora, ritorna in termini identici o è una nuova malattia, un nuovo ceppo? O siamo noi che vogliamo controllarle, alla pari del destino, e per farlo usiamo categorie che già abbiamo perché non vogliamo cambiare il nostro modello teorico? La medicina, anche grazie all’antropologia medica, sta studiando un cambiamento dei modelli. Sta uscendo dall’isolamento organico/biologico - ovvero l’esclusivo studio degli effetti sull’uomo per abbracciare teorie politiche, relazionali e culturali. E scoprire così l’impatto emotivo sull’uomo e gli effetti sociali della malattia. Perché il mondo è molto più complesso di quanto - fino ad ora - abbiamo inteso. In chiusura, può farci un esempio di questa complessità che sta cambiando l’approccio dell’universo scientifico? Dato che ne abbiamo parlato a lungo: il tempo. Si studia molto seriamente la sua fluttuazione/ contrazione/dilatazione a seconda degli stadi, della gravità. Come pensare, nel 2012 a un tempo oggettivo, slegato dallo spazio, come si è invece pensato sempre nel passato? 35 Prova l’efficacia e la convenienza della Marca garantita dai farmacisti in Cooperativa. Enteroseven Prova tutti i PRO Integratore alimentare A base di fermenti lattici e vitamine. Favorisce il riequilibrio della flora batterica intestinale. Gusto ai frutti di bosco, gradito anche ai bambini. 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Una rete nella rete che evidenzia le attività dei comuni, ne promuove l’operato, distribuisce premi (il “5 stelle” è arrivato alla quinta edizione, vinta nel 2011 da Castellarano, in provincia di Reggio Emilia), fa informazione, organizza convegni e feste. Al momento sono poco più di una cinquantina i comuni iscritti, ma aumentano di mese in mese. Mancano, com’è ovvio in questa fase, i grandi centri metropolitani la cui macchina amministrativa, burocratica e legislativa è meno snella e non permette facili “virtuosismi”. Di seguito vi segnaliamo alcuni esempi raccolti in rete. Capannori a rifiuti zero Comune in provincia di Lucca, Capannori ha 45mila abitanti suddivisi in 40 frazioni e una percentuale di raccolta differenziata pari all’82%. Questo risultato è possibile grazie a una raccolta porta a porta capillare e a progetti di distributori di acqua, latte e detersivi sul territorio per evitare imballaggi, contenitori in plastica e incrementare il riciclo del vetro. L’obiettivo della cittadina toscana è arrivare al 100% di rifiuti riciclati entro il 2020. Riccione a pedali Anche qui entro il 2020, ma non si parla di rifiuti, bensì di incremento del traffico ciclo e pedonale che secondo gli amministratori, dovrà passare dall’attuale 8 al 20%. Come fare lo spiega il vicesindaco Lanfranco Francolini che presiede il tavolo tecnico del Gruppo mobilità attiva: «Oltre a puntare sul benessere fisico, sul decremento degli incidenti e dello smog nell’aria, vogliamo pubblicizzare la bicicletta come il mezzo più veloce e migliore per spostarsi in città. È infatti scientificamente provato che sulla distanza dei 3 km la bici batte sia l’automobile, sia l’autobus pubblico. Per questo abbiamo pubblicato mappe con i tempi di percorrenza dei più frequenti spostamenti cittadini». Napoli Nonostante sia tristemente famosa per il problema rifiuti, nel capoluogo campano è nata l’iniziativa “Ricomincio da te” (parafrasando il film del grande Troisi) nata per informare i cittadini sulla pericolosità dell’olio utilizzato in cucina, nelle fritture (ma anche quello all’interno delle scatolette del tonno) perché è difficile da smaltire, distrugge l’equilibrio di alcuni ecosistemi, rovina gli impianti fognari e, disperso nell’acqua ne impedisce l’ossigenazione. Per agevolare lo smaltimento “Ricomincio da te” propone il ritiro direttamente a casa, porta a porta. Basta iscriversi su facebook, all’indirizzo http://www.facebook. com/events/27731199463. ACCORDO STORICO Che il mercato dell’auto elettrica sia destinato a crescere in maniera sensibile nei prossimi anni è sempre più probabile anche grazie a un importante accordo sottoscritto da alcune delle più importanti case automobilistiche al mondo. Sette grandi produttori di auto (Audi, Bmw, Daimler, Ford, General Motors, Porsche e Volkswagen) hanno infatti approvato uno standard comune per la ricarica dei veicoli elettrici. Il sistema attuato uniforma in un unico connettore tutte le diverse configurazioni di ricarica delle auto e le stazioni di rifornimento; questo varrà sia in Europa che negli Stati Uniti, agevolando la pianificazione delle infrastrutture future; inoltre, l’adozione di un protocollo di comunicazione comune, permetterà l’integrazione dei veicoli elettrici nelle smart grid (reti di software che permettono l’ottimizzazione di un sistema energetico, evitandone gli sprechi) 37 le novità sulla neve di Enrico Maria Corno PISTE 38 La grande novità della stagione sta nel nuovo collegamento tra Pinzolo e Madonna di Campiglio, realizzato dopo anni di attesa e speranze degli appassionati. Una nuova telecabina collegherà le località Patascoss a Madonna di Campiglio e Puza dai Fò a Pinzolo passando per due stazioni intermedie. Altrettante piste le allacceranno allargando il domaine skiable a 150 km di tracciati tra Pinzolo, Madonna di Campiglio, Folgarida e Marilleva. Un altro nuovo collegamento è stato inaugurato in Alto Adige, a Maranza, poco oltre Bressanone in Val Pusteria, tra il Gitschberg e la Jochtal (44 km di piste). Anche la formidabile ski-area di Plan de Corones ha una nuova telecabina, con partenza proprio davanti alla stazione ferroviaria di Perca. esempio si risparmia tenendo gli sci in auto senza usare la skiraum, oppure preferendo al mattino un semplice caffè alla pantagruelica colazione tedesca. ACCOGLIENZA PREZZI La vera novità della stagione? Un hotel in Val Gardena dove il prezzo viene deciso dal cliente! Si risparmia anche così nel primo Smart Hotel d’Italia, il Saslong di Santa Cristina (Tel 0471.774444, www.saslong.eu) dove le tariffe sono modulabili: la “formula del conto” parte da un prezzo base - 70 euro la doppia a notte in altissima stagione - per poi salire in base ai servizi che si richiedono. Ad Di solito per risparmiare sulla neve si preferiscono località meno suggestive o periodi di permanenza meno lunghi. Per colpa del franco troppo forte nel cambio con l’euro, tutte le montagne svizzere non proprio messe male in quanto a panorami - hanno abbassato parecchio i prezzi per invogliare lo sciatore italiano. Ad esempio nel Vallese, il cantone sul confine con Lombardia e Piemonte, muoversi sci per dilettanti travestiti ndr) comprende 3 notti in appartamento tre stelle tutto compreso a 79 euro (dal 17 al 24 dicembre, dal 15 gennaio al 4 febbraio e dal 3 al 31 marzo - www.svizzera.it). E se la Val di Fiemme rimane sempre il posto più economico di tutte le Dolomiti (il pacchetto “Star Bene nella Natura” parte da 290 euro a persona a settimana in mezza pensione), da quest’anno per risparmiare si può anche navigare su www.scigratis.it dove vengono raccolte e prodotte le migliori offerte low cost in circolazione. ATTREZZATURA a Leukerbad (sede di piste meravigliose e delle Terme più grandi delle Alpi) si celebrano i 40 anni dall’apertura della famosa funivia, sciando a 40 franchi svizzeri (32 euro) anziché a 55. E per chi soggiorna almeno tre giorni (www.leukerbad.ch), tutti gli skipass sono gratuiti! A Rosswald, un piccolo gioiello di poche case interdetto all’uso delle auto e direttamente sulle piste, a soli 10 km dal confine del Gottardo (cioè a 2 ore da Milano), 7 notti in baita con skipass settimanale, cena fondue ed escursione notturna accompagnata costano solo 286 euro dal 7 al 28 gennaio e dal 3 marzo al 7 aprile (www.vallese. ch). Non lontano da qui, a Belalp, il pacchetto “Forfait delle streghe” (che prende il nome da una celebre gara di Tornano di moda gli sci lunghi e larghissimi, in base alla richiesta di fuoripista che caratterizza questa stagione. Però la novità tecnologica sta nella nuova maschera da sci “Veloce” di Briko che consente di vedere in tempo reale velocità, distanza, altitudine, cronometro e tante altre informazioni grazie a un sistema GPS integrato all’interno. Con un leggero sguardo verso il basso, la maschera ci informa sulla nostra andatura, proprio come il cruscotto di una automobile (www. briko.com). La tecnologia brevettata Omni-Heat Electric, invece, applicata su guanti da sci, scarponcini e giacche del brand americano Columbia (vedi foto in alto), permette di riscaldare i capi grazie a una mini-resistenza alimentata da una batteria elettrica e mes- sa in funzione da un piccolo pulsante. È perfetta per chi patisce particolarmente il freddo (www.columbia.com). Infine uno sguardo ai nuovi scarponi da sci Fischer RC4 Vacuum, i primi al mondo a modellarsi attorno al piede del proprietario grazie a innovativi gel e strati di materiali compositi (www.fischersports.com). 39 IN ACQUA FIN DA PICCOLI di Laura Camanzi in collaborazione con Monica Glionna, Istruttrice di acquaticità I corsi di acquaticità 0-3 anni hanno come obiettivo quello di rendere familiare l’acqua al bambino attraverso il gioco, in piena libertà, senza regole o costrizioni. Non insegnano necessariamente a nuotare: permettono alle mamme, ai papà e ai loro piccoli di conoscersi meglio in un ambiente nuovo e stimolante. Ne abbiamo parlato con Monica Glionna, istruttrice di acquaticità neonatale presso le Terme di Premia (Verbania). 40 Quando si possono iniziare i corsi di acquaticità? Se stiamo ai tempi delle piscine, dai 3-4 mesi in avanti, dopo la prima vaccinazione. Se si sta ai tempi del bambino, da quando è caduto il cordone ombelicale. A casa, se è possibile, è bene lavarsi con il proprio bambino nella vasca da bagno, sia per stimolare le sensazioni positive che nascono dal contatto pelle a pelle, sia per mantenere una sorta di continuità con le condizioni di vita intrauterina. Dopo il quarto mese i bimbi iniziano a vedere meglio e percepire con più chiarezza l’ambiente che li circonda e vivono l’attività in acqua come un’esperien- za sensoriale, ludica che stimola il senso di gruppo e la socializzazione. Con questi corsi i bambini diventeranno dei piccoli nuotatori? Questo è uno dei miti da sfatare. I genitori arrivano di solito con false aspettative, spesso dopo aver visto filmati in tv o in internet di bambini piccolissimi che nuotano da soli, e il più delle volte rimangono delusi dalle prime reazioni dei propri figli in acqua. Quelle immagini sono il risultato di un periodo di lavoro in vasca che non è standard per tutti i bambini. I processi di apprendimento possono essere lunghi. Ciò che si propone l’acquaticità è propedeutico all’apprendimento del nuoto e a un rapporto più disinvolto e autonomo con l’acqua. Anche perché alla prima immersione ogni bambino reagisce in maniera diversa: alcuni si bloccano, altri reagiscono con gioia, altri ancora piangono e hanno bisogno di essere coccolati e rassicurati. Le mamme e i papà come si devono comportare? Devono assecondare i tempi del proprio figlio. Ogni bambino ha i propri ritmi e le proprie esigenze, che vanno rispettate e sostenute ai fini di una buona riuscita dell’ambientamento. È importante non far prevalere l’ansia da prestazione del genitore ed evitare i confronti con gli altri bambini. Non bisogna avere fretta: gli esercizi vanno ripetuti più volte in modo che il bambino possa assimilarli, perché la ripetizione dà sicurezza. Il genitore in acqua deve essere rilassato e trasmettere tranquillità: la mano di sostegno che accompagna sempre il bambino permette di sentire le sensazioni e di conseguenza anche le tensioni muscolari se ci sono. Una mamma e un papà sereni aiutano il bambino a essere più sicuro e avere un buon rapporto con per chi ha figli rato muscolo-scheletrico; dal punto di vista psicologico si rafforza la relazione con il genitore e si accresce la fiducia in se stessi. l’acqua. Inoltre è bene incoraggiare ed elogiare il proprio bambino quando riesce a compiere un passo avanti, e continuare a farlo anche quando sembra non riuscirci. In questo modo lo si aiuterà ad acquisire sicurezza nelle proprie capacità. Trasformare in gioco poi un momento di spavento, come una possibile “bevuta”, è il modo migliore per non traumatizzarlo. E allora qual è l’obiettivo di questi corsi? Non si insegna niente di nuovo, perché tutto quello che si fa nell’acquaticità i bambini lo sanno già fare. Si insegna però ai genitori a trovare un modo diverso di relazionarsi con il proprio bambino, a prendere fiducia nelle sue capacità. Si regala un’ora di gioco in un ambiente stimolante come l’acqua, un’ora di contatto pelle a pelle non solo con la mamma, ma anche con i papà, che sempre più spesso si ritagliano questo momento tutto per loro. Il corso di acquaticità è e deve essere innanzitutto un’esperienza ludica. Che poi ne seguano anche risvolti formativi è una diretta e piacevole conseguenza, ma il motivo di fondo, che non bisogna mai dimenticare, è che per il bambino deve rimanere un momento di gioco. I vantaggi sono notevoli: dal punto di vista fisico si rafforzano il sistema cardio-circolatorio, quello respiratorio e l’appa- Ridimensionate le aspettative, messi da parte confronti e ansie da prestazione, cosa possono fare i neo genitori per far star bene i propri bambini in acqua? Essere esigenti, sia sulla competenza degli istruttori che sulle condizioni igieniche delle piscine. I neonati hanno una pelle molto delicata e sensibile e possono essere soggetti più di altri a infezioni cutanee. Inoltre bisogna fare attenzione affinché non prendano freddo quando escono dall’acqua e ricordarsi di asciugare sempre molto bene l’interno delle orecchie. La temperatura dell’acqua poi è molto importante. Fino ai tre mesi il bambino non dovrebbe essere immerso in acqua con temperatura inferiore ai 33°. Dai sei mesi in avanti i bambini sono in grado di sopportare anche temperature leggermente inferiori, ma non meno di 30°. In questo caso l’acqua termale della piscina dove insegno gioca un ruolo molto importante, non solo perché naturalmente calda (tra i 34° e i 35°), ma anche per la sua composizione. È un’acqua solfato-calcica, particolarmente adatta per la cura delle infiammazioni croniche delle prime vie aeree, che aiuta a fluidificare e a espellere le secrezioni, così frequenti nei bambini piccoli. 41 QUANTE ZAMPE COIFFEUR A QUATTRO ZAMPE di Laura Camanzi in collaborazione con Debora Belli, “Dog in the city” - Milano Quando si parla del binomio acqua e cani il dubbio è sempre lo stesso: lavarlo sì, ma ogni quanto? In linea di massima mi sento di rispondere a questa domanda dicendo una volta al mese, ma i casi e le eccezioni sono tanti. Il mio consiglio è di usare il buon senso. La frequenza dei lavaggi dipende da molte cose: dalla razza del cane, dalla taglia, dal tipo di pelo, dalla cura che ne ha il proprietario. Un cane piccolo a pelo lungo si sporcherà molto di più di uno a pelo corto, tanto più in una città inquinata come Milano, ma un cane a pelo corto abituato a correre e rotolarsi nel fango non sarà certo da meno. Così come un animale che non viene adeguatamente e costantemente accudito dal suo proprietario avrà maggiore necessità di essere lavato di uno che invece viene spazzolato regolarmente e a cui vengono pulite ogni giorno le zampette. 42 Ha accennato allo smog delle nostre città, è così deleterio, oltre che per i nostri polmoni, anche per il mantello dei nostri amici a quattro zampe? Sì, basta vedere come si sporcano le carrozzerie delle auto in strada. I cani, siano Bassotti o San Bernardo, sono comunque all’altezza dei tubi di scappamento delle macchine e quindi a stretto contatto con le polveri sottili, che non solo sporcano, ma seccano anche il pelo e la cute. Quindi lavarli spesso, soprattutto in città, diventa necessario, ma non sempre questo ai cani fa piacere… La soluzione è abituarli fin da cuccioli in maniera dolce: si possono dare due-tre spazzolate e poi un bocconcino, in modo da gratificare l’animale e fargli capire che la toelettatura è un’operazione necessaria, ma anche piacevole. Noi coccoliamo molto gli animali quando li laviamo, perché ci rendiamo conto che spesso per loro stare fermi a farsi spazzolare è una forzatura, e cerchiamo in qualche modo di ripagare la loro pazienza. E dei lavaggi self service che si stanno diffondendo che ne pensa? Credo siano una buona soluzione per chi ha cani a pelo corto relativamente facili da lavare. Permettono di risparmiare e di non allagare casa, ma non garantiscono tutte le operazioni “di contorno” che Toelettare non vuol dire semplicemente “spazzolare” ma migliorare lo stato di salute del mantello; così come fare il bagno significa nutrire la pelle con prodotti a pH adeguato che non solo puliscono ma curano e idratano la pelle un professionista è in grado di fare. Il toelettatore non è semplicemente una persona che lava il cane, ma un professionista con una specifica preparazione che si prende cura dell’aspetto e del benessere dei nostri amici animali. Quando un cane arriva da noi non viene solo lavato: gli vengono anche pulite le orecchie, la zona intorno ai genitali, tagliate le unghie e viene spazzolato con specifici e appositi strumenti. Sempre utilizzando strumenti sterilizzati e prodotti che non irritano la pelle, shampo delicati che non alterano il mantello idrolipidico della cute. È bene sfatare il mito che un sapone delicato, magari per neonati, vada bene anche per i nostri amici a quattro zampe. Gli umani hanno una pelle dal pH leggermente acido (pH 5.5), i cani invece hanno un pH neutro (pH 7); per cui i nostri prodotti, per quanto delicati, risultano troppo aggressivi per la loro cute. soprattutto tenerli controllati. Guardare le unghie, in particolare lo sperone, e le orecchie. Verificare se sono calde, arrossate o maleodoranti e, nel caso, intervenire. L’attenzione quotidiana per l’animale permette di accorgersi più facilmente di eventuali parassiti o di formazioni cutanee e segnalarle sul nascere al veterinario di fiducia. Ci sono regole quotidiane da seguire per garantire benessere e pulizia? Pulire le zampette quando si entra in casa, spazzolare il mantello il più possibile, se non tutti i giorni almeno una volta a settimana - ovviamente poi i tempi e i modi di spazzolatura variano a seconda del pelo del cane - e poi E i gatti? Anche il gatto può aver bisogno di toelettatura, specialmente se a pelo lungo. Persiani, Main Coon e Norvegesi hanno necessità di essere spazzolati quotidianamente, ma anche di essere lavati spesso, almeno una volta ogni tre mesi. Il gatto, soprattutto se a pelo lungo, andrebbe spazzolato a casa tutti i giorni; quando si formano nodi però è necessario l’intervento di un professionista. Nella maggior parte dei casi la toelettatura/tosatura viene effettuata normalmente, ci sono però casi in cui è necessario agire con l’animale sedato. Mi riferisco a gatti troppo irrequieti o con un pelo eccessivamente trascurato e non più recuperabile. In quest’ultimo caso si parla di toelettatura igienica e solitamente viene effettuata in sedazione sotto controllo di un medico veterinario. Per i gatti a pelo corto e che stanno in casa, di solito il lavaggio non è necessario, anche se fatto una volta all’anno nel periodo della muta del pelo potrebbe essere loro d’aiuto. 43 ricette LA STAGIONE DEGLI SPINACI di Laura Camanzi In collaborazione con Giovanni Seveso, Specialista in alimentazione O VALORI NUTRIZIONALI PER 100 GRAMMI Calorie 23 Kcal Proteine 2,86 g Grassi 0,39 g Acqua 90 g Fibre 2,2 g 44 ltre a carboidrati, proteine e grassi», come sottolinea Giovanni Seveso, specialista in Scienze dell’alimentazione e dietetica, «gli spinaci contengono abbondanti quantità di potassio (558 mg), calcio (99mg), sodio (79 mg), ferro (2,3 mg) e vitamina C (28 mg). Sono inoltre un rimineralizzante di grande valore: hanno proprietà antianemiche, depurative e leggermente lassative. Contengono molta clorofilla, indispensabile per fissare calcio, fosforo e magnesio nella struttura ossea». Ma nonostante gli innumerevoli pregi non fanno bene a tutti. «L’elevata presenza di acido ossalico», chiarisce Giovanni Seveso, «li rende controindicati per i sofferenti di artrite; ma sono soprattutto i nitrati in essi contenuti cui bisogna prestare attenzione: hanno un ruolo - a oggi - non ancora chiaro se benefico o meno per l’organismo, soprattutto dei più piccoli (bambini sotto i 3 anni) e dei pazienti affetti da patologie gravi, come il diabete e le malattie cardiovascolari. I pareri in proposito sono piuttosto discordanti, ma questo non significa che non si debbano mangiare: come sempre è l’eccesso a rendere le cose negative, quindi consumarne sì, ma con moderazione». Gli spinaci vanno sciacquati in acqua fredda con molta cura per eliminare la terra che spesso si insinua tra le foglie, ma non vanno lasciati in ammollo, perché questo farebbe perdere loro molti principi nutritivi. Il modo migliore per conservare la maggior quantità di proprietà è quello di stufarli con poca acqua dell’ultimo lavaggio. «Questi ortaggi difendono dai radicali liberi», ricorda Giovanni Seveso, «ma gli antiossidanti in essi contenuti vengono persi se la preparazione è sbagliata, quindi cotture brevi e preferibilmente al vapore. Vanno inoltre consumati velocemente: si conservano un paio di giorni al massimo in frigorifero in un sacchetto di carta e dopo la cottura se ne sconsiglia la conservazione, a meno che non vengano surgelati». LA RICETTA Mettete le patate a lessare in una pentola per circa 3040 minuti, e nel frattempo in una casseruola fate cuocere gli spinaci con poca acqua salata. A cottura ultimata scolateli e strizzateli: il loro peso dovrebbe essersi ridotto quasi della metà. Mettete gli spinaci su un tagliere e tritateli con un coltello o con la mezzaluna. Sbucciate le patate e schiacciatele con uno schiacciapatate. Disponete la purea ottenuta su un piano infarinato, unite gli spinaci tritati, il tuorlo, una grattugiata di noce moscata, un pizzico di sale e iniziate a impastare. Aggiungete gradualmente la farina fino ad ottenere un impasto compatto e non appiccicoso. Dividete l’impasto in piccole quantità e formate dei filoncini di 2-3 cm di spessore. Tagliate con un coltello dei piccoli gnocchetti che, in attesa della cottura, disponete in fila su un canovaccio infarinato. Mentre bolle l’acqua in una padella fate soffriggere uno spicchio d’aglio in 4 cucchiai d’olio. Unite le code di gamberi sgusciate e tagliatele a tocchetti; cuocetele per 2-3 minuti poi toglietele dalla padella e tenetele da parte. Nella stessa padella mettete i pomodorini tagliati, aggiungete un mestolo di acqua calda e cuocete, con coperchio, per 15 minuti. Quando gli gnocchi sono pronti fateli saltare nella padella con li sugo aggiungendo i gamberi, una macinata di pepe e un filo d’olio a crudo. Buon appetito! GNOCCHETTI CON GAMBERI E POMODORO Per gli gnocchi 700 gr di patate farinose 200 gr di farina 00 400 gr di spinaci 1 tuorlo noce moscata e sale q.b. Per il condimento 10 pomodorini pachino 16 code di gambero 1 spicchio d’aglio olio extra vergine, sale e pepe q.b. Christian Boiron, farmacista, Direttore Generale del Gruppo Boiron. Il nostro medicinale è il N°1* in Francia. Sapete perché? Perché risolve i sintomi rapidamente. è omeopatico, quindi si può assumere a ogni età con sicurezza. Per i sintomi influenzali, provate un medicinale omeopatico. Parlatene con il vostro medico o il vostro farmacista. Scegli anche tu Boiron, leader mondiale dell’omeopatia, azienda familiare da oltre 80 anni, con più di 4000 persone nel mondo. www.boiron.it * Dati GERS France-Marché Etat Grippal-Ventes en unités, Février 2011. Letture salutari di Francesco Rizzo M’ammazza di Camila Raznovich 161 pagine Rizzoli Prezzo: 15 euro 46 Uno sguardo politicamente scorretto (fin dal titolo) sull’esperienza della maternità. Ma, soprattutto, su come cambia la vita - pratica ed emotiva di una donna quando diventa madre. Lo propone un personaggio televisivo che della schiettezza, non a tutti gradita, ha fatto la sua firma d’autore: Camila Raznovich, conduttrice cresciuta tra i programmi musicali di Mtv, in una nidiata che ha lanciato comici, presentatori, talenti vari. E che sul piccolo schermo si è fatta conoscere parlando di sesso e di violenza sulle donne. Camila, madre di Viola (due anni oggi), racconta, con un tono schietto e arguto, la storia della sua maternità, dal concepimento al test di gravidanza fino alla gestione dei primi mesi di vita della bimba, partendo da alcuni presupposti. Tutti sono molto cordiali e festosi con una neo mamma ma è la neo mamma che deve affrontare un’avventura emozionante quanto rivoluzionaria per le sua vita e il suo corpo. E la neo mamma, per quanti consigli possa ricevere, non sarà mai abbastanza preparata per affrontare tutte le tappe di questo viaggio: dall’annuncio della gravidanza alle modalità del parto, fino alla scoperta che la vita sociale o le vacanze con un piccolo tra le braccia non sono una passeggiata e che il sonno e il cibo possono diventare una battaglia. Senza dimenticare il modo in cui cambia il rapporto di coppia. La Razonvich smitizza (ironica ma pungente) il tono fin troppo candido di altri manuali sulla gravidanza e, in generale, del mito del “lieto evento”. Che lieto, per certi aspetti, una donna può non trovarlo. Un libro, insomma, a metà fra il manuale pratico e il diario sincero. L’autrice vuol consigliare alle lettrici di non fare più bambini? Niente affatto. Camila, del resto, è in attesa del secondo figlio... tempo di lettura: 3 ore Sos ricarica di Gael Lindenfield 264 pagine Tea Libri Prezzo: 10 euro Spopolano le guide pratiche per ritrovare la strada verso il benessere. Ma oggi il segreto è la rapidità. Rapidità di consultazione, anche se il libro è lungo 264 pagine. Riesce a colpire nel segno Gael Lindenfield, psicoterapista inglese esperta di auto-aiuto, in particolare per quanto riguarda l’autostima e la gestione positiva delle emozioni. Partendo dall’esperienza personale, la Lindenfield racconta come reagire ai contraccolpi negativi della vita, alle emozioni destabilizzanti che essi causano, indicando come obiettivo ultimo una filosofia quotidiana che a molti sembrerà un’utopia: «Considerare come positivo videoteca Tomboy (Francia, 2011) ogni cambiamento, per quanto giunga inaspettato». Come la stessa autrice ha riconosciuto in un’intervista, in tempi di precariato diffuso (lavorativo, per cominciare ma - di conseguenza - anche sentimentale, emotivo...) un simile approccio all’esistenza pare assai difficile e allora il senso del libro è, per cominciare, quello di offrire al lettore una serie di consigli pratici, di esercizi per ottenere un conforto immediato, «di trucchi per affrontare il problema dei cali di umore durante i periodi difficili», spiega Gael. Ovvero un lutto, una separazione, la perdita del posto di lavoro, ma anche il prepensionamento o un tradimento subito da un amico. Il manuale è diviso in capitoli molto agili, con schede di immediata consultazione, e segue un percorso preciso. Spiega come diventare noi stessi... la persona che cerchiamo per farci aiutare; come far crescere l’autostima; come gestire il temperamento e conservare l’impeto del rilancio imparando a dire “no” o sabotando chi sa demoralizzarci. Tra i consigli più interessanti, la riscoperta dell’umorismo come fonte di benessere, un metodo per immaginare in modo creativo, quasi cinematografico, che i nostri sogni si realizzino, il modo di scegliere dei piccoli piaceri per cominciare e finire la giornata. tempo di lettura: 6 ore di: Celine Sciamma con: Zoe Heran, Jeanne Disson, Sophie Cattani durata: 84’ Valore terapeutico: per riflettere sul rapporto tra i nostri figli e la scoperta della loro identità sessuale I nostri figli e la scoperta della loro identità sessuale: un piccolo grande tabù che uno dei film più toccanti di questo 2011, Tomboy, della giovane regista francese Celine Sciamma, esplora con sensibilità. La protagonista, Laure, è una ragazzina pettinata come un maschietto che, giunta in una nuova città, per un guizzo di fantasia o forse solo per il bisogno di essere accettata per quello che gli altri si aspettano, si finge - appunto - un maschio, di nome Michel. Ma nella banda di adolescenti o quasi con cui trascorre il tempo, essere maschio significa saper giocare a calcio, fare pipì contro il vento e non tra i cespugli, avere “qualcosa” nel costume. E fare innamorare una ragazzina. Nel frattempo, a casa, Laure continua a essere Laure, alle prese con una sorella più piccola che chiede attenzione, perché la mamma è incinta di un fratellino, vero sogno del padre, che non vede l’ora di insegnare a qualcuno a guidare e giocare a poker. Con il tempo, però, l’inganno si svela... Tomboy è un film che ha il coraggio di affrontare un risvolto delicatissimo della formazione dei più giovani, ovvero il loro incontro con la loro sessualità, non ancora vissuta nel senso pieno del termine ma già determinante per la loro personalità e per i loro rapporti con il mondo esterno, i coetanei, la famiglia. Di più: la pellicola - bellissima anche per come coglie le reazioni di giovani attori diretti con abilità - racconta una scoperta di se stessi che passa attraverso una delle sfide più complesse che coinvolgano la crescita. Ovvero il bisogno di essere riconosciuti dagli altri. Anche a costo di apparire diversi da ciò che si è realmente. Una sfida che spesso non si vince nemmeno da adulti. Nel finale del film, Laure accetta di essere Laure, agli occhi di tutti. Ma getta il vestito da “bambina” che la madre le impone e torna a un “look” che si addice a un maschio come a una femmina. E che, comunque, ha scelto lei. 47 PROSSIMO NUMERO I dossier di PiùSalute IL TAGLIANDO DEGLI UMANI Uno speciale per verificare se, come, quando e perché hanno senso i controlli periodici, in base alle fasi della vita. In molti casi sono gli stessi medici che suggeriscono esclusivamente gli esami che possono avere un significato, senza gravare in alcun modo sul Sistema sanitario nazionale. L’esperto risponde Nel prossimo numero (marzo-aprile) sarà il dietologo a rispondere ai vostri quesiti: inoltrateli via mail a [email protected] o via fax allo 02.29513121. Zumba fitness Alla scoperta di un nuovo modo di fare fitness: lo zumba, una serie di movimenti al ritmo di musica latina proveniente dagli Stati Uniti. Segnali 48 Soffrite di pruriti ingiustificati ma ben localizzati? Ve ne darà conto il nostro medico di fiducia.