David di Joel Fendelman e Patrick Daly
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David di Joel Fendelman e Patrick Daly
DAVID di Joel Fendelman Stati Uniti, 2010, 80 minuti. Scritto da Joel Fendelman e Patrick Daly. Sottotitolato in italiano. Destinatari: Quinto anno della scuola Primaria, Scuola secondaria di I e II grado. Ambientato nei quartieri di Brooklyn, di Bay Ridge e Borough Park, dove gli ebrei- ortodossi e i musulmani vivono fianco a fianco, DAVID è la storia di Daud, un ragazzino musulmano di undici anni, figlio rispettoso e diligente dell'Imam locale Ahmed. Al giovanetto, unico figlio maschio della famiglia, è richiesto di memorizzare il Corano per poter istruire i più piccoli della comunità, e di indossare abiti tradizionali. Non ha amici fra i suoi coetanei ed è completamente coinvolto nella vita che il padre ha scelto per lui. Lo zio, molto orgoglioso di Daud, gli dona il Corano di famiglia ereditato dal nonno, con l’ammonizione: ‘So che te ne prenderai cura’. Daud se lo mette nella borsa per portarlo con sé ovunque. Un giorno, passeggiando con la sorellina nel parco, osserva un ragazzo che dimentica un libro in una panchina e subito, con la premura che gli è propria, si affretta a seguirlo per restituirglielo. Capita così inaspettatamente in una yeshiva dove, innervosito per la stranezza del luogo, mette distrattamente il Corano del nonno, anziché il Talmud smarrito, nella cassetta postale. Tornato alla yeshiva per rimediare all’errore, viene condotto in una classe di ragazzi ebrei. Si presenta come David e scopre all'improvviso che si tratta di una vera avventura stare in loro compagnia in questo mondo nuovo e misterioso. Diventa amico di Yoav e della sua famiglia, ma la sua vita si complica, trovandosi a vivere due vite: studente Yeshiva di giorno, figlio di imam di notte. Frequentandosi i ragazzi scoprono che, nonostante le differenze, sono in ultima analisi molto simili: chiacchierano, amano uscire insieme e giocare all’aperto. "E 'incredibile, c'è così tanto che abbiamo in comune ", dice lo scrittore-regista Joel Fendelman, "le cose che ci separano non sono così reali; non sono radicate nella nostra umanità, ma sono solo cose che creiamo». Tutto preso da queste nuove entusiasmanti esperienze, Daud delude suo padre mancando alla recita del Corano nella moschea e alimenta così il fuoco delle tensioni familiari già innescate dal desiderio della sorella maggiore Aishah di vivere fuori casa per studiare ingegneria in un college in California. Il finale del film lascia intendere come l’intenzione del regista non sia affatto quella di formulare risposte, ma di far sorgere domande: sulla propria identità, sulla propria famiglia, la propria cultura, la religione, e così via. Si capisce che scoprire le differenze, le somiglianze, i punti in comune e le nostre verità condivise richiede un duro lavoro, ma alla fine è enormemente gratificante. David è un film-documentario che vuole narrare una storia di fede, di amicizia, di dialogo tra tradizioni culturali differenti. Alla sua realizzazione hanno contribuito le comunità musulmane ed ebraico-ortodosse di Brooklyn e, per stendere la sceneggiatura, Fendelman ha trascorso un intero anno a stretto contatto con le comunità nei quartieri di Brooklyn, Borough Park e Bay Ridge, dove il film è stato interamente girato. Sulla base del feedback che ha avuto, il messaggio di apertura mentale e tolleranza di Fendelman è stato ben accolto dalla gente di entrambe le parti. Da un’indagine di qualche tempo fa su un campione composto da metà ebrei e metà musulmani -uomini con cappelli neri e donne in hijab che hanno assistito al film tutti insieme, il regista ha riportato: ‘Tutti hanno molto gradito il film, sostenendo che era molto onesto e autentico… Un film non può cambiare il mondo, ma può fare qualcosa di buono, una persona alla volta’. Fendelman racconta inoltre la storia di Binyomin Shtaynberger, interprete di uno dei ragazzi ebrei, che aveva ammesso di essere molto nervoso in un primo momento dovendo lavorare con un bambino musulmano. Ma poi ha detto: 'Quando ho avuto modo di conoscere David il primo giorno, mi sono reso conto che non siamo poi così diversi. Ed ora siamo amici di Facebook !‘ SPUNTI PER LA RIFLESSIONE 1) Entrambe le comunità, quella musulmana e quella ebraico-ortodossa, hanno un grande rispetto per i loro libri sacri, per una vita di devozione profonda e ricca, e per una solidarietà forte all'interno delle loro comunità. Ricerca all’interno delle comunità cristiane del nostro territorio i segni di questi elementi caratterizzanti la vita di fede comunitaria. 2) Le comunità musulmane ed ebraiche che si ritrovano a vivere oggi in America, sono accomunate dallo sforzo condiviso di vivere la modernità pur conservando l’essenza e le virtù culturali delle loro religioni. Il padre di Daud, Ahmed, incarna i "vecchi modi": il ruolo di imam conservatore a New York lo mette al centro di sfide che nel suo paese d’origine non avrebbe mai affrontato. La sua resistenza al cambiamento si manifesta attraverso il suo conflitto con la figlia, Aishah, che sta cercando disperatamente di andare all'università, non per sfuggire a un'educazione conservatrice, ma piuttosto perché è il percorso che le permetterà di realizzare i suoi sogni. Come molti musulmani in America, la lotta di Aishah è quella di mantenere l'identità musulmana, diventando parte integrante, allo stesso tempo, del tessuto della società americana. Nella società contemporanea, riscontri l’esistenza di elementi di ‘rottura’ tra modernità e tradizione? 3) David è un film prezioso che racconta la potenza dello sguardo dei bambini sui nostri tempi. La sua capacità di rivelare con precisione, attraverso il rimprovero muto, lo stato di pregiudizio culturale in cui affondano vite, abitudini, gesti, luoghi, parole, oggetti, pensieri, rapporti. Cogli i passaggi del film in cui gli adulti valutano l’altro secondo stereotipi. Cogli poi quelli in cui i ragazzi riescono a ‘costruire ponti’ fra l’ebraismo e l’islam, riuscendo col loro sguardo a rinnovare il pluralismo religioso. Prof.ssa Chiara Deppieri