I fiori di Rita Borsellino per la Casa dello studente

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I fiori di Rita Borsellino per la Casa dello studente
L’EUROPARLAMENTARE: «QUESTA CITTÀ VUOLE GIUSTIZIA E
SUBITO»
I fiori di Rita Borsellino per la
Casa dello studente
di Fabio Iuliano
L’AQUILA. La neve fredda di un pomeriggio di inizio marzo, il
silenzio della Casa dello studente e un fiore lasciato sulle
transenne dove c’è lo striscione che chiede giustizia per le
vittime. Quella stessa giustizia che ha invocato l’
europarlamentare Rita Borsellino, in visita all’Aquila alla vigilia
della fiaccolata per il presidio della Memoria. «Vorrei che
questo fiore ricordasse l’importanza di fare luce su quello che
è successo», ha spiegato, «anche davanti a una catastrofe
naturale, quando ci sono delle responsabilità umane che ne
aggravano le conseguenze». Un messaggio che la sorella del
giudice Paolo ha condiviso con la città.
Le foto delle otto vittime della Casa dello studente di via XX
Settembre si perdono nella neve, così come la scritta bianca su
sfondo nero che chiede che l’iter della giustizia segua il suo corso.
«Ci avete tolto il futuro, non toglieteci con il processo breve anche
la giustizia», si legge a malapena. È il messaggio del comitato
familiari delle vittime della Casa dello studente e del Convitto
nazionale. Ad accogliere l’europarlamentare è stata proprio
Antonietta Centofanti, la principale promotrice dei comitati a
sostegno del rispetto della legalità.
È stata lei a consegnare il mazzo di fiori, con dentro tante mimose,
alla Borsellino, in un abbraccio tra sorelle. Dentro ci sono tutte le
speranze sul buon esito dell’inchiesta giudiziaria.
Per la Borsellino, «gli italiani non si sono mai stancati di chiedere
giustizia per tutto quello che avviene, per i troppi silenzi, i buchi
neri, ma anche per le troppe indifferenze». Silenzi e indifferenze
«che ho vissuto in prima persona dal 1992 in poi», ha proseguito,
rievocando quel tragico 19 luglio in cui a Palermo persero la vita
suo fratello Paolo e anche i cinque agenti di scorta Emanuela Loi,
Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina
e Claudio Traina. «Guardando quello che sta qui», ha detto ancora
indicando le macerie, «penso a quella via D’Amelio, dove la
violenza dell’uomo e non la catastrofe naturale ha determinato una
tragedia enorme».
È proprio interpretando la sede di giustizia, da parte degli aquilani,
che l’europarlamentare - a Bruxelles nel gruppo dei Socialists &
Democrats - dice «basta con il gioco delle parti, questa città vuole
giustizia e subito», giudicando inopportuna la possibilità di trasferire
la competenza del processo dal foro dell’A quila. «La gente di
questa città ha tutto il diritto di rivendicare da sola la giustizia di
fronte a tante vittime, altrimenti», ha proseguito, «qui si rischia di
sprofondare nel baratro più assoluto». Un baratro dal quale si può
uscire solo promuovendo la legalità. «Le regole sono il tessuto etico
su cui cresce la civiltà, se si abbandonano le regole».
E questo la Borsellino lo ha detto anche alle oltre settanta persone
riunite nella tensostruttura di piazza Duomo, nonostante il
maltempo e le temperature gelide. Poi una buona cena alle
Casematte, sede del Comitato «3e32» a base di pasta e fagioli,
salsicce e altri piatti cucinati con semplicità della tradizione di
montagna. E poi alcuni video per ricordare la fatica di questi undici
mesi, dalle prime mobilitazioni, alle carriole, passando per lo «Yes
we camp», in cui L’Aquila ha cercato una nuova identità attraverso
le macerie del terremoto.
(06 marzo 2010)