Osmie: fra restauro ambientale e opportunità

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Osmie: fra restauro ambientale e opportunità
Osmie: fra restauro ambientale e opportunità Giuseppe Bennati, Presidente APS Oasi Apistica le Buche L'Oasi Apistica le Buche, nasce alla fine del 2001 dall'incontro fra la sezione di Prato dell’ARPAT (Associazione Regionale Produttori Apistici della Toscana), l'Istituto Agronomico per l'Oltremare, proprietario del fondo e la collaborazione del Comune di Poggio a Caiano. L'accordo nasce a seguito di un programma per il recupero e la gestione complessiva dell'area di circa due ettari, con 350 alberi da frutto. La prima azione è stata l’installazione di alcuni alveari, due dei quali in arnie da osservazione, isolati dagli altri e dotati di un riparo con finestra, per consentire a scolaresche, gruppi o singoli visitatori di avvicinarsi alle api senza alcun pericolo. Dal 2002 abbiamo avviato una indagine sulla presenza di apoidei spontanei , utilizzando la tecnica del nest trapping consistente nella posa di nidi trappola formati da fasci di canne comuni (Arundo donax) in tubi di laterizio. In autunno inoltrato abbiamo portato i bozzoli raccolti a Mauro Pinzauti del Dipartimento di Entomologia Agraria dell’Università di Pisa che ci ha aiutati nella classificazione: si trattava principalmente di Osmia cornuta e pochi esemplari di Megachile rotundata. La posa dei nidi trappola si è ripetuta ogni anno ed abbiamo potuto rilevare un costante aumento della colonizzazione dei nidi messi a disposizione. In alcuni anni i nidi hanno subito un forte attacco di parassiti, principalmente Cacoxenus indagator (Loew), Antrax antrax (Schrank) o formiche che hanno distrutto una parte consistente delle osmie in diapausa. Dal 2004 l’Oasi è diventata una Associazione di promozione sociale che ha visto l’ingresso di numerose persone che ne hanno arricchito il radicamento sul territorio e sono, come gli altri, desiderosi di impegnarsi in un progetto teso alla valorizzazione ed alla salvaguardia delle risorse naturali ed agroalimentari. Fin dall’inizio abbiamo pensato alla gestione del frutteto con metodo di agricoltura biologica e iniziata una ricerca sul territorio per costituire una collezione di fruttiferi antichi locali, coltivare pregiate varietà orticole ancora presenti nella nostra zona e zafferano. Per le cultivar di alberi da frutto ci siamo rivolti a due vivai specializzati, ma il grosso delle varietà sono arrivate dalla ricerca capillare sul territorio e l’auto propagazione del materiale reperito. Oggi abbiamo una settantina di vecchie cultivar toscane di cui 14 fichi e alcune varietà che raccontano storie di migrazioni: persone arrivate in Toscana da altre regioni in cerca di lavoro negli anni ’60 e ’70, hanno portato piante o semi di ortaggi per mantenere un legame con la terra di origine; anche queste hanno trovato posto nella nostra struttura. Dalla primavera del 2002 abbiamo iniziato l’attività didattica rivolta principalmente ai ragazzi della scuola dell’obbligo, ma ogni anno ci sono anche gruppi di ragazzi più grandi e adulti che vengono a trovarci. Il percorso di visita che proponiamo, prevede un discorso sulla api, biologia e prodotti e la fondamentale relazione con le piante coltivate e spontanee per garantire loro il successo riproduttivo. Per questo ruolo vitale, oltre che delle api, parliamo della presenza importante degli apoidei selvatici, bombi, megachile, Xilocope e osmie, di queste in particolare conserviamo in frigo un certo numero di bozzoli per poterne mostrare lo sfarfallamento quando abbiamo gruppi in visita. TABELLA GRANULI DI POLLINE TRASORTATI PER INSETTO (Pinzauti e Frediani) Il ruolo degli insetti pronubi in particolare nella conservazione dell’ambiente, non è a tutti noto. A partire dal valore economico attribuibile alla scomparsa di decine di migliaia di piante spontanee caratterizzanti i diversi ecosistemi (perdita biologica dal valore incalcolabile) o dalla valutazione economica rivestita da quella fauna selvatica che direttamente o indirettamente si ciba delle produzioni vegetali. Dalla tabella si può presumere l’enorme contributo indiretto determinato dall’impollinazione di tutte quelle piante che in diverso modo o fanno parte della catena alimentare animale o del precario equilibrio ecologico ambientale. Ogni anno con il comune di Poggio a Caiano organizziamo una o due feste per far conoscere meglio la nostra attività e valorizzare l’area, interessante dal punto di vista naturalistico, paesaggistico e per la presenza dei portali del ponte Manetti. Frequenti sono gli interventi degli studenti dell’IPSAA di Pistoia accompagnati da insegnanti, per i lavori di potatura o programmazione di pratiche agricole per la gestione con metodo biologico del fondo. Le visite delle scolaresche sono guidate da alcuni soci preparati in modo appropriato e consentono ai nostri ospiti di vedere da vicino le api, i nidi delle osmie,le piante e le fioriture presenti. Con i bambini più piccoli, oltre al percorso standard, ovviamente presentato con termini adatti alla loro età e lasciando ampio spazio a domande e osservazioni , facciamo anche un gioco di ruolo, per fargli comprendere in modo semplice l’impollinazione incrociata. Le osmie . Le osmie presentano uno spiccato dimorfismo sessuale e ciclo biologico monovoltino obbligatorio. Passano l’inverno nel bozzolo sotto forma di imago in diapausa, in questo stato posso anche sopportare temperature di 20° C sotto zero. Ogni bozzolo si trova all’interno di una cella dove le osmie trascorrono tutto il tempo per l’intero sviluppo preimmaginale. Spesso le celle sono disposte in serie lineari all’interno di nidi. Fuoriuscita dal bozzolo è in senso proterandrico. Accoppiamento sempre su un substrato, mai in volo. Grande quantità di polline per ogni uovo, a volte anche 1 cm cubo per il quale servono da 5 a 30 viaggi. Siti di nidificazione preferiti, possibilmente dove si trovano molti altri nidi. Gregarismo. Viene costruita 1 cella al giorno per circa un mese. Accumulano il polline misto a nettare in fondo alla cella, quando reputano sia sufficiente lo pressano con il clipeo, vi depongono 1 uovo e la schiusa avviene nell’arco di una settimana. Attraverso 4 stadi larvali e uno di pupa, l’osmia giunge allo stadio di adulto in agosto settembre, quando entra in uno stato di diapausa che le consente di giungere senza più alimentarsi all’inizio della successiva primavera. Nei primi 10 giorni dalla schiusa compie i prime 3 stadi larvali e dal 10° entra nel quarto. Dopo circa un mese, inizia la tessitura del bozzolo che richiede 5 -­‐ 6 giorni. Come la maggior parte degli Imenotteri Apoidei, le osmie sono partenogenetiche arrenotoche, cioè le femmine derivano da uova fecondate e i maschi da uova non fecondate. Le femmine sono in genere più grandi e nelle serie lineari di celle, occupano le celle più interne, più lunghe e con maggiore quantità di polline rispetto quelle dei maschi. La disposizione lineare delle celle dentro il nido, obbliga gli insetti ad uscire con ordine inverso rispetto a quello di ovodeposizione. Il periodo di volo delle osmie in primavera, in genere non supera il mese e mezzo. I megachilidi, costituiscono 3 gruppi in base alle modalità di nidificazione: scavatori, muratori e quelli che utilizzano locazioni precostituite. Osmie e Megachile appartengono a quest’ultima categoria. Uno dei fattori che limitano lo sviluppo delle loro popolazioni, è la disponibilità di cavità idonee alla costruzione del nido. Per questo motivo tali insetti colonizzano facilmente anche nidi costruiti ad arte e posti nelle loro aree di azione. Nell’ultimo secolo sono stati compiuti molti studi mediante la tecnica dell’intrappolamento con nidi artificiali. Quello più facile da realizzare è costituito da un semplice fascio di segmenti di canne comuni (Arundo donax). Un tipo più complesso ma con la possibilità di ispezionarlo e usarlo più volte, è costituito da più tavole di faesite o legno, assemblate e forate per una profondità di circa 15 cm nel punto di contatto fra due tavole adiacenti. Nidi con fori di diametro differenziato possono consentire una indagine sulla presenza di diverse specie in un determinato territorio. I nidi artificiali, una volta colonizzati, possono essere rimossi, aperti, analizzato il contenuto. Eventualmente divisi i bozzoli per specie e riuniti in appositi contenitori. Bozzoli sottoposti a temperatura di 8° dal mese di ottobre, sfarfallano a maggio, a 2° arrivano fino ad agosto. Per le Osmie è opportuno non ritardare oltre ai primi di dicembre l’inizio dell’esposizione a bassa temperatura (4° C) e non andare oltre metà maggio per la collocazione dei bozzoli in ambiente. Predisporre per tempo una centralina con i nidi artificiali e collocare il contenitore con i bozzoli, facendo attenzione che questi non siano esposti alla luce diretta del sole che potrebbe provocare la morte dell’insetto. A stagione di nidificazione terminata, (settembre-­‐ottobre) si rimuovono i nidi e si aprono, si selezionano i bozzoli e si immagazzinano. Osmie e megachile pur essendo polilettiche, sono particolarmente adatte per l’impollinazione di leguminose foraggere e piante spontanee con fioritura precoce (febbraio-­‐marzo). Restauro ambientale in nord America. La facilità con cui possiamo indurre le osmie a nidificare in nidi predisposti ad arte e il forte gregarismo, permettono la gestione e la moltiplicazione di questi insetti nell’impollinazione controllata, specialmente fruttiferi a fioritura molto precoce (albicocco, susino cino giapponese, mandorlo) e colture in ambiente confinato. All’aperto si consiglia la disposizione di 10 nidi artificiali ciascuno contenente un centinaio di tunnel per ettaro e 100-­‐200 bozzoli pronti per la fuoriuscita degli insetti. Sono state condotte sperimentazioni che hanno dimostrato come le osmie si prestano molto bene anche per l’impollinazione in serra. Naturalmente gli ambienti destinati ad accoglierle, devono essere dotati di reti o altri dispositivi per impedire la fuoriuscita degli insetti e prestare attenzione che non vi siano nella struttura portante fori verso il volume interno che potrebbero attrarre le femmine alla ricerca di luoghi per la nidificazione. In serra si consiglia la disposizione di 5 nidi artificiali ciascuno contenente 50 tunnel e 300 bozzoli pronti per la fuoriuscita degli insetti, per 1500 mq di superficie. Per prolungare l’azione impollinatrice, è opportuno rilasciare 30-­‐40 femmine ogni 5 giorni. Buoni risultati sono stati ottenuti con la coltivazione del pomodoro, del peperone e piccoli frutti (fragola, mora, lampone). Nel caso dell’impollinazione del pomodoro i cui fiori sono privi di nettare, è necessario allestire all’interno della serra alcuni ‘’fiori artificiali da nettare’’ realizzati con semplici piatti di plastica gialla, contenenti una soluzione zuccherina. Questo problema non sussiste in caso di piccoli frutti, i cui fiori sono molto ricchi di nettare. I vantaggi nell’uso di osmie sono molteplici, a cominciare dalla migliore allegagione dei frutti , il maggiore sviluppo ponderale ed evitando nello stesso tempo l’uso di fitoregolatori (auxina) per produzioni partenocarpiche e naturalmente un consistente risparmio di mano d’opera e macchinari necessari per la distribuzione di tali prodotti. Infine sembra dimostrata una minore necessità di trattamenti antibotritici.