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Calligrafia e Canada Intervista ad Alice Young in occasione di “Islandmagic”, conferenza internazionale in programma per il 2007 Alessandro Segalini Alice Young vive in un posto verde e selvaggio: l’isola rurale Vancouver Island, British Columbia, Canada. È uno di quei posti dove la civilizzazione è a contatto con la regione selvaggia; così, la sua casa è circondata da alte foreste di cedri e abeti canadesi, rocce, muschi e flora protetta. È una casa piccola, con un grande giardino naturale frequentato da vari tipi di animali – ma governato dal suo cane e dal suo gatto! Malgrado la posizione remota, l’Isola di Vancouver è ricca di arte e cultura. Le prime popolazioni di questa area hanno lasciato una ricca eredità artistica, svariati totem e incisioni. Alice occupo la posizione di graphic designer presso Suburbia Advertising, una piccola aristocratica agenzia pubblicitaria. Il background include sette anni di lavoro per agenzie internazionali di pubblicità, di Toronto. Ma soprattutto, Alice ama lavorare con i caratteri! 70 GRAPHICUS ottobre 2005 Nelle immagini, da sinistra. “I meant to ask” “Land slide” “Mirror in the sky” Q uando è nato il tuo interesse per la calligrafia? Come molti bambini, scarabocchiavo i miei libri di scuola, e sebbene disegnare fosse uno dei miei passatempi preferiti, ho sempre schizzato lettere sui miei libri, piuttosto che disegni. Ricordo chiaramente il primo momento in cui incontrai il “vero” inchiostro. Avevo 13 anni, seduta al tavolo da disegno di mio fratello. Lui aveva una penna stilografica che usava per abbozzare, la presi e iniziai a disegnare le lettere. Ricordo la visione del nero liquido farsi animata - a differenza della penna a sfera o dei pennarelli che ero solita usare. Ne fui rapita. Non molto tempo dopo, comprai il mio primo set per calligrafia, il mio scopo quell’estate fu passare un’ora al giorno a fare pratica. La mia vita da allora ha visto lunghi periodi dove ho messo da parte la calligrafia, a favore del mio lavoro – design e tipografia – ma qualcosa continua a richiamarmi alla calligrafia. La rivista “Letter Arts Review” è stata spesso fonte di ispirazione e fondamentale risorsa per prendere di nuovo in mano il pennino. Negli anni, nelle sue pagine, ho visto la calligrafia crescere e evolversi. Da poco tempo vendo le mie opere in due gallerie di Victoria: la galleria “The Gallery” in Sixty Dallas e in Matticks Farm, entrambe di proprietà di Dawn Scott. Dove fai calligrafia? Lavoro meglio la mattina presto. Ho un tavolo meraviglioso per calligrafia vicino alla finestra che dà sul giardino. Tuttavia, quando sono coinvolta nel processo creativo, sono molto concentrata e l’ambiente che mi circonda è come se restasse al di fuori di questa percezione. La musica è una “musa” importante e penso mi aiuti a rilassarmi e a entrare nel ritmo della calligrafia. Qual è il tuo stile preferito, come lavori, come concepisci le opere? Racconta della letteratura e della musica che ti ispira. Qual è il tuo strumento preferito, che colori, che inchiostri usi solitamente? Cerco di essere disciplinata e pianificare le composizioni, malgrado ciò mi accorgo che i miei pezzi migliori “succedono” quando sono rilassata e spontanea. Le buone opere accadono secondo una loro organizzazione interna, non mia! Talvolta, malgrado le mie migliori intenzioni e la pratica, i pezzi pianificati mancano della giusta energia, risultano piatti e senza vita. Come molti artisti, sento che quando il mio lavoro va bene, c’è qualcosa in più del mio sforzo che entra nell’opera. Cos’è quella forza “extra” che è al lavoro con me? Una musa creativa? Dio? Le stelle propizie? Non lo so, ma nel giorno giusto lo sento. E la penna lo sente, c’è energia e succede qualcosa di magico. L’ispirazione viene ogni qual volta incontri parole imponenti, quelle parole e quelle frasi che rimangono in testa e che aprono nuove vie di comprensione verso qualcosa (o qualcuno) nella tua vita. Per me sono spesso testi di canzoni (di artisti come Loreena McKennitt, Suzanne Vega, EmmyLou Harris, Sarah McLauglin) o prose meravigliose (di Michael Ondajjate, Barbara Kingsolver). Ultimamente sto leggendo i poeti canadesi: Bliss Carman e Pauline Johnston. Mi piacerebbe “dare vita” a queste voci del passato con le mie opere. Sebbene posseggo molte penne e pennini tradizionali, il mio strumento preferito è la penna “Parallel” di Pilot, che carico con il mio inchiostro (spesso inchiostro Calli di Daler-Rowney). Queste penne soddisfano il mio stile di lavoro. Poiché mi piace fare lettering a dimensioni discrete, quelle a punta più larga sono le migliori. Parlando di colori, uso un’ampia gamma: ultimamente però sto usando drammaticamente i contrasti, e amo l’idea di fare una serie in bianco e nero. Secondo te, le lettere come sono legate all’anima? Perché dobbiamo rispettare le lettere? La calligrafia è una medicina per la psicologica sociale? Dove sta la sua bellezza? Le lettere sono cibo per l’anima. Particolarmente quando la vita si fa dura, mi rivolgo alla lettura, alle parole, e in esse trovo conforto. Inoltre, le lettere ci caratterizzano in quanto esseri umani. Sebbene abbia un profondo rispetto per il modo in cui gli animali comunicano, solo gli esseri umani comunicano attraverso la parola scritta. Le lettere, le parole e le idee che trasportano e raffigurano hanno un immenso potere terapeutico, di erudizione, di ispirazione, e sfortunatamente anche i loro opposti: dolore, distruzione, ignoranza. Dovremmo usare le parole e le lettere con prudenza, con la coscienza dell’impatto che hanno. Questa cosa è persino più importante nel mondo digitale - dove sembra che la parola sia triviale, ma ognuna di loro ha un significato. Non sono sicura che chiamerei la calligrafia una “una medicina per la psicologica sociale”, ma certamente la pratica della calligrafia è meditativa e terapeutica. Favolosa dopo la rottura di una relazione! La calligrafia celebra le lettere. Lettere e parole sono qualcosa che tutti noi usiamo quotidianamente, nella nostra vita e nel nostro lavoro, ma non ci pensiamo e molte persone non le apprezzano realmente. La calligrafia, comunque, è una celebrazione e un atto di gratitudine verso le lettere, dove con cura si estrae la bellezza di lettera. I calligrafi le trattano con amore: le stuzzicano, ci giocano e le riempiono di attenzioni! Le donne dovrebbero imparare e capire la calligrafia come un mezzo per l’emancipazione? Credo che l’emancipazione delle donne debba muoversi su più livelli: i calligrafi possono certamente giocare un ruolo importante. Attraverso la calligrafia possiamo pagare un tributo alle donne che hanno rotto le barriere e sofferto per aprire la via al cambiamento. Sogno di organizzare una mostra dedicata alle donne del passato, quelle che furono veramente zittite, o quelle che lo sono ancora oggi, perché il mondo ha bisogno di sentire le loro voci. Penso sia importante che le calligrafe scelgano testi che esprimono sia la forza incredibile sia l’ipersensibilità naturale femminile. Amo gli aspetti delicati della calligrafia, ma è grandioso quando si manifesta in modo forte e persino brutale, feroce. Qual è il piacere che si nasconde nell’atto di tracciare i tratti? C’è un piacere sensuale quando la penna “realizza” una linea meravigliosa mentre l’inchiostro è al massimo della sua bellezza, quando è ancora bagnato... Sfortunatamente è solo il calligrafo che lo vede in quel momento! Chiunque abbia preso in mano un pennino calligrafico sa che è solo dopo molte ore di lotta, dopo molte uscite goffe, che un bellissimo tratto può essere tracciato. Così ogni segno di successo ha la sua storia: è un culmine di libertà e performance, un fatto paragonabile a uno sforzo atletico. La calligrafia può migliorare e tenere viva la buona tipografia? Il tuo punto di vista circa la calligrafia contro i caratteri tipografici (la chirografia contro le griglie). Lo studio dello sviluppo delle lettere è importante per apprezzare la tipografia, e la storia inizia con la calligrafia. Sarebbe bellissimo se le scuole di design prestassero più attenzione alla calligrafia, come strumento per rendere gli studenti consapevoli delle sottigliezze delle forme delle lettere, a favore delle composizioni. Per quanto riguarda la calligrafia contro i caratteri tipografici, li vedo come compagni di giochi, non in competizione. Cosa c’è di meglio di avere la disciplina di una griglia unita alla libertà di uno svolazzo che la rompe nel punto perfetto? La calligrafia e la tipografia funzionano bene insieme. Spesso in un singolo lavoro una è più appropriata dell’altra. La calligrafia dovrebbe essere usata con sobrietà, mentre la tipografia non può essere battuta in funzionalità e finezza. Un amico ha commentato cosí la mia calligrafia: “È ricca, come un confetto”. Tengo in mente questo concetto quando progetto e tento di bilanciare quella ricchezza con qualcos’altro: colori piatti, spazio (bianco), o attraverso l’uso della tipografia stessa. Come designer non abbiamo esplorato abbastanza la sinergia tra tipografia e linea. Ci sono così tante combinazioni ancora da scoprire. www.calligraphy.ca www.islandmagic2007.com 71 GRAPHICUS ottobre 2005