Troia fra realtà e leggenda, Parma 2005, 23-45.

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Troia fra realtà e leggenda, Parma 2005, 23-45.
Originalveróffentlichung in: Burzachini, Gabriele (Hg.), Troia fra realtà e leggenda, Parma
2005, 23-45.
L E G I T T I M A Z I O N E D E L PRESENTE ATTRAVERSO LA COSTRUZIONE DEL PASSATO.
T R O I A N E L L A POESIA L A T I N A DI E T à IMPERIALE
Ulrich Schmitzer
Tra gli abitanti di Troia che, d o p o la distruzione della città, se n o n erano caduti sul
c a m p o o p p u r e n o n erano stati fatti prigionieri dai Greci, si disseminarono per tutto il
m o n d o , vi era anche Francio, il figlio di Priamo. Egli finì nel N o r d Europa, d o v e divenne
il progenitore di un p o p o l o , i Franchi, che m o l t o t e m p o d o p o sarebbe diventato u n o
dei più potenti 1 . Questa leggenda, diffusasi attraverso la Cronaca di Fredegar ( V I I d . C ,
varianti della quale si p o s s o n o reperire anche altrove), da un lato vuol provare l'eguale
valore dei Franchi e dei R o m a n i e legittimare in questo m o d o la translatio imperi? ai
Carolingi, dall'altro testimonia il successo del mito, su cui i R o m a n i edificarono la leg­
genda delle proprie origini. N e l M e d i o e v o i Troiani f u r o n o senz'altro promossi al rango
di eroi, e questo condusse involontariamente alla rimozione del paradosso, implicito in
questa discendenza, per cui il p o p o l o R o m a n o , che avrebbe d o m i n a t o Yorbis terrarum
per secoli, riconduceva la propria origine ad una rovinosa sconfitta'.
G l i inizi dei rapporti fra R o m a e Troia risalgono ad un'epoca della quale non ci è
pervenuta alcuna testimonianza scritta, mentre l'archeologia ha consentito di rinvenirne
tracce risalenti al V e I V a.C. 4 Permettono di affermarlo ritrovamenti c o m e l ' H e r o o n di
E n e a a Lavinio o p p u r e una terracotta del M u s e o di Villa G i u l i a a R o m a , che presenta
già u n a caratteristica fondamentale dell'iconografia di Enea: il figlio premuroso, che
porta via il padre sulle spalle da Troia in fiamme. Queste testimonianze n o n ci parlano
però della ragione di f o n d o di questa ripresa, e neppure i testi antichi forniscono indizi
al riguardo, in quanto essi d a n n o c o m e indiscusso presupposto tradizionale l'origine
dei R o m a n i dai Troiani, origine che, in questo m o d o , si sottrae a qualsiasi necessità di
giustificazione. Se si va alla ricerca di una ragione storicamente motivata, ci si offre tutt'al p i ù la rivalità tra G r e c i ed Etruschi, che potè scoppiare a causa dell'intraprendente
colonizzazione greca, sicché 0 rifarsi ad un più antico antagonismo mortale nei confronti
dei G r e c i si p o t r e b b e ben spiegare sulla scorta di questa nuova contrapposizione.
Il m i t o di Enea sarebbe tuttavia rimasto, forse, materia per storici e antiquari 5 , i quali
tentarono, ad esempio, di colmare la lacuna cronologica di ben trecento anni che separa
Enea da R o m o l o introducendo la serie dei re Albani. Fu G i u l i o Cesare a riportare alla
luce una tradizione familiare sepolta e a far risalire l'origine della propria famiglia a
Venere, tramite Enea ed A n c h i s e (Suet. lui. 6,1) 6 . C o n questa costruzione genealogica
egli aderiva ad una consuetudine diffusa presso le famiglie romane di ceto sociale più
elevato. Q u a n d o suo figlio adottivo, Ottaviano, assunse un ruolo da reggente a R o m a ,
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Troia tra realtà e leggenda
il m i t o f a m i l i a r e v e n n e a c o i n c i d e r e c o n q u e l l o s t a t a l e . Q u e s t o f e n o m e n o è i l l u s t r a t o d a
n u m e r o s e testimonianze archeologiche e dalla n u m i s m a t i c a , per e s e m p i o , m a soprattutto
d a l p r o g r a m m a figurativo d e l f o r o d i A u g u s t o 7 : i n d u e file p a r a l l e l e s o n o p o s t i , g l i u n i d i
f r o n t e agli altri, d a u n a p a r t e i re r o m a n i e gli u o m i n i p i ù i m p o r t a n t i d e l l a R e p u b b l i c a ,
dall'altra gli a n t e n a t i d e l l a f a m i g l i a G i u l i a , e tutti v e n g o n o c o n d o t t i al t e m p i o centrale.
N o n p o t r e b b e e s s e r e p i ù e v i d e n t e c o m e l a s e r i e d e g l i a v i p r i v a t i d e l l a gens Mia a b b i a
ora assunto u n carattere ufficiale, di rappresentanza.
P r i m a di tutto b i s o g n a tenere presente c h e 0 p r o c e s s o c h e c o n d u s s e a tale ' c o n f u s i o n e '
n o n era i n e v i t a b i l e , g i a c c h é , a n c h e in età i m p e r i a l e , vi s a r e b b e r o state, a l m e n o t e o r i c a m e n t e , delle alternative. I n effetti, c h e la linea E n e a - R o m o l o n o n fosse la sola a p o t e r
r e c l a m a r e il p r o p r i o p r i m a t o , p e r q u a n t o c o n c e r n e l a f o n d a z i o n e d i R o m a , m o s t r a a d
e s e m p i o l ' a t t e n t a d i s a m i n a d i D i o n i g i d i A l i c a r n a s s o 8 (Aut. Rotti. 1 7 2 ) :
d(i<f>iaf!r|Tf|crew? 6è TToXXfjs- oixrrì? Km Trepi TOì) XP™'OU Tfj? KTiaeio? Kai Trepi TOP
OìKìCF-RòI' TTI? TOXewb oùòè aìrròs- oj|iTF & e t v &TTrep òpvoXoyoùpiepa -npts àiTàvTOjy
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ÒTToiKia? Pwpop, TOVTOP 6' e l f a i TOP Aipeiou Traiòojp èva- TeTTapa? Sé <pr)oiv
Aiveta yevéoQai irat&as', 'AO-KóPLOP, EùpuXéovTa, Pi4it3Xop, P1410P ... b 5è ras
iepeia? rag èv "Apyet Kai Tò KO9' éKaaiT|i' TrpaxSePTa a w a y a y ù p Mveiav $r\oìv
èK MOXOTTWP e i ? 'ITOXìOP èXOópTa \ier" 'Obvaaéa OìKLCTTTH' yevéoQai Tì]S TróXetu?,
òpopdaai ò" aÙTfii' òTTO \iiàg TOP "IXiàòojp PiópTì?. Tavn]v òè Xéyei T a l ? aXXaLsTpwdai TTapaKeXeuaaiiéiTii' KOLWì a ù r o p èfiTrpTpaL Tò oKà<j>T) 8apupo|iépriP rf\
TrXdi'Vi ... 'ApicrroTéXTi? òè ò (f>LXóao<f>os' 'Axaiciiv Tipa? icrrapet TOP dirò T p o i a ?
ài'aKop;iCTa|iéi'(jji' TrepiTfXéopTa? MaXéap, eneiTa xel^>vl 'Siaiw KaTaXT|<f>QévTa? Téw?
pél' urrà TOP TTi'eunaTwi' t/>epopipoi)? TroXXaxri TOù ueXdyou? TrXapaaOai, TeXeimui'Ta?
ò' èXOeip et? TòI' TóTTOI' TOUTOP 1 % T)ITIICT£. ?>? KCtAe'CTai Acrrivioi' M TW Tuppr|Vticuj
TreXdyeL Keipepo?. àapépou? òè TT]P yf\v ìòópTa? ài'eXKÙaai Te Tò? l'au? aÙTÓGi
Kai òtaTpuJiai TT|1' x ^ l ' f p n ' n 1 ' <4>ai' Trapao-Keuafopéi'op? è'apo? àpxop.éi'ou TrXeip.
èjiTrprirT9eio-fji' òè atm>t? virò PùKTO TOP l'ewP OùK èxoPTa? òTTIO? Troif](Ti)i'Tai TT|P
aTrapati'. àìouXrp-w àrdyKifi TOù? J i o u ? èv w KaTtixOriaai' xWP^:J l&piwaa6ai. aupSfjpai
òè airroi? TOI'TO òià ywaiKag aìxjiaXt'jTou?. a ? ervxov àyoi'Te? IXiou. TauTa?
òè Kcuarnvaai Tò rXoia <fco3oup.éi'ab TT)1> o'ÌKafte TWI' 'Axaiùii' fitrapaii', co? f i ?
òouXeiai' «(fctfopéi'as-. KaXXia? òè 6 r à ? 'AyaOoKXéov? Trpàgei? àmypà^ag Pùprii'
rii'à l'pwdòo TOP àctuKPoppépw a\i(i TOL? dXXot? 'Ipioòtp e i ? 'iTaXiap yfipaaOai
AfjTtPw Toì iamìvei rviv ' \ 3 n p i y i p f j p rai yepiT|aai Tpei? Traiòa?. Puipop Kal 'Pwp.ùXop
Kai TrjXéyopop ... oÌKiuaPTa? òè TTóXIP. òTTò TT]? MTITP11^ ovrtfs Oéatìai Tow'upa.
Heifcyópa? òè ó ovyypuéeìs 'Oòvaaéutg Kai KipKri? uioù? yepéaOai Tpei?, Popiop.
'\PTetap. "Apòetap- oÌKirTapTa? òè Tpei? m'iXet? <W éairrop OfaGai Tat? KTÌ(j(iaai T<<?
òpupaòta?. dt<iPi'ai<i? òè ò XaAjaòep? <iiacrTf)i' àrfo^aipet TT)? TróXec-j? PiopupTui'Top òè Xéyet KUTù \iév n r a ? 'AoKapiou. KOTò òè TIPO? H|ia6iwii»? eipai iraiòa.
f i o i òè Tii'e? o'ì TTIP Pi-i|ir|P èKTÌcrOnt Xèyouaip Curò Pópi'U rm 'iTaXou, |ji)Tpt>? òè
Aet'K'apia? rryg Xorivov OuyaTpi'19.
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Ulrich Schmitzer
«Vi è tuttavia una grande divergenza d'opinioni sia circa l'epoca della costruzione della città
sia circa i fondatori. Per questo motivo ritenni opportuno non limitarmi a fornire soltanto una
sintetica panoramica della questione, come se vi fosse generale consenso. Cefalone di Gergite,
un autore molto antico, afferma che la città fu costruita durante la seconda generazione dopo
la guerra troiana da coloro che erano scampati alla distruzione di Ilio assieme ad Enea, e
dichiara esserne stato il fondatore colui che era a capo della colonia, Romo, uno dei figli di
Enea. Egli dice che Enea aveva quattro figli, Ascanio, Eurileonte, Romolo e Romo [...]. Invece
l'autore dell'opera sulle sacerdotesse di Argo e sugli avvenimenti dei loro tempi dichiara che
fu Enea, giunto in Italia dal paese dei Molossi dopo Odisseo, il fondatore della città, a cui
diede il nome Roma da una delle donne di Ilio. Egli dice che questa donna, stanca di errare,
incitò le altre Troiane e assieme a loro appiccò il fuoco alle navi [... ]. Aristotele, il filosofo,
racconta che alcuni Achei, durante il viaggio di ritorno da Troia, dopo aver doppiato Capo
Malea, furono colti da una violenta tempesta. Spinti dai venti, errarono dapprima qua e là in
alto mare, poi finirono per arrivare a quel punto del territorio Opico, che si chiama Latinio e
si trova sul mare Tirreno. Felici di vedere la terra, tirarono le loro navi a riva e vi trascorsero
l'inverno preparandosi a riprendere la navigazione all'inizio della primavera. Quando le loro
navi, durante la notte, andarono in fiamme, non potendo ripartire, contro la loro volontà
furono costretti a rimanere nel luogo in cui erano approdati. Questo destino fu loro imposto
dalle prigioniere, che portarono con sé da Ilio. Esse incendiarono le navi, per timore che
gli Achei tornassero nella loro patria con l'intenzione di renderle schiave. Callia, lo storico
di Agatocle, sostiene che Pcóuri, una delle Troiane giunte in Italia assieme agli altri Troiani,
sposò Latino, il re degli Aborigeni, ed ebbe tre figli, Romo, Romolo e Telegono <...>; essi
fondarono una città, a cui diedero il nome della loro madre. L o storico Senagora afferma che
Odisseo e Circe ebbero tre figli, Romo, Anteias e Ardeias, fondatori di tre città a cui diedero
il proprio nome. Dionisio di Calcide considera fondatore della città Romo, il quale, secondo
alcuni sarebbe figlio di Ascanio, secondo altri di Ematione. Vi sono poi altri che asseriscono
che Roma fu costruita da Romo, figlio di Italo e di Leucaria, figlia di Latino».
C o m e si p u ò v e d e r e , n o n è a f f a t t o s c o n t a t o c h e a d i m p o r s i sia q u e l l a c h e p e r n o i ,
o g g i , è la v a r i a n t e c o r r e n t e della f o n d a z i o n e di R o m a , c h e in u l t i m a analisi fa c a p o
a d E n e a f u g g i t o d a T r o i a . Si c o g l i e q u i p i u t t o s t o u n p r o c e s s o d i c a n o n i z z a z i o n e , c h e
c o n c e n t r ò le m o l t e p l i c i v o c i originarie in u n a sola v e r s i o n e , la sola presa o r m a i necessariamente in considerazione. Q u e s t a e v o l u z i o n e e b b e a n c h e inevitabili effetti sulla
l e t t e r a t u r a , n e l l a m i s u r a i n c u i essa v e n n e a t o c c a r e a r g o m e n t i d i c a r a t t e r e p o l i t i c o
nel senso p i ù lato. E s a m i n e r e m o questo f e n o m e n o u n p o ' p i ù da vicino, sulla scorta
di tre autori augustei - Virgilio, O r a z i o e O v i d i o - per c h i u d e r e nell'età neroniana
c o n L u c a n o . M a p r i m a di d e d i c a r c i alle m o d a l i t à , a f f e r m a t i v e o a n c h e sovversive, d i
q u e s t a o p e r a z i o n e - i n o g n i c a s o o p e r a n t e i n s t r e t t o l e g a m e c o n la p r o p a g a n d a d e l
p r i n c i p a t o 9 - d i m o s t r e r e m o , sulla scorta d i tre b r e v i e s e m p i , c h e a n c h e q u a n d o E n e a
v i e n e a c c e t t a t o c o m e p a d r e f o n d a t o r e d e i R o m a n i n o n è a f f a t t o s c o n t a t o c h e p u r e la
gens Mia v e n g a i n c l u s a i n t a l e s u c c e s s i o n e .
N e g l i u l t i m i a n n i d e l l a R e p u b b l i c a L u c r e z i o a p r e il s u o p o e m a De rerum natura c o n
i n o t i versi (I ls.)10:
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Troia tra realtà e leggenda
Aencadum genetrix, hominum divomque voluptas,
alma Venus ...
«Madre degli Eneadi, voluttà degli uomini e degli dèi,
alma Venere»
G l i Aeneadae s o n o qui soltanto i R o m a n i senza ulteriore restrizione. L a loro p r o g e nitrice Venere viene invocata per p o r r e fine ai disordini p r o v o c a t i da M a r t e d u r a n t e
le guerre civili, data l'antica relazione mitologica fra le d u e divinità, manifestazione
dell'antropologica tensione di f o n d o fra è poi? e QàvaTos. Destinatario u m a n o del De
rerum natura n o n è un appartenente alla gens lulia, bensì M e m m i o .
A n c o r più vistoso quel che Livio 11 tenta all'inizio della sua opera storiografica ( I I ) :
primum omnium satis constai Troia capta in ceteros saevìtum esse Troianos, duobus, Aeneae
Antenorique, et vetusti iure hospitii et quia pacis reddendaeque Helenae semper auctores
fuerant, omne ius belli Achivos abstinuisse.
Il patriottismo campanilistico di L i v i o per P a d o v a - la sua Patavinitas ( Q u i n t . Inst.
I 5,56) - l o spinge a collocare, accanto ad E n e a , u n s e c o n d o troiano d i pari valore,
sicché l'eccezionalità degli avi dei R o m a n i risulta n o t e v o l m e n t e relativizzata. A n t e n o r e
riunisce gli Erteti, che e r a n o giunti assieme a lui dalla Paflagonia, e i Troiani, E n e a
gli Aborigines e parimenti i Troiani, cosicché d u e p o p o l i v e n g o n o amalgamati, c o n
la sola differenza che A n t e n o r e scaccia le p o p o l a z i o n i indigene, gli Euganei, m e n t r e
E n e a le integra 12 . C o l mettere, p e r ò , in evidenza l'impresa di A n t e n o r e , n o n soltanto
si tiene c o n t o della successione cronologica, m a A n t e n o r e assurge quasi a m o d e l l o
a cui Enea s'ispira.
L i v i o prosegue q u i n d i il s u o r e s o c o n t o sugli accordi fra E n e a e L a t i n o e sul conseguente c o m b a t t i m e n t o finale con T u r n o . A q u e s t o p r o p o s i t o , egli chiama E n e a filius
Anchisae et Veneris e fa anche m e n z i o n e della sua apoteosi p o s t u m a , che l o v u o l e
luppiter Indigetes. M a l ' a c c e n n o alla continuità genealogica è f o r m u l a t o in m o d o
p i u t t o s t o sobrio, sulla base della f o r m u l a satis constai, che egli aveva inventato per
Antenore (13):
Nondum maturus imperio Ascanius, Aeneae filius, erat; tamen id imperium eiad puberem
aetatem incolume mansit; tantisper tutela muliebri - tanta indoles in Lavinia erat - res
Latina et regnum avitum paternumque puero stetit. haud ambigam - quis enim rem tam
vetcrem prò certo adfirmet? -, hicine fuerit Ascanius an maior quam hic, Creusa matre Ilio
incolumi natus comesque inde paternae fugae, quem ìulum eundem lulia gens auctorem
nominis sui nuncupat. is Ascanius, ubicumque et quacumque matre genitus - certe natum
Aenea constai -, abundante Lavini multitudine florentem iam, ut tum res erant, atque
opulentam urbem ma tri seu novercae reliquit, novam ipse aliam sub Albano monte condidit,
quae ab situ porrectae in dorso urbis Longa Alba appellata.
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Ulrich Schmitzer
A n c h e se i problemi relativi alla datazione dell'opera di Livio non sono stati chiariti con
assoluta certezza, è tuttavia verosimile che la prima pentade sia stata pubblicata a metà
degli anni V e n t i " , in un periodo, dunque, in cui la supremazia della gens lulia a R o m a
si stava ancora consolidando. I dubbi sull'interpretazione delle fonti da parte di Livio
appaiono sensibilmente in contrasto con la suggestione assolutamente priva di incertezze
della propaganda ufficiale 14 .
Un'ancora maggiore indipendenza intellettuale rispetto alla strumentalizzazione, da
parte del potere dominante, del b i n o m i o Enea-Troia mostra l'elegia I I 5 di T i b u l l o " .
Q u e s t a elegia, che per tema ed estensione supera di gran lunga le tendenze c o m u n i
nel corpus Tibullianum, comincia con un omaggio a M e s s a l i n e il figlio di Messalla, il
patronus di T i b u l l o , in occasione della sua entrata in carica c o m e sacerdote di A p o l l o .
Nell'apostrofe a F e b o viene inclusa anche la voce del suo oracolo, la Sibilla di C u m a
(115,17-24):
Phoebe, sacras Messalinum sine tangere chartas
vatis, et ipse precor quid canal Ma doce.
haec dedit Aeneae sortes, postquam Me parentem
dicitur et raptos sustinuisse Lares;
nec/ore credebat Romani, cum maestus ab alto
llion ardentes respiceretque deos.
Romulus aeternae nondum formaverat urbis
moenia, consorti non habitanda Remo.
Q u i v e n g o n o riportati gli antefatti della fondazione di R o m a con riferimento ad Enea,
senza però alcuna allusione teleologica ad Augusto. Si è spesso cercato di spiegare
tali tendenze con la distanza dalla vita politica mantenuta dalla cerchia di Messalla,
senza vedervi un atto di opposizione politica. Bisogna tuttavia ricordare che T i b u l l o si
sottrae alla m o n o p o l i z z a z i o n e dell'immaginario mitologico-politico 1 6 e così dimostra
c o m e il tema Enea-Troia, anche alla fine degli anni venti del I a . C , n o n serva soltanto
alla propaganda familiare della gens Mia11.
D a l p u n t o di vista cronologico, l'elegia tibulliana è assai vicina aWEneide virgiliana 18 .
G i à i versi iniziali di questo poema denunciano il m o d o fondamentalmente diverso con
cui Virgilio 19 affronta il tema. Mentre nelle Bucoliche e nelle Georgiche la parola Troia
n o n c o m p a r e neppure nei passi di spiccato valore politico, nell'Eneide è tutto assai
diverso. Servio, il commentatore di Virgilio, afferma sinteticamente: intendo Vergila
haec est: Homerum imitari et Augustum laudare a parentibus (Serv. Aen. praef. p. 4,10).
In effetti YEneide comincia con un esplicito programma (I 1-7) 20 :
arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris
Italiani fato profugus Laviniaque venit
li/ora, multum Me et terris iactatus et alto
vi superimi, saevae memore//! lunonis ob iram,
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Troia tra realtà e leggenda
multa quoque et bello passus, dum conderet urbem
inferretque deos Latto; genus unde Latinum
Albanique patres atque altae moenia Romae.
Mincipit palesa, anche se per allusione, le difficoltà che Virgilio dovette incontrare
per creare una connessione fra le d u e città, che costituiscono i d u e poli entro i quali si
dipana l'azione del racconto epico 21 . Viene fatto solo u n accenno al percorso storico
che separa la distruzione di Troia del 1183 a.C. dalla f o n d a z i o n e di R o m a del 753 a . C ,
giacché Vurbs fondata da Enea è Lavinio: n o n ancora R o m a , ma n e p p u r e più Troia.
In un certo senso si p o t r e b b e affermare che VEneide è il p o e m a del c o n g e d o da Troia
e della dissoluzione del legame p r i m a r i o con la vecchia patria, presupposto essenziale
per il n u o v o inizio in Italia, che però, in ultima analisi, si rivela, in una svolta dialettica,
c o m e un ritorno alle origini. A questo p r o p o s i t o n o n è tanto importante la misura del
d e b i t o di Virgilio nei confronti di tradizioni e di fonti p i ù antiche, quanto piuttosto
c o m e egli elabori di suo, attingendo da altri, un concetto integralmente n u o v o , che a
sua volta darà origine ad una tradizione 22 .
Il tema del congedo d a Troia percorre l'intera prima metà àeW Eneide211. Esso trova anticipazione nelle parole epigrammaticamente dense del sacerdote d ' A p o l l o Panto, q u a n d o
incontra Enea che sta cercando di ritornare a Troia in fiamme (Aen. I I 324-326):
venìt sumina dies et ineluctabile lempus
Dardaniae. fuimus Troes, fuit llium et ingens
gloria Teucrorum.
Assieme alla città v e n g o n o distrutte anche l'esistenza e l'identità di quel p o p o l o . Per
i sopravvissuti è vitale aprirsi a n u o v e prospettive. In un p r i m o m o m e n t o lo sguardo
di Enea e dei suoi è ancora rivolto al passato, atteggiamento che - diversamente dalla
moglie di L o t - n o n determina una loro trasformazione in pietra, ma causa tuttavia una
forte inibizione. C i ò risulta evidente sin dal p r i m o libro, in cui si palesa una tensione
fra la visione, proiettata nel futuro, del p r i m o i n q u a d r a m e n t o storico, il discorso fra
Venere e G i o v e (livello divino), e il riaffermarsi del dolore personale (livello dell'azione
umana), che compare nella prima grande eKc^paois- dell'opera, la descrizione del t e m p i o
di G i u n o n e a Cartagine (Aen. I 456-478) 24 :
videi llicicas ex online pugnai
hellaque iam fama taluni vulgata per orbem,
AtriJas Priamumque et saevum ambohus Achillem.
constiti! et lacrimata 'quis iam Incus, ' inqtiit, 'Acbate,
quae regio in terris nostri non piena lahoris?
en Priamus. sunt bic etiam sua praemia laudi,
sunt lacrimai1 rerum et mentein mortalia tangunt.
solve metus: fcrei hacc aliquain libi fama saliitem'.
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Ulrich Schmitzer
sic ait atque animum pictura pascit inani
multa gemens, largoque umectat flumine vultum.
namque videbat uti bellantes Pergamo circum
hac fugerent Grai, premerei Troiana iuventus;
hac Pbryges, instaret curru cristatus Achilles.
nec procul bine Rhesi niveis tentoria velis
agnoscit lacrimans, primo quae prodita somno
Tydides multa vastabat caede cruentus,
ardentisque avertit equos in castra prius quam
pabula gustassent Troiae Xanthumque bibissent.
parte alia fugiens amissis Troilus armis,
infelix puer atque impar congressus Achilli,
fertur equis curruque haeret resupinus inani,
lora tenens tamen; buie cervixque comaeque trabuntur
per terram, et versa pulvis inscribitur basta.
Q u e s t a descrizione prepara il l u n g o racconto di Enea, che o c c u p a interamente
il s e c o n d o ed il terzo libro. Q u a s i c o m e in una seduta psicoanalitica, attraverso il
brutale racconto del p r o p r i o dolore, E n e a riesce a liberarsi dal groviglio del passato
e a d aprirsi al f u t u r o .
È il s e c o n d o libro, soprattutto, a rappresentare u n o dei luoghi privilegiati per intendere la concezione virgiliana di Troia. I n esso si attua, con la m o r t e di L a o c o o n t e
- p e r usare la definizione d i Bernard Andreae 2 5 - il «sacrificio per la f o n d a z i o n e »
della futura R o m a . A n c h e l'aspetto topografico della città contesa, c o m e ha mostrato
Brigitte Mannsperger 2 6 , è adattato a quello della R o m a dell'età di A u g u s t o , cosicché
i lettori o gli ascoltatori dell'Eneide ritrovano nelle mura, nelle porte, nel t e m p i o e
negli edifici di rappresentanza un q u a d r o di riferimento a l o r o familiare; ma i G r e c i ,
d'altro canto, s e m b r a n o infuriare per la l o r o città. C h e questo per i R o m a n i , abituati
alla vittoria, dovesse essere u n pensiero difficile da sopportare, è senza d u b b i o evidente. Il tema della 'vendetta di Troia' raggiunge qui il suo p u n t o culminante, m a
al c o n t e m p o risulta manifesto che n o n si tratta di una semplice riproposizione. Si
p u ò parlare piuttosto di u n superamento dialettico, dell'integrazione di T r o i a nella
R o m a futura, o meglio, nella R o m a presente, la quale, naturalmente, si colloca nel
f u t u r o solo s e c o n d o la prospettiva dei personaggi epici, n o n certo s e c o n d o quella
del narratore e del suo p u b b l i c o .
N e l terzo libro, ovvero nella seconda parte del racconto d i Enea, si disvela a p o c o
a p o c o la destinazione finale del viaggio. I Troiani erano giunti a Creta per errore,
p e r c h é credevano che là si trovasse la loro patria originaria. In s o g n o p e r ò i Penati
rivelano ad E n e a , quale sia l'ultima meta del l o r o peregrinare {Aen. I l i 163-168):
est locus (Hesperiam Grai cognomine dicunt),
terra antiqua, potens armis atque ubere glaebae.
29
Troia tra realtà e leggenda
Oenotri coluere viri, nunc fama minores
Italiani dixisse ducis de nomine gentem:
hae nobis propriae sedes, bine Dardanus ortus
lasiuscjue pater, genus a quo principe nostrum.
L'insediamento in Italia n o n si configura pertanto, in ultima analisi, c o m e u n esilio, ma c o m e il ritorno nella patria originaria; d'altro c a n t o T u r n o è deliberatamente
caratterizzato da una genealogia greca, cosicché n o n E n e a , il Troiano 2 7 , m a T u r n o , il
R u t u l o , è il vero straniero in Italia 28 .
L a visita presso Eleno 2 9 a Butroto 3 0 , che deve situarsi durante il viaggio p r i m a di
arrivare alla meta finale, mostra ancora una volta c o m e n o n sia in gioco il ritorno a
Troia, bensì un superamento di Troia. E l e n o aveva eretto a Butroto u n a sorta di Troia
in miniatura 31 , una creazione senza futuro, la cui dettagliata descrizione virgiliana è
ripresa con pregnante sintesi da O v i d i o nelle Metamorfosi ( X I I I 7 1 9 - 7 2 1 ) :
Proxima Phaeacum felicibus obsita pomis
rura petunt; Epiros ab bis regnataque vati
Buthrotos Phrygio simulataque Troia tenetur.
Si nota, q u i n d i , quanta cura Virgilio dedichi n o n solo a presentare la discendenza
troiana dei futuri romani, ma a costruire u n a c o m u n i t à che risalga ai p r i m o r d i . In
questo m o d o p o t e v a n o venire incluse anche le tradizioni italiche, che p r o p r i o nell'età
augustea esercitarono u n importante ruolo ideologico. D a questo p u n t o di vista l'Eneide
rappresenta il pendant letterario rispetto ad entrambi i rilievi dell'/Ira Pacisi2, con E n e a
che c o m p i e sacrifici e Italia che personifica la fertilità 33 .
Nel d o d i c e s i m o ed u l t i m o libro dell'Eneide si giunge all'annuncio concreto della
futura simbiosi. Q u e s t a si attua su d u e piani, p r i m a di tutto nella preghiera, che E n e a
pronuncia prima della battaglia finale con T u r n o (Aen. X I I 187-194):
'sin nostrum adnuerit nobis Victoria Martem
(ut potius reor et potius di numine firment),
non ego nec Teucris Italos parere iubebo
nec mihi regna peto: paribus se legibus ambae
invictae gentes aeterna in foedera mittant.
sacra deosque dabo; socer arma Latinus habeto,
imperium sollemne socer; mihi moenia Teucri
constituent, urbique dabit Lavinia nomen'.
Decisivo è poi ciò che accade fra gli dèi olimpii: il discorso di riconciliazione fra
G i o v e e G i u n o n e , la quale si rassegna all'inevitabile, a b b a n d o n a il suo protetto T u r n o ,
riconosce l'imminente vittoria dei Troiani e di Enea, ma p o n e infine un'ultima c o n d i zione (Aen. X I I 819-828)' 4 :
30
Ulrich Schmitzer
illud te, nulla fati quod lege tenetur,
prò Latto obtestor, prò maiestate tuorum:
cum iam conubiis pacem felicibus (esto)
component, cum iam leges et foedera iungent,
ne vetus indigenas nomen mutare Latinos
neu Troas fieri iubeas Teucrosque vocari
aut vocem mutare viros aut vertere vestem.
sitLatium, sint Albani per saecula reges,
sit Romana potens Itala virtute propago:
occidit, occìderitque sinas cum nomine Troia.
Questa è la soluzione che Virgilio offre al suo p u b b l i c o ed è al contempo il motivo per
cui i R o m a n i s o n o R o m a n i e non Troiani: è nato un n u o v o p o p o l o , che ha sì le proprie
radici nell'antica Troia, ma che dal ridimensionamento e dalla sconfitta di questa città
deriva infine il presupposto per il p r o p r i o destino di gloria.
Q u a s i parallelamente a Virgilio (e anche a Tibullo) nacquero d u e c o m p o n i m e n t i di
O r a z i o relativi al nostro tema, Carni. I l i 3 ed il Carmen saeculare. Carm. I l i 3 appartiene al ciclo delle cosiddette " O d i romane". P o i c h é il libro fu pubblicato nel 23 a . C ,
da t e m p o si è congetturato che O r a z i o si fosse ispirato -^Eneide che Virgilio andava
componendo 3 5 . M a le differenze sono tutt'altro che esigue. O r a z i o affronta il tema
"Troia e R o m a " esclusivamente dalla prospettiva di G i u n o n e . Egli le concede un lungo
m o n o l o g o , che occupa la maggior parte dell'ode. L a dea comincia con l'esclamazione
enfatica Moti, Mori! e ricorda, lamentandosene, l'onta sofferta con il giudizio di Paride.
Ella chiama in causa l'intera casata di Priamo, che giustamente era andata in rovina
assieme a Troia, e chiude con un a m m o n i m e n t o ai R o m a n i (Carm. I l i 3,57-68)' 6 :
'sed bellicosis fata Quiritibus
hac lege dico, ne nimium pii
rebusque fidentes avitae
teda velint reparare Troiae.
Troiae renascens alite lugubri
fortuna tristi clade iterabitur
ducente victrices catervas
coniuge me lovis et sorore.
ter si resurgat murus aeneus
auctore Phoebo, ter pereat meis
excisus Argivis, ter uxor
capta virum puerosque piaret '.
L a differenza con l'Eneide consiste in questo: qui è soltanto G i u n o n e a prendere la parola,
e n o n entra d u n q u e in gioco la funzione equilibratrice di G i o v e ; anzi, alla fine la minaccia
continua a rimanere irrisolta. I versi costituiscono un'enfatica diffida nei confronti di
ogni tentativo di concepire Troia solo c o m e legittimazione storica della R o m a attuale.
31
Troia tra realtà e leggenda
Tali tendenze ebbero il loro culmine nell'ambizioso disegno cesariano di ricostruire Ilio
sulle sue stesse rovine (Suet. lui. 79,4) 37 :
quin etiam varia fama percrebruit migraturum Alexandream vel Ilium, translatis simul opibus
imperii exhaustaque Italia dilectibus et procuratione urbis amicis permissa, proximo autem
senatu Lucium Cottam quindetimvirum sententiam dicturum, ut, quoniam fatalibus libris
contineretur Parthos itisi a rege non posse vinci, Caesar rex appellaretur.
Il m o d o di procedere di O r a z i o p u ò essere spiegato sulla base delle simpatie che egli
nutrì n o n solo per A u g u s t o e la gens di questi, m a anche per la gens Claudia. Q u e s t o
diviene evidente soprattutto nel quarto libro delle Odi, d o v e i figli di Livia, D r u s o e
Tiberio, ricevono un'attenzione particolare 38 . I n sostanza, nell'unione tra gens Mia e
gens Claudia - così c o m e si era prodotta grazie al matrimonio tra A u g u s t o e Livia - si
ripropone l'originaria u n i o n e di Troiani ed Italici, in quanto gli lulii facevano risalire la
l o r o origine ad Enea, mentre i Claudii ostentarono sempre un forte orgoglio per i loro
antenati italici, provenienti dalla sabina Regillo (Liv. I l i 58,1; Tac. Ann. 14,3 vetere atque
insita Claudiae familiae superbia).
Tale presa di posizione personale, che si f o n d a su una sostanziale lealtà ad A u g u s t o e
al suo potere 39 , non è tuttavia più possibile nell'unica, autentica, opera poetica su c o m missione di età augustea che ci sia nota, vale a dire il Carmen saeculare40.
L a cornice rituale è nota attraverso CIL V I 32323 : Orazio, con la sua poesia, è coinvolto
nelle celebrazioni solenni 41 , onde per cui anche le divinità Apollo-Febo-Sole e Diana-FebeL u n a vengono introdotte c o m e destinatari di p r i m o piano. D o p o l'invocazione ad esse e
alle Parche, il poeta si rivolge, nella parte centrale del c o m p o n i m e n t o , a R o m a stessa, la
cui fondazione viene attribuita alla volontà divina (Carm. saec. 37-48) 42 :
Roma si vestrum est opus lliaeque
litus Etruscum tenuere turmae,
iussa pars mutare lares et urbem
sospite cursu,
cui per ardentem sine fraude Troiam
castus Aeneas patriae superstes
liberum munivi! iter, daturus
plura relìctis:
di, probos mores docili iuventae,
di, senectuti placidae quietem,
Romulae genti date remque prolemque
et decus omne.
Michael P u t n a m (o.c. 73) scrive a proposito di questi versi: « W e have, in a lyric précis, the story o f Aeneas, which is to say the sage o f Rome's inception». M a questo è al
t e m p o stesso anche un ulteriore passo verso la fusione tra m i t o familiare e m i t o statale.
32
Ulrich Schmitzer
Questa formulazione abbreviata trascura però tutte le peripezie, che l'Enea virgiliano
patì durante il suo viaggio, i suoi vagabondaggi, nonché le ambiguità sottese alla presa
di possesso del territorio, e sostituisce tutto questo con una rettilinea e, fin dall'inizio,
gioiosa disponibilità dei Troiani a lasciare la vecchia patria per la nuova. I ludi saeculares
dell'anno 17 a.C. sono coerenti con l'ideologia dell'alto periodo augusteo, quando l'epoca
delle guerre civili appariva definitivamente superata e, con l'espiazione generale, il vecchio
e colpevole saeculum si concludeva con l'annunzio del nuovo: l'era della pace duratura,
della pax Augusti. Q u e s t o periodo di pace comincia già con i ludi saeculares, non solo
con l'inaugurazione dell'/Ira Paris Augustae. E d Enea è ora parte integrante della sua
fondazione. O r a z i o in questo m o d o p u ò riscattare nel Carmen saeculare anche questo
mit o augusteo ed utilizzarlo per la gloria di Roma 44 . L a saga familiare ha perduto la sua
valenza particolare e polarizzante ed è divenuta u n o strumento di integrazione.
M a , per raggiungere il suo scopo, O r a z i o corregge implicitamente Virgilio, come ha
mostrato Richard T h o m a s nella sua stimolante e provocatoria indagine sulla ricezione
dell'opera virgiliana 45 . C o n sine fraude, dunque, O r a z i o prende esplicitamente posizione contro le varianti del mito, secondo le quali Enea sarebbe fuggito da Troia c o m e un
traditore, c o m e ci tramanda ad esempio Servio (ad Aen. 1242) 46 :
Antenor potuti] non sine causa Antenoris posuit exemplum, cum multi evaserint Troianorum
periculum, ut Capys qui Campaniam tenuit, utHelenus quiMacedoniam, ut aliiquiSardiniam
secundum Sattustium; sed propter hoc, ne forte illud occurreret, iure butte vexari tamquam proditorem patriae. elegit ergo similempersonam; hienim duo Troianiprodidisse dicuntur secundum
Livium, quod et Vergilius per transitum tangit, ubi ait se quoque principibus permixtum agnovit
Achivis, et excusat Horatius dicens ardentem sine fraude Troiam, hoc est sine proditione: quae
quidem excusatio non vacai; nemo enim excusat nisi rem plenum suspicionis.
Se Servio ha ragione - e la logica dei fatti e dell'argomentazione parla a suo favore
- questo significa che al t e m p o di O r a z i o e di Virgilio ci fu chi vide in Enea n o n soltanto
l'irreprensibile pioniere di Roma, il pius o castus Aeneas, ma una figura ambigua, se non
addirittura meschina, sospettata di tradimento. D o b b i a m o pensare che queste opinioni
fossero seriamente accreditate e non si trattasse di semplici canzonature o caricature,
come, ad esempio, il noto Enea-scimmia di P o m p e i (conservato al M u s e o Nazionale di
Napoli).
Il fatto che queste malevoli dicerie, che misero in discussione 0 mito statale augusteo
n o n solo nelle sue manifestazioni, ma anche nella sua essenza, si spegnessero progressivamente con il passare del tempo, è acclarato sulla scorta del terzo importante autore di
quest'epoca, cioè Ovidio 4 7 , anche se ciò a prima vista p u ò sorprendere.
O v i d i o fu l'unico tra i poeti nominati fino ad ora a vedere Troia con i propri occhi 48 ,
c o m e apprendiamo da u n o dei suoi carmi dell'esilio indirizzato a Emilio Macro {Pont.
I I 10,21; cf. Trist. 12J1Y9:
te duce magnificas Asiae perspeximus urhes.
33
Troia tra realtà e leggenda
Durante la sua giovinezza O v i d i o compì una sorta di viaggio d'istruzione 50 , un'esperienza, questa, n o n ancora c o m u n e a quei tempi, m a tuttavia nient'affatto inconsueta 51 . Tra i
monumenti, la cui visita doveva necessariamente rientrare nel programma del viaggio, vi
erano naturalmente anche quelli di Troia, i cui resti visibili in età romana considereremo
alla fine.
Prima però è necessario distinguere sostanzialmente tre differenti modalità, secondo
le quali O v i d i o affronta nella sua opera il tema di Troia. A b b i a m o in p r i m o luogo quella
satirico-polemica, che ricorre soprattutto nelle elegie d'amore. L'associazione è piuttosto
puntuale negli Amores, d o v e tocca la sua punta più forte e al tempo stesso problematica
nell'elegia I I 14. Q u i O v i d i o chiede ragione alla sua Corinna, dal m o m e n t o che ella ha
posto in gioco la sua vita per un aborto, e le p r o p o n e davanti agli occhi come a m m o n i m e n t o l'esempio di che cosa sarebbe potuto accadere, se le d o n n e più importanti del
passato si fossero comportate allo stesso m o d o , con analogo esito (15-19) 52 :
Illa si tumido geminos in ventre necasset,
casurus dominae conditor Urbis erat;
si Venus Aenean gravida temerasset in alvo,
Caesaribus tellus orba futura fuit.
«Se Ilia avesse ucciso i suoi gemelli ancora nel suo gonfio ventre,
sarebbe mancato il fondatore di Roma signora;
se Venere avesse fatto violenza ad Enea nel suo gravido ventre,
la terra sarebbe stata priva dei Cesari»5'.
Si tratta ovviamente di una formulazione eccezionalmente audace, che mostra la mancanza di rispetto del poeta verso i circoli politici di maggiore prestigio; O v i d i o ricevette
in seguito il conto da pagare per la sua temerarietà. M a , per quanto riguarda la nostra
argomentazione, è degno di nota il fatto che O v i d i o ponga sullo stesso piano, in m o d o
del tutto naturale, Troia/Enea, R o m a / R o m o l o ed i Cesari, cioè la gens lulia. Se le cose
stessero effettivamente così, non si sentirebbe più la necessità di discutere, ma piuttosto
tale dato di fatto potrebbe valere ora c o m e base per ulteriori strategie letterarie. Il mito
augusteo, segnatamente nella forma fissata da Virgilio, è divenuto canonico.
Questa canonizzazione risulta evidente nelle Heroides^, in particolare nella settima
epistola, che si distacca dalla cornice di questa raccolta già per il fatto che non è scritta
da una figura femminile riconducibile all'àmbito delle saghe e della cultura greca, ma
da una d o n n a nota solo grazie a miti di conio romano: si tratta di D i d o n e , che scrive
ad Enea. Un'analisi dettagliata ci porterebbe troppo lontano, ma c o m e dato acquisito
dell'indagine è possibile affermare che la D i d o n e ovidiana si pone, con il suo p u n t o di
vista femminile e periferico, contro la fede di Enea in un fatum incentrato su R o m a e
contro il suo viaggio, fatalmente obbligato 55 . L a pointe p u ò dirsi tuttavia efficace soltanto
se O v i d i o , anche senza un'esplicita affermazione riguardo alla relazione di Enea (e dei
Troiani) con Augusto, la presuppone c o m e communio opinio.
54
Ulrich Schmitzer
Nelle Metamorfosi O v i d i o si vede costretto, per via della struttura storico-universale
della sua opera, a confrontarsi col tema di Troia e specialmente con l'Eneide56. C o m e si
è dimostrato con analisi particolareggiate, la strategia letteraria di O v i d i o consiste nel
seguire, sì, grosso modo, la linea generale accreditata dall'Iliade, dall'Odissea e dall'Eneide,
senza tuttavia impegnarsi in un serrato confronto con i grandi predecessori: dal m o m e n t o
che l o spazio a disposizione è qui di gran lunga inferiore, un'arrischiato confronto sullo
stesso piano non avrebbe potuto che avere esiti negativi per O v i d i o . A l contrario, egli
assume dai suoi modelli una direttiva mitico-storica, a cui connette numerosi episodi
secondari e digressioni, in m o d o da n o n snaturare 0 carattere della sua opera.
L e azioni militari vere e proprie attorno a Troia giocano d u n q u e solo un ruolo secondario, mentre, ad esempio, al racconto di Nestore della battaglia tra Lapiti e Centauri
viene dato assai spazio. Alla morte di Achille segue il lungo duello oratorio tra Aiace ed
O d i s s e o per le armi dell'eroe morto (armorum iudiciumY'. Nel racconto della caduta di
Troia è il destino dei Troiani sopravvissuti, soprattutto della regina Ecuba e dei suoi figli,
a occupare il centro dell'interesse. L o stesso avviene nell'Eneide ovidiana. Egli evita di
entrare in competizione poetica con Virgilio, competizione che non potrebbe che perdere,
dal m o m e n t o che, per via della struttura della sua opera, lo spazio a disposizione è minore. Egli compensa questo svantaggio con le saghe di Scilla, Galatea, Polifemo, G l a u c o
e Circe, nonché con i racconti di Macareo (su Circe, Pico e Canens); la visita di Enea
a C u m a e la catabasi o i combattimenti nel Lazio con Turno p e r d o n o invece notevole
rilevanza nel racconto. C h e questo accordare un diverso rilievo ai fatti abbia un metodo,
mostrano anche la serie dei re Albani, ai quali sono dedicati solo tredici versi, e il regno
di R o m o l o , che occupa, pur con la fondazione di R o m a , ottanta versi. Alla quasi ignota
saga di P o m o n a e di Vertunno, con l'incluso episodio di Ifis e di Anassarete sono, per
contro, dedicati centocinquanta versi.
Q u e s t o comportamento, dal punto di vista ideologico, p u ò essere valutato sotto due
aspetti: da una parte O v i d i o rinuncia a dare alla distruzione di Troia ed alla missione di
Enea la medesima finalità teleologica che esse assumono, in m o d o particolare, in Virgilio. Manca soprattutto la quasi-panegirica, tipologica relazione fra Enea e Augusto, così
c o m e fra R o m a e Troia, tutt'al più integrabile tramite il ricorso a Virgilio. M a , per poter
procedere in questo m o d o , O v i d i o deve dare per assodato il ruolo esclusivo di Enea come
l'eroe determinante per la fondazione di R o m a e difenderlo quindi contro le tradizioni
concorrenti, che coinvolgono, ad esempio, anche Odisseo**.
L a communis opinio considera Ovidio, com'è noto, un poeta che con la politica ufficiale
di Augusto ha poco a che fare; un poeta che, quando è possibile, recalcitra sotto il pungolo
di ciò che è consentito e visto di buon occhio da parte del potere. Se si generalizza questo
p u n t o di vista, è però impossibile non rimanere sorpresi al leggere i Fasti, la lunga opera
didascalica sulle questioni legate al calendario delle feste in Roma.
Q u a n d o , ad esempio, si considerano le osservazioni relative alla festa dei Carmentalia
dell'undici gennaio, nel p r i m o libro, e si h a n n o presenti alla memoria i corrispondenti
passi virgiliani, O v i d i o appare decisamente più lealista' e più 'affermativo' del suo
35
Troia tra realtà e leggenda
predecessore. O v i d i o riferisce del consiglio d i Carmenta al figlio E v a n d r o di lasciare
l'Arcadia e di recarsi, a c c o m p a g n a t o da lei, nel l u o g o della futura R o m a . G i u n t i in quel
l u o g o che più tardi sarebbe stato Tarento, presso il C a m p o di Marte, ella profetizza la
grandezza d i R o m a , ancora da fondare, con le seguenti parole {Fast. 1515-536) 5 9 :
'fallor, an hifient ingentia moenia colles,
iuraque ab hac terra celerà terra petet?
montibus bis olim totus promittitur orbis.
quis tantum fati credat habere locum?
et iam Dardaniae tangent baec litora pinus:
hic quoque causa novi femina Martis erit.
care nepos Palla, funesta quid induis arma?
indue: non humili vindice caesus eris.
vieta tamen vinces eversaque, Troia, resurges:
obruit hostiles ista mina domos.
urite victrices Neptunia Pergama flammae:
num minus hic toto est altior orbe cinis?
iam plus Aeneas sacra et, sacra altera, patrem
adferet: lliacos accipe, Vesta, deos.
tempus erit cum vos orbemque tuebitur idem,
et fient ipso sacra colente deo,
et penes Augustos patriae tutela manebit:
hanc fas imperii frena tenere domum.
inde nepos natusque dei, licei ipse recuset,
pondera cadesti mente paterna feret,
utque ego perpetuis olim sacrabor in aris,
sic Augusta novum lidia numen erit'.
«"Sbaglio, o su questi colli sorgeranno mura possenti, e da questa terra si detterà legge a
tutta la Terra? Questi monti domineranno un giorno sul m o n d o intero. Chi crederebbe
che questo sito abbia un così grande destino? Presto le navi Dardanie approderanno su
queste coste e anche qui una donna sarà la causa di una nuova guerra. Pallante, mio caro
nipote, perché indossi queste armi funeste? Indossale pure, morirai, ma avrai un illustre
vendicatore. Tu sarai vinta, Troia, ma vincerai, sarai distrutta ma risorgerai, la tua rovina
si rovescerà sulle dimore dei vincitori. Fiamme vincitrici, divampate pure su Pergamo, la
città di Nettuno: pur ridotta in cenere essa non deve forse dominare l'intero universo?
Il pio Enea avrà già preso con sé i sacri tesori e, non meno sacro, suo padre: accogli, o
Vesta, le divinità di Ilio. Verrà il tempo in cui una sola persona si prenderà cura di voi e
del m o n d o intero, e sarà un dio a celebrare le sacre cerimonie. A proteggere la patria sarà
la famiglia di Augusto: è stabilito che sia questa casata a tenere le redini dell'Impero. Sarà
poi un figlio e nipote di dèi, pur se esitante, a reggere con la saggezza di un dio il peso
avuto dal padre. E come io stessa un giorno sarò sugli altari, oggetto eterno di culto, così
anche Giulia Augusta diventerà una nuova dea"» 6 ".
36
Ulrich Schmitzer
C h i legge questi versi solo c o m e una sintesi àdVAeneis, una profezia, d a interpretarsi c o m e una variazione delle numerose profezie virgiliane, n o n coglie la differenza
decisiva: la continuità tra la Troia distrutta e la R o m a futura n o n rappresenta più un
p r o b l e m a , bensì viene stilizzata fino ad assumere forza terapeutica 61 .
L a d o m a n d a posta d a Virgilio circa i rapporti futuri con la popolazione indigena e la
valutazione da dare alla resistenza di questa, fino ad arrivare al problematico ruolo di
T u r n o , n o n ha alcuna importanza nei Fasti. C i ò p u ò essere i m p u t a t o alla situazione di
discorso costituita dal m o n o l o g o , sostanzialmente unilaterale; ma dal m o m e n t o che n o n
viene costruita nessuna posizione retorica di segno o p p o s t o , anche questa prospettiva
n o n risulta di parte né viene confutata.
C h e questa valutazione n o n sia occasionale, m a venga chiaramente introdotta qui
da O v i d i o con consapevolezza, risulta evidente nel terzo libro, d o v e viene menzionata
la carica di Pontifex maximus conferita ad A u g u s t o {Fast. I l i 419-426):
Caesaris innumeris, quos multiti Me mereri,
accessit titulis pontificalis honor.
ignibus aeternis aeterni numina praesunt
Caesaris: imperii pignora iuncta vides.
diveteris Troiae, dignissima praeda ferenti,
qua gravis Aeneas tutus ab hostefuit,
ortus ab Aenea tangit cognata sacerdos
numina: cognatum, Vesta, tuere caput.
«Alle innumerevoli cariche di Cesare, quelle di cui lui volle avere il merito, si aggiunge oggi
l'onore del Pontificato. L'eterno fuoco è sotto la protezione della divinità eterna di Cesare:
puoi così vedere uniti i due garanti del nostro impero. Divinità dell'antica Troia, Enea si
salvò dai nemici grazie a voi, preziosissime spoglie che egli portò sulle proprie spalle. Il
sacerdote discendente di Enea si accosta alla divinità di cui è consanguineo: Vesta, proteggi
la vita del tuo consanguineo!».
Q u e s t o passo mostra chiaramente che Augusto, verso la fine del saeculum Augustum,
è effettivamente riuscito a fondere insieme le radici troiane del culto statale, qui, nel
caso specifico, del culto di Vesta, con l'immagine della propria persona e della propria
gens. C o n ciò nasce un n u o v o orizzonte retorico, che si mostra per la prima volta in
tutta chiarezza nell'opera di Ovidio 6 2 . N o n è più pensabile porre in discussione il diritto esclusivo, prerogativa della gens Mia, attraverso prospettive concorrenziali della
preistoria e della storia della fondazione di R o m a , m a soltanto argomentare all'interno
di questo sistema, criticarne polemicamente o satiricamente le inconsistenze, le esagerazioni, e t c ; questo significa, tuttavia, contestarne soltanto l'esteriorità, n o n la base
del m o n d o della rappresentazione. C o n il m o n o p o l i o dell'iconografia politica, che
trova la sua massima espressione nel Forum Augustum, A u g u s t o ha conquistato anche
il m o n o p o l i o del m o n d o della rappresentazione. In un certo senso, questo f e n o m e n o
37
Troia tra realtà e leggenda
è paragonabile a quel che accade nella tarda antichità, durante e d o p o la diffusione del
predominio spirituale del Cristianesimo. I focolai di resistenza, da localizzare in entrambi
i casi nel ceto conservatore senatorio, sono senza rilevanza, se posti in relazione c o n la
società nella sua interezza.
C h e proprio 0 successore di Augusto, Tiberio, fosse quant'altri mai discreto, è fenom e n o da ricondurre da una parte al suo atteggiamento di f o n d o , parimenti conservatore,
dall'altra alla sua appartenenza genealogica alla gens Claudia, delle cui origini italiche si è
già detto. Tale atteggiamento è illustrato in m o d o esemplare da un episodio tramandato
da Tacito {Ann. I V 55): q u a n d o diverse città dell'Asia inviarono a R o m a una delegazione
per ottenere il permesso di erigere un tempio per il Divus Augustus, tra di esse vi era
anche Troia 65 :
Sed Caesar quo famam averterei adesse frequens senatui legatosque Asiae ambigentis quanam
in Civita te templum statueretur pluris per dies audivit. undecim urbes certabant, pari ambitione,
viribus diversae [...] ne llienses quidem, cum parentem urbis Romae Troiani referrent, nisi
antiquitatis gloria pollebant.
Tiberio n o n si lascia però influenzare ed il senato prende una decisione conforme al suo
desiderio, senza alcuna considerazione per la genealogia {Ann. TV 56): ita rogatisententiam
patres Zmyrnaeos praetulere. L a pointe storica consiste nel fatto che non Troia, invenzione
letteraria di O m e r o , ma Smirne, la città natale del poeta, ottiene la designazione.
Il tema di Troia assume in R o m a una nuova particolare rilevanza sotto Nerone. A una
valutazione oggettiva - e a prescindere dalla topica neroniana - la tradizione, spesso p o lemicamente accentuata, secondo cui il sovrano, di fronte a R o m a in fiamme 64 , avrebbe
intonato la Troiae Halosis6^, si p u ò interpretare innanzitutto come un indizio della rinnovata importanza del motivo. Sarebbe importante, sotto questo aspetto, esaminare più
da vicino le tragedie di Seneca, per esempio le Troades, per verificare in quale misura vi
si trovino riflessi di questo interesse. M a ora basterà rivolgere l o sguardo al poeta epico
più significativo di questo periodo, Lucano 6 6 .
Q u i diviene pienamente esplicito, secondo u n m o d u l o narrativo, ciò che in O v i d i o è
ancora solo allusione: Troia è divenuta una meta turistica e i Romani intraprendono dei
viaggi fin là per compiacersi, al cospetto dei m o n u m e n t i , della loro preistoria. A questo
proposito, n o n siamo sempre tenuti a distinguere con precisione se si tratti di una ricerca
delle memorie dei Troiani o non piuttosto, forse, di una ricerca degli eroi greci, specialmente di Achille, il quale aveva già ispirato Alessandro Magno. Uimitatio Alexandri
unifica tali motivazioni e deve muovere anche il Cesare di L u c a n o , il cui soggiorno a Troia
n o n è altrimenti documentato storiograficamente - cosa che non si configura tuttavia di
per sé quale indizio dell'astoricità dell'avvenimento. M a è certamente un'idea originale
di L u c a n o la descrizione della passeggiata di Cesare tra le rovine di Troia, descrizione
che è al servizio della tendenza lucanea a criticare Cesare 67 . Il passo decisivo recita ( I X
961-999) 68 :
38
Ulrich Schmitzer
Sigeasque petit famae mirator harenas
et Simoentis aquas et Graia nobile busto
Rhoetion et multum debentis vatibus umbras.
circumit exustae nomen memorabile Troiae
magnaque Phoebei quaerit vestigia muri.
«Cesare, innamorato di ricordi, raggiunge le spiagge sigee,
le acque del Simoenta e il promontorio Reteo, famoso
per la tomba greca e le ombre che molto devono ai poeti.
Si aggira per le rovine memorabili dell'arsa Troia
e cerca le grandi vestigia delle mura di Febo»''9.
C e s a r e e s p l o r a o r a la t o p o g r a f ì a d i T r o i a 7 0 ; egli è a c c o m p a g n a t o , c o m e d i v i e n e c h i a r o
s o l o p i ù a v a n t i , d a u n monstrator, u n a g u i d a t u r i s t i c a p r o f e s s i o n a l e . E r a p o s s i b i l e i n c o n t r a r e tali g u i d e t u r i s t i c h e i n m o l t i l u o g h i i m p o r t a n t i d e l m o n d o a n t i c o , m a e s s e g o d e v a n o
d i u n a p e s s i m a f a m a , d a l m o m e n t o c h e r a c c o n t a v a n o , alle l o r o v i t t i m e d i s o r i e n t a t e e
disarmate, le i n v e n z i o n i p i ù incredibili71. Q u e s t a descrizione d o v e v a in verità suscitare
n e l l e t t o r e a n t i c o il d u b b i o , se C e s a r e e f f e t t i v a m e n t e f o s s e r i u s c i t o a v e d e r e i m o n u m e n t i
d e l l a p r e i s t o r i a g i u l i a , c h e s o n o e n u m e r a t i d i s e g u i t o , o p p u r e se egli i m m a g i n a s s e s o l t a n t o
di vederli:
iam silvae steriles et putres robore trunci
Assaraci pressere domos et tempia deorum
iam lassa radice tenent, ac tota teguntur
Pergama dumetis: etiam periere ruinae.
aspicit Hesiones scopulos silvaque latentis
Anchisae thalamos; quo iudex sederà antro,
unde puer raptus caelo, quo vertice Nais
luxerit Oenone: nullum est sine nomine saxum.
inscius in sicco serpentem pubere rivum
transierat, qui Xanthus erat. securus in alto
gramine ponebat gressus: Phryx incola manes
Hectoreos calcare vetat. discussa iacebant
saxa nec ullius faciem servantia sacri:
'Herceas' monstrator alt 'non respicis aras?'
o sacer et magnus vatum labori omnia fato
eripis et populis donas mortalibus aevam.
invidia sacrae, Caesar, ne tangere famae;
nam, si quid Latiis fas est promittere Musis,
quantum Zmyrnaei durabunt vatis honores,
venturi me teque legent; Pharsalia nostra
vivet, et a nullo tenebris damnabimur aevo.
39
Troia tra realtà e leggenda
«Ma ora sterili arbusti e tronchi imputriditi di quercia
crescono sul palazzo di Assaraco e occupano con stanche radici
templi degli dèi, sterpaie riempiono l'intera Pergamo;
ormai anche le rovine sono perite.
Visita le rocce d'Esione, la selva che celò gli amori
di Anchise, l'antro dove sedette il giudice, il luogo
di dove il giovinetto fu rapito in cielo, la vetta
che vide il pianto della naiade Enone; non c'è
pietra priva d'un nome. Varca inconsapevole un ruscello
serpeggiante su asciutta rena: era lo Xanto; pone
distrattamente il piede su un rialzo erboso: un Frigio gli vieta
di calpestare i Mani di Ettore; giacevano sparse
in terra pietre che non serbavano l'aspetto di nulla di sacro:
" N o n vedi" gli dice la guida "l'ara di Giove Erceo?".
0 sacra e grande fatica dei poeti, che tutto
strappi al destino, e doni l'eternità ai popoli mortali.
N o n ti tocchi, o Cesare, l'invidia di questa gloria sacra;
infatti, se le Muse latine possono promettere qualcosa,
quanto durerà la fama del vate di Smirne,
1 posteri leggeranno me e te; la nostra Farsaglia
vivrà, e da nessuna epoca saremo condannati alle tenebre».
M e n t r e , d u n q u e , L u c a n o r i n v i a al v a l o r e d e l l ' a t t i v i t à p o e t i c a finalizzata a d u n a
memoria d u r a t u r a e p o n e l a s u a o p e r a s u l l o s t e s s o l i v e l l o d e i p o e m i o m e r i c i , C e s a r e
è c o l l o c a t o s u l p i a n o d e l l a realtà e f f e t t i v a m e n t e visibile. E g l i d e f i n i s c e il sito d i T r o i a ,
c h e a v e v a a t t r a v e r s a t o c o n l a g u i d a d i u n monstrator, p a e s a g g i o d e l l a m e m o r i a , r a f f o r z a n d o il r i c o r d o c o n l a m e n z i o n e d i u n a l t a r e i n m e z z o a d u n p r a t o e s o t t o l i n e a n d o l a
c o n t i n u i t à d e l l a gens lulia:
ut ducis implevit visus veneranda vetustas,
erexit subitas congestu caespitis aras
votaque turicremos non irrita fudit in ignes:
'di cinerum, Phrygias colitis quicumque ruinas,
Aeneaeque mei, quos nunc Lavinia sedes
servat et Alba, lares, et quorum lucei in aris
ignis adhuc Phrygius, nullique aspecta virorum
Pallas, in abstruso pignus memorabile tempio,
gentis luleae vestris clarissimus aris
dat pia tura nepos et vos in sede priore
rite vocat. date felices in celerà cursus,
restituam populos; grata vice moenìa reddent
Ausonidae Phrygibus, Romanaque Pergamo surgent'.
40
Ulrich Schmitzer
« Q u a n d o quell'antichità venerabile ebbe appagato lo sguardo
del condottiero, egli sùbito eresse un'ara di zolle
e sparse sul fuoco con l'incenso preghiere non vane:
" D è i di queste ceneri, che abitate i ruderi frigi,
e Lari del mio Enea, che ora risiedete a Lavinio
e ad Alba, e sull'ara dei quali risplende tuttora
la fiamma frigia, e tu, o Pallade, sottratta
allo sguardo degli uomini, pegno memorabile nei penetrali del tempio,
un illustre discendente della stirpe Giulia offre
devoti incensi ai vostri altari e vi invoca
ritualmente nell'antica sede: concedetemi prosperi eventi;
io vi restituirò i vostri popoli; con grata vicenda, gli Ausonidi
renderanno le mura ai Frigi, e sorgerà una Pergamo romana"».
Q u e s t o è o r m a i il p i ù c o m p l e t o inventario di m o n u m e n t i che Troia abbia ancora
da offrire. Essa è divenuta solo un m u s e o , n o n ha p i ù alcun valore per il presente,
v a l o r e che si è trasferito del tutto a R o m a . Per il Cesare di L u c a n o è o b s o l e t o anche
il dibattito, scrupolosamente affrontato in O r a z i o e Virgilio, sul m o d o d i garantire a
T r o i a u n futuro, senza che R o m a divenga semplicemente una Troia renascens, contro
la quale sarebbe n u o v a m e n t e destinata a scoppiare l'ira di G i u n o n e . L a formula finale
del v o t o cesariano, Romanaque Pergama surgent, n o n mostra alcuna p r e o c c u p a z i o n e
circa questo aspetto, p u r nel contesto della magnificenza cesariana: si p u ò s u p p o r r e
che a n c h e questo, al t e m p o di L u c a n o , n o n costituisse più u n autentico scandalo.
Troia nella poesia latina di età imperiale, c o m e a b b i a m o visto, n o n è u n m o t i v o
m o n o l i t i c o e staticamente definito una volta per tutte. A n z i , è u n Leitmotiv che
si e v o l v e dinamicamente e che presenta tangibili differenze da autore ad autore.
A l l ' i n i z i o a b b i a m o i tentativi di Virgilio ed anche di O r a z i o di dare alla prospettiva
storica desiderata una posizione privilegiata nella polifonica discussione sulle origini
di R o m a , senza cadere nella trappola dell'usurpazione autocratica, se n o n tirannica,
del passato. Q u e s t a prudenza n o n è p i ù necessaria d o p o il c o m p l e t o stabilirsi del
p r i n c i p a t o sotto la gens Mia, anzi il ruolo di Enea, al di là d i scrupoli antiquari, è
d i v e n u t o scontato, cosicché per u n O v i d i o o un L u c a n o n o n vi è alcuna necessità
di u n ulteriore dibattito in proposito. A partire da questo m o m e n t o , la discussione
avviene in maniera interna al sistema. C o n la fine della dinastia giulio-claudia e con
l'affermazione temporale del Cristianesimo, d i m i n u ì sempre p i ù anche l ' i m p o r t a n z a
di T r o i a quale f o n d a m e n t o dell'identità romana. Tuttavia la gloria dei Troiani, gli
eroi p i ù valorosi par excellence, sopravvisse, ed i Franchi fecero in m o d o che essa
n o n venisse dimenticata.
41
Troia tra realtà e leggenda
Note
1
Cf. F. Graus, Troja undtrojanische Herkunftssage im Mittelalter, in Kontinuitàt und Transformation derAntike
im Mittelalter, a c. di W. Erzgraber, Sigmaringen 1989,25-43; H . Kugler, Dos Eigene aus der Fremde. Uber
Herkunftssagen derFranken, Sachsen undBayern, in Interregionalitàt derdeutschen hiteraturim europaischen
Mittelalter, a c. di H . Kugler, Berlin, New York 1995,175-193; M. Borgolte, Europas Geschichten und Troia.
DerMythos im Mittelalter, in Troia. Traum und Wirklichkeit. Ausstellungskatalog, Stuttgart 2001,190-203.
2
W. Goez, Tramlatio Imperli. Ein Beitrag zur Geschichte des Geschichtsdenkens und der politischen Theorien
im Mittelalter und in der friiben Neuzeit, Tùbingen 1958; U. Schmitzer, Velleius Paterculus und das Interesse
an der Geschichte im Zeitalter des Tiberius, Heidelberg 2000,67-71 con ulteriori indicazioni bibliografiche.
' Vd. soprattutto G . K . Galinsky, Aeneas, Sicily and Rome, Princeton 1969.
4
Cf. Enea nel Lazio. Archeologia e mito. Catalogo, Roma 1981; E. Simon, Rom und Troia. DerMythos von
den Anfdngen bis in die ròmische Kaiserzeit, in Troia cit. 154-173; G . D'Anna, Virgilio e le recenti scoperte
archeologiche a Lavinium, «Sandalion» V I - V I I ( 1983 -1984) 93 -101 ; K. Galinsky, Aeneas in Latium. Archàologie,
Mythos und Geschichte, in 2000Jahre Vergil. Ein Symposion, a c. di V. Poschl, Wiesbaden 1983, il-62.
5
Cf. E Bomer, Rom und Troia. Untersuchungen zur Frùhgeschichte Roms, Baden-Baden 1951.
6
S. Weinstock, Divus Julius, O x f o r d 1971, 15-18.
' M. Spannagel, Exemplaria principis. Untersuchungen zu Entstehung und Ausstattung des Augustusforums,
Heidelberg 1999; E. Flaig, Ritualisierte Politik. Zeichen, Gesten und Herrschaft im Alten Rom, Gottingen
2003, 94-98.
8
N . Luraghi, Dionysios von Halikarnassos zwischen Griechen und Ròmern, in Formen rómischer
Geschichtsschreibung von den Anfdngen bis Livius. Gattungen-Autoren-Kontexte, a c. di U. Eigler et al.,
Darmstadt 2003, 268-286; G . Vanotti, L'altro Enea. La testimonianza di Dionigi di Alicarnasso, Roma
1995.
9
Provocatorio, ma degno di essere preso in considerazione quanto a terminologia è ora A . Eich, Die Idealtypen
"Propaganda " und "Repràsentation " ah heuristische Mittel bei der Bestimmung gesellschaftlicher Konvergenzen
und Divergenzen von Moderne und rómischer Kaiserzeit, in Propaganda-Selbstdarstellung-Reprdsentation im
ròmischen Kaiserreich des 1. Jhs. n.Chr, a c. di G . Weber, M . Zimmerrnann, Stuttgart 2003,41-84.
10
Cf. C. Neumeister, Lukrezens Umgang mit dem Mythos, in Die Allegorese des antiken Mythos in derLiteratur,
Wissenschaft und Kunst Europas, a c. di H.-J. Horn-H. Walter, Wiesbaden 1997,19-36, in part. 30-35.
11
Vd. soprattutto E. Burck, Das Geschichtswerk des Titus Livius, Heidelberg 1992; inoltre G . Forsythe, Livy
and Early Rome. A Study in Historical Method and Judgement, Stuttgart 1999.
12
L. Braccesi, Le leggenda di Antenore. Da Troia a Padova, Padova 1984.
" R. von Haehling, Zeitbezuge des T. Livius in der ersten Dekade seines Geschichtswerkes. Nec vitia nostra
nec remedia pati possumus, Stuttgart 1989, 19s.
14
Cf. U. Schmitzer, Dichtung und Propaganda im 1. Jahrhundert n. Chr. in Propaganda cit. 205-226.
15
Tibullus. Elegies II. Ed. with intr. and comm. by P. Murgatroyd, O x f o r d 1994,163-235.
16
U. Schmitzer, Die Macht uber die Imagination. Literatur und Politik unter den Bedingungen des friiben
Prinzipats, « R h M » 145 (2002) 281-304.
'' Cf. J . D . Evans, The Art of Persuasion. Politicai Propaganda from Aeneas to Brutus, A n n Arbor 1992.
Cf. J . Fabre-Serris, Deux réponses de Tibulle à Virgile. Les élégies II, 1 et 11,5, « R E L » L X X I X (2001) 140151.
" Si vedano in primo luogo i contributi contenuti in Enciclopedia Virgiliana, a c. di E Della Corte, Roma
1984-1991.
2
" G . K . Galinsky, Troiaequiprìmusaboris... (Aen. 1,1), «Latomus» X X V I I I (1969) 3-18; W. Suerbaum, Vergils
Aeneis. Epos zwischen Geschichte und Gegenwart, Stuttgart 1999, 15-44 (epassim suWEneide in generale).
-' Cf. V. Buchheit, Vergil uber die Sendung Roms. Untersuchungen zum Bellum Poenicum und zur Aeneis,
Heidelberg 1963.
22
G . Binder, Der brauchbare lield: Aeneas. Stationen der Funktionalisierung eines Ursprungsmythos, in
Allegorese cit. 311-330.
42
Ulrich Schmitzer
" Cf. P.-A. Perotti, La rivìncita dei Troiani, «Latomus» L X I (2002) 628-642.
24
J . Romeuf, Lespeintures du tempie de Carthage (Eneide 1,466-493) « A L M A r v » II ( 1975) 15-27; D . Clay,
TheArchaeology ofthe Tempie to]uno in Carthage (Aen.1.446-93), « C P h » L X X X I I I (1988) 195ss.; D.P.
Fowler, Narrate and Describe: The Problem of Ekphrasis, «JRS» L X X X I ( 1991 ) 25-35; S. Lowenstam,
The Pictures on Juno's Tempie in the Aeneid, « C W » L X X X V I I (1993-1994) 37-49; M. Putnam, Dido's
Murals and Virgilian Ekphrasis, « H S P h » X C V I I I ( 1998) 243 -275; M. Schuller, The Fascinatine Tempie of
]uno in Aeneid 1, in Essays in Honor of Gordon Williams: Twenty-five Years at Yale, a c. di E. TylawskyCh. G r a y Weiss, New Haven 2001, 249-261.
B. Andreae, Laokoon und die Griindung Roms, Mainz 1994', 184.
26
B. Mannsperger, Das Stadtbild von Troia in Vergils Aeneis, «Antike Welt» X X V I (1995) 463-471.
27
H . D . Jocelyn, Virgil and Aeneas Supposed Italie Ancestry, «Sileno» X V I I (1991) 77-100.
25
28
U. Schmitzer, Turnus und die Danaiden. Mythologische Verstrickung und personale Verantwor/ung,
« G B » X X (1994) 109-126.
29
G . Monaco, Il viaggio di Enea, «Sandalion» V I - V I I (1983-1984) 21-32; H.-P. Stahl, Politicai StopOvers on a Mythological Travel Route: From Battling Harpies to the Battle of Actium. Aeneid 3,268-93,
in Vergil's Aeneid. Augustan EpicandPoliticai Context, a c. di H.-P. Stahl, London 1998, 37-85.
30
C E Saylor, Toy Troy. The New Perspective of the Backward Ciance, «Vergilius» X V I ( 1970) 26-28; D .
Musti, Una città simile a Troia. Città troiane da Siri a Lavinio, «ArchClass» X X X I I I (1981) 1-26.
31
M . Bettini, Ghosts ofExile: Doubles and Nostalgia in Virgil's parva Troia (Aeneid 3.294ff), « C A »
X V I (1997) 8-33.
i2
E. Simon, Augustus. Kunst und Leben in Rom um die Zeitenwende, Munchen 1986,29-46; P. Zanker,
Augustus und die Macht derBilder, Munchen 1987, 171-188.
" Sui concetti interdisciplinari immagine-testo della Pax Augusta, si veda prossimamente l'esame dettagliato di U. Schmitzer, Friede aufErden? Latinistische Erwagungen zur Pax Augusta in inlerdisziplinàrer
Perspektive.
34
D . C . Feeney, The Reconciliation ofjuno, « C Q » X X X I V (1984) 179-194.
35
H . P Syndikus, Die Lyrik des Horaz. Eine Interpretation der Oden, II. Drittes und vtertes Buch,
Darmstadt 1973, 35s.
56
M . Janka, Horazens sogenannte Romulusode (c.3.3) ah revocatio amici? Vergd und die lyra iocosa des
Musenpriesters Horaz, «Philologus» C X L I V (2000) 277-302.
37
Schmitzer, Velleius cit. 124.
' 8 E. Fraenkel, Horaz, Darmstadt 1983'', 499-506.
" Si veda il quadro tracciato da E. Doblhofer, Horaz in der Forschung nach W7, Darmstadt 1992,
* S h ! e d a da ultimo M . Putnam, Horaces Carmen Saeculare. Ritual Magic and the Poet's Art, New Haven
2001; Doblhofer, o.c. 115-119; B. Schnegg-KShler, Die Augusteischen Sdkularspiele, Munchen 2002.
41
Cf. P.L. Schmidt, Horaz' Sakulargedicht - ein Prozessionslied?, « A U » X X V I I I / 4 (1985) 42-53.
42
D . Ableitinger-Griinberger, Die Aeneassage im Carmen saeculare des Horaz (Verse 37-44), « W S » V I
(1972) 33-44.
V d . Zanker, o.c. 172-177.
Si veda Putnam, o.c. 5.
45
R. Thomas, Virgil and the Augustan Reception, Cambridge 2001, 70-73.
* P. Fleischmann, Die Aeneas-Figur in der Darstellung des Sermus, Diss. Jena 2001 159-171
47
Per una bibliografia generale, si veda la pagina Internet http://www.kirke.hu-berlin.de/ovid/
45
44
48
P ^ b S o g r a f i a sempre fondamentale W. Kraus, Ovtdtus Naso, RE X V I I I / 2 ( 1942) 1910-1986 ( =
Ovid, a c. di M. von Albrecht-E. Zinn, Darmstadt 19822 67 -166).
4
" Ovids Epistulae ex Ponto, Buch l-ll Kommentar, a c. di M. Helzle, Heidelberg 2003, adi.
V d anche Fast V I 423 cura videre full: vidi templumque locumque.
51
Una sintesi offre K . W . Weeber, Der Neue Pauly X (2001) s.v. Rase», in part. 863s.
5,1
43
Troia tra realtà e leggenda
52
C f . Ovid. Amores, I I I . A Commentar? on Book Two, a c. di J . C . M c K e o w n , Leeds 1998, ad l.
" Opere di Publio Ovidio Nasone, I. Amores, Heroides, Medicamina faciei, Ars amatoria, Remedia amoris,
a c. di A . Della Casa, T o r i n o 1982.
54
U . Schmitzer, Ovid, H i l d e s h e i m - N e w Y o r k 2001, 41-62.
55
C f . E . Spentzou, Readers and Writers in Ovid's Heroides. Transgressions o/Genre and Gender, O x f o r d
2003, 176-178.
56
Schmitzer, Ovid cit. 129s.; P. Ovidius Naso, Die Metamorphosen. Kommentar, a c. di F. Bòmer,
Heidelberg 1969-1986 passim.
57
S. P a p a i o a n n o u , Poetische Erinnerung und epische Dichtung. Nestors Rede in Ovid, Metamorphosen,
Buch 12, « G y m n a s i u m » C I X (2002) 213-234 (è in preparazione u n o studio più dettagliato della medesima autrice sulla Parva Aeneis di O v i d i o e i suoi aspetti sovversivi).
58
C f . U . Schmitzer, Zeitgeschichte in Ovids Metamorphosen. Mythologische Dichtung unterpolitischem
Anspruch, Stuttgart 1990, in part. 250-297; n u o v e interpretazioni in un lavoro di prossima pubblicazione:
Id., Haec quoque non perstant quae nos elementa vocamus. Die Pythagoras-Rede in Ovids Metamorphosen.
Ein Schliissel zum Verstandnis des Werks?
59
Sul contesto vd. P. Ovidius Naso. Die Fasten, ed., iibers. u n d k o m m . v o n F. Bòmer, Heidelberg 1957-
1958, adi.
60
Opere di Publio Ovidio Nasone. IV. Fasti e frammenti, a c. di F. Stok, T o r i n o 1999.
61
Sull'ambivalenza, nel loro complesso, dei Carmentalia, che non p u ò essere discussa in questa sede, vd.
A . Barchiesi, ThePoet andthePrince. Ovid and AugustanDiscourse, Berkeley-Los A n g e l e s - L o n d o n 1997,
95s.; cf. inoltre ora M . Pasco-Pranger, Added Days. Calendrical Poetics and Julio-Claudian Holidays, in
Ovid' Fasti. Historical Readings at its Bimillennium, a.c. di G . H e r b e r t - B r o w n , O x f o r d 2 0 0 2 , 2 5 1 - 2 7 5 ,
in part. 262-270.
62
Su altre ricorrenze del f e n o m e n o , cf. Schmitzer, Imagination cit. passim.
b>
Schmitzer, Velleius cit. 52s.
64
Sottolineata provocatoriamente da G . Baudy, Die Brande Roms. Ein apokalyptisches Motiv in der
antiken Historiographie, H i l d e s h e i m 1991, su cui cautamente (e con remore) J . Riipke, « G n o m o n »
L X V I (1994) 40-43; vd. soprattutto J . Malitz, Nero, M i i n c h e n 1999, 69-81.
65
Suet. Nero 38,2 hoc incendium e turre Maecenatiana prospectans laetusque 'ftammae, ' ut aiebat,
'pulchritudine' Halosin UH in ilio suo scaenico habitu decantavit.
66
Per la bibliografìa, cf. la pagina Internet http://www.unibas.ch/klaphil/kp-lucanus-bibl.html (Christine
W a l d e ) ; fra i lavori più recenti si d e v o n o ricordare soprattutto: E . Narducci, Lucano. Un'epica contro
l'impero, R o m a - B a r i 2002; G . G a l i m b e r t i Biffino, Caesar-Pompeius. Interpretationen zur Darstellung des
Antihelden in Lucans Pharsalia, in Pervertere: Asthetik der Verkehrung. Literatur undKultur Neronischer
Zeit und ihre Rezeption, a c. di L . Castagna, G . Vogt-Spira, M u n c h e n - L e i p z i g 2002 79-96; Interpretare
Lucano. Miscellanea di studi, a c. di P. E s p o s i t o - L . Nicastri, N a p o l i 1999; Sh. Bartsch, Ideology in Cold
Blood. A Reading ofLucan's Civil War, C a m b r i d g e , M a s s . - L o n d o n 1997.
67
C f . all'inizio del I I I sec. D i o 77,16,ls. OTL Xéywv eùcrefJéoTcrros' irai'Twi' àv6poÌTru>i> elvai TTépiTTóTTITL
uiai(J>ovi(jji' KaTexpT|0"aTo, TùV deiTrapSéviui' TÉaaapas' àTroKTelvas, ùv u i a u amóg, ore ye Kai
è&vvaro, f|axùyK£t" GaTepov y à p è^T\aQévr\aev Tràaa aìnru f] Tre pi Tò d(j>po&Lcaa iaxus". àij>' otnrep
Kai 'irepóv riva Tpówov ato~xpoupyeLV èXéyero, Kai dir' aÙToi) Kai é'TepoL TùV óu.oioTpómoi\ o't
oùx OTI (LuoXóyow TOIOUTó TI TroteiV, dXXà Kai ÙTrèp Tfjs" aarrriptas' Srj TT\S ètceivov TrpaTTeii'
TatìTa è'<fxK7Koi>. Exc. Val. 382 (p. 753) et (v. 15-18) X i p h . 333, 28-31 R. St.
68
V d . , con ulteriori indicazioni bibliografiche, H . Seng, Troja-Motive bei Lucan, « G y m n a s i u m » C X
(2003) 121-145; cf. inoltre D . Gagliardi, Cesare tra le rovine della Troade (Lucan. IX 950-986), « S I F C »
}'s. X V (1997) 91-98.
6
' Marco Anneo Lucano. La Guerra Civile o Farsaglia. I n t r o d u z i o n e e traduzione di L . Canali, M i l a n o
1992*.
70
Sul rapporto T r o i a - R o m a in L u c a n o , vd. anche E . Narducci, / / tronco di Pompeo (Troia e Roma nella
PharsaliaA « M a i a » X X V (1973) 317-325.
44
Ulrich Schmitzer
71
K Ziegler, Der Kleine Pauly I V (1975) 633 s.v. Periegetes; Pausanias's Description of Greece, I,
transl. with a' comm. by J . G . Frazer, New York 1965, L X X V I s . ; L. Friedlander, Darstellungen aus der
Sittengeschichte Roms in der Zeit von August bis zum Ausgang der Antonine, I, a c. di G . Wissowa,
Leipzig 19199, 389-488.
45