Dicembre 2015 - Belluno Magazine

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Dicembre 2015 - Belluno Magazine
Anno V n. 27 Editrice Media Belluno srl Autorizzazione Tribunale di Belluno n. 691/2009 del 26/08/09
D
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C
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M
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LA PRIMA RADIO DELLA PROVINCIA
LA MIA ETIOPIA
ACUSTICA DEI RISTORANTI
ABUSO DA SOCIAL
IDEE PER LA TESTA
AGRICOLTORE PER SCELTA
BL
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TV
PD
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2015
Anno V n. 27 - Editrice Media Belluno srl
Autorizzazione Tribunale di Belluno
n. 691/2009 del 26/08/09 Iscrizione al R.O.C.
Registro Operatori della Comunicazione n. 21851
Dicembre
Il periodico gratuito di informazione
ed attualità delle Dolomiti
06
05 Editoriale
L’abuso da social e l’indifferenza delle scuole
(anche bellunesi)
12
06 RADIO
I 40 anni di Radio Belluno
Come tutto è iniziato
09 Volontariato
La mia Etiopia
Appunti disordinati di un volontario
18
11 Progetti
Come occuparsi della povera africa nera?
Nel nostro piccolo ci stiamo provando
12 Arte
L’arte dell’aperitivo
30
14 Bellezza
Idee per la testa
Pixie collection: tra fate, folletti e frange
17 Architettura
Perchè una casa in legno?
33
18 Teatro
Dietro le quinte di Belluno Miraggi 2015/2016
23 Giornalista per un giorno
QUARTIER CADORE
24 Acustica
Qualità acustica dei ristoranti
28 Filosofia
Oriente-occidente: così lontani ma così vicini
30 Moda
Angie’s - fatto da me - e Sofiscloset
presentano “cuore di mamma”
31 Acconciature
Mirror acconciature
33 Storia
Cosa mangiavano i soldati italiani sul fronte
dolomitico durante Grande Guerra?
36 Benessere
Dalla natura, bellezza e benessere
37 Cucina
Il Carciofo
38 Oroscopo
Dicembre 2015
22 Alpago
Marco Vuerich, giovane agricoltore dell’Alpago
Direttore responsabile
Andrea Ferrazzi
In redazione
Chiara Reolon
Direzione e amministrazione
Via Monte Grappa, 346 - 32100 Belluno
Editore
Media Belluno srl
Concept ed impaginazione
www.toolgraphic.it - Belluno
Stampa
Tipografia Marca Print - Treviso
Contatti
Tel. 347 6773331
[email protected]
www.bellunomagazine.it
Hanno collaborato a questo numero:
Martina Reolon, Ernesto Riva,
Barbara Meletto, Paolo Tesser,
Andrea Gris, Francesca Casali,
Chiara Reolon, Donatella Cervo,
Giuseppe Secchi, Eleonora D’Inca,
Paolo Calicchio, Dario Olivier,
Sebastiano Saviane, Mago Yamil
Immagine di copertina:
Foto Biblioteca civica di Belluno
Grafica by Creative Menu
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è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi
mezzo, dei testi e materiali presenti nel magazine.
© Belluno Magazine
Editoriale
L’abuso da social
e l’indifferenza delle
scuole (anche bellunesi)
di Andrea Ferrazzi
A
umentano gli inviti a un utilizzo responsabile dei social network, il cui abuso provoca alti livelli
di stress fra gli adolescenti, causando in molti casi disturbi di depressione e di ansia. Lo rivela
un nuovo rapporto australiano che ha esaminato l’impatto dei social media sul benessere. Fra
gli effetti più diffusi anche una costante sensazione d’inferiorità rispetto a quello che gli amici virtuali
condividono su Facebook e Twitter. L’annuale National Stress and Wellbeing Survey, giunta al quinto
anno e condotta dall’Australian Psychology Society, mostra che gli adolescenti sono particolarmente a
rischio di stress, mentre controllano costantemente lo status di social media degli amici, perché pensano di non divertirsi abbastanza. Quasi metà di loro ha la sensazione che i loro pari abbiano esperienze
più gratificanti. E nell’insieme i livelli di stress, depressione e ansia sono significativamente più alti
rispetto alla prima indagine di cinque anni fa. “FOMO è una realtà consolidata. Vi è una concordanza
molto forte fra le ore trascorse su tecnologia digitale e più alti livelli di stress e di depressione”, dichiara
il rapporto.
Questo indica inoltre che quasi il 60% degli adolescenti ha difficoltà a dormire o a rilassarsi dopo aver
passato in rassegna i siti di social media, e che in una simile proporzione si sentono esausti dalla costante connettività. Eppure, una persona su due dichiara di ricorrere ai social media per calmare lo
stress, contro una proporzione del 37% cinque anni fa.
Per più della metà i partecipanti hanno dichiarato di sentirsi preoccupati, gelosi o ansiosi dopo aver scoperto da foto o aggiornamenti di status di essere stati lasciati fuori da una qualche attività in comune.
Inoltre il 72% degli intervistati sente che lo stress ha impatto sulla propria salute fisica, ma più di metà
non cerca aiuto. Il livello di benessere aumenta tuttavia con il reddito, il livello di istruzione e l’impiego
lavorativo. Chi accusa livelli estremamente severi di ansia, angoscia e depressione per alleviare lo stress
ricorre a comportamenti di dipendenza come alcool, fumo, droghe e gioco d’azzardo, in proporzioni molto più alte dei coetanei. “Ricorrere ai social media per alleviare lo stress è simile alla maniera in cui le persone
scommettono con i videopoker, per il bisogno di ricorrere a qualcosa che causa dipendenza. I social media
funzionano nella stessa maniera. Non sai mai quanti ‘mi piace’ riceverai per quell’immagine, o quando otterrai
un forte rinforzo positivo per quello che tu sei. Vi è anche un forte rischio di delusione”, spiega il documento.
I nostri insegnanti si decideranno mai ad affrontare questo tema a scuola?
le notizie delleDolomiti
BM | 5
RADIO
di Martina Reolon
I 40 anni di Radio Belluno
Come tutto è iniziato
A
nno 1975, sette pionieri del mondo
radiofonico, un unico obiettivo: dar
vita a una radio bellunese, in un periodo in cui, a poter trasmettere, era solo la Rai.
La prima radio della provincia, e una delle
primissime in Italia, nasceva proprio 40 anni
fa e iniziava a trasmettere a mezzanotte del 1°
novembre 1975. Si chiamava Radio Belluno.
Protagonisti di questa avventura sette ragazzi,
allora poco più che ventenni - Renzo Beltrame, Gianpiero Bolzan, Mario Danieli, Mirco
Papes, Claudio e Roberto Trevisson, Vittorio
Cannicci (scomparso da poco), più la mascotte
del tempo Pierluigi Mezzomo.
E i sette fondatori si sono recentemente incontrati, insieme ad amici e vecchi ascoltatori, alla
Miniera d’Oro di Piazza Santo Stefano, dove è
stata allestita una mostra con le apparecchiature
di 40 anni fa. E a distanza di due ventenni uno
di loro, Papes, racconta la vera storia della nascita di Radio Belluno, da quel 1975 all’inizio di
luglio del 1976.
Iniziare non fu semplice: in quel periodo
mettere in piedi una radio libera era reato...
“Proprio così. A quel tempo c’era solo la Rai a
poter trasmettere”, racconta Papes. “Poi nell’estate del 1975 lessi su “Panorama” (che in quegli
anni non era ancora di Berlusconi) un articolo
su alcune radio che avevano cominciato tra sequestri e dissequestri a trasmettere in Italia. Avviare una radio libera era, appunto, reato. E lo
aveva appena ribadito una legge del marzo 1975
che confermava il monopolio del servizio pubblico in Italia. Si girava la manopola della radio
in modulazione di frequenza e si trovava soltanto la Rai. La famosa sentenza della Corte Costituzionale che, in pratica, liberalizzava le radio
libere in ambito locale sarebbe invece arrivata
soltanto un anno dopo”.
Le difficoltà, oltre che dovute a “blocchi”
6 | BM
legislativi, erano molto probabilmente anche di tipo strettamente tecnico...
“Nell’articolo di “Panorama” si faceva riferimento, oltre ai problemi di carattere giuridico, anche alle difficoltà di procurarsi il
trasmettitore, in quanto simili apparecchi
non esistevano in commercio e bisognava
adattare vecchi trasmettitori militari, oppure trovare dei tecnici disponibili e in grado
di costruirli. Dopo alcuni tentativi andati a
vuoto nel bellunese, per saperne di più decisi
di mettermi in contatto con chi fece l’inchiesta
su “Panorama” (che, tra l’altro, nonostante fosse
composta da ben quattro pagine, non era neppure firmata). Telefonai alla redazione e dopo
alcuni giorni riuscii a parlare con il giornalista
e ad avere i nomi e i numeri di telefono di due
tecnici citati in forma anonima nell’articolo. Li
contattai entrambi: un tecnico di Brescia che
chiedeva un milione di lire e uno di Parma che
ne voleva addirittura due. Importi considerevoli
a quegli anni. Cominciai a parlarne con gli amici per tentare di coinvolgerli, ma non era facile.
Parlavo loro del progetto, dicevo che bisognava
mettere a disposizione i propri dischi, tirar fuori
dei soldini, che quasi sicuramente saremmo stati
denunciati, che ci avrebbero sequestrato le apparecchiature e che avremmo dovuto affrontare
magari un processo. A quel punto aspettavano
sempre che elencassi le cose positive, i vantaggi,
magari anche economici, ma questi non c’erano e allora mi guardavano male e mi dicevano
che ero un pazzo. Comunque, alla fine, tra tanti
“no”, riuscii a ottenere qualche “sì” più o meno
convinto. Seguirono due viaggi a Brescia: uno
per l’ordine e l’acconto, il secondo dopo un
mese per il saldo e il ritiro del trasmettitore e
dell’antenna”.
La scelta della sede ricadde su Nogaré: perché?
“Furono necessarie alcune prove tecniche per
trovare una sede adatta e qui avvenivano delle
scene alla “Fantozzi”. Lo “sfigato” della compagnia sul tetto (di notte) in piedi a tenere fermo
il palo dell’antenna per ore, mentre altri giravano in auto con l’autoradio per verificare dove e
come arrivasse il segnale. Naturalmente allora
non c’erano telefonini e non si poteva comunicare, quindi dopo aver girato tra le varie località
della Valbelluna si tornava alla base per gridare
allo sfortunato sul tetto di provare a girare l’antenna di qualche grado e poi, tra le imprecazioni
che venivano dall’alto, ripartire di nuovo per
verificare se c’era stato un miglioramento o un
peggioramento. Ci furono delle prove tecniche
a Cavarzano e a Sois, ma poi la scelta cadde su
Nogaré. Non mancarono le disavventure. Una
vecchia Seicento di sedici anni e di sesta mano,
che aveva resistito a un viaggio fino in Turchia
appena due mesi prima, cedette di schianto al
ritorno da Udine durante una infruttuosa ricerca del solito trasmettitore. Ci fu poi una Lancia
Flavia fusa sul Fadalto, al ritorno dal primo congresso Anti (prima associazione di radio libere)
svoltosi a Firenze, cui avevamo partecipato in
veste di associati”.
Quando la fatidica data in cui iniziaste a trasmettere? E cosa accadde dopo?
“Radio Belluno iniziò a trasmettere abusivamente la notte tra l’1 e 2 novembre 1975, (in
quelle stesse ore a Roma veniva ucciso Pier Paolo Pasolini). Le prime note che si propagarono
nell’etere della Valbelluna furono quelle dell’album “The Dark Side Of The Moon” dei Pink
Floyd. L’emozione e la paura furono grandi, anche perché in quegli anni, il 2 novembre che è
il giorno della commemorazione dei defunti, la
Rai non trasmetteva assolutamente musica leggera ma solo giornali radio, musica classica e sinfonica. Un giorno migliore o peggiore, secondo
i punti di vista, non potevamo scegliere per iniziare. Presentammo una denuncia di possesso del
trasmettitore in Questura ma non venne neppure
accettata, forse perché probabilmente non sapevano pure loro come comportarsi. Scrivemmo
alle case discografiche affinché ci inviassero gratuitamente dei dischi, ma arrivarono soltanto 45
giri e non era certo quel genere di musica che noi
volevamo mettere in onda. Il primo periodo fu
accompagnato da piccoli inconvenienti tecnici,
come quella volta che invertimmo i collegamenti
tra i giradischi e il microfono e andarono in onda
le nostre chiacchiere anziché la musica. Ce ne accorgemmo soltanto quando arrivò di corsa in bicicletta un fratello minore che da casa aveva ascoltato, purtroppo, di tutto e di più. La sigla iniziale
era “Highway Star” dei Deep Purple mentre a
bili: 50.000 lire al giorno. Cominciammo a
barcollare, l’ansia e la paura presero il sopravvento e non sapevamo cosa fare. Avviliti e demoralizzati fummo facili prede di avvoltoi che
cominciavano a volteggiare sopra le nostre teste e alla nostra antenna. Fummo contattati da
una persona molto in gamba, brava, simpatica, con mille interessi, con amici importanti
in città e che dopo averci “pesati” ci propose
di unirci a lui e ad altri suoi quattro amici per
continuare insieme l’avventura. Non eravamo
molto convinti, ma non avevamo molte possibilità: ci si fermava proprio sul più bello. Si continuava da soli nonostante la Siae e le probabili
noie giudiziarie ed economiche che potevano
arrivare oppure si accettava la collaborazione che
ci veniva proposta. Ne discutemmo tra noi e alla
fine, poco convinti, accettammo. Pensavamo ingenuamente che bene o male, visto che noi eravamo in sette e gli altri in cinque, nel caso fossero
sorti dei problemi avremmo avuto comunque la
maggioranza nelle decisioni. Da qui in avanti comincia purtroppo un’altra storia, fatta di incomprensioni e continui litigi sulla conduzione della
radio e per l’indirizzo anche politico che stava
prendendo. Fu introdotto un notiziario locale,
la pubblicità (i primi spot furono per Pezzolla,
ottica Giaccobbi e G.B.C. di Ennio Ferrarese) e
anche la sede fu cambiata: da Nogaré a palazzo
Minerva in via Rialto. La radio cambiò persino
nome, da Radio Belluno a R.T.D. e cominciò
a trasmettere sempre più musica commerciale
(45 giri) accompagnata da dediche. Da ricordare in quel periodo “I Belumat” Pierluigi Secco e
Giorgio Fornasier che presentarono, in anteprima dal vivo e in diretta, la loro più divertente
canzone “I Veneziani”; il tragico terremoto in
Friuli la sera del 6 maggio 1976, che si sentì forte
anche a Belluno e che causò la precipitosa fuga
in strada da parte dei conduttori di “Saluti e Auguri in Musica”, che stava andando in onda ovviamente come sempre in diretta. Il 14 maggio
poi avvenne il tanto temuto sequestro da parte
della Polizia postale su mandato della Pretura
di Belluno. Funzionari dell’Escopost di Venezia
sequestrarono tutte le attrezzature: trasmettitore,
amplificatore, registratore, giradischi, micro-
La Floricoltura
Bisconti
fono e cuffia; fu risparmiata soltanto l’antenna
sul tetto perché troppo difficile da raggiungere.
La radio ormai era diventata molto popolare e
furono molte le prese di posizione da parte di
autorità, associazioni e singoli cittadini che manifestarono solidarietà. Furono raccolte migliaia
di firme di protesta e fu singolare che nell’elenco
mancassero proprio le nostre sette, nonostante
il 90% del materiale sequestrato fosse di nostra
esclusiva proprietà. Ma ormai vivevamo come
separati in casa e che la nostra (loro) radio si fosse fermata non ci dispiaceva poi così tanto...La
difesa composta dall’avvocato genovese Eugenio
Porta, che era il presidente dell’Anti, e da altri
avvocati di Belluno chiese subito il dissequestro,
che arrivò però solo il 21 giugno. La radio riprese quindi l’attività dopo 40 giorni di sospensione e poco dopo anche la Corte Costituzionale
sentenziò che le radio libere potevano esistere.
Lunedì 5 luglio 1976, ore 23, dopo l’ennesima
discussione, avvenne la rottura definitiva. I sette
amici fondatori di Radio Belluno decisero che
era giunto il momento di andarsene e si ripresero
il trasmettitore, le antenne e tutte le attrezzature
che erano di loro proprietà. Dopo alcuni giorni
la radio riprese a trasmettere con nuove apparecchiature e nuovi conduttori...ma questa sarà
un’altra storia ed è giusto che a scriverla sia chi
la continuò. Importante è che venga raccontata
giusta. E soprattutto inizi da qui (luglio 1976) e
venga lasciato perdere “il prima” come purtroppo non è accaduto in passato da chi invece l’ha
raccontata in modo vergognoso, con menzogne
e falsità, attribuendosi meriti inesistenti e dimenticando invece, nel bene e nel male, chi fossero
stati i veri e primi fondatori. Vero è che la storia
viene sempre scritta dai vincitori, ma quasi mai
corrisponde alla verità”.
Lentiai
Bolago
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Agordo
BARDIES
Belluno
Sedico
© Belluno Magazine
notte fonda si chiudeva con “If” dei Pink Floyd”.
E le reazioni degli ascoltatori?
“Aumentavano sempre di più e solo con il passaparola, perché ovviamente la nascita della radio non fu pubblicizzata in alcun modo. Elogi
e critiche cominciarono ad arrivare: c’era chi ci
incoraggiava, felicissimo di poter ascoltare per la
prima volta e senza interruzioni artisti internazionali e cantautori italiani come Guccini e De
André, che mai venivano trasmessi dalla Rai.
C’era poi chi voleva più musica italiana e chi ci
criticava giustamente per il nostro inglese scolastico”.
Anche dopo il debutto la strada non fu in
discesa...quali altri “imprevisti” doveste fronteggiare?
“Strani personaggi, alcuni muniti di strumenti
tipo “Capitan Ventosa”, iniziavano a girovagare
di sera attorno alla radio. Venimmo convocati pure dalla Siae che aveva l’ufficio in piazza
Santo Stefano e che all’epoca era diretta da un
“tipino” mica da ridere. E lì subimmo un interrogatorio finalizzato a una nostra confessione
che non arrivò, fino a quando, con un colpo
si scena, come nei film, il responsabile aprì un
cassetto sulla scrivania e fece apparire il mitico
registratore “Geloso” con inciso le nostre voci
andate in onda la sera prima e con un sorriso
beffardo esclamò “Non ne sapete niente!? E questi chi sono?”. Nonostante Radio Belluno non
avesse alcuna entrata e non ci fosse al tempo alcun accordo o regolamento per le radio in Italia
(giacché semplicemente non potevano esistere),
la Siae minacciava e pretendeva illegittimamente
il pagamento di tariffe assolutamente inconcepi-
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Volontariato
di Andrea Gris
La mia Etiopia
Appunti disordinati di un volontario
L
a mostra ha chiuso i battenti con un
successo oltre ogni più rosea aspettativa. I visitatori sono stati 692 e le donazioni raccolte per proseguire il meraviglioso
progetto firmato dalla Onlus Amici di Adamitullo hanno raggiunto i 1600 euro. “Siamo
felici di tutto questo. Cortina ancora una volta si
è dimostrata sensibile e attenta a temi che vanno
oltre la compassione. Ho visto tante persone uscire dal museo delle Regole con gli occhi bagnati.
Linteresse è stato notevole e i giudizi degli addetti ai lavori sono state così entusiasti da portarci
con forza al cospetto di Denis Curti, organizzatore di grandi mostre fotografiche. Il Direttore
artistico dei Tre Oci di Venezia ha fortemente
caldeggiato la possibilità della seconda tappa veneta e così dal 23 novembre al 13 dicembre siamo in laguna nella prestigiosissima sede che tra
tanti fotografi ha recentement ospitato le opere di
Herwitt, Berengo, Gardin e Salgado.” racconta Andrea Gris lautore delle fotografie e dei
racconti che accompagnano il percorso. “Il 12
dicembre sempre alla Casa dei Tre Oci si svolgerà
unasta con 15 fotografie selezionate dallo stesso
Curti che sarà il battitore delle immagini scelte
tra le 40 che compongono la mostra.” conclude
Gris.
Fotografi come Stefano Zardini e Pierpaolo
Ghisetti sono rimasti increduli ai racconti di
come molte delle foto siano state per così dire
rubate sulle strade di Addis Abeba con uno
smartphone per non correre il rischio di essere arrestato. L’Etiopia è un paese che non
vede di buon occhio la diffusione dei suoi
problemi e i rapporti con i giornalisti internazionali non è sempre facile.
al Gris di mettersi in gioco su questo fronte,
avendo visto in anteprima i suoi scatti e letto i
suoi racconti in, afferma: “Sono immagini che
vanno dritte al cuore passando per la testa. La
tecnica non centra. Un lavoro fatto con il cuore
e lamore verso questa causa così bella traspare in
ogni attimo fuggente catturato da Andrea. Nessun fotografo professionista avrebbe potuto fare
meglio. Lempatia tra i bambini e lautore è profonda e senza pose pre costituite. Sono felice di
questo successo e spero che il prossimo anno dopo
queste prime due tappe,biglietti da visita importantissimi, “La mia Etiopia” possa trasferirsi in
altre città. In un momento storico così delicato
credo che il messaggio faccia bene a tutti. Sono
emozioni forti che insegnano molto.”
Durante la chiusura dellesposizione cortinese
gli organizzatori hanno ringraziato lospitalità
del museo darte moderna Mario Rimoldi, il
Comune di Cortina che da un anno contribuisce e patrocina il progetto solidale e tanti
amici, professionisti che hanno voluto contribuire gratuitamente allallestimento della
mostra. Il curatore, il noto fotografo Alberto
Bregani, che in tempi non sospetti suggerì
Gli organizzatori della mostra itinerante consacrata con la tappa veneziana sono entusiasti
allidea di cominciare il tour del nuovo anno
con la città di Belluno. “Spero di riuscire ad organizzare lesposizione nel capoluogo come prima
tappa del 2016. La città è nel mio cuore, mio
padre è nato in via Garibaldi e a lui è dedicato
il progetto”
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Progetti
di Ernesto Riva
Come occuparsi
della povera africa nera?
Nel nostro piccolo ci stiamo provando
L’
Africa agonizza nelle proprie tragedie de­terminate
da una serie di avvenimenti storici devastanti:
un’imponente tratta di schiavi durata più di quattro secoli, la ben nota spartizione coloniale, un trentennio
di caotica quanto rovinosa conquista dell’indipendenza, un
colossale esodo verso l’Europa che non ha precedenti.
In questi ultimi anni l’Africa ha infatti visto imporsi mi­noranze di governo che trattano gli affari di Stato
come i propri interessi personali,
ha visto crescere le metropoli come
se fossero dei colossali villaggi, con
un conseguente inesorabile degrado
della qualità della vita, ha perso defi­
nitivamente il contatto con la propria cultura.
Cultura arcaica certo, primitiva se
vogliamo, ma ancorata almeno ad
alcuni elementari principi di convivenza e di rap­porto con la natura e
con il territorio.
Tolto da questo contesto l’Africano
non ha più radici, per­de la cognizione di quei valori dettati dal contesto
parenta­le e di gruppo, è destinato
inesorabilmente a soccombere.
Come dunque occuparsi dell’Africa in modo costruttivo?
è l’interrogativo che ci poniamo
noi tutti sempre, e an­cor di più oggi
mentre mentre impazzano le polemiche sulla gestione dell’immigrazione in Europa.
Certo è opinione di ognuno di noi
che un progetto di svi­luppo inteso a
recuperare il tempo perduto sia una
cosa al­quanto improponibile all’Africano che non lo capirebbe e pri­ma
ancora lo rifiuterebbe: è necessario
rispettare i suoi tempi senza voler a
tutti i costi bruciare le tappe.
Forse in quest’ottica la cosiddetta
africanizzazione delle strutture messe in piedi dai volontari
potrebbe cominciare ad essere considerata meno utopistica. A
Ikonda ci stiamo provando: un ospedale da 250 posti letto
che copre il fabbisogno di un’area grande come la lombardia,
200 dipendenti locali, un intero villaggio di circa 10.000
persone che vive esclusivamente dell’indotto creato dall’ospedale.
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L’arte dell’aperitivo
… e come Parigi ha l’ora dell’assenzio, Torino ha l’ora del vermut, l’ora in
cui la sua faccia si colora e il suo sangue circola più rapido e più caldo.
Edmondo De Amicis, “Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma”, 1911
L’aperitivo moderno, inteso come abitudine
alimentare e non come cura, ha una sua precisa
data di nascita.
Nel 1796, a Torino, Antonio Benedetto Carpano,
aiutante di bottega nella liquoreria del signor Marendazzo, decise di produrre
una bevanda che potesse
essere gustata anche dal
palato più delicato delle
donne. Fu così che, miscelando il vino moscato
Canelli con erbe e spezie,
nacque il Vermouth.
La novità piacque così tanto ai Torinesi, primo fra
tutti il Re Vittorio Emanuele III, che divenne l’emblema della città facendo nascere, all’ombra della Mole, una dinastia di produttori di vermouth
che conterà nelle sue fila, oltre alla casa Carpano, Gancia, Cora, Cinzano, Martini & Rossi,
fino ai scomparsi Grassotti, Ballor e Callissano.
Se le origini dell’aperitivo sono senza dubbio
torinesi, ben presto altre città italiane, europee
ed americane fornirono il loro contributo alla
divulgazione dell’arte del brindisi: a Milano
nel 1815 il sigor Ausano Ramazzotti, farmacista di origini bolognesi, diede vita al primo
aperitivo a base non vinosa; sempre a Milano
il signor Gaspare Campari, proprietario di un
noto caffè in piazza Duomo, lanciò un bitter
alcolico; a Parigi si preferiva gustare l’Assenzio, amato soprattutto degli artisti, il Pastis o
il Pernod, mentre nelle terre hemingwaiane,
New York, Cuba e Venezia, si beveva alla maniera americana, ossia miscelando liquori di
vario genere.
Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, l’aperitivo divenne una moda diffusa:
momento salottiero per eccellenza, radunava
uomini e donne nei caffè, accrescendo le occasioni di incontro e di scambio sociale.
Anche i pittori furono colpiti da questo fenomeno lasciandoci preziose testimonianze figurative, sia come libera espressione artistica, sia
nell’ambito di una vera e propria committenza.
Primi fra tutti i pittori impressionisti che,
avvicinando l’arte alle vicende della vita, la fecero uscire dalle ammuffite e tetre accademie.
Celebre è il Il bar delle Folies-Bergèr , dove
Manet ritrae un locale parigino in un momento di grande festa. L’opera è interessante per
la notazione realistica delle bottiglie presenti
sul bancone: l’immancabile champagne, gloria della nazione
francese, e birre di
una marca inglese
molto in voga in
quel periodo.
Ma oltre al lato
gioioso del bere,
gli artisti immortalarono anche il
suo lato più cupo
e triste. L’Assenzio, dipinto da
Edgar Degas tra il
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R
ito sociale, occasione per incontrare gli
amici, fare nuove conoscenze o smaltire le ansie da
lavoro, l’aperitivo vanta una
storia molto antica. Già nel
V secolo a.C. Ippocrate consigliava ai suoi pazienti, per alleviare i disturbi da inappetenza,
il Vinum Hippocraticum, una
bevanda da lui appositamente
inventata a base di vino bianco
dolce in cui erano macerati fiori di assenzio, ruta e dittamo. I
romani lo chiamarono Vinum
Absinthiatum, ma bevevano anche il Mulsum , vino bianco greco arricchito
con miele e semi di finocchio, ed il Mirtillum,
a base di bacche di foglie di mirto. In origine
questi vini aromatizzati avevano uno scopo curativo, ossia stimolare il senso della fame come
è insito nella stessa etimologia del termine latino aperire.
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12 | BM
1875 ed il 1876, è ambientato all’interno del
Café Nouvelle-Athènes,
uno dei luoghi di ritrovo prediletti dagli impressionisti. Una donna
ed un uomo sono seduti
ad un tavolo chiusi in un silenzioso
isolamento, accentuato dal bicchiere
d’assenzio che la donna ha di fronte
a se. Il tema, già proposto da Manet
e ripreso successivamente da Picasso,
scava nell’abisso dei piaceri e delle
solitudini tipiche della grande città:
il bere come fuga dalla realtà.
Molti artisti si dedicarono anche alla
produzione di cartelloni commercia-
li: il culto dell’aperitivo divenne
un fenomeno da promuovere.
Le aziende francesi ed italiane affidarono il loro messaggio pubblicitario ai nomi più noti del tempo
fortificando, così, la loro immagine e diffondendo il loro marchio
nel resto del mondo. Henri de
Toulouse-Lautrec, Alphonse Mucha, Marcello Dudovich, Adolf
Hohenstein, Leonetto Cappiello,
Fortunato Depero, Franz Laskoff
e anche, in anni più recenti, Andy Warhol,
sotto forma di inserzioni per alcuni settimanali , si misero al servizio dell’aperitivo esaltandone gli aspetti più frivoli e spensierati.
Sono passati più di due secoli da quando,
in terra sabauda, Antonio Benedetto Carpano
iniziò a produrre il primo aperitivo: la storia di
un’alchimia borghese che ancora oggi anima i
bar all’insegna della convivialità perché, come
diceva Goethe, “chi non beve e non bacia è
peggio che morto.”
1) Marcello Dudovich, Manifesto per Martini&Rossi, 1918.jpg
2) Edgar Degas, L’Assenzio, 1875-1876.jpg
2) Marcello Dudovich, Manifesto per Cordial Campari, 1913.jpg
4) Édouard Manet, Il bar delle Folies-Bergère, 1881-1882.jpg
5) Fortunato Depero, Manifesto per la casa Campari, 1926 -.jpg
6) Alfons Mucha, due manifesti per lo champagne Moët & Chandon, 1899.jpg
7) Armando Testa, Manifesto per Carpano, 1949.jpg
8) Marcello Dudovic, Manifesto per Bitter Campari, 1920.jpg
9) Fortunato Depero, Manifesto per la casa Campari, 1926.jpg
10) Pablo Picasso, La bevitrice d’assenzio, 1901.jpg
11) Marcello Dudovich, Manifesto per la casa Carpano, 1930.jpg
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Bellezza
di Paolo Tesser
IPixie
DEEcollection:
PER LA TESTA
tra fate, folletti e frange
N
on è un caso se le ispirazioni per collezioni, tendenze o mode nascono generalmente da revisioni del passato, o spunti riferiti a personaggi particolarmente significativi di un qualche momento storico, o comunque da
ambienti favolistici ed immaginari.
è il caso di PIXIE COLLECTION, la nuova raccolta stilistica per l’autunno-inverno
corrente che TEXHAIR ha creato ispirandosi al mondo fantastico delle fate e dei
folletti.
Il termine “pixie” si riferisce ad una tipologia di folletti tipica del folklore inglese.
Solitamente vengono ritratti con orecchie a punta, spesso vestiti di verde e con un
cappello a punta; a volte i loro occhi si presentano
come allungati verso le tempie. Ad ogni modo queste
sono convenzioni risalenti all’epoca vittoriana e non
facenti parte della mitologia. In modo contemporaneo, il termine si può utilizzare come sinonimo di
fata o spirito.
Li immagino dentro un ambiente fatato, immaginario ed onirico, colorato di tinte tenui e delicate, quasi
eteree.
Da qui l’ispirazione per creare un’immagine capelli
stilisticamente molto spiritosa, fresca e leggiadra,
seppur elegante e raffinata, dove la ricerca della forma
sia compensata da una spensierata allegria estetica unita ad un’estrema facilità di gestione.
Elementi basici sono frange o ciuffi morbidi, volumi di contrasto, texture sfaccettate per creare movimento, il tutto assemblato in un patchwork cromatico e compositivo ricco di sfumature tenui.
Senza mai dimenticare l’analisi visagistica e la corretta lettura degli elementi morfologici che la contraddistinguono.
Il colore si trasforma in un insieme di tonalità
tra loro armonicamente composte, dove su basici toni naturali si riflettono i vari
rosa, lilla, grigi, argento.
Tonalità nuove che sarebbero potute sembrare assurde o azzardate fino a poco
tempo fa, ma che oggi si elevano ad importante soglia coloristica da sperimentare
e godere.
Questa nuova frontiera cromatica apre
un mondo dentro il quale si possono
trovare molteplici soluzioni individuali personalizzate, per aggiungere un
tocco di unicità esclusiva che impreziosisca questo abito naturale unico
e meraviglioso chiamato “capelli”.
Buon autunno inverno fatato!!!
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Perchè una casa in legno?
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a bioedilizia si pone l’obiettivo di costruire secondo
criteri e pratiche rispettose dell’ambiente e del benessere delle persone. ALPI HAUS, con sede a Valle di
Cadore, opera con l’obiettivo di proporre alla propria clientela tutti i vantaggi delle case in bioedilizia, creando una
struttura portante in legno antisismico, con un basso consumo energetico ed un elevato grado di isolamento acustico.
Le case possono essere realizzate con uno stile e un design
completamente personalizzato, per adattarsi perfettamente ai
gusti del cliente.
dell’Istituto Europeo per la Ricerca sul Legno di Vienna ha
infatti dimostrato che gli edifici realizzati in legno hanno
caratteristiche meccaniche di resistenza al fuoco nettamente
migliori rispetto agli edifici costruiti in edilizia tradizionale.
L’insieme di tradizione e tecnologia consente inoltre ad ALPI
HAUS di preventivare molto precisamente i costi delle costruzioni.
Studi recenti dimostrano come nell’edilizia tradizionale i costi effettivi di realizzo superino i preventivi iniziali in più del
97 % dei casi. Nel caso invece delle case in legno ciò non
avviene. I costi sono predeterminati in anticipo e non subiscono variazioni in corso d’opera.
Il legno è il materiale principe di queste costruzioni, uno dei
materiali più antichi del nostro pianeta, da sempre utilizzato per la costruzione. Nel segno della migliore tradizione
cadorina, basti pensare alle famose bricole di Venezia, che
nascevano dai boschi del Cadore, ALPI HAUS oggi utilizza
questo stesso legno nella forma dei pannelli X-Lam. Si tratta di una tecnologia innovativa e sicura che viene impiegata
nella realizzazione delle pareti, dei solai e delle coperture. Il
legno è lavorato da impianti automatizzati ed i pannelli sono
poi trasportati in cantiere. Nell’arco di poche settimane l’edificio è completato e pronto ad accogliere i nuovi proprietari,
si pensi che mediamente le case sono realizzate in circa 90
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CASA
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BM | 17
Teatro
di Chiara Reolon
Dietro le quinte di Belluno Miraggi 2015/2016
Intervista a Rajeev Badhan, direttore artístico della stagione teatrale “Belluno
Miraggi”, al Teatro Comunale di Belluno dal 19 dicembre 2015 al 22 aprile 2016.
Dopo il successo della prima edizione di “Belluno Miraggi”, che ha visto sul palco del teatro compagnie di fama internazionale come
i Familie Flötz o il monologo rivoluzionario
“La merda” di Ceresoli e Silvia Gallerano,
quali novità porterà questa seconda stagione?
Come l’anno scorso, la qualità e l’importanza
dei lavori ospiti di questa seconda stagione è
alta. Porteremo infatti a Belluno ben 2 prime
regionali e ad aprire la Stagione sarà un grande
nome del teatro italiano, Ascanio Celestini il
19 dicembre, con il suo nuovo spettacolo dal
titolo Laika. lo spettacolo ha da poco debuttato a Roma e ha ottenuto grandissimo successo
di critica e di pubblico. Sicuramente sarà uno
spettacolo che colpirà e che farà parlare di sé
nel corso di questa Stagione... Celestini oltre
ad essere un esponente di punta del teatro di
narrazione e civile (ricordiamo spettacoli come
Fabbrica o La Pecora nera) è un vero e proprio
animale da palcoscenico e saprà sicuramente
coinvolgere, emozionare e divertire il pubblico
con questo lavoro in prima regionale.
Gli altri spettacoli in stagione saranno, il 30
Gennaio Rumore di Acque, della storica compagnia di Ravenna Teatro Delle Albe, che per
la prima volta sarà a Belluno. Uno spettacolo
sul tema dei profughi e sul canale di Sicilia.
Un monologo magnetico, accompagnato dalle suggestioni sonore dai fratelli Mancuso che
suoneranno dal vivo musiche tradizionali, lo
spettacolo ha ottenuto il patrocinio di Amnesty International ed è stato replicato in tutto il
mondo e per noi, visto i tempi che stiamo vivendo, portarlo a Belluno ha un altissimo valore
oltre che artistico, sociale. Seguirà il 27 Febbraio lo spettacolo Animali da Bar dei Carrozzeria Orfeo, un lavoro dai ritmi cinematografici
e serratissimi, dove il divertimento e la risata
si mescolano con la riflessione e l’emozione,
proposto anch’esso in prima regionale, farà
restare incollati alle poltrone gli spettatori. Poi
si lascerà sempre più spazio al divertimento con
lo spettacolo di StivalaccioTeatro il 12 Marzo,
un Don Chisciotte rivisto e corretto che utilizza
codici della Commedia dell’Arte e che divertirà il pubblico di tutte le età attraverso un uso
fresco e sapiente della tradizione. Infine il 22
Aprile sarà la volta di Antonio Rezza, artista
ormai notissimo al grande pubblico. Un artista
che è in grado con i suoi lavori di far ridere gli
spettatori fino al mal di pancia, imprevedibile
ed intelligente, spiazzante e disarmante. Avremo l’onore di affidare a lui la chiusura di questa
seconda edizione di Belluno Miraggi con lo
spettacolo Fratto X. La campagna abbonamenti rimarrà aperta fino al 19 Dicembre.
Chi è il pubblico ideale di questi spettacoli?
Non penso ci sia un pubblico ideale, il teatro
che proponiamo è adatto ad un pubblico eterogeneo, è di alta qualità culturale ma non elitario. Sono spettacoli in cui gli artisti non vogliono dare delle risposte bensì mettere sul palco
delle domande. Non c’è nulla da capire, ma è
un teatro da vivere, di cui fare esperienza, adatto
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18 | BM
a tutte le età, da vedere. Come nella concezione
antica di luogo della visione, ossia Théatron.
Cinque spettacoli che trattano temi diversi,
con diversi linguaggi teatrali, c’è un filo conduttore tra di essi?
BELLUNO MIRAGGI è una Stagione Teatrale che riflette sulla contemporaneità, non solo
dei linguaggi artistici, ma anche dal punto di vista sociale, dove la complessità della dimensione quotidiana del singolo interferisce, si fonde e
crea cortocircuiti con la costante evoluzione del
mondo che lo circonda. Quest’anno, in particolare, abbiamo voluto costruire una Stagione
che avesse un occhio di riguardo nei confronti
degli “Ultimi”... Ascanio Celestini si immagina un Gesù cieco in un monolocale di periferia,
il Teatro delle Albe parla di uomini che con coraggio e disperazione scappano dalla terra dove
sono nati, che amano affrontando la morte nelle acque del mare di Sicilia. Carrozzeria Orfeo
ambienta il suo spettacolo in un bar di periferia
di una grande metropoli, mentre Stivalaccio
Teatro ha per protagonisti due attori accusati
di eresia nella Venezia del 1500. Antonio Rezza, con il suo lavoro Fratto X, non ci farà solo
ridere a crepapelle, ma riuscirà anch’esso a farci
riflettere sull’uomo contemporaneo, scisso, individualista, folle, forse perché debole riflesso
di una società dell’apparire: “Un Uomo fratto,
uomo è un gesto distratto di eliminazione collettiva. La X non è l’incognita, ma il segno consapevole di un’identità perduta, elisa, che non è
permesso rintracciare”.
“Belluno Miraggi” é organizzata da
SlowMachine, compagnia teatrale di cui tu
ed Elena Strada fate
parte. Quindi voi
prima di tutto siete
attori. Qual è stato
il vostro percorso, e
com’é nato il nome
SlowMachine?
Sì, attori prima di
tutto. Infatti Elena in
questi giorni fino alla
fine di dicembre sarà in replica con la nuova produzione del Teatro Stabile
di Brescia. Poi io sono anche regista (teatrale e video), mentre Elena scrive
(per esempio “Il Giardino delle Rose”, in stagione l’anno scorso, è stato
scritto da lei). Abbiamo un percorso diverso, lei è laureata al Dams, poi si
è diplomata all’Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine e si è
poi specializzata alla Scuola nazionale di cinema, il Centro Sperimentale di
Cinematografia diretto da Giancarlo Giannini, mentre
io sono laureato in Arti Visive allo IUAV di Venezia,
e diplomato All’Accademia Teatrale di Venezia oltre ad
aver frequentato la Scuola Nazionale di Cinema. La direzione artistica della Stagione fa parte di un percorso
complesso e di un progetto più ampio che comprende
anche la formazione e la produzione teatrale e che si sta
sviluppando con grande interesse sul territorio e oltre.
Su questo progetto ci sarebbero ancora molte altre cose
da dire, ma non vorrei dilungarmi troppo…magari se
ne parlerà in un’altra occasione.
SlowMachine è evidentemente un ossimoro. Il nome
è nato dall’idea che in un momento dove tutto corre
e tutto si fa in fretta (anche nell’arte) noi ci prendiamo
il nostro tempo, il nostro Kairos, “il momento opportuno”, quello necessario alla creazione. La macchina richiama la contemporaneità di cui facciamo parte, in cui
siamo immersi, su cui riflettono i nostri lavori e di cui
utilizzano i mezzi tecnici in costante evoluzione. Una
macchina che lentamente, senza fretta, inesorabile, tende al suo obiettivo.
Parliamo ora di questi “miraggi”...
Nel panorama nazionale, dove l’ambiente è molto viziato e spesso stantio, pensiamo che una stagione diretta da
una compagnia di giovani professionisti sia raro e prezioso come un miraggio.
Il nome della Stagione è nato perché i lavori che abbiamo portato l’anno scorso erano un miraggio lontano per
Belluno, delle apparizioni di artisti di altissimo livello
che non erano mai venuti in Provincia. Anche quest’anno la base è la stessa anche se, tale nome, si stà legando
sempre più al territorio, le nostre montagne sono dei
miraggi belli, da raggiungere che magari si osservano
dalla cima del Monte Serva. Per vederli serve impegno
e fatica che noi stiamo mettendo in eguali dosi. Per valorizzare sempre più le bellezze di questo territorio serve
poi anche la partecipazione...essere lì, insieme su quella vetta come in teatro. Questa forse è però una scelta
singola, di ognuno di noi, una scelta di partecipazione
necessaria per far sì che i miraggi non svaniscano….
E in fine, come possono i nostri lettori avere maggiori
informazioni sugli spettacoli e sui biglietti?
Sul nostro sito www.slowmachine.org ci sono tutte le informazioni, ma anche sulla pagina facebook
(SlowMachine / Belluno Miraggi) si possono trovare
in modo più immediato gli aggiornamenti e le informazioni pratiche sugli spettacoli e sulle attività della
compagnia. La biglietteria è aperta in via Rialto, 6 a Belluno, di fianco al Teatro Comunale, nei seguenti orari
fino al 19 Dicembre: Gio/Ven 17:00-19:00 Sab 10:3012:30/17:00-19:00.
Ringraziando Rajeev per l’intervista, vi aspettiamo a
teatro!
Info e contatti:
www.slowmachine.org
Email: [email protected]
Tel: 328252116
BM | 19
Vi raccontiamo
la nostra Arredamont
C
ome ogni anno, da molti a questa parte, la nostra azienda è stata lieta di
partecipare, alla fiera “Arredamont” di Longarone: la fiera dell’arredare
in montagna.
Quest’anno, tutte le nostre energie, si sono concentrate per allestire in fiera 3 spazi
espositivi: l’appartamento Ricordi, l’appartamento Olmo e una cucina speciale!
All’interno dell’area della fiera dedicata a Ivo Fontana Mobili, abbiamo voluto ricreare
per i nostri visitatori lo stesso ambiente accogliente e famigliare del nostro showroom
di Viale Cadore, 71 a Ponte nelle Alpi, dove si trovano oltre 10 appartamenti allestiti in
tanti stili diversi e dove è possibile ammirare le infinite soluzioni per arredare al meglio
la casa dei vostri sogni.
Lo staff del mobilificio Fontana all'Arredament
Tutto questo perché vogliamo garantire ai nostri clienti un’offerta completa per ogni stanza della casa: dai pavimenti agli arredi,
dall’illuminazione ai colori, fino ad arrivare ai piccoli dettagli. Chi viene da Ivo Fontana può affidarsi ai nostri consigli per ogni area
della sua casa.
Lo stesso hanno fatto i nostri ospiti all’Arredamont, che seguiti dal nostro staff, hanno ammirato i nostri 3 piccoli gioielli. Ecco a voi,
cosa vi siete persi!
L’APPARTAMENTO RICORDI
“In legno d’abete invecchiato in botte, rustico e geniale con tutte le
soluzioni salvaspazio!”
Nella zona giorno trova posto uno sgabuzzino-lavanderia ricavato costruendo una parete in legno che ridistribuisce lo spazio.
Dall’esperienza tramandata dai falegnami, è nato lo spazio dedicato a coloro che vogliono creare un ambiente tipicamente montano
e apprezzano il valore dell’artigianalità. Questo appartamento ha
stupito tutti i visitatori con ingegnose soluzioni salvaspazio e la
sua estetica molto calda ed accogliente.
Il divano che padroneggia il soggiorno è costruito con vere travi
vecchie e diventa anche letto matrimoniale, ma non è finita...i braccioli in legno nascondono l’illuminazione a led.
La cucina in legno di abete anticato in botte e piallato a mano è
disposta in maniera diagonale per offrire massima funzionalità ed
ergonomia, l’abbinamento con elettrodomestici neri opachi e dettagli cromati la rende adatta anche in ambienti più moderni.
In continuità con la cucina è stata creata una panca con inserto imbottito come le sedie che circondano il tavolo: pezzo unico creato
inglobando una vera macina di mulino coperta dal vetro trasparente.
20 | BM
Una soluzione decisamente particolare si trova per la zona notte:
il bagno è stato sopraelevato su una pedana che permette al letto
matrimoniale di scorrere sotto e non solo, gli scalini nascondono
un cassettone profondo 200 cm per riporre anche l’asse da stiro
o gli sci.
L’APPARTAMENTO IN OLMO
“Moderno, elegante e accogliente, con il bagno scorrevole e la cucina ad isola non ci facciamo mancare
niente!”
La casa per chi ama circondarsi di cose belle con un
design lineare, per chi è legato al valore dell’artigianalità e vuole vivere il legno. In modo speciale l’olmo
con le sue venature particolari e il suo colore caldo e
confortevole.
Entrando in casa la parete che divide dal bagno
contiene tutto il necessario per scarpe e giacche e
soprattutto un caminetto che accoglie l’ospite con
l’atmosfera del fuoco.
La sala da pranzo è in continuità con la cucina, le divide solo una parete in vetro trasparente valorizzata
con una particolare cornice in legno.
La panca è dotata di schienali imbottiti e scorrevoli per lasciare spazio alla televisione nascosta nel meccanismo dietro la
schiena.
Il tavolo con basamento centrale consente di usufruire al meglio dello
spazio intorno ed è valorizzato da un inserto in legno vecchio.
La piccola cucina è dotata di tutti i più moderni meccanismi che le permettono di compensare la dimensione con un’elevata funzionalità! Un cassetto contiene addirittura l’affettatrice pieghevole!
La parete soggiorno ospita un pensile vetro innovativo per la chiusura a
pacchetto e il mobilio comprende anche l’armadiatura per la camera adiacente.
Il letto contenitore ha la possibilità di essere sollevato per pulire sotto agevolmente ed è incorniciato da una composizione di assi d’olmo ed ecopelle
stampata effetto pizzo. Il tutto viene retroilluminato da led creando un’atmosfera romantica e suadente.
Per ultimo il bagno, cha ha stupito tutti i nostri visitatori per l’innovativa
soluzione scorrevole!
I sanitari sono posizionati davanti alla vasca da bagno e vengono nascosti da pannellature mobili che fanno accedere anche ad uno
scalino per raggiungere il piano vasca più agevolmente!
Il resto del bagno si compone di colonne attrezzate per scope e quant’altro e del mobile lavabo in ecomalta.
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Il terzo stand presentava una cucina ultra moderna dotata di tutti gli ausili più disparati per ottimizzare spazi e lavorazioni.
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3 spazi innovativi sia per meccanismi che per materiali sempre all’avanguardia!
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Martedì / Sabato 9.00 - 12.30 e 15.30 - 19.30
BM | 21
Alpago
di Francesca Casali
Marco Vuerich, giovane
agricoltore dell’Alpago
21 anni, alpagotto, proprietario di un’azienda agricola. Per scelta.
G
iovanissimo ma già grande, orgoglioso
della sua realtà. È
Marco Vuerich, 21enne di Puos
d’Alpago e titolare dell’Azienda
Agricola che porta il suo nome.
Tutto è cominciato tre anni
fa quando con la scuola non
c’è stato feeling e ha deciso di
lasciare le superiori per occuparsi esclusivamente della sua attività di allevatore. Ha
fatto una scelta importante, soprattutto vista
la sua età e i tempi che corrono. Le difficoltà sono tante ma le soddisfazioni cancellano
ogni giornata no.
“Da piccolo - racconta Marco - seguivo i miei
nonni nella loro attività agricola e crescendo mi
è rimasta questa passione. Ho realizzato il mio
sogno, un’azienda agricola tutta mia. Al momento ho 2 mucche, 1 vitella, 6 asini, 3 maiali,
2 cavalli, galline, oche, 16 arnie. Due anni fa di
pecore ne avevo 7, ora sono 40 e vorrei arrivare
a 100. Pecore alpagotte certificate. Non faccio
tutto da solo, mio papà, mia mamma e i miei
fratelli mi aiutano molto, in particolare quando devo occuparmi dello sfalcio dell’erba o della
raccolta del fieno e nel frattempo della gestione
del bestiame.”
L’allevamento per Marco è finalizzato alla macellazione e alla produzione di carne e salumi
di cui da questo inverno potrà occuparsi da
solo nel laboratorio tutto nuovo situato accanto alla stalla. “Il mio obiettivo è valorizzare
e promuovere il territorio attraverso la proposta
alimentare che deriva dalla mia attività: i miei
salami fatti secondo l’usanza alpagotta, con carne mista di suino e bovino (o pecora, o asino),
sono la testimonianza della cultura da cui provengo. È naturale affezionarsi agli animali, li
vedo nascere e impegno tutte le mie giornate per
farli crescere. Ma so che fa parte del ciclo della vita anche portarli al macello. È un percorso
che segue la tradizione, ciò che mi hanno insegnato. Gli unici che allevo per puro sfizio sono
i cavalli che ho sempre desiderato avere e che
cavalco qualche volta, meno di quanto vorrei.”
Le ultime notizie sui presunti effetti cancerogeni della carne non lo smuovono. “Lavoro in
un settore radicato nella tradizione locale e qui
nessuno si tira indietro davanti a salumi di cui
si conoscono le origini. Credo siano notizie da
verificare anche se di certo portano sconforto nel
modo dell’agricoltura e
dell’allevamento.”
L’avventura di Marco
lo ha portato a Milano
per Expo 2015 e non
come visitatore. “Expo,
uno spettacolo. Coldiretti mi ha chiesto andarci
in rappresentanza della
forza agricola della provincia di Belluno e di portare i miei arrosticini
di agnello per parlare di quello che significa allevare pecore in Alpago. Ci sono stato in tre diverse
giornate assieme ad altri giovani colleghi. Il 23
di agosto mi hanno anche ripreso e intervistato
su RAI3. È stato davvero emozionante e mi sono
sentito orgoglioso di essere lì a comunicare la mia
identità territoriale. E gli effetti si sono visti: mi
hanno contattato già il giorno dopo per i miei
agnelli. Che soddisfazione!”
Con passione parla dell’apicoltura, l’attività
che lo entusiasma di più fra tutte, non perché
sia meno impegnativa delle altre, ma perché
era un interesse di suo padre, prima che venisse punto così tante volte da rischiare la vita.
Le api hanno subito negli ultimi anni una de-
Spazio
Casa
•
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22 | BM
muratura
pittura interni ed esterno
posa piastrelle
impianti elettrici
cimazione tale (a causa dell’acaro varroa) che
è stata messa in discussione la sopravvivenza
dell’intero ecosistema, tanto da ricordare le
parole di Einstein “Se l’ape scomparisse,
all’uomo resterebbero quattro anni di vita”.
L’obiettivo di Marco non è quello pretenzioso
di salvare l’umanità, bensì di contribuire ad aumentare il numero delle arnie, e quindi delle
sue api, almeno in Alpago. La produzione di
miele quest’anno è arrivata a 300 kg, già tutto venduto. Tanta saggezza in un ragazzo così
giovane. “Non è facile decidere di andare a letto
presto il sabato sera mentre i tuoi coetanei vanno a divertirsi, ma io lo
faccio volentieri. Voglio
sfruttare al massimo i
vantaggi della mia età e
dedicarmi al mio lavoro.
Ho rinunciato anche al
rugby con rimpianto, ora
non posso permettermi di
farmi male.”
Marco ha l’energia e
la voglia di riuscire tipica della nuova generazione. Ha un sogno nel cassetto: aprire un
agriturismo. “Devo lavorare ancora tanto per
realizzarlo, lo so. Mi piacerebbe proporre i miei
prodotti e ciò significa aumentare il numero degli
animali, trovare nuovi appezzamenti, un posto
dove metterli tutti insieme e ottimizzare i tempi
per la gestione. Questo è un po’ un problema qui
in Alpago visto che i terreni che ho a disposizione
sono piccoli e sparsi tra la zona di Puos e la frazione di Cornei. Al momento mi devo muovere molto per occuparmi di tutto e questo mi porta via un
sacco di tempo. So però che con calma realizzerò
il mio progetto. L’importante è non farsi prendere
dall’entusiasmo che a volte può darti input sbagliati. Ho i piedi ben ancorati a terra.”
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Giornalista per un giorno
di Donatella Cervo
QUARTIER CADORE
L’era bel na olta el quartier cadore quando che con Borgo Pra i era al bronx de
Belun
L’era bel al quartier quando che noi boce sese trovea davanti alla madonina a
sonar e cantar... nesun avea studia musica ma tuti i savea le canzon del Beatles e
del Rolling Stones
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Inviali con testo e foto alla nostra redazione:
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L’era bel al quartier quando che rivea a giugno Dany al svizero... de solito al se
fermea tut al’istà sempre che so nona, stufa de ciamarlo par magnar, no la lo
rispedia a Lugano da so mama
Che bele le festine seradi entro le cantine co la luce stusada... altro che happy
hour de ades! Noi non se avea gnent da magnar o da bere, ognun portea qualche
disco e col mangiadischi se balea i lenti e qualche basin al scampea sempre...
L’era anca brut al quartier con la baba Angelina chela avea sempre - se fa par dir - na parola bona par tuti!
Poi l’era Carlo, al nostro Carletto, che par spaventar noi tosate al ciapea cole man le vipere al Piave e al ne le mostrea tut content el disea: le e bele
e bone ghe ho apena cavà al velen, te pol ciorle in man...
Metà quaresima l’era la festa pi bela -con la vecia che brusea: se laorea na settimana par trovar scatole e scatoloni par far al falò.
Barbara, so mama de Mauro, con an ninziol la fea la testa e co la lana i cavei... maestosa la nostra vecia la brusea doi dì!
Durante la festa se ledea al testamento dove che ghe nera sempre an pensiero par tuti i personaggi del quartier.
Ades le an quartier de veci, i pi siori i ha la badante Ucraina i quei altri i camina lenti lenti col baston!
Che bel che l’era quartier cadore e la nostra gioventù che non la torna pi’
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Acustica
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Qualità acustica dei ristoranti
L
“Acustica” di una sala in generale è la
qualità che la rende più o meno idonea all’ascolto di un messaggio sonoro
(parola o musica). Nei ristoranti e nei bar in
generale questo aspetto è stato poco considerato
negli anni dai progettisti che hanno privilegiato altri aspetti più appariscenti, quello estetico
in particolare, con le conseguenze che, in molti
locali, c’è una pessima acustica che non permette, ai fruitori degli stessi, di godere del piacere di
poter consumare i pasti in ambiente tranquillo e
rilassante che permetta anche di poter dialogare tra vicini, senza essere disturbati dal rumore
proveniente dagli altri tavoli; questo è dovuto
generalmente ad un eccesso del tempo di riverbero dell’onda sonora e conseguente bassa qualità dell’intelligibilità del parlato e del suono in
generale.
A titolo di pura comprensione, di quanto in seguito andrà sviluppato, si ritiene doveroso definire l’uso del termine “tempo di riverberazione”;
il tempo di riverberazione rappresenta, infatti, la
caratteristica acustica di ogni ambiente, il quale,
in funzione del suo utilizzo, avrà dei tempi di
riverbero ottimali diversi.
Dal punto di vista fisico si ha che, se una sorgente irradia in una stanza chiusa, subito poco
dopo l’inizio dell’emissione sonora si avranno
delle prime riflessioni dalle pareti, le quali in un
periodo di tempo, dipendente dalle dimensioni della stanza, porteranno l’intero ambiente ad
essere interessato da “riflessioni multiple” che
incrementeranno il “livello di energia sonora”
nella stanza e il “tempo di riverberazione”. Se la
sorgente cessa di irradiare, diminuisce il livello
sonoro nella stanza, ma in maniera tanto più
lenta quanto minore è l’assorbimento delle pareti, il che significa che se le superfici della stanza
non sono molto assorbenti, il tempo necessario
all’estinzione del suono può essere dell’ordine di
alcuni secondi, da cui si trae la definizione del
tempo di riverberazione, espresso in secondi (s)
che altro non è che “il tempo necessario affinché il livello di pressione sonora all’interno di
un ambiente, al cessare dell’emissione della
sorgente, diminuisca di 60 dB”
Da questa definizione s’intuisce che quanto più
grande è il tempo di riverberazione tanto più
piccola è la velocità di caduta e l’onda riflessa
permane a lungo nell’ambiente “peggiorando”
l’intelligibilità della parola e del suono in generale e conseguente efficienza della comunicazione.
Il tempo di riverbero e il rumore di fondo sono i
principali indicatori delle caratteristiche acustiche di un locale e lo rendono più o meno
idoneo all’ascolto di un messaggio sonoro.
In Italia non esistono leggi inerenti le caratteristiche del tempo di riverberazione dei ristoranti
in generale; si può comunque fare riferimento
a quanto riportato, per le sale mensa degli edifici scolastici, nella recente Norma UNI 11367
– Luglio 2010 - Classificazione acustica delle
unità immobiliari. Procedura di valutazione e
verifica in opera e alla letteratura scientifica.
Per quale motivo quindi un ristoratore dovrebbe investire per la correzione acustica del
suo ristorante?
Un ristorante, caratterizzato da una buona acustica, non rischia di perdere la propria clientela anzi ha la possibilità di acquisire nuovi
clienti che vogliono godere di un buon cibo
in un ambiente gradevole anche per quanto
riguarda la quantità e la qualità del suono.
Alcuni ristoranti sono già indicati in una nota
guida come ristoranti silenziosi. Recentemente
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24 | BM
ad un convegno di Acustica è stato presentato
uno studio nel quale si evidenzia la possibilità
di riportare in una etichetta un numero che caratterizza la qualità acustica dello stesso e la sua
“Capienza Acustica” intesa come il numero
massimo di persone che possono essere presenti contemporaneamente nel locale senza che lo
stesso perda le sue caratteristiche acustiche; l’obbiettivo è quello di ottenere un numero che si
avvicina il più possibile alla capienza fisica del
locale. Da sottolineare inoltre come una buona
acustica possa influire positivamente anche sul
personale e quindi in pratica in un maggior rendimento dello stesso.
Protocollo operativo per la correzione acustica di un ristorante esistente.
Essendo la sensazione uditiva fortemente legata
alle caratteristiche dimensionali dell’ambiente e
alle caratteristiche di fonoassorbenza proprie dei
materiali che compongono le diverse superfici,
quali pareti, soffitto, pavimento, del tipo di arredamento presente e inoltre dalla quantità di persone presenti, in linea generale si può procedere
come segue:
• Acquisizione strumentale in opera, con analizzatore fonometrico, dei tempi di riverberazione attuali alle varie frequenze;
• Raffronto dei tempi di riverbero, sopra trovati, con i tempi di riverbero ottimali alle varie
frequenze in funzione del volume dell’ambiente ed alla sua destinazione d’uso;
• Determinazione delle unità assorbenti necessarie da introdurre negli ambienti, in funzione dei coefficienti di riflessione dei vari
materiali per il raggiungimento dei tempi di
riverberazione ottimali;
• Calcolo dei tempi di riverbero nell’ipotesi di
un intervento con materiali fonoassorbenti di
base al fine di poter determinare una prima
stima dei costi per raggiungere un risultato
accettabile di correzione acustica.
Si può quindi procedere, se il cliente lo desidera,
al progetto definitivo con la scelta
dei materiali idonei sia dal punto di vista acustico sia di quello
estetico, in collaborazione, eventualmente, con il progettista
d’interni di fiducia del committente, in modo da non stravolgere le caratteristiche estetiche
del locale. In questa fase è molto
importante indirizzare la scelta
verso quei materiali che possano garantire anche la sicurezza
nel suo complesso. La scelta dei
materiali idonei è importantissima in quanto gli stessi dovranno
avere delle caratteristiche acustiche certificate alle varie frequenze e possono essere diversi
in funzione dei risultati da otte-
nere; l’utilizzo di una sola tipologia di materiale
è in genere controproducente non avendo lo
stesso, generalmente, tutte quelle caratteristiche
acustiche atte allo scopo.
Esempio dei tempi di riverbero di un ristorante e simulazione di una correzione acustica con pannelli fonoassorbenti
Nel grafico sottostante si riportano in forma
grafica i tempi di riverbero attuali e quelli previsti applicando dei pannelli fonoassorbenti, da
applicare a soffitto e pareti, con caratteristiche
acustiche certificate:
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Filosofia
di Eleonora D’Inca
ORIENTE-OCCIDENTE:
COSì LONTANI MA COSì VICINI
N
onostante le differenze lampanti
tra la civiltà occidentale e quella
orientale, che spaziano tra gli usi, i
costumi e il vero e proprio vivere, c’è, però,
una cosa che le accomuna: la pratica antica
dell’askesis, dell’ascesi e cioè del continuo
esercitarsi del sé da parte di se stesso che lo
spinge a prendersene, così, cura.
Nella cultura orientale la pratica della meditazione è basilare al fine di raggiungere un
determinato stadio della coscienza, dell’io:
vale a dire che essa si configura come una disciplina coinvolgente al tempo stesso corpo
e mente, capace di trasformare sia i modi di
vita quanto le forme di pensiero. Nel Taoismo, per esempio, il corpo carnale equivale
ad una “funzione” di quello più vasto, quello
cosmico, quindi la qualità e la quantità delle
trasformazioni che ciascun individuo riesce
a raggiungere nel proprio corpo influiscono
a livello sociale, politico e, più in generale,
28 | BM
nell’ambiente naturale. La
base di queste trasformazioni equivale ad uno stato in
cui si è giunti sia al “vuoto
di tensioni”, alla loro assenza (rilassamento attivo), sia
al “vuoto di finalità”, ovvero
all’assenza di secondi fini,
in questa maniera lo stato di equilibrio interno al
quale si è approdati si manifesterà spontaneamente
anche all’esterno. Un mezzo essenziale per arrivare ad
un tale stadio meditativo è la respirazione:
essa, nel Taoismo, è ritmata dall’alternanza
di inspirazioni (riempimenti) ed espirazioni
(svuotamenti); in questo senso la meditazione si configura quindi come “stare seduti
dimenticando” (G. Pasqualotto Estetica del
vuoto, p.30), si tratta, in altre parole di lasciare
il corpo in pace ascoltando il proprio “soffio”
(Zhuang-zi): svuotamenti,
ovvero
purificazioni della
coscienza per riempimenti migliori,
dunque, perciò “se
la respirazione è
concentrata e profonda, si può sentire come ad ogni
respiro corrisponda
un respiro del mondo” (G. Pasqualotto
Estetica del vuoto,
p.34). Si tratta, quindi, non di una semplice
regola salutista, ma rappresenta l’obbedienza,
più profonda, alla “regola celeste” che combina tutte le alternanze pieni-vuoti.
Anche negli antichi Greci la pratica del respiro era molto importante, basti pensare
all’esempio che riporta Empedocle nei suoi
scritti, relativo ad un uomo, alcuni studiosi ritengono che esso possa essere riconoscibile in
Pitagora, il quale era riuscito a scorgere le proprie vite anteriori grazie alle proprie propides,
cioè, letteralmente al diaframma; spieghiamoci, innanzitutto nella visione greca la mente
aveva sede nei condotti polmonari e quindi
il diaframma era l’organo corrispondente alla
mente, utilizzare le proprie propides significava, all’interno di una simile visione, mettere
in pratica una serie di tecniche coinvolgenti
tanto il corpo quanto la mente, in modo che
entrambi agissero all’unisono.
Del resto la meditazione, anche nell’accezione occidentale, permette l’accesso al sé al fine
non di scandagliarlo per conoscerne i più reconditi segreti, ma per lasciare che esso emerga spontaneamente e si manifesti allo stato
“puro”. Insomma il “conosci te stesso” inciso
all’entrata dell’oracolo di Delfo e annunciato
nel pensiero socratico-platonico permette di
prendersi cura di sé e successivamente anche
degli altri (Platone, Alcibiade I).
Nel periodo post-platonico sono tre gli ambiti
in cui la cura di sé si manifesta: nella medicina significa tenere sotto controllo i piaceri,
come, per esempio gli stoici, i quali, come
esercizio per temprare il proprio autocontrollo
dovevano resistere di fronte ad una tavola im-
bandita; nell’ambito economico, dove la cura
sui era garantita dal fatto che il buon padrone
dell’oikos doveva essere in grado di governare
se stesso per poter amministrare tutti i suoi
beni ed infine, nell’erotica in cui essa si manifestava nella perfetta unione di anima e corpo.
All’interno di quest’ottica l’askesis greco si
configura come un insieme di tecniche che
abbracciano anche il corpo oltre che la mente,
e che quindi, sono indispensabili al raggiungimento della vera coscienza di sé; detto altrimenti: tali tecniche permettono al sé di manifestarsi ed agire spontaneamente sul proprio
essere. Queste pratiche coinvolgono il corpo,
non lo annientano, e designano dei veri e propri modi di vivere.
Un’altra vicinanza tra la civiltà orientale e
quella occidentale ruota attorno al pensiero
del superamento della morte: negli antichi
greci-latini, grazie alle tecniche della cura di
sé, essa era accettata e compresa nella logica
di non temerla, “con coraggio mi preparo
a quel giorno in cui, deposto ogni artificio
ed ogni inganno, giudicherò me stesso. […]
Quanto hai fatto sarà evidente solo in punto
di morte. Accetto questa condizione” (L. A.
Seneca, Lettere a Lucilio). Si tratta di esercitare
delle tecniche che permettano di trattenere nel
proprio sé il principio della forza vitale fino
al momento della morte, riuscendo, in questo
modo, ad accettarla.
Anche nel Buddhismo esiste questo raccoglimento volto a mostrare la vacuità dell’io e
conseguentemente a scacciare la paura della
morte; ed anche all’interno di questo pensiero orientale l’ascesi, l’askesis è un esercizio,
una disciplina che comporta una conoscenza in primis di sé e poi del mondo, che è in
grado, quindi, di costruire una condizione
psicofisica di armonia ed equilibrio. Nel
Buddhismo la meditazione sul corpo costituisce un vero e proprio esercizio di conoscenza, come askesis di consapevolezza: “Da
chiunque la meditazione sul corpo sia così
esercitata e seguitata, da lui sono anche intuite tutte le cose salutari che portano alla
conoscenza” (I discorsi di Gotamo Buddho del
Majjhimanikayo, III vol.).
Questa conoscenza, in ambedue le civiltà
citate, rende più presente il sé a se stessi ma
anche il sé al mondo: in entrambe infatti, la
conoscenza di sé è lo strumento fondamentale al fine lasciare agire spontaneamente il
proprio sé all’interno di un sistema sotteso
da invisibili poteri opprimenti, e la meditazione, l’askesis è il mezzo attraverso cui
ognuno costruisce la propria strada verso la
libertà.
BM | 29
Moda
Angie’s - fatto da me - e Sofiscloset
presentano “cuore di mamma”
una linea di collane e non solo fatte
“su misura” per le mamme e i loro bimbi
V
icenza, 8 novembre
2015. Per tutte le mamme che amano essere originali e sempre coordinate con le
loro piccole creature Angie’s - fatto da me - piccola realtà creatrice
di collane “su misura” e Sofiscloset
seguitissimo blog di moda bimbi
hanno voluto unire le forze e creare
il loro piccolo sogno: una linea di
collane fatte dalle mamme per le
mamme.
Un cuore il filo conduttore del progetto che vede la creazione di una
limited edition di cinque collane
una diversa dall’altra: cordoncini di
cotone intrecciate a pietre dure e perle di
vetro coordinate con altre cinque mini
collane. L’idea è quella di dare a tutte le
mamme la possibilità di avere una collana
esclusiva fatta su misura per lei e i suoi
piccoli... Non solo riservata quindi alle
mamme di bambine ma anche a quelle di
maschi che potranno avere un bracciale
coordinato per il proprio ometto.
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in diversi modi grazie ad una chiusura a
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Acconciature
Mirror acconciature
I
niziamo con il significato della parola ACCONCIATORE
che significa consulente di bellezza. Un consulente di bellezza sa offrire un servizio di qualità alla propria clientela.
Per questo bisogna avere una formazione culturale, scientifica
e tecnica che permette di comprendere l’esigenza del cliente e
svolgere in autonomia i vari servizi: tagli, colori, permanenti,
acconciature.
Slongo Barbara, la titolare apre il salone nei primi anni 90 in
località Busche di Cesiomaggiore dopo aver lavorato come dipendente in altri saloni del feltrino. Ma la passione e la voglia di
mettersi in gioco la spinge a spostarsi nell’attuale sede di V. Nazionale 17 Busche. Con costante interesse e
studio per la moda partecipando più volte alla mostra dell’artigianato di Feltre, dove si propone nell’acconciare le modelle della sfilata e in altre occasioni. Partecipa a numerosi corsi tecnico-stilistici; collaborando
con diverse aziende di grossa fama internazionale. Nel 2011 rinnova completamente il locale inserendo l’idea della spa per i capelli, creando un nuovo moderno e attrezzato centro. “Ci siamo avvicinati al mondo dei prodotti naturali, no petrolio ma olii essenziali puri per accogliere
anche quella clientela sempre più attenta a prodotti BIO e certificati.” Si eseguono programmi wellness personalizzati.
Acconciature spose, trucco, tagli e colori moda studiati per ogni donna …. Per renderla
unica e speciale. Senza dimenticare anche lo stile per l’uomo. Dal 2015 il negozio è
affiliato al marchio Glam generation per arricchire un percorso fatto di stile ed
eleganza. L’ impegno, la passione, e il costante aggiornamento sono le regole che guidano questo gruppo MIRROR, ora rinnovato nello staff composta da Claudia, Monica,
Debora e Michele.
BM | 31
Storia
di Paolo Calicchio
Cosa mangiavano i soldati
italiani sul fronte dolomitico
durante Grande Guerra?
N
el bellunese, nonostante siano passati
ormai cento anni,
nessuno sembra aver rimosso i segni della sofferenza
patita durante un conflitto
che strappò migliaia di diciottenni agli affetti familiari, in nome di una causa che
neanche conoscevano.
Tanto si è scritto e parlato sugli scontri e sulle
atrocità di questo conflitto, ma ben pochi sanno realmente come fosse la vita per un giovane
italiano impegnato sulle Dolomiti.
I nostri soldati trascorsero il primo inverno
al fronte in semplici baracche di legno, spesso in condizioni proibitive. Nel territorio di
Sappada (www.italyzapping.com/cosa-vedere-asappada), ad esempio, gli inverni furono rigidissimi, con 30 metri di neve caduta e una temperatura anche inferiore ai 30 gradi sotto zero.
Per sopravvivere in queste condizioni, ai giovani soldati veniva fornita una razione alimentare giornaliera che apportava 3834 calorie così
distribuite: 750 gr. di
pane, 375 gr. di carne, 300 gr. di riso o
pasta e frutta e verdura in abbondanza.
La pessima amministrazione del Generale Cadorna ridusse
le razioni di pane, la
carne e dimezzata la
verdura, con non pochi problemi per il morale
delle truppe. Mentre i soldati inglesi potevano
consumare 4.193 calorie pro capite e gli americani 4.717, i nostri giovani italiani erano ridotti
letteralmente alla fame. La situazione alimentare tornò a migliorare solo dopo la sconfitta
di Caporetto, in seguito ad un aumento delle
razioni.
A trasportare i viveri
a queste quote proibitive erano addette le
corvé: uomini e muli
spesso oggetto del
fuoco nemico. I muli
trasportavano fino
a un quintale di
alimenti camminando anche fino
a 9 ore al giorno.
Spesso uomini e
muli erano affiancati dalle donne
dei borghi e villaggi locali che giocarono in questo
conflitto un ruolo
decisivo.
I soldati ogni mattina erano abituati a fare colazione con caffè e latte condensato, a cui veniva
aggiunta una porzione molto abbondante di
zucchero. In questo rudimentale caffelatte veniva inzuppato il pane, che spesso era preparato
sulle postazioni di trincea. Il
pranzo era costituito da pasta o
riso con brodo di carne, minestre a base di verdure, vino, polenta e caffè. Questa la magra
consolazione per chi, al gelo
di una trincea, lottava per sopravvivere.
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Natale in Primiero
AGENDA APPUNTAMENTI
1 - 20 dicembre
ASPETTANDO IL NATALE NEL BORGO DEGLI ELFI
RASSEGNA DI CANTI NATALIZI
Mercatino del Buongustaio con stand dedicati alle specialità gastronomiche a cura degli esercenti e sponsor del comitato Fiera
Insieme.

Dalle 15.30 Scopri il borgo in carrozza

Ore 16 musica dal vivo con gli “Alpen Brüder”
Fiera di Primiero—centro pedonale dal mattino
Rassegna di canti natalizi con il coro Sass Maor, il coro Vanoi e il coro
Pever Montan. Scopri il borgo in carrozza!
Fiera di Primiero—vie del centro dalle 15.30
CANZON SOT AI CANZEI
Mostra mercato con oggetti di artigianato natalizio e dimostrazioni
di maestri artigiani locali e esposizione di lavori a traforo
Imèr - Ex Sieghe ore 10-12 e 14-21
“Canzon sot ai canzei” col coro “Pever Montan”, diretto da Cristina
Alberti. In giro per Mezzano, accompagnati da canti popolari e natalizi con degustazione di thè e vin brulè.
Mezzano—centro paese ore 16.30
________________________________________
Domenica 13 dicembre
L’ANGOLO ARTIGIANALE NATALIZIO
Mostra mercato con oggetti di artigianato natalizio e dimostrazioni
di maestri artigiani locali e esposizione di lavori a traforo
Imèr - Ex Sieghe ore 10-12 e 14-21
________________________________________
Domenica 20 dicembre
L’ANGOLO ARTIGIANALE NATALIZIO
MERCATINO DI NATALE - CHRISTKINDLMARKT
Caratteristico mercatino con casette in legno dove commercianti ed
artigiani espongono i loro prodotti natalizi; nel corso della giornata
musica dei pastori con fisarmonica; nel pomeriggio arrivo di Babbo
Natale con slitta musicale accompagnato dalla sua fida Natalina e dal
suo Folletto; giri per le vie del paese sulla troika trainata da due imponenti cavalli di razza noriker. Alle ore 17 premiazioni del concorso
“Il mio albero di Natale” e del simposio di scultura su legno “Arte Natale”.
Siror - Centro storico dalle ore 10.30 alle 18.30
MERCATINO DI NATALE - CHRISTKINDLMARKT
Caratteristico mercatino con casette in legno dove commercianti
ed artigiani espongono i loro prodotti natalizi; nel corso della giornata melodie natalizie con gli Zampognari friulani; per i più piccoli
giri per le vie del paese in groppa agli asinelli e laboratorio creativo
a cura dell’Agritur Dalaip.
Siror - Centro storico dalle ore 10.30 alle 18.30
ASPETTANDO IL NATALE NEL BORGO DEGLI ELFI
Mercatino del Buongustaio con stand dedicati alle specialità gastronomiche a cura degli esercenti e sponsor del comitato Fiera
Insieme.
Fiera di Primiero—centro pedonale dal mattino
MEZZANO, UNO DEI BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA
Visita guidata alla scoperta di architettura, iscrizioni, dipinti, orti,
acque e le opere della mostra permanente “Cataste & Canzei”
Mezzano – Ritrovo presso il Municipio ore 10. Partecipazione libera.
________________________________________
Sabato 19 dicembre
L’ANGOLO ARTIGIANALE NATALIZIO
Mostra mercato con oggetti di artigianato natalizio e dimostrazioni
di maestri artigiani locali e esposizione di lavori a traforo
Imèr - Ex Sieghe ore 10-12 e 14-21
sanmartino.com
MEZZANO, UNO DEI BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA
Visita guidata alla scoperta di architettura, iscrizioni, dipinti, orti, acque e le opere della mostra permanente “Cataste & Canzei”
Mezzano – Ritrovo presso il Municipio ore 10. Partecipazione libera.
CORSA DI BABBO NATALE
Anche a Imèr la corsa di Babbo Natale, corsa podistica su strada non
competitiva.

ore 15.00 partenza dei concorrenti; a seguire ristoro, merenda
e premiazioni. Percorso: giro da 3 km, con gara sui due giri
(6km circa) per i più grandi.
Imèr—Ex Sieghe ore 14
SIMONE RUGIATI E IL GAMBERO ROSSO
Nei giorni 7 e 8 DICEMBRE presso i rifugi
della skiarea potreste imbattervi in SIMONE
RUGIATI! Il noto chef e conduttore della
fortunata trasmissione tv Cuochi e Fiamme
tornerà a girare sulle nostre piste delle nuove puntate invernali per il Gambero Rosso!
Ottica ZoldaN
L’
Ottica Zoldan, dei fratelli Christian e Maurizio Zoldan, è un azienda nata nel 2003 come
sviluppo di un progetto partito nella stessa
sede già nel 1997.
Lo staff di Ottica Zoldan e composto di tecnici specializzati in: ottica, optometria, contattologia, ortottica;
e collaboratori addetti al gusto estetico, fisiognomico,
ergonomico per una valutazione funzionale ed estetica
completamente su misura.
I punti di forza che differenziano l’Ottica Zoldan sono
riassumibili in:
• CENTRO SPECIALISTA VARILUX con decennale
esperienza e competenza nelle lenti progressive ed ora per
una visione senza limiti puoi trovare le nuovissime Varilux S
• Servizio applicazione e vendita lenti a contatto (anche speciali) e liquidi per la manutenzione.
• Vasto assortimento, selezionato in base ai più innovativi re-
quisiti di qualità per occhiali, sia dei marchi più conosciuti
(Ray Ban, Oakley, Police, ecc) sia delle griffe più prestigiose
(Lozza Sartoriale, Lindberg, Gucci, Prada, Chopard, Armani, Tiffany, ecc) ma sempre con un occhio di riguardo per i
prodotti e i materiali derivanti dalla ricerca scientifica più
avanzata come legno, carbonio, titanio (Blackfin, Look ecc.)
• Centro convenzionato con Safilo, Luxottica e De Rigo
L’Ottica Zoldan conosce i tuoi occhi e la tua vista e con l’alto
livello di professionalità e l’esperienza del nostro staff tecnico
opera costantemente per ottimizzare soluzione visive personalizzate per il tuo benessere e quello dei tuoi occhi.
Inoltre puoi trovare conoscenza approfondita dei problemi visivi , sia dei bambini che degli adulti, con tecnologie di altissima precisione per raggiungere le massime prestazioni visive.
Maurizio, Christian, Andrea, Barbara, Annalisa e Luca ti aspettano per prendersi cura del tuo benessere visivo!!!
Se vuoi conoscerci meglio visita il sito
www.otticazoldan.it
o metti Mi Piace sulla pagina Facebook
di Ottica Zoldan.
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Benessere
Dalla natura, bellezza
e benessere
V
iviamo in un’epoca dove l’immagine esteriore ha una sempre una
maggiore importanza, complici
anche i social network che ci vogliono belli,
sorridenti ed alla moda in tutte le situazioni.
Ecco che sempre più uomini e donne di tutte le età e ceti sociali si rivolgono agli esperti
di immagine: hair stylist, estetiste, visagisti,
onicotecniche e molte altre figure il cui scopo è quello di renderci più carini agli occhi
altrui e aiutano a piacere sopratutto a noi
stessi aumentando cosi la nostra autostima.
Tuttavia in questi ultimi anni si sono fatte
avanti anche altre esigenze: prendersi cura
non solo del proprio aspetto ma anche del
benessere psicofisico/emozionale, condurre un tipo di vita salutare per ridurre lo
stress e prevenire le malattie, rispettare la
natura e gli animali.
Per conciliare tutte queste esigenze ci sono
delle aziende cosmetiche e operatori del be-
nessere che si sono specializzati nell’offrire
trattamenti e prodotti rivolti a migliorare
l’immagine delle persone senza trascurare un
approccio olistico volto cioè a considerare
l’essere umano nel suo insieme (corpo, emozioni, pensieri).
Fondamentale è il rispetto della salute
dell’uomo e dell’ambiente che portano a scegliere prodotti che siano più naturali possibili, ecco che per garantire una maggiore
naturalita’ nasce la cosmesi ecobio e vengana. Tra i vari filoni della cosmesi ad avere un approccio olistico c’è l’aromaterapia,
che consiste nell’utilizzo degli oli aromatici
(estratti di piante) grazie alla quale si hanno
effetti positivi a livello fisico, psicologico ed
emozionale. Affidandosi a personale qualificato si può beneficiare delle essenze per avere
ottimi risultati nel contrastare cellulite, ritenzione idrica, adiposità localizzata, atonia,
pelle impura e sensibile, invecchiamento
precoce; senza dimenticare la piacevolezza di
Epilazione - Manicure
Pedicure - Trucco
Smalto semipermanente
Mugnai - Feltre (BL)
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da martedì a sabato orario continuato
Lunedì chiuso
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sottoporsi ad un trattamento dove nell’aria si
espandono profumi sensazionali.
L’Ayurveda è una filosofia antichissima (oltre 5.000 anni) che trae le sue origini dall’India, questa dottrina orientale ha un sempre
maggiore successo nel mondo del benessere
psicofisico.
La parola Ayurveda si traduce con “Scienza della Vita” e indica un modo di vivere
universalmente valido che abbraccia tutti gli
aspetti della vita (medicina, filosofia, stile di
vita). Alcune tecniche ayurvediche adottate
nel settore del benessere sono lo Swedana,
i PindaSweda, il massaggio. Le finalità dei
trattamenti sono quelle di detossinare l’organismo, rilassare ed equilibrare in maniera
naturale.
Appare dunque evidente che la bellezza non
è puramente esteriorità ma riflette un armonia interiore, uno stato di salute e benessere
totale in sintonia con la natura.
Cucina
di Sebastiano Saviane
Chef Ristorante “La Nicchia” di Belluno
Gastronomia applicata:
storia, tradizione e applicazione
Il Carciofo
STORIA E CARATTERISTICHE:
Il carciofo appartiene alla famiglia delle composite ed il suo nome scientifico è
cynaria scolymus. È una verdura usata fin
dall’antichità e il suo nome deriva dal neolatino articactus. Viene particolarmente
coltivato in zone mediterranee, come Italia, Francia e Spagna. Praticamente sconosciuto allo stato selvatico, si pensa che
derivi da una serie di selezioni derivanti
dalla coltura del cardo selvatico. E’ una
pianta erbacea perenne, con formazione
di rizoma, dalle cui gemme si sviluppano i getti chiamati “carducci”. Il fusto può
essere alto da 50 a 150 cm e si presenta
forte e robusto con striature in senso longitudinale, dotato di foglie grandi, di colore verde più o meno intenso e in alcuni
casi grigie nella parte superiore, più chiare
e con la classica “barbetta” in quella inferiore; le foglie hanno la caratteristica
di essere piuttosto “spinose”. Il carciofo
esige un clima mite a abbastanza umido
ma resiste bene anche a temperature più
basse anche intorno 0 gradi.
PROPRIETà NUTRIZIONALI:
I carciofi sono una vera e propria
miniera di principi attivi e vantano
particolari virtù terapeutiche. Adatti alle diete per il loro scarsissimo
valore calorico, sono fortemente
saporiti ed hanno molte fibre, oltre
ad una buona quantità di minerali quali: calcio, fosforo, magnesio,
ferro e potassio. Hanno buone proprietà diuretiche e sono consigliati
nelle diete di persone che soffrono
di problemi di diabete, colesterolo,
cellulite, ipertensione e sovrappeso. Inoltre sono molto utilizzati per
la capacità di stimolare il fegato,
calmare la tosse e contribuire alla
purificazione del sangue, fortificare
il cuore, dissolvere i calcoli. I carciofi contengono molto ferro grazie a due sostanze: la
coloretina e la cinarina. Queste sostanze sono
in grado di provocare un aumento del flusso
biliare e della diuresi e in particolare la cinarina
(che è la sostanza che da al carciofo il suo gusto amaro) svolge un ruolo importante poiché
riesce ad abbassare il livello del colesterolo.
La qualità “bardana” del carciofo, particolarmente apprezzata, ha un effetto depurativo
soprattutto per quanto riguarda la pelle, specialmente quella molto grassa, ma anche in
caso di acne e foruncoli in genere.
Se si vuole “spezzare” il languore prima dei pasti, non c’è nulla di meglio del carciofo. Si consiglia di mangiarlo crudo, con un po’ di limone
per attutire il gusto amaro e anche perché in
questo modo possono essere conservati integri tutti i suoi principi nutritivi che altrimenti
andrebbero persi con la cottura. Occorre però
sceglierli con accortezza: devono essere molto freschi cioè il gambo si deve spezzare con
la pressione di un dito e non si deve piegare.
Con “solo” 22 calorie per 100 gr. di prodotto
sarebbe opportuno mangiare anche il gambo
e le foglie, ricche di sostanze salutari.
APPLICAZIONE:
CARCIOFI “IN TECIA”
AL PROFUMO FUMè:
RICETTA PER 4 PERSONE:
INGREDIENTI:
• 4 Carciofi
• 50 gr di prezzemolo tritato
• 2 scalogni
• 1 carota bella grossa
• 4 fette di speck (tagliate grossolane)
• 1/2 bicchiere di vino bianco secco
• sale e olio qb
ESECUZIONE
Prendere i carciofi, lavarli con acqua e bicarbonato, tagliarli a metà. prendere lo scalogno, fare un battuto molto fino, pelare la carota e tagliarla a piccoli quadratini, introdurre
il tutto in una pentola medio-alta, mettere
un pò di olio, soffriggere lo scalogno ed i quadratini di carota, aggiungere i carciofi tagliati
a metà, farli rosolare, sfumarli col vino bianco secco e aggiungere un mestolo di acqua,
far andare il tutto per circa 35-40 minuti, finché arriveremo a cottura ottimale del carciofo. Una volta ultimata la cottura, introdurre
lo speck tagliato finemente ed il prezzemolo
precedentemente battuto.
VINO IN ABBINAMENTO
Tocai grigio
Consigli DELLO CHEF
Pelare le foglie di mezzo carciofo con il coltello, macinarle insieme ad una Philadelphia ed
otterremo un’ottimo patè di carciofi da spalmare come aperitivo su dei crostini di pane.
Guarnirlo con un pò di prezzemolo tritato.
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Oroscopo
di Mago Yamil
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esperto in cartomanzia e astrologia
2015
DICEMBRE
AMORE: Buona armonia con il partner, e
di questo ne siete felici. LAVORO: Possibile mancanza di entusiasmo ma
con un po’ di impegno proseguirete
senza rallentamenti. SALUTE: Necessita che prendiate del tempo per
voi stessi, magari riscoprendo passatempo accantonati.
AMORE: Le conseguenze di offese fatte vi
dovrebbero far capire quanto è meglio
riflettere prima di agire. LAVORO:
Ottime possibilità di crescita
professionale ed economica,
sappiate adattarvi ai cambiamenti. SALUTE: Vitalità a livelli alti e
duraturi, approfittatene e godetene.
AMORE: Nuvole nel vostro rapporto, non
è il migliore dei periodi e non tutti i rapporti sono destinati a durare. LAVORO:
Nuove disposizioni alle quali è necessario adattarsi, un po di fatica ma vi
adeguerete. SALUTE: Stanchezza da
alleviare sia con sano riposo, sia con
tecniche di rilassamento.
AMORE: Apritevi alla persona amata, vivrete momenti da custodire nel
cassetto dei ricordi. LAVORO: Insegnare il vostro sapere ad altri
potrebbe infastidirvi, ma è necessario, meglio metterci interesse. SALUTE: Potreste essere
particolarmente attratti da sport
estremi, ma è preferibile solo osservarli.
AMORE: La voglia di vivere al meglio
la relazione, vi fa scoprire sfaccettature inaspettate e positive del
partner. LAVORO: Periodo di
insofferenza da non far degenerare in nervosismo, vi
riprenderete bene. SALUTE: La
cura dell’alimentazione per difendere la salute, per il momento è solo un
avvertimento.
AMORE: Se ci sono state incomprensioni, queste finalmente verranno dipanate, riconoscerete la vostra parte di colpa. LAVORO: Le possibilità
stanno per arrivare, l’importante è
costruire solide basi prima di pensare alla raccolta. SALUTE: Gli abusi
alimentari, sotto ogni forma, sono da
evitare. Le stelle vi hanno avvisato.
AMORE: Avrete quel riconoscimento dal
partner che vi fa davvero felici, può essere l’inizio di un nuovo cammino.
LAVORO: Possibili contrasti con
colleghi o superiori, eseguite le
vostre mansioni senza intestardirvi. SALUTE: La ripresa per coloro che hanno avuto qualche problema, finalmente arriva, e potete gioirne.
AMORE: Evitate di chiudervi in voi stessi,
non elucubrando i problemi che li risolvete,
accettate di farvi consolare e guardare
oltre. LAVORO: Finalmente gli sforzi
vedono i risultati attesi, è un buon
periodo da sfruttare positivamente. SALUTE: Qualche controllo
medico è suggerito dalle stelle, ed in
particolare di porre attenzione alla pressione.
AMORE: Buon periodo, che supportato
dal vostro ottimismo, vi aiuta a superare brillantemente gli ostacoli. LAVORO: Dalle difficoltà possono nascere
nuove opportunità, e per voi è proprio così, quindi guardate oltre con
fiducia. SALUTE: Le abbuffate si, ma
con moderazione, l’intestino vi segnalerà gli abusi.
AMORE: Siete sicuri che l’insistenza nel
voler aver ragione, di cose ormai passate,
sia utile al rapporto affettivo? Magari è
meglio un sorriso. LAVORO: Qualche
nuvola nell’ambiente di lavoro, pur
sapendo voi, dimostrare competenza e professionalità. SALUTE:
Lo stress non è di aiuto a nessuno, cercate semmai di decomprimere
tensioni, sia lavorative che familiari.
AMORE: Mostrate senza timore la vostra
trasparenza e tutte le tensioni con il partner spariranno. LAVORO: Il periodo si presenta con alti e bassi, prestate quindi
attenzione alle insidie, evitate i
litigi con i colleghi. SALUTE: Gli
eventi sgraditi possono creare
tensione, cercate di mantenere
la calma.
AMORE: Se vi trovate nella fase dove
comprendere quali scelte fare, anche nel
modo di comportarvi, è il momento giusto
per riflettere e decidere. LAVORO: Anche
nel campo professionale siete chiamati a prendere decisioni, non potete
tergiversare, bisogna concludere. SALUTE: Bene, ma con una giusta attenzione al controllo del peso.
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