4 aprile 2016

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4 aprile 2016
RASSEGNA STAMPA
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Enti inutili, la promessa del ministro Madia «Con le prossime riforme
molti chiuderanno»
Il confronto I direttori di Corriere e Tg La7 Fontana e Mentana al dibattito sull'informazione
Raffaella Polato
DALLA NOSTRA INVIATA
VICENZA «Con le prossime riforme chiuderemo molti enti». Marianna Madia non anticipa quali.
Ovviamente. Ma l'educata provocazione di Gian Antonio Stella, dal palco vicentino del Festival Città
Impresa, va altrettanto ovviamente a segno. Senza neppure troppa fatica: gli è sufficiente citare l'Enit, come
simbolo degli infiniti «burosauri irriformabili» (a dispetto di ogni buona volontà governativa, che il co-autore
di «La casta» riconosce), e il ministro non può che concordare. Certo, aggira abilmente l'acronimo che
dovrebbe - il condizionale è inevitabile - indicare uno snodo-chiave per la crescita di un Paese come l'Italia.
Che non lo nomini è però comprensibile: dopo tutto, l'esecutivo di Matteo Renzi ci ha provato, a
rivoluzionare l'Agenzia nazionale del turismo in modo tale da farle mantenere quel che il nome promette.
Il problema è che è stata un'illusione, ingenua o no, pensare di poterci riuscire semplicemente
cambiandone i vertici. L'Enit rimane il paradigma degli enti inutili, costosi, ma irriformabili. Un paradigma
che nel dialogo con Madia - seguito, al Teatro Olimpico, dalle riflessioni sul futuro dell'informazione tra il
numero uno di Twitter Italia, Salvatore Ippolito, e i direttori di Corriere della Sera e Tg La7 , Luciano
Fontana ed Enrico Mentana - Stella serve offrendo al ministro per la Semplificazione un possibile assist:
«Era un compito enorme», concede, la sfida di sostituire quel moloch di privilegi con una sana normalità,
per cui «l'unica soluzione sarebbe stata, e resta, chiuderlo».
Non è chiaro se in effetti anche il governo non sia arrivato alla stessa conclusione, se in quei «molti enti»
per i quali Madia preannuncia la chiusura l'Agenzia nazionale del turismo sia compresa oppure no.
Rimangono però i fatti. E i fatti dicono che, mentre per le Province la riforma e lo smantellamento hanno
alla fine funzionato, l'Enit di oggi non è diverso da quello di ieri e di sempre. «Un carrozzone», come lo
definisce Stella, i cui dipendenti costano quasi quattro volte tanto quelli della Casa Bianca: 84 mila euro lo
stipendio medio dei primi (per fare cosa, ancora non si capisce bene), 22 mila quello dei secondi. Qualcuno
si stupisce se, quando si è deciso di cambiare registro cominciando con i trasferimenti di personale,
«nessuno si è mosso, ognuno ha anzi fatto ricorso»? E d'altra parte: «Chi se li accolla, a quegli stipendi?».
Già. Il giro vizioso alimenta se stesso. E da se stesso ogni volta ricomincia.
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84 mila euro
lo stipendio medio dei dipendenti dell'Enit, circa
4 volte quello dei dipendenti della Casa Bianca, pari
a 22 mila euro
Il ministro
Oggi al Teatro Olimpico di Vicenza l'ultima giornata del Festival Città Impresa con il sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini
e il ministro
del Lavoro Giuliano Poletti
SCENARIO INDUSTRIA TURISTICA - Rassegna Stampa 04/04/2016
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Al Festival Città Impresa di Vicenza
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Un codice identificativo per le sistemazioni «alternative» Airbnb: «Cambiare la norma sarebbe un passo
indietro» Il sorpasso A Milano il 51 per cento dei posti letto in affitto è in mano a privati: dato in continua
crescita
Elisabetta Andreis
C'è una legge regionale, quella sul Turismo, che aspetta i regolamenti attuativi per entrare in vigore. Ma
proprio nel momento in cui l'emanazione (peraltro in ritardo di vari mesi) dovrebbe prendere corpo, senza
cambi di sostanza, sottotraccia hanno cominciato invece a circolare proposte per possibili emendamenti
che potrebbero richiedere ulteriori passaggi in aula e rendere meno facile la vita alle strutture extra
alberghiere.
La contrapposizione entra anche dentro Confcommercio: alcuni tavoli di lavoro, per cercare di prevenire la
frattura, sono previsti in corso Venezia nei primi giorni della settimana. Da una parte Apam, guidata da
Maurizio Naro, che rappresenta gli interessi degli hotel. Dall'altra Rescasa, associazione dei residence e
delle sistemazioni non professionali (che per presidente ha una figura di confine, Raffaele Paletti, anche
patron di vari hotel come il Mirage). Ancora Confedilizia, con Giorgio Spaziani Testa. E quarto, per
qualcuno incomodo, Airbnb, che non aderisce a Confcommercio ma sarebbe chiamato a partecipare. Il
portale è il concorrente più temuto dagli alberghi che, peraltro, anche nei primi mesi del 2016 hanno
registrato un'occupazione record delle camere, tra il 60 e il 70 per cento. Livelli che superano Parigi,
Vienna, Monaco e tutte le altre città italiane.
Ma le sistemazioni «alternative» continuano a crescere in modo esponenziale e dunque preoccupano. C'è
stato il sorpasso: il 51 per cento dei posti letto in città è ormai in mano ai privati. E la guerra, dietro
l'apparente fair play , non risparmia colpi. «La legge varata dall'assessore allo Sviluppo economico Mauro
Parolini riconosce per la prima volta in modo chiaro l'ospitalità occasionale e semplifica gli oneri burocratici
in capo a chi decide di offrire ospitalità - riflette Paletti -. Non mi pare necessiti di modifiche. I nuovi tipi di
accoglienza possono insegnare molto agli alberghi, vanno sostenuti in modo intelligente».
La legge «ha il merito di rispettare l'interesse di chi mette in condivisione, anche solo ogni tanto, i suoi
spazi, con un modulo veloce di inizio attività da compilare online - fa eco Matteo Stifanelli, country manager
di Airbnb -. Appesantirla prima che vi sia stato il tempo di valutarne il ritorno positivo rappresenterebbe un
passo indietro». Si rischia di vanificare lo sforzo fatto introducendo, ad esempio, l'obbligo di un codice
identificativo di riferimento per alcune attività extra alberghiere. Che potrebbe fare da deterrente, violando la
tutela dei padroni di casa in termini di privacy, valore aggiunto dei portali online. «Codice dalla dubbia
efficacia in termini di controllo - commenta Spaziani Testa -. Spero che non si rallenti l'iter di legge con
emendamenti e divisioni interne, e che invece si vada decisi verso la semplicità a vantaggio di tutti».
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I numeri dell'accoglienza Fonte: Rescasa - AirBnb d'Arco Tasso di occupazione delle camere negli alberghi
di Milano Confronto con altre città (tasso % di occupazione delle camere negli alberghi a febbraio 2016)
Mese di febbraio (dati in %) Dato 2015 I posti letto in case private superano l'offerta degli hotel 2013 2014
2015 2016 61 61 63,7 67,6 Distribuzione degli appartamenti privati sui portali di affitto breve Airbnb
Booking.com Wimdu Villas.com/Booking.com Homelidays/Homeaway Flipkey/Tripadvisor Holiday
letting/Tripadvisor 13.000 1.938 1.611 1.332 1.264 1.251 1.212 634 441 414 363 216 198 143 Housetrip
Rent Express 9Flats Casamundo Only-Apartments Case Vacanza Atraveo/Tui +200% prima dell'Expo dopo
l'Expo 51% 47% Cresce l'offerta di case private Boom di visitatori che scelgono case private 2014 2015
2016 ALLOGGI 6.500 13.000 21.100 (stima) nell'ultimo anno Venezia Roma Parigi Mosca Barcellona
Berlino 53,4 55,6 57 57,7 67,8 69,6
SCENARIO INDUSTRIA TURISTICA - Rassegna Stampa 04/04/2016
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Legge sul turismo , spunta l'emendamento per frenare i b&b
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Boom di visitatori nei musei e nei siti gratuiti
ROMA .Si è chiusa con un successo la prima domenica primaverile dei musei e dei siti archeologici gratuiti.
Stando ai dati del ministero dei Beni culturali, oltre 30 mila persone sono entrate al Colosseo e hanno
visitato l'area archeologica centrale di Roma.
29 mila, invece, hanno frequentato gli scavi di Pompei, mentre 19.300 sono entrati alla Reggia di Caserta.
«La prima domenica del mese è ormai un appuntamento fisso dei cittadini con il proprio patrimonio
culturale, una grande festa per le famiglie», dice il ministro Dario Franceschini. Oltre 15 mila sono stati i
visitatori dei Musei e dei giardini reali di Torino, 12 mila quelli del giardino di Boboli. In 4.800 sono andati a
Villa d'Este, altri 6.500 agli scavi di Ostia antica, 6.300 al Museo nazionale romano, 6 mila alla Galleria
dell'Accademia di Firenze e 5.500 a Castel Sant'Angelo.
SCENARIO INDUSTRIA TURISTICA - Rassegna Stampa 04/04/2016
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R2 BENI CULTURALI
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Il nostro patrimonio è a rischio se i musei diventano aziende
ALESSANDRO MONTI
itenuti fonti inesauribili di reddito, i musei statali sono oggetto di interventi che ne promuovono la
profittabilità senza troppi scrupoli conservativi. La subordinazione del patrimonio culturale alle esigenze di
sviluppo dell ' i mprenditoria turistica e commerciale é il filo conduttore delle misure varate nella XVII
legislatura, attraverso l ' impiego di decreti legge e voti di fiducia per comprimere la valutazione del
Parlamento sull ' impatto delle nuove norme. Ad aprire la strada è il blitz del governo Letta che, in sede di
conversione del decreto 43/2014, trasferisce le competenze in materia di turismo dalla presidenza del
Consiglio al ministero per i Beni e le attività culturali che cambia identità in: Ministero dei Beni e delle
Attività Culturali e del Turismo (Mibact). L ' ACCO R PA M E N TO offre la copertura istituzionale alla nuova
politica di sostegno al " tu rismo culturale " , ambigua combinazione coniata da tour operator per nobilitare
la moda dei pacchetti per visite " mordi e fuggi " alle città d ' ar te. A imporla è il governo RenziFranceschini. Innanzitutto con il decreto-legge 83/2014 che destina ben 220 milioni al credito d ' imposta
per il rilancio del settore turistico-alberghiero ( tourism bonus ) e va di pari passo a un riordino dell '
amministrazione centrale e periferica dei beni culturali funzionale a favorirne lo sfruttamento economico e a
rispondere alle attese del business dei servizi museali. Il nuovo regolamento di organizzazione del Mibact
prevede una direzione generale per il turismo e un apposito comitato consultivo, " Musei ed economia della
cultura " , e può contare su disposizioni " a suppor to " contenute nella riforma della Pubblica
amministrazione. E nella limitazione al diritto di sciopero delle istituzioni museali (decreto-legge 146/2015).
La lettura dell ' insieme dei provvedimenti evidenzia come il governo si adoperi non per rafforzare ma per
rimuovere o aggirare gli istituti a presidio di un uso sostenibile del patrimonio museale che ne assicuri la
conservazione e la piena fruizione delle future generazioni. SOTTO TIRO sono tutela e soprintendenze
che, all ' insegna dello svecchiamento, sono menomate sul piano finanziario (-2,1 milioni nel 2016 i fondi
per la tutela del patrimonio culturale nella Legge di Stabilità) e su quello operativo. Innanzitutto con l '
insidiosa trasformazione delle Prefetture da uffici territoriali del governo a uffici territoriali dello Stato.
Attribuendo ai prefetti più penetranti poteri - non solo di indirizzo e coordinamento ma anche sostitutivi - nei
confronti degli organi periferici dello Stato, si mina infatti la pienezza delle funzioni delle soprintendenze il
cui esercizio è intralciato e reso più vulnerabile da altre disposizioni. Sia con l ' abbreviazione a 90 giorni
del termine per l ' istrut toria dei pareri obbligatori, oltre il quale scatta l ' istituto del " s i l e n zi o - a s s e n
s o " ; sia sottoponendo tutti gli atti di tutela al riesame d ' ufficio di nuove Commissioni regionali per il
patrimonio culturale. Le soprintendenze perdono autonomia nei programmi in materia di inventariazione e
catalogazione dei beni (ora approvati dalla direzione generale Musei e da quella Educazione e Ricerca) e si
vedono restringere il personale: dei 377 storici dell ' arte in organico, appena 137 sono destinati alle
soprintendenze per le funzioni di tutela, gli altri 240 ai musei per la valorizzazione. La soppressione delle 49
soprintendenze specialistiche interprovinciali e il loro " r i ac c o r p a m en t o " in appena 39
soprintendenze uniche (archeologia, belle arti e paesaggio), ognuna con un più vasto territorio da seguire e
minore personale addetto, depotenziando le specifiche competenze professionali degli uffici e l ' incisività
dei loro interventi di impulso e verifica del rigore scientifico delle attività museali, più che semplificazione e
maggiore efficienza operativa rischiano di provocare gravi disfunzioni. Nella stessa direzione va l '
autonomia ai 20 maggiori musei dello Stato (di cui 7 a livello dirigenziale generale) che si accompagna alla
scelta di rompere l ' unitarietà della cura del patrimonio museale finora affidata alle soprintendenze.
Distinguendo i compiti di tutela da quelli di gestione e " v alor izz azio ne " , ora dati ai neo direttoriSCENARIO INDUSTRIA TURISTICA - Rassegna Stampa 04/04/2016
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EFFETTI COLLATERALI In questa legislatura si è affermata l ' idea che i beni culturali devono essere una
fonte di reddito. Ma nell ' ansia di fare cassa, il pericolo è di non investire abbastanza per conservare i
capolavori dell ' a r te
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SCENARIO INDUSTRIA TURISTICA - Rassegna Stampa 04/04/2016
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manager, organi monocratici selezionati con modalità concorsuali discutibili, al di fuori (tranne uno) del
personale in servizio, e ingaggiati con l ' incarico di " p r omuovere " i beni a ogni costo, si lascia infatti
sguarnito il patrimonio museale dalla vigilanza necessaria a scongiurare l ' uso improprio degli spazi e delle
opere e la loro mercificazione per fare cassa. La nuova legislazione rompe un assetto organizzativo che, se
non è riuscito a evitare casi di incuria e sciatteria nella gestione, ha consentito di approfondire la
conoscenza del patrimonio culturale e assicurarne l ' integrità, nonostante la " procurata " carenza di
personale e di risorse per la manutenzione dei beni custoditi. Sono evidenti dunque i pericoli di un
depauperamento della dimensione tecnico-scientifica nell ' am m in istrazione dei beni culturali dello Stato e
di una corrispondente dilatazione della sfera politica ed economica che privilegia più un approccio
aziendalistico che non la congiunta " tutela e sviluppo del patrimonio storico e artistico " prevista dall '
articolo 9 della Costituzione. Chi è ALESSANDRO MONTI Professore ordinario senior di Politica
economica, Facoltà di Giurisprudenza all'Università di Camerino e autore del saggio "Il MAXXI ai raggi X.
Indagine sulla gestione privata di un museo pubblico" (Johan & Levi, Milano) Di 377 storici dell 'arte in
organico, solo 137 sono destinati alle soprintendenze per la tutela Colosseo Polemiche quando è rimasto
chiuso per un'ass emblea (autorizzata) Ansa
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g. pa.
Il recente rapporto di Reag sul mercato degli immobili alberghieri in Italia conferma la crescita di interesse
da parte degli operatori internazionali. Il 2015 è stato un anno record, con transazioni per 830 milioni di
euro, valore che rappresenta circa il 10% del totale degli investimenti nel nostro Paese. Lo spazio
potenziale di crescita è però ancora molto se si considera l'attrattività turistica del nostro Paese e che il
volume di affari complessivo nell'area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) è stato di 22,6 miliardi: l'Italia
ha quindi intercettato solo il 3,6% degli investimenti. La maggiore transazione mondiale nel 2015 è stata
l'acquisto della catena Starwood da parte di Marriott: 12,2 miliardi di dollari. Il deal più importante chiuso in
Italia è stato il passaggio della catena Alberghi Una da Una Hotels ad Atahotels e Unipol Sai, per 259
milioni di euro, seguita dalla vendita dello Sheraton di Roma per 229 milioni a un pool di investitori
internazionali (Algonquin, Benson Eliot, Walton Street). Ma è forse più interessante un'altra graduatoria,
quella dei prezzi pagati per camera: il Gritti Palace di Venezia è stato pagato in ragione di quasi 1,3 milioni
per camera. L'acquisto è stato effettuato per 105 milioni da Nazul hotels, una delle società che fanno capo
al fondo sovrano del Qatar.
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IL VALORE DELLE STELLE I prezzi per camera più alti pagati per comprare gli alberghi italiani nel 2015
Prezzo complessivo in milioni 105 222 229 101,5 30 Prezzo per camera 1.280.488 702.532 357.931
659.091 272.727 Gritti Palace Venezia Westin Excelsior Roma Sheraton Roma Boscolo MIlano Majestic
Firenze Fonte: elaborazione Reag s.F.
SCENARIO TURISMO E TOUR OPERATORS - Rassegna Stampa 04/04/2016
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L'anno record degli alberghi, con il Gritti di Venezia che batte tutti
02/04/2016
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diffusione:33717
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Starwood, ritirata cinese
Ora avanti tutta nella fusione con Marriott
Icinesi di Anbang Insurance hanno ritirato ufficialmente la loro offerta da 14 miliardi di dollari (12,3 mld
euro) per acquisire Starwood Hotels & Resorts. La sorprendente decisione, che spiana la strada all'offerta
concorrente di Marriott e rischia di porre un freno all'espansione internazionale delle aziende dell'ex Celeste
impero, è stata annunciata dal consorzio guidato dalla compagnia assicurativa e composto anche dagli
operatori di private equity J.C. Flowers e Primavera Capital. Il consorzio ha riferito di avere ritirato l'offerta
«a causa di diverse considerazione di mercato». La cancellazione della proposta cinese pone fi ne a una
guerra di rilanci e controrilanci con Marriott, che ha messo in evidenza non solo la forza e l'interesse delle
società del paese asiatico in ambito m&a, ma anche la loro capacità nel chiudere operazioni di alto livello.
Da inizio anno, secondo Dealogic, le aziende dell'ex Celeste impero hanno effettuato acquisizioni all'estero
per 92 miliardi di dollari (80,7 mld euro), ma su molte pende ancora la spada di Damocle delle autorità
americane, spesso restie ad aprire il loro mercato a una nazione che è fonte di contrasti politici e militari.
Inoltre la decisione di Anbang rischia di aumentare, tra le aziende a stelle e strisce, i timori su controparti
cinesi ancora non pronte a partecipare a grandi operazioni. Del resto la compagnia assicurativa, fondata
solo nel 2004, ha una struttura proprietaria opaca, con più di 30 investitori proprietari di quote tramite
holding registrate in Cina e un bilancio a rischio, alla luce delle numerose acquisizioni effettuate negli ultimi
anni, come quella da 2 miliardi di dollari (1,7 mld euro) per rilevare lo storico hotel Waldorf Astoria di
Manhattan. Starwood, dopo il ritiro dei cinesi, ha confermato il proprio impegno a proseguire con la fusione
con Marriott sulla base di un'ultima offerta in contanti e azioni da 77,94 dollari (68,39 euro) per ogni titolo.
Gli azionisti di Starwood, che riceveranno 21 dollari cash e 0,8 azioni Marriott per ogni titolo detenuto,
saranno chiamati a votare l'8 aprile una fusione che creerà la maggior catena alberghiera mondiale, con
oltre un milione di camere e 30 brand. © Riproduzione riservata
SCENARIO TURISMO E TOUR OPERATORS - Rassegna Stampa 04/04/2016
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Anbang ha eliminato l'offerta da 12,3 mld € per la catena alberghiera
04/04/2016
Pag. 51 Ed. Torino
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Il sindaco di Sestrière: «Useremo la tassa per eventi e innevamento
artificiale»
Dopo le rivelazioni del gestore del Grand Hotel Sestrière, che non obbliga i clienti al pagamento della tassa
di soggiorno perché non sa «come vengano spesi i soldi», arriva la risposta del sindaco Marin: «Abbiamo
deciso con gli albergatori di usare i fondi per gli eventi estivi e per l'innevamento artificiale». Nei Comuni
olimpici - spiegano i colleghi sindaci - i casi di evasione sono rarissimi, anche grazie a un software che
favorisce i controlli e premia gli albergatori con il 4% della tassa. [L. CAR.]
SCENARIO INDUSTRIA TURISTICA - Rassegna Stampa 04/04/2016
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Il caso dell'imposta di soggiorno
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Corriere Imprese Trentino
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PRIMO PIANO I dati di Skirama e Dolomiti superski: in aumento passaggi e ricavi Ghezzi (Anef): la neve
programmata vale il 30% del fatturato
Impiantisti, inverno salvo «Ma a costi stratosferici»
Stefano Voltolini
Una stagione da incorniciare, culminata in una Pasqua da record. Tutto bene, se non fosse che per
garantire gli ottimi risultati in termini di presenze di pubblico, le società si sono svenate per supplire alle
bizze della natura e fornire il prodotto di base, che regge la giostra del turismo d'inverno: la neve artificiale, i
cui costi sono definiti, per l'anno che va verso la conclusione, «stratosferici». Questa la fotografia effettuata ai primi di aprile, a stagione quasi conclusa - dell'annata del comparto sciistico del Trentino Alto
Adige e di riflesso nazionale. Skirama, il carosello che riunisce Madonna di Campiglio, Pinzolo, FolgaridaMarilleva, Peio, Tonale e monte Bondone, vanta un numero di passaggi totali pari a 46 milioni e 540.334, il
2,56% in più rispetto all'inverno 2014/2015. «I dati finora parlano di una stagione positiva» riflette
Francesco Bosco, direttore delle Funivie Madonna di Campiglio, presidente di Anef Confindustria in
Trentino e consigliere della struttura di raccordo per 15 società, a cui fanno capo 380 chilometri di piste e
150 impianti. «In dicembre - prosegue - abbiamo avuto alcune difficoltà, dovute alla mancanza di neve in
alcune località». Le più piccole, come il Bondone, sono state messe in crisi dall'altitudine limitata e dal
caldo, che hanno ostacolato la produzione dei cannoni. «Poi gennaio, febbraio sono andati bene, marzo
molto bene. La Pasqua ha fatto registrare il tutto esaurito», aggiunge Bosco. A preoccupare tutti è la
questione energetica. I costi dell'innevamento rischiano di travolgere chi non ottiene ricavi all'altezza. «Le
bollette, mi riferisco a Campiglio, sono stratosferiche» rivela il manager. «Siamo sul milione e 800.000 euro.
I ricavi quest'anno dovrebbero essere leggermente superiori allo scorso anno, circa il 2%, con un bilancio in
utile. I costi energetici sono ancora sopportabili, ma pesanti. E non ci sono solo quelli». Bosco elenca le
spese dell'innevamento. «Il consumo di gasolio dei gatti delle nevi, i ricambi e l'usura dei mezzi, dato che la
sostanza artificiale è meno malleabile di quella naturale e le lame si rovinano prima. Poi c'è il costo della
manodopera. Gli snowmaker lavorano di notte». Secondo il presidente trentino di Anef, la categoria che
rappresenta gli impiantisti, «determinate società non sono in grado di reggere questi costi». Si dovrebbe
quindi pensare a forme di condivisione. «Le spese - chiarisce - oggi sono a carico solo degli impiantisti, ma
vanno a beneficio di tutto l'indotto, perché senza neve artificiale non si scia, e se non si scia la gente non
viene in montagna. Ci dovrebbe quindi essere una compartecipazione di tutte le categorie». Simile la
valutazione che proviene dalle Dolomiti orientali. «La stagione è andata bene, la Pasqua ancora meglio.
Ottima neve, bel tempo, la qualità dell'offerta, unite alla percezione di una destinazione sicura, con la
minaccia del terrorismo un po' ovunque, hanno portato la gente sulle nostre piste», dice Thomas Mussner,
direttore di Dolomiti Superski. Il carosello copre un'area molto vasta, da Cortina alla val di Fiemme in
Trentino, passando per val Gardena e Marmolada, ha totalizzato 151 milioni di passaggi, il 6% in più
rispetto alla stagione scorsa. Il sabato di Pasqua, 26 marzo, ne ha registrati 1,9 milioni. La media delle
festività era ferma a 860.000. Le società del Superski viaggiano su un fatturato totale di 300 milioni di euro,
circa il 4% in più dell'anno prima. L'utile non si può ancora stimare. «Dipende dai costi» dice Mussner. E si
sa che saranno alti. «Non è facile parlare delle spese dell'innevamento, perché ogni società ha metodi
diversi» riflette Sandro Lazzari, presidente del carosello. «Per dare un'idea, i cannoni producono circa 30
metri cubi di neve in un'ora, ogni metro cubo costa due euro e copre 2,5 metri quadrati di piste. Noi di
chilometri ne abbiamo 1.000 e ognuno vale 4 ettari». A tirare le fila, ampliando il discorso sul panorama
nazionale, è Valeria Ghezzi, guida delle funivie di San Martino di Castrozza e presidente italiana di Anef
Confindustria. «Il nostro settore vale un miliardo l'anno come giro d'affari, per 11.000 dipendenti, fra fissi e
stagionali, il cui numero non è sceso nonostante la crisi economica. L'innevamento vale il 10-15% del
FEDERTURISMO CONFINDUSTRIA - Rassegna Stampa 04/04/2016
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04/04/2016
Pag. 2
Corriere Imprese Trentino
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
fatturato». Sono quasi 150 milioni. Non è finita. «Considerando gli ammortamenti, che pesano tantissimo,
arriviamo al 30%, 300 milioni. Costi stratosferici». La neve artificiale è il nuovo, salatissimo oro bianco della
montagna. «La stagione è stata salvata dai cannoni. Le stazioni piccole, situate a un'altitudine non elevata,
sono andate male». Ghezzi si associa ai colleghi: «In un convegno a Cortina, il presidente di Federturismo
ha proposto di riservare una parte della tassa di soggiorno per sostenere l'innevamento artificiale, che
regge tutto il comparto. Se funzionano gli impianti, che vanno a energia rinnovabile, dato che è idroelettrica,
e non sprecano acqua, funziona un po' tutto, dai ristoranti ai maestri di sci». Insomma, un contributo
secondo gli impiantisti è necessario, dato che l'adeguamento previsto degli skipass, da solo, non potrà
assorbire l'aumento dei costi di un sistema che, a fine stagione, si riscopre fragile. Ai vertici Il consorzio
Skirama (in alto Francesco Bosco, direttore Funivie Campiglio) conta 150 impianti e 380 chilometri di piste
Il consorzio Dolomiti Superski (al centro il direttore Thomas Mussner) conta 12 aree sciistiche e 1.200
chilometri di piste L'Anef (Associazione nazionale esercenti funiviari), presieduta da Valeria Ghezzi (foto in
basso) è l'associazione nazionale degli esercenti aderente a Confindustria. Conta circa 1.500 impianti
Il bilancio sulle piste PASSAGGICONSORZIOSKIRAMA 46.540.334 PASSAGGI DOLOMITI SUPERSKI
151.000.000 -15,5% +17,9%
Foto: La stagione «Difficoltà all'inizio, poi la ripresa fino a una Pasqua da record»
Foto: Gli operatori «Gli oneri sono solo a carico nostro, dovrebbe partecipare tutte le categorie»
FEDERTURISMO CONFINDUSTRIA - Rassegna Stampa 04/04/2016
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Corriere Imprese Trentino
Presenze in crescita a cavallo del nuovo anno Pinzger (Hgv): «I turisti scelgono la qualità»
Ilaria Graziosi
Sempre più turisti scelgono di trascorrere le vacanze invernali sul territorio altoatesino. Turisti che, per le
loro vacanze, lunghe o brevi che siano, optano sempre più spesso per pernottare in strutture di alto livello:
pare proprio, infatti, che molti scelgano di circondarsi di ogni comfort durante il periodo di ferie piuttosto che
spendere qualcosina in meno alloggiando in strutture low cost. A confermare l'aumento delle presenze in
Alto Adige per i mesi invernali di dicembre e gennaio, i dati dell'Astat, l'istituto provinciale di statistica: se nel
dicembre 2014 gli arrivi sono stati 535.867, nel 2015 sono cresciuti fino a 561.285, così come i
pernottamenti complessivi nelle varie strutture alberghiere (da hotel a 5 stelle fino ai residence) che da
1.929.832 sono arrivati a sfiorare 1.973.300. Segno positivo lo registra anche il mese di gennaio 2016 che
segna 2.603.832 pernottamenti rispetto ai 2.507.056 dell'anno precedente, così come gli arrivi che da
517.712 sono passati a 561.684. La stagione invernale si avvia a conclusione registrando il segno positivo,
così come la Pasqua, nonostante quest'anno sia ricorsa a fine marzo: a tracciare un bilancio dei mesi
invernali «caldi» appena trascorsi, il presidente dell'Unione albergatori, Manfred Pinzger. «Considerando
che la neve, quest'anno, non è stata così copiosa - spiega - possiamo dire che siamo stati molto fortunati
grazie all'ottima preparazione della piste, che i gestori hanno saputo attrezzare in maniera ineccepibile,
anche dopo la brutta esperienza dello scorso anno, quando la neve era stata ancora più scarsa: grazie ai
provvedimenti presi, possiamo guardare con positività i risultati ottenuti per i mesi di dicembre e gennaio,
che hanno registrato un aumento delle presenze superiore a quello dello scorso anno. Del resto,
presentare le piste al meglio è un nostro dovere: i turisti che vengono da noi in vacanza pretendono una
certa sicurezza nel sapere che troveranno ciò per cui sono venuti. Non possiamo e non vogliamo
deluderli». In controtendenza rispetto alla crisi, a segnare un segno negativo sono le strutture di categoria
minore: le prenotazioni negli alberghi a una/due stelle sono scese da 195.796 del dicembre 2014 alle
191.612 dello stesso mese del 2015, così come a gennaio 2016 in cui si sono registrate 288.723 presenze
rispetto alle 290.935 dell'anno precedente. Bene anche i tre stelle, che lo scorso gennaio hanno registrato
oltre 946.000 presenze rispetto alle 914.000 dello scorso anno. «C'è una differenza sostanziale tra estate e
inverno a questo riguardo - prosegue Pinzger - D'estate, quando il turista rientra da un'escursione, magari
affitta una bici per una passeggiata nei dintorni della struttura in cui alloggia. Ma d'inverno, quando le
persone rientrano dalla sciata mattutina, hanno solo voglia di rilassarsi nelle spa, in piscina, sottoponendosi
a trattamenti e massaggi». Anche quest'anno, nei mesi di dicembre e gennaio, le mete locali più richieste a
livello di prenotazioni sono state l'alta Val Pusteria, l'Alta Badia e la Val Gardena. «Sono le classiche zone
che guadagnano da anni i primi posti nella classifica delle preferenze dei turisti - sottolinea Pinzger - Così
come Plan de Corones, la zona dell'Ortles, l'lalta Val Venosta e la zona di Solda». Rimangono tuttavia delle
zone che ancora soffrono la mancanza di un turismo solido. «Senza dubbio la bellissima Val d'Ultimo
avrebbe bisogno di un sostegno maggiore - rimarca il presidente dell'Unione albergatori - La valle ha fatto
grandi investimenti negli impianti sciistici ma necessiterebbe di un ulteriore sostegno per aprire nuovi
alberghi: così come anche in alta Val Venosta, dove ci sono tre piccolissimi centri sciistici che sarebbe
possibile collegare con poche manovre. Parlo di Valles, Belpiano e la malga di San Valentino: sono isolate,
ma ai turisti amano fare il giro delle vallate, quindi con pochi soldi si potrebbe realizzare un collegamento
che rivitalizzerebbe una zona dove, attualmente, l'agricoltura è quella che è, l'artigianato dipende dal
turismo, così come il commercio e l'industria non funziona». Nonostante il periodo delle vacanze pasquali
sia arrivato prima, quest'anno, rispetto agli altri anni, le prenotazioni pare che non ne abbiano risentito.
«Possiamo dire che nei centri sciistici di alto livello, da 1.500 metri in su, le prenotazioni sono molto positive
SCENARIO TURISMO E TOUR OPERATORS - Rassegna Stampa 04/04/2016
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Suditirolo, arrivi record « Comfort e lusso battono il low-cost»
04/04/2016
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Corriere Imprese Trentino
SCENARIO TURISMO E TOUR OPERATORS - Rassegna Stampa 04/04/2016
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- spiega il presidente dell'Hgv - La stessa cosa vale per le zone dei laghi e per il meranese, complici anche
le bellissime giornate che stanno caratterizzando le ultime settimane. Le zone più in difficoltà, a livello di
prenotazioni, sono quelle tra i 500 e i 1.200 metri sul livello del mare: lì dobbiamo ammettere che speriamo
nelle prenotazioni last minute». Immancabile uno sguardo alla prossima stagione estiva, che promette di
non deludere anche per gli effetti inopinati degli attacchi terroristici a livello internazionale. «Effettivamente i
turisti potrebbero optare per rimanere nelle nostre zone, piuttosto che spostarsi in aereo - riflette Pinzger quindi per noi potrebbe prospettarsi una stagione estiva molto positiva. Alcune strutture hanno già
prenotazioni per i mesi estivi, grazie anche all'ottimo rapporto qualità prezzo che da anni i visitatori possono
trovare da noi: a livello qualitativo, non abbiamo mai deluso chi è venuto a trovarci». © RIPRODUZIONE
RISERVATA
Foto: In quota
Foto: Sciatori lungo il percorso del Sellaronda, in Alto Adige, uno dei più frequentati dai turisti della neve. La
vacanza attiva e il benessere stellato sono le due tipologie più gettonate in provincia di Bolzano
Foto: Pinzger Le strutture di categoria minore hanno registrato cali D'inverno i turisti che tornano dalla
sciata vogliono rilassarsi nella spa, d'estate si accontentano di affittare una bici per un'escursione
02/04/2016
Pag. 55 Ed. Pesaro
diffusione:117902
tiratura:155745
SCENARI
Costa Crociere torna domani in città a due anni dal suo addio. Una sola toccata, per il momento, puntando
ad un nuovo inizio con Ancona. Un saluto alla città dove ha attraccato per 9 anni, inaugurando
un'esperienza del tutto nuova per il porto dorico, che ora punta a diventare hub da 300 mila crocieristi
all'anno, che potrebbe trasformarsi nell'occasione per riallacciare un rapporto solido interrottosi nel 2013.
Costa farà il suo ingresso nello scalo con la sua neoRiviera, nave partita da Dubai e diretta alle rotte
italiane e greche, con posizionamento su Venezia. Ma prima di raggiungere la Serenissima, la sosta
tecnica ad Ancona, che diventa però un omaggio alla città con cui la compagnia di crociera ha condiviso
molto negli anni della sua permanenza. Poco prima delle 10 l'attracco alla banchina 15, l'attuale terminal,
poi la visita a bordo per le istituzioni pubbliche, il presidente dell'Autorità portuale, Rodolfo Giampieri, gli
assessori al Turismo di Regione e Comune, Pieroni e Marasca. Spiega Vania Bontempi, Ceo di Promise
Group ed Excursion manager di Costa: «Promise group e Costa hanno voluto rendere omaggio ad Ancona,
alla quale Costa ha legato il suo nome per molti anni, con questo evento a bordo di neoRiviera che sarà
aperto alle istituzioni e ad alcuni clienti particolarmente vicini ed interessati alla realtà crocieristica. Un
momento di festa - prosegue - che vuole però essere anche un'occasione di confronto con le
amministrazioni pubbliche sia sul settore crocieristico sia su altri specifici cluster, in particolare il turismo
congressuale. Due segmenti di estrema importanza a livello nazionale ed internazionale sui quali ci sono
buone possibilità di crescita per Ancona e le Marche e sui quali occorre puntare di più».
IL FUTURO
Sul fronte crociere, Costa ha in programma un altro passaggio di neoRiviera il prossimo anno, il 6 aprile
2017. Ancora un solo scalo per il riposizionamento. E poi? «Nella programmazione mondiale almeno fino al
2017 Ancona non è in catalogo - risponde Bontempi - ma per i suoi prossimi itinerari la compagnia terrà in
considerazione Ancona proprio per quello che è stato fatto in quasi dieci anni di collaborazione. Costa non
ci ha dimenticato».
L'addio ad Ancona della compagnia ora del gruppo Carnival arriva alla fine del 2013, cancellando la
stagione 2014, già annunciata e che avrebbe segnato il decimo anniversario di Costa in città. Nello scalo
sarebbe dovuta arrivare la nuova Voyager che però poi finì in vendita. A seguito della cessione anche di
Classica (la nave che per 9 anni aveva battuto la rotta anconetana) e nel pieno della bufera post Concordia,
Costa non ha più nella sua flotta navi adatte allo scalo anconetano. Così la sua assenza dal porto dorico si
prolunga e dura tuttora. Il ritorno stabile in città comunque non è escluso e la realizzazione del nuovo
terminal crociere potrebbe essere un incentivo come anche il rilancio dell'aeroporto. Infrastruttura
indispensabile anche per puntare ad un'altra tipologia di turismo, quella che per il Ceo di Promise group
rappresenta un'opportunità di sviluppo economico per Ancona e le Marche non ancora compresa appieno:
il turismo congressuale. «I dati del Mice (Meetings, incentives, conferencing, exhibitions) - riprende
Bontempi - ci dicono le potenzialità di questo settore. L'obiettivo deve essere quello di sviluppare attività
congressuale quale forma di turismo di qualità, in grado di incrementare l'impatto economico di questo
prodotto e di destagionalizzare il turismo, valorizzando il patrimonio storico, artistico, culturale, naturalistico
ed enogastronomico. Domenica (domani, ndr) parleremo anche di questo».
Agnese Carnevali
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SCENARIO TURISMO PORTUALE - Rassegna Stampa 04/04/2016
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Crociere, sorpresa: si rivede la Costa
03/04/2016
Pag. 21
diffusione:158404
tiratura:211708
Fincantieri, maxi-commesse da 3 miliardi con Carnival
Celestina Dominelli
VENEZIA. Dal nostro inviato pLo scenario non è casuale ed è rappresentato dall'ultima creatura che porta
la firma di Fincantieri: Koningsdam, la nuova nave consegnata due giorni fa dal gruppo triestino a Holland
America Line, brand di Carnival Corporation, e presentata ieri ufficialmente presso lo stabilimento di
Marghera. Ed èa bordo di questo gigante del mare - quasi centomila tonnellate di stazza lorda, 300 metri di
lunghezza, oltre 1300 cabine in grado di ospitare fino a 2650 passeggeri che Giuseppe Bono, numero uno
di Fincantieri, ha annunciato la finalizzazione di una serie di contratti con il colosso americano per la
costruzione di cinque navi passeggeri di prossima generazione, per un valore complessivo di oltre 3 miliardi
di euro. Un'intesa che era stata preceduta da uno storico accordoa marzo scorso e, pochi mesi dopo, da un
memorandum of agreement con i termini della nuova collaborazione trai due gruppi, che porta a 30 miliardi
di euro gli investimenti di Carnival nella penisola, in virtù dell'asse con Fincantieri,ea 60 le navi finora
costruite dal gruppo triestino per gli americani. «Quando una nostra nave prende il mare, anche l'Italia va.E
quando costruiamo una nave, costruiamo un pezzo d'Italia. La nuova ammiraglia di una flotta prestigiosa
conferma la nostra leadership mondiale nella costruzione di navi da crociera e il fatto che siamo una risorsa
strategica per il paese, visto che attiriamo investimenti esterie portiamo lavoroe valore», esordisce l'a.d.
Bono durante la cerimonia di presentazione di Koningsdam che suggella anche la firma dei nuovi accordi.
E, ad ascoltarlo in platea, oltre all'intera prima linea del colosso statunitense, di Holland America Line e di
Costa Group, c'è anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, al quale Bono rivolge
un accorato appello. «Nei prossimi anni - prosegue dobbiamo crescere del 50% e credo che questo non sia
facile. Sarà importante tenere conto che non ci sono in Italia le condizioni ideali per fare il nostro mestiere:
sarà necessario fare qualcosa in futuro. Noi ce la metteremo tuttae speria- mo che si tenga conto che
questaè l'azienda manifatturiera più importante del paese». Un management che ha appena presentato un
piano industriale 2016-2020- in cui si assicura il ritorno all'utile già alla fine di quest'annoe la distribuzione di
un dividendo con il bilancio 2017, con un carico di lavoro record che coprei cantieri fino al 2020 - e che ieri
ha poi incassato gli elogi del ministro. «L'Italia sa che dall'economia del mare può trarre gli stimoli per la
crescita. Questa- ha detto Delrio riferendosi alla nuova nave - è una grande opera italiana, perché la regia è
italiana. E siamo particolarmente orgogliosi della fiducia riposta nel nostro paese, che vuole ripartire dalle
sue aziende». Delrio non siè poi solo limitato all'endorsement, ma ha promesso l'impegno del governo.
«L'esecutivoè vicinoa Fincantieri peri suoi progetti di sviluppo, sa che è un'azienda centrale. Il gruppo- ha
poi aggiunto - ci ha sottoposto dei progetti e faremo in modo di aumentare la capacità produttiva con degli
investimenti infrastrutturali nei porti in cui Fincantieri opera». Insomma, Bonoe la sua squadra ripartono
dalle rassicurazioni dell'esecutivo, consapevoli di aver ormai archiviato una fase estremamente complicata.
«Noi abbiamo attraversato - spiega l'ad - un passaggio molto difficile, che si è protratto fino all'inizio del 2016,
che ci ha creato qualche difficoltà per consegnare le navi nei tempi previsti. Sono quindi sceso in campo
dopo aver sentito la disponibilità del presidente di Carnival, Micky Arison, per fare un miracolo e
raggiungere l'obiettivo. Il piccolo vecchio uomo - prosegue ancora Bono - ha chiamato a raccolta l'aziendae
tutti hanno risposto, così Fincantieri è tornata a essere la numero uno al mondo». Le nuove navi annunciate
ieri saranno costruite negli stabilimenti di Margherae Monfalcone, nel periodo 2019-2020: due di queste
saranno destinate al brand Costa Asia di Costa Crociere (progettate appositamente per il mercato cinese in
cui il gruppo è stato il primo a entrare nel 2006), altre due a Princess Cruises e una a P&O Cruises
Australia.
SCENARIO TURISMO PORTUALE - Rassegna Stampa 04/04/2016
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Cantieristica. Il numero uno Giuseppe Bono alla presentazione della nave Koningsdam: «Nei prossimi anni
obiettivo crescita del 50%»
03/04/2016
Pag. 21
diffusione:158404
tiratura:211708
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Gli investimenti in Italia
3
miliardi Valore del contratto L'intesa riguarda la costruzione di 5 navi passeggeri.
30
miliardi Investimenti Valore complessivo investito da Carnival in Italia
Foto: Fincantieri. Koningsdam, la nuova nave consegnata a Holland America Line
SCENARIO TURISMO PORTUALE - Rassegna Stampa 04/04/2016
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Edizione del: 04/04/16
Estratto da pag.: 22
Foglio: 1/1
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181-135-080
Sezione: EDITORIALI
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Tiratura: 148.657 Diffusione: 119.022 Lettori: n.d.
03/04/2016
Pag. 10
diffusione:35539
tiratura:84877
Alitalia in guerra contro Ryanair con l ' aiuto di Renzi
L ' offensiva da terra Il governo lascia fare, anzi aumenta la tassa sui biglietti che penalizza i voli economici
» GIORGIO MELETTI
Luca Cordero di Montezemolo, plenipotenziario della compagnia Etihad per la controllata italiana Alitalia, ha
dichiarato guerra lo scorso ottobre: " Dobbiamo svelare i giochi sottobanco di Ryanair, come sta
succedendo a Bari " . Subito dopo la magistratura e la Guardia di Finanza hanno cominciato a fare il loro
lavoro. Giovedì scorso il numero uno dell ' a e r oporto di Bari Giuseppe Acierno si è beccato un avviso di
garanzia per abuso d ' ufficio. La pm Luciana Silvestris indaga su un contratto con la compagnia aerea low
cost Ryanair, che dal 2009 prende soldi dalle regione Puglia per volare su Bari e Brindisi. Acierno sarebbe
colpevole di aver rinnovato un contratto già in corso da cinque anni. Ma è reato incentivare l ' attività di
Ryanair? Sul punto non v ' è certezza del diritto, nè in Italia nè in Europa. E l ' incertezza normativa piace al
governo Renzi. A L L ' ORIGINE DI TUTTO c ' è il peccato originale. Il 20 febbraio 2014, mentre stava
formando il suo governo, Matteo Renzi trovò il tempo per correre a casa di Luca di Montezemolo e
incontrare lo sceicco Khaloon al Mubarak e discutere del salvataggio dell ' Alita lia per mano della Etihad.
Gli interessi dell ' Alitalia sono nel dna del governo Renzi. Il 29 ottobre scorso il ministro dei Trasporti
Graziano Delrio ha aumentato di 2,50 euro, da 6,50 a 9, l ' addizio nale sui diritti d ' imbarco per ogni tratta.
L ' addizionale va a finanziare il " Fondo speciale per il sostegno del reddito e dell'occupazione del
personale del trasporto aereo " , cioè gli esuberi Alitalia. L ' aumento non disturba Alitalia, che è capace di
chiedere 800 euro per un Catania-Milano andata e ritorno. Ma per Ryanair, quando fa volare con 25 euro, l
' au mento è del 10 per cento. Il numero uno di Ryanair Michael O ' Lea ry, che è un tipo nervoso, ha
reagito annunciando un addio selettivo agli aeroporti italiani. Delrio, come sua abitudine, ha reagito come
se quell ' aumento non l ' avesse deciso lui ma qualche passante: " Verrà verificata la possibilità di ridurre al
minimo l'addizionale c om un al e " , ha detto durante il question time alla Camera del 24 febbraio scorso.
Naturalmente non è successo niente. Delrio ha continuato a dire che la reazione di Ryanair era eccessiva e
dal 1 aprile la compagnia irlandese ha cancellato 7 rotte sull ' aeroporto di Alghero. Il ministro Delrio è di
Reggio Emilia, al centro della pianura Padana, e forse fatica a comprendere che cos ' è un ' isola. Gli
operatori turistici della Sardegna settentrionale dicono che l ' addio di Ryanair ha provocato un crollo del 70
per cento delle prenotazioni per l ' estate. Per i sardi Ryanair è ossigeno per il turismo ma anche la
possibilità di mandare i propri giovani - a cui sono vietati treno e autobus - a conoscere un po ' di Europa.
La lobby Alitalia è però determinata. Con i prezzi stracciati Ryanair è arrivata a trasportare nel 2015 30
milioni di passeggeri in Italia, contro i 23 dell ' Alitalia. E sui voli internazionali O ' Leary ha doppiato
Montezemolo: 20 milioni di passeggeri contro 10. Alitalia è dunque ridotta a una piccola compagnia che
sfrutta fino in fondo le rendite di monopolio. Montezemolo deve dunque fare la guerra a Ryanair. Ha
appena assunto all ' uopo Claudia Bugno, manager di osservanza renziana, reduce dal disastro di Banca
Etruria, per la quale è stata recentemente multata dalla Banca d ' Ita lia per 121 mila euro per le irregolarità
commesse come consigliere di amministrazione. Bugno è poi passata al comitato per la candidatura di
Roma alle Oilmpiadi del 2024 e infineha assunto la responsabilità dei rapporti istituzionali di Alitalia. Il punto
è spiegare alle amministrazioni regionali che devono smettere di incentivare Ryanair. Sensibile a questa
filosofia si è mostrata la giunta regionale sarda guidata dal renziano Francesco Pigliaru. Insieme all '
assessore ai Trasporti Massimo Deiana ha sposato la tesi che dare soldi a Ryanair è vietato dall ' Europa
perché sono aiuti di Stato che inquinano la libera concorrenza. È la stessa tesi dell ' Alitalia. Ed è la stessa
tesi che Bugno è andata a spiegare al governatore della Puglia Michele Emiliano, che adesso sta
studiando. CONTRO QUESTA TESI si è schierato il segretario regionale sardo Renato Soru,
SCENARIO TURISMO E TOUR OPERATORS - Rassegna Stampa 04/04/2016
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SU PIÙ FRONTI In decollo La compagnia low cost lascia Alghero e minaccia di tagliare altre rotte. La
guerra di Montezemolo funziona
03/04/2016
Pag. 10
diffusione:35539
tiratura:84877
SCENARIO TURISMO E TOUR OPERATORS - Rassegna Stampa 04/04/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
europarlamentare ed ex governatore: " Gli aiuti agli aeroporti sono ammissibili secondo la legislazione
europea. La via d ' uscita esiste, e occorre percorrerla al più presto " . Dopo questa uscita la maggioranza
renziana del partito l ' ha sfiduciato. C ' èa Roma un governo in grado di decidere una volta per tutte quale
politica fa l ' Italia per i low cost? Perché è lecito dare centinaia di milioni di euro alle Fs per i treni e non si
può pagare Ryanair per collegare le isole e il sud? Delrio tace. Il governo tace. E per l ' Alitalia il silenzio è d
' oro. Twitter@giorgiomeletti
I numeri
2 9,7 I milioni di passeggeri italiani traspor tati dalla low cost Ryanair nel 2015
2 2 ,9 I milioni di passeggeri dell ' Alitalia nel 2015, la maggior par te su tratte nazionali
2, 50 E u ro di aumento dei diritti aeropor tuali per tratta
Foto: Vi a d a l l ' It a l i a la compagnia low cost Ryanair minaccia di tagliare rot te Ansa
04/04/2016
Pag. 3
L'ESPERTO RISPONDE
diffusione:158404
tiratura:211708
Voli cancellati: l'Enac non può costringere le compagnie a pagare
Marina Castellani
I passeggeripossono presentare reclami e segnalazioni agli organismi nazionali competenti, designati da
ogniStato membro, male autorità nazionali nonhanno l'obbligo di adottare misure coercitive nei confronti del
vettore. A condizione, però, che a ogni passeggero sia assicuratala tutela giurisdizionale effettiva dinanzi ai
giudici nazionali E la Corte di giustizia dell'Unione europea a scriverlo, con la sentenza del 17 marzo 2016
(cause riunite C-145/15 e C-146/15) con la quale è intervenuta a chiarire la portata del regolamento n.
261/2004, che istituisce regole comuni in materia di compensazione ed assistenza aipasseggeri in caso di
negato imbarco, di cancellazione del volo o di ritardo prolungato e che prevede un indennizzo pari a 250
euro per le tratte pari o inferiori ai.500 chilometrio 3400 euro se la tratta supera i 1.500 chilometri. I
procedimenti arrivati a Lussemburgo, in due cause riunite, hanno avuto inizio dinanzi ai giudici olandesi In
un caso, si trattava di una cancellazione del volo, nell'altro diunritardo di oltre 26 ore. Analogo, invece, il
comportamento delle compagnie aeree che, a fronte della richiesta di una compensazione pecuniaria dei
passeggeri, avevano opposto un secco no. Di conseguenza, a seguito del rifiuto del vettore, ¿passeggeri
avevano chiesto al segretario di Stato, organismo individuato come competente in base al regolamento, di
adottare delle misure coercitive verso la compagnia aerea, ma il segretario di Stato si era opposto. Di qui, i
ricorsi giurisdizionali e la decisione del Consiglio di Stato di chiamare in aiuto, prima dirisolvere la
questione, la Corte Ue che ha colto l'occasione per precisare gli obblighi degli Statinella previsione
dellanormativa sugli indennizzi per ritardi e cancellazione dei voli. Il regolamento - osservano gli eurogiudici
- impone agli Statimembril'individuazione dell'organismo responsabile dell'applicazione del regolamento in
ogni Stato membro (in Italia, l'Enac). Inlinea con l'atto Ue, ipasseggeripossono presentare reclami
all'organismo individuato, tenendo presente, però, che questireclamisono da classificare come segnalazioni
che servono ad assicurare, anche per il futuro, la corretta applicazione del regolamento. Pertanto,
l'organismo nazionale, proprio perché destinatario di mere segnalazioni, non ha un obbligo di azioni
coercitive a seguito dei reclami, con la conseguenza che non è tenuto a imporre misure sul vettore affinché
il passeggero ottenga una compensazione pecuniaria. E vero che il regolamento punta a garantire un
elevato livello di protezione per ipasseggeri e far sì che "siano prese in debita considerazione le esigenze in
materia di protezione dei consumatori in generale", manulla è imposto sul fronte delle misure coercitive
amministrative. In questo modo, è anche garantito che non vi siano divergenze tra gli esiti raggiunti
dall'organismo nell'ambito dell'esame dei reclami ricevuti e quanto deciso dai giudici nazionali
chiamatiapronunciarsisu analoghi ricorsi individuali Spetta, quindi, allo Stato, nell'esercizio del margine di
discrezionalità concesso dal regolamento, attribuire i compiti agli organismi purché, in ogni caso, sia
assicuratala tutelagiurisdizionale effettiva e, quindi il passeggero abbia strumenti per ottenere una
compensazione pecuniaria.
LA MOTIVAZIONE Larticolo 16 del regolamento (CE) n. 261/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio,
dell'11 febbraio 2004, che istituisce regole comuni in materia di compensazione ed assistenza aipasseggeri
in caso di negato imbarco, di cancellazione del volo o di ritardo prolungato, e che abroga il regolamento
(CEE) n. deve essere interpretato nel senso che l'organi- smo designato da ciascuno Stato membro inforza
del paragrafo 1 di tale articolo, investito del reclamo proposto individualmente da unpasseggero in seguito
al rifiuto di un vettore aereo di versare a quest'ultimo la compensazione pecuniaria di cui all'articolo 7,
paragrafo 1, di detto regolamento, non è tenuto ad adottare misure coercitive nei confronti di tale vettore,
volte ad imporgli di versare tale compensazione.
SCENARIO INDUSTRIA TURISTICA - Rassegna Stampa 04/04/2016
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LA SENTENZA DELLA SETTIMANA
071-131-080
Sezione: ASSOCIAZIONI CONFINDUSTRIA
Dir. Resp.: Maurizio Molinari
Tiratura: 205.798 Diffusione: 248.061 Lettori: n.d.
Edizione del: 04/04/16
Estratto da pag.: 1
Foglio: 1/1
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STAMPA TUTTO SOLDI
Edizione del: 04/04/16
Estratto da pag.: 2
Foglio: 1/2
Peso: 1-1%,2-41%
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107-142-080
Sezione: FISCO
Dir. Resp.: Roberto Napoletano
Tiratura: 376.775 Diffusione: 195.317 Lettori: 907.000
Peso: 1-1%,2-41%
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107-142-080
Sezione: FISCO
Edizione del: 04/04/16
Estratto da pag.: 2
Foglio: 2/2
Edizione del: 04/04/16
Estratto da pag.: 3
Foglio: 1/3
Peso: 1-15%,3-52%
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Sezione: FISCO
Dir. Resp.: Roberto Napoletano
Tiratura: 376.775 Diffusione: 195.317 Lettori: 907.000
Peso: 1-15%,3-52%
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107-142-080
Sezione: FISCO
Edizione del: 04/04/16
Estratto da pag.: 3
Foglio: 2/3
Peso: 1-15%,3-52%
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107-142-080
Sezione: FISCO
Edizione del: 04/04/16
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Foglio: 3/3
Edizione del: 04/04/16
Estratto da pag.: 52
Foglio: 1/2
Peso: 52-41%,53-7%
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107-142-080
Sezione: CONFINDUSTRIA
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107-142-080
Sezione: CONFINDUSTRIA
Edizione del: 04/04/16
Estratto da pag.: 52
Foglio: 2/2
Edizione del: 04/04/16
Estratto da pag.: 3
Foglio: 1/2
Peso: 1-5%,3-12%
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