inverno norvegese e Judith

Transcript

inverno norvegese e Judith
dossier
Migranti
[voci da dentro]
L’inverno norvegese e Judith
Davide Rubini
concepiscono l’essere norvegese come l’unica forma
veramente valida di essere buoni e dunque come l’unico modo, alla fine dei giorni, per essere uomini. Ed
è per questo che i norvegesi o ti fanno tenerezza o non
li sopporti.
A Stavanger gli inverni sono di pioggia e durano
più dell’inverno. La neve arriva solo per pochi giorni e
al massimo si accumula agli angoli delle strade in attesa di diventare nera e perdere la sua naturale bianchezza o diventa ghiaccio alla fine delle discese. In alcune
giornate, e soprattutto intorno al porto, alla pioggia si
sostituisce una nebbia fitta che si infila sotto il cappotto e fa curvare i profili anche alla gente del posto. Come
in un vecchio film di spie e criminali la gente sfila sotto il cono di luce gialla dei lampioni con il bavero ben
sollevato e la sciarpa che supera il naso. Qui si fuma
per scaldarsi, non per piacere, e infatti, almeno fino ad
Norvegia
100
0
200 km
Hammeriest
Bodø
area popolazione età media
religione Trondheim
SVEZIA
T. Graham/Getty Images
Stavanger
FINLANDIA
Golfo
di
Botnia
Bergen
OSLO
Drammen
Fredrikstad
EST.
Kristiansand
Mare
del Nord
60
LAT.
DANIMARCA
massimo
rischio
RUS.
Mo i Rana
Florø
Political Risk & Country Analysis - UniCredit
100
Mar
Tromso
di Norvegia
Harstad
Narvik
Alesund
Indicatori politici
Vadø
Mar
Baltico
LIT.
east . rivista europea di geopolitica
323.802 Km2
4.707.270 (stima 2011)
40 anni
Chiesa di Norvegia (Evang. Luterana) 85,7%, Pentecostale 1%, Cattolico Romana 1%,
altri Cristiani 2,4%, Musulmani 1,8%, altri 8,1%
forma di governo Monarchia Costituzionale
suffragio
capo di stato capo di governo pil (nominale) inflazione Universale (18 anni)
Re HARALD V (Gennaio 1991)
Jens STOLTENBERG (Ottobre 2005)
$ 485,1 mld (stima 2012)
0,8% (stima 2012)
numero 44 . ottobre 2012
50
minimo
rischio
0
0
Sicurezza
o non so esattamente cosa sia la Norvegia, ma di sicuro non è un posto, non è un paese, e non è neppure un disegno su una carta geografica. La Norvegia
è qualcosa che vive nel corpo e nella mente di un popolo che non sa spiegare cosa sia il male, che non sa
usare cattiveria contro nessuno, e che interpreta tutto
come se fosse il risultato necessario di un ordine superiore dettato dal sapere condiviso della comunità, del
villaggio. Questo non significa che a cercare bene uno
non troverebbe tracce di male nella Norvegia. Significa solo che, anche a trovarle, queste malefiche tracce non sarebbero che ricondotte dall’autore dell’atto
maligno ad un’interpretazione differente, più rigida, o
più morbida, di quello stesso ordine superiore. Nessuno in Norvegia si permetterebbe di fare qualcosa che
sia esplicitamente volto contro quell’ordine, altrimenti cesserebbe di esistere come norvegese. I norvegesi
Efficacia governativa
I
ceduto anche io. Mi sono preparato una tazza di latte
caldo, ho lasciato colare dentro il latte due grossi cucchiaini di miele e ci ho aggiunto una mezza tazzina di
cognac. Con la tazza tra le gambe mi sono lasciato sprofondare nella trama di un romanzo nordico o ho fatto
partire un dvd con un film recuperato nella biblioteca
comunale. Da solo. «La mia vita è strana ultimamente. È arrivata a un punto in cui ho perso interesse per
tutto» dice Erlend Loe all’inizio del suo romanzo di
successo Naif. Super. Protetto dalla mia poltrona Ikea
ho avuto anche io questi momenti e me li sono goduti
perché la solitudine in Norvegia, quando ti prende, è
totale e io sono uno a cui piace fare esperienze.
Nella stessa casa di legno eravamo in sei, tra ragazzi
e ragazze, e c’era pure un altro italiano. Eravamo due
italiani. In quelle sere sono certo che fossimo tutti rintanati nella nostra solitudine totale, a spassarcela con
le nostre depressioni e il nostro contatto estremo con
il nulla. Ognuno nel suo appartamento di trenta metri
quadrati, tranne Monica che ne aveva uno di cinquanta
perché stava al secondo piano. Sarebbe bastato uscire
nel corridoio, fare quattro passi e bussare tre volte con
le nocche sulla porta del vicino. Al più uno si sarebbe
potuto mettere la scatola del Risiko sotto braccio e una
sestina di birre nell’altra, per essere soli in compagnia.
Stabilità politica
di
un paio di anni fa, le sigarette te le vendevano sfuse,
una ad una, al bancone dei bar. Nell’inverno più lungo
dell’inverno di Stavanger quando si incrocia qualcuno
che si conosce si saluta con un cenno del capo e senza
staccare la sigaretta dalle labbra. Questo nei giorni lavorativi. Nel weekend tutto cambia e quindi non vale
la pena parlarne. Nel weekend la Norvegia diventa più
simile a qualsiasi altra urbana signora. Dal lunedì al
venerdì abitare in centro è una fortuna. Il sabato e la
domenica una tortura. Detto questo a Stavanger mi è
capitato di fare una cosa che non credo farò in nessun
altro posto al mondo: sci di fondo in spiaggia, durante
uno dei pochi giorni di neve.
Ho vissuto in centro per una buona dozzina di mesi
e grazie a quella casa di legno di trenta metri quadrati
sono riuscito a trovare il modo per garantirmi una dose
minima di socialità. Mi sono salvato così. Se non avessi vissuto in centro non ce l’avrei fatta. Sono sopravvissuto alla Norvegia grazie a quei dodici mesi. E naturalmente grazie a Judith. Che rifugio straordinario quelle
case di legno, cosi confortevoli che a fatica uno se ne
separerebbe. Come si fa del resto a rinunciare al caldo
e alla morbidezza di una poltrona coperta di pelliccia
quando dalla finestra si intuisce che là fuori senza il
fuoco chiunque si troverebbe perduto? Tante sere ho
7
0
Corruzione
Indipendenza
della giustizia
6
9
su 183 Paesi
su 142 Paesi
La situazione politica è stabile.
L’ampio consenso politico
tra Governo e partiti di opposizione
significa che un potenziale
cambiamento di Governo dopo
le elezioni del 2013 non porterà
in ogni caso a cambiamenti
politici radicali.
Valori di riferimento: primo paese
Norvegia, ultimo paese Somalia
Qualità
della burocrazia
minimo
rischio
0
massimo
rischio
Eiu, Onu, Wb, Wef, Heritage Foundation, Transparency International, Global Peace Index
61
Migranti
Indicatori sociali
Business Environment
minimo
rischio
nd
rv
ia
eg
ia
Disordini sociali
Fin
la
No
er
Sv
12
Popolazione in carcere
molto
basso
molto
alto
1
Distribuzione
della ricchezza
135° Yemen
Sviluppo umano
Libertà di stampa
Disparità di genere
62
139° Qatar
% di seggi
142° Haiti
occupati da donne
nei Parlamenti nazionali
Fuga di cervelli
Maggiori difficoltà:
“Ottenimento dei permessi
di costruzione”, “Accesso
al credito” e “Avviare un’attività”.
Tasso di
alfabetizzazione
Competitività
globale
su 142 Paesi (1° Svizzera, 142° Chad)
1° Seyshelles (19)
Ultimo Comore (64,3)
Abbonamenti a
telefoni cellulari
116 (ogni 100 persone)
La competitività del Paese
potrebbe essere ulteriormente
rafforzata con l’ammodernamento
delle infrastrutture e con nuove
imprese innovative.
Saldo migratorio (netto)
Utenti di internet
40
171.232
4,5 milioni
(indice Gini)
179° Eritrea
Facilità nel
concludere affari
su 183 Paesi (1° Singapore, 183° Chad)
16
(ogni 100.000 abitanti)
187° Congo
6
a
massimo
rischio
1°
11
2
0
izz
an
1°
Is
1°
la
1
Rw
nd
a
da
1°
1°
1
Tipica casa di legno
norvegese.
25,8
n.d.
Libertà
economica
su 179 Paesi
(1° Hong Kong, 179° Corea del Nord)
east . rivista europea di geopolitica
T Graham/Getty Images
Sicurezza
Efficacia governativa
Stabilità politica
solitudine totale e me ne andavo al Bøker og børst. La
Eppure ho capito fin dal primo giorno che sono arrivadomenica sera non rientra nel finesettimana, mentre il
to a Stavanger che quel gesto sarebbe stato quanto mai
Indicatori politici
Political Risk & Country Analysis - UniCredit
venerdì sì. Bøker og børst significa ‘libri e pennello’.
inopportuno, sarebbe stata una vera e propria intrusio100
Dentro quel bar ci sono tanti libri, giornali, giochi in
ne. Nella solitudine totale uno
è
nudo.
massimo
La situazione politica è stabile.
rischio
scatola,
un
pianoforte, ogni tanto arriva uno con alAndare a stanare un norvegese
in quei momenti
L’ampio
consenso
politico
tratri
Governo
e partiti di opposizione
strumenti
musicali, ma io non ci ho mai visto un
equivale a coprirlo di vergogna, facendogli tremare la
significa che un potenziale
pennello.
Deve
voce e costringendolo il giorno dopo a non riuscire più
cambiamento di Governo dopoessere la solita storia che quando dai
le elezioni
del 2013
porterà
50
il nome
a non
qualcosa
che vuoi fare finisce sempre che
a sollevare lo sguardo da terra. Nemmeno
in sauna uno
in ogni caso a cambiamenti
quella
cosa esce diversa da quella avevi in testa, come
è così nudo come lo sanno essere i norvegesi nelle loro
politici
radicali.
per questo racconto, che nella mia testa era una storia
sere di solitudine totale, perché in quelle sere si dà
minimo
d’amore
e invece
sfogo ad ogni pensiero oscuro,rischio
ad ogni delirio7 di onniValori
di riferimento:
primo paesesta diventando un racconto sulla so0
0
Norvegia, ultimo paese Somalia
0
litudine totale.
potenza, ad ogni paura più viscerale.
In quelle sere da
Comunque
almeno tre sere su cinque me ne andanorvegesi si diventa tutto quello
che non si
oserebbe
Indipendenza
Qualità
Corruzione
della giustizia
vodella
in burocrazia
questo bar ad aspettare che qualche norvegese
mai essere di fronte ad altri.
minimo
massimo
6 le esperienze
9 sono rischio
di 0
passaggio arrivasse
il prima possibile alla sua terza
A me piace fare esperienze, ma
rischio
su 183
su 142 Paesi
birra e fosse finalmente pronto a varcare la soglia della
quella cosa che fai per provare
adPaesi
essere quello
che
Eiu, Onu, Wb, Wef, Heritage
Foundation,
Transparency confidenzialità.
International, Global Peace IndexQuando succedeva partivano intermialla fin fine non vorresti mai diventare.
Quello
che
nabili conversazioni che generalmente giravano intorio ho sempre voluto essere è una persona socievole,
no a viaggi in India o nel Sudest asiatico o a New York
uno che incontra gente, stringe mani, parla di cinema,
o in Ecuador. I norvegesi sono fissati con l’Ecuador. E
di letteratura, di viaggi. Per questo almeno tre sere
credono che l’anima si purifichi attraverso il gioco e il
su cinque, dopo essermi preparato l’armatura contro
divertimento.
l’inverno più lungo dell’inverno, voltavo le spalle alla
dossier
I
libri del Bøker og børst sono tutti in norvegese e così
ogni volta che ci andavo mi portavo dietro uno dei
miei in italiano, o in spagnolo perché aiutavano ad
arrivare a parlare dell’Ecuador. I miei libri servivano
a non cadere nella solitudine totale in un posto pubblico. Di tanto in tanto succedeva infatti che dal bar
non passasse nessun ubriacone e a me non restava che
prendere una delle coperte a disposizione dei clienti e
andare a sedermi sui tavolini esterni sotto una vecchia
lampada riscaldante sorseggiando un tè e fumando
una sigaretta. Per la mia natura leggere per strada era
comunque meglio che leggere in casa e poi al Bøker og
børst mettevano sempre buona musica che si ascoltava anche dai tavolini esterni e visto che il bar si trova
in quella via di cui parlano tutte le guide turistiche
che parlano di Stavanger, quella con le case colorate,
è inutile dire che quel quadretto di me avvolto in una
coperta a scacchi mentre fumo una sigaretta, sorseggio
tè e leggo un romanzo in italiano o in spagnolo, in una
via tutta colorata dove in più c’è anche la boutique del
parrucchiere più cool di Stavanger e quel negozio che
numero 44 . ottobre 2012
sull’ingresso è coperto di una scritta che fa shit shit
shit shit shit shit shit shit shit shit, è proprio uno scatto romantico. Questo per dire che la Norvegia è anche
uno dei posti più romantici in cui ho vissuto, nonostante la fissazione dei norvegesi per la solitudine totale e per l’ordine superiore dettato dal sapere condiviso
della comunità, del villaggio.
Di tanto in tanto veniva fuori anche Judith. Si avvolgeva una lunga sciarpa di lana nera intorno al collo
e veniva fuori. Non si sedeva e non mi veniva vicino.
Se ne stava in piedi sullo stipite della porta con una
gamba incrociata sull’altra a fumare una sigaretta e a
buttare il fumo sopra la sua testa concedendomi tutta
la bellezza del suo profilo nordico. Le orecchie di Judith in quei momenti diventavano così rosse che uno
quasi non badava più all’enorme buco che le forava i
lobi. Quella degli anelli nei lobi delle orecchie è una
moda delle ragazze trendy alternative del nord Europa. Questa moda include la variante dei finti denti di
non so quale bestia del freddo, anche questi infilati nei
lobi delle orecchie. Judith aveva un piccolo anellino
63
Migranti
64
quando ormai l’inverno più lungo dell’inverno sta per
finire, mi viene da farle una domanda che mi sembra
normale fare ad una persona che passa ore e ore seduta
con le gambe incrociate a meditare su che cosa non
si sa. Le chiedo in cosa crede e lei guarda oltre le mie
spalle e dice che crede nella reincarnazione. E io mi
metto a ridere offendendola un po’ e poi insisto e torno
all’attacco. «Hva tror du, Judith?» ‘In cosa credi, Judith?’ E allora lei si fa seria perché capisce che non sto
scherzando né la voglio mettere in imbarazzo, ma non
risponde subito. Si difende un po’ dicendo che nessuno le ha mai fatto una domanda del genere, ma alla fine
risponde. Dice che crede nell’amicizia. Dice che crede
nell’amore. E allora non c’è più niente da ridere.
Quando finisce l’inverno Judith ed io siamo diventati amici fino al punto in cui possono diventare amici un uomo e una donna che si sono fatti domande e
dati risposte del genere. Usciamo insieme, ma non così
di frequente, ce ne andiamo fuori città e magari sulla
costa. Davanti al mare freddo e sempre un po’ agitato
east . rivista europea di geopolitica
lei mi racconta i dettagli del viaggio che sta
per cominciare o di quello che ha appena
concluso, in una sequenza di appuntamenti che chiaramente non porteranno a nulla
se non al prolungamento di quell’amicizia.
Parlare con Judith mi mette in pace con i
miei sogni, mi sbatte in faccia le mie insicurezze, mi abitua alla saggezza del nord che
è una saggezza che non passa per le spiegazioni. Parlare con Judith mi dimostra che
essere una buona persona è una cosa semplice, basta rispettare l’assunto che le cose
fanno parte di un ordine superiore e che
quell’ordine non va sindacato perché non
c’è bugia che sa reggere il confronto con la verità. Mille
volte potrei baciarla e confonderla con la donna che ho
sempre sognato, ma non è così. Sappiamo entrambi che
non è così, che non siamo fatti l’uno per l’altra e allora tanto vale non macchiare quelle nostre chiacchierate
saltuarie, tanto vale lasciarci in pace e continuare a farsi
domande e a darsi risposte fino a quando Judith non deciderà di tornare al suo villaggio di quattrocento anime
per fare la maestra nell’asilo nido aperto da sua sorella.
Dice che parte perché sente che è giusto così, costringendomi ad accettare tutto quello che di bello lei vede
in questa sua non avventura.
L
a sera prima dell’infame 22 luglio 2011 ci siamo
dati appuntamento per il giorno dopo con un sms.
Nonostante tutto decidiamo di incontrarci. Ci vediamo
dalle parti del Tou Scene, la vecchia birreria giusto
ai confini della città, per camminare dove non ci sia
troppa gente. Si presenta vestita con una sorta di sari
occidentalizzato e pieno di colori che sembrano tutti
numero 44 . ottobre 2012
Tiina & Geir/Getty Images
sul sopracciglio destro, quello che io potevo vedere dalla mia postazione standard
quando non mi perdevo sulle sue labbra
rosse più di quelle di Biancaneve. Portava sempre una gonna sopra i jeans in una
di quelle combinazioni abbiglianti senza senso che solo le fanciulle si possono
permettere. Judith era al bar quasi tutte le
sere. Era una dei cinque ragazzi che portavano avanti il Bøker og børst dandosi i turni e spartendosi gli incassi in base alle ore
lavorate. Chiaramente Judith non era un
ubriacone disposto a tenermi compagnia.
E finita la sigaretta sollevava la gamba più
esposta e si girava su se stessa con un piccolo saltello
per ritornare al bancone del bar.
Se avessi abitato dodici mesi nel centro di Stavanger non avrei incontrato Judith e non sarei sopravvissuto alla Norvegia. Ne passarono tre prima che riuscissi a dire a Judith come mi chiamo. Fino ad allora
le uniche parole che ero riuscito a dirle erano «En øl,
takk», ‘una birra per favore’. Poi una sera nel bar non
c’era nessuno e allora, invece di andare a sedermi ai
tavolini esterni per bere la mia birra, mi accomodai
su uno dei trespoli davanti al bancone e cominciai a
imparare la storia di quella ragazza. Judith è cresciuta
in un villaggio di poche centinaia di anime perso in
mezzo a uno dei fiordi che si trovano sul pezzo di costa tra Stavanger e Bergen, ogni tre o quattro mesi con
i soldi messi da parte si mette in viaggio e se ne va in
giro per il mondo, ma soprattutto in India, dove segue
delle diete che non hanno senso e resta seduta per ore
con le gambe incrociate a meditare su che cosa non
si sa. Parlando con Judith, birra dopo birra, una sera,
Strada innevata a Stavanger,
Rogaland, Norvegia.
A. Lie/ Getty Images
Spiaggia innevata.
dossier
tesi a sottolineare l’azzurro netto dei suoi grandi occhi.
Quanta leggera bellezza. La prima cosa che le dico è
che rientrando a casa dopo il lavoro ho incrociato la
mia vicina di casa Monica, quella con l’appartamento
di cinquanta metri quadri. Spiego che non appena mi
ha visto ha buttato giù la testa come se si vergognasse
e, nascondendo i singhiozzi, si è tirata dietro la porta di
casa senza nemmeno salutarmi. Voglio sapere il perché
di quel gesto che è la versione plateale delle fughe schive dei colleghi di azienda. Ancora una domanda per la
mia amica che ormai è diventata la mia guida e consigliera per navigare in questa Norvegia che non è un
posto, non è un paese, e non è neppure un disegno su
una carta geografica. Judith non lo sa il perché questa
volta. Poi però scuote la testa e dice qualcosa a proposito del vizio dei norvegesi di passare troppo tempo da
soli, quando basterebbe giocare e divertirsi per pulirsi
l’anima. Lunedì partirà per il suo villaggio sul fondo
di un fiordo che sta sulla costa tra Stavanger e Bergen.
A me i norvegesi fanno tenerezza. .
65