Cartoline da New York/1. Visita al MANA in New Jersey, dove i soldi

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Cartoline da New York/1. Visita al MANA in New Jersey, dove i soldi
02 marzo 2017 delle ore 07:12
Cartoline da New York/1. Visita al MANA in New
Jersey, dove i soldi non bastano
La scena artistica della Grande Mela è in
continuo movimento e non si accontenta di
invadere lo stato di New York, andando ben
oltre Manhattan, ma si allunga anche nel New
Jersey. È qui che da qualche anno, esattamente
a New Jersey City, è sorto un grande centro per
le arti contemporanee: il MANA. Gli spazi,
ricavati da strutture ex industriali, sono molto
vasti e ben attrezzati con luoghi espositivi, studi
d'artista e aree per lo spettacolo dal vivo, oltre
al piano terra parzialmente occupato dagli
uffici. Ma, a parte qualche eccezione come la
mostra di Arnulf Rainer e la recentissima
installazione video e acustica dell'artista
newyorkese Anita Glesta, la qualità è piuttosto
bassa. Gli studi d'artista visitabili offrono
spesso un panorama sconcertante dell'arte made
in New York. Perché questa strana città, tolti i
grandi musei, le supergallerie di Chelsea,
qualche galleria di ricerca e spazi indipendenti
concentrati soprattutto tra Bushwick e il Lower
East Side, ha una qualità media della
produzione artistica piuttosto bassa, che risalta
ancora di più considerando l'enorme quantità di
artisti presenti. Il MANA poi non è neanche
particolarmente amato dagli addetti ai lavori.
Messo in piedi da un gruppo di investitori
israeliani, è noto per discriminare tra artisti
ebrei, meglio se proprio israeliani, e non.
Insomma, ragioni politico-culturali avrebbero
la meglio sulle scelte curatoriali. Perché ve lo
raccontiamo allora? Perché i soldi non bastano
e di scivoloni è pieno il mondo dell'arte. Anche
a New York.
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