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Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:00 Pagina 1 Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:00 Pagina 2 SOMMARIO Si ringraziano: l’Editrice La Stampa, la Fondazione CRT, Mons. Giuseppe Ghiberti, Luca Zanini, Claudio Mezzo. PRESENTAZIONE INSIEME DI FRONTE A UN MISTERO 5 9 Noi pollini, le vostre guide Una grande avventura Un “oggetto” che affascina tutti CHE COSA SI VEDE? 19 Un antico lenzuolo funerario Un volto tumefatto I terribili segni del flagello Le ferite dei chiodi LA SUA STORIA PRENDE IL CUORE 29 NELLE NEBBIE DI SECOLI LONTANI Direttore Generale: Don Valerio Bocci Direttore Editoriale : Don Giuseppe Pelizza Curatore del progetto: Don Moreno Filipetto Testi: Giovanni Maria Ricci Illustrazioni, progetto grafico e impaginazione: Anna Motta Il Mandylion di Edessa Il tesoro dell’imperatore Il segreto dei Templari DA LIREY A TORINO Finalmente alla luce, ma senza pace Al fuoco! Al fuoco! L’arrivo a Torino Ancora fuoco IL SUO ENIGMA SFIDA L’INTELLIGENZA 45 Una fotografia sconvolgente L’immagine “impossibile” Il sangue è sangue È un dipinto? Il “famigerato” carbonio 14 La Sindone nel computer © Editrice ELLEDICI – 10096 Leumann TO E-mail: [email protected] ISBN 978-88-01-04488-1 IL SUO SILENZIO PARLA ALL’ANIMA I Vangeli raccontano che… Parola di papa È muta, ma interroga l’umanità 59 Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:00 Pagina 4 PRESENTAZIONE «Voi chi dite che io sia?» (Lc 9,20). È la domanda che Gesù rivolge ai suoi discepoli. La risposta oscilla tra l’identificazione con il Battista, Elia o un profeta e la risposta ispirata di Pietro, «Il Cristo di Dio». La Sindone rilancia la provocazione della stessa domanda, permettendo l’oscillazione tra il riconoscimento di quell’uomo come Gesù di Nazaret e l’apertura al mistero dell’indefinito. L’opera di Giovanni Maria Ricci e Anna Motta raccoglie la sfida e presenta l’uomo della Sindone nella duplice possibilità di essere identificato secondo la risposta di Pietro, piuttosto che quella della gente ai tempi di Gesù. Il racconto è narrato con singolare fantasia dai pollini prelevati dal tessuto e analizzati nel 1983 dal biologo svizzero Max Frei. Essi permettono di ricostruire la storia e la geografia della Sindone, in quanto appartenenti a piante scomparse fin dal III secolo, piuttosto che ad altre caratteristiche della flora palestinese e piemontese. L’alternanza di esposizione tra racconto e approfondimento scientifico introduce il lettore nella scoperta di un documento che da due millenni affascina, provoca e interpella il credente come lo scettico, il religioso come il politico, lo scienziato come il semplice. Il fascino della Sindone è il suo mistero, costituito dalle domande che restano ancora aperte e stimolano l’interesse della ricerca: Chi è quell’uomo? Come e quando si è formata l’impronta? Come è giunta fino a noi la Sindone? L’immagine sindonica è autentica? 5 Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:00 Pagina 6 Molte ipotesi sono state avanzate nel tentativo di rispondere a queste interpellanze: dalla presunta composizione leonardesca, alla famigerata analisi del C 14 che daterebbe il reperto tra il 1260 e il 1390. La Sindone tuttavia continua a sfuggire a ogni tentativo di spiegazione, restando, paradossalmente, l’indefinibile per definizione. Il mistero sorge fin dalla ricerca del termine adatto per la sua identificazione e che con troppa facilità trova collocazione tra le reliquie. Per onestà scientifica e religiosa, non possiamo ancora definire la Sindone come una reliquia, in quanto non abbiamo la certezza del suo contatto con il corpo di Gesù. «Non trattandosi di una materia di fede, la Chiesa non ha competenza specifica per pronunciarsi su tali questioni». Sono le parole dell’amato Giovanni Paolo II, in occasione della sua visita torinese del 1998 e, a buon motivo, ricordate dagli autori del presente volume. La Sindone non si impone alla fede del credente ma rispetta la libera posizione del suo osservatore e, seppur lungi dal proporsi come prova scientifica della risurrezione, si offre, a detta dello stesso Pontefice, come “specchio del Vangelo”. Tra Sindone e Vangeli possiamo infatti osservare una interessante complementarità. Mentre quella è la rappresentazione visibile dei racconti di passione, questi possono essere accostati all’immagine come precise didascalie a commento. Non siamo ancora in grado, oggi, di svelare il mistero della Sindone, alla quale ci rivolgiamo con le stesse parole di Pilato, ma sappiamo che Gesù è morto allo stesso modo dell’uomo sindonico, riconosciuto, ormai di convergenza, all’interno della comunità scientifica, come un condannato che subì la tortura e la crocifissione, all’inizio del primo secolo in Palestina, sotto la dominazione romana. «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» (Lc 24,5). Non il silenzio, per quanto suggestivo, di un lenzuolo funebre deve essere l’interpellanza ultima alla fede cristiana, ma il credente è chiamato a riascoltare la domanda che udirono le donne il mattino di Pasqua, la quale nell’evidenza della risurrezione, affida la ricerca del Cristo non al mesto ricordo della sua morte ma alla gioiosa certezza della sua risurrezione. Cascine Vica, marzo 2010 Don Valerio Bocci Direttore Generale ELLEDICI «Che cos’è la verità?» (Gv 18,38) è la domanda che Pilato rivolge a Gesù ma questi non risponde. Non poteva il procuratore romano colmare l’abisso culturale e religioso che lo separava dal Figlio di Dio, riconoscendo nella sua stessa persona la risposta all’interrogativo. 6 7 Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:00 Pagina 8 INSIEMEdi fronte a un mistero Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:00 Pagina 10 Noi pollini, le vostre guide S iamo pollini di piante da fiore. Siamo tutti molto vecchi, abbiamo circa 2 mila anni e siamo nati in Palestina. Era primavera, il tempo in cui ci diffondiamo per andare a fecondare altre piante della nostra stessa specie. Il nostro destino, però, I pollini sono gli elementi fecondatori maschili delle piante superiori. Sono piccoli granuli sferici, rotondi, ovoidali o poliedrici, delle dimensioni di 20-200 millesimi di millimetro, dotati di una membrana esterna e da una interna. La loro diffusione, per giungere in contatto con gli elementi femminili che sono destinati a fecondare, in alcune piante avviene grazie alle correnti d’aria e al vento, in altre per opera degli insetti. Forma, dimensioni e caratteristiche dei pollini sono specifici di ciascuna pianta. Sulla Sindone sono state trovate oltre 70 specie di pollini, alcune delle quali di piante presenti esclusivamente a Gerusalemme o negli immediati dintorni, mentre altre permettono di ipotizzare quali siano state le tappe del lungo viaggio del telo nella sua storia. Sulla Sindone, inoltre, è stata trovata una tale quantità di pollini delle specie che crescono solo a Gerusalemme, da rendere verosimile che i fiori dai quali derivano siano stati deposti direttamente sul lenzuolo. fu diverso. Qualcuno, infatti, pose i fiori che ci contenevano su un lenzuolo di lino, tra i cui fili noi ci depositammo. Da allora è questa la nostra casa. Si chiama Sindone, “La scienza che studia i pollini si chiama palinologia (dal greco palunein, spargere, e logos, discorso)” che in greco significa telo. 10 11 Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:00 Pagina 12 Una grande avventura Scoprire il resto è affidato agli uomini a Sindone fu usata per avvolgere L approfondirne i segreti. Chissà, il corpo di un uomo dopo la sua crocifissione. forse tra questi uomini, in futuro, È la storia di questo lenzuolo che vogliamo di buona volontà che vorranno ci sarà qualcuno di voi. raccontarvi. Una storia piena di mistero e di fascino, che suscita fede in Dio, ma anche molte discussioni. Noi di essa sappiamo tutto, però non vi riveleremo ogni cosa. Non è compito nostro. La Sindone, di cui noi ci facciamo portavoce, dice solo ciò che gli uomini sanno ascoltare con il cuore, la mente e l’anima, attraverso due grandi orecchie: la ricerca storica e quella scientifica. Ed è questo tutto ciò che noi, per ora, possiamo narrarvi. Sul lenzuolo, oltre a noi pollini, sono state rilevate molte piccole tracce di natura diversa. Alcune testimoniano le molte avventure vissute dalla Sindone, essendo state lasciate dal fuoco, dall’acqua e dalla cera. Altre sono dovute al contatto del corpo col telo, come sangue, siero e cellule epiteliali. Altre ancora derivano dalle sostanze utilizzate per conservare il cadavere: aloe e mirra. Infine, si trovano tracce della polvere che nei secoli si è depositata sul lenzuolo. 13 Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:01 Pagina 14 Un “oggetto” che affascina tutti che ha cambiato la Storia dell’umanità, ci si creda L a storia della Sindone non comincia con: conservata a Torino sia proprio il lenzuolo funebre “C’era una volta”. Inizia da dove un’altra grande che ha avvolto il corpo di Gesù nel sepolcro. storia, quella narrata nei Vangeli, finisce: oppure no. Molti studiosi ritengono che la Sindone Altri esperti ne dubitano. la risurrezione di Gesù. I fedeli la venerano come L’interesse per il nostro telo di lino, infatti, nasce la più importante delle reliquie. da questo straordinario avvenimento Tutti sono affascinati dal suo mistero. Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:01 Pagina 16 Dal Vangelo secondo Giovanni (20, 1-17) Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa. Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Menin biantre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide che vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché due angeli 16 piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: “Maestro!”. Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e dì loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». “Reliquia deriva dal latino reliquiae, che significa resti. Con questo termine si indica il corpo, o parte di esso, di una persona venerata come santa o beata. Una reliquia è anche un oggetto appartenuto al santo o che è stato a contatto con lui” 17 Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:01 Pagina 18 Che cosa ? SI VEDE Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:01 Pagina 20 Un antico lenzuolo funerario C ominciamo a esplorare insieme il grande mistero della Sindone osservandola da vicino. Che cos’è? Com’è fatta? Quali segni si vedono guardandola a occhio nudo? La Sindone è un telo di lino rettangolare, tessuto “a spina di pesce”, che misura in media 4 metri e 41 centimetri di lunghezza, 1 metro e 13 centimetri di altezza. La Sindone, infatti, ha una forma irregolare, perché nel corso dei secoli è stata presa in mano da molte persone che, per distenderla, l’hanno “tirata” in modi differenti. “Il telo oggi è ingiallito. In origine era color guscio d’uovo, come il lino naturale” Secondo gli archeologi, ha le caratteristiche di un antico lenzuolo funerario. Al centro del telo sono impresse le immagini anteriore e posteriore del cadavere di un uomo adulto. Come si sia formata l’impronta sulla Sindone, però, è un enigma, uno dei più grandi e affascinanti dei tanti che la circondano. Ne parleremo più avanti. 20 Il più antico tessuto di lino conosciuto è stato trovato in un vaso egizio del 5.000 a.C., durante lo scavo di un granaio del periodo neolitico. Le fibre che servono per la tessitura sono ottenute dalla pianta con un processo lungo e complicato, com’è illustrato da alcune pitture tombali dell’Antico Egitto. Quello della Sindone è un lino pregiato filato a mano, tagliato da una pezza nella lunghezza richiesta, e lavorato con particolare cura. Anche il disegno “a spina di pesce” o “a spiga” è antichissimo e molto diffuso. Ne sono stati trovati campioni che risalgono all’epoca neolitica, all’età del ferro e a quella romana in diverse parti d’Europa e perfino in Cina, al tempo della dinastia Han (202 a.C. – 220 d.C.). 21 Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:01 Pagina 22 Un volto tumefatto G uardate l’immagine impressa al centro del lenzuolo: è evidente che quest’uomo ha sofferto moltissimo. Dallo studio medico legale dell’impronta risulta che è stato violentemente picchiato La crocifissione fu un supplizio inventato dai Persiani verso il 600-500 a.C. e in seguito utilizzato da Alessandro Magno e dai Cartaginesi. La adottarono anche i Romani, che con questo sistema torturavano e uccidevano schiavi, briganti, disertori, ladri e ribelli. Era molto raro, invece, che fosse condannato alla croce un cittadino romano, perché era considerata una pena infamante. La crocifissione fu utilizzata nell’area del Mediterraneo e nel Medio Oriente per circa mille anni. Venne, infatti, abolita ufficialmente dall’imperatore Costantino dopo il 314 d.C., anche se forse fu ancora usata fino al VI-VII secolo dai Persiani. e che, poche ore dopo, è morto inchiodato a una croce. Osservate il volto. Sulla parte destra, più gonfia della sinistra, si vedono delle macchie scure, quasi certamente dei lividi. I segni vicino alle arcate degli occhi sono probabilmente dovuti a colpi violenti. Il naso è deviato, perché è rotto. E poi ci sono rivoli di sangue che colano sulla fronte, sulla nuca e lungo i capelli, sgorgando da tante piccole ferite. Queste sono disposte a raggiera intorno al capo e salgono fino a coprire tutta la testa: all’uomo della Sindone è stato messo sul capo un casco di aculei appuntiti che gli hanno trafitto la carne. Al centro della fronte c’è una spessa traccia di sangue. Ha la strana forma di un “3” rovesciato, perché il sangue, scendendo, ha seguito l’andamento delle rughe irrigidite dalla morte. 22 “Il fatto che sulla testa dell’uomo della Sindone siano state poste delle spine è veramente eccezionale. A parte quella riportata dai Vangeli, non ci sono altre testimonianze di una simile usanza né presso i Romani, né presso altri popoli” 23 Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:01 Pagina 24 I terribili segni del flagello S ono più di cento le ferite, tonde e appaiate, che si vedono sul torace, sulla schiena e sulle gambe dell’uomo della Sindone. Sono tutte lunghe circa 2 centimetri e larghe 5 millimetri. Questo fa supporre che siano state provocate dal flagello, Il sangue che esce dalla ferita sul costato, all’altezza del quinto spazio intercostale destro, è misto a siero ed è costellato da macchie rossastre. Ciò è tipico del sangue che esce da un cadavere, con la parte sierosa già separata da quella cellulare, prevalentemente costituita da globuli rossi. È la dimostrazione che la ferita fu inferta dopo la morte dell’uomo della Sindone, come narra il Vangelo secondo Giovanni (19, 33-34): «Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua». La tradizione cristiana ha dato un nome a questo soldato, chiamandolo Longino. Le stesse particolarità possiede anche la cosiddetta “cintura di sangue”, che si vede sulla schiena. uno strumento di tortura usato dai Romani. In alcuni punti sono visibili anche i segni avvolgenti lasciati dalle corde di questo terribile attrezzo. Sulla scapola sinistra e sopra quella destra ci sono, inoltre, due profondi segni quadrangolari. Sono stati lasciati da un oggetto pesante e ruvido, molto probabilmente il patibulum, il braccio orizzontale della croce che a volte il condannato era costretto a portare sulle spalle fino al luogo dell’esecuzione. Sul petto, a destra, una grande macchia di sangue cola da una ferita ovoidale, che potrebbe essere stata inferta dalla punta di una lancia. È un segno molto importante. Le sue caratteristiche, infatti, dimostrano che l’uomo era già morto quando ricevette questo ennesimo colpo, proprio come accadde a Gesù. 24 “Il flagello era fatto da un manico di legno, dal quale partivano due o tre corde di cuoio. In cima a queste erano fissati dei piccoli piombi a forma di manubrio, detti taxilli, affiancati a due a due. Orazio, il grande poeta latino, lo definisce horribile flagrum” 25 Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:01 Pagina 26 Le ferite dei chiodi S ull’immagine anteriore della Sindone si vede bene “Lo ‘spazio di Destot’ si trova nel polso, in un intervallo libero tra le ossa del carpo” la mano sinistra, che è posta sopra la destra. Qui c’è una chiazza di sangue. È divisa in due rivoli che fuoriescono da una ferita ovale causata da uno strumento appuntito, come un chiodo. Questa ferita non è sul palmo della mano, come siete abituati a vederla in tanti dipinti e sculture, ma sul polso, in quello che i medici chiamano “spazio di Destot”. Il chiodo è stato conficcato in quel punto per fissare saldamente le braccia alla croce. Il palmo della mano, infatti, non può reggere il peso del corpo: si strapperebbe e l’uomo cadrebbe. Il segno di un chiodo si vede bene anche sul piede, guardando l’immagine posteriore dell’uomo della Sindone, mentre su quella anteriore è molto evidente una macchia di sangue. Altri segni visibili sono di sbucciature alle ginocchia, probabilmente dovuti a cadute. Qui e sulle piante dei piedi sono state trovate tracce di terra. Sulla Sindone ci sono anche molte bruciature e aloni d’acqua, che ricordano le tante brutte avventure vissute dal lenzuolo nei secoli. 26 La croce era composta da un asse verticale alto circa due metri, lo stipes, conficcato nel terreno, e da un patibulum che veniva issato e incastrato orizzontalmente. Il condannato era sollevato insieme al patibulum, al quale era inchiodato per le braccia. Una volta collocato sulla croce, il corpo era assicurato allo stipes con un altro chiodo che trapassava entrambi i piedi. In alcuni casi, invece, il prigioniero era legato strettamente con delle corde. Non si moriva in fretta sulla croce. Il supplizio durava ore. Sono state formulate molte ipotesi su che cosa abbia provocato, da ultimo, la morte dell’uomo della Sindone. Le più attuali indicano più cause insieme, tra cui: asfissia, shock traumatico ed emorragico, fatica e dolore. Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:01 Pagina 28 La sua STORIA prende il cuore Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:01 Pagina 30 NELLE NEBBIE DI SECOLI LONTANI Il Mandylion di Edessa N oi pollini non possiamo rivelarvi ciò che avvenne alla Sindone prima del XIV secolo. Lo sappiamo, ma è compito degli uomini scoprirlo. Possiamo, però, raccontarvi alcuni avvenimenti che sono come orme di luce lungo un sentiero buio. Nel VI secolo d.C. a Edessa, in Mesopotamia (l’attuale Urfa, una città della Turchia), è venerato il Mandylion (“fazzoletto”), un’immagine «non fatta da mano d’uomo», che la tradizione fa risalire ai tempi di Gesù e sul quale Gesù avrebbe impresso il proprio volto. Alcuni suppongono che la Sindone e il Mandylion siano collegati. Secondo questa tesi, l’immagine di Edessa avrebbe, quindi, conservato l’impronta di un intero corpo, pur essendo ripiegata per mostrare il solo volto. Il Mandylion rimane in Turchia per altri quattrocento anni. 30 La leggenda narra che il re di Edessa Abgar V, malato, abbia inviato una lettera a Gesù chiedendogli di guarirlo. Gesù, allora, gli inviò il Mandylion con impresso il suo volto e il re guarì. Secondo un’altra versione, Abgar avrebbe mandato in Palestina un messaggero con l’incarico di ritrarre Gesù in un quadro. L’inviato, però, per quanto provasse non riusciva a catturarne i tratti fondamentali. Allora Gesù chiese un asciugamano. Gli fu dato un telo doppio ripiegato quattro volte (tetradiplon) e vi impresse l’immagine del suo volto. Proprio il fatto che il telo fosse tetradiplon ha talmente incuriosito alcuni studiosi da portarli a formulare la tesi che il Mandylion fosse la Sindone stessa. Questa, infatti, piegata a metà e poi ancora quattro volte si riduce a un rettangolo al cui centro spicca il solo volto. 31 Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:01 Pagina 32 pacifico. Il cavaliere francese Robert de Clari scrive di aver visto in città l’esposizione di una Sindone contenente l’impronta del corpo di Gesù. La situazione, però, cambia all’improvviso. Il 12 aprile del 1204 i crociati attaccano Costantinopoli, la conquistano, la bruciano, la saccheggiano. La Sindone sparisce. Il tesoro dell’imperatore L’ immagine di Edessa diventa tanto nota e venerata, da suscitare nell’imperatore di Costantinopoli il desiderio di possederla per arricchire la sua già straordinaria collezione di reliquie. Nel 944 il generale bizantino Giovanni Curcas assedia la città e si fa consegnare il Mandylion dall’emiro arabo Robert de Clari faceva parte del corpo di spedizione francese della quarta crociata, bandita da papa Innocenzo III nel 1198 per colpire al cuore il potere dei sultani in Egitto. Invece di seguire il cammino stabilito, l’esercito cristiano deviò prima verso Zara, che fu restituita al dominio di Venezia, poi si diresse a Costantinopoli per riportare sul trono il deposto imperatore. Quando i crociati giunsero sotto le mura della città, l’usurpatore fuggì e i crociati entrarono in città pacificamente. Una rivolta popolare, però, depose di nuovo l’imperatore. I crociati, allora, attaccarono la città mettendola a ferro e fuoco e s’impadronirono dei favolosi tesori che vi erano custoditi. I veneziani, ad esempio, portarono in patria i quattro cavalli di bronzo che sono sulla facciata di San Marco (oggi sono esposte delle copie) e molte preziose reliquie ancora conservate nel tesoro della Basilica. che la governa, nonostante le proteste dei cristiani del luogo. Ottenuto ciò che vuole, il generale torna in patria e il 15 agosto dello stesso anno arriva a Costantinopoli. Qui consegna la preziosa immagine all’imperatore, che la accoglie con grandi onori insieme a tutta la corte. Tra il 1203 e il 1204 Costantinopoli è circondata dai crociati, all’inizio in modo abbastanza 32 “La testimonianza di Robert de Clari è la prima notizia certa dell’esistenza di una Sindone come quella di Torino” Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:01 Pagina 34 Il segreto dei Templari Teodoro Angelo Comneno, nipote del deposto opo il saccheggio D per lamentarsi della perdita delle reliquie, di Costantinopoli, tra cui «il lenzuolo nel quale fu avvolto, dopo la morte le tracce della Sindone e prima della risurrezione, nostro Signore Gesù Cristo». scompaiono. Forse è portata Secondo un’affascinante ma molto fantasiosa ipotesi ad Atene, in Grecia. la Sindone entrò segretamente in possesso imperatore bizantino, nel 1205 scrive al papa dei cavalieri Templari, ai quali fu affidata da Othon de la Roche, signore di Atene, che l’aveva rubata a Costantinopoli. In realtà sulla Sindone per oltre un secolo scende il silenzio. “L’ultimo Maestro dei Templari, Jacques de Molay, arse sul rogo a Parigi il 18 marzo 1314” I Templari furono un ordine di monaci guerrieri fondato nel XII secolo da Hugues de Payns e da altri otto cavalieri per proteggere i pellegrini che si recavano in Terra Santa dopo la conquista di Gerusalemme, avvenuta nel 1099 durante la prima crociata. Nei due secoli successivi, i Templari divennero sempre più ricchi e potenti. Nel 1291, con la perdita dei territori conquistati, cominciò la loro caduta, che fu accelerata dal loro acerrimo nemico Filippo IV il Bello, re di Francia. Con un colpo di mano, il 14 settembre 1307 il sovrano fece arrestare tutti i Templari in terra francese e confiscò i loro beni. I cavalieri furono accusati di terribili colpe (tra le quali di adorare una testa barbuta), torturati e condannati. 35 Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:01 Pagina 36 DA LIREY A TORINO Finalmente alla luce, ma senza pace A ll’improvviso, nel 1353, la Sindone riappare a Lirey, in Francia. Il suo proprietario è il valoroso cavaliere Geoffroy de Charny, feudatario del luogo, che la colloca nella chiesa dell’Annunciazione da lui stesso fondata. Il lenzuolo è conservato ed esposto nella chiesa di Lirey fino al 1418. Il 6 luglio di quell’anno, Humbert de la Roche, marito di Marguerite de Charny, porta via la Sindone dalla chiesa di Lirey per metterla al sicuro dall’infuriare della guerra dei Cent’anni. Promette di rimetterla al suo posto passato il pericolo, ma muore nel 1438. Marguerite, vedova e senza figli, comincia a vagare per la Francia portandosi dietro la preziosa reliquia, fino a quando trova rifugio alla corte dei duchi di Savoia. 36 “Lirey è un piccolo villaggio con meno di cento abitanti. Si trova nella regione francese della Champagne-Ardenne, dipartimento dell’Aube, a circa 200 chilometri a sud-est di Parigi” 37 Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:01 Pagina 38 Al fuoco! Al fuoco! N el 1453, Marguerite de Charny cede la Sindone Nella cappella ducale di Chambéry la Sindone era custodita in uno scrigno di grande valore, opera dell’artista fiammingo Lievin Van Lathelm. Probabilmente era d’argento massiccio con ornamenti d’oro. Si trattava, quindi, di un oggetto molto robusto e pesante. Nonostante ciò, il calore causato dalla violenza delle fiamme fu tale da distaccarne il coperchio, il quale cadde obliquamente sul telo di lino. Questa non fu la prima volta che il fuoco aggredì la Sindone. Sul telo esistono tracce di bruciature più antiche, riprodotte nella Sindone di Lier, copia di una tavola di Albrecht Dürer del 1516. E il fuoco metterà di nuovo in pericolo il lenzuolo nel 1997. ai duchi di Savoia, i quali, pochi anni dopo lo pongono nella Sainte-Chapelle du Saint-Suaire a Chambéry, la loro capitale. Qui, la notte del 4 dicembre 1532 scoppia uno spaventoso incendio nel quale rischia di bruciare completamente anche il lenzuolo. L’immagine è salva, ma il telo è gravemente ferito lungo i lati. Si mettono, allora, all’opera le suore Clarisse della città, che riparano i buchi con delle toppe e foderano la Sindone con un tessuto di sostegno, chiamato telo “d’Olanda”. “Il telo di lino che le Clarisse del convento di Sainte-Claire-en-Ville di Chambéry cucirono come supporto alla Sindone è chiamato ‘d’Olanda’ perché questo tipo di tessuto nel Rinascimento era prodotto nei Paesi Bassi” Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:01 Pagina 40 L’arrivo a Torino N on c’è ancora pace per la Sindone. A causa delle guerre che coinvolgono i Savoia, il lenzuolo viene più volte portato via da Chambéry fino a quando, nel 1578, il duca Emanuele Filiberto Le ostensioni della Sindone non furono molto numerose nel corso degli ultimi secoli, celebrate soprattutto in occasione di eventi legati alla dinastia dei Savoia. Nell’Ottocento avvennero sei ostensioni pubbliche e una privata, nel 1804, alla presenza di Pio VII. Nel Novecento, le ostensioni furono cinque (1931, 1933, 1978, 1998 e 2000), alle quali si aggiunse quella televisiva nel 1973. Sempre nel corso del XX secolo, la Sindone fu vista privatamente da molti studiosi e, nel 1981, da Giovanni Paolo II, durante il suo viaggio pastorale a Torino. Lo stesso papa tornò a venerare la Sindone il 24 maggio 1998. Due, invece, le “fughe” della Sindone da Torino per motivi bellici. Nel 1706 fu portata a Genova, per salvarla dall’assedio della città da parte dei francesi; nel 1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale, fu trasferita nell’Abbazia di Montevergine, in provincia di Avellino. Tra le molte traversie vissute dalla Sindone, la più curiosa è forse quella raccontata da un cronista del XVI secolo, secondo cui fu addirittura bollita nell’olio. decide di trasferirlo a Torino per accorciare il viaggio a san Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, che ha fatto voto di venerarlo. Da allora la Sindone rimane a Torino, che nel frattempo è diventata la capitale del ducato. Il 1° giugno 1694 è collocata nella cappella del Guarini, tra l’abside della Cattedrale e il Palazzo Reale, dove resta per trecento anni, a parte brevi periodi nei quali è di nuovo messa in salvo dai pericoli delle guerre. Il suo viaggio è finito, non le sue avventure. “Il 4 maggio ricorre la festa liturgica dedicata alla Sindone” “La Sindone rimase di proprietà dei Savoia fino alla morte di Umberto II, nel 1983, quando per volontà testamentaria dell’ex sovrano passò alla Santa Sede” Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:01 Pagina 42 Ancora fuoco Nel 2000 la Sindone è riportata in Duomo, nella nuova iamo nel 1997. Da quattro anni la Sindone S la conservazione del lenzuolo, nel 2002 sono eseguiti si trova dietro l’altar maggiore importanti lavori di restauro. Sono, ad esempio, tolte della Cattedrale di Torino, le toppe applicate nel 1534 dalle Clarisse ed è sostituito protetta da una teca di cristallo blindato. il telo di supporto. Dal 4 maggio 2004 la Sindone È stata trasferita perché la vicina cappella è protetta da un nuovo contenitore ermetico del Guarini è in restauro. Nella notte a prova di fuoco. cappella allestita sotto il palco reale. Per migliorare tra l’11 e il 12 aprile, le fiamme si scatenano devastando la cappella. Il pericolo per la Sindone è gravissimo. Si salva dalla furia dell’incendio solo grazie all’intervento dei vigili del fuoco e alla robustezza della teca che la protegge. La Sindone è, quindi, trasportata provvisoriamente in un luogo segreto e sicuro fuori città. Torna a Torino il 25 giugno ed è posta nella chiesa del SS. Sudario. La teca per la conservazione ordinaria della Sindone è stata costruita da Alenia Spazio e Microtecnica, con tecnologie e materiali d’avanguardia del settore aerospaziale. È composta da un guscio ermetico di lega leggera aeronautica. Sulla superficie superiore è sistemato un cristallo multistrato blindato. Pesa circa una tonnellata ed è a sua volta inserita in un “sarcofago” realizzato con una struttura a più strati che garantisce grande resistenza meccanica e protezione contro gli incendi. Al suo interno circola una miscela di argon, un gas inerte, con una minima quantità di ossigeno. La teca, inoltre, è dotata di un sistema computerizzato che controlla la pressione interna ed esterna, la temperatura e l’umidità. Per le ostensioni, la Sindone è posta in un’altra teca dal peso di 2.500 chilogrammi. Prodotta nel 1998 dalla ditta Bodino, ha la forma di un enorme parallelepipedo di 4.640 x 1.380 x 282 mm. La faccia superiore è un cristallo di sicurezza multistrato. La teca è collocata su un carrello che consente di ruotarla in verticale per rendere visibile il lenzuolo durante l’esposizione. 43 Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:01 Pagina 44 ENIGMA sfida l’ INTELLIGENZA Il suo Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:01 Pagina 46 Una fotografia sconvolgente Secondo Pia, avvocato di Asti e noto fotografo, fu autorizzato a ritrarre la Sindone da re Umberto I, durante l’ostensione del 1898. Pia pagò di tasca sua tutte le spese e rinunciò ai diritti sulle immagini. Utilizzò un grosso apparecchio fotografico, montato su un T ra il 25 e il 28 maggio 1898 avviene un fatto straordinario, che cambia il modo di vedere la Sindone. Secondo Pia scatta per la prima volta una fotografia del lenzuolo. Quando la sviluppa, palco scorrevole. Il 25 maggio scattò una prima serie di fotografie di prova con tempi differenti, servendosi di due diversi obiettivi, Dalmayer e Voigtländer. Si accorse subito della negatività fotografica dell’impronta, ma volle una conferma. La sera del 28 maggio scattò due prove e poi quattro pose su grandi lastre, che confermarono in modo inequivocabile la scoperta. Altre fotografie “ufficiali” della Sindone furono eseguite da Giuseppe Enrie nel 1931, da Giovanni Battista Judica Cordiglia (per la prima volta a colori) nel 1969 e da Gian Carlo Durante nel 1997 e nel 2000. In questo stesso anno venne si accorge che sulla lastra, dove dovrebbe essere introdotto uno scanner tra il lenzuolo e il telo d’Olanda. Ciò rese possibile esplorare impresso un negativo, c’è invece un’immagine positiva. ampie aree del retro della Sindone, non più visibili dal 1534. Questo significa che l’impronta sul telo è al negativo. È la scoperta che inaugura la ricerca scientifica sulla Sindone. Da questo momento, infatti, gli studiosi possono iniziare a studiare in modo approfondito le caratteristiche e la natura dell’impronta. In oltre un secolo sono stati compiuti molti progressi nella conoscenza della Sindone, ma il suo mistero più grande non è ancora stato svelato: come si è formata l’immagine? “Nel negativo è ritratto il vero aspetto dell’uomo della Sindone, come potremmo vederlo se fosse di fronte a noi” Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:02 Pagina 48 L’immagine “impossibile” N essuno fino a oggi è riuscito a spiegare come si sia impressa sul lenzuolo l’impronta del corpo “La reale altezza dell’uomo della Sindone è valutata in modo diverso da vari studiosi. Secondo una stima ragionevole sarebbe intorno ai 175 centimetri” umano che appare sulla Sindone. Dal 1898 sono stati compiuti numerosi tentativi, durante i quali scienziati di fama mondiale hanno provato a riprodurre una figura simile, seguendo differenti teorie e con diversi procedimenti. Tutti i risultati sono stati molto approssimativi. Secondo le attuali conoscenze scientifiche, quindi, quella della Sindone è un’immagine ancora misteriosa, perché non potrebbe esistere. EPPURE ESISTE. 48 Le tre principali teorie scientifiche formulate nel tempo sul modo in cui si è formata l’immagine della Sindone partono dall’ipotesi di una genesi naturale, prendendo spunto dalla presenza di aloe e mirra nel lenzuolo. Secondo la teoria del contatto, il corpo dell’uomo della Sindone ha lasciato la sua impronta aderendo direttamente al telo. La teoria vaporigrafica, invece, sostiene che la causa siano state emanazioni del cadavere dovute alla decomposizione dell’urea presente nel sudore, in reazione con la miscela di aloe e mirra. Per la teoria dell’energia radiante, un’energia di vario tipo, come quella termica o elettromagnetica, ha agito sulla soluzione di aloe e mirra. In particolare, secondo ricercatori statunitensi, la causa dell’immagine fu un lampo, durato qualche milionesimo di secondo e della temperatura di alcuni milioni di gradi, che si accese al momento della risurrezione. 49 Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:02 Pagina 50 Il sangue è sangue n passo avanti molto importante (Acido Desossiribonucleico). nella ricerca scientifica sulla Sindone Scoprono che il sangue è compiuto dall’analisi delle macchie appartiene sicuramente U che secondo la tradizione religiosa sono di Gli studiosi non si fermano qui. sangue. Alcuni studiosi – tra i quali Cercano il DNA a un uomo, ma che c’è anche DNA femminile. Questo fatto si spiega Pierluigi Baima Bollone – si domandano: “È vero?” con il gran numero di donne che hanno I risultati delle indagini, svolte in modo maneggiato e riparato il lenzuolo nei secoli. indipendente tra loro, confermano che le tracce sono effettivamente di sangue appartenuto a un essere umano, del gruppo AB. “Le ricerche sul DNA del sangue presente sulla Sindone dimostrano che questo sangue è molto antico, essendosi già suddiviso in segmenti di 323 basi, come accade nei reperti archeologici” Sulla Sindone le macchie di sangue, al contrario di quanto avviene per l’impronta anatomica, non hanno carattere di negatività. Esse, quindi, sono negative sul negativo fotografico e positive sul positivo, come avviene per qualsiasi fotografia di tracce materiali. 51 Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:02 Pagina 52 “La discussione sull’autenticità della Sindone è sempre stata vivace, fin da quando riapparve a Lirey nel XIV secolo” È un dipinto? e affreschi i segni hanno una certa direzione L a domanda principale mentre sull’immagine della Sindone nessun tratto alla quale tutti gli studiosi ha questa caratteristica. Inoltre se la Sindone cercano di dare una risposta fosse un dipinto, anche molto antico, sul lenzuolo (pensate, ad esempio, a una pennellata), è se la Sindone sia o no il lenzuolo dovrebbero esserci tracce visibili di colore, funerario che ha avvolto il corpo che invece non ci sono. di Gesù. Sono molti gli scienziati convinti della sua autenticità, sulla base delle prove fino a oggi scoperte. Altri studiosi, invece, affermano che la Sindone è un falso. Secondo alcuni di questi, l’impronta dell’uomo sarebbe stata abilmente dipinta su un telo. Della Sindone – dicono – esistono molte versioni, tutte dipinte, e quella di Torino è un’altra opera dello stesso genere. Gli studi scientifici dimostrano che la Sindone conservata a Torino da oltre 400 anni non è una pittura. In tutti i quadri, disegni, incisioni “Negli ultimi cento anni ha raggiunto punte molto Un certo numero di studiosi sostiene che la Sindone sia opera di Leonardo da Vinci. Per alcuni di essi è un suo autoritratto fotografico, eseguito utilizzando una camera oscura e una tela impregnata di una “miscela alchemica” che solo lui conosceva, forse a base di bianco d’uovo e sali di cromo. Per altri è stata “fabbricata” da un grande artista del Quattro-Cinquecento, che ha usato la tecnica dello sfumato leonardesco, il che spiegherebbe sia la mancanza di direzionalità delle immagini, sia l’assenza di contorni. Questa teoria, però, si scontra col fatto che non sono state trovate tracce di colore in quantità tale da impressionare l’occhio umano. Ma che la Sindone sia stata eseguita da Leonardo da Vinci è impossibile anche solo per questa ragione: la sua esistenza in Europa è documentata dal 1353. Leonardo, invece, nacque a Vinci, vicino a Firenze, il 15 aprile 1452. Novantanove anni dopo. acute con il crescere degli studi sul lenzuolo” Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:02 Pagina 54 Il “famigerato” carbonio 14 N el 1988 c’è un “colpo di scena”. Dalla Sindone sono prelevati alcuni campioni di tessuto per tentarne la datazione con il metodo del radiocarbonio C 14. Il risultato ottenuto dai tre laboratori incaricati dell’esame (Oxford, Zurigo e Tucson) è che esso ha un’origine compresa tra il 1260 e il 1390 d.C. Nascono subito forti polemiche. Il dibattito coinvolge tutti i ricercatori che s’interessano della Sindone. Il risultato del test col C 14 rende ancora più misteriosa la Sindone. Tutti gli altri dati ottenuti dalle ricerche interdisciplinari svolte sulla Sindone, infatti, concordano nel definirla come un oggetto “irriproducibile”. Se non è un manufatto, allora l’immagine può essere stata impressa sul lenzuolo solo dal cadavere di un uomo che ha subito la flagellazione ed è stato crocifisso. L’unico modo per far andare d’accordo questi risultati con la radiodatazione del tessuto è ipotizzare che un falsario medievale, ispirandosi alla lettera ai Vangeli, abbia torturato e ucciso un suo contemporaneo con metodi e caratteristiche non più in uso nella sua epoca, allo scopo di costruire un falso telo funerario di Gesù. Questo “artista dell’horror” sarebbe stato così abile nella sua macabra impresa, da creare un’immagine talmente unica che gli studiosi del XXI secolo non sono ancora riusciti a riprodurla e che presenta caratteristiche non visibili a occhio nudo, ma rilevabili solo con gli strumenti più avanzati di indagine. Tra le critiche sollevate, una delle più importanti è dovuta al fatto che il campione è stato prelevato da un unico posto, tra i più maneggiati del lenzuolo durante la sua storia e quindi tra i meno adatti a essere esaminato in modo corretto. Gli studi sperimentali più recenti, in effetti, sembrano provare una possibile contaminazione chimica e biologica del tessuto avvenuta lungo i secoli. Le indagini sono in corso e la questione della datazione della Sindone è aperta. 54 “Il carbonio C 14, o radiocarbonio, è un isotopo radioattivo del carbonio. Il contenuto di C 14 diminuisce in modo regolare negli organismi vegetali e animali. Misurando la quantità residua di carbonio 14 in un reperto storico, si può calcolare il tempo trascorso tra la misura e la morte dell’organismo da cui proviene il campione analizzato” 55 Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:02 Pagina 56 La Sindone nel computer U n altro aspetto sorprendente dell’immagine impressa sulla Sindone è la sua tridimensionalità, elaborazione informatica rivelata dall’ che è in grado di rendere visibile ciò che a occhio nudo non si può cogliere. Grazie all’elettronica, quindi, emergono nuovi dettagli prima sconosciuti, che molto difficilmente qualcuno ha potuto inserire apposta nell’immagine. Ad esempio si distinguono i particolari delle torture subite dall’uomo della Sindone, del tutto simili a quelle sopportate da Gesù. È possibile, inoltre, “ripulire” il volto dalle ferite e dal sangue e ottenerne un’immagine tridimensionale molto vicina all’aspetto del vero volto prima della flagellazione e della crocifissione. Sempre con l’aiuto del computer, infine, sono ben riconoscibili impronte lasciate sulle palpebre probabilmente da monete romane. “La tridimensionalità è la prerogativa di un corpo di estendersi nelle tre direzioni: altezza, larghezza e profondità” 56 I segni nelle zone degli occhi del volto sindonico furono notati per la prima volta dal gesuita padre Filas, partendo da una copia delle lastre fotografiche originali della Sindone realizzate da Enrie nel 1931. Il religioso distinse la scritta YCAI e l’immagine di un bastone rituale ricurvo, simile al lituo degli auguri pagani. Queste lettere e il simbolo del lituo si trovano effettivamente su una piccola moneta di bronzo coniata da Ponzio Pilato, procuratore romano in Giudea dal 26 al 36 d.C. Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:02 Pagina 58 parla anima Il suo SILENZIO all’ Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:02 Pagina 60 I Vangeli raccontano che… T utti i segni presenti sull’uomo della Sindone corrispondono a quelli lasciati dalle torture subite da Gesù come sono raccontate nei Vangeli: la flagellazione seguita dalla crocifissione, i colpi sul volto, l’incoronazione di spine, l’uso dei chiodi, la ferita al costato dopo la morte. Più difficile è capire che cosa avvenne esattamente per la sepoltura. I Vangeli sinottici (Marco, Matteo e Luca), infatti, non dicono molto a questo riguardo, mentre Giovanni parla di teli o bende o pezze al plurale, di un sudario usato per Gesù e del ritrovamento del suo sepolcro vuoto con i panni funerari abbandonati. C’era più di una Sindone, allora? La risposta è no, perché il sudario era il fazzoletto che passava sotto il mento per fermare la bocca e i “teli”, in realtà, erano un unico grande lenzuolo piegato a metà e che, quindi, sembrava essere più di uno. 60 “I Vangeli di Marco, Matteo e Luca sono detti ‘sinottici’ perché sono molto simili tra di loro. Questo permette di ‘vederli insieme’ (dal greco sun opsis). ‘Sinossi’ è il manuale che consente la loro visione simultanea, accostando i tre testi su colonne parallele” Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:02 Pagina 62 Parola di papa È muta, ma interroga l’umanità N dice: «La Sindone è provocazione all’intelligenza. I Essa richiede innanzitutto l’impegno di ogni uomo, Ancora papa Giovanni Paolo II dice: «La Sacra Sindone, in particolare del ricercatore, per cogliere con umiltà singolarissima testimone – se accettiamo gli argomenti il messaggio profondo inviato alla sua ragione di tanti scienziati – della Pasqua, della passione, e alla sua vita… Non trattandosi di una materia di fede, della morte e della risurrezione. Testimone muto la Chiesa non ha competenza specifica per pronunciarsi ma nello stesso tempo sorprendentemente eloquente». su tali questioni. Essa affida agli scienziati il compito La ricerca storica e quella scientifica continuano di continuare a indagare per giungere a trovare risposte il loro cammino di approfondimento. adeguate agli interrogativi connessi con questo Ma la Sindone non è solo un oggetto di studio. Lenzuolo... La Chiesa esorta ad affrontare lo studio Ogni uomo, prima o poi, dovrà rispondere alle domande della Sindone senza posizioni precostituite, che diano che la Sindone gli rivolge attraverso i segni per scontati risultati che tali non sono; li invita ad agire impressi sul lenzuolo. el maggio del 1998 Giovanni Paolo II va a Torino per venerare la Sindone. In questa occasione pronuncia un’importante omelia, nella quale con libertà interiore e premuroso rispetto sia della metodologia scientifica, sia della sensibilità dei credenti. Ciò che soprattutto conta per il credente è che la Sindone è specchio del Vangelo». 62 l compito di noi pollini finisce qui. Adesso tocca a voi mettervi di fronte a questo telo, che – autentico o meno – pone tutti gli uomini di fronte al mistero della risurrezione di Gesù. “La Sindone non arresta in sé il cuore della gente, ma rimanda a Colui al cui servizio la Provvidenza amorosa del Padre l’ha posta” GIOVANNI PAOLO II 63 Sindone def.:Layout 1 16-03-2010 13:02 Pagina 64 Finito di stampare nel marzo 2010 da G. Canale & C. – via Liguria, 24 – 10071 – Borgaro T.se (To)